RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 115  - Testo della trasmissione di mercoledì 25 aprile 2007

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

All'udienza generale, Benedetto XVI parla dell'innovazione teologica di Origene alessandrino e invoca maggiore attenzione e sicurezza per le strade

 

Il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace organizza un Seminario sui cambiamenti climatici: ai nostri microfoni il cardinale Renato Raffaele Martino

 

Insieme possiamo contribuire alla pace e all’armonia nel mondo: così il cardinale Paul Poupard nel suo messaggio d’auguri ai buddisti per la festa di Vesakh

 

Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Grande partecipazione a Mosca ai funerali dell'ex presidente russo, Boris Eltsin. Intervista con mons. Tadeusz Kondrusiewicz

 

L'ONU celebra la Settimana mondiale della sicurezza stradale: ce ne parla Franco Lucchesi

 

Giornata di riflessione a Roma su religione e mass media:  con noi Miriam Diez Bosh

 

CHIESA E SOCIETA’:

Appello dei vescovi della Repubblica del Congo contro la povertà - Documento dei vescovi cileni su educazione, povertà e realtà giovanile

 

Documento dei vescovi cileni su educazione, povertà e realtà giovanile

 

La Chiesa cattolica del Salvador contro lo sfruttamento delle risorse minerarie

 

Rapporto di Amnesty International sulle violenze sessuali subite dalle donne delle comunità degli indiani d’America

 

L’impatto della teologia nel futuro: se ne discute a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, in occasione del 50.mo anniversario della Facoltà di Teologia

 

 “Abbiamo riso per una cosa seria”:  è lo slogan della campagna della FOCSIV che promuove progetti di sviluppo e alla quale partecipa anche la Comunità missionaria di Villaregia

 

Trasmesse le prime immagini tridimensionali del Sole dalle due sonde gemelle della missione "Stereo" lanciate l'ottobre scorso dalla NASA

 

24 ORE NEL MONDO:

Iraq: l’ONU rilancia l’allarme profughi – In Italia si festeggia la liberazione

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

25 aprile 2007

 

All'udienza generale, Benedetto XVI parla dell'innovazione teologica

di Origene alessandrino e invoca maggiore attenzione e sicurezza

 per le strade

 

E’ la coerenza di vita con una Parola che non “invecchia mai”, quella di Dio, che rende la Chiesa nuova e giovane in ogni epoca. Nelle sue catechesi del mercoledì, dedicate da qualche settimana ai Padri apostolici, Benedetto XVI ha approfondito questa mattina, davanti ai circa 25 mila fedeli presenti in Piazza San Pietro, gli insegnamenti di Origene alessandrino, vissuto nel terzo secolo dopo Cristo e definito un brillante e rivoluzionario pensatore della Chiesa antica. Il Papa ha poi concluso l’udienza invocando, in sintonia con l’iniziativa dell’ONU, un maggior rispetto del Codice di sicurezza stradale. Il servizio di Alessandro De Carolis:

 

**********

La Sacra Scrittura compresa non solo nella lettera ma anche nello spirito, in quell’unico, incessante dinamismo che permette di “progredire nella conoscenza di Dio”. Per il pensiero cristiano, Origene alessandrino segna un punto di non ritorno. E’ grazie ai suoi studi, alla sua immensa produzione - 320 libri, 310 omelie secondo un computo di San Girolamo - che al pensiero cristiano viene impressa una “svolta irreversibile”. Benedetto XVI ha parlato con grande ammirazione della genialità di questo fondatore della ricerca teologica, che insegnò a lungo per poi morire in seguito alle crudeli torture inflittegli durante la persecuzione di Decio. Fu “un vero maestro”, ha detto di lui, celebrandone la “novità” che divenne per i futuri dottori della Chiesa una “lezione” da cui non poter più prescindere. Ma in cosa consisté questa svolta:

 

"Essa corrisponde in sostanza alla fondazione della teologia nella spiegazione delle Scritture. Far teologia era per lui essenzialmente spiegare, comprendere la Scrittura; o potremmo anche dire che la sua teologia è la perfetta perfetta simbiosi tra teologia ed esegesi. In verità, la sigla propria della dottrina origeniana sembra risiedere appunto nell’incessante invito a passare dalla lettera allo spirito delle Scritture, per progredire nella conoscenza di Dio". 

 

Origene è un biblista completo, che convoglia nello studio dei testi sacri tutta la sua preparazione filosofica, esegetica, filologica. Celebre resta di lui, ha spiegato Benedetto XVI, la suddivisione in sei colonne sinottiche del testo biblico, che riportano i vari brani in ebraico e in diverse traduzioni in greco. Il frutto di questo sforzo si traduce nell’altrettanto celebre “triplice lettura” della Bibbia, che ne permette una comprensione ben più alta della mera lettura letterale:

 

"C'è il senso 'letterale', ma esso nasconde profondità che non appaiono  in un primo momento; la seconda dimensione è il senso 'morale': che cosa dobbiamo fare vivendo la parola; e infine il senso 'spirituale', cioè l'unità della Scrittura, che in tutto il suo sviluppo parla di Cristo. E’ lo Spirito Santo che ci fa capire il contenuto cristologico e così l'unità della Scrittura nella sua diversità".

 

Anche il teologo Joseph Ratzinger ha imparato la “lezione” di Origene, ovvero la sua lettura multidimensionale della Bibbia che in questo modo, ha riconosciuto, riesce “a promuovere efficacemente la ‘lettura cristiana’ dell’Antico Testamento” non disgiunta dal Nuovo. Benedetto XVI lo ha detto quasi come una confidenza poco dopo:

 

"Sarebbe interessante mostrare questo. Un po' ho tentato, nel mio libro 'Gesù di Nazaret', di mostrare nella situazione di oggi queste molteplici dimensioni della Parola, della Sacra Scrittura, che prima deve essere rispettata proprio nel senso storico. Ma questo senso ci trascende verso Cristo, nella luce dello Spirito Santo, e ci mostra la via, come vivere".

 

Ecco dunque spiegata, ha terminato il Papa, l’importanza di “questo grande maestro nella fede”:

 

"Egli ci ricorda con intimo trasporto che, nella lettura orante della Scrittura e nel coerente impegno della vita, la Chiesa sempre si rinnova e ringiovanisce. La Parola di Dio, che non invecchia mai, né mai si esaurisce, è mezzo privilegiato a tale scopo. E’ infatti la Parola di Dio che, per opera dello Spirito Santo, ci guida sempre di nuovo alla verità tutta intera. E preghiamo il Signore che ci dia oggi pensatori, teologi, esegeti che trovano questa multidimensionalità, questa attualità permanente della Sacra Scrittura, la sua novità per oggi. Preghiamo che il Signore ci aiuti a leggere in modo orante la Sacra Scrittura, a nutrirci realmente del vero pane della vita, della sua Parola".

