RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI n. 94 - Testo della trasmissione di mercoledì 4 aprile 2007

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Le ore del Triduo Pasquale, centro della speranza cristiana, spiegate da Benedetto XVI all’udienza generale in Piazza San Pietro

 

Il Papa nomina  il cardinale Tarcisio Bertone nuovo Camerlengo di Santa Romana Chiesa

 

Il 13 aprile, in Vaticano, la presentazione di “Gesù di Nazaret”, il primo libro di Benedetto XVI. Il volume sarà nelle librerie dal 16 aprile

 

I vescovi della Toscana dal Papa per la visita ad Limina: intervista con il cardinale arcivescovo di Firenze, Ennio Antonelli

 

Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La partecipazione del Papa al dramma della popolazione somala: ce ne parla mons. Giorgio Bertin

 

Ricorre oggi la Giornata Mondiale contro le mine antipersona: ai nostri microfoni Giuseppe Schiavello

 

A Roma il 40.mo Forum UNIV promosso dall'Opus Dei: con noi Vincenzo Valiani e Paolo Arrigoni

 

CHIESA E SOCIETA’:

Speranza di pace nei messaggi per la Pasqua del Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Michel Sabbah, e dei Patriarchi e capi delle Chiese cristiane di Terra Santa

 

Messa del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, al CEIS di Roma. Breve colloquio con Prodi e Andreotti

 

In Sudafrica, suora muore tra le fiamme per salvare i malati di AIDS

 

I martiri della fede, “segno del dialogo e della comprensione tra le culture e le religioni”: così, mons. Gianfranco Girotti, reggente della Penitenzieria Apostolica, alla veglia di preghiera promossa a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio

 

Nuova scossa sismica nelle Isole Salomone, colpite tre giorni fa da un violento tsunami. Intanto, faticano ad arrivare gli aiuti

 

La popolazione angolana festeggia il quinto anniversario della pace con una preghiera collettiva organizzata dal Consiglio delle Chiese cristiane in Angola

 

Presentata ieri a Mosca la versione russa del Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica

Repubblica Ceca: la Cattedrale di San Vito amministrata in comune dalla Chiesa e dallo Stato

 

Don Guido Pietrogrande, salesiano, è il nuovo consigliere spirituale nazionale italiano del Rinnovamento nello Spirito Santo (RNS)

 

Rapporto OCSE: nel 2006, dai Paesi ricchi meno aiuti per lo sviluppo

 

24 ORE NEL MONDO:

Iraq sconvolto dalle violenze: ancora macabri ritrovamenti, sequestri e attentati

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

4 aprile 2007

 

Le ore del Triduo Pasquale, centro della speranza cristiana, spiegate

da Benedetto XVI all’udienza generale in Piazza San Pietro

 

Gli avvenimenti drammatici che fanno da contrappunto alla Passione di Cristo permettono di riscoprire nel silenzio dell’anima la centralità del sacrificio di Gesù in un mondo inflazionato dalle parole. E’ uno dei pensieri con il quale Benedetto XVI ha spiegato, oggi all’udienza generale, il significato del Triduo Pasquale che inizia domani. Ventimila circa le persone presenti in Piazza San Pietro ad ascoltare il Papa, come ci racconta Alessandro De Carolis:  

 

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Inizia con una notte in cui il sole è tramontato, non solo sulla terra, e si conclude alle soglie di un giorno il cui fulgore supera quello del sole. E’ tra questi estremi temporali che il clima “drammatico” che introduce alla Passione si scioglie nel grido di vittoria della notte di Pasqua: Cristo è Risorto, la morte è vinta. Sono i “colori” e le immagini della catechesi scelti oggi da Benedetto XVI per introdurre la Chiesa nei misteri del Triduo Pasquale. Ciò che avviene nel Cenacolo il Giovedì Santo ha il prologo del confronto lapidario tra Gesù e Giuda. Un confronto che avviene, non a caso, di notte:

 

“Quando il traditore abbandona il Cenacolo, s’infittisce il buio nel suo cuore – è notte interiore – cresce lo smarrimento nell’animo degli altri discepoli – anche loro vanno verso la notte –, mentre tenebre di abbandono e di odio si addensano sul Figlio dell’Uomo che si avvia a consumare il suo sacrificio sulla croce. Quel che commemoreremo nei prossimi giorni è lo scontro supremo tra la Luce e le Tenebre, tra la Vita e la Morte. Dobbiamo situarci anche noi in questo contesto, consapevoli della nostra ‘notte’, delle nostre colpe e delle nostre responsabilità, se vogliamo rivivere con profitto spirituale il Mistero pasquale, se vogliamo arrivare alla luce del cuore mediante questo Mistero, che costituisce il fulcro centrale della nostra fede”.

 

Il Giovedì Santo, ha proseguito il Papa, è il giorno della commozione per i sacerdoti, il giorno in cui in certo modo Gesù “anticipa” la sua morte nel pezzo di pane della prima Eucaristia. Ma quegli stessi discepoli che lo attorniano in quel “momento di forte comunione ecclesiale” sono gli stessi che poco dopo cederanno al sonno durante l’agonia del loro Maestro. Una condizione, ha notato il Papa, non estranea a cristiani di oggi:

 

“Vediamo come i discepoli hanno dormito, lasciando solo il Signore. Anche oggi spesso dormiamo, noi suoi dicsepoli. In questa notte sacra del Getsemani vogliamo essere vigilanti, non vogliamo lasciar solo il Signore in questa ora”.

 

Preghiera, accompagnata dai segni del digiuno e della penitenza, è il filo spirituale del Venerdì Santo. La scena del Calvario raccontata dalla liturgia, ha sottolineato il Papa con le parole di Giovanni Crisostomo, mostra la Croce tanto nella sua veste di “simbolo di condanna”, quanto di “sorgente della pace”. E la “storia dell’umana infedeltà” che porta Cristo alla morte viene ripercorsa passa passo con la Via Crucis: un “pio esercizio” che condensa la “saggezza del cristiano”, ovvero quella di imparare a guardare Gesù “con gli occhi del cuore”: così come faremo, ha soggiunto il Papa, dopodomani al Colosseo. Infine, il Sabato Santo, il giorno del silenzio:

 

“Il Sabato Santo è giorno in cui la liturgia tace, il giorno del grande silenzio, ed i cristiani sono invitati a custodire un interiore raccoglimento. E nell’inflazione delle parole che vediamo e viviamo oggi, è un giorno così necessario il giorno del silenzio. San Gregorio Magno una volta ha detto: Non parlando, impariamo a tacere, ma tacendo, nel silenzio, impariamo a parlare bene”.

