RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 103
- Testo della trasmissione di venerdì
13 aprile 2007
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Oggi su "L'Osservatore Romano"
OGGI IN PRIMO PIANO:
Pio XII e gli ebrei: i commenti dello storico Gian Maria Vian e
dell'ambasciatore Oded Ben-Hur
Da oggi in Ucraina l'incontro dei cappellani universitari
europei: con noi, mons. Lorenzo Leuzzi
CHIESA E SOCIETA’:
A Milano, un Convegno dell’Associazione Medici Cattolici Italiani
(AMCI) sul Testamento biologico
Al Qaeda rivendica l’attentato contro il Parlamento iracheno
13 aprile 2007
Con il libro Gesù di Nazaret, il Papa ci offre un approfondimento
sul Cristo amico dell’umanità sofferente alla
ricerca dell’eterno:
così, ai nostri microfoni, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Gli auguri di Romano Prodi
Oggi pomeriggio la
presentazione dell’atteso libro di Benedetto XVI, Gesù di Nazaret. La
pubblicazione del volume avviene a pochi giorni dall’80.mo genetliaco del Papa,
il prossimo 16 aprile. Per celebrare l’evento, il Pontefice presiederà una
Messa in Piazza San Pietro domenica 15 aprile. Fra meno di una settimana, poi,
il 19 aprile, Benedetto XVI festeggerà il suo secondo anniversario di elezione
alla Cattedra di Pietro. Ma torniamo alla presentazione di oggi pomeriggio.
Alla conferenza stampa, nell’Aula nuova del Sinodo alle ore 16, prenderanno
parte il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, che è stato
ricevuto ieri dal Santo Padre, il prof. Daniele Garrone, decano della Facoltà
Valdese di Teologia di Roma e il prof. Massimo Cacciari, ordinario di Estetica
all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Coordinerà gli interventi
padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Con
questo libro, dunque, Benedetto XVI va al cuore della fede. Ecco la riflessione
del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, intervistato da Alessandro
Gisotti:
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R. – Senza dubbio, la
figura di Cristo, anzi, la Rivelazione di Cristo è il fondamento della nostra
fede è al centro – come ha detto un autore – è la leva della storia. E di
fronte al dibattito odierno, che si è ri-infuocato proprio sulla figura di
Cristo, sulla personalità di Gesù di Nazaret, un dibattito che a volte è
fuorviante anche per l’ignoranza di tante persone che si attribuiscono il diritto,
la competenza di parlare – purtroppo – di ciò che non conoscono, il Papa ci dà
la sua visione di Cristo. Il Papa è un appassionato di Cristo, è un profondo
conoscitore di Gesù Cristo e del cristianesimo. Ricordiamo il suo primo libro,
“Introduzione al cristianesimo”, che si potrebbe ancora leggere con frutto. E
oggi ci offre questo panorama, questo approfondimento sulla figura di Cristo.
Cristo come cifra di interpretazione della vita, dei destini di ogni persona
umana e dei destini dell’umanità. E quindi, anche come amico di questa umanità
in cammino, di questa umanità tormentata, di questa umanità – però – assetata
di eterno e di cose che diano senso alla vita.
D. – Eminenza, lei
conosce da tanti anni Joseph Ratzinger. Quale tratto del carattere del Santo
Padre la colpisce di più?
R. – La sua amabilità,
la sua mitezza, la sua finezza, il suo rispetto per ogni persona, la sua
capacità di ascolto e la sua capacità di personalizzare ogni rapporto: non solo
con i collaboratori, coloro che sono vissuti accanto a lui per tanti anni, ma
anche adesso vediamo nelle udienze generali con coloro che lo salutano anche in
un attimo fuggente, il Papa ha un ascolto e ha una parola adatta a ogni
persona, come se fosse un vero amico.
D. – L’80.mo
compleanno di Benedetto XVI cade quasi in coincidenza con il secondo
anniversario del suo Pontificato. Quale bilancio si può fare di questi primi
due anni?
R. – Il bilancio del
Pontificato di Papa Benedetto si potrebbe trarre da diversi punti di vista, da
diversi punti di osservazione, da diversi profili. Pensiamo, ad esempio, a
quello dei suoi discorsi: i discorsi all’udienza generale, i discorsi fatti con
i giovani, con i bambini della Prima Comunione. Quindi direi che sono discorsi
dalla pienezza del cuore, dalla profondità del cuore, tenendo presente che il
Papa ha detto che il suo compito è quello di difendere la fede dei semplici. Ed
egli continua a svolgere questa missione, soprattutto con i più puri di cuore,
i semplici di cuore, indirizzandoli a questo incontro con Cristo che è la
chiave di risoluzione, di trasfigurazione della nostra vita. Il bilancio lo si
può fare anche sotto un altro profilo: il profilo – per esempio – dei viaggi
apostolici pastorali del Santo Padre. Ricordo il viaggio in Spagna, il viaggio
in Polonia, anzitutto, per ringraziare quella grande terra di averci dato
Giovanni Paolo II, e ricordo allora la visita ad Auschwitz, con quella sua
riflessione sulla presenza di Dio, sull’assenza di Dio in quel luogo così
drammatico della storia umana. Il viaggio in Germania, con i grandi discorsi
sulla presenza di Dio nella società di oggi; il viaggio in Spagna con i
messaggi sulla famiglia. Il viaggio in cui io lo ho accompagnato: è stato il
primo viaggio che ho potuto compiere con Papa Benedetto, in Turchia, con il
grande dialogo interreligioso e con quell’esempio di disponibilità ad
incontrare tutti e a ricomprendere, a riassumere i sentimenti più alti di ogni
persona umana, di ogni comunità, di ogni nazione, anche di ogni gruppo
religioso. Mi sembra che questi siano messaggi permanenti, sostanziali che il
Papa lascia, che possono fruttificare nei prossimi anni del suo Pontificato.
D. – Il Santo Padre
compie 80 anni. Qual è l’augurio che si sente di rivolgere al Papa di cui lei è
il più stretto collaboratore?
R. – L’augurio è
anzitutto l’augurio di una buona salute, l’augurio di avere la grazia e la
consolazione dello Spirito in questa missione immane che è stato chiamato a
compiere dal 19 aprile del 2005; ma l’augurio anche di essere ascoltato come si
merita, l’augurio di essere compreso nei suoi messaggi più tipicamente evangelici.
Proprio nel suo accompagnare l’uomo, ogni uomo e donna, ogni comunità umana in
questo cammino per dare senso alla propria vita e per preparare all’incontro
con Cristo che è nostro unico e universale Salvatore.
