RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 114  - Testo della trasmissione di martedì 24 aprile 2007

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa riceve Abu Mazen in Vaticano. Apprezzamento per gli sforzi della comunità internazionale nel rilancio del processo di pace tra israeliani e palestinesi: le dichiarazioni del cardinale Tarcisio Bertone

 

Sacerdoti uniti nell’Eucaristia e segno della missione della Chiesa: l’auspicio di Benedetto XVI nel suo Messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni di domenica prossima, quando il Santo Padre ordinerà 22 diaconi della Diocesi di Roma

 

L'importanza del dialogo interreligioso e la difesa della dignità della donna in due interventi di mons. Francesco Follo all'UNESCO

 

A Kinshasa, celebrazioni per il 50.mo della Facoltà di teologia: ai nostri microfoni il cardinale Zenon Grocholewsky

 

Le foto degli ultimi undici Papi nella mostra "Vatican click" inaugurata nel Braccio di Carlo Magno, in Vaticano - Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Cattolici e ortodossi devono collaborare per la difesa dei valori fondamentali e cristiani in Europa. Intervista con il cardinale Peter Erdo

 

Ai microfoni della Radio Vaticana, l’appello dell’arcivescovo di Kirkuk, Louis Sako, affinché le autorità irachene e la comunità internazionale difendano la minoranza cristiana

 

Si è spento a 67 anni l’ex presidente russo, Boris Eltsin, protagonista del crollo dell’Unione Sovietica. Domani i funerali. Il prof. Vittorio Strada traccia un profilo del figura dello statista russo

 

CHIESA E SOCIETA’:

Aperta ieri a Madrid l'89.ma assemblea della Conferenza episcopale spagnola. La  scuola cattolica, l’insegnamento della religione e la questione dell’immigrazione le principali tematiche in agenda

 

“La dimensione missionaria della Chiesa” è il tema centrale dell'Assemblea plenaria dei vescovi dell'Ecuador, in corso a Quito, in vista del Terzo Congresso missionario americano e dell'Anno missionario 2008

 

Con una lettera di solidarietà ai vescovi dello Zimbabwe, i presuli americani lanciano un appello alla comunità internazionale per aiutare il Paese africano ad uscire dalla crisi

Incontro a Genova tra il presidente della CEI, il mons. Angelo Bagnasco, e il cardinale vicario Camillo Ruini, che ha espresso solidarietà all’arcivescovo del capoluogo ligure, oggetto di  minacce contro la sua persona

 

Il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, indica che in Sudan l’unica via praticabile è osservare gli accordi di pace

 

Malgrado la ripresa economica, il tasso medio di disoccupazione in Africa è quasi doppio rispetto a quello mondiale, lo rileva il rapporto “L’agenda per un lavoro decente in Africa: 2007-2015”, presentato ad Addis Abeba in vista dell’XI Meeting regionale dell’Organizzazione internazionale per il lavoro (OIL)

 

Vescovi, teologi e docenti a confronto nell’Università  Cattolica di Fu Ren, a Tai Pei, in occasione della mostra “Quando la vita incontra Gesù”

 

24 ORE NEL MONDO:

I guerriglieri di Hamas spezzano la tregua con Israele, che reggeva dallo scorso novembre

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

24 aprile 2007

 

Il Papa riceve Abu Mazen in Vaticano.

Apprezzamento per gli sforzi della comunità internazionale

 nel rilancio del processo di pace tra israeliani e palestinesi

 

Benedetto XVI ha ricevuto in udienza, questa mattina, il presidente dell’Autorità palestinese, Abu Mazen (Mahmoud Abbas), con il seguito. Nel corso dei “cordiali colloqui”, informa una nota della Sala stampa della Santa Sede, “si è passata in rassegna la situazione del Medio Oriente”. In particolare, “è stato apprezzato l’impegno, grazie anche all’aiuto della comunità internazionale, per il rilancio del processo di pace tra israeliani e palestinesi”. La nota informa poi che “si è parlato pure della situazione interna palestinese, con riferimento, tra l’altro, alle difficoltà che incontrano i cattolici e al valore del loro contributo a quella società”. Successivamente al colloquio con il Papa, il presidente Abu Mazen si è incontrato con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che era accompagnato da mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. Poco più tardi, a margine dell'inaugurazione di una mostra fotografica in Vaticano, lo stesso cardinale Tarcisio Bertone ha reso queste dichiarazioni ai giornalisti:

 

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Col presidente Abu Mazen abbiamo espresso l’auspicio e una speranza che le iniziative che sono sorte in queste settimane passate, in questi mesi passati, portino dei frutti, anche se le vicende di questi ultimi giorni, come al solito, rivelano i chiaroscuri della situazione della Terra Santa e del Medio Oriente. Però, tante iniziative dei Paesi arabi - iniziative del "gruppo dei quattro" - e questi incontri periodici previsti e incominciati tra il presidente del governo israeliano e il presidente dell’Autorità palestinese sono dei passi positivi che speriamo portino i frutti sperati. Abbiamo parlato anche delle comunità cristiane e dei cattolici - anche in territorio palestinese, non solo nel territorio d’Israele - e abbiamo espresso l’auspicio che vengano protetti e che non venga permesso il loro esodo, che vengano aiutati per evitare l’esodo, perché la presenza delle comunità cristiane in Terra Santa e nei territori israeliani e palestinesi non solo è il segno delle origini - percvé quella è una terra benedetta da Dio, è la terra della rivelazione di Gesù Cristo e quindi delle origini della Chiesa e delle origini cristiane - ma anche sia il segno di una continuità, di una presenza che è così proficua, così efficace. Pensiamo a tutte le opere a favore: abbiamo rilevato che il 95% degli allievi delle scuole offerte dalle istituzioni ecclesiastiche sono di religione musulmana e quindi non sono delle religioni cristiane e quindi offrono anche un aiuto per la crescita, per l’istruzione, per la formazione e per una formazione alla convivenza pacifica. Se tutti gli istituti di formazione, pensiamo ai centri giovanili, formano veramente a una convivenza e a una riconciliazione tra le varie religioni e tra le varie etnie e appartenenze, questo è un dato, un contributo molto importante per lo sviluppo della pace in quelle terre. Tutto ciò che spinge verso l’unità e la pace già all’interno stesso di un governo è molto positivo e, in prospettiva, direi efficace per la costruzione di una pace, non solo ad intra ma anche ad extra.

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Sacerdoti uniti dell’Eucaristia e segno della missione della Chiesa:

 l’auspicio di Benedetto XVI nel suo Messaggio

 per la Giornata mondiale di preghiera

per le vocazioni di domenica prossima

 

Consapevolezza che la chiamata a seguire Dio nasce all’interno di una comunità stretta attorno all’Eucaristia e necessità di educare i futuri sacerdoti ad “un’autentica comunione ecclesiale”. Benedetto XVI ha dato un particolare risalto a questi due punti, affrontati nel suo Messaggio per la 44.ma Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che la Chiesa celebrerà domenica prossima. Il contenuto del Messaggio nel servizio di Alessandro De Carolis.

