RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 107  - Testo della trasmissione di martedì 17 aprile 2007

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La bellezza della musica possa elevare gli uomini a Dio aiutandoli a costruire un mondo di amore e di pace: così il Papa al Concerto in Vaticano per i suoi 80 anni

 

Il Papa al Capitolo metropolitano di Monaco: i cristiani testimonino la gioia della fede come forza di bene che risana e pacifica il mondo - La nostra vita è nelle buone mani del Signore: le parole del Papa durante il pranzo con i cardinali nel giorno del suo compleanno

 

Presentata nella Sala Stampa vaticana la visita di Benedetto XVI a Vigevano e Pavia. Il Papa pregherà accanto alle spoglie di Sant'Agostino: ai nostri microfoni padre Robert Prevost, padre Vittorino Grossi e padre Giustino Casciano

 

Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

"Una tragedia senza senso": il dolore del Papa per la strage in una scuola della Virginia. L’America s’interroga sulla violenza nella società e sul diritto del possesso delle armi: la riflessione del prof. John Harper e del sociologo Sabino Acquaviva

 

Il dramma invisibile degli oltre 25 milioni di profughi interni nel mondo: intervista con Laura Boldrini

 

Giornata mondiale dell'Emofilia: difficile curarsi nei Paesi poveri per l'alto costo dei farmaci. La testimonianza di Giovanni Nicoletti

 

100 anni fa raggiungeva il suo apice la grande immigrazione europea in America: con  noi il padre scalabriniano Graziano Battistella

 

CHIESA E SOCIETA’:

A Londra, Santa Messa nella Cattedrale di Westminster per gli 80 anni di Benedetto XVI

 

L’Europa secondo Benedetto XVI: all’Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede, ciclo di Conferenze sul pensiero del Papa

 

No all'“offuscamento della grammatica dell’umano”: messaggio CEI per la Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore di domenica prossima

 

Violenza sui minori, prevenzione dell’infanticidio, assistenza delle madri a rischio: temi dell’audizione di oggi a Bruxelles, dal titolo: “Strategia dell’Unione Europea sui diritti dei minori”

 

Dal 23 al 28 aprile prossimi, la quarta edizione della maratona pellegrinaggio in Terra Santa, intitolata a Giovanni Paolo II

 

“Continuare a dialogare e conoscersi”: così, il custode di Terra Santa, padre Pizzaballa, dopo la cerimonia allo Yad Vashem di Gerusalemme per la Giornata della memoria

 

“Rosari da Betlemme”: in Italia, diffuse 15 mila coroncine per aiutare i cristiani in Terra Santa

 

“Perdono, riconciliazione e buon governo”: temi del II Forum degli studenti cattolici della Repubblica Democratica del Congo  

 

La Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles istituisce una cappellania per gli zingari

 

24 ORE NEL MONDO:

Sempre più grave l’emergenza profughi in Iraq: anche molte famiglie cristiane costrette ad abbandonare le loro case.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

17 aprile 2007

 

 

La bellezza della musica possa elevare gli uomini a Dio aiutandoli

a costruire un mondo di amore e di pace:

così il Papa al Concerto in Vaticano per i suoi 80 anni

 

Giorno di preghiera e di meditazione oggi per Benedetto XVI che domani terrà in Piazza San Pietro un'udienza generale in qualche modo segnata ancora dai festeggiamenti per l'80° compleanno appena passato e dalla significativa data del secondo anniversario del Pontificato che cadrà, il giorno dopo, giovedì 19 aprile. Ieri nel giorno del suo compleanno sono giunti auguri da tutto il mondo: autorità ecclesiali, civili e semplici fedeli e cittadini di tanti Paesi hanno fatto pervenire al Papa la loro stima e il loro affetto in tanti modi diversi. Ieri è stato anche il primo giorno per Italia, Germania e Polonia, del libro di Benedetto XVI "Gesù di Nazaret": è stato un boom di vendite. E sempre ieri, nel pomeriggio, si è svolto nell'Aula Paolo VI in Vaticano il concerto dell’Orchestra Sinfonica della Radio-Televisione di Stoccarda, in onore del Papa. Ascoltiamo in proposito il servizio di A.V..  

 

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“Ringrazio Iddio per avermi posto accanto la musica quasi come una compagna di viaggio, che sempre mi ha offerto conforto e gioia”

 

L’omaggio musicale, che Joseph Ratzinger riceve nel giorno del suo 80.mo compleanno dall’Orchestra Sinfonica della Radio Televisione di Stoccarda, è dono di una vita intera, accolto sin dall’infanzia nella pratica corale e all’amato pianoforte, e che il Papa partecipa al folto pubblico in platea come a quanti collegati dai mass media, e si direbbe al mondo intero, unito pur nelle differenze culturali e religiose – dici - dal linguaggio universale della musica:

 

“Sono convinto che la musica – e qui penso in particolare al grande Mozart e naturalmente a molti altri compositori – sia veramente il linguaggio universale della bellezza, capace di unire fra loro gli uomini di buona volontà su tutta la terra e di portarli ad alzare lo sguardo verso l’Alto ed ad aprirsi al Bene e al Bello assoluti, che hanno la loro ultima sorgente in Dio stesso”.

 

(musica)

 

Introdotto con maestosa festosità da una fanfara di ottoni disposti ai lati dell’orchestra – la Canzon di Giovanni Gabrieli dalle “Sacre Sinfonie” - il programma ha trovato un momento lirico nella soave leggerezza di Mozart, tra gli autori prediletti dal Pontefice: il giovanile III Concerto in Sol maggiore per violino. Silenzio assoluto durante la cadenza solista, in cui le note acute e gli impervi accordi hanno sfidato la vastità dell’Aula Paolo VI. Qui la musica nasce e si dissolve in un’Aria lieve e colma di tenerezza, come nell’Adagio centrale.

 

Giovanissimi e pieni di talento gli interpreti, la violinista statunitense Hilary Hahn, 27 anni, e il direttore venezuelano Gustavo Dudamel, 26, quasi a voler testimoniare anch’essi che la musica, oltre che tecnica ed esperienza, è soprattutto dono, ricevuto ed elargito con generosità. Ad essi in particolare è andato il ringraziamento di Benedetto XVI.

 

(musica)

 

Poi la Sinfonia “Dal Nuovo Mondo” di Dvorak, felice sintesi fra tradizione sinfonica ottocentesca e musica popolare, tra gli stilemi delle scuole nazionali europee e le novità della musica degli indiani e dei neri d’America, proprio nel segno dell’universalità della musica esaltato dal Papa.

 

(musica)

 

“Ecco il mio auspicio: che la grandezza e la bellezza della musica possano donare anche a voi, cari amici, nuova e continua ispirazione per costruire un mondo di amore, di solidarietà e di pace”.

 

(applausi)

 

Infine, avvicinandosi ai musicisti, il Papa ha ringraziato nella sua lingua il ministro degli Esteri del Baden Wuertemberg, Willi Staechele, e il direttore della Suedwestrundfunk, che gli avevano rivolto il saluto iniziale, invocando la benedizione di Dio sui presenti, tra l’acclamazione festosa e cori di auguri improvvisati.

