RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 115
- Testo della trasmissione di mercoledì
25 aprile 2007
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Oggi su "L'Osservatore Romano"
OGGI IN PRIMO PIANO:
L'ONU celebra la Settimana mondiale della sicurezza
stradale: ce ne parla Franco Lucchesi
Giornata di riflessione a Roma su religione e mass
media: con noi Miriam Diez Bosh
CHIESA E SOCIETA’:
Documento
dei vescovi cileni su educazione, povertà e realtà giovanile
La Chiesa cattolica del Salvador contro lo sfruttamento delle
risorse minerarie
Iraq: l’ONU rilancia l’allarme profughi – In Italia si
festeggia la liberazione
25 aprile 2007
All'udienza generale,
Benedetto XVI parla dell'innovazione teologica
di Origene alessandrino e invoca maggiore
attenzione e sicurezza
per le
strade
E’ la coerenza di vita
con una Parola che non “invecchia mai”, quella di Dio, che rende la Chiesa
nuova e giovane in ogni epoca. Nelle sue catechesi del mercoledì, dedicate da
qualche settimana ai Padri apostolici, Benedetto XVI ha approfondito questa
mattina, davanti ai circa 25 mila fedeli presenti in Piazza San Pietro, gli
insegnamenti di Origene alessandrino, vissuto nel terzo secolo dopo Cristo e definito
un brillante e rivoluzionario pensatore della Chiesa antica. Il Papa ha poi
concluso l’udienza invocando, in sintonia con l’iniziativa dell’ONU, un maggior
rispetto del Codice di sicurezza stradale. Il servizio di Alessandro De
Carolis:
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La Sacra Scrittura
compresa non solo nella lettera ma anche nello spirito, in quell’unico,
incessante dinamismo che permette di “progredire nella conoscenza di Dio”. Per
il pensiero cristiano, Origene alessandrino segna un punto di non ritorno. E’
grazie ai suoi studi, alla sua immensa produzione - 320 libri, 310 omelie
secondo un computo di San Girolamo - che al pensiero cristiano viene impressa
una “svolta irreversibile”. Benedetto XVI ha parlato con grande ammirazione della
genialità di questo fondatore della ricerca teologica, che insegnò a lungo per
poi morire in seguito alle crudeli torture inflittegli durante la persecuzione
di Decio. Fu “un vero maestro”, ha detto di lui, celebrandone la “novità” che
divenne per i futuri dottori della Chiesa una “lezione” da cui non poter più
prescindere. Ma in cosa consisté questa svolta:
"Essa corrisponde
in sostanza alla fondazione della teologia nella spiegazione delle Scritture.
Far teologia era per lui essenzialmente spiegare, comprendere la Scrittura; o
potremmo anche dire che la sua teologia è la perfetta perfetta simbiosi tra
teologia ed esegesi. In verità, la sigla propria della dottrina origeniana
sembra risiedere appunto nell’incessante invito a passare dalla lettera allo
spirito delle Scritture, per progredire nella conoscenza di Dio".
Origene è un biblista
completo, che convoglia nello studio dei testi sacri tutta la sua preparazione
filosofica, esegetica, filologica. Celebre resta di lui, ha spiegato Benedetto
XVI, la suddivisione in sei colonne sinottiche del testo biblico, che riportano
i vari brani in ebraico e in diverse traduzioni in greco. Il frutto di questo
sforzo si traduce nell’altrettanto celebre “triplice lettura” della Bibbia, che
ne permette una comprensione ben più alta della mera lettura letterale:
"C'è il senso
'letterale', ma esso nasconde profondità che non appaiono in un primo momento; la seconda dimensione è
il senso 'morale': che cosa dobbiamo fare vivendo la parola; e infine il senso
'spirituale', cioè l'unità della Scrittura, che in tutto il suo sviluppo parla
di Cristo. E’ lo Spirito Santo che ci fa capire il contenuto cristologico e
così l'unità della Scrittura nella sua diversità".
Anche il teologo
Joseph Ratzinger ha imparato la “lezione” di Origene, ovvero la sua lettura
multidimensionale della Bibbia che in questo modo, ha riconosciuto, riesce “a
promuovere efficacemente la ‘lettura cristiana’ dell’Antico Testamento” non
disgiunta dal Nuovo. Benedetto XVI lo ha detto quasi come una confidenza poco
dopo:
"Sarebbe
interessante mostrare questo. Un po' ho tentato, nel mio libro 'Gesù di
Nazaret', di mostrare nella situazione di oggi queste molteplici dimensioni
della Parola, della Sacra Scrittura, che prima deve essere rispettata proprio
nel senso storico. Ma questo senso ci trascende verso Cristo, nella luce dello
Spirito Santo, e ci mostra la via, come vivere".
Ecco dunque spiegata,
ha terminato il Papa, l’importanza di “questo grande maestro nella fede”:
"Egli ci ricorda
con intimo trasporto che, nella lettura orante della Scrittura e nel coerente
impegno della vita, la Chiesa sempre si rinnova e ringiovanisce. La Parola di
Dio, che non invecchia mai, né mai si esaurisce, è mezzo privilegiato a tale
scopo. E’ infatti la Parola di Dio che, per opera dello Spirito Santo, ci guida
sempre di nuovo alla verità tutta intera. E preghiamo il Signore che ci dia
oggi pensatori, teologi, esegeti che trovano questa multidimensionalità, questa
attualità permanente della Sacra Scrittura, la sua novità per oggi. Preghiamo
che il Signore ci aiuti a leggere in modo orante la Sacra Scrittura, a nutrirci
realmente del vero pane della vita, della sua Parola".
(applausi)
Al termine
dell’udienza, Benedetto XVI ha salutato, fra gli altri, i circa duemila
pellegrini del Triveneto, giunti a Roma in coincidenza con la visita ad Limina
dei loro vescovi. Nel giorno della festa di San Marco, patrono di Venezia, il
Papa li ha invitati a restare “fedeli” alle loro “feconde tradizioni cristiane
che - ha detto - hanno ispirato e dato vita a significative opere di carità” e,
inoltre, ad incoraggiare i giovani a seguire il Vangelo e a far “sentire loro
che anche oggi vale la pena di consacrarsi totalmente al Signore nella vita
sacerdotale e religiosa. Infine, unendosi idealmente alla campagna di
sensibilizzazione delle Nazioni Unite, che hanno dedicato la settimana in corso
al tema della sicurezza stradale, Benedetto XVI ha rivolto questo appello:
“Rivolgo una parola di
incoraggiamento alle Istituzioni pubbliche che si adoperano per mantenere le
arterie stradali sicure e salvaguardare la vita umana con strumenti idonei; a
quanti si dedicano alla ricerca di nuove tecnologie e strategie per ridurre i
troppi incidenti sulle strade di tutto il mondo. E mentre invito a pregare per
le vittime, per i feriti e le loro famiglie, auspico che un consapevole senso
di responsabilità verso il prossimo induca gli automobilisti, specie i giovani,
alla prudenza e a un maggior rispetto del codice della strada”.
