RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 110 - Testo della trasmissione di venerdì 20 aprile 2007
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Oggi su
"L'Osservatore Romano"
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Cristiano decapitato in Kashmir da fondamentalisti
islamici
Proibita dalla Corte Suprema
americana la procedura di aborto a nascita parziale
La rivista “Tempi”,
pubblica le testimonianze di ex leader polacchi su Giovanni Paolo II
Una giornata per
ricordare il valore del patrimonio culturale delle comunità indigene d'America
In Vietnam, un seminario per i diritti delle minoranze etniche
"La memoria del
bene": un Convegno per non dimenticare chi ha saputo salvare tante vite
dai genocidi
Domenica le elezioni presidenziali in Francia
20 aprile 2007
Benedetto XVI riceve il presidente dello Sri Lanka:
dialogo e rispetto dei
diritti per riportare la pace nell'isola
Rispetto dei diritti
umani e negoziati, “unica via” per uscire dal vicolo cieco del conflitto
armato. E’ la valutazione emersa dall’udienza concessa che questa mattina da
Benedetto XVI al presidente della Repubblica socialista democratica dello Sri Lanka, Mahinda Rajapaksa. A riferire sui contenuti del colloquio in
privato tra il Papa e il capo di Stato asiatico, durato circa 20 minuti, è
stato un comunicato della Sala Stampa vaticana. “Alla luce della situazione
attualmente esistente nello Sri Lanka - si legge
nella nota - si è ribadita la necessità di rispettare i diritti umani e di
riprendere la via del dialogo e dei negoziati come unica strada per porre fine
alla violenza che insanguina l’isola. La Chiesa cattolica, che offre un significativo
contributo alla vita del Paese, intensificherà - conclude il comunicato - il
delicato impegno di formare le coscienze, con l’unica ambizione di favorire il
bene comune, la riconciliazione e la pace".
Dopo l’incontro con
Benedetto XVI, il presidente srilankese si è
intrattenuto con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Ad
accompagnare, fra gli altri, il capo di Stato asiatico, la moglie Shiranthi - di religione cattolica - e alcuni ministri, tre
dei quali pure cattolici. La presenza ecclesiale nello Sri Lanka
è di minoranza, con un milione e 370 mila battezzati che rappresentano il 7,6%
della popolazione totale, buddhista al 75%. La
delegazione srilankese ha donato a Benedetto XVI una
brocca d’argento, il Papa ha ricambiato con le medaglie del Pontificato.
La gratitudine di Benedetto XVI per i membri della
“Papal Foundation”,
ente benefico della Chiesa statunitense che sostiene la
carità del Papa
Una
benemerita attività caritativa, che da molti anni sostiene la carità del Papa
nel mondo. E’ la ragione di fondo che anima la “Papal
Foundation”, l’associazione benefica statunitense i
cui membri sono stati ricevuti questa mattina da Benedetto XVI in occasione del
loro pellegrinaggio annuale a Roma. Il servizio di Alessandro De Carolis:
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Sin
dall’inizio, la Papal Foundation
"ha cercato di portare avanti la missione della Chiesa sostenendone le
specifiche carità, quelle più vicine al cuore del Successore di Pietro nella
sua sollecitudine per tutte le Chiese. Colgo l’occasione per esprimere il mio
ringraziamento non solo per l'assistenza che la Fondazione ha dato ai Paesi in
via di sviluppo, attraverso donazioni che sostengono una varietà di progetti
educativi e caritatevoli, ma anche per le molte borse di studio fornite alle
Università Pontificie qui a Roma per i fedeli laici, i sacerdoti e i
religiosi”. E’ questa l’affermazione, nel breve discorso di Benedetto XVI, che
meglio dà risalto ai risvolti concreti del servizio svolto dalla Fondazione,
creata dai vescovi statunitensi allo scopo di sostenere con contributi
periodici e mirati l’azione internazionale della Chiesa nelle zone povere del
pianeta, sia in campo umanitario che nella propagazione del Vangelo.
“DURING THIS EASTER SEASON I ENCOURAGE ALL OF YOU…
Durante
questa Pasqua, incoraggio tutti voi a scoprire ancor più profondamente
nell’Eucaristia, sacramento dell’amore sacrificale di Cristo, l’ispirazione e
la forza necessarie per lavorare con maggiore generosità alla diffusione del
Regno di Dio e allo sviluppo della civiltà dell’amore”.
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Altre udienze
Alle 7.30 di questa mattina, nella Cappella Redemptoris Mater, il Santo Padre
ha presieduto la Celebrazione eucaristica con i membri della Pontificia
Commissione Biblica. Sempre nella mattinata ha ricevuto alcuni vescovi toscani
in visita "ad Limina". Nel pomeriggio
incontrerà un altro gruppo di presuli della Regione Toscana.
Domani e domenica il
Papa a Vigevano e Pavia
nel segno di
Sant'Agostino
E’ ormai tutto pronto
a Vigevano e Pavia dove domani e domenica il Papa giungerà per la sua quarta
visita pastorale in Italia. Benedetto XVI arriverà a Vigevano nel pomeriggio,
poco prima delle 17.00. Nella celebre Piazza Ducale della città lombarda
celebrerà la Santa Messa. In serata l’arrivo a Pavia,
dove domenica mattina visiterà il Policlinico "San Matteo" e
presiederà la Messa negli Orti Borromaici. Nel
pomeriggio incontrerà il mondo della cultura all’Università e poi celebrerà i
Vespri nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro:
qui potrà pregare accanto all’Arca Marmorea dove sono conservate le reliquie di
Sant’Agostino. Ma veniamo alla prima tappa del viaggio, domani pomeriggio a
Vigevano. La diocesi ha invitato i fedeli a vivere questo storico evento alla
luce di una concreta carità. La nostra inviata Adriana Masotti ha
intervistato il vescovo della città, mons. Claudio Baggini:
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R. - Noi consideriamo
la visita del Papa veramente come un dono di grazia perché, da quando Vigevano
è diocesi, è la prima volta che un Papa visita la nostra Chiesa. Sappiamo che
Gesù ha detto soltanto a Pietro ‘io ho pregato per te perchè tu possa
confermare nella fede i fratelli’, per noi c’è
veramente questa attesa di una conferma nella fede, di uno slancio a una vita
più santa.
D. – Lei, Eccellenza,
ha voluto dare a questa visita un’impronta caritativa. Perchè?
R. - E’ vero che noi
dobbiamo prepararci con la preghiera, però la visita del Papa più che una
conclusione al periodo di preparazione deve essere proprio un inizio di ripresa
di vita cristiana e la vita cristiana si testimonia soprattutto con la carità
perché questo è un linguaggio che capiscono tutti, è proprio una conseguenza di
uno stile di vita nuovo più sobrio. Le famiglie cristiane dovrebbero
raccogliere totalmente la parola del Signore: ciò che non è necessario datelo a
chi ne ha più bisogno, datelo ai poveri perché così capiscono che siete medici
e noi allora abbiamo interpellato l’Obolo di San Pietro e seguendo le loro
indicazioni abbiamo scelto un orfanotrofio in Rwanda e in questa occasione, ma poi anche per
l’avvenire, noi ci impegniamo a sostenere quest’opera voluta dal Papa
attraverso l’Obolo di San Pietro.
