RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 102  - Testo della trasmissione di giovedì 12 aprile 2007

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Attesa in tutto il mondo per la presentazione, domani, del libro di Benedetto XVI "Gesù di Nazaret": ai nostri microfoni, padre Giulio Michelini e padre Michele Piccirillo

 

Mons. Migliore all'ONU: promuovere la dignità dell’uomo per raggiungere un vero sviluppo

 

Il rapporto tra Bibbia e morale al centro della plenaria della Pontificia Commissione Biblica

 

Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Mons. Teissier dopo le stragi di Al Qaeda in Algeria: ridiamo la speranza lavorando insieme per i diritti di tutti

 

Gli orrori del Darfur visibili in tempo reale su internet: con noi, Duccio Staderini

 

"Save the Children": insufficiente l'aiuto dei Paesi ricchi per l'istruzione infantile dei Paesi in guerra. Ce ne parla Valerio Neri

 

Il prof. Francesco D'Agostino: c'è l'eutanasia dietro gli attuali progetti di legge sul testamento biologico

 

A Roma l'assemblea dell'USMI: necessario un ritorno al Vangelo "sine glossa". Intervista con suor Giuseppina Alberghina

 

CHIESA E SOCIETA’:

La "dolorosa rinuncia" del nunzio apostolico in Israele all'annuale cerimonia di commemorazione della Shoah, per una controversa didascalia alla foto di Pio XII presente nel Museo dell'Olocausto

 

La Croce e l’Icona mariana della GMG 2008 arrivano nelle Isole Salomone: un segno di speranza per le zone devastate dallo tsunami lo scorso 2 aprile

 

La musica strumento di dialogo e di amicizia tra Chiesa cattolica e ortodossa: così in un messaggio il cardinale Paul Poupard

 

La Pasqua in Cina vissuta tra gioia ed emozione: tanti i nuovi battezzati e numerosissimi i fedeli presenti alle celebrazioni

 

Al via a Johannesburg la Conferenza dei ministri africani della Salute. Obiettivo primario: eliminare la malaria dall’Africa entro il 2010

 

‘Uniti per i bambini, uniti contro l’AIDS’: è il titolo della campagna promossa dall’UNICEF, al via il 14 aprile in tutta Italia

 

Un missionario tedesco è stato ucciso a Belém, in Brasile. La Chiesa locale chiede un'indagine esaustiva. La polizia avrebbe già fermato un giovane

 

Per il cardinale Dziwisz la legge sui collaboratori dei servizi segreti mette a repentaglio la società polacca

 

Al via la “Fondazione vita e famiglia” creata dai vescovi boliviani per tutelare la famiglia e la vita nel Paese Sudamericano

 

I cento anni dello scoutismo in una mostra itinerante che parte domani da Napoli

 

24 ORE NEL MONDO:

Attentato nel Parlamento iracheno: morto un deputato

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

12 aprile 2007

 

Attesa in tutto il mondo per la presentazione, domani,

 del libro Gesù di Nazaret di Benedetto XVI

 

Cresce l’attesa per la presentazione, domani, del libro di Benedetto XVI Gesù di Nazaret, che sarà in vendita nelle librerie da lunedì 16 aprile nelle edizioni italiana (Rizzoli), tedesca (Herder) e polacca (Wydawnictwo M). L’opera verrà presentata, alle ore 16, nell’Aula del Sinodo presso l’Aula Paolo VI. Nella prefazione del libro, già resa nota nei giorni scorsi, il Papa scrive che con questo volume si propone “di presentare il Gesù dei Vangeli come il vero Gesù, come il Gesù storico nel vero senso della espressione”. Il Papa si dice convinto che “questa figura è molto più logica e dal punto di vista storico anche più comprensibile delle ricostruzioni con le quali ci siamo dovuti confrontare negli ultimi decenni”. Su questo passaggio, Fabio Colagrande ha raccolto la riflessione del biblista padre Giulio Michelini, docente di Nuovo Testamento presso l’istituto teologico di Assisi:

 

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R. – Penso che ce ne fosse bisogno e tutti accolgono favorevolmente questa iniziativa. C’è il desiderio di riappropriarsi di un qualcosa che è stato, forse, dimenticato. In questo senso l’iniziativa del Pontefice è buona per far ritornare i credenti alla radice del problema, perché – forse in Italia in particolare – siamo in una situazione in cui il catechismo che è stato insegnato ai bambini non basta più ed è necessario riappropriarci della fede che ci è stata donata, purché lo si faccia senza sconfessare una tradizione bimillenaria che ci è stata consegnata. Cosa che, invece, sta accendo, mi sembra con alcune pubblicazioni.

 

D. – Padre Michelini, nella prefazione al suo libro, che è stata anticipata, il Papa racconta che alcuni studi critici dagli anni Cinquanta in poi hanno lasciato l’impressione che noi sappiamo ben poco di certo su Gesù e che solo più tardi la fede nella sua divinità ha plasmato questa immagine. Ha parlato di una situazione drammatica per la fede, da questo punto di vista. Come studioso del Nuovo Testamento, cosa pensa di queste parole del Papa?

 

R. – Io sono d’accordo, anche perché ora siamo sull’onda lunga di questo scetticismo che vedeva un divario invalicabile ed incolmabile tra la figura del Gesù storico e il Cristo della fede, per esempio quello presentato dalle Chiese e in particolare facciamo riferimento alla nostra Chiesa cattolica. Questi studi, che pure sono meritevoli e sono stati forse necessari, hanno però portato alla conclusione che è irraggiungibile la figura di Gesù. C’è ora un’altra onda lunga che credo venga dal Nord America e che ha un’altra impostazione e cioè che noi siamo di fronte ad un mito nuovo delle origini cristiane. Se dagli anni Cinquanta – come scrive il Papa – si diceva che il Gesù della storia fosse diverso dal Cristo della fede presentato dalle Chiese, ora si dice che il Cristo presentato dalle Chiese è un Cristo falso, un Cristo che non corrisponde alla storicità. Questo si legge anche in recenti pubblicazioni, che sono state anche fortemente pubblicizzate nel panorama italiano e in base alle quali noi nelle Chiese sentiremmo parlare di un Gesù totalmente diverso da quello che Lui è realmente stato. Questo non è vero, perché certo la Chiesa ha la fatica di presentare il Volto di Cristo, ma è anche sempre stata attenta che non dicesse delle fandonie, che non inventasse dei miti, ma che pronunciasse proprio quel Vangelo che era il Vangelo ricevuto duemila anni fa.

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Il libro, scrive sempre il Papa, è frutto “di un lungo cammino interiore”. Benedetto XVI avverte nella prefazione che il suo Gesù di Nazaret “non è assolutamente un atto magisteriale, ma è unicamente espressione” della sua “ricerca personale del Volto del Signore”. Sul contributo che questo libro può offrire alla conoscenza della figura di Gesù Cristo, Alessandro Gisotti ha intervistato padre Michele Piccirillo, archeologo presso lo Studium Biblicum Francescanum di Gerusalemme:

 

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R. – Credo che il Papa voglia tirare le fila di un discorso che va avanti oramai da una cinquantina d’anni: passato cioè il periodo dell’Ottocento e poi anche la prima metà del Novecento, in cui si parlava un po’ di un Gesù mitico e dell’esegesi che guardava al Vangelo come un fatto semplicemente di fede, si sono fatti degli sforzi in Germania – ed anche fuori della Germania – per superare questa impasse e quindi di cercare di far capire che si può dare un messaggio di fede pur utilizzando fatti storici. Su questa linea già diversi studiosi - anche in Italia - si erano mossi per fare qualcosa di positivo. Linea, questa, che ha seguito anche il Papa con questo libro.

