RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 119  - Testo della trasmissione di domenica 29 aprile 2007

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Nella Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, Benedetto XVI ordina 22 sacerdoti della diocesi di Roma: abbiate nel vostro ministero la forza della fedeltà e il coraggio della gioia

 Sono 406 mila oggi i sacerdoti nel mondo. Intervista con padre Vito Magno

 

Il Papa ai membri del Rinnovamento nello Spirito, riuniti a Rimini: promuovete i valori umani e difendete la famiglia

 

Una missionaria d’amore che ha sperimentato nel dolore la felicità in Cristo: Maria Rosa Pellesi è la religiosa beatificata a Rimini dal cardinale Saraiva Martìns

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Nuovo messaggio di intimidazione all’arcivescovo di Genova e presidente della CEI, Angelo Bagnasco: recapitati nella curia genovese una busta con un proiettile e un simbolo nazista. Il commento di don Domenico Pompili

 

 In 50 Paesi del mondo, manifestazioni di solidarietà contro le stragi che insanguinano il Darfur. Ce ne parla Irene Panozzo

 

Mons. Odilo Sherer, nuovo arcivescovo di San Paolo, parla ai nostri microfoni del prossimo arrivo di Benedetto XVI in Brasile

 

 Celebrati a Mosca i funerali del celebre violoncellista, Mtislav Rostropovich. Alcuni ricordi della sua vita in un'intervista da lui rilasciata alla nostra emittente nel 2006

 

CHIESA E SOCIETA’:

La Chiesa ricorda oggi Santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa e patrona d’Italia e d’Europa

 

Coltivare il dialogo e rinsaldare i punti di incontro: è l’invito alle Chiese d’Europa emerso negli interventi della XII settimana Cefaludese per l’Ecumenismo

 

 In Francia, le Congregazioni religiose che insegnano nelle scuole si riuniscono in un nuovo soggetto unitario per manifestare meglio la loro forza educativa

 

 Inaugurato a Melbourne un Centro pastorale per giovani vietnamiti

 

 Ogni anno, oltre due milioni di morti per incidenti o malattie legate al lavoro

 

24 ORE NEL MONDO:

L’Iran annuncia la sua partecipazione alla Conferenza internazionale sull’Iraq che si apre giovedì in Egitto. Intanto, nel Paese del Golfo continua la violenza

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

29 aprile 2007

 

Nella Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni,

Benedetto XVI ordina 22 sacerdoti della diocesi di Roma e dice loro:

 abbiate nel vostro ministero la forza della fedeltà e il coraggio della gioia

 

Un ministero svolto a servizio della gente nella gioia e con i sentimenti di Gesù, il Buon Pastore. Un mandato e un augurio con il quale Benedetto XVI ha accompagnato, questa mattina alle 9, nella Basilica di San Pietro, il rito dell’ordinazione presbiterale impartita a 22 diaconi della Diocesi di Roma. Durante la Messa e poi al Regina Caeli, il Papa ha pregato per le vocazioni alla vita sacerdotale e consacrata, sottolineando la “comunione” che deve unire le varie chiamate all’interno della Chiesa. La cronaca della cerimonia nel servizio di Alessandro De Carolis:

 

**********

(canto - voce che chiama gli ordinandi)

 

Ventidue giovani in ginocchio, la testa fra le mani del Papa, le palme unte dall’olio del Crisma, pronti a diventare sacerdoti. Un’immagine che sa di sfida in un’epoca in cui le statistiche raccontano di popolazione mondiale in crescita e di vocazioni in calo. Un’immagine forse poco comprensibile per tanti, ma non per le migliaia di persone –moltissimi fra genitori, parenti, amici - che questa mattina, nella Basilica Vaticana, hanno fatto ala al passaggio dei 22 diaconi della Diocesi di Roma, ai quali Benedetto XVI ha conferito il Sacramento dell’Ordine, attorniato dal cardinale vicario, Camillo Ruini, e dai vescovi delle diocesi di provenienza dei giovani. Un traguardo raggiunto dai nuovi sacerdoti nel giorno in cui la liturgia presenta la figura del Buon Pastore: un brano evangelico di grande “densità teologica”, sul quale il Papa ha imperniato la sua omelia:

 

“Gesù parla di sé come del Buon Pastore che dà la vita eterna alle sue pecore (…) Egli conosce le sue pecore e le sue pecore lo conoscono, come il Padre conosce Lui ed Egli conosce il Padre. Non si tratta di mera conoscenza intellettuale, ma di una relazione personale profonda; una conoscenza del cuore, propria di chi ama e di chi è amato; di chi è fedele e di chi sa di potersi a sua volta fidare; una conoscenza d’amore in virtù della quale il Pastore invita i suoi a seguirlo, e che si manifesta pienamente nel dono che fa loro della vita eterna”.

 

Questa profonda intimità spirituale con Cristo, il poter entrare “nei suoi sentimenti”, vanno alimentati anzitutto - ha detto il Papa - con la quotidiana “scuola di santità” dell’altare, l’Eucaristia. Di lì, scaturisce il servizio della Parola, della riconciliazione. Benedetto XVI ha insistito molto sull’aspetto della “gioia” che deve accompagnare il modo in cui i nuovi sacerdoti esprimeranno il loro ministero. Sia per voi “motivo di costante consolazione”, ha detto loro, la “certezza che Cristo non ci abbandona e che nessun ostacolo potrà impedire la realizzazione del suo universale disegno di salvezza”. Quindi, un pensiero alla Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che la Chiesa celebra oggi:

 

“Preghiamo perché quanti sono scelti a così alta missione siano accompagnati dall’orante comunione di tutti i fedeli. Preghiamo perché cresca in ogni parrocchia e comunità cristiana l’attenzione per le vocazioni e per la formazione dei sacerdoti: essa inizia in famiglia, prosegue in seminario e coinvolge tutti coloro che hanno a cuore la salvezza delle anime (…) Attorniamoli, questi nostri fratelli nel Signore, con la nostra spirituale solidarietà. Preghiamo perché siano fedeli alla missione a cui oggi il Signore li chiama, e siano pronti a rinnovare ogni giorno a Dio il loro “sì”, il loro “eccomi”, senza riserve”.

 

“E chiediamo al Padrone della messe, in questa Giornata per le Vocazioni - ha concluso la sua invocazione il Papa - che continui a suscitare molti e santi presbiteri, totalmente dediti al servizio del popolo cristiano”.

