RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 101 - Testo della trasmissione di mercoledì 11 aprile 2007
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Oggi su "L'Osservatore Romano"
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
E’
strage ad Algeri: attentati contro la sede del Governo e una stazione di Polizia.
Forse dietro c’è al Qaeda
11 aprile 2007
Benedetto XVI all'udienza generale: non tenere per
sé ma annunciare
al mondo la gioia di
Gesù Risorto
Testimoni e annunciatori
oggi di ciò che gli Apostoli videro e annunciarono duemila anni fa: la
Risurrezione di Gesù. Alle circa 35 mila persone che affollavano da questa
mattina Piazza San Pietro per l’udienza generale, Benedetto XVI ha ripetuto il
mandato missionario di diffondere nel mondo la “grande notizia” che, ha detto,
i cristiani non possono conservare per sé. Al termine dell'udienza, il Papa è
rientrato a Castel Gandolfo, da dove ripartirà per Roma sabato prossimo, antivigilia del suo 80.mo
compleanno. La cronaca dell'udienza nel servizio di Alessandro De Carolis:
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La
Maddalena, San Tommaso, i discepoli di Emmaus. Sono
tante le figure che popolano i giorni della Risurrezione di Gesù. Ciascuna si
traduce in un “incontro” che trasforma il diretto interessato in un apostolo,
perché - ieri come oggi - l’evento della Risurrezione deve essere annunciato al
mondo. La sostanza della prima catechesi del mercoledì dopo la Pasqua porta
Benedetto XVI sulle tracce di chi poté riconoscere e parlare con Gesù dopo i
giorni della sua Passione e della sua morte. Maria Maddalena che cerca Gesù la
mattina di Pasqua, o Pietro e Giovanni che si sfidano, quasi, a raggiungere il
sepolcro vuoto incarnano - ha spiegato il Papa - un modello valido per sempre,
la “gara nella ricerca di Cristo”:
"Anche noi, se
cerchiamo il Signore con animo semplice e sincero, lo incontreremo, anzi sarà
Lui stesso a venirci incontro; si farà riconoscere, ci chiamerà per nome, ci
farà cioè entrare nell’intimità del suo amore".
Per
quaranta giorni dopo essere risorto, Gesù conversa, mangia, si fa riconoscere.
Fornisce cioè quelle “molte prove” ai suoi ancora increduli. Ma questo suo
mostrarsi “vivo”, come scrive il Vangelo, va ben compreso:
"Occorre capire bene: quando l’autore sacro
dice che 'si mostrò vivo' non vuole dire che Gesù
fece ritorno alla vita di prima, come Lazzaro. La Pasqua
che noi celebriamo, osserva san Bernardo, significa
'passaggio' e non 'ritorno', perché Gesù non è tornato
nella situazione precedente, ma 'ha varcato una frontiera verso una condizione
più gloriosa', nuova e definitiva".
In
quest’ottica, allora, come si spiega, ha proseguito Benedetto XVI,
quell’apparente contraddizione tra il “non trattenermi” che Gesù rivolge alla
Maddalena e il “metti il dito al posto dei chiodi” di Gesù a Tommaso? Eppure “i
due episodi - ha osservato il Papa - non sono in contrasto; al contrario l’uno
aiuta a comprendere l’altro”:
"Maria Maddalena
vorrebbe riavere il suo Maestro come prima, ritenendo la croce un drammatico
ricordo da dimenticare. Ormai però non c’è più posto per un rapporto con il
Risorto che sia meramente umano. Per incontrarlo non
bisogna tornare indietro, ma porsi in modo nuovo in relazione con Lui: bisogna
andare avanti! (...) E’ ciò che è avvenuto con
Tommaso. Gesù gli mostra le sue ferite non per dimenticare la croce, ma per
renderla anche nel futuro indimenticabile".
Dunque,
le prove che Gesù fornisce hanno lo scopo di far “toccare con mano” ai discepoli
la realtà straordinaria della Risurrezione, di rendereli
“testimoni diretti”. Realtà che diventa, in questo modo, ritrasmettibile nel
presente e nel futuro, dove “lo sguardo - ha detto il Pontefice - è ormai
proiettato”:
"Anche noi, come Maria Maddalena, Tommaso e
gli altri apostoli, siamo chiamati ad essere testimoni
della morte e risurrezione di Cristo. Non possiamo conservare per noi la grande
notizia. Dobbiamo recarla al mondo intero: 'Abbiamo
visto il Signore!'. Ci aiuti la Vergine Maria a gustare pienamente la gioia
pasquale, perché, sostenuti dalla forza dello Spirito Santo, diventiamo capaci
di diffonderla a nostra volta dovunque viviamo ed operiamo. Ancora una volta,
Buona Pasqua a tutti voi!"
(Applausi)
Prima
di congedarsi dalla folla assiepata sotto il sole di Piazza San Pietro e di ritornare
in elicottero a Castel Gandolfo - dove rimarrà fino a sabato prossimo - Benedetto
XVI ha voluto rivolgere, fra gli altri, un augurio ai circa 5 mila fedeli della
Basilicata, giunti a Roma in coincidenza con l’inizio della visita "ad Limina" dei loro vescovi. “Esorto voi tutti - ha concluso
il Papa - a tenere sempre salda la vostra vita sulla roccia dell’indefettibile
Parola di Dio, per esserne fedeli annunciatori agli uomini del nostro tempo. Le
feste pasquali, che abbiamo solennemente celebrato, vi siano di stimolo ad aderire sempre più al Signore crocifisso e risorto e vi
spingano a partecipare con generosità alla missione delle vostre rispettive
comunità cristiane”.
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Pubblicato il programma del viaggio del Papa in
Brasile dal 9 al 14 maggio
La Sala Stampa
vaticana ha pubblicato oggi il programma della visita pastorale del Papa in
Brasile dal 9 al 14 maggio in occasione della quinta Conferenza generale
dell’Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi. Il servizio di Sergio Centofanti.
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Si tratta del sesto
viaggio di Benedetto XVI fuori dall’Italia dopo la
Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia, la visita nella terra di Giovanni
Paolo II, la Polonia, l’Incontro mondiale delle Famiglie a Valencia, in Spagna,
e le visite nella sua Baviera e la Turchia. Il Papa partirà dall’aeroporto di
Fiumicino nella mattina di mercoledì 9 maggio alla volta di San Paolo: qui
saluterà i brasiliani dal balcone del Monastero di San Benedetto. Il 10 maggio
incontrerà per una visita di cortesia il presidente brasiliano Inácio Lula da Silva e subito
dopo i rappresentanti di altre confessioni cristiane e di altre religioni. In serata l’incontro con i giovani nello Stadio municipale
“Paulo Machado de Carvalho”.
