RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 98 - Testo della trasmissione di domenica 8 aprile 2007
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
GMG di Sidney 2008: già
registrati 780 gruppi per oltre 57 mila pellegrini
Tra
paure e speranze, la Pasqua vissuta dai cristiani nelle terre afflitte dalla
violenza e dalla povertà
8 aprile 2007
Cristo Risorto non è
un’illusione. Nella Pasqua del Signore, Benedetto XVI incoraggia i fedeli:
anche l’incredulità di Tommaso, provata da tanti cristiani di oggi, può
aiutarci a scoprire il Volto di Gesù. Nel Messaggio pasquale la vibrante
invocazione del Papa per la pace nel mondo
L’incredulità di
Tommaso ci aiuta a scoprire il vero volto di Cristo: nel messaggio pasquale,
Benedetto XVI ha parole di incoraggiamento per quanti, pur tra dubbi e
incertezze, ricercano con cuore puro l’incontro con
Gesù, vero Dio e vero uomo. Il Papa rivolge poi il pensiero a tutti i popoli
feriti dalla guerra e dal terrorismo ed esorta i cristiani ad essere apostoli
di pace. Il messaggio pasquale e la Benedizione Urbi
et Orbi, impartita dalla Loggia centrale della
Basilica Vaticana, sono stati preceduti dalla grande Messa di Pasqua in Piazza
San Pietro, concelebrata dal Pontefice assieme a
numerosi cardinali. Gli eventi sono stati seguiti in mondovisione, mentre oltre
cento mila fedeli hanno partecipato al rito sacro riempiendo Piazza San Pietro
e parte di via della Conciliazione. Il servizio di Alessandro Gisotti:
****************
(Surrexit Dominus)
Cristo Risorto è “la
speranza di un futuro migliore”, uniti a Lui “diventiamo apostoli di pace e
messaggeri di una gioia che non teme il dolore”. Sulle note del Surrexit Dominus,
Benedetto XVI fa ingresso in una Piazza San Pietro gremita
di fedeli, accorsi da tutto il mondo per la Messa di Pasqua. Sono le 10,30 di
una soleggiata mattina primaverile. Ad accogliere il Papa, il calore dei pellegrini
ed una festa di suoni e di colori: il sagrato della Basilica Vaticana, come
ormai è tradizione da 22 anni, è addobbato con migliaia di fiori offerti
dall’Olanda. Prevalgono il bianco e il giallo della bandiera vaticana assieme
ad una presenza di rose arancione a dare una sottile nota olandese. Ad
accrescere la gioia della Chiesa, la solennità della Pasqua viene quest’anno celebrata nella stessa data da tutti i cristiani.
(Stichi e Stichirà)
A sottolineare questo
annunzio corale della Risurrezione del Signore che unisce le Chiese d’Oriente e
d’Occidente, durante la Messa – seguita in mondovisione da 70 emittenti
televisive di 40 Paesi – vengono intonati i canti
pasquali degli Stichi e Stichirà
della liturgia bizantina. Tra le preghiere dei fedeli, per la pace, la difesa
della vita, la concordia tra i credenti delle diverse religioni, c’è anche
un’invocazione affinché la Risurrezione di Cristo “ravvivi in tutti i cristiani
il desiderio di impegnarsi generosamente per giungere alla pienezza” dell’unità
fra tutti i battezzati.
(Regina Caeli)
E’ da poco passato
mezzogiorno quando, conclusa la celebrazione eucaristica, e dopo la preghiera
mariana del Regina Caeli, il Papa si affaccia
dalla Loggia Centrale della Basilica di San Pietro per il messaggio pasquale e
la Benedizione Urbi et
Orbi. Momento tanto atteso e seguito in tutto il mondo, attraverso 108
emittenti televisive di 67 Paesi. Benedetto XVI sceglie per il suo augurio
pasquale le parole di San Tommaso, la sua professione di fede: “Mio Signore e mio
Dio”. Ricorda come il Risorto viene incontro agli Apostoli, alla loro
“incredula sete di certezze”. E’, afferma, un incontro che “non fu sogno, né
illusione o immaginazione soggettiva”, “ma esperienza vera”. Anche oggi,
constata, l’umanità “attende dai cristiani una rinnovata testimonianza della
Risurrezione di Cristo, ha bisogno di incontrarlo”. E si sofferma
sull’esperienza di Tommaso:
“Se in questo Apostolo
possiamo riscontrare i dubbi e le incertezze di tanti cristiani di oggi, le
paure e le delusioni di innumerevoli nostri contemporanei, con lui possiamo
anche riscoprire con convinzione rinnovata la fede in Cristo morto e risorto
per noi. Questa fede, tramandata nel corso dei secoli dai successori degli
Apostoli, continua, perché il Signore risorto non muore più. Egli vive nella
Chiesa e la guida saldamente verso il compimento del suo eterno disegno di
salvezza”.
Ciascuno di noi,
prosegue il Papa, “può essere tentato dall’incredulità di Tommaso”. Il male e
le ingiustizie specie quando colpiscono gli innocenti ed in particolare i
bambini, si chiede il Santo Padre, “non mettono forse a dura prova la nostra
fede?”
