RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 111  - Testo della trasmissione di sabato 21 aprile 2007

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Benedetto XVI per la prima volta in Lombardia: a Vigevano, la Messa in Piazza Ducale. Domani, a Pavia, la preghiera sulle spoglie di Sant’Agostino: ai nostri microfoni mons. Emilio Pastormerlo e padre Robert Prèvost

 

In Paradiso i bambini che muoiono senza Battesimo: lo asserisce un documento della Commissione Teologica Internazionale. Intervista con padre Luis Ladaria

 

A Palermo, la beatificazione di padre Francesco Spoto, fondatore dei Missionari Servi dei poveri e martire in Congo: con noi padre Giuseppe Civiletto

 

Ricorre oggi il 50.mo anniversario della "Fidei donum" di Pio XII: il commento di mons. Antonio Silvestrelli

 

Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Vigilia elettorale per i francesi, che domani voteranno per il primo turno delle presidenziali: l'analisi del prof. Jean-Dominique Durand e dell'arcivescovo Albert Rouet

 

La professione di fedeltà di Pietro a Cristo Risorto nel Vangelo della terza Domenica di Pasqua: il commento di don Massimo Serretti

 

CHIESA E SOCIETA’:

Cooperazione internazionale dialogo devono svilupparsi nell’area mediterranea. Così il cardinale Raffele Martino al seminario promosso a Roma dal Movimento cristiano lavoratori e dal consiglio d’Europa

 

 In India, il presidente della Conferenza dei vescovi locali ha incontrato il primo ministro. Chieste misure per arginare le difficoltà dei cristiani nel Paese

 

 In Burkina Faso quasi 1500 Sacramenti amministrati nella sola settimana di Pasqua - In Nigeria, proseguono i lavori per la costruzione del centro di Benin City per evitare che le donne finiscano nel mercato della prostituzione europea

 

 In Cina, si svolgeranno sabato prossimo i funerali del vescovo Fu Tieshan, morto ieri all’età di 76 anni

 

Gli incidenti stradali sono la prima causa di morte fra i giovani. Lo rivela un rapporto dell’OMS, che parla di 1000 vittime al giorno

 

 Vescovi e cantanti in campo per la legalità

 

 Numerose iniziative oggi a Roma per celebrare il suo 2760.mo compleanno

 

24 ORE NEL MONDO:

Vigilia elettorale in Nigeria, turbata però dalle violenze: sventato un attentato poche ore prima dell’inizio del voto

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

21 aprile 2007

 

 

Nomine

Benedetto XVI ha ricevuto in udienza, nel corso della mattinata, un gruppo di cinque presuli italiani della Conferenza episcopale della toscana in visita ad Limina.

In Francia, il Papa ha nominato arcivescovo di Strasburgo mons. Jean-Pierre Grallet, dell’Ordine dei Frati Minori, finora vescovo titolare di Dardano ed ausiliare della medesima circoscrizione ecclesiastica.

 

In India, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Tura, presentata da mons. Gorge Mamalassery, per sopraggiunti limiti d’età. Gli succede mons. Andrew Marak, coadiutore della medesima diocesi.

 

In El Salvador, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Chalatenango, presentata da mons. Eduardo Antonio Alas Alfaro, per sopraggiunti limiti d’età. Il Santo Padre ha nominato a succedergli mons. Luis Morao Andreazza, dell’Ordine dei Frati Minori, finora vescovo titolare di Tullia ed ausiliare di Santa Ana.

 

Il Papa ha nominato membri del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato; mons. Joseph Ngô Quang Kiêt, arcivescovo di Nôi; mons. Gianfranco Agostino Gardin, Ordine dei Frati Minori Conventuali, segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.

 

 

Benedetto XVI per la prima volta in Lombardia:

a Vigevano, la Messa in Piazza Ducale. Domani, a Pavia,

la preghiera sulle spoglie di Sant’Agostino

 

Tutto pronto nella città lombarda di Vigevano per l’arrivo del Papa, oggi pomeriggio. Si tratta del quarto viaggio apostolico di Benedetto XVI in Italia e della prima visita pastorale rivolta specificamente a una diocesi italiana. Secondo programma, il Papa partirà al 15.30 in aereo da Ciampino per arrivare all’aeroporto di Milano-Linate un’ora dopo. Di qui, il trasferimento in elicottero a Vigevano, con arrivo previsto per le ore 17.50. Dopo aver celebrato una Messa in Piazza Ducale, in serata Benedetto XVI raggiungerà la vicina Pavia che, 23 anni fa, aveva già ospitato Giovanni Paolo II. Culmine della visita alla diocesi pavese sarà, domani, la preghiera presso le spoglie di Sant’Agostino, custodite nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro. Sull’attesa dei fedeli di Vigevano e il significato di questa visita per i fedeli della Lombardia, il servizio della nostra inviata, Adriana Masotti:  

 

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C’è chi ha scritto che Vigevano ha atteso il Papa per secoli ed è vero se, per avere notizia del passaggio qui di un Pontefice, bisogna andare al 1481 quando Martino V vi sostò brevemente. Giovanni Paolo II era stato invitato ma non gli fu possibile venire. Invito rinnovato a Benedetto XVI dal vescovo attuale, Claudio Baggini, quando in zona si venne a sapere della sua intenzione di recarsi nella vicina Pavia per rendere omaggio a Sant’Agostino per i 750 anni dalla nascita dell’Ordine agostiniano. E così, fra poco, Benedetto XVI arriverà a Vigevano. Al suo arrivo allo stadio, alle 16.50, sarà accolto dal vescovo, dal ministro della Difesa, Parisi, a nome del governo, e dalle autorità locali. Sugli spalti i ragazzi delle scuole e dei centri sportivi. Il Papa saluterà i giovani e gli ammalati affacciandosi su Piazza Sant’Ambrogio dal balcone del vescovado, per poi celebrare la Messa in Piazza Ducale, esempio magnifico dell’arte rinascimentale in Italia. Nel dare l’annuncio della visita ad inizio anno, mons. Baggini aveva raccomandato un cammino di preparazione attraverso la preghiera e la carità. “Benedetto XVI servo della comunione che presiede nella carità” è la scritta su locandine e striscioni di benvenuto che compare un po’ dovunque a Vigevano, in attesa della visita con gioia e grande emozione, consapevole che ciò che sta per vivere è un fatto straordinario. In tanti hanno sostato alla vigilia nel “salotto buono” della città, appunto Piazza Ducale, arrivando a piedi o in bicicletta, commentando l’avvenimento, assistendo alle prove di voce dal palco a ridosso della facciata del Duomo.

