RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 266 - Testo
della trasmissione di sabato 23 settembre
2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il Vangelo di domani: il
commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
Messaggio
preparatorio al IV Convegno ecclesiale decennale di Verona dei vescovi del Triveneto
XI edizione delle “Giornate europee del patrimonio”
In Iraq, nel giorno dell’inizio del Ramadan, un
attentato nel quartiere sciita di Baghdad ha fatto oltre 30 morti
23 settembre 2006
DIALOGO
SINCERO E RISPETTO RECIPROCO SONO FONDAMENTALI
PER
STABILIRE BUONE RELAZIONI TRA CRISTIANI E MUSULMANI.
LO HA
RIBADITO OGGI IL PAPA NELL’UDIENZA AI VESCOVI DEL CIAD
Benedetto XVI è tornato stamane
a parlare di rapporti tra cristiani e musulmani, ricevendo in udienza i vescovi
del Ciad, in visita ad Limina Apostolorum,
incoraggiando il “dialogo sincero” ed il “rispetto reciproco”, sostenuti dalla
“mutua conoscenza”. Il servizio di Roberta Gisotti:
**********
Sono “generalmente buone” in Ciad le relazioni tra
cristiani e musulmani, grazie in particolare alla ricerca di una migliore
conoscenza mutua”, si è rallegrato Benedetto XVI incoraggiando i presuli “a
proseguire le collaborazioni in un spirito di dialogo
sincero e di rispetto reciproco al fine di aiutare ciascuno a condurre una vita
conforme alla dignità ricevuta da Dio, con la preoccupazione di un’autentica
solidarietà e d’uno sviluppo armonico della società”. Da parte sua, il
presidente della conferenza episcopale del Ciad, mons. Bouchard
ha segnalato il progressivo avanzare dell’Islam nel Paese, nei settori
dell’amministrazione, del commercio della politica, e la costruzione di
numerose moschee anche in villaggi dove non ci sono musulmani, e le pressioni
alla conversione all’Islam esercitate sui capi dei villaggi e sui giovani. I
presuli hanno anche lamentato il pericolo costante della guerra nel loro Paese.
Consolidare “la fraternità tra le diverse comunità che
compongono
LA RECONNAISSANCE DE LA DIGNITE DE CHACUN, DE L’IDENTITE…
“Il riconoscimento della dignità di ciascuno,
dell’identità di ogni gruppo umano e religioso, e della loro libertà a
praticare la propria fede, fa parte dei valori comuni della pace e della
giustizia che devono essere promossi da tutti e per i quali i responsabili
della società hanno un ruolo importante da giocare”.
Riguardo le priorità della Chiesa
in Ciad, il Santo Padre, ha raccomandato “la partecipazione regolare dei fedeli
ai Sacramenti, in particolare all’Eucarestia”; “una
solida formazione religiosa, fondata su forti convinzioni spirituali”, che
permetta di testimoniare i valori cristiani nella società; il “discernimento
delle vocazioni” nei Seminari;
“l’urgenza di proclamare la verità integrale sul matrimonio e la famiglia”, che
“suppone un amore indissolubile e fedele degli sposi”; infine “l’azione
caritativa” “a servizio dello sviluppo dell’educazione, della salute, e anche
dell’accoglienza dei rifugiati”, e “verso le persone nel bisogno, senza alcuna
distinzione d’origine”.
**********
FORMAZIONE
ACCURATA DI SACERDOTI E SEMINARISTI PER INCULTURARE
CON
EFFICACIA E CORAGGIO IL VANGELO, ANCHE NELLE ZONE PIU’ DIFFICILI:
L’ESORTAZIONE
DI BENEDETTO XVI AI VESCOVI PRESENTI
AL
SEMINARIO DI AGGIORNAMENTO,
PROMOSSO DA PROPAGANDA FIDE
L’inculturazione del Vangelo nelle terre di missione ha
bisogno di dedizione, purezza di fede e coraggio, talvolta fino al sacrificio
della vita. Benedetto XVI ha accolto con questi pensieri i 98 vescovi
partecipanti al Seminario di aggiornamento promosso dalla Congregazione per
l’Evangelizzazione dei Popoli, guidata dal cardinale prefetto, Ivan Dias. Il Papa ha salutato, attraverso i presuli presenti,
le loro comunità di provenienza - “giovani e piene di entusiasmo”, ha detto -
dove il messaggio di Cristo sta toccando molti cuori. Il servizio di Alessandro
De Carolis.