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Nomine
Il Santo Padre ha nominato vescovo di Kindu,
nella Repubblica Democratica del Congo, padre Willy Ngumbi, dei Missionari
d'Africa, formatore al noviziato dei Padri Bianchi a Bobo Dioulasso, in Burkina
Faso. Padre Willy Ngumbi è nato il 13 febbraio 1965 a Bujumbura (Burundi), dove
temporaneamente si era trasferita la famiglia per motivi di lavoro del padre.
Ha frequentato la scuola elementare e secondaria a Walikale, dopo di che è
entrato nel Seminario Maggiore Notre Dame d’Afrique de Bukavu per gli studi di
Filosofia (1984-1987). In seguito, ha completato il noviziato a Friburgo
(1987-1988), nella Società dei Missionari d’Africa (Padri Bianchi), quindi ha
svolto l’apostolato a Birni N’Koni, diocesi di Maradi (Niger), per poi iniziare
gli studi di Teologia a Toulouse (1990-1993), terminati con la Licenza. Il 1°
dicembre 1992 ha emesso la professione perpetua ed il 1° agosto 1993 è stato
ordinato sacerdote nella Società dei Missionari d’Africa. Dopo l’ordinazione ha
ricoperto vari incarichi: 1993-1994: vicario nella parrocchia Birindi N’Koni,
nella diocesi di Maradi, in Niger; 1994-1997: parroco della parrocchia Zinder,
diocesi di Maradi, Niger; 1997-2000: animatore vocazionale e formatore della
propedeutica dei Padri Bianchi a Goma; 2000-2003: assistente provinciale della
Provincia del Sud-Est-Congo; dal 2004: formatore al noviziato dei Padri Bianchi
a Bobo Dioulasso (Burkina Faso).
Il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace
organizza
un Seminario
sui
cambiamenti climatici:
intervista
con il cardinale Renato Raffaele Martino
Inizia domani a Roma,
presso Palazzo San Calisto, un Seminario di due giorni su “Cambiamenti
climatici e Sviluppo”, promosso dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace.
Prendono parte all’incontro esponenti politici, esperti e autorità religiose
dei cinque Continenti. Sull’evento, Giovanni Peduto ha intervistato il cardinale
Renato Raffaele Martino, presidente del dicastero vaticano promotore:
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R. – Bisogna,
anzitutto, precisare e tener presente che non tutto il mondo scientifico grida
al disastro. C’è, una buona parte – consistente – di scienziati che non vedono
con un così cattivo occhio questi cambiamenti climatici, anzi dopo aver detto
che si tratta di fenomeni ricorrenti nel corso negli anni e delle epoche, dicono
anche che a volte possono risultare addirittura favorevoli all’agricoltura e allo
sviluppo. Naturalmente noi vediamo la cosa con uno spirito di maggior precauzione.
D. – Quindi la Santa
Sede è preoccupata per questi cambiamenti climatici?
R. – Certo, la Santa
Sede segue da vicino questi problemi e naturalmente cerca, anzitutto, di rendersi
conto e successivamente di elaborare dei documenti e delle esortazioni,
affinché questa situazione si possa affrontare con saggezza.
D. – Anche perché
questi cambiamenti climatici possono produrre delle conseguenze sugli equilibri
socio-politici?
R. – Questo è
naturale: chi ha maggiori risorse per affrontare questi cambiamenti, ha anche
una maggiore serenità; mentre chi non ha queste risorse, ha una maggiore
preoccupazione. Certamente anche in questo campo si fa sempre appello alla
solidarietà internazionale e alla comunità internazionale. E’ necessario
riflettere sulla situazione e sui singoli aspetti, come ad esempio quello
relativo alle fonti di energia, che sono consumate in gran parte dal mondo
sviluppato. C’è un Paese che rappresenta il 5 per cento della popolazione
mondiale e che consuma - da solo - il 20 per cento dell’energia totale; c’è il
caso poi di un altro Paese che rappresenta il 20 per cento della popolazione
mondiale e che consuma soltanto il 5 per cento dell’energia totale. Ci sono,
quindi, degli evidenti squilibri. Quando mancano queste risorse, chi ne soffre
ovviamente sono sempre i più poveri. Si tratta di problemi importanti che è
necessario affrontare e che comportano anche un cambiamento degli stili di
vita. Questo è importantissimo.
D. – Eminenza, in
sintesi, quindi, cosa si può fare, cercando anche di preservare allo stesso
tempo le esigenze della giustizia sociale…
R. – Questo
rappresenta lo scopo del nostro seminario, del nostro incontro internazionale.
Bisogna apprendere il modo per affrontare questi problemi moderni. E’
importante anche non lasciarli soltanto agli scienziati, ma provare anche noi a
domandarci e quindi comprendere come tutti noi, come comuni persone, possiamo
con il nostro contributo personale, con la nostra azione personale contribuire
alla risoluzione e al contenimento di queste situazioni.
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Insieme possiamo contribuire alla
pace e all’armonia nel mondo:
così
il cardinale Paul Poupard nel suo messaggio d’auguri ai buddisti
per
la festa di Vesakh
“Auspico che insieme
possiamo continuare a contribuire alla pace e all’armonia nelle nostre società
e nel mondo”: con queste parole il presidente del Pontificio Consiglio per il
Dialogo Interreligioso, il cardinale Paul Poupard, si è rivolto alle comunità
buddiste rivolgendo i suoi auguri per la festa più importante per i buddisti -
quella di Vesakh - che ricorda la nascita, il risveglio spirituale e il
trapasso del Buddha. Vesakh è il secondo mese del calendario lunare buddista ed
ha inizio tra il 14 aprile e il 14 maggio. La festa del Vesakh cade nel 15°
giorno di questo mese, ed è, pertanto, una ricorrenza mobile rispetto al
calendario gregoriano. “Noi, cattolici e buddisti, intratteniamo buone
relazioni ed i nostri contatti, collaborazione e realizzazione di diversi
programmi ci hanno aiutato ad approfondire la nostra conoscenza reciproca -
scrive il porporato nel suo messaggio ai buddisti di tutto il mondo - il
dialogo è il cammino sicuro per avere fruttuose relazioni interreligiose,
poiché approfondisce il rispetto e alimenta il desiderio di vivere in armonia
con gli altri”. Il cardinale Poupard sottolinea che “costruire una comunità
richiede gesti concreti che riflettano il rispetto per la dignità degli altri”.