Venerdì 11 maggio il Papa presiederà in mattinata la
Messa per la canonizzazione del Beato Frei Galvão, religioso francescano vissuto tra il 1700 e il
1800. Nel pomeriggio l’incontro con i vescovi del Brasile nella Catedral da Sé a San Paolo e poi la partenza per Aparecida. Sabato 12 maggio Benedetto XVI incontrerà la
Comunità della Fazenda da Esperança e in serata nel Santuario dell’Aparecida
guiderà il Rosario con i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i seminaristi e
i diaconi. Domenica 13 Maggio, memoria della Beata Vergine di Fatima, il Papa
presiederà alle 10.00 nel piazzale di fronte al Santuario dell’Aparecida la Messa di inaugurazione della V Conferenza
generale dell’Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi. In
serata la partenza per l’Italia e l’arrivo all’aeroporto di Roma-Ciampino
previsto alle 12.45 di lunedì 14 maggio. Ma come attende il Brasile il Papa?
Giovanni Peduto lo ha chiesto all’arcivescovo di Aparecida
Raymundo Damasceno Assis:
R. – Lo aspettiamo con
molta gioia, con molto entusiasmo, e siamo uniti in preghiera in Brasile,
perché questo viaggio produca i migliori frutti per la Chiesa in tutto il
nostro continente.
D. – Quali sono in
questo momento le principali sfide della Chiesa brasiliana?
R. – Noi abbiamo molte
sfide nella Chiesa in Brasile, ma non soltanto in Brasile, in tutta l’America
Latina. Abbiamo il problema delle sette, che sono numerose in America Latina e
fanno proseliti. Cercano, quindi, di convertire il numero più grande possibile
di battezzati della nostra Chiesa perchè entrino a far parte delle loro comunità. Questa è una
sfida molto grande che dobbiamo affrontare nel nostro lavoro pastorale, per
scoraggiare questa uscita dei nostri fedeli. C’è poi la sfida della crisi delle
famiglie, la sfida della violenza giornaliera indiscriminata in tutte le grandi
città dell’America Latina, la sfida di una mancanza di approfondimento della
fede e della conoscenza religiosa da parte dei nostri fedeli, la sfida della
povertà. Gran parte, infatti, della nostra popolazione vive
ancora in una situazione di povertà molto grande. Sono tante le sfide, che certamente
saranno oggetto di riflessione, di preoccupazione della V Conferenza del CELAM.
D. – Quale parola,
quale incoraggiamento, in questo contesto, attendete da Benedetto XVI?
R. – La missione
fondamentale del Santo Padre è di confermare tutti noi nella fede. Lui è il
centro visibile della fede nella Chiesa. Ci aspettiamo dal Santo Padre una
parola che illumini la Chiesa in America Latina. Certamente sarà una parola che
andrà a guidare i lavori della V Conferenza del CELAM, una parola di speranza e
una parola di incoraggiamento per tutta la Chiesa e, sicuramente, una parola
che rinnoverà lo spirito missionario, evangelizzatore, di tutti i battezzati,
di tutti gli agenti pastorali nella Chiesa dell’America Latina.
D. – L’Assemblea del
CELAM come può rilanciare la Chiesa in America Latina?
R. – E’ importante che
questa conferenza ci aiuti ad approfondire la nostra adesione a Gesù Cristo e,
allo stesso tempo, ci incoraggi ad essere missionari
nel mondo di oggi, nel mondo della famiglia, del lavoro, nel mondo sociale,
dove ognuno vive e lavora. E’ importante questa coerenza tra la fede che si
proclama e si celebra nella Chiesa e la fede che si deve vivere nell’ambiente
sociale, dove ogni battezzato, ogni cristiano, vive e agisce.
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Nomine
In Brasile, il Santo
Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Ji-Paraná presentata da mons. Antônio
Possamai, salesiano, per raggiunti limiti di età. Gli
succede mons. Bruno Pedron, anch’egli salesiano,
finora vescovo di Jardim. Mons.
Bruno Pedron è nato a Torreglia,
provincia e diocesi di Padova il 3 giugno 1944. Ha frequentato il corso di
filosofia nell’Istituto "São Vicente"
di Campo Grande in Brasile e quello di teologia a Verona in Italia. Ha ottenuto
il Baccellierato in Amministrazione scolastica nelle
Facoltà Unite di Campo Grande. L’8 agosto 1974 è stato ordinato sacerdote. Ha
iniziato il suo ministero come preside degli studi del corso di Diritto e come
economo nelle Facoltà Unite di Campo Grande. Nel 1979 è stato nominato vicario
parrocchiale della Missione Indigena di Sangradouro e
nel 1980 direttore e parroco di quella di Meruri, tra
la tribù indigena dei Bororo. Dal 1983 al 1992 è
stato direttore del Seminario Salesiano di Campo Grande e nel 1993 parroco di Rondonópolis. Poi è stato trasferito a Lins,
nello Stato di São Paulo, come direttore della
rivista "Presença Salesiana".
Nominato vescovo
coadiutore di Jardim il 24 marzo 1999, ha ricevuto
l’ordinazione episcopale il 21 maggio successivo. È succeduto alla guida della
medesima diocesi il 4 agosto 1999. Come vescovo è stato eletto presidente del
Regionale "Oeste 2" della Conferenza
Episcopale, per il quadriennio 2003-2007 e, in tale veste, è membro del
Consiglio Permanente della CNBB.
Sempre in Brasile, il
Papa ha nominato arcivescovo metropolita di Mariana mons. Geraldo Lyrio Rocha, finora arcivescovo
di Vitória da Conquista. Mons.
Geraldo Lyrio Rocha è nato
il 14 marzo 1942 a Fundão, nell’arcidiocesi di Vitória, Stato di Espírito Santo.
Ha compiuto gli studi di filosofia presso il Seminario "Coração Eucarístico de Jesus" a Belo Horizonte e
quelli di teologia alla Pontificia Università Gregoriana. Ha conseguito la
licenza in filosofia presso la Pontificia Università S. Tommaso d’Aquino e in liturgia presso il Pontificio Istituto
Sant’Anselmo. È stato ordinato sacerdote il 15 agosto 1967 e si è incardinato
nell’arcidiocesi di Vitória, dove ha esercitato i
seguenti incarichi: rettore del Seminario "Nossa
Senhora da Penha",
direttore dell’Istituto di Pastorale dell’arcidiocesi, Coordinatore della Pastorale
Arcidiocesana, professore di teologia e liturgia presso l’Istituto di filosofia
e teologia dell’arcidiocesi, professore di filosofia nell’Università dello
Stato e parroco nei municipi di Itacibá, Praia do Suá e Vila Rubim.