 

D. – Ecco, un libro come “Gesù di Nazaret” di Benedetto XVI può suscitare interesse e magari in qualcuno semplicemente curiosità, capace però di spingerlo ad avvicinarsi ai Vangeli?

 

R. – Credo che, al di là dell’autorità del Papa come studioso e al di là dell’autorità del posto che occupa nella Chiesa, sarà un libro di successo. Anche se lui non si aspetta questo, certo non lo ha scritto per questo! Sarà certamente una buona occasione per spingere qualcuno ad andare alle fonti. Abbiamo questi quattro Vangeli ed io, scherzando con i miei amici esegeti, dico: “Scrivete tanti libri sui quei poveri quattro libretti, ma per fortuna che non li cambiate e restano sempre gli stessi!”.

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Mons. Migliore all'ONU: promuovere la dignità dell’uomo

 per raggiungere un vero sviluppo

 

L’educazione è il miglior investimento per lo sviluppo: è quanto sottolineato dall’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di New York nel suo intervento alla 40.ma sessione della Commissione ONU per la Popolazione e lo Sviluppo. Il presule ha ribadito l’importanza di politiche centrate sulla dignità della persona umana, soprattutto in un mondo che nel 2050 raggiungerà i 9 miliardi di abitanti. Ha così ricordato che, proprio quest’anno, ricorre il 40.mo dell’Enciclica Populorum Progressio, nella quale Paolo VI indica nelle persone e nelle società i soggetti protagonisti dello sviluppo. Si è così soffermato sull’invecchiamento della popolazione, soprattutto nell’Occidente industrializzato. In tale contesto, mons. Migliore ha auspicato che i governi lavorino per la difesa della dignità umana ad ogni stadio della sua età, trovando soluzioni eque e non meramente pragmatiche. Di qui la speranza che possa essere promossa una reale solidarietà intergenerazionale. L’osservatore vaticano ha poi messo l’accento sul ruolo dell’alfabetizzazione, soprattutto delle donne, quale strumento di sviluppo. Guardando in particolare all’Africa, il presule ha affermato che l’educazione e il capitale umano sono il miglior investimento per il futuro del continente. (A cura di Alessandro Gisotti)

 

 

Il rapporto tra Bibbia e morale al centro della plenaria

della Pontificia Commissione Biblica

 

La Pontificia Commissione Biblica terrà la sua annuale Assemblea plenaria dal 16 al 20 aprile prossimi in Vaticano: nel corso degli incontri si concluderà l'approfondimento dello studio avente come tema il rapporto tra Bibbia e morale. A presiedere la plenaria sarà il cardinale William J. Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e presidente della Commissione. Il segretario generale, il padre gesuita Klemens Stock, dirigerà i lavori dell'assemblea.

 

L’organismo è stato costituito da Leone XIII nel 1902 con un triplice compito: promuovere efficacemente fra i cattolici lo studio biblico; contrastare con i mezzi scientifici le opinioni errate in materia di Sacra Scrittura;  studiare e illuminare le questioni dibattute e i problemi emergenti in campo biblico.  Il 27 giugno 1971, nel quadro della grande opera di riforma post-conciliare, Paolo VI stabiliva nuove norme per l’organizzazione ed il funzionamento della Commissione Biblica in modo da rendere l’attività da essa svolta più feconda per la Chiesa e meglio adatta alla situazione attuale. La Commissione Biblica diventa un organo consultivo, messo al servizio del Magistero e collegato alla Congregazione per la Dottrina della Fede, il cui prefetto è anche il presidente della Commissione. Tra i temi affrontati negli ultimi anni figurano il ruolo della donna nella società secondo la Sacra Scrittura, l’uso della Bibbia nella teologia della liberazione, l’inculturazione, l’unità e la diversità nella Chiesa, l’interpretazione della Bibbia, l’universalismo della salvezza per mezzo del Cristo e la diversità delle religioni e il rapporto tra Nuovo e Antico Testamento e tra cristiani ed ebrei.

 

 

La musica strumento di dialogo e di amicizia tra Chiesa cattolica

 e ortodossa: così in un messaggio il cardinale Paul Poupard

 

Il dialogo tra la cultura asiatica e quella europea, sulla strada dell’interscambio e dell’amicizia, si fondono in melodia: con queste parole, il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, cardinale Paul Poupard, ha aperto il suo messaggio augurale inviato a Mosca per i concerti organizzati dalla Fondazione internazionale ‘Accademia Arco’, in programma ieri e oggi. Scenario degli incontri musicali: la Cattedrale cattolica dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria e la Casa internazionale della musica. Ad eseguire le ‘Quattro stagioni’ di Antonio Vivaldi e lo ‘Stabat Mater’ di Gioacchino Rossini, i cori riuniti dell’Accademia Filarmonica Romana e l’Orchestra ‘Amici dell’Armonia’, in collaborazione con l’Orchestra Sinfonica Russa e il coro della Cappella Jurlov. “La musica - scrive il cardinale Poupard - sublime espressione artistica, veicolo di alti sentimenti dell’animo umano, poesia sinfonica dell’estro creativo e del cuore delle civiltà e dei popoli, offre qui, a Mosca un esempio luminoso di dialogo tra culture”. Essa diventa quindi “messaggera e interprete di dialogo e di amicizia tra l’Oriente e l’Occidente – aggiunge il porporato - tra le due Chiese sorelle, quella Ortodossa e quella Cattolica, quest’anno ancor più unite dalla contemporanea celebrazione della Solennità della Pasqua”. Il cardinale Poupard si sofferma inoltre sul compito dei musicisti che, afferma, citando la Lettera agli Artisti del Servo di Dio Giovanni Paolo II, “ci conducono a quell’Oceano di bellezza dove lo stupore si fa ammirazione, ebbrezza, indicibile gioia”. Infine, il porporato sottolinea il legame tra musica e spiritualità, poiché il pentagramma “espressione dell’anima, costituisce un ponte gettato verso l’esperienza religiosa, un appello al Mistero, in quanto ricerca del bello, frutto di una creatività che va aldilà del quotidiano. Allora, non si tratta più solo d’arte, ma di spiritualità”. In questo senso, “la bellezza, trasmessa dalla musica, è richiamo al trascendente, invito a gustare la vita, a sognare il futuro, e suscita una arcana nostalgia di Dio”. (I.P.)

 

 

Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata alle Lettere pastorali dei vescovi italiani

 

Servizio estero - Iraq: attentato nella sede del Parlamento

 

Servizio culturale - Un articolo di Alfredo Valvo dal titolo "Un linguaggio schietto, un pensiero chiaro": i cinquant'anni di "Studi Cattolici".

 

Servizio italiano - Gli sviluppi della vicenda legata al sequestro e alla liberazione, in Afghanistan, del giornalista Daniele Mastrogiacomo.

