RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 117
- Testo della trasmissione di venerdì
27 aprile 2007
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Oggi su "L'Osservatore Romano"
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il mondo della cultura è in lutto per la morte del
violoncellista russo Mstislav Rostropovich
CHIESA E SOCIETA’:
Presentato il Rapporto di Amnesty International sulla pena di
morte
Mali: lettera dei vescovi in vista delle elezioni di domenica
prossima
Tutto pronto a Pompei per il XXI meeting dei giovani, in
programma da domani al primo maggio
Nuove tensioni tra Russia
ed Estonia: rimosso un monumento dell'Armata Rossa dal centro di Tallin
27 aprile 2007
Udienze
Il Santo Padre ha
ricevuto questa mattina un altro gruppo di presuli italiani della Regione
Triveneto, in visita "ad Limina". Il Papa riceverà nel pomeriggio
l’arcivescovo Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina
della Fede.
Benedetto XVI si è detto disponibile a visitare
l'ONU di New York,
ma
non esiste ancora data né programma
Benedetto XVI ha dato
la propria disponibilità per una visita al Palazzo delle Nazioni Unite di New
York. L’eventualità era stata ventilata durante l’udienza che il Papa aveva
concesso in Vaticano al neosegretario dell’ONU, Ban Ki-moon, lo scorso 18
aprile. Ieri, il direttore della Sala Stampa Vaticana, e nostro direttore
generale, padre Federico Lombardi, ha dato conferma di questa disponibilità del
Pontefice, precisando però che al momento nessuna data né programma di viaggio
sono stati presi in esame. Ban Ki-moon si è detto comunque molto felice per
questa eventualità. La sede newyorkese dell’ONU ha visto in passato tre visite
da parte dei Papi: la prima fu di Paolo VI nel 1965, le successive di Giovanni
Paolo II, nel 1979 e nel 1995.
Grande successo di vendite per il libro di
Benedetto XVI “Gesù di Nazaret”. Il Patriarca Bartolomeo I auspica che possa
facilitare il dialogo teologico
Continua a riscuotere
un grande successo il libro di Benedetto XVI “Gesù di Nazaret”: a poco più di
10 giorni dall’uscita, in Italia sono state vendute 510 mila copie, in Germania
480 mila, in Polonia 100 mila. Nella edizione greca è riportata una lettera del
Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, che esprime il suo “grande
e ardente interesse” per questo libro di Benedetto XVI nell’auspicio che possa
facilitare “il dialogo teologico”, in vista “di un definitivo superamento”
della divisione tra Chiesa cattolica e ortodossa.
Presentate ai media le linee-guida del Sinodo
dei vescovi convocato
dal
Papa per l'ottobre 2008 sul tema della Parola di Dio
Si è svolta stamane
nella Sala Stampa della Santa Sede, la presentazione ai giornalisti dei
Lineamenta del prossimo Sinodo dei vescovi, il primo convocato da Benedetto
XVI, che si terrà in Vaticano nell’ottobre 2008 e tratterà del tema della
Parola di Dio in rapporto alla vita e alla missione della Chiesa. Ma, su
richiesta dei giornalisti, il segretario generale del Sinodo, l’arcivescovo
Nikola Eterović, si è soffermato con dovizia di particolari anche sulla
riforma del Sinodo stesso, così come emerge da un recente documento ufficiale
vaticano. Per i particolari, il servizio di Alessandro De Carolis.
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A quarant’anni dalla
Dei Verbum, la Costituzione del Vaticano II che rifletté sulla Rivelazione
divina e sui modi di trasmetterla, la Chiesa rileva tuttora “fenomeni di
ignoranza” sulla dottrina della Rivelazione stessa, un “notevole distacco di
molti cristiani dalla Bibbia, “un permanente rischio di un uso non corretto”
della Sacra Scrittura. Sono alcuni dei motivi che hanno spinto i vescovi di
tutto il mondo a chiedere al Papa un Sinodo che trattasse della “Parola di Dio
nella vita e nella missione della Chiesa”. Lo ha ribadito questa mattina il
segretario generale del Sinodo dei vescovi, l’arcivescovo Nikola Eterović,
durante la conferenza stampa di presentazione dei Lineamenta, ovvero delle
linee-guida lungo le quali si sta sviluppando la preparazione della XII
Assemblea generale del Sinodo, che si svolgerà dal 5 al 26 ottobre del prossimo
anno. Benedetto XVI, anche nella sua veste di esperto teologo, ha molto a cuore
il tema della riscoperta della Parola di Dio e in molte circostanze, ha
ricordato il segretario generale del Sinodo, ha insistito sulla necessità di
“promuovere una pastorale robusta e credibile della Parola di Dio” per un
rinnovamento che sia non solo teologico, ma anche liturgico e catechistico. Una
necessità, ha rilevato mons. Eterović, diretta non solo ad aumentare la
consapevolezza del popolo cristiano, ma anche a meglio favorire i rapporti
ecumenici, interreligiosi e con il mondo delle scienze. Soffermandosi su un
dato, quello della diffusione della Bibbia, mons. Eterović ha osservato:
“Noi cristiani – parlo
anche a nome di altri fratelli nella fede – non siamo ancora soddisfatti, perché secondo l’Alleanza
biblica universale del 2004, la Bibbia sarebbe stata tradotta per intero o
parzialmente in 2.355 lingue, mentre le lingue del mondo sarebbero fino a
6.700, di cui 3.000 quelle principali. Dunque, la Bibbia neanche parzialmente è
ancora tradotta in tutte le lingue del mondo”.
Mons. Eterović ha
poi riaffermato che alla Chiesa “spetta il compito d’interpretare la Parola di
Dio”, con il contributo delle scienze umane ma evitando i “rischi
dell’interpretazione arbitraria e riduttiva” delle Scritture, con le possibili
derive di letture fondamentalistiche o ideologizzate. E lo stesso ha fatto
mons. Fortunato Frezza, sottosegretario del Sinodo, soffermandosi in
particolare sull’aspetto dell’approfondimeto teologico della Bibbia:
“L’unità interiore
della Scrittura e i metodi di studio, come l’esegesi storico-critica o
l’esegesi canonica (…) sono strumenti adeguati alla ragionevolezza della
ricerca da una parte, ma anche dichiaratamente intesi all’adesione a lettera e
spirito della Rivelazione scritta. La Bibbia, Libro di libri, nella sua veste
umana non può essere né esposta ad un superficiale volontarismo, che
offenderebbe e la ragione e la fede, né defraudata della sua interiore
consistenza”.
