RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 273 - Testo della trasmissione di sabato 30  settembre 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Benedetto XVI si è congedato dal personale delle Ville pontificie e dalla città di Castel Gandolfo, ringraziando tutti per l’ospitalità e le premure ricevute nei due mesi di soggiorno. Mercoledì prossimo, il rientro in Vaticano

 

E’ morto ieri il cardinale Louis-Albert Vachon, arcivescovo emerito di Québec: aveva 94 anni. Il cordoglio del Papa: “Ha consacrato generosamente la sua vita al servizio di Cristo e della sua Chiesa”

 

Dal 2 ottobre, la plenaria della Commissione teologica internazionale: al centro dei lavori, la questione dei bambini morti senza battesimo

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Domani elezioni presidenziali in Brasile: favorito il capo di Stato uscente Lula da Silva. Con noi, Maurizio Chierici

 

Domani a mezzogiorno la Supplica alla Madonna di Pompei: il cardinale Saraiva Martins presiede il rito. Ce ne parla mons. Carlo Liberati

 

Testimoniare la fede in Vietnam: la storia di un padre gesuita, per 12 anni missionario in carcere, detenuto tra i detenuti. Intervista con padre Nguyen Cong Doan

 

Oggi in Italia la giornata promossa dalla Fondazione Abio per portare un sorriso ai bambini in ospedale: ai nostri microfoni, Eugenio Bernardi e una volontaria Abio

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Preoccupazione della Chiesa tedesca per le reazioni suscitate dall’intervento di Benedetto XVI all’Università di Ratisbona: “Alcuni hanno frainteso il Papa, altri hanno voluto fraintenderlo”

 

“Facciamo di tutto per evangelizzare la famiglia!”: è il titolo del messaggio della Conferenza episcopale sudcoreana per il mese della missione, che prende il via domani

 

L’episcopato brasiliano respinge le pressioni sull’arcidiocesi di Rio de Janeiro, nel contesto delle elezioni in programma domani nel Paese. Notificato all’arcivescovo di Rio di non parlare di aborto

 

La coraggiosa testimonianza della piccola comunità cattolica della Prefettura apostolica di Quetta, in Pakistan

 

Siglato un accordo di collaborazione tra l’Ospedale Bambino Gesù di Roma e il Texas Children's Hospital di Houston

 

24 ORE NEL MONDO:

In Italia il governo ha varato la finanziaria di 33 miliardi di euro: una manovra di giustizia e di rigore, secondo il premier Romano Prodi. Una stangata fiscale secondo l’opposizione

 

Elezioni cruciali domani in Bosnia Erzegovina e Austria

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

30 settembre 2006

 

BENEDETTO XVI SI E’ CONGEDATO DAL PERSONALE DELLE VILLE PONTIFICIE

E DALLA CITTA’ DI CASTEL GANDOLFO, RINGRAZIANDO TUTTI PER L’OSPITALITA’

E LE PREMURE RICEVUTE NEI DUE MESI DI SOGGIORNO.

MERCOLEDI’ PROSSIMO, IL RIENTRO IN VATICANO

 

Si concluderà il 4 ottobre, con il rientro in Vaticano, il soggiorno di Benedetto XVI nella sua residenza estiva di Castel Gandolfo, iniziato lo scorso 28 luglio. Due mesi ricchi di avvenimenti e di impegni per il Papa che, questa mattina, ha salutato la città castellana, oltre ai singoli gruppi – in particolare quelli della sicurezza – che gli hanno permesso di vivere questo periodo in piena tranquillità. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

**********

Un solo grazie, affettuoso e riconoscente, declinato a più riprese perché nessuno fosse dimenticato. A quattro giorni dalla sua partenza da Castel Gandolfo, dal Palazzo e dalla città che l’hanno ospitato per oltre 60 giorni, Benedetto XVI ha riunito attorno a sé comunità e gruppi operativi che, a vario titolo, hanno reso la sua permanenza “proficua e serena”, come ha detto all’inizio del suo saluto alle autorità della cittadina castellana. Circa 120 persone hanno riempito la Sala degli Svizzeri nella residenza estiva del Papa, tra cui il vescovo di Albano, Marcello Semeraro, e il sindaco di Castel Gandolfo, Maurizio Colacchi. Benedetto XVI si è detto grato per la “premura” ricevuta in queste settimane, segno – ha riconosciuto – della “ben nota” cortesia e ospitalità dei Castellani nei confronti dei pellegrini che vengono a far visita al Papa, in particolare la domenica: quest’anno ben nove sono stati, con l’ultimo di domani, gli Angelus tenuti da Benedetto XVI nel cortile del Palazzo Apostolico.

 

La gratitudine del Pontefice è andata, tra gli altri, ai funzionari e agli agenti delle Forze dell’ordine italiane per la loro collaborazione con la Gendarmeria vaticana e con la Guardia Svizzera. Il loro lavoro, ha affermato Benedetto XVI, ha assicurato “una tranquilla e sicura permanenza a me e ai mie collaboratori”. Un impegno, lo ricordiamo, divenuto particolarmente delicato nei giorni di tensione seguiti alle reazioni del mondo islamico al discorso tenuto in precedenza dal Papa all’Università di Ratisbona.

 

Un pensiero spirituale, il Papa lo ha dedicato ai Gesuiti della Specola Vaticana e alle comunità religiose e laicali presenti a Castel Gandolfo:

 

“In questi mesi ho sentito la loro vicinanza spirituale e le ringrazio di cuore, augurando a tutti di corrispondere con rinnovata generosità alla chiamata di Dio, spendendo le proprie energie a servizio del Vangelo”.

        

(applausi)

 

Oltre alla consueta agenda fitta di udienze e interventi, il soggiorno castellano 2006 ha visto scrivere alcune pagine fondamentali del Pontificato di Benedetto XVI: il cambio della guardia al vertice della Segreteria di Stato, con il congedo del cardinale Sodano e l’arrivo del cardinale Bertone, e l’incontro con i leader e ambasciatori musulmani di cinque giorni fa, in seguito alle vicende accennate in precedenza. Ora, il rientro in Vaticano dove, tra due settimane, Piazza San Pietro tornerà a riempirsi anche di domenica per una celebrazione solenne presieduta da Benedetto XVI, la canonizzazione di quattro Beati.

