RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 93  - Testo della trasmissione di martedì 3 aprile 2007

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

"Un uomo progressivamente conformato da Dio al suo Cristo". Così Benedetto XVI alla Messa di suffragio per Papa Wojtyla

 

Dal Papa il presidente polacco Kaczynski.  Con noi il presidente

 

Nelle Grotte vaticane la veglia di preghiera per Giovanni Paolo II

 

La Libreria Editrice Vaticana pubblica una raccolta di meditazioni del Papa sulla Vergine Maria intitolato “Pensieri Mariani”

 

Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Le sfide della Chiesa italiana al centro del comunicato finale del Consiglio permanente della CEI, presentato alla Radio Vaticana da mons. Giuseppe Betori

 

La scomparsa del ginecologo australiano John Billings, pioniere dei metodi naturali: intervista con la dott.ssa Elena Giacchi

 

Educare i preadolescenti nell'era della fiction e dei suoi miti: la sfida dei genitori in un Rapporto dell'UNICEF su "Minori e tv": ai nostri microfoni Daniela Brancati, Maria Rita Saulle e Antonio Sclavi

 

CHIESA E SOCIETA’:

Nella giornata di ieri, tutta la Polonia ha ricordato il secondo anniversario della morte di Giovanni Paolo II

 

I vescovi polacchi chiedono che la difesa della vita sia garantita dalla Costituzione

 

Fermo ‘sì’ alla vita dei vescovi di Monterrey, in Messico, di fronte alla proposta del governo di legalizzare l’aborto

 

Sale a 28 morti il bilancio provvisorio dello tsunami che domenica sera ha colpito le Isole Salomone, mentre il governo dichiara lo stato di emergenza. L’impegno della Caritas locale per portare gli aiuti

 

Terra Santa: inondazione a Gaza per il collasso del sistema fognario. Caritas Gerusalemme in prima linea per gli aiuti

 

In Sudan, grande partecipazione di fedeli alla processione della domenica delle Palme per le strade di Khartoum. Nella veglia pasquale del Sabato Santo, 70 catecumeni riceveranno il battesimo

 

Cambogia: conclusa la visita ufficiale del nunzio apostolico, mons. Salvatore Pennacchio

 

A Timor Est, comincia a dare buoni frutti il programma di riconciliazione nazionale avviato dalla Chiesa locale

 

Filippine. E' stato arrestato l'autore dell'assassinio del missionario indonesiano Verbita, Francis Madhu

 

24 ORE NEL MONDO:

Si aggrava la crisi politica in Ucraina

 

 

 

 

 

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IL PAPA E LA SANTA SEDE

3 aprile 2007

 

 

"Un uomo progressivamente conformato da Dio al suo Cristo".

Così Benedetto XVI alla Messa di suffragio per Papa Wojtyla

 

Una luminosa testimonianza di amore per Cristo, il cui “profumo” ha riempito il mondo intero. E’ questo in sintesi il ritratto che del Servo di Dio Giovanni Paolo II, ha tracciato Benedetto XVI presiedendo ieri pomeriggio la Messa in suffragio di Papa Wojtyla, a due anni dalla sua scomparsa e nel giorno della chiusura della fase diocesana della Causa di Beatificazione. Numerosi i fedeli in Piazza San Pietro. Ha seguito la celebrazione per noi Paolo Ondarza:

 

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(Canto)

 

“Cristo era veramente il suo tutto”. Ha parlato così di Giovanni Paolo II, a due anni dalla dipartita “verso la casa del Padre”, Papa Benedetto XVI, più volte interrotto dagli applausi della piazza:

 

(Applausi)

 

Come l’olio profumato versato da Maria di Betania sui piedi di Cristo, così il profumo lasciato da Papa Wojtyla “ha riempito tutta la casa”, cioè tutta la Chiesa ed è traboccato “in ogni regione del mondo, tanto era forte ed intenso” raggiungendo credenti e non:

 

“Ne abbiamo approfittato noi che gli siamo stati vicini, ma ne hanno potuto godere quanti lo hanno conosciuto da lontano. Quello che è accaduto dopo la sua morte è stato per chi crede effetto di quel profumo che ha raggiunto tutti, vicini e lontani, li ha attratti verso un uomo che Dio aveva progressivamente conformato al suo Cristo”.

 

Ben delineano il profilo di Giovanni Paolo II – ha spiegato il Papa - le parole del  Primo carme del Servo del Signore: “Ecco il mio servo che io sostengo, / il mio eletto in cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; / egli porterà il diritto alle nazioni …”. “Oggi – ha detto Benedetto XVI - Giovanni Paolo II nella comunione dei santi rivolge a noi le parole del Salmo 26:Spera nel Signore, sii forte, / si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore’”.

 

Parole di speranza, virtù che animò sempre la vita di Giovanni Paolo II: la “fecondità” della sua testimonianza – ha detto Benedetto XVI - “dipende dalla Croce” una parola che nella sua vita non è stata solo una “parola”. Da sacerdote, vescovo e Sommo Pontefice, prese sul serio la chiamata di Cristo a seguirlo. 

 

(Canto)

 

“Specialmente con il lento, ma implacabile progredire della malattia, che a poco a poco lo ha spogliato di tutto – ha aggiunto il Papa -  l’esistenza di Karol Wojtyla  “si è fatta interamente un’offerta a Cristo, annuncio vivente della sua passione, nella speranza colma di fede nella Risurrezione”. “L’amore per il Crocifisso lo ha mosso fino al 2 aprile 2005, quando – ha ricordato Benedetto XVI – il Maestro tornò a chiamarlo, senza intermediari, per portarlo alla casa del Padre”. Ed ancora una volta egli “rispose prontamente”: “lasciatemi andare al Signore”:

 

“Durante le lunghe soste nella Cappella privata parlava con Lui, si affidava a Maria, ripetendo il Totus tuus. Come il suo divino Maestro, egli ha vissuto la sua agonia in preghiera. E’ morto pregando. Davvero, si è addormentato nel Signore”.

 

Commossa la partecipazione dei fedeli: cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, pellegrini giunti appositamente dalla Polonia e da ogni parte del mondo. E non potevano mancare, numerosissimi, i giovani:

 

“Che bel segno la vostra presenza così numerosa!”.