 

(cori di buon compleanno - applausi)

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Il Papa al Capitolo metropolitano di Monaco: i cristiani testimonino

 la gioia della fede come forza di bene che risana e pacifica il mondo

 

“Grazie di cuore a tutti … salutatemi la Baviera!”Con queste parole Benedetto XVI ha concluso ieri mattina il gioioso incontro in Vaticano con il cardinale Friedrich Wetter e il Capitolo Metropolitano di Monaco. Il testo del discorso del Papa è stato pubblicato oggi dalla Sala Stampa vaticana. Ce ne parla Sergio Centofanti. 

 

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Durante l’udienza, svoltasi nella festosa cornice dell’80° compleanno del Pontefice, Benedetto XVI ha ricordato i “bei giorni” del suo viaggio in Baviera nel settembre 2006.

 

“L’uomo – ha detto - ha bisogno di ricordi che lo aiutino. Io sono solito ripercorrere con animo riconoscente il paesaggio dei ricordi; e allora amo in particolare tornare mentalmente a quei giorni benedetti”. Ha parlato poi dei colloqui definiti “incoraggianti” che ha avuto in precedenza sempre nella mattinata di ieri con i Ministri Presidenti della Baviera e dello Schleswig-Holstein: entrambi – ha rilevato -  “pur partendo da ambienti e da temperamenti notevolmente diversi” hanno manifestato la “certezza interiore che la fede apra un futuro e che in questo momento dell’incontro delle culture, ma anche dell’incombente conflitto tra le culture, sia importantissimo che la forza interiore, pacificatrice e risanatrice della fede cristiana rimanga viva nel nostro popolo influenzando così come forza del bene il futuro”.

 

Il Papa si è poi soffermato su un altro incontro della mattinata di ieri, quello con il metropolita Ioannis Zizioulas di Pergamo, inviato del Patriarca di Costantinopoli, “uno dei grandi sostenitori del dialogo cattolico-ortodosso”, che – ha detto - “è sorretto da una profonda convinzione interiore, che cioè l’incontro tra Roma e l’Ortodossia sia di importanza fondamentale per il continente europeo e per il futuro della storia universale e che dobbiamo fare ogni sforzo possibile, affinché questo incontro conduca veramente alla comunione fraterna e da essa nasca poi la benedizione della comunione della fede: la benedizione perché l’umanità possa vedere che siamo ‘uno’ e in base a ciò credere in Cristo”.  Questa – ha concluso il Papa - è “la missione di tutti noi: impegnarci – ciascuno nel suo ruolo – affinché la forza della fede diventi operativa in questo mondo, efficace come gioia, come fiducia, come dono in questo momento”.

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La nostra vita è nelle buone mani del Signore: le parole del Papa

 durante il pranzo con i cardinali nel giorno del suo compleanno

 

La Sala Stampa vaticana ha pubblicato oggi anche il testo del discorso del Papa pronunciato ieri in occasione del pranzo con il Collegio cardinalizio nel giorno del suo compleanno. Un “bellissimo pranzo” – ha detto il Papa ringraziando i porporati – espressione “della nostra collegialità affettiva ed effettiva”. “Il Collegio cardinalizio – ha aggiunto - offre realmente un sostegno efficiente e grande al lavoro del Successore di Pietro”, un ministero – ha spiegato – “che non posso assolvere da solo, ma soltanto in comunione con tutti quelli che mi aiutano, anche pregando, perché il Signore sia con noi tutti e sia con me”.  “Nelle tue mani sono i miei giorni” – ha poi detto il Papa citando il Salmo 31/30. Si tratta di una verità che ci fa vedere che “il nostro tempo, ogni giorno, le vicende della nostra vita, le nostre sorti, il nostro agire è nelle buone mani del Signore. E’ questa la grande fiducia con la quale andiamo avanti, sapendo che queste mani del Signore sono sostenute dalle mani e dai cuori di tanti Cardinali. Questo - ha concluso - è per me il motivo della grande gioia di questo giorno”.

 

 

Nomine

 

In Papua Nuova Guinea, il Santo Padre ha nominato, in data di ieri 16 aprile, arcivescovo coadiutore di Port Moresby  mons. John Ribat, M.S.C., finora vescovo di Bereina, sempre in Papua Nuova Guinea.

 

 

Presentata nella Sala Stampa vaticana la visita di Benedetto XVI

a Vigevano e Pavia. Il Papa pregherà accanto alle spoglie di Sant'Agostino

 

E' stata presentato oggi nella Sala Stampa vaticana il viaggio pastorale del Papa a Vigevano e Pavia il 21 e 22 aprile prossimi. Benedetto XVI, a Pavia, pregherà accanto all’urna delle reliquie di Sant’Agostino, dove verrà posta una lampada votiva. Il servizio di Tiziana Campisi: 

 

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“Vigevano è l’unica diocesi della Lombardia che non era stata visitata da Giovanni Paolo II … bisogna venire”. Con queste parole Benedetto XVI ha risposto all’invito rivoltogli dal vescovo Claudio Baggini; la sua diocesi vuole salutare il Papa prima della sua tappa a Pavia. Nell'occasione il consorzio dei calzaturieri di Vigevano, città nota per l’ottima qualità delle calzature che vi vengono prodotte, donerà 10 mila paia di scarpe per alcuni Paesi poveri, mentre un paio, ha detto padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, sarà regalato al Papa. Nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, a Pavia, dove sono custodite dall’VIII secolo le reliquie di Sant’Agostino il Papa farà il suo ingresso dopo la benedizione di un Centro culturale per la promozione del dialogo interreligioso e interculturale, come ha spiegato il priore generale dell’Ordine di Sant’Agostino padre Robert Prevost:

 

“Il Santo Padre, prima di entrare nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, benedirà il progetto e la prima pietra del Centro culturale ‘Augustinianum’ che l’Ordine intende costituire ed intitolare a Benedetto XVI, a motivo dei forti legami spirituali e teologici che legano Benedetto XVI al Padre della Chiesa, Sant’Agostino”.

 

La figura del vescovo di Ippona ha affascinato il giovane Joseph Ratzinger sin da quando era studente al seminario di Frisinga, tanto che poi ha voluto dedicare la sua tesi all’ecclesiologia di Sant'Agostino, come ha ricordato padre Vittorino Grossi, docente dell’Istituto Patristico Augustinianum:

 

“Tutti ormai sappiamo che lui fece la tesi di laurea nel 1953 proprio con questo titolo:Popolo e casa di Dio nella dottrina della Chiesa di Sant’Agostino’. Poi, lui più tardi ha spiegato questo amore di Sant’Agostino, l’ha spiegato recentemente nell’incontro con i seminaristi del Seminario Romano Maggiore, facendo rilevare che lo aveva affascinato la teologia di Agostino che non mirava tanto ad un sistema – anche buono – teologico, ma era attento alla persona umana nel suo concreto esistere”.