 

Tanti con la macchina fotografica o semplicemente con il cellulare per fissare un’immagine inusuale della celebre piazza. La diocesi vorrà offrire all’illustre ospite il frutto di uno stile di vita più sobrio, improntato all’amore evangelico: a Benedetto XVI verrà consegnato quanto raccolto nel periodo quaresimale e oggi stesso perché, attraverso l’Obolo di San Pietro, serva a sostenere un centro per bambini malati di AIDS in Rwanda. Non sarà l’unico gesto di carità: il Consorzio del settore calzaturiero Santi Crispino e Crispiniano invierà in Paesi poveri oltre 10 mila paia di scarpe. In serata, alle 19.45, Benedetto XVI si sposterà in elicottero a Pavia. In Piazza Duomo ci sarà il primo saluto, in particolare ai giovani della diocesi. Molto fitta l’agenda di domenica. Il Papa entrerà in contatto con le diverse dimensioni del territorio: visitando alle 9 gli ammalati e il personale del Policlinico San Matteo e nel pomeriggio gli studenti e i docenti dell’Università: i giovani iscritti qui sono oltre 20 mila.

 

In mattinata, alle 10.30, il Papa celebrerà la Messa nella vasta area degli Orti dell’Almo Collegio Borromeo, di fronte al Ticino, dove fino all’ultimo si è lavorato per ricavare quanto più spazio possibile per accogliere i fedeli. Le richieste di partecipazione hanno superato ampiamente ogni aspettativa. Alle 17.30, il Papa reciterà i Vespri di fronte alle spoglie di Sant’Agostino, che dall’VIII secolo si trovano nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro per volontà del re dei Longobardi Liutprando. Qui, Benedetto XVI accenderà una lampada votiva e all’esterno della Basilica benedirà la prima pietra del Centro culturale agostiniano che porterà il suo nome, una struttura per mostrare ancora una volta a tutta la Chiesa la ricchezza e l’attualità della vita e del pensiero del grande vescovo di Ippona. Il vescovo di Pavia, mons. Giovanni Giudici, ha intitolato la visita: “Insieme per proclamare che Gesù è il Signore”. In una lettera ai fedeli aveva presentato la presenza del Papa come una grazia che rinnova l’impegno alla comunione in diocesi, con la Chiesa intera e con tutti i popoli della terra. Da questa comunione, nascerà una testimonianza più forte ed efficace dell’appartenenza dei credenti a Cristo. 

 

Da Vigevano, Adriana Masotti, Radio Vaticana.

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A Piazza Ducale, dove stasera si celebrerà la Messa, sono stati allestiti dai 4 ai 5 mila posti a sedere. Grande l’emozione tra la gente, che ha assistito con curiosità e interesse a tutte le fasi della preparazione del palco. Ma che cosa si aspettano queste persone dal Papa? Adriana Masotti lo ha chiesto a mons. Emilio Pastormerlo, portavoce del vescovo di Vigevano e direttore dei media diocesani: 

 

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R. - La gente, man mano che le ore passano e il momento si avvicina, è sempre più entusiasta per questa venuta di Papa Benedetto XVI. E’ bellissimo leggere i pensieri che i bambini hanno scritto al Santo Padre e certamente glieli invieremo. Li abbiamo messi anche nel nostro sito Internet. Sono pensieri molto semplici, spontanei: chiedono al Papa quante volte si confessa, quante volte prega. Un bambino addirittura dice: “I miei genitori si sono separati. Preghi perché possano tornare insieme”.

 

D. - Qual è stata l’esperienza fatta da voi nel preparare questa visita, intendendo anche l'esperienza spirituale…

 

R. - Dal punto di vista spirituale, certamente la Chiesa vigevanese è stata subito coinvolta dal nostro vescovo in un cammino che sottolineasse che la visita di Benedetto XVI è una visita pastorale del Papa alla Chiesa vigevanese. E questa è la cosa più importante. Per l’aspetto spirituale, siamo stati “fortunati”, perché c’è stato tutto il periodo quaresimale, che a maggior ragione si è prestato ad una preparazione spirituale, anche nel segno della carità, della solidarietà, come dono che vorremmo offrire alla carità del Papa, come segno, come ricordo di questa visita.

 

D. - Il vescovo, mons. Baggini, ha chiesto ai suoi diocesani uno stile di vita più sobrio, più essenziale, anche in vista della visita del Papa. Come è stato accolto questo invito?

 

R. - E’ stato l’invito che ha caratterizzato soprattutto il cammino quaresimale ed è stato un invito, oserei dire, provvidenziale, nel senso che è logico che quando accadono queste cose siamo un po’ tutti tentati di lasciarci prendere da un’organizzazione concreta. Dobbiamo però ringraziare il nostro vescovo, che ha saputo sempre indicarci una linea diritta, quella appunto di uno stile di vita più sobrio. Bisogna vivere, quindi, questa visita del Santo Padre nel segno di una ricchezza spirituale, di un approfondimento spirituale, proprio passando ad uno stile di vita più sobrio, perchè il nostro dono di carità, che vorremmo dare al Papa, non sia semplicemente un’offerta in denaro per le sue opere di carità, ma sia veramente il frutto di quello che noi abbiamo saputo dare.

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Se, dunque, Vigevano vive l’attesa in un clima di festa, c’è trepidazione anche a Pavia, dove, come riferito, il Papa reciterà i Vespri nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, davanti all’urna che contiene le reliquie di Sant’Agostino. E’ nota l’affinità tra Benedetto XVI e il vescovo di Ippona, vissuto tra il IV e V secolo. Il giovane Joseph Raztinger divenne dottore in Teologia, nel 1953, proprio con una tesi sull’ecclesiologia di Agostino. Sull’importanza di questa presenza del Papa per l’Ordine degli Agostiniani e per la Chiesa pavese, la nostra inviata Adriana Masotti ha raccolto la riflessione del priore generale, padre Robert Prèvost: 

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R. - Certamente, c’è grande gioia in tutto l’Ordine, in tutta la famiglia Agostiniana, perché questo avvenimento è un momento in cui tutta la Chiesa sarà riunita attorno al nostro Santo Padre Agostino e celebreremo insieme la gioia di questa opportunità.

