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SOMMARIO del 04/12/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • "Famiglia umana: comunità di pace": è il titolo del Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace 2008
  • Domani la prima udienza generale dell'Avvento: il Papa invita a leggere in questo Tempo forte la sua Enciclica sulla speranza cristiana
  • Con la “Spe salvi”, il Papa chiede a i cristiani di non ripiegarsi su se stessi, ma di testimoniare a tutti la speranza evangelica: la riflessione dello storico Agostino Giovagnoli
  • Il Papa nomina il prof. Antonio Paolucci direttore dei Musei Vaticani. Il direttore uscente, Francesco Buranelli, neo-segretario della Pontificia Commissione per i Beni culturali della Chiesa
  • Firmato a Tirana un accordo di natura economica e tributaria tra Santa Sede e Albania
  • Tra le maggiori sfide per la stabilità e la sicurezza nel mondo c'è la lotta all’intolleranza religiosa: così mons. Mamberti all’OSCE
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Speranze di pace in Medio Oriente dopo Annapolis: il commento di mons. Parolin
  • L'ambasciatore israeliano Ben-Hur: progressi promettenti nei colloqui Santa Sede-Israele sulle questioni economiche e giuridiche
  • Chiesa e Società

  • L’Australia aderisce al protocollo di Kyoto. A Bali si cercano accordi sui gas serra
  • Allarme della FAO: globalizzazione e cambiamenti climatici possono favorire la diffusione dell’influenza aviaria
  • Si acuiscono gli scontri nel nord dello Sri Lanka. Il vescovo di Mannar lancia un appello per la pace
  • “Vergognosa” la situazione post-tsunami in Sri Lanka: è la denuncia di World Forum of Fisher People
  • Nuova rete dei Gesuiti in Asia del Sud per sostenere le comunità più deboli
  • In India, cattolici, indù e musulmani contro l’esproprio di terreni di una parrocchia
  • Vietnam: alla Giornata della diocesi di Saigon oltre 7 mila giovani impegnati in attività sociali in favore dei loro coetanei
  • La solidarietà della famiglia salesiana in Sudan
  • L'UNICEF condanna i rapimenti e le uccisioni di bambini ad Haiti
  • America Centrale: i vescovi preoccupati per l’emigrazione alimentata da corruzione e mancanza di politiche di sviluppo
  • Alla Lateranense, convegno di studio su “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa"
  • I cardinali Cordes e Dias apriranno a Lourdes il 150.mo anniversario delle apparizioni della Vergine
  • Giovani dell'Azione Cattolica di Europa, Africa, Asia e America si preparano al pellegrinaggio in Terra Santa
  • GMG 2008: boom di candidature per il Festival della Gioventù dedicato all’arte
  • Con la partecipazione al Jewish Film Festival a Geusalemme, Religion Today inaugura il calendario degli incontri internazionali
  • La comunità ecclesiale si trasformi in comunità accogliente: così il cardinale André Vingt – Trois in un’intervista all’Osservatore Romano
  • Rapporto OCSE sulla preparazione degli studenti in 57 Paesi: ai primi posti Finlandia, Corea del Sud ed Hong Kong
  • Il mondo della letteratura piange la scomparsa di Dante Isella, filologo, critico e studioso di italianistica
  • La Regione Lombardia premia i costruttori di pace 2007: numerosi i riconoscimenti assegnati ai missionari cattolici nel mondo
  • 24 Ore nel Mondo

  • Secondo la CIA l’Iran ha sospeso il programma di arricchimento dell’uranio, ma per la Casa Bianca occorre vigilare
  • Il Papa e la Santa Sede



    "Famiglia umana: comunità di pace": è il titolo del Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace 2008

    ◊   E’ intitolato “Famiglia umana: comunità di pace” il Messaggio di Benedetto XVI per la 41ª Giornata Mondiale della Pace che sarà celebrata il 1° gennaio 2008. Il cardinale Renato Raffaele Martino e mons. Giampaolo Crepaldi, rispettivamente presidente e segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace presenteranno il messaggio martedì prossimo 11 dicembre alle ore 11.30 nella Sala Stampa della Santa Sede. Si tratta del terzo Messaggio di Benedetto XVI su questo tema. L’anno scorso era intitolato “La persona umana, cuore della pace, e il primo, quello del 2006 “Nella verità la pace”.

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    Domani la prima udienza generale dell'Avvento: il Papa invita a leggere in questo Tempo forte la sua Enciclica sulla speranza cristiana

    ◊   Domani mattina alle 10.30 il Papa terrà la prima udienza generale dell’Avvento nell’Aula Paolo VI in Vaticano. La nostra emittente trasmetterà la cronaca della catechesi di Benedetto XVI a partire dalle 10.20 sulle consuete frequenze. “L’Avvento – come ha detto il Pontefice – è per eccellenza il tempo della speranza” e proprio per questo ha scelto tale periodo per offrire a tutta la Chiesa la sua seconda Enciclica “Spe salvi” sul tema della speranza. In questi giorni è stato lo stesso Benedetto XVI a spiegarne i contenuti. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    Il Papa ci invita a leggere e meditare la sua Enciclica in questo Tempo di Avvento per trovarvi le ragioni di quella "speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente: … anche un presente faticoso". Ma che cos’è la speranza?

     
    “E’ un dono che cambia la vita di chi lo riceve, come dimostra l’esperienza di tanti santi e sante. In che cosa consiste questa speranza, così grande e così ‘affidabile’ da farci dire che in essa noi abbiamo la ‘salvezza’? Consiste in sostanza nella conoscenza di Dio, nella scoperta del suo cuore di Padre buono e misericordioso. Gesù, con la sua morte in croce e la sua risurrezione, ci ha rivelato il suo volto, il volto di un Dio talmente grande nell’amore da comunicarci una speranza incrollabile, che nemmeno la morte può incrinare, perché la vita di chi si affida a questo Padre si apre sulla prospettiva dell’eterna beatitudine”. (Angelus, 2-12-2007)
     
    Gesù non è un rivoluzionario – afferma il Papa: è la vera rivoluzione. Cristo non porta una semplice notizia: è “l’unica vera novità” della storia in un mondo che spesso pensa di fare a meno di Dio. Un mondo che cerca la felicità e si scontra col mistero del male e della disperazione. Ma anche la sofferenza, vissuta con Cristo, diventa luogo di apprendimento della speranza:

     
    “Nella prova e nella malattia Dio ci visita misteriosamente e, se ci abbandoniamo alla sua volontà, possiamo sperimentare la potenza del suo amore”. (Omelia all’Ospedale San Giovanni Battista dei Cavalieri di Malta, 2\12\2007)
     
    “L’attuale crisi di fede – scrive il Papa – è soprattutto una crisi della speranza cristiana”. Non c’è più l’attesa, manca un futuro, si vuole vivere solo il presente, ma non c’è una vera meta. L’uomo non ha tempo per Dio, ma il tempo è di Dio e Dio non si stanca di cercare l’uomo che gli dice di ‘no’:

     
    “Ecco allora la sorprendente scoperta: la mia, la nostra speranza è preceduta dall’attesa che Dio coltiva nei nostri confronti! Sì, Dio ci ama e proprio per questo attende che noi torniamo a Lui, che apriamo il cuore al suo amore, che mettiamo la nostra mano nella sua e ci ricordiamo di essere suoi figli. Questa attesa di Dio precede sempre la nostra speranza, esattamente come il suo amore ci raggiunge sempre per primo (cfr 1 Gv 4,10). In questo senso la speranza cristiana è detta ‘teologale’: Dio ne è la fonte, il sostegno e il termine. Che grande consolazione in questo mistero!”(Omelia ai Primi Vespri, 1\12\2007)
     
    C’è dunque un rovesciamento: la speranza dell’uomo in Dio si fonda in realtà sulla fiducia che Dio ha nell’uomo: è questa fiducia divina che “manda avanti il mondo”:

     
    “E’ una fiducia che ha il suo riflesso nei cuori dei piccoli, degli umili, quando attraverso le difficoltà e le fatiche si impegnano ogni giorno a fare del loro meglio, a compiere quel poco di bene che però agli occhi di Dio è tanto: in famiglia, nel posto di lavoro, a scuola, nei diversi ambiti della società. Nel cuore dell’uomo è indelebilmente scritta la speranza, perché Dio nostro Padre è vita, e per la vita eterna e beata siamo fatti”.(Omelia ai Primi Vespri, 1\12\2007)

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    Con la “Spe salvi”, il Papa chiede a i cristiani di non ripiegarsi su se stessi, ma di testimoniare a tutti la speranza evangelica: la riflessione dello storico Agostino Giovagnoli

    ◊   “Chi non conosce Dio, pur potendo avere molteplici speranze, in fondo è senza speranza, senza la grande speranza che sorregge tutta la vita”. E’ uno dei passaggi forti della “Spe salvi” di Benedetto XVI. Un’Enciclica nella quale il Papa offre anche una disamina storica della trasformazione della fede-speranza cristiana nel tempo moderno. Una scelta coraggiosa e controcorrente, come sottolinea lo storico dell’Università “Cattolica” di Milano, Agostino Giovagnoli, intervistato da Alessandro Gisotti:


    R. – Oggi non viviamo in tempi in cui la speranza va di moda, se così posso dire. Anzi: è diffuso un senso di scetticismo, di rassegnazione, addirittura di rifiuto della stessa categoria della speranza intesa come sguardo rivolto al futuro e orientamento di ciò che facciamo, di ciò che viviamo verso un futuro più impegnativo, più bello, più esauriente. Dunque, rilanciare questo tema significa andare controcorrente e porre un problema molto importante per i cristiani, ma anche molto importante per la società in cui viviamo.