D. - Non solo,
Vigevano è famosa anche per le calzature e so che c'è stato un dono…
R. - E’ stato un gesto
specifico della città, questo consorzio si è dato da fare e sono riusciti a
donare circa 10.000 paia di scarpe per le popolazioni più bisognose.
D. - Voi avete anche
intenzione di intitolare un centro di accoglienza per immigrati a Benedetto
XVI. Ecco, l’immigrazione è una realtà importante nella sua diocesi?
R. - E’ un fenomeno
che va prendendo sempre più consistenza, noi abbiamo già istituito centri di raccolta e
attraverso la Caritas vogliamo prendere coscienza di queste nuove povertà: ‘io
ero forestiero e voi mi avete ospitato’.
D. - Vuol dirci cosa
si augura da questa, anche se breve, visita del Papa?
R. - Vorrei invocare
come grazia questo: il 21 aprile 1957 Pio XII consegnava a tutte le Chiese
l’enciclica Fidei donum
perché le Chiese in un certo senso più dotate del Clero e delle Istituzioni
religiose venissero incontro alle Chiese più povere, specialmente le Chiese
dell’Africa, ecco io vorrei che la visita e la benedizione del Papa sulla nostra
Chiesa arrivasse a dare uno slancio missionario più forte, non solo con l’invio
dei sacerdoti o di religiosi come è avvenuto in questi anni, ma anche di fedeli
laici.
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“Insieme per proclamare che Gesù è il
Signore”: questo il motto che il vescovo di Pavia Giovanni Giudici ha
voluto dare alla visita di Benedetto XVI alla sua diocesi. L’evento si svolge
nel segno di Sant’Agostino e dei 750 anni di storia dell’Ordine agostiniano. Ma
a Pavia Benedetto XVI incontrerà altre due dimensioni importanti della città:
quella sanitaria, con la visita al Policlinico "San Matteo", e quella
universitaria con l'incontro col mondo della cultura nell’Ateneo più antico
della Lombardia. Adriana Masotti ha chiesto a mons. Giudici come interagisce la
Chiesa con queste realtà:
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R. – Abbiamo anzitutto
sviluppato sul tema della sofferenza e della sanità un dialogo molto ricco ed
anche significativo con l’ambiente dei sanitari attraverso la presenza dei
cappellani, attraverso la presenza delle suore nell’ospedale e sia anche con
una grande attenzione per mantenere vivo tutto l’aspetto di presenza, in
particolare nei momenti di decisioni etiche, appunto come sono i Comitati
etici.
D. – Lei, mons.
Giudici, ha detto che Sant’Agostino, le cui reliquie sono conservate nella
Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, ispira la
riflessione ed i percorsi pastorali della sua diocesi. In che senso?
R. – Anzitutto perché
rimane una presenza a cui si fa riferimento negli
studi ecclesiastici e, quindi, nella mentalità e nella predicazione dei
sacerdoti, poi perché ci sono delle collaborazioni molto attive con i padri
agostiniani, e sono poi molto vivi i due momenti liturgici: quello di agosto,
in cui ricordiamo la Festa liturgica sia di Santa Monica che di Sant’Agostino; e
quello di aprile, in cui ricordiamo il Battesimo di Sant’Agostino.
D. – Immagino che ci
sia attesa e voglia di vedere il Papa da parte di tutti, ma lei cosa si augura
da questa visita, che cosa spera produca?
R. – Un trasporto
anche di entusiasmo, di desiderio di far festa per la venuta del Papa. Questo è
un primo grande dono che riceviamo. Quello che mi aspetto è di poter
concentrare, l’anno prossimo, la pastorale intorno al tema della Chiesa e mi
auguro, quindi, che questa visita del Papa possa portare come frutto una più
convinta partecipazione alla missione del Santo Padre, che è una missione di testimonianza
alla verità, al rapporto maturo con la razionalità, con le altre religioni. Far
passare tutto questo nelle parrocchie rappresenta un po’ l’ambizione che
abbiamo per il seguito di questa visita del Santo Padre.
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Oggi su
"L'Osservatore Romano"
Servizio vaticano - Il saluto del Papa ai membri
della "Papal Foundation"
Servizio estero - Turchia: orrore e forte
inquietudine per l'eccidio dei tre cristiani.
Servizio culturale - Un articolo di Armando Rigobello dal titolo "Identità personale e società
contemporanea": a Charles Taylor
il Premio Templeton 2007 per la promozione dei valori
spirituali.
Servizio italiano - Conferita al nostro Direttore
la cittadinanza onoraria di Avellino; un riconoscimento accolto come omaggio
alla memoria di Giovanni Paolo II.
20 aprile 2007
Seviziati
crudelmente, prima di essere sgozzati,
i tre cristiani uccisi
in Turchia da estremisti islamici.
Il cardinale Bertone:
sono martiri del nostro tempo
Nuovi particolari
raccapriccianti sono emersi sull’omicidio dei tre cristiani evangelici uccisi
mercoledì a Malatya, nell’est
della Turchia, da un gruppo di ultrafondamentalisti
islamici. Intanto, la polizia sta ricercando attivamente altre sette persone
che potrebbero essere collegate ai cinque killer, che hanno già confessato di
essere gli autori dell’eccidio. Il servizio di Roberta
Moretti:
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Prima di
essere sgozzati, i due cittadini turchi e il cittadino tedesco, che lavoravano
in una Casa editrice cristiana, sono stati brutalmente torturati per tre ore e
mutilati. Lo scrive oggi la stampa turca, citando fonti ospedaliere. “E’ chiaro
– hanno precisato i medici che hanno effettuato l’autopsia sui tre cadaveri –
che queste ferite sono state inflitte per torturarli”. Sul corpo del cittadino
tedesco, in particolare, sono state inferte ben 156 coltellate. Le vittime –
hanno dichiarato i colpevoli, durante la confessione – sono state uccise perché
la loro morte fosse “una lezione per i nemici dell’Islam". Innumerevoli le
condanne internazionali, tra cui quella dell’Unione Europea. Costernazione è
stata espressa anche dal Gran Muftì di Turchia, che ha parlato di “tradimento
dell’Islam”, e dal premier turco, Erdogan, che ha
promesso che “i responsabili dell'eccidio dovranno essere giudicati e puniti”.
E mentre la polizia sta cercando altre sette persone
collegate ai cinque killer, la stampa locale rivela che i responsabili
dell’eccidio avevano già inscenato lo scorso anno una
manifestazione contro la Casa editrice, specializzata nella pubblicazione e
distribuzione di Bibbie.