“Eppure
paradossalmente, proprio in questi casi, l’incredulità di Tommaso ci è utile e
preziosa, perché ci aiuta a purificare ogni falsa concezione di Dio e ci
conduce a scoprirne il volto autentico: il volto di un Dio che, in Cristo, si è
caricato delle piaghe dell’umanità ferita”.
Tommaso, spiega,
riceve dal Signore il dono di una fede provata dalla passione e morte di Gesù e
questo dono lo trasmette a sua volta alla Chiesa. “La fede che era quasi morta
– è la sua riflessione – è rinata grazie al contatto con le piaghe di Cristo”,
ferite che non ha nascosto, “ma ha mostrato e continua a indicarci nelle pene e
nelle sofferenze di ogni essere umano”. Proprio quelle piaghe,
dapprima ostacolo alla fede per Tommaso diventano “prova di un amore
vittorioso”. E sottolinea che “solo un Dio che ci ama fino a prendere su di Sé
le nostre ferite e il nostro dolore, soprattutto quello innocente, è degno di
fede”. E quante ferite, riconosce il Papa, quanto dolore nel mondo:
“Penso al flagello
della fame, alle malattie incurabili, al terrorismo e ai sequestri di persona,
ai mille volti della violenza - talora giustificata in nome della religione -
al disprezzo della vita e alla violazione dei diritti umani, allo sfruttamento
della persona”.
Il Papa ricorda le
calamità naturali e tragedie umane che hanno colpito di recente il Madagascar,
le isole Salomone e l’America Latina. E guarda con apprensione al Darfur e ai Paesi vicini dell’Africa dove “permane una
catastrofica e purtroppo sottovalutata situazione umanitaria”. Preoccupazione viene espressa anche per la situazione nella Repubblica
Democratica del Congo, dove i saccheggi delle ultime settimane fanno temere per
il futuro del processo democratico. Il Papa si sofferma anche sulla situazione
in Somalia dove la ripresa dei combattimenti allontana la prospettiva della
pace e sulla crisi che attanaglia lo Zimbabwe. Invoca
così la pace per Timor Est, alla vigilia di importanze scadenze elettorali. Di
pace, sottolinea, ha bisogno anche lo Sri Lanka alla
ricerca di “una soluzione negoziata” e l’Afghanistan “segnato da crescente
inquietudine e instabilità”. Quindi, il pensiero va al Medio Oriente:
“In Medio Oriente,
accanto a segni di speranza nel dialogo fra Israele e l’Autorità palestinese,
nulla di positivo purtroppo viene dall’Iraq, insanguinato da continue stragi,
mentre fuggono le popolazioni civili; in Libano lo stallo delle istituzioni
politiche minaccia il ruolo che il Paese è chiamato a svolgere nell’area
mediorientale e ne ipoteca gravemente il futuro”.
Il Pontefice non
dimentica poi le difficoltà che affrontano ogni giorno le comunità cristiane e
“l’esodo dei cristiani dalla Terra benedetta che è la culla della nostra fede”.
E conclude il messaggio con parole di incoraggiamento per tutta l’umanità:
“Cari fratelli e
sorelle, attraverso le piaghe di Cristo risorto possiamo vedere questi mali che
affliggono l’umanità con occhi di speranza. Risorgendo, infatti, il Signore non
ha tolto la sofferenza e il male dal mondo, ma li ha vinti alla radice con la
sovrabbondanza della sua Grazia. Alla prepotenza del Male ha opposto
l’onnipotenza del suo Amore. Ci ha lasciato come via alla pace e alla gioia
l’Amore che non teme la morte”.
Il Papa, che nel
pomeriggio si recherà nella sua residenza di Castel Gandolfo, rivolge poi gli auguri di Pasqua in 62 lingue
dall’arabo al cinese, dal tedesco sua lingua madre al samoano
e ancora in latino, aramaico ed esperanto. Il primo
saluto, come da tradizione, è in lingua italiana:
“Buona Pasqua a voi,
uomini e donne di Roma e d’Italia! Il messaggio di speranza, di fraternità e di
pace, che ogni anno in questo Giorno santo si rinnova con vigore, giunga agli
abitanti dell’amata Nazione italiana, e rechi, soprattutto alle famiglie, la
gioia e la serenità del Signore risorto”.
(applausi)
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L’amore di Dio, che ha vinto la morte, è più forte
anche dell’odio e
può illuminare gli “inferi di questo nostro tempo
moderno”.
Così, ieri sera, il Papa alla Veglia Pasquale
L’amore di Dio è più
forte della morte. Con la Risurrezione di Cristo l’uomo può giungere a Dio,
aggrappato a Gesù, con la certezza di trovarsi tra le mani buone del Padre.