     
    D. – Una parte della “Spe salvi” è dedicata alla natura della speranza cristiana, che non è mai individualistica ma è sempre “anche per gli altri”, dice Benedetto XVI. Il Papa esprime inoltre la necessità di un’autocritica da parte dei cristiani ...

     
    R. – Benedetto XVI si rifà, tra l’altro anche in modo esplicito, ad una critica che ha preceduto il Concilio. La critica fatta appunto ai cristiani, di essersi ripiegati su una dimensione puramente individualista, quella appunto della salvezza della propria anima, intesa però come salvezza del singolo a prescindere dai problemi degli altri e da una solidarietà più ampia. Ecco: questa critica, in qualche modo, il Papa ci dice che è giusta, perché è vero che i cristiani si sono ripiegati su questa dimensione; per questo, parla di un’autocritica che certamente è sempre una parola forte, molto significativa. Il Papa inserisce questo ripiegamento, contro cui egli si schiera con tutta l’Enciclica, dentro un contesto più ampio che fa emergere come le responsabilità non siano solo dei cristiani. In questo senso, l’autocritica non è solo loro ma dev’essere anche più ampia, di una società europea che in epoca moderna e contemporanea ha spinto la fede – diciamo così – verso questo ripiegamento individualista.

     
    D. – Si è detto: una Enciclica euro-centrica, però poi il Papa cita come testimoni della speranza una sudanese e due vietnamiti ...

     
    R. – Certamente questi sono elementi di contraddizione rispetto a questo giudizio sbrigativo. Più che euro-centrica, direi, è una riflessione saldamente radicata nel pensiero europeo. Questo è indubbiamente vero: c’è questo forte riferimento al pensiero europeo e anche alle esperienze politiche europee, dalla Rivoluzione francese al comunismo. In questo senso è certamente un’Enciclica che porta l’impronta di un intellettuale europeo, che ha vissuto l’esperienza dell’Europa e in particolare quella dell’ultimo secolo. Ma, come lei faceva giustamente osservare, ci sono questi riferimenti extra-europei che sono particolarmente significativi perché la speranza cristiana, naturalmente, non è una speranza “continentale”: è per sua natura universale, “cattolica”. Il Papa cita un bellissimo libro del padre de Lubac del 1937, che si intitola appunto: “Cattolicismo”, e che vuole, nel piccolo, richiamare la universalità della salvezza e, se vogliamo, il carattere comunitario della fede su cui appunto il Papa insiste molto nel suo testo.

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    Il Papa nomina il prof. Antonio Paolucci direttore dei Musei Vaticani. Il direttore uscente, Francesco Buranelli, neo-segretario della Pontificia Commissione per i Beni culturali della Chiesa

    ◊   Un complesso di una ricchezza storico-artistica inestimabile, con 500 anni di storia alle spalle e che lo scorso anno ha raggiunto la cifra-record di quattro milioni di visitatori. Sono i Musei Vaticani, alla cui direzione Benedetto XVI ha nominato il prof. Antonio Paolucci, che si è insediato ufficialmente oggi al posto del dott. Francesco Buranelli, nominato dal Papa segretario della Pontificia Commissione per i Beni culturali della Chiesa e ispettore della Pontificia Commissione di Archeologia sacra. Il servizio di Alessandro De Carolis:


    Una lunga e “fraterna” amicizia, rinsaldata da una reciproca stima professionale: sono i sentimenti che hanno accompagnato questa mattina il passaggio di consegne tra il direttore uscente e quello entrante dei Musei Vaticani. Direttore generale dei Musei da cinque anni, ma già direttore reggente da altri sei, il dott. Francesco Buranelli ha accolto nella Sala del Domenichino - una delle più celebri dei Musei, con grandi tele alle pareti, tra cui del Caravaggio - il neo-direttore, il prof. Antonio Paolucci, presentandolo ai responsabili dei vari settori del polo museale e rivolgendogli parole di grande apprezzamento, dicendosi certo che anche sotto la nuova direzione i Musei Vaticani manterranno “l’alto livello scientifico” che li colloca ai vertici del panorama internazionale. Da parte sua, il prof. Paolucci ha avuto parole di ringraziamento per Benedetto XVI, per il neo-cardinale Giovanni Lajolo, presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano - che ha introdotto la cerimonia - per il suo predecessore, ma anche per tutti i suoi nuovi collaboratori, salutati affabilmente come “cari colleghi”.

     
    Un avvicendamento ad alto livello, considerata l’esperienza del prof. Paolucci, autorità di lungo corso nel campo della tutela dei patrimoni artistici e della loro divulgazione. Originario di Rimini, dov’è nato 68 anni fa, il neo-direttore dei Musei Vaticani inizia molto presto - fra i tesori della sua città d’adozione, Firenze - ad affinare le competenze sulle quali ha costruito una prestigiosa carriera. Laureato in Storia dell’Arte con Roberto Longhi, uno dei più noti storici dell’arte italiani del Novecento, e specializzato con Francesco Arcangeli, Paolucci entra nella carriera direttiva dei Beni culturali a 29 anni. Lavora come soprintendente a Venezia, poi a Verona, viene nominato direttore dell'Opificio delle Pietre Dure. Più tardi è chiamato come soprintendente per il Polo museale fiorentino e nominato direttore generale dei Beni culturali per la Toscana. A metà degli anni Novanta, è ministro per i Beni culturali nel governo di Lamberto Dini. Poi, dopo il drammatico terremoto che sconvolge l’Umbria e Assisi nel 1997, il prof. Paolucci viene chiamato, nelle vesti di commissario governativo, a un incarico di grande responsabilità: dirigere il cantiere che dovrà restituire all’originaria bellezza gli affreschi della Basilica di S. Francesco devastati dal sisma. Dieci anni di ricerche e lavori, 300 mila frammenti restaurati e ricollocati grazie al lavoro di decine di esperti, per un totale di circa 60 mila ore lavorative.

     
    Accanto agli incarichi dirigenziali, il prof. Paolucci unisce un’intensa attività divulgativa: pubblica monografie su figure immortali dell’arte italiana - come Piero della Francesca, Michelangelo, Antoniazzo Romano, Luca Signorelli, Benvenuto Cellini - ma anche saggi su riviste specialistiche e libri sulla storia del restauro e della tutela del patrimonio artistico. Collabora con varie testate giornalistiche, tra le quali Il Sole 24 Ore, La Nazione, Repubblica e Avvenire. Le sue conoscenze nel settore gli valgono gli incarichi, a tutt’oggi ricoperti, di presidente del Comitato Scientifico per le mostre d'arte nelle Scuderie del Quirinale e di vicepresidente del Consiglio Superiore dei Beni culturali, nonché di consulente del sindaco per i musei civici di Firenze. Numerose anche le onorificenze ricevute: è accademico dei Lincei, Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana, Cavaliere della Legion d'Onore della Repubblica Francese, medaglia d'oro dei benemeriti della cultura.

     
    Per i Musei Vaticani, il 2006 è stato un anno giubilare. Fu il Papa “mecenate”, Giulio II, ad accendere la scintilla di ciò che un giorno sarebbe assurto a livelli toccati, nel mondo, solo dal Louvre di Parigi, dal MOMA di New York o dal British Museum di Londra. Il complesso scultoreo del “Laocoonte”, dissotterrato nella campagna romana, fu il primo di una infinita serie di capolavori, tra i quali le Stanze di Raffaello e la Cappella Sistina del Michelagelo. Ma i Musei Vaticani annoverano al loro interno una serie di istituzioni tematiche, allestite nel corso dei secoli, arricchite da sempre nuove acquisizioni e dunque di fondamentale importanza scientifica oltre che artistica: si tratta dei Musei Egizio, Etrusco, delle Antichità Classiche, il Pio Cristiano, la Pinacoteca - con i capolavori di Caravaggio, Leonardo, Melozzo da Forlì, Raffaello, Tiziano - la Galleria degli Arazzi, il Missionario-Etnologico, quello Sacro, il Profano, lo Storico Vaticano, e il più recente, dedicato all'arte religiosa moderna, con opere di eminenti artisti del Novecento.

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    Firmato a Tirana un accordo di natura economica e tributaria tra Santa Sede e Albania

    ◊   Ieri, lunedì 3 dicembre, presso l’Ufficio del Ministro delle Finanze a Tirana è stato firmato l’Accordo fra la Santa Sede e la Repubblica d’Albania su alcune questioni economiche e tributarie, con cui vengono confermati alcuni principi e definite alcune disposizioni in materia. Lo rende noto un comunicato della Sala Stampa vaticana. Per la Santa Sede ha firmato mons. Giovanni Bulaitis, nunzio apostolico a Tirana, e per la Repubblica di Albania il ministro delle Finanze Ridvan Bode.