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E sull’eccidio
avvenuto in Turchia, sentiamo il commento del cardinale segretario di Stato, Tarcisio
Bertone, raccolto ieri
da Marina Tomarro, durante un incontro al Teatro Argentina di Roma per gli 80 anni di
Benedetto XVI:
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"Continuano i
martiri, purtroppo, anche nel nostro tempo. Avete, però, sentito anche quel
piccolo gregge dei cristiani della Turchia che hanno riaffermato la loro
volontà, la gioia e l’entusiasmo di vivere e di dare testimonianza a Gesù
Cristo anche in Turchia. Credo che tutto il popolo turco abbia deplorato questo
gesto, insano e frutto proprio di una minoranza fanatica. Non dobbiamo, quindi,
disperdere tutti i frutti della visita del Papa in Turchia, che ha portato
realmente ad un avvicinamento ed anche ad uno sforzo di conoscenza del
cristianesimo da parte del grande popolo turco".
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Al Teatro
Argentina di Roma la festa
degli
universitari romani per Benedetto XVI
"Vangelo e giovani dal mito alla realtà": è stato il tema della
serata in onore di Benedetto XVI organizzata dal Coordinamento dei collegi
universitari cattolici di Roma in collaborazione con l’Ufficio per la Pastorale
Universitaria, che si è svolta ieri sera nella capitale presso il Teatro
Argentina. All’evento ha preso parte anche il cardinale segretario di Stato
Tarcisio Bertone a cui è
stato donato il libro “La carità intellettuale: percorsi culturali per un
nuovo umanesimo” che raccoglie la testimonianza di fede di oltre 50 docenti
universitari delle università romane. Il
servizio di Marina Tomarro.
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Il Vangelo è la
notizia più bella per i giovani e questo è ben capito da quanti continuano a
studiare il Vangelo e a confrontarsi con la figura di Cristo. Così il cardinale
Tarcisio Bertone è intervenuto alla serata degli
universitari di Roma in onore di Benedetto XVI: tema dell’ incontro
"Vangelo e giovani dal mito alla realtà". Ma come vivono i
giovani il Vangelo nella loro quotidianità? Ascoltiamo alcune voci:
R. - Io cerco di
vivere il Vangelo come il mio libro d’oro, come il libro che mi accompagna
nella mia vita ed indirizza il mio cammino.
R. - La fede io la
vedo come un percorso di crescita, che ogni giorno dobbiamo affrontare fino ad
arrivare a raggiungere Dio. Piano, piano si cresce, giorno per giorno.
R. - Nel quotidiano,
nelle piccole azioni, i richiami di aiuto quando riusciamo purtroppo a
sentirli, perché non è poi così semplice ed automatico.
R. - Cerco di vivere
la mia vita secondo l’insegnamento, specialmente morale, della Chiesa, che
scaturisce proprio dal Vangelo.
Tanti erano i ragazzi
che hanno partecipato all’evento che è coinciso con il secondo anniversario di
elezione al soglio di Pietro di Benedetto XVI. Ma qual è il ricordo più bello
degli universitari di questi primi due anni di Pontificato del Santo Padre?
R. – Il ricordo più
bello risale a due anni fa. E’ stato durante la Messa degli universitari con il
Papa, che ho avuto la possibilità di conoscere Benedetto XVI. Lui mi ha chiesto
che Facoltà frequentassi. E quando gli ho parlato di biologia, la cosa più
bella è stata quando lui mi ha detto: “Una facoltà
difficile, però, coraggio!”.
R. – Io ho servito due
volte la Messa durante le celebrazioni del Papa e il ricordo più bello che ho
sono i suoi occhi. Occhi dolcissimi, che forse da lontano non si riescono a
vedere, ma da vicino esprimono tanta dolcezza.
E il cardinal Bertone parlando ai giovani sulla figura del Santo Padre ha
affermato che Benedetto XVI è già al lavoro per la seconda parte del suo libro
"Gesù di Nazaret". Ascoltiamo il suo
commento:
R. – Ha già
incominciato a scrivere la seconda parte. Vedremo quando
sarà pronta per la pubblicazione, perché il Papa rifinisce bene, è un
cesellatore della lingua e non solo dei contenuti, che approfondisce e che
medita, sui quali prega anche, come è solito fare e come faceva da docente
universitario. Il Papa è anche un esempio di docente universitario, che comunica
dei contenuti vitali, che ascolta anche in silenzio e che mette a suo agio gli
interlocutori, soprattutto i giovani, ma non solo i giovani.
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Giorni di festa in Germania per
Benedetto XVI.
Il nunzio: i tedeschi lo aspettano per un altra visita
Giorni di festa in
Germania per Benedetto XVI. Musica, concerti, celebrazioni liturgiche per
ricordare l'80.mo compleanno e il secondo
anniversario della sua elezione al Soglio Pontificio. Per l’occasione, le Poste
tedesche hanno emesso un francobollo con l’effige di Benedetto XVI, il cui
bozzetto è stato presentato ieri nella sede della Nunziatura. A Berlino, Luca
Collodi ha incontrato il nunzio apostolico in Germania, mons. Erwin Josef Ender,
e lo ha intervistato:
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R. – Sarà presentato
dal ministro delle Finanze un francobollo speciale che onora il Santo Padre. E’
una singolarità, perchè normalmente in Germania soltanto il presidente della
Repubblica è la persona vivente, che viene
rappresentata nei francobolli. Per il Santo Padre è stata fatta un’eccezione.
E’ un onore che la sua patria natia, la Germania, gli
dedica in questa ricorrenza.
D. – Mons. Hender, i tedeschi come
guardano a Papa Benedetto?
R. – Con grande
simpatia e molto rispetto. Si nota un grande cambiamento, rispetto al passato,
quando era poco conosciuto ed era ritenuto solo il custode della fede, che
prendeva decisioni severe. Oggi invece è presente in televisione, entra in
tutte le case, che vedono la sua umanità, la sua gentilezza, la sua generosità,
la sua freschezza e serenità, che convincono e conquistano tutti i cuori.
D. – Il Papa è venuto
prima a Colonia e poi in Baviera. Sono le due tappe nella sua terra tedesca.
Che cosa ha lasciato?
R. – Ha lasciato
bellissimi ricordi. Abbiamo avuto molte testimonianze di gente che l’ha
seguito. Il grande desiderio è quello di avere il Santo Padre in un’altra
visita qui a Berlino. Alcuni dicono che non è ancora stato in Germania. Certamente
sarà a Berlino e
poi sarebbe molto bello se ci fosse una visita nei territori della ex DDR dove
la Chiesa è in grande minoranza, in diaspora. Sarebbe un grande incoraggiamento
per loro. E poi sarebbe bella una visita del tutto particolare, che non è stata
fatta nemmeno dal suo predecessore, nella Chiesa della diaspora della Germania, includendo poi anche la Germania del nord:
Amburgo e qualche altra città.
D. – Mons. Hender, in conclusione, una
sua testimonianza personale e umana su Papa Benedetto?
R. – Meravigliosa.
Sono stato molto vicino al suo predecessore, che mi ha ordinato quella continuità
che il Papa attuale porta avanti, nonostante quell’accento
personale che lui apporta, anche nell’ultimo grande libro, quel dono che lui ci
ha dato proprio in occasione del suo compleanno. Auguriamo al Papa ancora molti
anni di felice e fruttuoso lavoro. Sarà per la Chiesa una grande benedizione, soprattutto
in questi tempi di grande difficoltà, ma anche in vista di nuove prospettive.
