RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 104 - Testo della trasmissione di sabato 14 aprile 2007
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Oggi su "L'Osservatore Romano"
OGGI IN PRIMO PIANO:
La Chiesa festeggia la Domenica della Divina
Misericordia. Riflessione di don Giuseppe Bart
In corso a Loreto la Rassegna internazionale di musica sacra
"Virgo Lauretana"
Il commento di don Massimo Serretti
al Vangelo della Domenica
CHIESA E SOCIETA’:
Profughi colombiani: Argentina, Brasile e Cile
pronti ad accoglierli
Arte e liturgia: fino al 17
aprile, a Vicenza, la XII edizione della rassegna Koinè
Nuovi attentati terroristici in tre Paesi: oltre
60 persone morte in Iraq, almeno 12 vittime in Afghanistan e due kamikaze
rimasti uccisi durante un duplice attacco in Algeria
14 aprile 2007
Sarà nelle librerie da lunedì prossimo il libro di Benedetto XVI
“Gesù di Nazaret”. Il cardinale Schönborn:
il desiderio del Papa
non è di sucitare dibattiti ma di avvicinare di più alla figura di
Cristo.
Una riflessione di
padre Lombardi
Presentare Cristo come
“una figura storicamente sensata e convincente”. E’ questo l’assunto di
partenza del libro-evento “Gesù di Nazaret” scritto
da Benedetto XVI e presentato ieri pomeriggio nell’Aula Nuova del Sinodo in
Vaticano. Il cardinale arcivescovo di Vienna, Cristoph Schönborn ne ha illustrato i passaggi salienti
davanti a una folla di giornalisti e alla presenza di molte autorità della
Curia e del mondo politico e culturale. Ad alimentare la riflessione, gli
interventi del filosofo Massimo Cacciari e del prof. Daniele Garrone, decano della Facoltà
Valdese di Teologia per Roma. Il servizio di Alessandro De Carolis:
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Sulla copertina delle
350 mila copie che solo in Italia saranno in libreria da lunedì prossimo,
giorno dell’80.mo compleanno del Papa, il nome
dell’autore scritto in caratteri più piccoli è quello che dà l’esatta
dimensione dell’opera: Joseph Ratzinger.
C’è un’intera vita di ricerca spirituale di un credente - prima ancora di un esegeta
certamente e sommamente esperto, poi divenuto un Pontefice - dietro le oltre
400 pagine che compongono il libro “Gesù di Nazaret”:
prima parte di un’opera dedicata alla riflessione sulla figura di Cristo - dal
Battesimo nel Giordano alla Trasfigurazione sul Tabor
- che nelle intenzioni di Benedetto XVI verrà
completata appena possibile da un secondo volume riguardante l’infanzia di Gesù
e il mistero della sua morte e della sua risurrezione. Dopo “un lungo cammino interiore”,
ha ricordato il cardinale e discepolo del prof. Ratzinger,
Cristoph Schönborn, presto
milioni di lettori del mondo - e le traduzioni saranno in una trentina di
lingue - potranno rivivere il viaggio di Joseph Ratzinger sulle orme di Gesù. Il libro, è noto, si propone
di dimostrare se si sappia “qualcosa davvero di sicuro
sull’uomo della Galilea”. Ma in che modo argomenta questa dimostrazione? Il
cardinale Schönborn lo ha spiegato anzitutto con una
provocazione: “Sul pubblico mercato mediatico - ha
detto - si mettono in vendita, senza pausa, ‘scoperte’
apparentemente nuove, che dovrebbero rivelare una storia completamente diversa
di Gesù di Nazaret”. La rappresentazione biblica ed
ecclesiale della figura di Gesù, ha ironizzato l’arcivescovo di Vienna, sarebbe
così “una truffa da preti e un imbroglio della Chiesa. La ‘verità’ su Gesù verrebbe soffocata da oscuri cospiratori, localizzati con
particolare preferenza in Vaticano”. Viceversa, le affermazioni che il teologo Ratzinger fa nel suo libro vengono, ha sostenuto il
cardinale Schönborn, da una persona di assoluta
“dimestichezza” con la scienza biblica. Dimestichezza dalla
quale scaturisce una fondamentale convinzione: quella di “potere avere fiducia
nei Vangeli” e che dunque si possa presentare Gesù di Nazaret
come una ”figura storicamente sensata e convincente”:
“Le innumerevoli
immagini fantasiose di Gesù come di un rivoluzionario, un mite riformatore
sociale, come l'amante segreto di Maria Maddalena ecc.,
si possono tranquillamente depositare nell'ossario della storia. Ma il grande
quesito permane pur sempre: Gesù è in sé coerente? La comprensione che egli ha
di sé, della sua identità, non è un enorme sbaglio che la cristianità segue da
2000 anni? L'ebraismo e l'islam si scandalizzano proprio di questa pretesa.
Dare ad essa una risposta è la vera sfida che si pone
oggi al successore di Pietro (e di Paolo) nell'areòpago
del pubblico odierno”.
Usando il metodo
storico-critico e superandolo in una prospettiva teologica e in una direzione
pastorale, il libro del Papa si sofferma sul perché non sia solo un atto di
fede ma anche di “logica” comprendere l’umanità e la divinità del Gesù Verbo di
Dio. Come pure la portata socialmente rivoluzionaria del suo messaggio. Per
esempio, quando Gesù con la Parabola del Buon Samaritano
rovescia dilatandolo il concetto di “prossimo”, invitando l’uomo non
tanto a definire chi sia il suo prossimo – connazionale o amico - ma a trovare
il “coraggio” di farsi prossimo di chiunque altro. O quando insegna agli uomini
a mettere Dio prima del bisogno materiale, pure
importante, poiché – scrive – “laddove questo ordine di beni non viene
rispettato, ma rovesciato non ne consegue più la giustizia, non si bada più
all’uomo che soffre, ma si creano dissesto e distruzione anche nell’ambito dei
beni materiali”. E il fallito tentativo marxista di trasformare il “deserto in
pane”, o le sperequazioni negli aiuti occidentali ai Paesi in via di sviluppo,
sono lì a dimostrarlo:
“L’autore dice: ‘Qui sorge però la grande domanda che ci accompagnerà per
tutto questo libro: ma che cosa ha portato Gesù veramente, se non ha portato la
pace nel mondo, il benessere per tutti, un mondo migliore? Che cosa ha portato?
La risposta è molto semplice: Dio. Ha portato Dio’.
Questo è tutto? ‘Solo la nostra durezza di cuore ci fa
ritenere che ciò sia poco’ (…) ‘È questo il
presupposto per i comandamenti dell'amore del prossimo. Senza il primato di
Dio, la dignità dell'uomo non regge a lungo’”.
Di fronte alle
argomentazioni che il teologo Ratzinger produce nel
suo libro – che sono una ideale replica alle
considerazioni su Gesù riportate in un volume del 1993 da un ebreo, il rabbino Neusner - il filosofo e sindaco di Venezia, Cacciari, si è fatto in certo modo portavoce delle
questioni che oggi interessano il pensiero laico nel momento in cui esso si
confronta con la dimensione cristiana. Lo ha fatto in maniera problematica,
soffermandosi, fra gli altri, su un punto che da sempre, guardando a Gesù, è
terreno di incontro-scontro tra fede e ragione:
“Tutto il libro di Ratzinger ruota intorno a questa idea: io sono la Verità.
Questo problema interroga e inquieta per forza la ragione. Però qui vi è un
ulteriore problema, un ulteriore dramma, perchè Gesù di sé non dice soltanto di
essere la Verità, ma anche la Via (...) Questo è il dramma che da allora
inquieta la stessa ricerca filosofica: capire Verità e Via come uno, nella loro
differenza”.
Per l’altro relatore,
il teologo valdese Daniele Garrone, la possibilità di
vedere assieme un cardinale, un protestante e un esponente della ricerca
filosofica laica, è un segno molto positivo di quanto prodotto dal Vaticano II
ad oggi. Il fatto di essere stato invitato a commentare il libro di un Papa, ha
osservato:
“Non è un invito
banale, perché credo che la sostanza dell’ecumenismo sia questo: sapere che io
dove cerco il volto di Dio, che è la nostra comune passione, trovo sempre un
altro davvero altro, che lo cerca come me, che pone le domande che pongo io, e
posso sentirmi con lui un altro cristiano, che incontro sulla strada che Gesù
ha percorso e percorre verso di noi”.