 

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C’è un episodio, fra gli altri, nella Bibbia che ha fissato per sempre nell’immaginario spirituale l’idea della vocazione. E’ quando Dio chiama ripetutamente il giovane Samuele, il quale poi capirà il volere divino grazie all’aiuto di Eli. Ascolto, disponibilità, preghiera da parte di colui che riceve la chiamata, ma anche consiglio e accompagnamento da parte di chi quella chiamata deve custodire e irrobustire: sono le qualità basilari per la fioritura e lo sviluppo di una vocazione sacerdotale o religiosa. “Per promuovere le vocazioni - scrive Benedetto XVI nel Messaggio - è dunque importante una pastorale attenta al mistero della Chiesa-comunione, perché chi vive in una comunità ecclesiale concorde, corresponsabile, premurosa, impara certamente più facilmente a discernere la chiamata del Signore. La cura delle vocazioni esige pertanto una costante ‘educazione’ ad ascoltare la voce di Dio”. Il Papa ricorda di aver insistito su questo aspetto all’inizio del nuovo ciclo di catechesi del mercoledì, lo scorso anno, dedicato al rapporto fra Cristo e la Chiesa. Come nell’Antico Testamento - l’episodio di Samuele, ma anche quello di Mosè - anche nel Nuovo Testamento la chiamata a seguire Dio avviene “singolarmente” ed è mirata, osserva Benedetto XVI, a “collaborare in maniera più diretta con Lui alla realizzazione del suo disegno salvifico”. Dal punto di vista pastorale, prosegue il Papa, il Concilio Vaticano II e i successivi documenti magisteriali hanno  posto in evidenza “l’importanza di educare i futuri presbiteri a un'autentica comunione ecclesiale”. E’ indispensabile - afferma il Pontefice - che all'interno del popolo cristiano ogni ministero e carisma sia orientato alla piena comunione, ed è compito del vescovo e dei presbiteri favorirla in armonia con ogni altra vocazione e servizio ecclesiali”. Lo stesso impegno è e deve essere comune ai religiosi e ai laici, distinti nei loro ministeri ma tutti uniti intorno all’Eucaristia, “fonte e culmine della vita della Chiesa”. Terminando la propria riflessione con un pensiero alla Madonna, pronta a dichiararsi “serva del Signore”, Benedetto XVI ne invoca l’intercessione perché - conclude - “non manchino all'interno del popolo cristiano i servitori della gioia divina: sacerdoti che, in comunione con i loro vescovi, annunzino fedelmente il Vangelo e celebrino i Sacramenti, si prendano cura del popolo di Dio, e siano pronti ad evangelizzare l’intera umanità”. 

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Domenica 29 aprile, Benedetto XVI ordinerà 22 diaconi

della Diocesi di Roma

 

E nella Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni di domenica prossima, Benedetto XVI presiederà alle 9, nella Basilica Vaticana, una Messa solenne durante la quale conferirà l'Ordinazione presbiterale a 22 diaconi della Diocesi di Roma. Con il Papa, saranno sull'altare, fra gli altri, il cardinale vicario, Camillo Ruini, i vescovi ausiliari, i superiori dei Seminari e i parroci degli ordinandi.

 

 

Nomine

 

In Germania, Benedetto XVI ha nominato vescovo di Görlitz il sacerdote mons. Konrad Zdarsa, 63 anni, finora vicario generale della diocesi di Dresden-Meißen. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso lo Studio filosofico-teologico di Erfurt e dopo l'ordinazione sacerdotale ha ricoperto l'incarico di viceparroco per poi proseguire gli studi presso la Pontificia Università Gregoriana, ottenendo il Dottorato in Diritto Canonico. Successivamente è stato parroco, presidente della Caritas della diocesi di Dresden-Meißen, responsabile per il Dipartimento del personale della Curia diocesana e per il diaconato permanente, nonché direttore diocesano dell’Opera Pontificia per le vocazioni.

 

Negli Stati Uniti, il Papa ha nominato arcivescovo coadiutore di Saint Paul and Minneapolis mons. John Clayton Nienstedt, 60 anni, finora Vescovo di New Ulm. Originario di Detroit nel Michigan, ha frequentato il Sacred Heart Seminary in Detroit per gli studi di filosofia e, per la teologia, la Pontificia Università Gregoriana. Si è laureato in Teologia morale presso l’Accademia Alfonsiana.

 

È stato ordinato sacerdote il 27 luglio 1974 per l’arcidiocesi di Detroit. Dal 1980 al 1986 è stato officiale presso la Segreteria di Stato.  Ha ricoperto, fra gli altri, gli incarichi di parroco, insegnante presso il Seminario SS. Cyril and Methodius a Orchard Lake. In seno alla Conferenza episcopale statunitense, ha ricoperto diversi incarichi, tra i quali quello di presidente  della Commissione per la formazione permanente dei sacerdoti, di membro dell’Ad hoc Committee on Catholic Health Care Issues, del Committee on Science and Human Values e dell’Ad hoc Committee Special Assembly 2007.

 

 

L'importanza del dialogo interreligioso e la difesa della dignità

della donna in due interventi di mons. Francesco Follo all'UNESCO

 

Due interventi - sull'importanza del dialogo interreligioso e interculturale e sul ruolo e la dignità della donna nella vita sociale - hanno impegnato oggi e venerdì scorso, a Parigi, l'osservatore permanente della Santa Sede presso l'UNESCO, mons. Francesco Follo, che ha sintetizzato i punti salienti dei due discorsi in questa intervista di Tiziana Campisi:

 

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R. - Noi siamo per il dialogo interreligioso e interculturale - come il Papa ha detto - che è una necessità vitale. Ma il dialogo interreligioso, nel senso stretto del termine, deve essere fatto dai credenti. Non tocca allo Stato gestire il dialogo interreligioso, salvo che per dialogo interreligioso si intenda gestire l’ordine sociale fra i vari gruppi. Noi sosteniamo l’idea che ci voglia - e qui tocca al sistema delle Nazioni Unite, con la collaborazione cordiale della Santa Sede - un dialogo interculturale che riconosca una dimensione religiosa o trascendentale alle culture.

 

D. - A proposito di dialogo interreligioso, ci sono delle situazioni particolari che la Santa Sede vuole evidenziare in seno all’UNESCO?

 

R. - Se iniziamo un dialogo interculturale, cioè un dialogo della vita, un dialogo con cui costruiamo scuole e ospedali insieme, allora possiamo veramente conoscerci.

 

D. - Lei, nei giorni scorsi, è intervenuto in seno al Consiglio esecutivo dell’UNESCO a proposito della donna nel mondo di oggi...