 

(Applausi)

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Dunque in tanti erano presenti in Piazza San Pietro per ricordare Giovanni Paolo II. Sentiamo alcune testimonianze, raccolte da Francesca Fialdini:

 

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R. – Ho dei ricordi ancora vivi, perché in tutti i 25 anni di Pontificato gli sono sempre stata vicina, sin da giovane. Quando è venuto a Milano, a Monza, lo abbiamo seguito. Lo abbiamo seguito anche nei suoi anni di sofferenza, sino alla fine. Quindi, si può dire che per me sia ancora presente e vivo. Lo ricorderò per tutta la mia vita.

 

D. – Sono passati due anni dalla morte di Giovanni Paolo II. E’ un ricordo o qualcosa di più?

 

R. – Era un simbolo della bontà. Era un Papa che ammiravo.

 

D. – Cosa le comunicava?

 

R. – Comunicava fede. 

 

R. – Un segno di fede, di speranza. Si sentiva qualcosa dentro di gioioso.

 

D. – Di dove siete?

 

R. – Noi siamo parmigiani, ma veniamo dalla Svizzera. Viviamo in Svizzera.

 

R. – Per me è un dovere essere qui, dato che è venuto a trovarci in Sudan diversi anni fa. E’ stato l’unico Papa a venire. E’ stata una giornata meravigliosa in cui ha riunito musulmani e cristiani in un’unica festa di fraternità. Io sono missionaria comboniana in Sudan da 26 anni.

 

D. – Oggi se chiudi gli occhi e pensi a lui che cosa ti viene in mente?

 

R. – Tante immagini, tanti viaggi e una voglia di comunicare ampia, a 360 gradi. La cosa che mi piaceva molto nei suoi viaggi è che cercava di raggiungere tutti i punti della Terra per portare il suo messaggio.

 

R. – Un papà, specialmente per i giovani.

 

D. – Due anni fa, questa piazza e non solo, Roma, è stata invasa di pellegrini…

 

R. – Non le posso dire quello che ho fatto per entrare. Non si entrava da nessun parte. I ragazzi erano tutti per terra, e ciò mi ha meravigliato, per questo parlo dei giovani. Uno pensa sempre che la Chiesa, il Papa, i vescovi, coinvolgano persone più grandi. Invece, vedendo tutta questa gioventù fare la notte, buttata per terra di qua e di là, mi ha molto stupito.

 

D. – Oggi trova continuità rispetto a prima?

 

R. – Ieri sono stata qui a Piazza San Pietro e c’era moltissima gente. Infatti, ho detto che per Papa Benedetto è lo stesso, perché il Papa è il Papa.

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Ieri sera Benedetto XVI ha ricevuto il presidente della Polonia, Lech Kaczynski, giunto a Roma per le celebrazioni in onore di Giovanni Paolo II.  Sui contenuti del colloquio ascoltiamo lo stesso presidente polacco al microfono di padre Jozef Polak, responsabile del Programma polacco della Radio Vaticana:

 

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“E’ stato un incontro privato. Ho parlato con il Santo Padre come un fedele, e cosi anche mi sono comportato. Ovviamente abbiamo parlato della Causa di Beatificazione di Giovanni Paolo II. Ho ripetuto un'altra volta quale enorme significato questo evento avrà per la Polonia, ma anche per quanto riguarda le questioni legate alla Costituzione Europea e alla presenza delle radici cristiane nel Trattato Costituzionale. Ho assicurato il Santo Padre che noi rimarremo fedeli alle nostre promesse al riguardo. Però, non gli ho garantito successo”.

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Nelle Grotte vaticane la veglia di preghiera per Giovanni Paolo II

 

Ieri sera si è svolta nelle Grotte vaticane la veglia di preghiera davanti alla Tomba di Papa Wojtyla. Il cardinale arcivescovo di Cracovia Stanislaw Dziwisz, per tanti anni segretario personale di Giovanni Paolo II, ha presieduto il Santo Rosario insieme ad un centinaio di giovani con le meditazioni di mons. Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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(musica)

 

“Dopo la morte chiedo Sante Messe e preghiere”: ha scritto così Giovanni Paolo II nel suo Testamento e il suo invito è stato accolto da tanti giovani. Con loro, davanti alla semplice sepoltura, richiesta espressamente dal Pontefice polacco nelle ultime volontà come quella di Paolo VI, le suore che hanno accudito fino alla fine Papa Wojtyla e il presidente della Repubblica polacca, Lech Kaczynski. “Siate sentinelle del mattino”, ha detto ai giovani il cardinale Stanislaw Dziwisz, che ha voluto anche ringraziare Benedetto XVI, per il continuo ricordo riservato al suo predecessore. Quindi, il porporato ha ricordato:

 

“Siamo stati radunati anche con lui due anni fa. Io, con alcune persone qui presenti, ero accanto al letto e voi eravate sotto le finestre, sulla piazza, nelle strade di Roma e lui vi sentiva”.

 

E nell’esortare ancora i giovani a mettere in pratica gli insegnamenti di Giovanni Paolo II il cardinale Dziwisz ha aggiunto:

 

“Cosa vi dice oggi? Siate speranza della Chiesa, siate speranza di Benedetto XVI, siate speranza della Chiesa di oggi, che affronta diversi problemi non facili e prendete sulle vostre spalle e soprattutto nei vostri cuori tutta la sua eredità. Oggi parla al mondo attraverso voi”.

 

(musica)

 

Nel meditare i misteri della gioia, durante la preghiera del Rosario, mons. Angelo Comastri ha ripercorso le tappe della vita del Pontefice scomparso, spiegando anzitutto cosa ha animato il suo magistero:

 

“L’esperienza dell’invasione nazista e poi comunista e l’esperienza drammatica della II Guerra Mondiale gli hanno fatto percepire quanto sia urgente riportare Dio dentro la vita degli uomini”.

 

Mons. Comastri ha parlato poi dell’annuncio missionario di Giovanni Paolo II, i suoi viaggi, i suoi appelli per la pace e per la difesa della vita umana. Infine il presule ha spiegato cosa ha significato la malattia di Papa Wojtyla. E se con la sua sofferenza diminuiva la forza fisica, ha osservato mons. Comastri, cresceva l’efficacia del suo ministero:

 

“Giovanni Paolo II ha vissuto il mistero del dolore che vince e l’ultima benedizione, dal finestra del Palazzo Apostolico, brilla nella nostra memoria come invito a spenderci per Gesù fino all’ultima briciola delle forze, fino all’ultimo istante della vita”.