 

D. - Far incontrare Agostino all’uomo di oggi è l’impegno degli Agostiniani, in particolare a Pavia. Qual è il contributo che il vescovo di Ippona può dare alla ricerca dell’uomo di oggi?

 

R. - Questa è una domanda forse un po’ complessa, perché Sant’Agostino scrisse tanto e noi pensiamo che abbia tanto da dire al mondo di oggi, all’uomo di oggi e alla Chiesa di oggi. Io comincio sempre con il valore della persona umana. Agostino è un ponte: tutti gli uomini cristiani e non cristiani, credenti e non credenti, possono trovare in Agostino qualcuno che ha condiviso l’esperienza di essere umano, che ha dovuto cercare, che ha dovuto lavorare tanto, per trovare la verità della sua vita. Quindi, l’inizio della storia della conversione di Agostino è la storia di tutti gli uomini. Agostino, come teologo e come filosofo, come uomo di fede, come uomo di Chiesa, ha tanto da offrire a tutti noi.

 

D. - Benedetto XVI sta facendo, mi sembra, un buon servizio nella diffusione del pensiero agostiniano. E’ possibile citare quale elemento di Sant’Agostino si può appunto ravvisare, o quali elementi, nel magistero del Papa?

 

R. - Penso che ci siano alcuni punti dove il Papa in modo particolare si riferisca a Sant’Agostino, al suo pensiero. La figura di Gesù Cristo, unico Salvatore, Gesù Cristo Salvatore del mondo, la dottrina della Chiesa, la sua ecclesiologia. Sant’Agostino riflettendo sul ministero della Chiesa - nel servizio, nel suo ruolo di carità - è un grande dottore per la Chiesa. Si potrebbe parlare anche di Agostino e dell’Eucaristia, Sacramentum Caritatis. Il titolo del documento del Santo Padre ripropone parole che si trovano anche in Sant’Agostino. Quindi, questi sarebbero alcuni dei punti dove la dottrina di Agostino coincide perfettamente con il magistero del Santo Padre e della Chiesa.     

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Ricordiamo che la nostra emittente seguirà oggi in radiocronaca diretta, in lingua italiana, la Messa di Benedetto XVI nella Piazza Ducale di Vigevano a partire dalle ore 17.20 sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz. La Messa di domani mattina a Pavia sarà seguita dalla Radio Vaticana a partire dalle ore 10.20 sempre sull’onda media, sulle onde corte e sulla modulazione di frequenza di con commento in lingua italiana, francese e portoghese.

 

 

In Paradiso i bambini che muoiono senza Battesimo:

 in un documento della Commissione Teologica Internazionale si afferma che il tradizionale concetto di Limbo riflette

 una “visione eccessivamente restrittiva della salvezza”

 

I bambini che muoiono senza Battesimo sono destinati al Paradiso: è la conclusione alla quale, dopo anni di studi, è giunta la Commissione Teologica Internazionale, che ha pubblicato un documento in cui chiarisce che il tradizionale concetto di limbo riflette una “visione eccessivamente restrittiva della salvezza”. Ampi stralci del documento, intitolato “La Speranza di salvezza per i bimbi che muoiono senza essere stati battezzati”, sono stati pubblicati dall’agenzia dei vescovi statunitensi, Catholic News Service (CNS). La versione integrale del testo in lingua italiana verrà pubblicata il prossimo 5 maggio sul quindicinale dei Gesuiti, "Civiltà Cattolica". Ma quali sono le ragioni che hanno portato a chiarire, dal punto di vista teologico, che i bambini morti senza Battesimo vadano in Paradiso? Roberta Moretti lo ha chiesto al segretario generale della Commissione Teologica Internazionale, padre Luis Ladaria: 

 

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R. - Le ragioni fondamentali sono rappresentate in primo luogo dalla misericordia infinita di Dio, che vuole che tutti gli uomini siano salvati, e dalla mediazione unica ed universale di Cristo, che è venuto nel mondo per salvare tutti gli uomini. Gesù si è poi mostrato specialmente vicino ai bambini, con una particolare predilezione: tutte queste ragioni portano alla speranza nella salvezza dei bambini morti senza essere stati battezzati.

 

D. - E’ corretto dire che questa presa di posizione della Commissione Teologica rappresenti la fine di un percorso di ricerca teologica sulla questione?

 

R. - Io non credo si possa dire questo in termini assoluti, perché questa ricerca era stata già attivata molto prima che la Commissione Teologica si occupasse di questo tema. Naturalmente, poi, la Commissione Teologica non ha un’autorità magisteriale. In questo senso, questa presa di posizione della Commissione Teologica, di per sé, non esclude nuove investigazioni. Rappresenta un momento in un percorso di ricerca, forse un momento specialmente qualificato, ma non si può dire che lo chiuda, dal momento che noi non possiamo attribuire a questo documento un’autorità più grande di quella che ha.

 

D. - Come è entrato il limbo a far parte della concezione popolare?

 

R. - Il limbo non è mai stato definito come un dogma. Il Catechismo della Chiesa Cattolica non lo menziona e questo rappresenta un indizio che già in quel momento le cose stavano cambiando e che la mentalità teologica non era la stessa di anni o secoli precedenti. Il limbo, però, ha cominciato a far parte non soltanto della rappresentazione popolare ma anche della teologia come un tentativo per evitare di dover dire che i bambini morti senza Battesimo andassero nell’Inferno: c’erano infatti delle posizioni più rigoriste che pensavano che i bambini non battezzati andassero all’inferno. Anche se si aggiungeva che le pene che soffrivano erano soavi, miti. Questo appariva un po’ troppo rigoroso. Si sviluppò allora lentamente questa idea del limbo.

 

D. - Quale è stato il contributo di Benedetto XVI alla stesura di questo documento?

 

R. - La stesura è opera della Commissione Teologica, ma Benedetto XVI - essendo, tra l’altro, stato presidente della Commissione Teologica Internazionale, e quindi prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede - indicò questo come un tema di studio, probabilmente d’accordo con il Papa Giovanni Paolo II. Come sappiamo, ha poi dato il suo consenso alla pubblicazione.

