RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 113
- Testo della trasmissione di lunedì
23 aprile 2007
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il Papa riceve la presidenza della Conferenza episcopale del
Venezuela
Seminario sui cambiamenti climatici in Vaticano il 26 e 27 aprile
Oggi su "L'Osservatore Romano"
OGGI IN PRIMO PIANO:
Si celebra oggi la Giornata Mondiale del Libro: ce ne parla
Giovanni Puglisi
CHIESA E SOCIETA’:
In Nigeria sempre più
netta la vittoria del candidato del Partito attualmente al potere, ma
l’opposizione denuncia brogli
23 aprile 2007
Sant’Agostino ci insegna che servire Cristo è
anzitutto una questione d’amore: con la preghiera sulle spoglie del vescovo di
Ippona, a Pavia,
si è conclusa la visita pastorale di Benedetto XVI in Lombardia
Due giorni intensi,
ricchi di incontri tra Vigevano e Pavia, sotto il segno di Sant’Agostino. Si è
concluso, ieri sera, il quarto viaggio apostolico di Benedetto XVI in Italia,
il primo in Lombardia. Dopo la grande Messa di ieri mattina, nel pomeriggio il
Papa si è soffermato in preghiera accanto alle spoglie del vescovo di Ippona
nella Basilica pavese di San Pietro in Ciel d’Oro. Su questo evento tanto
atteso e la conclusione del viaggio, il servizio della nostra inviata Adriana
Masotti:
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“Per me è una
grandissima gioia che, nel congedo da questa meravigliosa città di Pavia, posso
vedere i bambini. Voi siete particolarmente vicini al Signore, e l’amore del
Signore è particolarmente per voi. Andiamo avanti nell’amore del Signore”. Sono
state le parole, improvvisate, del Papa alla partenza ieri sera da Pavia,
sollecitato dall’entusiasmo dei più piccoli all’uscita dalla Basilica di San Pietro
in Ciel d’Oro, ultima tappa della sua visita alla diocesi lombarda. L’aveva concepita
nella forma del pellegrinaggio questa visita, Benedetto XVI, per esprimere
l’omaggio di tutta la Chiesa cattolica ad uno dei suoi “padri” più grandi,
Agostino, ma anche la personale devozione e riconoscenza verso colui che tanta
parte ha avuto nella sua vita di teologo, di pastore e di uomo. Lo ha confidato
il Papa stesso davanti all’urna con le spoglie di Sant’Agostino custodite nella
Basilica, dove sono stati cantati i Vespri della terza Domenica di Pasqua, e il
priore generale degli Agostiniani, padre Robert Prevost, ha rivolto un commosso
e grato saluto a Benedetto XVI. La Provvidenza, ha detto il Papa, ha voluto che
il mio viaggio acquistasse il carattere di una vera e propria visita pastorale,
e perciò vorrei raccogliere presso questo sepolcro, un messaggio significativo
per il cammino della Chiesa che ci viene dall’incontro tra la Parola di Dio e
l’esperienza personale del grande vescovo di Ippona:
“Gesù Cristo, Verbo incarnato, Agnello immolato e risorto, è la rivelazione
del volto di Dio Amore ad ogni essere umano in cammino sui sentieri del tempo
verso l’eternità. Scrive l’apostolo Giovanni in un passo che si può considerare
parallelo a quello ora proclamato della Lettera agli Ebrei: ‘In questo sta
l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha
mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati’. Qui è
il cuore del Vangelo, il nucleo centrale del Cristianesimo. La luce di questo
amore ha aperto gli occhi di Agostino, gli ha fatto incontrare la “bellezza
antica e sempre nuova” in cui soltanto trova pace il cuore dell’uomo…qui,
davanti alla tomba di sant’Agostino, vorrei idealmente riconsegnare alla Chiesa
e al mondo la mia prima Enciclica, che contiene proprio questo messaggio
centrale del Vangelo: Deus caritas est, Dio è amore”.
Un Enciclica,
sottolinea il Papa, largamente debitrice al pensiero di sant’Agostino, che è
stato un innamorato dell’Amore di Dio. “Sono convinto che l’umanità contemporanea
ha bisogno di questo messaggio essenziale, incarnato in Cristo Gesù: Dio è
amore. Tutto deve partire da qui e tutto qui deve condurre”:
“Ecco allora il
messaggio che ancora oggi sant’Agostino ripete a tutta la Chiesa e, in
particolare, a questa Comunità diocesana...: l’Amore è l’anima della vita della
Chiesa e della sua azione pastorale... Servire Cristo è anzitutto questione
d’amore”.
E il Papa descrive la
natura della Chiesa che non è “una semplice organizzazione di manifestazioni
collettive né, all’opposto, la somma di individui che vivono una religiosità
privata. La Chiesa è una comunità di persone che credono nel Dio di Gesù Cristo
e si impegnano a vivere nel mondo il comandamento della carità che Egli ha
lasciato”. E’ dunque una comunità in cui si è educati all’amore e alla capacità
di leggere e interpretare il tempo presente alla luce del Vangelo. E ha concluso:
“Ripartiamo da qui portando nel cuore la gioia di essere discepoli dell’Amore”.
All’esterno della
Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro il Papa aveva poco prima benedetto la
prima pietra di un Centro di studi agostiniani che porterà il suo nome a
dimostrazione dello stretto legame che unisce il Papa al grande Dottore della
Chiesa e che avrà il compito di promuovere la spiritualità e il pensiero del
vescovo di Ippona.
La visita del Papa a
Pavia non poteva non prevedere una sosta nella sua Università, uno dei più
antichi e illustri Atenei italiani, dove sono passati docenti e studenti di
notevole statura spirituale. Due i poli co-essenziali di ogni università, ha
affermato subito Benedetto XVI, la centralità della persona e la dimensione comunitaria
per superare la frammentazione specialistica delle discipline. Poi l’impegno
della ricerca scientifica ad aprirsi alla domanda esistenziale di senso per la
vita stessa della persona. Un’attenzione che, riconosce il Papa, è ben presente
nell’azione pastorale della Chiesa pavese in ambito culturale, grazie ai suoi
collegi, e anche all’opera delle parrocchie e dei movimenti ecclesiali, in
particolare del Centro Universitario Diocesano e della F.U.C.I. “Vorrei
cogliere questa occasione - ha continuato il Papa - per invitare gli studenti e
i docenti a non sentirsi soltanto oggetto di attenzione pastorale, ma a
partecipare attivamente e ad offrire il loro contributo al progetto culturale
di ispirazione cristiana che la Chiesa promuove in Italia e in Europa”:
“Incontrandovi, cari
amici, viene spontaneo pensare a sant’Agostino, co-patrono di questa Università
insieme a santa Caterina d’Alessandria. Il percorso esistenziale e
intellettuale di Agostino sta a testimoniare la feconda interazione tra fede e
cultura. Sant’Agostino è un uomo con un instancabile desiderio di trovare la
verità … Così la fede in Cristo … lo ha ulteriormente spinto a cercare le
profondità dell’essere uomo… La fede di Cristo ha dato compimento alla ricerca
di Agostino, ma compimento nel senso che è rimasto sempre in cammino, anzi egli
dice: anche nell’eternità la nostra ricerca non sarà finita. Sarà un’avventura
eterna per scoprire sempre nuove grandezze e bellezze".
Invoco, pertanto,
l’intercessione di sant’Agostino, ha concluso, affinché l’Università di Pavia
si distingua sempre per una speciale attenzione alla persona, per un’accentuata
dimensione comunitaria nella ricerca scientifica e per un fecondo dialogo tra
la fede e la cultura.
Da Pavia, Adriana
Masotti, Radio Vaticana.
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Grande l’entusiasmo,
soprattutto dei più piccoli, che ha accompagnato Benedetto XVI tanto a Vigevano
quanto a Pavia. La nostra inviata, Adriana Masotti, ha raccolto le voci
di alcuni bambini della diocesi pavese:
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R. – Tanta emozione!
Non speravo che sarebbe venuto qua, vicino a noi.
D. – Lo avete atteso a
lungo?