 

La Veglia pasquale, con i suoi riti di benedizione dell’acqua e del fuoco e la proclamazione della Risurrezione, fanno risplendere, ha osservato il Pontefice, il volto sempre giovane e bello della Chiesa. Dunque, ha concluso, il Triduo Santo non è solo ricordo di una realtà passata:

 

“E’ realtà attuale: Cristo anche oggi vince con il suo amore il peccato e la morte. Il Male, in tutte le sue forme, non ha l'ultima parola. Il trionfo finale è di Cristo, della verità e dell’amore! Se con Lui siamo disposti a soffrire ed a morire, ci ricorderà san Paolo nella Veglia pasquale, la sua vita diventa la nostra vita. Su questa certezza riposa e si costruisce la nostra esistenza cristiana”.

 

Tra i saluti nelle varie lingue al termine dell’udienza generale, Benedetto XVI ne ha rivolto uno in particolare ai partecipanti all’incontro internazionale dell’UNIV, promosso dalla Prelatura dell'Opus Dei. “Cari amici – ha detto fra l’altro - vi auguro che queste giornate romane siano per tutti occasione di una forte esperienza ecclesiale perché possiate tornare a casa animati dal desiderio di servire più generosamente Cristo e i fratelli”. E un altro saluto ha raggiunto i pellegrini polacchi in Piazza San Pietro ma idealmente anche tutti gli abitanti del Paese europeo. Ricordando il secondo anniversario della morte di Giovanni Paolo II, il Papa ha aggiunto: “Ringrazio tutti per la costante preghiera presso la Sua tomba. Mi rallegro con voi per il progresso del Suo processo di beatificazione. Che l’insegnamento del Servo di Dio cambi la vita di ogni polacco e la vita di ogni famiglia polacca”.

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Domani mattina il Papa presiederà nella Basilica di San Pietro la Santa Messa Crismale. La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca del rito, in lingua italiana, a partire dalle 9.20 sull'onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz.

 

 

 

Il Papa nomina il cardinale Bertone

nuovo Camerlengo di Santa Romana Chiesa

 

Il Papa ha accolto la rinuncia presentata dal cardinale Eduardo Martínez Somalo all'incarico di Camerlengo di Santa Romana Chiesa, in adempimento a quanto previsto nella Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis, ed ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone.

 

Il cardinale Martínez Somalo, spagnolo, lo scorso 31 marzo ha compiuto 80 anni. Era stato nominato Camerlengo da Giovanni Paolo II il 5 aprile del 1993. Il Papa in una Lettera inviata al porporato esprime il suo “vivo ringraziamento per la solerzia, la competenza e l’amore” con cui il cardinale Martínez Somalo ha svolto questo “delicato compito, a servizio della Santa Sede e della Chiesa universale”. Benedetto XVI manifesta inoltre il suo “sincero apprezzamento per la grande dignità e la solenne sobrietà” con cui ha esplicato il ruolo di Camerlengo dopo la morte di Giovanni Paolo II.

 

Ricordiamo che il cardinale camerlengo di Santa Romana Chiesa ricopre fondamentalmente due incarichi: in primo luogo, quando il pontefice è in viaggio, o assente, amministra i beni temporali. Ben più noto, invece, è il compito che assume dopo la morte del Pontefice: è infatti il cardinale  che presiede il periodo della cosiddetta Sede vacante.

 

 

Altre nomine

 

Nelle Filippine, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Daet presentata da mons. Benjamin J. Almoneda, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Gilbert A. Garcera, finora direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie. Mons. Gilbert A. Garcera è nato a Magarao, Camarines Sur, nell'arcidiocesi di Caceres (Filippine), il 2 febbraio 1959 ed è stato ordinato sacerdote per l'arcidiocesi di Caceres il 29 maggio 1983. Dal 1987 al 2002 è stato direttore della pastorale catechetica dell'arcidiocesi di Caceres, contribuendo in modo determinante alla traduzione in "Bicolano" del Catechism for Filipino Catholics. Contemporaneamente ha svolto anche gli incarichi di responsabile dell'Ufficio diocesano per le comunicazioni, di membro del Consiglio pastorale diocesano, e di direttore amministrativo di "Radio Veritas Asia" a Manila. Dal 2003 al 2005 è stato assistente del segretario generale della Conferenza Episcopale Filippina (CBCP). Dal 2004 fino ad oggi è stato direttore nazionale per le Filippine delle Pontificie Opere Missionarie e membro del "Comitato Supremo" delle stesse.

 

In Italia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Alessandria presentata da mons. Fernando Charrier, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Giuseppe Versaldi, finora vicario generale dell’arcidiocesi di Vercelli. Mons. Giuseppe Versaldi è nato a Villarboit (Vercelli) il 30 luglio 1943 ed è stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1967. Nel 1972 è stato inviato a Roma a studiare prima psicologia e poi diritto canonico presso la Pontificia Università Gregoriana, dove ha conseguito la licenza in psicologia e la laurea in diritto canonico. Ritornato a Vercelli nel 1976, è stato incaricato di dare inizio al Consultorio familiare diocesano e di curare la pastorale familiare nella medesima arcidiocesi. Contemporaneamente ha seguito i corsi presso lo Studio della Rota Romana, conseguendo il titolo di avvocato rotale nel 1980. Frattanto, nel 1977 gli veniva affidata la cura pastorale della parrocchia di Larizzate. Nel 1980 è stato chiamato ad insegnare diritto canonico e psicologia alla Pontificia Università Gregoriana. Nel 1985 è stato nominato dalla Santa Sede referendario e nel 1990 votante presso il Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.

 

In Francia, il Santo Padre ha nominato vescovo di Coutances mons. Stanislas Lalanne, del clero di Versailles, finora segretario generale della Conferenza dei Vescovi di Francia. Mons. Stanislas Lalanne è nato il 3 agosto 1948 a Metz, nella diocesi omonima. Ha compiuto gli studi di filosofia presso il Seminario di Versailles e quelli di teologia presso il Seminario Universitario dell’Istituto Cattolico di Parigi, dove ha anche ottenuto la licenza in Teologia e l’abilitazione al Dottorato. Ha ottenuto più tardi il diploma dell’Istituto di Alti Studi della Difesa Nazionale (IHEDN) e la licenza in lingua tedesca. È stato ordinato sacerdote l’8 novembre 1975 per la diocesi di Versailles. Dal 1998 al 2001 è stato portavoce della Conferenza Episcopale Francese.