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Nomine

 

In Italia, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Sulmona-Valva presentata da mons. Giuseppe Di Falco, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Angelo Spina, del clero dell’arcidiocesi di Campobasso-Boiano, finora vicario episcopale del Santuario dell’Addolorata di Castelpetroso e parroco della concattedrale di Boiano. Mons. Angelo Spina è nato a Colle D’Anchise, in provincia di Campobasso, il 13 novembre 1954 ed è stato ordinato sacerdote il 5 gennaio 1980.

 

Negli Stati Uniti, il Papa ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare della diocesi di Rockville Centre presentata da mons. Emil A. Wcela per raggiunti limiti di età. Nuovo vescovo ausiliare della diocesi è stato nominato mons. Peter A. Libasci, del clero della medesima diocesi, parroco della “Saint Therese of Lisieux Parish” a Montauk: il Papa gli ha assegnato la sede titolare vescovile di Satafis. Mons. Peter A. Libasci è nato il 9 novembre 1951 a Jackson Heights (New York) ed è stato ordinato sacerdote l’1 aprile 1978.

 

In Indonesia, il Papa ha nominato vescovo di Surabaya il rev. Vincentius Sutikno Wisaksono, vicario parrocchiale della cattedrale di Surabaya. Il rev. Vincentius Sutikno Wisaksono è nato il 26 settembre 1953 a Surabaya ed è stato ordinato sacerdote il 21 gennaio 1982.

 

In Malawi, il Santo Padre ha nominato vescovo di Mangochi il padre monfortano Alessandro Pagani, assistente spirituale della Legione di Maria e vice coordinatore della Missione Monfortana italiana in Malawi. Padre Alessandro Pagani  è nato a Torre Boldone di Bergamo il 3 gennaio 1937 ed è stato ordinato sacerdote il 13 marzo 1965.

 

 

La Libreria Editrice Vaticana pubblica una raccolta di meditazioni del Papa  sulla Vergine Maria intitolato “Pensieri Mariani”

 

La Libreria Editrice Vaticana ha pubblicato un’opera, dal titolo “Pensieri Mariani”, che raccoglie le meditazioni di Benedetto XVI sulla Vergine Maria. Si tratta di una selezione di testi operata dal prof. Lucio Coco che offre anche una originale sezione di preghiere in onore della Madonna scritte dal Papa. Il volumetto è corredato da un pratico indice tematico finale.

 

 

Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

Servizio vaticano - La concelebrazione eucaristica presieduta in Piazza San Pietro da Benedetto XVI in suffragio di Giovanni Paolo II, nel secondo anniversario della morte.  

 

Servizio estero - Ucraina: Yushchenko scioglie il Parlamento; il premier chiede il ritiro del decreto.

 

Servizio culturale - Un articolo di Ferdinando Montuschi dal titolo "Rispetto sociale e responsabilità personale": considerazioni sul dilagante fenomeno del bullismo.

Per l’“Osservatore libri” un articolo di Francesco Licinio Galati dal titolo “Inchiesta sulla morte di Gesù”: l’approfondita esegesi di Victor Loupan e Alain Noel.

 

Servizio italiano - In rilievo la vicenda Telecom

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

3 aprile 2007

 

Le sfide della Chiesa italiana al centro del comunicato finale

del Consiglio permanente della CEI, presentato alla Radio

 

La presenza della Chiesa nel dibattito pubblico, la promozione della famiglia, il contributo alla società dell’insegnamento della religione cattolica: questi i temi forti del comunicato finale del Consiglio permanente della CEI, svoltosi dal 26 al 29 marzo scorsi, e presentato stamani nella Sala Marconi della nostra emittente. A illustrare il documento, come di consueto, il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Giuseppe Betori. Mons Betori è stato accompagnato dal nuovo sottosegretario della CEI, mons. Mauro Rivella e dal nuovo portavoce don Mauro Pompili. La conferenza stampa è stata seguita per noi da Alessandro Gisotti: 

 

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Il Consiglio permanente dei vescovi italiani ha evidenziato anzitutto che sono la “speranza cristiana e il primato della dimensione spirituale” la vera guida dei presuli, ribadendo il ruolo della Chiesa “nell’illuminare il cammino degli uomini e delle donne di buona volontà”. In tale contesto, il comunicato torna ampiamente sulla Nota a riguardo della famiglia e delle unioni di fatto, nota approvata con tutti voti favorevoli ed una sola astensione. Se la Chiesa “tacesse i valori fondamentali dell’esistenza individuale e sociale”, si afferma, verrebbe meno al suo mandato. Tuttavia, la CEI ribadisce che accanto al “doveroso richiamo delle caratteristiche del matrimonio e della famiglia” non è mancata “l’espressione della sollecitudine pastorale e della vicinanza solidale nei confronti di quanti si trovano in situazioni difficili e in particolare per le famiglie travagliate o divise”. Ecco le parole di mons. Betori, in risposta ad un giornalista:

 

"Non spetta a noi dare delle indicazioni legislative, cioè su come fare le leggi. Possiamo giudicare proposte che, quando si configurano – in questo caso – come proposte che danno una soggettualità alla coppia, alla unione di fatto, soggettualità che mette in pericolo la unicità della famiglia fondata sul matrimonio, allora a nostro modo di vedere vanno rigettate proprio per salvaguardare questa unicità della famiglia. Non c’è bisogno, secondo noi, di una legge organica".