Dunque, ha concluso,
il cardinale Schonborn:
“Al di là dello
splendore delle analisi, di tutte le ricchezze di intuizioni e di prospettive
di cui questo libro è straricco, tutto è mosso dalla passione trattenuta per
Colui che egli ora ha l'incarico di rappresentare sulla terra. Il suo libro è
ora sull'Agorà del 'mercato pubblico',
si offre al dibattito negli areopaghi della nostra società. Il semplice
desiderio del suo autore non è, in primo luogo, di suscitare dibattiti, anche
se egli sa che le contraddizioni non mancheranno. Egli vuole solo una cosa: ‘Che possa crescere una relazione vitale con Lui, con Gesù
di Nazareth’”.
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A moderare l'attesa
conferenza stampa di ieri pomeriggio è stato il direttore della Sala Stampa
Vaticana, e nostro direttore generale, padre Federico Lombardi. Ecco la riflessione suscitata in lui dal libro
di Benedetto XVI "Gesù di Nazaret":
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Quando una persona
compie gli anni, di solito gli si fa un regalo. Il Papa compie 80 anni, ma il
regalo ce lo ha fatto lui. Il suo libro su Gesù,
annunciato da alcuni mesi, è finalmente nelle nostre mani.
E’ il frutto di una
vita di riflessione, di ricerca culturale, di meditazione, di esperienza
pastorale, nella fede cristiana. Leggendolo, comprendiamo perché abbia voluto
portarlo a compimento con tanta determinazione, nonostante gli impegni di estrema
responsabilità per la Chiesa universale che sono sopraggiunti, negli ultimi due
anni, a dominare l’orizzonte delle sue giornate.
La vita, la mente e il
cuore di questo credente, che è oggi il nostro Papa, continuano ad essere
centrati su ciò che è sempre stato ed evidentemente continua ad essere per lui
il primo necessario: conoscere e ascoltare Gesù per entrare in un rapporto vivo
e profondo con Lui; capire che cosa Gesù ci ha voluto portare: la conoscenza di
Dio.
Paradossalmente,
mentre egli stesso ci dice che questo libro non è un documento del magistero
papale, ma il frutto del suo personale impegno teologico, abbiamo la chiara
impressione che leggendo queste pagine abbiamo una chiave preziosa per
comprendere meglio molti aspetti del suo pontificato: le sue omelie, le sue
catechesi del mercoledì, lo stile del suo governo e dell’ordine della sua vita,
in certo senso anche le priorità e diverse scelte del suo governo. Sappiamo
meglio chi è il Papa, che cosa è veramente essenziale per lui, e quindi che
cosa vuol dire a noi, a tutti i credenti in Gesù Cristo, agli uomini e alle
donne di oggi. Gliene siamo profondamente grati.
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Domani la Messa in
San Pietro presieduta dal Papa
per il suo 80.mo compleanno. Ai nostri
microfoni, gli auguri
di mons. Comastri, del
senatore Pera e del prof. Galli della Loggia
Benedetto XVI ha
presieduto, stamani nella Sala delle Congregazioni, la riunione dei Capi
Dicastero della Curia Romana. Al centro della riunione il prossimo viaggio
apostolico del Papa in Brasile, che si terrà dal 9 al 14 maggio prossimo, e la
situazione della Chiesa in America Latina. Ieri sera, il Santo Padre era
rientrato in Vaticano da Castel Gandolfo,
dove ha trascorso questa settimana. Intanto, la Chiesa si appresta a
festeggiare con gioia l’80.mo
compleanno del Papa, lunedì prossimo. E domani mattina, Benedetto XVI
presiederà una Santa Messa per il suo genetliaco in Piazza San Pietro.
Celebrazione che verrà seguita in radiocronaca diretta
dalla nostra emittente, a partire dalle ore 9,30, con commenti in lingua
italiana, francese, spagnolo, portoghese, inglese e tedesco. Il Papa compie dunque
80 anni, ma il cuore è giovane, perché sempre nuovo è il messaggio che annuncia.
E’ quanto sottolinea l’arcivescovo Angelo Comastri, vicario generale del
Papa per la Città del Vaticano, che in questa intervista di Alessandro
Gisotti si sofferma sulle qualità umane del Pontefice:
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R. – Nella Chiesa non
è l’età che fa la vecchiaia. L’età dipende dal cuore! Il cuore del Papa, il
cuore di Benedetto XVI è un cuore giovane, perché è un cuore innamorato di Dio.
Anzitutto, con la sua testimonianza di Papa, a me ha colpito molto l’umiltà con
cui si è introdotto nel Ministero che sicuramente ha rappresentato, per lui,
una chiamata inattesa. E si è introdotto, prendendo la mano del suo predecessore.
Raramente nella storia un Papa ha parlato così bene e con accenti così toccanti
del proprio immediato predecessore. Io non dimentico le parole che pronunciò
proprio nella concelebrazione con i cardinale elettori
il 20 aprile 2005, nella Cappella Sistina, quando disse: “Io sento la sua mano
forte, la mano di Giovanni Paolo II che prende la mia mano; vedo i suoi occhi
sorridenti; sento la sua voce che dice, soprattutto a me: ‘Non avere paura’”. E’ uno stile umile, che si fa amare.
D. – Benedetto XVI si
è definito “pastore mite e fermo”. Come si esprimono questi due aspetti del suo
carattere, anche sulla scorta della sua esperienza diretta, di stretto
collaboratore del Santo Padre?
R. – La mitezza e la
fermezza non si escludono. La fermezza è fedeltà, fedeltà ad una verità,
fedeltà ad un patrimonio; la mitezza è lo stile con cui si afferma la fermezza,
lo stile con cui si afferma la fedeltà. Benedetto XVI riesce a coniugarli in
maniera straordinaria. Si può dire che il suo temperamento lo aiuta in questo,
ma anche la grazia che lo ha lavorato in questi anni.
D. – Nonostante i
mille impegni del Ministero petrino, Benedetto XVI
riesce a trovare il tempo per scrivere e per i suoi 80 anni viene
pubblicato il suo “Gesù di Nazaret”. Ecco, il regalo
lo fa il Papa a noi…
R. – Certamente. Il
Papa, da sempre, è stato un maestro, viene dall’insegnamento. Il Papa capisce
che in un’epoca confusa come la nostra insegnare, dare direttive, dare
chiarezza è un grande atto di amore. Il mondo cammina e la vita non è altro che
un cammino e nel cammino, se non ci sono segnaletiche, se manca la giusta
segnaletica, si sbanda. Il Papa questo lo capisce ed ecco allora che anche il
libro che scrive non è altro che un atto di amore per darci un’indicazione, una
rotta precisa da seguire e con il libro, ci dice, la rotta è Gesù Cristo; la
via è Lui. Gesù è la Via, la Verità e la Vita. Non ci sono altre salvezze, non
ci sono altre speranze all’infuori di Lui. E questa è la prima cosa che il Papa
ci deve ricordare e gliene siamo grati.
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Jurgen Habermas,
Paolo Flores d’Arcais, Ernesto Galli della Loggia:
sono alcuni tra i più noti intellettuali del mondo laico con i
quali si è confrontato l’allora cardinale Joseph
Ratzinger. Dibattiti particolarmente fecondi per il
confronto tra ragione e fede. Con lo storico Ernesto Galli della Loggia,
il futuro Papa ha dialogato sul tema “Storia, politica e religione”. A lui, Alessandro
Gisotti ha chiesto un ricordo di quell’incontro,
avvenuto nell’ottobre 2004:
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R. – Di quell’incontro ricordo con particolare nettezza e anche
piacere un momento e poi un particolare. Il momento che ricordo è precedente,
in realtà, all’incontro, perché l’allora cardinale Ratzinger
volle incontrarmi qualche giorno prima per avere uno
scambio di opinioni anche su quello di cui avremmo parlato. E quindi, io andai
a trovarlo nel suo ufficio all’ex Sant’Uffizio. Ci fu
questo incontro nel suo studio che io ricordo con
grande intensità e piacere. Mi fece l’impressione soprattutto di una persona
piena di ironia, di ironia anche su se stesso: proprio un vero professore
tedesco! Aveva – si capiva – grande piacere di poter, appunto, discutere
liberamente e non si negava il piacere di battute sulle varie cose del mondo.
