RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 114 - Testo della trasmissione di martedì 24 aprile 2007
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
I guerriglieri di Hamas
spezzano la tregua con Israele, che reggeva dallo scorso novembre
24 aprile 2007
Il Papa riceve Abu Mazen in Vaticano.
Apprezzamento per gli
sforzi della comunità internazionale
nel rilancio del
processo di pace tra israeliani e palestinesi
Benedetto XVI ha
ricevuto in udienza, questa mattina, il presidente dell’Autorità palestinese, Abu Mazen (Mahmoud
Abbas), con il seguito. Nel corso dei “cordiali
colloqui”, informa una nota della Sala stampa della Santa Sede, “si è passata
in rassegna la situazione del Medio Oriente”. In particolare, “è stato
apprezzato l’impegno, grazie anche all’aiuto della comunità internazionale, per
il rilancio del processo di pace tra israeliani e palestinesi”. La nota informa
poi che “si è parlato pure della situazione interna palestinese, con
riferimento, tra l’altro, alle difficoltà che incontrano i cattolici e al
valore del loro contributo a quella società”. Successivamente al colloquio con
il Papa, il presidente Abu Mazen
si è incontrato con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che era
accompagnato da mons. Dominique Mamberti,
segretario per i Rapporti con gli Stati. Poco più tardi, a margine
dell'inaugurazione di una mostra fotografica in Vaticano, lo stesso cardinale
Tarcisio Bertone ha reso queste dichiarazioni ai giornalisti:
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Col presidente Abu Mazen abbiamo espresso
l’auspicio e una speranza che le iniziative che sono sorte in queste settimane
passate, in questi mesi passati, portino dei frutti, anche se le vicende di
questi ultimi giorni, come al solito, rivelano i
chiaroscuri della situazione della Terra Santa e del Medio Oriente. Però, tante
iniziative dei Paesi arabi - iniziative del "gruppo dei quattro" - e
questi incontri periodici previsti e incominciati tra il presidente del governo
israeliano e il presidente dell’Autorità palestinese sono dei passi positivi
che speriamo portino i frutti sperati. Abbiamo parlato anche delle comunità
cristiane e dei cattolici - anche in territorio palestinese, non solo nel
territorio d’Israele - e abbiamo espresso l’auspicio che vengano
protetti e che non venga permesso il loro esodo, che vengano aiutati per
evitare l’esodo, perché la presenza delle comunità cristiane in Terra Santa e
nei territori israeliani e palestinesi non solo è il segno delle origini - percvé quella è una terra benedetta da Dio, è la terra
della rivelazione di Gesù Cristo e quindi delle origini della Chiesa e delle
origini cristiane - ma anche sia il segno di una continuità, di una presenza
che è così proficua, così efficace. Pensiamo a tutte le opere a favore: abbiamo
rilevato che il 95% degli allievi delle scuole offerte dalle istituzioni
ecclesiastiche sono di religione musulmana e quindi non sono delle religioni
cristiane e quindi offrono anche un aiuto per la crescita, per l’istruzione,
per la formazione e per una formazione alla convivenza pacifica. Se tutti gli
istituti di formazione, pensiamo ai centri giovanili, formano veramente a una
convivenza e a una riconciliazione tra le varie religioni e tra le varie etnie
e appartenenze, questo è un dato, un contributo molto importante per lo
sviluppo della pace in quelle terre. Tutto ciò che spinge verso l’unità e la
pace già all’interno stesso di un governo è molto positivo e, in prospettiva,
direi efficace per la costruzione di una pace, non solo ad intra
ma anche ad extra.
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Sacerdoti uniti dell’Eucaristia e
segno della missione della Chiesa:
l’auspicio di
Benedetto XVI nel suo Messaggio
per la Giornata mondiale di preghiera
per le
vocazioni di domenica prossima
Consapevolezza che la
chiamata a seguire Dio nasce all’interno di una comunità stretta attorno
all’Eucaristia e necessità di educare i futuri sacerdoti ad “un’autentica
comunione ecclesiale”. Benedetto XVI ha dato un particolare risalto a questi
due punti, affrontati nel suo Messaggio per la 44.ma
Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che la Chiesa celebrerà
domenica prossima. Il contenuto del Messaggio nel servizio di Alessandro De
Carolis.
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C’è un episodio, fra gli
altri, nella Bibbia che ha fissato per sempre nell’immaginario spirituale
l’idea della vocazione. E’ quando Dio chiama ripetutamente
il giovane Samuele, il quale poi capirà il volere divino grazie all’aiuto di Eli. Ascolto, disponibilità, preghiera da parte di colui
che riceve la chiamata, ma anche consiglio e accompagnamento da parte di chi
quella chiamata deve custodire e irrobustire: sono le qualità basilari per la
fioritura e lo sviluppo di una vocazione sacerdotale o religiosa. “Per promuovere
le vocazioni - scrive Benedetto XVI nel Messaggio - è dunque importante una
pastorale attenta al mistero della Chiesa-comunione,
perché chi vive in una comunità ecclesiale concorde, corresponsabile,
premurosa, impara certamente più facilmente a discernere la chiamata del
Signore. La cura delle vocazioni esige pertanto una costante ‘educazione’ ad
ascoltare la voce di Dio”. Il Papa ricorda di aver insistito su questo aspetto
all’inizio del nuovo ciclo di catechesi del mercoledì, lo scorso anno, dedicato
al rapporto fra Cristo e la Chiesa. Come nell’Antico Testamento - l’episodio di
Samuele, ma anche quello di Mosè - anche nel Nuovo Testamento la chiamata a
seguire Dio avviene “singolarmente” ed è mirata, osserva Benedetto XVI, a “collaborare
in maniera più diretta con Lui alla realizzazione del suo disegno salvifico”.
Dal punto di vista pastorale, prosegue il Papa, il Concilio Vaticano II e i successivi
documenti magisteriali hanno posto in evidenza “l’importanza di
educare i futuri presbiteri a un'autentica comunione ecclesiale”. E’
indispensabile - afferma il Pontefice - che all'interno del popolo cristiano
ogni ministero e carisma sia orientato alla piena
comunione, ed è compito del vescovo e dei presbiteri favorirla in armonia con
ogni altra vocazione e servizio ecclesiali”. Lo stesso impegno è e deve essere
comune ai religiosi e ai laici, distinti nei loro ministeri ma tutti uniti
intorno all’Eucaristia, “fonte e culmine della vita della Chiesa”. Terminando
la propria riflessione con un pensiero alla Madonna, pronta a dichiararsi
“serva del Signore”, Benedetto XVI ne invoca l’intercessione perché - conclude -
“non manchino all'interno del popolo cristiano i servitori della gioia divina:
sacerdoti che, in comunione con i loro vescovi, annunzino fedelmente il Vangelo
e celebrino i Sacramenti, si prendano cura del popolo di Dio, e siano pronti ad
evangelizzare l’intera umanità”.