Il 14 marzo 1984 è stato eletto alla Chiesa Titolare di Telepte
come ausiliare di Vitória ed è stato ordinato vescovo
il 31 maggio successivo. Il 23 aprile 1990 è stato nominato primo vescovo della
nuova diocesi di Colatina e il 16 gennaio 2002 è
stato trasferito all’arcidiocesi di Vitória da
Conquista. Come vescovo ha esercitato diversi incarichi nella Conferenza
Episcopale del Regionale "Leste 2". In seno alla Conferenza
Episcopale Nazionale è stato membro del Consiglio Permanente e responsabile
Nazionale per la Liturgia (1995-2003). Nella Conferenza Episcopale
Latino-Americana (CELAM) è stato membro (1987-1991) e poi presidente del Dipartimento
di Liturgia (1999-2003). Attualmente è il secondo vice-presidente del CELAM
(2003-2007). Nel 1997 ha partecipato come delegato eletto all’Assemblea
Speciale del Sinodo dei Vescovi per l’America e, nel 2005, anche come delegato
eletto, al Sinodo sull’Eucaristia.
In Marocco, il Santo
Padre ha nominato arcivescovo metropolita di Tanger padre Santiago Agrelo Martínez, dell’Ordine dei
Frati Minori, professore all’Istituto Teologico di Compostela
e parroco in parrocchie rurali. Padre Santiago Agrelo
Martínez è nato il 20 giugno 1942. Ha compiuto i suoi
studi nel Seminario Minore francescano di Herbón-Padrón
(Coruña); ha studiato Filosofia e Teologia nel Teologato francescano di Ponteareas
(Pontevedra) e all'Università Pontificia di Salamanca.
Si é specializzato in Liturgia all'Anselmiano di
Roma, ottenendo il Dottorato. É stato ordinato sacerdote a Salamanca il 13
agosto 1966. Per molti anni é stato professore di Liturgia all'Antonianum di Roma e, dal 1986, é professore di Liturgia e
di Teologia Spirituale nell'Istituto Teologico di Santiago de Compostela. È stato direttore spirituale
del Seminario Minore francescano di Herbón;
maestro-formatore in Santiago; segretario provinciale; definitore provinciale;
vicario provinciale; moderatore per la formazione permanente. Inoltre, è
stato visitatore generale della Provincia francescana del Portogallo e del
Pontificio Ateneo Antonianum in Roma. È stato anche
economo della Provincia di Santiago. Attualmente, funge da parroco in
parrocchie rurali.
Oggi su
"L'Osservatore Romano"
Servizio vaticano - La
catechesi e la cronaca dell'udienza generale.
Servizio estero - In
evidenza l'Afghanistan: gli operatori stranieri di "Emergency"
lasciano Kabul, dopo le accuse dei servizi di sicurezza locali di fiancheggiare
il terrorismo.
Servizio culturale - Un
articolo di Franco Pelliccioni dal titolo
"Dall'antica impronta fenicio-romana e poi araba all'innovativo fenomeno
culturale d'origine coloniale": genesi e sviluppo delle città africane a
Nord e a Sud del Sahara.
Servizio italiano - In
rilievo il tema degli incidenti sul lavoro.
11 aprile 2007
Promulgata in Portogallo
la legge che depenalizza l'aborto.
Il
presidente dei vescovi portoghesi ribadisce: il diritto alla vita
è il primo e fondamentale diritto di ogni persona
Il presidente
portoghese Anibal Cavaco
Silva ha promulgato ieri la legge che depenalizza
l’interruzione volontaria di gravidanza nelle prime dieci settimane di
gestazione. La legge era stata approvata dal Parlamento il mese scorso dopo che
al referendum dell'11 febbraio il 59, 25% dei votanti aveva detto sì
all'aborto, anche se la consultazione non era vincolante perché non era stato
raggiunto il quorum del 50%. Ma ascoltiamo in proposito il commento di mons.
Jorge Ferreira da Costa Ortiga,
arcivescovo di Braga e presidente della Conferenza episcopale portoghese, al
microfono di Debora Donnini:
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R. – Noi abbiamo
sempre ribadito, sin dal primo giorno, che la vita è il dono per eccellenza di
Dio ed è per questo che siamo così contrari a questa legge che fin dal primo
momento abbiamo ritenuto ingiusta. C’è ora, da parte nostra, la speranza che i
cristiani riescano a dimostrare che questa legge è inutile e che le persone non
vi ricorrano e questo perché guardando alla loro coscienza cristiana – e non
soltanto cristiana, ma anche umana – il diritto alla vita è il primo diritto,
il diritto fondamentale di tutte le persone.
D. – Il presidente Cavaco Silva ha accompagnato la firma di questa legge con
una serie di raccomandazioni, fra cui – per esempio – che le donne siano informate della possibilità di dare il bambino in
adozione. Come valutate queste raccomandazioni del presidente?
R. – Sono certamente
importanti. Noi abbiamo anche detto che, ad esempio, tutti i medici obiettori di coscienza devono
continuare a svolgere il loro ruolo, con la speranza che i medici obiettori di
coscienza non vengano per questo emarginati o messi da parte.
D. – Qual è a questo
punto il vostro appello ai parlamentari cattolici del Portogallo?
R. – In questo momento
vorrei che i parlamentari cattolici, ma anche quelli che hanno votato “no”
all’aborto, continuino a lavorare per costruire questa mentalità della vita.
Anche noi vescovi, quando abbiamo riflettuto sui risultati del referendum,
abbiamo detto che il nostro impegno è quello della formazione delle coscienze.
Siamo convinti che è proprio questo che dobbiamo continuare a fare. Io sono
convinto che questo è una spinta per evangelizzare sempre di più e per lavorare
sempre di più per la costruzione di una cultura della vita. Cercheremo ora di
portare avanti questo nostro impegno, che mi sembra sia un compito che non ci è
stato affidato soltanto da Dio, ma da tutta l’umanità.
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Una
raccolta di meditazioni per leggere e pregare
con la Sacra
Scrittura attraverso Sant’Agostino
“Il frutto di una
vita”: così mons. Giovanni Scanavino, vescovo di Orvieto e Todi, ha definito i
due volumi di meditazioni agostiniane sulla Sacra Scrittura proposte da padre Gabriele
Ferlisi, degli Agostiniani Scalzi. “Solo davanti
a te” e “Insieme sui sentieri della carità” raccolgono quarant’anni di studio,
di ricerche e di esercizi spirituali. Tiziana Campisi
ha intervistato l’autore dell’opera, pubblicata dall’Editrice
Ancora:
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R. - La prima parte ha
come tema soprattutto l’interiorità, il cuore,
l’inquietudine, la preghiera tempio di Dio ed ha come titolo questa frase delle
Confessioni “Solo davanti a Te”. La seconda parte, ossia il secondo volume,
“Insieme sui sentieri della carità”, parla di temi di cristologia, di
ecclesiologia, temi di comunione, amicizia, vita di comunità, modelli da
seguire nella vita. Apostolato, autorità, obbedienza sono trattati invece
nell’ultima parte del volume, "In cammino verso la Gerusalemme
Celeste", questa frase si prestava proprio a racchiudere questi temi.