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Oggi come ieri, il mondo “ascolta più volentieri i
testimoni che i maestri”. Benedetto XVI fa propria la celebre espressione di
Paolo VI per definire il livello sul quale deve muoversi l’evangelizzazione.
“Essa – ha riconosciuto all’inizio del suo intervento – mostra promettenti
segni di sviluppo”, nonostante i contesti talvolta duri e difficili nei quali
gli evangelizzatori devono muoversi. Circostanze in alcuni casi estreme, ha
osservato il Papa, che trasformano gli sforzi “non indifferenti” per inculturare il Vangelo in un sigillo di sangue: come quello
versato da tantissimi sacerdoti, religiose e laici
nelle terre di missione, ieri come oggi:
“Nei giorni scorsi, al numero di questi eroici testimoni del Vangelo si è
aggiunto il sacrificio di suor Leonella Sgorbati,
missionaria della Consolata, barbaramente uccisa a Mogadiscio, in Somalia.
Questo martirologio adorna, ieri come oggi, la storia della Chiesa e, pur nella
sofferenza e nell’apprensione, mantiene viva nel nostro animo la fiducia d’una
gloriosa fioritura di fede cristiana, poiché, come afferma Tertulliano, 'il sangue dei
martiri è seme di nuovi cristiani'” .
Solo in Cristo, ha affermato Benedetto XVI, la “fatica
apostolica” trova “l’ardore intrepido” che non fa temere “nemmeno la
persecuzione e la morte”. Il Papa ha dunque esortato i vescovi ad essere i
primi esempi irreprensibili e fedeli nella trasmissione della fede, in
particolare per i sacerdoti e i seminaristi:
“E’ motivo di gioia e di consolazione costatare che in molte vostre
Chiese si assiste ad una costante fioritura di vocazioni al sacerdozio e alla
vita religiosa, dono meraviglioso di Dio da accogliere e promuovere con
gratitudine e zelo. Sia vostra preoccupazione dotare i seminari di un numero
sufficiente di formatori, scelti e preparati con cura, i quali siano anzitutto esempi e modelli per i seminaristi. (…) Dalla preparazione dei futuri sacerdoti e di tutti gli
altri operatori della pastorale, in particolare dei catechisti, dipende
l'avvenire delle vostre Comunità e quello della Chiesa universale”.
Come “sentinelle del Popolo di
Dio – ha raccomandato ancora Benedetto XVI - evitate con fermezza e coraggio le
divisioni, specie quando sono dovute a motivi etnici e
socio-culturali. Esse attentano infatti all’unità
della fede e indeboliscono l’annuncio e la testimonianza del Vangelo di Cristo,
che – ha concluso il Papa, invocando anche l’intercessione di S. Pio da Pietrelcina - è venuto nel mondo per fare dell’intera
umanità un popolo santo e una sola famiglia dove Dio è Padre di tutti”.
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ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Stamane il Papa ha ricevuto anche il
cardinale Edmund Casimir Szoka, presidente emerito della Pontificia Commissione per
lo Stato della Città del Vaticano e del Governatorato dello Stato della Città
del Vaticano.
Il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico in Swaziland
mons. James Patrick Green,
arcivescovo titolare di Altino, nunzio apostolico in
Sud Africa, Lesotho, Namibia
e delegato apostolico in Botswana.