 

(applausi)

 

Al termine dell’udienza, Benedetto XVI ha salutato, fra gli altri, i circa duemila pellegrini del Triveneto, giunti a Roma in coincidenza con la visita ad Limina dei loro vescovi. Nel giorno della festa di San Marco, patrono di Venezia, il Papa li ha invitati a restare “fedeli” alle loro “feconde tradizioni cristiane che - ha detto - hanno ispirato e dato vita a significative opere di carità” e, inoltre, ad incoraggiare i giovani a seguire il Vangelo e a far “sentire loro che anche oggi vale la pena di consacrarsi totalmente al Signore nella vita sacerdotale e religiosa. Infine, unendosi idealmente alla campagna di sensibilizzazione delle Nazioni Unite, che hanno dedicato la settimana in corso al tema della sicurezza stradale, Benedetto XVI ha rivolto questo appello:

 

“Rivolgo una parola di incoraggiamento alle Istituzioni pubbliche che si adoperano per mantenere le arterie stradali sicure e salvaguardare la vita umana con strumenti idonei; a quanti si dedicano alla ricerca di nuove tecnologie e strategie per ridurre i troppi incidenti sulle strade di tutto il mondo. E mentre invito a pregare per le vittime, per i feriti e le loro famiglie, auspico che un consapevole senso di responsabilità verso il prossimo induca gli automobilisti, specie i giovani, alla prudenza e a un maggior rispetto del codice della strada”.

**********

 

 

Nomine

 

Il Santo Padre ha nominato vescovo di Kindu, nella Repubblica Democratica del Congo, padre Willy Ngumbi, dei Missionari d'Africa, formatore al noviziato dei Padri Bianchi a Bobo Dioulasso, in Burkina Faso. Padre Willy Ngumbi è nato il 13 febbraio 1965 a Bujumbura (Burundi), dove temporaneamente si era trasferita la famiglia per motivi di lavoro del padre. Ha frequentato la scuola elementare e secondaria a Walikale, dopo di che è entrato nel Seminario Maggiore Notre Dame d’Afrique de Bukavu per gli studi di Filosofia (1984-1987). In seguito, ha completato il noviziato a Friburgo (1987-1988), nella Società dei Missionari d’Africa (Padri Bianchi), quindi ha svolto l’apostolato a Birni N’Koni, diocesi di Maradi (Niger), per poi iniziare gli studi di Teologia a Toulouse (1990-1993), terminati con la Licenza. Il 1° dicembre 1992 ha emesso la professione perpetua ed il 1° agosto 1993 è stato ordinato sacerdote nella Società dei Missionari d’Africa. Dopo l’ordinazione ha ricoperto vari incarichi: 1993-1994: vicario nella parrocchia Birindi N’Koni, nella diocesi di Maradi, in Niger; 1994-1997: parroco della parrocchia Zinder, diocesi di Maradi, Niger; 1997-2000: animatore vocazionale e formatore della propedeutica dei Padri Bianchi a Goma; 2000-2003: assistente provinciale della Provincia del Sud-Est-Congo; dal 2004: formatore al noviziato dei Padri Bianchi a Bobo Dioulasso (Burkina Faso).

 

 

Il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace

organizza un Seminario

sui cambiamenti climatici:

intervista con il cardinale Renato Raffaele Martino

 

Inizia domani a Roma, presso Palazzo San Calisto, un Seminario di due giorni su “Cambiamenti climatici e Sviluppo”, promosso dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Prendono parte all’incontro esponenti politici, esperti e autorità religiose dei cinque Continenti. Sull’evento, Giovanni Peduto ha intervistato il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del dicastero vaticano promotore:

 

**********

R. – Bisogna, anzitutto, precisare e tener presente che non tutto il mondo scientifico grida al disastro. C’è, una buona parte – consistente – di scienziati che non vedono con un così cattivo occhio questi cambiamenti climatici, anzi dopo aver detto che si tratta di fenomeni ricorrenti nel corso negli anni e delle epoche, dicono anche che a volte possono risultare addirittura favorevoli all’agricoltura e allo sviluppo. Naturalmente noi vediamo la cosa con uno spirito di maggior precauzione.

 

D. – Quindi la Santa Sede è preoccupata per questi cambiamenti climatici?

 

R. – Certo, la Santa Sede segue da vicino questi problemi e naturalmente cerca, anzitutto, di rendersi conto e successivamente di elaborare dei documenti e delle esortazioni, affinché questa situazione si possa affrontare con saggezza.

 

D. – Anche perché questi cambiamenti climatici possono produrre delle conseguenze sugli equilibri socio-politici?

 

R. – Questo è naturale: chi ha maggiori risorse per affrontare questi cambiamenti, ha anche una maggiore serenità; mentre chi non ha queste risorse, ha una maggiore preoccupazione. Certamente anche in questo campo si fa sempre appello alla solidarietà internazionale e alla comunità internazionale. E’ necessario riflettere sulla situazione e sui singoli aspetti, come ad esempio quello relativo alle fonti di energia, che sono consumate in gran parte dal mondo sviluppato. C’è un Paese che rappresenta il 5 per cento della popolazione mondiale e che consuma - da solo - il 20 per cento dell’energia totale; c’è il caso poi di un altro Paese che rappresenta il 20 per cento della popolazione mondiale e che consuma soltanto il 5 per cento dell’energia totale. Ci sono, quindi, degli evidenti squilibri. Quando mancano queste risorse, chi ne soffre ovviamente sono sempre i più poveri. Si tratta di problemi importanti che è necessario affrontare e che comportano anche un cambiamento degli stili di vita. Questo è importantissimo.

 

D. – Eminenza, in sintesi, quindi, cosa si può fare, cercando anche di preservare allo stesso tempo le esigenze della giustizia sociale…

 

R. – Questo rappresenta lo scopo del nostro seminario, del nostro incontro internazionale. Bisogna apprendere il modo per affrontare questi problemi moderni. E’ importante anche non lasciarli soltanto agli scienziati, ma provare anche noi a domandarci e quindi comprendere come tutti noi, come comuni persone, possiamo con il nostro contributo personale, con la nostra azione personale contribuire alla risoluzione e al contenimento di queste situazioni.