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Presentato a Roma l'incontro dei
giovani italiani
col Papa a
Loreto in settembre
Saranno oltre 300 mila
i giovani italiani che accoglieranno Benedetto XVI a Loreto l'1 e 2 settembre
prossimi. L'evento si colloca all’interno del progetto della Conferenza
episcopale italiana (CEI) “L’agorà dei giovani italiani”. Se ne è parlato ieri
a Roma alla presentazione delle giornate di Loreto. Il servizio di Debora Donnini.
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“Dare un nuovo slancio
alla pastorale giovanile nelle 226 diocesi del nostro Paese e rendere i giovani
sempre più protagonisti del cammino della Chiesa”. E’ l’obiettivo dell’Agorà dei
giovani. E, ha spiegato mons. Paolo Giulietti
responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della CEI,
“all’interno dell’intero cammino c’è la missione”. Sentiamolo ai nostri
microfoni:
R. – "L'Agorà dei
giovani italiani" è un progetto voluto dal Consiglio permanente della CEI
e dall’Assemblea dei vescovi italiani. E’ un progetto di tre anni, in attuazione
degli orientamenti pastorali, i quali dicono al n° 51
che i giovani sono priorità della Chiesa, in questo decennio. Quindi, è un incoraggiamento
per la comunità cristiana a investire di più sui giovani, a renderli
maggiormente protagonisti, soprattutto a considerarli una risorsa per la
missione della Chiesa.
D. – Questa missione
come si concretizza? In che senso i giovani
partecipano alla missione della Chiesa?
R. – Nel senso che i
giovani sono aiutati e aiutano le comunità ad ascoltare di più gli altri
giovani, quelli che non vengono più, che vengono poco. Sono giovani che sono
incoraggiati nelle loro relazioni con gli altri giovani ad
essere testimoni di Cristo risorto e infine che aiutano la comunità ad
imparare a parlare del Vangelo nel linguaggio dei giovani.
Sul rapporto fra
Benedetto XVI e i giovani sentiamo mons. Giuseppe Betori,
segretario generale della CEI:
R. – Benedetto XVI fin
da subito ha trovato occasione di mostrare la sua capacità di dialogo con i
giovani nella Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia, dove, portandoli da
una parte alla riscoperta di forme fondamentali della vita cristiana,
quali l’adorazione eucaristica,
dall’altra ai contenuti stessi della fede, ha mostrato come egli sia capace di
entrare in dialogo con loro, proprio su quelle che sono le strutture portanti
della vita cristiana e dell’annuncio del credente.
E’ intervenuto ieri
alla conferenza stampa anche Guido Bertolaso,
capo del dipartimento della Protezione civile. Gli abbiamo chiesto quale
differenza fra altri raduni e questi con i giovani:
R. – C’è sicuramente
più partecipazione, c’è anche maggiore coinvolgimento e direi anche maggiore attesa,
perché i giovani, in un clima di incertezza e di indecisione su quelle che
possono essere le loro scelte future, si aspettano di ascoltare dei messaggi
forti e chiari su quelli che sono i loro punti di riferimento e si aspettano
anche di poter trovare momenti di raccoglimento e di riflessione. L’impegno, in
questi casi, deve essere ancora superiore per garantire loro la possibilità di
questo avvicinamento.
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Domani in Nigeria, elezioni presidenziali e
legislative.
I vescovi esortano a guardare al bene comune
In Nigeria si
svolgeranno domani le presidenziali e le legislative, nonostante le minacce di
boicottaggio da parte dei partiti d’opposizione che chiedono di annullare per
irregolarità lo scrutinio regionale del 14 aprile e di garantire un processo
elettorale giusto e trasparente. Il presidente uscente, Olusegun
Obasanjo, ha rivolto intanto un appello alle parti a
non ricorrere a brogli per vincere la competizione. Sulle elezioni di domani,
il servizio di Amedeo Lomonaco:
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A poche ore dal voto, sembrano due i candidati favoriti per ricoprire
l’incarico di presidente in Nigeria, maggiore produttore di petrolio
dell’Africa e il più popoloso Paese africano. Il principale candidato
dell’opposizione è il vicecapo di Stato nigeriano, Atiku Abubakar. L’attuale
vicepresidente è stato riammesso alla tornata dopo essere stato in un primo
momento estromesso dalla Commissione elettorale perché inquisito in un caso di
sospetta corruzione. L’altro favorito è Umaru Yar’Adua, candidato del Partito democratico del popolo
guidato dall’attuale presidente nigeriano Obasanjo.
Sulle elezioni incombe, poi, il rischio di incidenti: si temono infatti nuovi scontri dopo le elezioni dello scorso 14
aprile per eleggere i governatori di 36 Stati. Il bilancio di disordini e
tumulti scoppiati durante quella votazione è pesantissimo: si stima che siano
morte almeno 50 persone. E’ stato reso noto inoltre che alle amministrative il
Partito democratico del popolo ha vinto in 27 Stati. Ma l’attenzione è rivolta,
soprattutto, alla sfida elettorale di domani. I vescovi della Conferenza
Episcopale della Nigeria hanno sottolineato che le elezioni costituiscono “una
cartina di tornasole” per la democrazia nel Paese: tutti i cittadini – si legge
in una nota dei presuli – sono chiamati “a condannare la politica di rancore,
esclusione e violenza”. Si devono esortare i politici - aggiungono i vescovi –
a promuovere una cultura caratterizzata dal “rispetto reciproco e dal dibattito
trasparente sui temi dello sviluppo nazionale”. “La politica – auspicano infine i presuli - non deve essere monopolio del governo ma una
responsabilità per tutti i cittadini”.
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La principali sfida per la futura
leadership della Nigeria riguarda, soprattutto, la sempre più grave frattura
tra le potenzialità di un Paese ricco di risorse e le condizioni difficilissime
di estese fasce di popolazione. Su questa grave contrapposizione, ancora più
evidente nella zona meridionale del Delta del Niger, ascoltiamo, al microfono
di Francesca Sabatinelli,
padre Carmine Curci, direttore della rivista
dei Missionari comboniani "Nigrizia":
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R. - La Nigeria, secondo alcuni esperti - se si tiene fisso il prezzo
del barile a 50 dollari - dal 2007 al 2020 incasserà 750 miliardi di dollari.
Quindi, ha grandi risorse. Dall’altra parte, ci troviamo di fronte ad una
grande miseria. La maggioranza degli abitanti vive con
un medico ogni 150 mila abitanti. Vivono con meno di un dollaro al giorno. E parliamo di milioni di persone. Ci troviamo,
quindi, da una parte una regione ricchissima, e dall’altra parte, una regione
che soffre. Questa è chiamata dai vescovi nigeriani “la maledizione delle
risorse”.
D. – Padre Curci, in questo contesto troviamo
molte milizie armate, come il Movimento per l’emancipazione del Delta del
Niger, che ha rivendicato molti dei recenti rapimenti di impiegati di compagnie
petrolifere. Cosa chiede il MEND?
R. – Rivendica, in modo particolare, che gli introiti del settore
estrattivo vengano investiti nelle realtà locali:
scuole, ospedali, occupazione. In realtà, stiamo assistendo ad una
militarizzazione dell’area. I gruppi sono tanti e, a volte, non si sa se le
persone che
sono in ostaggio sono in mano a dei movimenti politici o a dei gruppi di
banditi.