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Domenica 29 aprile, Benedetto XVI ordinerà 22 diaconi
della Diocesi
di Roma
E nella Giornata
mondiale di preghiera per le vocazioni di domenica prossima, Benedetto XVI
presiederà alle 9, nella Basilica Vaticana, una Messa solenne durante la quale
conferirà l'Ordinazione presbiterale a 22 diaconi della Diocesi di Roma. Con il
Papa, saranno sull'altare, fra gli altri, il cardinale vicario, Camillo Ruini,
i vescovi ausiliari, i superiori dei Seminari e i parroci degli ordinandi.
In Germania, Benedetto XVI ha nominato vescovo di Görlitz il sacerdote mons. Konrad
Zdarsa, 63 anni, finora vicario generale della
diocesi di Dresden-Meißen. Ha compiuto gli studi filosofici
e teologici presso lo Studio filosofico-teologico di Erfurt e dopo l'ordinazione sacerdotale ha ricoperto
l'incarico di viceparroco per poi proseguire gli studi presso la Pontificia Università
Gregoriana, ottenendo il Dottorato in Diritto Canonico. Successivamente è stato
parroco, presidente della Caritas della diocesi di Dresden-Meißen,
responsabile per il Dipartimento del personale della Curia diocesana e per il
diaconato permanente, nonché direttore diocesano dell’Opera Pontificia per le
vocazioni.
Negli
Stati Uniti, il Papa ha nominato arcivescovo coadiutore di Saint Paul and Minneapolis mons. John Clayton
Nienstedt, 60 anni, finora Vescovo di New Ulm. Originario di Detroit nel Michigan,
ha frequentato il Sacred Heart
Seminary in Detroit per gli studi di filosofia e, per
la teologia, la Pontificia Università Gregoriana. Si è laureato in Teologia
morale presso l’Accademia Alfonsiana.
È stato
ordinato sacerdote il 27 luglio 1974 per l’arcidiocesi di Detroit. Dal 1980 al
1986 è stato officiale presso la Segreteria di Stato. Ha ricoperto, fra gli altri, gli incarichi di
parroco, insegnante presso il Seminario SS. Cyril and
Methodius a Orchard Lake. In seno alla Conferenza episcopale statunitense, ha
ricoperto diversi incarichi, tra i quali quello di presidente della Commissione per la formazione
permanente dei sacerdoti, di membro dell’Ad hoc Committee
on Catholic Health Care Issues, del Committee on Science and Human Values e dell’Ad hoc Committee
Special Assembly 2007.
L'importanza del dialogo
interreligioso e la difesa della dignità
della donna in
due interventi di mons. Francesco Follo all'UNESCO
Due interventi -
sull'importanza del dialogo interreligioso e interculturale e sul ruolo e la
dignità della donna nella vita sociale - hanno impegnato oggi e venerdì scorso,
a Parigi, l'osservatore permanente della Santa Sede presso l'UNESCO, mons. Francesco Follo, che ha
sintetizzato i punti salienti dei due discorsi in questa intervista di Tiziana
Campisi:
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R. - Noi siamo per il
dialogo interreligioso e interculturale - come il Papa ha detto - che è una
necessità vitale. Ma il dialogo interreligioso, nel senso stretto del termine,
deve essere fatto dai credenti. Non tocca allo Stato gestire il dialogo interreligioso,
salvo che per dialogo interreligioso si intenda gestire l’ordine sociale fra i
vari gruppi. Noi sosteniamo l’idea che ci voglia - e
qui tocca al sistema delle Nazioni Unite, con la collaborazione cordiale della
Santa Sede - un dialogo interculturale che riconosca una dimensione religiosa o
trascendentale alle culture.
D. - A proposito di
dialogo interreligioso, ci sono delle situazioni particolari che la Santa Sede
vuole evidenziare in seno all’UNESCO?
R. - Se iniziamo un
dialogo interculturale, cioè un dialogo della vita, un dialogo con cui
costruiamo scuole e ospedali insieme, allora possiamo veramente conoscerci.
D. - Lei, nei giorni
scorsi, è intervenuto in seno al Consiglio esecutivo dell’UNESCO a proposito
della donna nel mondo di oggi...
R. - C’è nella donna,
secondo me, questa capacità di intuizione e di offerta che gli uomini in quanto
tali devono imparare. I Paesi di missione - i luoghi più difficili, di fatica -
sono quelli dove sono le suore. La donna ha una capacità di sacrificio che
l’uomo non ha. Però, non si vuole che la donna abbia solo questa dimensione che
in genere tocca la sfera privata. Si è intervenuti sostenendo che la donna ha
un ruolo incomparabile nella formazione umana. L’importante è cogliere sempre
di più questa dimensione, questa valorizzazione della donna complementare
all’uomo.
D. - Quali indicazioni lei
ha dato in tal senso ai Paesi dell’UNESCO, a nome
della Santa Sede?
R. - Favorire la dignità
delle bambine e delle donne, per quanto riguarda la loro integrità corporale,
la libera decisione di scelta del marito, la necessità di un accesso
all’educazione e alla vita sociale. La promozione reale della dignità della
donna passa anche dalla partecipazione responsabile alla vita sociale a tutti i
livelli.
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A Kinshasa, celebrazioni
per il 50.mo della Facoltà
di teologia
Domani compie mezzo
secolo di vita e per commemorare questo importante traguardo la Facoltà di
teologia di Kinshasa ha organizzato, nella capitale della Repubblica
Democratica del Congo, un colloquio internazionale sul
tema “La teologia nel futuro delle società”. Per tutta questa settimana, fino a
sabato prossimo, numerose personalità ecclesiali e non sono intervenute
proponendo spunti di riflessione: lo stesso ha fatto il cardinale Zenon Grocholewsky, prefetto
della Congregazione per l’Educazione cattolica, che nella solenne
concelebrazione eucaristica di inaugurazione ha auspicato un nuovo dinamismo
per le facoltà cattoliche di Kinshasa, al fine di consolidare la cultura
cristiana e formare autentici promotori della pace e del vero bene
dell’umanità. Il nostro inviato a Kinshasa, padre Joseph
Ballong, ha avvicinato il cardinale Zenon Grocholewski.