Infine, il tema della
riforma del Sinodo dei vescovi, sollecitato dai giornalisti in Sala Stampa.
Sulla scorta di quanto pubblicato sul volume n. 10 dell’Acta Apostolicae Sedis
del 6 ottobre 2006, mons. Eterović ha rivelato che la Segreteria generale
del Sinodo sta preparando una pubblicazione bilingue, in latino ed in italiano,
che riporta alcune delle novità volute dal Papa, alcune delle quali già
sperimentate nel Sinodo sull’Eucaristia del 2005, come la riduzione da 4 a 3
delle settimane di durata dei lavori, o la facoltà di intervento libero
concessa ai padri sinodali al termine di ogni assise giornaliera. Ma, modifiche
a parte, non si può parlare – ha detto mons. Eterović - di vera riforma
per ciò che concerne la possibilità, per il Sinodo, di oltrepassare la propria
funzione consultiva, a servizio del Papa, per approdare ad una funzione
deliberativa:
“L’aggiornamento
dell’ordinamento del Sinodo dei vescovi si imponeva dopo 40 anni della sua
esistenza e il motivo principale era un po’ di armonizzare le norme del Sinodo
con il nuovo Codice di diritto canonico e con i Canoni delle Chiese cattoliche
orientali, ovviamente riflettendo sulla prassi sinodale che si è sviluppata
durante questi 40 anni. Non c’è una novità vera e propria in quanto già
l’Apostolica sollicitudo del Servo di Dio, Paolo VI, parla negli stessi termini
quando dice che al Sinodo dei vescovi ‘spetta per sua natura il compito di dare
informazioni e consigli. Potrà anche godere di potestà deliberativa quando
questa gli sarà stata conferita dal Romano Pontefice al quale spetta, in tal
caso, ratificare la decisione del Sinodo’.
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Al via in Vaticano la plenaria della Pontificia
Accademia
delle
Scienze Sociali sul tema della mancanza
di
carità e giustizia nel mondo
Prima giornata oggi in
Vaticano della plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze: al centro dei
lavori la diffusa assenza di carità e giustizia nel mondo contemporaneo, il
riemergere del nazionalismo sotto la forma dell'ostilità all'immigrazione, il
protezionismo commerciale e la debolezza del multilateralismo. Durante la
presentazione della plenaria, ieri nella Sala Stampa vaticana, è stata
sottolineata l'insufficiente attuazione dei cosiddetti Obiettivi del Millennio,
i millennium goals, per combattere povertà, pandemie e violazione dei diritti.
Ma ci sono altre perplessità, come spiega l'accademica Ombretta Fumagalli
Carulli, docente di diritto canonico all'Università Cattolica di Milano, al
microfono di Fabio Colagrande:
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R. - Nell’autunno del
2000 i leader mondiali hanno ritenuto che si dovesse riaffermare la fiducia
della comunità negli Stati intorno ad alcuni obiettivi. E gli obiettivi sono
l’educazione, la parità uomo-donna, la salute e così via. Quello che può essere
criticato di questi millennium goals è che siano privi di un’anima. Come spesso
avviene anche nelle grandi organizzazioni internazionali si atomizzano dei
diritti, ma non c’è poi il filo conduttore. Ora, a me pare che il filo
conduttore debba essere la dignità della persona. La dignità della persona è
solo implicita nei millennium goals, ma deve essere il filo conduttore anche di
interpretazione. Faccio un esempio. Benissimo che la salute debba essere
l’obiettivo più importante - ed anche la Santa Sede più volte lo ha enunciato -
ma quando la salute viene quasi esclusivamente ridotta - come è nei millennium
goals - alla salute riproduttiva, sembra che il problema vero sia quello di non
aumentare la popolazione. L’aborto viene fuori subito, come strumento per
risolvere il problema della sovrappopolazione. Basti pensare che per risolvere
il problema della mortalità durante la gravidanza c’è chi dice “eliminiamo le
gravidanze”. Allora, se sono così i millennium goals, sono davvero adatti a
risolvere i grandi temi della giustizia sociale? Faccio un altro esempio.
Benissimo che l’obiettivo sia parità uomo-donna, ma perchè allora non si
afferma la parità uomo-donna chiaramente all’interno della famiglia? La pari
nativa dignitas è un punto fondamentale del matrimonio canonico. E all’interno
della famiglia, sia pure con ruoli diversi, padre e madre hanno dei compiti di
pari dignità.
D. – Quindi, una
riconsiderazione del ruolo della famiglia in questi sforzi politici…
R. – Il punto è
questo, nei millennium goals non viene mai citata la famiglia. Io credo che se
noi dobbiamo riflettere sui millennium goals, trovando come filo conduttore la
dignità della persona, dobbiamo essere poi consequenziali. Come si realizza la
dignità della persona? Anzitutto, rispettandola, ma poi dandole la possibilità
di svilupparsi in quelle che sono le società naturali: la prima è la famiglia e
poi c‘è la scuola. Anche riguardo all’educazione, se ne parla, però non si dice
mai il diritto di scelta dei genitori della scuola, che più sia affine ai loro
convincimenti. I millennium goals senza anima si espongono al rischio di non
essere riconosciuti da nessuno.
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Oggi la conclusione del Seminario sui
cambiamenti climatici promosso
dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace
Si conclude oggi a
Roma, presso Palazzo San Calisto, il Seminario su “Cambiamenti climatici e
Sviluppo”, promosso dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Ieri il Papa, in
un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, aveva
espresso il proprio apprezzamento per l’iniziativa, esortando “ad incentivare
ricerca e promozione di stili di vita, modelli di produzione e consumo
improntati al rispetto del creato e alle reali esigenze di progresso
sostenibile dei popoli, tenendo conto della destinazione universale dei beni,
come ripetutamente ribadito dalla Dottrina sociale della Chiesa”. Tra gli interventi anche quello del prof. Antonino Zichichi, presidente
della World Federation of Scientist. Eugenio
Bonanata lo ha intervistato:
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R. – Bisogna
combattere i veleni che si immettono nell’atmosfera, questa è la vera
battaglia. Non demonizzare l’effetto serra, non demonizzare l’anidride carbonica,
che è cibo per le piante. Se nell’atmosfera non ci fosse anidride carbonica,
noi non avremmo più l’effetto serra, ma non ci sarebbe vita per le piante.