 

 

Il 13 aprile, in Vaticano, la presentazione di “Gesù di Nazaret”,

il primo libro di Benedetto XVI. Il volume sarà nelle librerie dal 16 aprile

 

Sarà presentato il 13 aprile il libro di Benedetto XVI “Gesù di Nazaret”. La conferenza stampa si svolgerà in Vaticano, alle 16, nell’Aula del Sinodo, presso l'Aula Paolo VI. Il volume, che arriverà nelle librerie il 16 aprile, sarà illustrato dal cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, dal prof. Daniele Garrone, decano della Facoltà valdese di Teologia di Roma, e dal prof. Massimo Cacciari filosofo ed ordinario all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Coordinerà la presentazione padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Del libro sono stati diffusi già alcuni brani della prefazione e dell’introduzione. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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“Io ritengo che proprio questo Gesù – quello dei Vangeli – sia una figura storicamente sensata e convincente”: scrive così Benedetto XVI nella prefazione del suo “Gesù di Nazaret”, libro che vuole tracciare la figura storica del Figlio di Dio, perché col tempo l’uomo Gesù, afferma il Papa, è stato descritto diversamente “da come lo presentano gli evangelisti e da come lo annuncia la Chiesa a partire dai Vangeli”. A cominciare dagli anni Cinquanta, infatti, dice il Papa, lo strappo “tra il Gesù storico” e il “Cristo della fede” si è fatto “sempre più ampio” e i progressi della ricerca storico-critica hanno condotto “a distinzioni sempre più sottili” che hanno reso la figura di Gesù “sempre più incerta” e dai “contorni sempre meno definiti”. Anche se frutto di un “lungo cammino interiore”, confessa il Santo Padre, il “libro non è assolutamente un atto magisteriale”; le sue pagine sono “unicamente espressione della mia ricerca personale delvolto del Signore’, precisa Benedetto XVI, “perciò ognuno è libero di contraddirmi”.

 

Tutto quello che i Vangeli raccontano, chiarisce il Santo Padre, le parole, i fatti, le sofferenze e la gloria di Gesù, non sono altro che il compimento di quanto Dio ha promesso ad Israele. Nel libro del Deuteronomio si legge infatti: “Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, … un profeta pari a me, a lui darete ascolto … gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà quanto io gli comanderò”. Questo spiega che l’insegnamento di Cristo “non viene da alcuna scuola”, che “è spiegazione ‘con autorità’”, che “viene dall’immediato contatto con il Padre, dal dialogo ‘faccia a faccia’”. “Ma credere che proprio come uomo egli fosse Dio e fece conoscere questo avvolgendolo nelle parabole e tuttavia in un modo sempre più chiaro – sottolinea Bendetto XVI – va la di là delle possibilità del metodo storico”. Però, se a partire da quest’ultimo ci si apre a “ciò che è più grande”, sostiene il Papa, i testi “si aprono, per mostrare una via e una figura, che sono degne di fede”.

 

“Gesù di Nazaret” è solo il primo di due volumi su quello che il Papa definisce “il mistero Gesù”, invita il lettore ad avvicinarsi a Gesù come al Cristo Salvatore, compiendo come i discepoli il tratto di strada della vita pubblica del Nazareno, a partire dal Battesimo nel fiume Giordano fino a giungere al monte della Trasfigurazione. A curare la pubblicazione del primo libro di Benedetto XVI è la Libreria Editrice Vaticana che ha ceduto i diritti di traduzione, diffusione e commercializzazione alla Casa Editrice Rizzoli. Tra le curiosità ci è dato sapere, dalla penna dello stesso Pontefice, che le prime pagine di questo lavoro hanno visto luce nell’estate nel 2003 e che da quando siede sulla cattedra di Pietro vi ha dedicato “tutti i momenti liberi per portarlo avanti”. “Ho cercato di andare oltre la mera interpretazione storico-critica – scrive ancora il Papa – applicando i nuovi criteri metodologici che ci permettono una interpretazione propriamente teologica della Bibbia, e che naturalmente richiedono la fede senza per questo volere o potere affatto rinunciare alla serietà storica”.

 

Infine, nell’introduzione, Benedetto XVI offre queste indicazioni: “Per la conoscenza di Gesù sono fondamentali gli accenni ricorrenti al fatto che Gesù si ritirava «sul monte» e lì pregava tutta la notte, «da solo» con il Padre”; “questo «pregare» di Gesù è il parlare del Figlio con il Padre in cui vengono coinvolte la coscienza e la volontà umane, l’anima umana di Gesù, di modo che la «preghiera» degli uomini possa divenire partecipazione alla comunione del Figlio con il Padre”. “Il discepolo che segue Gesù – conclude il Papa – viene in questo modo coinvolto insieme con lui nella comunione con Dio. Ed è questo che davvero salva: il superamento dei limiti dell’uomo”.

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I vescovi della Toscana dal Papa per la visita ad Limina

 

Benedetto XVI ha iniziato a ricevere all’inizio di questa settimana i vescovi della Toscana per la visita ad Limina. La Toscana conta oltre 3 milioni e 600 mila abitanti e circa 3 mila sacerdoti tra secolari e regolari. Ma cosa si attendono i presuli toscani da questo incontro con il Papa? Alessandro Guarasci lo ha chiesto al cardinale arcivescovo di Firenze, Ennio Antonelli:

 

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R. – Intanto, un rafforzare il legame di comunione che ci lega alla Sede di Pietro e alla persona del Santo Padre, e ascoltare le sue indicazioni e anche informarlo concretamente della situazione delle nostre Chiese. Vi è uno scambio, soprattutto di conoscenza, di comunione, di preghiera reciproca: è un rapporto di fraternità, di comunione.

 

D. – Eminenza, la Toscana è un territorio piuttosto ricco…

 

R. – La Toscana è, sì, una regione che gode di un notevole benessere ed è anche molto secolarizzata e quindi, indubbiamente, ci sono delle difficoltà per la pratica religiosa, per la tenuta della famiglia, per l’educazione dei giovani: sono le preoccupazioni principali che abbiamo.

 

D. – Lei ha parlato di difficoltà: per esempio, la pastorale per la famiglia…

 

R. – Io ho presentato al Papa, per quanto riguarda la diocesi di Firenze, la pastorale della famiglia come la priorità pastorale di questi tre anni, e poi quello che stiamo iniziando a fare: particolari iniziative per convocare le famiglie, per organizzare incontri con le famiglie e per le famiglie.

 

D. – Cosa fare per combattere la secolarizzazione?

 

R. – Noi non abbiamo tanto da combattere quanto piuttosto da evangelizzare e far conoscere e far amare il Signore Gesù che è il centro della nostra vita, della nostra visione della realtà. E quindi, si tratta soprattutto della pastorale della famiglia, come già ho accennato prima; si tratta della catechesi di preparazione al matrimonio, dell’iniziazione cristiana con il coinvolgimento delle famiglie. E poi, cerchiamo di sviluppare la pastorale dell’Università, perché abbiamo 60 mila universitari qui, a Firenze, anche un certo impegno con gli insegnanti con le scuole medie, delle scuole elementari, proprio per poter arrivare, attraverso di loro, alle nuove generazioni.