**********

 

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

 

Sempre stamani il Santo Padre ha ricevuto in successive udienze, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, anche  Sua Beatitudine Emmanuel III Delly, Patriarca di Babilonia dei Caldei, e l’ambasciatore del Perù José Pablo Morán Val, in visita di congedo.

 

In Messico, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Ciudad Lázaro Cárdenas presentata da mons. Salvador Flores Huerta, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

 

Il Papa ha quindi nominato membro della Congregazione per le Chiese Orientali, della Congregazione per i Vescovi e della Congregazione per l’Evangeliz-zazione dei Popoli, il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato.

 

Infine, il Santo Padre, accogliendo l’invito rivoltogli dal presidente della Repubblica di Ungheria e dall’arcivescovo di Esztergom-Budapest, ha nominato il cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato emerito e Decano del Collegio Cardinalizio, Legato Pontificio per le celebrazioni della libertà dell’Ungheria. Tali celebrazioni avranno luogo a Budapest il 22 e il 23 ottobre prossimi.

 

 

E’ MORTO IERI IL CARDINALE LOUIS-ALBERT VACHON, ARCIVESCOVO EMERITO

DI QUÉBEC: AVEVA 94 ANNI. IL CORDOGLIO DEL PAPA:

“HA CONSACRATO GENEROSAMENTE LA SUA VITA

AL SERVIZIO DI CRISTO E DELLA SUA CHIESA”

 

E’ morto ieri, nella città canadese di Québec, il cardinale Louis-Albert Vachon, arcivescovo emerito di Québec: aveva 94 anni. I funerali si svolgeranno giovedì 5 ottobre, in mattinata, nella cattedrale di Notre-Dame di Québec.

 

Il Papa, in un telegramma inviato al cardinale Marc Ouellet, arcivescovo di Québec, ha espresso il proprio profondo cordoglio per la scomparsa del porporato, che ha definito “pastore zelante che ha consacrato generosamente la sua vita al servizio di Cristo e della sua Chiesa”. Il cardinale Vachon – ha affermato il Pontefice – è stato un “uomo di fede e di cultura” che ha sempre cercato di rafforzare “la qualità della vita cristiana” dei fedeli, curandone in modo particolare lo “spirito missionario”.

 

Il cardinale Vachon era nato il 4 febbraio 1912 a Saint-Fréderic de Beauce, nell’arcidiocesi di Québec. Sacerdote a 26 anni, dopo la laurea in Filosofia, si è trasferito a Roma dove ha conseguito il dottorato in Teologia all’Angelicum. Al rientro in patria ha assunto l’incarico di insegnante di Teologia nell’Università Laval, di cui è stato anche rettore. Nel 1977 ha ricevuto l’ordinazione episcopale, nel 1981 è diventato arcivescovo di Québec e nel 1985 è stato creato cardinale da Giovanni Paolo II. Sulla linea tracciata dai suoi predecessori ha riservato una notevole attenzione allo sviluppo delle attività apostoliche, affrontando le problematiche di una comunità ecclesiale inserita in una società molto avanzata ma anche segnata da un crescente secolarismo e spesso da un ateismo pratico: “L’ateismo contemporaneo” – ebbe a dire l’arcivescovo Vachon – “è una sfida gigantesca alla missione riconciliatrice della Chiesa”. Dal 1990 era arcivescovo emerito di Québec.

 

Con la sua scomparsa, il Collegio cardinalizio risulta composto da 189 cardinali di cui 116 elettori e 73 non elettori.

 

 

DAL 2 OTTOBRE LA PLENARIA DELLA COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE:

AL CENTRO DEI LAVORI, LA QUESTIONE DEI BAMBINI MORTI SENZA BATTESIMO

 

La Commissione Teologica Internazionale terrà la sua Sessione Plenaria annuale dal 2 al 6 ottobre prossimi in Vaticano, sotto la presidenza del cardinale William Levada. Il padre gesuita Luis Ladaria, segretario generale, dirigerà i lavori dell’Assemblea. Secondo le decisioni prese all'inizio dell'attuale quinquennio (2004-2008), si proseguirà la discussione sul progetto di Documento sul tema della sorte dei bambini morti senza battesimo, nel contesto del disegno salvifico universale di Dio, dell'unicità della mediazione di Cristo e della sacramentalità della Chiesa in ordine alla salvezza. Inoltre si esaminerà una prima bozza di Documento circa il tema dell'identità della natura e del metodo della teologia come scientia fidei e infine si avrà un primo scambio di opinioni sul tema dell'approfondimento dei fondamenti della legge morale naturale, nella linea dell'insegnamento delle Lettere Encicliche di Giovanni Paolo II Veritatis splendor e Fides et ratio. Al termine della Sessione Plenaria è prevista una concelebrazione eucaristica presieduta dal Santo Padre nella Cappella "Redemptoris Mater" del Palazzo Apostolico.

 

 

=======ooo=======

 

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - Il saluto di Benedetto XVI alla comunità di Castel Gandolfo.

La biografia del compianto cardinale Louis.Albert Vachon.  

 

Servizio estero - Per l’“Atlante geopolitica”, un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo “Kosovo: una ferita non ancora risanata”.

 

Servizio culturale - Per la rubrica “Incontri”, il fotografo Joel Meyerowitz intervistato da Giuseppe Costa.

 

Servizio italiano - In primo piano il tema della finanziaria.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

30 settembre 2006

 

ELEZIONI DOMANI IN BRASILE:

FAVORITO IL CAPO DI STATO USCENTE, LULA DA SILVA

- Intervista con Maurizio Chierici -

 

Domani consultazioni presidenziali in Brasile. Favoritissimo nei sondaggi il capo di Stato uscente Inacio Lula Da Silva, ma di una buona performance elettorale è accreditato anche il suo sfidante candidato della coalizione moderata, il social-democratico Geraldo Alckmin. 126 milioni gli elettori chiamati alle urne per scegliere, oltre al capo dello Stato, anche 513 deputati, 27 senatori, 27 governatori e oltre 1000 deputati degli Stati federali. A penalizzare Lula Da Silva potrebbero contare le recenti accuse di corruzione che stanno per trasformare queste elezioni in un referendum sulla sua presidenza. Su questo aspetto Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di Maurizio Chierici, esperto di America Latina:

 

**********

R. – Malgrado il partito si sia disfatto, malgrado gli scandali, con denunce che spesso sono vere, ma altre volte non lo sono, Lula rischia di vincere il primo turno, ma con un senso di disperazione, in fondo, per la sinistra brasiliana. Tra quattro anni non potrà ricandidarsi e non esiste una figura di ricambio. Quindi si ha l’impressione che gli avversari della destra neoliberista, guidata dal vecchio presidente Cardoso – adesso il candidato si chiama Alckmin, un candidato mandato allo sbaraglio perché si sa che avrebbe perso – si stiano preparando alle prossime elezioni, al successore, visto che non esistono dentro alla sinistra protagonisti carismatici come Lula.

