RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 94
- Testo della trasmissione di mercoledì
4 aprile 2007
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il Papa nomina il cardinale Tarcisio Bertone nuovo
Camerlengo di Santa Romana Chiesa
Oggi su "L'Osservatore Romano"
OGGI IN PRIMO PIANO:
La partecipazione del Papa al dramma della
popolazione somala: ce ne parla mons. Giorgio Bertin
A Roma il 40.mo Forum
UNIV promosso dall'Opus Dei: con noi Vincenzo Valiani e Paolo Arrigoni
CHIESA E SOCIETA’:
In Sudafrica, suora muore tra le fiamme per salvare i malati
di AIDS
Presentata ieri a Mosca la versione russa del Compendio del
Catechismo della Chiesa cattolica
Repubblica Ceca: la
Cattedrale di San Vito amministrata in comune dalla Chiesa e dallo Stato
Rapporto OCSE: nel 2006, dai Paesi ricchi meno aiuti per lo
sviluppo
Iraq
sconvolto dalle violenze: ancora macabri ritrovamenti, sequestri e attentati
4 aprile 2007
Le ore del Triduo Pasquale, centro della speranza
cristiana, spiegate
da Benedetto XVI all’udienza generale in Piazza San
Pietro
Gli
avvenimenti drammatici che fanno da contrappunto alla Passione di Cristo
permettono di riscoprire nel silenzio dell’anima la centralità del sacrificio
di Gesù in un mondo inflazionato dalle parole. E’ uno dei pensieri con il quale Benedetto XVI ha spiegato, oggi all’udienza
generale, il significato del Triduo Pasquale che inizia domani. Ventimila circa
le persone presenti in Piazza San Pietro ad ascoltare il Papa, come ci racconta
Alessandro De Carolis:
**********
Inizia
con una notte in cui il sole è tramontato, non solo sulla terra, e si conclude
alle soglie di un giorno il cui fulgore supera quello del sole. E’ tra questi
estremi temporali che il clima “drammatico” che introduce alla Passione si
scioglie nel grido di vittoria della notte di Pasqua: Cristo è Risorto, la
morte è vinta. Sono i “colori” e le immagini della catechesi
scelti oggi da Benedetto XVI per introdurre la Chiesa nei misteri del
Triduo Pasquale. Ciò che avviene nel Cenacolo il Giovedì Santo ha il prologo
del confronto lapidario tra Gesù e Giuda. Un confronto che avviene, non a caso,
di notte:
“Quando
il traditore abbandona il Cenacolo, s’infittisce il buio nel suo cuore – è
notte interiore – cresce lo smarrimento nell’animo degli altri discepoli –
anche loro vanno verso la notte –, mentre tenebre di abbandono e di odio si
addensano sul Figlio dell’Uomo che si avvia a consumare il suo sacrificio sulla
croce. Quel che commemoreremo nei prossimi giorni è lo scontro supremo tra la
Luce e le Tenebre, tra la Vita e la Morte. Dobbiamo situarci anche noi in
questo contesto, consapevoli della nostra ‘notte’, delle nostre colpe e delle
nostre responsabilità, se vogliamo rivivere con profitto spirituale il Mistero
pasquale, se vogliamo arrivare alla luce del cuore mediante questo Mistero, che
costituisce il fulcro centrale della nostra fede”.
Il
Giovedì Santo, ha proseguito il Papa, è il giorno della commozione per i sacerdoti,
il giorno in cui in certo modo Gesù “anticipa” la sua morte nel pezzo di pane
della prima Eucaristia. Ma quegli stessi discepoli che lo attorniano in quel “momento
di forte comunione ecclesiale” sono gli stessi che poco dopo cederanno al sonno
durante l’agonia del loro Maestro. Una condizione, ha notato il Papa, non
estranea a cristiani di oggi:
“Vediamo
come i discepoli hanno dormito, lasciando solo il Signore. Anche oggi spesso
dormiamo, noi suoi dicsepoli. In questa notte sacra
del Getsemani vogliamo essere vigilanti, non vogliamo
lasciar solo il Signore in questa ora”.
Preghiera,
accompagnata dai segni del digiuno e della penitenza, è il filo spirituale del
Venerdì Santo. La scena del Calvario raccontata dalla liturgia, ha sottolineato
il Papa con le parole di Giovanni Crisostomo, mostra la Croce tanto nella sua
veste di “simbolo di condanna”, quanto di “sorgente della pace”. E la “storia
dell’umana infedeltà” che porta Cristo alla morte viene
ripercorsa passa passo con la Via Crucis: un “pio esercizio” che condensa la
“saggezza del cristiano”, ovvero quella di imparare a guardare Gesù “con gli
occhi del cuore”: così come faremo, ha soggiunto il Papa, dopodomani al Colosseo. Infine, il Sabato Santo, il giorno del silenzio:
“Il
Sabato Santo è giorno in cui la liturgia tace, il giorno del grande silenzio,
ed i cristiani sono invitati a custodire un interiore raccoglimento. E
nell’inflazione delle parole che vediamo e viviamo oggi, è un giorno così
necessario il giorno del silenzio. San Gregorio Magno una volta ha detto: Non
parlando, impariamo a tacere, ma tacendo, nel silenzio, impariamo a parlare
bene”.
La
Veglia pasquale, con i suoi riti di benedizione dell’acqua e del fuoco e la proclamazione
della Risurrezione, fanno risplendere, ha osservato il Pontefice, il volto
sempre giovane e bello della Chiesa. Dunque, ha concluso, il Triduo Santo non è
solo ricordo di una realtà passata:
“E’
realtà attuale: Cristo anche oggi vince con il suo amore il peccato e la morte.
Il Male, in tutte le sue forme, non ha l'ultima parola. Il trionfo finale è di
Cristo, della verità e dell’amore! Se con Lui siamo disposti a soffrire ed a
morire, ci ricorderà san Paolo nella Veglia pasquale, la sua vita diventa la
nostra vita. Su questa certezza riposa e si costruisce la nostra esistenza
cristiana”.
Tra i
saluti nelle varie lingue al termine dell’udienza generale, Benedetto XVI ne ha
rivolto uno in particolare ai partecipanti all’incontro internazionale
dell’UNIV, promosso dalla Prelatura dell'Opus Dei. “Cari amici – ha detto fra l’altro - vi auguro
che queste giornate romane siano per tutti occasione
di una forte esperienza ecclesiale perché possiate tornare a casa animati dal
desiderio di servire più generosamente Cristo e i fratelli”. E un altro saluto
ha raggiunto i pellegrini polacchi in Piazza San Pietro ma idealmente anche
tutti gli abitanti del Paese europeo. Ricordando il secondo anniversario della
morte di Giovanni Paolo II, il Papa ha aggiunto: “Ringrazio tutti per la
costante preghiera presso la Sua tomba. Mi rallegro con voi per il progresso
del Suo processo di beatificazione. Che l’insegnamento del Servo di Dio cambi
la vita di ogni polacco e la vita di ogni famiglia polacca”.