“Vi sono persone che hanno ancora bisogno di imparare qualcosa sugli altri e
sulle loro credenze, per superare pregiudizi ed incomprensioni – prosegue il
porporato – questa triste realtà, se
vuol essere superata, richiede molto impegno da parte dei leader sia civili che
religiosi. Anche in luoghi dove la gente fa quotidianamente esperienza dei
danni provocati dalla guerra, alimentati da sentimenti di odio e di vendetta,
si può restaurare la fiducia”. Per il cardinale Poupard insieme è possibile
“aiutare a creare gli spazi e le opportunità perché le persone possano parlare,
ascoltare, condividere il dispiacere ed offrire perdono gli uni gli altri per
gli errori del passato. L’Educazione alla pace è una responsabilità che deve
essere sostenuta da tutti i settori della società”.
Oggi su
"L'Osservatore Romano"
Servizio vaticano - La catechesi e la
cronaca dell'udienza generale.
Servizio estero - Medio Oriente: Presidenza
e Governo palestinesi ribadiscono la volontà di mantenere la tregua con
Israele.
Servizio culturale - Un articolo di Paolo
Miccoli dal titolo "La critica lucida e tagliente dei percorsi dell'uomo
contemporaneo": ricordo del filosofo Antimo Negri.
Un articolo di Antonio Braga dal titolo
"Un cultore della tecnica del contrappunto 'classico' ": cento anni
dalla morte di Pietro Platania, che fu direttore dei Conservatori di Palermo e
di Napoli.
Servizio italiano - In primo piano il 25
aprile, anniversario della Liberazione.
25 aprile 2007
Grande partecipazione a Mosca ai funerali dell'ex
presidente russo, Boris Eltsin. Intervista con mons. Tadeusz Kondrusiewicz
Alla presenza di
autorità russe e internazionali e migliaia di cittadini, nella cattedrale
moscovita di Cristo Salvatore, si sono svolti i funerali dell'ex presidente
russo, Boris Eltsin. Almeno 20 mila persone
hanno reso omaggio per tutta la notte alla salma. Da
Mosca, il servizio di Chiaretta Zucconi:
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E’ iniziata con il
messaggio del Patriarca Alessio II, letto dal metropolita Juvenali, la solenne
cerimonia funebre per Boris Eltsin, il primo funerale ortodosso di Stato dal
1894. Un messaggio in cui viene sottolineato che l’ex presidente russo dovette
assumere importanti responsabilità per il Paese durante tempi difficili, ma in
cui il Patriarca ha anche ricordato la sua amicizia e i suoi incontri con
Eltsin, sempre franchi e sereni. “Sarà la storia a giudicare. Noi preghiamo per
il suo riposo eterno” ha affermato Alessio II, concludendo con un messaggio
forte: “Per la prima volta in 100 anni di storia le spoglie di un capo di Stato
russo sono qui nel tempio e noi preghiamo per lui”. Oggi la stampa locale ha
dedicato molte pagine alla figura del leader defunto, una figura complessa,
che, ha detto Gorbaciov, ha fatto molto bene, ma anche molto male. Gli
osservatori lo descrivono come antigolpista e golpista, liberista e difensore
dei grandi gruppi oligarchici, filo-occidentale ma difensore dello spirito
russo: a rendergli omaggio nella cattedrale di Cristo Salvatore anche quel
Putin da lui scelto e che è stata la più grande discontinuità rispetto alle sue
politiche. L’ultimo atto, nel cimitero del monastero di Novodevichy, dove Eltsin verrà tumulato accanto alle tombe dei
grandi poeti, scrittori, musicisti e cosmonauti russi.
Per Radio Vaticana da
Mosca, Chiaretta Zucconi.
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Ma che significato ha
avuto il periodo del governo di Boris Eltsin per la Chiesa in Russia? Josef
Polak, responsabile del programma polacco della Radio Vaticana, lo ha
chiesto all’arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, Tadeusz Kondrusiewicz:
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R. – Boris Eltsin è
stato il primo presidente dopo la caduta del comunismo ed è il presidente che
ha fatto di tutto per promuovere l’idea della democrazia. Anche riguardo alla
religione gli siamo molto, molto grati, perché durante la sua presidenza la
Chiesa ha potuto esercitare la libertà di culto. Il suo nome rimarrà nella
storia della Russia come il portatore della democrazia.
D. – Alcuni
sottolineano che lui fosse consapevole del fatto di non poter riuscire a fare
tutto quello che voleva. Quindi, alla fine del suo mandato ha chiesto scusa
pubblicamente per gli sbagli…
R. – Ogni uomo
sbaglia, è naturale. Ma dobbiamo dire che tante cose sono state fatte durante
la sua presidenza. Lui aveva veramente tanti nemici, che non volevano questi
cambiamenti a favore della democrazia, di un mercato aperto e libero, della
libertà religiosa, della libertà dei mass media e così via. Non è stato facile,
ma lui ha realizzato questo passaggio. E dall’altra parte, il fatto che abbia
chiesto scusa, ci dice solo che era un grande uomo.
D. – E’ stato il primo
leader dell'era sovietica ad avere un funerale religioso. E’ il segno dei
cambiamenti in Russia?
R. – Sì. Durante la
sua presidenza è stata ricostruita questa Cattedrale. Ha visitato il Santo
Padre due volte e ha invitato Giovanni Paolo II a visitare la Russia. La cosa
non è riuscita, ma c’è stata la volontà di questo uomo. Oggi si vede che la
nostra società, e non solo la società russa, ma di tutta l’Europa e di tutto il
mondo, senza i fondamenti religiosi non può andare avanti. E uno dei
significati del funerale di oggi è proprio questo.
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L'ONU
celebra la Settimana mondiale della sicurezza stradale
Come ricordato dal
Papa oggi all'udienza generale, si sta celebrando in questi giorni la Settimana
mondiale della Sicurezza stradale. Con questo evento l’ONU intende invitare
governi e organismi internazionali ad adottare misure efficaci per ridurre gli
incidenti stradali. Ogni anno, sulle strade di tutto il mondo muoiono un
milione e 200 mila persone, mentre i feriti sono 50 milioni. In questa
occasione la Federazione internazionale dell’automobile ha lanciato una
campagna che si chiama “Rendi le strade sicure”. A questo proposito Antonella
Villani ha intervistato Franco Lucchesi, presidente dell'Automobile
Club Italia:
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R. - E' una campagna
che mira a raccogliere firme su una petizione che verrà poi inviata
all’Assemblea generale dell’ONU e che invita le organizzazioni internazionali
che finanziano le infrastrutture nei Paesi in via di sviluppo a destinare il
dieci per cento di questi investimenti in infrastrutture di sicurezza. Non solo
quindi ponti e strade ma semafori, segnaletiche cioè tutto il complesso di
misure che rendono le strade sicure. In aggiunta, si chiede anche che ci sia un
investimento supplementare di 300 milioni di dollari in dieci anni. Si avrebbe
cioè, ogni anno, un investimento di 60, 100 milioni di dollari esclusivamente
per la sicurezza stradale.