VIVO RAMMARICO DELLA SANTA SEDE
PER L’ESECUZIONE DI TRE CATTOLICI IN INDONESIA
- La testimonianza di padre Silvano
Laurenzi -
“
“Collocandosi
su un piano strettamente umanitario, ispirato alla nota posizione della Chiesa
cattolica sulla pena di morte, e tenendo ben presenti le particolarità del doloroso
caso – si legge ancora nel comunicato –
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R. – Si tratta di un’ingiustizia, proprio inumana, l’aver
fucilato queste tre persone che non hanno responsabilità diretta, anzi, li
hanno uccisi proprio per farli tacere, perché conoscevano il segreto di tutta
la vicenda che è avvenuta circa sei anni fa. L’avvocato che ha difeso questi
tre cattolici ha
rivolto un appello alla Corte internazionale di giustizia per denunciare questa
ingiustizia qui, in Indonesia, dove si nascondono i veri responsabili.
D. – Ecco: qual è ora il sentimento che prevale, oltre
all’amarezza, tra i fedeli – almeno per le testimonianze che lei ha potuto
raccogliere …
R. – Dunque, c’è questa tristezza, sì: però c’è, per
fortuna, tanta calma. Addirittura, durante questi incidenti avvenuti a Timor
Ovest, in generale la polizia del luogo è intervenuta subito e come prima cosa ha cercato il
vescovo: il vescovo è riuscito a riportare la calma. Anche questo è positivo!
D. – Ci può essere qualche ripercussione di questa vicenda
dolorosa nei rapporti tra la comunità cristiana e la stragrande maggioranza
degli indonesiani che sono di fede musulmana?
R. – Non credo, perché l’atteggiamento dei cattolici è
quello evangelico. A parte quello che è avvenuto a Timor Ovest, qui i cattolici
sono tutti calmi, non reagiscono con la forza, agiscono solo con la preghiera,
con il silenzio, con il pianto. Io penso che non avverranno altre
dimostrazioni.
D. – C’è la speranza che questa vicenda possa aprire un
dibattito sull’abolizione della pena di morte in Indonesia, come chiedono in
tanti: per esempio, l’Unione Europea …
R. – Certamente qualcosa otterranno. Scava dentro, crea
della mentalità, perché sanno già che il mondo cattolico, il mondo occidentale
è contro la pena di morte. Si sperava che il presidente facesse un atto di
clemenza, che invece non c’è stato, purtroppo. Anche molti islamici erano
d’accordo su questo. Addirittura alla radio c’è stata la testimonianza di un
musulmano che diceva: “Si pensava che il nostro mondo indonesiano fosse civile,
invece siamo ancora barbari”.
**********
L’OSSERVATORE DELLA SANTA SEDE ALL’ONU DI GINEVRA, MONS.
TOMASI:
LE
DISCRIMINAZIONI RELIGIOSE SONO ANCORA NUMEROSE E ATTUALI NEL MONDO,
URGONO
CAMPAGNE MEDIATICHE E FORMAZIONE PER EDUCARE ALLA TOLLERANZA
- A
cura di Alessandro De Carolis -
A vent’anni dalla loro adozione, i principi contenuti
nella Dichiarazione ONU per l’eliminazione di tutte le forme di intolleranza e di
discriminazione basate sulla religione o sul credo sono lungi dall’essere un
obiettivo assodato. La critica è stata mossa dall’osservatore della Santa Sede
presso le Nazioni Unite di Ginevra, l’arcivescovo Silvano Tomasi,
durante un intervento alla seconda Sessione del Consiglio per i diritti umani.
“In alcuni Paesi – ha affermato mons. Tomasi –
intolleranza e atti di violenza diretti in particolare contro persone e
comunità di differenti religioni violano i loro diritti in molti modi”.
Inoltre, ha detto ancora l’osservatore vaticano, le strutture legali non sono
“sufficientemente sviluppate” per proteggere le minoranze religiose. Per
arginare questo stato di cose, ha concluso mons. Tomasi,
sarebbe necessario l’aiuto di media e di pubblicazioni che stimolino
l’importanza della dialogo, senza messaggi “falsi o ambigui” che provochino
l’intolleranza e impediscano “un futuro di convivenza”.