**********
Domani
mattina il Papa presiederà nella Basilica di San
Pietro la Santa Messa Crismale. La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca del
rito, in lingua italiana, a partire dalle 9.20 sull'onda media di 585 kHz e sulla modulazione di
frequenza di 105 MHz.
Il Papa nomina il
cardinale Bertone
nuovo Camerlengo di Santa
Romana Chiesa
Il Papa ha accolto la rinuncia presentata dal
cardinale Eduardo Martínez Somalo all'incarico di
Camerlengo di Santa Romana Chiesa, in adempimento a quanto previsto nella
Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis, ed ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico
il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone.
Il cardinale Martínez
Somalo, spagnolo, lo scorso 31 marzo ha compiuto 80 anni. Era stato nominato
Camerlengo da Giovanni Paolo II il 5 aprile del 1993. Il Papa in una Lettera
inviata al porporato esprime il suo “vivo ringraziamento per la solerzia, la
competenza e l’amore” con cui il cardinale Martínez
Somalo ha svolto questo “delicato compito, a servizio della Santa Sede e della
Chiesa universale”. Benedetto XVI manifesta inoltre il suo “sincero
apprezzamento per la grande dignità e la solenne sobrietà” con cui ha esplicato
il ruolo di Camerlengo dopo la morte di Giovanni Paolo II.
Ricordiamo che il cardinale camerlengo di Santa
Romana Chiesa ricopre fondamentalmente due incarichi: in primo luogo, quando il
pontefice è in viaggio, o assente, amministra i beni temporali. Ben più noto,
invece, è il compito che assume dopo la morte del Pontefice: è infatti il cardinale
che presiede il periodo della cosiddetta Sede vacante.
Altre nomine
Nelle Filippine, il
Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Daet presentata da mons. Benjamin
J. Almoneda, per raggiunti limiti di età. Gli succede
mons. Gilbert A. Garcera,
finora direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie. Mons. Gilbert A. Garcera è nato a Magarao, Camarines Sur, nell'arcidiocesi di Caceres
(Filippine), il 2 febbraio 1959 ed è stato ordinato sacerdote per l'arcidiocesi
di Caceres il 29 maggio 1983. Dal 1987 al 2002 è stato
direttore della pastorale catechetica
dell'arcidiocesi di Caceres, contribuendo in modo
determinante alla traduzione in "Bicolano"
del Catechism for Filipino Catholics.
Contemporaneamente ha svolto anche gli incarichi di responsabile dell'Ufficio
diocesano per le comunicazioni, di membro del Consiglio pastorale diocesano, e
di direttore amministrativo di "Radio Veritas
Asia" a Manila. Dal 2003 al 2005 è stato assistente del segretario
generale della Conferenza Episcopale Filippina (CBCP). Dal 2004 fino ad oggi è
stato direttore nazionale per le Filippine delle Pontificie Opere Missionarie e
membro del "Comitato Supremo" delle stesse.
In Italia, il Papa ha
accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Alessandria
presentata da mons. Fernando Charrier, per raggiunti
limiti di età. Gli succede mons. Giuseppe Versaldi,
finora vicario generale dell’arcidiocesi di Vercelli. Mons.
Giuseppe Versaldi è nato a Villarboit
(Vercelli) il 30 luglio 1943 ed è stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1967.
Nel 1972 è stato inviato a Roma a studiare prima psicologia e poi diritto
canonico presso la Pontificia Università Gregoriana, dove ha conseguito la
licenza in psicologia e la laurea in diritto canonico. Ritornato a Vercelli nel
1976, è stato incaricato di dare inizio al Consultorio familiare diocesano e di
curare la pastorale familiare nella medesima arcidiocesi. Contemporaneamente ha
seguito i corsi presso lo Studio della Rota Romana, conseguendo il titolo di
avvocato rotale nel 1980. Frattanto, nel 1977 gli veniva
affidata la cura pastorale della parrocchia di Larizzate.
Nel 1980 è stato chiamato ad insegnare diritto canonico e
psicologia alla Pontificia Università Gregoriana. Nel 1985 è stato
nominato dalla Santa Sede referendario e nel 1990 votante presso il Supremo
Tribunale della Segnatura Apostolica.
In Francia, il Santo
Padre ha nominato vescovo di Coutances mons. Stanislas Lalanne, del clero di
Versailles, finora segretario generale della Conferenza dei Vescovi di Francia.
Mons. Stanislas Lalanne è nato il 3 agosto 1948 a Metz, nella diocesi
omonima. Ha compiuto gli studi di filosofia presso il Seminario di Versailles e
quelli di teologia presso il Seminario Universitario dell’Istituto Cattolico di
Parigi, dove ha anche ottenuto la licenza in Teologia e l’abilitazione al
Dottorato. Ha ottenuto più tardi il diploma dell’Istituto di Alti Studi della
Difesa Nazionale (IHEDN) e la licenza in lingua tedesca. È stato ordinato
sacerdote l’8 novembre 1975 per la diocesi di Versailles. Dal 1998 al 2001 è
stato portavoce della Conferenza Episcopale Francese.
Il 13 aprile, in
Vaticano, la presentazione di “Gesù di Nazaret”,
il primo libro di Benedetto
XVI. Il volume sarà nelle librerie dal 16 aprile
Sarà presentato il 13
aprile il libro di Benedetto XVI “Gesù di Nazaret”.
La conferenza stampa si svolgerà in Vaticano, alle 16, nell’Aula del Sinodo,
presso l'Aula Paolo VI. Il volume, che arriverà nelle librerie il 16 aprile,
sarà illustrato dal cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, dal prof. Daniele Garrone, decano della Facoltà valdese di Teologia di Roma,
e dal prof. Massimo Cacciari filosofo ed ordinario
all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Coordinerà la presentazione
padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa
della Santa Sede. Del libro sono stati diffusi già alcuni brani della
prefazione e dell’introduzione. Il servizio di Tiziana Campisi:
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“Io ritengo che
proprio questo Gesù – quello dei Vangeli – sia una figura storicamente sensata
e convincente”: scrive così Benedetto XVI nella prefazione del suo “Gesù di Nazaret”, libro che vuole tracciare la figura storica del
Figlio di Dio, perché col tempo l’uomo Gesù, afferma il Papa, è stato descritto
diversamente “da come lo presentano gli evangelisti e da come lo annuncia la
Chiesa a partire dai Vangeli”. A cominciare dagli anni Cinquanta, infatti, dice
il Papa, lo strappo “tra il Gesù storico” e il “Cristo della fede” si è fatto
“sempre più ampio” e i progressi della ricerca storico-critica hanno condotto
“a distinzioni sempre più sottili” che hanno reso la figura di Gesù “sempre più
incerta” e dai “contorni sempre meno definiti”. Anche se frutto di un “lungo
cammino interiore”, confessa il Santo Padre, il “libro non è assolutamente un
atto magisteriale”; le sue pagine sono “unicamente
espressione della mia ricerca personale del ‘volto del
Signore’, precisa Benedetto XVI, “perciò ognuno è
libero di contraddirmi”.