 

R. - C’è nella donna, secondo me, questa capacità di intuizione e di offerta che gli uomini in quanto tali devono imparare. I Paesi di missione - i luoghi più difficili, di fatica - sono quelli dove sono le suore. La donna ha una capacità di sacrificio che l’uomo non ha. Però, non si vuole che la donna abbia solo questa dimensione che in genere tocca la sfera privata. Si è intervenuti sostenendo che la donna ha un ruolo incomparabile nella formazione umana. L’importante è cogliere sempre di più questa dimensione, questa valorizzazione della donna complementare all’uomo.

 

D. - Quali indicazioni lei ha dato in tal senso ai Paesi dell’UNESCO, a nome della Santa Sede?

 

R. - Favorire la dignità delle bambine e delle donne, per quanto riguarda la loro integrità corporale, la libera decisione di scelta del marito, la necessità di un accesso all’educazione e alla vita sociale. La promozione reale della dignità della donna passa anche dalla partecipazione responsabile alla vita sociale a tutti i livelli.

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A Kinshasa, celebrazioni per il 50.mo della Facoltà di teologia

 

Domani compie mezzo secolo di vita e per commemorare questo importante traguardo la Facoltà di teologia di Kinshasa ha organizzato, nella capitale della Repubblica Democratica del Congo, un colloquio internazionale sul tema “La teologia nel futuro delle società”. Per tutta questa settimana, fino a sabato prossimo, numerose personalità ecclesiali e non sono intervenute proponendo spunti di riflessione: lo stesso ha fatto il cardinale Zenon Grocholewsky, prefetto della Congregazione per l’Educazione cattolica, che nella solenne concelebrazione eucaristica di inaugurazione ha auspicato un nuovo dinamismo per le facoltà cattoliche di Kinshasa, al fine di consolidare la cultura cristiana e formare autentici promotori della pace e del vero bene dell’umanità. Il nostro inviato a Kinshasa, padre Joseph Ballong, ha avvicinato il cardinale Zenon Grocholewski. Ascoltiamo:

 

 

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R. - Io ho parlato soprattutto della grande crisi del concetto della verità nel mondo di oggi. Praticamente, la verità viene concepita in modo positivista: è vero cioè solo quello che si può misurare, che si può sperimentare e vedere. Un altro problema è che la verità viene concepita soltanto nella prospettiva della prassi per organizzare la vita politica e sociale. Terza cosa, e forse la più pericolosa, è il relativismo: la verità, cioè - una verità oggettiva - non esiste, oppure se esiste non è raggiungibile da noi. Di fronte a questa crisi della verità, il grande compito delle Università cattoliche è quello di dedicarsi alla ricerca della verità, a dare una conoscenza integrale di tutti gli aspetti della verità che riguardano l’uomo, il mondo e che riguardano anche Dio. Questa è la grande sfida, oggi, delle Università.

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Le foto degli ultimi undici Papi nella mostra "Vatican click" inaugurata nel Braccio di Carlo Magno, in Vaticano

 

E’ stata inaugurata dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, nella tarda mattinata in Vaticano, una mostra che raccoglie una serie di scatti del Servizio fotografico dell’Osservatore Romano. Aperta fino al 27 maggio, consente l’ingresso gratuito tutti i giorni dalle 10 alle 19 e il mercoledì dopo le 13, al termine dell’udienza generale. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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Cinque milioni di immagini: è questo il patrimonio del Servizio fotografico dell’Osservatore Romano che per celebrare i suoi trent’anni di attività ha allestito una mostra al Braccio di Carlo Magno, in piazza San Pietro. "Vatican click” aprirà i battenti al pubblico domani, al termine dell’udienza generale e proporrà cinque sezioni di fotografie: i volti degli ultimi undici Pontefici, da Pio IX a Benedetto XVI, una galleria dedicata a Giovanni Paolo II e un’altra intitolata a Benedetto XVI. Esposta anche una raccolta di fotografie storiche in bianco e nero e istantanee varie e curiose, colte nella quotidianità della Città del Vaticano. Valorizzare e conservare l’immagine di un evento, il volto di una persona, uno scenario singolare: questo l’obiettivo del Servizio Fotografico dell’Osservatore Romano che custodisce anche 500 mila scatti del Fondo Giordani, un archivio che consente di documentare avvenimenti sin dal 1930. E oggi il ricco patrimonio fotografico dell’Osservatore Romano si può consultare anche sul sito www.photo.va, un modo per incontrare più da vicino i successori di Pietro e cogliere significativi particolari della vita della Chiesa.

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Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

Servizio vaticano - Il Messaggio del Papa per la Giornata mondiale delle vocazioni.

 

Servizio estero - L'intervento della Santa Sede all'UNESCO dal titolo “L'importanza della promozione reale della dignità della donna e della sua partecipazione alla vita sociale”.

In evidenza la morte di Boris Eltsin. Un articolo di Giuseppe M. Petrone dal titolo "Un leader riformista che restituì la libertà".

 

Servizio culturale - Un articolo di Ferdinando Montuschi dal titolo “La sofferenza dei compagni di scuola non può essere ignorata”: riflessioni sul fenomeno dei bullismo.

Per l'“Osservatore libri” un articolo di Armando Rigobello dal titolo “Cornelio Fabro a confronto con San Tommaso e con la filosofia contemporanea": pubblicati i primi due volumi dell'“Opera omnia”.

 

Servizio italiano - Ancora morti sul luogo di lavoro

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

24 aprile 2007

 

Cattolici e ortodossi devono collaborare per la difesa

dei valori fondamentali e cristiani in Europa

 

Involuzione demografica ma anche di valori e urgenza di riproporre quelle verità intramontabili, condivise da tutti i cristiani, sulle quali rilanciare il futuro dell'Europa. Si è giocato su queste tematiche l'incontro avvenuto nei giorni scorsi a Istanbul tra il Patriarca ortodosso ecumenico, Bartolomeo I, e il cardinale arcivescovo di Budapest, Péter Erdo, primate d'Ungheria e presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE). La presidenza del CCEE, eletta a San Pietroburgo nell’ottobre 2006, in questi giorni incontra i presidenti di alcuni dicasteri della Santa Sede per riflettere sulle questioni dell’Europa e sui progetti dell'organismo episcopale europeo. Dopodomani, i membri della presidenza sono attesi dall'udienza con Benedetto XVI. La nostra collega della redazione ungherese, Marta Vertse, ha chiesto al cardinale Péter Erdo un commento sul suo incontro con il Patriarca Bartolomeo I:

 

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R. - Con il Patriarca Bartolomeo I, abbiamo parlato dei valori umani, del diritto naturale nella società europea sia all’interno dell’Unione Europea che al di fuori. E questo perché sembrano esserci dei segni preoccupanti di una decadenza a livello culturale. Questa decadenza sembra mettere in discussione anche la stabilità interna del mondo occidentale. Parlando di problemi demografici, di immigrazione, siamo sempre tornati alla conclusione che cattolici ed ortodossi devono collaborare per rafforzare e per difendere questi valori umani fondamentali e dei valori cristiani. L’incontro è stato importante anche perché proprio in questo senso possiamo cominciare o continuare i colloqui con altri Patriarcati ortodossi. E’ importante che la Chiesa cattolica riesca a coltivare buoni rapporti di amicizia con tutta l’ortodossia europea.