GRANDE ATTESA PER L’INCONTRO DI LUNEDI’ A CASTEL GANDOLFO
TRA IL PAPA E GLI AMBASCIATORI DEI PAESI A
MAGGIORANZA MUSULMANA
- Interviste con Ahmad Fahima,
Albert Yelda, mons. Henri Teissier,
Shahrzade Houshmand e don Alberto
Pacini -
C’è grande attesa per l’incontro
che il Papa avrà lunedì prossimo a Castel Gandolfo
con gli ambasciatori dei Paesi a maggioranza musulmana accreditati presso
**********
r. - this is
absolutely perfect step…
“Questo
è certamente il passo perfetto, più importante e considerevole che poteva compiere il
Papa. Io dico che è un buon passo avanti per un maggior dialogo interreligioso”.
E’ quanto ha detto il primo segretario dell’Ambasciata
dell’Iran presso
R. - this
is a very positive …
“Questa
iniziativa del Papa è vista in modo molto positiva da
me, dai rappresentanti dei Paesi arabi presso
L’incontro
vuole rilanciare il dialogo dopo le reazioni suscitate da una non corretta interpretazione
del discorso del Papa all’Università di Ratisbona. Ma
come riconfermare il clima di fiducia tra cristiani e musulmani? Massimiliano
Menichetti lo ha chiesto all’arcivescovo di Algeri Henri
Teissier:
R. - Bisogna incontrarci, lavorare insieme per il bene
comune, quando viene la fiducia viene finalmente anche l’amicizia. Quando
lavoriamo insieme, per esempio, per i bambini handicappati ecc… la gente
capisce che, pur essendo noi cristiani e loro musulmani, possiamo fare tante
cose insieme. Quando c’è l’amicizia allora possiamo affrontare le difficoltà
che vengono.
Il Papa nel discorso all’Università di Ratisbona
ha incoraggiato “a un dialogo positivo, anche autocritico”, armonizzando fede e
ragione. Ascoltiamo in proposito l’opinione della teologa musulmana iraniana Shahrzade Houshmand, al microfono
di Giancarlo
R. – Noi condividiamo proprio ciò che ha detto Benedetto XVI, che
la ragione è essenziale, soprattutto quando, in armonia con la fede, diventa
veramente una forza grandissima per portare avanti e in alto l’essere umano. Condanniamo,
con lui, l’uso della religione come mezzo di violenza. Ritorniamo sempre
all’essenziale, credendo in un unico Dio. Allora, come monoteisti, speriamo di
poter collaborare insieme per poter testimoniare un’unica verità ad un mondo
che ha oggi grande difficoltà a credere. Poi riguardo soprattutto
al mondo cristiano, noi abbiamo nel Corano versetti significativi: “Tu,
Profeta, troverai i più vicini nell’amore e nell’amicizia tra coloro che
credono, coloro che dicono: noi siamo cristiani”. Questi sono dei
versetti molto significativi nel dialogo interreligioso, ma soprattutto fra
musulmani e cristiani.
E questo, infine, è il commento del teologo don Andrea Pacini, consultore della Commissione per i rapporti
religiosi con i musulmani presso il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, intervistato da
Fabio Colagrande:
R. – Io credo che il discorso del
binomio ragione-fede sia un discorso molto importante, che tra l’altro è
veramente, direi, la prospettiva del dialogo,
- che non per niente nella sua stessa etimologia greca richiama all’uso
della ragione per confrontarsi con l’altro: ma credo che tutto questo implica,
come ha fatto notare il Papa, un atteggiamento di sana autocritica che ciascun
interlocutore di un dialogo è chiamato ad avere. Questo significa anche accettare
eventuali critiche o chiarimenti, che si possa chiedere alla controparte e
rispondergli con delle argomentazioni razionali. Io credo che tutto questo vuol
dire che è importante vivere la propria appartenenza di fede in maniera
dialogica, attraverso un sano esercizio critico. Allora questo richiamo del
Papa è un richiamo serio, che però può fare anche
timore.