Si entrava in un’immediata dimestichezza, si dimenticava completamente chi si
avesse davanti. L’altro ricordo è legato proprio all’incontro. Eravamo seduti a
questo tavolo, con un pubblico; io, come è naturale, credo, sbirciai il testo
su cui lui poggiava gli occhi per poi parlare, i suoi appunti, diciamo così. E
mi colpì molto questa piccola grafia minuta, con cui erano scritti, cose
evidentemente scritte da lui, senza l’aiuto di alcun segretario ... Ancora una volta, ebbi conferma di questa dimensione profondamente
intellettuale. Ci sono piccole cose materiali che forse a volte dicono di più
di grandi proposizioni teoriche.
D. – Un uomo che
compie 80 anni, custode della Tradizione ma anche straordinariamente moderno
...
R. – Ma sì! Io credo
che i Pontefici abbiano questo difficilissimo compito di stare tra la
conservazione della tradizione a cui il loro ruolo li
impegna, e al tempo stesso mi pare che se c’è una persona che ha la vocazione,
l’attrezzatura mentale per dialogare con la cultura moderna, anche naturalmente
non adeguandosi immediatamente a quello che la cultura moderna maggioritariamente pensa, questa persona è sicuramente Joseph Ratzinger!
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E tra gli esponenti
della cultura laica che dialogano con Benedetto XVI si distingue Marcello
Pera, che con l’allora cardinale Joseph Ratzinger ha scritto “Senza Radici”, libro sull’Europa pubblicato un anno prima dell’elezione alla
Cattedra di Pietro. All’ex presidente del Senato italiano, Alessandro
Gisotti ha chiesto quale sia il tratto intellettuale
del Papa che più lo colpisce:
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R. – A me colpisce il
rigore, il rigore intellettuale, la profondità del suo pensiero, la chiarezza
ed anche ciò che si sposa bene con il rigore, il coraggio intellettuale, il non
usare parole, linguaggi e concetti che, in realtà, sotto un apparente velo di
diplomazia poi confondono coloro cui sono indirizzati. Quindi, rigore e
coraggio sono le doti che apprezzo di più.
D. – Lei ha avuto modo
molte volte di colloquiare con Joseph Ratzinger, quali impressioni restano di questi incontri?
R. – Intanto, una
carica umana notevole. E’ un uomo mite, un uomo che ascolta il suo
interlocutore, che lo mette a suo agio, che non ha nessun aspetto di superiorità
intellettuale, cioè un uomo che è abituato a trattare con dei concetti profondi
ed è anche abituato al colloquio con i suoi ascoltatori. Quindi, la sua disponibilità,
la sua mitezza, che è una mitezza di carattere, è anche una dote intellettuale
notevole, ciò che naturalmente non nasconde poi la precisione del pensiero.
D. – Benedetto XVI
guida con mano sicura la Chiesa. Cosa invece può dare a quanti non hanno
sensibilità ecclesiale?
R. – Io mi rifaccio a
quello che il Papa ha chiamato “l’appello alle minoranze creative”, il suo
tentativo di trovare un terreno comune ai credenti e non credenti. Naturalmente
il terreno comune è una forma di ricerca di carattere filosofico, non solo
teologico, circa quello che lui considera e chiama l’essenza della natura umana,
che poi si trasferisce nella parte positiva sul diritto naturale, sulla ricerca
di quali sono i principi, i valori e i diritti fondamentali dell’uomo. Questo è
un terreno comune che può essere esplorato. Per il credente si arriva a quella
verità su questi principi e valori tramite la rivelazione divina, per il non
credente si può arrivare attraverso la riflessione razionale. Quindi, questo
suo appello alla ragione, alle minoranze di coloro che volendo usare la ragione
sappiano trovare anche un colloquio, io lo considero la parte più nuova e anche
più coraggiosa. E’ certamente l’aspetto più coinvolgente da parte di Benedetto
XVI nei confronti di coloro che non credono o che, comunque, non sono ancora
nella condizione di credere.
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Altre udienze e nomine
Il Santo Padre
riceverà questo pomeriggio il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della
Congregazione per i Vescovi.
Il Papa ha accettato
la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Utrecht, nei Paesi Bassi,
presentata dal cardinale Adrianus Johannes
Simonis, per raggiunti limiti di età.
Il Santo Padre ha
accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Phát
Diêm, in Viêt Nam, presentata da mons. Joseph Nguyên Vãn Yên,
in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto canonico.
Il Papa ha nominato
arcivescovo di Ende, in Indonesia, mons. Vincentius Sensi Potokota, finora
vescovo di Maumere (Indonesia).
Tre milioni e 400
mila fedeli hanno preso parte alle udienze
e alle celebrazioni del Papa, nel suo secondo anno di
Pontificato
Tre
milioni e 368 mila fedeli hanno partecipato alle udienze e alle celebrazioni di
Benedetto XVI nel suo secondo anno di Pontificato. Lo ha reso noto oggi la
Prefettura della Casa Pontificia. I dati della Prefettura segnalano 1.020.600
presenze alle udienze generali del mercoledì, 351 mila alle udienze
particolari, 536 mila alle celebrazioni liturgiche e 1.460.000 agli Angelus
domenicali. Nel primo anno di Pontificato, computando anche le almeno 350 mila
persone che parteciparono alla Messa di inizio Pontificato, i fedeli che hanno
preso parte agli incontri del Papa sono stati 4 milioni.
La Chiesa proclama
Beati un sacerdote torinese e una suora
di Castellammare di Stabia: hanno
visto Cristo nei poveri e nei sofferenti
La Chiesa proclama due
nuovi Beati. Si tratta di due religiosi italiani vissuti tra il 1800 e il 1900
accomunati dalla compassione per i più poveri e i sofferenti. In tutti quelli
che di solito sono scartati dalla società loro
vedevano il volto di Cristo. Sono Maria Maddalena Starace,
fondatrice delle Suore Compassioniste Serve di Maria,
che sarà beatificata domani pomeriggio a Castellammare di Stabia,
in provincia di Napoli, dove è nata, e il sacerdote torinese Luigi Boccardo, fondatore delle Suore Figlie di Gesù Re
nell'ambito della Congregazione delle Povere Figlie di San Gaetano, e che sarà
beatificato questo pomeriggio a Torino. Presiederà i due riti di Beatificazione
il cardinale José Saraiva Martìns, prefetto della Congregazione per le Cause dei
Santi. Oggi ci soffermiamo sulla figura di don Luigi Boccardo: ce ne parla la superiora generale della
Congregazione delle Povere Figlie di San Gaetano, madre Teresa Ponsi, intervistata
da Giovanni Peduto:
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R. - Il suo carisma,
di formatore e di fondatore, è stato rivelare l’Amore misericordioso di Gesù
sacerdote e Re ai suoi fratelli, particolarmente nella formazione del clero e
nel sacramento della Riconciliazione e nella direzione spirituale di quanti si
accostavano al suo confessionale. “Io starei nel confessionale per tutta
l’eternità”, era solito dire. Fu
attraverso questa sua grande missione di discernere gli spiriti, che il beato
Luigi Boccardo poté conoscere la vocazione religiosa
di alcune giovani non vedenti e preparare per loro, ispirato dal Signore, una
comunità contemplativa, le suore “Figlie di Gesù Re”, che ancora oggi, nella
nostra Famiglia religiosa di Suore di San Gaetano, offrono la loro vita per il
Papa, la Chiesa, i Sacerdoti, il mondo intero.
D. - Vuole raccontarci
un episodio significativo della sua vita?