 

E queste le parole di Benedetto XVI lo scorso 17 febbraio al Seminario Romano Maggiore, dove ha rivelato com’è nato il suo amore per Sant’Agostino:

 

“Per me era affascinante soprattutto la grande umanità di Sant’Agostino, che non ebbe la possibilità semplicemente di identificarsi con la Chiesa, perché catecumeno, fin dall’inizio, ma che dovette invece lottare spiritualmente per trovare, man mano, l’accesso alla Parola di Dio, alla vita con Dio, fino al grande sì detto alla sua Chiesa. Questo cammino così umano, dove anche oggi possiamo vedere come si comincia ad entrare in contatto con Dio, come tutte le resistenze della nostra natura debbano essere prese sul serio e poi debbano anche essere canalizzate per arrivare al grande sì al Signore. Così mi ha conquistato la sua teologia molto personale, sviluppata soprattutto nella predicazione. Questo è importante, perché inizialmente Agostino voleva vivere una vita puramente contemplativa, scrivere altri libri di filosofia…, ma il Signore non l’ha voluto, l’ha fatto sacerdote e vescovo e così tutto il resto della sua vita, della sua opera, si è sviluppato sostanzialmente nel dialogo con un popolo molto semplice. Egli dovette sempre, da una parte, trovare personalmente il significato della Scrittura e, dall’altra, tenere conto della capacità di questa gente, del loro contesto vitale, e arrivare a un cristianesimo realistico e nello stesso tempo molto profondo”.

 

Dopo aver presieduto la celebrazione del Vespro, davanti all’Arca marmorea di Sant’Agostino, dove sono state collocate le spoglie mortali del vescovo di Ippona, Benedetto XVI accenderà una lampada votiva.  Ricorderà il viaggio della fiaccola del dialogo, la torcia accesa a Tagaste, in Algeria, dove è nato il Padre della Chiesa, e che ha percorso le stesse tappe del filosofo numida. Con la fiaccola l’Ordine di Sant’Agostino ha voluto celebrare i suoi 750 anni di storia, volendo anche offrire il proprio contributo alla costruzione del dialogo e della pace tra i popoli, le culture e le religioni. E oggi i religiosi agostiniani intendono favorire questo dialogo con diverse iniziative. Padre Giustino Casciano priore della Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro:

 

“Noi, come agostiniani d’Italia, abbiamo già da tempo progettato il cosiddetto ‘Progetto Pavia’, cioè fare della nostra presenza a Pavia un vero santuario di Sant’Agostino, un santuario come luogo di interiorità, di bellezza, di cultura ... Vorremmo fare della nostra presenza un punto di riferimento per i giovani ...”.

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Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

Servizio vaticano – “All’ombra di Pietro, nella luce di Cristo”: nella domenica della Divina Misericordia, Benedetto XVI celebra la Santa Messa alla vigilia del suo ottantesimo genetliaco.

Servizio estero - Gli USA sconvolti da un altro massacro in un’università. Si riaccende il dibattito sulla regolamentazione del possesso delle armi da fuoco.

 

Servizio culturale -  Un articolo di Luisa Giordano dal titolo “Una struttura monumentale insolita per una Certosa”: a Pavia il complesso architettonico voluto da Gian Galeazzo Visconti.

 

Per l’“Osservatore libri” un articolo di Armando Rigobello dal titolo “Cornelio Fabro a confronto con San Tommaso e con la filosofia contemporanea”: pubblicati i primi due volumi dell'’“Opera omnia”.

 

Servizio italiano - In primo piano sempre il tema degli incidenti sul lavoro.

 

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

17 aprile 2007

 

 

"Una tragedia senza senso": il dolore del Papa per la strage

in una scuola della Virginia. L’America s’interroga

 sulla violenza nella società e sul diritto del possesso delle armi

 

Benedetto XVI esprime il suo profondo dolore per la strage in una scuola della Virginia, dove ieri sono morti 33 studenti. In un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, indirizzato al vescovo di Richmond, Francis X. Dilorenzo, il Papa definisce l’accaduto “una tragedia senza senso” ed assicura la sua vicinanza spirituale come anche le sue preghiere per le vittime, le famiglie colpite e tutta la comunità della scuola. L’America attonita conta dunque nuovamente i morti e i feriti, questi almeno 15, di una violenza cieca e inaudita. Scenario della follia omicida è stato questa volta il campus di un Politecnico della Virginia. La polizia ha identificato l’autore della strage: si tratta di uno studente del campus di origini asiatiche, che si è tolto la vita sparandosi in volto. Permangono invece dubbi e perplessità sulla dinamica del tragico accaduto. “L’America è sotto choc”, ha detto il presidente Bush in un discorso alla nazione. E poco fa, la Casa Bianca ha annunciato che Bush si recherà oggi al campus in Virginia per una cerimonia di commemorazione. Da New York, ci riferisce Elena Molinari:

 

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La ricostruzione degli eventi è ancora sommaria. Tutto è iniziato poco dopo le 7.00 del mattino, quando il killer ha sparato per la prima volta in un dormitorio della grande università, che ospita oltre 26 mila studenti ed è composta da 100 edifici in mezzo al verde. La polizia ha, quindi, commesso il fatale errore di credere che avesse lasciato il campus. Invece, alle 9.40, il killer - descritto come un giovane di 20 anni, asiatico, con una giacca nera di pelle – con armi automatiche ha colpito ancora alla Facoltà di Ingegneria, sparando questa volta prima sulle persone incontrate e, poi, chiudendosi con alcuni studenti in un’aula ed uccidendoli uno ad uno.

 

Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana.

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Dal canto suo, il presidente del Brady Center per la prevenzione della violenza con armi da fuoco, Paul Helmke, ha sottolineato che le autorità americane non hanno adottato alcuna misura per mettere fine alla violenza nelle scuole. Otto anni dopo la strage alla Colombine High School in Colorado e sei mesi dopo l’attacco ad una scuola amish in Pennsylvania, commenta amaramente Helmke “nulla è cambiato”. Un’analisi condivisa anche dal prof. John Harper, docente di politica estera americana alla John Hopkins University di Bologna, intervistato da Alessandro Gisotti:

 

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R. – Ho avuto una sensazione inevitabile di rassegnazione. Il fatto è che presso certi settori della società americana c’è una specie di fissazione ideologica sul possesso delle armi. E’ visto come un diritto quasi naturale e non solo proclamato dalla Costituzione. C’è attualmente una potentissima lobby che sorveglia molto attentamente qualsiasi tentativo, anche all’indomani di incidenti come questo, per prevenire cambiamenti sostanziali. C’è rassegnazione anche alla luce di quello che è successo sei mesi fa, dopo la strage in Pennsylvania, dove furono uccisi una dozzina di studenti amish, ed anche alla luce della reazione pubblica e politica dello Stato di Pennsylvania poiché non fu previsto alcun cambiamento sostanziale.

 

D. – Quali sono le domande che nella società americana ci si pone di fronte a stragi come questa, un’eruzione di violenza a cui, purtroppo, la società americana sembra - come lei stesso sottolinea – quasi essersi abituata?

 

R. – Sì, purtroppo. Per quanto mi risulta la stampa americana, questa mattina, così come la gente si pone domande sul perché non c’è stata maggiore sicurezza, perché non sono presenti più metal detector, perché le autorità universitarie non hanno chiuso subito il campus? Vengono poste questo tipo di domande anziché domandarsi perché questo giovane ha fatto quello che ha fatto. Perché è così facile ottenere delle armi così micidiali, che sono poi state usate per compiere questa strage? Naturalmente ci sarà ora una riflessione più approfondita come sempre avviene, ci sarà un dibattito riguardo ai motivi di una violenza così diffusa negli Stati Uniti. Ma la mia esperienza mi insegna che non c’è da aspettarsi dei grandi e profondi cambiamenti culturali.