D. - Sant’Agostino ha
scritto tantissimo. Come ha scelto le meditazioni che ha voluto inserire nei
suoi testi?
R. - Ho scelto quei
temi che in questi 40 anni sono andato svolgendo nei corsi, negli esercizi, nei
ritiri, negli articoli sulla rivista “Presenza agostiniana”, è una scelta fatta
nel corso di questi anni. Scritti nella maniera la più facile possibile,
cercando di levare tutti gli aggettivi difficili - "soteriologico",
"metafisico" - che poi danno fastidio nella preghiera, nella
meditazione.
D. - In pratica quale
percorso lei propone al lettore?
R. - Si parte dal
cuore, cuore inquieto, così si aprono le Confessioni, per arrivare poi al
termine alla Gerusalemme Celeste: a quel "dammi la pace, la pace del Sabato
e la pace senza tramonto". Quindi, attraverso un’esperienza di interiorità
e attraverso un’esperienza forte di Chiesa - perché Agostino era innamorato
della Chiesa - arrivare finalmente a questo incontro con il Signore nella pace
del Sabato, la pace senza tramonto.
D. - Ma qual è il
"cuore" della persona di Agostino?
R. - Il suo cuore è il
cuore della Chiesa, è il cuore di Dio, è il cuore della misericordia, perché tutto parte dall’esperienza di misericordia che lui ha fatto
e sperimentato. Per cui tutto Agostino è l’uomo della speranza, è l’uomo della
misericordia, l’uomo della fiducia. Basterebbe soltanto la citazione di questa
frase, nel commento al Salmo 149, dove mette sulle
labbra di Dio queste parole, Dio che si rivolge a una persona che ha tanto
peccato: “Non mi interessa ciò che siete stati finora, siate ciò che finora non
siete stati”. Qui c’è tutta la misericordia di Dio, tutto l’Agostino che ha
sperimentato questa misericordia e l’ha voluta comunicare agli altri. L’uomo
oggi ha bisogno di questo, di guardarsi non con gli occhi umani ma con gli
occhi di Dio, perché se si guarda con gli occhi umani o è troppo severo con se
stesso o è troppo largo, troppo indulgente. Guardandosi con gli occhi di Dio si
guarda nella misura giusta e da questo sguardo di Dio c’è allora da fare quello
che lui chiama la confessio peccati,
la confessione del peccato, e la confessio laudis,
la confessione della lode, della misericordia di Dio.
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Si apre a Loreto la
Rassegna internazionale di musica sacra
"Virgo Lauretana"
Si apre oggi a Loreto,
nelle Marche, la Rassegna Internazionale di musica sacra “Virgo
Lauretana”, nel V Centenario della Cappella Musicale
di Loreto, istituita con decreto di Papa Giulio II nell'ottobre del 1507.
L’evento, patrocinato dall’Ufficio Liturgico Nazionale della CEI, si concluderà
domenica 15 aprile. Ce ne parla il presidente della Rassegna, Girolamo
Valenza, al microfono di Giovanni Peduto:
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R. – La Rassegna,
anche quest’anno, seguirà il suo tradizionale palinsesto. Inizia oggi con una
serata di presentazione delle corali partecipanti che eseguiranno un repertorio
mariano. Nella serata di domani le corali eseguiranno musiche dei Maestri
Organisti della Cappella di Loreto dal XVI al XX secolo. Sarà un evento impegnativo
e interessante per le corali provenienti da diverse nazioni (Lituania, Libano, Slovacchia, Filippine, Romania e Italia)
cimentarsi su questi brani storici, cercando di comporre stili e forme musicali
differenti. Il venerdì sarà la volta dell’immancabile concerto
vocale-strumentale dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana, con il coro Ars
Cantica di Milano, sotto la direzione del Maestro Mezzanotte. Sabato 14, poi, i cori si esibiranno nel concerto di
gala per ritrovarsi insieme domenica 15 aprile nella Messa conclusiva di Colin Mawby. Altri momenti espressivi
della Rassegna saranno rappresentati, come nella tradizione, dai concerti nelle
scuole e nei teatri, e dal bellissimo e colorato appuntamento ‘Corinfesta’ dove i cori partecipanti eseguiranno, in
costume, canti e danze folkloristiche della propria
terra. Sarà dedicato spazio anche all'approfondimento storico con una mostra
documentaria sulla Cappella Musicale di Loreto, curata dalla Soprintendenza
archivistica delle Marche, sotto la direzione scientifica del musicologo Paolo Peretti.
D. - Presidente, vi
sarà anche una novità multimediale. Di che si tratta?
R. - Quest’anno,
andando nel nostro sito www.rassegnalauretana.it si potrà seguire,
ascoltare e vedere, in diretta, tutta la Rassegna. Spero veramente che
quest'opportunità sia colta da molti, perché molti possano partecipare a questo
evento culturale e religioso veramente eccezionale e quindi apprezzarne la qualità.
D. – Per quanto
riguarda il V centenario…
R. - Le celebrazioni
per il 500° anniversario della Cappella di Loreto si concluderanno a ottobre
con il Convegno storico internazionale in cui interverranno eminenti storici e
musicologi, che esploreranno il fenomeno delle cappelle musicali ecclesiastiche
negli ultimi cinque secoli. In particolare saranno studiate le Cappelle
Musicali contemporanee a Loreto, le Cappelle romane,
italiane, europee. Si potrà constatare la ricchezza culturale e lo splendore
artistico di questo fenomeno.
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11 aprile 2007
Clima gioioso, a Mosca, per le celebrazioni della Pasqua
cattolica e ortodossa, caduta quest’anno nello stesso giorno.
Tra una settimana, a
Roma, nuova occasione di incontro tra le due Chiese
Gioia e unità, a
Mosca, fra cattolici e ortodossi che quest’anno hanno celebrato la Pasqua nello
stesso giorno. Un clima sereno ha pervaso le cerimonie, come quella della
Veglia pasquale dei cattolici presieduta dal monsignor Tadeusz
Kondrusiewicz, a capo dell’arcidiocesi della Madre di
Dio a Mosca: tra i presenti al rito, anche padre Igor Vyzhanov,
segretario per gli Affari intercristiani del Patriarcato russo-ortodosso di
Mosca. “È splendido – ha detto mons. Kondrusiewicz – quando tutti i cristiani, come fratelli, celebrano
insieme il mistero della Risurrezione e pregano il Signore che dà la vita”. La
comune testimonianza di Cristo, ha aggiunto il presule, deve diventare “un
obiettivo per tutti i credenti, in grado di contrastare le tendenze negative
della società moderna e di far uscire il mondo dalla lunga crisi spirituale in
cui versa”. Sui problemi che attanagliato la modernità si è soffermato anche il
Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Alessio II:
presiedendo la liturgia pasquale nella cattedrale di Cristo Salvatore, il
Patriarca ha ricordato che idolatrare “denaro, potere e salute fisica” non
garantisce la libertà dell’uomo, ma lo rende “schiavo dell’egoismo e del
vizio”. Alessio II ha quindi invitato i fedeli a rafforzare “i valori come
quello della famiglia”, affinché le nuove generazioni crescano
“nello spirito della verità”. L’incontro tra cattolici ed ortodossi verrà rinnovato prossimamente a Roma, dal 15 al 18 aprile, e
a Milano, il 23 aprile. L’Associazione “Sofia: idea russa e idea d’Europa”
promuove infatti l’appuntamento internazionale “Resurrexit, sicut dixit! La missione della Chiesa nella società di oggi”.