 

D. – Un bilancio su quella che è stata la presidenza di Lula da Silva fino a questo momento; ha risposto alle aspettative dei brasiliani?

 

R. – Ha risposto parzialmente perché Lula non ha nessuna maggioranza in Parlamento, di volta in volta doveva contrattarla. Ecco perché si sono creati i gruppi, perché non è riuscito, per esempio, a portare a termine l’operazione “fame zero”. E’ vero che cinque milioni di famiglie brasiliane mangiano in più di prima, è vero che è calata anche la corruzione ma è anche vero che il grande problema - che è anche il grande problema dell’intera America Latina - è la riforma agraria e la riforma agraria non riesce a farla perché ogni Stato è governato con leggi che possono opporsi alle decisioni dello Stato federale. Quindi i governatori sono spesso coinvolti in speculazioni, parliamo soprattutto dell’Amazzonia del nord-est, adesso anche nel centro, attorno al Mato Grosso per via della soia che è il nuovo oro del Brasile, i governatori si oppongono, quindi distruggono dicendo che i bilanci sono più importanti della natura. Nello tesso tempo, i “senza-terra” speravano che Lula assegnasse loro le terre, e Lula è sceso ad un compromesso: quando i “senza-terra” occupano dei territori abbandonati, Lula lascia che vengano occupati e poi ne riconosce la proprietà, ma non c’è una legge quadro e i “senza-terra” sono scontenti perché non hanno la legge sulla quale basare le loro speranze ed i proprietari sono scontenti perché non vogliono perdere i terreni. Ecco, questo è il problema di Lula: non avere la maggioranza in Parlamento.

**********

 

 

DOMANI A MEZZOGIORNO LA SUPPLICA ALLA MADONNA DI POMPEI:

IL CARDINALE SARAIVA MARTINS PRESIEDE IL RITO

- Intervista con il vescovo Carlo Liberati -

 

Sarà il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, a presiedere domani mattina nel Santuario mariano di Pompei la Messa e la recita, a mezzogiorno, della Supplica alla Madonna del Santo Rosario. La tradizione della Supplica, recitata per la prima volta nel 1883, risale al Beato Bartolo Longo.  Sulle origini di questa devozione Giovanni Peduto ha intervistato  il vescovo prelato di Pompei, mons. Carlo Liberati:

 

**********

R. – Pompei nasce da un’intuizione mariana. Era una tarda mattinata dell’ottobre  1872 quando Bartolo Longo, ormai convertito e recuperato completamente alla fede, mentre andava per i campi in valle di Pompei come amministratore della contessa Marianna Farnararo, che era proprietaria di quasi tutta questa valle, sentì una voce che gli disse: “Recita il Rosario e sarai salvo”. Questa voce gli rimbombava dentro e fuori come se qualcuno lo chiamasse. Fatto sta che lui si mise in ginocchio sull’erba umida e quando si rialzò, emise questo proposito istantaneo: “Non mi allontanerò mai più dalla valle di Pompei e diventerò il tuo apostolo, l’apostolo del tuo Rosario”. Quindi, questa meravigliosa preghiera della Supplica, che lui poi definì la preghiera del mondo, “l’ora del mondo”, è concepita nel momento di una intensa esperienza interiore. Egli comincia a scrivere questa preghiera mariana, assieme ad altre, le lima, la perfeziona, non è contento fino a quando non arriva a formulare una invocazione meravigliosa nella quale presenta alla Madonna, la Madre del Signore nostro, la Madre della Chiesa, tutte le esigenze, le necessità del mondo. Questa è la Supplica alla Madonna del Santo Rosario di Pompei, che poi invaderà il mondo, diventerà tradizionale nella Chiesa.

 

D. – Eccellenza, ottobre è un mese mariano dal lontano 1571, anno della vittoria di Lepanto, in cui la cristianità respinse le armate islamiche. Intensa si levò allora la preghiera a Maria. Oggi è tempo di dialogo con l’islam, un dialogo definito da Benedetto XVI una necessità vitale. Cosa pensa?

 

R. – Penso che uno scontro di civiltà ormai è impossibile come è avvenuto a Lepanto e non solo a Lepanto, prima ancora avvenne a Poitiers e poi a Vienna e poi a Belgrado, quando le armate cristiane, dovendosi difendere, arginarono l’avanzata dell’islam. Questo è un fatto della storia. Oggi la civiltà avanza sulle strade dell’amore, della convivenza, del confronto pacifico, della tolleranza, dell’amicizia, della collaborazione intellettuale, spirituale ed economica, perché le armi ormai devono tacere. La pace è sempre difficile perché costa sacrificio e bisogna rinunciare dall’una e dall’altra parte, a qualcuna delle cose non essenziali della propria identità. Ma non ci sono alternative, la beatitudine del Signore “Beati i costruttori di pace” per noi, nel mondo di oggi multietnico, multireligioso, multimediale, multieconomico, ecc., è un fatto assolutamente urgente. Per cui, la nostra Supplica, la nostra preghiera, il nostro rosario quotidiano che recitiamo tutte le sere, con l’adorazione eucaristica dalle sei alle sette, diventa per noi un impegno ed anche una gioia perché la nostra Basilica è sempre piena e ci uniamo ai “rosarianti” di tutto il mondo. Queste sono le nostre armi, e queste armi noi le affiniamo nella dolcezza, nella tenerezza, nell’abbandono della preghiera a Maria.

