RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 111 - Testo della trasmissione di sabato 21 aprile 2007
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Oggi su "L'Osservatore Romano"
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Vescovi e
cantanti in campo per la legalità
Numerose iniziative
oggi a Roma per celebrare il suo 2760.mo compleanno
Vigilia
elettorale in Nigeria, turbata però dalle violenze: sventato un attentato poche
ore prima dell’inizio del voto
21 aprile 2007
Benedetto XVI ha
ricevuto in udienza, nel corso della mattinata, un gruppo di cinque presuli
italiani della Conferenza episcopale della toscana in visita ad
Limina.
In Francia, il Papa ha nominato arcivescovo di
Strasburgo mons. Jean-Pierre Grallet,
dell’Ordine dei Frati Minori, finora vescovo titolare di Dardano ed ausiliare
della medesima circoscrizione ecclesiastica.
In India, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al
governo pastorale della diocesi di Tura, presentata da mons. Gorge Mamalassery, per sopraggiunti limiti d’età. Gli succede
mons. Andrew Marak, coadiutore della medesima
diocesi.
In El Salvador, il Papa
ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Chalatenango, presentata da mons. Eduardo Antonio Alas Alfaro, per sopraggiunti
limiti d’età. Il Santo Padre ha nominato a succedergli mons. Luis Morao Andreazza,
dell’Ordine dei Frati Minori, finora vescovo titolare di Tullia ed ausiliare di
Santa Ana.
Il Papa ha nominato
membri del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti
mons. Dominique Mamberti,
segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato; mons. Joseph Ngô Quang
Kiêt, arcivescovo di Hà
Nôi; mons. Gianfranco Agostino Gardin, Ordine dei
Frati Minori Conventuali, segretario della Congregazione per gli Istituti di
Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.
Benedetto XVI per la prima volta in Lombardia:
a Vigevano, la Messa in Piazza
Ducale. Domani, a Pavia,
la preghiera sulle spoglie di Sant’Agostino
Tutto pronto nella
città lombarda di Vigevano per l’arrivo del Papa, oggi pomeriggio. Si tratta
del quarto viaggio apostolico di Benedetto XVI in Italia e della prima visita
pastorale rivolta specificamente a una diocesi italiana. Secondo programma, il
Papa partirà al 15.30 in aereo da Ciampino per
arrivare all’aeroporto di Milano-Linate un’ora dopo.
Di qui, il trasferimento in elicottero a Vigevano, con arrivo previsto per le
ore 17.50. Dopo aver celebrato una Messa in Piazza Ducale, in
serata Benedetto XVI raggiungerà la vicina Pavia che, 23 anni fa, aveva già
ospitato Giovanni Paolo II. Culmine della visita alla diocesi pavese sarà,
domani, la preghiera presso le spoglie di Sant’Agostino, custodite nella
Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro. Sull’attesa dei
fedeli di Vigevano e il significato di questa visita per i fedeli della
Lombardia, il servizio della nostra inviata, Adriana Masotti:
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C’è chi ha scritto che
Vigevano ha atteso il Papa per secoli ed è vero se, per avere notizia del
passaggio qui di un Pontefice, bisogna andare al 1481 quando Martino V vi sostò
brevemente. Giovanni Paolo II era stato invitato ma
non gli fu possibile venire. Invito rinnovato a Benedetto XVI dal vescovo
attuale, Claudio Baggini, quando in zona si venne a
sapere della sua intenzione di recarsi nella vicina Pavia per rendere omaggio a
Sant’Agostino per i 750 anni dalla nascita dell’Ordine agostiniano. E così, fra
poco, Benedetto XVI arriverà a Vigevano. Al suo arrivo allo stadio, alle 16.50,
sarà accolto dal vescovo, dal ministro della Difesa, Parisi,
a nome del governo, e dalle autorità locali. Sugli
spalti i ragazzi delle scuole e dei centri sportivi. Il Papa saluterà i giovani
e gli ammalati affacciandosi su Piazza Sant’Ambrogio dal balcone del vescovado,
per poi celebrare la Messa in Piazza Ducale, esempio magnifico dell’arte
rinascimentale in Italia. Nel dare l’annuncio della visita ad inizio anno,
mons. Baggini aveva raccomandato un cammino di
preparazione attraverso la preghiera e la carità. “Benedetto XVI servo della
comunione che presiede nella carità” è la scritta su locandine e striscioni di
benvenuto che compare un po’ dovunque a Vigevano, in
attesa della visita con gioia e grande emozione, consapevole che ciò che sta
per vivere è un fatto straordinario. In tanti hanno sostato alla vigilia nel
“salotto buono” della città, appunto Piazza Ducale, arrivando a piedi o in
bicicletta, commentando l’avvenimento, assistendo alle prove di voce dal palco
a ridosso della facciata del Duomo.
Tanti con la macchina
fotografica o semplicemente con il cellulare per fissare un’immagine inusuale
della celebre piazza. La diocesi vorrà offrire all’illustre ospite il frutto di
uno stile di vita più sobrio, improntato all’amore evangelico: a Benedetto XVI verrà consegnato quanto raccolto nel periodo quaresimale e
oggi stesso perché, attraverso l’Obolo di San Pietro, serva a sostenere un
centro per bambini malati di AIDS in Rwanda. Non sarà l’unico gesto di carità:
il Consorzio del settore calzaturiero Santi Crispino e
Crispiniano invierà in Paesi poveri oltre 10 mila
paia di scarpe. In serata, alle 19.45, Benedetto XVI
si sposterà in elicottero a Pavia. In Piazza Duomo ci sarà il primo saluto, in
particolare ai giovani della diocesi. Molto fitta
l’agenda di domenica. Il Papa entrerà in contatto con le diverse
dimensioni del territorio: visitando alle 9 gli ammalati e il personale del Policlinico
San Matteo e nel pomeriggio gli studenti e i docenti dell’Università: i giovani
iscritti qui sono oltre 20 mila.
In mattinata, alle
10.30, il Papa celebrerà la Messa nella vasta area degli Orti dell’Almo
Collegio Borromeo, di fronte al Ticino, dove fino
all’ultimo si è lavorato per ricavare quanto più spazio possibile per
accogliere i fedeli. Le richieste di partecipazione hanno superato ampiamente
ogni aspettativa. Alle 17.30, il Papa reciterà i Vespri di fronte alle spoglie
di Sant’Agostino, che dall’VIII secolo si trovano nella Basilica di San Pietro
in Ciel d’Oro per volontà del re dei Longobardi Liutprando.