**********

 

 

Insieme possiamo contribuire alla pace e all’armonia nel mondo:

così il cardinale Paul Poupard nel suo messaggio d’auguri ai buddisti

per la festa di Vesakh

 

“Auspico che insieme possiamo continuare a contribuire alla pace e all’armonia nelle nostre società e nel mondo”: con queste parole il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, il cardinale Paul Poupard, si è rivolto alle comunità buddiste rivolgendo i suoi auguri per la festa più importante per i buddisti - quella di Vesakh - che ricorda la nascita, il risveglio spirituale e il trapasso del Buddha. Vesakh è il secondo mese del calendario lunare buddista ed ha inizio tra il 14 aprile e il 14 maggio. La festa del Vesakh cade nel 15° giorno di questo mese, ed è, pertanto, una ricorrenza mobile rispetto al calendario gregoriano. “Noi, cattolici e buddisti, intratteniamo buone relazioni ed i nostri contatti, collaborazione e realizzazione di diversi programmi ci hanno aiutato ad approfondire la nostra conoscenza reciproca - scrive il porporato nel suo messaggio ai buddisti di tutto il mondo - il dialogo è il cammino sicuro per avere fruttuose relazioni interreligiose, poiché approfondisce il rispetto e alimenta il desiderio di vivere in armonia con gli altri”. Il cardinale Poupard sottolinea che “costruire una comunità richiede gesti concreti che riflettano il rispetto per la dignità degli altri”. “Vi sono persone che hanno ancora bisogno di imparare qualcosa sugli altri e sulle loro credenze, per superare pregiudizi ed incomprensioni – prosegue il porporato –  questa triste realtà, se vuol essere superata, richiede molto impegno da parte dei leader sia civili che religiosi. Anche in luoghi dove la gente fa quotidianamente esperienza dei danni provocati dalla guerra, alimentati da sentimenti di odio e di vendetta, si può restaurare la fiducia”. Per il cardinale Poupard insieme è possibile “aiutare a creare gli spazi e le opportunità perché le persone possano parlare, ascoltare, condividere il dispiacere ed offrire perdono gli uni gli altri per gli errori del passato. L’Educazione alla pace è una responsabilità che deve essere sostenuta da tutti i settori della società”.

 

 

Oggi su "L'Osservatore Romano"

Servizio vaticano - La catechesi e la cronaca dell'udienza generale.

Servizio estero - Medio Oriente: Presidenza e Governo palestinesi ribadiscono la volontà di mantenere la tregua con Israele.

Servizio culturale - Un articolo di Paolo Miccoli dal titolo "La critica lucida e tagliente dei percorsi dell'uomo contemporaneo": ricordo del filosofo Antimo Negri.

Un articolo di Antonio Braga dal titolo "Un cultore della tecnica del contrappunto 'classico' ": cento anni dalla morte di Pietro Platania, che fu direttore dei Conservatori di Palermo e di Napoli.

Servizio italiano - In primo piano il 25 aprile, anniversario della Liberazione.

 

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

25 aprile 2007

 

 

Grande partecipazione a Mosca ai funerali dell'ex presidente russo, Boris Eltsin. Intervista con mons. Tadeusz Kondrusiewicz

 

Alla presenza di autorità russe e internazionali e migliaia di cittadini, nella cattedrale moscovita di Cristo Salvatore, si sono svolti i funerali dell'ex presidente russo, Boris Eltsin. Almeno 20 mila persone hanno reso omaggio per tutta la notte alla salma. Da Mosca, il servizio di Chiaretta Zucconi: 

 

**********

E’ iniziata con il messaggio del Patriarca Alessio II, letto dal metropolita Juvenali, la solenne cerimonia funebre per Boris Eltsin, il primo funerale ortodosso di Stato dal 1894. Un messaggio in cui viene sottolineato che l’ex presidente russo dovette assumere importanti responsabilità per il Paese durante tempi difficili, ma in cui il Patriarca ha anche ricordato la sua amicizia e i suoi incontri con Eltsin, sempre franchi e sereni. “Sarà la storia a giudicare. Noi preghiamo per il suo riposo eterno” ha affermato Alessio II, concludendo con un messaggio forte: “Per la prima volta in 100 anni di storia le spoglie di un capo di Stato russo sono qui nel tempio e noi preghiamo per lui”. Oggi la stampa locale ha dedicato molte pagine alla figura del leader defunto, una figura complessa, che, ha detto Gorbaciov, ha fatto molto bene, ma anche molto male. Gli osservatori lo descrivono come antigolpista e golpista, liberista e difensore dei grandi gruppi oligarchici, filo-occidentale ma difensore dello spirito russo: a rendergli omaggio nella cattedrale di Cristo Salvatore anche quel Putin da lui scelto e che è stata la più grande discontinuità rispetto alle sue politiche. L’ultimo atto, nel cimitero del monastero di Novodevichy, dove Eltsin verrà tumulato accanto alle tombe dei grandi poeti, scrittori, musicisti e cosmonauti russi.

 

Per Radio Vaticana da Mosca, Chiaretta Zucconi.

********** 

 

Ma che significato ha avuto il periodo del governo di Boris Eltsin per la Chiesa in Russia? Josef Polak, responsabile del programma polacco della Radio Vaticana, lo ha chiesto all’arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, Tadeusz Kondrusiewicz:

 

**********

R. – Boris Eltsin è stato il primo presidente dopo la caduta del comunismo ed è il presidente che ha fatto di tutto per promuovere l’idea della democrazia. Anche riguardo alla religione gli siamo molto, molto grati, perché durante la sua presidenza la Chiesa ha potuto esercitare la libertà di culto. Il suo nome rimarrà nella storia della Russia come il portatore della democrazia.

 

D. – Alcuni sottolineano che lui fosse consapevole del fatto di non poter riuscire a fare tutto quello che voleva. Quindi, alla fine del suo mandato ha chiesto scusa pubblicamente per gli sbagli…

 

R. – Ogni uomo sbaglia, è naturale. Ma dobbiamo dire che tante cose sono state fatte durante la sua presidenza. Lui aveva veramente tanti nemici, che non volevano questi cambiamenti a favore della democrazia, di un mercato aperto e libero, della libertà religiosa, della libertà dei mass media e così via. Non è stato facile, ma lui ha realizzato questo passaggio. E dall’altra parte, il fatto che abbia chiesto scusa, ci dice solo che era un grande uomo.

 

D. – E’ stato il primo leader dell'era sovietica ad avere un funerale religioso. E’ il segno dei cambiamenti in Russia?

 

R. – Sì. Durante la sua presidenza è stata ricostruita questa Cattedrale. Ha visitato il Santo Padre due volte e ha invitato Giovanni Paolo II a visitare la Russia. La cosa non è riuscita, ma c’è stata la volontà di questo uomo. Oggi si vede che la nostra società, e non solo la società russa, ma di tutta l’Europa e di tutto il mondo, senza i fondamenti religiosi non può andare avanti. E uno dei significati del funerale di oggi è proprio questo.