**********

 

 

TESTIMONIARE LA FEDE IN VIETNAM: LA STORIA DI UN PADRE GESUITA,

PER 12 ANNI MISSIONARIO IN CARCERE, DETENUTO TRA I DETENUTI

- Intervista con padre Nguyen Cong Doan -

 

Sono stati necessari tanti anni per costruire un dialogo tra la Chiesa e la Repubblica socialista del Vietnam.  Testimone di questo percorso, padre Nguyen Cong Doan, assistente generale della Compagnia di Gesù per l’Asia orientale e l’Oceania. Superiore dei Gesuiti negli anni ’70, padre Doan fu accusato di essere un controrivoluzionario e condannato a 12 anni di carcere. Qui ha continuato la sua missione evangelizzatrice. Al microfono di Antonella Villani, racconta la sua testimonianza:

 

**********

R. – I primi 15 anni, cioè fino al crollo del Muro di Berlino, sono stati durissimi, a causa dei pregiudizi causati dalla storia. Il colonialismo occidentale ha generato una grande confusione tra Chiesa e colonialismo stesso. Dunque, anche in Vietnam c’erano tanti pregiudizi che hanno reso la vita dura. Il governo comunista sospettava la Chiesa di essere complice del colonialismo, così la Chiesa ha sofferto a causa delle strettissime misure di controllo.

 

D. – Per la sua attività, è stato accusato di essere un controrivoluzionario e condannato insieme ad altri sette Gesuiti a ben 12 anni di carcere. Come ricorda la sua detenzione?

 

R. – Non ho mai considerato questa condanna come una tragedia. Per me è stata una missione. La missione presso i prigionieri, perché era l’unico modo per loro di avere un cappellano. I preti non potevano entrare nella prigione. In prigione abbiamo potuto aiutare molto a chiarire tante cose, tanti sospetti contro la Chiesa. Ed è nato una specie di dialogo.

 

D. – Come era visto dagli altri carcerati?

 

R. – C’erano prigionieri politici e detenuti comuni. La presenza di un sacerdote è molto rispettata anche dai non cristiani.

 

D. – Lei riusciva anche a dire Messa, a dare la Comunione?

 

R. – Ci sono tanti modi per celebrare la Messa discretamente e per dare la Comunione e anche il Sacramento della Riconciliazione ai prigionieri cattolici…

 

D. – Oggi, comunque, la situazione in Vietnam è molto più tranquilla?

 

R. – La Chiesa ha sempre cercato di contribuire, di collaborare alla riedificazione del Paese dopo tanti anni di guerra. Dunque, poco a poco si crea un buon rapporto. Anche i seminari sono pieni di giovani: adesso ci sono sette seminari, nel Paese. Non è ancora sufficiente, ma è già molto.

 

D. – Si può comunque professare la fede senza essere perseguitati …

 

R. – Si percepiscono ancora dei problemi per quelle Chiese che non si dichiarano al governo, ma per la Chiesa cattolica tutto è pubblico e quindi non hanno più paura dei cattolici. L’insegnamento più chiaro è quello di San Pietro che ci dice che si deve essere sempre pronti a rispondere della speranza che è in noi, con amore, con pazienza, con rispetto. Così, dopo tanti anni, la Chiesa in Vietnam ha potuto creare un dialogo e la Santa Sede può inviare, ogni anno, una delegazione nel Paese per discutere vari problemi riguardanti la vita della Chiesa. Tutto questo è il risultato dello spirito di amore, di pazienza, di rispetto, come afferma San Pietro.

**********

 

 

OGGI IN ITALIA LA GIORNATA PROMOSSA DALLA FONDAZIONE ABIO

PER PORTARE UN SORRISO AI BAMBINI IN OSPEDALE

- Intervista con Eugenio Bernardi e una volontaria Abio  -

 

“Per amore, per Abio”. E’ il tema della seconda giornata nazionale organizzata dalla Fondazione ABIO Italia per il bambino in ospedale ONLUS, che si svolge oggi in oltre 100 piazze italiane. Infatti, i volontari dell’associazione, presente in 160 ospedali italiani, hanno promosso una raccolta fondi per la nascita di nuove sedi cercando anche, di sensibilizzare l’opinione pubblica sul diritto al sorriso dei bambini in ospedale. Il servizio di Marina Tomarro:

 

**********

Portare l’allegria e la gioia ai bambini ricoverati negli ospedali, aiutarli con il gioco a superare quei momenti difficili e a volte dolorosi che i ricoveri comportano. Questo è l’obiettivo principale dei 4.500 volontari della Fondazione ABIO che ogni giorno accanto a medici ed infermieri cercano di aiutare i piccoli malati a guarire. Eugenio Bernardi, responsabile comunicazione ABIO:

 

“Il bambino ha bisogno soprattutto di attenzione e di ascolto, di qualcuno che risponda in maniera non banale ma semplice e chiara alle sue domande sul suo stato d’animo, su quello che sta vivendo sulla sua malattia e che lo faccia in modo da divertirlo, facendolo giocare. Cose alle quali sono preparati e formati i nostri volontari prima dell’inserimento in reparto. C’è un corso di formazione obbligatorio, poi c’è un periodo di tirocinio altrettanto obbligatorio di 6 mesi: al termine di questo lungo iter il volontario viene immesso a tutti gli effetti in reparto”.

 

Ma ascoltiamo l’esperienza di Federica, volontaria ABIO presso il Policlinico Umberto I di Roma:

 

“All’inizio ero un po’ spaventata perché io sono volontaria in un reparto particolare dove i bambini hanno delle patologie molto gravi e devo dire che in realtà tutte le paure, le ansie che possiamo avere quando entriamo in contatto con questi bambini scompaiono perché i bambini rimangono bambini nell’anima, e l’incontro è giocare con loro, tornare noi stessi dei bambini.  Credo che il gioco e il divertimento facciano dimenticare ai bambini il luogo dove si trovano e cosa devono affrontare nei giorni o nei mesi successivi, perché in questo caso si tratta di malattie che si prolungano comunque nel tempo”.

