RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 113  - Testo della trasmissione di lunedì 23 aprile 2007

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Sant’Agostino ci insegna che servire Cristo è anzitutto una questione d’amore: con la preghiera sulle spoglie del vescovo di Ippona, a Pavia, si è conclusa la visita pastorale di Benedetto XVI in Lombardia: ai nostri microfoni padre Pietro Bellini

 

Il Papa riceve la presidenza della Conferenza episcopale del Venezuela

 

Lettera del Papa ad Angela Merkel: i Paesi ricchi mantengano le promesse sulla lotta alla povertà nel mondo. Il commento di padre Federico Lombardi

 

Il ruolo della pastorale negli aeroporti nella lotta religiosa e culturale al terrorismo: se ne parla al XIII Seminario dei cappellani cattolici: con noi l’arcivescovo Agostino Marchetto

 

Seminario sui cambiamenti climatici in Vaticano il 26 e 27 aprile

 

Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

In Francia accedono al ballottaggio per le presidenziali il neogollista Nicolas Sarkozy e la socialista Ségolène Royal: la riflessione di Domenico Quirico

 

Le Brigidine ricordano la Beata Maria Elisabetta Hesselblad, fondatrice dell'Ordine, a 50 anni dalla sua morte: intervista con madre Tekla Famiglietti

 

Si celebra oggi la Giornata Mondiale del Libro: ce ne parla Giovanni Puglisi

 

CHIESA E SOCIETA’:

Proteggete e difendete il diritto alla vita di ogni essere umano dal primo istante del suo concepimento: così il Papa ai vescovi messicani riuniti in assemblea

 

Il patriarca maronita, Nassrallah Sfeir, ha lanciato un nuovo appello al dialogo in Libano ed ha invitato a superare le polemiche che infiammano il Paese

 

Si corre per la pace da oggi in Terra Santa: al via da Betlemme la maratona-pellegrinaggio per promuovere il dialogo dedicata a Giovanni Paolo II

 

Organizzazioni non governative attive in Sudan hanno deciso di sospendere i loro aiuti a causa dei frequenti attacchi e furti a loro danno

 

Il dialogo interculturale e la sua dimensione religiosa: se ne parla oggi e domani a San Marino ad una Conferenza organizzata in collaborazione con il Consiglio d’Europa  

 

24 ORE NEL MONDO:

In Nigeria sempre più netta la vittoria del candidato del Partito attualmente al potere, ma l’opposizione denuncia brogli

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

23 aprile 2007

 

Sant’Agostino ci insegna che servire Cristo è anzitutto una questione d’amore: con la preghiera sulle spoglie del vescovo di Ippona, a Pavia,

si è conclusa la visita pastorale di Benedetto XVI in Lombardia

 

Due giorni intensi, ricchi di incontri tra Vigevano e Pavia, sotto il segno di Sant’Agostino. Si è concluso, ieri sera, il quarto viaggio apostolico di Benedetto XVI in Italia, il primo in Lombardia. Dopo la grande Messa di ieri mattina, nel pomeriggio il Papa si è soffermato in preghiera accanto alle spoglie del vescovo di Ippona nella Basilica pavese di San Pietro in Ciel d’Oro. Su questo evento tanto atteso e la conclusione del viaggio, il servizio della nostra inviata Adriana Masotti:  

 

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“Per me è una grandissima gioia che, nel congedo da questa meravigliosa città di Pavia, posso vedere i bambini. Voi siete particolarmente vicini al Signore, e l’amore del Signore è particolarmente per voi. Andiamo avanti nell’amore del Signore”. Sono state le parole, improvvisate, del Papa alla partenza ieri sera da Pavia, sollecitato dall’entusiasmo dei più piccoli all’uscita dalla Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, ultima tappa della sua visita alla diocesi lombarda. L’aveva concepita nella forma del pellegrinaggio questa visita, Benedetto XVI, per esprimere l’omaggio di tutta la Chiesa cattolica ad uno dei suoi “padri” più grandi, Agostino, ma anche la personale devozione e riconoscenza verso colui che tanta parte ha avuto nella sua vita di teologo, di pastore e di uomo. Lo ha confidato il Papa stesso davanti all’urna con le spoglie di Sant’Agostino custodite nella Basilica, dove sono stati cantati i Vespri della terza Domenica di Pasqua, e il priore generale degli Agostiniani, padre Robert Prevost, ha rivolto un commosso e grato saluto a Benedetto XVI. La Provvidenza, ha detto il Papa, ha voluto che il mio viaggio acquistasse il carattere di una vera e propria visita pastorale, e perciò vorrei raccogliere presso questo sepolcro, un messaggio significativo per il cammino della Chiesa che ci viene dall’incontro tra la Parola di Dio e l’esperienza personale del grande vescovo di Ippona:

 

“Gesù Cristo, Verbo incarnato, Agnello immolato e risorto, è la rivelazione del volto di Dio Amore ad ogni essere umano in cammino sui sentieri del tempo verso l’eternità. Scrive l’apostolo Giovanni in un passo che si può considerare parallelo a quello ora proclamato della Lettera agli Ebrei: ‘In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati’. Qui è il cuore del Vangelo, il nucleo centrale del Cristianesimo. La luce di questo amore ha aperto gli occhi di Agostino, gli ha fatto incontrare la “bellezza antica e sempre nuova” in cui soltanto trova pace il cuore dell’uomo…qui, davanti alla tomba di sant’Agostino, vorrei idealmente riconsegnare alla Chiesa e al mondo la mia prima Enciclica, che contiene proprio questo messaggio centrale del Vangelo: Deus caritas est, Dio è amore”.

 

Un Enciclica, sottolinea il Papa, largamente debitrice al pensiero di sant’Agostino, che è stato un innamorato dell’Amore di Dio. “Sono convinto che l’umanità contemporanea ha bisogno di questo messaggio essenziale, incarnato in Cristo Gesù: Dio è amore. Tutto deve partire da qui e tutto qui deve condurre”:

 

“Ecco allora il messaggio che ancora oggi sant’Agostino ripete a tutta la Chiesa e, in particolare, a questa Comunità diocesana...: l’Amore è l’anima della vita della Chiesa e della sua azione pastorale... Servire Cristo è anzitutto questione d’amore”.

 

E il Papa descrive la natura della Chiesa che non è “una semplice organizzazione di manifestazioni collettive né, all’opposto, la somma di individui che vivono una religiosità privata. La Chiesa è una comunità di persone che credono nel Dio di Gesù Cristo e si impegnano a vivere nel mondo il comandamento della carità che Egli ha lasciato”. E’ dunque una comunità in cui si è educati all’amore e alla capacità di leggere e interpretare il tempo presente alla luce del Vangelo. E ha concluso: “Ripartiamo da qui portando nel cuore la gioia di essere discepoli dell’Amore”.

 

All’esterno della Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro il Papa aveva poco prima benedetto la prima pietra di un Centro di studi agostiniani che porterà il suo nome a dimostrazione dello stretto legame che unisce il Papa al grande Dottore della Chiesa e che avrà il compito di promuovere la spiritualità e il pensiero del vescovo di Ippona.

 

La visita del Papa a Pavia non poteva non prevedere una sosta nella sua Università, uno dei più antichi e illustri Atenei italiani, dove sono passati docenti e studenti di notevole statura spirituale. Due i poli co-essenziali di ogni università, ha affermato subito Benedetto XVI, la centralità della persona e la dimensione comunitaria per superare la frammentazione specialistica delle discipline. Poi l’impegno della ricerca scientifica ad aprirsi alla domanda esistenziale di senso per la vita stessa della persona. Un’attenzione che, riconosce il Papa, è ben presente nell’azione pastorale della Chiesa pavese in ambito culturale, grazie ai suoi collegi, e anche all’opera delle parrocchie e dei movimenti ecclesiali, in particolare del Centro Universitario Diocesano e della F.U.C.I. “Vorrei cogliere questa occasione - ha continuato il Papa - per invitare gli studenti e i docenti a non sentirsi soltanto oggetto di attenzione pastorale, ma a partecipare attivamente e ad offrire il loro contributo al progetto culturale di ispirazione cristiana che la Chiesa promuove in Italia e in Europa”:

 

“Incontrandovi, cari amici, viene spontaneo pensare a sant’Agostino, co-patrono di questa Università insieme a santa Caterina d’Alessandria. Il percorso esistenziale e intellettuale di Agostino sta a testimoniare la feconda interazione tra fede e cultura. Sant’Agostino è un uomo con un instancabile desiderio di trovare la verità … Così la fede in Cristo … lo ha ulteriormente spinto a cercare le profondità dell’essere uomo… La fede di Cristo ha dato compimento alla ricerca di Agostino, ma compimento nel senso che è rimasto sempre in cammino, anzi egli dice: anche nell’eternità la nostra ricerca non sarà finita. Sarà un’avventura eterna per scoprire sempre nuove grandezze e bellezze".