 

Nello stesso tempo, è stato ribadito che i vescovi esprimono pieno sostegno alle aggregazioni laicali impegnate a sostenere la famiglia, in special modo a quelle che hanno promosso la manifestazione nazionale “Più famiglia”, che si terrà a Roma il 12 maggio prossimo. D’altro canto, è stato sottolineato che nessun presule prenderà parte al Family Day. Nel Consiglio permanente è stato approvato anche il programma della 57.ma assemblea generale, che riprenderà la riflessione offerta da Benedetto XVI al Convegno ecclesiale di Verona. Particolare attenzione viene rivolta anche all’insegnamento della religione cattolica, di cui si avvale tuttora il 91,6 per cento degli studenti italiani. Questo insegnamento, rileva la nota, “favorisce la ricerca di senso, il confronto con le proprie radici storiche e l’apertura alla spiritualità”. I vescovi mettono inoltre l’accento sul valore del fenomeno del pellegrinaggio e del turismo religioso. Nella conferenza stampa, mons. Betori ha affermato che le misure cautelari per il presidente della CEI, Angelo Bagnasco, dopo alcune minacce, sono di “carattere locale”. Quindi, a proposito di alcune dichiarazioni dello stesso arcivescovo Bagnasco mal interpretate dai mass media, ha affermato:

 

"Noi abbiamo delle espressioni che sono sempre molto articolate ed argomentate. Il lavoro del giornalista, ovviamente, è quello di sintetizzare. In modo particolare, questo vale per le agenzie di stampa. Quel che dispiace è che poi, però, il dibattito prende come riferimento neanche la notizia dell’agenzia, ma addirittura soltanto il titolo dell’agenzia".

 

Rispondendo poi ad una domanda dei giornalisti sul testamento biologico, mons. Betori ha espresso la preoccupazione dei vescovi che non si apra all’eutanasia. Infine, a proposito delle visite ad Limina dei presuli italiani, in corso in questi mesi, ha sottolineato la grande attenzione del Papa nei confronti delle situazioni nelle singole diocesi.

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La scomparsa del ginecologo australiano John Billings,

 pioniere dei metodi naturali

 

E’ morto sabato notte dopo una breve malattia all’età di 89 anni John Billings, il ginecologo australiano pioniere della regolazione naturale della fertilità. Durante la seconda Guerra mondiale fece il medico in Nuova Guinea, poi, finito il conflitto tornò nella sua Australia cominciando ad esercitare a Melbourne. Su invito dell'Ufficio cattolico di consulenza matrimoniale nel 1953 si applicò allo studio del suo metodo meritando, per l’impegno dimostrato, una laurea Honoris Causa a Roma nel 2005. In quell’occasione fu ricevuto in udienza da Benedetto XVI. Ma in che cosa consiste il metodo e chi può usarlo? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Elena Giacchi, direttrice del Centro Studi e Ricerche sulla fertilità dell’Università Cattolica di Roma …

 

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R. – E’ un metodo naturale che offre la possibilità di conoscere la fase fertile e non fertile del ciclo mestruale mediante la rivelazione del sintomo del muco cervicale e la donna può rivelarlo semplicemente facendo attenzione alla sensazione prodotta da questa secrezione all’esterno, a livello vulvare. E’ accessibile, tante donne se ne accorgono spontaneamente e poi imparano a riconoscere il significato della presenza di questo sintomo.

 

D. – C’è un principio alla base di questo metodo legato al rapporto coniugale, al rapporto con la vita?

 

R. – Sin dall’inizio il metodo è sempre stato rivolto alla promozione della famiglia e della vita e questo in ogni cultura e Paese del mondo ed è sempre stato animato solo dall’intento di offrire ai coniugi un aiuto per una crescita nell’amore, per una crescita nel rispetto reciproco, per preparare i coniugi all’accoglienza della vita o attraverso la conoscenza dei tempi fertili e non fertili anche a rinviare questa possibilità con responsabilità.

 

D. – Quanta è stata e quale è stata la diffusione, parliamo di Italia, di questo metodo?

 

R. – In questi circa trent’anni di attività sono stati abilitati all’insegnamento del metodo oltre mille operatori e attualmente di questi circa 579 svolgono il loro servizio in tutte le regioni italiane. Abbiamo notato, recentemente, anche un’attenzione del mondo scientifico ed anche universitario nei confronti di questo metodo proprio per la sua validità allo sviluppo della regolamentazione naturale della fertilità.

 

D. – Ritiene che sia proponibile come metodo efficace anche nei confronti delle giovani generazioni?

 

R. – Certamente. Si tratta di una opportunità per scoprire la bellezza di conoscere se stessi, la bellezza di scoprire la fecondità come una dimensione preziosa ed un valore da salvaguardare mediante un comportamento sessuale responsabile.

 

D. – Nel tempo lo si è criticato come un metodo insicuro e difficile. Cosa dite a proposito?

 

R. – Intanto alcuni autorevoli studi, condotti anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, hanno dimostrato una validità del metodo ed una grande semplicità ed applicabilità anche in Paesi in via di sviluppo. Una efficacia, confermata  anche da studi recenti degli anni Novanta, del 98-99 per cento di successo. Questo ovviamente se il metodo viene appreso da insegnanti qualificati e viene applicato fedelmente, secondo le sue indicazioni. Ma ha anche un grande valore per la promozione della dignità della donna ed ha anche una potenzialità diagnostica nei confronti di alcune patologie ginecologiche, che sono spesso asintomatiche.

 

D. – Lei ha conosciuto personalmente i coniugi Billings e la loro famiglia numerosa. Che ricordo ne ha? Che atmosfera si respirava tra loro?

 

R. – Di una famiglia in cui si vede proprio l’accoglienza della vita, attenta alle sfumature dell’amore. Una lezione di vita per chiunque li avvicinava.

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Educare i preadolescenti nell'era della fiction e dei suoi miti:

la sfida dei genitori in un Rapporto dell'UNICEF su "Minori e tv"

 

Aggressivi, belli e vincenti come i protagonisti della pubblicità: così vogliono essere i preadolescenti di oggi, secondo quanto risulta dal terzo Rapporto "Minori e Tv", realizzato dall’Osservatorio sull’immagine dei minori. La ricerca, che ha analizzato circa 700 ragazzi tra i 10 e i 12 anni alle prese con 7 spot differenti, è stata presentata nei giorni scorsi a Roma. C’era per noi Isabella Piro:

 

 

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La pubblicità coinvolge i giovani, li emoziona, li diverte, spesso anche più di un film. Ma li induce a sognare un mondo senza limiti, "egoriferito" come quello di uno spot. Il quadro presentato dall’Osservatorio sull’immagine dei minori non è tranquillizzante ed evidenzia uno sfasamento nei punti di riferimento dei ragazzi di oggi: nati e cresciuti nel mondo massmediatico, gli adolescenti sanno distinguere chiaramente tra realtà e finzione, ma inesorabilmente scelgono la seconda. Daniela Brancati, coordinatrice dell’Osservatorio:

 

"Sono dei 'bambini in bilico', cioè sono dei bambini che hanno apparentemente già una grande esperienza  della realtà e quindi immaginano che la famiglia e la scuola siano i luoghi deputati per imparare. Però, sono anche dei bambini che hanno una grandissima tensione verso i modelli della pubblicità. Nel divario tra queste due cose, c'è tutto lo spazio per una grande frustrazione e per il paragone tra la loro vita vera e quella che vedono".