R. – Sì, dall’una e
mezzo.
R. – Però i poliziotti
dicevano che sarebbe entrato subito in macchina quindi non ce lo aspettavamo
che sarebbe venuto lì davanti.
D. – Quindi dall’una e
mezzo fino alla sera?
R. – Fino alle sei.
R. – E’ stata una
grande emozione anche per me, che era la prima volta che lo vedevo proprio da
vicino, così, e solo guardarlo è stata una grande emozione.
R. – E’ stato bello
vedere il Papa e mi ha fatto tanto commuovere. L’ho salutato da vicino e mi ha
sorriso.
D. – Lui ha salutato e
ha detto che vuole molto bene ai bambini...
R. – Sì, l’ha detto e
sono stato anche molto felice che l’ha detto.
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In questa visita
pastorale in Lombardia, Benedetto XVI ha mostrato, ancora una volta, tutto il
suo amore per Sant’Agostino. Ecco la testimonianza di padre Pietro
Bellini, Priore della Provincia Agostiniana d'Italia, raccolta da Alessandro
Gisotti:
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R. – Mi ha fatto
particolarmente piacere che il Santo Padre abbia introdotto la sua omelia ai
Vespri, qui nella Chiesa di San Pietro in Ciel d’Oro, con la frase: “Sono
venuto pellegrino”. Il Santo Padre viene pellegrino alla tomba di
Sant’Agostino, come per dare una seconda ispirazione alla sua fede e al suo Magistero.
D. – Il Papa nella
Messa a Pavia ha messo l’accento sull’attualità del cammino di conversione di
Sant’Agostino. Si è visto ancora una volta l’amore di Papa Benedetto per il
vescovo di Ippona …
R – Sì, senz’altro.
Lui lo ha detto in modo molto esplicito: “Io debbo tutto a Sant’Agostino, non
solo come teologo e come pastore, ma anche come uomo e come sacerdote”. Io
credo che quando il Santo Padre ha parlato della conversione, delle tre tappe
della conversione di Agostino, facesse riferimento anche a se stesso. Queste
tre tappe sono riassumibili in queste poche parole: nella prima tappa
Sant’Agostino ha scoperto Dio in se stesso. Nella seconda tappa, ha scoperto
che questa conversione di Agostino significava rinunciare anche a quello che
era il suo progetto di vita, che era un progetto di contemplazione per diventare
sacerdote, per dedicarsi agli altri. Terza tappa: ritenere che chi è nella Chiesa
ha ancora bisogno del perdono e della misericordia del Signore. Io credo che il
Santo Padre si riconosca in modo particolare nella seconda fase della conversione,
quando anche lui sembra dire: “Sono diventato Papa, ma avrei preferito fare
altre cose”. Quindi, rinuncia al suo progetto di vita per accettare il progetto
che Dio ha nei suoi confronti.
D. – C’è un aneddoto
personale che può raccontarci di questa visita del Papa?
R. – Quando l’ho
accolto, quando è venuto a San Pietro in Ciel d’Oro, prima di entrare in
Basilica, il Santo Padre ha benedetto la prima pietra nel cortile interno del
centro culturale agostiniano che abbiamo intitolato a Benedetto XVI. Appena è
entrato ho visto che era molto stanco, perché veniva dall’Università e quindi
era un po’ provato. Poi poco a poco, nella Basilica, parlando di Sant’Agostino,
è diventato sorridente, sprizzava gioia dagli occhi. E quando alla fine è
uscito dalla Basilica per tornare in Vaticano si è soffermato in maniera
meravigliosa a benedire i bambini, che ha incontrato nella piazza antistante
alla Chiesa. Lì ho visto veramente una trasformazione del Santo Padre, che si
sentiva veramente contento, veramente gioioso di aver fatto questa visita a
Pavia e al Santo Padre Agostino.
D. – Il Papa si
sentiva a casa…
R. – Sì, veramente si
sentiva a casa. Tanto che quando è uscito dalla Basilica, proprio sulla soglia
della Basilica, si è voltato indietro e ha salutato tutti quanti – la chiesa
era gremita – dicendo: “Arrivederci”. Quindi, veramente si sentiva a casa.
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Il Papa
riceve la presidenza della Conferenza episcopale del Venezuela
Il Santo Padre ha
ricevuto questa mattina il presidente della Conferenza episcopale venezuelana,
mons. Ubaldo Ramón Santana Sequera, arcivescovo di Maracaibo, i vice-presidenti
mons. Roberto Lückert León, arcivescovo di Coro, e il cardinale Jorge Liberato
Urosa Savino, arcivescovo di Caracas, Santiago de Venezuela, e il segretario
generale, mons. Ramón José Viloria Pinzón, vescovo di Puerto Cabello.
Lettera
del Papa ad Angela Merkel: i Paesi ricchi mantengano
le promesse sulla lotta alla povertà nel mondo
L’obiettivo di
eliminare l’estrema povertà entro il 2015 è uno dei più importanti compiti del
nostro tempo. E’ quanto scrive il Papa in una lettera inviata al cancelliere
tedesco Angela Merkel in vista del prossimo Vertice del G8, il Gruppo dei 7
Paesi più industrializzati più la Federazione russa, che si terrà dal 6 all’8
giugno ad Heiligendamm, sulla costa baltica della Germania. La lettera porta la
data del 16 dicembre 2006 ed è stata scritta in occasione dell’inizio della
presidenza tedesca dell’Unione Europea e del G8. Angela Merkel, il 2 febbraio
successivo, inviava una lettera di risposta al Santo Padre. Oggi l’Osservatore
Romano pubblica questo importante carteggio. Ce ne parla Sergio Centofanti.
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Con la sua lettera
Benedetto XVI manifesta l’apprezzamento e l’incoraggiamento della Chiesa
Cattolica per l’intenzione espressa dal governo tedesco, e condivisa dagli
altri membri del G8, di mantenere il tema della povertà al centro del prossimo
Vertice di Heiligendamm, con particolare attenzione agli aiuti all’Africa.
Il Papa ricorda come
la Germania condivida “la preoccupazione della Santa Sede per la incapacità dei
Paesi ricchi di offrire ai Paesi più poveri, in particolare a quelli
dell'Africa, adeguate condizioni
finanziarie e commerciali che
renderebbero possibile la promozione di un loro
sviluppo duraturo”. Senza dimenticare che “i Governi dei Paesi più
poveri hanno, da parte loro, la responsabilità della good governance e
dell'eliminazione della povertà, che però in ciò è irrinunciabile un'attiva
collaborazione da parte dei partner internazionali. Qui non si tratta – scrive
il Papa - di un compito straordinario o
di concessioni che potrebbero essere rimandate a causa di pressanti interessi
nazionali. Esiste piuttosto un dovere morale grave e incondizionato, basato
sulla comune appartenenza alla famiglia umana
così come sulla comune dignità e destino dei Paesi poveri e dei Paesi ricchi
che, mediante il processo di globalizzazione, si sviluppano in modo sempre più
strettamente interconnesso. Per i Paesi poveri – continua il Papa - bisognerebbe
creare e garantire, in modo affidabile e duraturo, condizioni commerciali
favorevoli che, soprattutto, includano un accesso ampio e senza riserve ai mercati”. Per
Benedetto XVI occorre prendere “provvedimenti per una rapida cancellazione
completa ed incondizionata del debito estero dei Paesi poveri fortemente
indebitati (heavily indebted poor countries - HIPC) e dei Paesi meno sviluppati
(least developed countries - LDC)”. Nello stesso tempo “vanno prese misure affinché
questi Paesi non finiscano di nuovo in una situazione di debito insostenibile.