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In queste ore, sono in molti, anche al di fuori degli Stati Uniti, a chiedersi dove nasca questa violenza, che così frequentemente erompe nella società americana. Alessandro Gisotti ha girato la domanda al sociologo Sabino Acquaviva:   

 

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R. – Dietro, indubbiamente, c’è la storia dell’America. Noi sappiamo che l’epoca che viene definita come la “Conquista del West” è un continuo avanzare nei territori delle prime colonie inglesi e poi degli Stati Uniti d’America, dall’Atlantico verso il Pacifico, cosa che è avvenuta combattendo contro gli indiani con guerre successive. Quindi, in America c’è un uso delle armi legato alla maniera in cui si è formata la nazione americana. A questo fattore culturale storico si legano poi i problemi soliti, che ci sono anche da noi: la crisi dei valori, della famiglia e così via.

 

D. – La società americana colpisce per fenomeni che appaiono contraddittori: è molto competitiva, ma anche molto generosa, profondamente religiosa, ma anche molto violenta…

 

R. – Ancora una volta è la risposta è nella storia. Gli Stati Uniti sono nati con i famosi Padri Pellegrini, cioè con una formazione di esaltazione dei valori religiosi e di contestazione della società da cui provenivano. Quindi, è uno stato d’animo misto: contestazione e valorizzazione dei valori antichi, mescolato al problema della frontiera americana e della conquista del West. Da questa scena viene fuori l’America di oggi, che come quella di ieri è molto contraddittoria.

 

D. – Ecco, da una parte, l’individuo nella società americana sembra molto portato alla competizione, poi, però, come Toqueville insegna – e quindi fin dalle sue origini – l’America si caratterizza per una presenza di comunità intermedie…

 

R. – Sì, da un lato c’è l’individualismo, che valorizza i comportamenti liberi. Dall’altro, c’è una società tecnico-scientifica, che richiede l’organizzazione, la coesistenza, la collaborazione. E’ un equilibrio, quindi, precario, difficile, che si evolve nel tempo. Anche perché la società americana è una società in rapida evoluzione.

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Il dramma invisibile degli oltre 25 milioni di profughi interni nel mondo

 

Sono oltre 25 milioni i profughi interni nel mondo. Si tratta di uomini, donne e bambini sfollati dai propri villaggi o città a causa di guerre e carestie e costretti, il più delle volte in enormi campi profughi. La fuga tuttavia non garantisce loro la sopravvivenza e il ritorno alle proprie case resta spesso un miraggio. I dati relativi a questo drammatico fenomeno sono stati resi noti dal Consiglio Norvegese per i Rifugiati in occasione della conferenza dell’ACNUR, l'Alto Commissariato ONU per i Rifugiati, apertasi a Ginevra sulla situazione dei rifugiati e dei profughi in Iraq. Stefano Leszczynski ha intervistato Laura Boldrini, portavoce dell’ACNUR in Italia:

 

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R. – Purtroppo è anche una emergenza che ha costretto 4 milioni di persone a lasciare le proprie case. Di questi 2 milioni sono all’interno dello stesso Iraq e, quindi, si tratta di sfollati interni, mentre altri 2 milioni si sono riversati fuori dal Paese e specialmente nei Paesi limitrofi come Siria e Giordania, che in questo momento stanno facendo fronte con una politica di porte aperte alla situazione. L’obiettivo della conferenza dell’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati è proprio quello di sollecitare più interesse da parte della Comunità internazionale sulle vicende umanitarie e riportarle all’attenzione nell’agenda di chi può poi dare un contributo importante e determinante.

 

D. – Secondo un recente Rapporto del Consiglio norvegese per i rifugiati, le persone profughe interne ai propri Paesi sarebbero addirittura 25 milioni nel mondo…

 

R. – Queste persone rappresentano veramente l’anello debole, perché sono le più difficili da proteggere e le più difficili anche da assistere. Per loro non esiste, infatti, una Convenzione internazionale come esiste per i rifugiati che fuggono in un altro Paese. A volte, inoltre, i regimi non hanno interesse che i civili, che vengono visti magari come sostenitori dei gruppi avversi, vengano aiutati dagli Organismi internazionali e dalle ONG. Anche questa è, quindi, una situazione che deve essere assolutamente posta come prioritaria, perché assistere gli sfollati interni è oggi l’operazione più difficile per chi si occupa, appunto, di aiuti umanitari.

 

D. – Gli sfollati interni continuano spesso a rimanere nei campi profughi, anche quando le crisi sono terminate: è difficile farli tornare a casa?

 

R. – E’ difficile farli tornare a casa proprio perché spesso gli sfollati sono il risultato dei conflitti su base civile. Quando, purtroppo, si è passati attraverso una epurazione e per cui alcuni territori vengono considerati etnicamente puliti è chiaro che poi è più difficile riportare queste persone nelle proprie abitazioni che sono state occupate da altri; così come riportare i contadini alle proprie terre, che sono nel frattempo state occupate da altri.

 

D. – Quali sono gli sfollati che non vengono più ricordati, quelli che nessuno sa più che esistono?

 

R. – Guardi io credo che ci sia l’imbarazzo della scelta ed una per tutte sono gli sfollati della Colombia. Si tratta, infatti, di un conflitto che va avanti da oltre 40 anni ed è un conflitto veramente crudele in cui anche le popolazioni indigene, più a rischio di estinzione, vengono sradicate dai loro territori, dai loro luoghi ancestrali. Qui parliamo di circa 4 milioni di sfollati interni. 

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Giornata mondiale dell'Emofilia: difficile curarsi

nei Paesi poveri per l'alto costo dei farmaci

 

Si celebra oggi la Giornata Mondiale dell’Emofilia, malattia genetica rara che comporta una grave insufficienza nella coagulazione del sangue. Nel mondo ne sono affette oltre 600.000 persone, di cui 7.000 in Italia. Il tema scelto per questa XIX Edizione è “Informazione”. La Federazione Mondiale dell'Emofilia ritiene che molti casi non siano diagnosticati soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, i quali, tra l’altro, a causa dei costi proibitivi dei farmaci consumano solo il 10 per cento dell’impiego mondiale dei medicinali per curare la malattia. Antonella Villani ha chiesto a Giovanni Nicoletti, presidente della Federazione delle Associazioni Emofilici, perché è così importante fare informazione:

 

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R. – Perché oggi l’emofilia è una malattia che può essere curata. Se in una famiglia c’è un ragazzo emofilico, perché l’emofilia colpisce soprattutto i giovani maschi, si può cominciare fin dall’età più piccola ad abituarsi a vivere con questa malattia, prevenendo gli effetti e cercando di attenuare eventuali danni alle articolazioni, alle muscolature dove più spesso si verificano le emorragie.

 

D. – Perché la mancanza di informazione sulla malattia rende la vita di questi malati così difficile da affrontare nel quotidiano?