 

Invoco, pertanto, l’intercessione di sant’Agostino, ha concluso, affinché l’Università di Pavia si distingua sempre per una speciale attenzione alla persona, per un’accentuata dimensione comunitaria nella ricerca scientifica e per un fecondo dialogo tra la fede e la cultura.

 

Da Pavia, Adriana Masotti, Radio Vaticana.

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Grande l’entusiasmo, soprattutto dei più piccoli, che ha accompagnato Benedetto XVI tanto a Vigevano quanto a Pavia. La nostra inviata, Adriana Masotti, ha raccolto le voci di alcuni bambini della diocesi pavese:

 

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R. – Tanta emozione! Non speravo che sarebbe venuto qua, vicino a noi.

 

D. – Lo avete atteso a lungo?

 

R. – Sì, dall’una e mezzo.

 

R. – Però i poliziotti dicevano che sarebbe entrato subito in macchina quindi non ce lo aspettavamo che sarebbe venuto lì davanti.

 

D. – Quindi dall’una e mezzo fino alla sera?

 

R. – Fino alle sei.

 

R. – E’ stata una grande emozione anche per me, che era la prima volta che lo vedevo proprio da vicino, così, e solo guardarlo è stata una grande emozione.

 

R. – E’ stato bello vedere il Papa e mi ha fatto tanto commuovere. L’ho salutato da vicino e mi ha sorriso.

 

D. – Lui ha salutato e ha detto che vuole molto bene ai bambini...

 

R. – Sì, l’ha detto e sono stato anche molto felice che l’ha detto.

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In questa visita pastorale in Lombardia, Benedetto XVI ha mostrato, ancora una volta, tutto il suo amore per Sant’Agostino. Ecco la testimonianza di padre Pietro Bellini, Priore della Provincia Agostiniana d'Italia, raccolta da Alessandro Gisotti:

 

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R. – Mi ha fatto particolarmente piacere che il Santo Padre abbia introdotto la sua omelia ai Vespri, qui nella Chiesa di San Pietro in Ciel d’Oro, con la frase: “Sono venuto pellegrino”. Il Santo Padre viene pellegrino alla tomba di Sant’Agostino, come per dare una seconda ispirazione alla sua fede e al suo Magistero.

 

D. – Il Papa nella Messa a Pavia ha messo l’accento sull’attualità del cammino di conversione di Sant’Agostino. Si è visto ancora una volta l’amore di Papa Benedetto per il vescovo di Ippona …

 

R – Sì, senz’altro. Lui lo ha detto in modo molto esplicito: “Io debbo tutto a Sant’Agostino, non solo come teologo e come pastore, ma anche come uomo e come sacerdote”. Io credo che quando il Santo Padre ha parlato della conversione, delle tre tappe della conversione di Agostino, facesse riferimento anche a se stesso. Queste tre tappe sono riassumibili in queste poche parole: nella prima tappa Sant’Agostino ha scoperto Dio in se stesso. Nella seconda tappa, ha scoperto che questa conversione di Agostino significava rinunciare anche a quello che era il suo progetto di vita, che era un progetto di contemplazione per diventare sacerdote, per dedicarsi agli altri. Terza tappa: ritenere che chi è nella Chiesa ha ancora bisogno del perdono e della misericordia del Signore. Io credo che il Santo Padre si riconosca in modo particolare nella seconda fase della conversione, quando anche lui sembra dire: “Sono diventato Papa, ma avrei preferito fare altre cose”. Quindi, rinuncia al suo progetto di vita per accettare il progetto che Dio ha nei suoi confronti.

 

D. – C’è un aneddoto personale che può raccontarci di questa visita del Papa?

 

R. – Quando l’ho accolto, quando è venuto a San Pietro in Ciel d’Oro, prima di entrare in Basilica, il Santo Padre ha benedetto la prima pietra nel cortile interno del centro culturale agostiniano che abbiamo intitolato a Benedetto XVI. Appena è entrato ho visto che era molto stanco, perché veniva dall’Università e quindi era un po’ provato. Poi poco a poco, nella Basilica, parlando di Sant’Agostino, è diventato sorridente, sprizzava gioia dagli occhi. E quando alla fine è uscito dalla Basilica per tornare in Vaticano si è soffermato in maniera meravigliosa a benedire i bambini, che ha incontrato nella piazza antistante alla Chiesa. Lì ho visto veramente una trasformazione del Santo Padre, che si sentiva veramente contento, veramente gioioso di aver fatto questa visita a Pavia e al Santo Padre Agostino.

 

D. – Il Papa si sentiva a casa…

 

R. – Sì, veramente si sentiva a casa. Tanto che quando è uscito dalla Basilica, proprio sulla soglia della Basilica, si è voltato indietro e ha salutato tutti quanti – la chiesa era gremita – dicendo: “Arrivederci”. Quindi, veramente si sentiva a casa.

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Il Papa riceve la presidenza della Conferenza episcopale del Venezuela

 

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina il presidente della Conferenza episcopale venezuelana, mons. Ubaldo Ramón Santana Sequera, arcivescovo di Maracaibo, i vice-presidenti mons. Roberto Lückert León, arcivescovo di Coro, e il cardinale Jorge Liberato Urosa Savino, arcivescovo di Caracas, Santiago de Venezuela, e il segretario generale, mons. Ramón José Viloria Pinzón, vescovo di Puerto Cabello.

 

 

Lettera del Papa ad Angela Merkel: i Paesi ricchi mantengano

 le promesse sulla lotta alla povertà nel mondo

 

L’obiettivo di eliminare l’estrema povertà entro il 2015 è uno dei più importanti compiti del nostro tempo. E’ quanto scrive il Papa in una lettera inviata al cancelliere tedesco Angela Merkel in vista del prossimo Vertice del G8, il Gruppo dei 7 Paesi più industrializzati più la Federazione russa, che si terrà dal 6 all’8 giugno ad Heiligendamm, sulla costa baltica della Germania. La lettera porta la data del 16 dicembre 2006 ed è stata scritta in occasione dell’inizio della presidenza tedesca dell’Unione Europea e del G8. Angela Merkel, il 2 febbraio successivo, inviava una lettera di risposta al Santo Padre. Oggi l’Osservatore Romano pubblica questo importante carteggio. Ce ne parla Sergio Centofanti.

 

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Con la sua lettera Benedetto XVI manifesta l’apprezzamento e l’incoraggiamento della Chiesa Cattolica per l’intenzione espressa dal governo tedesco, e condivisa dagli altri membri del G8, di mantenere il tema della povertà al centro del prossimo Vertice di Heiligendamm, con particolare attenzione agli aiuti all’Africa. 

