RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 109  - Testo della trasmissione di giovedì 19 aprile 2007

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La Chiesa festeggia il secondo anniversario di Pontificato di Benedetto XVI

 

La pastorale di Giovanni Paolo II e la teologia di Benedetto XVI descritte in due saggi dal loro vicario, il cardinale Camillo Ruini: ce ne parla mons. Rino Fisichella

 

All’indomani del primo incontro tra Benedetto XVI e il nuovo segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, il cardinale Renato Raffaele Martino auspica, ai nostri microfoni, la visita del Papa al Palazzo di Vetro; con noi anche il prof. Vittorio Emanuele Parsi

 

L'impegno dell'ONU di Ginevra per i milioni di sfollati iracheni in fuga dal conflitto. Intervista con mons. Silvano Maria Tomasi

 

Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Lo sdegno dell'Europa verso il brutale omicidio di tre cristiani in Turchia. Mons. Luigi Padovese: il fanatismo mira a destabilizzare un Paese sano. Il commento di Luigi Geninazzi

 

CHIESA E SOCIETA’:

Presentato stamani da mons. Giuseppe Betori a Roma l’incontro con Benedetto XVI a Loreto

 

I vescovi portoghesi criticano la legge sull’aborto da poco approvata in Parlamento: rende l’interruzione della gravidanza una condotta legale in cui lo Stato è imputabile di collaborazione attiva

 

Contro la proposta in Russia di liberalizzare l’eutanasia, si schierano ortodossi e scienziati che la definiscono amorale

 

Un biglietto-regalo a Benedetto XVI per partecipare alle Olimpiadi 2008

 

Assegnato ieri a Roma al presidente del Centro televisivo vaticano Emilio Rossi il premio alla carriera 2007 Ilaria Alpi

 

Le sfide dell’enciclica "Fidei Donum" e la sua attuazione in Polonia

 

L’imprenditoria giovanile africana necessita di “infrastrutture, riserve finanziarie ed esperti”, solo così si potrà creare nuova occupazione: così il vice segretario generale dell’ONU Anna Tibaijuka

 

24 ORE NEL MONDO:

Oltre 10 morti, a Baghdad, per un’autobomba lanciata contro un’autocisterna. Ieri, uccise oltre 190 persone in diversi attentati

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

19 aprile 2007

 

La Chiesa festeggia il secondo anniversario

di Pontificato di Benedetto XVI

 

Sono le 17.50 del 19 aprile di due anni fa: dal comignolo della Cappella Sistina fuoriesce una fumata di colore incerto. Poi all’improvviso si fa decisamente bianca. E’ stato eletto il Papa! Inizia così l’avventura di Benedetto XVI, chiamato a succedere a Giovanni Paolo II, alla guida della Chiesa per quasi 27 anni. Papa Ratzinger, 265.mo Vicario di Cristo e ottavo Papa tedesco della storia, in due anni di Ministero Petrino ha incontrato 7 milioni e mezzo di persone, ha compiuto tre viaggi italiani e 5 viaggi internazionali: tra gli eventi storici la visita ad Auschwitz e alla Moschea Blu in Turchia. Ha scritto una Enciclica “Deus caritas est”, un’Esortazione apostolica sull’Eucaristia e il libro “Gesù di Nazaret”, appena uscito in libreria. Ripercorriamo i due anni di Pontificato di Benedetto XVI in questo servizio di Sergio Centofanti. 

 

**********

“Habemus papam…” (Annuncio del cardinale protodiacono Jorge Arturo Medina Estévez)

 

Il giovane teologo Joseph Ratzinger desiderava servire il Signore facendo l’insegnante. La preghiera dell’umile penetra le nubi: diventa catechista del mondo:

 

(Prime parole di Benedetto XVI)

“Cari fratelli e care sorelle, dopo il grande Papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore…".

 

La semplicità è una delle note dominanti di Benedetto XVI: la sua parola è chiara, serena, profonda, tocca il cuore e smuove la coscienza. Mite e forte nello stesso tempo. Parla della sua debolezza, chiede di pregare per lui perchè non fugga per paura davanti ai lupi. Il suo gesto è sobrio: chi risplende è Cristo. Le fede – spiega – non è moralismo, non sono proibizioni: è diventare amici di Gesù, è incontrare in modo vivo e concreto  il Dio crocifisso che vuole salvare tutti, anche i nemici:

 

“L’amore del nemico costituisce il nucleo della ‘rivoluzione cristiana’, una rivoluzione non basata su strategie di potere economico, politico o mediatico. La rivoluzione dell’amore, un amore che non poggia in definitiva sulle risorse umane, ma è dono di Dio che si ottiene confidando unicamente e senza riserve sulla sua bontà misericordiosa. Ecco la novità del Vangelo, che cambia il mondo senza far rumore. Ecco l’eroismo dei ‘piccoli’, che credono nell’amore di Dio e lo diffondono anche a costo della vita”. (Angelus del 18-2-2007)

 

Benedetto XVI punta sulla ragionevolezza della fede chiamando anche i non credenti al grande dialogo della verità: il Dio di Gesù è così infinitamente buono, così piccolo e così grande, da essere davvero convincente: 

 

“Se guardiamo alle grandi opzioni, l’opzione cristiana è anche oggi quella più razionale e quella più umana. Per questo possiamo elaborare con fiducia una filosofia, una visione del mondo che sia basata su questa priorità della ragione, su questa fiducia che la Ragione creatrice è amore e che questo amore è Dio”. (Incontro con i giovani in Piazza San Pietro, 6-4-2006)

 

L’importante discorso all’Università di Ratisbona, male interpretato e che i mass media hanno centrato sul rapporto con l’islam, era in realtà rivolto soprattutto all’occidente: un invito ad allargare gli orizzonti della ragione, ridotti dalla moderna cultura solo a ciò che è verificabile nell’esperimento, e così incapace di dialogare con le culture e le religioni. Esorta a ritrovare il gusto della riflessione e, rivolgendosi in particolare ai giovani, a interrogarsi su Dio, a cercare il suo Volto:

 

“Cari giovani amici – quanto è importante oggi proprio questo: non lasciarsi semplicemente portare qua e là nella vita; non accontentarsi di ciò che tutti pensano e dicono e fanno. Scrutare intorno a sé nella ricerca di Dio. Non lasciare che la domanda su Dio si dissolva nelle nostre anime. Il desiderio di ciò che è più grande. Il desiderio di conoscere Lui – il suo Volto…”. (Messa per la Domenica delle Palme, 1-4-2007)

 

La Chiesa – afferma - non ha interessi e non cerca privilegi: vuole solo annunciare Cristo e difendere l’uomo, i più piccoli dalla prepotenza dei forti. Di qui l’enunciazione dei principi non negoziabili: il diritto alla vita per tutti,  la famiglia, la libertà di educazione. Principi non confessionali perché appartengono all’umanità.  Su tali questioni – avverte – “la coscienza, talora sopraffatta dai mezzi di pressione collettiva, non dimostra sufficiente vigilanza”. Spiega le conseguenze devastanti del relativismo, criticando l’assolutismo dogmatico di quei laicisti che vogliono togliere alla Chiesa il diritto alla libera espressione. Denuncia lo scandalo della povertà e della fame, le ingiustizie create da una certa globalizzazione, il neocolonialismo dei Paesi ricchi, il traffico delle armi che cresce nell’indifferenza quasi generale. Ha particolarmente a cuore l’Africa, la Terra Santa e guarda con attenzione verso la Cina e alle sfide e alle speranze nel continente americano, mentre sottolinea il rischio che l’Europa rinnegando i valori cristiani rinneghi se stessa. Vede il male nel mondo che – dice – “nonostante tutti i progressi compiuti … non è affatto vinto; anzi, il suo potere sembra rafforzarsi e vengono presto smascherati tutti i tentativi di nasconderlo”. La sofferenza è un mistero che Dio ha spiegato con la Croce del Figlio:

 

“Cristo, soffrendo per tutti noi, ha conferito un nuovo senso alla sofferenza, l'ha introdotta in una nuova dimensione, in un nuovo ordine: quello dell'amore… La passione di Cristo sulla Croce ha dato un senso radicalmente nuovo alla sofferenza, l'ha trasformata dal di dentro… È la sofferenza che brucia e consuma il male con la fiamma dell'amore… Ogni sofferenza umana, ogni dolore, ogni infermità racchiude una promessa di salvezza”. (Incontro con la Curia Romana,  22\12\2005)

 

Il Papa lavora intensamente per l’ecumenismo e il dialogo con le altre religioni: in particolare quello con l’islam - dice - è di una necessità vitale. Il suo pensiero è ordinato e lineare: esorta i cattolici alla coerenza, a non separare Cristo e la Chiesa, evitando le falsità dei compromessi e del ricorso al cosiddetto male minore. Li invita a riscoprire il silenzio, la meditazione della Bibbia, la preghiera, l’adorazione eucaristica, al di là di ogni vuoto attivismo:

 

“La preghiera non è un accessorio, un optional, ma è questione di vita o di morte. Solo chi prega, infatti, cioè chi si affida a Dio con amore filiale, può entrare nella vita eterna, che è Dio stesso”. (Angelus del 4-3-2007)

 

La fede non è un peso opprimente: anzi dipendere da Dio rende veramente liberi e fare la sua volontà “dona ali per volare in alto” e strappa il nostro io al suo isolamento per farlo diventare “uno in Cristo”. “Io, ma non più io”: è questa la formula della novità cristiana che testimonia al mondo la gioia e la bellezza della fede:

 

“Dio è amore e il suo amore è il segreto della nostra felicità”. (Udienza generale del 21-2-2007)

 

Benedetto XVI trasmette pace, perché attinge alla fonte della pace: Dio, Padre buono, che non ci abbandona mai, neanche nelle notti buie della vita:

 

“Questo nostro mondo è un mondo di paure: paura della miseria e delle povertà, paura delle malattie, delle sofferenze, paura della solitudine, paura della morte. Possiamo cadere, ma alla fine cadiamo nelle mani di Dio. E le mani di Dio sono buone mani”. (Visita alla Parrocchia di Santa Maria Consolatrice, 18-12-2005)

 

(musica)

**********

 

 

La pastorale di Giovanni Paolo II e la teologia di Benedetto XVI

 descritte in due saggi dal loro vicario, il cardinale Camillo Ruini

 

Del secondo anniversario di Pontificato di Benedetto XVI si è parlato anche ieri pomeriggio, alla Pontificia Università Lateranense, alla presentazione di due saggi dedicati dal cardinale vicario, Camillo Ruini, all'attuale Pontefice e al suo predecessore. I due libri si intitolano “Alla sequela di Cristo. Giovanni Paolo II il Servo dei Servi di Dio” e “Verità di Dio e verità dell’uomo. Benedetto XVI e le grandi domande del nostro tempo”. “Il mio sforzo personale è di parlare a tutti e per tutti”, ha detto il cardinale Ruini nell'illustrare la genesi dei due volumetti, pubblicati dalla Cantagalli. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

**********

Due libri attraverso i quali il cardinale Camillo Ruini fa rivivere l’esperienza di Giovanni Paolo II ed introduce al pensiero di Benedetto XVI. Il primo libro è una raccolta di discorsi del porporato che ripercorre - come ha spiegato l'arcivescovo Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici - l’impegno missionario di Giovanni Paolo II e la sua pastorale controcorrente. Il secondo, invece, vuole essere una guida alla teologia di Benedetto XVI, che cerca di far comprendere le sue radici nella Bibbia, nella grande tradizione cristiana e nella storia della cultura europea. Pagine dalle quali emerge lo stetto legame tra verità e speranza, ha osservato mons. Gianpaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace. Ma quale legame leggere nei due testi? Lo spiega ai nostri microfoni il cardinale Ruini:

 

R. - Vi si può leggere il mio rapporto, oltre che con le persone di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, con la persona del Papa in quanto tale, con il ministero del Papa. Da quando ero ragazzo - nella mia parrocchia a Sassuolo, e poi da studente a Roma, all'Università Gregoriana - ho assorbito, si può dire, un profondo convincimento che ha guidato tutta la mia vita e che è stato molto importante, credo, anche per il mio compito di cardinale vicario, di vicario del Papa: la convinzione che, normalmente, parlando, lo spirito di Dio e gli uomini che rappresentano la Chiesa in quanto istituzione - in particolare il Papa, che è il vertice dell’istituzione ecclesiastica - siano in profonda sintonia e che normalmente lo spirito si esprima in primo luogo attraverso questi uomini, che sono al vertice dell’istituzione. Perciò, io ho potuto servire questi Papi dall’intimo del cuore, con una convinzione profonda che veniva dalle mie radici.

 

Per il giornalista Giuliano Ferrara, direttore de Il Foglio, i saggi del porporato fanno riflettere sul tema della verità, oggi inafferrabile nella cultura laica ma che la Chiesa in questi ultimi anni sta proponendo in maniera più comprensibile a tutti. E se le due pubblicazioni fanno conoscere al lettore il 264° e il 265° Pontefice, come guardare al loro avvicendarsi? Ci risponde il rettore della Pontificia Università Lateranense mons. Rino Fisichella:

 

R. - Il successore di Pietro ha dei nomi diversi, ma porta sempre con sé la grande missione che Gesù ha affidato. E la missione che è stata affidata è quella di confermare i fratelli nella fede e di essere per tutti il segno dell’unità.

 

D. - Che cosa sta caratterizzando, secondo lei, il Pontificato di Benedetto XVI?

 

R. - Innanzitutto, direi la sua capacità di comunicare i contenuti anche più difficili con un linguaggio semplice, un linguaggio che arriva al cuore di tutti. Questo spiega anche perché abbiamo una capacità di ritrovarci con un Santo Padre, le cui catechesi, il cui insegnamento sono veramente seguiti. Non solo, basta vedere suo il libro "Gesù di Nazaret", che in una sola giornata ha già venduto migliaia di copie. Questo vuol dire che si trova in lui non soltanto il pastore e la guida, ma anche il pastore intelligente che sa tradurre, sa dare forza, a quelli che sono anche i contenuti più difficili della nostra fede.

**********

 

 

All’indomani del primo incontro tra Benedetto XVI e il nuovo segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, il cardinale Martino auspica,

ai nostri microfoni, la visita del Papa al Palazzo di Vetro

 

Ripristinare la “fiducia nel multilateralismo” e rafforzare “il dialogo tra le culture”: questo, in sintesi, il contenuto dell’incontro tra Benedetto XVI e il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, avvenuto ieri sera in Vaticano. Ban Ki-moon, informa una nota della Sala Stampa della Santa Sede, ha voluto incontrare il Santo Padre nel quadro dei suoi primi viaggi effettuati in Africa, Europa e Medio Oriente, a pochi mesi dalla presa di possesso della carica. L’incontro ha offerto anche l’occasione al segretario generale di rivolgere al Papa un invito ufficiale a visitare la sede delle Nazioni Unite. Il colloquio tra Benedetto XVI e Ban Ki-moon ha voluto, inoltre, sottolineare “l’apprezzamento della Santa Sede per il ruolo centrale svolto dall’Organizzazione nel mantenere la pace nel mondo e promuovere lo sviluppo dei popoli”. Sul significato di questo incontro di ieri, Alessandro Gisotti ha intervistato il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, e per 16 anni Osservatore Permanente della Santa Sede all’ONU di New York:

 

**********

R. – Devo dire che ieri ho avuto anche io il piacere di vedere il mio vecchio amico Ban Ki-Moon. L’appoggio della Santa Sede e in particolare dei Papi alle Nazioni Unite risale fin dalla sua fondazione. E perché i Papi hanno creduto e credono tutt’ora all’ONU? Paolo VI disse: “E’ l’unica via che deve percorrere la civiltà moderna per una intesa tra tutti i popoli”. Ma, allo stesso tempo si aggiunge all’appoggio anche il pungolo alla riforma, perché un Organismo come l’ONU deve mantenersi al passo con i tempi.

 

D. – Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha invitato Benedetto XVI a visitare l’ONU. In considerazione anche di quanta eco hanno avuto il discorso di Paolo VI che lei citava, così come le due visite di Giovanni Paolo II nel ’79 e nel ’95. quali aspettative ci possono essere per una visita di Papa Benedetto XVI?

 

R. – Proprio ieri Ban Ki-moon mi ha detto che ha invitato il Santo Padre e da quello che mi ha anticipato, al suo ritorno a New York farà l’invito ufficiale. Quindi deve aver capito che il Papa non ha detto “no”! Ci auguriamo che lo faccia. Naturalmente Papa Benedetto XVI ci darà davvero una lezione in internazionalismo il giorno che andrà sul podio dell’ONU.

 

D. - Lei conosce da molti anni Ban Ki-moon: che personalità è, in vista del ruolo così importante e significativo che ora si trova a svolgere?

 

R. – Bisogna entrare, anzitutto, nel modo di essere degli orientali, perché altrimenti si possono avere false impressioni. Io che lo conosco bene posso dire, però, che dietro alla sua gentilezza, alla sua timidezza, che a volte è riservatezza, c’è una persona solida, una persona che farà benissimo e che non bisogna giudicare dai primi 100 giorni di governo.

**********

 

Nell’incontro tra il Papa e Ban Ki-moon - informa ancora la Sala Stampa vaticana - si è evocato il contributo che la Chiesa Cattolica e la Santa Sede “possono dare, a partire dalla loro identità e con i mezzi loro propri, all’azione delle Nazioni Unite per la soluzione dei conflitti in atto e il raggiungimento dell’intesa tra le Nazioni”. Sul rinnovato apprezzamento della Santa Sede per il multilateralismo, Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione del prof. Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni Internazionali all’Università Cattolica del Sacro Cuore:

 

**********

R. – Non c’è dubbio che ci sia una tradizione di attenzione al multilateralismo da parte della Santa Sede che si è progressivamente centrata nel tempo. Direi che in questo momento c’è un ritorno, in qualche modo, di prospettiva per questo multilateralismo legato da un lato alla crisi della politica estera americana, dall’altro al fatto che non c’è più Kofi Annan. Ban Ki-moon è sicuramente un personaggio dal profilo meno evidente, rispetto al suo predecessore, però questa è una buona notizia perché mi pare che consenta quel lavoro discreto alle Nazioni Unite che proprio la personalità eccessivamente presenzialista di Kofi aveva impedito.

 

D. – Ban Ki-moon ha invitato Benedetto XVI alle Nazioni Unite. Qualora il Pontefice accettasse, quale incidenza potrebbe avere – al di là dell’aspetto pastorale?

 

R. – Io credo che sia un test importante per due ragioni. La prima è che le Nazioni Unite sono in una forte crisi di legittimazione, data dal fatto che vengono denunciate sempre di più come una Organizzazione tutto sommato espressione della cultura politica occidentale uscita trionfante dalla seconda guerra mondiale. Dall’altra parte, questo Papa parlerà come capo della cattolicità in una stagione storica in cui la questione dei rapporti tra religioni è ben diversa da quella che si presentava ai tempi di Paolo VI e anche di Giovanni Paolo II.

**********

 

 

Nomine

 

In Guatemala, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Los Altos, Quetzaltenango-Totonicapán, presentata da mons. Víctor Hugo Martínez Contreras, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Oscar Julio Vian Morales, salesiano, finora vicario apostolico di El Petén. Mons. Oscar Julio Vian Morales è nato a Guatemala City il 18 ottobre 1947. E’ stato ordinato sacerdote il 15 agosto 1976. Nel 1980 ha ottenuto la licenza in Liturgia presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo. Il 30 novembre 1996 è stato nominato vicario apostolico di El Petén e ha ricevuto la consacrazione episcopale il 1° febbraio del 1997.

 

 

L'impegno dell'ONU di Ginevra per i milioni di sfollati iracheni

 in fuga dal conflitto

 

Una grave emergenza che interessa ormai da lungo tempo l'Iraq riguarda l'emorragia di profughi iracheni, in fuga dall'instabilità che regna nel Paese. Al problema è dedicata in questi giorni, a Ginevra, la Conferenza dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, secondo il quale sono almeno 8 milioni le persone bisognose di assistenza. Fra di esse, spiccano i quasi due milioni di fuoriusciti iracheni - che hanno riparato soprattutto in Siria e in Giordania, ma anche in altri Paesi come Libano, Turchia o Egitto - e i due milioni di sfollati rimasti all’interno del Paese. La nostra collega della redazione inglese, Susy Hodges, ha sentito l'arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore della Santa Sede alle Nazioni Unite di Ginevra:

 

**********

R. - Questo problema si sta sempre più aggravando, perché 40-50 mila persone fuggono dall’Iraq ogni mese. Parliamo veramente di una tragedia umana di proporzioni bibliche, un esodo che sta rischiando di destabilizzare, sotto un’altra forma, il Medio Oriente e che è il più grande movimento di persone forzatamente spinte all’esilio dal 1948, quando cominciò la questione palestinese e l’esodo di quella popolazione. La conclusione è che questa Conferenza ha portato un risultato molto positivo nel creare una sensibilità e ha aperto la porta ad un progresso da parte dei Paesi più benestanti di provvedere risorse per poter affrontare le esigenze scolastiche, di salute, di cibo di tutti questi milioni di persone.

 

D. - Secondo La Santa Sede, la comunità internazionale ha finora un po’ trascurato questa crisi umanitaria, che si sta ormai sempre più aggravando?

 

R. - Il problema dell’attenzione dell’opinione pubblica sul Medio Oriente e soprattutto sull’Iraq era soprattutto rivolto alla violenza, purtroppo, quotidiana e ai continui casi di attentatori suicidi: gli attacchi indiscriminati ai civili sono un segno evidente del poco rispetto per la sacralità della vita. L’attenzione alla vicenda politica e militare, quindi, dominava nei giornali e nei mezzi di comunicazione. La Conferenza, organizzata dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite, ha voluto proprio cercare di spostare l’attenzione e riuscire a far vedere che è necessario dare una priorità immediata ai milioni di persone che si trovano in questo momento sradicati e senza una fattiva possibilità di sopravvivenza, a meno che non ci sia un aiuto al di là e al di sopra di quello che già generosamente hanno potuto fare i Paesi che li ospitano e le cui risorse sono già molto limitate. Hanno, quindi, bisogno della solidarietà della comunità internazionale.

**********

 

 

Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata alla beatificazione di padre Francesco Spoto (sabato 21 a Palermo).

Servizio estero - Turchia: trucidati tre dipendenti di una casa editrice presbiteriana.

Servizio culturale - Un articolo di Andrea Riccardi in ricordo di Rene Remond. Il titolo dell'articolo è "Lavorò instancabilmente a una costruzione intellettuale europea".

Servizio italiano - In primo piano il continuo dramma degli incidenti sul lavoro.

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

19 aprile 2007

 

 

Lo sdegno dell'Europa verso il brutale omicidio di tre cristiani in Turchia. Mons Padovese: il fanatismo mira a destabilizzare un Paese sano

 

Sgozzati perché la loro morte sia "una lezione per i nemici dell'islam". E' la spiegazione resa da alcuni dei 10 fermati dalla polizia turca, accusati di aver partecipato o di essere collegati al barbaro omicidio di tre cristiani protestanti, avvenuto ieri nella città di Malatya, situata nell'est della Turchia. Le tre vittime lavoravano per una casa editrice evangelica: lo stesso luogo dove, verso le 13.30 ora locale, i loro assassini hanno fatto irruzione per poi colpirle a morte. Le indagini della polizia turca si sono dirette subito verso gli ambienti del fondamentalismo islamico. Dopo i primi cinque arresti, nelle ore successive altrettanti uomini sono finiti in manette. Uno degli uccisi era un cittadino tedesco e l'orrore suscitato dalla sua morte ha provocato la netta condanna da parte del governo tedesco. “Siamo profondamente rattristati per il massacro di ieri a Malata”, ha replicato oggi il premier turco, Erdogan. “Le dimensioni del fatto si estendono perché - ha aggiunto - tra gli uccisi c'è anche un tedesco e perché ciò succede nel nostro Paese. I responsabili dell'eccidio dovranno essere giudicati e puniti”. Sulla vicenda, Salvatore Sabatino ha sentito Luigi Geninazzi, editorialista di Avvenire:

 

**********

R. - E’ stata una barbara esecuzione sulla spinta di un fanatismo anticristiano che, purtroppo, esplode in casi di violenza a volte belluina come quella di ieri, e non si tratta di casi isolati. Dobbiamo tener presente che la Turchia è e vuole essere un Paese laico, un Paese che rispetta tutte le religioni, ma dal punto di vista dei sentimenti di una larga parte dell’opinione pubblica e di gruppi minoritari ultranazionalisti e fondamentalisti, c’è invece assolutamente l’odio e l’intolleranza per qualsiasi altra religione.

 

D. - Tra le tante, tantissime condanne per il massacro di ieri, anche quella della Commissione europea. Ora l’ingresso della Turchia in Europa, secondo te, è più lontano?

 

R. - Le discussioni sui numerosi capitoli dell’“Acquis communautaire”, che la Turchia dovrebbe rispettare, sappiamo sono bloccati per quanto riguarda l’Unione doganale, perché c’è il nodo del mancato riconoscimento di Cipro. Ma ovviamente, tutto questo dovrebbe far riflettere sui progressi che ancora deve fare questa nazione. Non è tanto un problema di istituzioni governative. Personalmente, ho molta stima del premier Erdogan: credo che le sue intenzioni da islamico moderato siano buone, seriamente intenzionate a ravvicinare questo Paese sulla strada di una laicità correttamente intesa, verso l’Unione Europea. Però, è tutto il resto che non va, e prima di tutto è la società, questi gruppi sempre più violenti, sempre più attivi che – purtroppo, riconosciamolo – le autorità non riescono a tenere a freno.

 

D. - Dopo il viaggio di Benedetto XVI, ci sono stati - secondo te - dei cambiamenti, delle aperture in questo Paese nei confronti delle altre religioni?

 

R. - Io ho notato un cambiamento negli ambienti della cultura alta che, mentre prima avevano delle riserve, hanno scoperto Benedetto XVI, la sua mitezza nel presentare le convinzioni cristiane.

**********

 

Tra le piccole comunità cristiane che vivono e operano in Turchia figura certamente quella cattolica. Giovanni Augello ha intervistato mons. Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia:

 

**********

R. - La presenza cristiana in Turchia è abbastanza articolata. C’è anche un gruppo relativamente nutrito di protestanti, appartenenti a diverse Chiese, che svolgono un’attività missionaria e di catechesi. Questi che sono stati assassinati appartenevano alla Chiesa presbiteriana e svolgevano questo impegno primario di far conoscere la Parola di Dio attraverso la pubblicazione delle Bibbie.

 

D. - Come ha risposto la comunità cristiana a questo ennesimo attentato?

 

R. - Siamo veramente rattristati, perché vediamo che c’è un susseguirsi di atti di questo tipo che creano sempre un senso di incertezza e di perplessità sulla nostra presenza qui, in Turchia. Nessuno di noi vuole andarsene via, però questi atti ci fanno capire che all’interno di questo Paese, che è fondamentalmente sano, ci sono delle schegge impazzite che non accettano una nostra presenza. Io ho ancora con me un poliziotto di scorta, ad Antiochia, e anche per la nostra parrocchia c’è una scorta, giorno e notte... Sono sintomi che lasciano percepire un certo timore da parte della polizia che possa capitare qualcosa.

 

D. - I fatti di oggi non possono non richiamare alla mente l’omicidio di don Andrea Santoro ma anche quello dell’editore armeno Dink ...

 

R. - Io vorrei ribadire: la popolazione turca è fondamentalmente sana. Sono atti, purtroppo, di alcuni fanatici islamisti e nazionalisti. La loro voce si fa sentire più forte soprattutto in certi momenti. Siamo nella vicinanza delle elezioni presidenziali. E’ possibile mettere in evidenza le due cose: cioè, sono tutti atti che servono a destabilizzare, dando della Turchia un quadro molto negativo.

**********

 

 

CHIESA E SOCIETA’

19 aprile 2007

 

Presentato stamani da mons. Betori a Roma l’incontro

 con Benedetto XVI a Loreto

 

Presentato stamani a Roma l’incontro con Benedetto XVI a Loreto i prossimi 1° e 2 settembre a Loreto, dove sono attesi almeno 300 mila giovani italiani ed 800 delegati dei Paesi europei e del Mediterraneo per incontrare Benedetto XVI sulla spianata di Montorso. 1.300 i volontari che prenderanno parte all’evento. “Un’iniziativa non estemporanea, ma inserita in un percorso” ha sottolineato mons. Giuseppe Betori, segretario generale della CEI, parlando dell’incontro a Loreto il prossimo settembre. Si tratta di un evento che fa parte di un percorso triennale, promosso dalla Conferenza episcopale italiana. L’Agorà dei giovani italiani è l’evento di questo primo anno dedicato all’ascolto del mondo giovanile; l’incontro con il Papa di settembre sarà presieduto da alcune giornate di riflessione sul tema “Come io vi ho amato”. Gli altri due anni saranno dedicati alla dimensione interpersonale dell’evangelizzazione e alla dimensione culturale e sociale dell'annuncio del Vangelo. In questo pellegrinaggio a Loreto i giovani saranno ospitati dalle famiglie di 32 diocesi di Marche, Abruzzo, Umbria ed Emilia Romagna. Nel pomeriggio di sabato, il 1° settembre, il Papa arriverà nella spianata di Montorso, dove si intratterrà in dialogo con i giovani, guidando la meditazione. Seguirà una serata di testimonianze e musica. La mattina della domenica vi sarà la celebrazione delle Lodi e l’Eucaristia presieduta dal Papa, che per questo incontro ha anche preparato una preghiera: “Con Maria, in dialogo con Gesù”. A partecipare alla conferenza stampa anche Guido Bertolaso, capo del Dipartimento della Protezione Civile, che ha parlato di "un'organizzazione che viviamo – ha detto - con trepidazione positiva". (A cura di Debora Donnini)

 

 

I vescovi portoghesi criticano la legge sull’aborto da poco approvata

 in Parlamento: rende l’interruzione della gravidanza una condotta legale in cui lo Stato è imputabile di collaborazione attiva

 

L’episcopato portoghese ha criticato la legislazione sull’aborto da poco approvata dal Parlamento portoghese dopo il referendum. “Si tratta di una legge ingiusta, alla quale non possiamo dare il nostro appoggio – ha detto il presidente della Conferenza episcopale mons. Jorge Ortiga Ferriera da Costa – è nostro dovere continuare a insistere, positivamente, sul valore della vita”. Per i presuli riuniti a Fatima, riferisce l’agenzia SIR, “l’inquadramento giuridico del nuovo testo legislativo non si limita a depenalizzare, ma rende l’interruzione volontaria della gravidanza un diritto, una condotta legale in cui lo Stato è imputabile di collaborazione attiva”. Ricordando che “in democrazia non ci sono leggi immodificabili e irreversibili”, mons. Ortiga ha lamentato “la mancata introduzione di un organismo di consultazione obbligatoria che, senza mettere in discussione la libera scelta della donna, potesse funzionare da elemento dissuasore proponendo opzioni alternative praticabili”. In tal senso, ha promesso, “la Chiesa portoghese s'impegna a rispondere a questa banalizzazione della pratica abortiva con un’azione ed uno sforzo raddoppiati, nel proposito di fornire un sostegno solidale e concreto alle donne in gravidanza e alle famiglie in difficoltà confrontate con l’onere di un’ulteriore maternità”. (T.C.)

 

 

Contro la proposta in Russia di liberalizzare l’eutanasia,

 si schierano ortodossi e scienziati che la definiscono amorale

 

Un disegno di legge allo studio del Consiglio della Federazione russa vuole liberalizzare l’eutanasia. A darne notizia è stato il quotidiano Kommersant. L’agenzia AsiaNews, riferisce della dura opposizione, alla proposta normativa, sia della Chiesa russo-ortodossa, che di esponenti del Parlamento e del mondo accademico. A suggerire lo studio di una nuova regolamentazione dell’eutanasia è stata la presidente della Commissione per le politiche sociali, Valentina Petrenko, favorevole a una liberalizzazione per i casi più gravi. Il suo progetto prevede che la richiesta di cessazione del trattamento di sostentamento vitale venga fatta ai medici dal malato e che questi la registri anche per iscritto attraverso un notaio. Un collegio sanitario avrebbe poi due mesi di tempo per esaminare il caso ed escludere qualsiasi possibilità di cura o miglioramento, prima di accogliere l’istanza. “A questo punto, certificato medico alla mano - spiega la Petrenko - la richiesta viene vagliata da un Consiglio istituito sotto un organo esecutivo, come l’amministrazione regionale. Il Consiglio sarà composto da medici, membri dell’ufficio del pubblico ministero, avvocati e rappresentanti delle organizzazioni pubbliche”. Non si spiegano però le condizioni per le quali un malato potrebbe aver diritto all’eutanasia. In modo generico si citano solo “pazienti speciali che non hanno possibilità di cure e sono tormentati dal male o da una ferita inguaribile”. L’arciprete Vsevolod Chaplin, vicepresidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, ha criticato il disegno di legge ricordando che “è assolutamente amorale dal punto di vista cristiano aiutare qualcuno a commettere un suicidio”. Ha poi auspicato che il dibattito sulla “dolce morte” qualora andasse avanti, coinvolga il più possibile anche le comunità religiose e la società civile: “Dottori e avvocati da soli non possono decidere del destino di questa legge”, ha detto. Stessa posizione quella del presidente dell’Accademia russa delle scienze mediche, Mikhail Davydov. Anche il ministero della Sanità e delle Politiche sociali è critico nei confronti di una possibile liberalizzazione dell’eutanasia, che suscita perplessità pure negli ambienti delle organizzazioni per i diritti umani. Pavel Krasheninnikov, presidente della Commissione legislativa della Duma, ha ricordato infine che “in caso di abusi o sbagli, nei casi di cosiddetta morte volontaria, non saranno possibili rettifiche, come quando si esegue erroneamente una pena di morte”. (T.C.)

 

 

Un biglietto-regalo a Benedetto XVI

per partecipare alle Olimpiadi 2008

 

Tra gli auguri ricevuti dal Santo Padre in occasione del suo 80.mo compleanno, spiccano quelli della comunità cattolica cinese che non solo assicura preghiere per il suo ministero petrino, ma auspica anche la sua presenza alle prossime Olimpiadi di Pechino, in programma nel 2008. L’Agenzia Fides, ha raccolto la testimonianza di un fedele cinese: “Oltre ad attendere con trepidazione la Lettera Pastorale del Santo Padre, vogliamo anche sperare nella Sua presenza in terra cinese. Preghiamo per questo. Lo so che è molto difficile, ma non c’è niente di male a sperare e a pregare per questo”. Un sacerdote di Pechino sottolinea: “Abbiamo recitato un Rosario in più per il nostro Santo Padre. Gli auguriamo di mantenersi sempre in buona salute per condurci verso le verità della Fede. La sua esperienza di vita ci dà la certezza del cammino da percorrere, ci apre una strada costruita con una fede profonda e ferma, vissuta in prima persona. Questo è ciò di cui abbiamo bisogno con urgenza e che due anni di Pontificato ci hanno confermato chiaramente”. (F.F)

 

 

Assegnato ieri a Roma al presidente del Centro televisivo vaticano

 Emilio Rossi il premio alla carriera 2007 Ilaria Alpi

 

Il premio speciale “Ilaria Alpi alla carriera 2007” è stato consegnato ieri a Roma, in Campidoglio, ad Emilio Rossi, presidente del Centro Televisivo Vaticano e del Comitato di applicazione del Codice di autoregolamentazione Tv e minori del ministero delle Comunicazioni. Direttore del Tg1 Rai nel 1975, Rossi nel 1977 fu ‘gambizzato’ dai brigatisti. Da molti è riconosciuto come giornalista rispettoso delle diverse opinioni, impegnato in un giornalismo etico e per quel che possibile obiettivo. “Emilio Rossi è testimone di una professione con valori etici e spirituali - ha detto il presidente nazionale dell’Unione cattolica della stampa italiana (Ucsi) Massimo Milone - ha raccontato e racconta la quotidianità con il respiro della storia, della cultura, della profonda spiritualità. Averlo come testimone, guida, maestro, è motivo di grande orgoglio per i giornalisti dell’Ucsi che, in Emilio Rossi, attualmente coordinatore del Rapporto sulla comunicazione in Italia Ucsi-Censis, hanno un riferimento costante e prestigioso”. Milone ha anche ringraziato gli animatori del premio Ilaria Alpi per l’assegnazione del riconoscimento alla carriera ad Emilio Rossi, offrendo in questo modo “in particolare ai giovani colleghi italiani, quale modello di professionalità e di eticità nella professione, un grande giornalista di ispirazione cristiana che ha sempre inteso il lavoro nel servizio pubblico radiotelevisivo come un servizio civile al paese tutto”. (T.C.)

 

 

Le sfide dell’enciclica "Fidei Donum" e la sua attuazione in Polonia

 

Un Simposio per celebrare il 50° anno dalla pubblicazione dell’enciclica “Fidei donum", è stato celebrato presso l'Universita "Cardinale Stefan Wyszynski" di Varsavia. Organizzato dalle Pontificie Opere Missionarie (POM) della Polonia e dalla Commissione episcopale per le Missioni, è stato dato ampio spazio alla riflessione sulla teologia del documento di Pio XII e sulle sfide affrontate durante questi 50 anni dalla Chiesa della Polonia. Ma anche all’attualità della formazione di futuri missionari fidei donum: fra loro, anche 22 sacerdoti diocesani, che si stanno preparando presso il Centro di Formazione missionaria di Varsavia. Nella sola Polonia, sono più di 300 i preti fidei donum: per 47 anni, la diocesi di Tarnów, nel sud del Paese, ha inviato più di 110 religiosi, oggi presenti in nove Paesi del mondo. (F.F)

 

 

L’imprenditoria giovanile africana necessita di “infrastrutture,

riserve finanziarie ed esperti”, solo così si potrà creare nuova occupazione: così il vice segretario generale dell’ONU Anna Tibaijuka

 

“Sostenere le aziende gestite dai più giovani vuol dire anche, implicitamente, contribuire allo sviluppo urbano”: è quanto ha detto il vice segretario generale dell’ONU, Anna Tibaijuka, in occasione della ‘Giornata per l’impresa della gioventù africana’, organizzata, scrive l’agenzia MISNA, nell’ambito del Consiglio di governo di “UN-Habitat” che si è riunito domenica scorsa a Nairobi, in Kenya. I nuovi imprenditori necessitano di “infrastrutture, riserve finanziarie ed esperti in grado di aiutarli” a mettere in piedi le loro iniziative, ha affermato Anna Tibaijuka, ricordando che il 72 per cento dei residenti nelle baraccopoli delle grandi metropoli dell’Africa sub-sahariana ha meno di 30 anni ed è per lo più impegnato in lavori senza tutela contrattuale e precari. Per il vice segretario generale dell’ONU l’Africa deve promuovere maggiormente l’imprenditoria giovanile, soprattutto nelle grandi aree urbane, dando “l’opportunità ai giovani di credere in loro stessi, raggiungere l’indipendenza economica e creare nuova occupazione”. (T.C.)

 

 

24 ORE NEL MONDO

19 aprile 2007

 

- A cura di Roberta Moretti e Franco Lucchetti -

 

- Non si arresta la violenza in Iraq, all’indomani di una delle giornate più sanguinose dall’inizio della guerra, con 190 morti in diversi attentati a Baghdad. Stamani, un attentatore suicida si è scagliato con un’autobomba contro un camion cisterna in un quartiere sciita della capitale, uccidendo oltre 10 persone e ferendone oltre 20. Ucciso, poi, in un agguato il figlio del vice ministro degli Interni per gli Affari del Nord e tre sue guardie del corpo. Nella notte, infine, in altri attacchi a Baghdad sono morte tre persone, fra cui una ragazza di 18 anni. Per valutare la situazione sul campo, il ministro della Difesa USA, Robert Gates, è giunto stamani a sorpresa nella capitale irachena.

 

- Medio Oriente. Due soldati israeliani sono stati feriti oggi da spari esplosi da un’automobile palestinese in corsa mentre perlustravano in Cisgiordania l'arteria 443, nella zona di Ramallah. Lo ha riferito la Radio militare. Intanto, sul fronte politico, una delegazione diplomatica israeliana è attesa oggi ad Amman, su invito di re Abdallah di Giordania. Al centro dell’incontro, l’iniziativa di pace saudita, approvata di recente dalla Lega Araba a Riad, nel tentativo di risolvere il conflitto israelo-palestinese.

 

- In Afghanistan, truppe americane e afghane hanno ucciso almeno 24 ribelli talebani in una battaglia durata sette ore nella provincia meridionale di Helmand; due soldati statunitensi sono rimasti feriti in modo lieve. Intanto, è stato condannato a morte Reza Khan, uno degli imputati dell’omicidio, nel 2001, dell'inviata del Corriere della Sera, Maria Grazia Cutuli, insieme con il reporter spagnolo, Julio Fuentes, il cameraman, Harry Burton, e il fotografo afgano, Azizullah Haidari. Khan è uno dei 16 imputati condannati ieri da un tribunale afgano, tra i quali anche Timor Shah, responsabile del sequestro, nel 2005, della cooperante italiana, Clementina Cantoni.

 

- Negli Stati Uniti, continuano le indagini dopo il massacro di lunedì al Virginia Tech. Secondo le ultime informazioni, prima di compiere il folle gesto, il giovane assassino sudcoreano ha inviato alla catena televisiva americana NBC dei documenti e alcune foto che lo ritraevano con le armi in pugno. Intanto, le scuole e le università americane stanno adottando nuove misure di sicurezza per l’accesso agli istituti. E in un messaggio al vescovo di Richmond, mons. Francis Xavier DiLorenzo, l’arcivescovo di Seoul, il cardinale Nicholas Cheong Jinsuk, e tutta la comunità cattolica sudcoreana “pregano per le vittime del massacro e per le loro famiglie, affinché riescano a riprendersi da un tale dolore nella sicurezza della vita eterna per i defunti”.

 

- I Paesi alleati della NATO hanno dato il via a Bruxelles agli attesi colloqui sulla controversa proposta degli Stati Uniti di installare uno ‘scudo spaziale’ antimissile in Polonia e Repubblica Ceca. All'appuntamento dell'Alleanza seguirà un incontro del Consiglio NATO-Russia sullo stesso tema. Intanto, il governo ceco ha confermato che il presidente americano, Bush, si recherà in visita a Praga il 5 giugno per discutere della questione.

 

- In Spagna, un sottufficiale dell’esercito che faceva parte della Guardia Real è stato assassinato a Madrid. Lo riferiscono i media citando fonti della polizia. L'uomo, 29 anni, è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco da due o più individui nelle prime ore di oggi.

 

- Qualsiasi tentativo di riconoscere unilateralmente l’indipendenza del Kosovo potrebbe destabilizzare non soltanto la Serbia, ma l’intera regione dei Balcani: è l’avvertimento lanciato dal ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, in una dichiarazione ai giornalisti, dopo l’incontro a Belgrado con il presidente serbo, Boris Tadic. Il mese prossimo, al Consiglio di Sicurezza dell’ONU si aprirà il dibattito sul rapporto presentato dall’inviato delle Nazioni Unite, Ahtisaari, in cui si raccomanda per il Kosovo una forma di indipendenza vigilata dalla comunità internazionale.

 

- Il Parlamento romeno ha votato con 322 voti contro 108 e dieci astensioni in favore dell'impeachment del presidente, Train Basescu, accusato dall’opposizione di “violazione della Costituzione”. E’ attesa ora la reazione del capo dello Stato, che nei giorni scorsi aveva annunciato che in caso di impeachment si sarebbe dimesso “nei successivi cinque minuti”.

 

- La Duma, la Camera bassa del Parlamento russo, indagherà sull’origine delle cosiddette “marce del dissenso”, le ultime due delle quali sono state disperse dalla polizia nello scorso fine settimana a Mosca e a San Pietroburgo. Lo ha annunciato il presidente della Duma, Grizlov, citato dall'agenzia Interfax. Ieri, il presidente del Consiglio della Federazione, Mironov, aveva riconosciuto che la polizia aveva avuto una reazione sproporzionata.

 

- Per il nono giorno consecutivo, i sostenitori dell’opposizione kirghiza sono scesi in piazza nella capitale, Bishkek. Una colonna di 1500 dimostranti – riferisce l'agenzia Itar-Tass – si è diretta verso il Parlamento per chiedere il suo scioglimento. I leader dell’opposizione puntano a riforme costituzionali che rafforzino i poteri dell'esecutivo e del Parlamento, alle dimissioni del presidente, Kurmanbek Bakiev, e a elezioni presidenziali anticipate.

 

- Le elezioni presidenziali e legislative in Nigeria, fissate per il 21 aprile, si svolgeranno nella data prevista. Lo ha annunciato ufficialmente un responsabile della Commissione elettorale nazionale (INEC). La proposta di posticipare le elezioni era stata avanzata da esponenti dell’opposizione, per verificare l’esistenza di presunti brogli elettorali durante la tornata elettorale del 14 aprile, che aveva visto il partito del presidente Obasanjo ottenere un largo consenso.

 

- Si svolge oggi, in Mauritania, la cerimonia di insediamento del nuovo presidente, Sidi Mohammad Ould Sheikh Abdallah. Si tratta di un evento storico per la Mauritania, visto che Abdallah è il primo presidente democraticamente eletto dall'indipendenza del Paese, raggiunta nel 1960. Alla cerimonia di insediamento sono attesi, tra gli altri, il leader libico, Muammar Gheddafi, e il vice segretario di stato americano, John Negroponte.

 

- La Gran Bretagna e gli Stati Uniti iniziano oggi le consultazioni per una nuova risoluzione ONU che condanni il Sudan per la perdurante violenza in Darfur. Lo ha detto ieri il premier, Tony Blair, secondo cui la proposta di risoluzione conterrà, tra l'altro, sanzioni contro le persone coinvolte nelle violenze e un monitoraggio aereo più attento della situazione sul terreno. Da parte sua, il presidente americano, Bush, ha dichiarato che il capo di Stato sudanese, al Bashir, ha “un’ultima possibilità” per porre fine alla violenza nel Darfur, prima che gli Stati Uniti facciano scattare sanzioni o altre misure punitive.

 

- Il Brasile sospenderà gli investimenti in Bolivia, se il governo boliviano nazionalizzerà le due raffinerie della Petrobras, senza un compenso adeguato: è quanto ha detto il presidente  brasiliano, Lula da Silva, dopo che il suo omologo boliviano, Morales, che aveva annunciato l’intenzione di pagare per la due raffinerie da nazionalizzare meno di metà del valore stimato di 180 milioni di dollari, e solo a cose fatte.

 

- La Corte Suprema della Colombia ha annunciato ieri di aver aperto un’indagine preliminare nei confronti del presidente della Camera dei deputati, Alfredo Cuello, e di altri due membri del Parlamento per sospetta collusione con le organizzazioni paramilitari di destra. Nelle ultime ore, inoltre, in un acceso dibattito al Senato, il senatore Gustavo Petro ha presentato presunte prove di un rapporto fra il presidente della Repubblica Alvaro Uribe, e della sua famiglia con capi delle Autodifese Unite della Colombia (AUC), create per affrontare la guerriglia di sinistra delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC).

 

- Gli scontri fra le truppe governative delle Filippine e i ribelli musulmani che si protraggono da quasi una settimana nell'isola di Jolo hanno costretto circa 42 mila persone a lasciare le loro case ed evacuare. Lo sostiene il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (PAM), che prevede di inviare nelle zone dei combattimenti 85 tonnellate di riso.

 

- In Cina, una diga è crollata nella provincia nordoccidentale dello Gansu e quattro villaggi sono stati inondati. 2500 persone sono state evacuate e non si ha per ora notizia di vittime né di feriti. Secondo un responsabile del comune di Nanhua, dove si è verificato il cedimento, negli ultimi giorni forti piogge hanno colpito la regione.