Qui, Benedetto XVI accenderà una lampada votiva e all’esterno della Basilica
benedirà la prima pietra del Centro culturale agostiniano che porterà il suo
nome, una struttura per mostrare ancora una volta a tutta la Chiesa la ricchezza
e l’attualità della vita e del pensiero del grande vescovo di Ippona. Il vescovo di Pavia, mons. Giovanni Giudici, ha
intitolato la visita: “Insieme per proclamare che Gesù è il Signore”. In una
lettera ai fedeli aveva presentato la presenza del Papa come una grazia che
rinnova l’impegno alla comunione in diocesi, con la Chiesa intera e con tutti i
popoli della terra. Da questa comunione, nascerà una testimonianza più forte ed
efficace dell’appartenenza dei credenti a Cristo.
Da Vigevano, Adriana Masotti, Radio Vaticana.
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A Piazza Ducale, dove
stasera si celebrerà la Messa, sono stati allestiti dai 4 ai 5 mila posti a
sedere. Grande l’emozione tra la gente, che ha assistito con curiosità e
interesse a tutte le fasi della preparazione del palco. Ma che cosa si
aspettano queste persone dal Papa? Adriana Masotti lo ha chiesto a mons.
Emilio Pastormerlo, portavoce del vescovo di
Vigevano e direttore dei media diocesani:
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R. - La gente, man
mano che le ore passano e il momento si avvicina, è sempre più entusiasta per
questa venuta di Papa Benedetto XVI. E’ bellissimo leggere i pensieri che i bambini
hanno scritto al Santo Padre e certamente glieli invieremo. Li abbiamo messi
anche nel nostro sito Internet. Sono pensieri molto semplici, spontanei:
chiedono al Papa quante volte si confessa, quante volte prega. Un bambino
addirittura dice: “I miei genitori si sono separati. Preghi perché possano
tornare insieme”.
D. - Qual è stata
l’esperienza fatta da voi nel preparare questa visita, intendendo anche
l'esperienza spirituale…
R. - Dal punto di
vista spirituale, certamente la Chiesa vigevanese è stata
subito coinvolta dal nostro vescovo in un cammino che sottolineasse
che la visita di Benedetto XVI è una visita pastorale del Papa alla Chiesa vigevanese. E questa è la cosa più importante. Per
l’aspetto spirituale, siamo stati “fortunati”, perché c’è stato tutto il
periodo quaresimale, che a maggior ragione si è prestato ad una preparazione
spirituale, anche nel segno della carità, della solidarietà, come dono che
vorremmo offrire alla carità del Papa, come segno, come ricordo di questa
visita.
D. - Il vescovo, mons.
Baggini, ha chiesto ai suoi diocesani uno stile di vita più sobrio, più essenziale, anche in vista
della visita del Papa. Come è stato accolto questo invito?
R. - E’ stato l’invito
che ha caratterizzato soprattutto il cammino quaresimale ed è stato un invito,
oserei dire, provvidenziale, nel senso che è logico che quando accadono queste
cose siamo un po’ tutti tentati di lasciarci prendere da un’organizzazione
concreta. Dobbiamo però ringraziare il nostro vescovo,
che ha saputo sempre indicarci una linea diritta, quella appunto di uno stile
di vita più sobrio. Bisogna vivere, quindi, questa visita del Santo Padre nel
segno di una ricchezza spirituale, di un approfondimento spirituale, proprio
passando ad uno stile di vita più sobrio, perchè il nostro dono di carità, che
vorremmo dare al Papa, non sia semplicemente un’offerta in denaro per le sue
opere di carità, ma sia veramente il frutto di quello che noi abbiamo saputo
dare.
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Se, dunque, Vigevano
vive l’attesa in un clima di festa, c’è trepidazione anche a Pavia, dove, come
riferito, il Papa reciterà i Vespri nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, davanti all’urna che contiene le reliquie di
Sant’Agostino. E’ nota l’affinità tra Benedetto XVI e il vescovo di Ippona, vissuto tra il IV e V
secolo. Il giovane Joseph Raztinger
divenne dottore in Teologia, nel 1953, proprio con una tesi sull’ecclesiologia
di Agostino. Sull’importanza di questa presenza del Papa per l’Ordine degli
Agostiniani e per la Chiesa pavese, la nostra inviata Adriana Masotti ha
raccolto la riflessione del priore generale, padre Robert Prèvost:
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R. - Certamente, c’è
grande gioia in tutto l’Ordine, in tutta la famiglia Agostiniana, perché questo
avvenimento è un momento in cui tutta la Chiesa sarà riunita attorno al nostro
Santo Padre Agostino e celebreremo insieme la gioia di questa opportunità.
D. - Far incontrare
Agostino all’uomo di oggi è l’impegno degli Agostiniani, in particolare a
Pavia. Qual è il contributo che il vescovo di Ippona
può dare alla ricerca dell’uomo di oggi?
R. - Questa è una
domanda forse un po’ complessa, perché Sant’Agostino scrisse tanto e noi
pensiamo che abbia tanto da dire al mondo di oggi, all’uomo di oggi e alla
Chiesa di oggi. Io comincio sempre con il valore della persona umana. Agostino
è un ponte: tutti gli uomini cristiani e non cristiani, credenti e non
credenti, possono trovare in Agostino qualcuno che ha condiviso l’esperienza di
essere umano, che ha dovuto cercare, che ha dovuto lavorare tanto, per trovare
la verità della sua vita. Quindi, l’inizio della storia della conversione di
Agostino è la storia di tutti gli uomini. Agostino, come teologo e come
filosofo, come uomo di fede, come uomo di Chiesa, ha tanto da offrire a tutti
noi.
D. - Benedetto XVI sta
facendo, mi sembra, un buon servizio nella diffusione del pensiero agostiniano.
E’ possibile citare quale elemento di Sant’Agostino si può appunto ravvisare, o
quali elementi, nel magistero del Papa?
R. - Penso che ci
siano alcuni punti dove il Papa in modo particolare si riferisca a
Sant’Agostino, al suo pensiero. La figura di Gesù Cristo, unico Salvatore, Gesù
Cristo Salvatore del mondo, la dottrina della Chiesa, la sua ecclesiologia.