Inoltre, i Paesi industrializzati devono essere consapevoli degli impegni che
hanno assunto nell'ambito degli aiuti allo sviluppo e assolverli pienamente. Occorrono
poi – scrve ancora il Papa nella sua lettera al cancelliere tedesco - ampi investimenti
nel campo della ricerca e dello sviluppo di farmaci per il trattamento
dell'AIDS, della tubercolosi, della malaria e di altre malattie tropicali”. E
in quest'ottica esorta i Paesi industrializzati ad affrontare “l'urgente
compito scientifico di creare finalmente un vaccino contro la malaria” e a
“mettere a disposizione tecnologie mediche e farmaceutiche come pure conoscenze
derivate dall'esperienza nel campo dell'igiene, senza per questo avanzare
richieste giuridiche o economiche”. Benedetto XVI afferma quindi con forza che
“la comunità internazionale deve continuare ad adoperarsi per una riduzione
significativa del commercio di armi sia legale sia illegale, del traffico
illegale di preziose materie prime e della fuga di capitali dai Paesi poveri e
deve impegnarsi per l'eliminazione tanto
di pratiche di riciclaggio di denaro sporco quanto della corruzione di
funzionari nei Paesi poveri”. Si tratta di sfide che vanno affrontate da tutti
gli Stati membri della comunità internazionale – sottolinea il Papa - ma “il G8
e l'Unione Europea dovrebbero svolgere un ruolo-guida in proposito”. Benedetto XVI ricorda infine che
"appartenenti a diverse religioni e culture di tutto il mondo sono
convinti che il raggiungimento dell'obiettivo di eliminare l'estrema povertà
entro il 2015 sia uno dei più importanti compiti del nostro tempo” e
“condividono, inoltre, la convinzione che questo traguardo sia legato
indissolubilmente alla pace e alla sicurezza nel mondo”. Nella sua risposta
Angela Merkel, ringraziando il Pontefice per la sua lettera, lo assicura che
queste tematiche saranno affrontate sia dall’Unione Europea che nell’ambito del
prossimo G8 con l’auspicio che attraverso una globalizzazione “più equa” si
possa “giungere a più giustizia e pace” nel mondo.
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Su questa
corrispondenza epistolare tra Benedetto XVI e il cancelliere tedesco Angela
Merkel ascoltiamo il commento del nostro direttore generale padre Federico
Lombardi:
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La corrispondenza fra
il Papa Benedetto XVI e la Dott.ssa Merkel, Cancelliere della Repubblica
Federale tedesca e attualmente Presidente dell’Unione Europea e del G8, è un
fatto importante. Le necessità urgenti e spesso drammatiche dei Paesi più
poveri e in particolare dell’Africa vengono riproposte al centro dell’attenzione
internazionale. Questa intenzione era stata già manifestata con apprezzabile
decisione dalla Presidenza inglese dell’Unione Europea ed è stata prontamente
ripresa da quella tedesca, e la Chiesa cattolica si affretta a manifestare il
suo apprezzamento e il suo sostegno in modo esplicito e motivato.
Il Papa richiama i
grandi temi della visione della Chiesa sulla lotta alla povertà e sulla
instaurazione di una maggiore giustizia nei rapporti fra i popoli nel contesto
dell’attuale processo di globalizzazione, come pure le principali vie concrete
per raggiungere questi obiettivi: dal campo del commercio, della cancellazione
del debito estero e dell’impegno per gli aiuti allo sviluppo, a quello della
sanità, fino alla lotta al commercio delle armi.
Due osservazioni.
Anzitutto di “metodo”: la lettera del Papa non ha nulla di astratto e di
moralistico. Il Papa sa che vi è una faticosa, difficile e altissima responsabilità
da esercitare nel campo politico ed economico, e appoggia chiaramente con la
sua autorità morale e con le possibilità concrete di collaborazione della
Chiesa cattolica, ogni progetto concreto e ogni sforzo per esercitarla con
nobili intenti per il bene comune della famiglia umana. La risposta della
Signora Merkel non è da meno, ponendosi allo stesso alto livello. E’ un ottimo
esempio di corretto rapporto fra autorità politica e spirituale. Un segnale di
speranza verso un mondo più equo. Poi di ampiezza di orizzonte. Il Papa
manifesta la sua preoccupazione viva per i Paesi più poveri e per l’Africa in
particolare. E’ una preoccupazione anche questa in piena continuità con quelle
dei suoi predecessori. Non è vero che egli sia “eurocentrico”, come qualcuno
sostiene. Fra poco si recherà nell’America Latina. Quando parla all’Europa, il
Papa pensa a un’Europa aperta al mondo nella giustizia e nella solidarietà, per
la costruzione di un mondo rispettoso della dignità di ogni persona umana.
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Il ruolo della pastorale negli
aeroporti nella lotta religiosa e culturale
al terrorismo: se ne parla al XIII
Seminario dei cappellani cattolici
Il terrorismo va
combattuto, oltre che con il rafforzamento delle misure di sicurezza, con una
prevenzione basata sul dialogo tra culture, società e religioni. E’ l’assunto
che emerge dall’intervento tenuto questa mattina dal cardinale Renato Raffaele
Martino, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e
degli itineranti, in apertura del XIII Seminario mondiale dei cappellani
cattolici e membri delle cappellanie dell’aviazione civile. In programma fino a
giovedì prossimo, il Seminario si interroga sul valore specifico del dialogo
fra la varie cappellanie d’aeroporto come risposta al fenomeno della violenza
terroristica. Il servizio di Alessandro De Carolis:
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“L’odio genera odio;
il sangue vuole il sangue; la vendetta la vendetta (…)”, contro i quali
vogliamo lanciare “i nostri sentimenti che vogliono essere quelli della
fraternità, quelli della pace, quelli dell’amore in un mondo che resta così
disturbato da questa scena di violenza e di sangue”. Hanno 35 anni ma purtroppo
non li dimostrano. Il dilagare degli eccidi terroristici non hanno permesso a
queste parole di Paolo VI di rimanere a commento di un momento storico poi
superato da scenari migliori. Con quelle parole Papa Montini condannò la strage
degli atleti israeliani da parte dei guerriglieri palestinesi durante le
Olimpiadi di Monaco 1972, quando la crudele brutalità del terrorismo cercò e
ottenne una prima enfasi mondiale. E con parole simili, i Pontefici del
Novecento e del Duemila sono stati costretti a condannare altre stragi, diverse per obiettivo, simili nella
loro “filosofia” di fondo: colpire il nemico uccidendo degli innocenti. Il
cardinale Renato Martino ha fatto un ampio repertorio di quanto Giovanni Paolo
II e Benedetto XVI deplorarono in più occasioni quando la cronaca impose
all’attenzione internazionale le immagini di morte del terrorismo. “Il riscorso
al terrore come strategia politica ed economica” è “un vero crimine contro
l’umanità. E’ necessario perciò combatterlo” ed “è un diritto difenderci contro
di esso”, ha affermato con decisione il presidente del Pontiticio Consiglio per
la Pastorale dei Migranti davanti alla platea dei cappellani aeroportuali. C’è
però un orizzonte più ampio della sola azione legale e di polizia entro il
quale orchestrare la risposta all’eversione terroristica. Essa, ha osservato il
cardinale Martino, è una “manifestazione ‘culturale’ nel senso che, in effetti”
il terrorismo “è anti-cultura e anti-civiltà. Ha una percezione perversa della
realtà, soffre di complessi xenofobici, disprezza l’altro e abusa in maniera
cinica della religione”. Dunque, ha argomentato il porporato, si combatte il
terrorismo anche con “strumenti culturali” e “alternative non-violente”. Da
parte loro, ha concluso, le grandi religioni - ricercando il dialogo e il
rispetto - possono “collaborare tra loro per eliminare le cause sociali e
culturali del terrorismo, insegnando la grandezza e la dignità della persona e
diffondendo una maggiore consapevolezza dell’unità del genere umano”, laddove
il terrorismo preferisce la divisione e il conflitto.