 

(canto)

 

Ai 22 nuovi sacerdoti, un nuovo augurio del Papa a “mantenersi fedeli alla preghiera” e a celebrare “la Santa Messa con devozione sempre rinnovata” è giunto al momento della recita del Regina Caeli, intonato da Benedetto XVI dalla finestra del suo studio, davanti a circa 50 mila fedeli. Il Papa ha voluto soffermarsi ancora sulla Giornata di preghiera per le vocazioni, ribadendo in che modo esse siano - come recita il titolo della Giornata - “a servizio della Chiesa comunione”:

 

“Tutti i battezzati sono chiamati a contribuire all’opera della salvezza. Nella Chiesa ci sono però alcune vocazioni specialmente dedicate al servizio della comunione. Primo responsabile della comunione cattolica è il Papa, Successore di Pietro e Vescovo di Roma; con lui custodi e maestri di unità sono i Vescovi, successori degli Apostoli, coadiuvati dai presbiteri. Ma al servizio della comunione sono anche le persone consacrate e tutti i fedeli. Nel cuore della Chiesa comunione c’è l’Eucaristia: le differenti vocazioni attingono da questo sommo Sacramento la forza spirituale per edificare costantemente nella carità l’unico Corpo ecclesiale”.

 

(canto)

**********

 

 

 

 

 

 

Sono 406 mila oggi i sacerdoti nel mondo. Per la loro formazione

si punta ad una buona preparazione che trovi

le sue basi nella chiamata d’amore di Dio

 

 

La cura delle vocazioni esige una costante "educazione" ad ascoltare la voce di Dio, e questo si realizza innanzitutto nella preghiera. Secondo l’esplicito comando del Signore, noi dobbiamo implorare il dono delle vocazioni in primo luogo pregando instancabilmente e insieme il "Padrone della messe". E’ quanto ha scritto Benedetto XVI nel suo Messaggio per la 44.ma Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, ricordata più volte questa mattina dal Papa in San Pietro. Ma qual è oggi la realtà delle vocazioni sacerdotali e religiose nel mondo? Tiziana Campisi lo ha chiesto a padre Vito Magno, rogazionista, direttore della rivista “Rogate ergo”:

 

**********

R. - Sulla base dell’ultimo Annuario Statistico della Chiesa, la situazione, sia quantitativa sia qualitativa, non è ovunque la stessa. In generale, i sacerdoti diocesani continuano a segnare il passo nei Paesi del nord del mondo, mentre crescono in Asia, Africa e America Latina. Per le vocazioni alla vita consacrata, la situazione è più complessa. Ove crescono, crescono lentamente, mentre in Europa e in America esse continuano a diminuire, salvo eccezioni riguardanti i monaci e le monache di clausura o recenti forme religiose legate a Movimenti nati nel nostro tempo. Concretamente il miliardo e centoquindici milioni di cattolici viene assistito da 406 mila preti, dei quali 150 mila sono religiosi. Le suore sono invece 882 mila.

 

D. - Quali dati sono in grado di dare una motivazione alla speranza?

 

R. - Innanzitutto, l’aumento delle ordinazioni, che dal 1978 al 2004 hanno registrato un continuo crescendo ovunque, anche se con percentuali diverse. Delle 210 mila ordinazioni di questo periodo, il 40 per cento riguarda l’Europa, il 30 per cento le Americhe, il 17,2 per cento l’Asia, il 12,5 per cento l’Africa e l’un per cento l’Australia. Ovviamente, l’incidenza di questo aumento sul totale dei sacerdoti va commisurato al numero dei decessi, che è elevato. C’è poi un dato non confrontabile con il passato, ma in continuo aumento: quello dei diaconi permanenti: erano 5.500 nel 1978, quando da pochi anni erano stati ripristinati, oggi sono saliti a 32 mila.

 

D. - E’ giusto insistere più sulla qualità dei sacerdoti che non sulla loro quantità, come spesso fanno persone ed organismi autorevoli?

 

R. - Lo trovo più che giusto. Senza qualità, la quantità non ha senso. Non occorre che i sacerdoti siano tanti, occorre che siano buoni e assolvano con competenza e dedizione i compiti loro spettanti, quali l’amministrazione dei Sacramenti e il servizio di guida spirituale della comunità loro affidata, lasciando ai laici l’assunzione delle responsabilità per tutto il resto.

 

D. - Negli ultimi anni, quali punti fermi ha indicato il Magistero della Chiesa in tema di vocazioni?

R. - È noto con quale insistenza Giovanni Paolo II ripetesse che all’origine di qualsiasi vocazione è l’esempio di chi consacra a Dio la propria vita, e nello stesso tempo non si stancava di indicare il ruolo della preghiera personale e di tutta la comunità cristiana, in linea con il comando di Gesù. Benedetto XVI, quando parla a sacerdoti, religiosi e seminaristi, soprattutto nei messaggi per la presente Giornata, sia in quello dello scorso anno, sia in quello di quest’anno, ripete che ogni vocazione è chiamata d’amore da parte di Dio: chiamata a cui deve corrispondere una risposta d’amore. Sembra d’altra parte logico che se nell’enciclica Deus caritas est parla dell’amore come risposta cristiana ai problemi del mondo, senta poi d’impostare nella medesima chiave il problema vocazionale.

**********

 

 

Il Papa ai membri del Rinnovamento nello Spirito, riuniti a Rimini:

promuovete i valori umani e difendete la famiglia

 

Si è aperta ieri, alla Fiera di Rimini, la 30.ma Convocazione nazionale del Movimento ecclesiale Rinnovamento nello Spirito Santo sul tema: “Nulla è impossibile a Dio”. I circa 25 mila partecipanti, provenienti da tutta Italia e da diversi Paesi del mondo, hanno accolto con grande gioia un lungo messaggio autografo di Benedetto XVI. Il Papa ha sottolineato l’importanza del “carisma della fede” e l’“urgenza dell’evangelizzazione della famiglia”. Il servizio di Luciano Castro:

 