Sant’Agostino riflettendo sul ministero della Chiesa - nel servizio, nel suo
ruolo di carità - è un grande dottore per la Chiesa. Si potrebbe parlare anche
di Agostino e dell’Eucaristia, Sacramentum Caritatis.
Il titolo del documento del Santo Padre ripropone parole che si trovano anche
in Sant’Agostino. Quindi, questi sarebbero alcuni dei punti dove la dottrina di
Agostino coincide perfettamente con il magistero del Santo Padre e della
Chiesa.
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Ricordiamo che la
nostra emittente seguirà oggi in radiocronaca diretta, in lingua italiana, la
Messa di Benedetto XVI nella Piazza Ducale di Vigevano a partire dalle ore
17.20 sull’onda media di 585 kHz
e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz. La Messa
di domani mattina a Pavia sarà seguita dalla Radio Vaticana a partire dalle ore
10.20 sempre sull’onda media, sulle onde corte e sulla modulazione di frequenza
di con commento in lingua italiana, francese e
portoghese.
In Paradiso i bambini
che muoiono senza Battesimo:
in un documento della
Commissione Teologica Internazionale
si afferma che il tradizionale concetto di Limbo riflette
una “visione
eccessivamente restrittiva della salvezza”
I bambini che muoiono
senza Battesimo sono destinati al Paradiso: è la conclusione alla quale, dopo
anni di studi, è giunta la Commissione Teologica Internazionale, che ha
pubblicato un documento in cui chiarisce che il
tradizionale concetto di limbo riflette una “visione eccessivamente restrittiva
della salvezza”. Ampi stralci del documento, intitolato “La Speranza di
salvezza per i bimbi che muoiono senza essere stati battezzati”, sono stati
pubblicati dall’agenzia dei vescovi statunitensi, Catholic
News Service (CNS). La versione integrale del testo
in lingua italiana verrà pubblicata il prossimo 5
maggio sul quindicinale dei Gesuiti, "Civiltà Cattolica". Ma quali
sono le ragioni che hanno portato a chiarire, dal punto di vista teologico, che
i bambini morti senza Battesimo vadano in Paradiso? Roberta
Moretti lo ha chiesto al segretario generale della Commissione
Teologica Internazionale, padre Luis Ladaria:
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R. - Le ragioni
fondamentali sono rappresentate in primo luogo dalla misericordia infinita di
Dio, che vuole che tutti gli uomini siano salvati, e dalla mediazione unica ed
universale di Cristo, che è venuto nel mondo per salvare tutti gli uomini. Gesù
si è poi mostrato specialmente vicino ai bambini, con una particolare predilezione:
tutte queste ragioni portano alla speranza nella salvezza dei bambini morti
senza essere stati battezzati.
D. - E’ corretto dire
che questa presa di posizione della Commissione Teologica rappresenti la fine
di un percorso di ricerca teologica sulla questione?
R. - Io non credo si
possa dire questo in termini assoluti, perché questa ricerca era
stata già attivata molto prima che la Commissione Teologica si occupasse
di questo tema. Naturalmente, poi, la Commissione Teologica non ha un’autorità
magisteriale. In questo senso, questa presa di posizione della Commissione Teologica,
di per sé, non esclude nuove investigazioni. Rappresenta un momento in un
percorso di ricerca, forse un momento specialmente qualificato, ma non si può
dire che lo chiuda, dal momento che noi non possiamo attribuire a questo documento
un’autorità più grande di quella che ha.
D. - Come è entrato il
limbo a far parte della concezione popolare?
R. - Il limbo non è
mai stato definito come un dogma. Il Catechismo della Chiesa Cattolica non lo
menziona e questo rappresenta un indizio che già in quel momento le cose
stavano cambiando e che la mentalità teologica non era la stessa di anni o
secoli precedenti. Il limbo, però, ha cominciato a far parte non soltanto della
rappresentazione popolare ma anche della teologia come un tentativo per evitare
di dover dire che i bambini morti senza Battesimo andassero nell’Inferno:
c’erano infatti delle posizioni più rigoriste che
pensavano che i bambini non battezzati andassero all’inferno. Anche se si
aggiungeva che le pene che soffrivano erano soavi, miti. Questo appariva un po’
troppo rigoroso. Si sviluppò allora lentamente questa idea del limbo.
D. - Quale è stato il
contributo di Benedetto XVI alla stesura di questo documento?
R. - La stesura è
opera della Commissione Teologica, ma Benedetto XVI -
essendo, tra l’altro, stato presidente della Commissione Teologica
Internazionale, e quindi prefetto della Congregazione per la Dottrina della
Fede - indicò questo come un tema di studio, probabilmente d’accordo con il
Papa Giovanni Paolo II. Come sappiamo, ha poi dato il suo consenso alla
pubblicazione.
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A Palermo, la beatificazione
di padre Francesco Spoto,
fondatore dei
Missionari Servi dei poveri e martire in Congo
Questo pomeriggio,
alle 17.00, sarà proclamato Beato nella cattedrale di Palermo padre Francesco Spoto, sacerdote professo della Congregazione dei
Missionari Servi dei Poveri (Boccone del Povero), morto martire in Congo nel
1964. La cerimonia sarà presieduta, in rappresentanza del Santo Padre,
dall’arcivescovo emerito di Palermo, il cardinale Salvatore De Giorgi. Al
microfono di Giovanni Peduto, ce ne parla padre Giuseppe Civiletto, superiore generale della Congregazione dei
Missionari Servi dei Poveri, che ha conosciuto il nuovo Beato:
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R. - Padre Francesco Spoto nacque a Raffadali (AG), in
Sicilia, l’8 luglio 1924. Entrato nella Congregazione dei Missionari Servi dei
Poveri (Boccone del Povero), emise la prima professione il 1° novembre 1940,
manifestando sempre viva intelligenza e forte volontà. Nel Capitolo del 1959, a
soli 35 anni, fu eletto superiore generale. Con fervore giovanile diede impulso
alla Congregazione, dedicandosi alla cura delle vocazioni, all’apertura di
nuove case e inviando i primi confratelli in missione a Biringi,
nel Congo. Per visitarli e incoraggiarli, nell’estate
de 1964 partì egli stesso per il Congo, dove era in
atto una sanguinosa guerra civile. Per loro, accettò il sacrificio della vita
che il Signore gli chiese. Preso e selvaggiamente battuto dai Simba, dopo alcuni giorni
morì in piena boscaglia il 27 dicembre 1964, offrendo la sua vita per la
salvezza dei confratelli.