D. – Quali sono le prospettive di questo dialogo?
R. – Io sono fiducioso che il dialogo possa proseguire e
possa farlo con maggior vigore e forse superando anche, come dire, qualche
ambiguità da cui finora è stato - pur con le migliori intenzioni - forse
ammantato. Credo sia molto importante porre al centro del dialogo alcuni temi
centrali, ad esempio la centralità della persona umana, la sua dignità
fondamentale, i suoi diritti fondamentali e quindi non usare violenza verso le
persone, anche in materia di fede, garantire uguaglianza di diritti. Questi
sono davvero temi centrali per la convivenza pluriculturale
e plurireligosa del giorno d’oggi in cui la ragione
gioca un ruolo fondamentale e in cui, ripeto, le religioni sono chiamate a dare
un contributo forte e ineludibile.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - Nel discorso ai presuli della
Conferenza episcopale del Ciad, Benedetto XVI ha affermato che è lieto di
sapere che nel Paese i rapporti fra cristiani e musulmani sono generalmente
buoni, grazie soprattutto alla ricerca di una migliore conoscenza reciproca.
Il discorso del Papa ai vescovi partecipanti al
Corso di aggiornamento promosso dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei
Popoli: la vostra fatica apostolica - ha detto il Santo Padre - domanda
l'ardore intrepido di chi per il Signore non teme nemmeno la persecuzione e la
morte. Benedetto XVI ricorda il sacrificio di suor Leonella Sgorbati.
Servizio estero - L'intervento della Santa Sede sul
tema: “Riconoscimento effettivo dei diritti e delle responsabilità dei
migranti, via per lo sviluppo”.
Servizio culturale - Un articolo di Danilo Mazzoleni dal titolo “Un viaggio tra le rovine di Selinunte, la città che prese il
nome dal prezzemolo selvatico”: l'intera area è oggi divenuta un parco
archeologico di grande interesse storico-artistico.
Servizio italiano - In rilievo il tema degli
incidenti sul lavoro.
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23 settembre 2006
CULTURA,
CHIESA E POLITICA PROTAGONISTI DI
UN SITO WEB
REALIZZATO
IN VISTA DEL CONVEGNO ECCLESIALE DI VERONA
-
Intervista a Riccardo Moro -
Riflettere insieme e confrontare idee sul futuro della
Chiesa italiana e dei movimenti cattolici. E’ l’obiettivo di
www.dialogosonline.it, una testata web nata in vista
del Convegno ecclesiale di Verona – in programma dal 16 al 20 ottobre – per
promuovere il dialogo attraverso gli strumenti della moderna comunicazione. Tre
gli argomenti principali di confronto: cultura, Chiesa e politica. Paolo
Ondarza ne ha parlato con Riccardo Moro, tra i promotori dell’iniziativa:
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R. - E’ un’opportunità di dibattito, di forum, provocati
dal documento preparatorio del Convegno ecclesiale di Verona. A noi sembrava
che uno strumento che usasse nuove tecnologie da mettere a disposizione di
tutta la comunità ecclesiale, potesse essere utile. Molti dicono che i cattolici
parlano poco, noi pensiamo che forse non sia vero. Con questa iniziativa
vogliamo suscitare un ampio dibattito.
D. – Perché è stato proprio il Convegno di Verona a dare
il “la” a questa iniziativa?
R. – Perché c’è un documento preparatorio. Propone un tema
che a noi è particolarmente caro e cioè quello della riflessione tra la
dimensione di incertezza in cui viviamo e una esigenza
di scelte permanenti. E’ una questione che esiste sul piano sociale, c’è una domanda
di sicurezza a cui la flessibilità, ad esempio, non
risponde ma è una condizione che esiste anche sul piano etico. I nostri giovani
ritardano le scelte fondamentali, ritardano la scelta anche matrimoniale o
magari non la fanno. A noi piacerebbe ragionare di queste cose e ci piacerebbe poter
essere uno stimolo.
D. – A partecipare al dialogo, sono chiamate firme
autorevoli, nomi della cultura, del mondo ecclesiastico e della politica. Per
chi accede al vostro sito, c’è spazio?
R. – Sì, quello che abbiamo voluto che fosse
caratteristico di questo sito, è la possibilità di contribuire da parte dei
“navigatori”. E’ possibile inviare contributi, articoli, ma è anche possibile
reagire direttamente e vedere la propria risposta - un articolo o il proprio commento
- agli articoli che compaiono direttamente on line. In
questo senso ci piacerebbe che potesse essere una voce anche per i giovani.