**********

“Desidero con gioia unirmi” ai partecipanti alla vostra Convocazione, che “intende approfondire, nell’ascolto costante dello Spirito, l’impegno per la nuova evangelizzazione con un tema che apre il cuore alla fiducia:Nulla è impossibile a Dio’”. Inizia così il lungo messaggio autografo di Benedetto XVI, inviato al presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo, Salvatore Martinez. Un messaggio in occasione dell’apertura, ieri qui a Rimini, della 30° Convocazione nazionale di questo Movimento ecclesiale, in cui sarà anche celebrato il 40ennale della nascita del Rinnovamento carismatico cattolico nel mondo. “E’ vostra intenzione porre in risalto ‘il carisma della fede’ - ha scritto il Papa ai partecipanti alla Convocazione - mostrando come l’incontro con Dio in Cristo Gesù trasformi, grazie alla forza dello Spirito, l’esistenza del credente e lo renda testimone gioioso - ha sottolineato ancora il Papa - delle meraviglie che il Signore non cessa di compiere anche in questo tempo”. Le parole del Santo Padre sono state accolte con grande gioia dai 25 mila partecipanti alla Convocazione, che ieri hanno potuto anche vedere le immagini dell’incontro di Benedetto XVI con i responsabili nazionali del Rinnovamento durante l’ultima udienza generale sul sagrato della Basilica di San Pietro. Nel messaggio, il Papa ha sottolineato “l’urgenza che riveste oggi l’evangelizzazione della famiglia. Seguendo gli orientamenti dei vescovi italiani - si legge nello scritto - anche voi vi dedicate attivamente a sostenere tutto ciò che concretamente difende e promuove quei valori umani e cristiani che devono essere alla base di ogni nucleo familiare”. Proprio domani, il Rinnovamento ha infatti organizzato qui a Rimini un evento in preparazione alla grande manifestazione “Più Famiglia”, che si svolgerà il prossimo 12 maggio a Roma e dove riecheggeranno le parole del Papa nel messaggio al Rinnovamento: “Quando una famiglia fonda ogni suo progetto sulla fiducia in Dio, nulla veramente le è impossibile”. Questa seconda giornata della Convocazione è dedicata all’esperienza della misericordia di Dio e della guarigione: centinaia i sacerdoti impegnati per ore nelle confessioni. Stasera, la concelebrazione eucaristica sarà presieduta da mons. Mathieu Madega, vescovo di Port-Gentil, in Gabon.

**********

 

 

Una missionaria d’amore che ha sperimentato nel dolore la felicità

in Cristo: Maria Rosa Pellesi è la religiosa beatificata a Rimini

dal cardinale Saraiva Martìns

 

Ha speso la sua vita con amore nel dolore ma è sempre stata felice di offrire la sua sofferenza a Dio e per l’umanità. Questo ha portato Maria Rosa Pellesi agli onori degli altari. La religiosa della Congregazione delle Suore Francescane Missionarie di Cristo, morta nel 1972 all’età di 55 anni, è stata proclamata Beata stamattina, nella cattedrale di Rimini, dal cardinale José Saraiva Martìns, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

**********

In lei, si è dispiegato l’abisso del mistero della Passione, morte e risurrezione di Cristo, che l’ha chiamata a passare attraverso la grande tribolazione, lasciando che le sue vesti venissero lavate e rese candide col sangue dell’Agnello, ha sottolineato il cardinale José Saraiva Martìns. Maria Rosa Pellesi ha vissuto 27 anni in un sanatorio per una grave forma di tubercolosi polmonare che ha richiesto dolorose terapie. Ma pur debilitata la religiosa riuscì a dire: “Sono ancora un coccio servibile. Gesù è tutto per me e il mio cuore è pieno. Sono felice”. Per 17 anni, le provocò strazi il frammento di un ago spezzatosi per un errore medico nel suo torace, eppure, nel ricordare il suo 25° di malattia, volle ringraziare Dio con queste parole: “Sono stati anni di grazia. Aiutami a dimenticarmi, a donarmi a te e agli altri tutti nel mondo”. “Pur chiusa in un angusto ospedale - ha detto il cardinale Saraiva Martìns - spaziava con l’anelito missionario di Cristo verso l’umanità. Se c’è un immediato segno di riconoscimento di suor Maria Rosa - ha proseguito il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi - questo è sicuramente il sorriso che diventava la prima carità verso chi viveva con lei, ma che si traduceva anche in gesti umani umilissimi e forti di ascolto, di pazienza, di servizio che le richiedevano un prezzo altissimo di abnegazione e di dono di sé”. Nel terminare la sua omelia, il porporato ha affermato che la Beata Maria Rosa “ci invita alla speranza”, “a non lasciarci inchiodare dai nostri limiti e” dalle nostre “colpe”. Come lei, ha concluso, dobbiamo pregare perché Gesù agisca in ciascuno di noi “per costruire sulle macerie” della miseria umana, “quel capolavoro che” Dio “si è prefisso fin dall’eternità”.

**********

 

E sulla figura della nuova Beata, Giovanni Peduto ha intervistato il postulatore della Causa di beatificazione, padre Florio Tessari. A lui ha chiesto di descrivere il percorso che ha portato Maria Rosa Pellesi alla consacrazione:

 

**********

R. - Maria Rosa, al secolo Bruna, nata il 10 novembre 1917 a Frignano sul Secchia, nel modenese, da genitori contadini dalla fede profonda ed ultima di nove fratelli, era una ragazza vivace, che amava vestirsi bene, alla moda e che non lesinava la cura del proprio corpo. Era corteggiata dai giovani, era una delle bellezze del paese. Era colma del desiderio di amare e di essere amata. A 17 anni conosce l’amore per un giovane del paese, lo frequenta per un po’ di tempo, poi lo

 

lascia perché il suo cuore batte già per un Altro: Cristo è diventato il termine esclusivo del suo amore. Nel 1933, con la morte di due giovanissime cognate che avevano lasciato sei bambini, Maria Rosa si sente coinvolta e fa loro da mamma. Ma contemporaneamente intensifica la sua vita cristiana. A 23 anni lascia la famiglia per entrare fra le Suore Francescane Missionarie di Cristo. A 26 anni è colpita da tubercolosi, malattia che l’accompagnerà  per tutta la vita, cioè per 27 anni. Fu ricoverata 3 anni al Sanatorio di Gaiato di  Modena e 24 al "Pizzardi" di Bologna. Le estraevano il liquido dai polmoni anche 5 volte al giorno. Il dottor Rossi, un medico del Pizzardi, ricorda: “Quante volte, per necessità di cure, ho trafitto con grossi aghi il costato di suor Maria Rosa: io solo, certamente molte volte; più di mille un giorno ne contai nella cartella clinica; ma altri medici, per anni ancora, dovettero continuare quell’intervento quotidiano. Io non ho sentito, mai, dico mai, un lamento”. Costretta all’inerzia, era tuttavia l’anima della sua Famiglia religiosa: era il respiro ampio, la freschezza mentale, la nobiltà d’animo. Il 6 novembre 1972 è trasportata all’Istituto San Giuseppe di Sassuolo, dove vivrà gli ultimi venticinque giorni della sua vita. Con un fil di voce regala il distillato del suo cuore: “Lo dico in un momento in cui non posso tradire… quello che conta è amare il Signore. Sono felice perché muoio nell’amore, sono felice perché amo tutti”. Sono le ultime parole. Poi spira dolcemente alle ore 20 del 1° dicembre 1972.