D. – Sono numerosissime le vittime delle esplosioni degli oleodotti
causate sempre dai tentativi di furto del greggio. Cosa c’è dietro?
R. – C’è il contrabbando del petrolio. Chi gestisce questa forma di
contrabbando – oltre alle bande locali – è la grande mafia dei Paesi dell’Est
europeo, con lo scambio di armi. Ecco, perché troviamo una grandissima quantità
di armi leggere, che crea panico e crea, soprattutto, tanta violenza.
D. – Il governo centrale tenta di rispondere con l’invio di esercito e
polizia, ma un intervento di tipo militare è efficace in una tale situazione?
R. – L’esercito nigeriano si è spesso distinto per azioni brutali e dure
campagne di repressione. Quindi, la gente non si fida più. Quello che bisogna
fare è spingere le multinazionali petrolifere ad investire sempre più parte dei
loro guadagni nelle realtà locali a favore della popolazione nigeriana. Molti
degli introiti vanno al governo centrale e, solo dopo, una parte va al governo
locale. Non dimentichiamo un altro elemento importante: i danni ambientali che
le popolazioni stanno soffrendo.
D. – Secondo lei, queste elezioni presidenziali potranno essere un punto
di partenza per un cambiamento?
R. – Storicamente, le elezioni in Nigeria sono sempre abbastanza
violente. C’è molta corruzione e c’è tanto denaro. Quindi, non si vede un gran
futuro per le popolazioni locali, senza la pressione internazionale della
società civile.
D. – Come si inserisce l’azione della Chiesa locale?
R. – La Chiesa della Nigeria è da parecchi anni impegnata a denunciare
le promesse che il governo fa e che poi non rispetta. La Chiesa è presente in
mezzo alla gente. I missionari sono presenti tra la gente. Solo chi vive sulla
pelle ha il coraggio e la forza di parlare.
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La "Traviata" di Verdi in
scena al Teatro dell'Opera di Roma visibile
in
simultanea sugli schermi di 22 sale cinematografiche cattoliche italiane
Le Sale
cinematografiche della comunità legate all’ACEC, l’Associazione cattolica
esercenti cinema, si rinnovano dotandosi di una nuova tecnologia digitale ed entrano
nel circuito italiano di Microcinema proponendo un
grande evento mediatico e artistico: "La Traviata" di Giuseppe Verdi, trasmessa in diretta live
questa sera dal Teatro dell’Opera di Roma in 22 cinema italiani. Il servizio di
Luca Pellegrini.
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Cinema a servizio dell’arte e della cultura. Una pedagogia che cerca di
sfruttare un importante mezzo di comunicazione globale, il cinema, rendendo
viva ed attuale una grande esperienza artistica come la prima della
"Traviata" al Teatro dell’Opera con la direzione orchestrale di
Gianluigi Gelmetti e la regia di Franco Zeffirelli. Grazie al Comitato per le celebrazioni toscaniniane “VivaToscanini”, che
ha ideato e realizzato con entusiasmo il progetto, coinvolgendo le istituzioni
cinematografiche legate al mondo cattolico, questa sera non soltanto i 1.600
spettatori romani potranno godere delle bellezze musicali e scenografiche di
"Traviata", ma anche le migliaia di spettatori che vedranno in tempo
reale su grande schermo l’allestimento sontuoso di Zeffirelli.
Inoltre, il concetto di simultaneità e le moderne tecnologie offrono una
qualità di suoni e di immagini che non faranno rimpiangere la realtà teatrale,
ma trasporteranno il pubblico, e si spera numerosi giovani, in un emozionante
contesto. Francesco Giraldo,
segretario generale dell’ACEC, motiva con queste parole la collaborazione delle
sale cattoliche per questo innovativo progetto di spettacolo e di cinema:
R. - L’ACEC entra in
questo tipo di progetto di sviluppo delle nuove tecnologie, perché risponde
alla “mission” della comunità, che è una “mission” polivalente e multimediale. La sala, da sempre,
non è aperta solo al cinema, ma anche a tutto lo spettacolo, compreso il teatro
e l’opera lirica, che si realizzano all’interno della sala. Le nuove tecnologie
e, nel caso specifico, il cinema digitale via satellite danno una grossa mano
perchè questa vocazione alla polivalenza e alla multimedialità
si sviluppi all’interno delle sale della comunità.
D. - Questo è un anche
un mezzo e uno strumento - quello di assumere le nuove tecnologie e presentarle
proprio con un’opera come “La Traviata” - per riqualificare le sale cosiddette
parrocchiali di una volta e riproporle come uno degli strumenti privilegiati di
cultura in Italia, e non solo di cultura cinematografica?
R. - Assolutamente.
Questo fa uscire anche da quell’immaginario
collettivo che dipingeva e dipinge spesso la sala della comunità come la ex sala parrocchiale. Le nostre sale vanno in
controtendenza rispetto alle sale mono-schermo, a livello
nazionale, perchè comunque le nostre riaprono i battenti e riaprono perchè sono
gli unici presidi culturali all’interno del territorio, in quanto la sala della
comunità risponde sia alle esigenze della comunità ecclesiale, ma soprattutto
alle esigenze della comunità locale, dove la sala risiede. Il 51 per cento
delle nostre sale è in comuni con meno di 10 mila abitanti. Questo fa capire
come la sala della comunità diventi un polo di cultura e di aggregazione
sociale per il territorio dove la sala risiede.
**********
20 aprile 2007
Cristiano decapitato in Kashmir da fondamentalisti islamici
La Conferenza
episcopale indiana ha diffuso la notizia della morte di Manzoor
Ahmad Chat, un giovane cristiano evangelico di 33
anni, decapitato nei giorni scorsi da militanti islamici in Kashmir. Secondo la
testimonianza rilasciata all'agenzia dei vescovi, l'Indian
Catholic News Service
(ICNS), da Padre Paul Ciniraj,
pastore dei ministri della Voce di Salem, ''non c'e'
dubbio che Manzoor sia stato ucciso per la sua fede.
Egli credeva molto in Gesu' Cristo e invitava altri fedeli cristiani nella sua casa'' per pregare. Particolari raccapriccianti sulla
decapitazione, forniti dalla stessa agenzia di informazione ICNS, svelano che
la testa dell’uomo, e' stata recapitata in una scatola di plastica all'ingresso
di una moschea lo scorso 14 aprile. ''I cristiani sono
in pericolo nella valle - ha concluso padre Ciniraj -
molti di noi subiscono vessazioni. Nella repressione nei nostri confronti i
terroristi hanno il sostegno dei fondamentalisti. La
persecuzione serve pero' anche a rafforzare la fede''. Lo
scorso anno, un altro cristiano, Bashir Ahmed Tantrey, era stato ucciso
in un agguato per aver proclamato in pubblico la sua fede e fatto opera di evangelizzazione.