Molti giovani usano con grandissima familiarità lo strumento informatico;
saremo soddisfatti se www.dialogosonline.it potesse diventare effettivamente uno strumento
efficace anche per dare voce ai tanti giovani della comunità ecclesiale.
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Domani, 24 settembre, 25a domenica del Tempo Ordinario,
«Se uno vuol essere
il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti».
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del
teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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Cristo entra
in pieno territorio della Galilea e non vuole che alcuno lo sappia. Ormai è
chiaro perché: Lui è il Messia nell’amore del Padre, mentre la gente proietta
su di Lui la propria immaginazione messianica. Ai discepoli, cioè ai più
intimi, ridice l’annuncio della sua Passione, ma loro non capiscono e non osano
neanche chiedere spiegazioni: la loro mente è occupata dai loro ragionamenti.
Discutono su chi sia il più grande tra di loro, mentre
Cristo sta contemplando l’ora della Redenzione, la piena realizzazione
dell’amore del Padre per gli uomini, l’ora della sua Pasqua. Ma, infatti, i
discepoli con il proprio ragionamento esprimono la necessità di essere redenti,
cioè amati da qualcuno senza sentire il bisogno di affermare di esserci. “Quanto il cielo sovrasta la terra tanto i miei pensieri sovrastano
i vostri pensieri”: chi ama con l’amore di Cristo sa che l’amore passa attraverso
la propria morte e così l’uomo salva la propria vita: ma chi pensa di amare
senza il sacrificio di sé si illude in false ambizioni.
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23 settembre 2006
La Conferenza episcopale spagnola ha confermato l’accordo
con il governo di madrid per la riforma del sistema di finanziamento alla
Chiesa cattolica. La normativa prevede la fine dei versamenti diretti da parte
dello Stato ma assicura un aumento della quota
dei versamenti volontari dei cittadini
MADRID. = In una nota la Conferenza episcopale spagnola ha
confermato oggi il raggiungimento di un accordo con il governo per la riforma
del sistema di finanziamento alla Chiesa cattolica che prevede, a partire dal
prossimo anno, la fine dei versamenti diretti da parte dello Stato, assicurando,
come chiesto dai vescovi, un aumento della quota di versamenti volontari da
parte dei cittadini. La riforma, che prevede anche l’applicazione dell’IVA
sulle operazioni mobiliari e immobiliari come chiesto dall’Unione Europea, va
in direzione dell’“autofinanziamento” auspicato dall’esecutivo guidato da Zapatero. Secondo la nuova normativa i vescovi dovranno
presentare ogni anno un prospetto al governo per spiegare come hanno impiegato
i contributi volontari. L’accordo, annunciato ieri dalla vice premier, Maria
Teresa Fernandez de la Vega,
che lo ha definito uno strumento di maggiore trasparenza nel sistema, prevede un
aumento dallo 0,52% allo 0,7% della quota di contributi volontari dei cittadini
attraverso l’Irpef. La Chiesa aveva chiesto di
portare questa quota allo 0,8%. I vescovi hanno atteso qualche ora per ricevere
la copia dell’accordo e quindi confermare il raggiungimento dell’intesa. Secondo fonti episcopali questa discrepanza temporale è
dipesa dal fatto che l’esecutivo ha voluto anticipare l’annuncio dell’accordo
in coincidenza con l'approvazione del nuovo bilancio dello stato, da cui provengono
i fondi per la Chiesa. Così nel 2006 la Chiesa riceverà quasi 145 milioni di euro
come dotazione di bilancio, contro i 141 del 2005. Di questi, poco più di 30 milioni
rappresentano il finanziamento diretto dello Stato, mentre il resto è un anticipo
dei contributi dei fedeli attraverso la dichiarazione dei redditi. Il finanziamento
diretto, considerato “transitorio” nella strada verso l'autofinanziamento,
finora è Stato sempre prorogato dai governi, sia da quello di Aznar che da quello socialista. Il sistema di finanziamento
appena modificato aveva sostituito il precedente a partire dal 1988. Il primo
sistema, concordato all’inizio del 1979, pochi giorni dopo l’entrata in vigore
della Costituzione, contemplava il solo contributo statale. Tuttavia, come ha
ricordato de la Vega, gli accordi del 1979 prevedevano
la progressiva sostituzione con un sistema di contributi volontari attraverso
la dichiarazione dei redditi. (E.B.)
i vescovi brasiliani chiedono agli elettori una
scelta consapevole
in occasione delle prossime elezioni presidenziali.