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A Palermo, la beatificazione di padre Francesco Spoto,

fondatore dei Missionari Servi dei poveri e martire in Congo

 

Questo pomeriggio, alle 17.00, sarà proclamato Beato nella cattedrale di Palermo padre Francesco Spoto, sacerdote professo della Congregazione dei Missionari Servi dei Poveri (Boccone del Povero), morto martire in Congo nel 1964. La cerimonia sarà presieduta, in rappresentanza del Santo Padre, dall’arcivescovo emerito di Palermo, il cardinale Salvatore De Giorgi. Al microfono di Giovanni Peduto, ce ne parla padre Giuseppe Civiletto, superiore generale della Congregazione dei Missionari Servi dei Poveri, che ha conosciuto il nuovo Beato:

 

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R. - Padre Francesco Spoto nacque a Raffadali (AG), in Sicilia, l’8 luglio 1924. Entrato nella Congregazione dei Missionari Servi dei Poveri (Boccone del Povero), emise la prima professione il 1° novembre 1940, manifestando sempre viva intelligenza e forte volontà. Nel Capitolo del 1959, a soli 35 anni, fu eletto superiore generale. Con fervore giovanile diede impulso alla Congregazione, dedicandosi alla cura delle vocazioni, all’apertura di nuove case e inviando i primi confratelli in missione a Biringi, nel Congo. Per visitarli e incoraggiarli, nell’estate de 1964 partì egli stesso per il Congo, dove era in atto una sanguinosa guerra civile. Per loro, accettò il sacrificio della vita che il Signore gli chiese. Preso e selvaggiamente battuto dai Simba, dopo alcuni giorni morì in piena boscaglia il 27 dicembre 1964, offrendo la sua vita per la salvezza dei confratelli.

 

D. - Quale è stato il suo carisma?

 

R. - Padre Francesco Spoto é un figlio del Beato Giacomo Cusmano, fondatore dell’Istituto, un membro dell’Opera del Boccone del Povero, che il Cusmano ha fondato per dare speranza ai disperati, ai poveri che sono il "tesoro di Gesù Cristo", nella duplice missione di aiutare i Poveri  per rendere più mite la loro sofferenza e guadagnarli a Dio, avvicinare i ricchi ai Poveri per renderli capaci di guadagnarsi le grazie del Signore onde procurare la loro eterna salute. Il padre Spoto è rimasto affascinato da questo spirito di carità senza limiti del Fondatore e lo ha incarnato nella sua vita di Servo dei Poveri, sempre pronto a prestare generoso servizio a chiunque si trovasse nel bisogno. Fino al dono totale di sé.

 

D. - In quale contesto é vissuto e in che maniera ha espletato la sua missione?

 

R. - Dopo i primi 12 anni vissuti a Raffadali con i fratelli e i genitori, dai quali ha appreso a conoscere ed amare il Signore, gli altri 28 anni li ha trascorsi a Palermo, al Boccone del Povero, rivelandosi uomo di carattere e attaccato al dovere, seminarista e studente applicato, religioso ubbidiente e tenace, sacerdote zelante e servizievole, superiore generale interessato alle vicende della Chiesa e della Congregazione. Gli ultimi quattro mesi, è stato solerte e generoso missionario a Biringi, in Africa dove, in un incalzante susseguirsi di avvenimenti vestì la "camicetta rossa" del martirio desiderata dal fondatore.

 

D. - Vuole raccontarci un episodio significativo della sua vita?

 

R. - E’ un episodio significativo per me. Prima della sua partenza per il Congo, nell’agosto del ‘64, venne a salutarci al Collegio Cusmano a Roma, dove stavo compiendo il noviziato. Si è messo a passeggiare con noi all’aria aperta, dialogando come un fratello più che un padre. Lungo un viale alberato di cipressi si è fermato ed ha elogiato queste piante come espressione dell’animo umano che, rivolto esclusivamente a Dio, si eleva sempre più in alto nonostante la sua fragilità. Una lezione semplice, ma concreta e incisiva,  che mi è rimasta impressa.

 

D. - Quale messaggio lascia al mondo di oggi?

 

R. - In un mondo dominato dal relativismo e proteso all’edonismo e al materialismo quale é il nostro, e che invoglia ad acquistare benessere materiale oppure successo personale, credo che P. Spoto sia un esempio di come dare un senso alla vita:  valorizzarla  e spenderla per gli altri:  vivere - pur in mezzo alle difficoltà e ai contrasti- nella gioia, quella gioia che per noi cristiani deriva dalla certezza di essere in comunione con Cristo, di essere sacrificio nelle mani di Dio. Questo vale. Di questo il Signore ha bisogno. Di questo ha bisogno il mondo.

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Ricorre oggi il 50.mo anniversario della "Fidei donum" di Pio XII

 

Ricorre oggi il 50.mo anniversario della firma dell’Enciclica di Pio XII Fidei Donum sulla condivisione delle risorse spirituali e il compito della trasmissione della fede. Con questo documento, il Pontefice esortava i vescovi a sostenere l’espansione della Chiesa nel mondo e a ravvivare lo spirito missionario. Il commento di mons. Antonio Silvestrelli, per molti anni sottosegretario della Congregazione per il Clero, intervistato da Giovanni Peduto:

 

 

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R. - Papa Pio XII, che tanto ha fatto per allargare un po’ gli orizzonti della Chiesa, in tutti i campi, fermò l’attenzione anche sotto questo aspetto: la necessità che tutta la Chiesa sentisse il bisogno di aprire le porte ai suoi bisogni generali, senza quindi chiudersi nelle singole Chiese locali. Diceva sempre che ogni fedele, come ogni sacerdote, è fedele per la Chiesa universale, è sacerdote per la Chiesa universale e che poi è chiamato a tradurre questa visione universale della Chiesa nell’ambito in cui la Provvidenza lo pone.

 

D. - Quale bilancio si può fare a 50 anni dall’Enciclica?

 

R. - Direi che in un primo momento ha avuto un grande sviluppo, in Italia specialmente. In molte diocesi, specialmente del nord, nel Veneto, in Lombardia, c’era abbondanza di sacerdoti: nacque allora questa consapevolezza di inviarne dove ce ne fosse più bisogno. I vescovi sollecitarono i loro sacerdoti a partire per le missioni, se l’avessero voluto. Ma la cosa ancor più interessante è che, forse per la prima volta nella storia della Chiesa, i laici fossero sensibilizzati a diventare missionari, quindi il bilancio fu veramente positivo in quanto si ebbero, oltre che sacerdoti, molti laici, coppie di sposi, interi gruppi familiari che si spostarono dalla propria terra nei luoghi di missione e lì diventarono - sia marito che moglie e qualche volta perfino i figli - missionari nella zona in cui vivevano con il loro lavoro e con la loro realtà professionale e culturale. Quindi, è stata veramente una grande esplosione di presenza missionaria nella Chiesa.