 

D. - Eminenza, proprio durante il suo soggiorno ad Istanbul, sono stati crudelmente uccisi tre cristiani nella Turchia orientale. Un suo commento?

 

R. - Gli attentati sono stati compiuti con una crudeltà inaudita. Hanno tagliato la gola di quelle persone nel modo in cui si tagliano le pecore nel quadro del rito religioso. Come fosse, cioè, un omaggio fatto ad Allah, perché anche il sangue di quelli che vengono sgozzati in quel modo corre in onore dell’Altissimo, secondo una convinzione tradizionale islamica. Questo è un segno inequivocabile che dietro questi attentati vi è un gruppo di fanatici. Sicuramente, le autorità turche non soltanto condannano quello che è successo, ma stanno anche cercando di trovare i responsabili. Speriamo che la Turchia continui ad avere la stabilità necessaria per garantire la libertà religiosa in tutta il Paese.

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Ai microfoni della Radio Vaticana, l’appello dell’arcivescovo di Kirkuk,

Louis Sako, affinché le autorità irachene e la comunità internazionale

difendano la minoranza cristiana

 

Di fronte alle continue efferate violenze a cui è sottoposta la popolazione irachena, il governo di Baghdad ringrazia Benedetto XVI “per l'instancabile e profondo supporto” che “rivolge al popolo iracheno nelle sue solenni preghiere per un pacifico Iraq”. Ad affermarlo, in una nota, è l'ambasciata della Repubblica dell'Iraq presso la Santa Sede. Intanto, l’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako, lancia un accorato appello per la difesa dei cristiani iracheni, costretti a fuggire dal Paese. Ecco le parole del presule raggiunto telefonicamente a Kirkuk da Alessandro Gisotti:

 

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R. - I cristiani a Baghdad e a Mossul, così come in altre città del Paese, sono minacciati ed alcuni gruppi di estremisti hanno anche chiesto loro di lasciare le loro case, senza il tempo di poter prendere nulla, oppure di convertirsi all’Islam. Questo non può succedere, noi cristiani siamo in Iraq da duemila anni, siamo cittadini iracheni ed abbiamo giocato anche un ruolo molto importante nella costruzione del Paese. Abbiamo lanciato un appello ai musulmani moderati e alle stesse autorità politiche, affinché vengano prese sul serio queste minacce, altrimenti i cristiani saranno costretti ad abbandonare il Paese. E questa eventualità rappresenterebbe una grande perdita per tutti e non soltanto per i cristiani minacciati in Iraq.

 

D. - Mons. Sako, dunque, i cristiani non sono protetti dalle forze di Polizia, non c’è un’adeguata protezione?

 

R. - Tutti gli iracheni non sono protetti e non solo i cristiani come minoranza.

 

D. - Cosa si può fare - tante volte lo abbiamo chiesto anche a lei - per spezzare questo circolo di violenze?

 

R. - Fare pressioni sulla comunità internazionale e sulle autorità irachene, affinché ci sia una maggiore protezione di tutti i cittadini, e dei cristiani. Uno dei diritti dell’uomo è proprio quello della libertà religiosa, che è stato sempre esercitato e noi abbiamo sempre praticato apertamente la nostra religione. Perché allora oggi i cristiani devono lasciare la città o devono convertirsi all’Islam? E’ vero che a Kirkuk i cristiani vivono meglio, ma questo non basta. La maggioranza dei cristiani è ancora presente a Baghdad.

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Si è spento a 67 anni l’ex presidente russo, Boris Eltsin, protagonista

del crollo dell’Unione Sovietica. Domani i funerali

 

Nella cattedrale moscovita del Cristo Salvatore, dove domani si terranno i funerali, i cittadini si stanno affollando per rendere l'ultimo omaggio alla salma dell’ex presidente russo, Boris Eltsin, morto ieri per un arresto cardiaco. Il primo leader del Cremlino dell'era post-sovietica sarà, poi, sepolto nel cimitero monumentale moscovita di Novadevici, nei pressi di un antico monastero ortodosso. Numerosi i messaggi, giunti da molti leader mondiali, di cordoglio e di ammirazione per una figura storica che ha giocato un ruolo vitale per la storia della Russia.  Ce ne parla Giuseppe D’Amato:

 

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Incredulità e commozione in tutta la Russia. La notizia è arrivata inattesa alle 15.45 di ieri, ora locale. Boris Eltsin era stato ricoverato alla Clinica centrale di Mosca per problemi cardiaci. Il presidente Putin ha telefonato alla moglie per fare le proprie condoglianze. L’avversario di mille battaglie, Mikhail Gorbaciov, si è unito al dolore di un intero Paese. Eltsin è stato il costruttore della nuova Russia democratica, l’uomo che non ebbe paura di sciogliere l’URSS e di mettere al bando il Partito comunista sovietico. Fu il politico che soprattutto evitò che la superpotenza uscita sconfitta dalla Guerra Fredda potesse trasformarsi in un campo di battaglia come fece Milosevic in Jugoslavia. “Riuscì ad evitare di far scorrere il sangue in un momento di transizione”, è stato il ricordo della televisione di Stato.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Per tracciare un profilo di Eltsin, Salvatore Sabatino ha intervistato Vittorio Strada, esperto di Russia e già professore di Lingua e letteratura russa all’Università di Venezia. Ascoltiamo:

 

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R. - E’ stato a lungo uno dei gerarchi del Partito comunista e uno dei dirigenti. Poi, nella fase ultima della perestroika, è stato quello che ha capito il carattere fallimentare dell’impresa di Gorbaciov ed è uscito dal sistema, è uscito dalla perestroika, ed è passato ad una fase politica fondamentale, con il passaggio dall’Unione Sovietica alla Federazione Russa, alla fine dell’impero sovietico, che si è disgregato nelle Repubbliche autonome. Soprattutto, Eltsin è stato l’iniziatore e il fondatore della nuova democrazia russa, con tutti i limiti che ci potevano essere - e non potevano non esserci - in un Paese che per quasi 65 anni era stato sotto il dominio di una dittatura assoluta.

 

D. - "Padre" della democrazia della nuova Russia, come diceva lei, ma anche del capitalismo selvaggio: ci sono più ombre o più luci nella vita politica di Eltsin?