 

Realistici e pragmatici, i ragazzi subiscono poco la spinta verso l’acquisto dettata dalla pubblicità e in fondo riconoscono che scuola e famiglia sono i veri ambienti dell’apprendimento. Ai genitori spetta quindi la sfida più grande. Ancora Daniela Brancati:

 

"Essere attenti a quello che cambia nei loro figli, essere anche loro consapevoli del fatto che si vive immersi nella pubblicità e nella televisione e quindi non si può ignorarla, demonizzarla. Bisogna in qualche modo combattere ad armi pari, smitizzare da una parte ed essere molto autorevoli dall'altra".

 

Secondo Maria Rita Saulle, giudice della Corte costituzionale, si può correggere l’attrazione tra bambini e pubblicità instillando nei più piccoli la cultura del sacrificio:

 

"Occorre diffondere per tutti l'idea che il successo, il benessere, si possono conquistare ma molte persone che attualmente ce l'hanno, hanno avuto un'infanzia, un pregresso di sacrifici. Si deve rendere conto ai ragazzi del fatto che la vita non è una barzelletta, uno spot televisivo, ma è qualcosa che viene conquistata e costruita da ciascuno di noi momento per momento".

 

Per imparare a conoscere i rischi della pubblicità, i giovani hanno una valida alleata: la Convenzione dei diritti sull’infanzia, approvata dall’ONU nel 1989. Antonio Sclavi, presidente di UNICEF Italia:  

 

"Parliamo di diritti dell'infanzia quindi non solo di doveri che è una prima fase, quindi diritti: che vengano proposte delle cose corrette e non delle cose che hanno la finalità solo di vendita del prodotto, proposte in un modo condizionabile che crea difficoltà nelle famiglie".

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CHIESA E SOCIETA’

3 aprile 2007

 

Nella giornata di ieri, tutta la Polonia ha ricordato

il secondo anniversario della morte di Giovanni Paolo II

 

Circa 20 mila persone si sono date appuntamento la sera a Cracovia, sotto il Palazzo arcivescovile. Il momento cruciale della veglia, dopo le preghiere ed i canti, è stato annunciato dal suono dell’antica campana "Sigismondo", la quale alle 21.37 ha ricordato l’ora esatta della morte del Pontefice due anni fa. Nel suo messaggio, registrato prima della partenza per Roma, il cardinale Stanislaw Dziwisz ha invitato i presenti radunati sotto la finestra del palazzo, dalla quale il Papa amava a suo tempo dialogare con i giovani, ad essere  testimoni del servo di Dio Wojtyla, affrontando con coraggio le sfide del mondo di oggi. Nel pomeriggio di ieri, sulla piazza centrale di Cracovia, è stato presentato l’oratorio “Tu es Petrus”, scritto in memoria del Papa defunto dal giovane compositore Piotr Rubik. A Wadowice, la città natale di Papa Wojtyla, dopo la via Crucis lungo le strade e la Messa all’aperto, la gente si è fermata sotto il museo del Papa, allestito nella casa dove Wojtyla abitava da ragazzo. “Per noi è già santo” ha detto qualcuno dei giovani. A Varsavia, a conclusione dell’oratorio basato sui canti tradizionali dedicati alla passione di Cristo, il primate Glemp, dopo le ore 21.37, ha presieduto la comune preghiera di ringraziamento per Giovanni Paolo II, chiedendo anche la sua rapida beatificazione. (A cura di Tadeusz Konopka)  

 

 

I vescovi polacchi chiedono che la difesa della vita

sia garantita dalla Costituzione

 

Il Consiglio per la famiglia della Conferenza episcopale polacca ha rivolto a tutti i fedeli un accorato appello affinché “la difesa della vita sia garantita costituzionalmente”. “Tutti dobbiamo difendere la vita umana", si legge in una nota diffusa in vista del dibattito parlamentare sull’introduzione, nella Costituzione polacca, del principio di difesa della vita dal concepimento alla morte naturale. Come riferisce l’agenzia Sir, il documento, firmato dal presidente dell’organismo episcopale, mons. Kazimierz Gorny, sottolinea che la questione della vita è “di somma importanza per tutta la nazione e per la Chiesa”. Nei giorni scorsi, intanto, il premier polacco, Jaroslaw Kaczynski, del Partito di maggioranza “Legge e Giustizia”, ha illustrato in Parlamento il nuovo programma di sostegno alle famiglie adottato dal suo governo. Il progetto prevede l’allungamento del congedo di maternità dalle attuali 18 alle 26 settimane; sgravi fiscali in funzione del numero dei componenti del nucleo familiare; un notevole aumento delle detrazioni per le famiglie con più figli a carico; un miglioramento dell’assistenza sanitaria a bambini e donne in attesa. Uno dei progetti in via di attuazione riguarda la chiusura degli orfanotrofi e l’introduzione delle politiche di sostegno per le famiglie affidatarie. Si prevede anche la gratuità degli asili e delle scuole materne, con un allungamento dell’orario del loro funzionamento fino a 18 ore giornaliere. (L.Z.)