 

Il Papa ricorda come la Germania condivida “la preoccupazione della Santa Sede per la incapacità dei Paesi ricchi di offrire ai Paesi più poveri, in particolare a quelli dell'Africa, adeguate condizioni  finanziarie e  commerciali che renderebbero possibile la promozione di un loro  sviluppo duraturo”. Senza dimenticare che “i Governi dei Paesi più poveri hanno, da parte loro, la responsabilità della good governance e dell'eliminazione della povertà, che però in ciò è irrinunciabile un'attiva collaborazione da parte dei partner internazionali. Qui non si tratta – scrive il Papa -  di un compito straordinario o di concessioni che potrebbero essere rimandate a causa di pressanti interessi nazionali. Esiste piuttosto un dovere morale grave e incondizionato, basato sulla comune appartenenza alla famiglia umana  così come sulla comune dignità e destino dei Paesi poveri e dei Paesi ricchi che, mediante il processo di globalizzazione, si sviluppano in modo sempre più strettamente interconnesso. Per i Paesi poveri – continua il Papa - bisognerebbe creare e garantire, in modo affidabile e duraturo, condizioni commerciali favorevoli che, soprattutto, includano un accesso  ampio e senza riserve ai mercati”. Per Benedetto XVI occorre prendere “provvedimenti per una rapida cancellazione completa ed incondizionata del debito estero dei Paesi poveri fortemente indebitati (heavily indebted poor countries - HIPC) e dei Paesi meno sviluppati (least developed countries - LDC)”. Nello stesso tempo “vanno prese misure affinché questi Paesi non finiscano di nuovo in una situazione di debito insostenibile. Inoltre, i Paesi industrializzati devono essere consapevoli degli impegni che hanno assunto nell'ambito degli aiuti allo sviluppo e assolverli pienamente. Occorrono poi – scrve ancora il Papa nella sua lettera al cancelliere tedesco - ampi investimenti nel campo della ricerca e dello sviluppo di farmaci per il trattamento dell'AIDS, della tubercolosi, della malaria e di altre malattie tropicali”. E in quest'ottica esorta i Paesi industrializzati ad affrontare “l'urgente compito scientifico di creare finalmente un vaccino contro la malaria” e a “mettere a disposizione tecnologie mediche e farmaceutiche come pure conoscenze derivate dall'esperienza nel campo dell'igiene, senza per questo avanzare richieste giuridiche o economiche”. Benedetto XVI afferma quindi con forza che “la comunità internazionale deve continuare ad adoperarsi per una riduzione significativa del commercio di armi sia legale sia illegale, del traffico illegale di preziose materie prime e della fuga di capitali dai Paesi poveri e deve impegnarsi  per l'eliminazione tanto di pratiche di riciclaggio di denaro sporco quanto della corruzione di funzionari nei Paesi poveri”. Si tratta di sfide che vanno affrontate da tutti gli Stati membri della comunità internazionale – sottolinea il Papa - ma “il G8 e l'Unione Europea dovrebbero svolgere un ruolo-guida in proposito”.  Benedetto XVI ricorda infine che "appartenenti a diverse religioni e culture di tutto il mondo sono convinti che il raggiungimento dell'obiettivo di eliminare l'estrema povertà entro il 2015 sia uno dei più importanti compiti del nostro tempo” e “condividono, inoltre, la convinzione che questo traguardo sia legato indissolubilmente alla pace e alla sicurezza nel mondo”. Nella sua risposta Angela Merkel, ringraziando il Pontefice per la sua lettera, lo assicura che queste tematiche saranno affrontate sia dall’Unione Europea che nell’ambito del prossimo G8 con l’auspicio che attraverso una globalizzazione “più equa” si possa “giungere a più giustizia e pace” nel mondo.

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Su questa corrispondenza epistolare tra Benedetto XVI e il cancelliere tedesco Angela Merkel ascoltiamo il commento del nostro direttore generale padre Federico Lombardi:

 

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La corrispondenza fra il Papa Benedetto XVI e la Dott.ssa Merkel, Cancelliere della Repubblica Federale tedesca e attualmente Presidente dell’Unione Europea e del G8, è un fatto importante. Le necessità urgenti e spesso drammatiche dei Paesi più poveri e in particolare dell’Africa vengono riproposte al centro dell’attenzione internazionale. Questa intenzione era stata già manifestata con apprezzabile decisione dalla Presidenza inglese dell’Unione Europea ed è stata prontamente ripresa da quella tedesca, e la Chiesa cattolica si affretta a manifestare il suo apprezzamento e il suo sostegno in modo esplicito e motivato.

 

Il Papa richiama i grandi temi della visione della Chiesa sulla lotta alla povertà e sulla instaurazione di una maggiore giustizia nei rapporti fra i popoli nel contesto dell’attuale processo di globalizzazione, come pure le principali vie concrete per raggiungere questi obiettivi: dal campo del commercio, della cancellazione del debito estero e dell’impegno per gli aiuti allo sviluppo, a quello della sanità, fino alla lotta al commercio delle armi.

 

Due osservazioni. Anzitutto di “metodo”: la lettera del Papa non ha nulla di astratto e di moralistico. Il Papa sa che vi è una faticosa, difficile e altissima responsabilità da esercitare nel campo politico ed economico, e appoggia chiaramente con la sua autorità morale e con le possibilità concrete di collaborazione della Chiesa cattolica, ogni progetto concreto e ogni sforzo per esercitarla con nobili intenti per il bene comune della famiglia umana. La risposta della Signora Merkel non è da meno, ponendosi allo stesso alto livello. E’ un ottimo esempio di corretto rapporto fra autorità politica e spirituale. Un segnale di speranza verso un mondo più equo. Poi di ampiezza di orizzonte. Il Papa manifesta la sua preoccupazione viva per i Paesi più poveri e per l’Africa in particolare. E’ una preoccupazione anche questa in piena continuità con quelle dei suoi predecessori. Non è vero che egli sia “eurocentrico”, come qualcuno sostiene. Fra poco si recherà nell’America Latina. Quando parla all’Europa, il Papa pensa a un’Europa aperta al mondo nella giustizia e nella solidarietà, per la costruzione di un mondo rispettoso della dignità di ogni persona umana.

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Il ruolo della pastorale negli aeroporti nella lotta religiosa e culturale

al terrorismo: se ne parla al XIII Seminario dei cappellani cattolici

 

Il terrorismo va combattuto, oltre che con il rafforzamento delle misure di sicurezza, con una prevenzione basata sul dialogo tra culture, società e religioni. E’ l’assunto che emerge dall’intervento tenuto questa mattina dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli itineranti, in apertura del XIII Seminario mondiale dei cappellani cattolici e membri delle cappellanie dell’aviazione civile. In programma fino a giovedì prossimo, il Seminario si interroga sul valore specifico del dialogo fra la varie cappellanie d’aeroporto come risposta al fenomeno della violenza terroristica. Il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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“L’odio genera odio; il sangue vuole il sangue; la vendetta la vendetta (…)”, contro i quali vogliamo lanciare “i nostri sentimenti che vogliono essere quelli della fraternità, quelli della pace, quelli dell’amore in un mondo che resta così disturbato da questa scena di violenza e di sangue”. Hanno 35 anni ma purtroppo non li dimostrano. Il dilagare degli eccidi terroristici non hanno permesso a queste parole di Paolo VI di rimanere a commento di un momento storico poi superato da scenari migliori. Con quelle parole Papa Montini condannò la strage degli atleti israeliani da parte dei guerriglieri palestinesi durante le Olimpiadi di Monaco 1972, quando la crudele brutalità del terrorismo cercò e ottenne una prima enfasi mondiale. E con parole simili, i Pontefici del Novecento e del Duemila sono stati costretti a condannare altre  stragi, diverse per obiettivo, simili nella loro “filosofia” di fondo: colpire il nemico uccidendo degli innocenti. Il cardinale Renato Martino ha fatto un ampio repertorio di quanto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI deplorarono in più occasioni quando la cronaca impose all’attenzione internazionale le immagini di morte del terrorismo. “Il riscorso al terrore come strategia politica ed economica” è “un vero crimine contro l’umanità. E’ necessario perciò combatterlo” ed “è un diritto difenderci contro di esso”, ha affermato con decisione il presidente del Pontiticio Consiglio per la Pastorale dei Migranti davanti alla platea dei cappellani aeroportuali. C’è però un orizzonte più ampio della sola azione legale e di polizia entro il quale orchestrare la risposta all’eversione terroristica. Essa, ha osservato il cardinale Martino, è una “manifestazione ‘culturale’ nel senso che, in effetti” il terrorismo “è anti-cultura e anti-civiltà. Ha una percezione perversa della realtà, soffre di complessi xenofobici, disprezza l’altro e abusa in maniera cinica della religione”. Dunque, ha argomentato il porporato, si combatte il terrorismo anche con “strumenti culturali” e “alternative non-violente”. Da parte loro, ha concluso, le grandi religioni - ricercando il dialogo e il rispetto - possono “collaborare tra loro per eliminare le cause sociali e culturali del terrorismo, insegnando la grandezza e la dignità della persona e diffondendo una maggiore consapevolezza dell’unità del genere umano”, laddove il terrorismo preferisce la divisione e il conflitto.