********** 

 

L'ONU celebra la Settimana mondiale della sicurezza stradale

 

Come ricordato dal Papa oggi all'udienza generale, si sta celebrando in questi giorni la Settimana mondiale della Sicurezza stradale. Con questo evento l’ONU intende invitare governi e organismi internazionali ad adottare misure efficaci per ridurre gli incidenti stradali. Ogni anno, sulle strade di tutto il mondo muoiono un milione e 200 mila persone, mentre i feriti sono 50 milioni. In questa occasione la Federazione internazionale dell’automobile ha lanciato una campagna che si chiama “Rendi le strade sicure”. A questo proposito Antonella Villani ha intervistato Franco Lucchesi, presidente dell'Automobile Club Italia:

 

**********

R. - E' una campagna che mira a raccogliere firme su una petizione che verrà poi inviata all’Assemblea generale dell’ONU e che invita le organizzazioni internazionali che finanziano le infrastrutture nei Paesi in via di sviluppo a destinare il dieci per cento di questi investimenti in infrastrutture di sicurezza. Non solo quindi ponti e strade ma semafori, segnaletiche cioè tutto il complesso di misure che rendono le strade sicure. In aggiunta, si chiede anche che ci sia un investimento supplementare di 300 milioni di dollari in dieci anni. Si avrebbe cioè, ogni anno, un investimento di 60, 100 milioni di dollari esclusivamente per la sicurezza stradale.

 

D. - Anche nei Paesi in via di sviluppo?

 

R. - Soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, perché l’incidentalità maggiore è proprio lì: ogni anno muoiono nel mondo un milione e 200 mila persone; per il 92 per cento muoiono nei Paesi in via di sviluppo.

 

D. - Che si può fare, dal punto di vista operativo, per ridurre questi morti?

 

R. - Sensibilizzare, invitare, richiamare: tutto questo aiuta. Poi c’è un grosso lavoro di formazione che deve essere fatto a partire dalle scuole fino poi ad arrivare progressivamente anche alle autoscuole, a tutta la fase dei controlli che è fondamentale perché nessuna norma funziona se non si ha la certezza che qualcuno controllerà il mancato rispetto.

 

D. - L’obiettivo europeo è dimezzare entro il 2010 il numero delle vittime della strada. Quali sono i risultati finora raggiunti?

 

R. – A livello europeo, non sono risultati molto brillanti: in questo momento, soltanto due o tre Paesi sono in linea per raggiungere l’obiettivo. C’è una fascia di Paesi che sono in una zona media, fra questi anche l’Italia. Ci sono Paesi poi, soprattutto quelli di nuova acquisizione, i Paesi dell’Est europeo soprattutto, in cui questa cultura della sicurezza non è ancora penetrata e che sono molto indietro. Quindi complessivamente l’Unione Europea ha lanciato l’allarme dicendo che non si raggiungerà l’obiettivo. Per quanto riguarda l’Italia, l’introduzione della patente a punti ha portato dei miglioramenti interessanti; non riusciremo a raggiungere l’obiettivo se proseguiamo con questo ritmo. Diminuiamo l’incidentalità, i morti, i feriti, di un quattro e mezzo per cento all’anno anche se per raggiungere l’obiettivo dovremmo diminuirla del doppio, cioè del 9 per cento all’anno.

**********

 

 

Giornata di riflessione a Roma su religione e mass media

 

La stampa deve parlare di religione, ma con competenza e professionalità. E’ stata animata da questa riflessione la giornata di studio “La religione nella stampa. Cattolicesimo e altre religioni nei quotidiani laici e confessionali”. L’incontro si è svolto nei giorni scorsi  a Roma presso il Centro Interdisciplinare sulla Comunicazione Sociale della Pontificia Università Gregoriana. Tra i relatori, esperti di comunicazione, giornalisti e corrispondenti di quotidiani internazionali del mondo cattolico, ebraico e musulmano. Sul rapporto media – religione Paolo Ondarza ha sentito Miriam Diez Bosh, docente di giornalismo all’Università Gregoriana:

 

**********

R. - Noi siamo convinti che è possibile, anzi che si debba parlare di religione nella stampa visto che ormai le teorie della secolarizzazione sono una contraddizione, perché vediamo come la religione è un agente che appare con forza nello scenario internazionale, dunque ci sembra doveroso parlarne ma parlarne bene; per esempio, parlare della religione musulmana non è soltanto parlare di fondamentalismo islamico. Bisogna parlare della religione, dare voce, però darla in modo corretto e poi fare anche una sollecitazione agli editori sulla mancanza di specializzazione. Un direttore non si permetterebbe mai di non avere uno specialista in sport o economia e invece molte volte si permettono di non avere un addetto alla religione.

 

D. - E’ possibile fare dialogo interreligioso nella stampa e se sì con quali accorgimenti?

 

R. - Noi pensiamo che sia possibile, però le persone che si occupano di religione sulla stampa devono specializzarsi, soprattutto non devono essere generici, devono cercare di non parlare ambiguamente e di dare voce alle persone esperte di religione, che sono i leaders religiosi, ascoltarli, averli come fonte e poi loro come giornalisti saper spiegare le cose senza generalizzare, perché un grande male del giornalismo è proprio questa semplificazione; tutto è ridotto a slogan e questo è un pericolo per il dialogo interreligioso. Poi si potrebbe anche parlare delle persone che si presentano come esperti di dialogo interreligioso e che poi sono incapaci di dialogare all'interno della propria religione.

 

D. - Quanti e quali pregiudizi o luoghi comuni la stampa ha quando parla di religioni?

 

R. - Io direi che uno dei luoghi comuni più impressionanti è ridurre tutto a categorie politiche, questi schieramenti di destra, di sinistra, progressisti, tradizionalisti... Poi si fanno molte dicotomie - molto pericolose secondo me - tra quello che è nuovo e quello che è antico, senza vedere che tutto è molto più intrecciato, molto più complesso.

 

D. - Viene in mente anche quanto la stampa ha fatto di negativo nel momento in cui si è trattato di affrontare la famosa lezione del Papa a Ratisbona...

 

R. - E’ un esempio molto luminoso su quanto a volte i giornalisti siano loro stessi incapaci di cogliere le sfumature di discorsi forti. Noi riteniamo che la lezione di Ratisbona sia stata o non letta o letta male.