Questo il cuore dell’omelia pronunciata da Benedetto XVI, ieri sera, durante la
Veglia Pasquale nella Basilica Vaticana. Nel corso della celebrazione, il Papa
ha battezzato 2 bambini e 6 donne: due cinesi, due giapponesi, una cubana e una
camerunense. Toccante la preghiera del Santo Padre
rivolta a Dio al termine dell’omelia: “Signore, dimostra anche oggi che l’amore
è più forte dell’odio”, ha detto il Papa, discendi “negli inferi di questo
nostro tempo moderno”. Il servizio di Tiziana Campisi:
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(Musica)
“Discendendo nella
notte della morte”, Gesù ha portato “a compimento il cammino
dell’incarnazione”, “la mano del Padre lo ha sorretto”, “e così Egli ha potuto
rialzarsi, risorgere”, conducendo l’uomo al Padre. La Pasqua
è questo, ha spiegato Benedetto XVI: “Il viaggio di Cristo fin nelle profondità
estreme della terra” per portare la luce:
“Sono risorto e ora
sono sempre con te’, dice a ciascuno di noi. La mia
mano ti sorregge. Ovunque tu possa cadere, cadrai nelle mie mani. Sono presente
perfino alla porta della morte. Dove nessuno può più accompagnarti e dove tu
non puoi portare niente, là ti aspetto io e trasformo per te le tenebre in
luce”.
La Risurrezione di
Cristo non è altro che aprirsi alla fiducia in Dio, ha aggiunto il Papa
ricordandoci che Dio “non ci lascia mai cadere dalle sue mani” che “sono mani
buone”. Con Cristo viviamo un “nuovo inizio”, ha sottolineato poi il Santo
Padre, così come nel Battesimo nasciamo a vita nuova:
“Nel Battesimo
abbandoniamo noi stessi, deponiamo la nostra vita nelle sue mani, così da poter
dire con san Paolo: ‘Non sono più io che vivo, ma
Cristo vive in me’. Se in questo modo ci doniamo,
accettando una specie di morte del nostro io, allora ciò significa anche che il
confine tra morte e vita diventa permeabile. Al di qua come al di là della morte
siamo con Cristo e per questo, da quel momento in avanti, la morte non è più un
vero confine. Paolo ce lo dice in modo molto chiaro
nella sua Lettera ai Filippesi: ‘Per me il vivere è
Cristo!’”.
“Nel Battesimo – ha spiegato – insieme con Cristo, abbiamo già fatto il viaggio cosmico fin
nelle profondità della morte”, “accolti da Lui nel suo amore, siamo liberi
dalla paura”. Quindi, il Papa si è soffermato sul modo in cui Cristo ha vinto
la morte:
“La porta della morte
è chiusa, nessuno può tornare indietro da lì. Non c’è una chiave per questa
porta ferrea. Cristo, però, ne possiede la chiave. La sua Croce spalanca le
porte della morte, le porte irrevocabili. Esse ora non sono più invalicabili.
La sua Croce, la radicalità del suo amore è la chiave che apre questa porta.
L’amore di Colui che, essendo Dio, si è fatto uomo per poter morire – questo
amore ha la forza per aprire la porta. Questo amore è più forte della morte”.
E amore che vince la
morte sono anche le “ferite” di Gesù, ha proseguito il Santo Padre. Entrando
“nel mondo dei morti”, Cristo “porta le stimmate”, ma
“i suoi patimenti sono diventati potenza”. “L’atto estremo dell’amore” di Gesù
è “il suo morire” e il prendere “per mano Adamo, tutti gli uomini in attesa”, e il portarli alla luce, verso Dio:
“Solo il Cristo
risorto può portarci su fino all’unione con Dio, fin dove le nostre forze non
possono arrivare. Egli prende davvero la pecora smarrita sulle sue spalle e la
porta a casa. Aggrappati al suo Corpo noi viviamo, e in comunione con il suo
Corpo giungiamo fino al cuore di Dio. E solo così è vinta la morte, siamo
liberi e la nostra vita è speranza. È questo il giubilo della Veglia Pasquale:
noi siamo liberi”.
E nel concludere la
sua omelia, Benedetto XVI ha voluto pregare perché l’amore di Dio, forte più
della morte, possa vincere anche l’oscurità dei giorni nostri:
“Signore, dimostra
anche oggi che l’amore è più forte dell’odio. Che è più forte della morte.
Discendi anche nelle notti e negli inferi di questo nostro tempo moderno e prendi
per mano coloro che aspettano. Portali alla luce! Sii anche nelle mie notti
oscure con me e conducimi fuori! Aiutami, aiutaci a scendere con te nel buio di
coloro che sono in attesa, che gridano dal profondo
verso di te! Aiutaci a portarvi la tua luce! Aiutaci ad arrivare al ‘sì’ dell’amore, che ci fa discendere e proprio così salire
insieme con te!”.