 

R. – Se non si interviene tempestivamente o si corre il rischio di shock anafilattico e quindi il decesso o soprattutto si incorre negli effetti collaterali, dolori, immobilizzazioni del muscolo e della articolazione. Invece, attraverso una terapia, questa emorragia può essere tenuta facilmente sotto controllo.

 

D. – Parlando di farmaci, questo è un tema molto delicato, la disponibilità ed i costi li rendono non fruibili soprattutto nei Paesi in via di sviluppo...

 

R. – Sono farmaci che hanno un costo molto elevato, anche perché sono frutto di una ricerca molto avanzata. In Italia questi farmaci vengono distribuiti attraverso il Servizio sanitario nazionale, ma la stessa cosa purtroppo non si può dire dei nuovi Paesi dell'Unione Europea, dove il costo di questi farmaci è proibitivo. Allargando il discorso e passando dall’Europa al resto del Pianeta, escludendo gli Stati Uniti d’America, purtroppo il 75 per cento dei malati sono completamente privi di assistenza e di cura.

 

D. – Quali sono i programmi internazionali per sostenere i malati e i loro familiari?

 

R. – La World Federation of Hemophilia e cioè la nostra Organizzazione mondiale sta portando avanti tutta una serie di progetti che vuole fare in modo di assicurare anche ad altri Paesi la possibilità di disporre di questi farmaci, perché allo stato attuale delle conoscenze questo è l’unico sistema per poter curare questa malattia.

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100 anni fa raggiungeva il suo apice

la grande immigrazione europea in America

 

Il giorno più lungo di Ellis Island. La data simbolo dell’immigrazione in America cade esattamente un secolo fa, il 17 aprile del 1907, quando ben 11 mila immigrati provenienti dall’Europa sbarcarono in una sola giornata sul suolo degli Stati Uniti nell’isoletta, che fungeva da zona di controllo per l’immigrazione, proprio di fronte a Manhattan. Per molti di loro iniziava da lì la grande avventura che rappresentava la sfida più importante della loro vita. Stefano Leszczynski ha intervistato il padre scalabriniano Graziano Battistella, dello Scalabrini International Migration Institute:

 

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R. – La situazione era quella di un’Europa in rapida crescita demografica, non sufficientemente bilanciata da un’adeguata crescita economica e, quindi c'erano il desiderio e il bisogno di rilocarsi altrove per poter cercare una vita migliore. Tra il 1820 e il 1920, pressappoco, sono emigrati circa 63 milioni di persone dall’Europa.

 

D. – Come partiva questa gente? Con quale spirito e anche con quali mezzi?

 

R. – Per molti di loro la partenza era una decisione definitiva, una decisione di vita, per la vita. Quindi, partire voleva dire vendere o comunque lasciare ad altri quanto si aveva qui, raccogliendo quello che era necessario per comprare il biglietto per il viaggio. Il viaggio avveniva in nave e partire voleva dire pensare ad una vita tutta nuova, tutta diversa in un altro mondo.

 

D. – Le migrazioni a quei tempi erano massicce. Come mai un Paese come gli Stati Uniti riusciva ad accogliere e addirittura a richiamare tutte queste persone?

 

R. – Per gli Stati Uniti poter ricevere, accogliere e inserire questa popolazione non fu un grandissimo problema. Questo cambierà rapidamente nei primi anni del 1900 fino ad arrivare poi alle leggi restrittive del 1921 e 1924.

 

D. – Ripensando al proprio passato, l’Europa ha imparato qualcosa per quanto riguarda l’accoglienza oggi degli immigrati?

 

R. – Da un lato si può dire che ha imparato, nel senso che quando si dipinge l’Europa e l’atteggiamento europeo verso gli immigrati, in toni foschi o negativi, si dimentica che in realtà l’Europa accoglie un largo numero di immigrati e la maggioranza di questi immigrati tutto sommato ha un inserimento decente. Dopo, naturalmente, quello che fa notizia sono gli episodi, sono le situazioni, sono le banlieu parigine, sono la sommossa dei cinesi a Milano e così via. Sono queste cose che creano difficoltà. Questo fa capire come appunto non ci sia soddisfazione sul modo in cui l’immigrazione viene gestita, perché molte cose non funzionano. Non sarei, però, così disposto a concludere immediatamente che l’Europa ha un atteggiamento negativo verso tutti i migranti. Certo, vi sono situazioni problematiche.

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CHIESA E SOCIETA’

17 aprile 2007

 

 

A Londra, Santa Messa nella Cattedrale di Westminster

per gli 80 anni di Benedetto XVI

 

Gli auguri di buon compleanno per il Papa sono giunti ieri anche da Londra, dalla cattedrale di Westminster, il più grande centro del culto cattolico in Inghilterra e nel Galles, e imponente opera architettonica di stile bizantino. Il cardinale Murphy O’Connor, capo spirituale dei cattolici inglesi e arcivescovo di Westminster, ha ufficiato una Messa in onore di Papa Benedetto XVI nel giorno del suo 80.mo compleanno. La funzione ha attirato centinaia di fedeli, piccolo esempio della vitalità della comunità cattolica in Inghilterra, che conta circa 5 milioni di persone. Il cardinale nella sua omelia ha ricordato che il Santo Padre ha dedicato la sua vita alla preghiera, allo studio, alla riflessione, all’insegnamento, con lo spirito di chi serve Dio e la sua Chiesa. Il porporato ha anche detto di avere scritto una lettera a Papa Benedetto XVI, cogliendo l’occasione del suo compleanno e del secondo anniversario della sua elezione al Soglio Pontificio, a nome dei cattolici inglesi, dei vescovi, ma anche dei laici, in cui gli afferma la lealtà e l’affetto delle anime di cui è pastore in questo Paese. La lettera prosegue con l’annuncio di una Messa solenne per il Papa, ufficiata da tutti i vescovi inglesi, il 23 aprile prossimo, in occasione della loro conferenza annuale. La Santa Messa è stata accompagnata dal coro di Westminster, uno dei più famosi e suggestivi al mondo. (A cura di Sagida Syed)

 

 

L’Europa secondo Benedetto XVI: all’Ambasciata di Spagna

presso la Santa Sede, ciclo di Conferenze sul pensiero del Papa

 

Il futuro dell’Europa, secondo Benedetto XVI, si configura come “uno scenario tra laici e cattolici in dialogo”: è quanto ha affermato il cardinale Antonio María Rouco Varela, arcivescovo di Madrid, nell’inaugurare ieri mattina il ciclo di Conferenze sul pensiero di Benedetto XVI, in corso fino a maggio all’Ambasciata spagnola presso la Santa Sede. Dopo aver tracciato un percorso attraverso i principali documenti sull’Europa del teologo Joseph Ratzinger – riferisce l’agenzia SIR – il porporato ha ricordato “quattro punti essenziali e necessari per il futuro del vecchio continente”, secondo il pensiero di Benedetto XVI: “Rispetto incondizionato della dignità umana; rispetto per il matrimonio monogamo; rispetto per il sacro; dialogo tra cattolici e laici che non eliminino l’apertura alla trascendenza”. L’arcivescovo di Madrid ha voluto sottolineare come sulla questione europea esista una continuità tra Benedetto XVI e Giovanni Paolo II e ha ricordato come la famosa espressione “radici cristiane dell’Europa” fosse stata pronunciata da Giovanni Paolo II in Spagna, alla fine del suo primo viaggio apostolico nel 1982. (R.M.)