(F.F)
Proibita dalla Corte Suprema americana
la procedura di aborto a nascita parziale
La Conferenza
Episcopale degli Stati Uniti ha espresso la propria soddisfazione per la
decisione della Corte Suprema di approvare una legge che vieta di applicare la
tecnica dell’aborto a nascita parziale; nella dichiarazione rilasciata dal cardinale
Justin Francis Rigali, arcivescovo di Philadelphia, riportata dall’agenzia Zenit, si legge: “La
decisione della Corte non intacca lo status legale della maggior parte degli
aborti, e non ribalta le decisioni passate che volevano trovare un diritto
all’aborto nella Costituzione. Fornisce, tuttavia, ragioni per una rinnovata
speranza e un rinnovato sforzo da parte degli Americani pro-vita”. “Il rispetto
della vita umana – continua il porporato - trova la sua espressione ultima nel
legame d’amore che unisce la madre al proprio figlio; l’aborto può anche
causare dolore e sofferenza alle donne, che sono solo resi peggiori
quando la realtà della procedura è stata loro nascosta finché è troppo
tardi; l’integrità etica della professione medica, così come la fabbrica della
nostra società, è minacciata dall’accettazione di pratiche che sono difficili
da distinguere dall’infanticidio”. Secondo padre Frank
Pavone, presidente dell’associazione cattolica “Priests
for Life”, “in questi ultimi dieci anni il Congresso
e la grande maggioranza dei legislatori e cittadini americani hanno ormai
affermato in modo inequivocabile che la tecnica dell’aborto a nascita parziale
non è ammissibile in una società civile”. Essa, infatti, consiste nel fermare
la gravidanza nel secondo o terzo trimestre di gestazione, facendo scendere il
feto lungo il ventre materno e aspirandone poi il cervello. Il Partial Birth Abortion Ban Act è stato approvato dal
Congresso e trasformato in legge dal presidente George
Bush nel 2003. (F.F)
La rivista “Tempi”, pubblica le testimonianze
di ex leader polacchi su Giovanni Paolo II
Il profilo di un uomo
eccezionale, “un vero e proprio terremoto”, è quanto emerge dalle battute
inedite del generale Wojciech Jaruzelski
e dell’ex presidente Aleksander Kwasniewski,
pubblicate in italiano sull’ultimo numero della rivista “Tempi”. Si tratta di
stralci relativi a testimonianze raccolte dal Tribunale rogatoriale
di Cracovia e rilasciate nell’ambito del processo per la Causa di Beatificazione
di Giovanni Paolo II. “Non era possibile discorrere con il Papa senza sentire
per lui una grande simpatia. Era maestoso eppure semplice e cordiale”, ricorda
il generale Jaruzelski che ripensando a ciò che
accadde si dice “pentito e sofferente”. “Mi vergogno di certe parole e di certi
eventi”. “Se il Papa era una minaccia per qualcuno – osserva nelle deposizioni
l’ex capo di stato Kwasniewski – era solo perché
diceva la verità. Libertà invece che schiavitù, uomo invece di collettivismo,
libertà religiosa, tolleranza”. Quanto alla prima storica visita del Pontefice
polacco nella sua patria, nel 1979, Kwasniewski
ricorda: “Il partito era convinto che in qualche modo saremmo sopravvissuti alla
visita, e che in qualche modo saremmo sopravvissuti allo stesso Giovanni Paolo II”, ma egli “si rivelò essere il vincitore”. (F.F)
Visita in Ghana del cardinale Dias,
in occasione del centenario dell’evangelizzazione del Paese africano
Da domani fino al
primo maggio, il cardianle Ivan Dias,
prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, sarà in Ghana
per partecipare alle celebrazioni per il centenario dell’Evangelizzazione, in
programma il 23 aprile a Navrongo. La visita nel
Paese africano prevede una serie di tappe: a Kumasi,
per la cerimonia del 25 aprile, giorno in cui si ricorda la posa della prima
pietra della struttura amministrativa annessa all’Università Cattolica del
Ghana e del nuovo Seminario Maggiore. A Tamale e Cape Coast, il cardinale Dias incontrerà i giovani, i seminaristi, i sacerdoti e i
vescovi della Provincia; proprio a Cape Coast l’intera comunità locale si riunirà nel Seminario di
Saint Peter’s per una solenne Eucaristia giubilare.
Ad Accra, infine, ultima meta del viaggio, il
prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, sarà ricevuto
dal presidente della Repubblica, John Kufuor. Una Santa Messa per il laicato sarà celebrata nella
Cattedrale della città, il 30 aprile, e una Liturgia mariana nel Santuario di
Spando il 1° maggio. (F.F)
Una giornata per ricordare il valore del patrimonio culturale
delle comunità indigene
d'America
Con un atto formale
firmato dal presidente Luiz Ignácio
Lula da Silva, oltre un centinaio di popoli indigeni
brasiliani hanno visto legalmente riconosciute le proprie terre, proprio nel
giorno in cui nel continente veniva celebrata la
‘Giornata panamericana dell’indio’. Si tratta di
978.000 ettari della regione amazzonica, nord-orientale e meridionale, così
come riportato dall’Agenzia MISNA. “Intensificheremo l’attenzione del governo
alle questioni indigene, nel mio secondo mandato faremo cose che non abbiamo
fatto finora – ha detto il presidente Lula - Esistono
le condizioni per risolvere la maggior parte dei problemi affinché finalmente
gli indigeni ottengano la loro sovranità”. Contro ogni previsione, la popolazione
indigena brasiliana è cresciuta di oltre 400 mila unità negli ultimi anni e per
questo vengono chiamati “i popoli risorti”. Intanto,
nel continente, continuano le celebrazioni per la ‘Giornata panamericana
dell’indio’, istituita per ricordare il Primo Congresso indigeno interamericano
che si tenne a Pátzauaro, in Messico, il 19 aprile
1940; un’iniziativa volta a perpetuare le culture native di tutta l’America e a
difendere le comunità autoctone che non vogliono essere identificate come un
monumento del passato, ma essere riconosciute protagoniste di un presente
forte. Dal 1984, le organizzazioni cattoliche che difendono i diritti dei
popoli indigeni in Argentina hanno deciso di estendere le celebrazioni della
‘Giornata panamericana dell’Indio’ a una settimana;
prima e dopo la data del 19 aprile, contestualmente nei Paesi latinoamericani
si organizzano eventi e manifestazioni. (F.F)
In Vietnam, un
seminario per i diritti delle minoranze etniche
E’ nel modo in cui una
nazione tratta le minoranze etniche che si valuta l’impegno concreto del
governo in termini di giustizia. E’ quanto ribadito da padre Tom Michel, segretario ecumenico
dell’ufficio per gli affari interreligiosi della Federazione delle Conferenze
episcopali asiatiche, durante il seminario sull’‘Asia multi-etnica’ svoltosi nei
giorni scorsi a Ho Chi Min City, in Vietnam. A dare
notizia dell’evento, a cui hanno partecipato decine di
ricercatori musulmani e cristiani e rappresentanti tribali di vari Paesi del
continente è l’agenzia MISNA. “Il modo in cui una nazione tratta le minoranze
etniche, troppo spesso la parte più vulnerabile del Paese, è il segno del suo
impegno concreto per la giustizia” ha detto padre Tom
Michel, aggiungendo che spesso gli indigeni hanno