**********

 

 

CHIESA E SOCIETA’

25 aprile 2007

 

Appello dei vescovi della Repubblica del Congo contro la povertà

I vescovi della Repubblica del Congo hanno lanciato un appello per “un impegno concreto contro la povertà”, al termine della loro 35° Assemblea plenaria dedicata alla lotta alla miseria. In un comunicato, di cui dà notizia l’agenzia MISNA, l’episcopato del Paese africano sottolinea che “la povertà pone un drammatico problema di giustizia” e assume molte forme: “materiale, economica e morale”. I poveri, proseguono i presuli, “sono spesso vittime della violenza e della cupidigia degli uomini (...) vivono in alloggi precari, occupano posti di lavoro poco remunerati, che non li valorizzano, non hanno accesso all’acqua, all’elettricità, alle cure e i loro figli non possono frequentare le scuole”. Secondo i vescovi, le cause di questa emergenza nazionale - statistiche ONU rivelano che il 70% dei 3,8 milioni di abitanti vive in condizioni di miseria - sono riconducibili tanto a problemi interni della Nazione – la mancanza di accesso al mercato del lavoro, l’insufficienza dei servizi dello Stato e la corruzione generalizzata – quanto a fattori esterni, come il fatto che i prezzi delle materie prime sono fissati dal mercato internazionale piuttosto che dai Paesi produttori, di cui la Repubblica del Congo fa parte. La Conferenza episcopale congolese sostiene infine che, per fronteggiare quella che è stata definita “una sfida nazionale e una grande preoccupazione”, bisogna  “promuovere una politica efficace di protezione sociale e di accesso duraturo al lavoro, soprattutto per i giovani; regolare i prezzi dei generi di prima necessità; creare le condizioni per un’istruzione appropriata; garantire l’assistenza sanitaria a tutti, fino ai villaggi più sperduti; proseguire nella messa a punto di meccanismi per garantire il ‘buon governo’ e accelerare l’inclusione sociale”. La società civile del Paese viene dunque esortata dai vescovi a “una maggiore coscienza professionale, organizzativa e solidale per abolire qualsiasi forma di assoggettamento e di abbandono di alcune categorie sociali, come i nostri fratelli e sorelle pigmei, ancora emarginati e sfruttati”. (A cura di Marco Guerra)

 

 

Documento dei vescovi cileni su educazione, povertà e realtà giovanile

“Nonostante gli sforzi e i risultati in materia di giustizia sociale, continua l’attesa di molti poveri. Sperano di essere ascoltati, soddisfatti nell’anelito di essere protagonisti della propria storia”. Così si esprimono i vescovi cileni nel documento pubblicato a conclusione, lo scorso 20 aprile, della loro 93ª Assemblea plenaria che, all’ordine del giorno, includeva la preparazione degli Orientamenti pastorali per i prossimi anni. Per giungere alla loro stesura i presuli hanno convocato, per il mese di ottobre, un’Assemblea ecclesiale nazionale, che sarà preceduta da diverse Assemblee diocesane. Sull’iniziativa del governo volta a riformare l’educazione, l’episcopato afferma che la materia necessita certamente di progressi ed invita a considerare quanto può aiutare a migliorare la qualità dell’insegnamento tenendo conto della voce di coloro che sono coinvolti in diversi settori. I vescovi invitano inoltre genitori, educatori, istituzioni, governo e quanti hanno la grave responsabilità di legiferare in materia, a riflettere e a studiare il progetto educativo con diligenza. Sul tema sottolineano inoltre cinque punti che considerano irrinunciabili: diritto ad un’educazione di qualità e con equità per tutti e incentrata sulla persona in tutte le sue dimensioni: religiosa, morale, intellettuale, sociale; un’educazione che sostenga e rafforzi il diritto prioritario dei genitori a scegliere l’educazione che ritengono più opportuna per i loro figli e che rispetti e favorisca la libertà di accesso e di offerta del servizio educativo; infine un’educazione che stimoli la costruzione di un Paese più giusto e solidale. A preoccupare i vescovi cileni è anche la realtà giovanile: per affrontarla i presuli ritengono necessario offrire opportunità educative e lavorative ai giovani, e a proposito delle manifestazioni di violenza esortano a tener conto anche dell’influsso di alcuni mezzi di comunicazione. Infine, tra le sfide che il Paese deve affrontare, l’episcopato evidenzia la necessità di superare la corruzione e di migliorare la qualità della politica, perchè venga recuperato “il suo senso più profondo di servizio al bene comune”. (A cura di Luis Badilla)

 

La Chiesa cattolica del Salvador contro lo

sfruttamento delle risorse minerarie

 

“I progetti che prevedono lo sfruttamento del settore minerario portano poco sviluppo e molti danni ambientali, economici e sociali”, a lanciare l’allarme  è la Caritas del Salvador, ribadendo la posizione adottata alcuni mesi fa dalla Conferenza episcopale del Paese, che richiedeva alle autorità governative di negare i permessi per lo sfruttamento del sottosuolo richiesti da diverse compagnie minerarie. Secondo quanto riferisce l’agenzia Fides, l’arcivescovo di San Salvador e presidente della Conferenza episcopale, mons. Fernando Sáenz Lacalle, ha dichiarato che l’episcopato ritiene “che il settore minerario non sia conveniente per il Paese, a causa dei danni che provoca”, mentre il direttore nazionale della Caritas, mons. Luis Fernando Trujillo, ha  annunciato che, in merito alla questione, prossimamente verrà pubblicata una nota ufficiale della Chiesa. Mons. Trujillo è anche intervenuto all’assemblea del settore minerario e, rivolgendosi ai rappresentanti della Compagnia canadese Pacific Rim e del Centro di ricerca sull’investimento e sul commercio (CEICOM), ha sottolineato che l’evento è stato organizzato “per rafforzare le nostre considerazioni ed esprimere meglio le nostre motivazioni del rifiuto per il settore minerario”. Fino ad oggi, il ministero dell’Economia ha concesso oltre 30 licenze a 21 compagnie canadesi, statunitensi e australiane che vogliono estrarre oro, argento e altri minerali preziosi dal sottosuolo salvadoregno, attività che porterebbero danni irreversibili all’ecosistema e alle comunità, mettendo in grave pericolo le risorse idriche, a causa dell’uso di materiali tossici come il cianuro. Valutazioni confermate dai ricercatori del CEICOM, secondo i quali l’acqua inquinata dai residui tossici reca danno non solo alla salute delle persone, ma pregiudica anche le attività per la sopravvivenza della popolazione e genera conflitti nelle comunità. A seguito degli appelli provenienti dagli esperti e dalla società civile si sono opposte alla realizzazione di questi progetti perfino organizzazioni vicine al governo, come la Commissione nazionale per lo sviluppo. (M.G.)

 

 

Rapporto di Amnesty International sulle violenze sessuali subite

dalle donne delle comunità degli indiani d’America

 

Le donne delle tribù degli indiani d'America presenti nel territorio degli Stati Uniti corrono più del doppio il rischio di essere stuprate delle altre cittadine americane. A rivelarlo è un rapporto di Amnesty International, presentato ieri negli USA, con l’obbiettivo di far prendere provvedimenti immediati da parte del Congresso.  Dalla relazione dell’organizzazione per i diritti umani - una delle circa quaranta realizzate da Amnesty da quando, nel 2004, ha lanciato una campagna internazionale contro la violenza sulle donne -  si evince che almeno una indiana su tre va incontro a uno stupro o a un'aggressione sessuale, rispetto ad una media nazionale di meno di una donna su cinque. Il rapporto si basa su interviste con vittime di violenze, operatori sanitari e forze dell’ordine in Alaska, Oklahoma e Nord e Sud Dakota, Stati dove c’è la presenza più considerevole di comunità di nativi americani. Amnesty riferisce, inoltre, che molti di questi crimini rimangono impuniti per via  della confusione nella risposta da  parte delle autorità tribali, statali e federali, e che vi sono allarmanti carenze di personale medico e infermieristico nelle aree tribali in questione.  ''Il risultato e' una giustizia fittizia per migliaia di indiane che subiscono stupri'', ha commentato il direttore esecutivo di Amnesty- USA, Larry Cox, nel presentare il rapporto. La modalità con cui il governo americano fa fronte a questi reati, ha aggiunto Cox, equivale a una violazione dei diritti umani. (M.G.)

