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10/12/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Vocazioni in leggero calo, efficacia delle strutture formative: le luci e le ombre della Chiesa del Giappone da oggi al centro della visita "ad Limina" in Vaticano
  • Altre udienze e nomine
  • All’Angelus, il Papa ci ha ricordato che dobbiamo farci piccoli come il Bambino di Betlemme per entrare nel Regno dei Cieli: la riflessione dell’arcivescovo di Lecce, Cosmo Ruppi
  • Valorizzazione, culto ed evangelizzazione: sono le priorità indicate dal nuovo segretario della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, Francesco Buranelli
  • La Congregazione per il Clero raddoppia i suoi servizi informatici
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Al via la campagna ONU per i 60 anni della Dichiarazione universale dei diritti umani
  • Rapporto UNICEF: diminuisce la mortalità infantile nei Paesi in via di sviluppo, ma 143 milioni di bambini patiscono la fame
  • Loreto celebra la Solennità della Venuta della Santa Casa
  • Chiesa e Società

  • Ad un mese dal passaggio del ciclone Sidr prosegue la ricostruzione in Bangladesh
  • Il cardinale Urosa Savino aggredito da un gruppo di simpatizzanti del governo Chávez
  • Kosovo: la presenza dei volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII per contribuire ad evitare violenze
  • Indonesia: le autorità impediscono ad un parroco di West Jakarta, di celebrare la Messa domenicale
  • Nelle Filippine, il cardinale Rosales, arcivescovo di Manila, sostiene i contadini poveri che lottano per la terra
  • Timor Est: la preoccupazione dei vescovi per profughi e disoccupati
  • Myanmar: l'inviato dell'ONU denuncia il reclutamento dei bambini soldato
  • Iraq: incontro di giovani del Kurdistan in preparazione del Natale
  • Il Governo del Karnataka premia un istituto cattolico per la riabilitazione di lebbrosi e disabili
  • Istruzione, sviluppo e sostegno alle donne al centro del piano Caritas nelle Isole Salomone
  • Vietnam: l'intera comunità al lavoro per il Giubileo d'oro del cattolicesimo nel Paese
  • A Los Angeles le tradizionali celebrazioni in onore della Vergine di Guadalupe richiamano l'attenzione sul tema dell'immigrazione
  • Servono almeno due mesi per la bonifica delle coste sud coreane ricoperte da oltre 10 mila tonnellate di petrolio
  • I medici europei riconoscono i rischi della pillola abortiva RU 486
  • Il Rinnovamento nello Spirito Santo sarà in pellegrinaggio a Lourdes per il 150.mo delle apparizioni
  • Nuovo appello dell’Associazione "Scienza & Vita" per lo sviluppo delle cure palliative
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nuovo monito di Mosca: no all'indipendenza del Kosovo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Vocazioni in leggero calo, efficacia delle strutture formative: le luci e le ombre della Chiesa del Giappone da oggi al centro della visita "ad Limina" in Vaticano

    ◊   Una Chiesa molto piccola - mezzo milione di cattolici locali su oltre 125 milioni di abitanti - ma molto rispettata e di antica radice missionaria, fondata nel 16.mo secolo da San Francesco Saverio. E’ l’odierna Chiesa del Giappone, che da oggi e per tutta la settimana vivrà in Vaticano la sua visita ad Limina. Benedetto XVI ha ricevuto stamani in udienza un primo gruppo di vescovi giapponesi, che hanno cominciato a riferire al Papa le luci e le ombre di un Paese distinto tra l’ottimo funzionamento degli istituti di formazione cattolici e la carenza di nuove vocazioni. Il servizio di Alessandro De Carolis:


    C’erano anche mons. Joseph Atsumi Misue e mons. Joseph Mitsuaki Takami, ovvero il vescovo di Hiroshima e l’arcivescovo di Nagasaki, tra i quattro presuli che stamattina hanno portato al Papa il primo saluto della Chiesa del Giappone. Le città-simbolo dell’olocausto nucleare sono accomunate alle altre metropoli del Sol Levante nelle problematiche che oggi incontra la comunità ecclesiale locale nell’irradiarsi all’interno del tessuto sociale del Paese. Eppure, non è certo la tradizione apostolica che difetta al Giappone. E' il 15 agosto del 1549 quando un uomo con la talare nera sbarca a Kagoshima, nell’isola di Kyushu. E’ un Gesuita di 43 anni, dal nome destinato a restare nella storia della Chiesa come quella del Paese orientale: Francesco Saverio. Il futuro Santo, che morirà tre anni più tardi, inizia a predicare il Vangelo accolto dalla disponibilità della autorità e della popolazione. Il seme del cristianesimo in Giappone è gettato, ma sarà il sangue dei martiri a renderlo quella pianta piccola ma solida che è oggi. Nel 1597, 26 giapponesi battezzati vengono uccisi a Nagasaki: di lì, e fino alle soglie del Novecento, professare la fede in Cristo potrà facilmente costare la vita.

    Nonostante il clima di dialogo instauratosi all’indomani della Seconda Guerra mondiale, una delle difficoltà della diffusione del Vangelo resta - ieri come oggi - la radicata percezione del cristianesimo da parte dei giapponesi come di una “religione straniera”. Ai 500 mila battezzati locali se ne aggiunge, secondo stime del 2006, un numero pari di stranieri: ma sono soprattutto questi ultimi a registrare un aumento. Il perché di questa “resistenza” lo spiega, al microfono di Davide Dionisi, il vescovo di Takamatsu, Francis Xavier Osamu Mizobe:

    "La religione cristiana viene da fuori, dall'Europa, e la Chiesa ha cercato di adattarsi al contesto e alla cultura locale, ma non è ancora riuscita ad affermare il Vangelo in terra giapponese. La cultura giapponese si basa sul buddismo, sul confucianesimo e sullo scintoismo. E’ una cultura pluralista, plurireligiosa, panteistica, e i giapponesi prendono una certa distanza dal monoteismo. La cultura giapponese, orientale, apprezza molto l’armonia e la pace. I giapponesi sentono, invece, nel cristianesimo e nel monoteismo un aspetto esclusivista molto forte e fino ad ora hanno sempre mantenuto una certa distanza nei suoi confronti".

    Secondo l’ultimo rapporto statistico della Conferenza episcopale giapponese, riferito al 2006, i battesimi sono stati in quell’anno poco oltre i settemila, più o meno divisi a metà tra adulti e bambini. Sempre in quell’anno, circa 5.400 catecumeni adulti erano in cammino verso il battesimo, senza contare 1.550 fra vescovi e sacerdoti, i 138 seminaristi e le seimila religiose che completano il quadro gerarchico della Chiesa nipponica. In questo quadro - dove alle resistenze culturali si sommano anche il calo demografico e il benessere, che storna i giapponesi dalla fede in favore del prestigio sociale ed economico - quale ruolo giocano per il presente e il futuro della Chiea giapponese i laici e le strutture ecclesiali? Ancora mons. Osamu Mizobe:

    "I laici sono importanti, perché nei tempi antichi del cristianesimo proprio i laici formavano la Chiesa e i sacerdoti erano pochissimi. Dopo il Concilio Vaticano II la Chiesa giapponese ha cominciato a dare spazio alla formazione dei laici. Manca però ancora molto da fare in questo campo. Il numero dei cattolici è esiguo: sono meno dello 0,3 per cento della popolazione. Nonostante questo piccolo numero, l’influenza del cattolicesimo e del cristianesimo è molto forte, perché nelle scuole cattoliche, nelle scuole missionarie, anche protestanti, l’educazione è portata avanti dai cristiani. Quindi, l’influenza è molto forte nella società giapponese. Adesso, la Chiesa giapponese sta focalizzando la propria attenzione sui problemi della giustizia, della pace, dell’ordinamento sociale, quindi, sui problemi sociali. Vogliamo parlare con il Papa, perché essa vuole fare conoscere alla società giapponese la sua dottrina sociale. L’anno prossimo avremo la beatificazione dei Martiri giapponesi con cui non solo rendiamo omaggio al passato della Chiesa giapponese, ma dalla quale ci aspettiamo che quei martiri ci diano un messaggio per la società di oggi, dove lavoriamo e viviamo".

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Papa stamani ha ricevuto anche il direttore dell’Ufficio di Rappresentanza dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina presso la Santa Sede, Shawqi Jabriel Armali.

    In Italia, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Civita Castellana presentata da mons. Divo Zadi per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Romano Rossi, del clero della diocesi di Roma, finora parroco della Parrocchia “Nostra Signora di Coromoto” in Roma. Mons. Romano Rossi, è nato a Montevarchi, in provincia di Arezzo, nella diocesi di Fiesole, il 1° agosto 1947. È stato ordinato sacerdote il 27 giugno 1971. Ha conseguito la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana in Roma e la Licenza in Scienze Bibliche al Pontificio Istituto Biblico di Roma. E’ stato, tra l’altro, assistente nazionale branca Esploratori e Guide dell’AGESCI dal 1983 al 1990 e direttore spirituale del Pontificio Seminario Romano Maggiore dal 1983 al 1990. Dal 1993 è cappellano di Sua Santità.

    Il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico in Romania e in Moldova mons. Francisco-Javier Lozano Sebastián, arcivescovo tit. di Penafiel, finora nunzio apostolico in Croazia.