 

E grande è la gioia di poter aiutare questi piccoli: ascoltiamo ancora Federica:

 

“Per me è un tale piacere stare con loro che io ci vado a cuor leggero e parto a cuor leggero. La mia grande spinta è divertirmi con i bambini, avere piacere con loro e dunque qualsiasi cosa che posso fare, la faccio con grande responsabilità ma anche con leggerezza di cuore. Sono ormai sei anni che faccio la volontaria e ho ancora voglia di continuare per tanti altri anni perché per me è una fonte di gioia”.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

 

 

IL VANGELO DI DOMANI

 

 

 

 

Domani, 1° ottobre, 26.ma domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci propone il Vangelo in cui i discepoli di Gesù vietano di scacciare i demòni a un tale che non era dei loro. Ma Gesù dice:

 

“Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi è per noi”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:

 

**********

Cristo si sta ancora scontrando con la chiusura mentale e una specie di durezza di cuore dei discepoli, che si lamentano di aver visto qualcuno che scacciava i demoni nel nome di Cristo, e siccome non era del loro giro, glielo hanno proibito. Sono ancora concentrati su loro stessi e sulle loro categorie e modi di appartenenza. Cristo continua ad essere concentrato sulla sua Pasqua, cioè sulla salvezza dell’umanità, ossia sul Padre che vuole che gli Uomini si scoprano amati da Lui. I discepoli fanno fatica a vedere il contenuto, la salvezza che raggiunge un uomo, accecati dalla preoccupazione di chi è colui che fa del bene; e se non è dei loro, essi non riescono più a vedere il bene. Di fatti, solo dopo la Pentecoste i discepoli saranno pian piano in grado di comprendere che l’amore di Cristo va oltre i confini convenzionali di appartenenza: chi è di Cristo, tesse insieme, non strappa; include, non esclude, a causa della misericordia dalla quale lui stesso è stato raggiunto.

**********

 

=======ooo=======

 

CHIESA E SOCIETA’

30 settembre 2006

 

 

PREOCCUPAZIONE DELLA CHIESA TEDESCA PER L’ESCALATION DI VIOLENZE DOPO L’INTERVENTO DI BENEDETTO XVI ALL’UNIVERSITÀ DI RATISBONA:

“ALCUNI HANNO FRAINTESO IL PAPA, ALTRI HANNO VOLUTO FRAINTENDERLO”

- A cura di Roberta Moretti -

 

**********

BERLINO. = “Alcuni hanno frainteso il Papa, altri hanno voluto fraintenderlo”: con queste parole, i vescovi tedeschi hanno commentato, in una dichiarazione, le reazioni alla lectio magistralis di Benedetto XVI all’Università di Ratisbona, lo scorso 12 settembre, interpretata da molti musulmani come un’ingiusta affermazione di disprezzo della loro religione. I presuli sono riconoscenti al Papa per non avere esitato un istante a chiarire il senso del suo discorso e rispondono “con un chiaro diniego” “a tutti coloro che vogliono continuare ad acuire la situazione, perseverando nel presentare ancora richieste e perfino minacce”. “La Chiesa cattolica – sottolineano – e le tante persone che, nel nostro Paese e in tutto il mondo, rispettano il diritto alla libertà di parola e per questo si impegnano, non si lasciano intimidire”. I vescovi denunciano il diffondersi, “non solo in Germania, della paura della violenza con motivazioni religiose e con essa la limitazione della libertà di espressione”. “Ci opponiamo vivamente a questa tendenza – affermano – nello stesso modo in cui rifiutiamo la non-cultura della mancanza di riguardo nei confronti della religione e dei credenti, che apre voragini nella società e semina discordia”. “Le Chiese cristiane – ammettono – conoscono bene, nella loro stessa storia, la tentazione all’uso della violenza, alla quale esse stesse non sempre sono state capaci di resistere”. “A maggior ragione – continuano – ci auguriamo un dialogo leale tra cristianesimo ed islam che possa servire da ambo le parti alla ‘purificazione della memoria’ e che dia credito alla comune testimonianza delle religioni per la pace e contro la violenza.

**********

 

 

“FACCIAMO DI TUTTO PER EVANGELIZZARE LA FAMIGLIA!”: È IL TITOLO DEL MESSAGGIO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE SUDCOREANA PER IL MESE DELLA MISSIONE,

CHE PRENDE IL VIA DOMANI, PRIMO OTTOBRE

 

SEOUL. = La famiglia sudcoreana “vive una crisi generata da diversi fattori, fra cui l’indifferenza alla Messa domenicale, il crescente tasso di divorzi e l’aumento della differenza di età fra le generazioni, che rende sempre più difficile il dialogo”: con queste parole, il presidente della Commissione episcopale per l’evangelizzazione, mons. John Choi Young-soo, ha presentato ieri il messaggio della Conferenza dei vescovi coreani per il mese della missione, che comincerà domani, primo ottobre. Nel documento, dal titolo “Lasciate aperta la porta all’evangelizzazione della famiglia”, il presule sottolinea l’importanza di “cambiare il nostro nucleo interiore tramite la parola di Gesù e costruire grazie ad essa un nuovo ordine”. Per raggiungere questo scopo, “vi sono alcune vie pratiche che si possono mettere in atto”. “Per prima cosa – ha spiegato – dobbiamo costruire una famiglia basata sull’amore reciproco. Per questo si deve vivere in dialogo con Dio ogni giorno e specialmente i giorni particolari, come i compleanni e le vacanze legate alle feste religiose, che vanno vissute con Gesù Cristo”. In secondo luogo, “bisogna creare in famiglia un clima di preghiera, pregare insieme e fare una meditazione quotidiana, così da rafforzare i legami di amore e di fiducia reciproca: un terreno fertile dove far germogliare il Vangelo”. Terzo: “I membri della famiglia partecipino attivamente alla vita sacramentale. E’ compito dei genitori creare un ambiente in cui tutti possano ricevere in abbondanza le grazie che discendono dal Battesimo, dall’Eucaristia, dalla Cresima, dalla Riconciliazione”. La quarta strada, infine, è quella di “una lettura e condivisione della Bibbia in famiglia, così da rendere la famiglia unita intorno al Vangelo”. Grazie al Vangelo – ha concluso – i valori morali e la fede crescono con vigore. Lasciateci evangelizzare la famiglia, la prima scuola dove i giovani possono imparare la virtù!”. (R.M.)