 

R. - Indubbiamente più luci. Le ombre non possono mancare, anche perchè se si tiene conto della situazione storica in cui ha operato come nuovo leader, queste ombre in parte si possono capire, se non giustificare. Eltsin ha dato alla Russia la nuova Costituzione democratica fondata sui diritti umani, che poi questi diritti umani oggi siano violati è un’altra faccenda. La cosa più straordinaria è che egli stesso abbia capito che l’impero sovietico non poteva più sussistere, e che, in modo indolore e incruento, sia riuscito a passare dall’Unione Sovietica alle Repubbliche indipendenti - pensiamo a quello che è avvenuto in Jugoslavia - evitando ogni forma di guerra civile.

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CHIESA E SOCIETA’

24 aprile 2007

 

Aperta ieri a Madrid l'89.ma assemblea

 della Conferenza episcopale spagnola.

 La  scuola cattolica, l’insegnamento della religione

e la questione dell’immigrazione

 le principali tematiche in agenda, di  questa edizione del 2007

 

A Madrid, è in corso da ieri e fino a venerdì prossimo, l'89.ma assemblea della Conferenza episcopale spagnola. Gli argomenti principali previsti per questa edizione sono la scuola cattolica e l’insegnamento della religione, nonché la questione delle migrazioni con il notevole incremento di immigrati extracomunitari degli ultimi anni. L’agenda di questa assemblea ha previsto anche gli interventi di alcune personalità invitate come mons. Paul Joseph Cordes, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, del rettore della Università Pontificia di Salamanca e del direttore dell’ Istituto spagnolo di Missioni straniere. Mons. Riccardo Blazquez, vescovo di Bilbao e presidente della Conferenza episcopale ha aperto i lavori con un importante discorso nel quale ha affrontato alcune questioni di evidente attualità ecclesiale e sociale. In particolare: l’Eucaristia nella vita individuale e sociale dei cristiani, in occasione della pubblicazione della esortazione postsinodale Sacramentum caritatis. Mons. Blazquez ha affrontato poi la complessa questione del laicismo che nella società attuale comprende atteggiamenti radicali fino a negare ogni visibilità ai valori e simboli religiosi nella vita pubblica. E ha fatto riferimento alla dottrina di Benedetto XVI su una “sana laicita”.  Riferendosi poi all’insegnamento della religione, ha riaffermato la necessità dell’idoneità anche morale da parte degli educatori di religione e ha ricordato ai genitori i loro dovere di chiedere per il loro figli l’insegnamento della religione a scuola. Infine, mons. Blazquez ha messo in risalto l’eccezionale contributo dei religiosi e delle religiose nel sistema educativo spagnolo con circa 2.000 centro scolari, 60.000 insegnanti e circa 1.500.000 studenti, il che rappresenta il 20% di tutti gli studenti fino ai 18 anni di età. (A cura di Ignazio Arregui)

 

 

“La dimensione missionaria della Chiesa” è il tema centrale

dell'Assemblea plenaria dei vescovi dell'Ecuador, in corso a  Quito,

in vista del III Congresso missionario americano

e dell'Anno missionario 2008

 

“La dimensione missionaria della Chiesa” è il titolo della l'Assemblea plenaria dei vescovi dell'Ecuador, che si è aperta ieri, e si concluderà venerdì 27, organizzata in preparazione del terzo Congresso missionario americano e dell'Anno Missionario 2008. Dopo la prima giornata dedicata alla spiritualità, il programma dell’assemblea prevede per oggi la sessione inaugurale, alla quale interverranno mons. Néstor Herrera, vescovo di Machala e presidente della Conferenza episcopale, e mons. Giacomo Guido Ottonello, nunzio apostolico in Ecuador. Sul tappeto diverse questioni inerenti al lavoro della Conferenza Episcopale, che porteranno al tema centrale della Conferenza: “La dimensione missionaria della Chiesa”, scelto per preparare le celebrazioni del terzo Congresso missionario americano che si terrà nel 2008 a Quito (Ecuador). L’organizzazione del CAM 3 (Terzo Congresso Missionario Americano) sarà al centro delle iniziative anche nei giorni 25 e 26 aprile: mercoledì, mons. Raúl Vela Chiriboga, arcivescovo di Quito, esporrà una presentazione generale del CAM 3, con gli avvenimenti principali vissuti nel CAM 2 e la loro continuità nel CAM 3: dopodomani, i vescovi ascolteranno la relazione generale della Commissione centrale che organizza il CAM 3, partendo dall’inizio del cammino di preparazione, avviato nel 2004. Sarà infine distribuita ai vescovi una bozza dello Strumento di lavoro, per raccogliere impressioni e suggerimenti. Obiettivo, definire una programmazione che segni l’inizio, in tutta la Chiesa ecuadoriana, del processo di preparazione al CAM 3 e alle celebrazioni dell'Anno missionario, indetto dalla Conferenza episcopale per il 2008. I cinque giorni di lavori dell’assemblea saranno inoltre scanditi dalle seguenti conferenze: "L'azione missionaria della Chiesa nell'Ecuador di ieri, sintesi storica" del Cardinale Antonio González, arcivescovo emerito di Quito e Presidente della Commissione centrale del CAM 3; "L'azione missionaria della Chiesa nell'Ecuador di oggi" di mons. Néstor Herrera; "La dimensione missionaria della Chiesa Particolare", di mons. Luis Augusto Castro Quiroga, arcivescovo di Tunja e presidente della Conferenza episcopale della Colombia; "La dimensione missionaria nei documenti Ad Gentes, Evangelii Nuntiandi e Redemptoris Missino”, di Mons. Rafael Cob, vescovo di Puyo. In programma anche  lavori in gruppo su "La tradizione missionaria della Chiesa nell'Ecuador" e "Priorità missionarie della Chiesa nell'Ecuador." (M.G.)

 

 

Con una lettera di solidarietà ai vescovi dello Zimbabwe,

i presuli americani lanciano un appello alla comunità internazionale

 per aiutare il Paese africano ad uscire dalla crisi

 

Con una lettera indirizzata alla Conferenza episcopale dello Zimbabwe, Mons. Thomas G. Wenski, vescovo di Orlando e presidente del Comitato di politica internazionale della Conferenza episcopale degli USA, ha espresso la propria preoccupazione e ha confermato la vicinanza degli Stati Uniti al popolo dello Zimbabwe per la profonda crisi in cui versa il Paese. “La crisi del nostro Paese è essenzialmente una crisi della capacità di governo e di leadership oltre ad essere una crisi morale e spirituale”, hanno affermato i vescovi dello Zimbabwe, come riportato dall’agenzia Fides. I vescovi americani hanno lanciato, inoltre, un appello alla comunità internazionale, affinché contribuisca ad un processo di negoziazione e riconciliazione per mettere fine alla crisi economica e politica del Paese Africano. (F.L.)