Tutto quello che i
Vangeli raccontano, chiarisce il Santo Padre, le parole, i fatti, le sofferenze
e la gloria di Gesù, non sono altro che il compimento di quanto Dio ha promesso
ad Israele. Nel libro del Deuteronomio si legge infatti: “Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a
te, … un profeta pari a me, a lui darete ascolto … gli porrò in bocca le mie
parole ed egli dirà quanto io gli comanderò”. Questo spiega che l’insegnamento
di Cristo “non viene da alcuna scuola”, che “è spiegazione ‘con autorità’”, che “viene dall’immediato contatto con il
Padre, dal dialogo ‘faccia a faccia’”. “Ma credere
che proprio come uomo egli fosse Dio e fece conoscere questo avvolgendolo nelle
parabole e tuttavia in un modo sempre più chiaro – sottolinea Bendetto XVI – va la di là delle possibilità del metodo
storico”. Però, se a partire da quest’ultimo ci si apre a “ciò che è più
grande”, sostiene il Papa, i testi “si aprono, per mostrare una via e una
figura, che sono degne di fede”.
“Gesù di Nazaret” è solo il primo di due volumi su quello che il
Papa definisce “il mistero Gesù”, invita il lettore ad avvicinarsi a Gesù come
al Cristo Salvatore, compiendo come i discepoli il tratto di strada della vita
pubblica del Nazareno, a partire dal Battesimo nel fiume Giordano fino a
giungere al monte della Trasfigurazione. A curare la pubblicazione del primo
libro di Benedetto XVI è la Libreria Editrice Vaticana che ha ceduto i diritti
di traduzione, diffusione e commercializzazione alla Casa Editrice Rizzoli. Tra le curiosità ci è dato sapere, dalla penna
dello stesso Pontefice, che le prime pagine di questo lavoro hanno visto luce
nell’estate nel 2003 e che da quando siede sulla cattedra di Pietro vi ha
dedicato “tutti i momenti liberi per portarlo avanti”. “Ho cercato di andare
oltre la mera interpretazione storico-critica – scrive ancora il Papa –
applicando i nuovi criteri metodologici che ci permettono una
interpretazione propriamente teologica della Bibbia, e che naturalmente
richiedono la fede senza per questo volere o potere affatto rinunciare alla
serietà storica”.
Infine,
nell’introduzione, Benedetto XVI offre queste indicazioni: “Per la conoscenza
di Gesù sono fondamentali gli accenni ricorrenti al fatto che Gesù si ritirava
«sul monte» e lì pregava tutta la notte, «da solo» con il Padre”; “questo «pregare»
di Gesù è il parlare del Figlio con il Padre in cui vengono
coinvolte la coscienza e la volontà umane, l’anima umana di Gesù, di modo che
la «preghiera» degli uomini possa divenire partecipazione alla comunione del
Figlio con il Padre”. “Il discepolo che segue Gesù – conclude il Papa – viene
in questo modo coinvolto insieme con lui nella comunione con Dio. Ed è questo
che davvero salva: il superamento dei limiti dell’uomo”.
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I vescovi della
Toscana dal Papa per la visita ad Limina
Benedetto XVI ha iniziato a ricevere all’inizio di
questa settimana i vescovi della Toscana per la visita ad Limina. La Toscana conta oltre 3 milioni e 600 mila abitanti e circa
3 mila sacerdoti tra secolari e regolari. Ma cosa si attendono i presuli
toscani da questo incontro con il Papa? Alessandro Guarasci lo ha
chiesto al cardinale arcivescovo di Firenze, Ennio Antonelli:
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R. – Intanto, un
rafforzare il legame di comunione che ci lega alla Sede di Pietro e alla
persona del Santo Padre, e ascoltare le sue indicazioni e anche informarlo
concretamente della situazione delle nostre Chiese. Vi è uno scambio,
soprattutto di conoscenza, di comunione, di preghiera reciproca: è un rapporto
di fraternità, di comunione.
D. – Eminenza, la
Toscana è un territorio piuttosto ricco…
R. – La Toscana è, sì,
una regione che gode di un notevole benessere ed è anche molto secolarizzata e
quindi, indubbiamente, ci sono delle difficoltà per la pratica religiosa, per
la tenuta della famiglia, per l’educazione dei giovani: sono le preoccupazioni
principali che abbiamo.
D. – Lei ha parlato di
difficoltà: per esempio, la pastorale per la famiglia…
R. – Io ho presentato
al Papa, per quanto riguarda la diocesi di Firenze, la pastorale della famiglia
come la priorità pastorale di questi tre anni, e poi quello che stiamo
iniziando a fare: particolari iniziative per convocare le famiglie, per organizzare
incontri con le famiglie e per le famiglie.
D. – Cosa fare per
combattere la secolarizzazione?
R. – Noi non abbiamo
tanto da combattere quanto piuttosto da evangelizzare e far conoscere e far
amare il Signore Gesù che è il centro della nostra vita, della nostra visione
della realtà. E quindi, si tratta soprattutto della pastorale della famiglia,
come già ho accennato prima; si tratta della catechesi di preparazione al
matrimonio, dell’iniziazione cristiana con il coinvolgimento delle famiglie. E
poi, cerchiamo di sviluppare la pastorale dell’Università, perché abbiamo 60
mila universitari qui, a Firenze, anche un certo impegno con gli insegnanti con
le scuole medie, delle scuole elementari, proprio per poter arrivare,
attraverso di loro, alle nuove generazioni.
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Oggi su
"L'Osservatore Romano"
Servizio vaticano
- La catechesi e la cronaca dell’udienza generale.
Servizio esteri - Ucraina: l’Unione
Europea segue con “preoccupazione” gli sviluppi della grave crisi istituzionale
a Kiev. Appello di Solana
al presidente Yushenko affinché prevalga una
soluzione pacifica e democratica.
Servizio culturale -
Un articolo di Franco Pelliccioni dal titolo
“Tradizioni intatte da secoli e un notevole patrimonio librario per una vera
fucina di uomini di sapere”: una visita ai Trinity
College di Dublino.