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Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

Servizio vaticano - La catechesi e la cronaca dell’udienza generale.

 

Servizio esteri - Ucraina: l’Unione Europea segue con “preoccupazione” gli sviluppi della grave crisi istituzionale a Kiev. Appello di Solana al presidente Yushenko affinché prevalga una soluzione pacifica e democratica.

 

Servizio culturale - Un articolo di Franco Pelliccioni dal titolo “Tradizioni intatte da secoli e un notevole patrimonio librario per una vera fucina di uomini di sapere”: una visita ai Trinity College di Dublino.

 

Servizio italiano - In primo piano il tema della legge elettorale

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

4 aprile 2007

 

La partecipazione del Papa al dramma della popolazione somala:

 ce ne parla mons. Giorgio Bertin

 

La cessazione immediata delle ostilità da parte di tutte le forze coinvolte. È l’appello lanciato ieri al Cairo dal Gruppo di Contatto per la Somalia, riunitosi presso la Lega Araba. L'organismo, costituito tra l’altro anche da rappresentati di ONU e Unione Africana, ha invocato la fine degli scontri tra truppe governative appoggiate dall’Etiopia e miliziani delle Corti islamiche. Anche il Papa ha espresso la sua profonda preoccupazione per quanto sta succedendo nel Paese africano. Benedetto XVI ha disposto che la colletta della Messa in Coena Domini, che celebrerà domani, Giovedì Santo, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, venga destinata alla Caritas Somalia di Baidoa. Giancarlo la Vella ne ha parlato con mons. Giorgio Bertin, amministratore apostolico di Mogadiscio:

 

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R. – Quando il Santo Padre ha scelto quest’opera caritativa si è pensato fosse un segnale mandato al mondo, perchè ci fosse una maggiore attenzione per quanto stava succedendo in Somalia e per quanto è successo in questi ultimi 16 anni. Noi viviamo questa attenzione con senso di gratitudine e vorremmo che la comunità internazionale esercitasse di più il suo potere per riportare una pace sicura in Somalia. Bisogna tener conto che la Somalia è un Paese in questo momento in totale anarchia. Sarà soprattutto nei prossimi giorni, dopo questo gesto molto significativo del Giovedì Santo, che questa vicinanza del Santo Padre sarà percepita maggiormente.

 

D. – Mons. Bertin, c’è poi anche l’emergenza umanitaria che comincia a farsi pressante, la gente fugge in massa dalle violenze…

 

R. – Certamente la gente sta fuggendo in massa da Mogadiscio. Quindi, il problema sarà come poter raggiungere queste persone nelle regioni limitrofe a Mogadiscio. E’ un compito estremamente difficile. Bisognerà appunto sapere per lo meno circoscrivere i combattimenti e l’insicurezza e poi si potranno trovare altre vie per poter raggiungere tutti questi sfollati.

 

D. - Quali speranze ci sono in questa Pasqua, affinché si ricominci a dialogare, a parlare di pace?

 

R. – Le speranze non sono tantissime, devo dire onestamente. In questo momento ci troviamo in una specie di Venerdì Santo. Io spero che la luce della Risurrezione dia speranza a tutti noi che viviamo questa situazione tragica. Io continuo a dire che quanto avviene in questo momento a Mogadiscio deve essere accompagnato da un dialogo politico e, nello stesso tempo, da una fermezza, che riguarda il concetto di autorità, chi rappresenta in questo momento la popolazione somala, e anche evitare soprattutto che individui o gruppi sfruttino questo dialogo per riarmarsi e per continuare ad operare in modo da sabotare qualsiasi rinascita dello Stato somalo.

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Ricorre oggi la Giornata Mondiale contro le mine antipersona

 

Ricorre oggi la Giornata internazionale di sensibilizzazione alle mine e per la collaborazione nella lotta contro gli ordigni, indetta dalle Nazioni Unite. Dieci anni fa si raggiunse l’accordo sulla cosiddetta Convenzione di Ottawa, il trattato di messa al bando delle mine terrestri: dai 122 Stati che nel dicembre 1997 siglarono l’intesa si è passati ad oltre 150 Paesi aderenti. Ben 40 milioni di ordigni sono stati eliminati, come ricorda il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, nel messaggio per l’odierna Giornata. Ma a che punto è oggi lo sminamento nel mondo? Giada Aquilino lo ha chiesto a Giuseppe Schiavello, direttore della Campagna italiana contro le mine-Onlus:

 

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R. - Sono stati fatti dei grandi passi avanti, perché hanno aderito a questo trattato 153 Stati, che si sono pure impegnati a bonificare i loro territori. Purtroppo esiste il problema di una contaminazione enorme: attualmente più di 70 Paesi hanno il problema delle mine antipersona. Sappiamo che la ‘vita media’ di una mina è di oltre 30 anni; alcune arrivano anche a 50 anni dopo la fine di un conflitto, da quando cioè sono state ‘piantate’ a terra.

 

D. – Questo significa che le mine antipersona continuano a provocare vittime?

 

R. – Assolutamente sì. Sono circa 20 mila ogni anno. Ovviamente è stato fatto un lavoro molto preciso rispetto ai Paesi a rischio. Il problema di fondo è che le bonifiche umanitarie costano moltissimo ed è difficile agire in maniera incisiva in poco tempo e con pochi fondi.

 

D. – Quali sono i Paesi più a rischio?

 

R. – L’Afghanistan, l’Iraq, anche la Cambogia ha delle mine e delle cluster bombs, le cosiddette bombe a grappolo. Possiamo inserire nella lista tutte le zone interessate da guerre recenti. Parliamo di mine antipersona, però spesso i bonificatori si trovano ad avere a che fare pure con ordigni inesplosi. Per esempio, abbiamo visto che nel Libano le cluster bombs sono milioni e sono disseminate su tutto il territorio.

 

D. – Parlando delle mine, ma anche delle cluster bombs e di altri ordigni simili, quale tipo di assistenza sul terreno è necessaria?

 

R. – L’assistenza alle vittime, il reinserimento socio-economico delle stesse, compresa la parte fisioterapica per chi ha perso o avuto danni ad arti del corpo. Poi, ovviamente c’è il problema di sensibilizzare la popolazione al rischio mine. Anche questa è un’attività di prevenzione estremamente importante. Inoltre c’è la bonifica. Da non dimenticare infine la pressione politica a livello internazionale, affinché gli Stati che non hanno siglato il Trattato di Ottawa lo firmino, come gli Stati Uniti, la Cina, l’India, il Pakistan, l’Iran. Ci sono anche Paesi che non hanno aderito all’intesa per un discorso di lealtà verso Stati alleati e in qualche modo tendono ad aspettare che gli ‘amici’ aderiscano per poi firmare pure loro.