D. - Anche nei Paesi
in via di sviluppo?
R. - Soprattutto nei
Paesi in via di sviluppo, perché l’incidentalità maggiore è proprio lì: ogni
anno muoiono nel mondo un milione e 200 mila persone; per il 92 per cento
muoiono nei Paesi in via di sviluppo.
D. - Che si può fare,
dal punto di vista operativo, per ridurre questi morti?
R. - Sensibilizzare,
invitare, richiamare: tutto questo aiuta. Poi c’è un grosso lavoro di
formazione che deve essere fatto a partire dalle scuole fino poi ad arrivare
progressivamente anche alle autoscuole, a tutta la fase dei controlli che è fondamentale
perché nessuna norma funziona se non si ha la certezza che qualcuno controllerà
il mancato rispetto.
D. - L’obiettivo
europeo è dimezzare entro il 2010 il numero delle vittime della strada. Quali
sono i risultati finora raggiunti?
R. – A livello europeo,
non sono risultati molto brillanti: in questo momento, soltanto due o tre Paesi
sono in linea per raggiungere l’obiettivo. C’è una fascia di Paesi che sono in
una zona media, fra questi anche l’Italia. Ci sono Paesi poi, soprattutto
quelli di nuova acquisizione, i Paesi dell’Est europeo soprattutto, in cui
questa cultura della sicurezza non è ancora penetrata e che sono molto
indietro. Quindi complessivamente l’Unione Europea ha lanciato l’allarme
dicendo che non si raggiungerà l’obiettivo. Per quanto riguarda l’Italia,
l’introduzione della patente a punti ha portato dei miglioramenti interessanti;
non riusciremo a raggiungere l’obiettivo se proseguiamo con questo ritmo.
Diminuiamo l’incidentalità, i morti, i feriti, di un quattro e mezzo per cento
all’anno anche se per raggiungere l’obiettivo dovremmo diminuirla del doppio,
cioè del 9 per cento all’anno.
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Giornata di riflessione a Roma su religione e mass
media
La stampa deve parlare
di religione, ma con competenza e professionalità. E’ stata animata da questa
riflessione la giornata di studio “La religione nella stampa. Cattolicesimo e
altre religioni nei quotidiani laici e confessionali”. L’incontro si è svolto
nei giorni scorsi a Roma presso il Centro
Interdisciplinare sulla Comunicazione Sociale della Pontificia Università
Gregoriana. Tra i relatori, esperti di comunicazione, giornalisti e
corrispondenti di quotidiani internazionali del mondo cattolico, ebraico e
musulmano. Sul rapporto media – religione Paolo Ondarza ha sentito Miriam
Diez Bosh, docente di
giornalismo all’Università Gregoriana:
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R. - Noi siamo
convinti che è possibile, anzi che si debba parlare di religione nella stampa
visto che ormai le teorie della secolarizzazione sono una contraddizione,
perché vediamo come la religione è un agente che appare con forza nello scenario
internazionale, dunque ci sembra doveroso parlarne ma parlarne bene; per
esempio, parlare della religione musulmana non è soltanto parlare di fondamentalismo
islamico. Bisogna parlare della religione, dare voce, però darla in modo
corretto e poi fare anche una sollecitazione agli editori sulla mancanza di
specializzazione. Un direttore non si permetterebbe mai di non avere uno
specialista in sport o economia e invece molte volte si permettono di non avere
un addetto alla religione.
D. - E’ possibile fare
dialogo interreligioso nella stampa e se sì con quali accorgimenti?
R. - Noi pensiamo che
sia possibile, però le persone che si occupano di religione sulla stampa devono
specializzarsi, soprattutto non devono essere generici, devono cercare di non
parlare ambiguamente e di dare voce alle persone esperte di religione, che sono
i leaders religiosi, ascoltarli, averli come fonte e poi loro come giornalisti
saper spiegare le cose senza generalizzare, perché un grande male del
giornalismo è proprio questa semplificazione; tutto è ridotto a slogan e questo
è un pericolo per il dialogo interreligioso. Poi si potrebbe anche parlare
delle persone che si presentano come esperti di dialogo interreligioso e che
poi sono incapaci di dialogare all'interno della propria religione.
D. - Quanti e quali
pregiudizi o luoghi comuni la stampa ha quando parla di religioni?
R. - Io direi che uno
dei luoghi comuni più impressionanti è ridurre tutto a categorie politiche,
questi schieramenti di destra, di sinistra, progressisti, tradizionalisti...
Poi si fanno molte dicotomie - molto pericolose secondo me - tra quello che è
nuovo e quello che è antico, senza vedere che tutto è molto più intrecciato,
molto più complesso.
D. - Viene in mente
anche quanto la stampa ha fatto di negativo nel momento in cui si è trattato di
affrontare la famosa lezione del Papa a Ratisbona...
R. - E’ un esempio
molto luminoso su quanto a volte i giornalisti siano loro stessi incapaci di
cogliere le sfumature di discorsi forti. Noi riteniamo che la lezione di
Ratisbona sia stata o non letta o letta male.
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25 aprile 2007
Appello
dei vescovi della Repubblica del Congo contro la povertà
I vescovi
della Repubblica del Congo hanno lanciato un appello per “un impegno concreto
contro la povertà”, al termine della loro 35° Assemblea plenaria dedicata alla
lotta alla miseria. In un comunicato, di cui dà notizia l’agenzia MISNA,
l’episcopato del Paese africano sottolinea che “la povertà pone un drammatico
problema di giustizia” e assume molte forme: “materiale, economica e morale”. I
poveri, proseguono i presuli, “sono spesso vittime della violenza e della
cupidigia degli uomini (...) vivono in alloggi precari, occupano posti di
lavoro poco remunerati, che non li valorizzano, non hanno accesso all’acqua,
all’elettricità, alle cure e i loro figli non possono frequentare le scuole”.