Ascoltiamo:
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R. - Io ho parlato soprattutto della grande crisi del concetto della
verità nel mondo di oggi. Praticamente, la verità viene
concepita in modo positivista: è vero cioè solo quello che si può misurare, che
si può sperimentare e vedere. Un altro problema è che la verità viene concepita soltanto nella prospettiva della prassi per
organizzare la vita politica e sociale. Terza cosa, e forse la più pericolosa,
è il relativismo: la verità, cioè - una verità oggettiva - non esiste, oppure
se esiste non è raggiungibile da noi. Di fronte a questa crisi della verità, il
grande compito delle Università cattoliche è quello di dedicarsi alla ricerca
della verità, a dare una conoscenza integrale di tutti gli aspetti della verità
che riguardano l’uomo, il mondo e che riguardano anche Dio. Questa è la grande
sfida, oggi, delle Università.
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Le foto degli ultimi undici Papi nella
mostra "Vatican click" inaugurata nel
Braccio di Carlo Magno, in Vaticano
E’ stata inaugurata
dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, nella tarda mattinata in
Vaticano, una mostra che raccoglie una serie di scatti del Servizio fotografico
dell’Osservatore Romano. Aperta fino al 27 maggio, consente l’ingresso gratuito
tutti i giorni dalle 10 alle 19 e il mercoledì dopo le 13, al termine
dell’udienza generale. Il servizio di Tiziana Campisi:
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Cinque milioni di
immagini: è questo il patrimonio del Servizio fotografico dell’Osservatore
Romano che per celebrare i suoi trent’anni di
attività ha allestito una mostra al Braccio di Carlo Magno, in piazza San Pietro. "Vatican
click” aprirà i battenti al pubblico domani, al termine dell’udienza generale e
proporrà cinque sezioni di fotografie: i volti degli ultimi undici Pontefici,
da Pio IX a Benedetto XVI, una galleria dedicata a Giovanni Paolo II e un’altra
intitolata a Benedetto XVI. Esposta anche una raccolta di fotografie storiche
in bianco e nero e istantanee varie e curiose, colte nella quotidianità della
Città del Vaticano. Valorizzare e conservare l’immagine di un evento, il volto
di una persona, uno scenario singolare: questo l’obiettivo del Servizio
Fotografico dell’Osservatore Romano che custodisce anche 500 mila scatti del
Fondo Giordani, un archivio che consente di documentare avvenimenti sin dal
1930. E oggi il ricco patrimonio fotografico dell’Osservatore Romano si può
consultare anche sul sito www.photo.va, un modo per
incontrare più da vicino i successori di Pietro e cogliere significativi particolari
della vita della Chiesa.
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Oggi su "L'Osservatore Romano"
Servizio vaticano - Il
Messaggio del Papa per la Giornata mondiale delle vocazioni.
Servizio estero -
L'intervento della Santa Sede all'UNESCO dal titolo “L'importanza della
promozione reale della dignità della donna e della sua partecipazione alla vita
sociale”.
In evidenza la morte
di Boris Eltsin. Un articolo di Giuseppe M. Petrone dal titolo "Un leader riformista che restituì
la libertà".
Servizio culturale -
Un articolo di Ferdinando Montuschi dal titolo “La
sofferenza dei compagni di scuola non può essere ignorata”: riflessioni
sul fenomeno dei bullismo.
Per l'“Osservatore
libri” un articolo di Armando Rigobello dal titolo “Cornelio
Fabro a confronto con San Tommaso e con la filosofia
contemporanea": pubblicati i primi due volumi dell'“Opera omnia”.
Servizio italiano -
Ancora morti sul luogo di lavoro
24 aprile 2007
Cattolici
e ortodossi devono collaborare per la difesa
dei valori
fondamentali e cristiani in Europa
Involuzione
demografica ma anche di valori e urgenza di riproporre quelle verità
intramontabili, condivise da tutti i cristiani, sulle quali rilanciare il
futuro dell'Europa. Si è giocato su queste tematiche l'incontro avvenuto nei
giorni scorsi a Istanbul tra il Patriarca ortodosso ecumenico, Bartolomeo I, e il cardinale arcivescovo di Budapest, Péter Erdo, primate d'Ungheria e
presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE). La presidenza
del CCEE, eletta a San Pietroburgo nell’ottobre 2006, in questi giorni incontra
i presidenti di alcuni dicasteri della Santa Sede per riflettere sulle
questioni dell’Europa e sui progetti dell'organismo episcopale europeo.
Dopodomani, i membri della presidenza sono attesi dall'udienza con Benedetto
XVI. La nostra collega della redazione ungherese, Marta Vertse,
ha chiesto al cardinale Péter Erdo
un commento sul suo incontro con il Patriarca Bartolomeo I:
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R. - Con il Patriarca
Bartolomeo I, abbiamo parlato dei valori umani, del
diritto naturale nella società europea sia all’interno dell’Unione Europea che
al di fuori. E questo perché sembrano esserci dei segni preoccupanti di una
decadenza a livello culturale. Questa decadenza sembra mettere in discussione
anche la stabilità interna del mondo occidentale. Parlando di problemi
demografici, di immigrazione, siamo sempre tornati alla conclusione che
cattolici ed ortodossi devono collaborare per rafforzare e per difendere questi
valori umani fondamentali e dei valori cristiani. L’incontro è stato importante
anche perché proprio in questo senso possiamo cominciare o continuare i
colloqui con altri Patriarcati ortodossi. E’ importante che la Chiesa cattolica
riesca a coltivare buoni rapporti di amicizia con tutta l’ortodossia europea.
D. - Eminenza, proprio
durante il suo soggiorno ad Istanbul, sono stati crudelmente uccisi tre
cristiani nella Turchia orientale. Un suo commento?
R. - Gli attentati
sono stati compiuti con una crudeltà inaudita. Hanno tagliato la gola di quelle
persone nel modo in cui si tagliano le pecore nel quadro del rito religioso.
Come fosse, cioè, un omaggio fatto ad Allah, perché anche il sangue di quelli
che vengono sgozzati in quel modo corre in onore
dell’Altissimo, secondo una convinzione tradizionale islamica. Questo è un
segno inequivocabile che dietro questi attentati vi è un gruppo di fanatici.
Sicuramente, le autorità turche non soltanto condannano quello che è successo,
ma stanno anche cercando di trovare i responsabili. Speriamo che la Turchia
continui ad avere la stabilità necessaria per garantire la libertà religiosa in tutta il Paese.