L’iniziativa si aprirà domenica prossima con una Divina Liturgia presieduta dal
vescovo di Egoriviesk, Mark,
nella Chiesa di Santa Caterina di Alessandria all’interno del comprensorio
dell’Ambasciata Russa in Italia. Il giorno successivo, che coincide anche con
l’80.mo genetliaco di Benedetto XVI, le Catacombe di
San Pancrazio ospiteranno il Moleben dei partecipanti
ortodossi e la celebrazione di preghiera dei partecipanti cattolici. La
riflessione del Convegno entra nel vivo nel pomeriggio quando,
alle ore 16.00, presso l’Aula del Collegio Teutonico in Vaticano, si terrà il
primo dei tre dialoghi in programma dal titolo “La missione della Chiesa nel
III millennio: il magistero di S.S. Benedetto XVI e di S.S. Alessio II”;
interverranno il card. Paul
Poupard, presidente del Pontificio Consiglio per il
Dialogo interreligioso, e il vescovo di Egorievsk, Mark. Il secondo incontro sul tema “Il comune amore del Signore risorto,
centro del dialogo ecumenico” avrà luogo nel pomeriggio del 17 aprile presso la
Pontificia Facoltà Teologica Teresianum; ad animarlo
saranno il card. Georges Marie Cottier, il rev. Prof. Pavel Velikanov,
dell’Accademia Spirituale di Mosca, mons. Fortunato Frezza
e la prof. Olga Sedakova. La riflessione riprenderà
il 23 aprile a Milano, nella sede dell’Università Cattolica del Sacro Cuore,
con il terzo momento di approfondimento che vedrà il Rettore della Cattolica,
Lorenzo Ornaghi, dialogare su “Cristianesimo e
Università” con esponenti del Rettorato
dell’Istituto di Stato per le Relazioni Internazionali di Mosca/MGIMO. Nella
circostanza verrà firmato un accordo tra l’Istituto
moscovita citato, l’Università Cattolica e l’associazione “Sofia” per la
riaffermazione del concetto cristiano di persona come centro del sistema dei
valori europeo. L’intesa interesserà in particolare la formazione di eccellenza
nelle aree riguardanti politica, economia e “Chiesa e società”. (I.P.)
Ad Istanbul, incontro tra i delegati di Chiese cristiane di Hong Kong
e il patriarca ecumenico Bartolomeo I.
Tra i temi in esame,
cooperazione e unità
Una settimana di
incontri per rafforzare lo spirito di unità tra le rispettive Chiese: con
questo spirito, sono iniziati ieri ad Istanbul i colloqui tra una
rappresentanza di Chiese cristiane di Hong Kong e il patriarca ecumenico
Bartolomeo I. Nove i delegati presenti in Turchia, guidati dal presidente del
Consiglio cristiano, il vescovo anglicano Thomas Soo Yee-po. Al centro
dell’incontro, la cooperazione e l’unità tra i rappresentanti anglicani,
metodisti e ortodossi. “Il Consiglio cristiano di Hong Kong – ha detto il
vescovo ortodosso di Hong Kong e del sud est asiatico, metropolita Nikitas – vuole conoscere meglio la Chiesa ortodossa e
tutti vorremmo costruire un rapporto più forte. La visita sarà un’occasione per
dare inizio ad una fase di dialogo”. Tra i partecipanti all’incontro, anche il
reverendo Ralph Lee Ting-sun, della Chiesa metodista, che afferma: “L’incontro
con il patriarca ecumenico Bartolomeo I rafforzerà lo spirito di unità tra le
nostre rispettive Chiese”. (I.P.)
E' morto padre Bimeriki, il sacerdote congolese colpito il mese scorso
da uomini armati non ancora identificati.
Annunciata
un’inchiesta sull’omicidio
Si è spento sabato, a
causa delle ferite di arma da fuoco riportate, padre Richard
Bimeriki, sacerdote congolese della parrocchia
cattolica di Jomba, nel distretto nord-orientale del Nord-Kivu: la notizia, come riferisce l’agenzia MISNA, è
stata diffusa solo ieri. Il 12 marzo scorso il religioso era stato colpito da
uomini armati non identificati che si erano introdotti nella
sua parrocchia vestiti con uniformi militari. Secondo alcuni testimoni,
gli aggressori avevano fatto irruzione nell’edificio chiedendo da bere e poi
avevano aperto il fuoco contro il sacerdote, per motivi non ancora chiariti.
Trasferito presso l’ospedale di Kigali, in Rwanda,
padre Bimeriki è morto dopo tre settimane. Le Forze
armate congolesi hanno annunciato un’inchiesta
sull’omicidio. Intanto, durante una Messa in suffragio della vittima, celebrata
nella cattedrale di Goma, il vescovo della diocesi
locale, mons. Faustin Ngabu,
ha condannato le violazioni dei diritti umani che continuamente vengono perpetrate contro la popolazione civile e gli
esponenti della Chiesa. (A cura di Isabella Piro)
Celebrati i funerali
di padre Francis Madhu, il missionario verbita ucciso nelle Filippine la Domenica delle Palme. Centinaia i presenti alle esequie
Più di cento persone
fra sacerdoti locali, missionari cattolici e musulmani hanno reso ieri l’ultimo
saluto a padre Francis Madhu, il missionario verbita ucciso a colpi di pistola nelle Filippine il 1° aprile,
mentre si preparava a celebrare la Messa della Domenica delle Palme nella sua
parrocchia di Barangay Mabungot.
Le esequie sono state organizzate dal seminario ‘Cristo Re’
di Cubao, nel nord del Paese. Mons.
Prudencio Andaya, che guida il vicariato apostolico di Tabuk,
ha definito il crimine “un atto incredibile, un’esperienza che ci ha segnato
tutti. Condanniamo il gesto e chiediamo giustizia”. La polizia ha già arrestato
l’esecutore materiale dell’omicidio: si tratta di Nestor
Wailan, un contadino della provincia settentrionale
di Kalinga; resta invece da vagliare la posizione di
altri due fermati, Joel Awingan
e Acmor Bonggawon. Per gli
agenti, gli uomini hanno agito sotto l’effetto di alcolici e stupefacenti.
L’Ambasciata indonesiana nelle Filippine si dice “ottimista” su una rapida
soluzione del caso ed esprime il proprio cordoglio alla famiglia della vittima.