 

 

Fermo ‘sì’ alla vita dei vescovi di Monterrey, in Messico,

 di fronte alla proposta del governo di legalizzare l’aborto

 

“Noi vescovi delle diocesi del Nordest del Messico esprimiamo la nostra preoccupazione per tante manifestazioni della cultura della morte cui assistiamo, come la violenza sociale e intrafamiliare, il crimine organizzato, il consumo di droga e alcool, la povertà crescente. Tutto questo è aggravato dalla proposta criminale di ampliare la depenalizzazione dell’aborto, dibattuta nel Distretto Federale, con la minaccia di estendersi a tutto il Paese”: è quanto si legge nel comunicato “Sempre per la vita!” dei vescovi della provincia ecclesiastica messicana di Monterrey, che si colloca nel dibattito suscitato nel Paese per la proposta dal governo per depenalizzare l’aborto. Come riferisce l’agenzia Fides, i presuli solidarizzano con quanti hanno manifestato la loro opzione per la vita e, allo stesso tempo, respingono “i sofismi che pretendono di giustificare l’aborto, argomentando che si tratta di un problema di salute pubblica, di ricerca del bene della donna, con il diritto a decidere del proprio corpo, oltre a ottenere la diminuzione degli aborti clandestini”. “Esprimiamo il nostro fermo ‘sì’ alla vita – affermano – specialmente dei più indifesi, cioè del bambino nel ventre di sua madre, che ha tutto il diritto di nascere e vivere. L'’aborto è un grave peccato che attenta al precetto ‘non uccidere’ del progetto divino della vita”. I vescovi mostrano la propria disponibilità ad aiutare tutte le donne che si trovano in situazioni critiche, affinché non cedano alla tentazione di abortire. (R.M.)

 

 

Sale a 28 morti il bilancio provvisorio dello tsunami che domenica sera

 ha colpito le Isole Salomone, mentre il governo dichiara

lo stato d’emergenza. L’impegno della Caritas locale per portare gli aiuti

 

Mentre iniziano, con grande difficoltà, ad arrivare i primi soccorsi, il governo delle Isole Salomone ha dichiarato lo stato di emergenza, dopo il maremoto e il devastante tsunami che ha colpito domenica sera l’arcipelago e ha raso al suolo almeno 13 villaggi, causando il panico in tutta la regione del Pacifico. Secondo le autorità locali, i morti sono almeno 28, ma il bilancio è destinato a salire man mano che si raggiungono le zone più remote delle isole, mentre si ha notizia di almeno cinque morti nella vicina Papua Nuova Guinea. Lo tsunami, con onde fino a 10 metri, è stato causato da un sisma sottomarino di almeno 8 gradi Richter, con epicentro a 45  chilometri della popolare isola turistica di Gizo, a nord ovest della capitale, Honiara. Nel territorio, la scossa ha danneggiato negozi, scuole e un ospedale presso il lungomare, mentre il successivo tsunami ha risucchiato in mare decine di case. Secondo una prima valutazione, sono 900 le abitazioni distrutte e 5.500 le persone bisognose di urgente assistenza. Il governo di Honiara, la Croce Rossa Internazionale e la Caritas Australia e Nuova Zelanda si stanno organizzano per portare tende, cibo, acqua e medicine, mentre la missione internazionale di sicurezza RAMSI (presente nell’arcipelago dal 2003) invierà mezzi aerei a sorvolare la zona per valutare l’estensione dei danni anche nei villaggi più difficili da raggiungere. (R.M.)

 

 

Terra Santa: inondazione a Gaza per il collasso del sistema fognario.

Caritas Gerusalemme in prima linea per gli aiuti

 

Caritas Gerusalemme in prima linea nel portare aiuti alle popolazioni del villaggio beduino di Um An-Nasir, a nord della Striscia di Gaza, inondato nei giorni scorsi dalle acque delle fognature. Il già precario sistema fognario – riferisce l’agenzia Sir – è infatti collassato, sommergendo case e persone e provocando sei morti e circa 5 mila senza tetto. “A tutt’oggi, molti abitanti del villaggio osservano le loro case dall’alto di una collina senza sapere cosa fare”, afferma Caritas, che con altre organizzazioni sta cercando di fronteggiare l’emergenza. A riguardo, la clinica mobile ha lanciato una campagna di supporto alla popolazione con la distribuzione di medicine ai malati. Ogni giorno vengono visitate circa 40 persone e distribuiti 250 kit di igiene personale. Secondo Caritas, i principali rischi per la salute delle persone sono la mancanza di igiene e l’acqua inquinata. Tra i lavori più urgenti, si segnalano la riparazione delle abitazioni e delle infrastrutture, il monitoraggio sanitario dell’area, uno studio del suolo per verificare i rischi futuri di inquinamento e la preparazione di cibo. (R.M.)

 

 

In Sudan, grande partecipazione di fedeli alla processione

della domenica delle Palme per le strade di Khartoum. Nella Veglia

pasquale del Sabato Santo, 70 catecumeni riceveranno il battesimo

 

“I cattolici di Khartoum sono sfilati in processione per la domenica delle Palme. I fedeli erano numerosi e hanno dato prova di un forte sentimento religioso”: è quanto riferisce all’agenzia Fides padre Luigi Cagnolini, provinciale dei Comboniani a Khartoum, capitale del Sudan, secondo cui i cattolici locali vivono con fede salda la Settimana Santa. “Il momento più partecipato – spiega – è la Veglia del Sabato Santo, anche perché vi saranno i battesimi, molti dei quali di persone adulte. Quest’anno riceveranno il battesimo una settantina di persone, la maggior parte delle quali originarie del sud e dei Monti Nuba”. A causa degli spostamenti delle popolazioni sudanesi causati dalla guerra civile nel sud Sudan, che si è conclusa nel 2004, negli ultimi 20 anni la comunità cattolica nel nord del Sudan è cresciuta a ritmi impressionanti. “Siamo circa 2 milioni – dice padre Cagnolini – vi sono alcune difficoltà a fornire un servizio religioso adeguato a tutti i fedeli; come si dice nel Vangelo, la messe è tanta e gli operai sono pochi”. “Grazie a Dio – aggiunge – il clero locale è in crescita. È uno degli effetti paradossali della guerra civile: negli ultimi anni infatti abbiamo avuto nel nord del Sudan circa 200 ordinazioni. Si è ormai creato un solido nucleo di sacerdoti locali che fa ben sperare per il futuro”. (R.M.)

