RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 110  - Testo della trasmissione di venerdì 20 aprile 2007

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Benedetto XVI riceve il presidente dello Sri Lanka: dialogo e rispetto dei diritti per riportare la pace nell'isola

 

 La gratitudine di Benedetto XVI per i membri della “Papal Foundation”, ente benefico della Chiesa statunitense che sostiene la carità del Papa

 

 Domani e domenica il Papa a Vigevano e Pavia nel segno di Sant'Agostino. Ai nostri microfoni i vescovi delle due città mons. Claudio Baggini e mons. Giovanni Giudici

 

 Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Seviziati crudelmente, prima di essere sgozzati, i tre cristiani uccisi in Turchia da estremisti islamici. Il cardinale Bertone: sono martiri del nostro tempo

 

 Al Teatro Argentina di Roma la festa degli universitari romani per Benedetto XVI alla presenza del cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone

 

Giorni di festa in Germania per Benedetto XVI. Il nunzio: i tedeschi lo aspettano per un altra visita

 

 Presentato a Roma l'incontro dei giovani italiani col Papa a Loreto in settembre. Ai nostri microfoni mons. Paolo Giulietti, mons. Giuseppe Betori e Guido Bertolaso

 

 Domani in Nigeria, elezioni presidenziali e legislative. I vescovi esortano a guardare al bene comune. La riflessione di padre Carmine Curci

 

 La "Traviata" di Verdi in scena al Teatro dell'Opera di Roma visibile in simultanea sugli schermi di 22 sale cinematografiche cattoliche italiane. Ce ne parla Francesco Giraldo

 

CHIESA E SOCIETA’:

Cristiano decapitato in Kashmir da fondamentalisti islamici

 

 Proibita dalla Corte Suprema americana la procedura di aborto a nascita parziale

 

 La rivista “Tempi”, pubblica le testimonianze di ex leader polacchi su Giovanni Paolo II

 

 Visita in Ghana del cardinale Dias, in occasione del centenario dell’evangelizzazione del Paese africano

 

 Una giornata per ricordare il valore del patrimonio culturale delle comunità indigene d'America

 

In Vietnam, un seminario per i diritti delle minoranze etniche

 

 "La memoria del bene": un Convegno per non dimenticare chi ha saputo salvare tante vite dai genocidi

 

24 ORE NEL MONDO:

Domenica le elezioni presidenziali in Francia

 

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

20 aprile 2007

 

Benedetto XVI riceve il presidente dello Sri Lanka:

dialogo e rispetto dei diritti per riportare la pace nell'isola

 

Rispetto dei diritti umani e negoziati, “unica via” per uscire dal vicolo cieco del conflitto armato. E’ la valutazione emersa dall’udienza concessa che questa mattina da Benedetto XVI al presidente della Repubblica socialista democratica dello Sri Lanka, Mahinda Rajapaksa. A riferire sui contenuti del colloquio in privato tra il Papa e il capo di Stato asiatico, durato circa 20 minuti, è stato un comunicato della Sala Stampa vaticana. “Alla luce della situazione attualmente esistente nello Sri Lanka - si legge nella nota - si è ribadita la necessità di rispettare i diritti umani e di riprendere la via del dialogo e dei negoziati come unica strada per porre fine alla violenza che insanguina l’isola. La Chiesa cattolica, che offre un significativo contributo alla vita del Paese, intensificherà - conclude il comunicato - il delicato impegno di formare le coscienze, con l’unica ambizione di favorire il bene comune, la riconciliazione e la pace".

 

Dopo l’incontro con Benedetto XVI, il presidente srilankese si è intrattenuto con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Ad accompagnare, fra gli altri, il capo di Stato asiatico, la moglie Shiranthi - di religione cattolica - e alcuni ministri, tre dei quali pure cattolici. La presenza ecclesiale nello Sri Lanka è di minoranza, con un milione e 370 mila battezzati che rappresentano il 7,6% della popolazione totale, buddhista al 75%. La delegazione srilankese ha donato a Benedetto XVI una brocca d’argento, il Papa ha ricambiato con le medaglie del Pontificato.

 

 

 

 

 

 

 

La gratitudine di Benedetto XVI per i membri della “Papal Foundation,

 ente benefico della Chiesa statunitense che sostiene la carità del Papa

 

Una benemerita attività caritativa, che da molti anni sostiene la carità del Papa nel mondo. E’ la ragione di fondo che anima la “Papal Foundation”, l’associazione benefica statunitense i cui membri sono stati ricevuti questa mattina da Benedetto XVI in occasione del loro pellegrinaggio annuale a Roma. Il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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Sin dall’inizio, la Papal Foundation "ha cercato di portare avanti la missione della Chiesa sostenendone le specifiche carità, quelle più vicine al cuore del Successore di Pietro nella sua sollecitudine per tutte le Chiese. Colgo l’occasione per esprimere il mio ringraziamento non solo per l'assistenza che la Fondazione ha dato ai Paesi in via di sviluppo, attraverso donazioni che sostengono una varietà di progetti educativi e caritatevoli, ma anche per le molte borse di studio fornite alle Università Pontificie qui a Roma per i fedeli laici, i sacerdoti e i religiosi”. E’ questa l’affermazione, nel breve discorso di Benedetto XVI, che meglio dà risalto ai risvolti concreti del servizio svolto dalla Fondazione, creata dai vescovi statunitensi allo scopo di sostenere con contributi periodici e mirati l’azione internazionale della Chiesa nelle zone povere del pianeta, sia in campo umanitario che nella propagazione del Vangelo.

 

“DURING THIS EASTER SEASON I ENCOURAGE ALL OF YOU…

Durante questa Pasqua, incoraggio tutti voi a scoprire ancor più profondamente nell’Eucaristia, sacramento dell’amore sacrificale di Cristo, l’ispirazione e la forza necessarie per lavorare con maggiore generosità alla diffusione del Regno di Dio e allo sviluppo della civiltà dell’amore”.

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Altre udienze

 

Alle 7.30 di questa mattina, nella Cappella Redemptoris Mater, il Santo Padre ha presieduto la Celebrazione eucaristica con i membri della Pontificia Commissione Biblica. Sempre nella mattinata ha ricevuto alcuni vescovi toscani in visita "ad Limina". Nel pomeriggio incontrerà un altro gruppo di presuli della Regione Toscana.

 

 

Domani e domenica il Papa a Vigevano e Pavia

nel segno di Sant'Agostino

 

E’ ormai tutto pronto a Vigevano e Pavia dove domani e domenica il Papa giungerà per la sua quarta visita pastorale in Italia. Benedetto XVI arriverà a Vigevano nel pomeriggio, poco prima delle 17.00. Nella celebre Piazza Ducale della città lombarda celebrerà la Santa Messa. In serata l’arrivo a Pavia, dove domenica mattina visiterà il Policlinico "San Matteo" e presiederà la Messa negli Orti Borromaici. Nel pomeriggio incontrerà il mondo della cultura all’Università e poi celebrerà i Vespri nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro: qui potrà pregare accanto all’Arca Marmorea dove sono conservate le reliquie di Sant’Agostino. Ma veniamo alla prima tappa del viaggio, domani pomeriggio a Vigevano. La diocesi ha invitato i fedeli a vivere questo storico evento alla luce di una concreta carità. La nostra inviata Adriana Masotti ha intervistato il vescovo della città, mons. Claudio Baggini: 

 

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R. - Noi consideriamo la visita del Papa veramente come un dono di grazia perché, da quando Vigevano è diocesi, è la prima volta che un Papa visita la nostra Chiesa. Sappiamo che Gesù ha detto soltanto a Pietro ‘io ho pregato per te perchè tu possa confermare nella fede i fratelli’, per noi c’è veramente questa attesa di una conferma nella fede, di uno slancio a una vita più santa.