 

 

No all' “offuscamento della grammatica dell’umano”: messaggio CEI per la Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore di domenica prossima

 

“Lo sviluppo integrale dell’uomo e lo sviluppo di una società solidale procedono di pari passo; la questione sociale, anche nella sua dimensione mondiale, riguarda sempre la promozione dell’uomo nella sua integralità”: è quanto si legge nel messaggio della CEI per l’83.ma Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, in programma domenica prossima, sul tema: “Approfondire il sapere e allargare il cuore per una vita più fraterna e universale”, a 40 anni dalla Populorum Progressio. La “negazione che la realtà dell’uomo abbia un significato suo proprio”; la “pretesa della tecnoscienza di decidere circa la vita”; la ragione che “rischia di restare prigioniera di una visione pragmatica e riduttiva; lo sviluppo economico “disordinato e ingiusto” in quanto basato in misura preponderante “sulla ricerca esclusiva dell’avere”: sono questi – si legge nel messaggio – i “segni problematici” dell’ “offuscamento della grammatica dell’umano”, di cui soffre la società di oggi. “Se è vero che nessuna epoca è riuscita, come la nostra, a presentare il suo sapere attorno all'uomo in modo tanto efficace e affascinante – scrivono i vescovi italiani – è anche vero che in nessuna epoca l’uomo ha assunto un aspetto così travagliato come al presente”. Secondo i presuli, l’università “non può ignorare la sofferenza del mondo dovuta alla mancanza di pensiero”. Di qui l’attualità dell’invito di Paolo VI agli “uomini di riflessione e di pensiero” e l’urgenza di raccogliere l’invito di Papa Benedetto XVI a una “ragione allargata”, indispensabile per “realizzare una vera comunione fra tutti gli uomini e fra tutte le nazioni, nell’orizzonte di un umanesimo integrale e solidale, aperto ai fratelli e all’Assoluto”. (R.M.)

 

 

Violenza sui minori, prevenzione dell’infanticidio, assistenza delle madri

a rischio: temi dell’audizione di oggi a Bruxelles, dal titolo:

“Strategia dell’Unione Europea sui diritti dei minori”

 

Continua il ciclo di audizioni sui diritti dei minori organizzato dall’eurodeputato Roberta Angelilli, relatrice per il Parlamento Europeo della “Strategia dell’Unione Europea sui diritti dei minori”. Obiettivo, presentare una relazione sui diritti dei minori all’Europarlamento, che si esprimerà su una legge ad hoc entro il prossimo ottobre.  Questa mattina, nell’emiciclo del Parlamento Europeo di Bruxelles, è avvenuta la presentazione dei risultati di alcune ricerche, condotte dalle principali organizzazioni internazionali che operano nel settore dei diritti dell’infanzia, alla presenza del vicepresidente della Commissione Europea, Franco Frattini. All’iniziativa hanno inoltre partecipato rappresentanti della Presidenza tedesca e del Consiglio d’Europa, e poi UNICEF, EURONET, Save the Children, ONU, la Rete di esperti sui diritti fondamentali, Salvabebè-Salvamamme, e gli eurodeputati delle commissioni Libertà civili, Diritti della donna, Sviluppo, Cultura. In Europa, circa 15% di minori risulta aver subito esperienze di abusi o maltrattamenti sessuali e, solo nel 2005, la Federazione europea per i bambini scomparsi e sfruttati a scopo sessuale ha ricevuto quasi 60 mila telefonate al suo numero di emergenza. Sempre nel territorio dei Paesi dell’Unione, attualmente vi sono più di tre mila casi di minori scomparsi e circa quattro mila bambini contesi dai genitori. Preoccupa anche l’indice di mortalità infantile rilevato nei diversi gruppi ROM che, in molti casi, è paragonabile a quelli dei Paesi in via di sviluppo. Dai dati presentati all’audizione di oggi, si evince, dunque, un allarmante aumento degli abusi e dei diritti negati ai minori. “Spesso i diritti dei minori vengono ignorati o comunque considerati di “serie B” rispetto a quelli degli adulti. E’ arrivato il momento di avviare una strategia europea: bisogna mettere al primo posto dell’agenda politica i diritti dei bambini”, ha affermato, al termine dell’iniziativa, Roberta Angelilli, mentre secondo Frattini, “per parlare di minori bisogna parlare di famiglia”. Il vicepresidente della Commissione Europea ha poi annunciato “una concreta politica dell’Unione Europea per sostenere la famiglia e risolvere la questione demografica”. In occasione dell’evento, le strutture del Parlamento Europeo di Bruxelles hanno ospitato una mostra, allestita dall’associazione “Salvamamma-Salvabebè”, che espone più di due mila scarpette di neonati di 67 nazionalità diverse. Le scarpette sono state donate da mamme in estrema difficoltà che, durante il periodo della gravidanza, sono state assistite dall’associazione. (A cura di Marco Guerra)

 

 

Dal 23 al 28 aprile prossimi, la quarta edizione della maratona

pellegrinaggio in Terra Santa, intitolata a Giovanni Paolo II

 

“Corre la pace da Betlemme a Gerusalemme”: con questo slogan, giunge alla quarta edizione la maratona pellegrinaggio in Terra Santa, intitolata a Giovanni Paolo II, in programma dal 23 al 28 aprile prossimi. L’iniziativa è stata presentata stamani a Roma. Dieci chilometri, per racchiudere insieme e diffondere le speranze di pace per tutta la Terra Santa, è la distanza che separa Betlemme da Gerusalemme e che sarà percorsa il prossimo 25 aprile da sportivi italiani, palestinesi, israeliani e non solo, nella quarta edizione della Maratona intitolata a Giovanni Paolo II. A presiedere l’evento, mons. Klemens, segretario del Pontificio Consiglio per i laici, che ha partecipato oggi alla Conferenza stampa insieme a mons. Andreatta, amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi, ad Edio Costantini, presidente del Centro Sportivo Italiano e a Paola Saluzzi, madrina dell’iniziativa. Gli atleti porteranno la fiaccola della pace e la bandiera olimpica attraversando il muro e il check-point che dividono Israele dai territori palestinesi. Con loro, oltre a semplici pellegrini e ai campioni di pallavolo, Andrea Zorzi e Roberto Masciarelli, anche una delegazione dei calciatori del campionato rivolto a sacerdoti e seminaristi, la Clericus Cup. La maratona, che nelle previsioni coinvolgerà tra i 150 e i 200 sportivi italiani, ma anche provenienti da Slovacchia, Congo e Messico, oltre a 150 palestinesi e a 150 israeliani, è inserita nel pellegrinaggio in Terra Santa dal 23 al 28 aprile prossimi, ed è promossa dall’Opera Romana Pellegrinaggi, dal Centro Sportivo Italiano, dalla Conferenza episcopale italiana e dall’Ufficio del Turismo Israeliano. (A cura di Giada Aquilino)

 

 

“Continuare a dialogare e conoscersi”: così, il custode di Terra Santa,

padre Pizzaballa, dopo la cerimonia allo Yad Vashem di Gerusalemme

per la Giornata della memoria

 