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E, in questi giorni,
sono tantissimi gli indirizzi d’auguri che giungono al Papa da tutto il mondo
per il suo 80.mo compleanno. Non mancano i messaggi di autorità politiche ed
istituzionali. Ecco gli auguri del presidente del Consiglio italiano, Romano
Prodi, intervistato da Massimiliano Menichetti:
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R. – Seguendo il Salmo
90, quando si è arrivati ad 80 anni si è arrivati alla sapienza del cuore ed è
proprio di questa sapienza che abbiamo bisogno. Il mio augurio, quindi, è che
proprio questa sapienza venga applicata nelle grandi sfide che abbiamo di
fronte e cioè il problema della pace e della guerra in questo mondo così
disastrato; il problema della miseria e della ricchezza, anche qui un mondo
pieno di tragedie ed ingiustizie; e il dialogo tra religioni, tra culture.
Abbiamo proprio bisogno – davvero – di sapienza del cuore.
D. – Che cosa l’ha
colpita di più di questi due anni di Pontificato?
R. – Il suo primo
messaggio, forte, della Deus caritas est, e cioè il primato della carità
cristiana in tutta la regola della nostra vita. Questa è la cosa più importante,
perché dalla Chiesa ci attendiamo questo grandissimo messaggio di amore, di
conciliazione e di fratellanza.
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Oggi su "L'Osservatore
Romano"
Servizio vaticano -
Verso la visita pastorale di Benedetto XVI a Vigevano e a Pavia.
Servizio estero - In
evidenza l’Iraq: forti timori per l’ordine e per la stabilità dopo l’attacco
nella sede del Parlamento di Baghdad.
Servizio culturale -
Un articolo di Giuseppe Appella dal titolo “L’arte è un lavoro che conduce
altrove”: ricordo di Salvatore Scarpitta.
Servizio italiano - In
primo piano il tema degli incidenti sul lavoro.
13 aprile 2007
Pio XII e gli ebrei: i commenti dello storico Gian Maria Vian
e dell'ambasciatore Oded Ben Hur
Proseguono i commenti
dopo la rinuncia del nunzio apostolico in Israele, mons. Antonio Franco, a
partecipare all’annuale cerimonia di commemorazione della Shoah, il 15 e il 16
aprile allo Yad Vashem, il Museo dell’Olocausto a Gerusalemme. Motivo del
contendere è la presenza nel Memoriale di una foto di Pio XII con una
didascalia che riferisce della posizione del Papa, ritenuta ambigua, nella difesa
del popolo ebraico durante la persecuzione nazifascista. La modifica del testo
era stata già chiesta dal precedente nunzio, mons. Pietro Sambi, dopo che era
apparsa nel Museo nel 2005. Sulla dolorosa vicenda Roberta Gisotti ha
intervistato Gian Maria Vian, storico del Cristianesimo, docente all’Università
“La Sapienza” di Roma:
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D. – Professore,
questa didascalia della discordia, che sta procurando così spiacevoli
incomprensioni nelle relazioni tra Santa Sede ed Israele, pone maggiori
problemi ai fedeli delle due religioni o agli storici?
R. – Voglio credere,
voglio sperare, che sia una questione storica, che riguardi innanzitutto gli
storici, e non tanto, come lei dice molto bene, i fedeli delle due religioni.
Ritengo che gli storici debbano fare il loro mestiere, onestamente, senza
preclusioni, senza pregiudizi, riconoscendo da una parte che questa demonizzazione,
questa 'leggenda nera' - come si è detto - su Pio XII, nasce dalla propaganda
sovietica negli anni della Seconda Guerra Mondiale, e dall'altra investigando,
senza deformazioni, su quella che è stata l’opera del Papa e della Chiesa di
Roma durante la Seconda Guerra Mondiale, per salvare il maggior numero possibile
di ebrei. E questo credo sia un dato innegabile.
D. – Di questa
spiacevole 'leggenda nera' che offusca la memoria di Pio XII si sono occupati
nel passato Paolo VI, Giovanni Paolo II ed ora Benedetto XVI. Qual è stata la
linea di continuità della Chiesa nel difendere la condotta di Eugenio Pacelli?
R. – Io credo che
siano tre i punti di continuità fra questi Pontefici, tra questi vescovi di
Roma, molto diversi l’uno dall’altro. Uno, la difesa storica della memoria di
Pio XII, della sua azione durante la Seconda Guerra Mondiale e di fronte alla
spaventosa tragedia della Shoah. Due, l’onore alla memoria dei sei milioni di
vittime della Shoah. E terzo punto, la volontà - e qui torniamo alla prima
questione, cioè se riguardi questa crisi più i fedeli che gli storici – la
volontà indubbia, da entrambe le parti, di procedere su un cammino di pace e di
riconciliazione, come Benedetto XVI ha ripetuto ad Auschwitz, come Giovanni
Paolo II ha costantemente e tenacemente predicato e come Paolo VI ha fatto ai
tempi del Concilio, e durante il suo Pontificato.
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“Il Papa non può
essere messo in mezzo a uomini che dovrebbero vergognarsi per quanto compiuto
contro gli Ebrei”, ha sottolineato l’arcivescovo Antonio Franco, nunzio
apostolico in Israele, aggiungendo che “Pio XII non dovrebbe vergognarsi per
tutto quello che ha fatto per la salvezza degli Ebrei”. Quali reazioni da parte
israeliana? Luca Collodi ha intervistato l’ambasciatore di Israele
presso la Santa Sede, Oded Ben-Hur:
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R. – Noi siamo del parere che questo dibattito difficile, penoso e
doloroso – doloroso quanto sia – non deve influire, non deve avere nessuna
influenza sugli sforzi dinamici, seri, veri, tra Israele e lo Stato del
Vaticano, che ormai vengono fatti da 13 anni, specialmente negli ultimi anni,
per rafforzare i rapporti e portare alla vera riconciliazione. Non possiamo
dimenticare i passi drammatici, storici di Papa Giovanni Paolo II e del Papa
attuale, la visita a Colonia, ad Auschwitz, e così via. Io direi che, a nome di
questa fratellanza, bisogna considerare, bisogna rispettare i sentimenti del
popolo ebraico. Decine di migliaia di sopravvissuti che vivono ancora, portano
con sé una certa verità, che è tutt’altra di quella che dice il Vaticano.
Allora, noi diciamo una cosa molto semplice: non appena sarà possibile indagare,
vedere, leggere i documenti del Vaticano che parlano degli anni della guerra,
sarà possibile arrivare ad un giudizio storico.
D. – Torniamo al motivo del contendere: questa didascalia che accompagna
la figura e l’immagine di Papa Pio XII. Lei ha affermato che è comunque in
corso un ulteriore approfondimento, se apportare qualche elemento di modifica a
questa didascalia su Papa Pio XII o meno...
R. – Esattamente. Questo sta accadendo ormai da qualche tempo. Già dopo
la lettera dell’allora nunzio Pietro Sambi c’è stata una risposta, ci sono
state riflessioni, una promessa di riesaminare, vedere le possibilità di sanare
la situazione, vedere insieme. Nel frattempo, però, a prescindere da questo,
c’è la memoria dell’Olocausto che va rispettata.