    “L’Accordo economico-fiscale tra la Santa Sede e l’Albania – afferma il comunicato - si colloca sulla scia dell’Accordo del 2002 e stabilisce il quadro giuridico del trattamento tributario delle istituzioni ecclesiastiche riconosciute come persone giuridiche senza scopo di lucro; in particolare regola lo status fiscale degli enti della Chiesa cattolica in Albania, l’amministrazione contabile di dette strutture e il sistema contributivo-previdenziale del personale religioso e laico non albanese a loro servizio”. L'Accordo entrerà in vigore dopo lo scambio degli strumenti di ratifica.

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    Tra le maggiori sfide per la stabilità e la sicurezza nel mondo c'è la lotta all’intolleranza religiosa: così mons. Mamberti all’OSCE

    ◊   "Sfide e prospettive per la sicurezza e la stabilità paneuropea” ne ha parlato nei giorni scorsi l’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, nel suo intervento a Madrid, in Spagna nell’ambito del Consiglio ministeriale dell’OSCE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, cui aderiscono 55 Paesi: tutti quelli europei, oltre a Stati Uniti, Canada, Turchia e le Repubbliche asiatiche dell’ex Unione Sovietica. Il servizio di Roberta Gisotti:

     
    “Non spetta alla Santa Sede entrare in questioni strettamente politiche, e tanto meno essa ambisce di farlo” ma ciò che si chiede è di rispettare la “verità” e la “giustizia”, “mantenere gli impegni assunti” e “non ledere i legittimi interessi e le giuste aspettative altrui”. L’arcivescovo Mamberti ha parlato chiaro. Ci sono scadenze imminenti nell’agenda dell’OSCE “che reclamano il dialogo e la cooperazione”, mentre “le persistenti minacce ed i conflitti non risolti – ha detto - testimoniano” che "la stabilità e la pace sono ‘cantieri’ ancora aperti".

    Tra le questioni urgenti il rappresentate della Santa Sede ha indicato la lotta al terrorismo e la sicurezza delle infrastrutture energetiche; la tutela ambientale e la gestione delle risorse idriche; l’impegno nel campo dei diritti umani, dove “la Chiesa cattolica è in prima linea” contro gli “arcipelaghi della vergogna e le sue istituzioni”, che trafficano esseri umani, compresi i bambini, a scopo di sfruttamento sessuale e lavorativo. Occorre assicurare alle vittime – ha sollecitato mons. Mamberti - “giustizia”, “assistenza legale” , “sociale”, e "compensazione per i danni" subiti.

    Infine, un severo richiamo a combattere “in maniera effettiva ed efficace” l’intolleranza religiosa. L’OSCE “deve mantenere alta la guardia”. In particolare i cristiani – ha denunciato l’arcivescovo Mamberti – “continuano ad essere vittime di pregiudizi, di stereotipi, di discriminazioni e di violenze. Il disimpegno, dunque, non è un’opzione!”, ha esclamato il presule. “Non ci si deve nascondere dietro il principio del consenso, per evitare di agire in modo effettivo”. Né bastano “condanne generiche”, per garantire “i diritti fondamentali di ogni credente, di ogni comunità religiosa e - in primis - la libertà religiosa".

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L'intervento dell'arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, al XV Consiglio ministeriale dell'OSCE: “Sfide e prospettive per la sicurezza e la stabilità paneuropea”.

    Un testo di Manlio Simonetti sul concetto di speranza nel mondo antico.

    Un articolo di Luca Pellegrini sul film sull'aborto del rumeno Cristian Mungiu “4 mesi, 3 settimane, 2 giorni”. La pellicola ha vinto gli “European film awards”.

    “Dialogo aperto con Costantinopoli e Mosca” è il titolo di un'intervista di Giampaolo Mattei al cardinale Walter Kasper, di ritorno dall'incontro, a Istanbul, con Bartolomeo I.

    Nella politica internazionale, in evidenza il rapporto della CIA secondo cui l'Iran ha sospeso il programma nucleare militare nel 2003.

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    Oggi in Primo Piano



    Speranze di pace in Medio Oriente dopo Annapolis: il commento di mons. Parolin

    ◊   Un mini-vertice tra Egitto, Arabia Saudita, Giordania, Siria e ANP potrebbe svolgersi tra breve in Arabia Saudita come “seguito alla conferenza di Annapolis” sul Medio Oriente tenutasi martedì scorso negli USA. Lo hanno riferito ieri fonti giordane. E mentre continuano le consultazioni internazionali, il governo israeliano ha approvato la Dichiarazione congiunta messa a punto al termine dei lavori. Ma sono più le speranze o i dubbi nel dopo Annapolis? Sui risultati del vertice, sentiamo al microfono di Gabriella Ceraso, mons. Pietro Parolin sottosegretario per i Rapporti con gli Stati, che ha partecipato al summit come capo delegazione della Santa Sede :


    R. - Siamo andati ad Annapolis con un barlume di speranza di pace per due popoli che ci sono cari e che si vedono minacciati nei loro più elementari diritti e non si poteva permettere che questo barlume di speranza si spegnesse. Mi pare che a distanza di una settimana ormai, questa fiammella continui ad ardere perché entrambe le parti hanno mostrato di ritenere superate le strategie perseguite nel passato e che si sono dimostrate largamente fallimentari, si sono impegnate ad ingaggiare negoziati diretti, pubblici e su tutte le questioni aperte tenendo ben presente che un accordo di pace potrà funzionare nella misura in cui analoghi accordi saranno raggiunti anche con la Siria, con il Libano e con tutti i Paesi arabi nel loro complesso. Poi c’è l’apporto della comunità internazionale: anche questo è un altro elemento di speranza, mi pare che ci apre anche ad un certo ottimismo per quanto riguarda il futuro.

     
    D. – Come definirebbe il clima in cui si è svolto questo negoziato? Rricordiamo la presenza al vertice di Paesi arabi che non riconoscono lo Stato di Israele...

     
    R. – Era un clima di fiducia che va protetta e alimentata, fiducia che finalmente si sia imboccata la strada giusta e che su questa strada si possa arrivare a delle soluzioni positive per entrambi i popoli.

     
    D. – Mons. Parolin, uno dei temi al centro dei futuri negoziati sarà la questione di Gerusalemme: come si colloca, in proposito, la posizione della Santa Sede?

     
    R. – E’ noto che la Santa Sede chiede che le parti giungano ad un accordo tra di loro per quanto riguarda la sovranità su Gerusalemme. Una volta definito questo aspetto della questione, la Santa Sede attende che le due parti prendano in esame anche la dimensione religiosa della città, soprattutto la città vecchia che è unica e sacra sia per gli ebrei che per i cristiani e i musulmani sia locali che per gli ebrei, i cristiani e musulmani in tutto il mondo, a partire dalla considerazione che per la Santa Sede i luoghi santi non sono musei ma sono luoghi dove vive una concreta comunità di credenti e questo deve essere salvaguardato. In concreto, che cosa chiede la Santa Sede? Che in conformità con la prima e fondamentale risoluzione delle Nazioni Unite in materia, sia riconosciuto uno statuto speciale, internazionalmente garantito che possa assicurare il carattere storico, materiale e religioso dei luoghi santi come pure il libero accesso ad essi per i residenti e per i pellegrini. Quindi questo statuto dovrebbe assicurare in pratica la libertà di religione e di coscienza per tutti; l’uguaglianza davanti alla legge delle tre religioni monoteistiche e delle loro istituzioni e dei fedeli; il rispetto dell’identità e del carattere sacro della città, il suo universale significato religioso e la sua eredità culturale; la libertà di accesso ai santuari e l’esercizio del culto in essi; il rispetto del regime dello status quo in quei luoghi dove si applica.