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Ai microfoni della Radio Vaticana,
l’appello dell’arcivescovo di Kirkuk,
Louis Sako, affinché le autorità irachene e la comunità
internazionale
difendano la minoranza cristiana
Di fronte
alle continue efferate violenze a cui è sottoposta la
popolazione irachena, il governo di Baghdad ringrazia Benedetto XVI “per
l'instancabile e profondo supporto” che “rivolge al popolo iracheno nelle sue
solenni preghiere per un pacifico Iraq”. Ad affermarlo, in una nota, è
l'ambasciata della Repubblica dell'Iraq presso la Santa Sede. Intanto,
l’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako,
lancia un accorato appello per la difesa dei cristiani iracheni, costretti a
fuggire dal Paese. Ecco le parole del presule raggiunto telefonicamente a
Kirkuk da Alessandro Gisotti:
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R. - I cristiani a
Baghdad e a Mossul, così come in altre città del
Paese, sono minacciati ed alcuni gruppi di estremisti hanno anche chiesto loro
di lasciare le loro case, senza il tempo di poter prendere nulla, oppure di
convertirsi all’Islam. Questo non può succedere, noi cristiani siamo in Iraq da
duemila anni, siamo cittadini iracheni ed abbiamo giocato anche un ruolo molto
importante nella costruzione del Paese. Abbiamo lanciato un appello ai
musulmani moderati e alle stesse autorità politiche, affinché vengano prese sul serio queste minacce, altrimenti i cristiani
saranno costretti ad abbandonare il Paese. E questa eventualità rappresenterebbe
una grande perdita per tutti e non soltanto per i cristiani minacciati in Iraq.
D. - Mons. Sako, dunque, i cristiani
non sono protetti dalle forze di Polizia, non c’è un’adeguata protezione?
R. - Tutti gli
iracheni non sono protetti e non solo i cristiani come minoranza.
D. - Cosa si può fare
- tante volte lo abbiamo chiesto anche a lei - per spezzare questo circolo di
violenze?
R. - Fare pressioni
sulla comunità internazionale e sulle autorità irachene, affinché ci sia una
maggiore protezione di tutti i cittadini, e dei cristiani. Uno dei diritti
dell’uomo è proprio quello della libertà religiosa, che è stato sempre
esercitato e noi abbiamo sempre praticato apertamente la nostra religione.
Perché allora oggi i cristiani devono lasciare la città o devono convertirsi
all’Islam? E’ vero che a Kirkuk i cristiani vivono meglio, ma questo non basta.
La maggioranza dei cristiani è ancora presente a Baghdad.
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Si è spento a 67 anni
l’ex presidente russo, Boris Eltsin, protagonista
del crollo dell’Unione
Sovietica. Domani i funerali
Nella
cattedrale moscovita del Cristo Salvatore, dove domani si terranno i funerali,
i cittadini si stanno affollando per rendere l'ultimo omaggio alla salma
dell’ex presidente russo, Boris Eltsin, morto ieri
per un arresto cardiaco. Il primo leader del Cremlino dell'era post-sovietica
sarà, poi, sepolto nel cimitero monumentale moscovita di Novadevici,
nei pressi di un antico monastero ortodosso. Numerosi i messaggi, giunti da molti
leader mondiali, di cordoglio e di ammirazione per una figura storica che ha
giocato un ruolo vitale per la storia della Russia. Ce ne parla Giuseppe D’Amato:
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Incredulità e
commozione in tutta la Russia. La notizia è arrivata inattesa alle 15.45 di
ieri, ora locale. Boris Eltsin era stato ricoverato
alla Clinica centrale di Mosca per problemi cardiaci. Il presidente Putin ha telefonato alla moglie per fare le proprie
condoglianze. L’avversario di mille battaglie, Mikhail
Gorbaciov, si è unito al dolore di un intero Paese. Eltsin è stato il costruttore della nuova Russia
democratica, l’uomo che non ebbe paura di sciogliere
l’URSS e di mettere al bando il Partito comunista sovietico. Fu il politico che
soprattutto evitò che la superpotenza uscita sconfitta dalla Guerra Fredda
potesse trasformarsi in un campo di battaglia come fece Milosevic
in Jugoslavia. “Riuscì ad evitare di far scorrere il sangue in un momento di
transizione”, è stato il ricordo della televisione di Stato.
Per la Radio Vaticana,
Giuseppe D’Amato.
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Per
tracciare un profilo di Eltsin, Salvatore Sabatino
ha intervistato Vittorio Strada, esperto di Russia e già professore di
Lingua e letteratura russa all’Università di Venezia. Ascoltiamo:
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R. - E’ stato a lungo
uno dei gerarchi del Partito comunista e uno dei dirigenti. Poi, nella fase
ultima della perestroika, è stato quello
che ha capito il carattere fallimentare dell’impresa di Gorbaciov
ed è uscito dal sistema, è uscito dalla perestroika,
ed è passato ad una fase politica fondamentale, con il passaggio dall’Unione
Sovietica alla Federazione Russa, alla fine dell’impero sovietico, che si è
disgregato nelle Repubbliche autonome. Soprattutto, Eltsin
è stato l’iniziatore e il fondatore della nuova democrazia russa, con tutti i
limiti che ci potevano essere - e non potevano non esserci - in un Paese che
per quasi 65 anni era stato sotto il dominio di una dittatura assoluta.
D. - "Padre"
della democrazia della nuova Russia, come diceva lei, ma anche del capitalismo
selvaggio: ci sono più ombre o più luci nella vita politica di Eltsin?
R. - Indubbiamente più
luci. Le ombre non possono mancare, anche perchè se si tiene conto della
situazione storica in cui ha operato come nuovo leader, queste ombre in parte si
possono capire, se non giustificare. Eltsin ha dato
alla Russia la nuova Costituzione democratica fondata sui diritti umani, che
poi questi diritti umani oggi siano violati è un’altra
faccenda. La cosa più straordinaria è che egli stesso abbia capito che l’impero
sovietico non poteva più sussistere, e che, in modo indolore e incruento, sia
riuscito a passare dall’Unione Sovietica alle Repubbliche indipendenti -
pensiamo a quello che è avvenuto in Jugoslavia - evitando ogni forma di guerra
civile.
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24 aprile 2007
Aperta ieri a Madrid l'89.ma assemblea
della Conferenza episcopale spagnola.