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E' emergenza alimentare
in Madagascar:
i cicloni hanno distrutto interi
raccolti
E’ emergenza in
Madagascar dopo il passaggio di alcuni cicloni che si sono abbattuti nelle
ultime settimane nel nordest del Paese. Pesante il bilancio: oltre 80 i morti,
più di 20 mila gli sfollati, interi raccolti andati distrutti. Ora si pensa
alla ricostruzione, ma servono ingenti aiuti. In prima linea ci sono i
Salesiani della missione di Bemaneviky che grazie ai primi fondi in arrivo
dall’Italia e dalla Francia stanno avviando progetti di assistenza. Antonella
Villani ha chiesto a don Saro Vella, direttore della missione, quale
sia la realtà di questo villaggio dove i Salesiani sono presenti da 25 anni:
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R. – L’acqua ha invaso
tutta la regione per chilometri e chilometri. Anche da noi, nella nostra
missione e in tutto il villaggio c’era l’acqua ad un metro e 80. Tutta la gente
è venuta a rifugiarsi da noi e in pochissimo spazio eravamo 2500, forse anche
3000 persone che hanno passato tutto il giorno e tutta la notte in attesa che
il livello dell’acqua scendesse. Le conseguenze sono gravissime: molte case –
che sono capanne – non ci sono più, non si vede neppure il posto dove si trovavano.
Le coltivazioni, l’80 per cento, sono andate perse per cui sarà un anno molto e
molto difficile proprio dal punto di vista alimentare. Per fortuna però, la
gente ha tanta forza di ricominciare ma evidentemente mancano anche i mezzi.
Qui la gente già in situazione di normalità ha veramente solo il necessario per
poter vivere.
D. – Voi, tra l’altro,
vivete in una zona molto isolata...
R. – Non abbiamo né
telefono, né elettricità e anche le strade sono percorribili solo per pochi
mesi all’anno e anche con difficoltà. Siamo costretti spesso ad andare a piedi
oppure in bicicletta o con altri mezzi di fortuna come la piroga nel nostro
piccolo fiume che non sempre è navigabile.
D. – Che cosa vi serve
per ripartire?
R. – Del cibo perché
essendo state distrutte le coltivazioni, i prossimi mesi saranno duri.
D. – Voi, come
salesiani, siete presenti nella missione da 25 anni. Quanto avete creato in
questo arco di tempo?
R. – Abbiamo costruito
sette scuole elementari nei villaggi e poi una scuola media che arriva anche al
liceo. Poi due internati, uno per i ragazzi e l’altro per le ragazze che
vengono da lontano. Poi abbiamo una quindicina di chiesette e tante attività
che abbiamo fatto con la gente locale come i progetti agricoli, i pozzi per
avere l’acqua potabile.
D. – Sono tre anni che
lei è responsabile di questa missione. Che cosa significa per lei stare in
mezzo a questa gente?
R. – Anche se ci sono
tantissimi disagi, io mi trovo benissimo con loro perché vedo che siamo una
famiglia, portiamo insieme i pesi, le gioie, le sofferenze.
D. – A questo punto il
suo appello...
R. – Il Signore ci
parla con le cose che capitano tutti i giorni. Magari questo ciclone può farci
comprendere che questi sono nostri fratelli e che li possiamo sostenere ed
aiutare soprattutto con una solidarietà interiore, capire che siamo tutti una
sola famiglia e se poi magari dentro il cuore sentiamo che dobbiamo fare qualche
cosa di concreto, la mettiamo in pratica.
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La Croce della GMG arriva
nelle Isole Salomone devastate dallo tsunami
La Croce della
Giornata Mondiale della Gioventù prosegue il suo viaggio simbolico attraverso i
continenti per giungere nel 2008 a Sydney, in Australia, per il grande raduno
internazionale dei giovani con il Papa. Domenica arriverà nelle Isole Salomone
devastate il 2 aprile scorso da un violento terremoto e da un devastante
tsunami che hanno causato circa 40 morti. Accoglierà la Croce della GMG il vescovo
di Gizo, mons. Bernard O'Grady, che Emer McCarthy ha
intervistato:
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R – I felt reluctant …
All’inizio ero riluttante, perché tutto questo vuol dire tanto lavoro
extra proprio in questo momento così particolare per noi, ma sono stato
convinto dai giovani stessi, che hanno voluto che la Croce arrivasse
assolutamente: è un segno del nostro dolore, hanno detto. La Croce sarà accolta
da una delegazione di giovani di Gizo. Non potremo portarla dentro la
cattedrale, perché è stata seriamente danneggiata dal terremoto. Sarà accolta
nel piazzale della Cattedrale e sarà accompagnata da una band di panpipes, i nostri tradizionali flauti di Pan. Quindi, sarà
portata dai giovani agli sfollati che vivono ancora nelle tende in cima alla
collina e che sono assistiti dalla Caritas. Ci sono ancora decine di persone
disperse, oltre 40, e la maggior parte di loro sono bambini. Questa è una delle
ragioni per cui la gente non vuole rischiare di scendere dalle colline,
soprattutto le giovani famiglie. Porteremo la Croce sulla collina, facendo
varie soste, per permettere alla gente di esprimere la propria tristezza per
quello che hanno sofferto e stanno ancora soffrendo per lo tsunami e il
terremoto. Poi la porteremo in ospedale,
per dare la possibilità ai feriti e ai malati di salutarla e poi torneremo alla
cattedrale dove pregheremo fino a mezzanotte e forse oltre, perchè mi hanno
chiesto di pregare con la Croce tutta la notte. Accogliamo la Croce della
Giornata Mondiale della Gioventù in maniera discreta, per quello che la gente
ha passato, ma la riceviamo con gioia, perché è un segno di quello che abbiamo
sofferto negli ultimi giorni.
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Da oggi in Ucraina l'incontro dei cappellani universitari europei
Divenire portatori del
Vangelo nelle università. Questo è l’obiettivo dell’incontro del Comitato di
coordinamento europeo dei cappellani universitari organizzato dal Consiglio
delle Conferenze Episcopali d’Europa che si apre oggi a Leopoli, in Ucraina, e
che si concluderà domenica prossima. Durante il convegno si discuterà sulle
prospettive di lavoro da svolgere nei prossimi anni. Marina Tomarro ha intervistato
mons. Lorenzo Leuzzi, segretario della sezione università del Consiglio
delle Conferenze Episcopali d'Europa:
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R. – La pastorale
universitaria in Europa è ormai un’esperienza decennale, perché dopo il
Congresso europeo dei cappellani nel ’98, si è lentamente strutturata ed ora in
tutte le Conferenze episcopali europee c’è un delegato che guida e che anima la
pastorale universitaria a livello nazionale. E’ un impegno molto interessante,
ma soprattutto importante per l’Europa che vuole vivere la stagione di una
nuova evangelizzazione. Il recupero, dunque, del dialogo tra la Chiesa e
l’Università costituisce una delle priorità della nuova presidenza del
Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa.
D. – Ma quali sono gli
obiettivi e le sfide comuni delle Cappellanie universitarie europee?