 

 

Incontro a Genova tra il presidente della CEI, il mons. Angelo Bagnasco,

e il cardinale vicario Camillo Ruini,  che ha espresso solidarietà all’arcivescovo del capoluogo ligure,

oggetto,di  minacce contro la sua persona

 

Annuale incontro oggi a Genova per l’aggiornamento del clero, promosso dall’Arcidiocesi. Insieme alle autorità religiose anche il vicepresidente del Parlamento Europeo, on. Mario Mauro. In serata poi la fiaccolata di solidarietà all'arcivescovo del capoluogo ligure Angelo Bagnasco, dopo le scritte ingiuriose apparse sui muri di alcune città italiane. E’ stata una lezione sul Magistero di Benedetto XVI, con tema “La verità salvifica di Gesù Cristo, la ragione del nostro tempo”, quella svolta questa mattina presso il seminario di Genova dal cardinale Camillo Ruini ai sacerdoti e ai religiosi della Diocesi del capoluogo ligure, rigorosamente a porte chiuse, riservata al clero genovese, incontro di aggiornamento ormai tradizionale di ogni anno. Il porporato a margine della Lectio ha spiegato come la Chiesa non possa non avere una sua parola su questioni che non sono politiche ma riguardano l’essere e la vita dell’uomo. Ad introdurre i lavori è stato monsignor Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, che ha dichiarato il suo dispiacere per le polemiche di questi giorni, situazione che non fa bene a nessuno, ha detto, aprendo però alla speranza del buon senso che alla fine certamente è sempre più grande della strumentalizzazione. Intanto, poco fa, ha preso l’avvio una fiaccolata di associazioni cattoliche e laiche che percorrerà il centro di Genova per solidarietà a Bagnasco, offeso dai murales tracciati a Genova e in altre località italiane ma soprattutto per rivendicare alla Chiesa il diritto di esprimersi (A cura di Dino Frambrati)

 

Il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon,

indica che in Sudan l’unica via praticabile è osservare gli accordi di pace

 

In Sudan, l’accordo di pace che nel 2005 ha posto fine all’ultraventennale conflitto tra il governo di Khartoum e i ribelli indipendentisti attivi nel Sud del Paese ha raggiunto un “livello critico, in cui il punto di partenza o quello di arrivo potrebbero essere facilmente compromessi”. Ad affermarlo è il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, nell’ultimo rapporto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in discussione al Palazzo di Vetro di New York. Recenti rapporti dell’ONU confermano, infatti, che le truppe di entrambi i fronti non stanno rispettando l’accordo di pace stipulato nel 2005. Nel documento, Ban Ki-Moon chiede alle autorità sudanesi e alle milizie ribelli che combattono per l’indipendenza del Sud del Sudan, di deporre le armi come previsto dall’intesa di pace. Inoltre, il segretario delle Nazioni Unite ribadisce che “la piena e irreversibile applicazione degli accordi di pace è l’unica strategia percorribile per il Sudan e la sua gente”. (F.L.)

 

 

Malgrado la ripresa economica, il tasso medio di disoccupazione in Africa

 è quasi doppio rispetto a quello mondiale, lo rileva il rapporto

 “L’agenda per un lavoro decente in Africa: 2007-2015”, presentato

ad Addis Abeba in vista dell’XI Meeting regionale

dell’Organizzazione internazionale per il lavoro (OIL)

 

Economia sostenibile, creazione di nuovi posti di lavoro, occupazione giovanile, sfruttamento del lavoro minorile, migrazione per motivi economici e imprese femminili, sono le questioni al centro dell’XI Meeting regionale dell’Organizza-zione internazionale per il lavoro (OIL)  che, da oggi al 27 aprile, riunirà numerosi capi di Stato africani ad Addis Abeba. Intanto, in vista della tavola rotonda, il responsabile per l’Africa OIL, Regina Amadi-Njoku, ha presentato, nella capitale etiope, il rapporto “L’agenda per un lavoro decente in Africa: 2007-2015”. I risultati del relazione evidenziano che, malgrado l’economia complessiva del continente africano dia segnali di ripresa,  il tasso di disoccupazione rimane quasi il doppio rispetto a quello mondiale. La percentuale media di disoccupazione in Africa si attesta, infatti, intorno al 10,3%, comprendendo una fascia che va dal 9,8% dell’Africa sub-sahariana al 12,7% di quella settentrionale (Maghreb). Le statistiche fanno luce anche sulle condizioni di lavoro degli africani, indicando che ben il 55% dei lavoratori sub-sahariani sono di fatto sfruttati e non guadagnano abbastanza per mantenere se stessi e le loro famiglie al di sopra della cosiddetta soglia di povertà di un dollaro al giorno. Secondo OIL, l’AIDS è una delle principali cause della drammatica situazione della regione sub-sahariana, che con le malattie connesse in tale regione sta falcidiando intere generazioni giovani lavoratori. Il rappresentante dell’OIL, Regina Amadi-Njoku, ha infine sottolineato che all’Africa servirebbero 11 milioni di nuovi posti di lavoro all’anno per raggiungere i cosiddetti "Obiettivi del Millennio" dell’ONU e dimezzare la povertà entro il 2015, ma il continente ne crea annualmene “solo” 8,6 milioni.(M.G.)

 

 

Vescovi, teologi e docenti a confronto

 nell’Università  Cattolica di Fu Ren, a Tai Pei,

 in occasione della mostra “Quando la vita incontra Gesù”

 

La mostra intitolata “Quando la vita incontra Gesù”, esposta nell’Università Cattolica di Fu Ren, a Tai Pei, ha registrato un notevole consenso da parte del pubblico e, tra i tanti insegnanti e laici presenti, c’erano anche diverse persone di altre religioni. I partecipanti – riferisce l’agenzia Fides - hanno seguito le conferenze, gli incontri di preghiera, il seminario, il rito spirituale e la mostra, tutto incentrato sul tema della Vita. Diversi Vescovi, teologi, sacerdoti e professori di Fu Ren hanno presentato tematiche tra cui “Dialogo con la persona religiosa, il dolore e la trascendenza della vita”, “Condivisione della vita di fede”, e “l’intercessione dell’Amore”. “Chiunque sia cristiano oppure no, è invitato ad incontrare Gesù. Lui vi porterà di sicuro un’emozione profonda nella vita”, recitava l’invito della Mostra di Fu Ren. (F.L)  

 

 

 

24 ORE NEL MONDO

24 aprile 2007

 

- A cura di Roberta Moretti

 

- Ancora sangue in Iraq. Dopo gli oltre 60 civili iracheni rimasti uccisi, ieri, in una lunga serie di attacchi, due nuovi tragici attentati nella provincia di Diyala hanno fatto almeno 24 morti, tra cui 9 soldati statunitensi. Attaccata, poi, una base del contingente ceco a Bassora. Intanto, il premier Al Maliki, in Egitto, accusa alcuni Stati arabi di finanziare i terroristi in Iraq. Il nostro servizio:

 