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    All’Angelus, il Papa ci ha ricordato che dobbiamo farci piccoli come il Bambino di Betlemme per entrare nel Regno dei Cieli: la riflessione dell’arcivescovo di Lecce, Cosmo Ruppi

    ◊   Nel cammino dell’Avvento, deve risuonare nelle nostre comunità cristiane il richiamo di Giovanni Battista alla conversione: è la viva esortazione levata, ieri all’Angelus, da Benedetto XVI. Il Papa ha anche sottolineato che “è con il concreto comportamento che teniamo in questa vita che decidiamo della nostra sorte eterna”. Un passaggio sul quale si sofferma l’arcivescovo di Lecce, Cosmo Ruppi, intervistato da Alessandro Gisotti:


    R. – Quando il Papa dice che il Regno dei Cieli si prepara da questo momento, si prepara sulla terra, vuol dire che il Regno dei Cieli, il destino futuro si gioca oggi. Questo comporta un atto di grande responsabilità non solo per i cristiani, ma per tutti gli uomini. Non dobbiamo pensare al Giudizio come ad un evento che avviene alla fine della vita dell’uomo o alla fine del mondo, ma dobbiamo pensare al Giudizio sin da questo momento. Preparare la strada del Signore vuol dire non soltanto preparare la strada per il Signore che nasce, ma anche per il Signore che ci giudica. Un Giudizio, questo, che comincia da questo momento.

     
    D. – Un Giudizio che, come ci ha ricordato il Papa nella “Spe salvi”, non è un momento soltanto di giustizia, ma anche di speranza…

     
    R. – Nella sua Enciclica, il Papa ha sottolineato che le strade della speranza sono la preghiera, la sofferenza e il Giudizio. Devo dire che quando ho letto questa parte dell’Enciclica, l’ho dovuta rileggere perché sapevo che la strada della speranza fosse la preghiera e forse anche la sofferenza, ma non il Giudizio... Pensare che anche il Giudizio sia una strada di speranza è veramente molto utile, perché io cristiano di oggi posso preparare la speranza in un regno futuro, pensando che sarò giudicato. Il pensiero del Giudizio è un pensiero molto salutare per rettificare la vita dell’uomo.

     
    D. – Il Papa, peraltro, sempre a proposito del richiamo forte alla conversione di Giovanni il Battista dice che “bisogna stare attenti a sentirsi al sicuro per il solo fatto di appartenere al popolo eletto”. Una esortazione all’autocritica?

     
    R. – E’ un avviso per noi cristiani a non presumere niente. Il fatto di essere discepoli di Cristo, di essere battezzati non ci garantisce il Regno dei Cieli. Il Regno dei Cieli si conquista, e come dice Gesù: “Ogni giorno si conquista il Regno dei Cieli”. Avere la presunzione di salvarsi solo perché si appartiene al popolo eletto, ebraico o cristiano, non giova per niente. Si tratta soltanto di un inizio di cammino della salvezza. E’ molto importante quello che il Papa ha detto ieri all’Angelus, perché rappresenta una sferzata non solo agli uomini di buona volontà, ma soprattutto a noi cristiani.

     
    D. – Alla fine del pensiero espresso all’Angelus, il Papa trova un’immagine di straordinaria dolcezza: “Al tramonto dei nostri giorni sulla terra – ha detto Papa Benedetto XVI – saremo valutati in base alla nostra somiglianza o meno con il Bambino che sta per nascere nella povera grotta di Betlemme…”

     R. – Si sente in questo anche la parola di Santa Teresa del Bambino Gesù, Santa Teresa di Lisieux, che diceva: “Alla fine dei nostri giorni saremo giudicati sull’amore”. Il Papa dice, guardando questo Bambino, ricordiamoci che sarà Lui, il Dio divenuto Bambino, il giudice e Colui che ci giudicherà in base al nostro operato. E’ molto bello pensare che se noi non diventeremo come bambini non entreremo nel Regno dei Cieli. Gesù si è fatto Bambino proprio per farci capire che per entrare nel Regno dei Cieli bisogna essere bambini.

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    Valorizzazione, culto ed evangelizzazione: sono le priorità indicate dal nuovo segretario della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, Francesco Buranelli

    ◊   Nel voltare pagina dopo 25 anni nei Musei Vaticani, ringrazio Benedetto XVI per avermi concesso “questa grande e inaspettata fiducia”. Con queste parole si è presentato questa mattina, nel Palazzo della Cancelleria, il nuovo segretario della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, Francesco Buranelli, già direttore dei Musei Vaticani. Con la sua nomina – ha poi detto il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, l’arcivescovo Gianfranco Ravasi – si completa “un mosaico dalle tessere colorate molto differenti, ma omogenee, che si inquadrano all’interno di un unico disegno”. All’incontro per la presentazione del neo segretario, c’era per noi Amedeo Lomonaco:


    Prosegue il servizio alla Santa Sede di Francesco Buranelli con un nuovo incarico dal respiro universale, perché concerne tutti i beni culturali della Chiesa, in tutti i Continenti. Pensando a questo ruolo, il nuovo segretario della Pontificia Commissione per i Beni Culturali ha tratto spunto dalle meditazioni di Papa Giovanni XXIII. Ascoltiamo Francesco Buranelli:

    “Il Beato Papa Giovanni XXIII confrontava la Chiesa non a un museo da conservare bensì a un giardino da coltivare. Io vengo da un’esperienza museale ormai più che decennale, e queste frasi mi sono rimbombate nelle orecchie, per dire: ecco la chiave di volta. Sempre per conservazione, valorizzazione, ma anche per una valenza in più: quella del culto e quella dell’evangelizzazione”.

    Buranelli ha anche tracciato il bilancio, definito molto positivo, di 25 anni di lavoro, tra cui 11 come direttore generale, nei Musei Vaticani. Quindi il nuovo segretario ha messo in evidenza che i beni culturali della Chiesa riguardano l’arte in tutte le sue manifestazioni e sono raccolti in chiese, musei, biblioteche e archivi ecclesiastici. Si tratta di un patrimonio straordinario che richiede attività di tutela, promozione e valorizzazione. Ancora Francesco Buranelli:

    “La migliore valorizzazione è riuscire a cogliere il linguaggio del bene culturale, far parlare il bene culturale, questo è il segreto. Tutti hanno la loro storia, bisogna comprenderla e bisogna trasmetterla alle nuove generazioni. Sull’arte uno non ha contrapposizioni ideologiche, di pensiero, di fede religiosa; sull’arte veramente c’è una convergenza di sentimenti, di emozioni, e questo è il punto di contatto da valorizzare e non di separazione”.

    L’arte e la cultura continuano dunque ad essere al servizio della liturgia e della Chiesa. E’ quanto sottolinea l’arcivescovo Gianfranco Ravasi:

    “Un grande pittore come Marc Chagall diceva che per secoli la Bibbia è stata l’alfabeto colorato della speranza, in cui i pittori hanno intinto il loro pennello. Per questo motivo, noi dobbiamo riconoscere che anche i beni culturali, come loro origine e come loro fine, sono delle vere e proprie testimonianze di fede. San Giovanni Damasceno diceva: ‘Se viene uno a te, un pagano, e ti chiede com’è la tua fede, tu portalo nella Chiesa e mostragli le icone e i quadri sacri'. Ecco, è un modo quasi per rendere le verità della fede visibili, nella loro bellezza e non soltanto nella loro verità".

    La Commissione per i Beni Culturali della Chiesa è stata creata da Giovanni Paolo II con la Costituzione apostolica Pastor Bonus per presiedere “alla tutela del patrimonio storico e artistico della Chiesa”.

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    La Congregazione per il Clero raddoppia i suoi servizi informatici

    ◊   Nella solennità dell'Immacolata Concezione ha compiuto nove anni il sito Internet www.clerus.org / www.clerus.net, un’iniziativa della Congregazione per il Clero. È un servizio diretto, in prima istanza, ai sacerdoti, ai diaconi e ai catechisti sparsi per il mondo, ma è aperto a qualunque “navigatore”. Oltre ad una vasta biblioteca elettronica, prezioso sussidio per lo studio, la formazione, la liturgia e la spiritualità, "clerus.org" contiene statistiche sulla situazione del clero nel mondo e servizi di posta elettronica che permettono di iscriversi, facilmente ed in tempo reale, alla banca dati del dicastero per poter ricevere la documentazione da parte della Santa Sede e i messaggi del prefetto, il cardinale Claudio Hummes (http://www.clerus.org/email/email_ita.html ). Alle lingue già disponibili, italiano, inglese, francese, spagnolo e tedesco, è stato ora aggiunto anche il portoghese. La novità attuale consiste nell'apertura di una nuova pagina web: "bibliaclerus.org" (www.bibliaclerus.org) grazie alla quale è stato reso disponibile in Internet il contenuto di un cd, in circolazione già da due anni, con il testo della Bibbia in nove lingue: dall'ebraico e dal greco fino alle lingue moderne più comuni, che si possono leggere in parallelo. Ai versetti biblici sono collegati passi che hanno come base l'interpretazione della Tradizione e del Magistero della Chiesa, e commenti della teologia, la spiritualità e la liturgia. Tutto ciò è facilmente scaricabile da Internet, ed è anche disponibile su cd il quale gode di tutti i vantaggi offerti dal sistema. Infatti tanto clerus.org come bibliaclerus.org sono stati realizzati anche nella versione cd-rom per coloro che non hanno la possibilità di navigare in Internet, e sono già stati distribuiti a più di 140.000 sacerdoti e diaconi dei cinque continenti. Anche la nuova edizione dei cd-rom vede la luce questo 8 dicembre. Inoltre, sempre nella Solennità della Immacolata , ha preso avvio un progetto di adorazione eucaristica e di maternità spirituale per sostenere i sacerdoti di tutto il mondo (www.clerus.org/pregate ).