 

 

Cambogia: conclusa la visita ufficiale del nunzio apostolico,

mons. Salvatore Pennacchio

 

Mons. Salvatore Pennacchio, nunzio apostolico in Thailandia, Cambogia e Singapore e delegato apostolico per Malesia, Brunei, Myanmar e Laos, ha compiuto nei giorni scorsi una visita ufficiale in Cambogia, nel corso della quale è stato ricevuto dal premier cambogiano, Hun Sen. Al centro dell’incontro sono stati l’attuale impegno della Chiesa per la promozione umana e sociale in Cambogia e la buona intesa con l’attuale governo di Phnom Penh, con il quale la Santa Sede intrattiene relazioni diplomatiche dal 1994. L’evento ha avuto ampio spazio sui media locali ed è stato quindi un’occasione per far conoscere meglio all’opinione pubblica cambogiana l’opera della Chiesa locale nel campo dell’educazione, della salute, della cultura e dello sviluppo. Durante il colloquio, mons. Pennacchio ha ringraziato Hun Sen per la collaborazione e il sostegno dato dalle autorità cambogiane alle istituzioni cattoliche. Il primo ministro, da parte sua, ha elogiato l’impegno profuso dalla Chiesa in Cambogia, in particolare, per la promozione dell’armonia religiosa e ha assicurato che il governo continuerà questa fruttuosa collaborazione. Tra i momenti salienti della visita di Mons. Pennacchio, vi è stata l’inaugurazione, il 30 marzo, del nuovo reparto pediatrico dell’ospedale Dankeo Referral, nella provincia meridionale di Takeo. La struttura è stata realizzata dall’ospedale “Bambin Gesù” di Roma in collaborazione con il ministero della Salute cambogiano. Secondo l’agenzia Ucan, i cattolici in Cambogia sono 19 mila su una popolazione di 12 milioni di abitanti. Anche se il buddismo, cui aderisce il 90-95% della popolazione, è la religione di Stato, l’attuale costituzione riconosce la libertà di professione e di pratica religiosa. (L.Z.)

 

 

A Timor Est, comincia a dare buoni frutti il programma di riconciliazione nazionale avviato dalla Chiesa locale

 

A Timor Est, grazie al programma di riconciliazione nazionale avviato dalla Chiesa locale, centinaia di giovani della parte orientale e occidentale del Paese si scambiano visite in cui condividono esperienze e chiedono reciprocamente perdono per i contrasti passati. La crisi politico militare che si scatenò a Timor Est nel maggio del 2006 portò la dismissione di oltre un terzo dell’esercito, che provocò la rivolta di un gruppo di soldati della zona occidentale, sfociata poi in violenti scontri. Lanciato a gennaio, il programma di riconciliazione “durerà tutto l’anno”, ha spiegato all’agenzia Uca News padre Martino Germano da Silva Gusmano, capo della Commissione giustizia e pace di Baucau. In questi giorni, gruppi di persone della diocesi di Dili si sono recati tre volte a Baucau, a ovest, per incontrare i loro coetanei, e il mese prossimo, i ragazzi della città si sposteranno a Oecussi, enclave est timorese in territorio indonesiano. (F.L.)

 

 

Filippine. E' stato arrestato l'autore dell'assassinio

del missionario indonesiano Verbita, Francis Madhu

 

La polizia ha arrestato ieri l’assassino del sacerdote indonesiano ucciso nel nord del Paese mentre si preparava a celebrare la messa della domenica delle Palme. Gli agenti hanno confermato che sul luogo del crimine erano presenti altri tre uomini: due sono stati identificati, mentre il terzo è riuscito a fuggire. L’esecutore materiale, un contadino della provincia settentrionale di Kalinga, ha sparato cinque colpi di fucile a padre Francis Madhu, missionario verbita nativo di Flores, mentre questi si recava a celebrare la messa a Barangay Mabungot. La polizia sta vagliando il grado di partecipazione all’omicidio degli altri due fermati. Per gli agenti, gli uomini hanno agito sotto l’effetto di alcolici e stupefacenti. La Conferenza episcopale delle Filippine ha immediatamente condannato l’omicidio, definito “un attacco alla Chiesa”.  

 

 

 

 

24 ORE NEL MONDO

3 aprile 2007

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

 

- Si acuisce la crisi politica in Ucraina, dove migliaia di sostenitori del premier, Viktor Yanukovich, e della maggioranza parlamentare sono scesi in piazza a Kiev per protestare contro lo scioglimento del Parlamento ucraino, la Rada, decretato dal presidente Viktor Yushenko. Il presidente e il premier dell'Ucraina si sono incontrati stamani per risolvere la crisi ma, al momento, lo stallo non sembra superato. Il nostro servizio:

 

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I sostenitori del primo ministro Yanukovich ribadiscono il loro sostegno all’esecutivo e protestano contro lo scioglimento dell’Assemblea decretato dal presidente filo occidentale, Viktor Yushenko. La polizia, per il momento, non interviene ma si teme che la situazione possa degenerare. Dimostranti contrari al premier Yanukovich occupano invece la piazza, teatro nell’autunno del 2004, della 'rivoluzione arancione', che portò al potere una coalizione anti russa e filo occidentale. Il decreto presidenziale di scioglimento del Parlamento, che indice nuove elezioni, è stato respinto dalla Rada che ha anche decretato lo scioglimento della commissione elettorale centrale. Il filo-occidentale Yushenko ha firmato il decreto per lo scioglimento del Parlamento dopo un lungo braccio di ferro con il premier filorusso Yanukovich, accusato insieme con la sua maggioranza, di violare la Costituzione. Il premier filo-russo Yanukovic ha invece definito la decisione di Yushenko “un tentativo di usurpare il potere”. La crisi politica nella Repubblica ex sovietica si è acuita negli ultimi giorni dopo che 11 parlamentari dell’opposizione, fedeli a Yushenko, sono passati con la maggioranza filorussa, garantendo a quest’ultima i 300 voti necessari per modificare la Costituzione.

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- Sui motivi di questa nuova spaccatura in Ucraina, Giada Aquilino ha intervistato Fulvio Scaglione, vice direttore di Famiglia Cristiana ed esperto dei Paesi dell’area ex sovietica:

 

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R. – E’, in realtà, il frutto di una situazione ucraina che, dal punto di vista etnico e sociale, difficilmente permette che uno dei due schieramenti possa prevalere così nettamente da gestire senza troppi contrasti una politica in un solo senso. Non dimentichiamo che l’Ucraina ha una forte minoranza russofona, per non dire anche russofila: siamo intorno al 25-30 per cento della popolazione. Inoltre, pure la situazione economica è altrettanto divisa, perché tutto l’Est è ancora impostato sull’industria pesante di tipo ex-sovietico, mentre l’Ovest tende di più a concentrarsi sui servizi, su un’agricoltura modernizzata, quindi ad avere un atteggiamento maggiormente proiettato verso l’Occidente.