Riguardo al surriscaldamento, non è vero che è l’uomo responsabile di questi
fenomeni. In questo motore biologico l’uomo entra, a dir tanto, il 10 per
cento. Per il 90 per cento l’uomo non c’entra nulla. Si sente dire: “Questa
temperatura non esisteva da 150 anni”, ma 150 anni fa era così. Non dobbiamo
abbandonare il rigore in tutto ciò che riguarda le caratteristiche di questo
satellite del Sole, nel quale abbiamo avuto il privilegio di nascere.
D. – L’attenzione
ricade anche sui comportamenti del singolo. Che cosa può fare ciascuno di noi?
R. – Questa è una cosa
assolutamente legittima. Non sprecare energia, non sprecare acqua: ogni singolo
uomo può farlo, anzi deve farlo. Questa è la cultura su cui dobbiamo impegnare
le nostre attività. Non fare catastrofismi, non demonizzare cose sacrosante,
grazie alle quali noi esistiamo, come l’effetto serra e l’anidride carbonica.
Senza l’anidride carbonica non ci sarebbe vita vegetale. Senza effetto serra
moriremmo di freddo e non saremmo forse mai nati.
D. – Professore, si
parla tanto di fonti energetiche rinnovabili, possono risolvere qualcosa?
R. – Questa si chiama
crisi energetica mondiale, di cui non si parla mai. Non è concepibile poter
dare a tutti gli abitanti della terra lo stesso livello energetico, usando
energie alternative. L’energia nucleare permette di risparmiare un milione di
volte in massa: invece di un milione di chili di petrolio, uso quindi un chilo
di materiale fissile per ottenere la stessa quantità di energia.
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Oggi su
"L'Osservatore Romano"
Servizio
vaticano - I "Lineamenta" della XII Assemblea Generale Ordinaria del
Sinodo dei Vescovi: la presentazione nella Sala Stampa della Santa Sede.
Allegato
al giornale, un inserto speciale dedicato all'avvenimento ecclesiale che si
svolgerà dal 5 al 26 ottobre 2008.
Servizio
estero - Iraq: dopo la Camera Usa, anche il Senato vota per il ritiro delle
truppe.
Servizio
culturale - Un articolo di Marco Di Battista dal titolo "Arte e impegno civile":
la morte a Mosca del grande violoncellista Mstislav Rostropovic.
Servizio
italiano - In primo piano la legge elettorale.
27 aprile 2007
Il mondo della cultura è in lutto per la morte
del violoncellista
russo Mstislav Rostropovich
La Russia
e il mondo della musica piangono la morte di Mstislav Rostropovich,
uno dei maggiori violoncellisti del Ventesimo secolo,
spentosi oggi all’età di 80 anni. Il grande musicista russo pagò di persona la
sua difesa della libertà d'espressione nel regime sovietico. Il servizio di Marco Di Battista:
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Un grande musicista,
violoncellista e direttore d’orchestra. Soprattutto un grand’uomo, un esempio
di impegno sociale. Mstislav Rostropovich è scomparso oggi all’età di 80 anni.
Indimenticabili il suono del suo violoncello del 1711 e le magistrali
interpretazioni, e anche la sua testimonianza a favore della libertà di
espressione.
Rostropovich era nato
a Baku, in Azerbaijan, il 27 marzo del 1927. I genitori furono i suoi primi
maestri. Enfant prodige, a sedici anni lo troviamo tra i più bravi del
Conservatorio di Mosca, dove frequenta corsi di pianoforte e violoncello, ma
anche di composizione e direzione d’orchestra. Nel 1950 ottiene il Premio
Stalin, praticamente il massimo per un musicista d’oltre cortina. Cinque anni
dopo Rostropovich sposa il soprano Galina Vishnevskaja, stella del Bolshoi. E’
uno dei momenti più importanti della sua vita. Inizia infatti uno splendido
sodalizio che porterà i due a condividere tutto: l’amore per la musica, ma
anche gioie e dolori quotidiani. La sua attività artistica è intensissima.
Suona con strumentisti eccezionali come Sviatoslav Richter ed Emil Gilels. Il
suo violoncello incanta anche i compositori suoi contemporanei. Nella lista
delle collaborazioni basti citare Shostakovic, il più amato, Aram Khachaturian,
Sergej Prokofiev, Benjamin Britten, Leonard Bernstein, Krzysztof Penderecki.
Negli anni sessanta
esordisce con successo come direttore d’orchestra. La sua grandezza di
interprete è fermata però dall’amicizia con il dissidente Alexander
Soljenitsin. Per il suo impegno politico a favore della libertà di espressione
viene esiliato nel 1974. Dopo quattro mesi di stenti tiene un concerto proprio
qui a Roma. Come ha confidato in un’intervista concessa nel 2006 alla nostra
emittente, di quei giorni Rostropovich ricordava soprattutto l’incontro con
Papa Paolo VI.
Dopo il crollo del
muro, Mstislav fu riabilitato e festeggiato a Mosca e San Pietroburgo. Il 17
agosto del 1996 con la moglie istituì la Fondazione Vishnevskaya-Rostropovich
con lo scopo di migliorare la salute dei bambini nella Federazione Russa e
negli stati dell’ex Unione Sovietica.
Addio a Rostropovich.
Molti lo ricorderanno nel 1989, con il violoncello sopra il muro di Berlino,
cadente. Suonò le suite di Bach. Prima quelle in maggiore, per testimoniare
tutta la propria felicità, poi qualcuna in minore, per ricordare i caduti che
tentarono invano di attraversarlo. Poi smise di suonare e, come lui stesso ha
raccontato, si mise a piangere.