bisogno di sostegno per “questioni relative a istruzione, sanità, casa, lavoro,
conservazione dell’ambiente e tutela dell’identità culturale”. Comprendere
l’importanza dell’apporto che gruppi minoritari offrono alla società tutta, è
la chiave di lettura necessaria al processo di maturazione di uno Stato che
voglia crescere verso ideali di uguaglianza e rispetto dell’alterità;
interessato a vincere le sfide del progresso, della pace e dello sviluppo
sostenibile grazie all’azione integrata di tutte le sue componenti. (F.F)
"La memoria del bene": un
Convegno per non dimenticare
chi ha saputo salvare tante vite dai
genocidi
“La memoria del bene”
è questo il tema del Convegno promosso a Bologna
dall’Accordo di Rete “Storia e memoria”, una realtà che coinvolge nella
costruzione di percorsi le scuole dell’Emilia Romagna. “I giusti al centro
della storia” è il filo conduttore di un’iniziativa didattica e culturale, che
ha visto come principali protagonisti gli studenti e i loro insegnanti. Dodici
sono stati i progetti presentati, accomunati da un’idea, che i giusti non siano solo quelli che salvarono gli ebrei, ma siano in
realtà una sorta di categoria etica, che comprende anche chi ha saputo salvare
tante vite dai genocidi. In questa prospettiva, l’omaggio del Convegno a Moshe Bejski, salvato da Schindler, inventore della Foresta dei giusti. E’ stato
anche grazie a lui se i giusti hanno acquistato un valore universale. Nella
stessa direzione il Convegno ha proposto alcune interessanti testimonianze, i
casi difficili della Commissione dei giusti, ma anche sul genocidio rwandese e armeno e sulla lotta solitaria di tre donne per
la memoria delle vittime italiane dello stalinismo. La proposta del Convegno -
ha sintetizzato la coordinatrice dell’Accordo di Rete, Antonia
Grasselli – parte dunque dalla convinzione che lo studio della storia è davvero
formativo solo se porta a scoprire un fatto del passato, attraverso colui che
l’ha vissuto. Una storia che focalizza i testimoni e che rende capaci di giudicare.
(A cura di Stefano Andrini)
- A cura di Roberta Moretti e Franco Lucchetti -
- In Iraq, le Forze
statunitensi hanno ucciso stamani 8 guerriglieri e catturato altri 41 ribelli
in diversi raid nel territori di Baghdad e Mosul. Intanto, visita a sorpresa, ieri nella capitale
irachena, del segretario americano alla Difesa, Robert
Gates, in coincidenza con un'altra giornata difficile
per l'esercito USA: un soldato è rimasto ucciso e
altri due feriti in un attacco a Mahmoudiya, una
ventina di chilometri a sud della capitale. La polizia irachena ha poi
reso noto il ritrovamento di 20 cadaveri in diverse zone di Baghdad, mentre la Press Freedom Watch (PFW), organizzazione locale per la difesa della
stampa, ha riferito del rapimento, due giorni fa, di un giornalista e un di
operatore dell'emittente televisiva irachena, al Baghdadiya.
- In Iraq,
dal 2004 ad oggi 100 persone sono state mandate al patibolo, mentre oltre 270
sono state condannate alla pena capitale. Lo denuncia Amnesty
International, esortando Baghdad ad abolire la pena di morte. L’organizzazione
sottolinea anche come molte delle condanne ordinate dal Tribunale penale
centrale iracheno siano giunte “alla fine di processi poco giusti” e fittizi.
- Alan Johnston, il reporter della BBC rapito oltre un mese fa nei Territori palestinesi,
è ancora vivo. A riferirlo è stato il presidente palestinese, Abu Mazen, smentendo quanto
riferito su Internet da un gruppo di militanti locali che ne aveva rivendicato
l’uccisione. Sul fronte degli aiuti, intanto, un protocollo d'intesa sul
versamento da parte dell'Unione Europea di 66 milioni di euro all'UNRWA, l'agenzia
ONU per i profughi palestinesi, è stato firmato oggi nel campo profughi di Qalandiya, vicino a Ramallah.
- “Scontri e attentati
per terrorizzare e controllare la popolazione”: è la denuncia dell’ultimo
Rapporto di Amnesty International sulla condizione
dei diritti umani in Afghanistan. Il documento, che evidenzia le strategie
utilizzate dai ribelli talebani, ricorda che nell’ultimo anno circa 756 civili
sono rimasti uccisi in diversi attacchi. Massimiliano
Rossi ha raccolto il commento di Riccardo Noury,
portavoce di Amnesty International Italia:
*********
R. - Man mano che si
intensifica l’offensiva di primavera, i talebani aumentano gli attacchi contro
obiettivi e popolazione civile, colpendo con attentati dinamitardi, con
attacchi di kamikaze e uccidendo decine e decine di civili considerati in larga
parte spie e collaboratori delle forze di occupazione militari statunitensi a guida NATO, applicando, in poche parole, una
politica esplicita di attacco che si configura come una vera e propria politica
di crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
D. - Ci sono fasce di
popolazione più a rischio di violenze rispetto ad altre?
R. - Sì. Oltre agli
insegnanti ci sono certamente le attiviste per i diritti delle donne, ci sono
funzionari del governo, ci sono operatori umanitari locali, o coloro che con la
loro attività sono considerati - usiamo questo termine - dei "collaborazionisti":
tutte queste persone finiscono nel mirino dei talebani.
D. - Cosa si può fare
per salvaguardare gli afghani da questi attacchi dei talebani?
R. - Un luogo comune è
comportarsi bene, ma questo vale anche per le Forze
statunitensi e NATO. Troppe volte, e troppo spesso, violazioni del
diritto umanitario sono state commesse in Afghanistan da parte dei militari
presenti in quel Paese e questo non fa altro che creare una vera e propria
"fabbrica" del rancore, che agisce in Afghanistan e altrove.
Comportarsi bene vuol dire anche per i talebani rispettare gli obblighi che
hanno, come previsto dal diritto internazionale umanitario. La popolazione
civile e afghana deve essere protetta, gli attacchi indiscriminati devono
cessare immediatamente. Credo sia fondamentale che il mondo, l’opinione
pubblica e anche i governi continuino a guardare
all’Afghanistan non più soltanto come luogo in cui possa esservi una minaccia
alla sicurezza, ma come luogo nel quale la sicurezza di un’intera popolazione è
di nuovo minacciata.
**********
- L’Alto
rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera e di sicurezza, Javier Solana, si incontrerà il
prossimo 25 aprile, in una località ancora da definire, con Ali Larijani, capo negoziatore iraniano per i dossier
riguardanti il nucleare. E' quanto hanno riferito fonti UE, confermando quanto
annunciato ieri sera dalla televisione iraniana.
- Si
conclude oggi in Siria la campagna elettorale in vista delle legislative di domenica
prossima. Sono circa 10 mila i candidati per i 250 seggi dell'Assemblea
legislativa, dove però soltanto 82 sono riservati a
candidati indipendenti. I rimanenti 167 seggi sono divisi tra quelli assegnati
al partito Baath (132), formazione al potere nel
Paese dal 1963, e ad altri 10 partiti minori, che rientrano nella coalizione
governativa del Fronte nazionale progressista (FNP).