Servizio italiano - In
primo piano il tema della legge elettorale
4 aprile 2007
La partecipazione del Papa al dramma
della popolazione somala:
ce ne parla mons. Giorgio Bertin
La
cessazione immediata delle ostilità da parte di tutte le forze coinvolte. È
l’appello lanciato ieri al Cairo dal Gruppo di Contatto per la
Somalia, riunitosi presso la Lega Araba. L'organismo, costituito tra
l’altro anche da rappresentati di ONU e Unione Africana, ha invocato la fine
degli scontri tra truppe governative appoggiate dall’Etiopia e miliziani delle
Corti islamiche. Anche il Papa ha espresso la sua profonda
preoccupazione per quanto sta succedendo nel Paese africano. Benedetto XVI ha
disposto che la colletta della Messa in Coena Domini,
che celebrerà domani, Giovedì Santo, nella Basilica di San Giovanni in
Laterano, venga destinata alla Caritas Somalia di Baidoa. Giancarlo la Vella
ne ha parlato con mons. Giorgio Bertin,
amministratore apostolico di Mogadiscio:
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R. – Quando il Santo
Padre ha scelto quest’opera caritativa si è pensato
fosse un segnale mandato al mondo, perchè ci fosse una maggiore attenzione per
quanto stava succedendo in Somalia e per quanto è successo in questi ultimi 16
anni. Noi viviamo questa attenzione con senso di gratitudine e vorremmo che la
comunità internazionale esercitasse di più il suo potere per riportare una pace
sicura in Somalia. Bisogna tener conto che la Somalia
è un Paese in questo momento in totale anarchia. Sarà soprattutto nei prossimi
giorni, dopo questo gesto molto significativo del Giovedì Santo, che questa
vicinanza del Santo Padre sarà percepita maggiormente.
D. – Mons. Bertin, c’è poi anche
l’emergenza umanitaria che comincia a farsi pressante, la gente fugge in massa
dalle violenze…
R. – Certamente la
gente sta fuggendo in massa da Mogadiscio. Quindi, il problema sarà come poter
raggiungere queste persone nelle regioni limitrofe a Mogadiscio. E’ un compito
estremamente difficile. Bisognerà appunto sapere per lo meno circoscrivere i
combattimenti e l’insicurezza e poi si potranno trovare altre vie per poter
raggiungere tutti questi sfollati.
D. - Quali speranze ci
sono in questa Pasqua, affinché si ricominci a dialogare, a parlare di pace?
R. – Le speranze non
sono tantissime, devo dire onestamente. In questo momento ci troviamo in una
specie di Venerdì Santo. Io spero che la luce della Risurrezione dia speranza a
tutti noi che viviamo questa situazione tragica. Io continuo a dire che quanto
avviene in questo momento a Mogadiscio deve essere accompagnato da un dialogo
politico e, nello stesso tempo, da una fermezza, che riguarda il concetto di
autorità, chi rappresenta in questo momento la popolazione somala, e anche
evitare soprattutto che individui o gruppi sfruttino questo dialogo per
riarmarsi e per continuare ad operare in modo da sabotare qualsiasi rinascita
dello Stato somalo.
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Ricorre oggi la Giornata
Mondiale contro le mine antipersona
Ricorre oggi la
Giornata internazionale di sensibilizzazione alle mine e per la collaborazione
nella lotta contro gli ordigni, indetta dalle Nazioni Unite. Dieci anni fa si
raggiunse l’accordo sulla cosiddetta Convenzione di Ottawa, il trattato di messa al bando delle mine terrestri: dai 122
Stati che nel dicembre 1997 siglarono l’intesa si è passati ad oltre 150
Paesi aderenti. Ben 40 milioni di ordigni sono stati eliminati, come ricorda il
segretario generale dell’Onu, Ban
Ki-moon, nel messaggio per l’odierna Giornata. Ma a
che punto è oggi lo sminamento nel mondo? Giada
Aquilino lo ha chiesto a Giuseppe Schiavello,
direttore della Campagna italiana contro le mine-Onlus:
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R. - Sono stati fatti
dei grandi passi avanti, perché hanno aderito a questo trattato
153 Stati, che si sono pure impegnati a bonificare i loro territori.
Purtroppo esiste il problema di una contaminazione enorme: attualmente più di
70 Paesi hanno il problema delle mine antipersona. Sappiamo che la ‘vita media’ di una mina è di oltre 30 anni; alcune arrivano
anche a 50 anni dopo la fine di un conflitto, da quando cioè sono state
‘piantate’ a terra.
D. – Questo significa
che le mine antipersona continuano a provocare vittime?
R. – Assolutamente sì.
Sono circa 20 mila ogni anno. Ovviamente è stato fatto
un lavoro molto preciso rispetto ai Paesi a rischio. Il problema di fondo è che
le bonifiche umanitarie costano moltissimo ed è difficile agire in maniera
incisiva in poco tempo e con pochi fondi.
D. – Quali sono i
Paesi più a rischio?
R. – L’Afghanistan,
l’Iraq, anche la Cambogia ha delle mine e delle cluster
bombs, le cosiddette bombe a grappolo. Possiamo
inserire nella lista tutte le zone interessate da
guerre recenti. Parliamo di mine antipersona, però spesso i bonificatori si
trovano ad avere a che fare pure con ordigni inesplosi. Per esempio, abbiamo
visto che nel Libano le cluster bombs
sono milioni e sono disseminate su tutto il territorio.
D. – Parlando delle
mine, ma anche delle cluster bombs
e di altri ordigni simili, quale tipo di assistenza sul terreno è necessaria?
R. – L’assistenza alle
vittime, il reinserimento socio-economico delle stesse, compresa la parte
fisioterapica per chi ha perso o avuto danni ad arti del corpo. Poi, ovviamente
c’è il problema di sensibilizzare la popolazione al rischio mine. Anche questa
è un’attività di prevenzione estremamente importante. Inoltre c’è la bonifica.
Da non dimenticare infine la pressione politica a livello internazionale,
affinché gli Stati che non hanno siglato il Trattato di Ottawa lo firmino, come
gli Stati Uniti, la Cina, l’India, il Pakistan,
l’Iran. Ci sono anche Paesi che non hanno aderito all’intesa per un discorso di
lealtà verso Stati alleati e in qualche modo tendono ad aspettare che gli
‘amici’ aderiscano per poi firmare pure loro.