La scuola cattolica,
l’insegnamento della religione
e la questione dell’immigrazione
le principali tematiche in agenda, di questa edizione del 2007
A Madrid, è in corso da ieri e fino a
venerdì prossimo, l'89.ma assemblea della Conferenza
episcopale spagnola. Gli argomenti principali previsti per questa edizione sono
la scuola cattolica e l’insegnamento della religione, nonché la questione delle
migrazioni con il notevole incremento di immigrati extracomunitari degli ultimi
anni. L’agenda di questa assemblea ha previsto anche gli interventi di alcune
personalità invitate come mons. Paul Joseph Cordes, presidente del
Pontificio Consiglio Cor Unum,
del rettore della Università Pontificia di Salamanca e del direttore dell’ Istituto spagnolo di Missioni straniere. Mons. Riccardo Blazquez, vescovo
di Bilbao e presidente della Conferenza episcopale ha aperto i lavori con un
importante discorso nel quale ha affrontato alcune questioni di evidente
attualità ecclesiale e sociale. In particolare: l’Eucaristia nella vita
individuale e sociale dei cristiani, in occasione della pubblicazione della
esortazione postsinodale Sacramentum caritatis. Mons. Blazquez ha affrontato poi
la complessa questione del laicismo che nella società attuale comprende
atteggiamenti radicali fino a negare ogni visibilità ai valori e simboli
religiosi nella vita pubblica. E ha fatto riferimento alla dottrina di Benedetto
XVI su una “sana laicita”. Riferendosi poi all’insegnamento della
religione, ha riaffermato la necessità dell’idoneità anche morale da parte
degli educatori di religione e ha ricordato ai genitori i loro dovere di
chiedere per il loro figli l’insegnamento della
religione a scuola. Infine, mons. Blazquez ha messo
in risalto l’eccezionale contributo dei religiosi e delle religiose nel sistema educativo spagnolo con circa 2.000 centro scolari,
60.000 insegnanti e circa 1.500.000 studenti, il che rappresenta il 20% di
tutti gli studenti fino ai 18 anni di età. (A
cura di Ignazio Arregui)
“La
dimensione missionaria della Chiesa” è il titolo della l'Assemblea
plenaria dei vescovi dell'Ecuador, che si è aperta ieri, e si concluderà
venerdì 27, organizzata in preparazione del terzo Congresso missionario
americano e dell'Anno Missionario 2008. Dopo la prima giornata dedicata alla
spiritualità, il programma dell’assemblea prevede per oggi la sessione
inaugurale, alla quale interverranno mons. Néstor Herrera, vescovo di Machala e
presidente della Conferenza episcopale, e mons. Giacomo Guido Ottonello, nunzio
apostolico in Ecuador. Sul tappeto diverse questioni inerenti al lavoro della
Conferenza Episcopale, che porteranno al tema centrale della Conferenza: “La
dimensione missionaria della Chiesa”, scelto per preparare le celebrazioni del
terzo Congresso missionario americano che si terrà nel 2008 a Quito (Ecuador). L’organizzazione del CAM
3 (Terzo Congresso Missionario Americano) sarà al centro delle iniziative anche
nei giorni 25 e 26 aprile: mercoledì, mons. Raúl Vela
Chiriboga, arcivescovo di Quito,
esporrà una presentazione generale del CAM 3, con gli avvenimenti principali
vissuti nel CAM 2 e la loro continuità nel CAM 3: dopodomani, i vescovi
ascolteranno la relazione generale della Commissione centrale che organizza il
CAM 3, partendo dall’inizio del cammino di preparazione, avviato nel 2004.
Sarà infine distribuita ai vescovi una bozza dello Strumento di lavoro, per
raccogliere impressioni e suggerimenti. Obiettivo, definire una programmazione
che segni l’inizio, in tutta la Chiesa ecuadoriana, del processo di preparazione al CAM 3 e alle celebrazioni dell'Anno
missionario, indetto dalla Conferenza episcopale per il 2008. I cinque giorni
di lavori dell’assemblea saranno inoltre scanditi dalle seguenti conferenze:
"L'azione missionaria della Chiesa nell'Ecuador di ieri, sintesi
storica" del Cardinale Antonio González,
arcivescovo emerito di Quito e Presidente della
Commissione centrale del CAM 3; "L'azione missionaria della Chiesa
nell'Ecuador di oggi" di mons. Néstor Herrera; "La dimensione missionaria della Chiesa
Particolare", di mons. Luis Augusto Castro Quiroga, arcivescovo di Tunja e
presidente della Conferenza episcopale della Colombia; "La dimensione
missionaria nei documenti Ad Gentes,
Evangelii Nuntiandi e Redemptoris Missino”, di Mons.
Rafael Cob, vescovo di Puyo.
In programma anche lavori
in gruppo su "La tradizione missionaria della Chiesa nell'Ecuador" e
"Priorità missionarie della Chiesa nell'Ecuador." (M.G.)
Con una lettera di solidarietà ai vescovi dello
Zimbabwe,
i presuli americani lanciano un appello
alla comunità internazionale
per aiutare il Paese africano ad uscire dalla crisi
Con
una lettera indirizzata alla Conferenza episcopale dello Zimbabwe, Mons. Thomas G. Wenski, vescovo di Orlando e presidente del Comitato di
politica internazionale della Conferenza episcopale degli USA, ha espresso la
propria preoccupazione e ha confermato la vicinanza degli Stati Uniti al popolo
dello Zimbabwe per la profonda crisi in cui versa il Paese. “La crisi del
nostro Paese è essenzialmente una crisi della capacità di governo e di
leadership oltre ad essere una crisi morale e spirituale”, hanno affermato i
vescovi dello Zimbabwe, come riportato dall’agenzia Fides. I vescovi americani
hanno lanciato, inoltre, un appello alla comunità internazionale, affinché contribuisca ad un processo di negoziazione e
riconciliazione per mettere fine alla crisi economica e politica del Paese
Africano. (F.L.)