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Come la storia degli ultimi trent’anni ha drammaticamente insegnato, aerei e aeroporti sono luoghi particolarmente “sensibili” in chiave di lotta al terrorismo. Di conseguenza, rilevante e specifica è anche la pastorale dei sacerdoti che assistono chi, negli scali, lavora o transita. E proprio dai cappellani degli aeroporti è arrivata l’indicazione ad approfondire il fenomeno del terrorismo, come spiega il segretario del dicastero dei Migranti, l’arcivescovo Agostino Marchetto, intervistato da Giovanni Peduto:

 

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R. – Il Seminario è stato suggerito dai cappellani stessi. Veda, alcuni atti e minacce terroristici hanno coinvolto aerei e aeroporti, proprio dove i nostri cappellani svolgono la loro missione. Giorno dopo giorno sono in contatto con le persone che lavorano negli aeroporti e passano per gli aeroporti e perciò sono a conoscenza di sensi di paura e insicurezza che esse sperimentano, e con ragione. Noi, però, vogliamo che vinca non la paura, l’odio e la violenza, ma la certezza che il male non ha l’ultima parola nelle vicende umane. Crediamo cioè nella sollecitudine misericordiosa di Dio che sa toccare anche i cuori più induriti, e soprattutto, che sa trarre sempre il bene anche dal male. Difatti più che mai è vivo ora il senso della solidarietà e anche il beneficio della cooperazione internazionale. A questo proposito, l’arcivescovo Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, ci aiuterà con alcune riflessioni filosofiche e teologiche sul problema del male.

 

D. - Come intendete trattare l’argomento del Seminario?

 

R. - Noi vogliamo prendere in considerazione tre aspetti. Il primo concerne il diritto di difenderci dal terrorismo.  Però dobbiamo fare di tutto per contrastarlo in modo “altro” – ed è il secondo punto. Efficace a questo proposito è il dialogo, in maniera particolare tra le religioni. Il terzo aspetto sottolinea che dobbiamo agire concretamente sul terreno dove svolgiamo la nostra missione pastorale. Perciò abbiamo invitato due rappresentanti, uno delle Nazione Unite e uno dell’Associazione Internazionale del Trasporto Aereo (IATA), perché ci illustrano le loro strategie per contrastare il terrorismo proprio negli aeroporti e sugli aerei, affinché possiamo aiutare le persone coinvolte a cooperare e a dare loro il necessario sostegno pastorale. Ovviamente vogliamo assicurarci che i diritti umani di tutti siano rispettati, anche nelle strategie di contro-terrorismo. Per poterlo e saperlo contrastare con il dialogo, abbiamo chiesto consiglio al presidente del Dicastero per il Dialogo Inter-religioso, il cardinale Paul Poupard, e al segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, l’arcivescovo Brian Farrell. Infine, abbiamo proposto ai nostri cappellani degli aeroporti di Newark (USA) e di Heathrow (Londra) di condividere con noi le loro esperienze pastorali rispettivamente durante l’attacco alle Torri Gemelle ed altri obiettivi strategici, e durante la scoperta di un piano di attentato all’aeroporto di Heathrow. Sono situazioni concrete da cui si possono trarre lezioni su come affrontare reali condizioni di paura e di violenza con la certezza che il bene tutto vince.

 

D. - In che cosa consiste la pastorale dell’Aviazione Civile?

R. - E’ una pastorale di presenza, annuncio e celebrazione, nonché di consolazione verso chi si trova negli aeroporti e sugli aerei, dove è impiegato un elevato numero di persone le quali, per la natura e gli orari del loro lavoro, non riescono ad avere la pastorale ordinaria offerta dalle loro parrocchie. La Chiesa dunque viene loro incontro e vive con loro la loro realtà quotidiana. Essa si rivolge anche a coloro che sono detenuti nei centri di accoglienza negli aeroporti per chi è privo di documenti adeguati o ai senza tetto che si rifugiano negli aeroporti. La missione si svolge grazie all’opera dei cappellani e degli operatori pastorali presso la popolazione aeroportuale, per essere lì cuore e braccia della Chiesa, anche semplicemente con la loro presenza e il loro ascolto. Sono importanti punti di riferimento in momenti di emergenza, come durante gli attacchi terroristici. Dove è possibile, si cerca di istituire una cappella, preferibilmente con la presenza eucaristica, o almeno un luogo di preghiera, dove tutti possono sostare in silenzio, al di là del rumore e della fretta che caratterizzano un aeroporto. In circa 150 aeroporti del mondo c’è una cappella o un luogo di preghiera. I cappellani cattolici sono circa 115 con 50 operatori pastorali, tra diaconi e laici. I diaconi stanno entrando molto in questo ministero.

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Seminario sui cambiamenti climatici in Vaticano il 26 e 27 aprile

 

Ha destato preoccupazione nell’opinione pubblica mondiale il grido d’allarme ecologico lanciato nei giorni scorsi dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, in base ad un Rapporto di esperti ambientalisti. A loro giudizio il surriscaldamento globale del pianeta non solo imporrebbe drastiche misure correttive a protezione dell’ambiente naturale, ma rappresenterebbe anche una seria minaccia destabilizzante a livello internazionale. D’altra parte, lo sviluppo dei Paesi arretrati, oltre a costituire un’imprescindibile esigenza di giustizia sociale, è “il nuovo nome della pace” secondo la nota espressione della Populorum Progressio di Paolo VI.

 

Quale allora il rapporto tra cambiamenti climatici e sviluppo, quale l’impatto economico, sociale, energetico di tali mutamenti, quali le responsabilità che ne derivano ai vari livelli, nazionali e internazionali? A questi interrogativi vuole tentare di rispondere un Seminario internazionale di studio promosso in Vaticano dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace presso la sua sede a Palazzo San Calisto, il 26 e 27 aprile prossimo, con la partecipazione di eminenti personalità ed esperti in campo scientifico, economico, politico e pastorale. L’assise si articolerà in quattro sessioni, a cominciare da un approfondito approccio di rilevazione della realtà e delle cause dei cambiamenti climatici oggi, con relazioni – tra gli altri –  dell’ambasciatore francese per l’Ambiente, Laurent Stafanini, del fisico italiano prof. Antonino Zichichi, rappresentante della Federazione Mondiale degli Scienziati, e del ministro britannico per l’Ambiente, l’Alimentazione e gli Affari Rurali, David Miliband, il quale presenterà la strategia britannica sui cambiamenti climatici, rispondendo dopo l’intervento alle domande dei giornalisti. Seguirà, sempre il primo giorno del Seminario, la sessione specifica su: “Cambiamenti climatici e sviluppo”, con contributi - tra gli altri – del prof. Craig Idso, presidente del Centro statunitense di Studio sull’Anidride Carbonica e i Cambiamenti Globali, e del prof. Claudio Rafanelli del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Roma.

 

Il 27 aprile, si avrà al mattino la sessione su: “Cambiamenti climatici e responsabilità politiche”, con la partecipazione - tra gli altri -  di esponenti del governo argentino e di quello polacco, e nel pomeriggio  l’ultima sessione su: Cambiamenti climatici e compiti pastorali”, con interventi di vari presuli cattolici di Germania, Inghilterra e Australia e anche di un qualificato esponente del Consiglio Mondiale delle Chiese. I lavori del Seminario, che saranno introdotti e conclusi dal presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato Martino, si svolgeranno a porte chiuse, ma i giornalisti che ne avranno fatto richiesta potranno intervistare gli esperti durante le pause di intervallo a metà mattina e metà pomeriggio. (A cura di Paolo Scappucci).