R. – Io penso che la
preoccupazione più importante ed anche la sfida più grande che è dinanzi a noi
è rilanciare la presenza della Chiesa come interlocutrice in tutti il cammino
di elaborazione culturale e di ricerca che si fa in università. In questo senso
diventa determinante la capacità formativa delle Cappellanie universitarie
inteso a preparare gli studenti, ma soprattutto i docenti, capaci così di dare
una testimonianza all’altezza delle sfide che i cristiani vivono nella vita universitaria.
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Cresce in Italia lo "sniffing" di colle e solventi, la droga dei poveri
Aumenta in
Italia l'attività di contrasto al fenomeno droga, ma crescono anche la
richiesta e il consumo. E' quanto emerge dalla relazione annuale della Direzione
centrale per i servizi antidroga che dimostra che il fenomeno droga e' in costante
crescita. E anche in Italia, come tra i Paesi poveri, si comincia a diffondere
il fenomeno di chi sniffa colle o solventi. Il servizio di Alessandro Guarasci.
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Le sostanze più
richieste sul mercato restano i derivati della cannabis, anche se aumenta il
consumo di cocaina e di droghe sintetiche. I decessi riconducibili agli abusi
di sostanze stupefacenti sembrano invece diminuire. Nel 2006 se ne segnalano
517, il 20 per cento in meno rispetto all’anno precedente. Le operazioni antidroga
lo scorso anno sono state 20.580, contro le 19.845 del 2005. Inoltre la
situazione delle denunce per motivi di droga nelle varie regioni rispecchia
sostanzialmente quella delle operazioni e dei sequestri. Dei 32.800 soggetti
segnalati a vario titolo all’autorità giudiziaria nel 2006, il 36,38 per cento
è stato registrato in tre regioni, in particolare in Lombardia, Campania e
Lazio. Il numero minore di denunce è stato registrato, invece, in Valle
d’Aosta. Purtroppo e soprattutto fra i giovani prende sempre più piede il
cosìddetto "sniffing". Un comportamento alternativo al consumo dei
classici allucinogeni, importato dai Paesi più poveri e che fa ricorso a
sostanze volatili come colle, gas, lacche per capelli e solventi vari. Un
effetto dell’aumento dell’infanzia abbandonata, per don Salvatore Lo Bue,
fondatore della Comunità Casa dei Giovani, convinto che serve un intervento
maggiore dei servizi sociali:
R. – Questi stessi
fenomeni si sono già registrati nelle grandi metropoli all’estero da ormai
parecchi anni. Parlo di quelle metropoli dove ci sono delle enormi sacche di
proletariato urbano, là dove ci sono i meniños de rua, là dove ci sono – e
questo anche a Londra – i bambini che vivono sotto terra, nei cunicoli, nelle fogne. Là dove ci sono queste comunità di minori
abbandonati a se stessi è chiaro che il fenomeno della tossicodipendenza si
sottoproletarizza e non avendo la possibilità di accedere facilmente al denaro,
questi ragazzi si sono inventati un modo povero di sniffare. Questo era già
avvenuto altrove ed è chiaro, quindi, che sarebbe prima o poi avvenuto anche in
Italia, soprattutto in un momento socio-economico come quello in cui stiamo
vivendo oggi, in un momento in cui queste fasce del sottoproletariato sono in
aumento. Io le dico una cosa terribile: a Palermo noi abbiamo un centro di accoglienza e in 10 anni abbiamo
sempre avuto mediamente un numero di utenti intorno ai 200; negli ultimi 10
mesi il numero di utenti si è raddoppiato. Questo è dovuto proprio al deterioramento
economico, perché nei centri a bassa soglia arrivano i ragazzi più poveri,
quelli cioè che non hanno neanche la possibilità di mangiare, che non hanno un
posto per dormire e stanno nella strada, quelli che fanno una vita da barboni.
Questo problema mieterà vittime in gran quantità. E’, quindi, necessario che vi
sia un esercito di persone che stia in trincea, che lavori sul campo, che vada
a cercare queste persone, ma che sappia anche come parlare loro. E’ necessario
che si faccia veramente un’opera importante di reinserimento socio-lavorativo
anche degli ex-tossicodipendenti, di cui una parte – non grandissima, ma
senz’altro una buona parte – può anche essere riutilizzata, qualificandola,
facendola anche laureare, come abbiamo fatto noi con un numero purtroppo
limitato di persone, viste le nostre scarse possibilità economiche. Ora questi
sono diventati dei nostri operatori.
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Sugli schermi in Italia "La
vita degli altri",
uno spaccato degli ultimi drammatici anni della
Germania dell'Est
Sugli schermi in
Italia "La vita degli altri", opera prima del regista tedesco Florian
Henckel von Donnersmarck, vincitrice del Premio Oscar come miglior film in lingua
straniera e acclamata dalla critica internazionale. Negli ultimi anni di vita
della Germania dell’Est, un coinvolgente ritratto della società controllata
dalla polizia segreta. Ma le ragioni del cuore possono vincere quelle degli
ideali più spietati. Il servizio di Luca Pellegrini.
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La mia vita e la vita
degli altri: nel quotidiano connettersi delle nostre esistenze, il rispetto
della privata sfera dei sentimenti, dei desideri, delle paure, dei dubbi
dovrebbe trovare assicurazioni e norme certe. Nella storia, anche la nostra
attuale in cui il potere dell’immagine prevarica tragicamente, spesso non è
stato così. In nome di una falsa idea di democrazia e di egualitarismo, il
catalogo dei misfatti è innumerevole. Ma la vera angoscia che emerge e assilla
lo spettatore nel bellissimo film del regista tedesco fresco di un’inaspettata
e meritata vincita all’Oscar, è il fatto che un perverso sistema politico
reggeva una nazione, la Germania dell’Est, conosciuta come Repubblica
Democratica Tedesca, non più di una ventina d’anni fa e proprio nella nostra
civilissima Europa. Ne "La vita degli altri" ciò che fa orrore è come
anche la coscienza individuale sia asservita al meccanismo di conservazione di
un potere di stampo perfettamente orwelliano, ove la polizia segreta, la Stasi,
con centinaia di migliaia di informatori, controllava tutto degli altri: la
vita, le amicizie, il lavoro, l’amore, le menti. Tutto, assolutamente tutto.
Una qualità drammatica avvincente, una narrazione stringata e un profondo
afflato etico sorreggono questa storia ambientata a Berlino est negli anni che
dal 1984 corrono verso il crollo del famigerato muro e il dissolvimento della
dittatura. Si contrappongono un freddo capitano della polizia e un introverso
drammaturgo, il primo docile servo del totalitarismo socialista e il secondo un
turbato uomo di lettere costretto, a sua insaputa, a subire i sistemi di
controllo. Sistemi che, però, in una perversa loro funzionalità, venivano
adoperati sistematicamente per controllare anche i controllori. In questa rete
spietata si profila però uno spiraglio: il controllore perde lentamente le
ragioni ideali che sostenevano la sua burocratica dedizione, mentre le vite
degli altri, cui ha legato la sua, irrompono scardinando certezze assimilate e
ordini ricevuti. Finale doloroso ma di grande profondità umana e spessore
artistico, in cui si rende un tributo al cuore, alla pietà e al perdono.