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Come la storia degli
ultimi trent’anni ha drammaticamente insegnato, aerei e aeroporti sono luoghi
particolarmente “sensibili” in chiave di lotta al terrorismo. Di conseguenza,
rilevante e specifica è anche la pastorale dei sacerdoti che assistono chi,
negli scali, lavora o transita. E proprio dai cappellani degli aeroporti è arrivata
l’indicazione ad approfondire il fenomeno del terrorismo, come spiega il segretario
del dicastero dei Migranti, l’arcivescovo
Agostino Marchetto, intervistato
da Giovanni Peduto:
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R. – Il Seminario è stato suggerito dai cappellani stessi. Veda, alcuni
atti e minacce terroristici hanno coinvolto aerei e aeroporti, proprio dove i
nostri cappellani svolgono la loro missione. Giorno dopo giorno sono in
contatto con le persone che lavorano negli aeroporti e passano per gli
aeroporti e perciò sono a conoscenza di sensi di paura e insicurezza che esse
sperimentano, e con ragione. Noi, però, vogliamo che vinca non la paura, l’odio
e la violenza, ma la certezza che il male non ha l’ultima parola nelle vicende
umane. Crediamo cioè nella sollecitudine misericordiosa di Dio che sa toccare
anche i cuori più induriti, e soprattutto, che sa trarre sempre il bene anche
dal male. Difatti più che mai è vivo ora il senso della solidarietà e anche il
beneficio della cooperazione internazionale. A questo proposito, l’arcivescovo
Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, ci
aiuterà con alcune riflessioni filosofiche e teologiche sul problema del male.
D. - Come intendete trattare l’argomento del Seminario?
R. - Noi vogliamo prendere in considerazione tre aspetti. Il primo
concerne il diritto di difenderci dal terrorismo. Però dobbiamo fare di tutto per contrastarlo
in modo “altro” – ed è il secondo punto. Efficace a questo proposito è il
dialogo, in maniera particolare tra le religioni. Il terzo aspetto sottolinea
che dobbiamo agire concretamente sul terreno dove svolgiamo la nostra missione
pastorale. Perciò abbiamo invitato due rappresentanti, uno delle Nazione Unite
e uno dell’Associazione Internazionale del Trasporto Aereo (IATA), perché ci
illustrano le loro strategie per contrastare il terrorismo proprio negli
aeroporti e sugli aerei, affinché possiamo aiutare le persone coinvolte a
cooperare e a dare loro il necessario sostegno pastorale. Ovviamente vogliamo
assicurarci che i diritti umani di tutti siano rispettati, anche nelle
strategie di contro-terrorismo. Per poterlo e saperlo contrastare con il
dialogo, abbiamo chiesto consiglio al presidente del Dicastero per il Dialogo
Inter-religioso, il cardinale Paul Poupard, e al segretario del Pontificio
Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, l’arcivescovo Brian
Farrell. Infine, abbiamo proposto ai nostri cappellani degli aeroporti di
Newark (USA) e di Heathrow (Londra) di condividere con noi le loro esperienze
pastorali rispettivamente durante l’attacco alle Torri Gemelle ed altri
obiettivi strategici, e durante la scoperta di un piano di attentato
all’aeroporto di Heathrow. Sono situazioni concrete da cui si possono trarre
lezioni su come affrontare reali condizioni di paura e di violenza con la
certezza che il bene tutto vince.
D. - In che cosa consiste la pastorale dell’Aviazione Civile?
R. - E’ una pastorale di presenza, annuncio e celebrazione, nonché di
consolazione verso chi si trova negli aeroporti e sugli aerei, dove è impiegato
un elevato numero di persone le quali, per la natura e gli orari del loro
lavoro, non riescono ad avere la pastorale ordinaria offerta dalle loro
parrocchie. La Chiesa dunque viene loro incontro e vive con loro la loro realtà
quotidiana. Essa si rivolge anche a coloro che sono detenuti nei centri di
accoglienza negli aeroporti per chi è privo di documenti adeguati o ai senza
tetto che si rifugiano negli aeroporti. La missione si svolge grazie all’opera
dei cappellani e degli operatori pastorali presso la popolazione aeroportuale,
per essere lì cuore e braccia della Chiesa, anche semplicemente con la loro
presenza e il loro ascolto. Sono importanti punti di riferimento in momenti di
emergenza, come durante gli attacchi terroristici. Dove è possibile, si cerca
di istituire una cappella, preferibilmente con la presenza eucaristica, o
almeno un luogo di preghiera, dove tutti possono sostare in silenzio, al di là
del rumore e della fretta che caratterizzano un aeroporto. In circa 150 aeroporti
del mondo c’è una cappella o un luogo di preghiera. I cappellani cattolici sono
circa 115 con 50 operatori pastorali, tra diaconi e laici. I diaconi stanno entrando
molto in questo ministero.
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Seminario
sui cambiamenti climatici in Vaticano il 26 e 27 aprile
Ha destato
preoccupazione nell’opinione pubblica mondiale il grido d’allarme ecologico
lanciato nei giorni scorsi dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, in base ad un
Rapporto di esperti ambientalisti. A loro giudizio il surriscaldamento globale
del pianeta non solo imporrebbe drastiche misure correttive a protezione dell’ambiente
naturale, ma rappresenterebbe anche una seria minaccia destabilizzante a
livello internazionale. D’altra parte, lo sviluppo dei Paesi arretrati, oltre a
costituire un’imprescindibile esigenza di giustizia sociale, è “il nuovo nome
della pace” secondo la nota espressione della Populorum Progressio di Paolo VI.
Quale allora il
rapporto tra cambiamenti climatici e sviluppo, quale l’impatto economico,
sociale, energetico di tali mutamenti, quali le responsabilità che ne derivano
ai vari livelli, nazionali e internazionali? A questi interrogativi vuole
tentare di rispondere un Seminario internazionale di studio promosso in
Vaticano dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace presso la sua
sede a Palazzo San Calisto, il 26 e 27 aprile prossimo, con la partecipazione
di eminenti personalità ed esperti in campo scientifico, economico, politico e
pastorale. L’assise si articolerà in quattro sessioni, a cominciare da un
approfondito approccio di rilevazione della realtà e delle cause dei cambiamenti
climatici oggi, con relazioni – tra gli altri –
dell’ambasciatore francese per l’Ambiente, Laurent Stafanini, del fisico
italiano prof. Antonino Zichichi, rappresentante della Federazione Mondiale
degli Scienziati, e del ministro britannico per l’Ambiente, l’Alimentazione e
gli Affari Rurali, David Miliband, il quale presenterà la strategia britannica
sui cambiamenti climatici, rispondendo dopo l’intervento alle domande dei
giornalisti. Seguirà, sempre il primo giorno del Seminario, la sessione specifica
su: “Cambiamenti climatici e sviluppo”, con contributi - tra gli altri – del
prof. Craig Idso, presidente del Centro statunitense di Studio sull’Anidride
Carbonica e i Cambiamenti Globali, e del prof. Claudio Rafanelli del Consiglio
Nazionale delle Ricerche di Roma.
Il 27 aprile, si avrà
al mattino la sessione su: “Cambiamenti climatici e responsabilità politiche”,
con la partecipazione - tra gli altri -
di esponenti del governo argentino e di quello polacco, e nel
pomeriggio l’ultima sessione su: Cambiamenti
climatici e compiti pastorali”, con interventi di vari presuli cattolici di
Germania, Inghilterra e Australia e anche di un qualificato esponente del
Consiglio Mondiale delle Chiese. I lavori del Seminario, che saranno introdotti
e conclusi dal presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della
Pace, cardinale Renato Martino, si svolgeranno a porte chiuse, ma i giornalisti
che ne avranno fatto richiesta potranno intervistare gli esperti durante le
pause di intervallo a metà mattina e metà pomeriggio. (A cura di Paolo
Scappucci).
Oggi su
"L'Osservatore Romano"
Servizio vaticano - La
visita pastorale di Benedetto XVI a Vigevano e a Pavia.
La Lettera del Papa al
cancelliere tedesco Angela Merkel, in merito al prossimo Vertice del G8.
Servizio estero - In
evidenza la Francia: presidenziali, vanno al ballottaggio Sarkozy e la Royal.
Servizio culturale -
Un articolo di Mario Spinelli dal titolo "La Via Francigena, un cammino di
pellegrinaggio che attende ancora di essere individuato con precisione":
un convegno alla Pontificia Università Gregoriana ha posto l'accento sullo
sviluppo della parte meridionale del percorso.