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

12 aprile 2007

 

 

Mons. Teissier dopo le stragi di Al Qaeda in Algeria:

ridiamo la speranza lavorando insieme per i diritti di tutti

 

C’è Al Qaeda dietro gli attentati di ieri ad Algeri: l’organizzazione terroristica ha rivendicato le stragi costate la vita ad almeno 33 persone. Gli attentati sono stati compiuti con un’autobomba davanti alla sede del governo e con altri due ordigni vicino ad un commissariato. Il terrorismo ha dunque nuovamente colpito nel giorno 11, già drammaticamente presente nelle date degli attentati del 2001 a New York e del 2004 a Madrid. In Algeria, intanto, il primo ministro ha parlato di “provocazione mediatica poco prima delle elezioni” legislative, previste per il prossimo 17 maggio. L’Iran ha definito, inoltre, gli attacchi “'contrari ai principi dell'Islam e dell’umanità”. Ma dopo questi attentati, quale strada si deve adesso percorrere per riaccendere la speranza? Risponde al microfono di Jérémy Brossard, l’arcivescovo di Algeri, Henri Tessier:

 

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R. – Dopo questo attentato, dobbiamo continuare a svolgere il nostro dovere quotidiano perché è questo che dà speranza. Questi atti si verificano perché ci sono persone che non hanno speranza e quando si lavora per il bene comune, si dà speranza. Ed è questo che è importante: trovare una soluzione per la Palestina, che sia una soluzione giusta, e anche per gli altri Paesi, dove ci sono difficoltà. Nel mondo contemporaneo, tutte le situazioni sono legate; bisogna cercare ovunque di rendere il rapporto di ognuno con gli altri una relazione fondata sul rispetto dei diritti umani. Noi, nel nostro piccolo, facciamo il nostro lavoro, dando testimonianza su come si possa costruire un futuro di rispetto per tutti.

 

D. Mons. Teissier, lei ha detto: “E’ stata colpita la volontà di pace del popolo algerino”: in che senso?

 

R. – Bisogna lavorare per la pace, e questo è impegno quotidiano che noi affrontiamo in tutti i campi in cui siamo impegnati con i nostri amici algerini. Per esempio, questa mattina ho incontrato persone impegnate a sviluppare un aiuto alle associazioni della società civile in Algeria: c’è un aiuto importante della Comunità europea in favore di queste associazioni. Se la società civile trova luoghi in cui impegnarsi per il bene comune, questo aiuta a dare speranza e poi, alla fine, a cercare soluzioni positive, costruttive. E non scelte negative, di morte e di assassinio!

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Gli orrori del Darfur visibili in tempo reale su internet

 

Centinaia di foto per documentare gli orrori del Darfur. Immagini satellitari visibili a tutti grazie ad un progetto congiunto lanciato dal motore di ricerca Google Earth e dal Museo dell’Olocausto di Washington. Dopo aver scaricato gratuitamente un software di lettura delle foto satellitari, si potrà visualizzare il sito 'Crisis in Darfur' che documenta, anche in tempo reale, la tragedia vissuta dalla regione del Sudan. Una iniziativa nata per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle sofferenze e sul dramma delle popolazioni del Darfur. Il servizio di Francesca Sabatinelli.

        

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Migliaia di villaggi, di scuole, di abitazioni, ridotti in macerie dalla furia distruttrice della milizia janjaweed. Basta il programma Google Heart per essere catapultati negli orrori del genocidio nel Darfur, così forse ciò che si denuncia da anni potrà essere evidente e sotto gli occhi di tutti. Il Papa ce lo ha ricordato a Pasqua, parlando della sottovalutata e catastrofica situazione umanitaria. In questa regione occidentale del Sudan dal 2003 la minoranza araba, la milizia islamica janjaweed, sostenuta dal governo di Khartoum, massacra la locale maggioranza nera. La popolazione è abbandonata e il Sudan impedisce l’intervento delle truppe internazionali. Duecentomila i morti, in quattro anni di guerra civile, due milioni gli sfollati interni, 250 mila i rifugiati nei campi del confinante Ciad, dove opera Medici Senza Frontiere. Duccio Staderini è il capo missione:

 

R. – Queste persone non solo sono state scacciate e hanno vissuto massacri e violenze estreme, ma per di più, da quattro anni, sono ospitati in campi di rifugiati, con un accesso agli aiuti spesso limitato dalle condizioni di sicurezza. Il problema dell’acqua è sintomatico: scarseggia e la divisione della risorsa acqua genera uno stress a questa popolazione, costretta a fare lunghe code, ad aspettare ore e anche a subire violenze, perché spesso esplodono risse nei punti di distribuzione dell'acqua.

 

Pochi giorni fa l’ennesima denuncia dell’ONU dell’uso sistematico dello stupro in Darfur, per punire e umiliare gli abitanti: è un crimine di guerra, denunciano le Nazioni Unite. Ancora Staderini:

 

R. – Nessuno oggi ha la capacità o la volontà politica di garantire la sicurezza delle popolazioni civili, delle popolazioni rifugiate e degli operatori umanitari. Vorremmo che tutti gli attori coinvolti in questo conflitto rispettassero il minimo sindacale del diritto umanitario, in particolare.

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Save the Children: insufficiente l'aiuto dei Paesi ricchi

per l'istruzione infantile dei Paesi in guerra

 

Le nazioni ricche stanno fallendo nell’aiuto a 39 milioni di bambini di 28 Paesi in guerra nel mondo. E’ insufficiente l’impegno finanziario di 20 su 22 donatori. L’Italia è ultima in classifica pur avendo destinato ai Paesi in guerra, la quota più significativa tra le nazioni ricche. Sono i dati del rapporto “Scuola, ultima della lista” pubblicato oggi in tutto il mondo da “Save the Children”, nell’ambito della Campagna Internazionale “Riscriviamo il Futuro”. Secondo l’organizzazione sono ancora 77 milioni i bambini senza istruzione nel mondo. Paolo Ondarza ne ha parlato con Valerlo Neri, direttore di “Save the Children” Italia:

 

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R. – Sono 39 milioni i bambini che noi valutiamo vivono nei Paesi che sono circa 28, Paesi instabili, per i quali non c’è nessuna possibilità di accedere all’educazione.

 

D. – Secondo lei, come mai le nazioni in guerra sono quelle che ricevono meno aiuti dai Paesi donatori?

 

R. – Perché tutti i governi e le grandi agenzie internazionali che si occupano di aiuti allo sviluppo, se tutte le cose non sono facili, si tirano un po’ indietro. Ma non è che ci possiamo fermare perché non è semplice! Noi di “Save the Children”, ma anche tante altre ONG nel mondo, con questi Paesi in guerra ci lavoriamo tutti i giorni, e noi le scuole le facciamo, noi i bambini li mandiamo a scuola, e se noi ce la facciamo, che siamo comunque un’organizzazione privata, perché non possono farcela i governi?

 

D. – Il Rapporto viene pubblicato alla vigilia di importanti appuntamenti, come il meeting annuale della Banca Mondiale e la Conferenza sull’educazione per tutti ...