D. - Quale è stato il
suo carisma?
R. - Padre Francesco Spoto é un figlio del Beato Giacomo Cusmano, fondatore
dell’Istituto, un membro dell’Opera del Boccone del Povero, che il Cusmano ha
fondato per dare speranza ai disperati, ai poveri che sono il "tesoro di
Gesù Cristo", nella duplice missione di aiutare i Poveri per rendere più mite la loro sofferenza
e guadagnarli a Dio, avvicinare i ricchi ai Poveri per renderli capaci di guadagnarsi
le grazie del Signore onde procurare la loro eterna salute. Il padre Spoto è rimasto affascinato da questo spirito di carità
senza limiti del Fondatore e lo ha incarnato nella sua vita di Servo dei
Poveri, sempre pronto a prestare generoso servizio a chiunque si trovasse nel
bisogno. Fino al dono totale di sé.
D. - In quale contesto
é vissuto e in che maniera ha espletato la sua missione?
R. - Dopo i primi 12
anni vissuti a Raffadali con i fratelli e i genitori,
dai quali ha appreso a conoscere ed amare il Signore, gli altri 28 anni li ha
trascorsi a Palermo, al Boccone del Povero, rivelandosi uomo di carattere e
attaccato al dovere, seminarista e studente applicato, religioso ubbidiente e
tenace, sacerdote zelante e servizievole, superiore generale interessato alle
vicende della Chiesa e della Congregazione. Gli ultimi quattro mesi, è stato
solerte e generoso missionario a Biringi, in Africa
dove, in un incalzante susseguirsi di avvenimenti vestì
la "camicetta rossa" del martirio desiderata dal fondatore.
D. - Vuole raccontarci
un episodio significativo della sua vita?
R. - E’ un episodio
significativo per me. Prima della sua partenza per il Congo,
nell’agosto del ‘64, venne a salutarci al Collegio Cusmano a Roma, dove stavo
compiendo il noviziato. Si è messo a passeggiare con noi all’aria aperta, dialogando
come un fratello più che un padre. Lungo un viale alberato di cipressi si è
fermato ed ha elogiato queste piante come espressione dell’animo umano che,
rivolto esclusivamente a Dio, si eleva sempre più in alto nonostante la sua
fragilità. Una lezione semplice, ma concreta e
incisiva, che mi è rimasta impressa.
D. - Quale messaggio
lascia al mondo di oggi?
R. - In un mondo
dominato dal relativismo e proteso all’edonismo e al materialismo quale é il
nostro, e che invoglia ad acquistare benessere materiale oppure successo
personale, credo che P. Spoto sia un esempio di come
dare un senso alla vita:
valorizzarla e spenderla
per gli altri: vivere - pur in mezzo
alle difficoltà e ai contrasti- nella gioia, quella gioia che per noi cristiani
deriva dalla certezza di essere in comunione con Cristo, di essere sacrificio
nelle mani di Dio. Questo vale. Di questo il Signore ha bisogno. Di questo ha
bisogno il mondo.
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Ricorre oggi il 50.mo anniversario della
"Fidei donum" di
Pio XII
Ricorre oggi il 50.mo anniversario della firma dell’Enciclica di Pio XII Fidei Donum sulla
condivisione delle risorse spirituali e il compito della trasmissione della
fede. Con questo documento, il Pontefice esortava i vescovi a sostenere
l’espansione della Chiesa nel mondo e a ravvivare lo spirito missionario. Il
commento di mons. Antonio Silvestrelli, per
molti anni sottosegretario della Congregazione per il Clero, intervistato da Giovanni
Peduto:
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R. - Papa Pio XII, che
tanto ha fatto per allargare un po’ gli orizzonti
della Chiesa, in tutti i campi, fermò l’attenzione anche sotto questo aspetto:
la necessità che tutta la Chiesa sentisse il bisogno di aprire le porte ai suoi
bisogni generali, senza quindi chiudersi nelle singole Chiese locali. Diceva
sempre che ogni fedele, come ogni sacerdote, è fedele
per la Chiesa universale, è sacerdote per la Chiesa universale e che poi è
chiamato a tradurre questa visione universale della Chiesa nell’ambito in cui
la Provvidenza lo pone.
D. - Quale bilancio si
può fare a 50 anni dall’Enciclica?
R. - Direi che in un
primo momento ha avuto un grande sviluppo, in Italia specialmente. In molte
diocesi, specialmente del nord, nel Veneto, in Lombardia, c’era abbondanza di
sacerdoti: nacque allora questa consapevolezza di inviarne dove ce ne fosse più
bisogno. I vescovi sollecitarono i loro sacerdoti a partire per le missioni, se
l’avessero voluto. Ma la cosa ancor più interessante è
che, forse per la prima volta nella storia della Chiesa, i laici fossero sensibilizzati a diventare missionari, quindi il
bilancio fu veramente positivo in quanto si ebbero, oltre che sacerdoti, molti
laici, coppie di sposi, interi gruppi familiari che si spostarono dalla propria
terra nei luoghi di missione e lì diventarono - sia marito che moglie e qualche
volta perfino i figli - missionari nella zona in cui vivevano con il loro lavoro
e con la loro realtà professionale e culturale. Quindi, è stata veramente una
grande esplosione di presenza missionaria nella Chiesa.
D. - Lei ha conosciuto
diversi sacerdoti Fidei donum:
vuole raccontarci qual è la loro esperienza? Cosa provano, cosa le hanno detto?
R. - La caratteristica
che ho sempre colto in quei sacerdoti è la loro apertura sempre alla Chiesa
universale e questa è stata la caratteristica della Fidei Donum:
sentire con la Chiesa e nella Chiesa le istanze missionarie. Questo è stato un
arricchimento enorme dei sacerdoti, anche dei seminaristi, tanto è vero che ad
un certo punto nacque a Verona un seminario proprio
per la formazione dei sacerdoti Fidei donum, perché appunto superassero la limitatezza della
loro visione ecclesiale diocesana e
diventassero, come voleva il Papa Pio XII, sacerdoti della Chiesa
universale.
D. - Tra questi
sacerdoti lei ha conosciuto anche don Andrea Santoro...
R. - Don Andrea l’ho conosciuto quando era ancora un giovanissimo seminarista: io
ero allora prefetto del Seminario Romano Minore e il futuro don Andrea era il
mio primo collaboratore come vice prefetto. Rimase sempre in contatto con me.