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A Roma il 40.mo Forum UNIV promosso dall'Opus Dei

 

Si sta svolgendo a Roma il 40.mo Forum UNIV, annuale incontro di studio degli universitari dei cinque continenti promosso dall’Opus Dei e organizzato dall’Istituto per la Cooperazione Universitaria. Al centro della riflessione di quest’anno è il tema “Essere, apparire, comunicare: mode e modelli sociali del cinema e della televisione”. In questa occasione vengono presentati progetti di volontariato e solidarietà, quali il Progetto Harambee in Africa, campi di lavoro in America Latina e Filippine e iniziative culturali. Ma quale messaggio vuole lanciare il Forum? Giovanni Peduto ne ha parlato con Vincenzo Valiani di Brindisi, studente di medicina e chirurgia:

 

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R. – Attraverso questo Forum UNIV noi vorremmo comunicare agli altri, e soprattutto ai nostri coetanei, che bisogna attuare una comunicazione progettuale e attraverso questa esortazione vorremmo far crescere non soltanto noi stessi, ma anche gli altri attraverso quello che è il servizio al prossimo. Esortando così i nostri coetanei a riscoprire quella che è la bellezza e la gioia di trovarsi nel proprio studio, nella propria attività professionale, non soltanto cercando di guardare alla propria realizzazione, ma cercando - come dice Papa Benedetto XVI – di ritrovare, riscoprire la carità – la carità per gli altri - in tutto ciò che noi facciamo.

 

D. – In che misura, i giovani oggi sono condizionati dai modelli di cinema e tv?

 

R. – Tutti noi giovani – io per primo sono un giovane – siamo molto condizionati da questi modelli di cinema e tv e molto spesso ci lasciamo trasportare da quelle che sono le idee che seguono la corrente, che seguono appunto i modelli che il cinema e la tv ci mettono di fronte. Noi attraverso questi incontri, questo 40.mo Forum dell’UNIV, vogliamo andare invece controcorrente, vogliamo dire che anche noi abbiamo una nostra originalità, una nostra specialità, che ci permette di portare agli altri quello che è il nostro messaggio individuale, speciale, che va al di là di quello che è la corrente, quello che gli altri pensano o dicono.

 

A Paolo Arrigoni di Bari, storico dell’arte, direttore della RUI, Residenza Universitaria Internazionale di Roma, chiediamo di parlarci delle iniziative concrete:

 

R. – Sì, da vari anni, dal 1968, l’ICU, una organizzazione non governativa, attua varie attività di volontariato in tutti e cinque i continenti. Abbiamo recentemente fatto un campo di lavoro – così li chiamiamo – in Nicaragua, costruendo, con una ventina di universitari di tutti i Paesi europei, latrine. Oppure, il campo in Romania, in aiuto delle popolazioni più bisognose, soprattutto dei bambini di strada, un fenomeno che non esiste solo in Brasile; oppure, il campo in Brasile, che organizzeremo la prossima estate a Belo Horizonte, nel pieno della foresta equatoriale, a sostegno di popolazioni bisognose, prive dei mezzi sanitari di soccorso, soprattutto nei confronti dei giovani.

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Chiesa e Società

4 aprile 2007

 

 

Speranza di pace nei messaggi per la Pasqua del Patriarca latino

di Gerusalemme, mons. Sabbah, e dei Patriarchi e capi

delle Chiese cristiane di Terra Santa

 

Per la sua Risurrezione il Signore ci dà una vita nuova e un coraggio nuovo: è quanto afferma il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, mons. Michel Sabbah, nel tradizionale messaggio per la Santa Pasqua. “Chiunque vive e crede in me non morrà in eterno”, ribadisce il presule, citando l’assicurazione di Gesù che “la nostra fede ci ridice” quando siamo confrontati nel cuore della Terra Santa a una realtà permanente di morte sotto molteplici aspetti, che sono anche di odio, di paura, di squilibrio nelle relazioni interpersonali e a livello dei governanti. Eppure, la nostra terra ha una sua vocazione – testimonia mons. Sabbah – una sua missione fondamentale, quella di “essere terra di amore e di vita, e di vita abbondante per tutti i suoi abitanti, di tutte le religioni e nazionalità”. Questo presuppone però l’accettazione e il rispetto di ognuno e fra tutti: “non può esserci il più forte e il più debole, non possono esserci l’occupazione, i muri, le barriere militari, la  paura e la violenza”. Ma ce la faranno mai i nostri uomini di governo e la comunità internazionale – si chiede mons. Sabbah – a porre fine al grande squilibrio che da 40 anni vive la nostra Terra Santa e che ha ripercussioni sull’intera regione e nel mondo? Occorre rompere un cerchio, assumersi il rischio della pace, porre fine all’occupazione e intraprendere un “processo di guarigione”. Anche i Patriarchi e capi delle Chiese cristiane di Terra Santa, nel loro tradizionale messaggio di Pasqua, hanno parole di speranza nella pace. Il loro auspicio particolare è che finisca l’embargo economico internazionale per l’Autorità palestinese, che finisce per colpire la popolazione: “Molte località – affermano – sono allo stremo, sulla soglia della disperazione, della fame e della miseria”. Assicurano preghiere per il nuovo governo palestinese e per quello israeliano, salutano la recente iniziativa di pace dei Paesi arabi, esprimono fiducia nella eliminazione della paura e dell’oppressione, nella fine di muri, barriere e prigioni. “Celebriamo la Resurrezione – concludono – diligenti nel cercare la luce e nel costruire un futuro migliore per tutti i palestinesi e gli israeliani, per cristiani, ebrei, musulmani e drusi”. (A cura di Graziano Motta)

 

 

Messa del segretario di Stato vaticano, cardinale Bertone, al CEIS di Roma. Breve colloquio con Prodi e Andreotti

 

Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, ha celebrato ieri pomeriggio a Roma, nella sede del CEIS, comunità di recupero fondata da don Mario Picchi, una Messa pre-pasquale, alla presenza del presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi. Alla Celebrazione hanno partecipato, tra gli altri, anche il sottosegretario, Enrico Letta, il ministro della Famiglia, Rosy Bindi, e il senatore a vita, Giulio Andreotti. All’omelia, il cardinale Bertone ha parlato della Pasqua e del significato del tradimento di Giuda e Pietro. "Due uomini – ha detto il porporato, citando Benedetto XVI – che non vanno giudicati da noi; per loro infatti alla fine c’è sempre Dio e la sua misericordia". Il cardinale Bertone ha poi affermato che “Dio rispetta la libertà dell’uomo e aspetta il nostro pentimento”, analogamente a “molti genitori qui presenti – ha detto – che hanno rispettato le scelte dei propri figli e che aspettano da essi un concreto ravvedimento”. (R.M.)