R. - Il canonico Luigi
Boccardo fu il cantore della misericordia e
dell’amore di Dio, che Egli largisce specialmente nel
sacramento della Riconciliazione. E’ ricordata dalle biografie del Beato la
frase che una bambina, che si era accostata al confessionale
del canonico Luigi, in preparazione della sua Prima Comunione, disse a suo
padre: “Papà, va’ anche tu a confessarti dal canonico Boccardo:
ti farà vedere il sole!”. Ma l’episodio che più mi è sembrato
significativo fu il seguente: dal canonico Luigi, un giorno, si presentò un
giovane prete, ma ormai vestito con gli abiti civili perché pensava di lasciare
il sacerdozio. Aprì il suo cuore al padre Luigi, che pianse con lui, lo
consolò, lo consigliò, gli diede l’assoluzione e poi… quando il giovane stava
per andarsene, l’ormai anziano Padre gli si inginocchiò al fianco e gli chiese
l’assoluzione… Il giovane rimase così colpito da questo gesto, rivelatore della
grandezza e della dignità grandissima del sacerdozio, che ritornò sui suoi
passi, e non solo non lasciò il sacerdozio, ma divenne un prete santo e
zelante, e morì dopo molti anni felice di essere
prete.
D. - Quale messaggio
lascia al mondo d’oggi?
R. - Il canonico Luigi
Boccardo può essere definito “un prete sempre prete”.
Per lui, diventare prete fu la più stupenda avventura. Don Luigi Boccardo, maestro e guida del giovane clero, confessore e
direttore spirituale di ogni ceto di persone, era il “prete della Divina
Misericordia”, e la spargeva a larghe mani. Contemplativo e apostolo, ha
un’intuizione di carità delicatissima nel comprendere che anche delle persone
non vedenti possono vivere la vita religiosa, perché davanti a Dio non esiste
preclusione per chi, per grazia sua, è chiamato a consacrare a Lui la vita. Per
tutto il popolo di Dio, ancora oggi, il Beato Luigi Boccardo
costituisce un esempio e uno stimolo alla coerente ricerca della santità e alla
testimonianza della carità.
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Oggi su
"L'Osservatore Romano"
Servizio vaticano - L'ottantesimo genetliaco di
Benedetto XVI.
La presentazione del libro del Papa: "Gesù di Nazaret".
Servizio estero - In evidenza l'Iraq, dove non dà
tregua l'azione della guerriglia.
Servizio culturale - Un articolo di Giuseppe Costa
dal titolo "Curiosità e desiderio di mostrare il mondo": sessant'anni fa, per liberare i fotografi da condizionamenti,
veniva fondata la "Magnum
Photos".
Servizio italiano - In primo piano il tema degli
incidenti sul lavoro.
14 aprile 2007
Chiude una rivista cattolica a Cuba. Ma il
cardinale Ortega parla
di
nuovi spazi che si aprono per la Chiesa
“Transitoria”: così, il vescovo
emerito di Pinar del Rio, a Cuba, mons. José Siro, ha definito la chiusura della rivista “Vitral”, fondata da lui come espressione del “Centro
cattolico per la formazione civica e religiosa”. La decisione – ha precisato il
direttore della rivista, Dagoberto Valdés – “risponde
esclusivamente alle numerose difficoltà esistenti per reperire e finanziare la
carta e l’inchiostro”. Il servizio di Luis Badilla:
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Dopo
14 anni, con il numero 78 di marzo/aprile 2007, “Vitral”
ha chiuso le sue attività. Nell’ultimo editoriale, Valdés
ha spiegato che il provvedimento è stato preso per “mancanza di risorse
economiche”. In tutti questi anni, la rivista (www.vitral.org/)
ha dato un pregevole contributo alla formazione dei laici cattolici cubani, in
particolare nell'ambito della Dottrina sociale della Chiesa. In diverse
occasioni, la pubblicazione di articoli critici nei confronti delle politiche
governative, ha dato origine a momenti di tensione tra vescovi e autorità
locali. Intanto, la Chiesa cattolica cubana ha chiesto alla comunità
internazionale “comprensione” e “dialogo” in un momento di “cambiamenti” nel
Paese. Per la Chiesa cattolica – ha sottolineato il vescovo ausiliare
dell'Avana e segretario della Conferenza episcopale, mons. Juan
de Dios Hernández – “ogni
situazione di transizione richiede grande comprensione da parte della comunità
internazionale e un grande dialogo che ci permetta, in modo civile, di proseguire”.
Secondo il presule, “dopo tempi difficili, lo Stato cubano sta comprendendo
lentamente qual è il ruolo della Chiesa tra la popolazione”. Quanto al futuro,
mons. Hernández ha auspicato che la vita della Chiesa
e la sua missione evangelizzatrice possano “sempre più
avviarsi verso la normalizzazione”. E “credo – ha concluso – che questa sia
anche l’aspirazione da parte dello Stato”.
E lo scorso 3 marzo,
l’arcivescovo dell'Avana, cardinale Jaime Ortega, ai nostri microfoni aveva confermato la vitalità
della Chiesa cubana, ricordando che “dopo la visita di Giovanni Paolo II (1998)
si è registrata una crescita delle vocazioni al sacerdozio e alla vita
religiosa femminile”. Ascoltiamolo, nell’intervista di Luis
Badilla:
“Abbiamo potuto costatare negli
ultimi tempi una maggiore facilità perché la Chiesa possa ricevere personale missionario, religiosi e religiose, e anche una
maggiore presenza della Chiesa nei mezzi di comunicazione. Penso che questa sia
la strada sulla quale si può continuare ad avanzare. Non siamo arrivati al massimo ma sono passi nella giusta direzione. Ancora manca
molto da fare. La nostra è una Chiesa presente nella società e il popolo la
guarda con simpatia. Da parte di persone comuni, uomini e donne, c'è vicinanza
alla Chiesa. Dall'altra parte stiamo restaurando molte chiese e chiedendo l'autorizzazione
per costruirne altre. Nel frattempo celebriamo in moltissime "case di
missioni", nei quartieri delle città o nella campagna, dove non c'è una
chiesa. All'Avana io ho 210 chiese e circa 500 "case di missioni" per
portare avanti la pastorale. Certo, in questo caso il laicato è stato ed è
molto importante come lo è anche il diaconato. Sono persone con grandi capacità
che si occupano anche di corsi biblici, di animazione di comunità, di
formazione alla fede. Insomma abbiamo un grande lavoro di evangelizzazione.
Penso che il lavoro della Caritas, alla fine, progressivamente, è stato accettato come una missione connaturale alla Chiesa.
Lì dove nasce una comunità, anche se piccola, nella casa di una famiglia,
inizia un lavoro di evangelizzazione, con incontri di preghiera. Poco a poco si
struttura quasi come una "parrocchia", prima o dopo si organizza
anche un gruppo della Caritas, che si occupa subito dei problemi sociali, delle
proteste o delle richieste del quartiere. Nasce subito una rete di solidarietà
fra tutti. E, ovviamente, sorge spontaneo il lavoro della promozione umana.
Direi che siamo di fronte ad uno sviluppo integrale della missione della
Chiesa. Vedo tutto questo in una prospettiva di crescita e di maggiori spazi
che si stanno aprendo. Ecco il momento attuale della nostra Chiesa in Cuba.
Devo dire che stiamo anche costruendo un nuovo Seminario all'Avana. Quello che
abbiamo è insufficiente. Il mio non è un ottimismo facile. E' una speranza
certa”.