 

R. – Chiediamo di incrementare gli aiuti per l’educazione. Il mondo sa, ma deve ricordarsi meglio nel momento di mettere mano al portafoglio, che l’educazione è l’unico, vero strumento che può portare fuori il mondo povero dalla dipendenza continua dai Paesi ricchi. Servirebbero nove miliardi di dollari all’anno per riuscire in questo obiettivo; oggi siamo a tre miliardi di promesse e un miliardo e mezzo realmente dati. Poi chiediamo che almeno metà dei fondi siano destinati proprio ai Paesi instabili, in guerra o subito dopo il conflitto, perché è proprio in questi Paesi che l’educazione potrebbe, se lasciata fiorire, cambiare le cose. In Afghanistan, noi abbiamo scuole nelle quali facciamo di tutto per portare le bambine, anche se i talebani poi sparano su queste scuole. Però, pensate che soluzione sarebbe riuscire a portare a scuola bambine e bambini di quel Paese! Via via il Paese uscirebbe fuori da questo orrore che vive tutti i giorni e potrebbe tornare ad essere un grande Paese che si svilupperà nel futuro.

 

D. – Infine, chiedete che una buona parte delle risorse messe a disposizione per quelle situazioni considerate di emergenza, vengano destinate anche all’educazione ...

 

R. – Se succede un terremoto, se scoppia anche una guerra, se arriva anche uno tsunami, subito dopo il momento drammatico dell’evento, per un bambino il fatto che si ricostruisca immediatamente una situazione di apparente normalità, fra cui una tenda che faccia da scuola, è un momento essenziale.

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Il prof. D'Agostino: c'è l'eutanasia dietro gli attuali progetti di legge

 sul testamento biologico

 

Si svolge oggi a Milano un Convegno organizzato dall’Associazione Medici Cattolici Italiani sul tema del testamento biologico. L’iniziativa desidera far luce su una cruciale tematica mentre è in fase di studio presso le competenti Commissioni parlamentari un progetto di legge che dovrà definire l’ambito della materia e i limiti all’autodeterminazione del paziente e alla libertà del medico. Con il cosiddetto testamento biologico il cittadino ha la possibilità di esprimere in anticipo la propria volontà sui trattamenti sanitari ai quali desidera o non desidera essere sottoposto nel caso in cui, per malattia o trauma, non fosse più in grado di manifestare il proprio consenso. In questi giorni il prof. Francesco D’Agostino, presidente onorario del Comitato Nazionale di Bioetica, ha ventilato il rischio che nelle nuove formulazioni del progetto di legge sul testamento biologico si nasconda in realtà l'intenzione d'introdurre forme di eutanasia. A questo proposito Luca Collodi ha intervistato lo stesso D'Agostino:

 

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R. – Il rapporto medico-paziente è un rapporto in cui si intrecciano diritti e doveri. Il paziente, naturalmente, ha il diritto di essere curato e il medico ha il dovere di curarlo, ma a loro volta, il medico ha il diritto di vedere riconosciuta la propria autonomia di scienziato e la propria autonomia deontologica e il malato non può essere considerato come colui che ordina al medico la prescrizione di certi farmaci o l’esecuzione di certe pratiche. Allora, il rapporto medico-malato è e deve restare un rapporto di equilibrio. Quando, invece, come nel caso della richiesta di eutanasia, da una parte c’è una domanda assoluta, quella della morte, e dall’altra parte c’è inevitabilmente un "dovere assoluto", quello di uccidere il malato che chiede di essere ucciso, è evidente che il rapporto medico-paziente va in frantumi e si altera completamente l’identità stessa della medicina. Allora: il testamento biologico deve essere condiviso nei limiti in cui mantiene un equilibrio di poteri, di diritti e di doveri tra medico e paziente; quando, cioè, il futuro paziente mette nero su bianco, per iscritto, richieste che eventualmente saranno sottoposte, quando lui cadrà in stato di incapacità di intendere e di volere, al medico curante ma che mai e poi mai possono essere ritenute come vincolanti per il medico curante! Questo era stato il cuore del parere dato in materia dal Comitato Nazionale di Bioetica, alcuni anni fa. E’ più che giusto che un paziente possa scrivere dichiarazioni anticipate di trattamento, ma soltanto per informare il medico curante, per dare al medico curante una adeguata possibilità di ulteriori valutazioni cliniche, non certo per ridurre il medico curante ad un esecutore passivo della volontà del malato. Purtroppo, alcuni disegni di legge attualmente al Senato pretendono invece la vincolatività dei testamenti biologici, e quindi è molto facile capire che dietro alla pretesa della vincolatività dei testamenti biologici c’è anche la pretesa di vincolare il medico a praticare l’eutanasia, se questo fosse contemplato esplicitamente nel testo del testamento biologico. Naturalmente, il dissenso non può che essere radicale.

 

D. – Questo è il punto del contendere, diciamo così, per semplificare, professor D’Agostino, tra cattolici e laici?

 

R. – Guardi: ci sono moltissimi laici che sono radicalmente ostili ad ogni ipotesi di eutanasia. Il “no” all’eutanasia non è il portato esclusivo di una visione religiosa del mondo. Già totalmente presente nella medicina ippocratica che risale – lo sappiamo tutti – a 400 anni prima di Cristo. Sicuramente, in questo momento storico i cattolici sono particolarmente attenti a difendere la medicina ippocratica, ma non cadiamo nell’errore di pensare che si tratti di una battaglia confessionale o religiosa: assolutamente no! E’ una battaglia per la difesa della medicina e per la difesa della vita, per due principi che sono intrinsecamente laici e non vanno assimilati a principi religiosi.

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A Roma l'assemblea dell'USMI:

 necessario un ritorno al Vangelo "sine glossa"

 

Si è aperta oggi a Roma, presso la Pontificia Università Urbaniana, la 54.ma Assemblea Nazionale dell’USMI, l’Unione Superiore Maggiori d’Italia, che rappresenta le oltre 600 Congregazioni femminili presenti nel Paese. L’incontro si svolge sul tema ‘La vocazione religiosa tra le vocazioni ecclesiali’. Al centro dei lavori dunque non figura solo la situazione della vita religiosa femminile come spiega al microfono di Giovanni Peduto la vicepresidente dell’USMI, suor Giuseppina Alberghina:

 

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R. - Ci sembra, come USMI, di non dover insistere più solo sulla situazione della vita religiosa femminile, ma sulla dimensione vocazionale della intera compagine ecclesiale, che è comunque una situazione critica, anche per le altre vocazioni cristiane, sia quelle al matrimonio che presbiterali. E’ la vita cristiana che ha bisogno di ritornare alla freschezza della vita nuova, iniziata con il Battesimo. E’ una crisi non solo di quantità, ma di qualità che segnala l’esigenza di un ritorno al Vangelo “sine glossa” come direbbe Francesco d’Assisi. In questa situazione la vita religiosa, non solo femminile, se ritornerà alle fonti, potrà svolgere un ruolo emblematico di segno e di richiamo alle forti esigenze scaturite dal Battesimo per tutti i discepoli del Signore.

 

D. - Come mai gli istituti sorti tra '800 e '900 accusano un progressivo calo di vocazioni?

 

R. - Ci pare che la forma “congregazionale” della vita religiosa, che ha svolto un ruolo importantissimo nel rispondere alle emergenze sociali ed ecclesiali negli scorsi due secoli, è chiamata ad evolversi in forme più rispondenti all’emergenza di oggi: forme più trasparenti e più capaci di trasmettere l’esperienza di Cristo alle nuove generazioni. C’è oggi una prossimità da vivere nella compagnia dei nostri contemporanei e nella testimonianza di fede nell’adesione a Cristo morto e risorto, in particolare di fronte al senso del vivere e del morire, del patire e del gioire, del costruire la città terrena in vista della città celeste. Il tema della vita nuova e della nuova creazione, legato al Battesimo, qui tocca l’escatologia che è un incontro tra l’azione di Dio e la maturazione del mondo verso il suo fine.