Incontro a Genova tra il presidente della CEI, il mons. Angelo Bagnasco,
e il cardinale vicario Camillo
Ruini, che ha espresso solidarietà
all’arcivescovo del capoluogo ligure,
oggetto,di
minacce contro la sua persona
Annuale incontro oggi a Genova per l’aggiornamento del clero,
promosso dall’Arcidiocesi. Insieme alle autorità religiose anche il
vicepresidente del Parlamento Europeo, on. Mario
Mauro. In serata poi la fiaccolata di solidarietà
all'arcivescovo del capoluogo ligure Angelo Bagnasco, dopo le scritte
ingiuriose apparse sui muri di alcune città italiane. E’ stata una lezione sul
Magistero di Benedetto XVI, con tema “La verità salvifica di Gesù Cristo, la
ragione del nostro tempo”, quella svolta questa mattina presso il seminario di
Genova dal cardinale Camillo Ruini ai sacerdoti e ai religiosi della Diocesi
del capoluogo ligure, rigorosamente a porte chiuse, riservata al clero
genovese, incontro di aggiornamento ormai tradizionale di ogni anno. Il
porporato a margine della Lectio ha spiegato come la
Chiesa non possa non avere una sua parola su questioni che non sono politiche ma riguardano l’essere e la vita dell’uomo. Ad
introdurre i lavori è stato monsignor Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova,
che ha dichiarato il suo dispiacere per le polemiche di questi giorni,
situazione che non fa bene a nessuno, ha detto, aprendo però
alla speranza del buon senso che alla fine certamente è sempre più grande della
strumentalizzazione. Intanto, poco fa, ha preso l’avvio una fiaccolata di
associazioni cattoliche e laiche che percorrerà il centro di Genova per
solidarietà a Bagnasco, offeso dai murales tracciati
a Genova e in altre località italiane ma soprattutto per rivendicare alla
Chiesa il diritto di esprimersi (A cura di Dino Frambrati)
Il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon,
indica che in Sudan l’unica via praticabile è osservare
gli accordi di pace
In
Sudan, l’accordo di pace che nel 2005 ha posto fine all’ultraventennale
conflitto tra il governo di Khartoum e i ribelli indipendentisti attivi nel Sud
del Paese ha raggiunto un “livello critico, in cui il punto di partenza o
quello di arrivo potrebbero essere facilmente compromessi”. Ad affermarlo è il
segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon,
nell’ultimo rapporto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in
discussione al Palazzo di Vetro di New York. Recenti rapporti dell’ONU
confermano, infatti, che le truppe di entrambi i fronti non stanno rispettando
l’accordo di pace stipulato nel 2005. Nel documento, Ban
Ki-Moon chiede alle autorità sudanesi e alle milizie
ribelli che combattono per l’indipendenza del Sud del Sudan, di deporre le armi
come previsto dall’intesa di pace. Inoltre, il segretario delle Nazioni Unite
ribadisce che “la piena e irreversibile applicazione degli accordi di pace è
l’unica strategia percorribile per il Sudan e la sua gente”. (F.L.)
Malgrado la ripresa economica, il tasso medio di
disoccupazione in Africa
è quasi doppio rispetto a quello mondiale, lo rileva il
rapporto
“L’agenda per un lavoro decente
in Africa: 2007-2015”, presentato
ad Addis Abeba in vista dell’XI Meeting
regionale
dell’Organizzazione internazionale per il
lavoro (OIL)
Economia sostenibile, creazione di nuovi posti di lavoro,
occupazione giovanile, sfruttamento del lavoro minorile, migrazione per motivi
economici e imprese femminili, sono le questioni al centro dell’XI Meeting
regionale dell’Organizza-zione internazionale per il lavoro (OIL) che, da oggi al 27
aprile, riunirà numerosi capi di Stato africani ad Addis Abeba. Intanto, in vista della
tavola rotonda, il responsabile per l’Africa OIL, Regina Amadi-Njoku, ha presentato, nella capitale etiope, il
rapporto “L’agenda per un lavoro decente in Africa: 2007-2015”. I risultati del relazione evidenziano che, malgrado l’economia
complessiva del continente africano dia segnali di ripresa, il tasso di disoccupazione rimane quasi il
doppio rispetto a quello mondiale. La percentuale media di
disoccupazione in Africa si attesta, infatti, intorno al 10,3%, comprendendo
una fascia che va dal 9,8% dell’Africa sub-sahariana al 12,7% di quella
settentrionale (Maghreb). Le statistiche fanno luce
anche sulle condizioni di lavoro degli africani, indicando che ben il 55% dei
lavoratori sub-sahariani sono di fatto sfruttati e non
guadagnano abbastanza per mantenere se stessi e le loro famiglie al di sopra
della cosiddetta soglia di povertà di un dollaro al giorno. Secondo OIL, l’AIDS
è una delle principali cause della drammatica situazione della regione
sub-sahariana, che con le malattie connesse in tale regione sta falcidiando
intere generazioni giovani lavoratori. Il rappresentante dell’OIL, Regina Amadi-Njoku, ha infine sottolineato che all’Africa
servirebbero 11 milioni di nuovi posti di lavoro all’anno
per raggiungere i cosiddetti "Obiettivi del Millennio" dell’ONU e
dimezzare la povertà entro il 2015, ma il continente ne crea annualmene “solo” 8,6 milioni.(M.G.)
Vescovi, teologi e docenti a
confronto
nell’Università
Cattolica di Fu Ren, a Tai
Pei,
in occasione della mostra “Quando la vita incontra Gesù”
La
mostra intitolata “Quando la vita incontra Gesù”, esposta nell’Università
Cattolica di Fu Ren, a Tai
Pei, ha registrato un notevole consenso da parte del
pubblico e, tra i tanti insegnanti e laici presenti, c’erano anche diverse
persone di altre religioni. I partecipanti – riferisce l’agenzia Fides - hanno
seguito le conferenze, gli incontri di preghiera, il seminario, il rito
spirituale e la mostra, tutto incentrato sul tema della Vita. Diversi Vescovi,
teologi, sacerdoti e professori di Fu Ren hanno
presentato tematiche tra cui “Dialogo con la persona religiosa, il dolore e la
trascendenza della vita”, “Condivisione della vita di fede”, e “l’intercessione
dell’Amore”. “Chiunque sia cristiano oppure no, è invitato ad incontrare Gesù.
Lui vi porterà di sicuro un’emozione profonda nella vita”, recitava l’invito
della Mostra di Fu Ren. (F.L)
24 aprile 2007
- A cura di Roberta Moretti –
- Ancora sangue in
Iraq. Dopo gli oltre 60 civili iracheni rimasti uccisi, ieri, in una lunga
serie di attacchi, due nuovi tragici attentati nella provincia di Diyala hanno fatto almeno 24 morti, tra cui 9 soldati
statunitensi. Attaccata, poi, una base del contingente ceco a Bassora. Intanto,
il premier Al Maliki, in
Egitto, accusa alcuni Stati arabi di finanziare i
terroristi in Iraq. Il nostro servizio:
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A cadere
vittime, nella prima mattinata, sono stati sei iracheni a Baquba,
a nord di Baghdad, uccisi da uomini armati che indossavano uniformi
dell’esercito. E sempre nella provincia di Diyala,
ieri, nove soldati
statunitensi sono stati uccisi in un attacco suicida contro una base a nordest
della capitale. L’attentato è stato rivendicato via
Internet dal sedicente "Stato islamico in Iraq", l'alleanza di gruppi
terroristici sunniti guidata dal ramo iracheno di al Qaeda. Morti anche altri due
militari americani nelle vicinanze di Kerbala,
nell’esplosione di un ordigno al passaggio del loro convoglio. Non ha,
invece, provocato
vittime il missile lanciato stamani sulla base del
contingente ceco a Bassora. E in un’abitazione a sud di Baghdad, uomini armati
hanno sterminato una famiglia di 7 persone, mentre per il secondo giorno
consecutivo due auto-bomba sono esplose nella “zona verde” della capitale, a
pochi metri dall'ambasciata dell’Iran, che non ha subito conseguenze grazie
agli speciali muri protettivi da cui è circondata. Nelle ultime 24 ore,
inoltre, a Baghdad sono stati ritrovati almeno 15 cadaveri, mentre altri cinque
corpi senza vita sono stati rinvenuti nella città settentrionale di Mossul. Prosegue, intanto, la costruzione del contestato
muro a Baghdad, malgrado il primo ministro iracheno, Nouri al Maliki, ne abbia chiesto
il blocco. Il portavoce militare del governo iracheno ha però assicurato che i
lavori per la costruzione del muro attorno al quartiere sunnita di Adhamiya proseguono con l’intento di limitare gli attentati
nella capitale. Lo stesso al Maliki, in visita in
Egitto per i preliminari della Conferenza internazionale sull’Iraq del 3 e 4
maggio, ha chiesto il sostegno dei Paesi arabi per fermare i terroristi,
accusando alcuni Stati della regione di sostenere e finanziare i ribelli.