-
Perplessità e disappunto negli Stati Uniti per la diffusione, da parte della
NBC, dei video e delle foto inviate dal killer del Politecnico della Virginia, Cho Seunh Hui,
responsabile della barbara morte di 32 studenti. In California, intanto, è caccia
aperta ad un uomo che ha minacciato di compiere una strage “capace di fare
impallidire quella del Virginia Tech”. Tutte le 36
scuole dell’area di Yuba City sono state messe in
stato di allerta e blindate. Il 28.enne ha chiamato i
propri familiari precisando di essere in possesso di un khalashnikov,
di alcuni ordigni esplosivi e di quantitativi di veleno.
- Ultimo giorno di
campagna elettorale oggi in Francia, per le presidenziali di domenica. Ieri, i
candidati all’Eliseo hanno rivolto agli elettori i
loro ultimi messaggi. Francesca Pierantozzi:
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Secondo i sondaggi,
mai così tanti e mai così incerti, il neogollista Sarkozy è in testa al voto di domenica, seguito dalla
socialista Segolene Royal,
dal centrista François Bayrou
e dal leader dell’estrema destra, Jean-Marie Le Pen.
Degli altri otto candidati, soltanto Olivier Besancenot, della Lega comunista rivoluzionaria,
supererebbe il 4%. Per Sarkozy, Royal,
Bayrou e Le Pen ieri gli
ultimi grandi incontri. Sarkozy a Marsiglia si è
detto vittima di una campagna di attacchi perché, ha detto, “portatore del vero
cambiamento”. Ségolène Royal
ha ricevuto l’appoggio del premier spagnolo, José Luis
Zapatero, giunto a Tolosa. François Bayrou, dai suoi Pirenei, ha rivolto un appello a credere
nel centro e nel superamento dell’opposizione tra destra e sinistra. Infine, Jean-Marie Le Pen si è detto
sicuro di superare il primo turno e di creare ancora una volta la sorpresa come
nel 2002, quando eliminò il socialista Lionel Jospin. Alla mezzanotte di oggi calerà il sipario sulla
campagna, poi 24 ore di silenzio prima del voto.
Francesca Pierantozzi, da Parigi, per la Radio Vaticana
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- Dopo cinque anni di
negoziati, è stato raggiunto, ma con deroghe ed eccezioni, l’atteso accordo fra
i 27 ministri della Giustizia UE che renderà un reato il razzismo, la xenofobia
e il negazionismo dei genocidi. Gli Stati dovranno
punire con sanzioni fra uno a tre anni di carcere “l’incitamento pubblico alla
violenza o all’odio razziale contro un gruppo definito per razza, colore,
religione, origine nazionale o etnica”. Identiche
pene verranno applicate per
apologia in pubblico o negazione, banalizzazione volgare del genocidio, dei
crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra. Nella stesura, non sarebbe
nominato espressamente l'Olocausto.
“La mia
valutazione è che al termine della legislatura il mio compito sarà concluso”,
perché l’Italia “ha bisogno di altre leadership”: è quanto ha dichiarato il presidente
del Consiglio italiano, Romano Prodi, al suo saluto al congresso della
Margherita.
- Lo scudo spaziale
americano antimissile coprirà interamente anche l’Italia: lo ha reso noto a
Bruxelles il generale Harry Obering,
direttore dell'Agenzia USA per la difesa missilistica, a margine del Consiglio NATO-Russia dedicato alla questione. Il sistema, la cui
installazione è stata proposta in Polonia e Repubblica Ceca, “coprirà tutta l’Italia
e gran parte dell'Europa del sud”, ha spiegato Obering,
precisando che non sarà coperta un’area nell'Est d’Europa, a partire dalla
Grecia.
-
L’ambasciata degli Stati Uniti in Germania ha deciso di aumentare le misure di
sicurezza. La decisione riguarda tutte le istituzioni degli Stati Uniti in
Germania, ha reso noto l'emittente tedesca NTV, secondo cui si tratta di una
reazione all'accresciuto rischio di attentati in Germania.
- In Ucraina, nuovo
incontro, stamani, tra il presidente filo occidentale, Iushenko,
e il premier filorusso, Ianukovic,
per tentare di risolvere la crisi politica innescata dal decreto con cui il 2
aprile scorso il presidente ha sciolto anticipatamente il Parlamento e indetto
nuove elezioni per il 27 maggio. Ieri, Ianukovic aveva
chiesto a tutti gli ambasciatori stranieri accreditati a Kiev
di mediare per una soluzione alla crisi istituzionale. La Corte suprema
prosegue intanto l’esame sulla legittimità costituzionale del provvedimento
presidenziale, in seguito al ricorso di una cinquantina di deputati della
maggioranza filorussa.
-
L’opposizione kirghiza ha deciso di interrompere la
sua manifestazione di piazza in corso dall'11 aprile nella capitale, Bishkek, dopo gli scontri di ieri sera tra polizia e alcune
migliaia di dimostranti, dispersi con gas lacrimogeni e ordigni assordanti.
L’opposizione chiede riforme costituzionali che rafforzino
il potere di governo e premier, le dimissioni del presidente, Bakiev, ed elezioni presidenziali anticipate.
- La Corea
del Nord ha dichiarato la propria disponibilità ad accogliere gli ispettori
dell’AIEA non appena sarà confermato lo sblocco dei 25 milioni di dollari
congelati in un conto a Macao. Lo ha reso noto l’agenzia nordcoreana
KCNA. Lo scongelamento dei fondi nordcoreani alla banca
di Macao è tra i punti cardine dell'accordo raggiunto il 13 febbraio a Pechino
nei negoziati a sei nazioni.
- Un
allarme tsunami è stato lanciato nel sudovest del Giappone, in seguito a
un terremoto di magnitudo 6,7. Lo ha riferito
l’Agenzia meteorologica giapponese, secondo cui la scossa è stata avvertita nei
pressi dell’arcipelago di Miyako, nel mar della Cina orientale. L’epicentro è stato localizzato in una
zona a 1.900 chilometri a sud ovest di Tokyo.
- Resta alta la
tensione in Somalia, dove gli scontri tra ribelli islamici e truppe governative
hanno fatto almeno 30 morti nell’ultima settimana. Stamani, a Mogadiscio, si
sono registrati nuovi bombardamenti e sparatorie. Le truppe somale, nel
frattempo, hanno bloccato la strada d’accesso alla base militare dell’esercito
nella capitale, dopo l’attacco suicida che ieri ha
provocato 21 morti, per lo più civili.
- Cuba.
Manifestazioni all’Avana e a Bayamo per protestare
contro la decisione degli Stati Uniti di liberare il leader
anticastrista, Luis Posada
Carriles. Circa cinquemila giovani hanno denunciato
gli USA per aver rilasciato l'uomo che, secondo Cuba e il Venezuela, è il
mandante di un attentato a un aereo cubano che nel 1976 causò la morte di 73
persone.