 

 

L’impatto della teologia nel futuro: se ne discute a Kinshasa,

nella Repubblica Democratica del Congo, in occasione

del 50.mo anniversario della facoltà di Teologia

 

Proseguono a Kinshasa i lavori del colloquio internazionale sul tema “La teologia e il futuro delle società”, organizzato nella capitale della Repubblica Democratica del Congo, in occasione del 50.mo anniversario della facoltà di Teologia del Paese. L’incontro vede la presenza di 250 partecipanti provenienti da varie Nazioni africane, dell’Europa ed una delegazione anche dal Canada. Il convegno si propone di riflettere in modo critico sull’impatto della teologia nel futuro, non solo nella società congolese, ma più generalmente nelle società umane, in un mondo globalizzato. Come hanno sottolineato il rettore e il decano della facoltà di Teologia di Kinshasa, considerare la teologia al servizio delle società - una teologia che partecipa al futuro delle società stesse, una teologia al servizio della comunità - significa indicare che la teologia non è un discorso puramente speculativo e teorico, fatto per il piacere di alcuni specialisti, né un discorso imperialista elaborato per altri tempi ed altri luoghi e ricavato dai dizionari e dai manuali. Il teologo deve rimanere, al contrario, all’ascolto della società, della comunità in cui egli vive. E’ dunque questo legame intimo tra teologia e società che questo incontro scientifico vuole analizzare, per valutarne il tenore, la profondità, l’adeguatezza e le prospettive, perché è la sfida maggiore della teologia misurare regolarmente il livello del suo impatto nella storia delle società dove è praticata. I temi toccati sono stati il contesto africano, la sua evoluzione socio-politica e culturale, di fronte alle sfide della globalizzazione, come ad esempio, in Congo, dove i problemi sono stati sempre mondializzati, e ancora le fonti bibliche e storiche della fede e della teologia. (A cura di padre Joseph Ballong)

      

 

“Abbiamo riso per una cosa seria”: è lo slogan della campagna

della FOCSIV che promuove progetti di sviluppo e alla quale

partecipa anche la Comunità missionaria di Villaregia

 

Il numero degli affamati nel mondo anzichè regredire sta aumentando al ritmo di 4 milioni per anno. Sono 854 milioni gli esseri umani oggi vittime della sottoalimentazione. Per tale motivo la CO.MI.VI.S. (Comunità Missionaria Villaregia Sviluppo) ha voluto aderire alla campagna “Abbiamo riso per una cosa seria”, organizzata dalla FOCSIV (Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario) - la federazione di associazioni cristiane alla quale appartiene dall’anno scorso - che intende sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del diritto al cibo. A questo scopo, i proventi della raccolta saranno destinati a progetti di cooperazione per la sicurezza alimentare. Nei giorni 12 e 13 maggio prossimi i volontari di 26 ONG cristiane di diverse città italiane parteciperanno all’iniziativa presentando un proprio progetto. I fondi per sostenere tali progetti saranno ricavati attraverso l'offerta di un contributo minimo di 5 euro in cambio di un pacco di riso da un chilo. Per la CO.MI.VI.S. il progetto finanziato con le offerte raccolte sarà l’ampliamento di un "comedor" (cucina popolare) a Lima, che vuole rispondere al bisogno di sicurezza alimentare per 200 nuclei familiari nella periferia sud della capitale peruviana. (A cura di Giovanni Peduto)

 

 

Trasmesse le prime immagini tridimensionali del Sole dalle due sonde

 gemelle della missione "Stereo" lanciate l'ottobre scorso dalla NASA

 

A circa sette mesi dal lancio delle due sonde della missione spaziale "Stereo", frutto di una cooperazione tra Europa e Stati Uniti, i ricercatori della NASA hanno mostrato ieri le prime immagini in tre dimensioni del Sole mai realizzate. Le immagini, trasmesse dai due satelliti che orbitano intorno alla stella, consentiranno di capire e prevedere con estrema precisione le tempeste solari, fenomeno che può costituire un pericolo per gli astronauti e disturbare i sistemi di comunicazione di aerei e veicoli spaziali e la distribuzione dell'energia elettrica sulla Terra.  ''I meteorologi sono in grado di predire con precisione i cicloni con una settimana d'anticipo e noi vorremmo poter fare lo stesso con le tempeste solari'', ha spiegato nel corso di una conferenza stampa, il responsabile scientifico del progetto alla NASA, Michael Kaiser, ribadendo che ''Stereo rappresenta una nuova tappa verso questo obiettivo”. L'origine, l'evoluzione e le conseguenze interplanetarie di queste emissioni di massa della corona solare, saranno esplorate dalle due sonde gemelle, del peso di 620 chilogrammi ciascuna, durante la loro missione, della durata prevista di due anni.  Tali gigantesche eruzioni, responsabili anche delle aurore boreali e australi, sono il risultato dei picchi di attività dei cicli solari che durano circa 11 anni.  (M.G.)

 

 

24 ORE NEL MONDO

25 aprile 2007

 

- A cura di Roberta Moretti –

 

- In Iraq, almeno dieci persone sono morte a causa di numerosi colpi di mortaio che si sono abbattuti su tre diversi quartieri meridionali di Baghdad. Uccisi poi almeno 4 poliziotti per un kamikaze che si è fatto esplodere in un commissariato a Baladruz, una sessantina di chilometri a est della capitale. Intanto, le truppe USA hanno annunciato l’uccisione di un importante “emiro” di al Qaeda, ritenuto responsabile di aver addestrato ragazzini di 12-13 anni a commettere attentati suicidi. Ucciso, poi, anche un militare britannico a Bassora, nel sud, in un’imboscata dei ribelli nel quartiere centrale di al-Ashar. E l’Iraq continua a dividere gli Stati Uniti. Se da una parte il Congresso è determinato ad approvare in settimana una legge che chiede il rimpatrio delle truppe americane a partire da ottobre e la fine della missione in Iraq entro i successivi sei mesi, dall’altra Bush minaccia di porre il veto.