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-
Nell’Afghanistan occidentale, due ribelli talebani sono rimasti uccisi in
scontri con la polizia e le forze americane nella provincia di Farah. Intanto, sulle montagne della provincia meridionale
di Uruzgan, le forze dell’ordine hanno circondato da
tre giorni circa 200 guerriglieri talebani, fra cui forse il mullah Dadullah, principale capo militare dei guerriglieri
integralisti islamici nel sud dell’Afghanistan. Secondo un portavoce talebano, però, il mullah Dadullah
si troverebbe nella vicina provincia di Helmand.
- La
fragile tregua in vigore tra israeliani e palestinesi dalla fine di novembre
“non esiste più”: è quanto hanno dichiarato, stamani, le brigate Ezzedine al-Qassam, braccio
armato di Hamas, annunciando di aver scagliato dalla Striscia di Gaza verso
Israele 30 razzi Qassam e 60 colpi di mortaio per
ritorsione dopo l’uccisione di nove palestinesi tra sabato e domenica in
Cisgiordania e a Gaza in scontri con l'esercito israeliano. Da parte sua,
Israele ha confermato il lancio di sei razzi verso i propri territori. Da Roma,
intanto, nel suo saluto alla celebrazione per il 59.mo
anniversario dell'indipendenza dello Stato di Israele, il premier italiano,
Prodi, ha dichiarato la vicinanza del governo e del popolo italiano a Israele,
ribadendo però che “la vera e completa sicurezza” nello Stato ebraico “giungerà
solo quando nascerà anche uno Stato palestinese
indipendente e sovrano”.
- Chiusi i
seggi ieri in Siria dopo due giorni di votazioni per le elezioni legislative.
Uno scrutinio segnato dalla scarsa affluenza, si parla per ora di appena il 12%
dei votanti, e dal boicottaggio dell’opposizione che protesta contro una legge
che riserva la maggioranza dei seggi ai partiti al potere. Intanto, a Damasco è
atteso oggi il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban
Ki-Moon, per un incontro ufficiale col presidente
della Repubblica, Bashar al-Assad.
Secondo la stampa locale, i colloqui riguarderanno, in particolare, “la
questione del presunto passaggio illegale di armi dalla Siria al movimento
sciita libanese Hezbollah”, ma anche la questione della creazione di un
tribunale internazionale che celebri il processo ai presunti responsabili
dell'assassinio dell'ex premier Rafik Hariri, avvenuto il 14 febbraio 2005 a Beirut.
- L’Iran
non ha alcuna intenzione di sospendere l'arricchimento dell'uranio nell'ambito
della ripresa di trattative con l’Unione Europea: è quanto ha sottolineato il
portavoce del governo di Teheran, Elham.
Domani, intanto, è in programma ad Ankara un incontro tra il capo negoziatore
iraniano, Ali Larijani, e il responsabile della
politica Estera Comune della UE, Javier Solana.
- E’ il vicepremier e ministro degli Esteri turco, Abdullah Gul, il candidato alla
presidenza della Turchia per l'AKP, il filo-islamico Partito per la Giustizia e
il Benessere guidato dal premier Erdogan: lo ha
annunciato lo stesso Erdogan, che ha anche reso noto
che la prima votazione in Parlamento si terrà il 27 aprile e la seconda il 2
maggio. “Mi atterrò alle norme costituzionali di laicità – ha dichiarato Gul – e rappresenterò la Repubblica e l’intera nazione
turca nel modo migliore in un contesto di unificazione nazionale”.
- Il
tribunale penale di Damasco ha condannato a cinque anni di prigione Anwar al-Bunni, attivista siriano
per la difesa dei diritti umani, in carcere dal maggio 2006 con l’accusa di
“diffusione di notizie false a danni dello Stato”. Bunni,
condannato al massimo della pena, era stato arrestato assieme ad altri nove
rappresentanti della società civile, tutti firmatari della “Dichiarazione Beirut-Damasco”, il manifesto col quale 274 intellettuali
siriani hanno chiesto una riforma radicale nelle
relazioni fra Libano e Siria.
-
All’indomani dal primo turno delle presidenziali in Francia, è già iniziata la
corsa verso il ballottaggio del 6 maggio. Per gli sfidanti, il
neogollista Nicolas Sarkozy e la socialista Segolène Royale, si apre dunque
una nuova campagna elettorale con la necessità di stringere alleanze decisive.
Gli occhi sono tutti puntati sul centro di Fancois Bayrou, che si pronuncerà domani. Da Parigi, Francesca Pierantozzi:
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E’ già entrata nel
vivo la seconda parte della campagna per le presidenziali francesi che porterà
dritta al ballottaggio del 6 maggio. Al centro, con il ruolo di arbitro, il
centrista François Bayrou.
E’ stato escluso dalla finale ma con il suo 18 per
cento, ottenuto domenica, rappresenta ormai un serbatoio di voti indispensabili
per chi diventerà l’ottavo presidente della V Repubblica. Parte favorito il neogollista Nicolas Sarkozy,
che può sperare in buona parte dei voti andati al fronte nazionale di Jean-Marie Le Pen. Sarkozy ha già
costituito un polo di destra, di centro e persino di sinistra all’interno della
sua campagna, per poter avere - ha detto un suo collaboratore - una nuova
maggioranza presidenziale multipolare. Benintenzionata
a dare battaglia, la socialista Ségolène Royal ha annunciato ai suoi che la partita si può ancora
vincere e ha invitato Bayrou a un confronto pubblico
per parlare - così ha detto - del futuro della Francia.
Bayrou non si è ancora espresso, un suo discorso è
atteso per domani. Attesissimo anche il confronto diretto tra la Royal e Sarkozy che dovrebbe
avvenire in diretta tv il prossimo 2 maggio.