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   All'Angelus dell'8 il pensiero di Benedetto XVI ai giovani e ai bambini vittime della "corruzione dell'amore".

    All'Angelus del 9 il Papa ha ricordato che è nel presente che si gioca il nostro destino futuro.

    Nel tradizionale omaggio all'Immacolata in piazza di Spagna, Benedetto XVI ha sottolineato che senza Dio gli uomini non possono sconfiggere l'odio e costruire la pace.

    Un articolo di Gianfranco Ravasi sulla rassegna cinematografica "Tertio millennio".

    "Pensare i diritti umani senza cristianesimo? Impossibile ma vero" è il titolo di un articolo di Gaetano Vallini sull'opera enciclopedica della Utet, importante ma con colpevoli omissioni.

    Un articolo di Marco Bellizi sulla tragedia nell'acciaieria di Torino: "morti sul lavoro, la sicurezza mercificata".
     Nella politica internazionale, in rilievo il Kosovo: gli albanesi della provincia prospettano una dichiarazione unilaterale d'indipendenza.

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    Oggi in Primo Piano



    Al via la campagna ONU per i 60 anni della Dichiarazione universale dei diritti umani

    ◊   Parte oggi la campagna delle Nazioni Unite per i 60 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, redatta il 10 dicembre 1948. Varie le iniziative internazionali che nel corso del 2008 celebreranno i primi sei decenni di un testo contenente tutta la gamma delle libertà fondamentali. Ma la stesura della Dichiarazione conobbe non poche difficoltà: in molti infatti si opposero alla proclamazione di diritti universalmente riconosciuti in ogni tempo e luogo. Lo conferma al microfono di Paolo Ondarza, il prof. Francesco D’Agostino, presidente dell’Unione giuristi cattolici italiani:


    R. - La Dichiarazione fu molto contrastata, soprattutto da parte della cultura laico-illuministica che sosteneva che non esistono diritti universali, validi per tutte le culture e per tutti i popoli. Invece, a tanti decenni di distanza, possiamo dire che la storia ha dato torto agli storicisti. I diritti umani fondamentali sono diventati uno dei pochi punti di riferimento universali che tengono insieme l’umanità. Se non ci fosse la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, oggi probabilmente il mondo sarebbe infinitamente più conflittuale e più violento.

     
    D. – Quale lo stato di salute oggi dei diritti umani nel mondo?

     
    R. - Ci sono sicuramente interpretazioni libertarie dei diritti umani che hanno fatto penetrare nel discorso sui diritti il tema dell’aborto come diritto insindacabile delle donne, i cosiddetti diritti riproduttivi, e i diritti di genere. Quindi, ci sono molte ombre, ma dobbiamo riconoscere che le luci sono molto più significative delle ombre.

     
    D. - Il concetto di diritto umano cresce con l’evolversi dell’uomo, della storia?

     
    R. - Vediamo che, almeno quindici volte, San Tommaso dice che il diritto naturale è mutevole, cioè cresce nella storia. Sicuramente oggi ci sono pratiche sociali, in passato tollerate, come la schiavitù, che ci appaiono platealmente lesive dei diritti umani fondamentali. Può darsi che, domani, pratiche sociali che noi tolleriamo, vengano ritenute gravemente contraddittorie rispetto ai diritti umani. Penso in particolare a certe forme di manipolazione dell’ambiente.

     
    R. - C’è un criterio per dare una definizione corretta di “diritto umano”?

     
    D. - E’ sicuramente un diritto umano ciò che realizza il bene di tutti gli uomini e non di una parte tra essi. E’ un diritto umano ciò che è percepito come un bisogno profondo da parte di tutte le culture e non soltanto dalla cultura occidentale industrializzata. Se è vero che gli uomini sono tutti fratelli, in quanto figli dello stesso e unico Dio, è vero che il bene dell’uno deve essere condiviso e dilatato fino a diventare il bene di ogni altro.

     
    D. - Quale il diritto umano in particolare su cui oggi si dovrebbero concentrare maggiormente gli sforzi internazionali?

     
    R. - Se vogliamo distinguere Paesi occidentali e Paesi in via di sviluppo, è chiaro che beni prioritari sono il diritto al cibo e il diritto alla salute, che in occidente sono adeguatamente tutelati ma non in molti Paesi in via di sviluppo. Ma più in generale, io direi che la difesa del diritto alla vita, in tutte le sue dimensioni, ha oggi un’indubbia priorità. Nel difendere il diritto alla vita implicitamente difendiamo la giustizia, difendiamo la pace e difendiamo soprattutto il futuro.

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    Rapporto UNICEF: diminuisce la mortalità infantile nei Paesi in via di sviluppo, ma 143 milioni di bambini patiscono la fame

    ◊   Per la prima volta, il numero dei bambini morti nel mondo è sceso al di sotto dei dieci milioni, arrivando lo scorso anno a 9 milioni e 700 mila. Nei Paesi in via di sviluppo, la percentuale dei bambini sottopeso è diminuita, ma resta altissimo il numero dei piccoli, 143 milioni, che soffre ancora di malnutrizione. Sono i dati contenuti nel Rapporto statistico “Progressi per l’infanzia, un mondo a misura di bambino” presentato oggi dall’UNICEF a New York, alla vigilia della riunione plenaria dell’assemblea generale dell’ONU, domani e dopodomani, che farà il punto sulle politiche dell’infanzia. Ce ne parla Francesca Sabatinelli:


    Muoiono in meno e sempre di più hanno accesso alla scuola, per molti dei bambini del nostro pianeta l’UNICEF ci dice che si registra seppur piccolo un miglioramento nelle condizioni di vita. Nonostante questo, però, la situazione resta drammatica. E’ vero che i decessi dei bimbi minori di cinque anni nel 2006 sono scesi, per la prima volta, al di sotto dei dieci milioni, è anche vero che le cause restano però le stesse, e tutte evitabili. I bambini ancora oggi muoiono per malnutrizione, polmonite, malaria, diarrea, soprattutto nell'Africa subsahariana, e in Asia meridionale, nel 37% dei casi muoiono nel periodo neonatale. I piccoli dei Paesi in via di sviluppo hanno ben otto probabilità in più di morire rispetto a quelli dei Paesi industrializzati e ben un terzo nelle stesse zone ha ritardi nella crescita di tipo sia motorio che psicologico, spesso irreversibili. A questo si lega la morte delle mamme: mezzo milione di donne muore ogni anno di parto. Le altre statistiche non fanno sentire meglio: 15 milioni sono gli orfani a causa dell’AIDS, 125 milioni non hanno accesso all’acqua potabile, 158 milioni di minori tra i 4 e i 14 anni, ben uno su sei nel mondo, sono costretti a lavorare, un miliardo e mezzo vive in zone di guerra e di conflitto. Ci sono poi i bambini invisibili, coloro che non vengono registrati, il 44% dei quali vive nell’Asia meridionale, un dato che preoccupa molto Donata Lodi, portavoce dell’UNICEF Italia:

     
    “Cinquantuno milioni di bambini nel mondo nati nel 2006 e non registrati all’anagrafe. Questo sembra una cosa burocratica, in realtà significa che questi bambini avranno più difficoltà a usufruire dei servizi sanitari principali. Quasi sicuramente non verranno iscritti a scuola, soprattutto sono più esposti di tutti gli altri a possibili forme di abuso, di sfruttamento, e in molti casi anche di traffico di minori”.

     
    A questa foto, brutale e inaccettabile, si sovrappone comunque, seppur più sfocata, quella dei piccoli segnali positivi. Che oltre al calo delle morti, ad una crescita della frequenza scolastica, individua l’aumento dei bambini allattati al seno e meno bimbi sotto peso. Ancora la Lodi:

     
    “Nell'Africa occidentale, dal 2002 abbiamo sperimentato una politica per la riduzione della mortalità infantile che sostanzialmente combina una serie di tecniche già note: vaccinazioni, l’uso delle zanzariere impregnate contro la malaria, una formazione capillare del personale su tecniche di base per l’assistenza al parto. Questo pacchetto di interventi integrati, tra cui c’è anche l’allattamento esclusivo al seno, è stato però applicato - ed è qui la novità - in modo omogeneo regione per regione, portando tutti gli interventi insieme e non facendo un anno la campagna per il morbillo e poi magari quella per le zanzariere, quando arrivava un altro finanziamento. Questo ha ottenuto una moltiplicazione dei risultati in tutte le regioni in cui l’abbiamo sperimentata, per l’Africa occidentale una riduzione della mortalità infantile fra il 15 e il 20 per cento, nell’arco di due anni”.

     
    Questi risultati raggiunti dimostrano che si può fare molto di più che è possibile arrivare all’obiettivo di dimezzare ulteriormente la mortalità infantile da qui al 2015. Un traguardo che richiede politiche mirate per far giungere gli strumenti di tutela della vita dei bambini in tutti i Paesi.