 

- Sempre in Iraq, sono almeno 700 mila le persone sfollate, fuggite dalle loro abitazioni, da quando la violenza fra sciiti e sunniti è aumentata, nel febbraio del 2006, con l’attentato alla Moschea d’oro sciita di Samarra: è quanto emerge dal Rapporto presentato oggi a Baghdad dalla Missione di assistenza delle Nazioni Unite per l'Iraq (UNAMI). Il nostro servizio:

 

**********

Secondo il Rapporto ONU, prima del febbraio 2006, le persone sfollate in Iraq a causa della violenza erano già un milione e 200 mila. La capitale Baghdad è stata la più colpita, con ben 120 mila sfollati. Quanto alla destinazione - affermano le Nazioni Unite - “un certo numero di sfollati si è rifugiato all'interno della stessa Baghdad, in zone etnicamente più omogenee o più sicure, mentre le loro abitazioni sono state a loro volta occupate da altre famiglie di sfollati”. Più in generale, l’87% delle persone in fuga trova rifugio nel centro o nel sud dell'Iraq. Sempre secondo il Rapporto, oltre 37.600 persone risultano detenute in prigioni gestite da americani e iracheni. In particolare, tremila detenuti sono stati incarcerati dopo l’entrata in vigore, nel febbraio scorso, del “'piano di sicurezza” per Baghdad che per arginare la violenza nell'area ha previsto lo schieramento di 80 mila fra militari americani e iracheni. L’ONU ha espresso “preoccupazione” per la sorte dei detenuti, considerando che tale piano non fornisce alcuna garanzia esplicita sui loro diritti. “Le misure legate al piano - si afferma nel Rapporto -  autorizzano piuttosto la cattura senza mandato d'arresto e l'interrogazione dei sospetti senza che la detenzione provvisoria abbia limiti di tempo”.

**********

 

- In Afghanistan, almeno 7 soldati afghani sono rimasti uccisi nei pressi del confine col Pakistan per una bomba nascosta sul ciglio di una strada, nella parte sudorientale del Paese. Uccisi, inoltre, a colpi di arma da fuoco, tre poliziotti in un’imboscata dei ribelli talebani avvenuta non lontano da Herat, nell'ovest dell'Afghanistan.

 

- La scomparsa, lunedì scorso a Beirut, di due giovani libanesi che si ritiene siano stati rapiti sta dando vita a una serie di contatti tra i massimi leader politici del Libano, nel tentativo di evitare una pericolosa vampata di violenza interconfessionale. Ziad Qabalan e Ziad Ghandour, figli di due membri del Partito socialista progressista guidato dal leader druso, Walid Jumblat, si sono mossi lunedì con un furgone che è stato poi ritrovato abbandonato il giorno dopo nel sobborgo sciita di Shiyah, roccaforte dei movimenti Hezbollah e Amal. Intanto, a Beirut è stato illustrato il “Ross”, il programma d'emergenza in Libano della cooperazione italiana.

 

- Il primo ministro israeliano, Ehud Olmert, ha convocato oggi una consultazione con i principali responsabili della sicurezza nazionale, per discutere le conseguenze del violento bombardamento lanciato ieri da Gaza dal braccio armato di Hamas, in contrasto con una tregua concordata a novembre. Secondo le valutazioni israeliane, ieri, nella Giornata israeliana dell’indipendenza, Hamas cercava di catturare uno o più soldati israeliani. Intanto, si tiene oggi la IV edizione della tradizionale maratona in Terra Santa, intitolata a “Giovanni Paolo II”. L’iniziativa, che in 10 km porterà la Fiaccola della pace e la bandiera olimpica dai Territori palestinesi a Israele, è presieduta da mons. Josef Clemens, segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, che prima di partire per la Terra Santa ha voluto ricordare l’interesse per lo sport come veicolo di pace sia per Benedetto XVI che per Giovanni Paolo II.

 

- Prosegue la visita in Italia del presidente dell’Autorità nazionale palestinese (ANP), Abu Mazen, che ha incontrato diversi leader di partito. Dopo gli incontri di ieri mattina con Benedetto XVI e il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, Abu Mazen ha incontrato nella serata di ieri il premier, Romano Prodi, che ha espresso preoccupazione per la rottura della tregua con Israele da parte di Hamas. In seguito a numerosi contatti con i Territori, il presidente dell’ANP ha assicurato che si tratta di “un’eccezione che non durerà”. Lo stesso premier palestinese, Haniyeh, aveva chiesto in giornata un ripristino della tregua.

 

- Oggi, 25 aprile, l’Italia celebra il 62.mo anniversario della Liberazione. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, insieme alle più alte cariche dello Stato, ha reso questa mattina omaggio all’Altare della Patria. Nel pomeriggio, Napolitano si recherà nell’isola greca di Cefalonia per ricordare l’eccidio di migliaia di soldati della divisione Acqui. E la giornata viene celebrata da tutto il mondo politico, alle prese in questi giorni con un serrato confronto sulla legge elettorale. Servizio di Giampiero Guadagni:

 

**********

Il 25 aprile non va vissuto semplicemente come richiamo alla storia, ma come punto di partenza per costruire insieme un futuro migliore. Il messaggio del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, per la Festa della Liberazione fa riferimento all’impegno dell’Italia in diverse aree del mondo. Ma anche a questioni più interne. Il presidente della Repubblica ha sempre sottolineato l’esigenza di una maggiore coesione nazionale, sollecitando un più civile confronto tra schieramenti. A partire dalla riforma della legge elettorale. Proprio ieri, ha preso il via la raccolta di firme per i quesiti referendari, che in sostanza propongono di attribuire il premio di maggioranza solo alla lista con il maggior numero di seggi. Il referendum è appoggiato da parlamentari di entrambi gli schieramenti. Ma al tempo stesso i due poli stanno cercando un accordo che eviti il referendum. C’è in campo una proposta del ministro per i Rapporti col Parlamento, Vannino Chiti, di una riforma del sistema elettorale in senso proporzionale, con una soglia di sbarramento graduale, che tra due legislature arrivi al 5%. La proposta punta a ridurre la frammentazione politica. Ad opporsi sono i partiti più piccoli, che temono di perdere rappresentatività. E il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, minaccia l’uscita dell’Udeur dal governo, anche in caso di referendum. Confonto aperto, dunque, sulla legge elettorale. Scontro invece sulla nuova legge per l’immigrazione, varata ieri dal governo. Tra le novità: procedure più veloci per i permessi di soggiorno, programmazione triennale dei flussi, ritorno dello sponsor garante, corsia preferenziale per l’arrivo di lavoratori qualificati. Gli immigrati, infine, potranno votare ed essere votati alle elezioni amministrative. La riforma accoglie sostanzialmente le richieste delle associazioni cattoliche. E la Caritas parla di svolta culturale.