“Molto positiva”: così padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa, ha giudicato la disponibilità offerta dagli studiosi dello Yad Vashem, il museo dell’Olocausto di Gerusalemme, a “esaminare ogni nuovo documento che dovesse venire alla luce su Pio XII”. Come è noto, il nunzio in Israele, mons. Antonio Franco, aveva deciso di rinunciare alla cerimonia allo Yad Vashem nella giornata della memoria, per via di una foto di Papa Pacelli, la cui posizione sull’uccisione degli ebrei durante l’Olocausto veniva presentata con una didascalia definita ambigua. “Nel mondo di Israele, e lo Yad Vashem è una spia di questo – ha dichiarato al SIR il custode di Terra Santa – c’è stato un lungo cammino di conoscenza e di comprensione migliore del mondo della Chiesa”. Per padre Pizzaballa, “il nuovo museo dello Yad Vashem ha un approccio molto più positivo rispetto alla Chiesa che non il precedente. Tuttavia – ha aggiunto - questo non significa che non ci sia ancora molta strada da percorrere. Ci sono stati passi concreti”. “Ora che questa piccola crisi è rientrata (il nunzio è poi andato allo Yad Vashem) – ha concluso il custode di Terra Santa – forse Israele ha preso maggiore coscienza che questo aspetto è sensibile non solo per i cristiani, ma anche per gli israeliani. È tempo allora di mettere da parte la politica e discutere in maniera seria con documenti alla mano. In questo senso è stata una crisi necessaria”. (R.M.)

 

 

“Rosari da Betlemme”: in Italia, diffuse 15 mila coroncine

per aiutare i cristiani in Terra Santa

 

“Rosari da Betlemme”: è il nome della Campagna lanciata durante la Quaresima dal segretariato italiano di “Aiuto alla chiesa che soffre”, che ha portato finora alla diffusione nelle parrocchie italiane di 15 mila coroncine del Rosario in legno d’ulivo della Terra Santa. L’iniziativa – riferisce il quotidiano Avvenire – vuole sostenere nelle loro difficoltà i cristiani locali, con un aiuto basato sui frutti del loro lavoro. Lanciata originariamente in occasione della GMG di Colonia, la Campagna è in corso anche in Polonia, Gran Bretagna, Belgio, Canada e Australia. Per la Chiesa di Terra Santa, “Aiuto alla Chiesa che soffre” ha realizzato negli anni numerosi progetti di sostegno alla presenza cristiana: dalla diffusione di letteratura religiosa, alla manutenzione dei luoghi di culto, ai mezzi di trasporto per la pastorale. Gesti concreti per permettere ai cristiani di Terra Santa, scesi ormai al 2% della popolazione, di non emigrare. Chi vuole partecipare alla Campagna “Rosari da Betlemme” può telefonare al numero 06.6989.3934 o consultare il sito web www.acs-italia.org. (R.M.)

 

 

“Perdono, riconciliazione e buon governo”: temi del II Forum

degli studenti cattolici della Repubblica Democratica del Congo

 

Nella Repubblica Democratica del Congo, il Theresianum di Kinshasa ospita fino a sabato circa duecento studenti e universitari cattolici, che partecipano al loro secondo Forum nazionale, sul tema: “Perdono, riconciliazione e buon governo: responsabilità della gioventù nella costruzione della pace”. Al centro dei lavori è l’attenzione alla situazione politica e sociale dei Paesi della Regione dei Grandi Laghi. Mons. Jean-Anatole Kalala Kaseba, vescovo di Kamina, presidente della Commissione per l’apostolato dei laici e cappellano nazionale per gli universitari, ha presieduto l’Eucaristia e l’apertura dei lavori, ricordando l’appello di Giovanni Paolo II ai giovani ad essere evangelizzatori dei coetanei. Domani, in particolare, i partecipanti sfileranno nel centro di Kinshasa in una Marcia della pace. Il primo Forum nazionale degli studenti congolesi cattolici si tenne sempre a Kinshasa alla fine del 2004. (A.M.)

 

 

La Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles

istituisce una cappellania per gli zingari

 

Un cappellano per i 300 mila zingari nel Regno Unito, la maggioranza dei quali sono cattolici: lo ha stabilito la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, che vuole così rilanciare l’annuncio del Vangelo alle comunità ROM, molte delle quali provengono da Polonia e Romania. L’idea – riferisce l’agenzia SIR – è nata nel corso di un recente incontro a Wistaston Hall, che ha visto riuniti oltre 30 tra sacerdoti, religiosi e laici coinvolti nel lavoro di catechesi ai ROM, coordinati dal vescovo di Lancaster, mons. Patrick O'Donoghue, da quello ausiliare di Westminster, mons. Bernard Longley, dal cappellano degli zingari irlandesi, padre Joe Browne, e da Caroline Keightley, membro dell’Ufficio del governo britannico che si occupa di nomadi. Per padre Brown, zingari e nomadi del Regno Unito sono “tra i più emarginati del Paese e fanno i conti con problemi gravi, come la mancanza di aree di sosta e servizi adeguati nel campo della sanità e dell’istruzione”. Per 40 anni, gli zingari del Regno Unito hanno potuto contare su un cappellano, padre Elton Daly, mai sostituito dopo la sua scomparsa, nel 2002. Negli ultimi due anni la Conferenza episcopale ha dato vita a una rete di sostegno per chi è coinvolto nel lavoro pastorale con zingari e nomadi, attraverso la lettera "Pilgrim Catholic", che viene distribuita in 12 diocesi di Inghilterra e Galles. (A.M.)

 

 

 

 

24 ORE NEL MONDO

17 aprile 2007

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Franco Lucchetti -

 

 

- Al Qaeda ha annunciato di aver ucciso, in Iraq, almeno 20 tra poliziotti e dipendenti del ministero della Difesa, rapiti nei giorni scorsi. L’organizzazione terroristica ha anche rivelato che sarà prossimamente pubblicato su alcuni siti Internet il filmato con l’uccisione degli ostaggi. Intanto, sulla drammatica situazione dei profughi iracheni si è aperta stamani, a Ginevra, la Conferenza promossa dall’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati. L’Agenzia delle Nazioni Unite ha sottolineato che sono più di 50 mila gli iracheni in fuga, ogni mese, dallo Stato arabo. L’emergenza riguarda anche numerose famiglie cristiane. Il nostro servizio:

 