 

 

In Sudafrica, suora muore tra le fiamme per salvare i malati di AIDS

 

La suora sudafricana, Anne Thole, 35 anni, è morta domenica mattina a Ratschitz, a 30 chilometri da Dundee, mentre cercava di salvare tre malati di AIDS ricoverati in un ambulatorio dell’ospedale della missione di Santa Maria, nel quale era scoppiato un incendio. Insieme alla suora, sono morti anche i tre pazienti. Secondo un testimone, l’incendio è scoppiato a causa di un paziente che stava fumando una sigaretta in un locale con il tetto di paglia. Subito, gli addetti dell’ambulatorio sono riusciti a portare in salvo cinque degli otto degenti presenti nella struttura. “Avevamo messo al sicuro queste persone – racconta uno dei funzionari dell’ospedale – e stavamo per ritornare nell’edificio. Suor Anne è invece entrata e proprio in quel momento è crollato il soffitto”. Tra i primi a raggiungere il luogo dell’incidente, mons. Michael Vincent Paschal Rowland, vescovo emerito di Dundee, che ha ricordato “il coraggio di suor Anne, che ha dato la sua vita per i pazienti”. Padre Peter Cullen, amministratore apostolico della diocesi sudafricana, ha confermato ad Avvenire che “la gente si è commossa molto nel vedere il gesto di suor Anne: è stato un atto di grande carità cristiana – ha commentato – perché si è precipitata a salvare i malati quando c’era un grande pericolo”. Al momento, non è ancora noto quando verranno celebrati i funerali della suora, che era da due anni al servizio dell’ospedale di Ratschitz, dove svolgeva anche il ruolo di responsabile del noviziato del suo ordine religioso. “Era così tanto contenta e amava davvero moltissimo la sua vocazione – ha ricordato mons. Rowland – suonava la chitarra e amava cantare, tutte le novizie le volevano bene”. (A cura di Roberta Moretti)

 

 

I martiri della fede, “segno del dialogo e della comprensione tra le culture e le religioni”: così, mons. Girotti, reggente della Penitenzieria Apostolica, alla veglia di preghiera promossa a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio

 

“La testimonianza dei nostri fratelli missionari uccisi aiuta a superare tutte le forme di intolleranza e diventa per la Chiesa e per il mondo segno del dialogo e della comprensione tra le culture e le religioni”: è quanto ha affermato mons. Gianfranco Girotti, reggente della Penitenzieria Apostolica, presiedendo ieri pomeriggio, nella Basilica romana di Santa Maria Maggiore, la veglia di preghiera per i martiri della fede, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio. “Sono persone – ha spiegato il presule, citato dall'agenzia Sir – che non hanno cercato il martirio, spesso sono state vittime di aggressioni, di rapine, di violenze nelle aree più povere e dimenticate, dove si sono trovate a resistere con coraggio per annunciare la fede”. Nel XX secolo – ha ricordato mons. Girotti – ci sono stati 27 milioni di martiri (40 milioni in venti secoli di Cristianesimo): 270 mila ogni anno e circa 740 martiri al giorno, 30 ogni ora. “Nella Chiesa – ha precisato – il martirio è vissuto non come motivo di tristezza, ma come fonte di forza, di energia e di speranza per continuare nella stessa strada di Cristo, senza nessuna altra difesa se non il Vangelo”. Veglie di preghiera per i martiri della fede si svolgono in questi giorni in molte parti del mondo. (R.M.)

 

 

Nuova scossa sismica nelle Isole Salomone, colpite tre giorni fa

da un violento tsunami. Intanto, faticano ad arrivare gli aiuti

 

Faticano ad arrivare gli aiuti destinati alle Isole Salomone, colpite tre giorni fa da un violento tsunami, il cui bilancio provvisorio è arrivato a 30 morti. Come riferisce l’agenzia del PIME, AsiaNews, l’aeroporto di Gizo, capoluogo della provincia Ovest, la più colpita, è ancora chiuso: per consegnare tende, acqua pulita e cibo, i soccorsi governativi e le agenzie umanitarie si possono servire solo di elicotteri o piccole imbarcazioni, rallentando così le operazioni. Stamattina, intanto, una nuova scossa sismica di magnitudo 6 sulla scala Richter ha investito l’arcipelago; si tratta dell’ennesimo movimento di assestamento, dopo il maremoto che il 2 aprile scorso ha generato onde anomale alte fino a 5 metri, che hanno spazzato via almeno 13 villaggi, costringendo alla fuga 5 mila persone, rifugiatesi sulle colline. La popolazione è in preda al panico e non vuole tornare a valle. La Croce Rossa stima che i senzatetto siano 2 mila. Il rischio maggiore ora è il diffondersi di focolai epidemici, malaria compresa. Australia, Nuova Zelanda, USA, Croce Rossa Iinternazionale e Nazioni Unite hanno offerto aiuti, ma fino a ieri ancora nessun piano concreto di intervento era stato annunciato. La Federazione internazionale della Croce Rossa e della Mezza Luna Rossa (FICR), intanto, ha lanciato un primo appello per raccogliere 615 mila euro per aiutare la Croce Rossa delle Isole Salomone nell’assistenza alle popolazioni colpite. (R.M.)

 

 

La popolazione angolana festeggia il quinto anniversario della pace

con una preghiera collettiva organizzata dal Consiglio

delle Chiese cristiane in Angola

 

Il Consiglio delle Chiese cristiane in Angola (CICA) ha organizzato per oggi a Luanda una preghiera collettiva di ringraziamento, per celebrare il quinto anniversario della firma degli accordi di pace. Come riferisce l’agenzia MISNA, si pregherà per la riconciliazione nazionale, per le famiglie senzatetto e per il mantenimento della pace in Angola, Paese uscito da 27 anni di guerra civile, iniziata all’indomani dell’indipendenza dal Portogallo. La funzione religiosa sarà aperta a tutti e servirà, tra l’altro, a riflettere sulla ritrovata tranquillità, in una nazione che ha avuto circa 30 mila vittime durante il conflitto. “La viva partecipazione dei fedeli alla domenica delle Palme è un segno che la popolazione trova rifugio e forza nelle fede e nella Chiesa”, affermano fonti della Chiesa locale all’agenzia Fides. “La ricorrenza civile – continuano – si inserisce quindi nel contesto della speranza cristiana che deriva dalla Resurrezione e l’Angola ha bisogno di questa speranza perché le ferite della guerra sono difficili da rimarginare”.  La pace tra il governo angolano e l’Unione nazionale per l’indipendenza totale dell’Angola venne firmata il 4 aprile del 2002. (F.L.)