(I.P.)
Appello del
Parlamento europeo in difesa dei profughi
palestinesi in Iraq, sottoposti a discriminazioni e crudeltà
È un vero e proprio
allarme quello lanciato da Luisa Morgantini,
vicepresidente del Parlamento europeo, per la drammatica situazione dei
profughi palestinesi in Iraq: “Dall’inizio dell’occupazione militare e la fine
del regime di Saddam Hussein, nell’aprile 2003 – scrive la signora Morgantini in una nota pubblicata dall’agenzia MISNA – i
profughi palestinesi in Iraq sono stati sottoposti ad ogni sorta di discriminazioni,
vessazioni e crudeltà, non vengono risparmiati donne,
bambini e anziani”. “Le milizie armate sciite, ma anche l’esercito iracheno –
continua la vicepresidente – hanno costretto migliaia
di palestinesi sunniti a lasciare le loro case. Tutti i loro permessi di
residenza, temporanei e permanenti, sono stati annullati, mentre i documenti
per i nuovi nati sono stati sospesi fin dal 2003”. Secondo l’Alto Commissariato
ONU per i Rifugiati, sottolinea ancora la Morgantini,
“su 34mila palestinesi presenti in Iraq oggi ne sono rimasti circa 20mila”, mentre sono solo 62 quelli che hanno trovato
rifugio in Canada e Nuova Zelanda, grazie all’intervento dell’ACNUR. La vicepresidente del Parlamento europeo si appella quindi
alla comunità internazionale affinché intervenga e chiede ad Israele di accogliere
i palestinesi iracheni in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. (I.P.)
A Ginevra, una
conferenza internazionale sulla drammatica situazione
in cui versa la
popolazione irachena
Una Conferenza
internazionale sulla situazione umanitaria dei rifugiati e degli sfollati in
Iraq e nell’intera regione; è stata indetta dall’Alto Commissariato delle
Nazioni Unite per i Rifugiati (UNCHR) per i prossimi 17 e 18 aprile. Sede
dell’iniziativa sarà il Palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra, che ha invitato
a partecipare numerosi governi, organizzazioni internazionali e organizzazioni
non governative. Secondo i dati diffusi dall’UNHCR, sono circa 2 milioni i
cittadini iracheni che si sono rifugiati nei paesi limitrofi; oltre un milione
e mezzo risultano, invece, sfollati all’interno del paese stesso vivendo in
condizioni sempre più precarie. Obiettivo della Conferenza – che sarà
presieduta dall’Alto commissario Antonio Guterres
- è quello di sensibilizzare l'opinione pubblica sulle enormi e crescenti necessita' umanitarie della popolazione colpita dalla crisi
e di creare nuove forme di collaborazione per fornire assistenza.
Tra coloro che hanno
confermato la loro partecipazione, il ministro iracheno per l'esodo forzato e
le migrazioni, il vice ministro degli esteri siriano,
il sottosegretario di Stato statunitense, vertici della Mezzaluna Rossa di
Iraq, Libano, Siria, Giordania, Egitto, Kuwait ed Emirati Arabi Uniti. (F.F)
Quattrocento
pellegrini napoletani sui luoghi del Risorto.
A guidarli il cardinale
Crescenzio Sepe,
che da Nazaret ricorda le sofferenze della sua
tormentata diocesi
Un pellegrinaggio
pasquale in Terra Santa, per quattrocento fedeli della diocesi di Napoli e il
loro arcivescovo cardinale Crescenzio Sepe. Una settimana organizzata dall’Opera Napoletana Pellegrinaggi (ONP)
in cui i momenti di spiritualità si intrecciano agli incontri ufficiali con le
massime autorità religiose: da Michel Sabbah, patriarca latino di Gerusalemme; a monsignor
Giacinto Boulos Marcuzzo,
vescovo ausiliare di Nazaret; da padre Pierbattista Pizzaballa, custode
di Terra Santa; a padre Marwan Dides,
direttore della Scuola dei Padri Francescani di Betlemme. Tra i
pellegrini spicca la presenza di 47 giovani, rappresentanti delle nove Zone
pastorali di Napoli, e di numerose famiglie. Proprio in occasione della
con-celebrazione di apertura di questa esperienza, la prima del cardinale Sepe in veste di Pastore dell’arcidiocesi partenopea, è
stata ricordata la città italiana così “martoriata dal male, dalla violenza e
dalle tante sofferenze”; lanciando un monito ai partecipanti presenti nella
Basilica dell’Annunciazione, il porporato ha detto: “Da Nazaret
dove si sono realizzate le promesse di Dio all’umanità, dobbiamo ripartire per
portare la certezza di Cristo nelle nostre vite, nelle nostre famiglie, nella
nostra tormentata città”. Ai giovani, invece, definiti “sentinelle della speranza”,
il cardinale ha affidato il compito della testimonianza genuina. Venerdì mattina,
appuntamento a Betlemme per un incontro con i bambini di una scuola a cui la diocesi di Napoli ha garantito l'aiuto per
l’acquisto di alcuni computer. "Adottare progetti di solidarietà e di
formazione che le comunità locali portano avanti - ha sottolineato il cardinale
Sepe - è uno dei modi con cui evitare il fenomeno dell'emigrazione
dalla Terra Santa".
Assegnato alla
norvegese Janne Haaland Matlary,
“Il Premio San Benedetto” 2007 - promosso dalla
Fondazione
La Dott.ssa
Janne Haaland Matlary, è la vincitrice della settima edizione del “Premio
San Benedetto per la promozione della vita e della famiglia in Europa”, perché
giudicata dalla Fondazione di Subiaco “Vita e
famiglia”: "testimone esemplare di come si può essere moglie,
madre, donna di stato, offrendo un impegno coerente e culturalmente
qualificato, contribuendo in modo decisivo alla comprensione del ‘genio femminile’ quale fattore insostituibile per l’autentica
umanizzazione della società". La cerimonia di consegna del Premio
si svolgerà venerdì prossimo a Subiaco, presso il
monastero di santa Scolastica. Janne Haaland Matlary è figura di
spicco del mondo politico norvegese; nata nel 1957, si è convertita al cattolicesimo
all’età di 25 anni. Madre di quattro figli, già vice ministro degli Esteri
della Norvegia, è docente all’università di Oslo e membro del Pontificio
Consiglio per la Famiglia e del Pontificio Consiglio per la Giustizia e per la
pace. Nel 2005, il Premio San Benedetto
è stato assegnato al card. Joseph
Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la
Dottrina della Fede; nel 2006, alla Junta Constructora del Tempio della Sagrada
Famiglia. (F.F)
Al via la quarta
edizione del Festival del cinema panafricano
Cannes, la città
simbolo del festival internazionale del cinema, da questa sera ospiterà la IV edizione del Festival panafricano.