Servizio italiano -
Politica; Partito democratico: si ridisegnano le alleanze.
23 aprile 2007
In Francia accedono al ballottaggio per le
presidenziali
il
neogollista Nicholas Sarkozy e la socialista Segolène Royal
In Francia sono stati
resi noti i risultati delle presidenziali di ieri: il candidato neogollista,
Nicolas Sarkozy, ha conquistato il 31,18 per cento delle preferenze. La
socialista, Ségolène Royal, ha ottenuto invece il 25,87
per cento dei voti. Il ballottaggio tra i due aspiranti capi di Stato si terrà
il prossimo 6 maggio. A questo punto, la partita si gioca sul fronte
delle alleanze: conteranno, infatti, i voti degli elettori dei due candidati
rimasti fuori: Bayrou e Le Pen. Da Parigi, ci riferisce Francesca
Pierantozzi:
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Per la prima volta
nella storia di Francia, una donna potrebbe diventare presidente della
Repubblica. La socialista Ségolène Royal ha infatti superato il primo turno
delle presidenziali, ottenendo il 25 per cento dei voti. Con circa il 30 per
cento è arrivato al primo posto il neogollista Nicolas Sarkozy. Ma, intanto,
c’è già un record: è il tasso di partecipazione. L’affluenza alle urne ha
infatti sfiorato l’85 per cento. E’ la più alta nella storia delle
presidenziali della Quinta Repubblica. Distanziati gli altri due candidati che
aspiravano ad arrivare al ballottaggio, il centrista François Bayrou ha ottenuto
il 18 per cento dei voti e diventa ora l’arbitro della sfida tra destra e
sinistra. Decisivi saranno, infatti, ora i voti del suo elettorato. Perde voti
l’estrema destra del leader del Fronte Nazionale, Jean-Marie Le Pen, che si
ferma all’11 per cento, 6 punti in meno rispetto al 2002. La campagna per il
secondo turno è già cominciata: Sarkozy ha rivolto un appello a tutti i
francesi, dicendo di voler realizzare un nuovo sogno francese e di voler
proteggere la Francia. Un appello all’unione anche da Ségolène Royal che ha
invitato gli elettori a ritrovarsi su un progetto che non è basato sulle paure.
La Royal è sfavorita dai sondaggi: l’ultimo ieri sera la dà sconfitta da
Sarkozy con il 46 per cento dei voti, contro il 54.
Francesca Pierantozzi,
da Parigi, per la Radio Vaticana.
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Sul ballottaggio del 6
maggio ascoltiamo il commento di Domenico
Quirico, corrispondente da Parigi del quotidiano La Stampa, intervistato da
Giada Aquilino:
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R. – Il nodo centrale
del secondo turno è ovviamente come sceglierà l’elettorato di Bayrou, quel
consistente 20 per cento che al primo turno ha rifiutato di allinearsi attorno
allo schieramento tradizionale, che è rappresentato a sinistra e a destra
rispettivamente da Royal e da Sarkozy. Un elettorato che Bayrou assolutamente
non controlla, perché lo ha scelto come strumento per cercare di spezzare quel
dualismo così soffocante che ha portato la Francia ad essere tra i Paesi più
“immobili” d’Europa. Ma questo tentativo non è riuscito: la Francia non vuole
cambiare, vuole continuare ad essere quello che è.
D. – E’ ancora presto
per tracciare un quadro delle alleanze?
R. – Credo che
conteranno gli inviti a votare per questo o quel candidato, ammesso che ci
siano, perché in fondo credo che Bayrou conservi una forte tentazione a cercare
di mettere insieme questo terzo partito. Tutto dipenderà poi da come si
svolgerà il confronto nelle prossime due settimane, dal duello televisivo che è
previsto per il 2 maggio, dalle strategie e dai temi che i due candidati sceglieranno.
D. – A proposito dei
temi che Sarkozy e Royal affronteranno, possiamo già inquadrare degli
argomenti?
R. – Sarkozy punterà
sull’elemento di una Francia stanca dell’egualitarismo, che chiede più vivacità
e meno tasse, che non vuole servizi pubblici gratuiti per i disoccupati, ma che
vuole che lo Stato aiuti sostanzialmente quelli che hanno delle idee, che
producono di più. Dall’altra parte, l’elemento del “pericolo Sarkozy” sarà
quello su cui insisteranno moltissimo il partito socialista e Ségolène Royal.
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Le
Brigidine ricordano la Beata Maria Elisabetta Hesselblad,
fondatrice dell'Ordine, a 50 anni
dalla sua morte
L’Ordine del SS.mo
Salvatore (di Santa Brigida), a 50 dalla morte della Fondatrice, la Beata Maria
Elisabetta Hesselblad, tiene un Convegno a Roma, presso il Salesianum alla
Pisana, da oggi al 27 aprile, per approfondire il carisma brigidino alla luce
dei tempi nuovi. Nata nel 1870 a Fåglavik, in Svezia, da famiglia luterana,
Elisabetta Hesselblad emigrò a 18 anni negli Stati Uniti in cerca di lavoro per
aiutare la numerosa famiglia.
Convertitasi al
cattolicesimo nel corso di un suo viaggio in Europa, e precisamente a
Bruxelles, in Belgio, venne a Roma dove a 36 anni vestì l’abito delle Brigidine
e qui fondò nel 1911 l’Ordine del SS.mo Salvatore di Santa Brigida, che si
stava estinguendo, nella stessa casa in Piazza Farnese dove Santa Brigida era
vissuta per 19 anni ed era morta nel 1373. In effetti, pur prendendo la
spiritualità di Santa Brigida, Madre Elisabetta apportò delle innovazioni
sostanziali rispetto all’antico Ordine brigidino, e cioè tolse la clausura
papale per incontrare più facilmente i non cattolici, diede espressione al suo
carisma di preghiera e lavoro per l'unità dei cristiani dopo la Riforma del
1500, diede centralità al Governo con la Casa generalizia a Roma e con una
Madre Abbadessa Generale per tutte le Case.
Da allora lavorò
indefessamente per la rifioritura dell’Ordine anzitutto in Svezia e poi in
Inghilterra e Svizzera. Si recò anche in India dove aprì una casa nel 1937.
Durante gli anni della guerra 1939-45 è impegnata a Roma in un eroico lavoro di
carità verso gli ebrei perseguitati e verso chiunque altro avesse avuto bisogno
di rifugio e di soccorso. Morì a Roma nel 1957 in concetto di santità nella
Casa di Santa Brigida, mentre si apriva l’ultima casa da lei ideata, negli Stati
Uniti d’America. Oggi l’Ordine Brigidino fondato dalla Beata Elisabetta Hesselblad
è presente in Europa, in Asia e nelle Americhe, complessivamente in 18 Paesi, e
conta circa 650 Religiose in 51 Case. Giovanni Peduto ha chiesto a madre
Tekla Famiglietti, abbadessa generale dell’Ordine, quale fosse la spiritualità
della Beata Elisabetta Hesselblad:
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R. - La caratteristica
della sua spiritualità può essere sintetizzata in questi punti: Ella ripropone
lo spirito brigidino per la nostra epoca attraverso una Nuova Fondazione innestata
nell’antico Ordine del SS. Salvatore di Santa Brigida. Recupera la dimensione
contemplativa, fondata sulla spiritualità cristocentrica, specialmente nella
meditazione dei misteri della Passione e nell’Adorazione al SS. Sacramento.
Recupera la dimensione mariana: Maria, vera Abbadessa dell'Ordine e Madre
esemplare di ogni virtù. Diffonde l'antico spirito di accoglienza, con le case
aperte a tutti i pellegrini, specialmente a quelli dei Paesi scandinavi.
Propone, con l'ansia missionaria ed ecumenica, lo stesso spirito di Santa
Brigida, che lottò per l'unità del Corpo
Mistico.
D. - Ci può raccontare
un episodio significativo della sua vita?