 

D. - In questa società che evolve rapidamente quale ruolo potete svolgere?

 

R. - In questo senso il ruolo dei religiosi e delle religiose nella Chiesa richiede sempre più di essere un segno non equivoco che anticipi la nuova creazione. Per questo riteniamo importante recuperare il carisma comune della vita religiosa, che sta alla base dei carismi delle diverse famiglie religiose, che è appunto l’affermazione del primato di Dio, del primato dell’Amore gratuito e incondizionato di Dio per tutti i suoi figli. E’ all’adorazione e alla memoria di Dio che la vita religiosa deve dedicare sempre più le sue energie.

 

D. - Rispondono oggi le persone di vita consacrata alle attese del mondo?

 

R. - Rispondono nella misura in cui soddisfano con la loro vita all’attesa di Dio, al bisogno di spiritualità e di trascendenza, al recupero del silenzio e della vita interiore, capisaldi di un nuovo umanesimo, quello fondato sulla divina umanità di Cristo, a noi partecipata nel mistero della Pasqua e dei sacramenti scaturiti dal cuore trafitto di Cristo.

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CHIESA E SOCIETA’

12 aprile 2007

 

La "dolorosa rinuncia" del nunzio apostolico in Israele

all'annuale cerimonia di commemorazione della Shoah,

per una controversa didascalia alla foto di Pio XII

presente nel Museo dell'Olocausto

 

Il nunzio apostolico in Israele e delegato apostolico di Gerusalemme e Palestina, mons. Antonio Franco, non parteciperà all’annuale cerimonia di commemorazione della Shoah, che si terrà il 15 e 16 aprile allo Yad Vashem, il Museo dell’Olocausto a Gerusalemme. A confermarlo è lo stesso nunzio che all'Agenzia SIR ha spiegato quella che ha definito “una dolorosa rinuncia”. “Ho scritto una lettera al direttore dello Yad Vashem – afferma il nunzio apostolico - spiegando che già l’anno scorso avevamo fatto presente la nostra difficoltà per la foto con didascalia di Pio XII presente nel Memoriale”. Una didascalia che riferisce della posizione, ritenuta ambigua, del Pontefice sull’uccisione degli ebrei durante l’Olocausto. “Nella risposta alla mia lettera che vedo oggi su alcuni giornali israeliani – prosegue mons. Franco – si dice che non si può cambiare la verità storica. I fatti non si possono cambiare ma di questi si è data un’interpretazione contraria anche a molte altre verità storiche e soprattutto a tutta un’altra storiografia che interpreta in altro modo”. “Mi fa male andare allo Yad Vashem e vedere Pio XII così presentato – dichiara mons. Franco - e questo l’ho fatto presente nella lettera. Forse si potrebbe togliere la foto o cambiare la didascalia. Ma certamente il Papa non può essere messo in mezzo a uomini che dovrebbero vergognarsi per quanto compiuto contro gli ebrei. Pio XII non dovrebbe vergognarsi per tutto quello che ha fatto per la salvezza degli ebrei, messo in risalto da fonti storiche”. “La mia lettera, che segue una simile dello scorso anno – precisa Mons. Franco - chiedeva un’attenzione al problema. Tuttavia tengo a precisare che la mia assenza alla cerimonia non significa mancanza di rispetto per il ricordo e per le vittime di questa tragedia. Questo è fuori discussione. Leggendo oggi i giornali – conclude il nunzio - mi rifiuto categoricamente di dire che c’è della responsabilità della Chiesa cattolica e della Santa Sede nel non aiutare gli ebrei, con tutto quello che è stato fatto. Quella foto offende tutta la Chiesa cattolica. E questo l’ho voluto fare presente”. La foto di Pio XII è stata esposta per la prima volta con l’apertura del nuovo museo Yad Vashem nel 2005 e già allora il precedente nunzio, mons. Pietro Sambi aveva chiesto che fosse modificata la didascalia. (A cura di Roberto Piermarini)

 

 

La Croce e l’Icona mariana della GMG 2008 arrivano nelle Isole Salomone: un segno di speranza per le zone devastate dallo tsunami lo scorso 2 aprile

 

Per i ragazzi di tutto il mondo, l’appuntamento è a Sidney, in Australia, nel 2008 per la XXIII Giornata Mondiale della Gioventù. Ma intanto, la Croce e l’Icona mariana della ‘Salus Popoli Romani’ della GMG, stanno attraversando i continenti: dopo l’Africa e l’Asia, i simboli dei raduni giovanili arrivano in questi giorni tra le comunità cattoliche del Pacifico e sostano nelle Isole Salomone, segnate il 2 aprile scorso da un violento terremoto e da un devastante tsunami, che hanno causato 42 vittime e lasciato migliaia di persone prive di alloggio. “In questa difficile circostanza – spiega il coordinatore australiano della GMG, mons. Anthony Fisher – la Croce è un segno speciale del supporto della nostra preghiera per gli abitanti delle Isole”. “È nostra intenzione – aggiunge il presule – far giungere i simboli della GMG anche a Gizo”, capitale della provincia occidentale dell’arcipelago e zona maggiormente colpita dalle calamità naturali. “Tragedie umane” ricordate anche da Benedetto XVI nel suo Messaggio di Pasqua Urbi et Orbi. “Proprio la notizia di questa tragedia – ribadisce mons. Fisher – ci ha convinto e reso determinati come non mai nel voler recare là questi simboli della vicinanza di Cristo verso tutti i sofferenti”. Ad accogliere la Croce e l’Icona mariana sarà il vescovo di Gizo, mons. Bernard O’ Grady, domenicano, che ha chiesto ai giovani australiani di condividere le sofferenze delle popolazioni colpite attraverso la preghiera e  il sostegno all’opera della Caritas tra i senzatetto. Dopo le Isole Salomone, i simboli della GMG dovrebbero spostarsi a Timor Est. (A cura di Isabella Piro)

 

 

La musica strumento di dialogo e di amicizia

tra Chiesa cattolica e ortodossa:

così in un messaggio il cardinale Paul Poupard

 

Il dialogo tra la cultura asiatica e quella europea, sulla strada dell’interscambio e dell’amicizia, si fondono in melodia: con queste parole, il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, cardinale Paul Poupard, ha aperto il suo messaggio augurale inviato a Mosca per i concerti organizzati dalla Fondazione internazionale ‘Accademia Arco’, in programma ieri e oggi. Scenario degli incontri musicali: la Cattedrale cattolica dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria e la Casa internazionale della musica. Ad eseguire le ‘Quattro stagioni’ di Antonio Vivaldi e lo ‘Stabat Mater’ di Gioacchino Rossini, i cori riuniti dell’Accademia Filarmonica Romana e l’Orchestra ‘Amici dell’Armonia’, in collaborazione con l’Orchestra Sinfonica Russa e il coro della Cappella Jurlov. “La musica - scrive il cardinale Poupard - sublime espressione artistica, veicolo di alti sentimenti dell’animo umano, poesia sinfonica dell’estro creativo e del cuore delle civiltà e dei popoli, offre qui, a Mosca un esempio luminoso di dialogo tra culture”. Essa diventa quindi “messaggera e interprete di dialogo e di amicizia tra l’Oriente e l’Occidente – aggiunge il porporato - tra le due Chiese sorelle, quella Ortodossa e quella Cattolica, quest’anno ancor più unite dalla contemporanea celebrazione della Solennità della Pasqua”. Il cardinale Poupard si sofferma inoltre sul compito dei musicisti che, afferma, citando la Lettera agli Artisti del Servo di Dio Giovanni Paolo II, “ci conducono a quell’Oceano di bellezza dove lo stupore si fa ammirazione, ebbrezza, indicibile gioia”. Infine, il porporato sottolinea il legame tra musica e spiritualità, poiché il pentagramma “espressione dell’anima, costituisce un ponte gettato verso l’esperienza religiosa, un appello al Mistero, in quanto ricerca del bello, frutto di una creatività che va aldilà del quotidiano. Allora, non si tratta più solo d’arte, ma di spiritualità”. In questo senso, “la bellezza, trasmessa dalla musica, è richiamo al trascendente, invito a gustare la vita, a sognare il futuro, e suscita una arcana nostalgia di Dio”. (I.P.)