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13 aprile 2007
Per gli 80 anni di Benedetto XVI, il 16 aprile, la Germania presenta
un francobollo speciale, una cattedra a Ratisbona e un libro
Anche la Germania si
prepara a festeggiare gli 80 anni di Benedetto XVI, il prossimo 16 aprile. La
prima iniziativa – riferisce l’agenzia SIR – viene da parte del governo
tedesco: il 12 aprile è stato messo in vendita un francobollo “speciale”, in
onore del Papa, del valore di 55 centesimi di euro, con una tiratura straordinaria
di dieci milioni e 400 mila esemplari. Si tratta di un avvenimento eccezionale
perché, per legge, in Germania, solo ai presidenti della Repubblica viventi si
può dedicare un francobollo. Il francobollo rappresenta il Papa, sorridente, a
braccia aperte, con alle spalle lo stemma papale e queste scritte: “Papst
Benedikt XVI. 55. Deutschland. 2007”. La seconda iniziativa è l’istituzione del
“Papst Benedikt-Lehrstuhl”, cioè, la “Cattedra Papa Benedetto” a Ratisbona. Il
vescovo locale, mons. Gerhard Ludwig Müller, e il rettore dell’università, Alf
Zimmer, hanno annunciato che a breve sarà istituita tale “cattedra” per rendere
accessibile l’opera scientifica del teologo Joseph Ratzinger, pubblicando i
suoi scritti in un’edizione completa. L’iniziativa è promossa dalla diocesi di
Ratisbona. Infine, un ulteriore tributo per gli 80 anni del Papa è la
pubblicazione di un libro che contiene cento dichiarazioni del Papa sulla
“Gioia di Dio”, edito da “Neue Stadt”, con prefazione del cardinale Karl
Lehmann, presidente della Conferenza episcopale tedesca. (R.M.)
Cina: la Pasqua,
occasione propizia per evangelizzare
e diffondere la gioia
della Risurrezione
Battesimi
dei catecumeni; accoglienza dei nuovi membri nella comunità cristiana; ritorno
dei fedeli che si erano allontanati dalla Chiesa; evangelizzazione attraverso
la diffusione della gioia della Risurrezione: è stato questo l’impegno di
diverse comunità cattoliche cinesi in occasione della Santa Pasqua. Come
riferisce l’agenzia Fides, la diocesi di Ba Meng, nella Mongolia interna, ha
pubblicato due mila copie del bollettino “La Buona Notizia della Santa Pasqua”,
portando così avanti l’evangelizzazione attraverso i media iniziata a Natale,
con la pubblicazione di “Santo Natale”. Inoltre, 43 catecumeni sono stati
battezzati e hanno partecipato al “corteo dell’evangelizzazione”, per portare
ai cittadini la gioia della Risurrezione. La parrocchia di Qu Zhou della
diocesi di Han Dang, nella provincia dell’He Bei, si è dedicata a riavvicinare
i fedeli che si erano allontanati dalla Chiesa, che hanno potuto ricevere i
Sacramenti della Riconciliazione e della Santa Comunione, durante la solenne
Eucaristia in cui sono stati battezzati una trentina di adulti. Nella diocesi
di Zheng Zhou, capoluogo della provincia di He Nan, 33 catecumeni hanno
ricevuto il battesimo nella Cattedrale, contribuendo così a portare nuova linfa
alla comunità cattolica locale. La Santa Pasqua della diocesi di Xi An,
capoluogo della provincia di Shaan Xi, è stata dedicata a un obiettivo preciso:
“Aprire la porta della Chiesa per far conoscere la Chiesa alla gente”. Così, le
solenni celebrazioni della Veglia pasquale e della Pasqua sono state celebrate
nella grande piazza davanti alla Cattedrale. Oltre tre mila fedeli hanno
partecipato alla Messa presieduta da mons. Dang Ming Yan, vescovo diocesano,
condividendo la gioia pasquale con numerosi non cristiani presenti. (R.M.)
Monito del Patriarca di Mosca, Alessio II, alla Cina,
che non consente la libertà
di culto agli ortodossi cinesi
Per la seconda volta
in pochi giorni, il Patriarca ortodosso di Mosca, Alessio II, ha rivolto un
monito alla Cina, per la dura situazione in cui versa la Chiesa ortodossa
cinese, che non ha libertà di religione, né clero locale. Nello stesso periodo,
una delegazione di Taiwan si è recata a Mosca per discutere “sviluppi e
collaborazione” fra gli ortodossi e Taipei. Secondo l’agenzia russa Interfax, citata da AsiaNews,
nel corso di un ricevimento offerto dal ministro russo degli Esteri, Sergey
Lavrov, Alessio II ha ricordato che “la Chiesa ortodossa cinese festeggia
quest’anno il 50.mo anniversario della sua indipendenza dal Patriarcato russo,
ma lo fa senza avere né preti, né sacerdoti”. Questo dato – ha aggiunto – “è
sconcertante, date le molte migliaia di fedeli che attendono con ansia di poter
avere qualcuno che si occupi della loro pastorale”. Nel corso di una conferenza
stampa prima di Pasqua, il Patriarca di Mosca aveva dichiarato: “La chiesa ortodossa
(cinese) locale è stata virtualmente distrutta dalla Rivoluzione
culturale”. Nel 2007, tre preti ortodossi sono stati inviati in Cina da Mosca
per occuparsi del ministero locale e della liturgia pasquale. Grazie a loro, si
sono svolti i riti della Settimana Santa, non all’interno di una chiesa, ma delle
missioni diplomatiche russe nel Paese. La questione della libertà di culto
nella Cina popolare è stata discussa anche nel corso dell’incontro che si è
svolto lo scorso 4 aprile a Mosca fra il segretario del Dipartimento affari
religiosi esteri del Patriarcato russo-ortodosso, l’arciprete Nikolai Balashov,
e il direttore dell’Ufficio di rappresentanza a Mosca di Taiwan, Angela Su. I
partecipanti hanno definito il dialogo “prolungato e costruttivo” e hanno
persino ventilato l’ipotesi di una possibile visita a Taipei di una delegazione
della Chiesa russo-ortodossa, che dovrebbe studiare l’apertura di un luogo di
culto sull’isola. (R.M.)
Nuove vocazioni e
formazione per clero e religiosi
nella Chiesa del Vietnam: temi della visita
pastorale
del rettore maggiore dei Salesiani
Una
comunità giovane, che cammina e gradualmente si fortifica nella fede, nella
speranza e nella carità: così ha descritto la Chiesa del Vietnam don Pascual Chávez,
rettore maggiore dei Salesiani, giunto nei giorni scorsi in Vietnam per una
visita pastorale. Negli incontri tenuti con le diverse comunità dei Salesiani e
dei fedeli – riferisce l’agenzia Fides – Don Chávez ha precisato che la
comunità vietnamita ha ancora bisogno di una promozione vocazionale e di una
costante opera di formazione per clero, religiosi, laici e seminaristi.