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La Chiesa
festeggia la Domenica della Divina Misericordia
La Chiesa festeggia
domani la Domenica della Divina Misericordia. Istituita da Giovanni Paolo II il
30 aprile del 2000, in occasione della canonizzazione della religiosa polacca
Faustina Kowalska, apostola
della Misericordia di Dio, si celebra nella seconda Domenica di Pasqua. Ma come
accogliere il dono della Divina Misericordia? Giovanni Peduto lo ha
chiesto a don Giuseppe Bart, rettore della
Chiesa di Santo Spirito in Sassia, nei pressi del
Vaticano, e dedicata proprio alla spiritualità di Santa Faustina Kowalska:
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R. - La Divina
Misericordia è il dono pasquale che la Chiesa riceve dal Cristo risorto e che
offre all’umanità intera. Ebbene, l’atteggiamento di incondizionata fiducia in
Dio e di carità verso il prossimo sono la condizione per accogliere il dono
della Divina Misericordia. In questo contesto è di grande aiuto e consolazione
l’invocazione che la Provvidenza ha suggerito attraverso Suor Faustina: ‘Gesù, confido in Te’. Questo
atto di fiducioso abbandono a Gesù fa passare un raggio di luce nella vita di
tutti soprattutto di quelli che sono toccati da varie prove e sofferenze. Per
accogliere pienamente le grazie che scaturiscono dalla Divina Misericordia il
Servo di Dio Giovanni Paolo II ha voluto concedere l’indulgenza plenaria in
occasione della Domenica della Divina Misericordia.
D. - Il Salmo 84 (85)
dice: ‘Misericordia e verità s'incontreranno’: come
conciliare queste due dimensioni che a volte sembrano contrapporsi?
R. - La venuta di
Cristo è la sorgente della misericordia, ma è anche lo sbocciare della verità.
Gesù si è autodefinito ‘Io sono la Via, la Vita e la Verità’.
A suor Faustina Gesù disse: “Io sono l’Amore e la Misericordia”. Ebbene Gesù
per mezzo della sua passione, morte e risurrezione ha
voluto offrire all’uomo la ricchezza della sua misericordia per dargli la
possibilità di convertirsi e di ritornare a Lui. Se il peccato porta l’uomo a
vivere nella menzogna, l’offerta della misericordia da parte di Dio conduce
l’uomo a ritrovare la Verità su se stesso, sulla sua vita e sul Padre ricco di
misericordia. Chi è amante della verità non può non riconoscere i propri errori
e non sentire il profondo bisogno della misericordia. Benedetto XVI, citando le
parole di questo salmo 84 ‘Misericordia e verità si incontreranno’, disse: “E’ di questa verità che la Chiesa
sempre vive, ma di essa in particolare si illumina” (9 Gennaio 2006). Quindi misericordia e verità non solo non si oppongono, ma
camminano l’una verso l’altra e perciò si incontrano.
D. - Chi era Santa
Faustina Kowalska?
R. - Santa Faustina è
dono di Dio al nostro tempo, è dono della terra di Polonia a tutta la Chiesa.
Gesù ha affidato a questa mistica il suo messaggio di misericordia da portare a
tutta l’umanità. Gesù le disse: “Desidero che questa misericordia si riversi
sul mondo intero tramite il tuo cuore” (Diario 1777). Ebbene suor Faustina ha
consumato la sua breve vita di soli 33 anni per compiere fedelmente questo
disegno di misericordia su di Lei. Ci ha lasciato il Diario (La Misericordia
Divina nella mia anima), dove ha descritto la sua straordinaria esperienza con
Gesù Misericordioso coinvolgendoci in essa.
Inoltre Santa Faustina ha consegnato alla Chiesa e al mondo le nuove
forme del culto alla Divina Misericordia che sono l’Immagine di Gesù
Misericordioso, la Festa della Misericordia, l’Ora della Misericordia, la
Coroncina della Divina Misericordia, l’Apostolato della Divina Misericordia.
Santa Faustina attraverso la sua vita e la sua missione ci propone un modello
di santità molto semplice e molto affascinante che consiste nel santificare la
vita quotidiana nello spirito di infinita fiducia in Gesù e di una attiva carità verso il prossimo.
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In corso a Loreto la Rassegna internazionale
di
musica sacra "Virgo Lauretana"
Cittadina con 11.000
abitanti, in provincia di Ancona, su un colle dominante il mare Adriatico,
famosa in tutto il mondo per il suo Santuario mariano, Loreto è anche nota per
l’annuale Rassegna Internazionale di Musica Sacra ‘Virgo
Lauretana’
che vi si sta svolgendo proprio in questi giorni con un contenuto
speciale. Ce ne parla Giovanni Peduto:
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La peculiarità è data
dalla ricorrenza dei 500 anni dalla istituzione della Cappella musicale del
Santuario di Loreto, voluta nell’ottobre del 1507 da papa Giulio II, prima di
quelle romane, la Sistina e la Giulia. L’intento della costituzione era assicurare
un decoroso servizio musicale alle liturgie che si celebravano nel Santuario lauretano, meta sempre più frequente di pellegrini
dall’Italia e dall’Europa. Dal ‘500 in poi i musicisti
e i cantori professionisti che vi operarono contribuirono a rendere celebre la
Cappella nel mondo. Costanzo Porta, Annibale Zoilo, Curzio Mancini, Antonio
Cifra, Nicolò Zingarelli, Luigi Vecchiotti, Giovanni Tebaldini, Remo e Adamo Volpi furono i rinomati compositori
preposti negli anni alla direzione della Cappella. Non meno importanti furono
gli organisti dal fiammingo Sebastiano Hay ai lauretani Pietro Pace e Pietro Amadei, al torinese Ulisse Matthey.
Virtuosi cantori vennero ingaggiati e la loro abilità
vocale, specie nei secoli XVIII e XIX, risuonò anche nei teatri italiani ed
europei fino a Dresda e Mosca. Seguendo il corso della storia, la Cappella Musicale lauretana espresse
ed incarnò gli indirizzi della musica sacra nelle varie epoche, dalla
Controriforma cinquecentesca alla Riforma ceciliana,
fino al Concilio Vaticano II. La Cappella di Loreto fu costante riferimento, ed
esempio da imitare, non solo per le Cappelle marchigiane ma ben al di là dei
confini regionali. Rappresentò un vero e proprio ‘vivaio’ di musicisti educati
e cantori che furono capaci di trasmettere la loro arte da Loreto nel mondo. La
Cappella è rimasta attiva fino agli scorsi anni settanta e ricostituita quest’anno, proprio a
ricordo dei 500 anni dalla sua fondazione, dalla benemerita Associazione
Rassegna Internazionale di Musica Sacra ‘Virgo Lauretana’ che ha dedicato il repertorio musicale di questi
giorni all’eccezionale evento. La novità di quest’anno è quindi l’impegno
dell’Associazione di ricordare la ricchezza musicale e la lunga storia di
questo monumento lauretano della cultura musicale e
religiosa, un bene dell’arte, della Chiesa, dell’Italia, delle Marche. Con un
paziente lavoro storico-filologico, di scavo negli archivi della Santa Casa, si
stanno proponendo da mercoledì sera – fino a domattina - brani composti a
Loreto lungo i secoli dai grandi maestri che si sono avvicendati nella
direzione della Cappella. Appassionato e determinato promotore
dell'Associazione Rassegna Internazionale di Musica Sacra ‘Virgo
Lauretana’
è stato, nel dicembre 2004, l'allora arcivescovo di Loreto e delegato
pontificio, mons. Angelo Comastri. Erede della gloriosa tradizione della
Cappella Musicale Lauretana, e di recente dell'Ente
Rassegna Musicale, nonché del sodalizio lauretano
‘Adamo Volpi’, l’Associazione mira a promuovere la
cultura della musica sacra e di quella polifonica vocale, in particolare. Come
attività collaterali, organizza durante l’anno, convegni, seminari, concerti e
manifestazioni, per diffondere il patrimonio storico-culturale della musica
sacra.
Da Loreto, Giovanni Peduto, Radio Vaticana.
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Il commento di don Massimo Serretti
al Vangelo della Domenica
Domenica 15 aprile,
Domenica della Divina Misericordia, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui
Gesù risorto appare ai discepoli, mentre erano chiuse le porte del luogo dove
si trovavano per timore dei Giudei. Tommaso è assente e non crede alle parole
degli apostoli. Crederà – dice – solo se potrà mettere il dito nel posto dei
chiodi e la mano nel costato trafitto del Maestro. Otto giorni dopo Gesù riappare un’altra volta, con Tommaso presente, e gli
dice:
«Metti qua il tuo dito
e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non
essere più incredulo ma credente!».