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    Loreto celebra la Solennità della Venuta della Santa Casa

    ◊   Si celebra oggi a Loreto la Solennità della Venuta della Santa Casa. Stamattina nel Santuario mariano il delegato pontificio, l’arcivescovo prelato Giovanni Tonucci, ha celebrato una Messa solenne con la partecipazione di una numerosa rappresentanza dell’Arma dell’Aeronautica. Ricordiamo che la Madonna di Loreto è Patrona dell’Aviazione. Secondo la tradizione la casa della Madonna a Nazaret, costituita da tre povere pareti in pietra poste a chiusura di una grotta scavata nella roccia, dopo la cacciata dei cristiani dalla Palestina da parte dei Musulmani, sono state salvate dalla sicura rovina e trasportate prima a Tersatto, nell’odierna Croazia, nel 1291, e poi a Loreto il 10 dicembre 1294. Ascoltiamo in proposito lo stesso arcivescovo prelato di Loreto Giovanni Tonucci, al microfono di Giovanni Peduto:

     
    R. – Quando parliamo della Santa Casa, di queste tre misteriose pareti, dobbiamo sempre ricordare che quello che la tradizione popolare fino adesso ha pensato, creduto e amato, si rivela sempre di più una realtà storica e archeologica. Il che ovviamente rafforza il nostro affetto per questo luogo.

     
    D. – Cosa dice al mondo la memoria della Beata Vergine di Loreto?

     
    R. – E’ un messaggio ricchissimo, proprio ricchissimo, perché si basa soprattutto sui silenzi di Maria. La Casa di Loreto, quindi la Casa di Nazareth, ci riporta alla memoria l’Incarnazione di Cristo e, quindi, quel breve, intensissimo dialogo tra l’Angelo e Maria, che è stato il momento che ha cambiato la storia del mondo. E da lì sono poi seguite le varie fasi della vita, dell’infanzia di Gesù e quei quasi 30 anni di presenza silenziosa della Famiglia che, proprio per il suo silenzio e per la preparazione del grande mistero della Redenzione, ha una vastità di messaggio che credo possa essere anche oggi attualissima ed estremamente ricca per ciascuno di noi.

     
    D. – Eccellenza, può sintetizzarci il suo messaggio ai fedeli per questa ricorrenza della Festa della Venuta?

     
    R. – Facendo ancora il mio noviziato in questo Santuario, io ho parlato a quelli che sono ora i miei figli e ho detto loro che il nostro piano, il nostro progetto pastorale nasce completamente dal Santuario di Loreto. Con il messaggio teologico che ci viene da Maria, dalla Santa Famiglia, con l’accoglienza dei pellegrini e dei malati soprattutto, quindi con il compimento delle opere di misericordia privilegiate che il Signore ci chiede di vivere, e poi anche con l’accoglienza e con un collegamento di preghiera con tutti quelli che volano e con questa realtà che è oggi l’aviazione, diventata una cosa importantissima e predominante nel mondo intero, mentre quando – con gesto profetico – Benedetto XV ha proclamato la Madonna Patrona dell’Aviazione, era ancora un fenomeno estremamente marginale. Io credo che, ecco, il nostro programma e il nostro messaggio nasce dalla Santa Casa e si conclude in essa, ecco. Il nostro programma è lì, e da lì trarremo l’ispirazione per il cammino che dobbiamo compiere.

     
    D. – Siamo ormai proiettati al Natale. Come preparare il cuore al Dio che viene?

     
    R. – Nello stesso modo in cui l’ha preparato Maria: nella preghiera, nel silenzio, nella meraviglia per questo grande mistero e con un senso grande di gratitudine per Dio che si fa uomo e viene ad abitare in mezzo a noi. Nella Casa c’è la scritta: “Hic Verbum Caro Factum Est”: “Qui, il Verbo si è fatto carne”. Io credo che quello che è avvenuto nella Casa di Nazareth ed è avvenuto nella Casa di Loreto, debba avvenire poi nel cuore di ciascuno di noi.

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    Chiesa e Società



    Ad un mese dal passaggio del ciclone Sidr prosegue la ricostruzione in Bangladesh

    ◊   Resti di case di lamiera e alberi divelti abbandonati lungo strade e fiumi. Questo lo scenario in alcune zone del Bangladesh colpito il 15 novembre scorso dal devastante ciclone Sidr. Come riporta l’agenzia Sir, che ha dedicato un ampio reportage alle condizioni di vita nel Paese, le cifre ufficiali confermano oggi 3.300 morti e 863 scomparsi, ma potrebbero essere molti di più perchè tanti, soprattutto bambini, non hanno documenti. Almeno 2 milioni sono i senza tetto; in totale, più di 8 milioni e mezzo di persone in 30 distretti del Paese sono stati coinvolti, riportando danni fisici o materiali. Dopo circa un mese, il governo è soddisfatto per come, insieme alle ONG nazionali e internazionali e agli aiuti dei governi, è riuscito a gestire la situazione. Tuttavia l’esecutivo chiede altri 700 milioni di dollari alle agenzie internazioni per portare a compimento la ricostruzione. La fine degli aiuti d’emergenza “verrà infatti decretata il 15 dicembre”, ha confermato infatti al SIR e agli altri media cattolici che, in questi giorni, accompagnano la missione di Caritas italiana in Bangladesh, uno dei sottosegretari del ministero della Terra, Pius Costa. Importante il ruolo svolto da Caritas Bangladesh, che, con la sua struttura formata da oltre 500 persone in tutto il Paese e la sua pluridecennale esperienza nella prevenzione e gestione delle emergenze, si è conquistata la fiducia di istituzioni e popolazione, in un Paese a larga maggioranza musulmana (88,3%) con solo lo 0,33% di cattolici. Caritas Bangladesh ha beneficiato di 6 milioni e mezzo di euro dati dalla rete internazionale e più di 2 milioni dati dalla Conferenza episcopale italiana. In questo momento sta intervenendo in 9 distretti del Paese in un ampio progetto che va dalla prima emergenza alla ricostruzione, comprese opportunità lavorative e prevenzione di futuri disastri tramite la costruzione dei “rifugi anticiclone”, che possono ospitare in piedi 1.500/2.000 persone. (ne esistono già 2.000 nel Paese, ma ne servono altri 1.000). Si tratta di strutture importanti in questa zona del mondo storicamente flagellata da simili calamità. Caritas Bangladesh, anche grazie all’aiuto di Caritas italiana, ne ha costruiti 222 negli ultimi anni ed ora ne ha in cantiere altri 50. (E. B.)

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    Il cardinale Urosa Savino aggredito da un gruppo di simpatizzanti del governo Chávez

    ◊   “Essere strumenti della pace di Dio”. Questo l’invito rivolto dall’arcivescovo di Caracas, il cardinale Jorge Savino Urosa, all’approssimarsi del Natale. A tutti i fedeli del Venezuela – si legge sull'Osservatore Romano - il porporato ha chiesto di vivere il periodo dell’Avvento nello segno della carità, abbandonando ogni forma di odio, rancore, egoismo e violenza. Nel suo messaggio, il cardinale Urosa ha ricordato che il Natale “è specificatamente una festa cristiana e religiosa che dobbiamo commemorare con spirito di avvicinamento a Dio e di rinnovamento spirituale”. E’ necessario – ha aggiunto – che superando qualunque tipo di divisione politica, sociale o economica, riaffermiamo la solidarietà, la fraternità e l’unione con tutti i nostri compatrioti”. Un invito alla fratellanza purtroppo disatteso da un gruppo di violenti che – riferisce l’agenzia Zenit – nel pomeriggio di venerdì, ha aggredito il cardinale Urosa all’uscita dalla sua residenza. "Sono stato violentemente aggredito verbalmente e fisicamente, anche se non ho ricevuto colpi" ha detto il porporato che si trovava sulla sua auto. Ricordando l’aggressione il cardinale Urosa ha denunciato la passività degli agenti della polizia ed ha rivelato di aver tentato di informare il Ministero dell'Interno, anche se la sua denuncia non è stata accolta. Il gruppo dei violenti si dichiara simpatizzante del governo del presidente Hugo Chávez, lo stesso che durante la campagna elettorale per il referendum sulla riforma costituzionale socialista, sconfitta alle urne lo scorso 2 dicembre, aveva inviato duri attacchi al cardinale. (C.D.L.)