Secondo i vescovi, le cause di questa emergenza nazionale - statistiche ONU
rivelano che il 70% dei 3,8 milioni di abitanti vive in condizioni di miseria -
sono riconducibili tanto a problemi interni della Nazione – la mancanza di
accesso al mercato del lavoro, l’insufficienza dei servizi dello Stato e la
corruzione generalizzata – quanto a fattori esterni, come il fatto che i prezzi
delle materie prime sono fissati dal mercato internazionale piuttosto che dai
Paesi produttori, di cui la Repubblica del Congo fa parte. La Conferenza
episcopale congolese sostiene infine che, per fronteggiare quella che è stata
definita “una sfida nazionale e una grande preoccupazione”, bisogna “promuovere una politica efficace di
protezione sociale e di accesso duraturo al lavoro, soprattutto per i giovani;
regolare i prezzi dei generi di prima necessità; creare le condizioni per
un’istruzione appropriata; garantire l’assistenza sanitaria a tutti, fino ai
villaggi più sperduti; proseguire nella messa a punto di meccanismi per
garantire il ‘buon governo’ e accelerare l’inclusione sociale”. La società
civile del Paese viene dunque esortata dai vescovi a “una maggiore coscienza
professionale, organizzativa e solidale per abolire qualsiasi forma di
assoggettamento e di abbandono di alcune categorie sociali, come i nostri
fratelli e sorelle pigmei, ancora emarginati e sfruttati”. (A cura di
Marco Guerra)
Documento dei vescovi
cileni su educazione, povertà e realtà giovanile
“Nonostante gli sforzi
e i risultati in materia di giustizia sociale, continua l’attesa di molti
poveri. Sperano di essere ascoltati, soddisfatti nell’anelito di essere protagonisti
della propria storia”. Così si esprimono i vescovi cileni nel documento
pubblicato a conclusione, lo scorso 20 aprile, della loro 93ª Assemblea
plenaria che, all’ordine del giorno, includeva la preparazione degli
Orientamenti pastorali per i prossimi anni. Per giungere alla loro stesura i
presuli hanno convocato, per il mese di ottobre, un’Assemblea ecclesiale
nazionale, che sarà preceduta da diverse Assemblee diocesane. Sull’iniziativa
del governo volta a riformare l’educazione, l’episcopato afferma che la materia
necessita certamente di progressi ed invita a considerare quanto può aiutare a
migliorare la qualità dell’insegnamento tenendo conto della voce di coloro che
sono coinvolti in diversi settori. I vescovi invitano inoltre genitori,
educatori, istituzioni, governo e quanti hanno la grave responsabilità di
legiferare in materia, a riflettere e a studiare il progetto educativo con
diligenza. Sul tema sottolineano inoltre cinque punti che considerano
irrinunciabili: diritto ad un’educazione di qualità e con equità per tutti e
incentrata sulla persona in tutte le sue dimensioni: religiosa, morale, intellettuale,
sociale; un’educazione che sostenga e rafforzi il diritto prioritario dei genitori
a scegliere l’educazione che ritengono più opportuna per i loro figli e che rispetti
e favorisca la libertà di accesso e di offerta del servizio educativo; infine
un’educazione che stimoli la costruzione di un Paese più giusto e solidale. A
preoccupare i vescovi cileni è anche la realtà giovanile: per affrontarla i
presuli ritengono necessario offrire opportunità educative e lavorative ai
giovani, e a proposito delle manifestazioni di violenza esortano a tener conto
anche dell’influsso di alcuni mezzi di comunicazione. Infine, tra le sfide che
il Paese deve affrontare, l’episcopato evidenzia la necessità di superare la
corruzione e di migliorare la qualità della politica, perchè venga recuperato
“il suo senso più profondo di servizio al bene comune”. (A cura di Luis Badilla)
La Chiesa cattolica del Salvador contro lo
sfruttamento delle risorse minerarie
“I progetti che
prevedono lo sfruttamento del settore minerario portano poco sviluppo e molti
danni ambientali, economici e sociali”, a lanciare l’allarme è la Caritas del Salvador, ribadendo la
posizione adottata alcuni mesi fa dalla Conferenza episcopale del Paese, che
richiedeva alle autorità governative di negare i permessi per lo sfruttamento
del sottosuolo richiesti da diverse compagnie minerarie. Secondo quanto
riferisce l’agenzia Fides, l’arcivescovo di San Salvador e presidente della
Conferenza episcopale, mons. Fernando Sáenz Lacalle, ha dichiarato che
l’episcopato ritiene “che il settore minerario non sia conveniente per il Paese,
a causa dei danni che provoca”, mentre il direttore nazionale della Caritas,
mons. Luis Fernando Trujillo, ha
annunciato che, in merito alla questione, prossimamente verrà pubblicata
una nota ufficiale della Chiesa. Mons. Trujillo è anche intervenuto
all’assemblea del settore minerario e, rivolgendosi ai rappresentanti della
Compagnia canadese Pacific Rim e del Centro di ricerca sull’investimento e sul
commercio (CEICOM), ha sottolineato che l’evento è stato organizzato “per
rafforzare le nostre considerazioni ed esprimere meglio le nostre motivazioni
del rifiuto per il settore minerario”. Fino ad oggi, il ministero dell’Economia
ha concesso oltre 30 licenze a 21 compagnie canadesi, statunitensi e
australiane che vogliono estrarre oro, argento e altri minerali preziosi dal
sottosuolo salvadoregno, attività che porterebbero danni irreversibili
all’ecosistema e alle comunità, mettendo in grave pericolo le risorse idriche,
a causa dell’uso di materiali tossici come il cianuro. Valutazioni confermate
dai ricercatori del CEICOM, secondo i quali l’acqua inquinata dai residui
tossici reca danno non solo alla salute delle persone, ma pregiudica anche le
attività per la sopravvivenza della popolazione e genera conflitti nelle
comunità. A seguito degli appelli provenienti dagli esperti e dalla società
civile si sono opposte alla realizzazione di questi progetti perfino
organizzazioni vicine al governo, come la Commissione nazionale per lo
sviluppo. (M.G.)
Rapporto di Amnesty International sulle
violenze sessuali subite
dalle donne delle comunità degli
indiani d’America
Le donne
delle tribù degli indiani d'America presenti nel territorio degli Stati Uniti
corrono più del doppio il rischio di essere stuprate delle altre cittadine
americane. A rivelarlo è un rapporto di Amnesty International, presentato ieri
negli USA, con l’obbiettivo di far prendere provvedimenti immediati da parte
del Congresso. Dalla relazione
dell’organizzazione per i diritti umani - una delle circa quaranta realizzate
da Amnesty da quando, nel 2004, ha lanciato una campagna internazionale contro
la violenza sulle donne - si evince che
almeno una indiana su tre va incontro a uno stupro o a un'aggressione sessuale,
rispetto ad una media nazionale di meno di una donna su cinque. Il rapporto si
basa su interviste con vittime di violenze, operatori sanitari e forze
dell’ordine in Alaska, Oklahoma e Nord e Sud Dakota, Stati dove c’è la presenza
più considerevole di comunità di nativi americani. Amnesty riferisce, inoltre,
che molti di questi crimini rimangono impuniti per via della confusione nella risposta da parte delle autorità tribali, statali e
federali, e che vi sono allarmanti carenze di personale medico e
infermieristico nelle aree tribali in questione. ''Il risultato e' una giustizia fittizia per
migliaia di indiane che subiscono stupri'', ha commentato il direttore
esecutivo di Amnesty- USA, Larry Cox, nel presentare il rapporto. La modalità
con cui il governo americano fa fronte a questi reati, ha aggiunto Cox,
equivale a una violazione dei diritti umani. (M.G.)