Su questo brano
evangelico ascoltiamo il commento del teologo don Massimo Serretti,
docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:
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Siamo nel pieno della
Pasqua, della Pasqua del Signore. Adesso il mistero che tra le creature, come
canta l’Exultet, era stato
conosciuto solo dalla notte, dalla notte beata della Risurrezione, viene
comunicato, deve essere comunicato ai discepoli del Signore. La sua Pasqua deve
venire ad essere la loro Pasqua, la nostra Pasqua, come dirà Paolo: “Cristo
nostra Pasqua”. Per questo Cristo appare ai suoi, si mostra a loro, parla con
loro, per consegnare ad essi la sua Pasqua, la sua
vittoria, la pace, lo Spirito, la gioia, la remissione dei peccati, la
missione. Nel cuore dell’esperienza della Risurrezione, Cristo pone la
missione: “come il Padre ha mandato me”. L’altro
grande frutto della Pasqua di Cristo, che diviene nostra Pasqua, è la fede, la
fede bella di Tommaso e quella ancor più beata di coloro che, pur non avendo
visto, crederanno. Infatti a Tommaso, come agli altri,
la visione è data in vista della fede.
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14 aprile 2007
Ecumenismo: oggi e
domani a Milano, oltre 400 giovani
di diverse confessioni “osano la pace per fede”
Sono
oltre 400 i giovani di diverse confessioni cristiane, provenienti da tutta Italia,
che oggi e domani si ritrovano a Milano, per partecipare alla seconda edizione
del Cammino ecumenico nazionale “Osare la pace per fede”. Il titolo
dell’iniziativa, “Rischiarare le tenebre. La luce di Cristo e la giustizia del
Regno”, articolata in un’ampia serie di incontri, indica la via che si vuole
percorrere: “Quella di un essere cristiani – affermano
gli organizzatori – al passo con i problemi e le speranze del mondo, portatori
del lievito del Vangelo”. Un impegno nella fede e, al contempo, nella società,
come dimostra l’adesione di moltissime ONLUS, movimenti e realtà ecclesiali,
tra cui l’arcidiocesi ambrosiana. Come riferisce l’agenzia SIR, momento
significativo dell’evento sarà, oggi, la firma della Charta
Oecumenica da parte dell’arcivescovo, il
cardinale Dionigi Tettamanzi, dei delegati del
Consiglio delle Chiese cristiane di Milano e dei rappresentanti delle comunità
religiose locali. “Un modo – ha spiegato don Gianfranco Bottoni, responsabile
del Servizio per l’ecumenismo e il dialogo della diocesi di Milano – per
sottolineare e riaffermare, anche nelle nostre terre, la scelta fondamentale
della firma della Charta Oecumenica, siglata nel 2001 dalle Chiese europee”.
(R.M.)
Profughi
colombiani: Argentina, Brasile e Cile pronti ad accoglierli
Argentina, Brasile e Cile hanno accettato di accogliere i profughi
colombiani in fuga dal conflitto interno, espatriati in Ecuador e Costa Rica,
per condividere con i governi di Quito e San José le responsabilità dell’assistenza di oltre 260 mila
civili: lo ha reso noto il direttore dell’Alto Commissariato ONU per i
Rifugiati per le Americhe, Philippe Lavanchy, citato dall’agenzia MISNA. “Abbiamo firmato una
serie di accordi con i governi di Buenos Aires, Brasilia e Santiago – ha
spiegato – che hanno deciso di contribuire" a far fronte all’emergenza
umanitaria. "La Colombia - ha proseguito - ha il più alto numero di
profughi interni dell’emisfero occidentale e per numero di rifugiati è seconda
nel mondo solo al Sudan”. Era stato lo stesso Lavanchy,
in visita in Argentina, a chiedere l’aiuto dei governi della regione per far
fronte a una crisi che ha prodotto, come conseguenza
del conflitto colombiano, iniziato nel 1964, tra i due e i tre milioni di desplazados (sfollati) e 500 mila rifugiati. “In
questo momento – ha aggiunto il funzionario ONU – emerge un’eccezionale
disponibilità a riceverli e credo sia dovuta al fatto
che molti esponenti dei governi sudamericani si siano trovati anch’essi in condizioni
di dover fuggire dal loro Paese durante le ultime dittature militari”. Lavanchy ha ricordato che solo in Ecuador si trovano al
momento 250 mila colombiani: “Abbiamo potuto constatare – ha precisato – che il
governo sta facendo il possibile per offrire loro protezione, nessuno viene rimandato indietro”. Il Paese andino
è definito dall’ONU “un esempio per il resto del mondo nell’accoglienza ai
profughi” e un “modello significativo in un pianeta in cui crescono
l’intolleranza, il razzismo e la xenofobia”. (R.M.)
Oltre 200 mila civili a rischio fame, il turismo precipitato,
le attività economiche ferme, l’educazione dei giovani a singhiozzo, le
speranze disattese: queste e altre gravi conseguenze della recrudescenza del
conflitto civile in Sri Lanka segnalano l’urgenza di
un cessate-il-fuoco e di una immediata
ripresa dei negoziati fra le parti. In tale contesto, giunge dalle Nazioni
Unite, citate dall’agenzia Fides, un nuovo appello per la tregua e la
riconciliazione in Sri Lanka, devastata dalla violenza
che, in una graduale escalation, è divenuta ben presto “conflitto ad
alta intensità”. Le conseguenze della ripresa della guerra sono disastrose,
secondo l’ONU: il Programma Alimentare Mondiale (PAM) ha avvertito che le
riserve alimentari destinate a sfamare centinaia di migliaia di sfollati nello
Sri Lanka orientale si esauriranno entro la fine di
aprile. Al momento, sono oltre 160 mila i civili sfollati nel distretto
orientale di Batticaloa, mentre i militari e i
ribelli Tamil continuano a combattere. I campi nel
distretto sono sovraffollati, i servizi igienici carenti e i generi alimentari
sempre più scarsi, in quanto le agenzie umanitarie non riescono a far fronte a
un’emergenza di enormi proporzioni. Nei giorni scorsi, anche la Caritas Sri Lanka ha lanciato un appello alle parti perché tornino al
tavolo del negoziato e cessino le ostilità, richiamando
anche a un maggiore impegno la comunità internazionale. In occasione della
Pasqua, i vescovi del Paese hanno lanciato un accorato appello alla pace e alla
riconciliazione, ricordando che queste sono “le più profonde aspirazioni della
nostra gente” e chiedendo “una radicale trasformazione che porti a cambiare gli
atteggiamenti, cercando di sedare la ribellione interiore dei cuori e,
attraverso un’onesta volontà politica, a perseguire un processo di pace lungo
il sentiero di un accordo politico”. (R.M.)
Corea del Sud: un incendio ha distrutto a Waegwan
il più grande monastero dei
Benedettini in Asia
Nella notte di Giovedi Santo, 5
aprile, un incendio ha distrutto quasi interamente il più grande monastero dei
Benedettini in Asia, che sorge a Waegwan, in Corea
del Sud. Lo hanno comunicato all’agenzia Fides i Benedettini della
Congregazione di Sant’Ottilia, in Germania, secondo
cui probabilmente il fuoco è stato provocato da un corto circuito. Non ci sono
stati feriti, ma le celle sono state completamente distrutte e i 70 monaci che
vivevano nell’edificio hanno dovuto cercare una nuova abitazione. Il vicepriore, padre Andreas Jeon, ha notato il fuoco intorno all’una di notte, tornando
nella sua stanza dopo l’adorazione notturna, e ha svegliato immediatamente i
confratelli e chiamato i vigili del fuoco, che hanno impegnato cinque ore per
spegnere le fiamme. L’arciabate presidente della Congregazione benedettina di Sant’Ottilia, padre Jeremias Schröder, responsabile anche del monastero di Waegwan, il Lunedì di Pasqua si è recato in Corea del Sud
per esaminare la situazione e per dimostrare la propria solidarietà con i
confratelli, ai quali ha già assicurato il sostegno materiale della
Congregazione. “Siamo sconvolti, ma anche grati che non ci siano stati feriti”,
ha detto prima della partenza. Fondata nel 1909 da monaci bavaresi,
inizialmente l’abbazia aveva la sua sede a Tokwon, in
Corea del Nord. Dopo la soppressione dei monasteri da
parte del regime comunista, nel maggio del 1949, i monaci sopravvissuti si
riunirono nel 1952 a Waegwan. La comunità, che
comprende oggi 136 monaci sparsi sul territorio, è stata elevata ad abbazia nel
1964. (R.M.)