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    Kosovo: la presenza dei volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII per contribuire ad evitare violenze

    ◊   Nei giorni scorsi sono partiti dall’Italia dieci volontari dell’Operazione Colomba, il Corpo Nonviolento di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, che vanno a raggiungere i volontari già presenti dell’area di Pec/Peja. L’obiettivo è la creazione di una Task Force d’emergenza composta da volontari con esperienza in azioni di interposizione nonviolenta, accompagnamento e difesa delle minoranze: 20 volontari che copriranno le aeree di Goraždevac, Belo Polije e le comunità a rischio nella regione di Peja-Peć. La presenza si rende necessaria, riferisce l'Agenzia Fides, in quanto dopo il fallimento dei colloqui tra serbi e kosovari finalizzati alla proclamazione di indipendenza della regione c'è il rischio di disordini anche in vista di una eventuale proclamazione unilaterale di indipendenza da parte kosovara. L’instabilità dell’area, che non rientra nell’agenda dei media occidentali, è accentuata dal pericolo rappresentato da eventuali incursioni di gruppi paramilitari dal confine serbo e dalla presenza di gruppi armati kosovari fuori controllo istituzionale. Queste tensioni potrebbero presto degenerare in scontri. “L'idea di stabilire questa presenza nonviolenta straordinaria, nasce dalle richieste dei nostri amici kosovari appartenenti alle diverse etnie. Stare al loro fianco è un tributo alla speranza e un contributo concreto affinché siano scongiurati episodi di violenza. - afferma Antonio de Filippis, responsabile di Operazione Colomba - Chi di noi è stato in Kosovo nel ‘99 sa che se invece di una presenza sola, con pochi volontari, fossimo stati centinaia, molte violenze che hanno rafforzato il muro di odio che tuttora divide le comunità, si sarebbero evitate”. (R.P.)

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    Indonesia: le autorità impediscono ad un parroco di West Jakarta, di celebrare la Messa domenicale

    ◊   Le autorità indonesiane hanno impedito ieri al parroco della Christ’s Peace Church a South Duri, a West Jakarta – di celebrare la Messa domenicale. La parrocchia cattolica è stata la centro di una forte protesta da parte di un gruppo di musulmani che ne contestano la legalità. In seguito a forti pressioni degli estremisti e per evitare “tensioni sociali”, il 24 novembre scorso il sotto-distretto di Tambura ha imposto la sospensione di ogni attività della Chiesa. Il parroco, p. Matthew Widyalestari MSC, ha firmato un documento in cui accetta le richieste. Egli però, aveva espresso il desiderio di celebrare almeno una messa la domenica per i suoi circa 4mila parrocchiani, impossibilitati al momento a praticare la loro fede. Ma venerdì scorso, dopo un incontro tra leader cattolici della zona e funzionari del distretto di West Jakarta, le autorità politiche hanno chiesto con insistenza di rinunciare alla funzione eucaristica. Il motivo è sempre lo stesso: “ordine pubblico”, vale a dire la paura di scontri interreligiosi, come spiega ad AsiaNews p. Widyalestari. “I fedeli – racconta il sacerdote – ci chiedono con insistenza di soddisfare le loro esigenze spirituali, si sentono come dei ricercati, dei clandestini, costretti a trovare un altro edificio dove praticare la loro religione”. La Christ’s Peace Church conta almeno 4mila fedeli e nel fine settimana teneva tre Messe. È attiva negli stessi edifici dal 1968. Alcune settimane fa un gruppo di musulmani locali, autodefinitosi Cooperation Forum for Mosque, Prayer Rooms and Kornaic Group of Duri Selatan, ha iniziato a mettere in discussione la legalità della presenza della parrocchia, non in possesso dei necessari permessi per i luoghi di culto. In Indonesia un decreto ministeriale congiunto del ministero degli Affari religiosi e quello dell’Interno, nel 2005, doveva mettere fine ad episodi di violenza contro le cosiddette “chiese illegali”, facilitando le pratiche per concedere i permessi di edificazione. Ma le aggressioni non sono finite e le comunità cristiane sono ancora costrette alla semi-illegalità, con il rischio di dover rinunciare del tutto alla pratica religiosa. (R.P.)

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    Nelle Filippine, il cardinale Rosales, arcivescovo di Manila, sostiene i contadini poveri che lottano per la terra

    ◊   “Non perdete mai la speranza”. E’ il messaggio del cardinale Gaudencio Rosales, arcivescovo di Manila, capitale delle Filippine, ai contadini cattolici che rivendicano la loro terra. Partiti nello scorso ottobre dalla regione di Sumilao, nella provincia di Bukidnon, si legge sull’Osservatore Romano, 55 coltivatori hanno marciato per oltre 1.700 chilometri raggiungendo la capitale del Paese: al governo nazionale chiedono per sé e per il loro popolo l’assegnazione delle terre da anni promesse. Dalla metà degli anni ’90 137 contadini, per lo più membri della tribù degli Higaonon, si battono per ottenere la concessione di 144 ettari di terra, oggi proprietà di una famiglia locale. In loro sostegno, lo scorso 5 dicembre alla presenza di 2000 persone tra studenti, religiosi e membri del clero, il cardinale Rosales ha celebrato la Santa Messa all’Università di Manila. Rivolgendosi ai braccianti di Sumilao presenti al rito il porporato ha detto “Siete voi, i poveri, a stabilire i criteri mediante i quali il Signore giudicherà i ricchi” ed ha aggiunto “il modo in cui trattiamo i poveri stabilirà se se saremo salvati o meno dal Signore”. Al termine della celebrazione eucaristica il cardinale Gaudencio Rosales ha letto alcuni passaggi della lettera da lui inviata al presidente del Paese Gloria Macapagal-Arroyo. Nel testo il porporato chiede al capo dello Stato di soddisfare le richieste dei coltivatori. (C.D.L.)

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    Timor Est: la preoccupazione dei vescovi per profughi e disoccupati

    ◊   I vescovi cattolici delle due diocesi di Timor Est hanno espresso preoccupazione per l’alto numero di disoccupati e di sfollati nel Paese, incontrando una delegazione del Consiglio di sicurezza dell’ONU in visita all’ufficio diocesano di Dili. Proprio il vescovo di Dili, mons. Alberto da Silva, ha ricordato in particolare come per la Chiesa locale sia una priorità aiutare i giovani disoccupati a trovare lavoro. Un obiettivo da perseguire insieme al governo anche per porre freno alle violenze commesse quotidianamente da bande di fuori legge, spesso composte da ragazzi poco più che adolescenti. Per quanto riguarda poi la situazione di coloro che vivono ancora nei campi profughi in fuga da violenze e saccheggi, il presule ha sottolineato la necessità che Chiesa e Nazioni Unite si adoperino per fronteggiare un problema che si è aggravato negli ultimi diciotto mesi, nonostante la presenza a Timor Est di una missione per il mantenimento della pace. Molto apprezzata dai presuli infine la visita del capo delegazione ONU Dumisani Kumalo ad alcuni campi profughi, considerata una dimostrazione di interessamento a risolvere la questione. (E. B.)

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    Myanmar: l'inviato dell'ONU denuncia il reclutamento dei bambini soldato

    ◊   “Il reclutamento di minori continua a essere un problema in Myanmar, sia rispetto al governo, sia nei territori sotto controllo delle minoranze”. Con questa dichiarazione, ieri, l'Inviato speciale Onu per i bambini e per i conflitti armati, Radhika Coomaraswamy, ha presentato un rapporto sui bambini soldato nell'ex Birmania al Segretario generale Ban Ki-moon e all'apposito gruppo di lavoro del Consiglio di Sicurezza. Il Rapporto conferma che la giunta militare, l’Unione nazionale Karen e il Partito progressista nazionale Karenni sono coinvolti in “gravi violazioni” dei diritti dei minori. La Coomaraswami, riferisce l'Agenzia Sir, ha chiesto di incrementare gli sforzi per combattere quella che ha definito “una pratica abominevole” e si è detta preoccupata per la difficoltà con cui i rappresentanti Onu possono agire in Myanmar. “Tocca al governo consentire che il personale incaricato di raccogliere dati per conto delle Nazioni Unite possa avere accesso alle aree di conflitto”. Tra le questioni più urgenti, ha sottolineato la Coomaraswami, la verifica dell’età dei combattenti, la possibilità di controllare le informazioni riguardo a bambini condannati e puniti per diserzione e la mancanza costante di un accesso a quanti - i bambini, appunto - “sono i primi ad essere colpiti dalle crisi umanitarie”. Secondo Human Rights Watch, il 20% dell’esercito birmano, forte di 400mila effettivi, ha meno di 18 anni. (R.P.)

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    Iraq: incontro di giovani del Kurdistan in preparazione del Natale

    ◊   “Senza Maria non è possibile conoscere Gesù e quindi trovare la redenzione”. Su questo tema ha voluto riflettere mons. Rabban Al Qas, vescovo caldeo di Ahmadiya, nel Kurdistan iracheno - in un incontro svoltosi venerdì scorso con oltre 300 giovani di tutta la diocesi. Ad AsiaNews il presule parla di una giornata “di festa e di grande gioia” per ricordare “la nostra madre Maria” alla vigilia della festività dell’Immacolata. I ragazzi, tutti studenti tra i 15 e i 24 anni di età, provenivano da diversi villaggi della zona; con loro, oltre al vescovo, anche tre sacerdoti. Nel suo intervento mons. Al Qas si è soffermato sull’esempio offertoci dalla Madonna “nell’accogliere la notizia dell’arcangelo Gabriele, il quale le annuncia che diventerà la madre del Signore”. “Con l’avvicinarsi del Natale – ha aggiunto il prelato – non dobbiamo dimenticare la centralità di Maria, senza di lei non è possibile per l’Uomo trovare salvezza”. Ai giovani partecipanti all’incontro il vescovo ha mandato un messaggio chiaro: “Attraverso Maria possiamo uscire dal circolo vizioso in cui ci relega una società materialista e concentrata sul piacere terreno; come cristiani dobbiamo ricordare che abbiamo un ‘dopo’ a cui pensare, e quel dopo è la resurrezione, la speranza donataci da Gesù”. “E a questa redenzione dell’Uomo - conclude il presule - partecipa in modo essenziale proprio Maria”. Ad AsiaNews mons. Al Qas spiega l’importanza per la Chiesa universale, e quella irachena in particolare, di guardare ai giovani e lancia un appello: “Non dobbiamo abbandonarli a loro stessi, facciamo qualcosa per le nuove generazioni”. Nel contesto iracheno, oltre al dramma della guerra - denuncia il vescovo - preoccupa il crescente proselitismo portato avanti da gruppi evangelici anche tra i cattolici: proprio i giovani sono i più vulnerabili, attirati dalla promessa di lavoro e denaro". (R.P.)