 

 

La Pasqua in Cina vissuta tra gioia ed emozione: tanti i nuovi battezzati

e numerosissimi i fedeli presenti alle celebrazioni

 

Gioia ed emozione hanno caratterizzato la Santa Pasqua della comunità cattolica cinese: lo ha raccontato all’agenzia Fides un sacerdote di Pechino, con la voce arrochita dalla stanchezza, ma anche dalla felicità per l’alto numero di fedeli incontrati: “Ho perso la voce, così tanti altri sacerdoti come me – dice il religioso - Tra confessioni, celebrazioni, preparazione ai riti, ci siamo stancati moltissimo, ma siamo anche contentissimi perché abbiamo raccolto i frutti dell’evangelizza-zione grazie a Cristo Risorto”. In alcune zona della campagna la celebrazione pasquale è durata addirittura 5 o 6 ore, “ma dal primo momento  alla fine non si è mai vista o lamentata la stanchezza, esisteva solo la gioia - racconta ancora il sacerdote - Tanti anziani non sono mai usciti dalla Chiesa: dopo la Veglia, hanno continuato a recitare il rosario fino all’alba per partecipare così alla prima Messa solenne del giorno di Pasqua. I fedeli ci commuovono sempre! La loro fede incoraggia anche noi sacerdoti”. Il religioso sottolinea anche la gioia per numerosi nuovi membri della comunità cristiana, in maggior parte adulti: “Solo nella parrocchia del Santissimo Salvatore di Pechino - spiega - ci sono stati oltre 150 battezzati, e anche nelle altre parrocchie risultano esserci stati numerosi battesimi”. “I nostri catecumeni e neo battezzati - aggiunge il sacerdote - sono sempre più numerosi, più istruiti, famiglie intere si battezzano, sono presenti tutte le fasce di età. E soprattutto la loro fede è più solida perché tanti hanno fatto una lunga ed approfondita ricerca della vita spirituale, mettendo a confronto diverse religioni. Alla fine hanno scoperto in Gesù Cristo la Via, la Verità e la Vita assoluta, quindi la loro è una fede profonda e convinta”. (I.P.)

 

 

Al via a Johannesburg la Conferenza dei ministri africani della Salute.

Obiettivo primario: eliminare la malaria dall’Africa entro il 2010

 

Eliminare la malaria dall’Africa entro il 2010: questo l’obiettivo principale della Conferenza dei ministri africani della Salute, in programma oggi e domani a Johannesburg, in Sudafrica. Organizzato dall’Unione Africana (UA), l’incontro vuole riflettere sulla lotta alle principali malattie che affliggono il continente: oltre alla malaria, che uccide più di un milione di africani ogni anno, i ministri presenti discuteranno di tubercolosi, AIDS e di patologie infantili. Come riferisce l’agenzia MISNA, infatti, gli ultimi dati parlano di circa 4,8 milioni di bambini sotto i 5 anni che annualmente muoiono di polmonite, diarrea, malaria, morbillo e AIDS. Grave, inoltre, la carenza di medici e infermieri, pari al 3% del personale sanitario mondiale: troppo poco, per un continente in cui si concentra il 25% delle malattie del Pianeta. Alpha Oumar Konaré, presidente della Commissione dell’UA, nel messaggio di inaugurazione della Conferenza, ha ricordato che i 53 Stati dell’Unione spendono in media dal 3 al 10% del loro bilancio per la sanità (rispetto al 15% stabilito nel 2001), Konaré ha sollecitato le nazioni a mettere da parte maggiori risorse per la lotta alle malattie. Tra i suggerimenti indicati dal presidente della Commissione dell’UA c’è, ad esempio, quello di esigere prezzi migliori per le materie prime locali, porre fine alle “guerre rovinose” e fermare la fuoriuscita illegale di denaro dal continente. In esame, inoltre, un programma per la produzione locale di farmaci generici a prezzi sostenibili che porterebbe alla riduzione della dipendenza di questo settore dai Paesi occidentali. Secondo uno studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, circa 37 Stati africani dispongono di almeno un’azienda farmaceutica. (I.P.)

 

‘Uniti per i bambini, uniti contro l’AIDS’: è il titolo della campagna

promossa dall’UNICEF, al via il 14 aprile in tutta Italia

 

“I bambini sono il volto invisibile dell’Aids”: con questo slogan, prende il via il 14 e 15 aprile la campagna promossa dall’UNICEF in tutta Italia e intitolata ‘Uniti per i bambini, uniti contro l’AIDS’. All’iniziativa aderiscono altre 11 associazioni, tra cui Anlaids, Amnesty International Italia, Comunità di Sant’Egidio e Croce Rossa Italiana. Scopo della campagna: informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’impatto che l’HIV sta avendo sulla vita di milioni di bambini. Per questo, nelle principali piazze della Penisola saranno allestiti oltre mille punti di raccolta firme per chiedere alla comunità nazionale e internazionale il rispetto degli impegni presi in materia di lotta all’AIDS. In particolare: l’istituzione di un meccanismo di monitoraggio sui fondi destinati alla cura della patologia; l’assegnazione ai trattamenti pediatrici di almeno il 20% delle risorse destinate alla prevenzione; la sensibilizzazione permanente dei ragazzi; l’accesso ai farmaci e l’impegno per la ricerca. Secondo gli ultimi dati, più di 2 milioni di bambini al mondo sono sieropositivi e 15,2 milioni sono orfani a causa del virus. Ogni minuto, inoltre, un bambino muore per cause correlate alla pandemia e quattro nuovi contagi avvengono tra adolescenti di età inferiore ai 15 anni. È possibile aderire alla campagna anche on line, collegandosi al sito Internet www.unitiperibambini.it. (I.P.)

        

 

Un missionario tedesco è stato ucciso a Belém, in Brasile. La Chiesa locale chiede un'indagine esaustiva. La polizia avrebbe già fermato un giovane

 

Un missionario tedesco, padre Wolfgang Johannes Hermann, 46 anni, è stato ucciso martedì sera a coltellate nella sua casa di Belém, capitale dello Stato amazzonico del Pará. Le circostanze dell’avvenimento sono ancora tutte da chiarire. Benché manchi il movente, secondo fonti della polizia locale – citate dalla stampa brasiliana – ad uccidere il religioso sarebbe stato un giovane già reo confesso e agli arresti. Dal canto suo l’arcidiocesi di Belém, attraverso una nota ufficiale, pervenuta anche all’agenzia MISNA, ha condannato “la brutalità di cui è stato vittima padre Wolfgang” chiedendo un’indagine esaustiva sulla vicenda. La nota spiega che padre Wolfgang era stato ordinato sacerdote nel 1985. Arrivato in Brasile come sacerdote missionario ‘fidei donum’ per lavorare nello Stato del Piauí, più recentemente, per desiderio personale, si era avvicinato all’Amazzonia per conoscere da vicino i suoi problemi pastorali, l’ambiente e la questione sociale”. (E. B.)