 

 

Presentata ieri a Mosca la versione russa del Compendio

del Catechismo della Chiesa cattolica

 

E’ stata presentata ieri, nella Cattedrale dell’Immacolata Concezione di Mosca, la versione russa del Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica. Per mons. Tadeusz Kondrusiewicz, arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, citato da AsiaNews, questa nuova pubblicazione rappresenta “una fonte che trasmette in modo chiaro e preciso l’essenza della dottrina cattolica, dalla quale partire per crearsi un’idea coerente e autentica della fede e della morale”. Nella speranza che il Compendio possa diffondersi tra la gente, il presule ha aggiunto: “Spero possa servire come strumento di evangelizzazione e fortificazione della fede cristiana e contribuire alla cooperazione tra Chiesa cattolica e ortodossa nel divulgare e proteggere i valori cristiani”. Il Catechismo della Chiesa cattolica, esposizione ufficiale degli insegnamenti della Chiesa, è stato voluto da Giovanni Paolo II e pubblicato nel 1992. Nel 2003, il Papa decise che il Catechismo dovesse essere reso accessibile a chiunque avesse voluto studiare una breve e chiara storia delle origini della fede. Il 28 giugno del 2005, dopo due anni di lavoro, Benedetto XVI ha presentato il Compendio. Composto da quattro parti, è una sintesi chiara e semplice della fede cattolica sotto forma di dialogo tra il catechista e chi ascolta. (R.M.)

 

 

Repubblica Ceca: la Cattedrale di San Vito amministrata

 in comune dalla Chiesa e dallo Stato

 

Si è risolta a Praga, nella Repubblica Ceca, la vertenza circa la proprietà della Cattedrale di San Vito, iniziata nel 1992. La proprietà dell’edificio e delle pertinenze veniva reclamata sia dall’arcidiocesi che dallo Stato. Nel giugno dell’anno scorso, la Corte d’Appello aveva sentenziato che la proprietà della cattedrale appartenesse all’arcidiocesi. Questa sentenza era stata però annullata, a febbraio, dalla Corte Suprema, che ha riconosciuto valida la legge del 1954, che trasferiva allo Stato l’amministrazione della stessa cattedrale. Venerdì scorso, la Cancelleria della presidenza della Repubblica ha diffuso un comunicato in cui si dice che “l’amministrazione della Cattedrale sarà assicurata oramai dal Capitolo metropolitano, in comune con la Amministrazione del Castello di Praga”. L’edificio, come è noto, è compreso nella cinta muraria del Castello praghese. (A.M.)

 

 

Don Guido Pietrogrande, salesiano, è il nuovo consigliere spirituale

nazionale italiano del Rinnovamento nello Spirito Santo (RNS)

 

Il Consiglio permanente della CEI del 26-29 marzo ha nominato il salesiano, don Guido Pietrogrande, nuovo consigliere spirituale nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo (RNS). Prende il ruolo, svolto per otto anni, da don Dino Foglio, deceduto la notte del 27 gennaio 2006. La notizia della nomina – riferisce l’agenzia Sir – è stata resa nota ieri, suscitando soddisfazione all’interno del movimento, che in Italia conta 1900 tra gruppi e comunità e oltre 200 mila aderenti. “Al caro amico e fratello don Guido – dichiara Salvatore Martinez, presidente del RNS – il mio personale augurio di bene e di una operosità santa e fruttuosa, unitamente al sincero saluto di accoglienza da parte del Consiglio e del Comitato nazionale di servizio. Un vivo ringraziamento anche alla CEI – aggiunge – per la disponibilità e la tempestività mostrata a sostegno di questa nostra istanza”. “Il mio pensiero in questo momento va a mons. Dino Foglio – ha affermato don Pietrogrande – che non riuscirò certamente a uguagliare nella sua statura spirituale, sacerdotale e carismatica. Lavorerò sacerdotalmente con lo stile e il motto del mio fondatore, Don Bosco:Signore, dammi le anime e prenditi tutto il resto’”. Don Pietrogrande è nato a Montegalda (Vi) il 1° gennaio 1953. Nel RNS dal 1976, attualmente opera nella pastorale familiare della diocesi di Verona. (R.M.)

 

 

Rapporto OCSE: nel 2006, dai Paesi ricchi meno aiuti per lo sviluppo

 

Con una diminuzione del 5,1% nel 2006 rispetto all’anno precedente, è sceso a 77,7 miliardi di euro il sostegno ai Paesi poveri da parte dei 22 Stati del ‘Comitato di aiuto allo sviluppo’ dell’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo economico, che ne raggruppa in tutto 55. I dati – riferisce l’agenzia MISNA – sono contenuti in un Rapporto pubblicato ieri a Parigi, secondo cui il supporto ai Paesi in via di sviluppo è diminuito per la prima volta dal 1997; nel 2005 era stato di 80 miliardi di euro. Inoltre, sono solo cinque i governi che destinano lo 0,7% del prodotto interno lordo (PIL) agli aiuti allo sviluppo, come stabilito dall’ONU nel 2000: Svezia, Norvegia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Danimarca. Tra i motivi che l’anno scorso hanno determinato la diminuzione delle quote – si legge nel Rapporto – vi sarebbe anche un proporzionale calo delle cancellazioni del debito estero; nel 2005 erano state particolarmente ingenti le somme stanziate per ripianare i deficit di Nigeria e Iraq. Secondo il dossier, resta invariato l’aiuto a favore dell’Africa sub-sahariana, che invece avrebbe dovuto aumentare dopo le promesse delG8’ di Gleneagles, in Scozia, del 2005: in quell’occasione presidenti e capi di governo degli otto Paesi più ricchi del pianeta avevano annunciato il raddoppiamento del sostegno al continente entro il 2010 e l’annullamento del debito multilaterale per 35 tra i Paesi più poveri, in gran parte africani. Tra i diversi donatori, gli Stati Uniti (pur contribuendo con 17 miliardi di euro, la quota più significativa dell’intero bilancio degli aiuti dell’OCSE) sono i meno generosi con lo 0,17% del PIL, ad eccezione della Grecia (0,16%); nel 2006, Washington ha ridotto gli aiuti del 20%. Taglio netto anche per il Giappone, che ha diminuito del 9,6% i suoi contributi rispetto al 2005, con lo 0,25% del PIL destinato a sostenere lo sviluppo dei Paesi poveri, confermando una tendenza al ribasso avviata dal 2000. (R.M.)