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    Il Governo del Karnataka premia un istituto cattolico per la riabilitazione di lebbrosi e disabili

    ◊   Il Sumanahalli Center, l’istituto cattolico per la cura di lebbrosi e disabili nella diocesi di Bangalore, in India, è stato premiato nei giorni scorsi dal governo indiano di Karnataka come migliore struttura dell’area. Il vice direttore dell’istituto, Joseph Thoompanal, ha ricevuto a nome della struttura un premio di 625 dollari per sottolineare gli sforzi da parte del personale nel conferire dignità e completa assistenza ai malati. La struttura ospita attualmente circa trecento persone disabili, di cui un centinaio sono lebbrosi. Presso lo stesso centro sono state curate finora più di quattromila persone affette dal morbo di Hansen. Nell’istituto si trova anche un orfanotrofio specializzato nell’educazione scolastica dei bambini. Il direttore dell’istituto, George Kannanthanam, ha reso noto un ulteriore progetto che riguarda la cura e l’assistenza dei malati di aids nonché la loro riabilitazione. Scopo del progetto è favorire un reinserimento dei malati nella società con possibilità di trovare un lavoro ed una casa. (C.C.)

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    Istruzione, sviluppo e sostegno alle donne al centro del piano Caritas nelle Isole Salomone

    ◊   Un triennio denso di iniziative quello appena concluso da parte della Caritas delle Isole Salomone. Nel Paese, ancora assediato da sacche di povertà endemica e sottosviluppo, e che ha vissuto tensioni etniche, l’associazione ha messo in campo tutte le sue risorse umane ed economiche per venire incontro ai bisogni della popolazione, soprattutto delle fasce più povere ed emarginate. Il piano triennale definito ha visto un grande impegno in particolare nei microprogetti volti a migliorare la condizione sociale, economica e culturale delle donne, così come nell’istruzione professionale dei giovani, spesso in villaggi isolati, per aumentare le loro possibilità di occupazione. Questi sforzi – ha sottolineato la Caritas – hanno avuto un’ottima percentuale di successo e hanno visto la partecipazione attiva dei membri delle diverse Caritas a livello parrocchiale, grazie alle quali è stato possibile raggiungere capillarmente il territorio. (E. B.)

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    Vietnam: l'intera comunità al lavoro per il Giubileo d'oro del cattolicesimo nel Paese

    ◊   Suggerimenti per la preparazione ed il migliore svolgimento delle celebrazioni del 2010 - Giubileo d’oro dello sviluppo del cattolicesimo in Vietnam – sono stati chiesti dal cardinale di Saigon, Pham Minh Man, a vescovi, sacerdoti, religiosi e laici del Paese asiatico. Il cardinale ha elaborato un piano per l’anno giubilare e domanda “opinioni e correzioni” al programma, che vuole anche preparare per i 500 anni dell'evangelizzazione del Vietnam, del 1533. “La preparazione del programma – scrive il porporato ripreso dall'Agenzia AsiaNews - mira ad aiutare tutti i fedeli cattolici ad avere fede e che la sequela di tutti gli eventi e le idee di tutte le Chiese, sta nella preghiera. La Conferenza episcopale del Vietnam infatti, chiede a tutti i fedeli di pregare Dio per la riuscita del Giubileo e per il suo grande aiuto che potrà dare alle comunità cattoliche nel Vietnam di oggi”. L’obiettivo è dare sostegno alla Conferenza episcopale, composta da vescovi di 26 diocesi, ed ai fedeli vietnamiti, basandosi su un metodo adeguato alle attuali circostanza sociali. In spirito di armonia, i cattolici del Paese sono così chiamati a lavorare insieme per l'annuncio della Buona Novella. E' con questo spirito che il cardinale Pham Minh Man vuole ascoltare le opinioni di tutti i membri della comunità cattolica vietnamita. (R.P.)

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    A Los Angeles le tradizionali celebrazioni in onore della Vergine di Guadalupe richiamano l'attenzione sul tema dell'immigrazione

    ◊   Erano in 15 mila nel College Stadium di Los Angeles a rendere omaggio alla Vergine di Guadalupe. Nei giorni scorsi, in occasione delle celebrazioni che ricordano le miracolose apparizioni della Vergine a San Juan Diego, presso Tepeyac, in Messico, anche quest’anno migliaia di fedeli, dopo una lunga processione per le vie della città, hanno partecipato alle celebrazioni della Santa Messa nel grande stadio cittadino. A presiedere il rito sono intervenuti il cardinale Roger Michael Mahony, della diocesi di Los Angeles, vescovi ausiliari e numerosi sacerdoti. Le celebrazioni di quest’anno – riporta l’Osservatore Romano – sono dedicate in particolare alla difficile condizione degli immigrati, a fronte dell’impegno assunto dalla Conferenza episcopale californiana in favore di una riforma “giusta e umana’’ della disciplina normativa sull’immigrazione. “La Vergine di Guadalupe e’ un simbolo di speranza e compassione per tutti coloro che sono emarginati” ha detto il cardinale Mahony “anche oggi continuano ad unirsi a noi, umile popolo di Dio in cerca di comprensione, pace e dignità per tutti”. Nell’omelia tenuta durante la messa, il vescovo ausiliare di Los Angeles, Gabino Zavala, ha chiesto a tutti i cittadini californiani di dare il proprio contributo per risolvere la delicata questione degli immigrati che vivono con la paura di essere allontanati “dal loro luogo di lavoro, dalla loro città e dalle proprie famiglie”. “L’immigrazione – ha aggiunto mons Zavala – è oggi una spada che deve essere trasformata in aratro, per rimuovere tutte le iniquità e coltivare le giuste relazioni tra le nazioni e i popoli”. (C.D.L.)

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    Servono almeno due mesi per la bonifica delle coste sud coreane ricoperte da oltre 10 mila tonnellate di petrolio

    ◊   E’ più grave del previsto l’impatto ambientale dell’incidente della petroliera al largo delle coste della Corea del Sud, che, venerdì, ha riversato in mare oltre 10 mila tonnellate di greggio dopo essere stata investita da una chiatta alla deriva. Secondo il ministro per le Questioni Marittime sud coreano, Kang Moo Hyun, il lavoro dei soccorritori è destinato a protrarsi almeno per altri due mesi. Sono più di 7 mila gli uomini impegnati a contenere la macchia d’olio, lunga 17 chilometri e ampia dieci, che ha devastato la bellissima zona di Mallipo, nella regione di Taean, a circa 120 chilometri dalla capitale Seul: il suo mare azzurro e incontaminato è diventato marrone scuro e le sue famose spiagge sono state ricoperte da uno strato di 10 centimetri di melma nerastra, oleosa e maleodorante. L’obiettivo è quello di salvare gli uccelli migratori che, ricoperti di catrame, si dibattono a centinaia su spiagge e scogli tentando invano di riprendere il volo. Le autorità temono ripercussioni sul turismo, mentre gli abitanti del luogo hanno paura che le loro attività - a partire dall’allevamento delle ostriche - vengano compromesse. Gravi le conseguenze anche per il parco nazionale marino della zona. (E. B.)

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    I medici europei riconoscono i rischi della pillola abortiva RU 486

    ◊   L’Associazione dei medici europei (European Medical Association - EMA) ha aderito al documento che denuncia la pericolosità del metodo farmacologico per l’interruzione di gravidanza. I rischi associati alla pillola abortiva RU486 – riferisce l’agenzia Zenit - emergono da uno studio a cura della Società Medico Scientifica Interdisciplinare Promed Galileo, presentato la settimana scorsa a Roma, presso la Camera dei Deputati. La ricerca dimostra che “l’interruzione di gravidanza farmacologica si caratterizza per un profilo di sicurezza inferiore rispetto al metodo chirurgico”, che risulta meno tollerabile e non facilita il controllo delle possibili complicanze. Il documento riporta inoltre che “il tasso di mortalità associato all’aborto con la Ru486 è a parità di età gestazionale dieci volte maggiore rispetto al metodo chirurgico” e che in alcuni casi “eventi avversi associati all’impiego dell’aborto medico” si sono verificati “a distanza di tempo dalla procedura”. L’adesione dei medici europei al documento elaborato dalla Promed Galileo si aggiunge a quella di altre associazioni e organismi tra cui l’Associazione Medici Cattolici Italiani (AMCI), il Forum delle Associazioni Sanitarie Cattoliche e la Società Italiana per la Bioetica e Comitati Etici. (C.D.L.)