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Molte famiglie cristiane di una zona meridionale di Baghdad hanno subito pesanti minacce da parte di gruppi islamici legati ad Al Qaeda. Questi movimenti fondamentalisti sostengono che i cristiani e gli appartenenti ad altre minoranze religiose sono “infedeli e nemici dell’islam”. In diversi casi, molte famiglie sono state costrette ad abbandonare le loro case. Gruppi di estremisti hanno lanciato esplicite minacce di morte e a molti cristiani è stata chiesta la conversione o il pagamento di un tributo. Si deve anche sottolineare che diverse persone minacciate si sono rivolte ad autorità della moschea del loro quartiere ricevendo “solidarietà e comprensione”. Ma la situazione resta grave e l’esodo continua: la comunità cristiana irachena, una delle più antiche del Paese, era composta fino a qualche anno fa da più di un milione di persone. Nel 2006, i cristiani dello Stato arabo erano scesi a 700 mila e tale cifra, in questi ultimi mesi, si è ulteriormente ridotta. In Iraq, intanto, la violenza continua a minacciare anche la libertà di stampa: una delegazione dell’Unione dei giornalisti iracheni ha partecipato ad un incontro tenutosi a Ginevra e ha chiesto al governo elvetico di intervenire per fermare il continuo “massacro” di reporter da parte di gruppi armati non identificati. Il segretario generale del sindacato, Moaud Allamy, ha dichiarato che sono in pericolo almeno il 40 per cento delle 5000 persone impegnate, in Iraq, nel mondo dei mezzi di informazione. I giornalisti iracheni, presenti a Ginevra, hanno anche sottolineato che durante il regime di Saddam Hussein non era assolutamente garantita la libertà di stampa. Ma hanno aggiunto che la caduta del regime e la nuova fase, caratterizzata da un’ampia libertà di espressione, non sono state accompagnate da misure appropriate per garantire un’adeguata cornice di sicurezza. Attualmente, in Iraq, i giornalisti rapiti e non ancora liberati sono almeno 14.

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- Nei Territori Palestinesi si vivono ore di angoscia per la sorte dell’unico giornalista occidentale che si era stabilito a Gaza: l’emittente televisiva britannica ‘BBC’ ha fatto sapere di essere “molto preoccupata” per il suo collaboratore, rapito da un gruppo di estremisti. Il portavoce del ministero dell’Interno palestinese ha comunque dichiarato che “è falso” l’annuncio, dato nei giorni scorsi da un gruppo fondamentalista, dell’uccisione del giornalista britannico, Alan Johnston. Secondo un giornale arabo, i rapitori avrebbero chiesto un riscatto di 5 milioni di dollari. I genitori del giornalista hanno lanciato, intanto, un appello “a chiunque possa avere informazioni sulla situazione del figlio”. “Alan – hanno detto il padre e la madre del giornalista – ha vissuto negli ultimi tre anni tra gli abitanti di Gaza per portare le loro storie al mondo”. “A loro – hanno aggiunto - chiediamo aiuto per trovare una soluzione a questa vicenda”.

 

- Ennesimo attacco in Afghanistan: un mezzo delle Nazioni Unite è saltato su una mina piazzata sul ciglio di una strada, vicino al centro di Kandahar. L’azione terroristica è costata la vita a 5 dipendenti dell’ONU. Violenze anche nella provincia di Herat, dove l’esplosione di una bomba in una scuola ha causato la morte di almeno 4 bambini. 

 

- Il presidente della Commissione Europea, Manuel Barroso, ha auspicato stamani, nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles, che la crisi politico–istituzionale in Ucraina si concluda con un compromesso tra il presidente filo occidentale, Viktor Yushchenko, e il primo ministro filo russo, Viktor Yanukovich. “Ho incoraggiato il presidente Yushchenko - ha affermato il presidente Barroso - a trovare tutte le soluzioni possibili per arrivare alla soluzione della vicenda nel pieno rispetto dei principi della democrazia e delle legge”. Qualche giorno fa, il primo ministro ucraino Yanukovich aveva interpellato la Corte Suprema in merito alla legittimità costituzionale del provvedimento emesso dal presidente Yushchenko di sciogliere anticipatamente il parlamento.

 

- In Russia, il Cremlino ha ammesso che la polizia ha avuto una reazione eccessiva alle manifestazioni dell’opposizione tenutesi a Mosca e a San Pietroburgo. L’ammissione del Cremlino avviene poche ore dopo che la presidenza di turno tedesca dell’UE aveva espresso “preoccupazione” per gli scontri di fine settimana. Le manifestazioni erano state organizzate dall’opposizione per protestare contro il presidente Putin. Il portavoce del Cremlino ha dichiarato, in particolare, che “i tentativi delle forze di polizia di ristabilire l'ordine nelle strade hanno creato l'immagine di qualcosa di molto più grande della realtà”. Il portavoce ha anche criticato i mezzi di informazione stranieri, ritenuti colpevoli di avere “esagerato” nel descrivere le violenze degli agenti.

 

- L'integrazione energetica è il tema principale in agenda al primo vertice sudamericano sull’energia, che ha aperto i battenti ieri a Isla Margherita, in Venezuela. Dopo le prime discussioni, oggi i presidenti dovrebbero procedere alla firma degli accordi in materia. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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Una polemica di cui non è chiara la portata fra Venezuela, produttore di petrolio, e Brasile, all’avanguardia nei biocombustibili come l’etanolo, ha segnato la vigilia del primo vertice energetico del Sud America, che ambisce ad essere ricordato come decisivo nel cammino dell’integrazione della regione. Il solo fatto di avere riunito quasi tutti i capi di Stato sudamericani ha trasformato l’incontro in un successo di fatto, anche se ora bisognerà valutarne i risultati alla luce della dichiarazione, che sarà firmata oggi pomeriggio. Giungendo all’aeroporto, il presidente ecuadoriano, Rafael Correa, reduce dal successo nel referendum costituzionale, ha assicurato che l’integrazione regionale è ineludibile; per il capo di Stato brasiliano, Luis Ignacio Lula da Silva, essa deve essere solida e realizzata sulla base di una complementarità economica regionale.

 

Dall’America Latina, Maurizio salvi, ANSA, per la Radio Vaticana.

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- In Cina, almeno 33 persone sono intrappolate da ieri notte in una miniera di carbone della contea di Baofeng, nella provincia di Henan, in seguito a un’esplosione. Secondo l’agenzia Xinhua, citata da AsiaNews, durante i tentativi di soccorso si è verificata un’altra esplosione, che ha impedito ai soccorritori di portare in salvo i minatori intrappolati. Il carbone fornisce il 70 per cento dell’energia della Cina, dove le miniere sono le più pericolose del mondo. Secondo fonti ufficiali, nel Paese si contano ogni anno oltre 5 mila vittime. Secondo fonti indipendenti, le vittime sono invece oltre 20 mila. I proprietari delle miniere sono accusati di nascondere gli incidenti per evitare la chiusura degli impianti.

 

- In Nigeria, 12 agenti e un civile sono rimasti uccisi durante un attacco sferrato da ribelli contro un posto di polizia nel nord del Paese. Sul versante politico, intanto, la Corte Suprema ha riammesso ieri Atiku Abubakar, principale sfidante del presidente uscente Olusegun Obasanjo, alle elezioni presidenziali di sabato prossimo. Abubakar, candidato dell’opposizione, era stato estromesso lo scorso 15 marzo dalle liste elettorali dalla Commissione elettorale nazionale indipendente (INEC) perché inquisito in un caso di sospetta corruzione. La Corte suprema ha però decretato che la Commissione elettorale non ha il potere di escludere candidati dalle elezioni. La decisione della Corte è arrivata dopo la comunicazione dei risultati delle elezioni, tenutesi sabato scorso, per eleggere i governatori di 36 Stati della federazione nigeriana. Il partito del presidente Obasanjo ha conquistato il governo di 21 Stati. Dopo le denunce di brogli e irregolarità, da parte dell’opposizione, sono scoppiati nei giorni scorsi violenti scontri costati la vita ad almeno 26 persone.