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La fede nella
Risurrezione è dunque al centro del Cristianesimo. Come dice
San Paolo, senza la Risurrezione è vana la nostra fede: ecco in proposito la
riflessione dell’arcivescovo Angelo Comastri, vicario del Papa per lo
Stato del Vaticano, al microfono di Giovanni Peduto:
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R. – Perché la
religione cristiana poggia tutto sul futuro. Noi aspettiamo un nuovo giorno, un
nuovo giorno che però è già iniziato, è già iniziato in Cristo Risorto. Il
dolore già è vinto, la cattiveria già è sconfitta, e sapere questo è qualcosa
di straordinario. Per questo anche in mezzo alle tribolazioni, anche in mezzo
alle prove, anche in mezzo alle persecuzioni, la Chiesa canta, può cantare
alleluia perché il più bello deve ancora venire, il più bello deve ancora
compiersi e noi sappiamo qual è questo compimento: è Gesù Risorto. Noi stiamo
camminando in quella direzione, stiamo aspettando Cieli nuovi e Terra nuova,
cioè la Risurrezione, nostra e della creazione, cioè la liberazione totale dal
peccato. Quanto è bello avere questa certezza, quanto è bello camminare nel
mondo sapendo che i passi vanno verso una meta. Una delle sofferenze più grosse
della società di oggi sta proprio nell’essersi convinta che tutto vada verso il niente. Ernesto Hemingway
disse parole terribili: ‘Tutto è niente, tutto è nada’. Invece il Cristianesimo dice: "No, tutto è
Risurrezione, tutto approda verso la Risurrezione". I giorni che noi
viviamo, le fatiche che noi sopportiamo, le pene che noi proviamo non sono
altro che piccoli passi, i passi dell’esilio, le fatiche dell’esilio, i disagi
dell’esilio, i disagi del pellegrino se vogliamo, ma approdano a una meta,
approdano alla festa, e arriverà il giorno in cui ci toglieremo gli abiti del
pellegrino e indosseremo gli abiti della festa, gli abiti della Risurrezione.
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8 aprile 2007
Esposta presso il Museo della Basilica
di Santa Maria Maggiore
la più
antica notazione scritta dell'Exultet
Scampato al terremoto
del 1915 e ai bombardamenti bellici del ’44, lo straordinario rotolo
pergamenaceo di Avezzano, che riporta la più antica
notazione scritta dell’“Exultet”, è esposto al
pubblico presso il Museo della Basilica di Santa Maria Maggiore fino al 26
aprile. Il servizio di A.V.:
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E’ il canto della Resurrezione, l’Exultet, e grazie alla
Fondazione pro Musica e Arte Sacra anche l’arcaica melodia contenuta nel rotolo
pergamenaceo viene resuscitata all’ascolto,
riportandoci all’uso liturgico dell’XI secolo. La musicologa Lucia Bonifaci:
“All’inizio della
veglia pasquale, mano a mano che il cero pasquale veniva
acceso e quindi gradatamente illuminava la notte, il diacono dall’ambone
intonava “Exultet”. Nel momento in cui l’assemblea
guardava verso l’alto la fonte della luce, il cero pasquale, ascoltava da
questa fonte il canto e guardava questa pergamena che si srotolava davanti ai
suoi occhi. E’ una specie di sacra rappresentazione, un oggetto che ci rimanda
ad una idea della liturgia cristiana multimediale
perché nello stesso momento il fedele guarda, ascolta il canto e prega,
inserito in una sorta di rappresentazione della Salvezza”.
La trascrizione moderna si deve a mons. Alberto Turco, docente di
Canto gregoriano al Pontificio Istituto di Musica Sacra. Il 21 aprile, mons.
Turco dirigerà la prima esecuzione assoluta dell’Exultet:
“Non vi è tanto un
tornare all’antico facendo il gregoriano perché il gregoriano ha superato i
limiti del tempo ed è, possiamo dire, ancora attuale. E’ che gli studi portano
ad una interpretazione sempre più avvincente dove la
melodia è in funzione del testo e solo comprendendo, assimilando il testo
liturgico, si comprende il perché il compositore abbia scelto certi movimenti melodici”.
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8 aprile 2007
GMG di Sidney 2008: già registrati 780 gruppi per
oltre 57 mila pellegrini
A poco più di un mese dall’apertura del 2 marzo
scorso, sono più di 57 mila i pellegrini, suddivisi in 780 gruppi, che hanno già espresso la loro intenzione di andare a Sydney, in
Australia, per la GMG del luglio 2008. A renderlo noto è il numero di aprile di
“e-Pilgrimage”, la newsletter mensile che il Comitato
organizzatore di Sidney ha realizzato per preparare, anche spiritualmente, i
giovani alla GMG australiana. “Le iscrizioni procedono molto bene – affermano
rappresentanti del Comitato, citati dall’agenzia SIR – diversi capigruppo ci
stanno contattando per chiedere informazioni”. “La registrazione di gruppo –
precisano – non è impegnativa, ma ci aiuta ad avere un’idea concreta del numero
di pellegrini da accogliere, dandoci la possibilità di organizzarci in maniera
adeguata. A metà anno – concludono – contiamo di aprire le registrazioni
individuali. Sarà quello anche il momento in cui i capigruppo potranno
aggiungere nomi e dati personali dei loro pellegrini, e tenerci informati sullo
stato delle prenotazioni dei voli”. Circa il sistema dei trasporti, il Comitato
si è impegnato a dare informazioni sul rilascio dei visti per i pellegrini
internazionali quanto prima, grazie alla collaborazione “fattiva” del governo
australiano, che non solo ha eliminato le tasse sui visti, ma ha reso il
procedimento di rilascio semplice e veloce. L’ultimo numero di “e-Pligrimage” è dedicato alla speranza e si può scaricare
da www.wyd2008.org. (R.M.)