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    Il Rinnovamento nello Spirito Santo sarà in pellegrinaggio a Lourdes per il 150.mo delle apparizioni

    ◊   Coinvolgerà mille persone il pellegrinaggio a Lourdes organizzato dal Rinnovamento nello Spirito Santo nella primavera del prossimo anno. Dal 12 al 16 giugno 2008 – riporta il quotidiano Avvenire - i fedeli del movimento ecclesiale diretti al santuario della Vergine Maria, nel cuore dei Pirenei, saranno guidati dal cardinale Angelo Comastri, Vicario Generale del Papa per la Città del Vaticano e Arciprete della Basilica di san Pietro, il presidente nazionale Salvatore Martinez, e il consigliere spirituale nazionale don Guido Pietrogrande. Parteciperà al pellegrinaggio anche Vittorio Messori, scrittore ed esperto di tematiche mariane. “Dalla chiusura del Concilio Vaticano II - spiega il presidente Martinez – Maria simboleggia la via dei laici, dei nuovi carismi, l’immagine più nitida del popolo di Dio, sempre in cammino”. “ A lei - aggiunge – vogliamo tributare il nostro onore, avvalorando l’anima “mariana” che sin dalle origini ha contraddistinto la vita del Rinnovamento nello Spirito”. Alla Vergine, conclude Martinez, “vogliamo affidare le nostre famiglie, a partire dai nostri bambini che, in cielo e in terra, hanno bisogno di una madre da amare”. (C.D.L.)

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    Nuovo appello dell’Associazione "Scienza & Vita" per lo sviluppo delle cure palliative

    ◊   Promuovere la diffusione delle cure palliative. E’ ciò che chiede l’Associazione "Scienza & Vita" nell’ambito dell’assistenza ai malati terminali e sul fronte della lotta all’eutanasia. “Un’emergenza sanitaria e culturale – ha detto Maria Luisa Di Pietro, presidente dell’associazione - rispetto alla quale, sono dannosi gli steccati ideologici”. Credenti e non credenti sono chiamati al dialogo – ha aggiunto - per “cercare un’offerta di cura che abbatta la domanda di morte”. Il ritardo dell’Italia sul fronte delle cure palliative – riferisce l’agenzia Zenit - è stato poi descritto dal professor Walter Ricciardi, Direttore dell’Osservatorio nazionale per la salute delle Regioni italiane. "Un ritardo - ha precisato - che si configura nonostante nel triennio 2006/2008 il finanziamento pubblico abbia consentito di stanziare circa 206 milioni di euro, e che investe, seppure in proporzioni diverse, l’intera penisola. Le risorse vanno aumentate soprattutto per creare nuovi hospice” ha detto il professor Ricciardi “per favorire la diffusione delle cure palliative e delle relative terapie del dolore”. Secondo il direttore dell’Osservatorio, sarebbero 160 mila ogni anno i nuovi pazienti oncologici che hanno bisogno di cure palliative in presenza di una malattia in fase terminale. La cultura cattolica, ha aggiunto infine Lucetta Scaraffia, vicepresidente di "Scienza & Vita", sostiene la cura del dolore, “sono proprio gli ospedali e gli hospice cattolici ad essere all’avanguardia in questo campo”. (C.D.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Nuovo monito di Mosca: no all'indipendenza del Kosovo

    ◊   Il Kosovo ha intenzione di proclamare l'indipendenza dalla Serbia “ben prima di maggio”. Lo ha affermato il portavoce della rappresentanza unitaria della leadership albanese-kosovara, nel giorno in cui arriva al Consiglio di Sicurezza dell'ONU il rapporto della "troika" USA-Russia-UE: rapporto che, secondo Pristina, sancisce la fine del negoziato. Nella dichiarazione, il portavoce ha sottolineato comunque che la proclamazione sarà fatta d'intesa con i Paesi occidentali. Intanto, è stata convocata oggi stesso una manifestazione di studenti, scesi in piazza a Pristina in un tripudio di bandiere e slogan patriottici. Da parte sua, l’Alto rappresentante UE per la Politica Estera e di Sicurezza, Solana, dice che i Paesi dell'Unione Europea dovrebbero essere in grado di superare le divisioni interne sul futuro del Kosovo. Stasera a Bruxelles arriva il ministro degli Esteri russo, Lavrov. La Russia si oppone all'indipendenza della provincia serba a maggioranza albanese. E Lavrov lancia un duro monito: l'indipendenza del Kosovo sarebbe "una flagrante violazione delle leggi internazionali e causerebbe una reazione a catena nei Balcani e in altre regioni". Dei rischi ci parla, nell’intervista di Giancarlo La Vella, il prof. Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni Internazionali all’Università Cattolica di Milano:


    R. – L’effetto di contagio onestamente non lo vedo così probabile. Mi pare che gli effetti più problematici siano quelli che produrrà, nei Balcani, il Kosovo nei rapporti con la Serbia. Immaginare che i catalani, piuttosto che i sud tirolesi, piuttosto che la minoranza tedesca o belga, prendano questo come pretesto per seguirne la strada è abbastanza inconsistente.

    D. – Una dichiarazione del genere potrebbe comunque provocare frizioni internazionali più ampie, considerando che contraria all’indipendenza si è dichiarata la Russia...

     
    R. – Sì, sicuramente, non c’è dubbio che la Russia sia contraria. Va anche detto, ad onor del vero, che dobbiamo iniziare a considerare che abbiamo degli interessi strategici sempre meno compatibili con quelli russi, in quanto europei. Il Kosovo nasce così perché abbiamo deciso anni fa di fare un intervento legittimato da questioni politiche e umanitarie ma illegale in tema di diritto internazionale.

    D. – Quali sono i reali interessi che girano intorno al Kosovo?

     
    R. – La Serbia è disposta a concedere tutto tranne l’indipendenza e i kosovari albanesi vogliono solo l’indipendenza. Gli interessi, in realtà, da parte occidentale, sono quelli di una transizione rapida. Da parte russa c’è l’interesse storico di proporsi come la protettrice degli slavi, in particolare del popolo serbo e della realtà politica serba. C’è poi chi parla di basi militari, di gasdotti. Tutte queste cose possono stare benissimo insieme in diversi assetti istituzionali. Quindi, non è che questo sia un punto preoccupante. Certo è che se non gestiamo in qualche modo la situazione, rischiamo di restare inguaiati in atti di violenza. Quindi, bisogna ragionare, perchè non esistono soluzioni che facciano contenti tutti.

    Pakistan
    Cinque bambini sono rimasti feriti nell’attentato suicida avvenuto vicino ad uno scuolabus nel nord ovest del Pakistan, a Kamra, sede di una base aeronautica, a 60 chilometri da Islamabad. Feriti anche il conducente del veicolo e un agente di sicurezza. E' il secondo attentato suicida in poche ore nel nord-ovest del Paese, una zona particolarmente sensibile al momento, dove l'esercito ha lanciato una vasta operazione contro ribelli estremisti islamici. Ieri, nella valle turistica di Swat, un attacco suicida ha provocato la morte di sette persone, tra cui due bambini.

    Iraq
    Almeno cinque persone sono morte, questa mattina, dopo che colpi di mortaio hanno colpito una prigione nel centro di Baghdad adiacente alla sede del Ministero iracheno dell'interno. Sempre nella capitale, nella periferia meridionale, un attacco con razzi contro un'importante raffineria di Baghdad ha causato un incendio di vaste proporzioni. Gli impianti petroliferi, oleodotti e raffinerie, sono spesso oggetto di attacchi da parte di gruppi di ribelli in Iraq. Sul piano politico, funzionari americani e iraniani terranno una nuova sessione di colloqui sulla sicurezza dell'Iraq il 18 dicembre prossimo.

    Afghanistan
    Il primo ministro britannico Gordon Brown è giunto oggi in Afghanistan per una visita a sorpresa nel corso della quale dovrebbe incontrare il presidente afghano Karzai. Intanto, truppe dell'esercito afghano sono entrate a Musa Qala nel quarto giorno della massiccia offensiva lanciata contro la roccaforte talebana insieme con le forze della coalizione.

    Medio Oriente
    L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l'UNRWA, l'Agenzia dell'ONU per i rifugiati palestinesi, hanno espresso “profonda preoccupazione”' per l'impatto negativo che la riduzione delle forniture di carburante e di erogazione di energia elettrica, imposto da Israele, stanno avendo sulla situazione sanitaria nella striscia di Gaza. In un comunicato l'OMS e l'UNRWA hanno lanciato “un appello alle parti interessate affinchè siano assicurate le forniture di carburante e di elettricità necessarie per il funzionamento dei servizi sanitari” nella Striscia. Israele ha ridotto, dallo scorso ottobre, le forniture di carburanti e elettricità a Gaza, dichiarata "entità ostile", in reazione ai giornalieri tiri di razzi e di colpi di mortaio contro il suo territorio da parte di gruppi armati palestinesi. L'OMS ha detto di temere che il continuo peggioramento della situazione sanitaria possa causare una “crisi umanitaria” nella Striscia.