Parlando ai novizi, il sacerdote ha presentato il tema della scelta
vocazionale, facendo riferimento alla fragilità e alla perseveranza. I pericoli
– ha spiegato – sono la fragilità psicologica e la volubilità. A tal proposito,
don Chávez ha richiamato la consacrazione, la missione e la vita comunitaria
come le “giunture che sostengono la nostra vita di persone consacrate”. Il
rettore maggiore ha poi definito la comunità religiosa locale “una presenza piena
di significatività” per la Chiesa del Vietnam, soprattutto perché numerosi
giovani del Vietnam continuano a innamorarsi del carisma di don Bosco: oltre
430 di loro aspirano a unirsi alla Congregazione dei Salesiani nel Paese. In
generale, poi, è in aumento il numero dei giovani che desiderano entrare nei
seminari per seguire una vocazione di consacrazione. La Chiesa cattolica del
Vietnam è cresciuta, negli ultimi anni, del 14,39%. Proprio a motivo di questa
fioritura, il governo vietnamita ha concesso al Seminario maggiore di Hanoi di
accogliere nuovi seminaristi ogni anno, mentre in precedenza l’ingresso era consentito
solo per un numero limitato di studenti ogni due anni. (R.M.)
Solidarietà di mons. Giuseppe
Betori all’arcivescovo Angelo Bagnasco: “Lontano da noi ogni spirito polemico o
peggio ancora di divisione”
Mons. Giuseppe Betori,
segretario generale della CEI, “rinnova vicinanza e solidarietà”
all’arcivescovo Angelo Bagnasco, presidente della CEI, “auspicando che la sua
opera di guida e di discernimento continui instancabile al servizio delle coscienze
e del bene comune”: è quanto si legge nella nota diffusa ieri dall’Ufficio
comunicazioni sociali della CEI, secondo cui “ciò è richiesto, del resto, dalla
missione della Chiesa nella società italiana e come tale è riconosciuto ed
auspicato dalla Santa Sede”. “Facendomi interprete dei sentimenti dei vescovi
italiani – afferma mons. Betori, citato dall’agenzia SIR – voglio ribadire che
siamo attenti e allo stesso tempo fiduciosi. Vorremmo che tutti fossero
consapevoli che è lontano da noi qualsiasi spirito polemico o peggio ancora di
divisione – aggiunge – come può facilmente cogliere chiunque ascolti le nostre
parole senza prevenzioni”. Il segretario generale della CEI auspica infine che
“mons. Bagnasco possa esercitare con tranquillità il suo ministero che, come ci
ha ricordato di recente nella sua prolusione al Consiglio permanente, ha un
unico obiettivo: ‘La lieta notizia, la speranza che sentiamo ardere in noi e
che vogliamo annunciare agli uomini d’oggi; è questo il messaggio che da due
mila anni attraversa i secoli e risuona per tutta la terra per offrirsi,
rispettoso e appassionato, ad ogni cuore’”. (R.M.)
“No
ai tentativi di ghettizzare, anche nei
media, il mondo cattolico”:
denuncia
dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI)
“I valori del mondo
cattolico esigono una corretta informazione: difesa della vita e della
famiglia, in gioco la società del domani; no a un’informazione religiosa
raccontata con pregiudizi ideologici o disegnata solo in riferimento a
schieramenti politici o lobbistici; no ai tentativi di ghettizzare, anche nei
media, il mondo cattolico”. Così, la giunta dell’Unione Cattolica della Stampa
Italiana (UCSI), riunita ieri a Roma, chiarisce la sua posizione in un
documento, in cui invita i media italiani a uscire dagli “angusti confini del
relativismo e dell’utilitarismo, per essere testimoni di un’informazione
veritiera”. Come riferisce l’agenzia SIR, l’UCSI mette in luce come vi sia “una
riduttiva e deformante rappresentazione delle ragioni dei cattolici” e
sottolinea l’esistenza di “principi che definiscono radicalmente l’impegno dei
cristiani nella società”. “C’è la consapevolezza e la responsabilità – si legge
nella nota – che sui grandi temi della famiglia, o dell’ingegneria genetica e
procreatica, gli orientamenti legislativi possano incidere sul futuro della
società italiana”. “Non si può assistere passivamente – continua il testo – a
una sorta di pregiudizio anticattolico da parte della cosiddetta cultura laica,
con un senso di superiorità che porta a raccontare il mondo cattolico con
pericolosa sufficienza”. Per questo, l’UCSI “sosterrà tutte quelle iniziative
informative che si sforzino di alimentare sul piano della ragione e del dialogo
il confronto. Mantenendo, però, alto il livello di attenzione a valori
irrinunciabili e illuminandolo, da cattolici, con gli occhi della fede”. (R.M.)
A Milano, un Convegno
dell’Associazione Medici Cattolici Italiani (AMCI) sul
Testamento biologico
Fare luce sulla
controversa questione del Testamento biologico, in relazione al progetto di
legge, in fase di studio presso il Parlamento italiano, che dovrà definire i
limiti all’autodeterminazione del paziente e, di conseguenza, alla libertà
dell’operatore sanitario: questo, l’intento del Convegno promosso ieri a Milano
dall’Associazione Medici Cattolici Italiani (AMCI). Non sarà per nulla facile
tradurre in legge il “testamento biologico”, ossia le direttive anticipate sul
trattamento sanitario. Un medico rianimatore, un bioeticista ed un giurista si
sono detti d’accordo sul fatto che una legge rischia di ingabbiare con
l’eccessiva rigidità di un modulo burocratico una questione molto complessa,
che incrocia la vita delle persone, le cure sanitarie, l’accanimento
terapeutico e finanche l’eutanasia. Il prof.Luciano Gattinoni, direttore del
dipartimento di rianimazione del Policlinico di Milano, e padre Carlo Casalone,
vicedirettore di Aggiornamenti sociali, consultore del Pontificio Consiglio per
la salute, hanno riconosciuto il diritto del paziente di scegliere se
sottoporsi o meno a un trattamento medico, evidenziando però poi tutta una
serie di criticità. In primo luogo c’è la difficoltà, secondo padre Casalone,
di essere in grado di decidere se iniziare o proseguire terapie di supporto vitale
senza ragionevoli speranze di successo. La difficoltà è proprio stabilire quali
siano le ragionevoli speranze, considerato che ci si basa sempre su percentuali
di sopravvivenza o di mortalità. E’ dunque difficile secondo p. Canalone
normare giuridicamente quello che può variare enormemente a seconda delle
condizioni del singolo paziente: “quadri clinici che sembrano eguali- ha detto-
possono essere talvolta eutanasia, talvolta accanimento”. Altrettanto difficile
legiferare a causa del continuo progresso delle scienze mediche come ha
spiegato con esempi concreti il prof. Gattinoni che ha poi testimoniato come la
volontà del singolo può variare molto entrando nella condizione di malattia,
“ed è difficile” ha proseguito “spiegare nel dettaglio ad una persona di media
cultura condizioni complicate come lo stato vegetativo”. Il cammino delle
diverse proposte di legge per un testamento biologico è stato affrontato dal
presidente emerito della Corte Costituzionale, Valerio Onida. (A cura di
Fabio Brenna)
Pellegrinaggio
dell’arcidiocesi di Napoli in Terra Santa.