L’impatto della
teologia nel futuro: se ne discute a Kinshasa,
nella Repubblica Democratica del Congo, in
occasione
del 50.mo anniversario della facoltà di Teologia
Proseguono a Kinshasa
i lavori del colloquio internazionale sul tema “La teologia e il futuro delle
società”, organizzato nella capitale della Repubblica Democratica del Congo, in
occasione del 50.mo anniversario della facoltà di Teologia del Paese.
L’incontro vede la presenza di 250 partecipanti provenienti da varie Nazioni
africane, dell’Europa ed una delegazione anche dal Canada. Il convegno si propone
di riflettere in modo critico sull’impatto della teologia nel futuro, non solo
nella società congolese, ma più generalmente nelle società umane, in un mondo
globalizzato. Come hanno sottolineato il rettore e il decano della facoltà di
Teologia di Kinshasa, considerare la teologia al servizio delle società - una
teologia che partecipa al futuro delle società stesse, una teologia al servizio
della comunità - significa indicare che la teologia non è un discorso puramente
speculativo e teorico, fatto per il piacere di alcuni specialisti, né un
discorso imperialista elaborato per altri tempi ed altri luoghi e ricavato dai
dizionari e dai manuali. Il teologo deve rimanere, al contrario, all’ascolto
della società, della comunità in cui egli vive. E’ dunque questo legame intimo
tra teologia e società che questo incontro scientifico vuole analizzare, per
valutarne il tenore, la profondità, l’adeguatezza e le prospettive, perché è la
sfida maggiore della teologia misurare regolarmente il livello del suo impatto
nella storia delle società dove è praticata. I temi toccati sono stati il
contesto africano, la sua evoluzione socio-politica e culturale, di fronte alle
sfide della globalizzazione, come ad esempio, in Congo, dove i problemi sono
stati sempre mondializzati, e ancora le fonti bibliche e storiche della fede e
della teologia. (A cura di padre
Joseph Ballong)
“Abbiamo riso per una cosa seria”: è lo
slogan della campagna
della FOCSIV che promuove progetti di
sviluppo e alla quale
partecipa anche la Comunità missionaria
di Villaregia
Il numero
degli affamati nel mondo anzichè regredire sta aumentando al ritmo di 4 milioni
per anno. Sono 854 milioni gli esseri umani oggi vittime della sottoalimentazione.
Per tale motivo la CO.MI.VI.S. (Comunità Missionaria Villaregia Sviluppo) ha
voluto aderire alla campagna “Abbiamo riso per una cosa seria”, organizzata
dalla FOCSIV (Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale
Volontario) - la federazione di associazioni cristiane alla quale appartiene
dall’anno scorso - che intende sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del
diritto al cibo. A questo scopo, i proventi della raccolta saranno destinati a
progetti di cooperazione per la sicurezza alimentare. Nei giorni 12 e 13 maggio prossimi
i volontari di 26 ONG cristiane di diverse città italiane parteciperanno
all’iniziativa presentando un proprio progetto. I fondi per sostenere tali
progetti saranno ricavati attraverso l'offerta di un contributo minimo di 5
euro in cambio di un pacco di riso da un chilo. Per la CO.MI.VI.S. il progetto
finanziato con le offerte raccolte sarà l’ampliamento di un "comedor" (cucina popolare)
a Lima, che vuole rispondere al bisogno di sicurezza
alimentare per 200 nuclei familiari nella periferia sud della capitale
peruviana. (A cura di Giovanni Peduto)
Trasmesse le prime immagini tridimensionali del
Sole dalle due sonde
gemelle
della missione "Stereo" lanciate l'ottobre scorso dalla NASA
A circa sette mesi dal lancio delle due
sonde della missione spaziale "Stereo",
frutto di una cooperazione tra Europa e Stati Uniti, i ricercatori della
NASA hanno mostrato ieri le prime immagini in tre dimensioni del Sole mai
realizzate. Le immagini, trasmesse dai due satelliti che orbitano intorno alla
stella, consentiranno di capire e prevedere
con estrema precisione le tempeste solari, fenomeno che può costituire un
pericolo per gli astronauti e disturbare i sistemi di
comunicazione di aerei e veicoli spaziali e la distribuzione
dell'energia elettrica sulla Terra. ''I meteorologi sono in grado di predire con
precisione i cicloni con una settimana d'anticipo e noi vorremmo poter fare lo
stesso con le tempeste solari'', ha spiegato nel corso di una conferenza
stampa, il responsabile scientifico del progetto alla NASA, Michael Kaiser,
ribadendo che ''Stereo rappresenta una nuova tappa verso questo obiettivo”.
L'origine, l'evoluzione e le conseguenze interplanetarie di queste emissioni di
massa della corona solare, saranno esplorate dalle due sonde gemelle, del peso
di 620 chilogrammi ciascuna, durante la loro missione, della durata prevista di
due anni. Tali gigantesche eruzioni,
responsabili anche delle aurore boreali e australi, sono il risultato dei
picchi di attività dei cicli solari che durano circa 11 anni. (M.G.)
25 aprile 2007
- A cura di Roberta Moretti –
- In Iraq,
almeno dieci persone sono morte a causa di numerosi colpi di mortaio che si
sono abbattuti su tre diversi quartieri meridionali di Baghdad. Uccisi poi
almeno 4 poliziotti per un kamikaze che si è fatto esplodere in un
commissariato a Baladruz, una sessantina di chilometri a est della capitale.
Intanto, le truppe USA hanno annunciato l’uccisione di un importante “emiro” di
al Qaeda, ritenuto responsabile di aver addestrato ragazzini di 12-13 anni a
commettere attentati suicidi. Ucciso, poi, anche un militare britannico a
Bassora, nel sud, in un’imboscata dei ribelli nel quartiere centrale di
al-Ashar. E l’Iraq continua a dividere gli Stati Uniti. Se da una parte il Congresso è determinato ad approvare in settimana una legge
che chiede il rimpatrio delle truppe americane a partire da ottobre e la fine
della missione in Iraq entro i successivi sei mesi, dall’altra Bush minaccia di
porre il veto.