In occasione dei 500 anni della
Cappella musicale di Loreto, realtà ancora più antica delle Cappelle romane
Giulia e Sistina, il Santuario mariano della Santa Casa ospiterà dal prossimo
11 aprile un ricco programma di manifestazioni e iniziative culturali. Girolamo
Valenza, presidente dell’associazione ‘Virgo Laurentana’, spiega che la filosofia del programma è quella
di “riscoprire la musica sacra nel luogo di origine dove nacque e fu pensata”.
Le numerose iniziative – riferisce il quotidiano Avvenire – sono state
promosse con l’alto patronato del presidente della Repubblica e il ministero
per i Beni e le Attività Culturali. Presidente del Comitato d’onore della
rassegna è l’arcivescovo di Loreto, mons. Gianni Danzi. La Cappella è stata
istituita con decreto di Papa Giulio II nell’ottobre del 1507: questo mezzo
millennio verrà ripercorso da una mostra documentaria
allestita al Museo Pinacoteca del Palazzo Apostolico, che rimarrà aperta fino
al grande Convegno che costituirà, il 20 e 21 ottobre, l’altro momento
importante delle celebrazioni, sul tema: “Cinque secoli di storia delle
cappelle musicali europee. La musica presso il Santuario di Loreto”. Uno dei
momenti più significativi sarà il concerto inaugurale, l’11 aprile, nel
Santuario della Santa Casa, che prevede il “Saluto a Maria”, eseguito da tutti
i cori partecipanti. Sarà possibile ascoltare anche on-line tutti i concerti in
programma, collegandosi al sito www.rassegnalauretana.it.
(F.L.)
E’ già disco d’oro l’album con l'inno per la visita di Benedetto XVI
in Brasile: 75 mila
copie vendute nel solo giorno in cui è stato lanciato
Il CD “Benedetto,
benedetto colui che viene nel nome del Signore”, che contiene
l’inno composto per la visita di Benedetto XVI in Brasile nel maggio prossimo,
è stato presentato il 25 marzo scorso e nello stesso giorno è diventato “Disco
d’Oro” per aver venduto 75 mila copie. Il CD è stato presentato nella chiesa di
Nostra Signora di Aparecida, il più grande Santuario
dei brasiliani, dove il Papa giungerà in occasione della V Conferenza del
Consiglio episcopale latinoamericano e del Caribe.
L’inno è stato composto dal religioso Luiz Turra, che ha vinto un concorso organizzato dall’episcopato
brasiliano, al quale hanno partecipato quindici composizioni. “E’ un lavoro
artistico di grande qualità, che esprime l’affetto del popolo brasiliano
nell’accogliere il Papa”, ha affermato il direttore artistico dell’album, il
sacerdote Josafá Moraes,
citato dall’agenzia Zenit. “La musica è facile da imparare e speriamo che al
Papa, che è pianista, piaccia tanto quanto a Papa Giovanni Paolo II piacque
quella che avevamo composto durante la sua seconda visita in Brasile”, ha
affermato l’arcivescovo di Aparecida, mons. Raymundo Damasceno Assis, ricordando la composizione dal titolo “La tua
benedizione, Giovanni di Dio”, che ancora oggi viene
interpretata in alcune cerimonie religiose. L’album viene
venduto a 9,90 Reais (circa 3,6 Euro) insieme a
un’immagine di Benedetto XVI. (R.M.)
“Denutrizione cronica” per sei milioni di persone in Colombia, secondo
il Programma dell’ONU
per lo Sviluppo (UNPD)
Sei
milioni di colombiani, pari al 13,6% della popolazione, soffrono di “denutrizione
cronica”, soprattutto tra le comunità indigene e afro-colombiane:
è quanto emerge da un Rapporto del Programma dell’ONU per lo Sviluppo (UNPD),
citato dall’agenzia MISNA. La situazione – sostiene lo studio – si aggrava
sensibilmente nella regione della costa occidentale del Pacifico, nei
dipartimenti di Chocó, Cauca
e Nariño, dove a soffrire le conseguenze della fame è
il 24% della popolazione locale. Il Rapporto giunge a pochi giorni dalla
denuncia della ‘Defensoría del Pueblo’
(ufficio per i diritti civili), secondo cui, per la “disattenzione” delle
autorità locali, sono almeno 37 i bambini morti per malnutrizione negli ultimi
due mesi in Chocó, regione che si estende per 46 mila
chilometri quadrati, popolata da 360 mila persone distribuite in remoti
villaggi situati lungo le rive di fiumi, dove la rete stradale è praticamente
inesistente. Un’accusa rilanciata anche dal direttore della Pastorale indigena
di Chocó, padre Alberto Parra,
citato dal quotidiano El Espectador,
che ha riferito di oltre 78 decessi avvenuti nell’ultimo anno tra i bambini
della regione. Dopo aver minimizzato inizialmente l’emergenza, il governo
centrale di Bogotá si è attivato per distribuire
generi di prima necessità nella zona del Carmen del Darién, la più colpita dalla crisi. (R.M.)