“Napoli, città del dialogo e della riconciliazione”
“Fare di Napoli una
città ponte con la Terra Santa e l’intero Mediterraneo”: questo, l’impegno
preso ieri dal cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, con il
Patriarca di Gerusalemme, Michel Sabbah, durante il pellegrinaggio
dell’arcidiocesi partenopea in Terra Santa. “Con la nostra presenza qui – ha
detto il porporato, citato dall’agenzia SIR – vogliamo favorire l’incontro tra
le tre grandi religioni monoteiste, Ebraismo, Cristianesimo e Islam, e
candidare Napoli a essere città del dialogo e della riconciliazione”. Inoltre,
il cardinale Sepe si è fatto promotore presso il Patriarcato Latino di
Gerusalemme del progetto di collaborazione che la Federazione italiana
settimanali cattolici (FISC) ha sottoscritto con l’Ufficio comunicazioni
sociali del Patriarcato. “La possibilità di ospitare giovani, seminaristi,
preti, operatori della comunicazione presso le redazioni dei settimanali
cattolici per un periodo di tirocinio – ha detto il porporato – è un’occasione
importante, perché favorisce non solo lo scambio culturale, ma anche la formazione
di giornalisti deontologicamente qualificati e ispirati ai principi della pace,
del dialogo e della solidarietà”. Il progetto della FISC intende fornire agli
operatori della comunicazione le necessarie acquisizioni tecniche professionali
per la carta stampata e per i giornali on line. (R.M.)
A Castel Gandolfo, il
secondo Convegno internazionale di Clarté,
ispirato al pensiero
di Chiara Lubich
“Artisti: quale
vocazione per la nostra epoca?”: sollecitati da questo interrogativo, pittori,
scultori, registi e attori, musicisti e cultori delle diverse discipline artistiche
da 14 Paesi si incontrano da oggi al 15 aprile, presso il Centro Mariapoli di
Castel Gandolfo, per il loro secondo Convegno internazionale. L’iniziativa
– riferisce l’agenzia SIR – è promossa da “Clarté”, associazione di artisti che
si ispira alla spiritualità di Chiara Lubich e ha tra le sue peculiarità il
dialogo tra gli artisti e l’ascolto reciproco. Scopo dell’incontro – spiegano
gli organizzatori – è “promuovere un’arte rinnovata da un’esperienza
umano-divina, universale. Un’arte che, proprio perché si rivolge a tutto
l’uomo, può divenire luogo di realizzazione di una visione umana integrale”.
L’evento, in particolare, trae ispirazione dalla “lezione magistrale” di Chiara
Lubich sull’arte, tenuta in occasione del dottorato honoris causa
conferitole dall’Università cattolica di Maracaibo, in Venezuela. Quattro gli
spunti di riflessione: l’inquietudine, la speranza, la luce e le prospettive.
Tra in relatori, la sociologa brasiliana, Vera Araujo, che analizzerà il
contributo dell’arte alla società di oggi. È prevista anche una sessione
dedicata a iniziative artistiche realizzate in contesti problematici come
quello di Gerusalemme, dove è nata un’orchestra composta da palestinesi e
israeliani. (R.M.)
13 aprile 2007
- A cura di Amedeo Lomonaco e Franco Lucchetti -
- L’azione
kamikaze compiuta ieri nella caffetteria del parlamento iracheno ha provocato
la morte di un parlamentare sunnita e non di otto persone come riferito in un
primo momento. Lo ha dichiarato il presidente del parlamento iracheno, Mahmud
Mashhadani, aprendo la seduta straordinaria convocata subito dopo l’attacco
kamikaze condotto nella buvette del parlamento. L'attentato è stato rivendicato,
poco fa, via web da Al Qaeda. Il nostro servizio:
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Il
presidente del parlamento, un deputato sunnita, ha dichiarato che la seduta
odierna “è un messaggio chiaro per tutti i terroristi e per tutti coloro che
vogliono bloccare il processo di ricostruzione dell’Iraq”. Il presidente
dell’Assemblea irachena ha quindi dichiarato che “la nave dei terroristi
affonderà”. “Il parlamento, il governo e il popolo iracheno sono invece sulla
stessa nave e questa – ha aggiunto - non affonderà”. Subito dopo l’attentato, il governo ha ordinato
l’avvio di un’inchiesta. La polizia ha già arrestato
tre dipendenti della caffetteria del parlamento sospettati di complicità
nell’attentato. Sono poi state sottoposte ad interrogatori diverse guardie del
corpo di alcuni parlamentari. Un deputato ha dichiarato, inoltre, che
alcuni addetti alla sicurezza non vengono sottoposti ai rigidi controlli
previsti all’ingresso della Zona Verde, la blindatissima area di Baghdad dove hanno sede gli uffici governativi iracheni e
l’ambasciata americana. Le indagini potrebbero quindi portare a collegamenti
anche con il mondo politico iracheno. Funzionari della sicurezza del
parlamento sospettano, infatti, che il kamikaze, la cui identità non è stata
ancora rivelata, sia stato una delle guardie del corpo di un parlamentare
sunnita. In Corea del Sud, un portavoce del ministero della Difesa ha
annunciato infine che il governo di Seul ritirerà i circa 1.300 soldati sudcoreani
dispiegati ad Erbil, nel Kurdistan iracheno.
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- “La nostra speranza
e l’interesse di tutte le parti coinvolte è che le possibili differenze siano
risolte in maniera pacifica e costruttiva”. Lo ha affermato Krisztina Nagy,
portavoce del commissario europeo all’Allargamento, Olli Rehn, rispondendo ad
una domanda sulle dichiarazioni del capo delle forze armate turche che, nei
giorni scorsi, ha auspicato un’operazione militare nel Kurdistan iracheno contro
gruppi di ribelli curdi. In Iraq, la questione curda è sempre più intricata: a
novembre è previsto un referendum sull’annessione della città irachena di
Kirkuk al Kurdistan. Secondo diversi analisti, il governo di Ankara è contrario
a questa ipotesi perché teme che una eventuale annessione possa alimentare
nuove rivendicazioni anche per i curdi che vivono in Turchia.