 

D. - Qual è stato il carisma di questa donna?

 

R. - E’ una religiosa Francescana Missionaria di Cristo, semplice e disponibile a riconoscere Cristo nella realtà e ad aderire a Lui, lieta di servire, di gioire e di soffrire per amore Suo. Ecco i quattro segreti di Maria Rosa. "Essere di Gesù" è stato il suo instancabile anelito, la prima occupazione e preoccupazione: questo è stato il primo segreto. "Si è consegnata come un’Agnella, non ha aperto bocca": è il suo secondo segreto. L’intimità con l’Eucaristia: lì imparava a tacere, come Gesù nella Passione: questo è il terzo segreto. "Fare del bene sempre, finché si può, a tutti": questo è il suo quarto segreto.

 

D. - In quale contesto è vissuta e dove ha espletato la sua attività?

 

R. - Il contesto nel quale è vissuta è stato il Sanatorio. Dei suoi 55 anni di vita, 27 li ha passati in ospedale. “Ho iniziato la mia vita sanatoriale piangendo, ma ho chiesto al buon Dio di terminarla cantando le sue misericordie, e sono stata esaudita… Non so che cosa stia  avvenendo in me. So solo che sento Gesù vicino, vicino: sento che non è più disposto ad aspettare come ha fatto sino ad ora. Egli vuole tutto, tutto, anima, cuore, corpo. Mio Dio, come è bella la vita quando Gesù, solo, è nel nostro cuore (Bologna, Pasqua 1956)”.

 

D. - Un episodio significativo della sua vita?

 

R. - Nel 1969, le viene diagnosticata una distrofia angiosclerotica della retina che la rende quasi cieca. Suor Maria Rosa ha un movimento di sgomento: “La cecità mi fa paura”. Ma poi si abbandona: “E’ Gesù che chiede e io non posso fare a meno di ripetere: sì, Gesù, sangue per sangue, amore per amore. Vorrei parlare

 

 

della mia gioia, della gioia pura che dà il Signore quando si fa allegramente  la sua Volontà. Ogni giorno e tante volte al giorno, ripeto il mio "Fiat voluntas tua, Domine" e Lui mi riempie il cuore di pace e gioia”.

 

D. - Quale messaggio lascia al mondo d’oggi?

 

R. - Suor Maria Rosa è vissuta fuori delle mura del convento, ma tra quelle del sanatorio - microcosmo tra reclusione e clausura - in un ambiente laico, e là ha vissuto nell’ordinarietà dei giorni una straordinaria intimità con il Signore. Come a dire che la santità è per tutti ed è possibile in qualunque contesto. Vive in uno spazio chiuso e ristretto con una coscienza cattolica, cioè in un abbraccio totale al mondo e alla vita della Chiesa. La sua è una credibile testimonianza che si può essere felici nella malattia, che si può vivere il centuplo promesso da Cristo in ogni circostanza della vita. Ed è proprio questo suo "segreto" a farne una grande donna che la Chiesa proclamerà Beata. 

**********

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

29 aprile 2007

 

 

Nuovo messaggio di intimidazione all’arcivescovo di Genova

e presidente della Cei, Angelo Bagnasco:

recapitati nella curia genovese una busta

con un proiettile e un simbolo nazista

 

 

Non si arresta la sconcertante catena di intimidazioni rivolte contro l’arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. L’ultima in ordine di tempo, due giorni fa, una busta con dentro un proiettile di piccolo calibro recapitata venerdì mattina nella curia cittadina. Lo rivela oggi il quotidiano genovese Corriere Mercantile. Il servizio di Tiziana Campisi: 

 

**********

Il Corriere Mercantile riferisce che il plico conteneva, oltre al proiettile, anche una foto del presule, ritagliata da un quotidiano, sulla quale è stata incisa una svastica. La busta, secondo quanto si apprende dalle agenzie di stampa, è stata recapitata direttamente all’arcivescovado ed aperta da un collaboratore della segreteria. Plico, proiettile e fotografia sono stati posti sotto sequestro dalla DIGOS e inviati alla Polizia scientifica. Da venerdì, scrive il quotidiano ligure, l’arcivescovo di Genova, che ha incontrato alcuni dirigenti della questura ed ha avuto un colloquio con il questore, Salvatore Presenti, è scortato da tre poliziotti. Le Forze dell’ordine hanno previsto nuovi presidi e vigilanze, attorno alla cattedrale e all’arcivescovado di Genova, e in occasione di tutte le manifestazioni alle quali mons. Bagnasco prenderà parte. Il portavoce della diocesi di Genova, Carlo Arcolao, ha definito le recenti minacce contro l’arcivescovo opera di “frange molto piccole e psicologicamente labili”. Ma sulla nuova intimidazione al presidente della CEI ascoltiamo il commento del portavoce della Conferenza episcopale italiana, don Domenico Pompili:

 

R. - Quest'ultimo episodio di Genova si inserisce nel clima di incomprensibile eccitazione di questi giorni. E' un gesto intimidatorio, ovviamente, che si commenta sé. D'altra parte, non si vuole enfatizzare oltre misura questo gesto irresponsabile, perchè non è intenzione della Chiesa alimentare uno scontro che non è mai stato cercato e che è fuori pertanto dalle sue intenzioni e dalle sue azioni. 

 

D. - Come porsi di fronte ad episodi del genere?

 

R. - Credo che non bisogna assolutamente lasciarsi intimidire e bisogna augurarsi che questo clima possa essere stemperato ispirandosi al buon senso e ad un dialogo che porti veramente a ragionare sulle questioni e non a contrapporsi in modo pretestuoso.

**********

 

In 50 Paesi del mondo, manifestazioni di solidarietà contro

le stragi che insanguinano il Darfur

 

 

Il mondo si mobilita per solidarietà nei confronti del Darfur. Trecentomila morti e due milioni e mezzo di profughi in 4 anni: è questo l'agghiacciante quadro della situazione che presenta la regione sudanese messa in ginocchio dal feroce conflitto in corso tra le milizie arabe Janjaweed, appoggiate non ufficialmente dal governo e i ribelli delle tribù locali. Ma nonostante i numeri inducano a parlare di un vero e proprio genocidio, è ancora diffusa l’indifferenza nella comunità internazionale. Per contrastarla si è svolto oggi a Roma, e in contemporanea in altri 50 paesi nel mondo, il "Global Day for Darfur". Sulla situazione di questa martoriata regione africana, Paolo Ondarza ha sentito Irene Panozzo, giornalista di "Lettera 22" ed esperta dell’area.

 

**********

R. - Il Darfur, in questi ultimi tempi, non ha avuto grandi miglioramenti rispetto a quella che è stata la sua storia negli ultimi anni, cioè da quando nel 2003 è scoppiata la guerra tra una serie di gruppi ribelli della regione e il governo nazionale di Kartuun e le milizie Janjaweed che il governo sostiene e pare abbia finanziato in passato. Soprattutto, a partire dal maggio del 2006, quando è stato firmato un trattato di pace tra una fazione di uno dei gruppi ribelli e il governo di Karthoum, la situazione in realtà è peggiorata. Questo accordo di pace ha causato la divisione ulteriore dei gruppi ribelli che hanno iniziato a farsi la guerra tra di loro.