 

 

Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

Servizio vaticano - La visita pastorale di Benedetto XVI a Vigevano e a Pavia.

La Lettera del Papa al cancelliere tedesco Angela Merkel, in merito al prossimo Vertice del G8. 

 

Servizio estero - In evidenza la Francia: presidenziali, vanno al ballottaggio Sarkozy e la Royal.

 

Servizio culturale - Un articolo di Mario Spinelli dal titolo "La Via Francigena, un cammino di pellegrinaggio che attende ancora di essere individuato con precisione": un convegno alla Pontificia Università Gregoriana ha posto l'accento sullo sviluppo della parte meridionale del percorso.

 

Servizio italiano - Politica; Partito democratico: si ridisegnano le alleanze. 

 

 

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

23 aprile 2007

 

In Francia accedono al ballottaggio per le presidenziali

il neogollista Nicholas Sarkozy e la socialista Segolène Royal

 

In Francia sono stati resi noti i risultati delle presidenziali di ieri: il candidato neogollista, Nicolas Sarkozy, ha conquistato il 31,18 per cento delle preferenze. La socialista, Ségolène Royal, ha ottenuto invece il 25,87 per cento dei voti. Il ballottaggio tra i due aspiranti capi di Stato si terrà il prossimo 6 maggio. A questo punto, la partita si gioca sul fronte delle alleanze: conteranno, infatti, i voti degli elettori dei due candidati rimasti fuori: Bayrou e Le Pen. Da Parigi, ci riferisce Francesca Pierantozzi:

 

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Per la prima volta nella storia di Francia, una donna potrebbe diventare presidente della Repubblica. La socialista Ségolène Royal ha infatti superato il primo turno delle presidenziali, ottenendo il 25 per cento dei voti. Con circa il 30 per cento è arrivato al primo posto il neogollista Nicolas Sarkozy. Ma, intanto, c’è già un record: è il tasso di partecipazione. L’affluenza alle urne ha infatti sfiorato l’85 per cento. E’ la più alta nella storia delle presidenziali della Quinta Repubblica. Distanziati gli altri due candidati che aspiravano ad arrivare al ballottaggio, il centrista François Bayrou ha ottenuto il 18 per cento dei voti e diventa ora l’arbitro della sfida tra destra e sinistra. Decisivi saranno, infatti, ora i voti del suo elettorato. Perde voti l’estrema destra del leader del Fronte Nazionale, Jean-Marie Le Pen, che si ferma all’11 per cento, 6 punti in meno rispetto al 2002. La campagna per il secondo turno è già cominciata: Sarkozy ha rivolto un appello a tutti i francesi, dicendo di voler realizzare un nuovo sogno francese e di voler proteggere la Francia. Un appello all’unione anche da Ségolène Royal che ha invitato gli elettori a ritrovarsi su un progetto che non è basato sulle paure. La Royal è sfavorita dai sondaggi: l’ultimo ieri sera la dà sconfitta da Sarkozy con il 46 per cento dei voti, contro il 54.

 

Francesca Pierantozzi, da Parigi, per la Radio Vaticana.

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Sul ballottaggio del 6 maggio ascoltiamo il commento di Domenico Quirico, corrispondente da Parigi del quotidiano La Stampa, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. – Il nodo centrale del secondo turno è ovviamente come sceglierà l’elettorato di Bayrou, quel consistente 20 per cento che al primo turno ha rifiutato di allinearsi attorno allo schieramento tradizionale, che è rappresentato a sinistra e a destra rispettivamente da Royal e da Sarkozy. Un elettorato che Bayrou assolutamente non controlla, perché lo ha scelto come strumento per cercare di spezzare quel dualismo così soffocante che ha portato la Francia ad essere tra i Paesi più “immobili” d’Europa. Ma questo tentativo non è riuscito: la Francia non vuole cambiare, vuole continuare ad essere quello che è.

 

D. – E’ ancora presto per tracciare un quadro delle alleanze?

 

R. – Credo che conteranno gli inviti a votare per questo o quel candidato, ammesso che ci siano, perché in fondo credo che Bayrou conservi una forte tentazione a cercare di mettere insieme questo terzo partito. Tutto dipenderà poi da come si svolgerà il confronto nelle prossime due settimane, dal duello televisivo che è previsto per il 2 maggio, dalle strategie e dai temi che i due candidati sceglieranno.

 

D. – A proposito dei temi che Sarkozy e Royal affronteranno, possiamo già inquadrare degli argomenti?

 

R. – Sarkozy punterà sull’elemento di una Francia stanca dell’egualitarismo, che chiede più vivacità e meno tasse, che non vuole servizi pubblici gratuiti per i disoccupati, ma che vuole che lo Stato aiuti sostanzialmente quelli che hanno delle idee, che producono di più. Dall’altra parte, l’elemento del “pericolo Sarkozy” sarà quello su cui insisteranno moltissimo il partito socialista e Ségolène Royal.

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Le Brigidine ricordano la Beata Maria Elisabetta Hesselblad,

fondatrice dell'Ordine, a 50 anni dalla sua morte

 

L’Ordine del SS.mo Salvatore (di Santa Brigida), a 50 dalla morte della Fondatrice, la Beata Maria Elisabetta Hesselblad, tiene un Convegno a Roma, presso il Salesianum alla Pisana, da oggi al 27 aprile, per approfondire il carisma brigidino alla luce dei tempi nuovi. Nata nel 1870 a Fåglavik, in Svezia, da famiglia luterana, Elisabetta Hesselblad emigrò a 18 anni negli Stati Uniti in cerca di lavoro per aiutare la numerosa famiglia.

 

Convertitasi al cattolicesimo nel corso di un suo viaggio in Europa, e precisamente a Bruxelles, in Belgio, venne a Roma dove a 36 anni vestì l’abito delle Brigidine e qui fondò nel 1911 l’Ordine del SS.mo Salvatore di Santa Brigida, che si stava estinguendo, nella stessa casa in Piazza Farnese dove Santa Brigida era vissuta per 19 anni ed era morta nel 1373. In effetti, pur prendendo la spiritualità di Santa Brigida, Madre Elisabetta apportò delle innovazioni sostanziali rispetto all’antico Ordine brigidino, e cioè tolse la clausura papale per incontrare più facilmente i non cattolici, diede espressione al suo carisma di preghiera e lavoro per l'unità dei cristiani dopo la Riforma del 1500, diede centralità al Governo con la Casa generalizia a Roma e con una Madre Abbadessa Generale per tutte le Case.

 

Da allora lavorò indefessamente per la rifioritura dell’Ordine anzitutto in Svezia e poi in Inghilterra e Svizzera. Si recò anche in India dove aprì una casa nel 1937. Durante gli anni della guerra 1939-45 è impegnata a Roma in un eroico lavoro di carità verso gli ebrei perseguitati e verso chiunque altro avesse avuto bisogno di rifugio e di soccorso. Morì a Roma nel 1957 in concetto di santità nella Casa di Santa Brigida, mentre si apriva l’ultima casa da lei ideata, negli Stati Uniti d’America. Oggi l’Ordine Brigidino fondato dalla Beata Elisabetta Hesselblad è presente in Europa, in Asia e nelle Americhe, complessivamente in 18 Paesi, e conta circa 650 Religiose in 51 Case. Giovanni Peduto ha chiesto a madre Tekla Famiglietti, abbadessa generale dell’Ordine, quale fosse la spiritualità della Beata Elisabetta Hesselblad:

 

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R. - La caratteristica della sua spiritualità può essere sintetizzata in questi punti: Ella ripropone lo spirito brigidino per la nostra epoca attraverso una Nuova Fondazione innestata nell’antico Ordine del SS. Salvatore di Santa Brigida. Recupera la dimensione contemplativa, fondata sulla spiritualità cristo­centrica, specialmente nella meditazione dei misteri della Passione e nell’Adorazione al SS. Sacramento. Recupera la dimensione mariana: Maria, vera Abbadessa dell'Ordine e Madre esemplare di ogni virtù. Diffonde l'antico spirito di accoglienza, con le case aperte a tutti i pellegrini, specialmente a quelli dei Paesi scandinavi. Propone, con l'ansia missionaria ed ecumenica, lo stesso spirito di Santa Brigida, che lottò per  l'unità del Corpo Mistico.