- L’ombra del
terrorismo di Al Qaeda continua ad allungarsi sull’Occidente. Dopo i due attentati
che hanno sconvolto Algeri, causando la morte di 33 persone, ed i 4 kamikaze
che hanno seminato il terrore a Casablanca, in Marocco, cresce ora la paura in
Europa. Secondo gli esperti, infatti, Francia e Spagna sarebbero concretamente
nel mirino dei terroristi.
- Il corrispondente
della BBC, rapito un mese fa a Gaza, Alan Johnston, “è vivo” e “sta bene”. Lo
ha assicurato Abu Mazen, presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese a Mark
Tohmpson, direttore generale della televisione britannica. Intanto la Norvegia,
primo e fino ad ora unico Paese occidentale ad avere allacciato relazioni
diplomatiche con il nuovo governo di unità nazionale palestinese, riprenderà la
cooperazione economica con l’Autorità Nazionale Palestinese quando saranno
rimossi alcuni ostacoli tecnici. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri
norvegese, Jonas Gahr Stoere, dopo un incontro ufficiale ad Oslo con il
ministro delle Finanze palestinese, Salam Fayaad.
- In Pakistan, nuova manifestazione di protesta per le vie di Islamabad
contro il licenziamento del presidente della Corte suprema, Chaudry, da parte
del capo di Stato, Musharraf. Oltre 3 mila persone, tra cui avvocati e
rappresentanti dell’opposizione, sono scese in piazza chiedendo le dimissioni
di Musharraf e criticando le sue posizioni filo americane.
- Il Consiglio di
Sicurezza dell’ONU ha condannato “l’atto efferato di terrorismo” avvenuto in
Algeria, dove mercoledì scorso sono esplose due bombe uccidendo almeno 33
persone. Il Consiglio ha espresso le sue condoglianze all’Algeria ed esortato
tutti gli Stati a collaborare attivamente con il governo di Algeri “per portare
davanti alla giustizia gli autori, gli organizzatori e i finanziatori”
del duplice attentato.
- La Cina ha
condannato le proposte di imporre sanzioni al governo del Sudan per porre fine
ai massacri nella regione di Darfur dove, secondo diverse organizzazioni
umanitarie, almeno 200 mila persone sono morte in seguito a violenze a sfondo
etnico. In un editoriale, il giornale governativo ‘China Daily’ spiega che “al
Sudan sono state rivolte richieste pesanti ma al Paese è stato mostrato poco rispetto”.
"Il motivo scatenante del conflitto in Darfur - prosegue il giornale
cinese - è l’estrema povertà”. “Si può affrontare tale problema – si legge poi
nell’editoriale attraverso uno sviluppo economico costante in un ambiente
stabile e pacifico”.
- Un nuovo passo
avanti della Costa d’Avorio verso la pace. Da lunedì prossimo scomparirà la
linea di sicurezza che da quattro anni divide in due il Paese africano. Questa
zona franca tra il nord occupato dai ribelli e il sud lealista venne creata
dalle Nazioni Unite, e presidiata militarmente, per evitare ulteriori massacri
e distruzioni. Il Paese si avvia, dunque, dopo lunghi negoziati a rilanciare il
processo politico che dovrà portare alle elezioni. Stefano Leszczynski
ha intervistato Enrico Casale, africanista della rivista dei Gesuiti
‘Popoli’:
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R. – Come tutte le
guerre, e in modo particolare come tutte le guerre africane, si è abbattuta
duramente sulla popolazione con distruzioni e violenze. Nel tempo la situazione
si è stabilizzata incancrenendosi e dividendo il Paese in due parti: a nord
controllato dai ribelli e a sud controllato dalle truppe lealiste, legate al presidente
Laurent Gbagbo.
D. –
Questa divisione che poi è stata posta sotto la tutela della Comunità internazionale
ha permesso un riavvio delle trattative?
R. – La
situazione si è risolta lentamente e attraverso tutta una serie di mediazioni
internazionali che hanno poi portato agli accordi siglati il 7 aprile in
Burkina Faso tra il presidente Laurent Gbagbo e il leader dell’opposizione
Guillaume Soro.
D. – La
scomparsa della linea di demarcazione fra il nord e il sud del Paese dovrebbe
facilitare il processo che porterà poi alle elezioni?
R. –
Certamente le elezioni sono una speranza, perché significano l’avvio di un
processo democratico. Il nodo delle elezioni sarà invece: chi potrà andare a
votare? Perché uno dei nodi principali che hanno poi portato al conflitto è,
appunto, il riconoscimento della cittadinanza e quindi del diritto di voto di
una grande parte della popolazione ivoriana di origine nel burkinabé. Adesso un
censimento graduale di queste persone permetterà di fare il punto su chi potrà
votare e, quindi, permetterà di arrivare alle elezioni e - speriamo – ad una
pacificazione del Paese.
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- Spiragli di pace
nella Repubblica Centrafricana. I ribelli hanno accettato di firmare un
trattato di pace con il governo. Il documento, che mette fine alle ostilità,
dovrebbe essere firmato già oggi. Lo ha comunicato il presidente Francois Bozize,
aggiungendo che all’alba una delegazione governativa ha lasciato la capitale
Bangui alla volta di Birao, base dei guerriglieri.
- Nuovo intoppo nella
questione nucleare nordcorerana: alla vigilia della scadenza dei termini
dell’accordo internazionale, che prevede la chiusura di un reattore atomico
nordcoreano in cambio di aiuti finanziari e umanitari alla Corea del Nord, il
governo di Pyongyang ha dichiarato di non avere ancora ricevuto i fondi che
erano stati congelati in una Banca di Macao perché ritenuti di provenienza sospetta.
L’esecutivo nordcoreano aveva reso noto, nei giorni scorsi, che avrebbe avviato
le procedure per la chiusura del reattore nucleare di Yongbyon entro 24 ore dallo
scongelamento dei fondi.
- Grave incidente in
mare al largo della Corea del Sud, dove un aliscafo con circa 200 persone a
bordo ha avuto una collisione con una balena. L’impatto violentissimo ha
causato la morte di una donna per emorragia cerebrale e il ferimento di altre
99 persone. Simili incidenti non sono rari in questo
tratto di mare: nel 2006 ci sono stati almeno 5 casi di collisione tra un
battello e una balena.
- Tragedia sfiorata,
stamani, in Indonesia: un missile, lanciato da soldati indiani impegnati in
un’esercitazione militare, ha sfiorato un aereo che trasportava 400 persone
dirette in Arabia Saudita. Il direttore della compagnia aerea proprietaria del
velivolo ha dichiarato di non essere stato informato dalle autorità indiane
sull’esercitazione militare. Il ministro
degli Esteri indonesiano ha convocato, intanto, un diplomatico indiano per
ricevere chiarimenti sulla vicenda.
- Momenti di paura
oggi in Messico: una scossa di terremoto di magnitudo
6 sulla scala Richter ha colpito lo Stato centrale di Guerriero. Non si
segnalano fortunatamente vittime né danni ingenti. Il sisma è stato avvertito
con forza anche a Città del Messico.