R. - Penso sia molto
significativo l’episodio verificatosi all’epoca della sua conversione al
cattolicesimo, quando durante la processione del Corpus Domini a Bruxelles,
mentre stava per passare il vescovo che sorreggeva l’ostensorio, lei pensò tra
sé: “Davanti a Te, Signore, mi inginocchio, non qui”. Ma in quel momento, la
sua anima che fino ad allora era turbata fu improvvisamente ricolma di dolcezza
e una voce che sembrava venire nello stesso tempo dal di fuori e dall’interno
del suo cuore, disse: “Io sono quello che tu cerchi”. Cadde in ginocchio e sui
gradini di quella cattedrale fece la sua prima adorazione alla presenza del
nostro divino Signore nel SS. Sacramento.
D. - Quale eredità ha
lasciato alle Brigidine Madre Elisabetta Hesselblad?
R. - L’eredità della
causa ecumenica da perseguire tramite due vie: quella della preghiera e quella
della Croce, ecumenismo spirituale ed ecumenismo attivo. Il suo ecumenismo si
concentrava nella sua vita vissuta con rispetto, amore, solidarietà con i
cristiani non cattolici. Era convinta dell’urgenza del problema ecumenico e
attraverso le Costituzioni, chiama le figlie del suo Ordine a dedicarsi in modo
permanente alla causa ecumenica. Le chiama però anche a un ecumenismo attivo da
esprimere tramite l’accoglienza vissuta con stile ecumenico e carità ecumenica.
Elle ne diede l’esempio soprattutto negli anni della guerra, quando diede
rifugio e protezione a diversi ebrei e a perseguitati politici, rischiando la
sua stessa vita e quella delle consorelle.
D. - Cosa possono
imitare i laici della vita di questa Beata?
R. - Della sua vita i
laici possono imitare la solidità della fede e la ricchezza della sua
interiorità, la sconfinata speranza in Dio e nella sua Provvidenza, soprattutto
nell’ora della prova e della solitudine. Ella antepose la volontà di Dio alla
propria, il bene del prossimo alla propria utilità. I laici possono imitare la
sua partecipazione attiva alla vita del Corpo mistico di Cristo, la sua
cooperazione alla diffusione della fede e all’unità dei cristiani. Come lei
tutti debbono poter custodire il dono della fede con sentimenti di umile
gratitudine al Signore.
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Si
celebra oggi la Giornata Mondiale del Libro
“La diversità
culturale” è il tema dell’odierna “Giornata Mondiale del Libro e dei Diritti
d’Autore” promossa dall’UNESCO. L’iniziativa, giunta alla dodicesima edizione,
rappresenta un’occasione di riflessione sul mondo della lettura: mira a
combattere l’analfabetismo e a promuovere l’integrazione culturale fra i popoli.
Massimiliano Rossi ha raccolto il commento di Giovanni Puglisi,
presidente del Comitato Nazionale Italiano-UNESCO:
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R. - Intorno al libro
gira la memoria del mondo perché il libro è tutto ciò che consolida
l’intelligenza dell’uomo affidandolo ai posteri, alle future generazioni nella
sua parte migliore perché il libro è il momento in cui l’intelligenza diventa
realtà e l’imponderabile della cultura diventa visibile.
D. – Quest’anno il
tema è la diversità culturale e mettete l’accento sull’integrazione. Perché?
R. – L’incontro tra le
civiltà, le culture e i popoli, oggi è molto conclamato in termini retorici.
Purtroppo i drammi che viviamo ci dimostrano che c’è ancora bisogno di tanta
strada. Lo scambio dei libri, e la conoscenza dei popoli e delle culture
attraverso il libro, può aiutare questa integrazione.
D. – Parlate di
alfabetizzazione ma in molti Paesi del mondo è ancora difficile trovare un
libro...
R. – Il problema
dell’analfabetismo è un problema serio nel mondo. Il rapporto dell’UNESCO
dimostra che oggi la gran parte dell’umanità è ancora lontana dal colmare, non
dico il "digital divide" ma "l’alphabetical divide". Io mi
auguro che giornate come questa ispirino chi governa in tutti i Paesi del mondo
a considerare più importante spendere un euro, un dollaro, una rupia, uno yuan,
un rublo per un libro piuttosto che per un fucile o per una pallottola.
D. – Nei cosiddetti
Paesi industrializzati però, nei giovani sembra diminuire l’interesse per i
libri...
R. – Nel percepire
l’importanza del libro ne hanno poca colpa; la colpa è dei meno giovani, dei
più grandi che non sono riusciti a far comprendere l’importanza del libro, ad
inculcarne il valore, il significato e il ruolo ai giovani.
D. – Ma nella società
dell’immagine e di internet che posto occupa ancora il libro?
R. – Da oggi la
dimensione multimediale è una dimensione capillare, penetrante che pervade la
vita di tutti noi; però la cultura che arriva attraverso internet è una cultura
d’assalto, è una cultura certificata. Le nozioni, i saperi, che arrivano
attraverso internet ti danno sicuramente lo stimolo al primo approccio però se
poi vuoi approfondire, vuoi radicarti in quelle nozioni, in quei saperi, in
quella cultura, devi per forza e necessariamente misurarti con il libro.
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23 aprile 2007
Proteggete e difendete il diritto alla vita di ogni
essere umano
dal primo istante del suo concepimento:
così il Papa ai vescovi messicani riuniti in assemblea
“In questo periodo
pasquale, con la resurrezione di Cristo stiamo celebrando il trionfo della
vita. Questo grande dono ci esorta a proteggere e a difendere con ferma
decisione il diritto alla vita di ogni essere umano dal primo istante del suo
concepimento, di fronte a qualsiasi manifestazione della cultura della morte”.
Così il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, nel telegramma inviato
a nome del Santo Padre ai vescovi del Messico riuniti per la LXXXIII Assemblea
plenaria. Di fronte alla votazione sulla depenalizzazione dell’aborto che domani
impegnerà l’Assemblea legislativa del Distretto federale, il presidente della
Conferenza episcopale messicana (CEM), mons. Carlos Aguiar Retes, vescovo di
Texcoco, ha reso pubblico il messaggio di Benedetto XVI. “Il Papa si unisce
alla Chiesa in Messico e a tante persone di buona volontà, preoccupate di
fronte a un disegno di legge, del Distretto federale, che minaccia la vita del
bambino non nato”, scrive il cardinale Bertone mentre la Chiesa messicana ha
espresso preoccupazione sulle questioni che toccano la vita umana. I vescovi
messicani hanno ribadito che “obbligo primario dello Stato” è “difendere il
diritto naturale di ogni essere umano alla vita e alla sua integrità, dal
concepimento fino alla morte, e che “se una legge positiva priva una categoria
di esseri umani della protezione dell’ordinamento civile, è lo Stato stesso che
nega l’uguaglianza davanti alla legge”. Citando l’enciclica “Evangelium
vitae” di Giovanni Paolo II i vescovi hanno voluto ricordare che “nessuna
circostanza, nessuna finalità, nessuna legge al mondo potrà mai rendere lecito
un atto che è intrinsecamente illecito, perché contrario alla Legge di Dio,
scritta nel cuore di ogni uomo, riconoscibile dalla ragione stessa, e
proclamata dalla Chiesa”. “Nessun uomo o donna, cattolico o non, può sostenere
proposte sociali o politiche che favoriscano l’aborto e l’eutanasia”. affermano
i vescovi. I presuli hanno poi sottolineato che l’annuncio del Vangelo è un
invito costante alla conversione, un’esigenza di tutta la Chiesa, pastori e fedeli,
e che ha il suo centro nell’Eucaristia, soprattutto durante la Santa Messa
della domenica. L’iniziazione cristiana, hanno aggiunto i vescovi, è un
processo verso l’incontro personale con Cristo attraverso un itinerario di formazione
nella fede e nell’integrazione alla vita della comunità. Per l’episcopato la responsabilità
attuale dei cristiani è quella di far sì che i valori del regno di Dio, nei
cambiamenti epocali e nei nuovi modelli culturali, siano lievito. I vescovi
hanno anche osservato che per una democrazia matura e consolidata, occorre
assicurare, oltre alla partecipazione attiva dei cittadini, l’elaborazione di
un corretto concetto di persona umana. “La Chiesa – hanno concluso i presuli –
offre la sua collaborazione nel compito nazionale di configurare al meglio lo
stato democratico proprio tramite la promozione e la difesa della vita e della
sua dignità e nel sostegno alla libertà fondata sulla verità e il rispetto
reciproco nonché alla giustizia sociale”. (T.C.)