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A Roma il 40.mo Forum UNIV promosso dall'Opus Dei
Si sta svolgendo a
Roma il 40.mo Forum UNIV,
annuale incontro di studio degli universitari dei cinque continenti promosso
dall’Opus Dei e organizzato dall’Istituto per la
Cooperazione Universitaria. Al centro della riflessione di quest’anno è il tema
“Essere, apparire, comunicare: mode e modelli sociali del cinema e della
televisione”. In questa occasione vengono presentati
progetti di volontariato e solidarietà, quali il Progetto Harambee
in Africa, campi di lavoro in America Latina e Filippine e iniziative
culturali. Ma quale messaggio vuole lanciare il Forum? Giovanni Peduto
ne ha parlato con Vincenzo Valiani di Brindisi,
studente di medicina e chirurgia:
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R. – Attraverso questo
Forum UNIV noi vorremmo comunicare agli altri, e soprattutto ai nostri
coetanei, che bisogna attuare una comunicazione progettuale e attraverso questa
esortazione vorremmo far crescere non soltanto noi stessi, ma anche gli altri
attraverso quello che è il servizio al prossimo. Esortando così i nostri coetanei
a riscoprire quella che è la bellezza e la gioia di trovarsi nel proprio
studio, nella propria attività professionale, non soltanto cercando di guardare
alla propria realizzazione, ma cercando - come dice Papa Benedetto XVI – di
ritrovare, riscoprire la carità – la carità per gli altri - in tutto ciò che
noi facciamo.
D. – In che misura, i giovani oggi sono condizionati dai modelli di cinema e tv?
R. – Tutti noi giovani
– io per primo sono un giovane – siamo molto condizionati da questi modelli di
cinema e tv e molto spesso ci lasciamo trasportare da quelle che sono le idee
che seguono la corrente, che seguono appunto i modelli che il cinema e la tv ci
mettono di fronte. Noi attraverso questi incontri, questo 40.mo
Forum dell’UNIV, vogliamo andare invece controcorrente, vogliamo dire che anche
noi abbiamo una nostra originalità, una nostra specialità, che ci permette di
portare agli altri quello che è il nostro messaggio individuale, speciale, che
va al di là di quello che è la corrente, quello che gli altri pensano o dicono.
A Paolo Arrigoni di Bari, storico dell’arte, direttore della
RUI, Residenza Universitaria Internazionale di Roma, chiediamo di parlarci
delle iniziative concrete:
R. – Sì, da vari anni,
dal 1968, l’ICU, una organizzazione non governativa,
attua varie attività di volontariato in tutti e cinque i continenti. Abbiamo
recentemente fatto un campo di lavoro – così li chiamiamo – in Nicaragua,
costruendo, con una ventina di universitari di tutti i Paesi europei, latrine.
Oppure, il campo in Romania, in aiuto delle popolazioni più bisognose,
soprattutto dei bambini di strada, un fenomeno che non esiste solo in Brasile;
oppure, il campo in Brasile, che organizzeremo la prossima estate a Belo Horizonte, nel pieno della foresta equatoriale, a sostegno
di popolazioni bisognose, prive dei mezzi sanitari di soccorso, soprattutto nei
confronti dei giovani.
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Chiesa
e Società
4 aprile 2007
Speranza di pace nei
messaggi per la Pasqua del Patriarca latino
di Gerusalemme, mons. Sabbah, e dei Patriarchi e capi
delle Chiese cristiane di
Terra Santa
Per la sua
Risurrezione il Signore ci dà una vita nuova e un coraggio nuovo: è quanto
afferma il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, mons. Michel
Sabbah, nel tradizionale messaggio per la Santa
Pasqua. “Chiunque vive e crede in me non morrà in eterno”, ribadisce il
presule, citando l’assicurazione di Gesù che “la nostra fede ci ridice” quando siamo confrontati nel cuore della Terra Santa
a una realtà permanente di morte sotto molteplici aspetti, che sono anche di
odio, di paura, di squilibrio nelle relazioni interpersonali e a livello dei
governanti. Eppure, la nostra terra ha una sua vocazione – testimonia mons. Sabbah – una sua missione fondamentale, quella di “essere
terra di amore e di vita, e di vita abbondante per tutti i suoi abitanti, di
tutte le religioni e nazionalità”. Questo presuppone però l’accettazione e il
rispetto di ognuno e fra tutti: “non può esserci il
più forte e il più debole, non possono esserci l’occupazione, i muri, le
barriere militari, la paura e la
violenza”. Ma ce la faranno mai i nostri uomini di governo e la comunità
internazionale – si chiede mons. Sabbah – a porre
fine al grande squilibrio che da 40 anni vive la
nostra Terra Santa e che ha ripercussioni sull’intera regione e nel mondo?
Occorre rompere un cerchio, assumersi il rischio della pace, porre fine
all’occupazione e intraprendere un “processo di guarigione”. Anche i Patriarchi
e capi delle Chiese cristiane di Terra Santa, nel loro tradizionale messaggio
di Pasqua, hanno parole di speranza nella pace. Il loro auspicio particolare è
che finisca l’embargo economico internazionale per l’Autorità palestinese, che
finisce per colpire la popolazione: “Molte località – affermano – sono allo
stremo, sulla soglia della disperazione, della fame e della miseria”.
Assicurano preghiere per il nuovo governo palestinese e per quello israeliano,
salutano la recente iniziativa di pace dei Paesi arabi, esprimono fiducia nella
eliminazione della paura e dell’oppressione, nella fine di muri, barriere e
prigioni. “Celebriamo la Resurrezione – concludono – diligenti nel cercare la
luce e nel costruire un futuro migliore per tutti i palestinesi e gli
israeliani, per cristiani, ebrei, musulmani e drusi”. (A
cura di Graziano Motta)
Messa
del segretario di Stato vaticano, cardinale Bertone, al CEIS di Roma. Breve
colloquio con Prodi e Andreotti
Il cardinale Tarcisio
Bertone, segretario di Stato vaticano, ha celebrato ieri pomeriggio a Roma,
nella sede del CEIS, comunità di recupero fondata da don Mario Picchi, una
Messa pre-pasquale, alla presenza del presidente del
Consiglio italiano, Romano Prodi. Alla Celebrazione hanno partecipato, tra gli
altri, anche il sottosegretario, Enrico Letta, il
ministro della Famiglia, Rosy Bindi, e il senatore a
vita, Giulio Andreotti. All’omelia, il cardinale
Bertone ha parlato della Pasqua e del significato del tradimento di Giuda e
Pietro. "Due uomini – ha detto il porporato, citando Benedetto XVI – che
non vanno giudicati da noi; per loro infatti alla fine
c’è sempre Dio e la sua misericordia". Il cardinale Bertone ha poi
affermato che “Dio rispetta la libertà dell’uomo e aspetta il nostro
pentimento”, analogamente a “molti genitori qui presenti – ha detto – che hanno
rispettato le scelte dei propri figli e che aspettano da essi
un concreto ravvedimento”. (R.M.)
In Sudafrica, suora
muore tra le fiamme per salvare i malati di AIDS
La suora sudafricana, Anne Thole, 35 anni, è morta
domenica mattina a Ratschitz, a 30 chilometri da
Dundee, mentre cercava di salvare tre malati di AIDS ricoverati in un
ambulatorio dell’ospedale della missione di Santa Maria, nel quale era
scoppiato un incendio. Insieme alla suora, sono morti anche i tre pazienti.