Francesca Pierantozzi, da Parigi, per la Radio Vaticana
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- La
Russia “non sosterrà decisioni che non abbiano l’appoggio di entrambe le
parti”, albanesi, kosovari e serbi, per la
definizione dello Stato del Kosovo: lo ha detto il vice ministro degli Esteri
russo, Vladimir Titov. “La soluzione basata sul piano
elaborato da Martti Ahtisaari
- ha aggiunto Titov - non passerà al Consiglio di
Sicurezza dell’ONU”.
In Gran
Bretagna, sei persone sono state arrestate da Scotland
Yard con il sospetto di aver incitato al terrorismo e di aver fatto raccolta di
fondi per presunte organizzazioni terroristiche internazionali. Tra loro, tutti
uomini di fede musulmana, c’è anche Abu Izzadin, conosciuto anche come Omar Brooks,
finito sui giornali lo scorso anno per aver contestato il ministro
dell'Interno, John Reid, a una cerimonia pubblica.
- In
Italia, il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge che modifica
la legge Bossi-Fini sull’immigrazione. Ed è via libera, nel Paese, anche al
giro di vite contro i criminali dell’ambiente. L'esecutivo ha approvato il
disegno di legge sugli eco-reati, proposto dai
ministeri dell’Ambiente e della Giustizia, che prevede multe fino a 250 mila
euro e carcere fino a un massimo di 10 anni, più le aggravanti. E' lotta anche alle ecomafie:
introdotti i reati di associazione a delinquere
finalizzata al crimine ambientale.
- Narcotizzavano e
drogavano i bambini di una scuola materna ed elementare per abusarne
sessualmente. Con questa accusa sei persone sono state arrestate questa mattina
dai carabinieri di Bracciano, in provincia di Roma. Gli arrestati sono tre
maestre di una scuola materna ed elementare di Rignano
Flaminio, vicino alla capitale, il marito di una di loro, una bidella, un
extracomunitario addetto a un distributore di benzina del paese e un noto
autore televisivo. Gli abusi sarebbero iniziati durante lo scorso anno
scolastico.
- Rimaniamo in Italia.
Hanno attraversato l’Iraq a piccoli gruppi sino ad
arrivare su un'isoletta della Grecia, da cui sono partiti a bordo di un
mercantile. Poi sono stati trasbordati su un gommone a 20 miglia dalla costa
calabrese: è questo, secondo la ricostruzione della Guardia di Finanza
italiana, il viaggio compiuto dai 61 immigrati iracheni di etnia curda
intercettati stamani su un gommone al largo di Punta Stilo.
Gli immigrati hanno riferito di avere pagato per il viaggio tra i 3 e i 5 mila
dollari americani.
- Il
Parlamento romeno ha confermato la data del 19 maggio come giorno in cui i
romeni andranno al referendum per decidere se, dopo l'impeachment, il
presidente, Traian Basescu,
potrà restare in carica. La scorsa settimana, il Parlamento aveva votato la
sospensione dall'incarico per “violazione della Costituzione”, nonostante una
sentenza della Corte costituzionale, secondo cui non si trattava di “violazioni
talmente gravi da richiedere l'impeachment''.
- “Il grande dono
della vita ci esorta a difendere il diritto ad esistere di ogni essere umano
dal primo istante del suo concepimento, di fronte a qualsiasi manifestazione della
cultura della morte”. Così, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone,
nel telegramma inviato a nome del Santo Padre ai
vescovi del Messico riuniti in Assemblea plenaria. E oggi l’Assemblea
legislativa si pronuncia proprio sul disegno di legge per la depenalizzazione
dell’aborto, una normativa che preoccupa gli ambienti cattolici del Paese
messicano. Il servizio di Maurizio Salvi:
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La Chiesa a tutti i
livelli, l’associazionismo cattolico e molte persone a titolo individuale si
sono mobilitati per chiamare alla riflessione e cercare di frenare l’iter della
legge che riguarda solo la capitale, ma che rappresenterebbe un precedente,
come è già stato preannunciato, per la presentazione di un provvedimento simile
a medio termine anche a livello dello Stato federale. Fra le iniziative adottate
dai sostenitori della vita fin dal concepimento va segnalata la presentazione
all’assemblea legislativa da parte del presidente del Consiglio degli avvocati
cattolici, Augustin Martinez,
di una richiesta di referendum popolare sostenuta da ben 36 mila firme. E il
partito di azione nazionale, cui appartiene il presidente Felipe
Calderon, ha fatto sapere che in caso di approvazione
della legge nell’assemblea del distretto federale non esiterà a presentare
un’eccezione di costituzionalità presso la Corte suprema di giustizia del
Messico.
Dall’America Latina,
Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana.
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- Umaru Yar’Adua è il nuovo
presidente nigeriano. La sua vittoria alle presidenziali dei giorni scorsi, è
stata dichiarata ieri dalla Commissione elettorale. Il successo del delfino di Obasanjo continua, però, ad essere contestata
dall’opposizione. E nonostante un suo appello alla calma, la tensione continua
a restare alta nel Paese africano.
- Almeno
65 dipendenti etiopi e nove cinesi sono rimasti uccisi in un attacco compiuto
da circa 200 uomini armati in un campo petrolifero di una compagnia cinese in
Etiopia. Lo ha riferito un manager della Zhongyuan
Petroleum Exploration,
azienda del gruppo China Petroleum Chemical, precisando che almeno altri sette dipendenti
cinesi sono stati rapiti. L'ambasciata cinese in Etiopia ha confermato
l'attacco.
- Ancora combattimenti
a Mogadiscio, in Somalia, che vive il settimo giorno
consecutivo di scontri. I carri armati etiopi continuano a bombardare l'area
nord della capitale, dove gli insorti hanno le loro basi principali. Intanto,
un attentatore suicida a bordo di un’automobile si è
scagliato contro una base etiope nei pressi di Mogadiscio, ma al momento non si
hanno notizie di vittime. La comunità internazionale ha denunciato
l’insensata imponenza degli attacchi, che hanno spinto centinaia migliaia di
civili alla fuga, e ha invitato alla ripresa del dialogo.
- Il governo dello Sri Lanka ha accusato i ribelli separatisti Tamil
di essere responsabili di un attentato dinamitardo contro un pullman civile di
linea, avvenuto la notte scorsa nella parte settentrionale dell’isola di Ceylon: il veicolo, diretto verso Colombo, è stato
investito dallo scoppio di una mina a penetrazione, nascosta lungo il ciglio di
una strada nel distretto di Vavuniya, a 250
chilometri dalla capitale. Almeno cinque passeggeri sono morti e 37 sono
rimasti feriti.