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L’Europarlamento
approva una risoluzione sull’omofobia. I commenti
di Paolo Bstaffa, direttore del SIR, e Giovanni Giacobbe,
presidente
del Forum delle famiglie
Il Parlamento europeo
ha approvato, ieri, una risoluzione contro l’omofobia. Si tratta di un
documento, che accanto alla condanna dei rigurgiti di omofobia contiene anche
un invito velato ad approvare leggi in favore delle coppie dello stesso sesso.
In un primo momento, peraltro, la risoluzione presentava anche una censura –
proposta da tre europarlamentari italiani – contro le dichiarazioni del presidente
della CEI, mons. Angelo Bagnasco. A questo proposito Fabio Colagrande ha
raccolto l’opinione di Paolo Bustaffa, direttore dell’agenzia SIR, che
ieri ha condannato l’ennesimo attacco indecoroso nei confronti di esponenti
della Chiesa italiana:
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R. – Tolto il
riferimento diretto al presidente della Conferenza Episcopale Italiana, rimane
un riferimento agli esponenti religiosi. Poi si chiede, continuando nella lettura
della risoluzione, alle gerarchie delle rispettive organizzazioni di condannare
eventuali dichiarazioni omofobe. Ora qui è evidente che si mantiene un atteggiamento
di sospetto nei confronti di quello che è il pensiero della Chiesa riguardo a
queste situazioni, a queste persone, verso le quali invece è chiaro - anche
nello stesso Catechismo della Chiesa cattolica - c’è un grande rispetto. Il
rispetto delle persone, comunque, non può cancellare quello che rimane un
aspetto problematico, attorno al quale ci deve essere sicuramente la
comprensione, l’accoglienza, ma in molti casi non ci può essere una
giustificazione.
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Dal canto suo,
l’eurodeputato Franco Grillini, presidente onorario
dell'Arcigay, ha affermato che la risoluzione dell’Europarlamento
implica una condanna del “Family day”, in programma a Roma il 12 maggio
prossimo. Un’affermazione priva di fondamento, sottolinea il prof. Giovanni
Giacobbe, presidente del Forum delle Associazioni Familiari, intervistato
da Alessandro Gisotti:
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R. – Se la risoluzione
intende condannare quelle posizioni discriminatorie verso gli omosessuali, mi
pare che sia una cosa ovvia e condivisibile. Quale sia il rapporto tra la
condanna delle discriminazioni, gli omosessuali e il Family Day, è una pura
invenzione, una fantasia dell’onorevole Grillini, che è assolutamente priva di
senso. Il Family Day è una manifestazione a favore della famiglia, così come è
voluta dalla Costituzione. Quindi, non vedo cosa c’entri con l’omosessualità.
D. – Perché, secondo
lei, la parola dei vescovi sulla famiglia, ma anche di esponenti del laicato
cattolico, viene percepita almeno in certi ambienti con fastidio?
R. – Credo che il
fastidio nasca dal fatto che siccome si tratta di valori che hanno nella
Costituzione il loro fondamento, è fastidioso che vengano richiamati proprio
dai vescovi e dal laicato cattolico.
D. – Come valorizzare
la bellezza della famiglia oggi? Come proporre questo valore ai giovani?
R. – Valorizzare la
bellezza della famiglia e sottolineare il senso che la famiglia ha nella
società civile può essere fatto soltanto realizzando una nuova cultura della
famiglia e sottolineando che, senza una nuova cultura della famiglia e senza un
sostegno radicale alla famiglia, crolla tutta la società civile. Io non vorrei
che coloro i quali contestano questa posizione, che si sta traducendo nella
imponente manifestazione del Family Day, abbiano come obiettivo quello di
distruggere questa cultura della famiglia e quindi vedano male che ci sia una
manifestazione di popolo. Il Family Day non è una manifestazione di Chiesa, ma
è una manifestazione di popolo credente e non credente, che vuole finalmente
riaffermare questi valori della famiglia.
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27 aprile 2007
Presentato il Rapporto di Amnesty
International sulla pena di morte
Il numero delle
esecuzioni e il numero dei Paesi che le mettono in atto è in calo. Dalle 2148
del 2005 si è passati alle 1591 del 2006, un trend positivo, sottolineato dal
segretario generale di Amnesty International, Irene
Khan, in Italia per la presentazione dei dati, ma anche per incontrare
il premier Prodi. E’ sull’Italia, infatti, che Amnesty conta soprattutto per
dare vita ad una coalizione globale contro la pena di morte, un gruppo che
abbia come priorità il conseguimento di una moratoria universale sulle
esecuzioni. “Un mondo senza pena di morte è possibile, se governi influenti
intenderanno dare un segnale di leadership politica”, ha dichiarato Irene Khan. L’anno scorso il 91 per cento delle
esecuzioni è stato registrato in soli sei Paesi: Cina, Iran, Iraq, Pakistan,
Sudan e Stati Uniti. “Questi sostenitori ad oltranza delle esecuzioni – ha
affermato la Khan – sono isolati ormai, non
più in sintonia con la tendenza mondiale”. L’Iraq si è aggiunto alla lista dei
leader mondiali delle esecuzioni e ha compiuto un grave passo indietro. L’uso
della pena di morte in questo mese è cresciuto rapidamente, dopo la reintroduzione,
avvenuta a metà del 2004. Nel 2006 l’impiccagione di Saddam Hussein, a
dicembre, ha sviato l’attenzione dall’escalation delle esecuzioni, con oltre 65
persone messe a morte. Le esecuzioni in Iran, almeno 177, nel 2006 sono quasi
raddoppiate rispetto al 2005. Il Pakistan ha fatto un salto in avanti nella
classifica dei Paesi che più usano la pena di morte, con 82 esecuzioni almeno.
In Sudan sono state 65, ma si teme che il dato effettivo possa essere più alto.