- Sempre
in Iraq, sono almeno 700 mila le persone sfollate, fuggite dalle loro
abitazioni, da quando la violenza fra sciiti e sunniti è aumentata, nel
febbraio del 2006, con l’attentato alla Moschea d’oro sciita di Samarra: è
quanto emerge dal Rapporto presentato oggi a Baghdad dalla Missione di
assistenza delle Nazioni Unite per l'Iraq (UNAMI). Il nostro servizio:
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Secondo il
Rapporto ONU, prima del febbraio 2006, le persone sfollate in Iraq a causa
della violenza erano già un milione e 200 mila. La capitale Baghdad è stata la
più colpita, con ben 120 mila sfollati. Quanto alla destinazione - affermano le
Nazioni Unite - “un certo numero di sfollati si è rifugiato all'interno della
stessa Baghdad, in zone etnicamente più omogenee o più sicure, mentre le loro
abitazioni sono state a loro volta occupate da altre famiglie di sfollati”. Più
in generale, l’87% delle persone in fuga trova rifugio nel centro o nel sud
dell'Iraq. Sempre secondo il Rapporto, oltre 37.600 persone risultano detenute
in prigioni gestite da americani e iracheni. In particolare, tremila detenuti
sono stati incarcerati dopo l’entrata in vigore, nel febbraio scorso, del
“'piano di sicurezza” per Baghdad che per arginare la violenza nell'area ha
previsto lo schieramento di 80 mila fra militari americani e iracheni. L’ONU ha
espresso “preoccupazione” per la sorte dei detenuti, considerando che tale
piano non fornisce alcuna garanzia esplicita sui loro diritti. “Le misure
legate al piano - si afferma nel Rapporto -
autorizzano piuttosto la cattura senza mandato d'arresto e
l'interrogazione dei sospetti senza che la detenzione provvisoria abbia limiti
di tempo”.
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- In
Afghanistan, almeno 7 soldati afghani sono rimasti uccisi nei pressi del confine
col Pakistan per una bomba nascosta sul ciglio di una strada, nella parte sudorientale
del Paese. Uccisi, inoltre, a colpi di arma da fuoco, tre poliziotti in
un’imboscata dei ribelli talebani avvenuta non lontano da Herat, nell'ovest dell'Afghanistan.
- La
scomparsa, lunedì scorso a Beirut, di due giovani libanesi che si ritiene siano
stati rapiti sta dando vita a una serie di contatti tra i massimi leader
politici del Libano, nel tentativo di evitare una pericolosa vampata di
violenza interconfessionale. Ziad Qabalan e Ziad Ghandour, figli di due membri
del Partito socialista progressista guidato dal leader druso, Walid Jumblat, si
sono mossi lunedì con un furgone che è stato poi ritrovato abbandonato il
giorno dopo nel sobborgo sciita di Shiyah, roccaforte dei movimenti Hezbollah e
Amal. Intanto, a Beirut è stato illustrato il “Ross”, il programma d'emergenza
in Libano della cooperazione italiana.
- Il primo
ministro israeliano, Ehud Olmert, ha convocato oggi una consultazione con i
principali responsabili della sicurezza nazionale, per discutere le conseguenze
del violento bombardamento lanciato ieri da Gaza dal braccio armato di Hamas,
in contrasto con una tregua concordata a novembre. Secondo le valutazioni
israeliane, ieri, nella Giornata israeliana dell’indipendenza, Hamas cercava di
catturare uno o più soldati israeliani. Intanto, si
tiene oggi la IV edizione della tradizionale maratona in Terra Santa,
intitolata a “Giovanni Paolo II”. L’iniziativa, che in 10 km porterà la
Fiaccola della pace e la bandiera olimpica dai Territori palestinesi a Israele,
è presieduta da mons. Josef Clemens, segretario del Pontificio Consiglio per i
Laici, che prima di partire per la Terra Santa ha voluto ricordare l’interesse
per lo sport come veicolo di pace sia per Benedetto XVI che per Giovanni Paolo
II.
- Prosegue
la visita in Italia del presidente dell’Autorità nazionale palestinese (ANP),
Abu Mazen, che ha incontrato diversi leader di partito. Dopo gli incontri di
ieri mattina con Benedetto XVI e il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, Abu Mazen
ha incontrato nella serata di ieri il premier, Romano Prodi, che ha espresso
preoccupazione per la rottura della tregua con Israele da parte di Hamas. In
seguito a numerosi contatti con i Territori, il presidente dell’ANP ha assicurato
che si tratta di “un’eccezione che non durerà”. Lo stesso premier palestinese,
Haniyeh, aveva chiesto in giornata un ripristino della tregua.
- Oggi, 25 aprile,
l’Italia celebra il 62.mo anniversario della Liberazione. Il presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, insieme alle più alte cariche dello Stato, ha
reso questa mattina omaggio all’Altare della Patria. Nel pomeriggio, Napolitano
si recherà nell’isola greca di Cefalonia per ricordare l’eccidio di migliaia di
soldati della divisione Acqui. E la giornata viene celebrata da tutto il mondo
politico, alle prese in questi giorni con un serrato confronto sulla legge elettorale.
Servizio di Giampiero Guadagni:
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Il 25 aprile non va
vissuto semplicemente come richiamo alla storia, ma come punto di partenza per
costruire insieme un futuro migliore. Il messaggio del capo dello Stato,
Giorgio Napolitano, per la Festa della Liberazione fa riferimento all’impegno
dell’Italia in diverse aree del mondo. Ma anche a questioni più interne. Il
presidente della Repubblica ha sempre sottolineato l’esigenza di una maggiore
coesione nazionale, sollecitando un più civile confronto tra schieramenti. A
partire dalla riforma della legge elettorale. Proprio ieri, ha preso il via la
raccolta di firme per i quesiti referendari, che in sostanza propongono di
attribuire il premio di maggioranza solo alla lista con il maggior numero di
seggi. Il referendum è appoggiato da parlamentari di entrambi gli schieramenti.
Ma al tempo stesso i due poli stanno cercando un accordo che eviti il
referendum. C’è in campo una proposta del ministro per i Rapporti col
Parlamento, Vannino Chiti, di una riforma del sistema elettorale in senso
proporzionale, con una soglia di sbarramento graduale, che tra due legislature
arrivi al 5%. La proposta punta a ridurre la frammentazione politica. Ad
opporsi sono i partiti più piccoli, che temono di perdere rappresentatività. E
il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, minaccia l’uscita dell’Udeur
dal governo, anche in caso di referendum. Confonto aperto, dunque, sulla legge
elettorale. Scontro invece sulla nuova legge per l’immigrazione, varata ieri
dal governo. Tra le novità: procedure più veloci per i permessi di soggiorno,
programmazione triennale dei flussi, ritorno dello sponsor garante, corsia
preferenziale per l’arrivo di lavoratori qualificati. Gli immigrati, infine,
potranno votare ed essere votati alle elezioni amministrative. La riforma accoglie
sostanzialmente le richieste delle associazioni cattoliche. E la Caritas parla
di svolta culturale.