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A cadere vittime, nella prima mattinata, sono stati sei iracheni a Baquba, a nord di Baghdad, uccisi da uomini armati che indossavano uniformi dell’esercito. E sempre nella provincia di Diyala, ieri, nove soldati statunitensi sono stati uccisi in un attacco suicida contro una base a nordest della capitale. L’attentato è stato rivendicato via Internet dal sedicente "Stato islamico in Iraq", l'alleanza di gruppi terroristici sunniti guidata dal ramo iracheno di al Qaeda. Morti anche altri due militari americani nelle vicinanze di Kerbala, nell’esplosione di un ordigno al passaggio del loro convoglio. Non ha, invece,  provocato vittime il missile lanciato stamani sulla base del contingente ceco a Bassora. E in un’abitazione a sud di Baghdad, uomini armati hanno sterminato una famiglia di 7 persone, mentre per il secondo giorno consecutivo due auto-bomba sono esplose nella “zona verde” della capitale, a pochi metri dall'ambasciata dell’Iran, che non ha subito conseguenze grazie agli speciali muri protettivi da cui è circondata. Nelle ultime 24 ore, inoltre, a Baghdad sono stati ritrovati almeno 15 cadaveri, mentre altri cinque corpi senza vita sono stati rinvenuti nella città settentrionale di Mossul. Prosegue, intanto, la costruzione del contestato muro a Baghdad, malgrado il primo ministro iracheno, Nouri al Maliki, ne abbia chiesto il blocco. Il portavoce militare del governo iracheno ha però assicurato che i lavori per la costruzione del muro attorno al quartiere sunnita di Adhamiya proseguono con l’intento di limitare gli attentati nella capitale. Lo stesso al Maliki, in visita in Egitto per i preliminari della Conferenza internazionale sull’Iraq del 3 e 4 maggio, ha chiesto il sostegno dei Paesi arabi per fermare i terroristi, accusando alcuni Stati della regione di sostenere e finanziare i ribelli.

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- Nell’Afghanistan occidentale, due ribelli talebani sono rimasti uccisi in scontri con la polizia e le forze americane nella provincia di Farah. Intanto, sulle montagne della provincia meridionale di Uruzgan, le forze dell’ordine hanno circondato da tre giorni circa 200 guerriglieri talebani, fra cui forse il mullah Dadullah, principale capo militare dei guerriglieri integralisti islamici nel sud dell’Afghanistan. Secondo un portavoce talebano, però, il mullah Dadullah si troverebbe nella vicina provincia di Helmand.

 

- La fragile tregua in vigore tra israeliani e palestinesi dalla fine di novembre “non esiste più”: è quanto hanno dichiarato, stamani, le brigate Ezzedine al-Qassam, braccio armato di Hamas, annunciando di aver scagliato dalla Striscia di Gaza verso Israele 30 razzi Qassam e 60 colpi di mortaio per ritorsione dopo l’uccisione di nove palestinesi tra sabato e domenica in Cisgiordania e a Gaza in scontri con l'esercito israeliano. Da parte sua, Israele ha confermato il lancio di sei razzi verso i propri territori. Da Roma, intanto, nel suo saluto alla celebrazione per il 59.mo anniversario dell'indipendenza dello Stato di Israele, il premier italiano, Prodi, ha dichiarato la vicinanza del governo e del popolo italiano a Israele, ribadendo però che “la vera e completa sicurezza” nello Stato ebraico “giungerà solo quando nascerà anche uno Stato palestinese indipendente e sovrano”.

 

- Chiusi i seggi ieri in Siria dopo due giorni di votazioni per le elezioni legislative. Uno scrutinio segnato dalla scarsa affluenza, si parla per ora di appena il 12% dei votanti, e dal boicottaggio dell’opposizione che protesta contro una legge che riserva la maggioranza dei seggi ai partiti al potere. Intanto, a Damasco è atteso oggi il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, per un incontro ufficiale col presidente della Repubblica, Bashar al-Assad. Secondo la stampa locale, i colloqui riguarderanno, in particolare, “la questione del presunto passaggio illegale di armi dalla Siria al movimento sciita libanese Hezbollah”, ma anche la questione della creazione di un tribunale internazionale che celebri il processo ai presunti responsabili dell'assassinio dell'ex premier Rafik Hariri, avvenuto il 14 febbraio 2005 a Beirut.

 

- L’Iran non ha alcuna intenzione di sospendere l'arricchimento dell'uranio nell'ambito della ripresa di trattative con l’Unione Europea: è quanto ha sottolineato il portavoce del governo di Teheran, Elham. Domani, intanto, è in programma ad Ankara un incontro tra il capo negoziatore iraniano, Ali Larijani, e il responsabile della politica Estera Comune della UE, Javier Solana.

 

- E’ il vicepremier e ministro degli Esteri turco, Abdullah Gul, il candidato alla presidenza della Turchia per l'AKP, il filo-islamico Partito per la Giustizia e il Benessere guidato dal premier Erdogan: lo ha annunciato lo stesso Erdogan, che ha anche reso noto che la prima votazione in Parlamento si terrà il 27 aprile e la seconda il 2 maggio. “Mi atterrò alle norme costituzionali di laicità – ha dichiarato Gul – e rappresenterò la Repubblica e l’intera nazione turca nel modo migliore in un contesto di unificazione nazionale”.

 

- Il tribunale penale di Damasco ha condannato a cinque anni di prigione Anwar al-Bunni, attivista siriano per la difesa dei diritti umani, in carcere dal maggio 2006 con l’accusa di “diffusione di notizie false a danni dello Stato”. Bunni, condannato al massimo della pena, era stato arrestato assieme ad altri nove rappresentanti della società civile, tutti firmatari della “Dichiarazione Beirut-Damasco”, il manifesto col quale 274 intellettuali siriani hanno chiesto una riforma radicale nelle relazioni fra Libano e Siria.

 

- All’indomani dal primo turno delle presidenziali in Francia, è già iniziata la corsa verso il ballottaggio del 6 maggio. Per gli sfidanti, il neogollista Nicolas Sarkozy e la socialista Segolène Royale, si apre dunque una nuova campagna elettorale con la necessità di stringere alleanze decisive. Gli occhi sono tutti puntati sul centro di Fancois Bayrou, che si pronuncerà domani. Da Parigi, Francesca Pierantozzi:

 

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E’ già entrata nel vivo la seconda parte della campagna per le presidenziali francesi che porterà dritta al ballottaggio del 6 maggio. Al centro, con il ruolo di arbitro, il centrista François Bayrou. E’ stato escluso dalla finale ma con il suo 18 per cento, ottenuto domenica, rappresenta ormai un serbatoio di voti indispensabili per chi diventerà l’ottavo presidente della V Repubblica. Parte favorito il neogollista Nicolas Sarkozy, che può sperare in buona parte dei voti andati al fronte nazionale di Jean-Marie Le Pen. Sarkozy ha già costituito un polo di destra, di centro e persino di sinistra all’interno della sua campagna, per poter avere - ha detto un suo collaboratore - una nuova maggioranza presidenziale multipolare. Benintenzionata a dare battaglia, la socialista Ségolène Royal ha annunciato ai suoi che la partita si può ancora vincere e ha invitato Bayrou a un confronto pubblico per parlare - così ha detto - del futuro della Francia. Bayrou non si è ancora espresso, un suo discorso è atteso per domani. Attesissimo anche il confronto diretto tra la Royal e Sarkozy che dovrebbe avvenire in diretta tv il prossimo 2 maggio.