 

D. – Lei, Eccellenza, ha voluto dare a questa visita un’impronta caritativa. Perchè?

 

R. - E’ vero che noi dobbiamo prepararci con la preghiera, però la visita del Papa più che una conclusione al periodo di preparazione deve essere proprio un inizio di ripresa di vita cristiana e la vita cristiana si testimonia soprattutto con la carità perché questo è un linguaggio che capiscono tutti, è proprio una conseguenza di uno stile di vita nuovo più sobrio. Le famiglie cristiane dovrebbero raccogliere totalmente la parola del Signore: ciò che non è necessario datelo a chi ne ha più bisogno, datelo ai poveri perché così capiscono che siete medici e noi allora abbiamo interpellato l’Obolo di San Pietro e seguendo le loro indicazioni abbiamo scelto un orfanotrofio in Rwanda e  in questa occasione, ma poi anche per l’avvenire, noi ci impegniamo a sostenere quest’opera voluta dal Papa attraverso l’Obolo di San Pietro.

 

D. - Non solo, Vigevano è famosa anche per le calzature e so che c'è stato un dono…

 

R. - E’ stato un gesto specifico della città, questo consorzio si è dato da fare e sono riusciti a donare circa 10.000 paia di scarpe per le popolazioni più bisognose.

 

D. - Voi avete anche intenzione di intitolare un centro di accoglienza per immigrati a Benedetto XVI. Ecco, l’immigrazione è una realtà importante nella sua diocesi?

 

R. - E’ un fenomeno che va prendendo sempre più consistenza, noi abbiamo già  istituito centri di raccolta e attraverso la Caritas vogliamo prendere coscienza di queste nuove povertà: ‘io ero forestiero e voi mi avete ospitato’.

 

D. - Vuol dirci cosa si augura da questa, anche se breve, visita del Papa?

 

R. - Vorrei invocare come grazia questo: il 21 aprile 1957 Pio XII consegnava a tutte le Chiese l’enciclica Fidei donum perché le Chiese in un certo senso più dotate del Clero e delle Istituzioni religiose venissero incontro alle Chiese più povere, specialmente le Chiese dell’Africa, ecco io vorrei che la visita e la benedizione del Papa sulla nostra Chiesa arrivasse a dare uno slancio missionario più forte, non solo con l’invio dei sacerdoti o di religiosi come è avvenuto in questi anni, ma anche di fedeli laici.

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 “Insieme per proclamare che Gesù è il Signore”: questo il motto che il vescovo di Pavia Giovanni Giudici ha voluto dare alla visita di Benedetto XVI alla sua diocesi. L’evento si svolge nel segno di Sant’Agostino e dei 750 anni di storia dell’Ordine agostiniano. Ma a Pavia Benedetto XVI incontrerà altre due dimensioni importanti della città: quella sanitaria, con la visita al Policlinico "San Matteo", e quella universitaria con l'incontro col mondo della cultura nell’Ateneo più antico della Lombardia. Adriana Masotti ha chiesto a mons. Giudici come interagisce la Chiesa con queste realtà:

 

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R. – Abbiamo anzitutto sviluppato sul tema della sofferenza e della sanità un dialogo molto ricco ed anche significativo con l’ambiente dei sanitari attraverso la presenza dei cappellani, attraverso la presenza delle suore nell’ospedale e sia anche con una grande attenzione per mantenere vivo tutto l’aspetto di presenza, in particolare nei momenti di decisioni etiche, appunto come sono i Comitati etici.

 

D. – Lei, mons. Giudici, ha detto che Sant’Agostino, le cui reliquie sono conservate nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, ispira la riflessione ed i percorsi pastorali della sua diocesi. In che senso?

 

R. – Anzitutto perché rimane una presenza a cui si fa riferimento negli studi ecclesiastici e, quindi, nella mentalità e nella predicazione dei sacerdoti, poi perché ci sono delle collaborazioni molto attive con i padri agostiniani, e sono poi molto vivi i due momenti liturgici: quello di agosto, in cui ricordiamo la Festa liturgica sia di Santa Monica che di Sant’Agostino; e quello di aprile, in cui ricordiamo il Battesimo di Sant’Agostino.

 

D. – Immagino che ci sia attesa e voglia di vedere il Papa da parte di tutti, ma lei cosa si augura da questa visita, che cosa spera produca?

 

R. – Un trasporto anche di entusiasmo, di desiderio di far festa per la venuta del Papa. Questo è un primo grande dono che riceviamo. Quello che mi aspetto è di poter concentrare, l’anno prossimo, la pastorale intorno al tema della Chiesa e mi auguro, quindi, che questa visita del Papa possa portare come frutto una più convinta partecipazione alla missione del Santo Padre, che è una missione di testimonianza alla verità, al rapporto maturo con la razionalità, con le altre religioni. Far passare tutto questo nelle parrocchie rappresenta un po’ l’ambizione che abbiamo per il seguito di questa visita del Santo Padre.

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Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

Servizio vaticano - Il saluto del Papa ai membri della "Papal Foundation"

 

Servizio estero - Turchia: orrore e forte inquietudine per l'eccidio dei tre cristiani.

 

Servizio culturale - Un articolo di Armando Rigobello dal titolo "Identità personale e società contemporanea": a Charles Taylor il Premio Templeton 2007 per la promozione dei valori spirituali.

 

Servizio italiano - Conferita al nostro Direttore la cittadinanza onoraria di Avellino; un riconoscimento accolto come omaggio alla memoria di Giovanni Paolo II.

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

20 aprile 2007

 

Seviziati crudelmente, prima di essere sgozzati,

i tre cristiani uccisi in Turchia da estremisti islamici.

Il cardinale Bertone: sono martiri del nostro tempo

 

Nuovi particolari raccapriccianti sono emersi sull’omicidio dei tre cristiani evangelici uccisi mercoledì a Malatya, nell’est della Turchia, da un gruppo di ultrafondamentalisti islamici. Intanto, la polizia sta ricercando attivamente altre sette persone che potrebbero essere collegate ai cinque killer, che hanno già confessato di essere gli autori dell’eccidio. Il servizio di Roberta Moretti:

 

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Prima di essere sgozzati, i due cittadini turchi e il cittadino tedesco, che lavoravano in una Casa editrice cristiana, sono stati brutalmente torturati per tre ore e mutilati. Lo scrive oggi la stampa turca, citando fonti ospedaliere. “E’ chiaro – hanno precisato i medici che hanno effettuato l’autopsia sui tre cadaveri – che queste ferite sono state inflitte per torturarli”. Sul corpo del cittadino tedesco, in particolare, sono state inferte ben 156 coltellate. Le vittime – hanno dichiarato i colpevoli, durante la confessione – sono state uccise perché la loro morte fosse “una lezione per i nemici dell’Islam". Innumerevoli le condanne internazionali, tra cui quella dell’Unione Europea. Costernazione è stata espressa anche dal Gran Muftì di Turchia, che ha parlato di “tradimento dell’Islam”, e dal premier turco, Erdogan, che ha promesso che “i responsabili dell'eccidio dovranno essere giudicati e puniti”. E mentre la polizia sta cercando altre sette persone collegate ai cinque killer, la stampa locale rivela che i responsabili dell’eccidio avevano già inscenato lo scorso anno una manifestazione contro la Casa editrice, specializzata nella pubblicazione e distribuzione di Bibbie.

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E sull’eccidio avvenuto in Turchia, sentiamo il commento del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, raccolto ieri da Marina Tomarro, durante un incontro al Teatro Argentina di Roma per gli 80 anni di Benedetto XVI:

 

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"Continuano i martiri, purtroppo, anche nel nostro tempo. Avete, però, sentito anche quel piccolo gregge dei cristiani della Turchia che hanno riaffermato la loro volontà, la gioia e l’entusiasmo di vivere e di dare testimonianza a Gesù Cristo anche in Turchia. Credo che tutto il popolo turco abbia deplorato questo gesto, insano e frutto proprio di una minoranza fanatica. Non dobbiamo, quindi, disperdere tutti i frutti della visita del Papa in Turchia, che ha portato realmente ad un avvicinamento ed anche ad uno sforzo di conoscenza del cristianesimo da parte del grande popolo turco".

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Al Teatro Argentina di Roma la festa

degli universitari romani per Benedetto XVI

 

 

"Vangelo e giovani dal mito alla realtà": è stato il tema della serata in onore di Benedetto XVI organizzata dal Coordinamento dei collegi universitari cattolici di Roma in collaborazione con l’Ufficio per la Pastorale Universitaria, che si è svolta ieri sera nella capitale presso il Teatro Argentina. All’evento ha preso parte anche il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone a cui è stato donato il libro “La carità intellettuale: percorsi culturali per un nuovo umanesimo” che raccoglie la testimonianza di fede di oltre 50 docenti universitari delle università romane.  Il servizio di Marina Tomarro.

 

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Il Vangelo è la notizia più bella per i giovani e questo è ben capito da quanti continuano a studiare il Vangelo e a confrontarsi con la figura di Cristo. Così il cardinale Tarcisio Bertone è intervenuto alla serata degli universitari di Roma in onore di Benedetto XVI: tema dell’ incontro "Vangelo e giovani dal mito alla realtà". Ma come vivono i giovani il Vangelo nella loro quotidianità? Ascoltiamo alcune voci:

 

R. - Io cerco di vivere il Vangelo come il mio libro d’oro, come il libro che mi accompagna nella mia vita ed indirizza il mio cammino.

 

R. - La fede io la vedo come un percorso di crescita, che ogni giorno dobbiamo affrontare fino ad arrivare a raggiungere Dio. Piano, piano si cresce, giorno per giorno.

 

R. - Nel quotidiano, nelle piccole azioni, i richiami di aiuto quando riusciamo purtroppo a sentirli, perché non è poi così semplice ed automatico.

 

R. - Cerco di vivere la mia vita secondo l’insegnamento, specialmente morale, della Chiesa, che scaturisce proprio dal Vangelo.

 

Tanti erano i ragazzi che hanno partecipato all’evento che è coinciso con il secondo anniversario di elezione al soglio di Pietro di Benedetto XVI. Ma qual è il ricordo più bello degli universitari di questi primi due anni di Pontificato del Santo Padre?

 

R. – Il ricordo più bello risale a due anni fa. E’ stato durante la Messa degli universitari con il Papa, che ho avuto la possibilità di conoscere Benedetto XVI. Lui mi ha chiesto che Facoltà frequentassi. E quando gli ho parlato di biologia, la cosa più bella è stata quando lui mi ha detto: “Una facoltà difficile, però, coraggio!”.

 

R. – Io ho servito due volte la Messa durante le celebrazioni del Papa e il ricordo più bello che ho sono i suoi occhi. Occhi dolcissimi, che forse da lontano non si riescono a vedere, ma da vicino esprimono tanta dolcezza.

 

E il cardinal Bertone parlando ai giovani sulla figura del Santo Padre ha affermato che Benedetto XVI è già al lavoro per la seconda parte del suo libro "Gesù di Nazaret". Ascoltiamo il suo commento:

 

R. – Ha già incominciato a scrivere la seconda parte. Vedremo quando sarà pronta per la pubblicazione, perché il Papa rifinisce bene, è un cesellatore della lingua e non solo dei contenuti, che approfondisce e che medita, sui quali prega anche, come è solito fare e come faceva da docente universitario. Il Papa è anche un esempio di docente universitario, che comunica dei contenuti vitali, che ascolta anche in silenzio e che mette a suo agio gli interlocutori, soprattutto i giovani, ma non solo i giovani.

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Giorni di festa in Germania per Benedetto XVI.

Il nunzio: i tedeschi lo aspettano per un altra visita

 

Giorni di festa in Germania per Benedetto XVI. Musica, concerti, celebrazioni liturgiche per ricordare l'80.mo compleanno e il secondo anniversario della sua elezione al Soglio Pontificio. Per l’occasione, le Poste tedesche hanno emesso un francobollo con l’effige di Benedetto XVI, il cui bozzetto è stato presentato ieri nella sede della Nunziatura. A Berlino, Luca Collodi ha incontrato il nunzio apostolico in Germania, mons. Erwin Josef Ender, e lo ha intervistato:

 

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R. – Sarà presentato dal ministro delle Finanze un francobollo speciale che onora il Santo Padre. E’ una singolarità, perchè normalmente in Germania soltanto il presidente della Repubblica è la persona vivente, che viene rappresentata nei francobolli. Per il Santo Padre è stata fatta un’eccezione. E’ un onore che la sua patria natia, la Germania, gli dedica in questa ricorrenza.

 

D. – Mons. Hender, i tedeschi come guardano a Papa Benedetto?

 

R. – Con grande simpatia e molto rispetto. Si nota un grande cambiamento, rispetto al passato, quando era poco conosciuto ed era ritenuto solo il custode della fede, che prendeva decisioni severe. Oggi invece è presente in televisione, entra in tutte le case, che vedono la sua umanità, la sua gentilezza, la sua generosità, la sua freschezza e serenità, che convincono e conquistano tutti i cuori.

 

D. – Il Papa è venuto prima a Colonia e poi in Baviera. Sono le due tappe nella sua terra tedesca. Che cosa ha lasciato?

 

R. – Ha lasciato bellissimi ricordi. Abbiamo avuto molte testimonianze di gente che l’ha seguito. Il grande desiderio è quello di avere il Santo Padre in un’altra visita qui a Berlino. Alcuni dicono che non è ancora stato in Germania. Certamente sarà a Berlino  e poi sarebbe molto bello se ci fosse una visita nei territori della ex DDR dove la Chiesa è in grande minoranza, in diaspora. Sarebbe un grande incoraggiamento per loro. E poi sarebbe bella una visita del tutto particolare, che non è stata fatta nemmeno dal suo predecessore, nella Chiesa della diaspora della Germania, includendo poi anche la Germania del nord: Amburgo e qualche altra città.

 

D. – Mons. Hender, in conclusione, una sua testimonianza personale e umana su Papa Benedetto?

 

R. – Meravigliosa. Sono stato molto vicino al suo predecessore, che mi ha ordinato quella continuità che il Papa attuale porta avanti, nonostante quell’accento personale che lui apporta, anche nell’ultimo grande libro, quel dono che lui ci ha dato proprio in occasione del suo compleanno. Auguriamo al Papa ancora molti anni di felice e fruttuoso lavoro. Sarà per la Chiesa una grande benedizione, soprattutto in questi tempi di grande difficoltà, ma anche in vista di nuove prospettive.

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Presentato a Roma l'incontro dei giovani italiani

col Papa a Loreto in settembre

 

Saranno oltre 300 mila i giovani italiani che accoglieranno Benedetto XVI a Loreto l'1 e 2 settembre prossimi. L'evento si colloca all’interno del progetto della Conferenza episcopale italiana (CEI) “L’agorà dei giovani italiani”. Se ne è parlato ieri a Roma alla presentazione delle giornate di Loreto. Il servizio di Debora Donnini.

 

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“Dare un nuovo slancio alla pastorale giovanile nelle 226 diocesi del nostro Paese e rendere i giovani sempre più protagonisti del cammino della Chiesa”. E’ l’obiettivo dell’Agorà dei giovani. E, ha spiegato mons. Paolo Giulietti responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della CEI, “all’interno dell’intero cammino c’è la missione”. Sentiamolo ai nostri microfoni:

 

R. – "L'Agorà dei giovani italiani" è un progetto voluto dal Consiglio permanente della CEI e dall’Assemblea dei vescovi italiani. E’ un progetto di tre anni, in attuazione degli orientamenti pastorali, i quali dicono al 51 che i giovani sono priorità della Chiesa, in questo decennio. Quindi, è un incoraggiamento per la comunità cristiana a investire di più sui giovani, a renderli maggiormente protagonisti, soprattutto a considerarli una risorsa per la missione della Chiesa.

 

D. – Questa missione come si concretizza? In che senso i giovani partecipano alla missione della Chiesa?

 

R. – Nel senso che i giovani sono aiutati e aiutano le comunità ad ascoltare di più gli altri giovani, quelli che non vengono più, che vengono poco. Sono giovani che sono incoraggiati nelle loro relazioni con gli altri giovani ad essere testimoni di Cristo risorto e infine che aiutano la comunità ad imparare a parlare del Vangelo nel linguaggio dei giovani.

 

Sul rapporto fra Benedetto XVI e i giovani sentiamo mons. Giuseppe Betori, segretario generale della CEI:

 

R. – Benedetto XVI fin da subito ha trovato occasione di mostrare la sua capacità di dialogo con i giovani nella Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia, dove, portandoli da una parte alla riscoperta di forme fondamentali della vita cristiana,

 

quali l’adorazione eucaristica, dall’altra ai contenuti stessi della fede, ha mostrato come egli sia capace di entrare in dialogo con loro, proprio su quelle che sono le strutture portanti della vita cristiana e dell’annuncio del credente.

 

E’ intervenuto ieri alla conferenza stampa anche Guido Bertolaso, capo del dipartimento della Protezione civile. Gli abbiamo chiesto quale differenza fra altri raduni e questi con i giovani:

 

R. – C’è sicuramente più partecipazione, c’è anche maggiore coinvolgimento e direi anche maggiore attesa, perché i giovani, in un clima di incertezza e di indecisione su quelle che possono essere le loro scelte future, si aspettano di ascoltare dei messaggi forti e chiari su quelli che sono i loro punti di riferimento e si aspettano anche di poter trovare momenti di raccoglimento e di riflessione. L’impegno, in questi casi, deve essere ancora superiore per garantire loro la possibilità di questo avvicinamento.

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Domani in Nigeria, elezioni presidenziali e legislative.

I vescovi esortano a guardare al bene comune

 

In Nigeria si svolgeranno domani le presidenziali e le legislative, nonostante le minacce di boicottaggio da parte dei partiti d’opposizione che chiedono di annullare per irregolarità lo scrutinio regionale del 14 aprile e di garantire un processo elettorale giusto e trasparente. Il presidente uscente, Olusegun Obasanjo, ha rivolto intanto un appello alle parti a non ricorrere a brogli per vincere la competizione. Sulle elezioni di domani, il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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A poche ore dal voto, sembrano due i candidati favoriti per ricoprire l’incarico di presidente in Nigeria, maggiore produttore di petrolio dell’Africa e il più popoloso Paese africano. Il principale candidato dell’opposizione è il vicecapo di Stato nigeriano, Atiku Abubakar. L’attuale vicepresidente è stato riammesso alla tornata dopo essere stato in un primo momento estromesso dalla Commissione elettorale perché inquisito in un caso di sospetta corruzione. L’altro favorito è Umaru Yar’Adua, candidato del Partito democratico del popolo guidato dall’attuale presidente nigeriano Obasanjo. Sulle elezioni incombe, poi, il rischio di incidenti: si temono infatti nuovi scontri dopo le elezioni dello scorso 14 aprile per eleggere i governatori di 36 Stati. Il bilancio di disordini e tumulti scoppiati durante quella votazione è pesantissimo: si stima che siano morte almeno 50 persone. E’ stato reso noto inoltre che alle amministrative il Partito democratico del popolo ha vinto in 27 Stati. Ma l’attenzione è rivolta, soprattutto, alla sfida elettorale di domani. I vescovi della Conferenza Episcopale della Nigeria hanno sottolineato che le elezioni costituiscono “una cartina di tornasole” per la democrazia nel Paese: tutti i cittadini – si legge in una nota dei presuli – sono chiamati “a condannare la politica di rancore, esclusione e violenza”. Si devono esortare i politici - aggiungono i vescovi – a promuovere una cultura caratterizzata dal “rispetto reciproco e dal dibattito trasparente sui temi dello sviluppo nazionale”. “La politica – auspicano infine i presuli - non deve essere monopolio del governo ma una responsabilità per tutti i cittadini”.

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La principali sfida per la futura leadership della Nigeria riguarda, soprattutto, la sempre più grave frattura tra le potenzialità di un Paese ricco di risorse e le condizioni difficilissime di estese fasce di popolazione. Su questa grave contrapposizione, ancora più evidente nella zona meridionale del Delta del Niger, ascoltiamo, al microfono di Francesca Sabatinelli, padre Carmine Curci, direttore della rivista dei Missionari comboniani "Nigrizia":

 

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R. - La Nigeria, secondo alcuni esperti - se si tiene fisso il prezzo del barile a 50 dollari - dal 2007 al 2020 incasserà 750 miliardi di dollari. Quindi, ha grandi risorse. Dall’altra parte, ci troviamo di fronte ad una grande miseria. La maggioranza degli abitanti vive con un medico ogni 150 mila abitanti. Vivono con meno di un dollaro al giorno. E parliamo di milioni di persone. Ci troviamo, quindi, da una parte una regione ricchissima, e dall’altra parte, una regione che soffre. Questa è chiamata dai vescovi nigeriani “la maledizione delle risorse”.

 

D. – Padre Curci, in questo contesto troviamo molte milizie armate, come il Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger, che ha rivendicato molti dei recenti rapimenti di impiegati di compagnie petrolifere. Cosa chiede il MEND?

 

R. – Rivendica, in modo particolare, che gli introiti del settore estrattivo vengano investiti nelle realtà locali: scuole, ospedali, occupazione. In realtà, stiamo assistendo ad una militarizzazione dell’area. I gruppi sono tanti e, a volte, non si sa se le persone  che sono in ostaggio sono in mano a dei movimenti politici o a dei gruppi di banditi.

 

D. – Sono numerosissime le vittime delle esplosioni degli oleodotti causate sempre dai tentativi di furto del greggio. Cosa c’è dietro?

 

R. – C’è il contrabbando del petrolio. Chi gestisce questa forma di contrabbando – oltre alle bande locali – è la grande mafia dei Paesi dell’Est europeo, con lo scambio di armi. Ecco, perché troviamo una grandissima quantità di armi leggere, che crea panico e crea, soprattutto, tanta violenza.

 

D. – Il governo centrale tenta di rispondere con l’invio di esercito e polizia, ma un intervento di tipo militare è efficace in una tale situazione?

 

R. – L’esercito nigeriano si è spesso distinto per azioni brutali e dure campagne di repressione. Quindi, la gente non si fida più. Quello che bisogna fare è spingere le multinazionali petrolifere ad investire sempre più parte dei loro guadagni nelle realtà locali a favore della popolazione nigeriana. Molti degli introiti vanno al governo centrale e, solo dopo, una parte va al governo locale. Non dimentichiamo un altro elemento importante: i danni ambientali che le popolazioni stanno soffrendo.

 

D. – Secondo lei, queste elezioni presidenziali potranno essere un punto di partenza per un cambiamento?

 

R. – Storicamente, le elezioni in Nigeria sono sempre abbastanza violente. C’è molta corruzione e c’è tanto denaro. Quindi, non si vede un gran futuro per le popolazioni locali, senza la pressione internazionale della società civile.

 

D. – Come si inserisce l’azione della Chiesa locale?

 

R. – La Chiesa della Nigeria è da parecchi anni impegnata a denunciare le promesse che il governo fa e che poi non rispetta. La Chiesa è presente in mezzo alla gente. I missionari sono presenti tra la gente. Solo chi vive sulla pelle ha il coraggio e la forza di parlare.

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La "Traviata" di Verdi in scena al Teatro dell'Opera di Roma visibile

in simultanea sugli schermi di 22 sale cinematografiche cattoliche italiane

 

Le Sale cinematografiche della comunità legate all’ACEC, l’Associazione cattolica esercenti cinema, si rinnovano dotandosi di una nuova tecnologia digitale ed entrano nel circuito italiano di Microcinema proponendo un grande evento mediatico e artistico: "La Traviata" di Giuseppe Verdi, trasmessa in diretta live questa sera dal Teatro dell’Opera di Roma in 22 cinema italiani. Il servizio di Luca Pellegrini.

 

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Cinema a servizio dell’arte e della cultura. Una pedagogia che cerca di sfruttare un importante mezzo di comunicazione globale, il cinema, rendendo viva ed attuale una grande esperienza artistica come la prima della "Traviata" al Teatro dell’Opera con la direzione orchestrale di Gianluigi Gelmetti e la regia di Franco Zeffirelli. Grazie al Comitato per le celebrazioni toscaninianeVivaToscanini”, che ha ideato e realizzato con entusiasmo il progetto, coinvolgendo le istituzioni cinematografiche legate al mondo cattolico, questa sera non soltanto i 1.600 spettatori romani potranno godere delle bellezze musicali e scenografiche di "Traviata", ma anche le migliaia di spettatori che vedranno in tempo reale su grande schermo l’allestimento sontuoso di Zeffirelli. Inoltre, il concetto di simultaneità e le moderne tecnologie offrono una qualità di suoni e di immagini che non faranno rimpiangere la realtà teatrale, ma trasporteranno il pubblico, e si spera numerosi giovani, in un emozionante contesto. Francesco Giraldo, segretario generale dell’ACEC, motiva con queste parole la collaborazione delle sale cattoliche per questo innovativo progetto di spettacolo e di cinema:

 

R. - L’ACEC entra in questo tipo di progetto di sviluppo delle nuove tecnologie, perché risponde alla “mission” della comunità, che è una “mission” polivalente e multimediale. La sala, da sempre, non è aperta solo al cinema, ma anche a tutto lo spettacolo, compreso il teatro e l’opera lirica, che si realizzano all’interno della sala. Le nuove tecnologie e, nel caso specifico, il cinema digitale via satellite danno una grossa mano perchè questa vocazione alla polivalenza e alla multimedialità si sviluppi all’interno delle sale della comunità.

 

D. - Questo è un anche un mezzo e uno strumento - quello di assumere le nuove tecnologie e presentarle proprio con un’opera come “La Traviata” - per riqualificare le sale cosiddette parrocchiali di una volta e riproporle come uno degli strumenti privilegiati di cultura in Italia, e non solo di cultura cinematografica?

 

R. - Assolutamente. Questo fa uscire anche da quell’immaginario collettivo che dipingeva e dipinge spesso la sala della comunità come la ex sala parrocchiale. Le nostre sale vanno in controtendenza rispetto alle sale mono-schermo, a livello nazionale, perchè comunque le nostre riaprono i battenti e riaprono perchè sono gli unici presidi culturali all’interno del territorio, in quanto la sala della comunità risponde sia alle esigenze della comunità ecclesiale, ma soprattutto alle esigenze della comunità locale, dove la sala risiede. Il 51 per cento delle nostre sale è in comuni con meno di 10 mila abitanti. Questo fa capire come la sala della comunità diventi un polo di cultura e di aggregazione sociale per il territorio dove la sala risiede.

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CHIESA E SOCIETA’

20 aprile 2007

 

Cristiano decapitato in Kashmir da fondamentalisti islamici

 

La Conferenza episcopale indiana ha diffuso la notizia della morte di Manzoor Ahmad Chat, un giovane cristiano evangelico di 33 anni, decapitato nei giorni scorsi da militanti islamici in Kashmir. Secondo la testimonianza rilasciata all'agenzia dei vescovi, l'Indian Catholic News Service (ICNS), da Padre Paul Ciniraj, pastore dei ministri della Voce di Salem, ''non c'e' dubbio che Manzoor sia stato ucciso per la sua fede. Egli credeva molto in Gesu' Cristo e invitava altri fedeli cristiani nella sua casa'' per pregare. Particolari raccapriccianti sulla decapitazione, forniti dalla stessa agenzia di informazione ICNS, svelano che la testa dell’uomo, e' stata recapitata in una scatola di plastica all'ingresso di una moschea lo scorso 14 aprile. ''I cristiani sono in pericolo nella valle - ha concluso padre Ciniraj - molti di noi subiscono vessazioni. Nella repressione nei nostri confronti i terroristi hanno il sostegno dei fondamentalisti. La persecuzione serve pero' anche a rafforzare la fede''. Lo scorso anno, un altro cristiano, Bashir Ahmed Tantrey, era stato ucciso in un agguato per aver proclamato in pubblico la sua fede e fatto opera di evangelizzazione. (F.F)

 

 

Proibita dalla Corte Suprema americana

la procedura di aborto a nascita parziale

 

La Conferenza Episcopale degli Stati Uniti ha espresso la propria soddisfazione per la decisione della Corte Suprema di approvare una legge che vieta di applicare la tecnica dell’aborto a nascita parziale; nella dichiarazione rilasciata dal cardinale Justin Francis Rigali, arcivescovo di Philadelphia, riportata dall’agenzia Zenit, si legge: “La decisione della Corte non intacca lo status legale della maggior parte degli aborti, e non ribalta le decisioni passate che volevano trovare un diritto all’aborto nella Costituzione. Fornisce, tuttavia, ragioni per una rinnovata speranza e un rinnovato sforzo da parte degli Americani pro-vita”. “Il rispetto della vita umana – continua il porporato - trova la sua espressione ultima nel legame d’amore che unisce la madre al proprio figlio; l’aborto può anche causare dolore e sofferenza alle donne, che sono solo resi peggiori quando la realtà della procedura è stata loro nascosta finché è troppo tardi; l’integrità etica della professione medica, così come la fabbrica della nostra società, è minacciata dall’accettazione di pratiche che sono difficili da distinguere dall’infanticidio”. Secondo padre Frank Pavone, presidente dell’associazione cattolica “Priests for Life”, “in questi ultimi dieci anni il Congresso e la grande maggioranza dei legislatori e cittadini americani hanno ormai affermato in modo inequivocabile che la tecnica dell’aborto a nascita parziale non è ammissibile in una società civile”. Essa, infatti, consiste nel fermare la gravidanza nel secondo o terzo trimestre di gestazione, facendo scendere il feto lungo il ventre materno e aspirandone poi il cervello. Il Partial Birth Abortion Ban Act è stato approvato dal Congresso e trasformato in legge dal presidente George Bush nel 2003. (F.F)

 

 

La rivista “Tempi”, pubblica le testimonianze

di ex leader polacchi su Giovanni Paolo II

 

Il profilo di un uomo eccezionale, “un vero e proprio terremoto”, è quanto emerge dalle battute inedite del generale Wojciech Jaruzelski e dell’ex presidente Aleksander Kwasniewski, pubblicate in italiano sull’ultimo numero della rivista “Tempi”. Si tratta di stralci relativi a testimonianze raccolte dal Tribunale rogatoriale di Cracovia e rilasciate nell’ambito del processo per la Causa di Beatificazione di Giovanni Paolo II. “Non era possibile discorrere con il Papa senza sentire per lui una grande simpatia. Era maestoso eppure semplice e cordiale”, ricorda il generale Jaruzelski che ripensando a ciò che accadde si dice “pentito e sofferente”. “Mi vergogno di certe parole e di certi eventi”. “Se il Papa era una minaccia per qualcuno – osserva nelle deposizioni l’ex capo di stato Kwasniewski – era solo perché diceva la verità. Libertà invece che schiavitù, uomo invece di collettivismo, libertà religiosa, tolleranza”. Quanto alla prima storica visita del Pontefice polacco nella sua patria, nel 1979, Kwasniewski ricorda: “Il partito era convinto che in qualche modo saremmo sopravvissuti alla visita, e che in qualche modo saremmo sopravvissuti allo stesso Giovanni Paolo II”, ma egli “si rivelò essere il vincitore”. (F.F)

 

 

Visita in Ghana del cardinale Dias, in occasione del centenario dell’evangelizzazione del Paese africano

 

Da domani fino al primo maggio, il cardianle Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, sarà in Ghana per partecipare alle celebrazioni per il centenario dell’Evangelizzazione, in programma il 23 aprile a Navrongo. La visita nel Paese africano prevede una serie di tappe: a Kumasi, per la cerimonia del 25 aprile, giorno in cui si ricorda la posa della prima pietra della struttura amministrativa annessa all’Università Cattolica del Ghana e del nuovo Seminario Maggiore. A Tamale e Cape Coast, il cardinale Dias incontrerà i giovani, i seminaristi, i sacerdoti e i vescovi della Provincia; proprio a Cape Coast l’intera comunità locale si riunirà nel Seminario di Saint Peter’s per una solenne Eucaristia giubilare. Ad Accra, infine, ultima meta del viaggio, il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, sarà ricevuto dal presidente della Repubblica, John Kufuor. Una Santa Messa per il laicato sarà celebrata nella Cattedrale della città, il 30 aprile, e una Liturgia mariana nel Santuario di Spando il 1° maggio. (F.F)

 

 

Una giornata per ricordare il valore del patrimonio culturale

delle comunità indigene d'America

 

Con un atto formale firmato dal presidente Luiz Ignácio Lula da Silva, oltre un centinaio di popoli indigeni brasiliani hanno visto legalmente riconosciute le proprie terre, proprio nel giorno in cui nel continente veniva celebrata la ‘Giornata panamericana dell’indio’. Si tratta di 978.000 ettari della regione amazzonica, nord-orientale e meridionale, così come riportato dall’Agenzia MISNA. “Intensificheremo l’attenzione del governo alle questioni indigene, nel mio secondo mandato faremo cose che non abbiamo fatto finora – ha detto il presidente Lula - Esistono le condizioni per risolvere la maggior parte dei problemi affinché finalmente gli indigeni ottengano la loro sovranità”. Contro ogni previsione, la popolazione indigena brasiliana è cresciuta di oltre 400 mila unità negli ultimi anni e per questo vengono chiamati “i popoli risorti”. Intanto, nel continente, continuano le celebrazioni per la ‘Giornata panamericana dell’indio’, istituita per ricordare il Primo Congresso indigeno interamericano che si tenne a Pátzauaro, in Messico, il 19 aprile 1940; un’iniziativa volta a perpetuare le culture native di tutta l’America e a difendere le comunità autoctone che non vogliono essere identificate come un monumento del passato, ma essere riconosciute protagoniste di un presente forte. Dal 1984, le organizzazioni cattoliche che difendono i diritti dei popoli indigeni in Argentina hanno deciso di estendere le celebrazioni della ‘Giornata panamericana dell’Indio’ a una settimana; prima e dopo la data del 19 aprile, contestualmente nei Paesi latinoamericani si organizzano eventi e manifestazioni. (F.F)

 

 

 

 

In Vietnam, un seminario per i diritti delle minoranze etniche

 

E’ nel modo in cui una nazione tratta le minoranze etniche che si valuta l’impegno concreto del governo in termini di giustizia. E’ quanto ribadito da padre Tom Michel, segretario ecumenico dell’ufficio per gli affari interreligiosi della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche, durante il seminario sull’‘Asia multi-etnica’ svoltosi nei giorni scorsi a Ho Chi Min City, in Vietnam. A dare notizia dell’evento, a cui hanno partecipato decine di ricercatori musulmani e cristiani e rappresentanti tribali di vari Paesi del continente è l’agenzia MISNA. “Il modo in cui una nazione tratta le minoranze etniche, troppo spesso la parte più vulnerabile del Paese, è il segno del suo impegno concreto per la giustizia” ha detto padre Tom Michel, aggiungendo che spesso gli indigeni hanno bisogno di sostegno per “questioni relative a istruzione, sanità, casa, lavoro, conservazione dell’ambiente e tutela dell’identità culturale”. Comprendere l’importanza dell’apporto che gruppi minoritari offrono alla società tutta, è la chiave di lettura necessaria al processo di maturazione di uno Stato che voglia crescere verso ideali di uguaglianza e rispetto dell’alterità; interessato a vincere le sfide del progresso, della pace e dello sviluppo sostenibile grazie all’azione integrata di tutte le sue componenti. (F.F)

 

 

"La memoria del bene": un Convegno per non dimenticare

chi ha saputo salvare tante vite dai genocidi

 

“La memoria del bene” è questo il tema del Convegno promosso a Bologna dall’Accordo di Rete “Storia e memoria”, una realtà che coinvolge nella costruzione di percorsi le scuole dell’Emilia Romagna. “I giusti al centro della storia” è il filo conduttore di un’iniziativa didattica e culturale, che ha visto come principali protagonisti gli studenti e i loro insegnanti. Dodici sono stati i progetti presentati, accomunati da un’idea, che i giusti non siano solo quelli che salvarono gli ebrei, ma siano in realtà una sorta di categoria etica, che comprende anche chi ha saputo salvare tante vite dai genocidi. In questa prospettiva, l’omaggio del Convegno a Moshe Bejski, salvato da Schindler, inventore della Foresta dei giusti. E’ stato anche grazie a lui se i giusti hanno acquistato un valore universale. Nella stessa direzione il Convegno ha proposto alcune interessanti testimonianze, i casi difficili della Commissione dei giusti, ma anche sul genocidio rwandese e armeno e sulla lotta solitaria di tre donne per la memoria delle vittime italiane dello stalinismo. La proposta del Convegno - ha sintetizzato la coordinatrice dell’Accordo di Rete, Antonia Grasselli – parte dunque dalla convinzione che lo studio della storia è davvero formativo solo se porta a scoprire un fatto del passato, attraverso colui che l’ha vissuto. Una storia che focalizza i testimoni e che rende capaci di giudicare. (A cura di Stefano Andrini)

   


 

 

 

24 ORE NEL MONDO

20 aprile 2007

 

- A cura di Roberta Moretti e Franco Lucchetti -

 

- In Iraq, le Forze statunitensi hanno ucciso stamani 8 guerriglieri e catturato altri 41 ribelli in diversi raid nel territori di Baghdad e Mosul. Intanto, visita a sorpresa, ieri nella capitale irachena, del segretario americano alla Difesa, Robert Gates, in coincidenza con un'altra giornata difficile per l'esercito USA: un soldato è rimasto ucciso e altri due feriti in un attacco a Mahmoudiya, una ventina di chilometri a sud della capitale. La polizia irachena ha poi reso noto il ritrovamento di 20 cadaveri in diverse zone di Baghdad, mentre la Press Freedom Watch (PFW), organizzazione locale per la difesa della stampa, ha riferito del rapimento, due giorni fa, di un giornalista e un di operatore dell'emittente televisiva irachena, al Baghdadiya.

 

- In Iraq, dal 2004 ad oggi 100 persone sono state mandate al patibolo, mentre oltre 270 sono state condannate alla pena capitale. Lo denuncia Amnesty International, esortando Baghdad ad abolire la pena di morte. L’organizzazione sottolinea anche come molte delle condanne ordinate dal Tribunale penale centrale iracheno siano giunte “alla fine di processi poco giusti” e fittizi.

 

- Alan Johnston, il reporter della BBC rapito oltre un mese fa nei Territori palestinesi, è ancora vivo. A riferirlo è stato il presidente palestinese, Abu Mazen, smentendo quanto riferito su Internet da un gruppo di militanti locali che ne aveva rivendicato l’uccisione. Sul fronte degli aiuti, intanto, un protocollo d'intesa sul versamento da parte dell'Unione Europea di 66 milioni di euro all'UNRWA, l'agenzia ONU per i profughi palestinesi, è stato firmato oggi nel campo profughi di Qalandiya, vicino a Ramallah.

 

- “Scontri e attentati per terrorizzare e controllare la popolazione”: è la denuncia dell’ultimo Rapporto di Amnesty International sulla condizione dei diritti umani in Afghanistan. Il documento, che evidenzia le strategie utilizzate dai ribelli talebani, ricorda che nell’ultimo anno circa 756 civili sono rimasti uccisi in diversi attacchi. Massimiliano Rossi ha raccolto il commento di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia:

 

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R. - Man mano che si intensifica l’offensiva di primavera, i talebani aumentano gli attacchi contro obiettivi e popolazione civile, colpendo con attentati dinamitardi, con attacchi di kamikaze e uccidendo decine e decine di civili considerati in larga parte spie e collaboratori delle forze di occupazione militari statunitensi a guida NATO, applicando, in poche parole, una politica esplicita di attacco che si configura come una vera e propria politica di crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

 

D. - Ci sono fasce di popolazione più a rischio di violenze rispetto ad altre?

 

R. - Sì. Oltre agli insegnanti ci sono certamente le attiviste per i diritti delle donne, ci sono funzionari del governo, ci sono operatori umanitari locali, o coloro che con la loro attività sono considerati - usiamo questo termine - dei "collaborazionisti": tutte queste persone finiscono nel mirino dei talebani.

 

D. - Cosa si può fare per salvaguardare gli afghani da questi attacchi dei talebani?

 

R. - Un luogo comune è comportarsi bene, ma questo vale anche per le Forze statunitensi e NATO. Troppe volte, e troppo spesso, violazioni del diritto umanitario sono state commesse in Afghanistan da parte dei militari presenti in quel Paese e questo non fa altro che creare una vera e propria "fabbrica" del rancore, che agisce in Afghanistan e altrove. Comportarsi bene vuol dire anche per i talebani rispettare gli obblighi che hanno, come previsto dal diritto internazionale umanitario. La popolazione civile e afghana deve essere protetta, gli attacchi indiscriminati devono cessare immediatamente. Credo sia fondamentale che il mondo, l’opinione pubblica e anche i governi continuino a guardare all’Afghanistan non più soltanto come luogo in cui possa esservi una minaccia alla sicurezza, ma come luogo nel quale la sicurezza di un’intera popolazione è di nuovo minacciata.

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- L’Alto rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera e di sicurezza, Javier Solana, si incontrerà il prossimo 25 aprile, in una località ancora da definire, con Ali Larijani, capo negoziatore iraniano per i dossier riguardanti il nucleare. E' quanto hanno riferito fonti UE, confermando quanto annunciato ieri sera dalla televisione iraniana.

 

- Si conclude oggi in Siria la campagna elettorale in vista delle legislative di domenica prossima. Sono circa 10 mila i candidati per i 250 seggi dell'Assemblea legislativa, dove però soltanto 82 sono riservati a candidati indipendenti. I rimanenti 167 seggi sono divisi tra quelli assegnati al partito Baath (132), formazione al potere nel Paese dal 1963, e ad altri 10 partiti minori, che rientrano nella coalizione governativa del Fronte nazionale progressista (FNP).

 

- Perplessità e disappunto negli Stati Uniti per la diffusione, da parte della NBC, dei video e delle foto inviate dal killer del Politecnico della Virginia, Cho Seunh Hui, responsabile della barbara morte di 32 studenti. In California, intanto, è caccia aperta ad un uomo che ha minacciato di compiere una strage “capace di fare impallidire quella del Virginia Tech”. Tutte le 36 scuole dell’area di Yuba City sono state messe in stato di allerta e blindate. Il 28.enne ha chiamato i propri familiari precisando di essere in possesso di un khalashnikov, di alcuni ordigni esplosivi e di quantitativi di veleno.

 

- Ultimo giorno di campagna elettorale oggi in Francia, per le presidenziali di domenica. Ieri, i candidati all’Eliseo hanno rivolto agli elettori i loro ultimi messaggi. Francesca Pierantozzi:

 

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Secondo i sondaggi, mai così tanti e mai così incerti, il neogollista Sarkozy è in testa al voto di domenica, seguito dalla socialista Segolene Royal, dal centrista François Bayrou e dal leader dell’estrema destra, Jean-Marie Le Pen. Degli altri otto candidati, soltanto Olivier Besancenot, della Lega comunista rivoluzionaria, supererebbe il 4%. Per Sarkozy, Royal, Bayrou e Le Pen ieri gli ultimi grandi incontri. Sarkozy a Marsiglia si è detto vittima di una campagna di attacchi perché, ha detto, “portatore del vero cambiamento”. Ségolène Royal ha ricevuto l’appoggio del premier spagnolo, José Luis Zapatero, giunto a Tolosa. François Bayrou, dai suoi Pirenei, ha rivolto un appello a credere nel centro e nel superamento dell’opposizione tra destra e sinistra. Infine, Jean-Marie Le Pen si è detto sicuro di superare il primo turno e di creare ancora una volta la sorpresa come nel 2002, quando eliminò il socialista Lionel Jospin. Alla mezzanotte di oggi calerà il sipario sulla campagna, poi 24 ore di silenzio prima del voto.

 

Francesca Pierantozzi, da Parigi, per la Radio Vaticana

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- Dopo cinque anni di negoziati, è stato raggiunto, ma con deroghe ed eccezioni, l’atteso accordo fra i 27 ministri della Giustizia UE che renderà un reato il razzismo, la xenofobia e il negazionismo dei genocidi. Gli Stati dovranno punire con sanzioni fra uno a tre anni di carcere “l’incitamento pubblico alla violenza o all’odio razziale contro un gruppo definito per razza, colore, religione, origine nazionale o etnica”. Identiche pene verranno applicate per apologia in pubblico o negazione, banalizzazione volgare del genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra. Nella stesura, non sarebbe nominato espressamente l'Olocausto.

 

“La mia valutazione è che al termine della legislatura il mio compito sarà concluso”, perché l’Italia “ha bisogno di altre leadership”: è quanto ha dichiarato il presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi, al suo saluto al congresso della Margherita.

 

- Lo scudo spaziale americano antimissile coprirà interamente anche l’Italia: lo ha reso noto a Bruxelles il generale Harry Obering, direttore dell'Agenzia USA per la difesa missilistica, a margine del Consiglio NATO-Russia dedicato alla questione. Il sistema, la cui installazione è stata proposta in Polonia e Repubblica Ceca, “coprirà tutta l’Italia e gran parte dell'Europa del sud”, ha spiegato Obering, precisando che non sarà coperta un’area nell'Est d’Europa, a partire dalla Grecia.

 

- L’ambasciata degli Stati Uniti in Germania ha deciso di aumentare le misure di sicurezza. La decisione riguarda tutte le istituzioni degli Stati Uniti in Germania, ha reso noto l'emittente tedesca NTV, secondo cui si tratta di una reazione all'accresciuto rischio di attentati in Germania.

 

- In Ucraina, nuovo incontro, stamani, tra il presidente filo occidentale, Iushenko, e il premier filorusso, Ianukovic, per tentare di risolvere la crisi politica innescata dal decreto con cui il 2 aprile scorso il presidente ha sciolto anticipatamente il Parlamento e indetto nuove elezioni per il 27 maggio. Ieri, Ianukovic aveva chiesto a tutti gli ambasciatori stranieri accreditati a Kiev di mediare per una soluzione alla crisi istituzionale. La Corte suprema prosegue intanto l’esame sulla legittimità costituzionale del provvedimento presidenziale, in seguito al ricorso di una cinquantina di deputati della maggioranza filorussa.  

 

- L’opposizione kirghiza ha deciso di interrompere la sua manifestazione di piazza in corso dall'11 aprile nella capitale, Bishkek, dopo gli scontri di ieri sera tra polizia e alcune migliaia di dimostranti, dispersi con gas lacrimogeni e ordigni assordanti. L’opposizione chiede riforme costituzionali che rafforzino il potere di governo e premier, le dimissioni del presidente, Bakiev, ed elezioni presidenziali anticipate.

 

- La Corea del Nord ha dichiarato la propria disponibilità ad accogliere gli ispettori dell’AIEA non appena sarà confermato lo sblocco dei 25 milioni di dollari congelati in un conto a Macao. Lo ha reso noto l’agenzia nordcoreana KCNA. Lo scongelamento dei fondi nordcoreani alla banca di Macao è tra i punti cardine dell'accordo raggiunto il 13 febbraio a Pechino nei negoziati a sei nazioni.

 

- Un allarme tsunami è stato lanciato nel sudovest del Giappone, in seguito a un terremoto di magnitudo 6,7. Lo ha riferito l’Agenzia meteorologica giapponese, secondo cui la scossa è stata avvertita nei pressi dell’arcipelago di Miyako, nel mar della Cina orientale. L’epicentro è stato localizzato in una zona a 1.900 chilometri a sud ovest di Tokyo.

 

- Resta alta la tensione in Somalia, dove gli scontri tra ribelli islamici e truppe governative hanno fatto almeno 30 morti nell’ultima settimana. Stamani, a Mogadiscio, si sono registrati nuovi bombardamenti e sparatorie. Le truppe somale, nel frattempo, hanno bloccato la strada d’accesso alla base militare dell’esercito nella capitale, dopo l’attacco suicida che ieri ha provocato 21 morti, per lo più civili. 

 

- Cuba. Manifestazioni all’Avana e a Bayamo per protestare contro la decisione degli Stati Uniti di liberare il leader anticastrista, Luis Posada Carriles. Circa cinquemila giovani hanno denunciato gli USA per aver rilasciato l'uomo che, secondo Cuba e il Venezuela, è il mandante di un attentato a un aereo cubano che nel 1976 causò la morte di 73 persone.