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    L'ambasciatore israeliano Ben-Hur: progressi promettenti nei colloqui Santa Sede-Israele sulle questioni economiche e giuridiche

    ◊   La questione della tassazione e quella giuridica in Terra Santa saranno all’ordine del giorno al colloquio del 12 dicembre del Comitato misto Israele-Santa Sede che si svolgerà a Gerusalemme. Lo ha detto ieri pomeriggio l’ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede Oded Ben-Hur ad un incontro sul dialogo interreligioso ed interculturale svoltosi alla Pontificia Università Lateranense. In videoconferenza è intervenuto anche padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, mentre ai partecipanti ha inviato i suoi saluti il presidente israeliano Shimon Peres. Il servizio di Tiziana Campisi:


    E’ importante aiutare le Chiese locali ad inserirsi nella realtà della Terra Santa, ma occorre anche aiutare Israele a conoscere la Chiesa e le sue tradizioni: è quanto ha affermato nel suo breve intervento padre Pierbattista Pizzaballa. Le parole del religioso hanno trovato eco in quelle del rettore della Lateranense mons. Rino Fisichella che ha sottolineato la necessità del riconoscimento – nel dialogo – delle reciproche identità. Le relazioni fra Santa Sede e Israele, ha detto il presule, riguardano non solo rapporti religiosi e culturali, ma anche questioni politiche e diplomatiche; si tratta dunque di relazioni che sono frutto di un processo storico e dinamico, che ha bisogno di scambi e confronti. Per l’ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede Oded Ben-Hur è necessario colmare “quell’abisso d’ignoranza” - ha detto – che divide; c’è bisogno di educazione e formazione per un vero dialogo interreligioso, occorrono leader religiosi che credano in un progetto di continua educazione e il Papa – ha proseguito l’ambasciatore – può condurre questo cammino. Per il diplomatico i pellegrinaggi in Terra Santa possono favorire il dialogo interreligioso e la Chiesa può svolgere anche un importante ruolo intorno ad Annapolis, contribuendo al processo di pace. Ma i rapporti Santa Sede-Israele come sono oggi? Sentiamo lo stesso Oded Ben-Hur:

    R. - C’è un progresso molto, molto promettente. Se pensiamo all’accordo finanziario ed economico tra Israele e Santa Sede possiamo dire che già circa l’85 per cento ha trovato attuazione. Sul tappeto del prossimo incontro del 12 dicembre a Gerusalemme del Comitato misto bilaterale, sono stati inseriti anche i temi della tassazione e quello dell’accesso al tribunale. Sentiremo, quindi, il parere del Vaticano. Il 13, poi, si terrà la prima plenaria – storica – con la partecipazione di mons. Parolin e del nostro direttore generale del ministero. Certo la strada è ancora lunga, molto complessa e ricca di dettagli che il pubblico non conosce. Ma cercheremo di arrivare ad una soluzione per tante cose che aspettano una soluzione da anni, praticamente da secoli. Sono soltanto 13 anni che abbiamo dei rapporti. Si deve chiudere, quindi, una storia che tocca anche temi economici e finanziari: si tratta di questioni di proprietà, di tassazioni… Pian piano, ce la faremo.

     
    D. - Ma cosa può minacciare oggi il dialogo interreligioso? Ancora Oded Ben-Hur:

     
    R. – C’è un antisemitismo sottovalutato, molto sottovalutato. E questo trova radice nell’abisso dell’ignoranza. Per secoli poi non abbiamo toccato questi rapporti tra Chiesa e popolo ebraico, adesso Israele e Santa Sede. Noi abbiamo, però, l’intenzione di portarli avanti, far sì che l’insegnamento ad esempio della Nostra Aetate che apre al dialogo sia diffuso in tutto il mondo e quindi anche nel mondo arabo e nel mondo musulmano.

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    Chiesa e Società



    L’Australia aderisce al protocollo di Kyoto. A Bali si cercano accordi sui gas serra

    ◊   L’Australia ha detto ‘si’ al Protocollo di Kyoto, che fissa target di riduzione di emissioni di anidride carbonica per i Paesi industrializzati. Si è aperta così ieri a Bali, in Indonesia, la 13.ma Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici con delegazioni in rappresentanza di 190 Paesi. Alla Conferenza partecipa anche la Santa Sede, in qualità di “osservatore”, con una delegazione guidata da mons. Leopoldo Girelli, nunzio apostolico in Indonesia. Sono già stati raggiunti alcuni risultati: c’è stato, innanzitutto, un accordo per stabilire un gruppo di lavoro che, nei prossimi giorni, svilupperà un calendario biennale di trattative per coinvolgere Stati Uniti, Cina e India – tre grandi produttori di inquinamento - nell’impegno globale contro il surriscaldamento del pianeta. La seconda decisione riguarda la concessione di maggiori poteri operativi a un organo della stessa Convenzione che studierà i modi per aumentare il trasferimento di tecnologia ‘verde’ dai Paesi ricchi a quelli in via di sviluppo. L’annuncio del via libera al protocollo di Kyoto, da parte del governo australiano costituisce inoltre, secondo molti analisti, un importante passo in avanti. Gli Stati Uniti, considerati il maggiore produttore di inquinamento del pianeta, non hanno invece firmato il protocollo. I due grandi nodi da sciogliere restano, comunque, la stabilizzazione delle concentrazioni dei gas serra e la scaletta delle priorità per l’accordo che sostituirà quello firmato a Kyoto nel ‘97. Chiedendo ai partecipanti uno sforzo collettivo, il segretario esecutivo del summit, Yvo de Boer, ha dichiarato che “toccherà ai Paesi sviluppati dare il buon esempio, visto che le nazioni in via di sviluppo devono contemporaneamente combattere la povertà”. All’incontro, che si chiuderà il prossimo 14 dicembre, è stato lanciato, infine, l’allarme per le piccole isole. In primo piano c’è proprio l’Indonesia, terzo emettitore mondiale di CO2 a causa della deforestazione: l’arcipelago potrebbe perdere 2.000 isole per colpa dell’innalzamento del livello del mare. (A.L.)

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    Allarme della FAO: globalizzazione e cambiamenti climatici possono favorire la diffusione dell’influenza aviaria

    ◊   “L’influenza aviaria potrebbe ancora causare un’epidemia a livello globale ed è quindi necessario tenere alta la guardia e mantenere le misure di controllo e sorveglianza, in particolare sugli animali”. Lo ha affermato il direttore generale della FAO, Jacques Diouf, nel suo intervento alla Conferenza Ministeriale Internazionale di Nuova Delhi sull’influenza aviaria. C’è il rischio - ha aggiunto - che, “favoriti dalla globalizzazione e dal cambiamento climatico, gli agenti patogeni percorrano ampie distanze in un lasso di tempo relativamente breve”. “Il virus altamente patogeno H5N1 – ha spiegato Diouf - è ancora in circolazione in alcune regioni del mondo, e causa l'introduzione o re-introduzione della malattia in altri paesi. Permangono ampie zone con focolai epidemici, in particolare nei paesi in cui il virus è ormai endemico, con il rischio connesso di un'emergenza epidemica”. Secondo il direttore generale della FAO vi è ancora incertezza su quale ruolo abbiano i volatili selvatici. “Esiste un rischio concreto – ha detto - che possano emergere ceppi virali contro cui i vaccini attuali non forniscono protezione. Un sistema di salute animale efficiente, che disponga di servizi veterinari ben attrezzati e sia sostenuto da un impegno politico chiaro – ha concluso Diouf - è l'elemento chiave per la riuscita di una campagna di controllo”. (A.L.)

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    Si acuiscono gli scontri nel nord dello Sri Lanka. Il vescovo di Mannar lancia un appello per la pace

    ◊   Fermare la follia della guerra, che fa strage di civili innocenti e costringe i più all’abbandono delle proprie case. E’ l’appello lanciato da mons. Joseph Rayappu, vescovo di Mannar, capoluogo dell’omonimo distretto nel nord ovest dello Sri Lanka, alla comunità internazionale e alla Chiesa universale. Da settimane la città e l’intera penisola di Jaffa sono al centro di violenti combattimenti, “i peggiori degli ultimi anni”, dice il presule all’agenzia Misna. A scontrarsi sono le truppe dell’esercito governativo contro i ribelli Tamil del Movimento delle tigri per la liberazione della patria tamil Eelam (Ltte), decisi ad ottenere un territorio autonomo nel nord-est dello Sri Lanka. La cieca “intransigenza” delle parti, continua mons. Rayappu, sta causando una grave crisi umanitaria. Combattimenti, bombardamenti di artiglieria e raid aerei lanciati dall’aviazione governativa causano vittime soprattutto tra i civili, che, dice il vescovo alla Misna, “muoiono sotto i colpi delle parti, sotto i bombardamenti, oppure per stenti nelle foreste in cui cercano rifugio. Non riescono a trovare un luogo sicuro neanche nelle chiese”. Il presule riferisce che nella sola diocesi di Mannar sono 22 mila gli sfollati, che lasciano le proprie abitazioni per rifugiarsi nei campi profughi dove però le condizioni di vita restano drammatiche. Il numero dei civili vittime degli scontri è ad oggi imprecisato, mentre solo ieri i combattimenti hanno causato 45 morti tra i Tamil e 6 tra i militari. “Nei giorni scorsi - riferisce mons. Rayappu - io stesso ho incontrato il presidente Rajapaksa per chiedergli che almeno la zona del Santuario della Madonna di Madhu, fosse risparmiato e dichiarato dalle parti una zona franca, in modo da poter accogliere i civili. Aveva promesso un ordine scritto che stiamo ancora aspettando”, conclude il vescovo di Mannar. Secondo stime recenti, in 24 anni di guerra il conflitto ha provocato oltre 68.000 vittime di cui 5000 dalla ripresa degli scontri nel 2006, dopo quattro anni di tregua. (C.D.L.)