**********

 

- E in Italia, sono stati rilasciati i due giornalisti del quotidiano "Liberazione" arrestati oggi in Nigeria. Lo si apprende dalla Farnesina. I due freelance, Emanuele Piano e Marco Ricchello, erano stati arrestati dai Servizi di sicurezza locali con l’accusa di svolgere lavoro giornalistico pur essendo in possesso di un visto turistico. Secondo i primi accertamenti, in realtà i due erano muniti di un visto business che permette di lavorare nel Paese africano.

 

- Il capo negoziatore iraniano sul nucleare, Larijani, è giunto ad Ankara, in Turchia, per incontrare il responsabile della politica estera comune dell’Unione Europea, Solana. I due negoziatori incontreranno insieme il premier turco, Erdogan, e il ministro degli Esteri, Gul. Al centro dei colloqui, il tentativo di riannodare i fili del dialogo dopo l’inasprimento delle sanzioni all'Iran, deciso dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite circa un mese fa, a causa delle violazioni degli obblighi di trasparenza di Teheran riguardo allo sviluppo delle sue capacità nucleari. Intanto, il Dipartimento di Stato USA ha ribadito: “Niente compromessi, l’arricchimento dell’uranio deve essere fermato”. E in un’intervista alla tv pubblica PBS, il presidente Bush ha fatto sapere che il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, potrebbe avere colloqui bilaterali con il suo omologo iraniano durante la Conferenza sull'Iraq, in calendario il 3 e 4 maggio prossimi a Sharm El Sheikh, in Egitto.

 

- Indipendenza o autonomia: la comunità internazionale riprende il dibattito sul futuro status del Kosovo, la provincia serba a maggioranza albanese. Oggi, è partita una nuova missione in Europa del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, per cercare di trovare convergenze sul piano di pace proposto dall’inviato speciale delle Nazioni Unite, il finlandese Ahtisaari. All’indipendenza della provincia si oppongono la Serbia e la Russia, mentre il resto della comunità internazionale è possibilista sulla soluzione. Quali i motivi al centro della missione? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Federico Eichberg, esperto dell’area balcanica:

**********

R. - La missione avrà, anzitutto, come obiettivo quello di realizzare incontri istituzionali, da un lato, e verificare sul campo se alcune delle obiezioni mosse, evidentemente da parte serba, hanno riscontro nei fatti.

 

D. - La maggioranza della comunità internazionale parla ormai apertamente di indipendenza e si rischia una spaccatura soprattutto per la posizione contraria, invece, della Russia?

 

R. - L’equivoco di fondo nasce dalla considerazione che l’indipendenza passi esclusivamente per una Risoluzione delle Nazioni Unite. E’ evidente che sia auspicabile un accordo fra i principali Paesi che siedono al Consiglio di sicurezza, ma oggi questo consenso non è nei fatti ed un approfondimento ed una riflessione sono sicuramente quindi importanti tra le principali realtà del Consiglio di sicurezza.

 

D. - Qual è la situazione migliore per il futuro del Kosovo, che riesca però armonicamente ad inserirsi in quella che è la realtà balcanica attuale?

 

R. - Sicuramente, la soluzione realistica oggi è quella dell’indipendenza, benché si tratti di una indipendenza a guida UE. Quella auspicata passa per l’attuazione di ciò che il Kosovo non ha mai avuto e cioè una reale autonomia. Abbiamo un modello molto interessante che in Bosnia ha garantito ad oggi, più di 10 anni di pace e che è quello delle entità. Ragionare allora su una entità Serbia propria, una entità Kosovo, che possano costituire insieme una nuova realtà statuale balcanica, era - a mio avviso - quel passo intermedio tra una completa negazione dei diritti e dell'autonomia e l'indipendenza. Ad oggi, però, sono solo poche voci a sostenere questa posizione e molto realisticamente si arriverà ad un bivio, in cui saranno altri dossier messi sul tavolo a sbloccare il Dossier Kosovo.

**********

 

- Scotland Yard ha arrestato 14 persone in una serie di blitz lanciati contemporaneamente in tutta l'Inghilterra contro una potente rete di narcotrafficanti. L'operazione è scattata al termine di una lunga indagine su una gang giamaicana che, secondo la polizia, faceva arrivare via mare centinaia di chili di crack e cocaina nel nord-est dell'Inghilterra.

 

- Colloqui di emergenza sono in corso a New York fra diplomatici americani e nordcoreani a proposito dei problemi che bloccano l’attuazione dell'accordo internazionale sul disarmo nucleare di Pyongyang, firmato il 13 febbraio scorso a Pechino. Si tratta di cosiddette “questioni tecniche”, che hanno finora impedito la restituzione alla Corea del Nord di 25 milioni di dollari congelati nel 2005 in una banca di Macao per iniziativa americana.

 

- Il governo etiopico ha accusato l'Eritrea di sostenere il gruppo separatista che ha rivendicato gli attacchi di ieri a pozzi petroliferi nell’est del Paese, che hanno causato la morte di 9 dipendenti cinesi e di 65 locali. “Gli autori di questo attacco terroristico - ha affermato il governo del premier, Meles Zenawi - sono l'autoproclamato Fronte nazionale di liberazione dell'Ogaden (ONLF), un gruppo terrorista che appartiene al fronte di distruzione diretto dal governo eritreo”.  Dura condanna anche da parte del governo cinese.

 

- L’Assemblea legislativa del Distretto Federale di Città del Messico ha approvato il progetto di legge per la depenalizzazione dell'aborto entro le prime 12 settimane di gestazione. Il testo è stato licenziato con 46 voti a favore, 19 contrari ed un’astensione. Nei giorni scorsi il Papa - in un telegramma inviato dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ai vescovi del Messico - aveva ricordato come “il grande dono della vita ci esorti a difendere il diritto ad esistere di ogni essere umano dal primo istante del suo concepimento, di fronte a qualsiasi manifestazione della cultura della morte”.

 

- Il presidente del Paraguay, Nicanor Duarte, ha annullato un’imminente visita in Spagna, in programma il 7 maggio, dopo che centinaia di immigrati sono stati respinti da Madrid. Al centro dei colloqui, era prevista proprio la situazione migratoria, mentre la stampa paraguaiana ha denunciato anche “maltrattamenti” di concittadini detenuti e poi respinti all’aeroporto di Madrid.

 

- E’ di nove morti e un numero imprecisato di feriti il bilancio di una tempesta che imperversa sul Texas. Sei delle vittime sono state colpite da un tornado nella zona di Eagle Pass, al confine con il Messico. Altre tre sono morte in incidenti stradali riconducibili al maltempo. Gravi disagi e tre vittime anche in Messico. Venti a 100 km/h accompagnano abbondanti piogge e grandinate. Semiparalizzato l'aeroporto di Fort Worth.