 

D. - Lei ha conosciuto diversi sacerdoti Fidei donum: vuole raccontarci qual è la loro esperienza? Cosa provano, cosa le hanno detto?

 

R. - La caratteristica che ho sempre colto in quei sacerdoti è la loro apertura sempre alla Chiesa universale e questa è stata la caratteristica della Fidei Donum: sentire con la Chiesa e nella Chiesa le istanze missionarie. Questo è stato un arricchimento enorme dei sacerdoti, anche dei seminaristi, tanto è vero che ad un certo punto nacque a Verona un seminario proprio per la formazione dei sacerdoti Fidei donum, perché appunto superassero la limitatezza della loro visione  ecclesiale diocesana e diventassero, come voleva il Papa Pio XII, sacerdoti della Chiesa universale. 

 

D. - Tra questi sacerdoti lei ha conosciuto anche don Andrea Santoro...

 

R. - Don Andrea l’ho conosciuto quando era ancora un giovanissimo seminarista: io ero allora prefetto del Seminario Romano Minore e il futuro don Andrea era il mio primo collaboratore come vice prefetto. Rimase sempre in contatto con me. Già allora, come seminarista, notavo questa serietà d’impegno, questo desiderio di vivere le istanze missionarie. Quando volle lasciare Roma ebbe delle difficoltà. Ciò nonostante, ritenne di dover insistere presso i superiori perché lo lasciassero partire e andò: quando è avvenuta la tragedia che tutti conosciamo per me certo fu un colpo molto duro. Ma, direi, che quella fu una sorta di conclusione della sua formazione, del suo essere sacerdote, sacerdote missionario Fidei donum.

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Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

Servizio vaticano - "Pietro incontra Agostino": Benedetto XVI pellegrino a Vigevano e a Pavia, dove nella Basilica di San Pietro in Ciel d'Oro sono custodite le reliquie del Santo dottore della Chiesa.

 

Servizio estero - Un articolo di Pierluigi Natalia sul primo turno delle elezioni presidenziali in Francia in programma domani.  

 

Servizio culturale - Un articolo di Raffaele Alessandrini dal titolo "L'eredità preziosa di un amico de 'L'Osservatore'": un affettuoso ricordo del professor Tommaso Federici.

 

Una monografica - a cura di Ferdinando Salsano - dedicata all'itinerario dantesco dal Convivio alla Commedia.

 

Servizio italiano - In primo piano ancora la drammatica sequenza delle morti nei luoghi di lavoro.

 

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

21 aprile 2007

 

Vigilia elettorale per i francesi, che domani voteranno

 per il primo turno delle presidenziali

 

Giornata di riflessione, oggi in Francia, prima del voto di domani quando i 44 milioni e mezzo di aventi diritto andranno alle urne per il primo turno delle elezioni presidenziali. Gli ultimi sondaggi confermano, per la successione a Jacques Chirac, il testa a testa tra il neogollista, Nicolas Sarkozy, e la socialista, Segolene Royal, con il candidato dell’estrema destra, Jean Marie Le Pen, a fare da terzo incomodo. La vigilia della corsa all’Eliseo nella cronaca, da Parigi, di Francesca Pierantozzi:

 

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Ventiquattr’ore di silenzio prima del voto di domenica, primo turno delle elezioni presidenziali. La pausa dovrà servire, soprattutto, a far riflettere i circa 18 milioni di elettori ancora indecisi su chi votare. Per il momento resta in testa alle intenzioni di voto il neogollista, Nicolas Sarkozy, seguito dalla socialista Sègoléne Royal, dal centrista Fraçcois Bayrou e dal leader dell’estrema destra Jean-Marie Le Pen. Se Sarkozy sembra certo di arrivare al ballottaggio di domenica 6 maggio, per gli altri il risultato potrebbe essere molto serrato. Sarkozy ha chiesto di realizzare un nuovo sogno francese, la Royal ha auspicato una dinamica che porterà alla vittoria. Bayrou ha invitato a credere nella sua rivoluzione pacifica, mentre Le Pen si è detto sicuro di sollevare un’ondata nazionale che spazzerà via l’oligarchia. Intanto, c’è già un record: 44 milioni di francesi si sono iscritti a votare. Non sono mai stati così tanti e sono il 4 per cento in più rispetto alle passate elezioni presidenziali del 2002.

 

Francesca Pierantozzi, da Parigi, per la Radio Vaticana.

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Le fluttuazioni che emergono dai sondaggi preelettorali indicano una quadro mutevole, nel quale nessuno dei candidati sembra aver maturato finora un consenso largo e dunque solido. Cosa si può “leggere” in questa apparente incertezza dell’elettorato francese? A rispondere, al microfono di Luca Collodi, è il prof. Jean-Dominique Durand, docente di Storia contemporanea presso l’Università di Lione e vicino alla Comunità di Sant’Egidio:

 

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Credo nasca dal fatto che per la prima volta i francesi, o almeno una grande parte di loro, non vogliono più la rottura, la separazione, la divisione del Paese tra sinistra e destra. La vera sorpresa è la salita nei sondaggi del candidato del centro di origine democristiana. Lui rappresenta la vera novità, poiché abbiamo uno scenario elettorale che favorisce la divisione. Adesso, dopo anni e anni di governo su questa base, il candidato Bayrou ha saputo rendere evidente la crisi del Paese e quindi l’incapacità di questo sistema di rispondere ai problemi della Francia. L’impegno di questo candidato ha davvero fatto presa nell’opinione pubblica, che è sempre più cosciente che bisogna uscire da questo scontro.

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Anche la Chiesa francese ha seguito con grande attenzione la marcia di avvicinamento a questa importante scadenza istituzionale. L’arcivescovo di Poitiers, Albert Rouet, spiega al microfono di Isabelle Cousturié in che ruolo abbiano giocato i valori cristiani nell’ultima campagna elettorale:

 

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R. - JE CONSTATE QUE ON ATTENDE QUE L’EGLISE PARLE, MAIS ATTENTION: ...