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- E in Italia, sono
stati rilasciati i due giornalisti del quotidiano "Liberazione" arrestati
oggi in Nigeria. Lo si apprende dalla Farnesina. I due freelance,
Emanuele Piano e Marco Ricchello, erano stati arrestati dai Servizi di
sicurezza locali con l’accusa di svolgere lavoro giornalistico pur essendo in
possesso di un visto turistico. Secondo i primi accertamenti, in realtà i due
erano muniti di un visto business che permette di lavorare nel Paese africano.
- Il capo
negoziatore iraniano sul nucleare, Larijani, è giunto ad Ankara, in Turchia,
per incontrare il responsabile della politica estera comune dell’Unione Europea,
Solana. I due negoziatori incontreranno insieme il premier turco, Erdogan, e il
ministro degli Esteri, Gul. Al centro dei colloqui, il tentativo di riannodare
i fili del dialogo dopo l’inasprimento delle sanzioni all'Iran, deciso dal
Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite circa un mese fa, a causa delle
violazioni degli obblighi di trasparenza di Teheran riguardo allo sviluppo
delle sue capacità nucleari. Intanto, il Dipartimento di
Stato USA ha ribadito: “Niente compromessi,
l’arricchimento dell’uranio deve essere fermato”. E in un’intervista alla tv pubblica PBS, il
presidente Bush ha fatto sapere che il segretario di Stato americano,
Condoleezza Rice, potrebbe avere colloqui bilaterali con il suo omologo
iraniano durante la Conferenza sull'Iraq, in calendario il 3 e 4 maggio
prossimi a Sharm El Sheikh, in Egitto.
- Indipendenza o
autonomia: la comunità internazionale riprende il dibattito sul futuro status
del Kosovo, la provincia serba a maggioranza albanese. Oggi, è partita una
nuova missione in Europa del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, per cercare di
trovare convergenze sul piano di pace proposto dall’inviato speciale delle Nazioni
Unite, il finlandese Ahtisaari. All’indipendenza della provincia si oppongono
la Serbia e la Russia, mentre il resto della comunità internazionale è
possibilista sulla soluzione. Quali i motivi al centro della missione? Giancarlo
La Vella lo ha chiesto a Federico Eichberg, esperto dell’area
balcanica:
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R. - La missione avrà,
anzitutto, come obiettivo quello di realizzare incontri istituzionali, da un
lato, e verificare sul campo se alcune delle obiezioni mosse, evidentemente da
parte serba, hanno riscontro nei fatti.
D. - La maggioranza
della comunità internazionale parla ormai apertamente di indipendenza e si
rischia una spaccatura soprattutto per la posizione contraria, invece, della
Russia?
R. - L’equivoco di
fondo nasce dalla considerazione che l’indipendenza passi esclusivamente per
una Risoluzione delle Nazioni Unite. E’ evidente che sia auspicabile un accordo
fra i principali Paesi che siedono al Consiglio di sicurezza, ma oggi questo
consenso non è nei fatti ed un approfondimento ed una riflessione sono
sicuramente quindi importanti tra le principali realtà del Consiglio di sicurezza.
D. - Qual è la
situazione migliore per il futuro del Kosovo, che riesca però armonicamente ad
inserirsi in quella che è la realtà balcanica attuale?
R. - Sicuramente, la
soluzione realistica oggi è quella dell’indipendenza, benché si tratti di una
indipendenza a guida UE. Quella auspicata passa per l’attuazione di ciò che il
Kosovo non ha mai avuto e cioè una reale autonomia. Abbiamo un modello molto interessante
che in Bosnia ha garantito ad oggi, più di 10 anni di pace e che è quello delle
entità. Ragionare allora su una entità Serbia propria, una entità Kosovo, che
possano costituire insieme una nuova realtà statuale balcanica, era - a mio
avviso - quel passo intermedio tra una completa negazione dei diritti e
dell'autonomia e l'indipendenza. Ad oggi, però, sono solo poche voci a
sostenere questa posizione e molto realisticamente si arriverà ad un bivio, in
cui saranno altri dossier messi sul tavolo a sbloccare il Dossier Kosovo.
**********
- Scotland
Yard ha arrestato 14 persone in una serie di blitz lanciati contemporaneamente
in tutta l'Inghilterra contro una potente rete di narcotrafficanti. L'operazione
è scattata al termine di una lunga indagine su una gang giamaicana che, secondo
la polizia, faceva arrivare via mare centinaia di chili di crack e cocaina nel
nord-est dell'Inghilterra.
- Colloqui
di emergenza sono in corso a New York fra diplomatici americani e nordcoreani a
proposito dei problemi che bloccano l’attuazione dell'accordo internazionale
sul disarmo nucleare di Pyongyang, firmato il 13 febbraio scorso a Pechino. Si
tratta di cosiddette “questioni tecniche”, che hanno finora impedito la
restituzione alla Corea del Nord di 25 milioni di dollari congelati nel 2005 in
una banca di Macao per iniziativa americana.
- Il
governo etiopico ha accusato l'Eritrea di sostenere il gruppo separatista che
ha rivendicato gli attacchi di ieri a pozzi petroliferi nell’est del Paese, che
hanno causato la morte di 9 dipendenti cinesi e di 65 locali. “Gli autori di
questo attacco terroristico - ha affermato il governo del premier, Meles Zenawi
- sono l'autoproclamato Fronte nazionale di liberazione dell'Ogaden (ONLF), un
gruppo terrorista che appartiene al fronte di distruzione diretto dal governo
eritreo”. Dura condanna anche da parte
del governo cinese.
-
L’Assemblea legislativa del Distretto Federale di Città del Messico ha
approvato il progetto di legge per la depenalizzazione dell'aborto entro le prime
12 settimane di gestazione. Il testo è stato licenziato con 46 voti a
favore, 19 contrari ed un’astensione. Nei giorni scorsi il Papa - in un
telegramma inviato dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ai
vescovi del Messico - aveva ricordato come “il grande dono della vita ci esorti
a difendere il diritto ad esistere di ogni essere umano dal primo istante del
suo concepimento, di fronte a qualsiasi manifestazione della cultura della
morte”.
- Il
presidente del Paraguay, Nicanor Duarte, ha annullato un’imminente visita in
Spagna, in programma il 7 maggio, dopo che centinaia di immigrati sono stati
respinti da Madrid. Al centro dei colloqui, era prevista proprio la situazione
migratoria, mentre la stampa paraguaiana ha denunciato anche “maltrattamenti”
di concittadini detenuti e poi respinti all’aeroporto di Madrid.
- E’ di nove morti e
un numero imprecisato di feriti il bilancio di una tempesta che imperversa sul
Texas. Sei delle vittime sono state colpite da un tornado nella zona di Eagle Pass,
al confine con il Messico. Altre tre sono morte in incidenti stradali
riconducibili al maltempo. Gravi disagi e tre vittime anche in Messico. Venti a
100 km/h accompagnano abbondanti piogge e grandinate. Semiparalizzato
l'aeroporto di Fort Worth.