In un documento
dello scorso mese di maggio la conferenza episcopale locale
invitava
a valutare il profilo etico di ciascun candidato
BRASILIA. = Il prossimo primo ottobre gli elettori del
Brasile si recheranno alle urne per scegliere il nuovo presidente del Paese. In
vista dell’appuntamento elettorale, lo scorso mese di maggio, la Conferenza
nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB) aveva pubblicato un documento nel
quale si evidenzia un insieme di proposte per scegliere i candidati tenendo
presenti dei presupposti etici. Così, in una lunga nota di 36 pagine, i vescovi
richiamano il valore della Dottrina sociale della Chiesa e, in particolare,
rilevano l’importanza della dignità della persona umana nella prospettiva di
una società giusta. I presuli ribadiscono inoltre il concetto della politica
come una forma sublime dell’esercizio della carità e come pratica dell’etica
pubblica, che ripudia la corruzione endemica esistente nel Paese. Per questo –
aggiungono – è necessario eleggere i candidati capaci di orientare il Paese
verso nuove strade per dare così risposte adeguate ai bisogni dei più poveri.
Tra le molte proposte i vescovi brasiliani parlano della necessità di
democratizzare lo Stato, dell’ampliamento della partecipazione popolare, della
revisione del modello economico nonché del processo di “mercificazione della
vita”. Servono maggiori opportunità di lavoro – afferma la Conferenza episcopale – ma serve anche fortificare la sovranità della
nazione, democratizzare l’accesso alla terra e al suolo urbano, proteggere l’ambiente,
in particolare in Amazzonia. I presuli insistono con
forza sul dovere supremo di difendere la vita, dalla sua concezione fino alla
sua fine naturale, rifiutando ogni progetto che pretenda legalizzare l’aborto o
l’eutanasia. I brasiliani sono quindi chiamati a discernere sul profilo etico e
le competenze dei candidati, rifiutando quelle piattaforme elettorali che camuffano
interessi particolari o che sottovalutano il bene comune. Scongiurando
l’astensionismo, i vescovi invocano dunque la consapevolezza degli elettori per
un nuovo modello sociale in Brasile. Citando Giovanni Paolo II (Esortazione apostolica
post-sinodale “La Chiesa in America), i vescovi ricordano ancora che sviluppo e
crescita devono camminare insieme con la distribuzione giusta della ricchezza.
In conclusione si richiamano le parole di Benedetto XVI: “il
compito immediato di operare per un giusto ordine nella società è invece
proprio dei fedeli laici. Come cittadini dello Stato, essi sono chiamati a
partecipare in prima persona alla vita pubblica”. (E.B.)
“che i cristiani ritrovino il coraggio dell’incontro
e del confronto aperto con culture anche molto diverse che sono presenti tra
noi”.