Secondo un testimone, l’incendio è scoppiato a causa di un paziente che stava
fumando una sigaretta in un locale con il tetto di paglia. Subito, gli addetti
dell’ambulatorio sono riusciti a portare in salvo cinque degli otto degenti
presenti nella struttura. “Avevamo messo al sicuro queste
persone – racconta uno dei funzionari dell’ospedale – e stavamo per
ritornare nell’edificio. Suor Anne è invece entrata e
proprio in quel momento è crollato il soffitto”. Tra i primi a raggiungere il
luogo dell’incidente, mons. Michael Vincent Paschal Rowland, vescovo emerito di Dundee, che ha ricordato “il
coraggio di suor Anne, che ha dato la sua vita per i
pazienti”. Padre Peter Cullen,
amministratore apostolico della diocesi sudafricana, ha confermato ad Avvenire
che “la gente si è commossa molto nel vedere il gesto di suor Anne: è stato un atto di grande carità cristiana – ha commentato
– perché si è precipitata a salvare i malati quando
c’era un grande pericolo”. Al momento, non è ancora noto
quando verranno celebrati i funerali della suora, che era da due anni al
servizio dell’ospedale di Ratschitz, dove svolgeva
anche il ruolo di responsabile del noviziato del suo ordine religioso. “Era
così tanto contenta e amava davvero moltissimo la sua vocazione – ha ricordato
mons. Rowland – suonava la chitarra e amava cantare,
tutte le novizie le volevano bene”. (A cura di Roberta
Moretti)
I martiri della fede,
“segno del dialogo e della comprensione tra le culture e le religioni”: così,
mons. Girotti, reggente della Penitenzieria
Apostolica, alla veglia di preghiera promossa a Roma
dalla Comunità di Sant’Egidio
“La testimonianza dei
nostri fratelli missionari uccisi aiuta a superare tutte le forme di
intolleranza e diventa per la Chiesa e per il mondo segno del dialogo e della
comprensione tra le culture e le religioni”: è quanto ha affermato mons.
Gianfranco Girotti, reggente della Penitenzieria Apostolica, presiedendo ieri pomeriggio,
nella Basilica romana di Santa Maria Maggiore, la veglia di preghiera per i
martiri della fede, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio. “Sono persone – ha
spiegato il presule, citato dall'agenzia Sir – che
non hanno cercato il martirio, spesso sono state vittime di aggressioni, di
rapine, di violenze nelle aree più povere e dimenticate, dove si sono trovate a
resistere con coraggio per annunciare la fede”. Nel XX secolo – ha ricordato
mons. Girotti – ci sono stati 27 milioni di martiri
(40 milioni in venti secoli di Cristianesimo): 270 mila ogni anno e circa 740
martiri al giorno, 30 ogni ora. “Nella Chiesa – ha
precisato – il martirio è vissuto non come motivo di tristezza, ma come fonte
di forza, di energia e di speranza per continuare nella stessa strada di
Cristo, senza nessuna altra difesa se non il Vangelo”. Veglie di preghiera per
i martiri della fede si svolgono in questi giorni in molte parti del mondo.
(R.M.)
Nuova scossa sismica nelle Isole Salomone, colpite
tre giorni fa
da un violento tsunami.
Intanto, faticano ad arrivare gli aiuti
Faticano ad arrivare
gli aiuti destinati alle Isole Salomone, colpite tre giorni fa da un violento
tsunami, il cui bilancio provvisorio è arrivato a 30 morti. Come riferisce
l’agenzia del PIME, AsiaNews, l’aeroporto di Gizo,
capoluogo della provincia Ovest, la più colpita, è ancora chiuso: per
consegnare tende, acqua pulita e cibo, i soccorsi governativi e le agenzie
umanitarie si possono servire solo di elicotteri o piccole imbarcazioni,
rallentando così le operazioni. Stamattina, intanto, una
nuova scossa sismica di magnitudo 6 sulla scala Richter ha investito
l’arcipelago; si tratta dell’ennesimo movimento di assestamento, dopo il
maremoto che il 2 aprile scorso ha generato onde anomale alte fino a 5 metri,
che hanno spazzato via almeno 13 villaggi, costringendo alla fuga 5 mila
persone, rifugiatesi sulle colline. La popolazione è in preda al panico e non
vuole tornare a valle. La Croce Rossa stima che i senzatetto siano 2 mila. Il
rischio maggiore ora è il diffondersi di focolai epidemici, malaria compresa.
Australia, Nuova Zelanda, USA, Croce Rossa Iinternazionale
e Nazioni Unite hanno offerto aiuti, ma fino a ieri ancora nessun piano
concreto di intervento era stato annunciato. La
Federazione internazionale della Croce Rossa e della Mezza Luna Rossa (FICR),
intanto, ha lanciato un primo appello per raccogliere 615 mila euro per aiutare
la Croce Rossa delle Isole Salomone nell’assistenza alle popolazioni colpite.
(R.M.)
La popolazione angolana festeggia il quinto anniversario della pace
con una preghiera
collettiva organizzata dal Consiglio
delle Chiese cristiane in
Angola
Il Consiglio delle Chiese
cristiane in Angola (CICA) ha organizzato per oggi a Luanda una preghiera
collettiva di ringraziamento, per celebrare il quinto anniversario della firma
degli accordi di pace. Come riferisce l’agenzia MISNA, si pregherà per la
riconciliazione nazionale, per le famiglie senzatetto e per il mantenimento
della pace in Angola, Paese uscito da 27 anni di guerra civile, iniziata
all’indomani dell’indipendenza dal Portogallo. La funzione religiosa sarà
aperta a tutti e servirà, tra l’altro, a riflettere sulla ritrovata
tranquillità, in una nazione che ha avuto circa 30 mila vittime durante il
conflitto. “La viva partecipazione dei fedeli alla
domenica delle Palme è un segno che la popolazione trova rifugio e forza nelle
fede e nella Chiesa”, affermano fonti della Chiesa locale all’agenzia Fides.
“La ricorrenza civile – continuano – si inserisce quindi nel contesto della speranza
cristiana che deriva dalla Resurrezione e l’Angola ha bisogno di questa speranza
perché le ferite della guerra sono difficili da rimarginare”. La pace tra il governo angolano e l’Unione
nazionale per l’indipendenza totale dell’Angola venne
firmata il 4 aprile del 2002. (F.L.)