Il patriarca
maronita, Nassrallah Sfeir, ha lanciato un nuovo appello
al dialogo in Libano ed ha invitato a superare le
polemiche
che infiammano il Paese
Nuovo appello al
dialogo del cardinale Nassrallah Sfeir. Durante la Messa presieduta ieri a
Bkerke, il patriarca maronita ha invitato tutti a ritrovare la capacità di
dialogare per ridare “un soffio di speranza” al Libano. Ormai si polemizza su
tutto, ha osservato il cardinale Sfeir, “discutiamo a proposito di ciò che è
legale e di ciò che non lo è, sulle nomine agli incarichi della funzione
pubblica, sul governo e i suoi componenti”, “su chi è in carica e su come
sostituire i dimissionari”. E, ha aggiunto, “litighiamo sul tribunale
internazionale. Deve essere istituito nel quadro del capitolo VI o VII?” della
Carta dell’ONU, ossia in base ad un accordo nazionale o in base alle norme che
prevedono la possibilità dell’uso della forza contro le minacce internazionali
al mantenimento della pace? Da qui, l’esortazione del patriarca a superare le
polemiche. Intanto, scrive l’agenzia AsiaNews, a Beirut c’è viva attesa per la
visita che il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, compirà domani a
Damasco e durante la quale, tra le questioni principali da affrontare, si
dovrebbe discutere dell’istituzione del tribunale internazionale che dovrebbe
giudicare i responsabili degli assassini politici commessi in Libano, a partire
da quello dell’ex premier, Rafic Hariri. Quanto alla situazione generale del
Libano, il patriarca Sfeir è tornato ad esprimere la sua preoccupazione anche
per il fatto che il suo attuale sviluppo negativo costringe le forze vive e
pacifiche ad abbandonare il Paese e ad emigrare. “Tutto ciò provoca la
disperazione dei cittadini, che hanno un grande bisogno di un nuovo soffio di
speranza - ha concluso il cardinale Sfeir – e i leader stranieri che vengono a
trovarci non sanno più come aiutarci a riprendere una vita normale e
accettabile”. (T.C.)
Si corre per la pace
da oggi in Terra Santa: al via da Betlemme
la maratona-pellegrinaggio per promuovere il
dialogo dedicata
a Giovanni
Paolo II
Parte oggi la
maratona-pellegrinaggio Betlemme-Gerusalemme, organizzata dall’Opera Romana
Pellegrinaggi e dal Centro Sportivo Italiano. La manifestazione, che è dedicata
alla figura di Giovanni Paolo II ed è giunta alla quarta edizione, si
concluderà il 28 aprile. Il pellegrinaggio, che prevede diverse tappe nei
luoghi della fede cristiana, quest’anno, scrive l’agenzia SIR, prende il via da
Betlemme. La prima edizione, nel 2004, è partita invece da Gerusalemme e si è
conclusa nella cittadina che ha dato i natali a Gesù, poi, nelle successive
edizioni si è alternato di anno in anno il senso si marcia. La maratona è una
corsa di carattere simbolico in cui atleti italiani, israeliani e palestinesi
corrono insieme per scrivere una nuova pagina della pace, portando la fiaccola
della Pace e la bandiera olimpica. A presiedere la maratona-pellegrinaggio è
mons. Josef Clemens, segretario del Pontificio Consiglio per i Laici. Tra gli
atleti in corsa per la pace ci sono Andrea Zorzi e Roberto Masciarelli, vecchie
glorie della pallavolo italiana, e alcuni rappresentanti delle squadre iscritte
alla Clericus Cup, il primo torneo mondiale di calcio dedicato a preti e
seminaristi. “La maratona – spiegano i promotori - vuole unire due aspetti che
si integrano tra loro con completezza: quello religioso e quello sportivo per
camminare insieme per la pace”. (T.C.)
Organizzazioni non
governative attive in Sudan hanno deciso
di sospendere i loro aiuti a causa dei frequenti
attacchi e furti a loro danno
Alcune organizzazioni
umanitarie internazionali attive nell’Ovest Darfur hanno sospeso
temporaneamente le proprie attività. Ne dà notizia l’agenzia MISNA che riferisce
di una nota diffusa oggi dalla organizzazione non governativa inglese Oxfam e
dalla sezione spagnola di Save the Children. La decisione è giunta in seguito
ai continui attacchi, assalti, saccheggi e furti subiti nelle ultime tre settimane
dalle organizzazioni umanitarie attive nella regione occidentale sudanese teatro
dal febbraio 2003 di un conflitto interno che ha causato una grave crisi umanitaria.
Nel documento congiunto Oxfam e Save the Children precisano che tutte le ong
presenti nella zona di Um Dhukun, nel Darfur occidentale a ridosso del confine
con il Ciad, hanno sospeso le proprie attività non essenziali e che di conseguenza
“sarà disturbata l’assistenza vitale fornita fino ad oggi a circa 100 mila
persone - sfollati del Darfur, rifugiati del Ciad e della Repubblica
centrafricana - presenti nella zona”. Sul posto, resterà un piccolo numero di
operatori umanitari con l’incarico di monitorare la situazione e gestire alcune
attività. “Ogni sospensione, anche temporanea, è sempre una decisione
difficile, ma gli attacchi contro i lavoratori umanitari non sono accettabili e
non possono essere più tollerati” si legge nella nota, nella quale si
denunciano l’imboscata tesa a un convoglio umanitario, le violenze ai
dipendenti locali e il costante furto di veicoli. “Incidenti come questi
accadono ormai con una frequenza troppo alta”, ha detto Caroline Nursey,
responsabile del programma sudanese di Oxfam, lanciando un appello alle
autorità locali perché venga garantita la sicurezza degli operatori umanitari.
(T.C.)
Il dialogo
interculturale e la sua dimensione religiosa:
se ne parla oggi e domani a San Marino ad una
Conferenza organizzata
in collaborazione con il Consiglio d’Europa
I problemi e le
prospettive di dialogo tra le comunità religiose tradizionalmente presenti nel
Vecchio Continente con la società civile e il Consiglio d’Europa e la valutazione
dell’importanza della dimensione religiosa nella promozione del dialogo
interculturale sono i temi principali della Conferenza europea che si apre oggi
nella Repubblica di San Marino. Tema dell’incontro, organizzato dalla presidenza
sammarinese del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa e che si protrarrà
fino a domani, è “La dimensione religiosa del dialogo interculturale”. Alla cerimonia
di apertura, riferisce l’agenzia SIR, anche Terry Davis, segretario generale
del Consiglio d’Europa. Tra i partecipanti alla Conferenza, vi sono alcune personalità
delle Chiese cristiane (cattolica, protestante e ortodossa), esponenti della
religione ebraica e musulmana, rappresentanti degli Stati membri e dei Paesi osservatori
del Consiglio d’Europa, di organizzazioni internazionali, nonché della società
civile ed esperti. Nelle intenzioni del CdE la Conferenza “rappresenterà
un’occasione di scambio di esempi di buona pratica nell’ambito del dialogo tra
comunità religiose e autorità pubbliche a tutti i livelli”. (T.C.)
23 aprile 2007
- A cura di Amedeo Lomonaco e Franco Lucchetti -
- Tre diversi attentati kamikaze hanno causato stamani, in Iraq, la
morte di almeno 23 persone. L’episodio più grave è avvenuto a Baquba, nel
cosiddetto triangolo sunnita, dove un’autobomba è esplosa nei pressi di un
commissariato di polizia. Un altro grave attentato è avvenuto in un villaggio,
abitato in prevalenza da cristiani, nei pressi della città di Mossul, nel nord
dell’Iraq. Il kamikaze si è fatto saltare in aria davanti alla sede di un
partito curdo. Violenze si registrano anche a Baghdad dove un attacco suicida,
sferrato vicino ad un ristorante, ha provocato la morte di almeno tre persone.