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    “Vergognosa” la situazione post-tsunami in Sri Lanka: è la denuncia di World Forum of Fisher People

    ◊   Quasi tre anni dopo lo tsunami, i pescatori dello Sri Lanka, colpiti dalla tragedia avvenuta nel dicembre del 2004, ancora si trovano nei campi sfollati. Stentano ancora la ripresa e la ricostruzione economica. La denuncia è arrivata dal World Forum of Fisher People (WFFP), svoltasi dal 29 novembre al 3 dicembre a Kochchikade, a nord di Colombo. Questa gente – ha detto il neo coordinatore del WFFP – non solo ha perso la casa e le sue proprietà, ma anche la sua dignità, i propri diritti fondamentali”. Per questo – riferisce l’agenzia AsiaNews – il Forum ha lanciato un invito affinché il governo di Colombo si assuma le proprie responsabilità e si impegni a risollevare la comunità. Nata a New Delhi nel 1997, il WFFP unisce i piccoli pescatori e impiegati dell’industria della pesca nelle zone costiere e sulle isole in 25 Paesi del mondo. (A.L.)

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    Nuova rete dei Gesuiti in Asia del Sud per sostenere le comunità più deboli

    ◊   “Promuovere, sostenere e partecipare ai movimenti popolari per costruire società democratiche, egalitarie e pluraliste.” E’ la missione di “Jesuit in Social Action” (JESA), nuova denominazione che connota l’apostolato sociale dei Gesuiti in Asia meridionale. La nuova rete – riferisce l’agenzia Fides - è stata creata in India e in altri Stati del subcontinente indiano per coordinare e rendere più efficaci piani di intervento in favore di comunità ai margini della società. Tra queste ci sono gli adivasi, i popoli aborigeni dell’India, e i dalit, persone che vengono relegate all’ultimo livello della scala sociale e al di fuori del sistema delle caste. Ma anche lavoratori sfruttati, minoranze etniche, rifugiati, poveri, donne e bambini. Come precisato nel nuovo sito www.jesaonline.org, la rete Jesa intende promuovere, in particolare, l’istruzione delle fasce sociali più povere non solo in India, ma anche in Afghanistan, Bangladesh, Bhutan, Nepal, Pakistan e Sri Lanka. Fra i primi interventi pianificati, c’è quello in Bangladesh per sostenere gli sfollati, vittime del ciclone Sidr che recentemente ha provocato almeno 3 mila morti. Il progetto prevede anche la costruzione di un maggior numero di rifugi anticiclone ed una serie di studi per aiutare il Bangladesh a far fronte a future ed eventuali calamità naturali. (A.L.)

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    In India, cattolici, indù e musulmani contro l’esproprio di terreni di una parrocchia

    ◊   Cattolici, indù e musulmani hanno partecipato insieme in India ad una protesta contro l’acquisizione di terreni prevista dal governo per ampliare l’aeroporto internazionale di Mumbai. Sono state almeno 8 mila – rende noto l’Osservatore Romano - le persone, per la maggior parte parrocchiani della chiesa di Nostra Signora della Salute, a manifestare qualche giorno fa a Mumbai. I manifestanti hanno dichiarato che le autorità stanno progettando di “acquisire la loro chiesa parrocchiale, un cimitero, una scuola e tre piccoli villaggi nell’area cittadina di Sahar. I villaggi, che sono stati dichiarati patrimonio nazionale dal governo statale, sono abitati da almeno 40 mila persone. I parrocchiani hanno istituito un Forum per protestare contro il piano di una società privata. Padre Saby Correa, il parroco locale, ha spiegato all’agenzia Uca News che la chiesa e il cimitero sono “terra sacra”. Il piano prevede di acquisire l’area e di trasferire gli abitanti a circa 40 chilometri di distanza. Per Priya D’Souza, madre di due figli, è “impensabile lasciare il luogo dove siamo nati”. “Non permetteremo a nessuno – ha concluso – di sfrattarci dalla nostra terra”. (A.L.)

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    Vietnam: alla Giornata della diocesi di Saigon oltre 7 mila giovani impegnati in attività sociali in favore dei loro coetanei

    ◊   Oltre 7mila giovani hanno preso parte alla Giornata della gioventù organizzata sabato scorso dalla diocesi di Saigon. Prima di dare inizio alla loro azione, i giovani pregano insieme ed è positiva la possibilità di scambiarsi esperienze di lavoro ed orientamenti spirituale per i giovani nella società attuale. “Le questioni sociali toccano comunità e parrocchia - dice ad AsiaNews Kieu, insegnante di lingua coreana – perché a fianco dello sviluppo economico, il Vietnam si trova ad affrontare grossi problemi sociali. Vivendo nella realtà, la Chiesa locale non può ignorare queste questioni ed i cristiani hanno scelto attività pastorali e sociali per promuovere le condizioni della gente”. Un operatore sociale dice che “dobbiamo accrescere la coscienza di tutti per la giustizia e la pace. Partendo dall’insegnamento del catechismo, aiutiamo bambini e ragazzi a riconoscere ciò che è giusto e sbagliato nella vita. Abbiamo volontari per le attività pastorali e sociale, che educano i bambini, lavorano con i ragazzi sfortunati, intervengono sugli aspetti della società che colpiscono i bambini. “Io – dice Hung, raccontando le esperienze sue e dei suoi amici – lavoro con i bambini di strada. Ogni sera avvicino i ragazzi nelle strade e nei luoghi pubblici. Vanno per strada per molte ragioni, ma hanno in comune che debbono vivere all’interno di famiglia sfasciate. Attualmente – aggiunge – abbiamo più di 300 volontari che lavorano con bambini che vivono in circostanze particolarmente difficili come ragazzi di strada, lavoro minorile, soprattutto di migranti, giovani disabili, ragazzi coinvolti nella droga, orfani, bambini che hanno preso l’Aids dai loro genitori. Tutti loro debbono avere cure, amore e non subire discriminazioni nella vita quotidiana”. (R.P.)

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    La solidarietà della famiglia salesiana in Sudan

    ◊   La drammatica situazione del Sudan e della sua popolazione raccontata attraverso le speranze di una bambina di 12 anni che affronta un lungo viaggio verso il sud del Paese partendo da Karthoum, dove la sua famiglia si è rifugiata dopo lo scoppio della guerra civile. La storia è quella proposta nel film documentario “Il viaggio di Grace”, distribuito sabato scorso insieme con il periodico settimanale del “Corriere della Sera” “Io donna”. Il film, prodotto dal Volontariato Internazionale per lo Sviluppo (VIS) e dai membri del Don Bosco Network (DBN), rientra in una serie di iniziative per sostenere le opere salesiane in Sudan. “Nella scuola Don Bosco di Ngangi – ha detto Lorella Cuccarini, testimonial dell’Associazione Trenta Ore per la Vita” – ho incontrato tante bambine come Grace”. “senza educazione – ha aggiunto – non c’è sviluppo, non c’è futuro”. Un’altra iniziativa in favore del martoriato Paese africano – rende noto l’agenzia Zenit - è il Concerto di Natale, promosso dalla “prime Time promotions”, giunto alla sua 15.ma edizione. Sul palcoscenico del Teatro Filarmonico di Verona si alterneranno, il prossimo 9 dicembre, diversi musicisti. E’ prevista, in questa occasione, anche la presenza del rettore maggiore dei salesiani, don Pascual Chávez. L’evento sarà trasmesso in differita il 24 dicembre sera su RAI 2. Al concerto si affiancherà una campagna di solidarietà a favore della Fondazione Don Bosco nel mondo. (A.L.)

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    L'UNICEF condanna i rapimenti e le uccisioni di bambini ad Haiti

    ◊   “I bambini non sono risparmiati e sembra che siano l’obiettivo diretto di questi crimini odiosi”. E’ la ferma condanna espressa dal Fondo dell’ONU per l’infanzia (UNICEF) dopo i casi di rapimenti e di uccisioni di ragazzi nelle ultime settimane ad Haiti. Lo scorso mese sono stati sequestrati almeno 11 minori di età compresa tra i 3 ed i 17 anni. E’ una situazione “intollerabile” – aggiunge l’UNICEF – riferendosi al caso di un bambino di 7 anni ucciso dieci giorni fa a nord della capitale Port-au-Prince. Il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia – rende poi noto l’agenzia Misna – sottolinea che i bambini testimoni o vittime di violenze, subiscono un trauma psicologico difficile da superare. La FAO ricorda infine nel comunicato che Haiti ha ratificato nel 1994 la convenzione relativa ai diritti dei minori. (A.L.)

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    America Centrale: i vescovi preoccupati per l’emigrazione alimentata da corruzione e mancanza di politiche di sviluppo

    ◊   “Ci addolora il dramma dell’emigrazione: molte persone sono obbligate a lasciare i loro Paesi perché non si offre loro quello di cui hanno bisogno per vivere dignitosamente. Questo si traduce in drammi umani inaccettabili”: è quanto si legge in un comunicato del Segretariato delle Conferenze episcopali di Centramerica, Belize e Panama. "Non ci sono miglioramenti – scrivono i vescovi – per i poveri, in particolare per gli indigeni e i contadini. A questo – sottolineano i presuli – si aggiunge il dramma quotidiano di centinaia di deportati dal Messico e dagli Stati Uniti”. La migrazione nei nostri Paesi e all’estero – si legge poi nel comunicato – continua ad essere alimentata dalla cattiva distribuzione della ricchezza, dalla corruzione, dalla mancanza di autentiche politiche di sviluppo integrale e dal clima di violenza in alcune regioni. La povertà – riferisce l’agenzia missionaria Misna – sta influendo anche sull’aumento del narcotraffico e della criminalità organizzata perché molti giovani “vengono tentati dalla promessa del denaro facile”. I presuli denunciano infine che questi “fenomeni hanno prodotto un’ondata di violenza in crescita”, non solo nelle società ma anche dentro le famiglie. (A.L.)