Premio Ilaria
Alpi 2007: al giornalista Emilio Rossi
il riconoscimento speciale alla carriera
Dopo
Enzo Biagi e Ryszard Kapuscinski, sarà il giornalista Emilio
Rossi, primo direttore del TG1 nel 1975, a ricevere il "Premio
speciale 'Ilaria Alpi' alla carriera 2007",
istituito nel 2005 nell’ambito del "Premio Ilaria Alpi". Come
riferisce l’agenzia SIR, la cerimonia di premiazione, organizzata dall’Associazione Ilaria Alpi-Comunità Aperta, con il
patrocinio del Comune di Roma, si terrà il 18 aprile presso la Sala del
Carroccio al Palazzo Senatorio, in Campidoglio. Oltre al premiato,
interverranno, tra gli altri, il segretario generale della Federazione nazionale
stampa italiana (FNSI), Paolo Serventi Longhi, e
Pasquale D’Alessio, presidente dell’Associazione Ilaria
Alpi-Comunità aperta. Il "Premio Ilaria Alpi", dedicato alla
giornalista RAI uccisa a Mogadiscio, in Somalia, il 20 marzo del 1994 e al
cineoperatore, Miran Hrovatin,
morto nello stesso agguato, nasce con l’intento di valorizzare l’inchiesta
televisiva e le produzioni indipendenti, promuovendo un giornalismo fatto con
coraggio, scrupolo investigativo, onestà intellettuale e dignità. Giustizia,
verità, non violenza, diritti umani: sono questi i temi al centro della XIII
edizione del Premio, dedicato quest’anno alla memoria della giornalista russa,
Anna Politkovskajia, assassinata nell’ottobre scorso.
La fase conclusiva si svolgerà a Riccione dal 4 al 9 giugno. Per informazioni,
consultare il sito Internet www.ilariaalpi.it.
(R.M.)
Assegnato
a Janne Maatlary, già vice
ministro degli Esteri di Norvegia,
il “Premio San Benedetto 2007”. Nel 2005, il riconoscimento
venne assegnato all’allora cardinale Joseph Ratzinger
Il monastero benedettino di Santa Scolastica, a Subiaco, ha ospitato ieri sera la cerimonia di consegna del
“Premio San Benedetto per la promozione della vita e della
famiglia in Europa 2007” a Janne Maatlary, già vice ministro degli Esteri di Norvegia.
Ricevendo il riconoscimento dall’abate ordinario di Subiaco,
dom Mauro Meacci, Maatlary ha detto che “fare l’Europa secondo la concezione
benedettina vuol significare formazione educativa di uomini e donne, tenendo
presente che la dottrina alla base dell’Ordine benedettino è nata proprio a Subiaco 15 secoli fa”. La giuria ha motivato la decisione,
spiegando che “Janne Maatlary
è una testimone esemplare di come si può essere moglie, madre e donna di Stato
offrendo un impegno coerente e culturalmente qualificato, contribuendo in modo
decisivo alla comprensione del genio femminile, quale fattore insostituibile
per l’autentica umanizzazione della società”. Nell’edizione del 2005, il Premio
San Benedetto venne assegnato all’allora cardinale Joseph Ratzinger, proprio la sera
prima della morte di Giovanni Paolo II. (R.M.)
Arte e liturgia: fino
al 17 aprile, a Vicenza, la XII edizione
“La
luce della fiamma”: è il tema della XII edizione di Koinè, rassegna internazionale
di arredi, oggetti liturgici e componenti per l’edilizia di culto, che viene inaugurata oggi a Vicenza dall’arcivescovo Cesare Nosiglia. Come riferisce l’agenzia SIR, negli anni il
consenso alla manifestazione, nata nel 1989 a Vicenza, si è andato sempre più
consolidando, come dimostra anche la crescita del numero di operatori del
settore, aumentati del 26% rispetto all’edizione del 2005. A Koinè 2007,
dunque, prendono parte 305 espositori, il 20% dei quali proviene dall’estero:
Brasile, Messico, Stati Uniti, Polonia, Belgio, Francia, Romania e Israele. Ma
Koinè significa anche impegno per l’analisi e l’approfondimento di tematiche
importanti per religiosi, operatori e fedeli. A tale scopo, gli organizzatori
hanno dato vita alla sezione scientifica della rassegna “Koinè ricerca”,
presieduta da mons. Giancarlo Santi, che si articola attraverso una serie di
dibattiti, convegni e mostre, cui partecipano, fino al 17 aprile, anche artisti
famosi, come lo scultore Livio Conta, il ceramista Giorgio Longhin
e il maestro dell’arte del vetro Albano Poli. (R.M.)
Italia: dopo i quattro casi di ieri, anche oggi due
operai sono morti
sul posto di lavoro. Il fenomeno delle morti bianche nel mondo
Il
prossimo 28 aprile, in cento Paesi del mondo, si celebra la Giornata Mondiale
per la Sicurezza e la Salute sul lavoro. Un’occasione per fare il punto sulla
condizione attuale della normativa vigente in materia nelle varie aree
geografiche, per conoscere da vicino le stime degli incidenti più frequenti
oltre che delle vittime, ma anche per identificare misure di prevenzione
adeguate ad ogni contesto, volte ad evitare infortuni o malattie. Secondo
l’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro (ANMIL), solo nel 2006,
i casi di morti bianche in Italia sono stati 1.261; lo 0,56% in più rispetto all’anno precedente. Una crescita significativa, parte di
una tendenza globale evidenziata dall’International Labour
Office (ILO). Per l’organizzazione, il numero di vittime nel mondo causate da incidenti
e malattie legate al lavoro è in aumento, soprattutto a causa del processo di
industrializzazione di molti Paesi in via di sviluppo. Si tratta di oltre due
milioni di decessi ogni anno, un milione e 700 mila dei quali determinati da
malattie professionali, come disturbi muscoloscheletrici,
respiratori, patologie infettive, tumori per esposizione a sostanze pericolose.
Solo l’amianto provoca 100.000 morti l’anno tra i lavoratori di Stati Uniti,
Canada, Regno Unito e Germania. La polvere di silice, invece, colpisce i
polmoni di milioni di operai in tutto il mondo, il 37% dei minatori
dell’America Latina; il 50% di tagliatori di ardesia in India. Sempre secondo
le stime dell’Agenzia dell’Onu, il maggior numero di
incidenti nel settore agricolo avviene in Asia e in America del sud; in Cina,
India e Paesi dell’Est Europeo, invece si muore per infortuni nell’industria.
Dati ancor più gravi e allarmanti, considerando che buona parte degli impiegati
più a rischio sono minori poco più che bambini. (A
cura di Francesca Fialdini)
14 aprile 2007
- A cura di Amedeo Lomonaco e Franco Lucchetti -
- In Iraq, oltre 60 persone sono rimaste uccise in seguito a due attentati
kamikaze condotti in una stazione di autobus a Kerbala e su un ponte a Baghdad.