 

D. - I primi a pagare il duro prezzo sono i civili?

 

R. - Diciamo che anche in Darfur è stata applicata una sorta di regola aurea delle guerre sudanesi, che è quella della politica della terra bruciata: ovvero, attacchi dal cielo con l’aviazione governativa seguiti poi da razzie e scorribande delle varie milizie che mettono a ferro e fuoco i villaggi.

 

D. - Qualcuno chiama in ballo la responsabilità di potenze come la Cina. Come mai?

 

R. - Perché la Cina ha grandi interessi e grandi rapporti di business con il governo di Karthoum e in questi quattro anni ha utilizzato spesso il proprio peso e soprattutto il proprio diritto di veto all’interno del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per ostacolare ogni decisione che, ad esempio, applicasse delle sanzioni nei confronti del Sudan o che prevedesse un intervento di peace keeper. Negli ultimi mesi, qualcosa si sta un po’ muovendo nel senso che è ormai da un anno e mezzo che tra il governo di Karthoum e la Nazioni Unite c’è un lungo braccio di ferro sull’eventualità di mandare dei caschi blu in Darfur e la Cina, in questo caso, non si è opposta.

 

D. - E l’intervento dell’ONU è auspicabile?

 

R. - Può essere auspicabile nel senso che sicuramente in questo momento la forza dell’Unione Africana ormai da tempo non ha più la forza - anche economica - per fare la differenza sul terreno. Però non è quella la soluzione: la soluzione è necessariamente una soluzione politica.

**********

 

 

Mons. Odilo Sherer, nuovo arcivescovo di San Paolo,

parla ai nostri microfoni

del prossimo arrivo di Benedetto XVI in Brasile

 

 

A poco più di una settimana dall’arrivo di Benedetto XVI nella metropoli di San Paolo, che segnerà l'inizio dell'importante visita pastorale in Brasile, mons. Odilo Sherer prende possesso oggi pomeriggio dell’arcidiocesi paulista. E sarà proprio mons. Sherer - attualmente segretario generale della Conferenza dei vescovi del Brasile - a ricevere il Papa nel Paese latinoamericano, il prossimo 9 maggio. Silvonei Protz ha parlato con mons. Odilo Sherer di questo momento importante per la diocesi di San Paolo e delle sfide che dovrà affrontare:

 

**********

R. - Sono tante le sfide all’interno della vita della Chiesa: il risveglio o un nuovo risveglio della vita ecclesiale, della vita missionaria, un nuovo atteggiamento della Chiesa di fronte alla società. La Chiesa non deve mettersi da parte nella vita della società, ma partecipare con il messaggio di Gesù Cristo, per contribuire alla soluzione dei problemi, perché i nostri popoli abbiano veramente vita piena in Gesù Cristo. Poi le sfide della società che, a San Paolo come in tutto il Brasile, sono tante: la povertà che continua, la violenza, l’esclusione sociale. E’ una cultura che tante volte fa poco caso ai valori della vita, della giustizia, della solidarietà. Quindi, abbiamo molto da fare anche nel senso dell’evangelizzazione della società, della cultura, della convivenza umana, delle organizzazioni della vita sociale, perché attraverso il contributo dei cattolici, il lievito del Vangelo, la società possa vivere meglio.

 

D. - Che aspettativa c’è in questo momento, in Brasile, per l’arrivo di Benedetto XVI?

 

R. - Noi siamo molto felici. La gente è contenta e l’organizzazione va avanti. Il Santo Padre avrà alcuni incontri importanti con il popolo brasiliano, soprattutto a San Paolo: l’incontro con i giovani e una grande celebrazione eucaristica, durante la quale sarà canonizzato un padre Francescano, il primo Santo nato in Brasile. Questo religioso ha lavorato e vissuto a San Paolo. Quindi, sarà canonizzato proprio in casa sua. Il Papa incontrerà anche un’organizzazione della Chiesa per il recupero e il reinserimento sociale dei tossicodipendenti. E questa visita è molto attesa, perchè si vuole sentire la parola del Santo Padre di fronte a questa piaga sociale molto grande della droga, davanti ai tanti tossicodipendenti che hanno in qualche modo la vita stroncata dall’uso della droga. Il grande momento sarà il 13 maggio ad Aparecida, quando il Santo Padre aprirà la V Conferenza generale dei vescovi dell’America Latina e dei Carabi. E lì attendiamo il messaggio del Santo Padre, sempre molto importante, all’inizio di questi avvenimenti, che darà anche l’orientamento, le direttrici dell’avvenimento. Il Papa viene per confortare la Chiesa, per orientare la Chiesa, per confermare i cristiani cattolici nel cammino e nella via del Signore.

********** 

 

 

Celebrati a Mosca i funerali del

celebre violoncellista, Mtislav Rostropovich

 

Un addio fatto di grande partecipazione di folla e di commozione. E' la cornice in cui si è svolto ieri, alla presenza del presidente russo, Vladimir Putin, l'ultimo saluto nella camera ardente che ha accolto a Mosca la salma di Mstislav Rostropovich, il leggendario violoncellista spentosi venerdì scorso. Stamattina, la cerimonia delle esequie nella cattedrale moscovita di Cristo Salvatore, gremita di persone, che Rostropovich contribuì a ricostruire dopo la decisione del primo presidente russo Boris Eltsin di farla rinascere com'era e dov'era prima che Stalin la facesse abbattere negli anni Trenta. Riascoltiamo le parole del celebre musicista ai nostri microfoni in questo servizio di Gabriella Ceraso:

 

**********

Oggi l’ultimo saluto al Maestro Mtislav Rostropovich morto venerdì a Mosca all’età di 80 anni. Il violoncellista e compositore russo tra le più grandi personalità dell’arte moderna riposa ora nel cimitero di Novodèvitchi tra i suoi amici d’arte e di vita:  Chostakovitch et Prokofiev. Ieri, la musica è stata presente anche nella grande Sala del Conservatorio dove, a rendergli omaggio, sono andati in migliaia: lì dove aveva studiato, insegnato e tenuto l’ultimo concerto pubblico prima dell’esilio nel 1974. Artista eccelso ma anche uomo impegnato al fianco dei dissidenti contro il regime sovietico e in tante iniziative di solidarietà. E’ questo dunque il ruolo dell’artista? Sentiamo la risposta di Rostropovich ai nostri microfoni, in un’intervista del 2006:

 

R. - (Parole di Rostropovich in russo)

 

Dipende dalla vita dell’artista, dalla sua persona. Se non ha sofferto nel passato quanto me... Io ho incontrato molte persone che mi hanno aiutato - e non solo tra coloro che mi conoscevano e sapevano che ero musicista, dotato - ma anche altri, persone sconosciute, che sembravano mandate da Dio. Nella città di Oremburg, per esempio, eravamo stati sfollati durante la guerra. Eravamo in una casetta, presso la nostra matrigna, io e mia sorella. Non c’erano né cibo, né soldi. Un giorno, poi, scoppiò la caldaia, a casa. Eravamo a -35°. Ci mettevamo addosso di tutto: coperte, materassi… Poi, all’improvviso, ho visto dalla finestra un carro trainato da cavalli che si fermava. Ne scese un vecchio, con una enorme barba: un tipico siberiano. Entrò in casa e mi chiese: “Ragazzo, hai freddo? Ti ho portato della legna”. Io continuavo a dire: “Non possiamo utilizzarla, abbiamo il riscaldamento centralizzato”. E lui mi rispose: “Per ora, ti lascio la legna. Poi ti porterò anche la stufetta”. E l’indomani si presentò con la stufetta a legna. Quindi, quando mi capita di fare qualcosa di buono, penso al vecchio della legna. Lui sarà in cielo, ormai, e spero che da lì mi veda e capisca che io gli rispondo.

 

D. - Maestro, ha un posto la fede nella sua vita?

 

R. - (Parole di Rostropovich in russo)

 

Devo dire che la questione della fede è la questione principale della mia vita. Non c’è niente altro di simile. Sono credente fino al punto di essere convinto che in tutto ciò che faccio c’è qualcuno che mi guida ad opere di bene. Cerco di non compiere errori. A questo proposito, voglio raccontarvi una cosa. Dopo quattro mesi dal mio esilio, nel 1974, ho tenuto il mio primo concerto. Stavo già per andare alle prove, quando arrivò un uomo in moto e ci lasciò un biglietto. Era di Papa Paolo VI e ci invitava in udienza generale. Io e mia moglie ci sentimmo molto agitati, ma decidemmo di andare. C’era molta gente. Quando arrivammo, scoprimmo che sapeva già tante cose su di noi. A me il Papa diede una medaglia vaticana, mentre a mia moglie chiese: “Ha qualcosa in contrario se le regalo una croce?”, e nel momento in cui stavamo per andare via, ci stavamo salutando, si rivolse a me e disse: “Maestro, tra la terra e il cielo, tra noi e Dio c’è una scala molto lunga. Lei, maestro, si trova a metà della salita. Però, le resta un problema: qualsiasi cosa faccia, prima ci pensi. Questo è un passo in su o in giù?”. Questo pensiero del Papa mi aiuta ancora nella mia vita. Quando mi rendo conto che ho fatto un passo in giù, poi devo farne tre in su e seguo sempre questo principio.

**********

 

 

 

 

 

CHIESA E SOCIETA’

29 aprile 2007

 

La Chiesa ricorda oggi Santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa

e patrona d’Italia e d’Europa

 

L’ha dichiarata Dottore della Chiesa, nel 1970, Paolo VI per i consigli dispensati a Papi, re e generali e per le parole di conforto che riusciva a trovare per quanti erano colpiti da sventure, detenuti, condannati a morte, ma anche gente comune. Santa Caterina da Siena, ultima di 25 figli e vissuta nel Trecento, è descritta dalle fonti come una donna dal forte carattere e dalle incrollabili convinzioni personali. Non venne mandata a scuola né ebbe maestri, ma questo non le impedì di redigere trattati e lettere, che per lo più dettava. “Essere la serva di Dio significa non essere soggetta all’autorità di nessun uomo. Cancellare ogni sensazione umana di dolore, fatica, desiderio sessuale e fame significa essere padrona di se stessa”, si legge nel suo Trattato della Provvidenza. I genitori volevano accasarla bene e presto, e secondo l’uso di allora, avviarono pratiche di matrimonio quando Caterina aveva 12 anni. Non sapevano che la loro figlia si era votata a Dio e aveva cominciato un percorso di mortificazione, fatto di digiuni e, in seguito, con l’uso del cilicio. Venuta a conoscenza dell’intenzione dei suoi genitori Caterina reagisce anche con il taglio completo dei capelli e si chiude in casa con il capo coperto da un velo. Entra nel Terz'ordine delle Domenicane a 16 anni, pur restando presso la sua abitazione. Lei stessa racconta di essersi avvicinata alle letture sacre pur essendo semianalfabeta e, dopo giorni di estenuanti e poco fruttuose fatiche, di aver ricevuto dal Signore il dono di sapere leggere. Secondo la tradizione devozionale, l’1 aprile del 1375 avrebbe ricevuto le stimmate nella chiesa di Santa Cristina, a Pisa, dove si trovava su invito di Papa Gregorio XI, al fine di preparare la crociata da lei sollecitata: tali stimmate sarebbero rimaste invisibili fino alla sua morte. La si ricorda, poi, come ambasciatrice dei fiorentini ad Avignone, per una non riuscita missione di pace presso lo stesso Pontefice, che però diede al Vicario di Cristo la spinta per il ritorno a Roma, nel 1377. Nella capitale, Caterina si recherà più avanti, chiamata da Urbano VI dopo la ribellione di alcuni cardinali che diede inizio allo scisma di Occidente. Qui si ammala e muore, a soli 33 anni. Sarà canonizzata nel 1461 da Pio II. Nel 1939, Pio XII la dichiarerà patrona d’Italia con Francesco d’Assisi, e da molti verrà ricordata tale per aver affermato: “Niuno Stato si può conservare nella legge civile in stato di grazia senza la santa giustizia”. Il primo ottobre 1999, Giovanni Paolo II ha posto sotto la sua protezione l’intera Europa. (T.C.)