Prendo atto del fatto che ci si aspetta che la Chiesa si pronunci ma - e questo è ciò che mi è parso davvero significativo - che la Chiesa parli mescolando la propria voce ai discorsi e ai dibattiti attuali. Le si chiede di situarsi all’altezza dei reali problemi. Faccio un esempio. Molti affrontano le elezioni presidenziali a partire dal loro proprio comune, dal loro quartiere. Ma questo, ovviamente, non è il livello del presidente della Repubblica. E’ necessario quindi che la Chiesa intervenga e dica: attenzione, non sbagliate livello, disponetevi al vero livello di responsabilità. Cioè a dire: quale sistema vogliamo mettere in atto per vivere insieme? E sta alla Chiesa ricordare l’importanza del bene comune, di farlo in maniera positiva perché è la volontà di vivere insieme che è messa in questione. E questo è il bivio al quale si attende la Chiesa. Quindi, se la Chiesa si propone come un fattore di novità, di riflessione, di responsabilizzazione delle persone, la sua parola è desiderata.

 

D. - E lei pensa che i candidati siano coscienti di ciò e ne terranno conto nel desiderio di fare progredire le loro idee?

 

R. - ALORS, JE DIRAIS DEUX CHOSES. LES CANDIDATS SONT PRIS …

Voglio dire due cose. I candidati sono tutti coinvolti nel “circo” mediatico e non sono sempre liberi di dire ciò che vorrebbero. Ma un certo numero di essi fa riferimento a ciò che chiamano “valori cristiani”. Credo, però, si debba andare ancora più lontano. Penso che i cristiani possano porre le loro esigenze evangeliche, che oggi sono imperative se si vuole veramente che si abbiano relazioni degne e giuste tra le persone. E credo che i candidati non siano indifferenti ad una parola forte da parte della Chiesa.

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La professione di fedeltà di Pietro a Cristo Risorto

nel Vangelo della terza Domenica di Pasqua

 

Domenica 22 aprile, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù risorto appare ai discepoli sulle rive del mare di Tiberiade. Gesù mangia assieme a loro, quindi rivolgendosi a Simon Pietro disse:

 

“Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:

 

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In questa manifestazione, Gesù cerca Pietro, va diritto a lui, al cuore di lui, con la domanda per eccellenza, la domanda d’amore. Due volte Gesù gli chiede solo “ama” e due volte Pietro gli risponde che gli vuol bene. La terza volta Gesù gli chiede se gli vuol bene e Pietro gli risponde che gli vuol bene. Perché la triplice domanda? Perché la simmetria della domanda? Con la triplice affermazione, Pietro doveva certo riparare il triplice rinnegamento, ma essa possiede anche un significato trinitario: tutte e tre le interrogazioni di Gesù sono riferite a sé, ma le prime due, quelle sull’amore, possono attraverso di lui, andare al Padre e allo Spirito, mentre la terza si riferisce più propriamente a lui in quanto vero Dio ed anche vero uomo. Anche la relazione interna è importante. Due volte l’amore, una volta il bene. Da un lato, l’amore pesa più del bene. Dall’altro, il bene è la via all’amore.

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CHIESA E SOCIETA’

21 aprile 2007

 

Cooperazione internazionale dialogo devono svilupparsi

nell’area mediterranea. Così il cardinale Raffele Martino

al seminario promosso a Roma dal Movimento cristiano lavoratori

e dal consiglio d’Europa

 

La collaborazione allo sviluppo di tutto l’uomo e di ogni uomo è un dovere di tutti verso tutti e la pace nel mondo dipende in gran parte dalla solidarietà internazionale. Questi due insegnamenti più recenti del Magistero sociale della Chiesa sono stati riaffermati stamani dal presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il cardinale Renato Martino, ad un seminario internazionale di Studi in corso a Roma sul tema: “Dialogo sociale e Mediterraneo: prospettive e strategie di cooperazione”. Promosso dal Movimento cristiano lavoratori e dal Consiglio d’Europa, con la collaborazione della fondazione Europa popolare, il convegno vede riuniti da ieri fino a domani all’Hotel Leonardo da Vinci di Roma numerosi esponenti ed esperti delle istituzioni e organizzazioni sopra nominate, politici e studiosi dei Paesi dell'area mediterranea, “caratterizzata - come ha sottolineato il porporato - da molteplici  livelli di diversità e da marcate differenze culturali e religiose, ma destinata a trovare la strada della reciproca comprensione e di una fattiva collaborazione”. Dopo aver rilevato che “la cooperazione internazionale è chiamata a realizzare tra l’altro un’equa concertazione mondiale per lo sviluppo, capace di superare ogni posizione di prepotenza e di asservimento”, il cardinale Martino non ha esitato ad affermare che a questo scopo “si dovranno forse cambiare stili di vita, modelli di produzione e di consumo, le strutture di potere che governano le società per orientarli secondo un'adeguata concesione del bene comune in riferimento all'intera famiglia umana”. Il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha quindi rilevato l’esigenza di un ripensamento della cooperazione internazionale nei termini di una nuova cultura della solidarietà. Concepita come seme di pace, la cooperazione non si può ridurre all'aiuto e all'assistenza, addirittura mirando ai vantaggi di ritorno per le risorse messe a disposizione. Essa deve esprimere, invece, un impegno concreto e tangibile di solidarietà, tale da rendere i poveri protagonisti del loro sviluppo e consentire al maggior numero possibile di persone di esplicare, nelle concrete circostanze economiche e politiche in cui vivono, la creatività tipica della persona umana, da cui dipende anche la ricchezza delle nazioni. (A cura di Paolo Scappucci).

 

 

In India, il presidente della Conferenza dei vescovi locali ha incontrato il primo ministro. Chieste misure per arginare

le difficoltà dei cristiani nel Paese

 

Le preoccupazioni della comunità cristiana in India al centro del colloquio tra il cardinale Telesphore Toppo, presidente della Conferenza dei vescovi cattolici dell’India (CBCI), e il primo ministro indiano, Manmohan Singh. Diversi gli aspetti richiamati nel corso dell’incontro, avvenuto ieri nella residenza del premier. Il cardinale Toppo – riporta l’agenzia Zenit - ha sollecitato la formazione di un comitato per studiare il profilo socio-economico delle comunità cristiane dell’India che, secondo un rapporto della National Sample Survey Organisation (NSSO), sono quelle con il più alto tasso di disoccupazione nel Paese. Sottolineate anche le violenze subite dai cristiani in vari Stati e la promulgazione dei cosiddetti disegni di legge sulla libertà religiosa, che proibiscono le conversioni. Si tratta di provvedimenti contrari ai diritti universali e alla libertà di coscienza, ha affermato il porporato, che ha chiesto al primo ministro il riconoscimento di uguali diritti per i cristiani di origine dalit (intoccabili) e una legge per l’adozione rivolta ai cristiani. Secondo quanto riportato dal Servizio informativo dell’episcopato cattolico, “CBCI News”, il cardinale Toppo ha definito l’incontro “positivo e cordiale”. (E. B.)