 

D. - Ci può raccontare un episodio significativo della sua vita?

 

R. - Penso sia molto significativo l’episodio verificatosi all’epoca della sua conversione al cattolicesimo, quando durante la processione del Corpus Domini a Bruxelles, mentre stava per passare il vescovo che sorreggeva l’ostensorio, lei pensò tra sé: “Davanti a Te, Signore, mi inginocchio, non qui”. Ma in quel momento, la sua anima che fino ad allora era turbata fu improvvisamente ricolma di dolcezza e una voce che sembrava venire nello stesso tempo dal di fuori e dall’interno del suo cuore, disse: “Io sono quello che tu cerchi”. Cadde in ginocchio e sui gradini di quella cattedrale fece la sua prima adorazione alla presenza del nostro divino Signore nel SS. Sacramento.

 

D. - Quale eredità ha lasciato alle Brigidine Madre Elisabetta Hesselblad?

 

R. - L’eredità della causa ecumenica da perseguire tramite due vie: quella della preghiera e quella della Croce, ecumenismo spirituale ed ecumenismo attivo. Il suo ecumenismo si concentrava nella sua vita vissuta con rispetto, amore, solidarietà con i cristiani non cattolici. Era convinta dell’urgenza del problema ecumenico e attraverso le Costituzioni, chiama le figlie del suo Ordine a dedicarsi in modo permanente alla causa ecumenica. Le chiama però anche a un ecumenismo attivo da esprimere tramite l’accoglienza vissuta con stile ecumenico e carità ecumenica. Elle ne diede l’esempio soprattutto negli anni della guerra, quando diede rifugio e protezione a diversi ebrei e a perseguitati politici, rischiando la sua stessa vita e quella delle consorelle.

 

D. - Cosa possono imitare i laici della vita di questa Beata?

 

R. - Della sua vita i laici possono imitare la solidità della fede e la ricchezza della sua interiorità, la sconfinata speranza in Dio e nella sua Provvidenza, soprattutto nell’ora della prova e della solitudine. Ella antepose la volontà di Dio alla propria, il bene del prossimo alla propria utilità. I laici possono imitare la sua partecipazione attiva alla vita del Corpo mistico di Cristo, la sua cooperazione alla diffusione della fede e all’unità dei cristiani. Come lei tutti debbono poter custodire il dono della fede con sentimenti di umile gratitudine al Signore.

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Si celebra oggi la Giornata Mondiale del Libro

 

“La diversità culturale” è il tema dell’odierna “Giornata Mondiale del Libro e dei Diritti d’Autore” promossa dall’UNESCO. L’iniziativa, giunta alla dodicesima edizione, rappresenta un’occasione di riflessione sul mondo della lettura: mira a combattere l’analfabetismo e a promuovere l’integrazione culturale fra i popoli. Massimiliano Rossi ha raccolto il commento di Giovanni Puglisi, presidente del Comitato Nazionale Italiano-UNESCO:

 

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R. - Intorno al libro gira la memoria del mondo perché il libro è tutto ciò che consolida l’intelligenza dell’uomo affidandolo ai posteri, alle future generazioni nella sua parte migliore perché il libro è il momento in cui l’intelligenza diventa realtà e l’imponderabile della cultura diventa visibile.

 

D. – Quest’anno il tema è la diversità culturale e mettete l’accento sull’integrazione. Perché?

 

R. – L’incontro tra le civiltà, le culture e i popoli, oggi è molto conclamato in termini retorici. Purtroppo i drammi che viviamo ci dimostrano che c’è ancora bisogno di tanta strada. Lo scambio dei libri, e la conoscenza dei popoli e delle culture attraverso il libro, può aiutare questa integrazione.

 

D. – Parlate di alfabetizzazione ma in molti Paesi del mondo è ancora difficile trovare un libro...

 

R. – Il problema dell’analfabetismo è un problema serio nel mondo. Il rapporto dell’UNESCO dimostra che oggi la gran parte dell’umanità è ancora lontana dal colmare, non dico il "digital divide" ma "l’alphabetical divide". Io mi auguro che giornate come questa ispirino chi governa in tutti i Paesi del mondo a considerare più importante spendere un euro, un dollaro, una rupia, uno yuan, un rublo per un libro piuttosto che per un fucile o per una pallottola.

 

D. – Nei cosiddetti Paesi industrializzati però, nei giovani sembra diminuire l’interesse per i libri...

 

R. – Nel percepire l’importanza del libro ne hanno poca colpa; la colpa è dei meno giovani, dei più grandi che non sono riusciti a far comprendere l’importanza del libro, ad inculcarne il valore, il significato e il ruolo ai giovani.

 

D. – Ma nella società dell’immagine e di internet che posto occupa ancora il libro?

 

R. – Da oggi la dimensione multimediale è una dimensione capillare, penetrante che pervade la vita di tutti noi; però la cultura che arriva attraverso internet è una cultura d’assalto, è una cultura certificata. Le nozioni, i saperi, che arrivano attraverso internet ti danno sicuramente lo stimolo al primo approccio però se poi vuoi approfondire, vuoi radicarti in quelle nozioni, in quei saperi, in quella cultura, devi per forza e necessariamente misurarti con il libro.

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CHIESA E SOCIETA’

23 aprile 2007

 

Proteggete e difendete il diritto alla vita di ogni essere umano

dal primo istante del suo concepimento:

così il Papa ai vescovi messicani riuniti in assemblea

 

“In questo periodo pasquale, con la resurrezione di Cristo stiamo celebrando il trionfo della vita. Questo grande dono ci esorta a proteggere e a difendere con ferma decisione il diritto alla vita di ogni essere umano dal primo istante del suo concepimento, di fronte a qualsiasi manifestazione della cultura della morte”. Così il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, nel telegramma inviato a nome del Santo Padre ai vescovi del Messico riuniti per la LXXXIII Assemblea plenaria. Di fronte alla votazione sulla depenalizzazione dell’aborto che domani impegnerà l’Assemblea legislativa del Distretto federale, il presidente della Conferenza episcopale messicana (CEM), mons. Carlos Aguiar Retes, vescovo di Texcoco, ha reso pubblico il messaggio di Benedetto XVI. “Il Papa si unisce alla Chiesa in Messico e a tante persone di buona volontà, preoccupate di fronte a un disegno di legge, del Distretto federale, che minaccia la vita del bambino non nato”, scrive il cardinale Bertone mentre la Chiesa messicana ha espresso preoccupazione sulle questioni che toccano la vita umana. I vescovi messicani hanno ribadito che “obbligo primario dello Stato” è “difendere il diritto naturale di ogni essere umano alla vita e alla sua integrità, dal concepimento fino alla morte, e che “se una legge positiva priva una categoria di esseri umani della protezione dell’ordinamento civile, è lo Stato stesso che nega l’uguaglianza davanti alla legge”. Citando l’enciclica “Evangelium vitae” di Giovanni Paolo II i vescovi hanno voluto ricordare che “nessuna circostanza, nessuna finalità, nessuna legge al mondo potrà mai rendere lecito un atto che è intrinsecamente illecito, perché contrario alla Legge di Dio, scritta nel cuore di ogni uomo, riconoscibile dalla ragione stessa, e proclamata dalla Chiesa”. “Nessun uomo o donna, cattolico o non, può sostenere proposte sociali o politiche che favoriscano l’aborto e l’eutanasia”. affermano i vescovi. I presuli hanno poi sottolineato che l’annuncio del Vangelo è un invito costante alla conversione, un’esigenza di tutta la Chiesa, pastori e fedeli, e che ha il suo centro nell’Eucaristia, soprattutto durante la Santa Messa della domenica. L’iniziazione cristiana, hanno aggiunto i vescovi, è un processo verso l’incontro personale con Cristo attraverso un itinerario di formazione nella fede e nell’integrazione alla vita della comunità. Per l’episcopato la responsabilità attuale dei cristiani è quella di far sì che i valori del regno di Dio, nei cambiamenti epocali e nei nuovi modelli culturali, siano lievito. I vescovi hanno anche osservato che per una democrazia matura e consolidata, occorre assicurare, oltre alla partecipazione attiva dei cittadini, l’elaborazione di un corretto concetto di persona umana. “La Chiesa – hanno concluso i presuli – offre la sua collaborazione nel compito nazionale di configurare al meglio lo stato democratico proprio tramite la promozione e la difesa della vita e della sua dignità e nel sostegno alla libertà fondata sulla verità e il rispetto reciproco nonché alla giustizia sociale”. (T.C.)