 

 

24 ORE NEL MONDO

4 aprile 2007

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Franco Lucchetti -

 

 

- In Pakistan, almeno 51 guerriglieri, probabilmente legati ad Al Qaeda, sono rimasti uccisi in seguito ad un’offensiva lanciata da forze tribali nella regione semiautonoma del Sud Waziristan. I combattimenti sono iniziati lo scorso mese di marzo dopo che un leader talebano locale aveva ordinato di disarmare i guerriglieri fedeli ad un capo uzbeko per poter successivamente espellere i militanti stranieri dal Waziristan del Sud. Gli scontri hanno provocato, finora, centinaia di morti.

 

- Nello Sri Lanka è stata “distrutta” la principale base navale del gruppo ribelle separatista delle Tigri Tamil. Lo hanno reso noto fonti governative di Colombo precisando che l’aeronautica ha bombardato, nella notte, il quartier generale dei ribelli, nel nord est del Paese. Secondo un portavoce delle Tigri Tamil, la zona colpita era abitata da civili. Al momento, non è stato fornito un bilancio del raid.

 

- La violenza continua a sconvolgere anche l’Iraq in varie, drammatiche forme. Anche la cronaca della giornata di oggi è tragicamente segnata da macabri ritrovamenti, sequestri e imboscate. Il nostro servizio:

 

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A Kerbala, nel sud dell'Iraq, sono state sepolte 93 persone, i cui corpi sono stati ritrovati nei giorni scorsi a Baghdad. Si tratta, nella maggioranza dei casi, di vittime di vendette incrociate tra estremisti sciiti e sunniti. Sempre nella città sciita di Kerbala, uomini armati hanno rapito stamani 22 pastori. Secondo fonti locali, gli ostaggi sono stati portati in direzione di Falluja, roccaforte della guerriglia sunnita. Al conflitto tra sciiti e sunniti si aggiungono, poi, nuove tensioni che riguardano anche la comunità curda: nel Kurdistan iracheno uomini armati hanno ucciso 11 dipendenti di una centrale elettrica. In questa regione ha scatenato, in particolare, forti polemiche il piano governativo, presentato nei giorni scorsi, che prevede il ritorno di migliaia di curdi costretti a lasciare le loro case durante il regime di Saddam Hussein. In Siria, intanto, il vicepresidente ed il ministro degli Esteri siriani hanno incontrato il presidente della Camera dei rappresentanti statunitense, la signora Nancy Pelosi, da ieri in visita ufficiale a Damasco. La sua visita è stata criticata dal presidente americano, George Bush: la Casa Bianca teme che possa generare confusione una missione in Siria mentre l’Amministrazione americana è impegnata ad isolare il regime di Damasco. Ma Nancy Pelosi ha sottolineato che la vera priorità è quella di coinvolgere la Siria negli sforzi per stabilizzare l’Iraq. Obiettivo, questo, anche della Conferenza internazionale per l’Iraq, prevista per il prossimo 24 aprile. Le autorità irachene hanno confermato la volontà politica di cercare di riunire intorno allo stesso tavolo tutte le parti.

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- Durante la visita a Damasco, il presidente della Camera  dei rappresentanti statunitense, la signora Nancy Pelosi, ha anche dichiarato che Israele è disponibile ad avviare colloqui di pace con la Siria. In Medio Oriente, intanto, militari israeliani hanno lanciato stamani, nella Striscia di Gaza, la prima, grande incursione dal cessate-il-fuoco di novembre scorso. Fonti della Sicurezza hanno riferito che ci sono stati scontri tra soldati dello Stato ebraico e militanti palestinesi.

 

- Il presidente del Parlamento iraniano, Hadad Adel, ha salutato con soddisfazione “il cambiamento di tono” di Londra, che attraverso il negoziato sta provando a risolvere la questione dei 15 marinai britannici, arrestati con l’accusa di essere entrati illegalmente in acque territoriali iraniane. Sulla vicenda, c’è stato un “contatto telefonico” ieri tra Larjani, capo del Consiglio di sicurezza iraniano, e un consigliere diplomatico di Blair. Sempre ieri, il premier britannico ha ribadito la disponibilità di Londra a voler seguire la via diplomatica, definendo le prossime 48 ore “cruciali” per risolvere la questione.

 

- In Ucraina, si è dimesso il presidente della Corte costituzionale, chiamata a risolvere la grave crisi istituzionale in atto nel Paese. La spaccatura, al momento, sembra insanabile: il presidente filo-occidentale, Viktor Yushenko, ha firmato il decreto di scioglimento del Parlamento e indetto nuove elezioni a maggio. Il primo ministro filorusso, Viktor Yanukovich, ha chiesto invece alla Corte costituzionale di invalidare il decreto. La crisi politica nella Repubblica ex sovietica si è acuita negli ultimi giorni, dopo che 11 parlamentari dell’opposizione, fedeli a Yushenko, sono passati con la maggioranza filorussa, garantendo a quest’ultima i 300 voti necessari per modificare la Costituzione.

 

- Sono stati liberati tre ostaggi europei - un britannico, un olandese e un tedesco - rapiti nei giorni scorsi in Nigeria. Il primo, un britannico, è stato rilasciato dopo essere stato rapito sabato scorso in un impianto petrolifero al largo del delta del Niger. Il cittadino olandese era stato rapito il 23 marzo a Port Harcourt, nel sud del Paese, insieme con un cittadino tedesco dopo tre ore di sparatorie. Nella zona è attivo il sedicente “Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger” (MEND), che chiede una più equa distribuzione delle risorse provenienti dalle attività petrolifere.

 

- Il presidente sudafricano, Thabo Mbeky, auspica una rapida soluzione per la crisi dello Zimbabwe, dove è sempre più dura la campagna di repressione attuata dal governo contro l’opposizione. Il capo di Stato sudafricano ha sottolineato, in particolare, che sono necessarie rapide soluzioni in vista delle elezioni che probabilmente si terranno, in Zimbabwe, nel mese di marzo del 2008. Mbeki è stato incaricato dalla Comunità per lo sviluppo dell’Africa meridionale (SADC) di mediare tra il governo di Harare e l’opposizione. Il presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, è accusato di gravi violazioni dei diritti umani e di aver contribuito in maniera decisiva a non far intraprendere al proprio Paese uno sviluppo democratico.

 

- In Sicilia, nuovo arresto per reati di mafia: Bartolo Pellegrino, ex vicepresidente della regione siciliana, è finito in manette con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e concussione. Il politico siciliano avrebbe avuto rapporti con il capomafia trapanese, Francesco Pace, anche lui raggiunto stamani da un provvedimento cautelare. Il giudice per le indagini preliminari di Trapani, Antonella Consiglio, ha concesso a Pellegrino gli arresti domiciliari per l’età dell’indagato. Pellegrino, 73.enne, è leader del movimento politico “Nuova Sicilia”.