Nello Stato indiano del Tamil Nadu, cristiani e musulmani dalit
avranno quote riservate in uffici pubblici e negli istituti scolastici
Cristiani e musulmani dalit del Tamil Nadu, nell’India meridionale, avranno quote riservate in
uffici pubblici e negli istituti scolastici, dopo che la Corte Suprema avrà
emesso il suo verdetto sulla concessione di pari diritti ai
cristiani fuori casta, atteso entro la fine di maggio. Lo ha annunciato
il governo dello Stato, citato dall’agenzia del PIME, AsiaNews.
Il chief minister,
Karunanidhi, ha spiegato l’intenzione di concedere ai fuori casta delle due comunità lo status di Scheduled Caste (SC), precisando che i dettagli
sull’entità delle quote riservate saranno resi noti dopo consultazioni con i
vari partiti politici alleati del Dravida Munnetra Kazhagam (DMK), al
potere in Tamil Nadu. I dalit non indù in tutta l’India hanno perso lo status
di SC nel 1950, ma mentre i sikh e i buddisti lo
hanno recuperato negli ultimi anni, cristiani e musulmani aspettano ancora
di essere reintrodotti nelle quote. Il DMK aveva inserito le richieste dei fuori casta nel suo manifesto politico per le elezioni
parlamentari del 2006. In occasione della firma del bilancio statale dell’anno
scorso, il governo aveva assicurato misure concrete per le quote alle minoranze
e aveva invitato Delhi a fare la stessa cosa su scala nazionale. (R.M.)
Aiuto allo sviluppo: in 30 anni, Caritas italiana ha realizzato oltre
12 mila
“microprogetti” in 70 Paesi
Da quando Caritas
italiana ha avviato, nel 1976, la possibilità di finanziare “microrealizzazioni” nei Paesi in via di sviluppo, sono
stati oltre 12 mila i progetti finanziati: lo rende noto il
mensile Italia Caritas, citato dall’agenzia SIR, che nel numero di
aprile ricorda il primo progetto “micro”, di quasi
due milioni di lire, per la promozione professionale della popolazione di Balsas, in Brasile. Dal 1976 al 1990 i “microprogetti”
realizzati sono stati più di 3.500. Negli ultimi quindici anni, il loro numero
e stato di 8.634, con una media annuale di 575 piccoli interventi. Strade,
pozzi, canali, forniture di sementi o animali, attrezzature per l’agricoltura e
l’artigianato, arredi scolastici, dotazioni di medicinali, e tanti altri
interventi, suggeriti dalla quotidianità del bisogno o dalla fantasia di
comunità desiderose di emanciparsi. Sono state quasi tre milioni le persone che
hanno beneficiato, direttamente o indirettamente, di questa forma di
finanziamento, in oltre 70 Paesi dei cinque continenti. Solo nell’arco
del 2006, Caritas italiana ha realizzato 499 “microprogetti” di sviluppo
in 52 Paesi, per un importo indicativo di 1.650.000 euro. Nel 2007, sono già
molti gli interventi in attesa di realizzazione.
(R.M.)
8 aprile 2007
- A cura di Isabella Piro -
- Nel
giorno di Pasqua, dal Medio Oriente, giungono segnali di speranza per la
liberazione del caporale israeliano Gilad Shalit, rapito da miliziani palestinesi il 25 giugno
scorso. Lo Stato ebraico ha, infatti, ricevuto una lista di nomi di detenuti
palestinesi da liberare in cambio di Shalit. Si
tratta di un passo avanti nelle trattative, dunque, che sembra raccogliere
l’invito a “spezzare il cerchio di altre violenze” lanciato stamani dal
patriarca latino di Gerusalemme, Michel Sabbah, durante la liturgia eucaristica pasquale,
presieduta nella Basilica del Santo Sepolcro. Ci riferisce Graziano Motta:
**********
I cristiani di Gerusalemme vivono
stamani la pienezza della Pasqua per la forza della speranza che ci viene dalla
Risurrezione, ha detto il patriarca Sabbah
nell’omelia della Messa solenne celebrata proprio dove questa avvenne, davanti
al sepolcro vuoto di Gesù. Attorno a lui, nella rotonda dell’Anastasi, pellegrini venuti da ogni parte del mondo. La sua
meditazione si è sviluppata sulla gioia spirituale per la vittoria di Gesù
sulle sue sofferenze e sulla morte. Il mistero della sofferenza, ha affermato,
è ancora la strada della vita; "il mistero del peccato che apparve fin
dall’inizio della storia umana con un fratricidio, continua finora ovunque nel
mondo e qui nella nostra terra…” Bene e male si aggrovigliano nella nostra vita
personale e nei rapporti tra i popoli. E tuttavia abbiamo ricevuto da Dio l’ordine di essere perfetti e Santi, come Egli è, il che
significa che "ci ha dato il potere di adempiere quel che ci chiede”. Da
qui l’esortazione del patriarca, con le parole della prima lettera di san
Pietro, a ubbidire alla verità, ad amarci tutti come fratelli, a comportarci da
uomini liberi “senza utilizzare la libertà come un velo”. Lo spirito della
Pasqua, ha aggiunto, invita tutti coloro che in questa terra della Risurrezione
e della libertà hanno la responsabilità della pace e della guerra a far cessare
finalmente un secolo di conflitto e di impotenza umana a superarlo, quarant’anni di occupazione e di impotenza a rimuoverla. Ha
rivolto poi un invito a ricorrere a nuovi criteri, a una nuova visione che
spezzi il cerchio di altre violenze. Un appello segnato dall’augurio agli
israeliani, agli ebrei, di celebrare una Pasqua di santità, di libertà e di
pace, e dall’augurio di libertà e di fine delle sofferenze al popolo
palestinese, a cristiani e musulmani . “La nostra
festa di Pasqua - ha concluso - è una preghiera per tutti, un
rinnovamento del nostro amore per tutti”.
Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.
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- Ci spostiamo ora in Asia, dove
la Pasqua è stata anticipata dal fuso orario: particolarmente toccanti le
celebrazioni nelle isole Salomone, in Oceania, duramente colpite dallo tsunami della settimana scorsa, mentre a Timor Est è
risuonato l’appello ed evitare le violenze lanciato
dal presidente Xanana Gusmao, in vista delle elezioni
presidenziali di domani. Nuovi Battesimi si registrano invece in Cina, come
riferisce Bernardo Cervellera:
**********
Almeno
800 adulti sono stati battezzati, ieri notte, nelle diverse chiese ufficiali di
Pechino; più di mille se si includono anche quelli della chiesa non ufficiale,
celebrati di nascosto. Fra i nuovi battezzati, vi sono persone benestanti,
professionisti, professori universitari, giovani studenti e poveri migranti.
Nel Paese dominato da decenni di materialismo comunista e poi dall’egoismo consumista, la domanda religiosa è altissima. Non diminuisce
però la persecuzione. Due sacerdoti della diocesi di Wenzhou
sono stati condannati a 9 e 11 mesi di prigione: erano andati a Roma in
pellegrinaggio, uscendo illegalmente dalla Cina. Molte
comunità sotterranee non hanno avuto le celebrazioni pasquali perché la
polizia, in occasione delle feste, ha aumentato il dispiego delle forze. Nuovi
Battesimi sono stati celebrati in Hong Kong, Mongolia, Giappone, India,
Vietnam, Cambogia. Anche in Thailandia vi sono nuovi
cristiani, anzitutto fra le tribù dei monti, per i quali diventare cristiano
significa entrare in un mondo dove non si ha più paura degli spiriti cattivi, e
dove si riceve aiuto nell’educazione e nella sanità. Ma vi sono conversioni
anche fra i buddisti delle città, grazie soprattutto all’amicizia e all’amore
quotidiano dei cristiani. In Sri Lanka, le chiese del
sud hanno inviato gli aiuti raccolti durante la Quaresima ai 200 mila profughi
del nord e nord est, sotto le violenze della guerra fra esercito e Tigri Tamil, che cerca di dividere il Paese. In Corea, la Pasqua
come vittoria della Vita, è focalizzata contro la cultura di morte dell’aborto
e la manipolazione degli embrioni, con forti critiche al governo che finanzia
laboratori per lo studio di cellule staminali embrionali. In Indonesia, Iraq,
Pakistan, pur nella tensione creata dal terrorismo islamico, i fedeli non hanno
rinunciato alle celebrazioni pasquali. Anche qui vi sono Battesimi di adulti,
ma spesso di nascosto per evitare le accuse di proselitismo o di apostasia
dall’Islam.
Per
la Radio Vaticana, Bernardo Cervellera.
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Anche oggi l'Afghanistan si conferma un Paese "segnato da crescene inquietudine e instabilità", come ricordato
da Benedetto XVI: sarebbe, infatti, stato ucciso dai talebani Admjal Nashkbandi, l'interprete del
giornalista italiano Daniele Mastrogiacomo. Lo ha
detto il portavoce del capo militare dei ribelli, il mullah Dadullah,
intervistato dall'agenzia Reuters, spiegando che
l'esecuzione di Nashkbandi è avvenuta per il riufiuto del governo afgano di effettuare uno scambio con i
combattenti detenuti. La vittima era stata rapita il 5 marzo scorso nella
provincia di Helmand, nell'Afghanistan meridionale,
insieme a Mastrogiacomo.
- E
il terrorismo non concede tregua neppure in Iraq, neanche nella domenica di Pasqua:
almeno 17 i morti e 20 i feriti nell’esplosione di un’autobomba a Mahmudiya, cittadina sciita a sud di Baghdad. Intanto, è
stata fissata per il 3 e 4 maggio prossimi la conferenza internazionale per la
sicurezza e la stabilizzazione del Paese. L’incontro si terrà a Sharm el Sheik,
in Egitto, e vedrà la partecipazione, tra gli altri, di Siria, Iran, Stati
Uniti e Italia.
- È
stata invece rinviata la conferenza di riconciliazione per la
Somalia, programmata per il 16 aprile. Lo ha reso noto il ministro degli
Esteri somalo, Ismail Hurre,
ribadendo che comunque le Corti islamiche non siederanno al tavolo delle
trattative. L’Africa continua, dunque, ad essere un continente martoriato. Ma
nel giorno di Pasqua, si vedono anche semi di speranza. Ce ne parla Giulio
Albanese:
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Mary
è una ragazza della baraccopoli di Kybera, a Nairobi:
all’età di 8 anni inizia a battere le strade della città chiedendo l’elemosina,
con gli altri “street children”, i bambini di strada.