 

 

In Burkina Faso quasi 1500 Sacramenti amministrati

nella sola settimana di Pasqua

 

Nel periodo pasquale, nella parrocchia di S. Camillo di Ouagadougou, in Burkina Faso, 127 bambini sono stati battezzati, 467 hanno ricevuto il Battesimo e la Prima Comunione e 892 sono stati cresimati. Come riportato dall’agenzia Fides, il ricco susseguirsi di celebrazioni e incontri avvenuti nella parrocchia pastoralmente curata dai religiosi Camilliani, ha visto una intensa partecipazione della popolazione ai riti della Pasqua, dalla Domenica delle Palme fino alla Domenica di Risurrezione. (F. L.)

 

 

In Nigeria, proseguono i lavori per la costruzione del centro di Benin City

 per evitare che le donne finiscano nel mercato della prostituzione europea

 

Frenare l’esodo verso l’Europa di tante giovani donne, che rischiano di finire vittime della tratta. E’ l’obiettivo del centro in via di realizzazione a Benin City, la capitale dello Stato nigeriano di Edo. La struttura, frutto della cooperazione tra la Conferenza delle religiose di Nigeria e le superiore maggiori italiane, è stata avviata nell’Anno Santo 2000 sulla scia di tanti episodi di criminalità sessuale che hanno coinvolto numerose donne nigeriane. I vescovi della Nigeria, ricorda l’agenzia Fides, pubblicarono in proposito, nel 2002, una lettera pastorale intitolata proprio “Ripristinare la dignità della donna nigeriana”. Nel contempo, la Conferenza delle religiose dava vita a Benin City ad un comitato per il sostegno della dignità delle donne. Questo comitato, con l’aiuto di Caritas Italia, ha acquistato un terreno, dando il via ai lavori nell’agosto del 2006. L’inaugurazione è prevista nel prossimo luglio. (E. B.)

 

 

In Cina, si svolgeranno sabato prossimo i funerali del vescovo

 Fu Tieshan, morto ieri all’età di 76 anni

 

Nella tarda serata di venerdì, 20 aprile, dopo lunga malattia è deceduto a Pechino, all’età di 76 anni, il vescovo Michele Fu Tieshan. Secondo le agenzie di stampa, il presule aveva ricevuto l’unzione degli infermi e, al momento del trapasso, aveva accanto a sé una ventina di sacerdoti e religiose in preghiera. Secondo la stessa fonte, i funerali avranno luogo sabato 28 aprile. (E. B.)

 

 

Gli incidenti stradali sono la prima causa di morte fra i giovani.

Lo rivela un rapporto dell’OMS, che parla di 1000 vittime al giorno

 

Sono più di mille i ragazzi sotto i 25 anni che muoiono ogni giorno per incidenti stradali. Lo afferma un Rapporto pubblicato nei giorni scorsi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dal titolo “Giovani e sicurezza stradale”, in occasione della prima settimana mondiale delle Nazioni Unite per la sicurezza stradale in programma dal 23 al 29 aprile. Secondo l’agenzia dell’ONU, gli incidenti sono la prima causa di morte dei giovani che vanno dai 10 ai 24 anni. Il Rapporto precisa che “la vasta maggioranza di questi decessi e lesioni è registrata nei Paesi a basso e medio reddito. I tassi più alti sono segnalati in Africa e il Medio Oriente”. Il documento rivela anche che il costo globale degli incidenti stradali è stimato in 518 miliardi di dollari. (F. L.)

 

 

Vescovi e cantanti in campo per la legalità

 

Scenderanno in campo anche quattro vescovi, tra cui quelli di Ancona–Osimo, Eoardo Menichelli, e di Fabriano–Matelica, Giancarlo Vecerrica nella partita di calcio che si disputerà il 25 aprile tra la Nazionale Agorà dei giovani italiani e la nazionale cantanti allo stadio Del Conero di Ancona. Con l’incasso ricevuto, la partita “per la legalità” sosterrà un progetto per Napoli promosso dal cardinale Crescenzio Sepe e servirà ad acquistare un camper da destinare ai quartieri più a rischio, per avvicinare i giovani e prospettare loro altre opportunità di vita. L’incontro di calcio è uno degli eventi preparatori all’Agorà dei Giovani a Loreto, al quale nel settembre prossimo prenderà parte anche Benedetto XVI. (F. L.)

 

 

Numerose iniziative oggi a Roma

per celebrare il suo 2760.mo compleanno

 

Roma oggi festeggia l’anniversario della sua fondazione che, secondo la tradizione, risale al 21 aprile del 753 a.C. sul colle Palatino, ad opera di Romolo. Ricco il programma di eventi e manifestazioni organizzato dal comune di Roma per l’occasione. Esposizione della lupa capitolina nella Esedra del Marco Aurelio, inaugurazione del nuovo padiglione del Museo di arte contemporanea "Macro Future" di Testaccio, concerto “Note di Pace” nell’aula Giulio Cesare del Comune e numerosi concerti nelle piazze del centro caratterizzeranno il giorno del suo 2760.mo compleanno. (F. L.)

 

 

 

24 ORE NEL MONDO

21 aprile 2007

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

- In Medio Oriente, soldati israeliani hanno ucciso stamani un poliziotto palestinese in un villaggio presso Jenin, in Cisgiordania. Un portavoce dell’esercito israeliano ha reso noto che i soldati hanno aperto il fuoco per rispondere agli spari di militanti palestinesi che stavano per far esplodere un ordigno. Secondo fonti locali, invece, i militari dello Stato ebraico hanno circondato la casa dell’agente palestinese per compiere un’azione mirata. A Gaza, intanto, l’esplosione di una bomba che fortunatamente non ha provocato vittime ha seriamente danneggiato la Scuola internazionale americana. Secondo gli inquirenti, l’attacco potrebbe essere collegato all’ondata di attentati contro Internet cafè, avvenuti nella Striscia di Gaza lo scorso mese. Alcune settimane fa, era stata presa di mira anche la sede di una società di studi biblici.