Già allora, come seminarista, notavo questa serietà d’impegno, questo desiderio
di vivere le istanze missionarie. Quando volle lasciare Roma ebbe delle difficoltà.
Ciò nonostante, ritenne di dover insistere presso i superiori perché lo lasciassero
partire e andò: quando è avvenuta la tragedia che tutti conosciamo per me certo
fu un colpo molto duro. Ma, direi, che quella fu una sorta di conclusione della
sua formazione, del suo essere sacerdote, sacerdote missionario Fidei donum.
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Oggi su "L'Osservatore Romano"
Servizio vaticano -
"Pietro incontra Agostino": Benedetto XVI pellegrino a Vigevano e a
Pavia, dove nella Basilica di San Pietro in Ciel
d'Oro sono custodite le reliquie del Santo dottore
della Chiesa.
Servizio estero - Un
articolo di Pierluigi Natalia sul primo turno delle elezioni presidenziali in
Francia in programma domani.
Servizio culturale - Un articolo di Raffaele Alessandrini dal titolo
"L'eredità preziosa di un amico de 'L'Osservatore'":
un affettuoso ricordo del professor Tommaso Federici.
Una monografica - a
cura di Ferdinando Salsano - dedicata all'itinerario
dantesco dal Convivio alla Commedia.
Servizio italiano - In
primo piano ancora la drammatica sequenza delle morti nei luoghi di lavoro.
21 aprile 2007
Vigilia
elettorale per i francesi, che domani voteranno
per il primo turno
delle presidenziali
Giornata di riflessione, oggi in Francia, prima del voto di domani quando
i 44 milioni e mezzo di aventi diritto andranno alle
urne per il primo turno delle elezioni presidenziali. Gli ultimi sondaggi
confermano, per la successione a Jacques Chirac, il testa a testa tra il
neogollista, Nicolas Sarkozy, e la socialista, Segolene Royal, con il candidato
dell’estrema destra, Jean Marie
Le Pen, a fare da terzo incomodo. La vigilia della
corsa all’Eliseo nella cronaca, da Parigi, di Francesca
Pierantozzi:
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Ventiquattr’ore di silenzio prima del voto di domenica,
primo turno delle elezioni presidenziali. La pausa dovrà servire, soprattutto,
a far riflettere i circa 18 milioni di elettori ancora indecisi su chi votare.
Per il momento resta in testa alle intenzioni di voto il
neogollista, Nicolas Sarkozy,
seguito dalla socialista Sègoléne Royal, dal centrista Fraçcois Bayrou e dal leader dell’estrema destra Jean-Marie Le Pen. Se Sarkozy sembra certo di arrivare al
ballottaggio di domenica 6 maggio, per gli altri il risultato potrebbe essere
molto serrato. Sarkozy
ha chiesto di realizzare un nuovo sogno francese, la Royal ha
auspicato una dinamica che porterà alla vittoria. Bayrou ha invitato a credere nella sua rivoluzione
pacifica, mentre Le Pen si è detto sicuro di
sollevare un’ondata nazionale che spazzerà via l’oligarchia. Intanto, c’è già
un record: 44 milioni di francesi si sono iscritti a votare. Non sono mai stati
così tanti e sono il 4 per cento in più rispetto alle passate elezioni
presidenziali del 2002.
Francesca Pierantozzi, da Parigi, per la Radio
Vaticana.
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Le fluttuazioni che
emergono dai sondaggi preelettorali indicano una quadro mutevole, nel quale nessuno dei candidati sembra
aver maturato finora un consenso largo e dunque solido. Cosa si può “leggere”
in questa apparente incertezza dell’elettorato francese? A rispondere, al
microfono di Luca Collodi, è il prof. Jean-Dominique
Durand, docente di Storia contemporanea presso
l’Università di Lione e vicino alla Comunità di Sant’Egidio:
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Credo nasca dal fatto che per la prima volta i francesi, o almeno una
grande parte di loro, non vogliono più la rottura, la separazione, la divisione
del Paese tra sinistra e destra. La vera sorpresa è la salita nei sondaggi del
candidato del centro di origine democristiana. Lui rappresenta la vera novità,
poiché abbiamo uno scenario elettorale che favorisce la divisione. Adesso, dopo
anni e anni di governo su questa base, il candidato Bayrou
ha saputo rendere evidente la crisi del Paese e quindi l’incapacità di questo
sistema di rispondere ai problemi della Francia.
L’impegno di questo candidato ha davvero fatto presa nell’opinione pubblica,
che è sempre più cosciente che bisogna uscire da questo scontro.
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Anche la Chiesa
francese ha seguito con grande attenzione la marcia di avvicinamento a questa
importante scadenza istituzionale. L’arcivescovo di Poitiers, Albert Rouet,
spiega al microfono di Isabelle Cousturié in
che ruolo abbiano giocato i valori cristiani
nell’ultima campagna elettorale:
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R. - JE CONSTATE QUE ON ATTENDE QUE L’EGLISE
PARLE, MAIS ATTENTION: ...
Prendo atto del fatto che ci si aspetta che la Chiesa si pronunci ma - e
questo è ciò che mi è parso davvero significativo - che la Chiesa parli
mescolando la propria voce ai discorsi e ai dibattiti attuali. Le si chiede di situarsi all’altezza dei reali problemi.
Faccio un esempio. Molti affrontano le elezioni presidenziali a partire dal
loro proprio comune, dal loro quartiere. Ma questo, ovviamente, non è il
livello del presidente della Repubblica. E’ necessario quindi che la Chiesa
intervenga e dica: attenzione, non sbagliate livello, disponetevi al vero
livello di responsabilità. Cioè a dire: quale sistema vogliamo mettere in atto
per vivere insieme? E sta alla Chiesa ricordare l’importanza del bene comune,
di farlo in maniera positiva perché è la volontà di vivere insieme che è messa
in questione. E questo è il bivio al quale si attende la Chiesa. Quindi, se la
Chiesa si propone come un fattore di novità, di riflessione, di
responsabilizzazione delle persone, la sua parola è desiderata.
D. - E lei pensa che i candidati siano coscienti di ciò e ne terranno
conto nel desiderio di fare progredire le loro idee?
R.