 


L’EPISCOPATO BRASILIANO RESPINGE LE PRESSIONI SULL’ARCIDIOCESI DI

RIO DE JANEIRO, NEL CONTESTO DELLE ELEZIONI IN PROGRAMMA DOMANI NEL PAESE. NOTIFICATO ALL’ARCIVESCOVO DI RIO, IL CARDINALE SCHEDI,

DI NON PARLARE DI ABORTO

 

RIO DE JANEIRO. = La Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB) “rifiuta la limitazione della libera manifestazione dell’opinione dei cittadini e l’intromissione nel campo proprio della competenza della Chiesa”: è quanto afferma il presidente della CNBB, il cardinale Geraldo Majella Agnelo, che in una nota ha denunciato le forti pressioni subite dall’arcidiocesi di São Sebastião do Rio de Janeiro nell’ambito della campagna elettorale brasiliana, che culminerà domani, con la chiamata alle urne. All’arcivescovo di Rio, il cardinale Eusébio Oscar Scheid, e al vescovo ausiliare, mons. Dimas Lara Barbosa, è stato infatti notificato martedì, dal Tribunale regionale elettorale (TRE), di orientare tutto il clero ad astenersi “da qualunque tipo di commento o riferimento politico-ideologico”. Lo stesso giorno, però, il Collegio del TRE ha eliminato questa clausola. Come riferisce l’agenzia Zenit, l’ordine giudiziario era emerso nel contesto di un’istanza della coalizione “Um Rio Para Todos”, integrata dal deputato Jandira Feghali, relatrice di un disegno di legge che rende la pratica dell’aborto legale in Brasile durante tutti i nove mesi di gravidanza. L’istanza della Feghali, che aspira ad un posto al Senato per lo Stato di Rio de Janeiro, accusava la Chiesa di produrre un opuscolo offensivo contro di lei. I funzionari della giustizia e l’avvocato della coalizione hanno quindi visitato tutte le strutture della sede dell’arcidiocesi, incluso l’ufficio del cardinale e quelli dei vescovi ausiliari. Tuttavia, non è stato trovato materiale di alcun tipo. La CNBB, nella sua nota, “riafferma il diritto dei cittadini e degli elettori di conoscere il pensiero e la posizione dei candidati su questioni fondamentali, come la difesa della vita e della dignità della persona umana, per il libero e autonomo esercizio del voto cittadino”. (R.M.)

 

 

 

 

LA CORAGGIOSA TESTIMONIANZA DELLA PICCOLA COMUNITÀ CATTOLICA DELLA

 PREFETTURA APOSTOLICA DI QUETTA, IN PAKISTAN: “SPESSO SIAMO CONSIDERATI

CITTADINI DI SECONDA CLASSE E DIVENTIAMO IL BERSAGLIO PREFERITO

DEI MILITANTI RADICALI ISLAMICI”:

            

QUETTA.= “Non è facile professare la fede in un Paese in cui spesso siamo considerati cittadini di seconda classe e dove spesso diventiamo il bersaglio preferito dei militanti radicali islamici”: è quanto affermano, in una lettera all’agenzia Fides, alcuni membri della piccola comunità cattolica della Prefettura apostolica di Quetta, nel sudovest del Pakistan, al confine con l’Iran e l’Afghanistan. Un territorio montuoso e impervio, spesso inaccessibile, dove vivono circa 30 mila cristiani, soprattutto poveri contadini e allevatori. Anche il prefetto apostolico, mons. Victor Gnanapragasam, srilankese, dei Missionari Oblati di Maria Immacolata (OMI), vive molte difficoltà: “Non riesco a visitare spesso le diverse comunità della prefettura – spiega – ma so che esse comunque continuano a riunirsi regolarmente per pregare, celebrare e condividere la Parola di Dio, nonostante le ostilità e le difficoltà”. Per compiere il suo lavoro pastorale nel territorio, mons. Gnanapragasam è coadiuvato da 9 sacerdoti e 20 religiose, fra suore francescane, domenicane, suore del Buon Pastore e suore di San Giuseppe. La Prefettura gestisce anche una scuola, frequentata da molti ragazzi cristiani e non, e una casa di accoglienza per i servizi sociali urgenti, come l’assistenza agli orfani, a donne abbandonate e a famiglie poverissime. Oltre agli Oblati di Maria Immacolata, la cui provincia in Pakistan è stata fondata nel 1973 e oggi conta in tutto 15 religiosi, a Quetta operano anche i Salesiani, con un gruppo di sei religiosi. La città, sita ad appena 100 chilometri dal confine con l’Afghanistan, è stata per anni ed è tuttora meta di rifugiati e i religiosi sono impegnati nella loro assistenza. I Salesiani amministrano una parrocchia a Quetta con circa 1200 famiglie cristiane e un centro giovanile per attività di catechesi, formazione professionale e svago. (R.M.)

 

RICERCA E ASSISTENZA PEDIATRICA: SIGLATO UN ACCORDO DI COLLABORAZIONE TRA L’OSPEDALE BAMBINO GESÙ DI ROMA, DI PROPRIETÀ DELLA SANTA SEDE,

E IL TEXAS CHILDREN’S HOSPITAL DI HOUSTON

 

ROMA/HUSTON. = La condivisione e l’interscambio di esperienze sul fronte della cardiologia, del diabete, del risk management e della pediatria d’emergenza: con questo intento, nei giorni scorsi è stata siglata una partnership assistenziale e di ricerca tra l’ospedale Bambino Gesù di Roma, di proprietà della Santa Sede, e il Texas Children's Hospital di Houston, negli Stati Uniti. L'intesa è frutto di un accurato lavoro preparatorio tra i due istituti pediatrici, durato quasi due anni. L’ospedale della Santa Sede e il Texas Children's Hospital condividono, infatti, la convinzione della necessità di creare alleanze ed aperture con le altre strutture sanitarie internazionali, al fine di perseguire continuamente il miglioramento nella qualità delle cure per i pazienti. “Siamo onorati – ha affermato il presidente del Bambino Gesù, Francesco Silvano – del fatto che il Texas Children’s Hospital, che per dimensioni e volume di casistica rappresenta un vero colosso nello scenario mondiale, abbia scelto di stabilire una partnership paritetica con il nostro ospedale, rimarcandone così il ruolo di indiscussa rilevanza in ambito europeo. E’ un impegno che ci siamo assunti – ha aggiunto – e che rientra nei piani operativi di crescita progressiva dell’eccellenza di questo ospedale a favore della salute dei più piccoli”. “Collaboreremo in progetti clinici e di ricerca di base anche attraverso l’interscambio di medici e studiosi”, ha precisato il presidente del Texas Children’s Hospital, Mark Wallace. (R.M.)

 

 

 

 

 

 

 

                                            =======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

30 settembre 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Afghanistan, almeno 12 persone sono morte per un attentato compiuto questa mattina contro la sede del Ministero degli interni e rivendicato dai talebani. La maggior parte delle vittime sono poliziotti. L’esplosione, secondo quanto riferito da un portavoce talebano, non è stata causata da un kamikaze ma da una bomba controllata a distanza.