Presentata ieri a
Mosca la versione russa del Compendio
del Catechismo della Chiesa
cattolica
E’ stata presentata
ieri, nella Cattedrale dell’Immacolata Concezione di Mosca, la versione russa
del Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica. Per mons. Tadeusz Kondrusiewicz,
arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, citato da AsiaNews, questa nuova
pubblicazione rappresenta “una fonte che trasmette in modo chiaro e
preciso l’essenza della dottrina cattolica, dalla quale partire per crearsi
un’idea coerente e autentica della fede e della morale”. Nella speranza che il
Compendio possa diffondersi tra la gente, il presule ha aggiunto: “Spero possa
servire come strumento di evangelizzazione e fortificazione della fede
cristiana e contribuire alla cooperazione tra Chiesa cattolica e ortodossa nel
divulgare e proteggere i valori cristiani”. Il Catechismo della Chiesa cattolica,
esposizione ufficiale degli insegnamenti della Chiesa, è stato
voluto da Giovanni Paolo II e pubblicato nel 1992. Nel 2003, il Papa
decise che il Catechismo dovesse essere reso accessibile a chiunque avesse
voluto studiare una breve e chiara storia delle origini della fede. Il 28
giugno del 2005, dopo due anni di lavoro, Benedetto XVI ha presentato il
Compendio. Composto da quattro parti, è una sintesi
chiara e semplice della fede cattolica sotto forma di dialogo tra il catechista
e chi ascolta. (R.M.)
Repubblica Ceca: la Cattedrale di San
Vito amministrata
in comune dalla Chiesa e dallo Stato
Si è risolta a Praga,
nella Repubblica Ceca, la vertenza circa la proprietà della Cattedrale di San
Vito, iniziata nel 1992. La proprietà dell’edificio e delle pertinenze veniva reclamata sia dall’arcidiocesi che dallo Stato. Nel
giugno dell’anno scorso, la Corte d’Appello aveva sentenziato che la proprietà
della cattedrale appartenesse all’arcidiocesi. Questa
sentenza era stata però annullata, a febbraio, dalla
Corte Suprema, che ha riconosciuto valida la legge del 1954, che trasferiva
allo Stato l’amministrazione della stessa cattedrale. Venerdì scorso, la
Cancelleria della presidenza della Repubblica ha diffuso un comunicato in cui
si dice che “l’amministrazione della Cattedrale sarà assicurata oramai dal
Capitolo metropolitano, in comune con la Amministrazione
del Castello di Praga”. L’edificio, come è noto, è compreso
nella cinta muraria del Castello praghese. (A.M.)
Don Guido Pietrogrande,
salesiano, è il nuovo consigliere spirituale
nazionale italiano del
Rinnovamento nello Spirito Santo (RNS)
Il Consiglio
permanente della CEI del 26-29 marzo ha nominato il salesiano, don Guido Pietrogrande, nuovo consigliere spirituale nazionale del
Rinnovamento nello Spirito Santo (RNS). Prende il ruolo, svolto per otto anni,
da don Dino Foglio, deceduto la notte del 27 gennaio 2006. La notizia della
nomina – riferisce l’agenzia Sir – è stata resa nota ieri, suscitando soddisfazione all’interno del movimento,
che in Italia conta 1900 tra gruppi e comunità e oltre 200 mila aderenti. “Al
caro amico e fratello don Guido – dichiara Salvatore Martinez,
presidente del RNS – il mio personale augurio di bene e di una
operosità santa e fruttuosa, unitamente al sincero saluto di accoglienza
da parte del Consiglio e del Comitato nazionale di servizio. Un vivo
ringraziamento anche alla CEI – aggiunge – per la disponibilità e la
tempestività mostrata a sostegno di questa nostra istanza”. “Il mio pensiero in
questo momento va a mons. Dino Foglio – ha affermato don Pietrogrande
– che non riuscirò certamente a uguagliare nella sua statura spirituale,
sacerdotale e carismatica. Lavorerò sacerdotalmente con lo stile e il motto del
mio fondatore, Don Bosco: ‘Signore, dammi le anime e
prenditi tutto il resto’”. Don Pietrogrande
è nato a Montegalda (Vi) il 1° gennaio 1953. Nel RNS
dal 1976, attualmente opera nella pastorale familiare della diocesi di Verona.
(R.M.)
Rapporto OCSE: nel 2006, dai Paesi ricchi meno
aiuti per lo sviluppo
Con una diminuzione
del 5,1% nel 2006 rispetto all’anno precedente, è
sceso a 77,7 miliardi di euro il sostegno ai Paesi poveri da parte dei 22 Stati
del ‘Comitato di aiuto allo sviluppo’ dell’OCSE,
l’Organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo economico, che ne raggruppa
in tutto 55. I dati – riferisce l’agenzia MISNA – sono contenuti in un Rapporto
pubblicato ieri a Parigi, secondo cui il supporto ai Paesi in via di sviluppo è
diminuito per la prima volta dal 1997; nel 2005 era stato di 80 miliardi di euro.
Inoltre, sono solo cinque i governi che destinano lo 0,7% del prodotto interno
lordo (PIL) agli aiuti allo sviluppo, come stabilito dall’ONU nel 2000: Svezia,
Norvegia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Danimarca. Tra i motivi che l’anno scorso
hanno determinato la diminuzione delle quote – si legge nel Rapporto – vi
sarebbe anche un proporzionale calo delle cancellazioni del debito estero; nel
2005 erano state particolarmente ingenti le somme stanziate per ripianare i deficit
di Nigeria e Iraq. Secondo il dossier, resta invariato l’aiuto a favore
dell’Africa sub-sahariana, che invece avrebbe dovuto aumentare dopo le promesse
del ‘G8’ di Gleneagles, in
Scozia, del 2005: in quell’occasione presidenti e capi di governo degli otto
Paesi più ricchi del pianeta avevano annunciato il raddoppiamento del sostegno
al continente entro il 2010 e l’annullamento del debito multilaterale per 35
tra i Paesi più poveri, in gran parte africani. Tra i diversi donatori, gli
Stati Uniti (pur contribuendo con 17 miliardi di euro, la quota più
significativa dell’intero bilancio degli aiuti dell’OCSE) sono i meno generosi
con lo 0,17% del PIL, ad eccezione della Grecia (0,16%); nel 2006, Washington
ha ridotto gli aiuti del 20%. Taglio netto anche per il Giappone, che ha
diminuito del 9,6% i suoi contributi rispetto al 2005, con lo 0,25% del PIL
destinato a sostenere lo sviluppo dei Paesi poveri, confermando una tendenza al
ribasso avviata dal 2000. (R.M.)
4 aprile 2007
- A cura di Amedeo Lomonaco e Franco Lucchetti -
- In Pakistan, almeno 51 guerriglieri, probabilmente
legati ad Al Qaeda, sono rimasti uccisi in seguito ad
un’offensiva lanciata da forze tribali nella regione semiautonoma del Sud Waziristan. I combattimenti sono iniziati lo scorso mese di
marzo dopo che un leader talebano locale aveva ordinato di disarmare i guerriglieri
fedeli ad un capo uzbeko per poter successivamente
espellere i militanti stranieri dal Waziristan del
Sud. Gli scontri hanno provocato, finora, centinaia di morti.