 

Francesca Pierantozzi, da Parigi, per la Radio Vaticana

 

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- La Russia “non sosterrà decisioni che non abbiano l’appoggio di entrambe le parti”, albanesi, kosovari e serbi, per la definizione dello Stato del Kosovo: lo ha detto il vice ministro degli Esteri russo, Vladimir Titov. “La soluzione basata sul piano elaborato da Martti Ahtisaari - ha aggiunto Titov - non passerà al Consiglio di Sicurezza dell’ONU”.

 

In Gran Bretagna, sei persone sono state arrestate da Scotland Yard con il sospetto di aver incitato al terrorismo e di aver fatto raccolta di fondi per presunte organizzazioni terroristiche internazionali. Tra loro, tutti uomini di fede musulmana, c’è anche Abu Izzadin, conosciuto anche come Omar Brooks, finito sui giornali lo scorso anno per aver contestato il ministro dell'Interno, John Reid, a una cerimonia pubblica.

 

- In Italia, il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge che modifica la legge Bossi-Fini sull’immigrazione. Ed è via libera, nel Paese, anche al giro di vite contro i criminali dell’ambiente. L'esecutivo ha approvato il disegno di legge sugli eco-reati, proposto dai ministeri dell’Ambiente e della Giustizia, che prevede multe fino a 250 mila euro e carcere fino a un massimo di 10 anni, più le aggravanti.  E' lotta anche alle ecomafie: introdotti i reati di associazione a delinquere finalizzata al crimine ambientale.

 

- Narcotizzavano e drogavano i bambini di una scuola materna ed elementare per abusarne sessualmente. Con questa accusa sei persone sono state arrestate questa mattina dai carabinieri di Bracciano, in provincia di Roma. Gli arrestati sono tre maestre di una scuola materna ed elementare di Rignano Flaminio, vicino alla capitale, il marito di una di loro, una bidella, un extracomunitario addetto a un distributore di benzina del paese e un noto autore televisivo. Gli abusi sarebbero iniziati durante lo scorso anno scolastico.

 

- Rimaniamo in Italia. Hanno attraversato l’Iraq a piccoli gruppi sino ad arrivare su un'isoletta della Grecia, da cui sono partiti a bordo di un mercantile. Poi sono stati trasbordati su un gommone a 20 miglia dalla costa calabrese: è questo, secondo la ricostruzione della Guardia di Finanza italiana, il viaggio compiuto dai 61 immigrati iracheni di etnia curda intercettati stamani su un gommone al largo di Punta Stilo. Gli immigrati hanno riferito di avere pagato per il viaggio tra i 3 e i 5 mila dollari americani.

 

- Il Parlamento romeno ha confermato la data del 19 maggio come giorno in cui i romeni andranno al referendum per decidere se, dopo l'impeachment, il presidente, Traian Basescu, potrà restare in carica. La scorsa settimana, il Parlamento aveva votato la sospensione dall'incarico per “violazione della Costituzione”, nonostante una sentenza della Corte costituzionale, secondo cui non si trattava di “violazioni talmente gravi da richiedere l'impeachment''.

 

- “Il grande dono della vita ci esorta a difendere il diritto ad esistere di ogni essere umano dal primo istante del suo concepimento, di fronte a qualsiasi manifestazione della cultura della morte”. Così, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, nel telegramma inviato a nome del Santo Padre ai vescovi del Messico riuniti in Assemblea plenaria. E oggi l’Assemblea legislativa si pronuncia proprio sul disegno di legge per la depenalizzazione dell’aborto, una normativa che preoccupa gli ambienti cattolici del Paese messicano. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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La Chiesa a tutti i livelli, l’associazionismo cattolico e molte persone a titolo individuale si sono mobilitati per chiamare alla riflessione e cercare di frenare l’iter della legge che riguarda solo la capitale, ma che rappresenterebbe un precedente, come è già stato preannunciato, per la presentazione di un provvedimento simile a medio termine anche a livello dello Stato federale. Fra le iniziative adottate dai sostenitori della vita fin dal concepimento va segnalata la presentazione all’assemblea legislativa da parte del presidente del Consiglio degli avvocati cattolici, Augustin Martinez, di una richiesta di referendum popolare sostenuta da ben 36 mila firme. E il partito di azione nazionale, cui appartiene il presidente Felipe Calderon, ha fatto sapere che in caso di approvazione della legge nell’assemblea del distretto federale non esiterà a presentare un’eccezione di costituzionalità presso la Corte suprema di giustizia del Messico.

 

Dall’America Latina, Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana.

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- Umaru Yar’Adua è il nuovo presidente nigeriano. La sua vittoria alle presidenziali dei giorni scorsi, è stata dichiarata ieri dalla Commissione elettorale. Il successo del delfino di Obasanjo continua, però, ad essere contestata dall’opposizione. E nonostante un suo appello alla calma, la tensione continua a restare alta nel Paese africano.

 

- Almeno 65 dipendenti etiopi e nove cinesi sono rimasti uccisi in un attacco compiuto da circa 200 uomini armati in un campo petrolifero di una compagnia cinese in Etiopia. Lo ha riferito un manager della Zhongyuan Petroleum Exploration, azienda del gruppo China Petroleum Chemical, precisando che almeno altri sette dipendenti cinesi sono stati rapiti. L'ambasciata cinese in Etiopia ha confermato l'attacco.

 

- Ancora combattimenti a Mogadiscio, in Somalia, che vive il settimo giorno consecutivo di scontri. I carri armati etiopi continuano a bombardare l'area nord della capitale, dove gli insorti hanno le loro basi principali. Intanto, un attentatore suicida a bordo di un’automobile si è scagliato contro una base etiope nei pressi di Mogadiscio, ma al momento non si hanno notizie di vittime. La comunità internazionale ha denunciato l’insensata imponenza degli attacchi, che hanno spinto centinaia migliaia di civili alla fuga, e ha invitato alla ripresa del dialogo.

 

- Il governo dello Sri Lanka ha accusato i ribelli separatisti Tamil di essere responsabili di un attentato dinamitardo contro un pullman civile di linea, avvenuto la notte scorsa nella parte settentrionale dell’isola di Ceylon: il veicolo, diretto verso Colombo, è stato investito dallo scoppio di una mina a penetrazione, nascosta lungo il ciglio di una strada nel distretto di Vavuniya, a 250 chilometri dalla capitale. Almeno cinque passeggeri sono morti e 37 sono rimasti feriti.