- ALORS, JE DIRAIS
DEUX CHOSES. LES CANDIDATS SONT
PRIS …
Voglio dire due cose. I candidati sono tutti coinvolti nel “circo” mediatico e non sono sempre liberi di dire ciò che
vorrebbero. Ma un certo numero di essi fa riferimento
a ciò che chiamano “valori cristiani”. Credo, però, si debba andare ancora più
lontano. Penso che i cristiani possano porre le loro esigenze evangeliche, che
oggi sono imperative se si vuole veramente che si abbiano relazioni degne e
giuste tra le persone. E credo che i candidati non siano indifferenti ad una
parola forte da parte della Chiesa.
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La professione di
fedeltà di Pietro a Cristo Risorto
nel Vangelo della terza
Domenica di Pasqua
Domenica 22 aprile, la
Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù risorto appare ai discepoli sulle
rive del mare di Tiberiade. Gesù mangia assieme a loro, quindi rivolgendosi a
Simon Pietro disse:
“Simone di Giovanni,
mi vuoi bene tu più di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che
ti voglio bene”.
Su questo brano
evangelico ascoltiamo il commento del teologo don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia
Università Lateranense:
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In questa
manifestazione, Gesù cerca Pietro, va diritto a lui, al cuore di lui, con la
domanda per eccellenza, la domanda d’amore. Due volte Gesù gli chiede solo
“ama” e due volte Pietro gli risponde che gli vuol bene. La terza volta Gesù
gli chiede se gli vuol bene e Pietro gli risponde che gli vuol bene. Perché la
triplice domanda? Perché la simmetria della domanda? Con la triplice
affermazione, Pietro doveva certo riparare il triplice rinnegamento, ma essa
possiede anche un significato trinitario: tutte e tre le interrogazioni di Gesù
sono riferite a sé, ma le prime due, quelle sull’amore, possono attraverso di
lui, andare al Padre e allo Spirito, mentre la terza si riferisce più
propriamente a lui in quanto vero Dio ed anche vero uomo. Anche la relazione
interna è importante. Due volte l’amore, una volta il bene. Da un lato, l’amore
pesa più del bene. Dall’altro, il bene è la via all’amore.
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21 aprile 2007
Cooperazione
internazionale dialogo devono svilupparsi
nell’area mediterranea. Così il cardinale Raffele Martino
al seminario promosso a Roma dal Movimento cristiano
lavoratori
e dal consiglio d’Europa
La
collaborazione allo sviluppo di tutto l’uomo e di ogni uomo è un dovere di
tutti verso tutti e la pace nel mondo dipende in gran parte dalla solidarietà
internazionale. Questi due insegnamenti più recenti del Magistero sociale della
Chiesa sono stati riaffermati stamani dal presidente del Pontificio Consiglio
della Giustizia e della Pace, il cardinale Renato
Martino, ad un seminario internazionale di Studi in corso a Roma sul tema:
“Dialogo sociale e Mediterraneo: prospettive e strategie di cooperazione”.
Promosso dal Movimento cristiano lavoratori e dal Consiglio d’Europa, con la
collaborazione della fondazione Europa popolare, il convegno vede riuniti da
ieri fino a domani all’Hotel Leonardo da Vinci di Roma numerosi esponenti ed
esperti delle istituzioni e organizzazioni sopra nominate, politici e studiosi
dei Paesi dell'area mediterranea, “caratterizzata - come ha sottolineato il
porporato - da molteplici
livelli di diversità e da marcate differenze culturali e religiose,
ma destinata a trovare la strada della reciproca comprensione e di una fattiva
collaborazione”. Dopo aver rilevato che “la cooperazione internazionale è
chiamata a realizzare tra l’altro un’equa concertazione mondiale per lo
sviluppo, capace di superare ogni posizione di prepotenza e di asservimento”,
il cardinale Martino non ha esitato ad affermare che a questo scopo “si
dovranno forse cambiare stili di vita, modelli di produzione e di consumo, le
strutture di potere che governano le società per orientarli secondo un'adeguata
concesione del bene comune in
riferimento all'intera famiglia umana”. Il presidente del Pontificio Consiglio
della Giustizia e della Pace ha quindi rilevato l’esigenza di un ripensamento
della cooperazione internazionale nei termini di una nuova cultura della
solidarietà. Concepita come seme di pace, la cooperazione non si può ridurre
all'aiuto e all'assistenza, addirittura mirando ai vantaggi di ritorno per le
risorse messe a disposizione. Essa deve esprimere, invece, un impegno concreto
e tangibile di solidarietà, tale da rendere i poveri protagonisti del loro
sviluppo e consentire al maggior numero possibile di persone di esplicare,
nelle concrete circostanze economiche e politiche in cui vivono, la creatività
tipica della persona umana, da cui dipende anche la ricchezza delle nazioni. (A cura di Paolo Scappucci).
In India, il presidente
della Conferenza dei vescovi locali ha incontrato il primo ministro. Chieste
misure per arginare
le difficoltà dei cristiani nel Paese
Le
preoccupazioni della comunità cristiana in India al centro del colloquio tra il
cardinale Telesphore Toppo, presidente della
Conferenza dei vescovi cattolici dell’India (CBCI), e il primo ministro
indiano, Manmohan Singh.
Diversi gli aspetti richiamati nel corso dell’incontro, avvenuto ieri nella
residenza del premier. Il cardinale Toppo – riporta l’agenzia Zenit - ha
sollecitato la formazione di un comitato per studiare il profilo
socio-economico delle comunità cristiane dell’India che, secondo un rapporto della
National Sample Survey Organisation (NSSO), sono
quelle con il più alto tasso di disoccupazione nel Paese. Sottolineate anche le
violenze subite dai cristiani in vari Stati e la promulgazione dei cosiddetti
disegni di legge sulla libertà religiosa, che proibiscono le conversioni. Si
tratta di provvedimenti contrari ai diritti universali e alla libertà di
coscienza, ha affermato il porporato, che ha chiesto al primo ministro il
riconoscimento di uguali diritti per i cristiani di origine dalit
(intoccabili) e una legge per l’adozione rivolta ai cristiani. Secondo
quanto riportato dal Servizio informativo dell’episcopato cattolico, “CBCI
News”, il cardinale Toppo ha definito l’incontro “positivo e cordiale”. (E. B.)