Negli Stati Uniti 53 persone sono state messe a morte in 12 Stati. Ma è la Cina
che continua ad essere il Paese leader delle esecuzioni. Amnesty International
ne ha registrate almeno mille, ma i dati sulla pena di morte sono considerati
un segreto di Stato e si ritiene che il numero effettivo delle persone messe a
morte possa arrivare ad otto mila. “Ciò che ora ci si augura – ha concluso la Khan – è che le prossime Olimpiadi di Pechino
possano essere un’occasione per esercitare ulteriori pressioni sulle autorità
cinesi”. (A cura di Francesca Sabatinelli)
Continuano le devastazioni in Darfur. La forza di
pace dell’Unione Africana denuncia centinaia di morti negli ultimi mesi
Ancora morte e devastazione in Darfur. E’ lo scenario dipinto da
ufficiali della forza di Pace dell’Unione Africana ai rappresentanti
dell'agenzia dell'ONU per i rifugiati (UNHCR) che nei giorni scorsi si sono
recati nella regione. Secondo le testimonianze, milizie arabe, forse assoldate
dal governo sudanese, agiscono indisturbate nell’area. Si parla di crimini molto
gravi, come saccheggi e stupri, per i quali la polizia sudanese non ha effettuato arresti. Da parte
sua il governo di Khartoum nega ogni legame con le milizie, dichiarando che si
tratta di gruppi di banditi contro i quali, quando è possibile, prende
provvedimenti. Intanto anche gli Stati Uniti si sono mobilitati per porre fine
questa guerra civile che negli ultimi anni ha fatto 200.000 morti e 2 milioni e
mezzo di sfollati. La Camera dei rappresentanti ha recentemente approvato una
risoluzione in cui si esorta gli Stati arabi ad impegnarsi di più per la causa.
In particolare si chiede di definire formalmente genocidio le sistematiche
torture, gli stupri e la pulizia etnica in Darfur e a sostenere in modo
convinto il dispiegamento di un contingente delle Nazioni Unite e dell'Unione
africana per imporre il cessate-il-fuoco. (A
cura di Eugenio Bonanata)
In Burkina Faso proseguono le campagne di
vaccinazione gratuita
contro la meningite che continua ad espandersi nel
Paese
Oltre 1600 morti e più
di 24 mila casi di contagio. E’ il bilancio dell’epidemia di meningite cerebrospinale
in corso dall’inizio dell’anno in Burkina Faso. Lo ha riferito il ministero
della Sanità locale diffondendo i dati dell’ultimo rapporto del Comitato
nazionale di gestione della meningite. Come riporta l’agenzia Misna il documento
evidenzia un raddoppio dei casi mortali in un solo mese. Tuttavia “solo sei
distretti sanitari sono ancora in situazione d’epidemia, contro i 30
precedenti” e – precisa il inoltre rapporto - grazie alle campagne di
vaccinazione e alle cure offerte gratuitamente ai malati, vi è stata una
“caduta del tasso di mortalità” dall’oltre 8% di marzo al 6,6% attuale. (E. B.)
Mali: lettera dei vescovi in vista delle elezioni
di domenica prossima
I vescovi del Mali
hanno scritto una lettera ai fedeli, in vista delle elezioni di domenica
prossima. Ricordando che il Paese è un esempio di democrazia nell’Africa
Sahariana, i presuli hanno invitato i politici ad essere attenti ai bisogni del
popolo per realizzare un nuovo Mali. In questo senso – ricordano i vescovi –
sono numerose le iniziative che attestano la maturità politica del Paese e gli
sforzi reali intrapresi. Nel documento si riconosce però che la politica non è
esente da macchie, quindi, concludono i presuli, anche il popolo deve agire per
non lasciare soli i politici e sostenerli nella loro azione. (E. B.)
Tutto pronto a Pompei per il XXI meeting dei
giovani,
in programma da domani al primo maggio
Giovani in preghiera
sullo stile di Taizé. Così domani, sabato 28 aprile alle ore 20.30, presso il
Centro Diocesano di Pompei “La Piscina di Siloe” (ex seminario), prenderà il
via la XXI edizione del Meeting dei Giovani che proseguirà fino al 1° maggio,
quando è previsto il grande happening finale con ragazzi e ragazze provenienti
da ogni parte d’Italia. La manifestazione, che è ormai tra le maggiori per la
sua forza aggregativa (sono attese circa 15.000 presenze) dopo aver ospitato
nelle edizioni precedenti il fondatore di Emmaus, l’Abbé Pierre, comincerà con
una veglia animata dalla comunità internazionale di Taizé. Il giorno successivo,
domenica 29, a fare gli onori di casa sarà il vescovo prelato e delegato
pontificio, mons. Carlo Liberati, instancabile promotore di momenti di
aggregazione giovanile, di vita ecclesiale e di testimonianza. Sarà mons.
Liberati a presiedere la Santa Messa nel Santuario alle ore 11.00. Nel
pomeriggio, per i partecipanti, la possibilità di compiere una visita agli
antichi scavi di Pompei, tra i siti archeologici più visitati al mondo. La
domenica sera, a partire dalla ore 21.00, ancora i giovani manifesteranno il
loro desiderio di pace nel mondo con il Santo Rosario ed una fiaccolata per la
Pace Universale che partirà dal piazzale Giovanni XXIII per portarsi nel
Santuario Pontificio della Beata Vergine del Rosario. Il Meeting dei Giovani di
Pompei, che propone momenti di riflessione, testimonianza, preghiera, cultura,
musica e spettacolo, riprende nel titolo il tema del messaggio di Papa
Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Gioventù: “Come io vi ho amati
così amatevi anche voi gli uni gli altri”.