A sfilare sulla croisette, attori, registi e
produttori della cultura cinofila africana, intenti a promuoverne la ricchezza
e diversità. Sette documentari; altrettanti lungometraggi e cortometraggi in
concorso per questa rassegna, dedicata alla conoscenza di una cultura di cui
sappiamo poco. Come spiega alla MISNA, uno dei promotori dell’iniziativa Basile
Ngangue - Ebelle: “Una
migliore conoscenza permetterà di comprendere la sciocchezza di non accettare
l’altro”. Tra i film in competizione “Il
giardino di un altro uomo” del mozambicano Sol de Carvalho, e un cortometraggio della
tunisina Sara Abidi dal titolo ‘Rendez vous’. Tra i nomi dei
registi non africani, spicca l’israeliano Pierre Klochendler
– che presenta il film ‘Swahili’
- e l’italiana Laura Muscardin, con “Billo, le Grand Dakhaar”. (F.F)
Si
celebra oggi la “Giornata mondiale del Parkinson”,
una
patologia in aumento nel mondo
Una
malattia in aumento in tutto il mondo che colpisce in modo particolare coloro
che superano i 65 anni di età. Anche se, a differenza di quanto si crede, il
Parkinson non è legato all’età avanzata. Il suo sviluppo, infatti, è ancora un
mistero. Forse, a scatenarlo, è un insieme di fattori, tra cui quelli
ambientali, diversi inquinanti anche naturali, ai quali oggi si risulta più
esposti che in passato. Di certo, alla base della malattia c'e' sempre la
perdita di un gruppo di neuroni situati nella zona del cervello chiamata
sostanza nera. La conseguenza e' una diminuzione graduale di dopamina che provoca i sintomi evidenti, che tutti
conosciamo: tremore
alle mani, lentezza nei movimenti e rigidità agli arti. Oggi, l’interrogativo
che inquieta la ricerca riguarda il tipo di terapia e la sua applicazione. La
sperimentazione sull'uomo è iniziata ma la strada per
una risposta sembra ancora lunga. Nel mondo i malati di Parkinson sono circa 6
milioni e mezzo: in Italia il numero dei pazienti sfiora le 400 mila unità,
mentre si teme che nel 2012 solo in Europa, a soffrire di questa patologia
saranno quasi un milione e mezzo di persone. (A
cura di Francesca Fialdini)
11 aprile 2007
- A cura di Amedeo Lomonaco e Franco Lucchetti -
- Ondata terroristica nel nord Africa. Stamani ad Algeri almeno tre
esplosioni nei pressi del palazzo del governo e di un commissariato di polizia
hanno provocato la morte di circa 30 persone. Gli attentati fanno seguito a
quelli di ieri avvenuti in Marocco dove, a Casablanca, sono morti quattro
kamikaze fondamentalisti dopo l’inseguimento della polizia. I terroristi sono
anche riusciti a far esplodere alcune delle cariche che avevano indosso, causando
la morte di un poliziotto. Identificato dalle autorità marocchine, anche il
secondo dei quattro kamikaze entrati in azione ieri a Casablanca. Due di loro
facevano parte di un gruppo di uomini ricercati per l’esplosione di una bomba
avvenuta lo scorso 11 marzo in un internet cafè.
Sugli ultimi attentati, Giancarlo la Vella ha
raccolto l’analisi di Luciano Ardesi, esperto della regione maghrebina:
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R. - Sono episodi che
hanno come loro origine il rinnovarsi dell’attività terroristica in Marocco e
anche in Algeria. Hanno un più preciso collegamento con i metodi e i sistemi
del terrorismo, che abbiamo conosciuto in altre regioni, come quella del Golfo,
e che si collegano più direttamente al movimento di al
Qaeda. E’ chiaro che è in atto un’offensiva che coinvolge a questo punto tutto
il Maghreb. E’ difficile poi stabilire se esista anche una regia di tipo regionale. Tradizionalmente,
questi gruppi godono di una grande autonomia, anche organizzativa. Sarà compito
delle indagini di polizia stabilire eventuali agganci o eventuali reti
organizzative. Quello che rimane da provare con
chiarezza sono i legami organizzativi e organici con il terrorismo
mediorientale, che anche in passato ci sono stati. Tuttavia, agisce di più una
sorta di contaminazione ideologica, che non una sistematica coerenza
organizzativa.
D. - Concretamente,
quali sarebbero gli obiettivi del terrorismo che opera nella zona del Maghreb?
R. - Sicuramente,
obiettivi già ben chiari all’inizio dell’ondata terroristica - che nel Maghreb risale addirittura agli anni ’80, prima in Tunisia,
poi in Algeria e Marocco - sono quelli di destabilizzare
il potere e favorire l’emergere di gruppi, forze politiche, che possono
presentarsi come l’unica valida alternativa alla destabilizzazione sociale,
economica conosciuta da questi Paesi.
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- Ancora
polemiche sulla vicenda del giornalista italiano, Daniele Mastrogiacomo,
rapito in Afghanistan insieme con due afhgani poi
uccisi dai talebani: dopo le critiche del governo di Kabul contro il
collaboratore di Emergency, accusato di essere un
fiancheggiatore dei talebani, l’organizzazione di Gino Strada ha evacuato il
proprio personale internazionale dall’Afghanistan, lasciando sul posto lo staff
locale, dislocato in tre ospedali e nei punti di primo soccorso.
L’organizzazione umanitaria ha anche precisato che non si tratta di un ritiro
ma di un trasferimento temporaneo. Ce ne parla Vauro Senesi, dell’Ufficio di comunicazione
di Emergency, intervistato da Giada Aquilino:
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R. - Si tratta di 38
persone, di cui 30 italiani e 8 di diverse nazionalità, che a Dubai potranno discutere, vagliare e valutare quella che è
la situazione e quelle che sono le possibilità reali di continuare l’opera di Emergency in Afghanistan. Voglio ricordare che si tratta di
3 ospedali e di 25 centri di primo soccorso: di fatto, l’unica struttura
sanitaria gratuita ed efficiente che c’è in Afghanistan.
D. - Perché ora la
decisione di trasferire il personale internazionale fuori
dall’Afghanistan?
R. - Perché sono
venute meno le condizioni minime di sicurezza.
D. - Il governo
italiano domani riferirà alla Camera: cosa vi aspettate?
R. - Auspichiamo che
il governo italiano difenda Emergency, in quanto ONG
italiana, chiedendo ufficialmente la liberazione di Rahmatullah Hanefi. Da parte nostra, intensificheremo
l’attività, affinché non cali l’attenzione dell’opinione pubblica sul dramma
che Hanefi sta vivendo, incarcerato e
probabilmente torturato.
D. - Cosa rispondete a
chi lo accusa di aver avuto un ruolo nel rapimento Mastrogiacomo?
R. - E’ vergognoso ed
è vergognoso anche chi si fa portavoce di tali accuse.