In Burkina Faso quasi 1500
Sacramenti amministrati
nella sola settimana di Pasqua
Nel periodo pasquale, nella
parrocchia di S. Camillo di Ouagadougou, in Burkina Faso, 127 bambini sono
stati battezzati, 467 hanno ricevuto il Battesimo e la Prima Comunione e 892
sono stati cresimati. Come riportato dall’agenzia Fides, il ricco susseguirsi
di celebrazioni e incontri avvenuti nella parrocchia pastoralmente
curata dai religiosi Camilliani, ha visto una intensa partecipazione della popolazione ai riti della
Pasqua, dalla Domenica delle Palme fino alla Domenica di Risurrezione. (F. L.)
In Nigeria, proseguono i
lavori per la costruzione del centro di Benin City
per evitare che le donne finiscano nel mercato della
prostituzione europea
Frenare
l’esodo verso l’Europa di tante giovani donne, che rischiano di finire vittime
della tratta. E’ l’obiettivo del centro in via di realizzazione a Benin City, la capitale dello Stato nigeriano di Edo. La
struttura, frutto della cooperazione tra la Conferenza delle religiose di
Nigeria e le superiore maggiori italiane, è stata avviata nell’Anno
Santo 2000 sulla scia di tanti episodi di criminalità sessuale che hanno
coinvolto numerose donne nigeriane. I vescovi della Nigeria, ricorda l’agenzia
Fides, pubblicarono in proposito, nel 2002, una lettera pastorale intitolata
proprio “Ripristinare la dignità della donna nigeriana”. Nel contempo, la Conferenza
delle religiose dava vita a Benin City ad un comitato
per il sostegno della dignità delle donne. Questo comitato, con l’aiuto di
Caritas Italia, ha acquistato un terreno, dando il via ai lavori nell’agosto
del 2006. L’inaugurazione è prevista nel prossimo luglio. (E.
B.)
In Cina, si svolgeranno
sabato prossimo i funerali del vescovo
Fu Tieshan, morto ieri all’età di 76 anni
Nella
tarda serata di venerdì, 20 aprile, dopo lunga malattia è deceduto a Pechino,
all’età di 76 anni, il vescovo Michele Fu Tieshan.
Secondo le agenzie di stampa, il presule aveva ricevuto l’unzione degli infermi
e, al momento del trapasso, aveva accanto a sé una ventina di
sacerdoti e religiose in preghiera. Secondo la stessa fonte, i funerali
avranno luogo sabato 28 aprile. (E. B.)
Gli incidenti stradali sono la
prima causa di morte fra i giovani.
Lo rivela un rapporto dell’OMS, che parla di 1000
vittime al giorno
Sono più di mille i ragazzi sotto
i 25 anni che muoiono ogni giorno per incidenti stradali. Lo afferma un
Rapporto pubblicato nei giorni scorsi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità
(OMS), dal titolo “Giovani e sicurezza stradale”, in
occasione della prima settimana mondiale delle Nazioni Unite per la sicurezza
stradale in programma dal 23 al 29 aprile. Secondo l’agenzia dell’ONU, gli
incidenti sono la prima causa di morte dei giovani che vanno dai 10 ai 24 anni.
Il Rapporto precisa che “la vasta maggioranza di questi decessi e lesioni è
registrata nei Paesi a basso e medio reddito. I tassi più alti sono segnalati
in Africa e il Medio Oriente”. Il documento rivela anche che il costo globale
degli incidenti stradali è stimato in 518 miliardi di dollari. (F. L.)
Vescovi
e cantanti in campo per la legalità
Scenderanno in campo anche quattro
vescovi, tra cui quelli di Ancona–Osimo, Eoardo Menichelli, e di Fabriano–Matelica, Giancarlo Vecerrica
nella partita di calcio che si disputerà il 25 aprile tra la Nazionale Agorà
dei giovani italiani e la nazionale cantanti allo
stadio Del Conero di Ancona. Con l’incasso ricevuto,
la partita “per la legalità” sosterrà un progetto per Napoli promosso dal
cardinale Crescenzio Sepe e servirà ad acquistare un
camper da destinare ai quartieri più a rischio, per avvicinare i giovani e
prospettare loro altre opportunità di vita. L’incontro di calcio è uno degli
eventi preparatori all’Agorà dei Giovani a Loreto, al quale nel settembre
prossimo prenderà parte anche Benedetto XVI. (F. L.)
Numerose iniziative
oggi a Roma
per celebrare il suo 2760.mo compleanno
Roma
oggi festeggia l’anniversario della sua fondazione che, secondo la tradizione,
risale al 21 aprile del 753 a.C. sul colle Palatino, ad opera
di Romolo. Ricco il programma di eventi e manifestazioni
organizzato dal comune di Roma per l’occasione. Esposizione della lupa
capitolina nella Esedra del Marco Aurelio, inaugurazione del nuovo padiglione
del Museo di arte contemporanea "Macro Future" di Testaccio, concerto
“Note di Pace” nell’aula Giulio Cesare del Comune e numerosi concerti nelle
piazze del centro caratterizzeranno il giorno del suo 2760.mo compleanno. (F. L.)
21 aprile 2007
- A cura di Amedeo Lomonaco -
- In Medio
Oriente, soldati israeliani hanno ucciso stamani un poliziotto palestinese in
un villaggio presso Jenin, in Cisgiordania. Un
portavoce dell’esercito israeliano ha reso noto che i soldati hanno aperto il
fuoco per rispondere agli spari di militanti palestinesi che stavano per far
esplodere un ordigno. Secondo fonti locali, invece, i
militari dello Stato ebraico hanno circondato la casa dell’agente palestinese
per compiere un’azione mirata. A Gaza, intanto, l’esplosione di una bomba che
fortunatamente non ha provocato vittime ha seriamente danneggiato la Scuola
internazionale americana. Secondo gli inquirenti, l’attacco potrebbe essere
collegato all’ondata di attentati contro Internet cafè,
avvenuti nella Striscia di Gaza lo scorso mese. Alcune settimane fa, era stata
presa di mira anche la sede di una società di studi biblici.
- Cresce l’attesa per
le elezioni di domani in Siria, dove circa 10 mila candidati si contenderanno i
250 seggi dell’Assemblea legislativa. Di questi, 82 seggi sono riservati a
candidati indipendenti. Gli altri sono destinati al partito al potere “Baath” e alle formazioni che fanno parte della coalizione
di governo. Su questa consultazione, ascoltiamo al microfono di Stefano Leszczynski,
l’inviato speciale del Corriere della Sera, Antonio Ferrari:
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R. - Non credo che ci siano
da attendere grandissimi risultati. All’interno della società e della politica
siriana, però, qualcosa si sta muovendo. Forse, non soltanto per la necessità
che si muova qualcosa, come in effetti pensava e
sperava all’inizio il giovane presidente Bashar al-Assad.