-
Sanguinosi attacchi anche in Afghanistan: le esplosioni di due bombe, in
diversi luoghi ma con la stessa tecnica, hanno ucciso almeno sette agenti
afghani. Un primo ordigno radiocomandato ha provocato la morte, nell’est del
Paese, di almeno 5 militari. L’esplosione di una seconda bomba, sempre
radiocomandata, ha ucciso poi 2 poliziotti in una provincia meridionale. In
attacchi, sferrati sabato scorso con modalità analoghe, erano morte almeno 11
persone.
-
L’Iran continuerà a rispettare il trattato di non proliferazione nucleare, ma
resisterà in modo pacifico ad eventuali sanzioni delle Nazioni Unite. Lo ha
annunciato il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ad una televisione
spagnola. La dichiarazione del capo di Stato iraniano arriva circa un’ora dopo
la decisione del responsabile della politica estera
comune dell’Unione Europea, Jvier Solana, di approvare un ordinamento
varato dalle Nazioni Unite sulle sanzioni da applicare all’Iran. Le sanzioni –
si precisa nel testo dell’ONU - sono rivolte a persone e organizzazioni
iraniane coinvolte nelle procedure di ricerca sul programma nucleare. Secondo
la comunità internazionale, le attività della Repubblica islamica, in campo
atomico, sono finalizzate alla costruzione di ordigni nucleari. L’Iran sostiene,
invece, che tale programma ha finalità solo pacifiche.
- “Il
progetto americano di installazione di un sistema antimissile in Europa centrale
rischia di destabilizzare gravemente la sicurezza europea”. Lo ha ribadito oggi
il ministro russo della Difesa, Anatoli Serdioukov, durante il colloquio
privato con il suo omologo americano, Robert Gates. Il progetto di difesa,
ancora in fase di sperimentazione, riguarda la collocazione, prevista in
Polonia e in Repubblica Ceca, di radar e missili intercettori per difendere
l’Europa e gli Stati Uniti da eventuali attacchi. Recentemente, il responsabile della politica estera comune dell’Unione
Europea, Javier Solana, ha affermato che, nonostante Praga e Varsavia
siano sovrane sui loro territori, questa sovranità deve essere compatibile con
l’interesse generale dell’Unione Europea.
- Appuntamento con le urne, per il secondo giorno, in Siria per le
elezioni legislative. In ballo ci sono 250 seggi del Parlamento. Di questi, 167
sono già stati assegnati al Fronte nazionale progressista, una coalizione di
diverse formazioni guidata dal partito Baath. I restanti 83 seggi verranno
assegnati a candidati indipendenti. I partiti dell’opposizione hanno deciso di
boicottare la consultazione affermando che “non esistono le condizioni per
libere elezioni”. La partecipazione al voto sembra, al momento, inferiore alle
previsioni: l’emittente panaraba, Al Jazeera, ha reso noto infatti che nella
giornata di ieri l’affluenza è stata bassa.
- Duro colpo alla stabilità del governo di unità nazionale
palestinese: ha rassegnato le dimissioni il ministro dell’Interno, Hani
al-Qawasmi, membro di Hamas. Secondo fonti palestinesi, il ministro avrebbe
deciso di lasciare l’incarico per la mancanza di collaborazione da parte dei
suoi più stretti collaboratori. Al ministro dell’Interno spetta, tra i vari
compiti, anche la supervisione di tutti i corpi che formano le forze di
sicurezza, compresi quelli tradizionali rimasti sotto il controllo di al-Fatah.
-
Concessa la libertà provvisoria a sei degli 11 arrestati in relazione al
brutale assassinio di 3 cristiani avvenuto mercoledì scorso a Malatya, nell’est
della Turchia. Il tribunale turco ha confermato, invece, l’arresto per gli
altri cinque, tra cui l’unica donna del gruppo. I sei sono stati scarcerati
perché, secondo gli inquirenti, hanno avuto un ruolo secondario nell’uccisione
dei dipendenti della casa editrice ‘Zirve’ che stampa la Bibbia e altri testi
sul cristianesimo.
- In Nigeria, il più popoloso Paese africano e ottavo produttore
mondiale di petrolio, i risultati non ancora definitivi delle elezioni legislative
e presidenziali di sabato scorso danno in testa il partito attualmente al
potere e il candidato di tale formazione, Umaru Yar’Adua. Ma l’opposizione e
gli osservatori internazionali denunciano casi di brogli e irregolarità. Il
principale gruppo di osservatori ha anche chiesto di annullare il voto.
L'Unione Europea ha poi reso noto che sono almeno 200 le persone morte, tra il
14 ed il 21 aprile, durante e dopo le operazioni di voto per le elezioni
amministrative. Sulle sfide che attendono la nuova leadership della Nigeria la
riflessione, al microfono di Amedeo Lomonaco, padre Giulio Albanese,
missionario comboniano e fondatore dell’Agenzia
missionaria MISNA:
**********
R. –
Credo proprio che la sfida, guardando al futuro, sia quella della formazione
dei nuovi quadri; la nuova classe dirigente dovrebbe essere molto più attenta -
si spera – alla res pubblica, al bene comune. Vi è poi un altro aspetto che, a
mio avviso, va preso in considerazione: i problemi sono molto complessi e la
Nigeria - non dimentichiamolo – è un Paese che vive grandi contraddizioni; è un
Paese che potrebbe essere un autentico Eldorado, un vero e proprio paradiso
terrestre; purtroppo, per una serie di circostanze, molte volte, i proventi
dell’oro nero finiscono solo nelle tasche di alcuni. Questo richiama anche
un’altra questione molto importante, che non è soltanto di ordine economico, ma
è anche legata un po’ al processo di moralizzazione. La corruzione in Africa
rappresenta infatti una vera e propria maledizione e, questo, soprattutto per
la Nigeria.
D. –
Il futuro presidente della Nigeria dovrà, dunque, governare un Paese con grandi
potenzialità economiche, ma dove la miseria è però molto diffusa. Questa
distanza è realmente colmabile?
R. –
Certamente è migliorabile. Questo è un Paese con grandi potenzialità, ma - non
dimentichiamolo - è anche un arcobaleno
di gruppi etnici. Questo processo di integrazione, per
certi versi, è ancora in salita. Vi è poi la questione religiosa che non può
essere misconosciuta: il nord è di tradizione islamica e il sud è di tradizione
animista e cristiana. C’è da considerare che sulla carta la Nigeria, nonostante
abbia una popolazione di musulmani abbastanza consistente, non è comunque una
Repubblica islamica. Credo, quindi, che sia una grande responsabilità da parte
del nuovo presidente e del nuovo esecutivo nigeriano quella di far in modo che
questa laicità dello Stato dello venga preservata.
**********
- In
Somalia, sesto giorno consecutivo di scontri a Mogadiscio tra miliziani legati
alle Corti islamiche e truppe governative somale, appoggiate da soldati etiopi.
I combattimenti, che da ieri sono ulteriormente peggiorati per intensità e
frequenza, hanno scosso soprattutto la zona settentrionale della capitale, dove
stamani sono morte 5 persone. Violenze anche nel sud della Somalia: non lontano
dal confine con il Kenya, a Chisimaio, sono morte in sanguinosi scontri 11
persone, tra cui 5 passanti. Il bilancio delle vittime è dunque sempre più
grave: si stima che, a partire da mercoledì scorso, siano più di 230 le persone
rimaste uccise. La popolazione continua, inoltre, ad abbandonare Mogadiscio,
devastata dalle violenze. Da febbraio, sono più di un milione le persone che
hanno lasciato le loro case.
- Un
aereo di una compagnia greca, partito da Atene e diretto a Strasburgo, ha
effettuato stamani un atterraggio di emergenza all’aeroporto di Monaco, in Germania,
per un allarme bomba. Lo ha riferito un portavoce dell’autorità del traffico
del controllo aereo tedesca all’agenzia Reuter.