 

Coltivare il dialogo e rinsaldare i punti di incontro:

 è l’invito alle Chiese d’Europa emerso negli interventi della

XII settimana Cefaludese per l’Ecumenismo

 

Si è conclusa ieri a Cefalù, in Sicilia, la dodicesima "Settimana Cefaludese per l’Ecumenismo", promossa dal Centro La Palma. Tre incontri di preparazione affidati rispettivamente ad una teologa cattolica, una ortodossa e ad un pastore evangelico donna della Chiesa valdese , in vista della III Assemblea ecumenica europea, che si terrà a settembre in Romania, sul tema: “La luce di Cristo illumina tutti. Speranza di rinnovamento e unità in Europa”. “A Sibiu avremo modo di avvicinare la teoria e la pratica, gli ‘uffici’ dell’ecumenismo alla vita reale delle piccole, semplici, persone normali. Non dobbiamo perdere questa opportunità”. E’ un passaggio dell’intervento del pastore valdese, Elisabetta Ribet, con cui si è chiusa la Settimana Cefaludese. “Le Chiese possono essere più unite, nel servizio al mondo – ha aggiunto il pastore RibetSibiu può essere lo spazio nel quale anche le Chiese, insieme, iniziano e rafforzano un cammino di formazione alla ‘cittadinanza attiva’ e responsabile”. “L’ortodossia deve porgere il proprio aiuto ai fedeli affinché essi possano difendere la propria identità", ha affermato la teologa ortodossa, Simona Paula Dobrescu, durante il secondo incontro. "Inoltre - ha soggiunto - deve instaurare rapporti di cooperazione e corresponsabilità con i fedeli delle altre Chiese che operano in Europa e nel mondo intero, con l'intento di testimoniare insieme l'amore di Dio”. Coltivare il dialogo e rinsaldare i punti di incontro, sembra il comune denominatore degli interventi, ai quali ha preso parte anche la teologa cattolica, Cettina Militello, che ha posto in evidenza l’importanza di “accogliere e tradurre in pratica tutto quello su cui si è d’accordo e il recepire gli uni dagli altri tutto quello che ciascuno apprezza negli altri e che non si oppone alla propria tradizione”. (A cura di Alessandra Zaffiro)

 

 

In Francia, le Congregazioni religiose che insegnano nelle scuole

si riuniscono in un nuovo soggetto unitario per manifestare

 meglio la loro forza educativa

 

“Unione di reti di Congregazioni dell’insegnamento cattolico” (URCEC). E’ il nome della realtà che sta nascendo in Francia, alla quale partecipano Congregazioni religiose che si occupano di insegnamento. L’obiettivo principale è quello di far sentire una voce comune sulle grandi proposte educative. Al progetto sono interessate 110 congregazioni femminili e maschili che scolarizzano circa mezzo milione di alunni. Secondo frère Jacques d’Huiteau, segretario generale dell’URCEC, l’ambizione specifica dell’organismo è di manifestare sempre meglio, in questi tempi di nuove urgenze educative, la “capacità dell’insegnamento cattolico di raggiungere i giovani maggiormente in difficoltà”. "Si tratta di un’unione necessaria - ha aggiunto - specialmente oggi che la Chiesa riscopre l’importanza, per i cristiani, dell’impegno educativo, e quanto le istituzioni scolastiche possano testimoniare una presenza di Chiesa”. (A. M.)

 

 

Inaugurato a Melbourne un Centro pastorale per giovani vietnamiti

 

Si chiama “Thien An” (dono di Dio) il Centro pastorale per l’educazione e la formazione dei giovani vietnamiti appena realizzato alla periferia di Melbourne, in Australia. Attraverso iniziative di carattere culturale e sociale, scrive l’agenzia Fides, darà modo ai giovani di avere un luogo di aggregazione sano, dove esprimersi, confrontarsi e crescere secondo i valori cristiani. Il Centro è dono dei giovani australiani ai loro coetanei vietnamiti della diaspora che abitano nella zona. La struttura era una fabbrica di abbigliamento ed è stata inaugurata il 22 aprile scorso. Come informa l’Agenzia Salesiana ANS, alla cerimonia erano presenti don Frank Moloney, ispettore dei Salesiani dell’Australia, suor Margaret Bentley, vicaria dell’ispettoria della Regione Pacifico delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ed Anthony Helou, sindaco di Moreland, centro suburbano di Melbourne. Il progetto è stato portato avanti da don Anthony Quang, Salesiano vietnamita, appena nominato parroco della chiesa di St Margaret Mary's, grazie al contributo di molti benefattori vietnamiti e di volontari australiani. Don Quang, come molti vietnamiti, è giunto in Australia negli anni ’70, dopo aver superato i pericoli della traversata in mare e dei campi profughi. Insieme ad alcuni sacerdoti del clero vietnamita, ha la cura pastorale della comunità vietnamita ormai pienamente inserita nella vita ecclesiale e sociale dei grandi centri australiani. Il Centro “Thien An”, che assiste ragazzi svantaggiati le cui famiglie parlano solo il vietnamita, è frequentato da 200 studenti ai quali vengono offerti corsi gratuiti di matematica, inglese e di lingua vietnamita. (T.C.)

 

 

Ogni anno, oltre due milioni di morti per incidenti

o malattie legate al lavoro

 

Nel mondo, 2,2 milioni di persone ogni anno muoiono per incidenti o malattie connesse col loro lavoro, 270 milioni restano ferite e 160 soffrono di malattie professionali. A rivelarlo è un rapporto dell'Organizzazione internazionale del Lavoro (OIL), presentato venerdì scorso a Ginevra, alla vigilia della Giornata mondiale per la Sicurezza e la salubrità sul lavoro. Secondo il rapporto, il danno economico provocato da tutti gli incidenti sul lavoro è pari al 4% del prodotto interno lordo globale. ''L'esperienza - sostiene la direttrice del Programma anti-incidenti dell'OIL, Semira Mazadi - mostra che la maggior parte degli incidenti potrebbero essere evitati. Pratiche di prevenzione rigorosa devono essere attuate sistematicamente dai governi''. (M.G.)

 

 

24 ORE NEL MONDO

29 aprile 2007

 

- A cura di Isabella Piro -

 

- Ci sarà anche l’Iran tra i Paesi presenti alla Conferenza internazionale sull’Iraq, in programma il 3 e 4 maggio a Sharm el Sheik, in Egitto. Lo rende noto il premier iracheno Al Maliki, in seguito ad una telefonata con il presidente iraniano, Ahmadinejad. Intanto, sul terreno, continua a crescere il bilancio dell’attentato suicida avvenuto ieri a Kerbala. Il nostro servizio:

 

*********

71 morti e 170 feriti, tra cui donne e bambini: cresce di ora in ora il bilancio dell’attacco kamikaze avvenuto ieri a Kerbala, città santa sciita a sud di Baghdad, dove un’autobomba è esplosa nei pressi del santuario dell’imam Abbas. E anche oggi la capitale si è svegliata sotto i colpi dell’artiglieria: un’offensiva americana si è concentrata nella parte sud della città, mentre il comando USA comunica che, negli ultimi due giorni, nove marines sono morti in diversi combattimenti. E la violenza continua anche contro i giornalisti: stamani, la reporter radiofonica Amal al Moudarres è stata gravemente ferita da un commando armato davanti alla sua abitazione, nel quartiere al Kadraa di Bagdhad. Per cercare di arginare gli attacchi terroristici, l’esercito americano ha compiuto una serie di raid nelle province di Al Anbar e Salaheddin, in cui cresce l’insurrezione sunnita. Settantadue persone sono state arrestate, perché sospettate di appartenere ad Al Qaeda. Intanto, si avvicina il 3 maggio, data di apertura della Conferenza internazionale sull’Iraq ospitata dall’Egitto, a Sharm el Sheik. In una telefonata al premier iracheno, Al Maliki, il presidente iraniano Ahmadinejad ha fatto sapere che Teheran siederà al tavolo delle trattative. Accanto a lui, i ministri degli Esteri dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, i Paesi del G8 e quelli confinanti con l’Iraq. Tra i presenti, anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. E per discutere i temi della conferenza, oggi a Baghdad è arrivato Ali Larjiani, capo del Supremo consiglio per la Sicurezza nazionale in Iran.