“Questo incontro – spiega don Giovanni Russo, delegato della Pastorale
Giovanile di Pompei e responsabile del Meeting - è significativo anzitutto
perché il suo intento è dare speranza e voce ai giovani, molto spesso
incompresi agli occhi di una società segnata da ritmi frenetici di vita, che
non ha tempo per interessarsi della loro crescita umana e spirituale”. Intanto
proseguono le iscrizioni, e si registrano significative partecipazioni dal Sud,
in particolare dalla Calabria, dalla Sicilia, dalla Puglia, oltre che
ovviamente da tutta la Campania. Prosegue intanto con successo l’iniziativa che
intende essere vettore dell’affetto dei giovani per il Pontefice, visto come un
Papa che è anche un papà di tutti; di qui l’affettuoso slogan dell’appello
“Scrivi al tuo Papa”, dove ognuno può, rivolgendosi confidenzialmente al Santo
Padre, come ad un amico vero, confidare sogni, messaggi di speranza, dubbi,
perplessità, chiedere consigli. Sono già centinaia i giovani che al numero
333/7646420 hanno inviato i loro sms. I più belli saranno poi resi pubblici nei
giorni del meeting, raccolti in un volume ed inviati al Santo Padre. Eccone
solo alcuni: “Caro Papa. Nel buio cerco un po’ di pace, sei per me una luce”;
“Vorrei che tu venissi a casa mia, a pranzo un giorno con me, nella mia
famiglia” e così via, con un affetto sempre crescente e confidenziale. Il
Meeting dei Giovani di Pompei, gode del patrocinio del Comune di Pompei, della
Provincia di Napoli e della Regione Campania, nonché del sostegno di alcuni
partner privati che hanno inteso investire nel sociale. Tra questi Banca Intesa
S. Paolo, Arti Grafiche Boccia e Confetti Crispo. (A cura di Giovanni Peduto)
Numerosi i partecipanti a Mosca al simposio su
Friedrich Josepf Haass,
il medico tedesco che operò in Russia
in favore di esiliati e prigionieri in Siberia
Al via oggi fino al 29
aprile, a Mosca, presso la cattedrale cattolica dell’Immaco-lata, la
conferenza-simposio sul dottor Friedrich Josepf Haass il medico tedesco che
operò in Russia, nella prima metà dell’800, al fianco dei deportati in Siberia.
L’incontro è organizzato dall’arcivescovo di Mosca Tadeusz Kondrusiewicz, in collaborazione
con p. Wielfried Wehling, vice postulatore per l’arcidiocesi di Mosca della
causa di beatificazione Di Haass. E sarà proprio il processo diocesano di beatificazione,
avviato nell’arcidiocesi di Colonia nel 1998, al centro dei lavori. Il Papa
definendo il dottor Haass una “luminosa figura”, nel corso dell’Udienza generale
di mercoledì scorso, ha salutato i partecipanti al simposio. Fra questi, le
delegazioni provenienti dalle diverse diocesi della Federazione Russa,
dall’arcidiocesi di Colonia e una italiana da Roma e dalla diocesi di Mantova
dove è stata fondata con la benedizione del vescovo Egidio Caporello
l’Associazione Deus caritas est Amici di Friedrich Joseph Haass che ha
contribuito alla logistica organizzativa del Simposio. Probabilmente per la
prima volta nella curia cattolica di Mosca, sarà presente anche il metropolita
Serghej (Fomin), presidente del dipartimento delle opere di carità e della
beneficenza della Chiesa ortodossa russa. L’incontro vuole ricordare la figura
di Friedrich Joseph Haass (1780-1853),
che giunse in Russia nel 1806 al fianco di una nobile famiglia arrivando a
compiere, grazie alla sua competenza professionale, una brillante carriera
negli ospedali moscoviti fino a ricoprire importanti cariche statali. Fin da
subito curò senza compenso molti malati poveri, ma fu con la nomina a primario
degli ospedali delle carceri che ebbe inizio la parte più significativa della
sua opera. Si impegnò ad alleviare con ogni mezzo le dure condizioni di vita
dei prigionieri destinati alla deportazione nella lontana Siberia: raccolse
fondi per la costruzione e l'ampliamento degli ospedali; operò a livello
istituzionale per evitare gli abusi e le inutili crudeltà; offrì a migliaia di
deportati il proprio sostegno materiale e morale. Il dottor Haass restò fedele
alla propria confessione cattolica, ma rispettò profondamente la spiritualità
ortodossa del popolo russo. Per questo il “santo medico di Mosca”, è venerato
sia dai cattolici che dagli ortodossi. La sua opera di carità è entrata nella
letteratura russa da F. Dostoevskij a molti altri scrittori, artisti e
cantautori nonché nel cuore della gente semplice. (E. B.)
In Germania diverse comunità religiose adotteranno
domenica prossima un documento comune sul battesimo
Il cardinale Karl
Lehmann, Vescovo di Mainz e presidente della conferenza episcopale tedesca, il
Vescovo luterano Wolfgang Huber e i rappresentanti di altre undici comunità
confessionali adotteranno un documento comune sul battesimo. La cerimonia avrà
luogo, domenica prossima, nella cattedrale di Magdeburgo. In Germania, sinora, i battesimi non sono
riconosciuti reciprocamente se non da convenzioni stabilite tra le singole
diocesi e le chiese evangeliche regionali. L’iniziativa di adottare un
documento comune sul battesimo viene attribuita al cardinale Walter Kasper, attuale Presidente del
Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani. Alla redazione del testo ha
lavorato, per tre anni, una commissione mista. “Nonostante le differenze nella
comprensione della Chiesa, – si legge nel documento – esiste tra noi un accordo
fondamentale sul battesimo. Per questo noi riconosciamo come compimento del
battesimo ogni atto di immersione o di aspersione con l'acqua realizzato
secondo la missione di Gesù, in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo, e ci rallegriamo per ogni persona che si battezza. Il battesimo così
realizzato è unico e non può essere ripetuto”.
Tra le comunità tedesche firmatarie figurano anche la Chiesa Ortodossa
Etiope, la Comunità di Lavoro delle Parrocchie Anglicane Episcopali, la Chiesa
Ortodossa Armena Apostolica, la Chiesa di ex riformate della Bassa Sassonia,
l’Unità dei Fratelli Evangelici della Confessione di Augusta, la Comunità
fraterna “Herrnhuter”, la Chiesa Metodista, la Chiesa Cattolica Cristiana, la
Chiesa Ortodossa e la Chiesa Luterana Indipendente. (A. M.)
Lo studente nell’università globale.