 

Nuovo video di Al Qaeda: nel filmato, trasmesso dall’emittente araba Al Jazeera, il numero due della rete terroristica, il medico egiziano Al-Zawahiri, lancia insulti contro il Papa riferendosi al discorso pronunciato da Benedetto XVI a Ratisbona. Criticando poi anche il presidente americano, George Bush, Al-Zawahiri ha affermato che “sono passati tre anni e mezzo dai primi arresti e non ha ottenuto niente”. In Iraq, intanto, le forze americane hanno arrestato un presunto membro di Al Qaeda, sospettato di aver pianificato attentati nella cosiddetta “Zona verde” di Baghdad. Proprio nella capitale, il governo iracheno ha dichiarato un giorno di coprifuoco, con il divieto per tutti i mezzi di circolare in città, per evitare nuovi attentati.

          

Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha dichiarato, durante un discorso in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno accademico, che l’Iran non intende sospendere il programma d’arricchimento dell’uranio, “neanche per un solo giorno”.

 

In Libano, procede lentamente il ritiro israeliano dal sud. Il rallentamento delle operazioni è dovuto, soprattutto, alla festa ebraica dello Yom Kippur. Domani pomeriggio sono previsti alcuni trasferimenti che porteranno al passaggio del controllo di altri settori all’esercito libanese e ai soldati della forza di interposizione delle Nazioni Unite in Libano, l’UNIFIL.

 

Ore di angoscia in Brasile: un Boeing 737, con a bordo 155 persone, si è scontrato in volo con un jet da turismo. Subito dopo la collisione, avvenuta a sud dello Stato del Parà, l’aereo della compagnia brasiliana Gol è scomparso dagli schermi radar. Le ricerche, scattate nella notte, sono state sospese a causa della scarsa visibilità. Il jet da turismo, invece, è riuscito ad atterrare.

 

E’ arrivato in Russia il personale diplomatico russo evacuato dalla Georgia in seguito alla crisi scoppiata tra i governi di Mosca e Tbilisi per l’arresto di 4 ufficiali russi, accusati di spionaggio militare. Il ministero dell’Interno georgiano ha diffuso, intanto, un video con la testimonianza di un uomo che racconta di aver collaborato con i servizi segreti russi. Mosca ha però respinto ogni accusa e ha chiesto l’immediata liberazione degli arrestati. Ma ieri il tribunale georgiano ha prolungato di due mesi la detenzione provvisoria dei presunti agenti segreti. Dopo l’acuirsi della crisi l’esercito russo ha anche avviato il ridispiegamento di parte delle sue truppe lungo confine georgiano. Un portavoce del Ministero della difesa russo ha poi reso noto che “per il momento è sospeso il ritiro dei contingenti russi dalla Georgia”.

 

Il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, ha minacciato di rompere i legami con la Russia se la società russa Gazprom continuerà a pretendere il raddoppio del prezzo del gas. Lukashenko ha anche detto che il governo di Mosca perderebbe, così, il suo ultimo alleato in Europa. Attualmente la Bielorussia paga circa 47 dollari per mille metri cubi di gas, un prezzo di molto inferiore a quelli di mercato. Sul territorio della Bielorussia transita gas russo diretto in Polonia e Germania.

 

In Sri Lanka, nuovi scontri tra ribelli Tamil e forze speciali del governo, avvenuti ieri sera ad Ampara, hanno causato la morte di 11 guerriglieri separatisti. Poco prima, almeno 3 soldati erano rimasti uccisi per un attacco degli insorti contro un accampamento dell’esercito di Colombo. Le Nazioni Unite hanno denunciato, intanto, che i continui combattimenti stanno mettendo in serio pericolo gli sforzi per la ricostruzione avviati dopo lo tsunami che ha colpito l’isola il 26 dicembre del 2004. “Nelle regioni a nord e ad est la ricostruzione si è già fermata”, ha detto ieri l’inviato speciale del segretario generale dell’ONU aggiungendo che “i generosi sforzi donatori risultano in pericolo”.

 

In India, gli inquirenti accusano i servizi segreti pachistani di essere stati i mandanti dell'attentato contro il treno di pendolari che, lo scorso 11 luglio, ha causato 186 morti e centinaia di feriti. “Abbiamo risolto il caso – sostiene la polizia indiana – precisando  che l’attacco è stato commissionato dall’intelligence pachistana al gruppo islamico del Pakistan Lashkar-e-Taiba”. Il governo di Islamabad ha respinto ogni accusa.

 

La giunta militare del Myanmar ha arrestato tre attivisti politici, prelevati dalle loro abitazioni. Si tratta di Min Zeya e di Aye Myint, membro della Lega nazionale per la democrazia. Di un altro dissidente non si conosce ancora l’identità. A New York intanto, nella sede delle Nazioni Unite, è cominciato un dibattito storico: per la prima volta, infatti, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha in agenda un incontro per discutere della situazione dell’ex Birmania, dove da circa 40 anni è al potere una giunta militare.

          

Elezioni domani in Bosnia Erzegovina, dove 2,7 milioni di elettori sono chiamati alle urne per rinnovare le istituzioni del Paese. Gli Accordi di Dayton del 1995, che posero fine alla guerra nell’ex Jugoslavia, hanno diviso il Paese Balcanico in due entità praticamente autonome, ciascuna dotata di un proprio Parlamento e governo: la Federazione della Bosnia-Erzegovina croato-musulmana e la Repubblica serba Srpska. Il servizio di Eugenio Bonanata:

 

 