D. - Si può immaginare
che vi siano in Siria delle componenti riformiste che potrebbero spingere verso
il cambiamento?
R. - Noi sappiamo che,
del totale dei seggi, già due terzi sono stati attribuiti al partito di
governo, al partito Baath, ma nell’altro terzo, dove
sono rappresentati numerosi piccoli partiti, ci sono anche dei canditati indipendenti che potrebbero - almeno alcuni di
questi - rappresentare un primo passo verso una strategia di riforme
assolutamente necessarie allo stesso regime siriano.
D. - Questo potrebbe
cambiare la prospettiva, l’influenza anche nei confronti del Libano?
R. - Io credo che la
Siria non rinuncerà mai ad una sorta di protettorato, di rapporto privilegiato
con il Libano. Sono tanti gli intrecci tra la società siriana e la società
libanese. Qui torniamo un po’ al punto da cui tutto ha avuto origine, dopo cioè
l’assassinio del primo ministro Hariri. Dietro questo
omicidio, molti hanno visto nei mandanti alcuni personaggi importanti nei
palazzi siriani. Il quadro è questo ed è sempre relativo al processo
giudiziario che si potrebbe avviare da un momento all’altro. Un processo che,
tra l’altro, potrebbe essere estremamente imbarazzante per la stessa leadership
siriana.
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- In
Egitto la Corte superiore di Stato del Cairo ha inflitto la pena di 15 anni di
carcere ad un cittadino egiziano-canadese,
riconosciuto colpevole di spionaggio in favore di Israele. Condannati in
contumacia altri tre cittadini israeliani.
- L’Australia e gli
Stati Uniti hanno avvertito sul pericolo di imminenti e gravi attentati
sull'isola di Mindanao, nel sud delle Filippine. Le
ambasciate dei due Paesi a Manila hanno sconsigliato i viaggi nella zona e la
frequentazione di luoghi pubblici. L’esercito filippino ha sferrato, recentemente,
una vasta offensiva contro i gruppi terroristici vicini ad Al
Qaeda.
- Nuova tragedia negli
Stati Uniti: cinque giorni dopo la strage nel campus del Virginia Tech, costata la vita a 33 persone, un uomo armato si è
barricato in uno degli edifici della NASA in Texas e ha ucciso una persona
prima di togliersi la vita. Il responsabile di questo nuovo dramma, un
ingegnere spaziale, lavorava per una società che fornisce
servizi tecnici alla NASA.
- In Italia, si
conclude oggi a Firenze il Congresso dei Democratici di sinistra. A Roma,
intanto, prosegue quello parallelo della Margherita. Entrambi sono decisi a
sciogliersi per far nascere il Partito democratico. Si tratta di un percorso
elaborato da tempo e ormai irreversibile. Ma sono molte le questioni ancora
aperte, tra cui la collocazione europea del nuovo soggetto politico. Il
servizio di Giampiero Guadagni:
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"Il primo nuovo
grande partito del XXI secolo". L’orgogliosa sottolineatura dei leader di
DS e Margherita è il biglietto da visita del PD, il Partito Democratico. Una
forza politica che si propone come la casa comune dei riformisti del centrosinistra,
senza più steccati tra laici e cattolici. Il progetto presenta tuttavia più di
un’incognita. Perché, ad esempio, proprio sul rapporto con la Chiesa si manifestano
ancora le diverse identità. Che emergono anche quando si parla della collocazione
europea del PD: mai nel Partito socialista europeo, precisa Rutelli,
in risposta a chi dà per scontato questo approdo. I
riflessi sono immediati: per le presidenziali francesi, i DS appoggiano la
socialista Royal, la Margherita il centrista Bayrou. C’è poi l’insidiosa questione della leadership,
aperta formalmente ieri da Prodi, che ha annunciato di voler lasciare al
termine della legislatura. Per ultimo, ma non per importanza, il capitolo che
riguarda chi nel Partito Democratico non entrerà. Sicuramente il leader del correntone DS, Fabio Mussi, che pensa ad una forza unica
della sinistra. Ma anche molti dirigenti, e quel che
più importa elettori della Margherita, potrebbero non sentirsi a loro agio
nella nuova casa ed essere attratti da un eventuale nuovo polo dei moderati. Al
quale lavorano, per strade finora diverse, Berlusconi e Casini. L’ex premier ha
salutato la nascita del PD come un fatto importante, una via di unità che anche
il centrodestra dovrebbe seguire. Ma il recente congresso UDC ha ribadito il no
al partito unico, sì invece ad una grande forza centrista, di ispirazione
cristiana, aperta magari all’UDEUR di Mastella. Molto
dipenderà dalla nuova legge elettorale. Della quale stanno discutendo i due
schieramenti, in un confronto serio che può essere rafforzato dal nuovo clima
di questi ultimi giorni. Con il reciproco riconoscimento che gli avversari
politici sono interlocutori e non nemici.
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- In Nigeria, oltre 61
mila persone sono chiamate oggi all’appuntamento con le urne per le elezioni
presidenziali e legislative. La situazione, nel Paese, resta tesa: poche ore
prima dell’apertura dei seggi è stato sventato ad Abuja un attacco nei pressi
della sede della Commissione elettorale. Sul versante politico, la sfida
elettorale per la presidenza sembra riguardare, soprattutto, due candidati: Atiku Abubakar, vicepresidente
appartenente ad una formazione dell’opposizione, e Umaru
Yar’Adua, leader del Partito democratico del popolo,
attualmente al potere in Nigeria.
- In Somalia, sono
morte più di 70 persone per combattimenti scoppiati nelle ultime ore. E' così
salito ad almeno 200 morti il bilancio, ancora provvisorio, di scontri tra
militari etiopi e miliziani fedeli alle Corti islamiche. I combattimenti, ripresi
mercoledì, hanno fatto registrare vittime anche la scorsa notte a Mogadiscio.
Nel Paese, intanto, prosegue l’esodo di civili: secondo stime
dell’ONU, sono almeno 321 mila le persone che hanno abbandonato la capitale a
partire da febbraio. Le Nazioni Unite hanno anche lanciato l’allarme per il
rischio di un disastro umanitario nel Paese.