Questo il tema del convegno nazionale della Fuci
che si apre oggi a Vicenza
Essere universitari in
un mondo accademico sempre più internazionale e con una vasta mobilità di
studenti e ricercatori. È lo scenario su cui rifletteranno gli universitari
cattolici della FUCI (Federazione universitaria cattolica italiana) nel loro
convegno nazionale che si apre oggi a Vicenza. L’incontro, che proseguirà fino
al 30 aprile, vedrà alternarsi dibattiti, confronti e tavole rotonde con
“studiosi che hanno maturato una solida esperienza all’estero – spiegano gli
organizzatori – tanto da poterci offrire una prospettiva comparata entro cui
collocare l’Italia”. Ricco il programma del convegno, che avrà anche un
appuntamento con il vescovo di Vicenza mons. Cesare Nosiglia in Cattedrale
domenica alle ore 18. Ad aprire i lavori Massimo Cacciari, docente di filosofia
estetica e sindaco di Venezia. Seguiranno gli interventi di altri docenti
universitari che – spiegano i giovani del FUCI – ci introdurranno al tema
dell’internazionalizzazione nel doppio, ma complementare, approccio umanistico
e scientifico, a partire dal modello di Bologna, che punta a delineare un
modello europeo di università”. (E. B.)
‘Letteratura per ragazzi e cultura cristiana’. Questo il titolo della giornata di studio
promossa ieri a Bologna dai Pontifici consigli per la cultura e per il dialogo
interreligioso e dall’istituto Veritatis Splendor
Nel secolo scorso
Verne e Salgari, il Giornalino di Giamburrasca e I ragazzi della via Paal,
contribuirono a sviluppare nella mente dei ragazzi la fantasia. “Ci chiediamo”,
ha ricordato introducendo i lavori della Giornata il cardinale Paul Poupard,
presidente dei Pontifici consigli per la cultura e per il dialogo
interreligioso, “se per il mondo giovanile contemporaneo, al centro di numerosi
tragici fatti di cronaca, ci siano ancora proposte editoriali valide ed
efficaci, che aiutino i ragazzi a crescere in maniera sana ed equilibrata, a
vivere la loro dimensione di avventura e di idealità, per non cadere nella noia
e nella banalità di una quotidianità soggiogata dalle mode e dalle tendenze
sempre più effimere”. Diverse le risposte suggerite dalla tavola rotonda che ha
messo a confronto gli esperti. Antonio Faeti, docente di Grammatiche della
fantasia, invoca il ritorno ad un’esperienza come quella de “Il Vittorioso” “un
giornale cattolico che non parlava attraverso le prediche ma attraverso i
comportamenti che erano al centro delle sue storie”. Per la scrittrice Beatrice
Masini, l’editoria per ragazzi di ispirazione cattolica deve puntare sull’identità
continuando a raccontare il buono ma abbinandolo a una forma espressiva capace
di trasmettere il bello. (A cura di Stefano Andrini)
27 aprile 2007
- A cura di Marco Guerra e Franco Lucchetti -
- Ancora
violenze in Iraq: stamani un attentatore suicida ha fatto esplodere
l’automobile su cui viaggiava lungo la strada che collega Tal Afar a Mossul,
nel nord Paese, uccidendo e ferendo almeno una dozzina di persone. A Tikrit,
ieri un commando a bordo di due auto ha aperto il fuoco contro l’abitazione del
fratello di Ali Hassan al Majid, il cugino di Saddam Hussein, noto come Ali il
Chimico, uccidendone la moglie e la figlia. Hashem Hassan al Majid, fratello di
Ali il Chimico, che ora è detenuto in una prigione gestita dagli americani,
negli anni del potere di Saddam Hussein è stato governatore della città di
Hilla. A Baghdad, sarebbero almeno 26 i cadaveri ritrovati in varie zone della
città nelle ultime 24 ore, per i quali ora si sta procedendo
all’identificazione in obitorio. Nelle ultime settimane, il numero di cadaveri
ritrovati nelle strade della capitale irachena è tornato ad essere ogni giorno
più elevato. Intanto, negli Stati Uniti,
dopo il "sì" della Camera di mercoledì scorso, anche il Senato ha
approvato la legge che indica nell'aprile 2008 il termine della permanenza
delle truppe americane in Iraq. Il presidente George W. Bush ha ribadito che
metterà il veto, perchè le date del ritiro indicate dal testo potrebbero
compromettere l’intera missione. Ce ne Parla Elena Molinari:
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Con un insolito "schiaffo" alla
Casa Bianca, il Senato americano ha approvato ieri una legge che fissa una data
per il ritiro delle truppe americane dall’Iraq. Ma il presidente Bush ha già
promesso che la bloccherà con un veto, rinunciando quindi anche agli oltre 120
miliardi di dollari che la legge gli concede per finanziare le guerre in Iraq e
in Afghanistan. Bush, infatti, considera date arbitrarie il 1° ottobre prossimo
come inizio del rientro e l’aprile del 2008 come termine ultimo per la
permanenza delle truppe USA in Iraq, dato che, ha detto, compromettono la
riuscita dell’intera missione. Paradossalmente, però, la legge giungerà alla
Casa Bianca proprio la prossima settimana, esattamente cioè quattro anni dopo
la famosa dichiarazione di Bush dalla portaerei Lincoln che la missione in Iraq
era compiuta.
Da New York, Elena Molinari, per la Radio
Vaticana.
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- ''L'ultimatum non scade oggi, ma domani, sabato'': lo ha
riferito oggi, all'agenzia France Presse, il portavoce dei talebani, Yousuf
Armadi. La precisazione arriva al termine della settimana di tempo che i
talebani avevano concesso alla Francia, lo scorso 20 aprile, per ritirare le
proprie truppe dall'Afghanistan in cambio della liberazione dei due ostaggi
francesi, che lavorano per una Ong, rapiti il tre aprile scorso nel sud-ovest
del Paese. Sul piano politico, tengono banco le dichiarazioni del segretario
generale della NATO, Jaap de Hoop Scheffer, che durante una conferenza stampa
alla riunione dei ministri degli Esteri della NATO, in corso ad Oslo, ha
dichiarato che le truppe dell'Alleanza presenti in Afghanistan raggiungeranno
quota 39 mila unità entro l'estate. Intanto, sul terreno continuano le azioni
dei talebani, che questa mattina hanno attaccato un distretto di polizia nella
provincia Ghazni, nel sud dell'Afghanistan, uccidendo cinque persone, tra cui
il capo del distretto. Nella zona sono state inviate truppe di rinforzo da
Kabul.