**********

Nel Paese, diviso in due entità ma unito dalle istituzioni centrali, gli elettori dovranno eleggere i tre membri della presidenza collegiale - un serbo, un croato e un musulmano, che ogni otto mesi si alterneranno alla guida dell’organismo -; i 42 deputati del Parlamento centrale - 28 per la Federazione croata-musulmana e 14 per la Repubblica Srpska –;  i 15 delegati della Camera dei popoli. I cittadini rinnoveranno poi anche le Assemblee delle due entità. La Bosnia-Erzegovina conta oltre 4 milioni di abitanti: i musulmani sono il 40 per cento, gli ortodossi il 31 per cento e infine i cattolici, il 18%. Il Paese è stato devastato dal conflitto che negli anni ‘90, in nome della pulizia etnica, ha provocato 300 mila vittime e circa due milioni di sfollati. Anche la Chiesa ha patito duramente la guerra civile. Nella sola Sarajevo, i cattolici sono passati da mezzo milione a 125 mila. Nel Paese, che è uno dei più poveri d’Europa, la ripresa economica stenta a decollare. Pesano ancora le conseguenze della guerra che ha provocato la distruzione della maggior parte delle infrastrutture. Secondo molti osservatori, è stata anche la corruzione a vanificare gli investimenti del dopo guerra. Non sorprende, quindi, l’alto tasso di disoccupazione che fa emigrare i giovani. Lo scrutinio è di importanza cruciale. I nuovi eletti, per la prima volta nella storia, dovranno guidare il Paese senza la tutela esterna. La figura dell’Alto rappresentante della comunità internazionale, incaricato di vigilare sulle istituzioni locali all’indomani degli accordi di pace – verrà infatti soppressa il 30 giugno 2007. D’altra parte, la Bosnia Erzegovina negozia con l’Unione Europea il cosiddetto Accordo di stabilizzazione e di associazione con l’UE, il primo passo nel lunghissimo cammino verso l’adesione. Tuttavia, il ritardo nel processo di riforme richieste da Bruxelles rischia di far slittare la firma degli accordi, inizialmente previsti per la fine del 2006. La Commissione elettorale centrale prevede di annunciare i primi risultati delle presidenziali a partire da domenica notte, mentre per le altre si dovrà attendere lunedì. Le elezioni del 2002 hanno visto l’affermazione delle formazioni nazionaliste, tuttavia, i sondaggi, segnalano la rimonta dei social-democratici, sia nella Repubblica Srpska che nella Federazione croata-musulmana. Su tutto però pesa la grande incognita dell’astensione che, secondo le previsioni, potrebbe superare il 50 per cento.

**********

 

Domani si vota anche in Austria, dove si profila un testa a testa tra popolari e socialdemocratici. Secondo i sondaggi, infatti, il partito popolare del cancelliere Wolfang Schüssel ha un leggero vantaggio e dovrebbe ottenere il 37 per cento delle preferenze. Il partito socialdemocratico, guidato da Alfred Gusenbauer, dovrebbe conquistare, invece, il 35 per cento dei voti. In caso di affermazione da parte dei popolari, si prevede una grande coalizione con i socialdemocratici o con i verdi.

 

Elezioni anche in Ungheria, dove si vota domani per le amministrative. La sfida più accesa è quella per la poltrona di sindaco di Budapest, finora occupata dal liberale Gaber Demszsky, sostenuto dai socialisti. Secondo la stampa locale, la consultazione costituisce un importante test per il primo ministro socialista, Ferenc Gyurcsany, dopo le recenti manifestazioni di piazza. L’ondata di proteste, che ha causato finora più di 100 feriti, è iniziata lo scorso 18 settembre in seguito alla diffusione di un discorso nel quale il primo ministro ammetteva di aver mentito sui risultati ottenuti dal suo governo per vincere le elezioni di aprile.

 

“La Turchia riconosca il genocidio armeno”. Lo ha detto il presidente francese, Jacques Chirac, in visita a Erevan, capitale dell’Armenia. “Ogni Paese – ha aggiunto Chirac commentando il possibile ingresso della Turchia nell’Unione Europea – cresce riconoscendo i propri errori”.

 

In Italia il Consiglio dei Ministri ha varato ieri la Legge Finanziaria 2007. Si tratta di una manovra di giustizia e di rigore, secondo il premier Romano Prodi. Una stangata fiscale, che colpisce soprattutto il ceto medio, secondo l’opposizione di centrodestra. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

**********

Dopo quella del 1992 che evitò la bancarotta del Paese, questa prima manovra del governo Prodi è la più pesante nella storia della Repubblica italiana: 33,4 miliardi di euro, invece dei 30 ipotizzati fino a ieri. Spiega il ministro dell’Economia Padoa-Schioppa: ci sono misure per lo sviluppo e misure per il risanamento, con l’obiettivo di riportare il deficit nei parametri europei e cogliere i segnali di ripresa. Risparmi dunque nella spesa per Stato, enti locali, pensioni e sanità. Da segnalare ad esempio l’introduzione di ticket al pronto soccorso per i casi non gravi. Ma ci sono anche interventi contro l’evasione fiscale, con le risorse impegnate per il taglio del cuneo fiscale e per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego. Un’attenzione particolare viene assicurata per scuola e mezzogiorno. Quanto alla famiglia, sono previsti assegni familiari per i redditi medio-bassi, bonus di 2.500 euro per i nuclei con figli da 0 a 3 anni, bonus affitti per giovani coppie. Ma a far discutere è anche il pacchetto fiscale, che i tecnici stanno mettendo a punto. Aumenta l’IRPEF per i redditi sopra i 70 mila euro; detrazioni per quelli sotto i 40 mila. Sale la cosiddetta no tax area, per lavoratori e pensionati. Proprio su pensioni e tasse si concentrano i maggiori attacchi dell’opposizione, con l’ex ministro dell’Economia Tremonti che accusa il governo di mettere le mani nelle tasche dei cittadini, colpendo soprattutto il ceto medio. Accuse respinte da Prodi e Padoa-Schioppa, che parlano invece di Finanziaria di equità e sviluppo.  Ma certamente, come dimostra la riunione fiume del consiglio dei ministri, fino all’ultimo ci sono state forti tensioni all’interno della maggioranza, soprattutto sul pacchetto fiscale. La tenuta del compromesso raggiunto ieri sarà verificata quando la Finanziaria andrà all’esame del Parlamento. Considerato il primo vero banco di prova per il governo Prodi.

**********

 

Negli Stati Uniti, il Senato ha approvato ieri il decreto per il completamento della barriera di 1125 chilometri al confine con il Messico. La decisione, che conferma quella del Congresso, viene ritenuta la “migliore” per limitare il flusso di migranti clandestini, quest’anno oltre un milione e 200 mila. Il governo messicano, invece, ritiene che la costruzione del muro non sarà positiva per le relazioni tra Stati Uniti e Messico.

 

In Uganda, il sedicente gruppo Lord’s Resistance Army ha annunciato alla stampa di “riprendere i negoziati di pace nell’esclusivo interesse del popolo ugandese”. I colloqui di pace, nel Sudan meridionale, erano stati bloccati nei giorni scorsi per le accuse, sia dei ribelli sia del governo, di aver violato la tregua.

 

 

=======ooo=======