 

D. – La coabitazione tra Yushenko e Yanukovich, sperimentata nei mesi scorsi, che futuro ha?

 

R. – Poco futuro. La rivoluzione arancione, con la sua proiezione filo occidentale, i suoi sogni di integrazione nell’Unione Europea, i sostegni e le collaborazioni con istituzioni americane che hanno fortemente finanziato la campagna elettorale di Yushenko, è troppo unidirezionale: non tiene conto dei sentimenti e delle inclinazioni di una parte veramente consistente del Paese. D’altro canto, si sa che dietro la minoranza russofona e russofila c’è l’azione del Cremlino e c’è tutto quanto la Russia può fare perché questo Paese non venga tratto troppo nell’orbita occidentale, soprattutto della NATO.

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- Sembrano, invece, aprirsi importanti spiragli in un’altra crisi, quella tra Regno Unito e Iran, innescata dall’arresto di 15 marinai britannici da parte delle autorità iraniane. Il premier britannico, Tony Blair, ha detto che le prossime 48 ore saranno “cruciali” per risolvere l’intricata vicenda dei 15 militari, accusati da Teheran di essere entrati illegalmente in acque territoriali iraniane. Notizie confortanti, in questo senso, arrivano anche dall’Iran, dove il segretario del Consiglio supremo di sicurezza nazionale iraniano, Ali Larijani, ha dichiarato che è stato avviato un negoziato tra Regno Unito e Iran. La questione – ha spiegato Larijani - potrà essere risolta per via diplomatica senza processare i militari britannici.

 

- Spostiamoci in Iraq, dove è stato liberato a Baghdad un diplomatico iraniano. Non è stato precisato se il rilascio faccia parte di una trattativa per arrivare alla liberazione dei 15 militari britannici, attualmente detenuti in Iran. In Iraq, intanto, un’autobomba è esplosa a nord di Baghdad provocando la morte dei cinque terroristi a bordo del mezzo. L’ordigno è esploso, probabilmente, a causa di un difetto nell’assemblaggio. Nel Paese arabo sono inoltre ore di angoscia per la sorte di due ostaggi tedeschi rapiti nella capitale irachena lo scorso 6 febbraio. I sequestratori, che hanno prorogato l’ultimatum di dieci giorni, chiedono il ritiro delle truppe tedesche dall'Afghanistan in cambio del rilascio dei due prigionieri.

 

- Stato di massima allerta in Israele per la Pasqua ebraica, che è comincia ieri sera. La polizia ha aumentato il suo dispiegamento in tutto il Paese. La Pasqua per gli ebrei dura sette giorni e per tutta la settimana è stato bloccato l'accesso ai Territori occupati. Sarà comunque consentito il passaggio a fedeli cristiani in occasione della Pasqua cristiana.

 

- L’ONU torna ad esprimere preoccupazione e apprensione per la grave situazione dello Zimbabwe, dove secondo molti osservatori continuano ad intrecciarsi pericolosamente povertà e mancanza di democrazia. Il nostro servizio:

 

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 “Il governo dello Zimbabwe deve immediatamente porre fine all’uso della forza contro attivisti politici disarmati”. Lo ha dichiarato Philp Alston, relatore speciale sulle esecuzioni extragiudiziali ed esperto indipendente nominato dal Consiglio dell’ONU sui diritti umani. Alston ha aggiunto che il governo del Paese africano “sta effettivamente istruendo le proprie forze a sparare su innocenti, senza la minima considerazione per il diritto alla vita”. “Secondo il diritto internazionale – ha detto l’esperto nominato dalle Nazioni Unite – gli attacchi sistematici o diffusi contro la popolazione civile costituiscono un crimine contro l’umanità”. “I membri della polizia o i militari che si confermino agli ordini sui dimostranti – ha poi sottolineato Philp Alston - saranno considerati responsabili”. Ma la dura campagna di repressione attuata dal governo non sembra arrestarsi: nei giorni scorsi, nove membri dell’opposizione sono stati sequestrati da agenti della sicurezza in un ospedale, dove erano stati ricoverati per ferite provocate dalla polizia. Sul versante politico, intanto, il presidente dello Zimbabwe, l’87.enne Robert Mugabe, ha annunciato che si candiderà alle presidenziali del 2008. La notizia è stata definita “scandalosa e triste” dagli Stati Uniti e “una tragedia nazionale” dai partiti all’opposizione. Sulla realtà del Paese africano si sono espressi, recentemente, anche i vescovi dello Zimbabwe. Nella lettera intitolata “Dio ascolta il grido degli oppressi”, i presuli sottolineano come una “ridotta minoranza della popolazione sia diventata molto ricca, mentre la maggioranza sta languendo nella povertà”. Si tratta di “una crisi della capacità di governo” – scrivono i vescovi - che è anche “una crisi morale e spirituale”. In tale situazione – si legge nella lettera pastorale - la speranza viene da Dio che “ascolta il grido degli oppressi”, che invitano a “gesti concreti per tenere viva” questa speranza.

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- Giornata di tregua a Mogadiscio, in Somalia, dove soffiano però minacciosi venti di guerra. Dopo gli intensi combattimenti dei giorni scorsi tra ribelli e soldati somali, appoggiati da forze etiopiche, centinaia di soldati sono arrivati nella capitale per rinforzare il contingente etiopico. Intanto, il bilancio di questa interminabile catena di violenze continua ad aggravarsi: secondo l’organizzazione umanitaria ‘Human Rigths Watch’ sono rimasti uccisi, la scorsa settimana, almeno 380 civili. Sono poi sempre più disperate le condizioni della popolazione. In base a stime dell’ONU, sono almeno 47 mila le persone che hanno cercato di lasciare Mogadiscio negli ultimi 11 giorni. Al momento, sembrano anche minime le speranze di un imminente cessate il fuoco: il premier somalo ha ribadito, infatti, che nessuna tregua è possibile con insorti e terroristi islamici.

 

- Ha ricevuto la fiducia del Parlamento il nuovo governo nepalese del premier Koirala, il primo esecutivo da cui è escluso il re e del quale fanno parte gli ex ribelli maoisti. Dopo un decennio di guerra civile, il governo dovrebbe traghettare il Paese himalayano verso le prime elezioni democratiche, in programma a giugno.

 

 

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