 

 

Il patriarca maronita, Nassrallah Sfeir, ha lanciato un nuovo appello

al dialogo in Libano ed ha invitato a superare le polemiche

che infiammano il Paese

 

Nuovo appello al dialogo del cardinale Nassrallah Sfeir. Durante la Messa presieduta ieri a Bkerke, il patriarca maronita ha invitato tutti a ritrovare la capacità di dialogare per ridare “un soffio di speranza” al Libano. Ormai si polemizza su tutto, ha osservato il cardinale Sfeir, “discutiamo a proposito di ciò che è legale e di ciò che non lo è, sulle nomine agli incarichi della funzione pubblica, sul governo e i suoi componenti”, “su chi è in carica e su come sostituire i dimissionari”. E, ha aggiunto, “litighiamo sul tribunale internazionale. Deve essere istituito nel quadro del capitolo VI o VII?” della Carta dell’ONU, ossia in base ad un accordo nazionale o in base alle norme che prevedono la possibilità dell’uso della forza contro le minacce internazionali al mantenimento della pace? Da qui, l’esortazione del patriarca a superare le polemiche. Intanto, scrive l’agenzia AsiaNews, a Beirut c’è viva attesa per la visita che il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, compirà domani a Damasco e durante la quale, tra le questioni principali da affrontare, si dovrebbe discutere dell’istituzione del tribunale internazionale che dovrebbe giudicare i responsabili degli assassini politici commessi in Libano, a partire da quello dell’ex premier, Rafic Hariri. Quanto alla situazione generale del Libano, il patriarca Sfeir è tornato ad esprimere la sua preoccupazione anche per il fatto che il suo attuale sviluppo negativo costringe le forze vive e pacifiche ad abbandonare il Paese e ad emigrare. “Tutto ciò provoca la disperazione dei cittadini, che hanno un grande bisogno di un nuovo soffio di speranza - ha concluso il cardinale Sfeir – e i leader stranieri che vengono a trovarci non sanno più come aiutarci a riprendere una vita normale e accettabile”. (T.C.)

 

 

Si corre per la pace da oggi in Terra Santa: al via da Betlemme

la maratona-pellegrinaggio per promuovere il dialogo dedicata

 a Giovanni Paolo II

 

Parte oggi la maratona-pellegrinaggio Betlemme-Gerusalemme, organizzata dall’Opera Romana Pellegrinaggi e dal Centro Sportivo Italiano. La manifestazione, che è dedicata alla figura di Giovanni Paolo II ed è giunta alla quarta edizione, si concluderà il 28 aprile. Il pellegrinaggio, che prevede diverse tappe nei luoghi della fede cristiana, quest’anno, scrive l’agenzia SIR, prende il via da Betlemme. La prima edizione, nel 2004, è partita invece da Gerusalemme e si è conclusa nella cittadina che ha dato i natali a Gesù, poi, nelle successive edizioni si è alternato di anno in anno il senso si marcia. La maratona è una corsa di carattere simbolico in cui atleti italiani, israeliani e palestinesi corrono insieme per scrivere una nuova pagina della pace, portando la fiaccola della Pace e la bandiera olimpica. A presiedere la maratona-pellegrinaggio è mons. Josef Clemens, segretario del Pontificio Consiglio per i Laici. Tra gli atleti in corsa per la pace ci sono Andrea Zorzi e Roberto Masciarelli, vecchie glorie della pallavolo italiana, e alcuni rappresentanti delle squadre iscritte alla Clericus Cup, il primo torneo mondiale di calcio dedicato a preti e seminaristi. “La maratona – spiegano i promotori - vuole unire due aspetti che si integrano tra loro con completezza: quello religioso e quello sportivo per camminare insieme per la pace”. (T.C.)

 

Organizzazioni non governative attive in Sudan hanno deciso

di sospendere i loro aiuti a causa dei frequenti attacchi e furti a loro danno

 

Alcune organizzazioni umanitarie internazionali attive nell’Ovest Darfur hanno sospeso temporaneamente le proprie attività. Ne dà notizia l’agenzia MISNA che riferisce di una nota diffusa oggi dalla organizzazione non governativa inglese Oxfam e dalla sezione spagnola di Save the Children. La decisione è giunta in seguito ai continui attacchi, assalti, saccheggi e furti subiti nelle ultime tre settimane dalle organizzazioni umanitarie attive nella regione occidentale sudanese teatro dal febbraio 2003 di un conflitto interno che ha causato una grave crisi umanitaria. Nel documento congiunto Oxfam e Save the Children precisano che tutte le ong presenti nella zona di Um Dhukun, nel Darfur occidentale a ridosso del confine con il Ciad, hanno sospeso le proprie attività non essenziali e che di conseguenza “sarà disturbata l’assistenza vitale fornita fino ad oggi a circa 100 mila persone - sfollati del Darfur, rifugiati del Ciad e della Repubblica centrafricana - presenti nella zona”. Sul posto, resterà un piccolo numero di operatori umanitari con l’incarico di monitorare la situazione e gestire alcune attività. “Ogni sospensione, anche temporanea, è sempre una decisione difficile, ma gli attacchi contro i lavoratori umanitari non sono accettabili e non possono essere più tollerati” si legge nella nota, nella quale si denunciano l’imboscata tesa a un convoglio umanitario, le violenze ai dipendenti locali e il costante furto di veicoli. “Incidenti come questi accadono ormai con una frequenza troppo alta”, ha detto Caroline Nursey, responsabile del programma sudanese di Oxfam, lanciando un appello alle autorità locali perché venga garantita la sicurezza degli operatori umanitari. (T.C.)

 

 

Il dialogo interculturale e la sua dimensione religiosa:

se ne parla oggi e domani a San Marino ad una Conferenza organizzata

in collaborazione con il Consiglio d’Europa

 

I problemi e le prospettive di dialogo tra le comunità religiose tradizionalmente presenti nel Vecchio Continente con la società civile e il Consiglio d’Europa e la valutazione dell’importanza della dimensione religiosa nella promozione del dialogo interculturale sono i temi principali della Conferenza europea che si apre oggi nella Repubblica di San Marino. Tema dell’incontro, organizzato dalla presidenza sammarinese del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa e che si protrarrà fino a domani, è “La dimensione religiosa del dialogo interculturale”. Alla cerimonia di apertura, riferisce l’agenzia SIR, anche Terry Davis, segretario generale del Consiglio d’Europa. Tra i partecipanti alla Conferenza, vi sono alcune personalità delle Chiese cristiane (cattolica, protestante e ortodossa), esponenti della religione ebraica e musulmana, rappresentanti degli Stati membri e dei Paesi osservatori del Consiglio d’Europa, di organizzazioni internazionali, nonché della società civile ed esperti. Nelle intenzioni del CdE la Conferenza “rappresenterà un’occasione di scambio di esempi di buona pratica nell’ambito del dialogo tra comunità religiose e autorità pubbliche a tutti i livelli”. (T.C.)

 

 

24 ORE NEL MONDO

23 aprile 2007

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Franco Lucchetti -

 

- Tre diversi attentati kamikaze hanno causato stamani, in Iraq, la morte di almeno 23 persone. L’episodio più grave è avvenuto a Baquba, nel cosiddetto triangolo sunnita, dove un’autobomba è esplosa nei pressi di un commissariato di polizia. Un altro grave attentato è avvenuto in un villaggio, abitato in prevalenza da cristiani, nei pressi della città di Mossul, nel nord dell’Iraq. Il kamikaze si è fatto saltare in aria davanti alla sede di un partito curdo. Violenze si registrano anche a Baghdad dove un attacco suicida, sferrato vicino ad un ristorante, ha provocato la morte di almeno tre persone.