 

- Cresce l’attesa per le elezioni di domani in Siria, dove circa 10 mila candidati si contenderanno i 250 seggi dell’Assemblea legislativa. Di questi, 82 seggi sono riservati a candidati indipendenti. Gli altri sono destinati al partito al potere “Baath” e alle formazioni che fanno parte della coalizione di governo. Su questa consultazione, ascoltiamo al microfono di Stefano Leszczynski, l’inviato speciale del Corriere della Sera, Antonio Ferrari:

 

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R. - Non credo che ci siano da attendere grandissimi risultati. All’interno della società e della politica siriana, però, qualcosa si sta muovendo. Forse, non soltanto per la necessità che si muova qualcosa, come in effetti pensava e sperava all’inizio il giovane presidente Bashar al-Assad.

 

D. - Si può immaginare che vi siano in Siria delle componenti riformiste che potrebbero spingere verso il cambiamento?

 

R. - Noi sappiamo che, del totale dei seggi, già due terzi sono stati attribuiti al partito di governo, al partito Baath, ma nell’altro terzo, dove sono rappresentati numerosi piccoli partiti, ci sono anche dei canditati indipendenti che potrebbero - almeno alcuni di questi - rappresentare un primo passo verso una strategia di riforme assolutamente necessarie allo stesso regime siriano.

 

D. - Questo potrebbe cambiare la prospettiva, l’influenza anche nei confronti del Libano?

 

R. - Io credo che la Siria non rinuncerà mai ad una sorta di protettorato, di rapporto privilegiato con il Libano. Sono tanti gli intrecci tra la società siriana e la società libanese. Qui torniamo un po’ al punto da cui tutto ha avuto origine, dopo cioè l’assassinio del primo ministro Hariri. Dietro questo omicidio, molti hanno visto nei mandanti alcuni personaggi importanti nei palazzi siriani. Il quadro è questo ed è sempre relativo al processo giudiziario che si potrebbe avviare da un momento all’altro. Un processo che, tra l’altro, potrebbe essere estremamente imbarazzante per la stessa leadership siriana.

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- In Egitto la Corte superiore di Stato del Cairo ha inflitto la pena di 15 anni di carcere ad un cittadino egiziano-canadese, riconosciuto colpevole di spionaggio in favore di Israele. Condannati in contumacia altri tre cittadini israeliani.

 

- L’Australia e gli Stati Uniti hanno avvertito sul pericolo di imminenti e gravi attentati sull'isola di Mindanao, nel sud delle Filippine. Le ambasciate dei due Paesi a Manila hanno sconsigliato i viaggi nella zona e la frequentazione di luoghi pubblici. L’esercito filippino ha sferrato, recentemente, una vasta offensiva contro i gruppi terroristici vicini ad Al Qaeda.

 

- Nuova tragedia negli Stati Uniti: cinque giorni dopo la strage nel campus del Virginia Tech, costata la vita a 33 persone, un uomo armato si è barricato in uno degli edifici della NASA in Texas e ha ucciso una persona prima di togliersi la vita. Il responsabile di questo nuovo dramma, un ingegnere spaziale, lavorava per una società che fornisce servizi tecnici alla NASA.

 

- In Italia, si conclude oggi a Firenze il Congresso dei Democratici di sinistra. A Roma, intanto, prosegue quello parallelo della Margherita. Entrambi sono decisi a sciogliersi per far nascere il Partito democratico. Si tratta di un percorso elaborato da tempo e ormai irreversibile. Ma sono molte le questioni ancora aperte, tra cui la collocazione europea del nuovo soggetto politico. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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"Il primo nuovo grande partito del XXI secolo". L’orgogliosa sottolineatura dei leader di DS e Margherita è il biglietto da visita del PD, il Partito Democratico. Una forza politica che si propone come la casa comune dei riformisti del centrosinistra, senza più steccati tra laici e cattolici. Il progetto presenta tuttavia più di un’incognita. Perché, ad esempio, proprio sul rapporto con la Chiesa si manifestano ancora le diverse identità. Che emergono anche quando si parla della collocazione europea del PD: mai nel Partito socialista europeo, precisa Rutelli, in risposta a chi dà per scontato questo approdo. I riflessi sono immediati: per le presidenziali francesi, i DS appoggiano la socialista Royal, la Margherita il centrista Bayrou. C’è poi l’insidiosa questione della leadership, aperta formalmente ieri da Prodi, che ha annunciato di voler lasciare al termine della legislatura. Per ultimo, ma non per importanza, il capitolo che riguarda chi nel Partito Democratico non entrerà. Sicuramente il leader del correntone DS, Fabio Mussi, che pensa ad una forza unica della sinistra. Ma anche molti dirigenti, e quel che più importa elettori della Margherita, potrebbero non sentirsi a loro agio nella nuova casa ed essere attratti da un eventuale nuovo polo dei moderati. Al quale lavorano, per strade finora diverse, Berlusconi e Casini. L’ex premier ha salutato la nascita del PD come un fatto importante, una via di unità che anche il centrodestra dovrebbe seguire. Ma il recente congresso UDC ha ribadito il no al partito unico, sì invece ad una grande forza centrista, di ispirazione cristiana, aperta magari all’UDEUR di Mastella. Molto dipenderà dalla nuova legge elettorale. Della quale stanno discutendo i due schieramenti, in un confronto serio che può essere rafforzato dal nuovo clima di questi ultimi giorni. Con il reciproco riconoscimento che gli avversari politici sono interlocutori e non nemici. 

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- In Nigeria, oltre 61 mila persone sono chiamate oggi all’appuntamento con le urne per le elezioni presidenziali e legislative. La situazione, nel Paese, resta tesa: poche ore prima dell’apertura dei seggi è stato sventato ad Abuja un attacco nei pressi della sede della Commissione elettorale. Sul versante politico, la sfida elettorale per la presidenza sembra riguardare, soprattutto, due candidati: Atiku Abubakar, vicepresidente appartenente ad una formazione dell’opposizione, e Umaru Yar’Adua, leader del Partito democratico del popolo, attualmente al potere in Nigeria.

 

- In Somalia, sono morte più di 70 persone per combattimenti scoppiati nelle ultime ore. E' così salito ad almeno 200 morti il bilancio, ancora provvisorio, di scontri tra militari etiopi e miliziani fedeli alle Corti islamiche. I combattimenti, ripresi mercoledì, hanno fatto registrare vittime anche la scorsa notte a Mogadiscio. Nel Paese, intanto, prosegue l’esodo di civili: secondo stime dell’ONU, sono almeno 321 mila le persone che hanno abbandonato la capitale a partire da febbraio. Le Nazioni Unite hanno anche lanciato l’allarme per il rischio di un disastro umanitario nel Paese.