- In
Cecenia, un elicottero militare russo è stato abbattuto stamani dalle forze
guerriglieri indipendentisti, provocando diciotto vittime fra cui quindici soldati e tre membri dell'equipaggio.
Secondo quanto riferisce l'agenzia Ria, citando una
fonte militare russa nel Caucaso, il velivolo, un Mi-8 russo, stava effettuando, insieme ad altri tre
elicotteri, un’operazione contro i ribelli nei pressi della città di Shatoi, nel sud del
Paese.
- Tensioni
bilaterali tra Russia ed Estonia. Le autorità di Tallin hanno deciso di
rimuovere il monumento all'Armata Rossa dal centro della capitale estone. Immediati
non solo le proteste di piazza, costate la vita ad una persona col ferimento di
altre decine, ma anche l’irrigidimento di Mosca: il Senato russo ha infatti
votato all'unanimità una mozione che chiede al presidente, Vladimir Putin, di
rompere le relazioni con l'Estonia. Mobilitata pure la Duma, la Camera bassa
del Parlamento. Sulle ragioni di queste tensioni, Giada Aquilino ha
intervistato il vicedirettore di Famiglia Cristiana, Fulvio Scaglione,
esperto di area ex sovietica:
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R. -
Le tensioni tra Estonia e Russia, ormai di vecchia data, sono cominciate praticamente
nel momento in cui l’Estonia è diventata uno stato indipendente, nel 1991, e la
Russia si è trasformata nel Paese post-sovietico che conosciamo. Sono poi cresciute
negli ultimi tempi, in linea con l’atteggiamento di molti Stati dell’ex blocco
sovietico nei confronti di Mosca: penso all’Ucraina o alla Polonia. C’entrano
naturalmente anche ragioni economiche, come il progettato gasdotto che dovrebbe
unire la Russia alla Germania, passando sotto il mare e quindi scavalcando i
Paesi baltici e privandoli dei proventi dei diritti di transito.
D. -
Per la Russia, il monumento è un simbolo della lotta al nazifascismo, per gli
estoni è un ricordo di 50 anni di presenza sovietica. A questo punto, si
rischia davvero l’aggravarsi delle tensioni?
R. -
Credo di sì, soprattutto perché entrambe le posizioni contengono un grano di
verità: c’è stata l’oppressione sovietica e c’è stato il ruolo dell’Armata
Rossa nella liberazione dal nazismo anche in quella parte di mondo. Penso
comunque che ciò che irriti la Russia sia soprattutto la richiesta - da parte
di alcuni Paesi di quella che chiamiamo “Europa dell’Est” - di una sorta di
pentimento continuo, di una sorta di continuo “mea culpa” sul proprio passato.
Ecco: questa è una cosa che i russi hanno fatto per anni, diciamo per tutti gli
anni Novanta, e che adesso non sono più disposti a fare per tante ragioni, una
delle quali è che si chiede loro un “mea culpa” e nel contempo - per citare
un’altra polemica di queste ore - si progettano nuove armi strategiche da
impiantare ai loro confini; la NATO è arrivata ai loro confini. In sostanza, si
continua a trattare la Russia come un pericolo per la civiltà occidentale. I
russi questo non sono più disposti ad accettarlo.
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- Dopo la massiccia offensiva del esercito etiope, che ha
piegato gli ultimi baluardi dei miliziani islamici, oggi a Mogadiscio non si
combatte. In queste ore, sono in corso nella capitale somala numerosi rastrellamenti
alla ricerca di armi e insorti, mentre gli abitanti hanno cominciato a
raccogliere i cadaveri abbandonati nelle strade durante i nove giorni di
scontri. Solamente ieri, infatti, secondo quanto ha riferito Sudan Ali Ahmed,
direttore dell'organizzazione non governativa "Elman Peace and Human
Rights Organisation", almeno 58 civili sarebbero stati uccisi durante
l’attacco delle forze governative al check point di Balad road, a nord di
Mogadiscio.
- Due
poliziotti nigeriani sono stati uccisi oggi a Port Harcourt, in Nigeria, da un
gruppo di sconosciuti armati durante un tentativo di sequestro di lavoratori
stranieri nella zona petrolifera del Delta del Niger, nel sud del Paese. Lo ha
riferito il commissario Felix Ogbaudu, della polizia dello stato di Rives.
- Quindici morti, quaranta feriti e cento dispersi: è il bilancio
del naufragio di un traghetto con a bordo 250 passeggeri avvenuto martedì
scorso a Jeremie, a sud-ovest dell’isola di Haiti. L’imbarcazione è affondata
al termine del viaggio, a poche centinaia di metri da Port-au-Prince. Lo hanno
annunciato ieri le autorità haitiane e la portavoce della Minustah (Missione di
stabilizzazione delle Nazioni Unite ad Haiti), Sophie Boutad de la Combe,
aggiungendo che i soccorritori sono riusciti a salvare diverse persone, tra le
quali un neonato di 10 giorni e un bambino di 3 anni. Secondo un parlamentare,
la causa del naufragio è dovuta al sovraccarico di passeggeri.
- Tre condannati a morte, accusati di aver commesso omicidi
plurimi, sono stati impiccati oggi in Giappone. Lo ha comunicato oggi, a Tokyo,
il ministro della Giustizia nipponico. Yoshikatsu Oda era stato condannato per
un duplice omicidio del 1990, Masahiro Tanaka per quattro assassinii durante
una rapina e Kosaku Nada per aver ucciso due persone anch'egli durante una
rapina. Le sentenze sono state eseguite nei penitenziari di Tokyo, Osaka e
Fukuoka. Nei “bracci della morte” del Sol Levante vi sono ancora un centinaio
di detenuti la cui condanna è stata confermata dalla Corte suprema. Le esecuzioni
capitali avvengono negli stessi giorni in cui l’Unione Europea approva
l’iniziativa di una moratoria della pena di morte da sottoporre all’Assemblea
generale delle Nazioni Unite. Giappone e Stati Uniti sono i soli Paesi a grande
industrializzazione ad applicare ancora la pena di morte.