A Bassora, poi, i soldati britannici hanno ucciso 8 ribelli che stavano
collocando mine sul ciglio di una strada. Il nostro servizio:
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Nello strisciante e
drammatico conflitto tra sciiti e sunniti, si inserisce un nuovo, tragico,
capitolo: un kamikaze si è fatto saltare in aria in
una stazione di autobus nella città sciita di Kerbala causando la morte di
almeno 56 persone. Luogo e data non sembrano casuali. L’attentato è avvenuto
vicino al mausoleo Hussein, uno dei luoghi più sacri
per gli sciiti. A Kerbala, dove si dice sia sepolto il nipote di Maometto, un
attacco contro i fedeli sciiti aveva inoltre provocato tre anni fa almeno 100
morti. Quella strage era stata compiuta vicino ad uno degli ingressi del
mausoleo Hussein, non lontano dalla stazione di
autobus teatro dell’attentato suicida di oggi. Ma, soprattutto, quell'azione terroristica segna l’inizio di una interminabile serie di violenze tra sciiti e sunniti
dopo una fase caratterizzata prevalentemente da attacchi della guerriglia
contro forze straniere. Dopo l’attentato compiuto giovedì scorso nel ristorante
del Parlamento, proseguono poi gli attacchi di ribelli contro altri simboli di
Baghdad: un’autobomba è esplosa stamani su uno dei principali ponti della
capitale provocando 8 morti. Due giorni fa, un attentato simile, costato la
vita a dieci persone, aveva preso di mira un altro ponte che collegava un
quartiere sciita con una zona sunnita. Alle divisioni etniche si aggiungono
quindi, anche nuove, pericolose forme di isolamento.
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-
Guerriglia in azione anche in Afghanistan. Stamani, un grave attentato suicida nella città di Khost ha
provocato almeno 12 morti. E’ stato diffuso, intanto, un video con le immagini
dei due cooperanti francesi dell’organizzazione non governativa "Terre d’Enfance" sequestrati lo scorso 3 aprile dai talebani.
Il servizio di Stefano Leszczynski:
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Sono
almeno 12, secondo i testimoni, le vittime dell’attentato suicida compiuto
stamani nel quartier generale della polizia di
frontiera nella città di Khost, nell'Afghanistan
orientale. Secondo quanto dichiarato dal comandante locale della Polizia, un
uomo si sarebbe fatto esplodere all'entrata principale del quartier
generale. Intanto, la televisione canadese CBC ha mostrato alcuni fotogrammi di
un filmato che ritrae i due cooperanti francesi rapiti all’inizio del mese,
mentre lanciano un appello perché sia salvata loro la vita. Nel filmato, si
vedono anche i due interpreti e l'autista afghani bendati e minacciati da
talebani armati. E' la prima prova che viene fornita
della probabile esistenza in vita dei due rapiti. Il presidente francese, Jacques Chirac, è intervenuto
presso il presidente Karzai, per chiedergli il suo
appoggio agli sforzi intrapresi per la liberazione dei due ostaggi.
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- In Turchia, almeno
300 mila parsone oggi in piazza ad Ankara per protestare contro una eventuale candidatura del primo ministro, Recep Tayyip Erdogan,
alle presidenziali del mese prossimo. Su questa ipotesi si dovrà pronunciare,
in questi giorni, il partito del premier “Giustizia e Sviluppo”. La candidatura
del primo ministro ha allarmato quanti, sia nella società civile sia
nell’apparato militare, temono una islamizzazione
del Paese. “La Turchia è laica e lo sarà per sempre”, gridavano i dimostranti
nella piazza della Capitale.
- E un nuovo duplice
attentato suicida ha colpito stamani in Marocco il centro della città di
Casablanca. Ci riferisce Giancarlo La Vella:
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Il terrorismo torna a
colpire nell’Africa maghrebina. Uno stretto legame
sembra unire gli altri attentati avvenuti nei giorni scorsi nella stessa
Casablanca e ad Algeri, firmati da gruppi vicini ad Al
Qaida, e quello di stamani. Due kamikaze, hanno
riferito fonti locali, si sono fatti saltare in aria in prossimità del
consolato statunitense e della scuola americana. Oltre ai due kamikaze non ci
sono altre vittime, ma nella zona delle esplosioni la situazione è caotica.
Dall'11 marzo, quando ci fu un attentato contro un Internet Cafè
a Casablanca, la polizia marocchina dà la caccia a un commando di kamikaze che
si nasconde nei quartieri periferici della città. I terroristi islamici girano
con la cintura esplosiva indosso per evitare di essere catturati vivi. Martedì
scorso, altri quattro kamikaze erano morti dopo che la polizia aveva localizzato
il loro rifugio.
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- L’opposizione scende
in piazza a Mosca per protestare contro il presidente russo, Vladimir Putin. Migliaia di manifestanti appartenenti ad un
movimento guidato da Garry Kasparov, ex campione mondiale
di scacchi, e dall’ex premier, Mikhail Kasyanov, si sono riversati nel cuore della città per
partecipare alla cosiddetta “marcia dei dissidenti”. La polizia ha arrestato
almeno 170 persone, tra cui anche Kasparov. Un
portavoce della polizia ha smentito, come riferito da alcune
agenzia, che Kasparov sia stato rilasciato. I
disordini sono avvenuti all’indomani dell’intervista rilasciata dal magnate
russo Boris Berezovski, in asilo politico a Londra,
al quotidiano britannico “Guardian”. Berezovski aveva annunciato di voler finanziare un
rovesciamento, anche con l’uso della forza, del governo di Putin.
“Con i mezzi democratici - ha dichiarato il magnate russo - sarebbe impossibile
farlo”. Dopo la dura reazione del ministro degli Esteri russo, che ne aveva
chiesto l’estradizione, Berezovski ha poi negato di
aver invocato il ricorso alla violenza per rovesciare il governo russo.
- E’ scaduto oggi il
termine per la chiusura di un reattore nucleare nordcoreano
in cambio di carburante e aiuti alimentari, secondo quanto stabilito da un
accordo siglato lo scorso febbraio tra il governo di Pyongyang
con Corea del Sud, Stati Uniti, Cina, Giappone e
Russia. La Corea del Nord ha reso noto che rispetterà gli accordi solo quando 25 milioni di dollari nordcoreani
saranno trasferiti in una Banca di Pyongyang. I
fondi, depositati in una Banca di Macao, erano stati congelati perché ritenuti
di provenienza sospetta.
- Nella Repubblica Centrafricana confermato, per il momento, l’accordo di pace
per la cessazione delle ostilità tra il gruppo dei ribelli dell’Unione delle
forze democratiche ed il governo. “E il momento giusto per giungere alla pace e
lavorare insieme alla ricostruzione del Paese”, ha affermato il leader del
movimento ribelle. Intanto, il capo dell’esercito, che ha firmato ieri l’accordo
per conto del governo, ha detto che la pace ha finalmente preso la giusta
rotta. Ma manca ancora un’intesa con altri gruppi. L’Unione delle forze
democratiche è infatti solo uno dei sette movimenti di
ribelli presenti nel Paese africano. Sull’accordo di pace nella Repubblica Centrafricana, il servizio di Giulio Albanese:
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Si tratta di un
accordo importante che dovrebbe consentire alle migliaia di persone fuggite
nella savana di ritornare nelle proprie abitazioni. Un mese fa, stando a fonti ONU, almeno 14 mila civili avevano abbandonato Birau per evitare di rimanere intrappolati nella cittadina centroafricana, al confine con la tormentata regione
sudanese del Darfur. L’intesa prevede il cessate-il-fuoco e l’integrazione
delle forze ribelli nei ranghi dell’esercito regolare centroafricano.
Per il presidente Bozizè - che conquistò il potere
nel 2003 con un colpo di Stato, confermandosi successivamente due anni dopo
alla massima carica dello Stato con una consultazione elettorale da cui uscì
vincitore - questo accordo rappresenta un successo negoziale nel delicato
processo di riconciliazione nazionale avviato dal suo governo.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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- Sette poliziotti
sono stati uccisi oggi da uomini armati non ancora identificati a Port Harcourt, città petrolifera
nel Delta del Niger, nel sud della Nigeria. L’attacco è avvenuto qualche ora
prima dell’apertura dei seggi elettorali per lo scrutinio nazionale che
eleggerà i governatori e i parlamentari locali dei 36 Stati della Federazione
nigeriana. Testimoni riferiscono che uomini armati hanno preso d’assalto due
commissariati di polizia liberando un numero imprecisato di detenuti. Il Delta
del Niger è scosso da violenze e rapimenti messi in atto, soprattutto, da militanti
che richiedono una diversa ripartizione delle risorse petrolifere di cui la
Nigeria è il primo produttore africano e il sesto del mondo.