- Nello Sri Lanka è stata “distrutta” la
principale base navale del gruppo ribelle separatista delle Tigri Tamil. Lo hanno reso noto fonti
governative di Colombo precisando che l’aeronautica ha bombardato, nella
notte, il quartier generale dei ribelli, nel nord est
del Paese. Secondo un portavoce delle Tigri Tamil, la
zona colpita era abitata da civili. Al momento, non è stato fornito un bilancio
del raid.
- La violenza continua
a sconvolgere anche l’Iraq in varie, drammatiche forme. Anche la cronaca della
giornata di oggi è tragicamente segnata da macabri ritrovamenti, sequestri e
imboscate. Il nostro servizio:
**********
A Kerbala, nel sud
dell'Iraq, sono state sepolte 93 persone, i cui corpi sono stati ritrovati nei
giorni scorsi a Baghdad. Si tratta, nella maggioranza dei casi, di vittime di
vendette incrociate tra estremisti sciiti e sunniti. Sempre nella città sciita
di Kerbala, uomini armati hanno rapito stamani 22 pastori. Secondo
fonti locali, gli ostaggi sono stati portati in direzione di Falluja, roccaforte della guerriglia sunnita. Al conflitto
tra sciiti e sunniti si aggiungono, poi, nuove tensioni che riguardano anche la
comunità curda: nel Kurdistan iracheno uomini armati hanno ucciso 11 dipendenti
di una centrale elettrica. In questa regione ha scatenato, in
particolare, forti polemiche il piano governativo, presentato nei giorni
scorsi, che prevede il ritorno di migliaia di curdi costretti a lasciare le
loro case durante il regime di Saddam Hussein. In Siria, intanto, il
vicepresidente ed il ministro degli Esteri siriani hanno incontrato il
presidente della Camera dei rappresentanti statunitense,
la signora Nancy Pelosi, da ieri in visita ufficiale a Damasco. La sua visita è
stata criticata dal presidente americano, George Bush:
la Casa Bianca teme che possa generare confusione una missione in Siria mentre l’Amministrazione americana è impegnata ad
isolare il regime di Damasco. Ma Nancy Pelosi ha sottolineato che la vera
priorità è quella di coinvolgere la Siria negli sforzi per stabilizzare l’Iraq.
Obiettivo, questo, anche della Conferenza internazionale per l’Iraq, prevista
per il prossimo 24 aprile. Le autorità irachene hanno confermato la volontà
politica di cercare di riunire intorno allo stesso tavolo
tutte le parti.
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- Durante la visita a
Damasco, il presidente della Camera dei rappresentanti statunitense, la
signora Nancy Pelosi, ha anche dichiarato che Israele è disponibile ad avviare
colloqui di pace con la Siria. In Medio Oriente, intanto, militari israeliani
hanno lanciato stamani, nella Striscia di Gaza, la prima, grande incursione dal
cessate-il-fuoco di novembre scorso. Fonti della
Sicurezza hanno riferito che ci sono stati scontri tra soldati dello Stato
ebraico e militanti palestinesi.
- Il presidente del
Parlamento iraniano, Hadad Adel,
ha salutato con soddisfazione “il cambiamento di tono” di Londra, che
attraverso il negoziato sta provando a risolvere la questione dei 15 marinai
britannici, arrestati con l’accusa di essere entrati illegalmente in acque
territoriali iraniane. Sulla vicenda, c’è stato un “contatto telefonico” ieri
tra Larjani, capo del Consiglio di sicurezza
iraniano, e un consigliere diplomatico di Blair.
Sempre ieri, il premier britannico ha ribadito la disponibilità di Londra a
voler seguire la via diplomatica, definendo le prossime 48 ore “cruciali” per
risolvere la questione.
- In
Ucraina, si è dimesso il presidente della Corte costituzionale, chiamata a risolvere
la grave crisi istituzionale in atto nel Paese. La spaccatura, al momento,
sembra insanabile: il presidente filo-occidentale, Viktor
Yushenko, ha firmato il decreto di scioglimento del
Parlamento e indetto nuove elezioni a maggio. Il primo ministro filorusso, Viktor Yanukovich, ha chiesto invece alla Corte costituzionale di
invalidare il decreto. La crisi politica nella Repubblica ex
sovietica si è acuita negli ultimi giorni, dopo che 11 parlamentari
dell’opposizione, fedeli a Yushenko, sono passati con
la maggioranza filorussa, garantendo a quest’ultima i
300 voti necessari per modificare la Costituzione.
- Sono stati liberati
tre ostaggi europei - un britannico, un olandese e un tedesco - rapiti nei
giorni scorsi in Nigeria. Il primo, un britannico, è stato rilasciato dopo
essere stato rapito sabato scorso in un impianto petrolifero al largo del delta
del Niger. Il cittadino olandese era stato rapito il 23 marzo a Port Harcourt, nel sud del Paese,
insieme con un cittadino tedesco dopo tre ore di sparatorie. Nella zona è
attivo il sedicente “Movimento per l’emancipazione
del Delta del Niger” (MEND), che chiede una più equa distribuzione delle
risorse provenienti dalle attività petrolifere.
- Il presidente
sudafricano, Thabo Mbeky,
auspica una rapida soluzione per la crisi dello Zimbabwe, dove è sempre più
dura la campagna di repressione attuata dal governo contro l’opposizione. Il
capo di Stato sudafricano ha sottolineato, in particolare, che sono necessarie
rapide soluzioni in vista delle elezioni che probabilmente si terranno, in
Zimbabwe, nel mese di marzo del 2008. Mbeki è stato
incaricato dalla Comunità per lo sviluppo dell’Africa meridionale (SADC) di
mediare tra il governo di Harare e l’opposizione. Il
presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe,
è accusato di gravi violazioni dei diritti umani e di aver contribuito in
maniera decisiva a non far intraprendere al proprio Paese uno sviluppo democratico.
- In Sicilia, nuovo
arresto per reati di mafia: Bartolo Pellegrino, ex vicepresidente della regione
siciliana, è finito in manette con l’accusa di concorso esterno in associazione
mafiosa e concussione. Il politico siciliano avrebbe avuto rapporti con il
capomafia trapanese, Francesco Pace, anche lui
raggiunto stamani da un provvedimento cautelare. Il giudice per le indagini
preliminari di Trapani, Antonella Consiglio, ha concesso a Pellegrino gli
arresti domiciliari per l’età dell’indagato. Pellegrino, 73.enne, è leader del
movimento politico “Nuova Sicilia”.