    Libano
    La prevista sessione di domani del Parlamento libanese per eleggere il nuovo presidente della Repubblica potrebbe essere rinviata nuovamente, per l'ottava volta dal 25 settembre. Lo riferisce oggi la stampa di Beirut. Il quotidiano An-Nahar ha affermato che il presidente del Parlamento e leader sciita d'opposizione Nabih Berri “ha posto nuove condizioni” su una bozza di petizione di dieci deputati per un emendamento alla Costituzione che consenta l'elezione alla massima carica del comandante in capo dell'esercito, generale Michel Suleiman. Secondo il quotidiano, Berri e il movimento sciita Hezbollah - alla guida dell'opposizione e appoggiato da Siria e Iran - hanno chiesto che l'emendamento non sia sottoposto all'autorizzazione del governo del premier Fuad Siniora, che l'opposizione considera “illegittimo” dopo le dimissioni di tutti e cinque i ministri sciiti nel novembre 2006. “E' impossibile che io attribuisca un ruolo a un governo illegittimo”, ha detto Berri, citato dal quotidiano d'opposizione As-Safir, secondo il quale la sessione del Parlamento potrebbe essere rinviata a venerdì prossimo. La richiesta di Berri viene però respinta dalla maggioranza parlamentare antisiriana che appoggia il governo Siniora ed è sostenuta da USA, UE e Paesi arabi del Golfo. Citato dallo stesso As-Safir, il leader sunnita della maggioranza Saad Hariri ha al riguardo denunciato “le assurde affermazioni sulla legittimità del governo”.

    Iran
    Sono 27, secondo quanto scrive oggi un quotidiano riformista, gli studenti arrestati nei giorni scorsi dalle forze di sicurezza iraniane per prevenire raduni di protesta nelle Università del Paese. Ma una manifestazione si è ugualmente svolta ieri nel maggiore ateneo di Teheran, con la partecipazione di 1.500 giovani che hanno gridato slogan contro il presidente Mahmud Ahmadinejad e chiesto il rilascio dei colleghi detenuti. Tra le frasi ostili scandite contro il presidente, “Ahmadi-Pinochet, l'Iran non diventerà un altro Cile”. Gli arresti sono stati effettuati, oltre che a Teheran, nelle città di Shiraz e Ahwaz. Oggi è stato rilasciato un leader del movimento studentesco iraniano, Ali Nikunesbati, dopo oltre un mese nel carcere di Evin a Teheran. Era stato arrestato l'8 novembre scorso.

    Due drammatici episodi di immigrazione clandestina
    Una grossa imbarcazione che portava circa 70 emigranti clandestini dalle coste turche verso l'Europa è affondata, questa notte nel Mare Egeo, provocando la morte di almeno 31 persone. La Turchia è un punto di passaggio sulle rotte degli emigranti clandestini che provengono sia dall'Asia sia dall'Africa. Inoltre, oltre 50 clandestini provenienti dall'Africa subsahariana sono stati dati per dispersi dopo il naufragio dell'imbarcazione sul quale viaggiavano nell'Atlantico, al largo di Dakhla (nel sud del Sahara occidentale).

    Argentina
    Cristina Fernández Kirchner, 54 anni, diventa oggi il primo presidente donna dell'Argentina eletto democraticamente. Ha avuto un ampio sostegno elettorale (45,2% dei voti al primo turno) all'apice di una brillante carriera politica iniziata nei primi anni '70. Il servizio di Luis Badilla.

    Cristina Fernández Kirchner è stata sempre accanto, mai all'ombra, del marito e presidente uscente, Néstor Kirchner. Da lui, che ieri ha dichiarato che “per la prima volta nella storia, i presidenti d'America Latina assomigliano ai loro popoli”, il neo presidente eredita un Paese economicamente solido, in ripresa vertiginosa, dopo gli anni del crollo e della bancarotta. Eredita, però, al tempo stesso una nazione ove tuttora convivono ricchezza e povertà estrema, modernità circondata da arretratezza, al punto che i successi “macroeconomici” non sembrano ancora migliorare la “micro-economia” quotidiana del cittadino medio. Ed è proprio su questo terreno ove si gioca la presidenza della signora Fernández Kirchner che, come si legge sulla stampa locale, “dovrà fare meglio del marito”. Lei sa, e ne parlò ampiamente durante la campagna elettorale, che i principali problemi da risolvere in Argentina si chiamano ineguaglianza, inflazione, insicurezza, oltre a salute e educazione. Il governo del presidente, con gli 11 ministri annunciati giorni fa, ricalca in gran parte quello del marito. Lei stessa ha già sottolineato che intende “mantenere gli alti tassi di crescita del Paese tentando però di migliorare la distribuzione della ricchezza”. In questo progetto avrà due avversari insidiosi: le resistenze di una parte del settore imprenditoriale e le aspettative popolari contenute o rimandate troppo a lungo. Ora, però, gli osservatori si attendono alcune rilevanti novità in politica estera. Potrebbero essere un riavvicinamento agli Stati Uniti e una presa di distanza da partner latinoamericani molto vicini al presidente uscente. Di ciò, certamente, si discute in queste ore a Buenos Aires dove sono arrivati, in pratica, quasi tutti i governanti dell’America Latina.

    Russia
    Vola la borsa russa dopo la notizia della candidatura del primo vice premier russo Dmitri Medvedev alle presidenziali. Spicca il balzo di Gazprom, di cui Medvedev è il presidente. Da parte sua, il presidente Putin afferma che la candidatura di Medvedev alle presidenziali del 2 marzo consentirà di mantenere stabile il potere, continuando il corso positivo di questi ultimi otto anni. Il capo del partito di Putin, ‘Russia Unita’, ha precisato che la candidatura verrà formalizzata al congresso del partito il 17 dicembre.

    Birmania
    La comunità internazionale ''sta perdendo la pazienza'' nei confronti della titubanza con cui la giunta militare al potere in Birmania sta trascinando le sue mosse verso un processo di transizione democratica del Paese. Lo ha detto il segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon. ''Spero che le autorità birmane prendano la questione molto seriamente'', ha aggiunto Ban Ki-moon, durante una visita in Tailandia dove ha esortato i Paesi che fanno parte dell'Asean (Associazione delle nazioni del sud-est asiatico), tra cui la Brirmania, a giocare ''un ruolo politico speciale''. ''Il popolo birmano è rimasto isolato troppo a lungo, è arrivato il momento per loro di godere di genuina democrazia e genuina integrazione nella comunità internazionale'', ha detto ancora il segretario generale dell'ONU. In viaggio verso Bali per partecipare al vertice sul clima, Ban Ki-moon ha sottolineato che continuerà la missione dell'inviato Ibrahim Gambari nel tentativo di portare i vertici militari birmani a un tavolo dei negoziati con la leader dissidente, Aung San Suu Kuy.

    Conferenza sui cambiamenti climatici a Bali
    Comincia l'ultima e decisiva settimana per il summit mondiale dell'ONU sui cambiamenti climatici. Mercoledì e giovedì a Bali, in Indonesia, l'intervento dei ministri dell'Ambiente poi venerdì le conclusioni. I 190 Paesi presenti alla Conferenza ONU stanno cercando di lanciare due anni di negoziati formali per arrivare a una larga intesa su un nuovo patto delle Nazioni Unite contro l'effetto serra. Il nodo politico ancora una volta è rappresentato dagli Stati Uniti che stanno prospettando una ''strada parallela'' a Kyoto. Una sorta di ''long term action'', ovvero un piano d'azione a lungo termine da realizzare nell'ambito della Convenzione sui cambiamenti climatici, Convenzione sotto cui ricade il summit. Piano d'azione alternativo a Kyoto che di fatto, dicono gli osservatori internazionali, ucciderebbe Kyoto 2, ovvero la prosecuzione del Protocollo salva-clima, l'unico patto che prevede target obbligatori di riduzione dei gas serra. La sensazione, alla ripresa dei lavori dopo la prima settimana, è che si punti tutto al 2009 quando le elezioni americane avranno già cambiato la scena mondiale. L'Unione Europea per i prossimi due anni vuole giocare in casa fissando i prossimi due summit mondiali del clima a Poznan, in Polonia, nel 2008, e a Copenaghen, nel 2009. A Bali, intanto, fino a quella data i due processi, di Kyoto e della Convenzione sul clima, potrebbero rimanere aperti e non collegati.

    Drammatici episodi di violenza in Colorado
    Quatto morti nella domenica di sangue in Colorado: un giovane ha ucciso due missionari ventenni e ne ha feriti altri due in un centro evangelico alle porte di Denver. Ore dopo un killer - non è escluso sia la stessa persona - ha fatto irruzione in una grande chiesa affollata a Colorado Springs e ha aperto il fuoco prima di essere ucciso dall’addetto alla sicurezza. Una doppia scia di sangue complicata dal ritrovamento, a Colorado Springs, di possibili ordigni esplosivi che il killer aveva con sè. L'FBI è arrivata sul posto per le indagini, che sono proseguite nel corso della notte tra domenica e lunedì. Il movente al momento resta oscuro. Le autorità nello Stato del West indagano per verificare la possibilità di un collegamento tra i due casi, avvenuti in due località poco distanti l'una dall'altra, in mezzo alle quali tra l'altro si trova Littleton, dove sorge il liceo Columbine, scenario nel 1999 di uno dei peggiori massacri scolastici nella storia americana: due studenti uccisero 12 compagni e un insegnante, prima di togliersi la vita. A pochi giorni dalla strage in un centro commerciale in Nebraska, compiuta da un teen-ager che ha ucciso otto persone e si è poi sparato, la domenica di sangue in Colorado è diventata un nuovo capitolo di violenza con protagonista un giovane killer. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 344
     
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