D. - Emergency rimane impegnata sul terreno con il personale
locale: quale realtà bisogna affrontare?
R. - Certamente, la
realtà da affrontare adesso è ancora più difficile di quella già non semplice
che affrontavamo prima. Stiamo parlando di un Paese
devastato dalla guerra. A questo punto, in Afghanistan ci sono forze che hanno
tutto l’interesse a far prevalere la logica violenta dello scontro militare,
rispetto a qualsiasi altra motivazione umanitaria.
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- In Afghanistan, intanto, è stato ritrovato
il corpo dell’interprete del giornalista italiano Daniele Mastrogiacomo.
Il capo della polizia della provincia di Helmand ha
dichiarato che il corpo dell’uomo è stato portato nella provincia di Kandahar per essere poi consegnato alla famiglia.
- In Iraq, le
sofferenze che uomini, donne e bambini stanno subendo sono insopportabili e
inaccettabili: è quanto sostiene un rapporto del Comitato internazionale
della Croce Rossa che
sottolinea come ogni attività quotidiana sia minacciata da gravi rischi. In Iraq è
poi sempre più intricata la questione curda: Lo status della principale città
del Kurdistan, l’importante centro petrolifero di Kikrkuk,
sarà definito a novembre con un referendum. Ma turcomanni, sunniti e la Turchia
si oppongono all’annessione di Kirkuk al Kurdistan. Ascoltiamo, al microfono di
Amedeo Lomonaco, il portavoce del coordinamento degli esuli iracheni in italia, l’iracheno curdo, Adib Fateh Ali:
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R. - Le popolazioni araba e turcumanna sono contrarie al
referendum perché ritengono che un eventuale censimento non venga poi fatto in
modo trasparente. Il problema principale è, comunque, quello relativo alla
Turchia: Ankara teme che una eventuale annessione di
Kirkuk e di altri territori al governo autonomo curdo
possa in futuro costituire un rifugio anche per i separatisti della Turchia.
Non dimentichiamo, infatti, che ci sono 14 milioni di curdi in Turchia che
ambiscono, anche loro, ad ottenere una sorta di autonomia dal governo centrale
turco. Personalmente ritengo che la situazione sia molto complicata e potrebbe
rappresentare la prossima tappa di questa strisciante guerra civile in Iraq.
Non vedo da parte della Turchia alcuna volontà di compromesso o di riuscire ad
accettare un dato di fatto molto semplice, ovvero che i curdi sono la
maggioranza a Kirkuk.
D. - A Kirkuk vivono
curdi, arabi, assiri, turcomanni e cristiani. Si può dire che è un po’ la
Gerusalemme dell’Iraq?
R. - Si può ben dire
che sia la Gerusalemme dell’Iraq. Noi diciamo di Kirkuk è una
piccola Iraq, dove convivono tutte le etnie e le confessioni dell’intero
Paese. E’ l’esempio dell’Iraq che ha vissuto in pace, nonostante le tensioni in
quell’area, per tutto questo periodo. Oggi invece rischiamo molto, perché ci
sono troppi interessi regionali, di potenze regionali che non hanno interesse a
risolvere in maniera pacifica, in modo democratico, il problema curdo.
D. - Nei giorni
scorsi, si è celebrato il quarto anniversario della caduta del regime di Saddam
Hussein. A maggio si terrà in Egitto una Conferenza internazionale per la
stabilità del Paese. Come procede il percorso dell’Iraq verso la democrazia?
R. - Più che a queste
Conferenze e a questi incontri credo a quello che avviene sul campo. Sul
terreno ci sono indicazioni confortanti. Gli arabi sunniti, che in un primo
momento hanno accolto a braccia aperte l’organizzazione di al
Qaeda, approfondendo il conflitto tra sciiti e sunniti e portando l’Iraq alla
soglia di una guerra civile, hanno adesso creato una crepa: gli arabi sunniti
si sono accorti che al Qaeda non serve più alla loro causa e vogliono
liberarsene. E lberare l’Iraq da al
Qaeda significa liberare l’Iraq anche dalle autobombe che uccidono indistintamente
e soprattutto i civili.
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- La Corea
del Nord ha chiesto un’estensione di altri 30 giorni per la chiusura del
reattore nucleare di Yongbyon. In base all’accordo
raggiunto lo scorso 13 febbraio a Pechino dalle due Coree, Cina, Russia, Giappone
e Stati Uniti, il regime di Pyongyang si è impegnato a chiudere il reattore in cambio di aiuti finanziari e umanitari. A Macao,
intanto, stanno per essere sbloccati i fondi nordcoreani,
congelati in una Banca di Macao, perché erano ritenuti di provenienza sospetta.
La Corea del Nord ha precisato che avvierà le procedure per la chiusura del reattore
entro 24 ore dall’arrivo di tali fondi.
- Nello Sri Lanka, almeno dieci ribelli appartenenti al gruppo
separatista delle Tigri Tamil e dieci soldati sono
rimasti uccisi durante scontri tra insorti e forze governative. “Il conflitto a
fuoco si è sviluppato nella regione a nord del Paese mentre
l’esercito nazionale cercava di difendere il confine”, ha affermato un portavoce del Centro informazioni della sicurezza
nazionale. Dal 1987, numerosi sono stati gli attacchi del Gruppo ribelle
delle Tigri Tamil contro obiettivi politici e militari
dell’India e dello Sri Lanka.
- Prosegue, a Timor
Est, lo scrutinio dei voti delle elezioni presidenziali di lunedì scorso: dopo
lo spoglio del 70 per cento delle schede, appare sempre più probabile l’ipotesi
del ballottaggio. I tre principali candidati sono divisi, infatti, da una
manciata di voti. Si tratta dell’attuale primo ministro, Josè
Ramos Horta, del leader del
Fronte rivoluzionario per l’indipendenza di Timor Est (FRETLIN), Francisco Guterres, e del presidente del Partito democratico,
Fernando “Lasama” de Araujo.
Cinque degli otto candidati alle presidenziali hanno denunciato, intanto,
presunte irregolarità e chiesto la sospensione dello scrutinio.
- Una ragazza egiziana
è morta per il virus dell’influenza aviaria dopo essere stata ricoverata
giovedì mattina con febbre alta al Cairo. Il ministro della Salute egiziano ha
precisato che con il decesso di Marina Michael, 15
anni, sale a 14 il numero delle persone uccise dal virus in Egitto.
- La Corte
Costituzionale ucraina ha prorogato al 17 aprile la decisione sull’esame del
decreto con cui il presidente, il filo-occidentale Viktor
Yushchenko, ha sciolto nei giorni scorsi il
Parlamento, convocando elezioni anticipate per il 27 maggio. Nulla di fatto
ieri nel nuovo incontro tra il capo dello Stato ed il premier, il filo-russo Viktor Yanukovich, che contesta
la legittimità del provvedimento.