 

 

Per il cardinale Dziwisz la legge sui collaboratori dei servizi segreti

mette a repentaglio la società polacca

 

La legge sui collaboratori dei servizi segreti comunisti in Polonia “fa del male a molte persone e contribuisce alla disintegrazione di molti ambienti e della società intera”. E’ quanto affermato dall’arcivescovo di Cracovia, cardinale Stanislaw Dziwisz. In una dichiarazione ripresa dall’agenzia SIR il porporato fa riferimento alla verifica introdotta con la legge entrata in vigore in Polonia lo scorso 15 marzo definita un “doloroso lascito del regime comunista” che mostra “la perfidia dei nemici della nazione e delle Chiesa”. Il provvedimento riguarda i collaboratori dei servizi segreti, nati prima del 1° agosto 1972, che entro il prossimo 15 maggio devono presentare una dichiarazione che indichi se hanno effettivamente collaborato. L’obbligo di verificare la veridicità di tali dichiarazioni spetta all’IPN, l’Istituto di Memoria Nazionale. In caso di dichiarazioni mendaci, prevista la reclusione da tre mesi fino a cinque anni e il divieto decennale di svolgere funzioni pubbliche e altre professioni. Secondo le stime delle autorità polacche potrebbero essere 700 le persone sottoposte a verifica. (E. B.)

 

 

Al via la “Fondazione vita e famiglia” creata dai vescovi boliviani

per tutelare la  famiglia e la vita nel Paese Sudamericano

 

Aiutare la società nelle attività in difesa della famiglia e della vita. Questo l’obiettivo della “Fondazione Vita e Famiglia” promossa dalla conferenza episcopale boliviana durante l’ultima assemblea plenaria iniziata ieri a La Paz. Le aree di interesse della nuova istituzione – precisa l’agenzia Fides - sono la formazione, la difesa della vita come diritto fondamentale, la difesa della famiglia come spazio naturale della vita e la difesa del matrimonio tra uomo e donna. A breve termine lo scopo principale sarà quello di stabilire alleanze con le realtà educative, specialmente scuole e università della Chiesa Cattolica. Per il prossimo mese di ottobre è già in programma un incontro di tutti i movimenti “pro vita” che lavorano in Bolivia, per dare vita ad un coordinamento nazionale. Sempre in ottobre avrà luogo anche un concerto dal titolo “Un messaggio alla vita” che sarà presentato, a partire dal 12 ottobre, nelle città di Oruro, Cochabamba, La Paz e Santa Cruz.

 

 

I cento anni dello scoutismo in una mostra itinerante

che parte domani da Napoli

 

“1907-2007. Scoutismo: cent’anni di crescita”. Questo il titolo della mostra itinerante sulla storia dello scoutismo che si apre domani a Napoli, presso Castel dell’Ovo, alla presenza delle autorità politiche civili e religiose. L’iniziativa fa parte del programma messo a punto in Italia per ricordare il centenario di fondazione, che avrà il suo momento centrale nel rinnovo delle “promesse” da parte di tutti gli scout del mondo la mattina del 1° agosto 2007, data in cui si ricorda il primo campo scout della storia. Secondo quanto riporta l’agenzia Sir, il WOSM (World Organization of Scout Movement) ricorda che dalla fondazione sono passati nel movimento più di 400 milioni di persone, giovani di varie culture e religioni, mentre oggi si calcola che gli aderenti, in circa 250 Paesi, siano oltre 40 milioni. (E. B.)

 

 

24 ORE NEL MONDO

12 aprile 2007

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Franco Lucchetti -

 

- Ancora scontri nel sud dell’Afghanistan: almeno 35 presunti talebani sono rimasti uccisi ieri in seguito ad un’offensiva lanciata da forze afghane, appoggiate da truppe della coalizione a guida statunitense. Lo ha riferito un portavoce del governo della provincia meridionale di Zabul aggiungendo che gli scontri sono cominciati quando un gruppo di guerriglieri talebani ha attaccato un convoglio militare. All’agguato ha poi fatto seguito un intenso bombardamento aereo contro postazioni di ribelli.

 

- In Iraq, una forte esplosione ha scosso la sede del parlamento provocando la morte di almeno due persone. Una delle vittime è un deputato sunnita. Testimoni riferiscono che la deflagrazione è avvenuta nel ristorante interno del parlamento. Nel Paese arabo è poi di almeno dieci morti il bilancio, ancora provvisorio, di un attentato compiuto su un ponte a Baghdad con un camion bomba. L’onda d’urto subito dopo l’esplosione ha anche provocato un crollo parziale del viadotto. Il ponte, uno dei più imponenti della città, collega un quartiere sciita sulla sponda occidentale del Tigri con una zona sunnita che si estende sulla riva opposta.

 

- Nuovo attentato a Casablanca, in Marocco. Al momento, non si ha notizia di vittime. Nel Paese africano, intanto, prosegue la ricerca, da parte delle forze di sicurezza, degli altri componenti del gruppo terrorista al quale appartenevano i quattro uomini morti due giorni fa a Casablanca. Tre sono morti per le esplosioni degli ordigni che portavano addosso ed uno è stato raggiunto da proiettili sparati dalla polizia.

 

- Il premier giapponese, Shinzo Abe, ha ricevuto, ieri a Tokyo, il suo omologo cinese, Wen Jiabao, in un incontro teso a rafforzare le relazioni tra i due Paesi. I due premier si sono detti concordi sulla necessità di dar vita ad una “partnership strategica”. Nel corso del faccia a faccia sono stati sottoscritti anche due accordi bilaterali sulla lotta al riscaldamento del pianeta e sulla cooperazione nel settore energetico. Ma qual è l’importanza politica e diplomatica di questo appuntamento? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Francesco Sisci, corrispondente del quotidiano “La Stampa” da Pechino:

 

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R. – Per la prima volta, dopo il 1985, un leader cinese ha parlato al Parlamento giapponese ed è stata anche la prima volta in assoluto che un primo ministro cinese abbia parlato al Parlamento giapponese. Non solo è stata una prima volta, ma è stata una prima volta di grande successo, il discorso è stato interrotto con applausi molto calorosi; il premier giapponese ha ricordato che Giappone e Cina hanno 2000 anni di storia in comune, che hanno imparato l’uno dall’altro. Ha anche ricordato che più funzionari giapponesi hanno servito alla corte cinese e molti cinesi, a loro volta, sono andati in Giappone per diffondere, ad esempio, pratiche religiose come il buddismo.

 

D. – Però, bisogna dire che i rapporti tra Cina e Giappone erano stati piuttosto freddi e tesi durante il precedente governo nipponico guidato da Koizumi. Quella fase può essere definitivamente archiviata?