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    Alla Lateranense, convegno di studio su “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa"

    ◊   "Il prossimo Sinodo dei vescovi sarà l’occasione per riscoprire la Costituzione dogmatica 'Dei Verbum', uno dei documenti più importanti del Concilio Vaticano II oltre e una delle colonne portanti dell’intero edificio conciliare". Lo ha detto questa mattina il segretario generale dell’organismo sinodale, monsignor Nikola Eterovic, intervenendo al Convegno organizzato dalla Pontifica Università Lateranense su “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”, il medesimo tema che sarà al centro dell’attenzione del Sinodo. “Secondo il Santo Padre Benedetto XVI - ha ricordato il vescovo, dopo il saluto del rettore dell’Ateneo, monsignor Rino Fisichella - la 'Dei Verbum' ha impresso un forte impulso alla valorizzazione della Parola di Dio, da cui è derivato un profondo rinnovamento della vita della comunità ecclesiale, soprattutto nella predicazione, nella catechesi, nella teologia, nella spiritualità e nelle relazioni ecumeniche”. E proprio l’ecumenismo sarà l’altro grande polo del Sinodo. L’assemblea sulla Parola di Dio – ha detto Eterovic – avrà notevole incidenza sotto questo profilo e come di consueto saranno invitati vari delegati fraterni in rappresentanza delle Chiese e delle comunità ecclesiali. Al Convegno hanno preso parte anche numerosi esperti e biblisti. E’ da sperare – ha concluso il segretario generale del Sinodo – che dall’Assemblea sinodale nasca un nuovo slancio nella conoscenza della Sacra Scrittura. (A cura di Mimmo Muolo)

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    I cardinali Cordes e Dias apriranno a Lourdes il 150.mo anniversario delle apparizioni della Vergine

    ◊   Saranno i cardinali Paul Joseph Cordes, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum” e Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli ad aprire a Lourdes il 150.mo anniversario delle apparizioni della Madonna a Bernadette Soubirous. Il 7 dicembre, presso la chiesa di Santa Bernadette, nel santuario pirenaico, il cardinale Cordes presiederà una Messa cui seguiranno, nel pomeriggio, l’apertura di due esposizioni, “Maria a Lourdes” e “Maria in Europa” e alla sera la tradizionale processione ‘aux flambeaux’. Il giorno dopo, festa dell’Immacolata Concezione, nella basilica di San Pio X la liturgia sarà celebrata dal cardinale Dias. Nel pomeriggio – rende noto inoltre l’agenzia Sir - è prevista la processione eucaristica durante la quale saranno mostrati, per la prima volta, i mosaici raffiguranti i misteri luminosi realizzati da padre Marko Rupnik. L’apertura del giubileo delle apparizioni mariane a Lourdes sarà segnata anche dallo svolgimento del secondo incontro internazionale degli ospedalieri, “La Chiesa in missione con i volontari”, (dal 6 all’8 dicembre) e dal pellegrinaggio nazionale dell’Unitalsi (Unione nazionale italiana trasporti ammalati a Lourdes e santuari internazionali). (A.L.)

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    Giovani dell'Azione Cattolica di Europa, Africa, Asia e America si preparano al pellegrinaggio in Terra Santa

    ◊   "Percorrere la via della fraternità ed invocare la pace testimoniando la propria volontà di diffonderla in tutto il mondo”. Con questo forte desiderio – riferisce l’agenzia Zenit - 150 giovani dell’Azione Cattolica mondiale si recheranno in pellegrinaggio in Terra Santa il prossimo 28 dicembre. Il pellegrinaggio era già stato rimandato, nel 2006, per motivi di sicurezza. Ma i giovani non hanno mai smesso di sperare di “essere pellegrini di pace nella terra in cui il dono della vita sul Calvario ha reso possibile l’annuncio di pace degli Angeli a tutti gli uomini di buona volontà”. Adesso la situazione del Medio Oriente, dove si intravedono spiragli di pace, sembra permettere il pellegrinaggio. Ai giovani dell’Azione Cattolica, che provengono da vari Paesi del mondo, è arrivato anche il messaggio di padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa. “Se oggi si può giungere pellegrini per abbeverarsi alle radici della fede e della Chiesa – si legge nel messaggio scritto per la Giornata mondiale in cui le Chiese di tutto il mondo aiutano la Chiesa in Terra Santa – lo si deve al fedele servizio di custodia che i figli di San Francesco hanno speso con generosità e sacrificio lungo più di sette secoli di storia”. “In questa terra dove essere cristiani non è scontato – afferma padre Pizzaballa – l’esserci nonostante tutto, a nome della Chiesa e stare nei Luoghi che hanno testimoniato la Rivelazione, è e resta la vocazione principale” dei francescani. (A.L.)

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    GMG 2008: boom di candidature per il Festival della Gioventù dedicato all’arte

    ◊   Sono più di 5 mila i giovani che intendono partecipare al Festival della Gioventù, spazio dedicato all’arte nell’ambito della prossima GMG, in calendario a Sydney nel luglio 2008. Intrattenitori, artisti e musicisti provenienti da ogni angolo del pianeta si sono candidati per esprimere il loro talento in occasione di quello che è stato definito il “più grande evento giovanile del mondo”. Suddiviso in tre giornate - rende noto l'agenzia Fides - il Festival della Gioventù sarà articolato in rappresentazioni teatrali, spettacoli artistici, mostre, dibattiti, forum, riunioni comunitarie, spettacoli di strada, laboratori di approfondimento ed esibizioni dal vivo di cantanti e musicisti. Eventi, occasione di scambio culturale e spirituale insieme, che rispecchiano la multiculturalità dell’intera manifestazione. Fra i candidati vi sono gruppi punk cristiani provenienti dalla Germania, percussionisti africani, cantanti lirici autistici, cori polinesiani e band pop indiane. “Il Festival della Gioventù ha suscitato un interesse clamoroso e inatteso”, ha affermato Claire Atkins, responsabile dell’evento. Alla chiusura delle iscrizioni, lo scorso 26 ottobre, seguirà la selezione dei candidati più creativi che avranno il privilegio di esibirsi di fronte ad un pubblico di migliaia di giovani. In programma da mercoledì 16 a venerdì 18 luglio, il Festival della Gioventù sarà un appuntamento pomeridiano e serale, che sceglierà come palcoscenico diversi luoghi della città di Sydney: parchi, campi da gioco, chiese, sale pubbliche, teatri e spazi esterni faranno da amplificatore al talento dei giovani partecipanti. (C.D.L.)

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    Con la partecipazione al Jewish Film Festival a Geusalemme, Religion Today inaugura il calendario degli incontri internazionali

    ◊   Saranno presentati a Gerusalemme, in occasione del Jewish Film Festival 2007, in corso dal 1° al 7 dicembre presso la Cineteca cittadina, alcuni dei cortometraggi, clip, film e documentari proposti nell’ambito del Religion today Film Festival. La rassegna del cinema delle religioni partecipa per l’ottava edizione all'appuntamento dedicato ai temi dell'identità, la fede, la storia e la tradizione ebraica, con l’obiettivo di promuovere la cultura della pace e del dialogo attraverso il linguaggio filmico e l’incontro diretto tra fedi e popoli. Il Jewish Film Festival Relion Today presenta, tra gli altri, un cortometraggio a firma di Michelangelo Antonioni, “Lo sguardo di Michelangelo”, ultimo omaggio del regista scomparso nel luglio scorso allo scultore suo omonimo, in calendario per il prossimo giovedì; “Un Noël au Tibet”, di Warluzel, van Gaver e de Slizewic, dedicato all’esperienza dei tibetani cattolici perseguitati, e “Un mondo perfetto”, film di Diego D’Innocenzo e Marco Leopardi che racconta della vita delle comunità messicane dei Mennoniti, entrambi in programma per venerdì 7 dicembre, giornata conclusiva del Festival. (C.D.L.)

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    La comunità ecclesiale si trasformi in comunità accogliente: così il cardinale André Vingt – Trois in un’intervista all’Osservatore Romano

    ◊   La comunità ecclesiale deve trasformarsi in comunità accogliente, per testimoniare come la forza di un’integrazione armoniosa tra tutte le sue componenti sia la strada giusta per costruire una società migliore. E’ quanto afferma il cardinale André Vingt – Trois, arcivescovo di Parigi in una intervista rilasciata al quotidiano “L’Osservatore Romano”. Per il porporato, creato cardinale nel concistoro dello scorso 24 novembre, è prioritario “invitare i nostri concittadini a prendere coscienza dell’esistenza di un sentimento di ansia o di paura, incessantemente alimentato, riguardo al futuro”. Si tratta di un sentimento – aggiunge il cardinale – “che ha dei fondamenti oggettivi, ma che allo stesso tempo si presenta come una sorta di fantasma”. Di qui l’invito ai francesi a prendere coscienza del fatto che il modo in cui è organizzata la società garantisce una sorta di tutela generale, ma consente anche il diffondersi di un consumismo smodato, che accresce la disparità tra quanti possiedono mezzi in eccedenza e quanti non ne hanno affatto. Una situazione che si ripete anche in molti Paesi del mondo. Per il cardinale André Vingt – Trois è quindi “giunto il momento di interrogarci per capire se il futuro dell’umanità è veramente segnato da quanti hanno qualcosa e devono fare di tutto per conservarlo”. Oppure – spiega il porporato – bisogna “riconsiderare il nostro modo di vivere e di impegnarci per un sistema in cui vige una giustizia più equa, incentrato sulla ridistribuzione delle ricchezze”. (A.L.)