Poi, d’accordo con la mamma alcolizzata, inizia a prostituirsi per guadagnare
qualcosa in più. Ha appena 12 anni. Per lei la scuola costa troppo e dunque
rimane un sogno nel cassetto. Racconta che sua madre aveva una mano ruvida con
cui la schiaffeggiava, se la figlia non trovava clienti e un’altra liscia con
cui l’accarezzava se invece faceva il suo dovere. Il giorno in cui quella
povera madre muore di AIDS, il giorno di Pasqua del 2000, Mary gliele bacia
tutte e due, tra un bagno di lacrime. Oggi Mary ha 20 anni, un figlio senza
padre e gestisce un piccolo chiosco di frutta e verdura alla periferia della
capitale kenyana. Per lei, la Pasqua è la festa della Risurrezione di Cristo e
coincide con la Messa in suffragio di sua madre. Il suo parroco è riuscito a
strapparla di strada: sì, oggi Mary non fa più la prostituta. “Dobbiamo
ammettere – racconta padre John – che questa
‘sindrome di Caino’, patologia che seppellisce un
bambino al battere di ogni secondo, 60 ogni minuto,
3.600 ogni ora, 86.400 ogni 24 ore, rende imbarazzante guardare le lancette
dell’orologio. Questa civiltà che riduce i bimbi al rango di mendicanti nelle
periferie, è la stessa che distrugge i raccolti, ignora il buco nell’ozono,
abbatte il bestiame, spreca di milioni di ettolitri di latte. Eppure, ipernutriti o affamati, ricchi o poveri, occidentali o
africani, appartengono tutti alla stessa famiglia: misteriosamente umana e
divina, che vuole ‘passare le acque del Mar Rosso’”.
Per Mary, questa è Pasqua.
Per
la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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Andiamo ora in America Latina, dove nella Domenica della Risurrezione è
tradizione portare in corteo l’immagine di Maria addolorata e quella del Cristo
Risorto. Il servizio di Luis Badilla:
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“Domingo
de gloria” più che Pasqua: infatti, nella quasi totalità delle nazioni
latinoamericane si preferisce usare la prima espressione per indicare la
massima solennità dell’anno liturgico e con ciò si desidera esaltare la
condizione nuova e la gloria del Cristo Risorto, nonché le energie divine che
scaturiscono dalla sua vittoria sul peccato e sulla morte. E la pietà popolare,
seguendo l’affermazione liturgica, secondo cui Dio ha riempito di gioia la
Vergine nella Risurrezione del Figlio, associa il Figlio alla Madre nell’ora
del dolore e della morte ma anche nell’ora del gaudio e della Risurrezione. In
molti luoghi della regione, la mattina di Pasqua, due cortei, l’uno recante
l’immagine della Madre addolorata, l’altro quella del Cristo risorto,
s’incontrano per significare che la Vergine fu la prima e piena partecipe del mistero
della Risurrezione del Figlio. E come accade da diversi secoli, anche oggi,
sarà così dal Rio Grande alla Patagonia. I popoli latinoamericani, alla gioia
per il Cristo risorto che dona la vita nuova associano Maria Vergine, affidando
alla sua intercessione le speranze per il futuro, in particolare, la famiglia,
la realtà sociale più insediata non solo dai venti tempestosi del laicismo e
del relativismo morale ma anche dalle grandi iniquità sociali nonostante la
ricchezza complessiva sia in crescita. Risuona così, da un confine all’altro,
un’accorata invocazione in difesa della vita umana poiché, come ha ricordato il
cardinale Julio Terrazas,
arcivescovo di Santa Cruz in Bolivia, “senza la
Pasqua non ci sono soluzioni per i problemi dell’umanità”.
Luis Badilla, Radio
Vaticana.
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- Ci
spostiamo in Europa, precisamente in Spagna, da dove arrivano segnali di
distensione tra il governo e l’Eta. In un’intervista
rilasciata al giornale locale ‘Gara’, i separatisti si dicono pronti ad una
tregua definitiva se cesserà l’offensiva spagnola contro la regione basca e se
il partito militante di Batasuna, ritenuto fuori
legge, potrà partecipare alle prossime elezioni locali.
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Infine, in Italia, a Roma: oggi migliaia di persone hanno aderito alla Marcia
contro la pena di morte organizzata, tra gli altri, dalla Comunità di Sant’Egidio, da Nessuno Tocchi Caino
e dal Campidoglio. Insieme al presidente del Consiglio, Romano Prodi, hanno
sfilato anche molti ministri. L’iniziativa vuole sostenere il governo italiano
per la presentazione di una risoluzione per una moratoria della pena di morte
presso l’assemblea generale dell’ONU. Partito dal Piazza
del Campidoglio, il corteo ha raggiunto Piazza San Pietro dove ha assistito
alla Benedizione ‘Urbi e Orbi’
del Papa.