 

R. – “Definitivamente” e “archiviata” sono due parole grosse. Wen Jiabao ha detto che la visita, l’anno scorso, di Habei in Cina è stata una visita rompighiaccio; oggi, la sua visita in Giappone spera di riuscire a scioglierlo definitivamente, il ghiaccio. E certo, il grande successo che ha avuto al Parlamento giapponese sembra spingere in questa direzione. Naturalmente, la questione della storia, soprattutto la questione della visita da parte del premier giapponese all’altare Yasukuni, dove sono commemorati 14 criminali di guerra giapponesi, continua ad essere un fantasma sulle relazioni bilaterali.

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- “Il governo dello Sri Lanka starebbe utilizzando le leggi anti-terrorismo per impedire ai giornalisti di scrivere su eventuali violazioni dei diritti umani esercitate dal governo durante il conflitto con i separatisti ribelli”. Lo ha affermato il direttore del centro ricerche dell’Asia per l’Osservazione dei diritti umani, Sam Zarifi. Un quotidiano nazionale sarebbe stato intimato a chiudere e alcuni giornalisti sarebbero stati arrestati per eventuali legami con il gruppo ribelle delle Tigri Tamil. La guerra civile, che vede contrapposti l’esercito nazionale e il gruppo ribelle delle Tigri Tamil, ha provocato dal 1983 circa 68 mila vittime.    

 

- Negli Stati Uniti, è stata eseguita, in Texas, la pena capitale inflitta ad un disabile, James Lee Clark, condannato a morte per aver rapinato, violentato e ucciso nel 1993 una ragazza 17.enne. La difesa ha cercato in tutti i modi di bloccare l’esecuzione. Generalmente, negli Stati Uniti, la condanna a morte non viene inflitta a persone con quoziente intellettivo inferiore a 70. Il quoziente di James Lee Clark è risultato oscillante tra 65 e 74 e la Corte suprema federale ha respinto il ricorso.

 

- Ucraina e Kirghizstan vivono un periodo di forte tensione, con grandi manifestazioni di piazza a Kiev e Biskhek. In entrambi i casi ad essere messi in discussione sono i presidenti. In Ucraina ha ricevuto aspre critiche la decisione del capo di Stato, il filo occidentale Yushenko, di sciogliere il Parlamento dopo mesi di contrasti con la maggioranza filo-russa. In Kirghizistan, migliaia di persone sono scese in piazza nella capitale per chiedere le dimissioni del presidente Bakiyev, accusato dall’opposizione di non avere mantenuto le promesse per le riforme e lo sviluppo economico. Ma perché le Repubbliche ex sovietiche non riescono a trovare una propria identità democratica? Giada Aquilino lo ha chiesto a Luigi Geninazzi, inviato del quotidiano Avvenire:

 

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R. – E’ la crisi delle cosiddette rivoluzioni colorate. Alla lista, dovremmo aggiungere anche la Georgia, che – per prima, quattro anni fa - con la Rivoluzione cosiddetta delle Rose si ribellò al governo di Shevardnadze. C’è un’instabilità di fondo che deriva soprattutto da due fattori: la crisi economica, anche se in Ucraina ci sono segni di ripresa, rimane sempre pesante e il fattore della presenza di Mosca. Il fatto che non si sia trovato un rapporto reale con la capitale dell’ex impero sovietico è il dato più drammatico, che poi provoca anche la crisi economica legata alle note questioni energetiche. Una parola in più si potrebbe spendere per l’Ucraina, che è un Paese senza dubbio di tradizione europea, di grande cultura, ma dopo le forti speranze di tre anni fa, con la Rivoluzione Arancione, ha bruciato tutte le sue promesse a causa di una lotta intestina. Non dobbiamo dimenticare, insomma, che se Yanukovic e il partito blu filorusso stanno prendendo quota è perché il fronte cosiddetto arancione dei riformisti è profondamente spaccato.

 

D. – In Kirghizistan, l’opposizione al presidente Bakiev chiede le dimissioni del capo dello Stato per non aver attuato le riforme democratiche promesse. Qual è oggi la situazione nel Paese?

 

R. – In Kirghizistan, la rivoluzione di tre anni fa era contro un classico regime di stampo ancora comunista e - insieme - animata dalle proteste delle etnie del sud contro le etnie del nord. Questo gioco ritorna oggi, unito alle difficoltà del presidente di garantire davvero una transizione democratica.

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- Il re della Thailandia, Bhumibol Adulyadej, ha graziato il cittadino svizzero, Oliver Rudolf Jufer, che era stato condannato a dieci anni di carcere per aver deturpato cinque ritratti del sovrano. Il cittadino svizzero, che è stato già trasferito dal carcere, potrà adesso lasciare il Paese. L’uomo, condannato lo scorso 29 marzo, si era riconosciuto colpevole di cinque capi d’accusa, tra i quali lesa maestà e insulto contro la monarchia.

 

- Il governo della Corea del Nord conferma l’intenzione di smantellare il proprio reattore nucleare dopo lo sblocco dei fondi, in un primo momento congelati in una Banca di Macao, deciso dagli Stati Uniti. Intanto, il negoziatore americano, Christopher Hill, ha deciso di prolungare la missione in Corea del Sud, per verificare la disattivazione dell’impianto atomico di Yongbyon.

 

- L’amministrazione dell’ONU in Kosovo (UNMIK) ha respinto la richiesta dei serbi del nord della provincia, di escludere gli albanesi dal corpo di polizia a Kosovska Mitrovica. Sin dal 1999, questa città è un centro diviso tra serbi e albanesi kosovari. Il portavoce della missione dell’ONU ha sottolineato che il corpo di polizia è una forza di polizia multietnica.

 

- Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha chiesto al sindaco di New York, Michael Bloomberg, di mettere a disposizione dei contingenti dell’ONU dispiegati in varie aree del mondo, le forze di polizia cittadine. Il segretario generale delle Nazioni Unite ha sottolineato poi che nelle missioni all’estero è sempre insufficiente il numero di agenti con compiti civili di assistenza e di mantenimento dell’ordine pubblico. “La città di New York - ha poi aggiunto un vice portavoce dell’ONU - ha un corpo di polizia molto diversificato e il segretario generale vorrebbe esplorare tutte le opzioni disponibili”.

 

- Ci spostiamo in Africa. Procede il processo di pace in Costa d’Avorio, dopo la conferma, arrivata ieri, della soppressione della zona cuscinetto che divideva nord e sud del Paese. Dopo cinque anni, il presidente Gbagbo ha annunciato una sua prossima visita proprio nella regione settentrionale.

 

- In Somalia continuano i combattimenti tra le truppe governative etiopi e i guerriglieri islamici. Gli insorti hanno bombardato, stamani, con granate una postazione dell’esercito nazionale uccidendo due civili che stavano camminando per strada. Ieri, negli scontri, sono morte almeno cinque persone tra cui un soldato governativo e tre persone che sono state raggiunte da proiettili mentre viaggiavano su un bus. Nella stessa giornata di ieri a Diinsor, nel sud ovest della Somalia, alcuni scontri tra clan rivali, per il controllo del traffico locale, hanno causato la morte di circa 20 persone e una decina di feriti. E’ salito poi a circa un milione e mezzo il numero degli sfollati. Sul piano diplomatico, è stata rinviata alla seconda metà di maggio la conferenza di riconciliazione nazionale per la Somalia. Lo annunciato ieri Samir Hosni, il rappresentante della Lega Araba per l’Africa.