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    Rapporto OCSE sulla preparazione degli studenti in 57 Paesi: ai primi posti Finlandia, Corea del Sud ed Hong Kong

    ◊   A fotografare la situazione degli studenti di 15 anni di età in 57 Paesi di tutto il mondo è il rapporto OCSE-Pisa (Progress in International Reading) 2006, giunto alla sua terza edizione. La rilevazione è avvenuta attraverso prove scritte strutturate della durata di due ore per ciascuno studente. In cima alla lista figurano gli studenti di Finlandia, Corea del Sud, Hong Kong, Canada e Nuova Zelanda. Non risultano, invece, adeguatamente preparati gli studenti di Russia e Stati Uniti. Fra i Paesi significativamente al di sotto della media OCSE, ci sono, tra gli altri, studenti di Paesi come Italia, Croazia, Slovacchia, Lituania e Norvegia. In Europa gli ultimi posti sono occupati da Portogallo, Grecia, Romania e Bulgaria. In fondo alla lista dei 57 Stati, ci sono inoltre Azerbaijan, Qatar e Kirgyzistan. In ogni caso, e in tutti i Paesi interessati dalla ricerca, emerge una netta differenza nei risultati ottenuti da maschi e femmine: le ragazze hanno infatti raggiunto, ovunque, un punteggio maggiore rispetto ai loro coetanei. (A.L.)

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    Il mondo della letteratura piange la scomparsa di Dante Isella, filologo, critico e studioso di italianistica

    ◊   Lasciò l’impresa familiare per dedicarsi alla letteratura, che lo vide distinguersi fra i maggiori critici e filologi italiani del ‘900. Allievo di Gianfranco Contini, Dante Isella ne apprese il rigore e la passione per gli studi letterari, e si dedicò all’analisi della civiltà letteraria lombarda. Le sue indagini gli consentirono di mostrare sfaccettature nuove di autori della tradizione come Parini, Porta e Manzoni, e di strappare all’oblio preziosi gioielli letterari: si ricordano i suoi lavori sulla scapigliatura e sul Novecento, e i commenti delle opere neodialettali friulane e romagnole. Di grande rilevanza anche i lavori su Montale e Gadda. Non mancò lo studio attento della pittura lombarda di cui cercava risonanze e consonanze negli scrittori. Nelle ultime settimane di vita – riporta il quotidiano Avvenire - Isella, che si è spento a Casciago, nei pressi di Varese, all'età di 85 anni, si stava dedicando ad un’edizione critica del “Fermo e Lucia”, splendido Monumento al Manzoni e alla filologia d’autore. (C.D.L.)

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    La Regione Lombardia premia i costruttori di pace 2007: numerosi i riconoscimenti assegnati ai missionari cattolici nel mondo

    ◊   Assegnato a diversi missionari il “Premio per la pace" della Regione Lombardia. Il riconoscimento destinato a coloro che si sono distinti come operatori di pace nel mondo, è stato consegnato ieri, presso il teatro Manzoni di Milano, a 76 persone e associazioni. Tra i premiati padre Giancarlo Bossi, missionario del Pime rapito e poi liberato nelle Filippine, Aung San Suu Kyi, Premio Nobel della ex Birmania, padre Mario Maria Falconi, missionario barnabita impegnato in Congo e in Rwanda, padre Paolo dall’Oglio, missionario gesuita in Siria, e monsignor Aldo Gerna, vescovo di Sao Mateus e missionario comboniano in Brasile. Un riconoscimento è andato anche all’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da Don Oreste Benzi. “Festeggiamo i dieci anni di questa importante manifestazione – ha commentato il governatore Roberto Formigoni - che abbiamo voluto per presentare e sostenere le testimonianze di uomini e donne che ogni giorno offrono il proprio lavoro e la propria fatica per realizzare una convivenza più giusta e costruire concretamente la pace”. (C.D.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Secondo la CIA l’Iran ha sospeso il programma di arricchimento dell’uranio, ma per la Casa Bianca occorre vigilare

    ◊   Si anima il dibattito sul rapporto inviato dai Servizi segreti americani al Congresso degli Stati Uniti, secondo il quale l’Iran ha interrotto il proprio programma nucleare nell’autunno del 2003, in seguito alle pressioni internazionali. Secondo la Casa Bianca, però, non bisogna allentare il controllo, mentre il presidente Bush si è messo in contatto con il suo collega Putin per discutere della faccenda. Anche Israele ha sottolineato l’importanza di vigilare. Il documento non sorprende l’AIEA, l’Agenzia internazionale per l’Energia Atomica. Ma come è stata accolta la notizia nella Repubblica Isalmica? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Alberto Zanconato, responsabile della sede ANSA di Teheran:


    R. - L’Iran ha reagito subito con toni positivi, anche se decisamente prudenti. Il ministro degli Esteri, Manouchehr Mottaki, ha detto che il suo governo è soddisfatto per quello che ha definito “un cambiamento di rotta realistico da parte degli Stati Uniti”, mentre il presidente della Commissione esteri del parlamento, Alaeddin Borujerdi, ha invitato il presidente Bush ad ammettere apertamente il fallimento della sua politica verso l’Iran e, quindi, a cambiare, sostenendo che l’amministrazione americana debba liberarsi dell’influenza di Israele. Ovviamente, l’Iran vede uno spiraglio dopo questi mesi di braccio di ferro e dopo pressioni sempre più forti, anche se non vengono ancora commentati quelli che sono - in realtà - gli aspetti negativi del Rapporto dell’intelligence americana, che dice - in sostanza - che un programma nucleare militare da parte dell’Iran esiste, è esistito ed è stato sospeso nel 2003, ma fino a quella data ha continuato ad andare avanti ed oggi non si sa ancora se verrà ripreso o meno.

     
    D. - Si può parlare di un futuro allentamento delle tensioni con Teheran?

     
    R. - Da parte dell’Iran, questo sembra uno spiraglio per uscire da una situazione che lo vedeva stretto sempre più all’angolo, e, di fatto, lo vede ancora in questa situazione, perché, da parte americana, si dice afferma che proprio questo Rapporto dovrebbe convincere la comunità internazionale a continuare ad esercitare pressione sull’Iran. E’, quindi, ancora presto per poter pensare una distensione vera e propria in questo confronto e nei rapporti tra gli Stati Uniti e l’Iran.

    Chavez: il Venezuela non è pronto per una svolta socialista
    Il Venezuela potrebbe non essere pronto per avviarsi verso la costruzione di una società socialista. E’ quanto dichiarato dal presidente, Hugo Chavez, intervenendo in un programma della tv statale sulla sconfitta del suo progetto di riforma costituzionale nel referendum di domenica.

    Gli osservatori indipendenti contestano l’esito del voto in Russia
    Ci spostiamo in Russia. Anche il GOLOS, il principale organismo indipendente del Paese per il monitoraggio delle elezioni, ritiene che le legislative di domenica non siano state libere. Lo ha comunicato in una conferenza stampa a Mosca la direzione dell’organismo, che ha parlato di molte pressioni esercitate sul voto. Ieri, intanto, il presidente francese, Sarkozy, si è “caldamente” congratulato con il collega Putin per la vittoria del suo partito, mentre Washington ha fatto sapere che Bush non telefonerà al leader del Cremlino. Nonostante le preoccupazioni espresse da Roma, Berlino e Londra, per Putin l’esito delle elezioni “rafforza la legittimità del parlamento” ed è segno che “il popolo russo vuole la stabilità”.

    Raid aereo israeliano nella Striscia di Gaza
    Tre palestinesi membri delle Brigate Ezzedin Al-Qassam, il braccio armato di Hamas, sono stati uccisi la notte scorsa in un raid aereo israeliano nella Striscia di Gaza. Intanto, le autorità dello Stato ebraico hanno rafforzato le misure di sicurezza attorno al premier, Ehud Olmert, nel timore che i lanci di razzi da parte di estremisti palestinesi possano interessare anche la sede del parlamento.

    Afghanistan: attentato kamikaze a Kabul
    Non si fermano le azioni della guerriglia in Afghanistan. Ha provocato 22 feriti, tutti civili, fra i quali alcuni in gravi condizioni, l’attentato suicida che stamani ha preso di mira un convoglio della NATO a Kabul. L’azione terroristica, rivendicata dai talebeni, è avvenuta sulla strada per l’aeroporto proprio mentre era in corso la visita a sorpresa del segretario americano alla Difesa, Robert Gates.