*********

 

- In Afghanistan, è di almeno sei vittime, tra cui due donne civili, il bilancio del blitz delle forze multinazionali contro una presunta cellula terroristica nella provincia orientale di Nangarhar. Intanto, parlando al Forum per lo sviluppo del Paese, in corso a Kabul, il presidente, Hamid Karzai, ha chiesto di poter avere un maggiore controllo sugli aiuti stranieri per la ricostruzione dell’Afghanistan. Sul fronte sequestri, è rientrata in Franca Celine Cordalier, la cooperante della Ong "Terre d’Enfance", rilasciata ieri dai talebani nella provincia di Kandahar, dopo 25 giorni di prigionia. Restano ancora sotto sequestro, invece, un altro cooperante francese e tre afghani: l’ultimatum per la loro liberazione è stato prorogato di una settimana. In cambio, i rapitori chiedono il rilascio di detenuti afghani e il ritiro delle truppe francesi dal Paese.

 

- Il governo pakistano ha aperto un’inchiesta sull’attentato suicida avvenuto ieri a Charsada, nel nord-ovest del Paese, in cui 28 persone sono morte ed altre 52 sono rimaste ferite. Tra queste, anche il ministro dell’Interno, Aftab Khan Sherpao, uno dei più stretti alleati del presidente, Pervez Musharraf, e in prima linea nella lotta al terrorismo. L’uomo non è in pericolo di vita.

 

- Il ministro degli Esteri turco, Abdullah Gul, non intende ritirare la sua candidatura alle elezioni presidenziali, in seguito alla presa di posizione dell’esercito che, con un comunicato, ha accusato il governo di “attività antilaiche”. Gul, unico candidato alle elezioni presidenziali sostenuto dal partito filo-islamico del premier Tayyp Erdogan, non è riuscito ad ottenere la maggioranza qualificata in parlamento per l’elezione diretta. Ieri, la presidenza tedesca dell’Unione Europea ha ricordato che le votazioni presidenziali devono svolgersi “in conformità con le regole democratiche”. Oggi, intanto, ad Instanbul si è svolta un’imponente manifestazione a favore di uno Stato laico: almeno 300 mila le persone scese in piazza.

 

- Una delegazioni della Duma, la Camera bassa del parlamento russo, si recherà in Estonia per cercare una soluzione alla crisi tra Mosca e Tallin, esplosa dopo la rimozione di un monumento all’Armata Rossa. L’incontro potrebbe avvenire già domani. Intanto, nella capitale estone sembra tornata la calma dopo due giorni di scontri tra nazionalisti e filorussi, che hanno provocato un morto, un centinaio di feriti ed oltre 600 fermi. Ieri, in un colloquio telefonico con la presidente di turno dell’UE, Angela Merkel, il capo del Cremlino, Vladimir Putin, aveva espresso “profonda preoccupazione” per la situazione. Dal suo canto, la Merkel aveva invitato entrambe le parti alla moderazione.

 

- È stato rivendicato dai ribelli Tamil l’attacco aereo compiuto nella notte a Colombo, capitale dello Sri Lanka. Il raid ha provocato almeno 5 feriti ed è stato deciso in rappresaglia contro i precedenti bombardamenti dell’esercito regolare su postazioni ribelli. Le squadriglie Tamil hanno dichiarato di aver colpito alcuni depositi di carburante dell’aeronautica militare.

 

- Si terranno il 24 maggio le prossime elezioni legislative in Irlanda. Lo ha annunciato un portavoce del premier, Bertie Ahern, la cui coalizione centrista è al potere dal 1997. Il nuovo parlamento, secondo quanto annunciato dalla presidente, Mary McAleese, si riunirà il 14 giugno per eleggere l’esecutivo. Il servizio di Enzo Farinella:

 

**********

La presidente d’Irlanda, Mary McAleese, ha sciolto questa mattina il parlamento irlandese indicendo elezioni politiche il 24 maggio su richiesta del primo ministro Bertie Ahern. L’Irlanda è governata in questo momento da una coalizione di centrodestra tra lo storico partito Fianna Fail, fondato da Eamon de Valera, e i democratici progressisti. Secondo molti osservatori politici, la stessa coalizione potrebbe tornare al potere il 24 maggio, ma l’opposizione di centrosinistra dei partiti Fine Gail e laburisti potrebbe formare una valida alternativa, secondo recenti sondaggi d'opinione, che preannunciano un risultato molto ravvicinato.

 

Da Dublino, per la Radio Vaticana, Enzo Farinella.

********** 

 

- È morto nella notte, a Zagabria, Ivica Racan, leader dell’opposizione croata e storico capo della socialdemocrazia del Paese. Malato da tempo di cancro, Racan si era dimesso nei giorni scorsi da tutte le cariche del partito. Aveva 64 anni. La sua morte giunge mentre i partiti politici croati si apprestano a scegliere il candidato alle elezioni generali del novembre prossimo.

 

- Urne aperte oggi in Mali, nell’Africa nord-occidentale, per le elezioni presidenziali. Circa 7 milioni gli elettori chiamati a scegliere il nuovo capo di Stato tra otto candidati, tra cui il presidente uscente, Amadou Tuomani Touré. Più di mille osservatori internazionali sorvegliano le operazioni di voto. I risultati sono attesi tra mercoledì e giovedì.

 

- Italia, caso Telecom: accordo raggiunto tra Mediobanca, Intesa SanPaolo, Generali, Benetton e la spagnola Telefonica per l’acquisizione di Olimpia, che controlla Telecom attraverso la propria quota del 18%. L’operazione prevede la costituzione di una "new corporation" che si chiamerà Telco Spa e il cui presidente sarà indicato “concordemente dai soci italiani”. A Telefonica spetterà il 10% del pacchetto azionario di Telecom, oltre a due rappresentanti nel consiglio di amministrazione dell’azienda. Soddisfazione è stata espressa dal ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni.