RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 109
- Testo della trasmissione di giovedì
19 aprile 2007
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
La Chiesa festeggia il secondo anniversario di Pontificato
di Benedetto XVI
Oggi su "L'Osservatore Romano"
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Presentato stamani da mons. Giuseppe Betori a Roma l’incontro
con Benedetto XVI a Loreto
Un biglietto-regalo a Benedetto XVI per partecipare alle
Olimpiadi 2008
Le sfide dell’enciclica "Fidei Donum" e la sua
attuazione in Polonia
Oltre
10 morti, a Baghdad, per un’autobomba lanciata contro un’autocisterna. Ieri,
uccise oltre 190 persone in diversi attentati
19 aprile 2007
La Chiesa festeggia il secondo anniversario
di Pontificato di Benedetto XVI
Sono
le 17.50 del 19 aprile di due anni fa: dal comignolo della Cappella Sistina
fuoriesce una fumata di colore incerto. Poi all’improvviso si fa decisamente
bianca. E’ stato eletto il Papa! Inizia così l’avventura di Benedetto XVI,
chiamato a succedere a Giovanni Paolo II, alla guida della Chiesa per quasi 27
anni. Papa Ratzinger, 265.mo Vicario di Cristo e ottavo Papa tedesco della
storia, in due anni di Ministero Petrino ha incontrato 7 milioni e mezzo di
persone, ha compiuto tre viaggi italiani e 5 viaggi internazionali: tra gli
eventi storici la visita ad Auschwitz e alla Moschea Blu in Turchia. Ha scritto
una Enciclica “Deus caritas est”, un’Esortazione apostolica
sull’Eucaristia e il libro “Gesù di Nazaret”, appena uscito in libreria.
Ripercorriamo i due anni di Pontificato di Benedetto XVI in questo servizio di Sergio
Centofanti.
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“Habemus
papam…” (Annuncio del cardinale protodiacono Jorge Arturo Medina Estévez)
Il
giovane teologo Joseph Ratzinger desiderava servire il Signore facendo
l’insegnante. La preghiera dell’umile penetra le nubi: diventa catechista del
mondo:
(Prime
parole di Benedetto XVI)
“Cari fratelli e
care sorelle, dopo il grande Papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno
eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore…".
La
semplicità è una delle note dominanti di Benedetto XVI: la sua parola è chiara,
serena, profonda, tocca il cuore e smuove la coscienza. Mite e forte nello stesso
tempo. Parla della sua debolezza, chiede di pregare per lui perchè non fugga
per paura davanti ai lupi. Il suo gesto è sobrio: chi risplende è Cristo. Le
fede – spiega – non è moralismo, non sono proibizioni: è diventare amici di Gesù,
è incontrare in modo vivo e concreto il
Dio crocifisso che vuole salvare tutti, anche i nemici:
“L’amore
del nemico costituisce il nucleo della ‘rivoluzione cristiana’, una rivoluzione
non basata su strategie di potere economico, politico o mediatico. La
rivoluzione dell’amore, un amore che non poggia in definitiva sulle risorse
umane, ma è dono di Dio che si ottiene confidando unicamente e senza riserve
sulla sua bontà misericordiosa. Ecco la novità del Vangelo, che cambia il mondo
senza far rumore. Ecco l’eroismo dei ‘piccoli’, che credono nell’amore di Dio e
lo diffondono anche a costo della vita”.
(Angelus del 18-2-2007)
Benedetto
XVI punta sulla ragionevolezza della fede chiamando anche i non credenti al
grande dialogo della verità: il Dio di Gesù è così infinitamente buono, così
piccolo e così grande, da essere davvero convincente:
“Se
guardiamo alle grandi opzioni, l’opzione cristiana è anche oggi quella più
razionale e quella più umana. Per questo possiamo elaborare con fiducia una
filosofia, una visione del mondo che sia basata su questa priorità della
ragione, su questa fiducia che la Ragione creatrice è amore e che questo amore
è Dio”. (Incontro con i giovani in Piazza San Pietro,
6-4-2006)
L’importante
discorso all’Università di Ratisbona, male interpretato e che i mass media
hanno centrato sul rapporto con l’islam, era in realtà rivolto soprattutto
all’occidente: un invito ad allargare gli orizzonti della ragione, ridotti
dalla moderna cultura solo a ciò che è verificabile nell’esperimento, e così
incapace di dialogare con le culture e le religioni. Esorta a ritrovare il
gusto della riflessione e, rivolgendosi in particolare ai giovani, a
interrogarsi su Dio, a cercare il suo Volto:
“Cari
giovani amici – quanto è importante oggi proprio questo: non lasciarsi
semplicemente portare qua e là nella vita; non accontentarsi di ciò che tutti
pensano e dicono e fanno. Scrutare intorno a sé nella ricerca di Dio. Non
lasciare che la domanda su Dio si dissolva nelle nostre anime. Il desiderio di
ciò che è più grande. Il desiderio di conoscere Lui – il suo Volto…”. (Messa
per la Domenica delle Palme, 1-4-2007)
La
Chiesa – afferma - non ha interessi e non cerca privilegi: vuole solo annunciare
Cristo e difendere l’uomo, i più piccoli dalla prepotenza dei forti. Di qui l’enunciazione
dei principi non negoziabili: il diritto alla vita per tutti, la famiglia, la libertà di educazione.
Principi non confessionali perché appartengono all’umanità. Su tali questioni – avverte – “la coscienza,
talora sopraffatta dai mezzi di pressione collettiva, non dimostra sufficiente
vigilanza”. Spiega le conseguenze devastanti del relativismo, criticando
l’assolutismo dogmatico di quei laicisti che vogliono togliere alla Chiesa il
diritto alla libera espressione. Denuncia lo scandalo della povertà e della
fame, le ingiustizie create da una certa globalizzazione, il neocolonialismo
dei Paesi ricchi, il traffico delle armi che cresce nell’indifferenza quasi
generale. Ha particolarmente a cuore l’Africa, la Terra Santa e guarda con
attenzione verso la Cina e alle sfide e alle speranze nel continente americano,
mentre sottolinea il rischio che l’Europa rinnegando i valori cristiani
rinneghi se stessa. Vede il male nel mondo che – dice – “nonostante tutti i progressi
compiuti … non è affatto vinto; anzi, il suo potere sembra rafforzarsi e
vengono presto smascherati tutti i tentativi di nasconderlo”. La sofferenza è
un mistero che Dio ha spiegato con la Croce del Figlio:
“Cristo,
soffrendo per tutti noi, ha conferito un nuovo senso alla sofferenza, l'ha
introdotta in una nuova dimensione, in un nuovo ordine: quello dell'amore… La
passione di Cristo sulla Croce ha dato un senso radicalmente nuovo alla
sofferenza, l'ha trasformata dal di dentro… È la sofferenza che brucia e
consuma il male con la fiamma dell'amore… Ogni sofferenza umana, ogni dolore,
ogni infermità racchiude una promessa di salvezza”.
(Incontro con la Curia Romana,
22\12\2005)
Il
Papa lavora intensamente per l’ecumenismo e il dialogo con le altre religioni:
in particolare quello con l’islam - dice - è di una necessità vitale. Il suo
pensiero è ordinato e lineare: esorta i cattolici alla coerenza, a non separare
Cristo e la Chiesa, evitando le falsità dei compromessi e del ricorso al
cosiddetto male minore. Li invita a riscoprire il silenzio, la meditazione
della Bibbia, la preghiera, l’adorazione eucaristica, al di là di ogni vuoto
attivismo:
“La
preghiera non è un accessorio, un optional, ma è questione di vita o di morte.
Solo chi prega, infatti, cioè chi si affida a Dio con amore filiale, può
entrare nella vita eterna, che è Dio stesso”.
(Angelus del 4-3-2007)
La
fede non è un peso opprimente: anzi dipendere da Dio rende veramente liberi e
fare la sua volontà “dona ali per volare in alto” e strappa il nostro io al suo
isolamento per farlo diventare “uno in Cristo”. “Io, ma non più io”: è questa
la formula della novità cristiana che testimonia al mondo la gioia e la
bellezza della fede:
“Dio
è amore e il suo amore è il segreto della nostra felicità”. (Udienza
generale del 21-2-2007)
Benedetto
XVI trasmette pace, perché attinge alla fonte della pace: Dio, Padre buono, che
non ci abbandona mai, neanche nelle notti buie della vita:
“Questo nostro mondo è un mondo di paure: paura della miseria e
delle povertà, paura delle malattie, delle sofferenze, paura della solitudine,
paura della morte. Possiamo cadere, ma alla fine cadiamo nelle mani di Dio. E
le mani di Dio sono buone mani”. (Visita
alla Parrocchia di Santa Maria Consolatrice, 18-12-2005)
(musica)
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La pastorale di Giovanni Paolo II e la teologia di
Benedetto XVI
descritte in
due saggi dal loro vicario, il cardinale Camillo Ruini
Del secondo
anniversario di Pontificato di Benedetto XVI si è parlato anche ieri
pomeriggio, alla Pontificia Università Lateranense, alla presentazione di due
saggi dedicati dal cardinale vicario, Camillo Ruini, all'attuale Pontefice e al
suo predecessore. I due libri si intitolano “Alla sequela di Cristo. Giovanni
Paolo II il Servo dei Servi di Dio” e “Verità di Dio e verità dell’uomo. Benedetto
XVI e le grandi domande del nostro tempo”. “Il mio sforzo personale è di
parlare a tutti e per tutti”, ha detto il cardinale Ruini nell'illustrare la
genesi dei due volumetti, pubblicati dalla Cantagalli. Il servizio di Tiziana
Campisi:
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Due libri attraverso i
quali il cardinale Camillo Ruini fa rivivere l’esperienza di Giovanni Paolo II
ed introduce al pensiero di Benedetto XVI. Il primo libro è una raccolta di
discorsi del porporato che ripercorre - come ha spiegato l'arcivescovo Stanislaw
Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici - l’impegno missionario
di Giovanni Paolo II e la sua pastorale controcorrente. Il secondo, invece,
vuole essere una guida alla teologia di Benedetto XVI, che cerca di far comprendere
le sue radici nella Bibbia, nella grande tradizione cristiana e nella storia
della cultura europea. Pagine dalle quali emerge lo stetto legame tra verità e
speranza, ha osservato mons. Gianpaolo Crepaldi, segretario del Pontificio
Consiglio per la Giustizia e la Pace. Ma quale legame leggere nei due testi? Lo
spiega ai nostri microfoni il cardinale Ruini:
R. - Vi si può leggere
il mio rapporto, oltre che con le persone di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI,
con la persona del Papa in quanto tale, con il ministero del Papa. Da quando
ero ragazzo - nella mia parrocchia a Sassuolo, e poi da studente a Roma,
all'Università Gregoriana - ho assorbito, si può dire, un profondo convincimento
che ha guidato tutta la mia vita e che è stato molto importante, credo, anche
per il mio compito di cardinale vicario, di vicario del Papa: la convinzione
che, normalmente, parlando, lo spirito di Dio e gli uomini che rappresentano la
Chiesa in quanto istituzione - in particolare il Papa, che è il vertice
dell’istituzione ecclesiastica - siano in profonda sintonia e che normalmente
lo spirito si esprima in primo luogo attraverso questi uomini, che sono al
vertice dell’istituzione. Perciò, io ho potuto servire questi Papi dall’intimo
del cuore, con una convinzione profonda che veniva dalle mie radici.
Per il giornalista
Giuliano Ferrara, direttore de Il Foglio, i saggi del porporato fanno
riflettere sul tema della verità, oggi inafferrabile nella cultura laica ma che
la Chiesa in questi ultimi anni sta proponendo in maniera più comprensibile a
tutti. E se le due pubblicazioni fanno conoscere al lettore il 264° e il 265°
Pontefice, come guardare al loro avvicendarsi? Ci risponde il rettore della
Pontificia Università Lateranense mons. Rino Fisichella:
R. - Il successore di
Pietro ha dei nomi diversi, ma porta sempre con sé la grande missione che Gesù
ha affidato. E la missione che è stata affidata è quella di confermare i
fratelli nella fede e di essere per tutti il segno dell’unità.
D. - Che cosa sta
caratterizzando, secondo lei, il Pontificato di Benedetto XVI?
R. - Innanzitutto,
direi la sua capacità di comunicare i contenuti anche più difficili con un
linguaggio semplice, un linguaggio che arriva al cuore di tutti. Questo spiega
anche perché abbiamo una capacità di ritrovarci con un Santo Padre, le cui
catechesi, il cui insegnamento sono veramente seguiti. Non solo, basta vedere
suo il libro "Gesù di Nazaret", che in una sola giornata ha già
venduto migliaia di copie. Questo vuol dire che si trova in lui non soltanto il
pastore e la guida, ma anche il pastore intelligente che sa tradurre, sa dare
forza, a quelli che sono anche i contenuti più difficili della nostra fede.
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All’indomani del
primo incontro tra Benedetto XVI e il nuovo segretario generale dell’ONU, Ban
Ki-moon, il cardinale Martino auspica,
ai nostri microfoni, la visita del Papa al Palazzo
di Vetro
Ripristinare la
“fiducia nel multilateralismo” e rafforzare “il dialogo tra le culture”:
questo, in sintesi, il contenuto dell’incontro tra Benedetto XVI e il
segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, avvenuto ieri sera in Vaticano. Ban
Ki-moon, informa una nota della Sala Stampa della Santa Sede, ha voluto
incontrare il Santo Padre nel quadro dei suoi primi viaggi effettuati in
Africa, Europa e Medio Oriente, a pochi mesi dalla presa di possesso della
carica. L’incontro ha offerto anche l’occasione al segretario generale di
rivolgere al Papa un invito ufficiale a visitare la sede delle Nazioni Unite.
Il colloquio tra Benedetto XVI e Ban Ki-moon ha voluto, inoltre, sottolineare
“l’apprezzamento della Santa Sede per il ruolo centrale svolto
dall’Organizzazione nel mantenere la pace nel mondo e promuovere lo sviluppo
dei popoli”. Sul significato di questo incontro di ieri, Alessandro Gisotti
ha intervistato il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del
Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, e per 16 anni Osservatore
Permanente della Santa Sede all’ONU di New York:
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R. – Devo dire che
ieri ho avuto anche io il piacere di vedere il mio vecchio amico Ban Ki-Moon. L’appoggio
della Santa Sede e in particolare dei Papi alle Nazioni Unite risale fin dalla
sua fondazione. E perché i Papi hanno creduto e credono tutt’ora all’ONU? Paolo
VI disse: “E’ l’unica via che deve percorrere la civiltà moderna per una intesa
tra tutti i popoli”. Ma, allo stesso tempo si aggiunge all’appoggio anche il
pungolo alla riforma, perché un Organismo come l’ONU deve mantenersi al passo
con i tempi.
D. – Il segretario
generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha invitato Benedetto XVI a visitare
l’ONU. In considerazione anche di quanta eco hanno avuto il discorso di Paolo
VI che lei citava, così come le due visite di Giovanni Paolo II nel ’79 e nel
’95. quali aspettative ci possono essere per una visita di Papa Benedetto XVI?
R. – Proprio ieri Ban
Ki-moon mi ha detto che ha invitato il Santo Padre e da quello che mi ha
anticipato, al suo ritorno a New York farà l’invito ufficiale. Quindi deve aver
capito che il Papa non ha detto “no”! Ci auguriamo che lo faccia. Naturalmente
Papa Benedetto XVI ci darà davvero una lezione in internazionalismo il giorno
che andrà sul podio dell’ONU.
D. - Lei conosce da
molti anni Ban Ki-moon: che personalità è, in vista del ruolo così importante e
significativo che ora si trova a svolgere?
R. – Bisogna entrare,
anzitutto, nel modo di essere degli orientali, perché altrimenti si possono
avere false impressioni. Io che lo conosco bene posso dire, però, che dietro
alla sua gentilezza, alla sua timidezza, che a volte è riservatezza, c’è una
persona solida, una persona che farà benissimo e che non bisogna giudicare dai
primi 100 giorni di governo.
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Nell’incontro tra il
Papa e Ban Ki-moon - informa ancora la Sala Stampa vaticana - si è evocato il
contributo che la Chiesa Cattolica e la Santa Sede “possono dare, a partire
dalla loro identità e con i mezzi loro propri, all’azione delle Nazioni Unite
per la soluzione dei conflitti in atto e il raggiungimento dell’intesa tra le
Nazioni”. Sul rinnovato apprezzamento della Santa Sede per il
multilateralismo, Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione del
prof. Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni
Internazionali all’Università Cattolica del Sacro Cuore:
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R. – Non c’è dubbio
che ci sia una tradizione di attenzione al multilateralismo da parte della
Santa Sede che si è progressivamente centrata nel tempo. Direi che in questo
momento c’è un ritorno, in qualche modo, di prospettiva per questo
multilateralismo legato da un lato alla crisi della politica estera americana,
dall’altro al fatto che non c’è più Kofi Annan. Ban Ki-moon è sicuramente un personaggio
dal profilo meno evidente, rispetto al suo predecessore, però questa è una
buona notizia perché mi pare che consenta quel lavoro discreto alle Nazioni
Unite che proprio la personalità eccessivamente presenzialista di Kofi aveva impedito.
D. – Ban Ki-moon ha
invitato Benedetto XVI alle Nazioni Unite. Qualora il Pontefice accettasse,
quale incidenza potrebbe avere – al di là dell’aspetto pastorale?
R. – Io credo che sia
un test importante per due ragioni. La prima è che le Nazioni Unite sono in una
forte crisi di legittimazione, data dal fatto che vengono denunciate sempre di
più come una Organizzazione tutto sommato espressione della cultura politica
occidentale uscita trionfante dalla seconda guerra mondiale. Dall’altra parte,
questo Papa parlerà come capo della cattolicità in una stagione storica in cui
la questione dei rapporti tra religioni è ben diversa da quella che si
presentava ai tempi di Paolo VI e anche di Giovanni Paolo II.
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Nomine
In Guatemala, il Santo
Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Los
Altos, Quetzaltenango-Totonicapán, presentata da mons. Víctor Hugo Martínez
Contreras, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Oscar Julio Vian
Morales, salesiano, finora vicario apostolico di El Petén. Mons. Oscar Julio
Vian Morales è nato a Guatemala City il 18 ottobre 1947. E’ stato ordinato
sacerdote il 15 agosto 1976. Nel 1980 ha ottenuto la licenza in Liturgia presso
il Pontificio Ateneo S. Anselmo. Il 30 novembre 1996 è stato nominato vicario
apostolico di El Petén e ha ricevuto la consacrazione episcopale il 1° febbraio
del 1997.
L'impegno dell'ONU di Ginevra per i milioni di
sfollati iracheni
in fuga dal
conflitto
Una grave emergenza
che interessa ormai da lungo tempo l'Iraq riguarda l'emorragia di profughi
iracheni, in fuga dall'instabilità che regna nel Paese. Al problema è dedicata
in questi giorni, a Ginevra, la Conferenza dell’Alto Commissariato delle
Nazioni Unite per i rifugiati, secondo il quale sono almeno 8 milioni le persone
bisognose di assistenza. Fra di esse, spiccano i quasi due milioni di fuoriusciti
iracheni - che hanno riparato soprattutto in Siria e in Giordania, ma anche in
altri Paesi come Libano, Turchia o Egitto - e i due milioni di sfollati rimasti
all’interno del Paese. La nostra collega della redazione inglese, Susy
Hodges, ha sentito l'arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore della
Santa Sede alle Nazioni Unite di Ginevra:
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R. - Questo problema
si sta sempre più aggravando, perché 40-50 mila persone fuggono dall’Iraq ogni
mese. Parliamo veramente di una tragedia umana di proporzioni bibliche, un
esodo che sta rischiando di destabilizzare, sotto un’altra forma, il Medio
Oriente e che è il più grande movimento di persone forzatamente spinte
all’esilio dal 1948, quando cominciò la questione palestinese e l’esodo di
quella popolazione. La conclusione è che questa Conferenza ha portato un risultato
molto positivo nel creare una sensibilità e ha aperto la porta ad un progresso
da parte dei Paesi più benestanti di provvedere risorse per poter affrontare le
esigenze scolastiche, di salute, di cibo di tutti questi milioni di persone.
D. - Secondo La Santa
Sede, la comunità internazionale ha finora un po’ trascurato questa crisi
umanitaria, che si sta ormai sempre più aggravando?
R. - Il problema
dell’attenzione dell’opinione pubblica sul Medio Oriente e soprattutto
sull’Iraq era soprattutto rivolto alla violenza, purtroppo, quotidiana e ai continui
casi di attentatori suicidi: gli attacchi indiscriminati ai civili sono un
segno evidente del poco rispetto per la sacralità della vita. L’attenzione alla
vicenda politica e militare, quindi, dominava nei giornali e nei mezzi di
comunicazione. La Conferenza, organizzata dall’Alto Commissario delle Nazioni
Unite, ha voluto proprio cercare di spostare l’attenzione e riuscire a far
vedere che è necessario dare una priorità immediata ai milioni di persone che
si trovano in questo momento sradicati e senza una fattiva possibilità di
sopravvivenza, a meno che non ci sia un aiuto al di là e al di sopra di quello
che già generosamente hanno potuto fare i Paesi che li ospitano e le cui
risorse sono già molto limitate. Hanno, quindi, bisogno della solidarietà della
comunità internazionale.
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Oggi su
"L'Osservatore Romano"
Servizio vaticano -
Una pagina dedicata alla beatificazione di padre Francesco Spoto (sabato 21 a
Palermo).
Servizio estero -
Turchia: trucidati tre dipendenti di una casa editrice presbiteriana.
Servizio culturale -
Un articolo di Andrea Riccardi in ricordo di Rene Remond. Il titolo
dell'articolo è "Lavorò instancabilmente a una costruzione intellettuale europea".
Servizio italiano - In
primo piano il continuo dramma degli incidenti sul lavoro.
19 aprile 2007
Lo sdegno dell'Europa
verso il brutale omicidio di tre cristiani in Turchia. Mons Padovese: il
fanatismo mira a destabilizzare un Paese sano
Sgozzati perché la loro
morte sia "una lezione per i nemici dell'islam". E' la spiegazione
resa da alcuni dei 10 fermati dalla polizia turca, accusati di aver partecipato
o di essere collegati al barbaro omicidio di tre cristiani protestanti,
avvenuto ieri nella città di Malatya, situata nell'est della Turchia. Le tre
vittime lavoravano per una casa editrice evangelica: lo stesso luogo dove,
verso le 13.30 ora locale, i loro assassini hanno fatto irruzione per poi
colpirle a morte. Le indagini della polizia turca si sono dirette subito verso
gli ambienti del fondamentalismo islamico. Dopo i primi cinque arresti, nelle
ore successive altrettanti uomini sono finiti in manette. Uno degli uccisi era
un cittadino tedesco e l'orrore suscitato dalla sua morte ha provocato la netta
condanna da parte del governo tedesco. “Siamo profondamente rattristati per il
massacro di ieri a Malata”, ha replicato oggi il premier turco, Erdogan. “Le
dimensioni del fatto si estendono perché - ha aggiunto - tra gli uccisi c'è
anche un tedesco e perché ciò succede nel nostro Paese. I responsabili dell'eccidio
dovranno essere giudicati e puniti”. Sulla vicenda, Salvatore Sabatino
ha sentito Luigi Geninazzi, editorialista di Avvenire:
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R. - E’ stata una
barbara esecuzione sulla spinta di un fanatismo anticristiano che, purtroppo,
esplode in casi di violenza a volte belluina come quella di ieri, e non si
tratta di casi isolati. Dobbiamo tener presente che la Turchia è e vuole essere
un Paese laico, un Paese che rispetta tutte le religioni, ma dal punto di vista
dei sentimenti di una larga parte dell’opinione pubblica e di gruppi minoritari
ultranazionalisti e fondamentalisti, c’è invece assolutamente l’odio e
l’intolleranza per qualsiasi altra religione.
D. - Tra le tante,
tantissime condanne per il massacro di ieri, anche quella della Commissione
europea. Ora l’ingresso della Turchia in Europa, secondo te, è più lontano?
R. - Le discussioni
sui numerosi capitoli dell’“Acquis communautaire”, che la Turchia dovrebbe
rispettare, sappiamo sono bloccati per quanto riguarda l’Unione doganale,
perché c’è il nodo del mancato riconoscimento di Cipro. Ma ovviamente, tutto
questo dovrebbe far riflettere sui progressi che ancora deve fare questa
nazione. Non è tanto un problema di istituzioni governative. Personalmente, ho
molta stima del premier Erdogan: credo che le sue intenzioni da islamico moderato
siano buone, seriamente intenzionate a ravvicinare questo Paese sulla strada di
una laicità correttamente intesa, verso l’Unione Europea. Però, è tutto il resto
che non va, e prima di tutto è la società, questi gruppi sempre più violenti,
sempre più attivi che – purtroppo, riconosciamolo – le autorità non riescono a
tenere a freno.
D. - Dopo il viaggio
di Benedetto XVI, ci sono stati - secondo te - dei cambiamenti, delle aperture
in questo Paese nei confronti delle altre religioni?
R. - Io ho notato un
cambiamento negli ambienti della cultura alta che, mentre prima avevano delle
riserve, hanno scoperto Benedetto XVI, la sua mitezza nel presentare le
convinzioni cristiane.
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Tra le piccole comunità
cristiane che vivono e operano in Turchia figura certamente quella cattolica. Giovanni
Augello ha intervistato mons. Luigi Padovese, vicario apostolico
dell’Anatolia:
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R. - La presenza
cristiana in Turchia è abbastanza articolata. C’è anche un gruppo relativamente
nutrito di protestanti, appartenenti a diverse Chiese, che svolgono un’attività
missionaria e di catechesi. Questi che sono stati assassinati appartenevano
alla Chiesa presbiteriana e svolgevano questo impegno primario di far conoscere
la Parola di Dio attraverso la pubblicazione delle Bibbie.
D. - Come ha risposto la
comunità cristiana a questo ennesimo attentato?
R. - Siamo veramente
rattristati, perché vediamo che c’è un susseguirsi di atti di questo tipo che
creano sempre un senso di incertezza e di perplessità sulla nostra presenza
qui, in Turchia. Nessuno di noi vuole andarsene via, però questi atti ci fanno
capire che all’interno di questo Paese, che è fondamentalmente sano, ci sono
delle schegge impazzite che non accettano una nostra presenza. Io ho ancora con
me un poliziotto di scorta, ad Antiochia, e anche per la nostra parrocchia c’è
una scorta, giorno e notte... Sono sintomi che lasciano percepire un certo
timore da parte della polizia che possa capitare qualcosa.
D. - I fatti di oggi non
possono non richiamare alla mente l’omicidio di don Andrea Santoro ma anche
quello dell’editore armeno Dink ...
R. - Io vorrei ribadire:
la popolazione turca è fondamentalmente sana. Sono atti, purtroppo, di alcuni
fanatici islamisti e nazionalisti. La loro voce si fa sentire più forte
soprattutto in certi momenti. Siamo nella vicinanza delle elezioni presidenziali.
E’ possibile mettere in evidenza le due cose: cioè, sono tutti atti che servono
a destabilizzare, dando della Turchia un quadro molto negativo.
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19 aprile 2007
Presentato stamani da mons. Betori a Roma
l’incontro
con Benedetto XVI a Loreto
Presentato stamani a
Roma l’incontro con Benedetto XVI a Loreto i prossimi 1° e 2 settembre a
Loreto, dove sono attesi almeno 300 mila giovani italiani ed 800 delegati dei
Paesi europei e del Mediterraneo per incontrare Benedetto XVI sulla spianata di
Montorso. 1.300 i volontari che prenderanno parte all’evento. “Un’iniziativa
non estemporanea, ma inserita in un percorso” ha sottolineato mons. Giuseppe
Betori, segretario generale della CEI, parlando dell’incontro a Loreto il
prossimo settembre. Si tratta di un evento che fa parte di un percorso
triennale, promosso dalla Conferenza episcopale italiana. L’Agorà dei giovani
italiani è l’evento di questo primo anno dedicato all’ascolto del mondo
giovanile; l’incontro con il Papa di settembre sarà presieduto da alcune
giornate di riflessione sul tema “Come io vi ho amato”. Gli altri due anni
saranno dedicati alla dimensione interpersonale dell’evangelizzazione e alla
dimensione culturale e sociale dell'annuncio del Vangelo. In questo
pellegrinaggio a Loreto i giovani saranno ospitati dalle famiglie di 32 diocesi
di Marche, Abruzzo, Umbria ed Emilia Romagna. Nel pomeriggio di sabato, il 1°
settembre, il Papa arriverà nella spianata di Montorso, dove si intratterrà in
dialogo con i giovani, guidando la meditazione. Seguirà una serata di
testimonianze e musica. La mattina della domenica vi sarà la celebrazione delle
Lodi e l’Eucaristia presieduta dal Papa, che per questo incontro ha anche
preparato una preghiera: “Con Maria, in dialogo con Gesù”. A partecipare alla
conferenza stampa anche Guido Bertolaso, capo del Dipartimento della Protezione
Civile, che ha parlato di "un'organizzazione che viviamo – ha detto - con
trepidazione positiva". (A cura di Debora Donnini)
I vescovi portoghesi
criticano la legge sull’aborto da poco approvata
in
Parlamento: rende l’interruzione della gravidanza una condotta legale in cui lo
Stato è imputabile di collaborazione attiva
L’episcopato
portoghese ha criticato la legislazione sull’aborto da poco approvata dal
Parlamento portoghese dopo il referendum. “Si tratta di una legge ingiusta,
alla quale non possiamo dare il nostro appoggio – ha detto il presidente della
Conferenza episcopale mons. Jorge Ortiga Ferriera da Costa – è nostro dovere
continuare a insistere, positivamente, sul valore della vita”. Per i presuli
riuniti a Fatima, riferisce l’agenzia SIR, “l’inquadramento giuridico del nuovo
testo legislativo non si limita a depenalizzare, ma rende l’interruzione
volontaria della gravidanza un diritto, una condotta legale in cui lo Stato è
imputabile di collaborazione attiva”. Ricordando che “in democrazia non ci sono
leggi immodificabili e irreversibili”, mons. Ortiga ha lamentato “la mancata
introduzione di un organismo di consultazione obbligatoria che, senza mettere
in discussione la libera scelta della donna, potesse funzionare da elemento
dissuasore proponendo opzioni alternative praticabili”. In tal senso, ha
promesso, “la Chiesa portoghese s'impegna a rispondere a questa banalizzazione
della pratica abortiva con un’azione ed uno sforzo raddoppiati, nel proposito
di fornire un sostegno solidale e concreto alle donne in gravidanza e alle famiglie
in difficoltà confrontate con l’onere di un’ulteriore maternità”. (T.C.)
Contro la proposta in Russia di liberalizzare
l’eutanasia,
si schierano
ortodossi e scienziati che la definiscono amorale
Un disegno di legge
allo studio del Consiglio della Federazione russa vuole liberalizzare
l’eutanasia. A darne notizia è stato il quotidiano Kommersant. L’agenzia
AsiaNews, riferisce della dura opposizione, alla proposta normativa, sia della
Chiesa russo-ortodossa, che di esponenti del Parlamento e del mondo accademico.
A suggerire lo studio di una nuova regolamentazione dell’eutanasia è stata la
presidente della Commissione per le politiche sociali, Valentina Petrenko,
favorevole a una liberalizzazione per i casi più gravi. Il suo progetto prevede
che la richiesta di cessazione del trattamento di sostentamento vitale venga
fatta ai medici dal malato e che questi la registri anche per iscritto
attraverso un notaio. Un collegio sanitario avrebbe poi due mesi di tempo per
esaminare il caso ed escludere qualsiasi possibilità di cura o miglioramento,
prima di accogliere l’istanza. “A questo punto, certificato medico alla mano -
spiega la Petrenko - la richiesta viene vagliata da un Consiglio istituito
sotto un organo esecutivo, come l’amministrazione regionale. Il Consiglio sarà
composto da medici, membri dell’ufficio del pubblico ministero, avvocati e
rappresentanti delle organizzazioni pubbliche”. Non si spiegano però le
condizioni per le quali un malato potrebbe aver diritto all’eutanasia. In modo
generico si citano solo “pazienti speciali che non hanno possibilità di cure e
sono tormentati dal male o da una ferita inguaribile”. L’arciprete Vsevolod
Chaplin, vicepresidente del Dipartimento per le relazioni esterne del
Patriarcato di Mosca, ha criticato il disegno di legge ricordando che “è
assolutamente amorale dal punto di vista cristiano aiutare qualcuno a
commettere un suicidio”. Ha poi auspicato che il dibattito sulla “dolce morte”
qualora andasse avanti, coinvolga il più possibile anche le comunità religiose
e la società civile: “Dottori e avvocati da soli non possono decidere del
destino di questa legge”, ha detto. Stessa posizione quella del presidente
dell’Accademia russa delle scienze mediche, Mikhail Davydov. Anche
il ministero della Sanità e delle Politiche sociali è critico nei
confronti di una possibile liberalizzazione dell’eutanasia, che suscita
perplessità pure negli ambienti delle organizzazioni per i diritti umani. Pavel
Krasheninnikov, presidente della Commissione legislativa della Duma, ha ricordato
infine che “in caso di abusi o sbagli, nei casi di cosiddetta morte volontaria,
non saranno possibili rettifiche, come quando si esegue erroneamente una pena
di morte”. (T.C.)
Un biglietto-regalo a Benedetto XVI
per partecipare alle Olimpiadi 2008
Tra gli auguri
ricevuti dal Santo Padre in occasione del suo 80.mo compleanno, spiccano quelli
della comunità cattolica cinese che non solo assicura preghiere per il suo
ministero petrino, ma auspica anche la sua presenza alle prossime Olimpiadi di
Pechino, in programma nel 2008. L’Agenzia Fides, ha raccolto la testimonianza
di un fedele cinese: “Oltre ad attendere con trepidazione la Lettera Pastorale
del Santo Padre, vogliamo anche sperare nella Sua presenza in terra cinese.
Preghiamo per questo. Lo so che è molto difficile, ma non c’è niente di male a
sperare e a pregare per questo”. Un sacerdote di Pechino sottolinea: “Abbiamo
recitato un Rosario in più per il nostro Santo Padre. Gli auguriamo di mantenersi
sempre in buona salute per condurci verso le verità della Fede. La sua
esperienza di vita ci dà la certezza del cammino da percorrere, ci apre una
strada costruita con una fede profonda e ferma, vissuta in prima persona.
Questo è ciò di cui abbiamo bisogno con urgenza e che due anni di Pontificato ci
hanno confermato chiaramente”. (F.F)
Assegnato ieri a Roma al presidente del Centro
televisivo vaticano
Emilio Rossi
il premio alla carriera 2007 Ilaria Alpi
Il premio speciale
“Ilaria Alpi alla carriera 2007” è stato consegnato ieri a Roma, in Campidoglio,
ad Emilio Rossi, presidente del Centro Televisivo Vaticano e del Comitato di
applicazione del Codice di autoregolamentazione Tv e minori del ministero delle
Comunicazioni. Direttore del Tg1 Rai nel 1975, Rossi nel 1977 fu ‘gambizzato’
dai brigatisti. Da molti è riconosciuto come giornalista rispettoso delle
diverse opinioni, impegnato in un giornalismo etico e per quel che possibile
obiettivo. “Emilio Rossi è testimone di una professione con valori etici e
spirituali - ha detto il presidente nazionale dell’Unione cattolica della
stampa italiana (Ucsi) Massimo Milone - ha raccontato e racconta la
quotidianità con il respiro della storia, della cultura, della profonda
spiritualità. Averlo come testimone, guida, maestro, è motivo di grande
orgoglio per i giornalisti dell’Ucsi che, in Emilio Rossi, attualmente
coordinatore del Rapporto sulla comunicazione in Italia Ucsi-Censis, hanno un
riferimento costante e prestigioso”. Milone ha anche ringraziato gli animatori
del premio Ilaria Alpi per l’assegnazione del riconoscimento alla carriera ad
Emilio Rossi, offrendo in questo modo “in particolare ai giovani colleghi italiani,
quale modello di professionalità e di eticità nella professione, un grande giornalista
di ispirazione cristiana che ha sempre inteso il lavoro nel servizio pubblico
radiotelevisivo come un servizio civile al paese tutto”. (T.C.)
Le sfide dell’enciclica "Fidei Donum" e
la sua attuazione in Polonia
Un Simposio per
celebrare il 50° anno dalla pubblicazione dell’enciclica “Fidei donum", è
stato celebrato presso l'Universita "Cardinale Stefan Wyszynski" di
Varsavia. Organizzato dalle Pontificie Opere Missionarie (POM) della Polonia e
dalla Commissione episcopale per le Missioni, è stato dato ampio spazio alla
riflessione sulla teologia del documento di Pio XII e sulle sfide affrontate
durante questi 50 anni dalla Chiesa della Polonia. Ma anche all’attualità della
formazione di futuri missionari fidei donum: fra loro, anche 22
sacerdoti diocesani, che si stanno preparando presso il Centro di Formazione
missionaria di Varsavia. Nella sola Polonia, sono più di 300 i preti fidei
donum: per 47 anni, la diocesi di Tarnów, nel sud del Paese, ha inviato più
di 110 religiosi, oggi presenti in nove Paesi del mondo. (F.F)
L’imprenditoria
giovanile africana necessita di “infrastrutture,
riserve finanziarie ed esperti”, solo così si potrà
creare nuova occupazione: così il vice segretario generale dell’ONU Anna
Tibaijuka
“Sostenere le aziende
gestite dai più giovani vuol dire anche, implicitamente, contribuire allo
sviluppo urbano”: è quanto ha detto il vice segretario generale dell’ONU, Anna
Tibaijuka, in occasione della ‘Giornata per l’impresa della gioventù africana’,
organizzata, scrive l’agenzia MISNA, nell’ambito del Consiglio di governo di
“UN-Habitat” che si è riunito domenica scorsa a Nairobi, in Kenya. I nuovi
imprenditori necessitano di “infrastrutture, riserve finanziarie ed esperti in
grado di aiutarli” a mettere in piedi le loro iniziative, ha affermato Anna
Tibaijuka, ricordando che il 72 per cento dei residenti nelle baraccopoli delle
grandi metropoli dell’Africa sub-sahariana ha meno di 30 anni ed è per lo più
impegnato in lavori senza tutela contrattuale e precari. Per il vice segretario
generale dell’ONU l’Africa deve promuovere maggiormente l’imprenditoria
giovanile, soprattutto nelle grandi aree urbane, dando “l’opportunità ai
giovani di credere in loro stessi, raggiungere l’indipendenza economica e
creare nuova occupazione”. (T.C.)
19 aprile 2007
- A cura di Roberta Moretti e Franco Lucchetti -
- Non si
arresta la violenza in Iraq, all’indomani di una delle giornate più sanguinose
dall’inizio della guerra, con 190 morti in diversi attentati a Baghdad. Stamani,
un attentatore suicida si è scagliato con un’autobomba contro un camion
cisterna in un quartiere sciita della capitale, uccidendo oltre 10 persone e
ferendone oltre 20. Ucciso, poi, in un agguato il figlio del vice ministro
degli Interni per gli Affari del Nord e tre sue guardie del corpo. Nella notte,
infine, in altri attacchi a Baghdad sono morte tre persone, fra cui una ragazza
di 18 anni. Per valutare la situazione sul campo, il ministro della Difesa USA,
Robert Gates, è giunto stamani a sorpresa nella capitale irachena.
- Medio
Oriente. Due soldati israeliani sono stati feriti oggi da spari esplosi da
un’automobile palestinese in corsa mentre perlustravano in Cisgiordania
l'arteria 443, nella zona di Ramallah. Lo ha riferito la Radio militare.
Intanto, sul fronte politico, una delegazione diplomatica israeliana è
attesa oggi ad Amman, su invito di re Abdallah di Giordania. Al centro
dell’incontro, l’iniziativa di pace saudita, approvata di recente dalla Lega
Araba a Riad, nel tentativo di risolvere il conflitto israelo-palestinese.
- In
Afghanistan, truppe americane e afghane hanno ucciso almeno 24 ribelli talebani
in una battaglia durata sette ore nella provincia meridionale di Helmand; due soldati
statunitensi sono rimasti feriti in modo lieve. Intanto,
è stato condannato a morte Reza Khan, uno degli imputati dell’omicidio, nel
2001, dell'inviata del Corriere della Sera, Maria Grazia Cutuli, insieme con il
reporter spagnolo, Julio Fuentes, il cameraman, Harry Burton, e il fotografo
afgano, Azizullah Haidari. Khan è uno dei 16 imputati condannati ieri da
un tribunale afgano, tra i quali anche Timor Shah, responsabile del sequestro,
nel 2005, della cooperante italiana, Clementina Cantoni.
- Negli Stati Uniti, continuano le indagini dopo il massacro di lunedì al
Virginia Tech. Secondo le ultime informazioni, prima di compiere il folle
gesto, il giovane assassino sudcoreano ha inviato alla catena televisiva
americana NBC dei documenti e alcune foto che lo ritraevano con le armi in
pugno. Intanto, le scuole e le università americane stanno adottando nuove
misure di sicurezza per l’accesso agli istituti. E in un messaggio al vescovo
di Richmond, mons. Francis Xavier DiLorenzo, l’arcivescovo di Seoul, il
cardinale Nicholas Cheong Jinsuk, e tutta la comunità cattolica sudcoreana
“pregano per le vittime del massacro e per le loro famiglie, affinché riescano
a riprendersi da un tale dolore nella sicurezza della vita eterna per i
defunti”.
- I Paesi
alleati della NATO hanno dato il via a Bruxelles agli attesi colloqui sulla
controversa proposta degli Stati Uniti di installare uno ‘scudo spaziale’
antimissile in Polonia e Repubblica Ceca. All'appuntamento dell'Alleanza
seguirà un incontro del Consiglio NATO-Russia sullo stesso tema. Intanto, il
governo ceco ha confermato che il presidente americano, Bush, si recherà in visita
a Praga il 5 giugno per discutere della questione.
- In
Spagna, un sottufficiale dell’esercito che faceva parte della Guardia Real è
stato assassinato a Madrid. Lo riferiscono i media citando fonti della polizia.
L'uomo, 29 anni, è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco da due o più individui
nelle prime ore di oggi.
-
Qualsiasi tentativo di riconoscere unilateralmente l’indipendenza del Kosovo potrebbe
destabilizzare non soltanto la Serbia, ma l’intera regione dei Balcani: è
l’avvertimento lanciato dal ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, in una
dichiarazione ai giornalisti, dopo l’incontro a Belgrado con il presidente
serbo, Boris Tadic. Il mese prossimo, al Consiglio di Sicurezza dell’ONU si
aprirà il dibattito sul rapporto presentato dall’inviato delle Nazioni Unite,
Ahtisaari, in cui si raccomanda per il Kosovo una forma di indipendenza
vigilata dalla comunità internazionale.
- Il
Parlamento romeno ha votato con 322 voti contro 108 e dieci astensioni in
favore dell'impeachment del presidente, Train Basescu, accusato
dall’opposizione di “violazione della Costituzione”. E’ attesa ora la reazione
del capo dello Stato, che nei giorni scorsi aveva annunciato che in caso di impeachment
si sarebbe dimesso “nei successivi cinque minuti”.
- La Duma,
la Camera bassa del Parlamento russo, indagherà sull’origine delle cosiddette
“marce del dissenso”, le ultime due delle quali sono state disperse dalla
polizia nello scorso fine settimana a Mosca e a San Pietroburgo. Lo ha annunciato
il presidente della Duma, Grizlov, citato dall'agenzia Interfax. Ieri, il presidente
del Consiglio della Federazione, Mironov, aveva riconosciuto che la polizia
aveva avuto una reazione sproporzionata.
- Per il
nono giorno consecutivo, i sostenitori dell’opposizione kirghiza sono scesi in
piazza nella capitale, Bishkek. Una colonna di 1500 dimostranti – riferisce l'agenzia
Itar-Tass – si è diretta verso il Parlamento per chiedere il suo scioglimento.
I leader dell’opposizione puntano a riforme costituzionali che rafforzino i poteri
dell'esecutivo e del Parlamento, alle dimissioni del presidente, Kurmanbek Bakiev,
e a elezioni presidenziali anticipate.
- Le elezioni
presidenziali e legislative in Nigeria, fissate per il 21 aprile, si svolgeranno
nella data prevista. Lo ha annunciato ufficialmente un responsabile della
Commissione elettorale nazionale (INEC). La proposta di posticipare le elezioni
era stata avanzata da esponenti dell’opposizione, per verificare l’esistenza di
presunti brogli elettorali durante la tornata elettorale del 14 aprile, che
aveva visto il partito del presidente Obasanjo ottenere un largo consenso.
- Si
svolge oggi, in Mauritania, la cerimonia di insediamento del nuovo presidente,
Sidi Mohammad Ould Sheikh Abdallah. Si tratta di un evento storico per la
Mauritania, visto che Abdallah è il primo presidente democraticamente eletto dall'indipendenza
del Paese, raggiunta nel 1960. Alla cerimonia di insediamento sono attesi, tra
gli altri, il leader libico, Muammar Gheddafi, e il vice segretario di stato
americano, John Negroponte.
- La Gran
Bretagna e gli Stati Uniti iniziano oggi le consultazioni per una nuova
risoluzione ONU che condanni il Sudan per la perdurante violenza in Darfur. Lo
ha detto ieri il premier, Tony Blair, secondo cui la proposta di risoluzione
conterrà, tra l'altro, sanzioni contro le persone coinvolte nelle violenze e un
monitoraggio aereo più attento della situazione sul terreno. Da parte sua, il
presidente americano, Bush, ha dichiarato che il capo di Stato sudanese, al
Bashir, ha “un’ultima possibilità” per porre fine alla violenza nel Darfur,
prima che gli Stati Uniti facciano scattare sanzioni o altre misure punitive.
- Il
Brasile sospenderà gli investimenti in Bolivia, se il governo boliviano nazionalizzerà
le due raffinerie della Petrobras, senza un compenso adeguato: è quanto ha
detto il presidente brasiliano, Lula da
Silva, dopo che il suo omologo boliviano, Morales, che aveva annunciato
l’intenzione di pagare per la due raffinerie da nazionalizzare meno di metà del
valore stimato di 180 milioni di dollari, e solo a cose fatte.
- La Corte
Suprema della Colombia ha annunciato ieri di aver aperto un’indagine
preliminare nei confronti del presidente della Camera dei deputati, Alfredo
Cuello, e di altri due membri del Parlamento per sospetta collusione con le
organizzazioni paramilitari di destra. Nelle ultime ore, inoltre, in un acceso
dibattito al Senato, il senatore Gustavo Petro ha presentato presunte prove di
un rapporto fra il presidente della Repubblica Alvaro Uribe, e della sua
famiglia con capi delle Autodifese Unite della Colombia (AUC), create per
affrontare la guerriglia di sinistra delle Forze Armate Rivoluzionarie della
Colombia (FARC).
- Gli
scontri fra le truppe governative delle Filippine e i ribelli musulmani che si
protraggono da quasi una settimana nell'isola di Jolo hanno costretto circa 42
mila persone a lasciare le loro case ed evacuare. Lo sostiene il Programma
Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (PAM), che prevede di inviare nelle
zone dei combattimenti 85 tonnellate di riso.
- In Cina, una diga è
crollata nella provincia nordoccidentale dello Gansu e quattro villaggi sono
stati inondati. 2500 persone sono state evacuate e non si ha per ora notizia di
vittime né di feriti. Secondo un responsabile del comune di Nanhua, dove si è
verificato il cedimento, negli ultimi giorni forti piogge hanno colpito la
regione.