    Donna si fa esplodere nei pressi di un convento cristiano in Pakistan
    Kamikaze in azione anche a Peshawar, nella zona nordoccidentale del Pakistan. Si tratta di una donna che si è fatta saltare in aria nei pressi della scuola dell’Istituto cristiano di Santa Maria. L’unica vittima dell’attacco è l’attentatrice che non è riuscita a superare uno dei posti di blocco della polizia. Obiettivo dell’azione alcuni uffici dell’intelligence che si trovano nella zona. Intanto, sul piano politico in nottata i due maggiori leader dell’opposizione, gli ex premier Benazir Bhutto e Nawaz Sharif, si sono incontrati per definire le intese da sottoporre al presidente Musharraf, al fine evitare il boicottaggio delle legislative in programma l’8 gennaio. I due rappresentanti contestano il clima illiberale in atto nel Paese.

    Al Qaeda chiede attentati in Iraq
    Il leader di Al Qaeda in Iraq, Abu Omar al-Baghdadi, ha lanciato un messaggio via internet esortando i miliziani a riprendere gli attacchi contro le forze di sicurezza locali. In mattinata, a Mosul, un civile è morto e un altro è rimasto ferito per l’esplosione di un ordigno, mentre a Baghdad la guerriglia ha colpito l’abitazione del ministro dell’Elettricità, provocando il ferimento di due sue guardie del corpo.

    Preoccupa la situazione umanitaria in Somalia
    Difficoltà per il nuovo governo somalo, varato domenica scorsa dal neo premier, Nur Hassan Hussein. In queste ore, quattro ministri si sono già dimessi, lamentando una scarsa rappresentanza della propria etnia. Nel Paese, intanto, la situazione è sempre più drammatica. Centinaia di migliaia di civili sono fuggiti dalla capitale Mogadiscio, ormai da tre settimane teatro di indicibili orrori. A decine di chilometri dalla città, i campi degli sfollati sorgono spontanei e risultano difficilmente accessibili ai pochi operatori umanitari ancora presenti nel Paese. Per sapere di più sulla crisi umanitaria somala, Stefano Leszczynski ha raggiunto telefonicamente Davide Bernocchi, direttore di Caritas Somalia:

     
    R. - I civili continuano ad essere vittime delle violenze che sono scaturite ormai mesi fa a seguito della ribellione di un gruppo di clan, che si sono poi riuniti ad e-lementi più estremisti degli islamisti e, dall’altra parte, del governo contro queste persone, spalleggiato dalle truppe etiopi. La situazione purtroppo non si è sblocca-ta, nonostante diversi tentativi, tra cui un Congresso di riconciliazione nazionale, svoltosi quest’estate, che però non ha portato nessun risultato concreto.

     
    D. - Centinaia di migliaia sono ormai i profughi che si accampano un po’ dovunque. Come viene fronteggiata anche da parte della Caritas questa emergenza?

     
    R. - Uno dei problemi fondamentali di questa crisi umanitaria sta proprio nel fatto che è molto difficile per le organizzazioni di solidarietà portare aiuti e raggiungere i campi nei quali questi profughi si rifugiano. Campi che, peraltro, sono semplicemente dei campi informali, in quanto questi profughi devono procurarsi da sé tutto ciò di cui hanno bisogno per sopravvivere. Caritas sta operando in questo momento attraverso "Islamic Release", un’organizzazione umanitaria di ispirazione islamica, che ha la propria base a Londra e sin dall’inizio della crisi è stata presente in Somalia per soccorrere i profughi. Direi che in un momento, anche in un contesto in cui l’opposizione delle identità è la norma, questo è un segno di collaborazione molto importante.

     
    D. - Cosa raccontano i profughi della situazione nelle zone dalle quali stanno fuggendo?

     
    R. - La violenza e l’insicurezza a cui questa gente è abituata da più di 16 anni, in questo momento, raggiunge delle punte davvero inaudite. Non c’è più distinzione tra civili, militari e, purtroppo - così come anche il governo americano ha denunciato non molto tempo fa - la violenza proviene sia dai soldati etiopi che da quelli del governo e dai ribelli. Questa è la situazione veramente tragica, che la gente si trova ad affrontare. Il fatto che molte persone restino, comunque, nei dintorni di Mogadiscio significa che conservano la speranza di poter far ritorno nella capitale a breve.

    Sciopero dei minatori in Sudafrica
    Chiedono maggiori misure di sicurezza nelle 700 miniere del Sudafrica le migliaia di operai scesi oggi in piazza a Johannesburg. L’odierna giornata di sciopero - afferma NUMSA, la principale organizzazione sindacale - potrebbe essere esteso ulteriormente se non arriveranno risposte soddisfacenti. In Sudafrica, dove vi sono alcuni dei principali giacimenti di oro e di platino del mondo, sono già stati più di 190 i minatori morti quest’anno, che si aggiungono ai 200 dell’anno scorso.

    Al Vienna, la terza Conferenza internazionale sulle "cluster bomb"
    Prende il via a Vienna, in Austria, la Terza Conferenza Internazionale del “Processo di Oslo” per la messa al bando delle munizioni a grappolo. Il “Processo di Oslo” è stato avviato nella capitale norvegese nel febbraio 2007 dai governi firmatari di una “Dichiarazione” per la messa al bando di questi ordigni entro il 2008 e la garanzia dell’assistenza alle vittime. Nel mese di maggio, una prima bozza del Trattato è stata discussa alla seconda Conferenza, svoltasi a Lima: dalla Conferenza di Vienna si attendono progressi sull’accordo dei Paesi coinvolti. Sulla gravità del problema delle cluster bomb, Stefano Leszczynski ha intervistato Simona Beltrami, portavoce della Campagna internazionale contro le mine:


    R. - L’allarme è stato causato appunto dall’uso di queste armi in diversi conflitti. In questo momento, ci sono una trentina di Paesi colpiti da contaminazioni di dimensione cluster, si va dal Laos che è stato colpito durante la guerra del Vietnam degli anni ’70, fino appunto al Libano di oggi, passando per Afghanistan, Iraq, Kosovo. Osservandone gli effetti, si comprende che se si lasciano proliferare liberamente produzione ed uso di queste armi ci si può trovare veramente davanti a livelli di contaminazione del territorio, a livelli di perdita di vite umane e di danni all’economia veramente incalcolabili.

     
    D. - Tanti gli stati che cercano ad arrivare ad un Trattato che vieti la produzione e l’utilizzo di questi armamenti…

     
    R. - Il numero degli Stati che sta cercando di arrivare entro la fine del 2008 ad un Trattato che proibisca l’uso della produzione, lo stoccaggio, il commercio di questi armamenti, sta crescendo di giorno in giorno. Siamo partiti con un piccolissimo gruppo di cinque o sei Stati alla fine dell’anno scorso. Adesso, si sono aggiunti altri fino a raggiungere il numero di almeno 80 Stati che già hanno ufficialmente dichiarato il loro sostegno per un Trattato di questo genere. Alla Conferenza di Vienna, proprio per negoziare il testo di questo Trattato saranno presenti 127 Stati. Un numero, dunque, che continua a crescere.

     
    D. - Quali sono gli ostacoli al raggiungimento di un Trattato, di un accordo, di questo tipo?

     
    R. - Intanto, si oppongono Stati Uniti, Russia e Cina che già sono assenti dal Trattato di Ottawa per la messa al bando delle mine, e che ovviamente hanno degli interessi di natura militare ed economica a continuare la produzione e l’uso di queste armi.

    UE scettica sui negoziati per il Kosovo
    Scetticismo per un buon esito dalla trattativa per lo status del Kosovo è stato espresso dal negoziatore europeo incaricato da Stati Uniti, Russia ed UE di trovare una soluzione per il futuro della provincia serba a maggioranza albanese. Dopo 120 giorni di negoziati tra le parti, non si è giunti ad alcuna intesa e il dialogo continuerà dal 19 dicembre al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Dal canto suo, il vice premier serbo, Bozidar Delic, ha rivolto un appello in favore di un prolungamento dei negoziati. Lo ha fatto durante una conferenza sui Balcani organizzata a Bruxelles dall’associazione Amici d’Europa, precisando che “la Serbia è pronta a concedere ai kosovari un livello di autonomia che nessuna regione al mondo ha mai ottenuto”.

    Il re del Belgio chiede un nuovo governo
    Nel tentativo di risolvere la crisi in cui versa il Belgio, il re Alberto II ha incaricato il premier uscente, Guy Verhofstadt, di dar vita ad un esecutivo capace di traghettare il Paese alle elezioni del 2009. Dalla tornata elettorale dello scorso mese di giugno, il Belgio non ha un governo in quanto il vincitore, Yves Leterme, non è riuscito a formarlo.

    Pechino conferma visita del presidente in Giappone l'anno prossimo
    Il presidente cinese, Hu Jintao, visiterà il Giappone nel 2008. Lo ha affermato in conferenza stampa il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino. La data precisa non è stata ancora definita tuttavia la visita sancirebbe un netto miglioramento delle relazioni fra i due Paesi. Hu sarebbe infatti il primo capo di Stato cinese a recarsi a Tokio negli ultimi dieci anni. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)



    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 338
     
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