 

- Sanguinosi attacchi anche in Afghanistan: le esplosioni di due bombe, in diversi luoghi ma con la stessa tecnica, hanno ucciso almeno sette agenti afghani. Un primo ordigno radiocomandato ha provocato la morte, nell’est del Paese, di almeno 5 militari. L’esplosione di una seconda bomba, sempre radiocomandata, ha ucciso poi 2 poliziotti in una provincia meridionale. In attacchi, sferrati sabato scorso con modalità analoghe, erano morte almeno 11 persone.

 

- L’Iran continuerà a rispettare il trattato di non proliferazione nucleare, ma resisterà in modo pacifico ad eventuali sanzioni delle Nazioni Unite. Lo ha annunciato il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ad una televisione spagnola. La dichiarazione del capo di Stato iraniano arriva circa un’ora dopo la decisione del responsabile della politica estera comune dell’Unione Europea, Jvier Solana, di approvare un ordinamento varato dalle Nazioni Unite sulle sanzioni da applicare all’Iran. Le sanzioni – si precisa nel testo dell’ONU - sono rivolte a persone e organizzazioni iraniane coinvolte nelle procedure di ricerca sul programma nucleare. Secondo la comunità internazionale, le attività della Repubblica islamica, in campo atomico, sono finalizzate alla costruzione di ordigni nucleari. L’Iran sostiene, invece, che tale programma ha finalità solo pacifiche.

 

- “Il progetto americano di installazione di un sistema antimissile in Europa centrale rischia di destabilizzare gravemente la sicurezza europea”. Lo ha ribadito oggi il ministro russo della Difesa, Anatoli Serdioukov, durante il colloquio privato con il suo omologo americano, Robert Gates. Il progetto di difesa, ancora in fase di sperimentazione, riguarda la collocazione, prevista in Polonia e in Repubblica Ceca, di radar e missili intercettori per difendere l’Europa e gli Stati Uniti da eventuali attacchi. Recentemente, il responsabile della politica estera comune dell’Unione Europea, Javier Solana, ha affermato che, nonostante Praga e Varsavia siano sovrane sui loro territori, questa sovranità deve essere compatibile con l’interesse generale dell’Unione Europea.

 

- Appuntamento con le urne, per il secondo giorno, in Siria per le elezioni legislative. In ballo ci sono 250 seggi del Parlamento. Di questi, 167 sono già stati assegnati al Fronte nazionale progressista, una coalizione di diverse formazioni guidata dal partito Baath. I restanti 83 seggi verranno assegnati a candidati indipendenti. I partiti dell’opposizione hanno deciso di boicottare la consultazione affermando che “non esistono le condizioni per libere elezioni”. La partecipazione al voto sembra, al momento, inferiore alle previsioni: l’emittente panaraba, Al Jazeera, ha reso noto infatti che nella giornata di ieri l’affluenza è stata bassa.

 

- Duro colpo alla stabilità del governo di unità nazionale palestinese: ha rassegnato le dimissioni il ministro dell’Interno, Hani al-Qawasmi, membro di Hamas. Secondo fonti palestinesi, il ministro avrebbe deciso di lasciare l’incarico per la mancanza di collaborazione da parte dei suoi più stretti collaboratori. Al ministro dell’Interno spetta, tra i vari compiti, anche la supervisione di tutti i corpi che formano le forze di sicurezza, compresi quelli tradizionali rimasti sotto il controllo di al-Fatah.

 

- Concessa la libertà provvisoria a sei degli 11 arrestati in relazione al brutale assassinio di 3 cristiani avvenuto mercoledì scorso a Malatya, nell’est della Turchia. Il tribunale turco ha confermato, invece, l’arresto per gli altri cinque, tra cui l’unica donna del gruppo. I sei sono stati scarcerati perché, secondo gli inquirenti, hanno avuto un ruolo secondario nell’uccisione dei dipendenti della casa editrice ‘Zirve’ che stampa la Bibbia e altri testi sul cristianesimo.

 

- In Nigeria, il più popoloso Paese africano e ottavo produttore mondiale di petrolio, i risultati non ancora definitivi delle elezioni legislative e presidenziali di sabato scorso danno in testa il partito attualmente al potere e il candidato di tale formazione, Umaru Yar’Adua. Ma l’opposizione e gli osservatori internazionali denunciano casi di brogli e irregolarità. Il principale gruppo di osservatori ha anche chiesto di annullare il voto. L'Unione Europea ha poi reso noto che sono almeno 200 le persone morte, tra il 14 ed il 21 aprile, durante e dopo le operazioni di voto per le elezioni amministrative. Sulle sfide che attendono la nuova leadership della Nigeria la riflessione, al microfono di Amedeo Lomonaco, padre Giulio Albanese, missionario comboniano e fondatore dell’Agenzia missionaria MISNA:

 

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R. – Credo proprio che la sfida, guardando al futuro, sia quella della formazione dei nuovi quadri; la nuova classe dirigente dovrebbe essere molto più attenta - si spera – alla res pubblica, al bene comune. Vi è poi un altro aspetto che, a mio avviso, va preso in considerazione: i problemi sono molto complessi e la Nigeria - non dimentichiamolo – è un Paese che vive grandi contraddizioni; è un Paese che potrebbe essere un autentico Eldorado, un vero e proprio paradiso terrestre; purtroppo, per una serie di circostanze, molte volte, i proventi dell’oro nero finiscono solo nelle tasche di alcuni. Questo richiama anche un’altra questione molto importante, che non è soltanto di ordine economico, ma è anche legata un po’ al processo di moralizzazione. La corruzione in Africa rappresenta infatti una vera e propria maledizione e, questo, soprattutto per la Nigeria.

 

D. – Il futuro presidente della Nigeria dovrà, dunque, governare un Paese con grandi potenzialità economiche, ma dove la miseria è però molto diffusa. Questa distanza è realmente colmabile?

 

R. – Certamente è migliorabile. Questo è un Paese con grandi potenzialità, ma - non dimentichiamolo -  è anche un arcobaleno di gruppi etnici. Questo processo di integrazione, per certi versi, è ancora in salita. Vi è poi la questione religiosa che non può essere misconosciuta: il nord è di tradizione islamica e il sud è di tradizione animista e cristiana. C’è da considerare che sulla carta la Nigeria, nonostante abbia una popolazione di musulmani abbastanza consistente, non è comunque una Repubblica islamica. Credo, quindi, che sia una grande responsabilità da parte del nuovo presidente e del nuovo esecutivo nigeriano quella di far in modo che questa laicità dello Stato dello venga preservata.

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- In Somalia, sesto giorno consecutivo di scontri a Mogadiscio tra miliziani legati alle Corti islamiche e truppe governative somale, appoggiate da soldati etiopi. I combattimenti, che da ieri sono ulteriormente peggiorati per intensità e frequenza, hanno scosso soprattutto la zona settentrionale della capitale, dove stamani sono morte 5 persone. Violenze anche nel sud della Somalia: non lontano dal confine con il Kenya, a Chisimaio, sono morte in sanguinosi scontri 11 persone, tra cui 5 passanti. Il bilancio delle vittime è dunque sempre più grave: si stima che, a partire da mercoledì scorso, siano più di 230 le persone rimaste uccise. La popolazione continua, inoltre, ad abbandonare Mogadiscio, devastata dalle violenze. Da febbraio, sono più di un milione le persone che hanno lasciato le loro case.  

 

- Un aereo di una compagnia greca, partito da Atene e diretto a Strasburgo, ha effettuato stamani un atterraggio di emergenza all’aeroporto di Monaco, in Germania, per un allarme bomba. Lo ha riferito un portavoce dell’autorità del traffico del controllo aereo tedesca all’agenzia Reuter.