E’ l’’auspicio
dei vescovi del triveneto contenuto in un messaggio
preparatorio del IV Convegno ecclesiale decennale di
Verona
VERONA. = I credenti e le comunità cristiane devono
prendere coscienza di essere chiamati a testimoniare la loro speranza in un
mondo complesso, segnato da profonde trasformazioni culturali. E’ quanto
affermano i vescovi del Triveneto in un documento diffuso oggi, in preparazione
del IV Convegno ecclesiale decennale in programma a Verona dal 16 al 20 ottobre
prossimo. Richiamando l’importanza dell’incontro, che culminerà con la presenza
di Benedetto XVI, i vescovi sottolineano che è urgente “la riscoperta di un rinnovato
slancio testimoniale e missionario che renda trasparente il Vangelo come motivo
di speranza per il nostro mondo”. Il documento – diffuso dall’agenzia Sir – sottolinea inoltre che “non hanno senso un’esperienza
cristiana vissuta come fatto privato e comunità cristiane
ripiegate su se stesse in atteggiamenti difensivi o consolatori”. I
vescovi auspicano così che “i cristiani ritrovino il coraggio dell’incontro e
del confronto aperto con culture anche molto diverse che sono presenti tra
noi”. “Saper rispondere, con dolcezza, rispetto e buona coscienza, a chiunque
chiede ragione della speranza che è in loro – aggiungono - è divenuto un
compito più impegnativo che in altri tempi”. Tra le cause di questa accresciuta
difficoltà, “il pluralismo culturale e religioso, il diverso approccio ai
problemi dell'etica, la sfida della scienza e dell'economia, l'indebolimento
della verità e del senso dell'esistenza”. Per questo - concludono i presuli -
“i cristiani devono essere culturalmente attrezzati, educati al dialogo
autentico, formati al discernimento su ciò che è vero e giusto”. (E.B.)
IN
MESSICO CON LA Marcia “per la famiglia e
per la vita” si conclude DOMANI
la Campagna annuale per rafforzare la famiglia e
combattere
il grande numero di suicidi tra bambini e giovani
CITTA’ DEL MESSICO. = Con una grande marcia per la
famiglia e la vita che percorrerà le principali strade di Città del Messico, si
concluderà domani l’annuale Campagna promossa dal Movimento per la Vita del
Messico. La Campagna 2006, dal tema “La tua famiglia vale di più", è
iniziata il 10 settembre con una Celebrazione eucaristica nella Cattedrale, presieduta
dal cardinale Juan Sandoval
Íñiguez, arcivescovo di Guadalajara.
Il Movimento per la Vita realizza questa Campagna ogni anno per rispondere ai numerosi
i problemi che colpiscono le famiglie messicane, come la disintegrazione familiare
o la violenza intrafamiliare che provoca molti
suicidi fra i giovani. Proprio i risultati ottenuti l’anno scorso, tra i quali
spicca la diminuzione del 13 % dei suicidi, hanno
incoraggiato gli organizzatori a continuare su questa strada. Come afferma
l’agenzia Fides, suor Bertha López
Chávez, coordinatrice generale del Movimento per la
Vita, durante la presentazione delle attività, ha fatto appello alla società
civile perché si unisca in questo sforzo, “con la forza dell'amore e della
verità”. Tra le principali attività della Campagna: il
Congresso intitolato "La famiglia per la vita, con la forza dell'amore e
della verità"; l’assegnazione del premio “Giovanni Paolo II alla
famiglia”; l’Expo-vita - Expo-famiglia,
che ha mostrato i diversi servizi di assistenza alle famiglie affinché possano
far fronte alle sfide del mondo attuale. (E.B.)
Domenica prossima i Musei
vaticani e tuttE le catacombe di roma saranno
aperte gratis al pubblico in occasione della XI
edizione
delle “Giornate europee del patrimonio”
- A
cura di Eugenio Bonanata -
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ROMA. = Visitare gratuitamente i Musei Vaticani e tutte le
catacombe di Roma. E’ l’iniziativa promossa domenica prossima dalla Santa Sede
in occasione delle “Giornate Europee del Patrimonio”. L’obiettivo della
consueta manifestazione, organizzata a partire dal 1991 dal Consiglio d’Europa
e con il contributo dalla Comunità Europea, è quello di avvicinare i cittadini
al patrimonio culturale di ciascuno Stato offrendo libero ingresso nelle aree
archeologiche, nei musei, nelle gallerie e in altre sedi espositive. E sono più
di 40 i Paesi che quest’anno aderiscono alla manifestazione, lanciata
ufficialmente il 21 settembre al Museo dell’Hermitage
di San Pietroburgo, in Russia. Alla realizzazione del
programma promosso dalla Santa Sede, sul tema “La carità per la solidarietà nel
patrimonio delle ‘misericordie’”, hanno collaborato la Pontificia Commissione
per i Beni Culturali della Chiesa, i Musei Vaticani e la Pontificia Commissione
di Archeologia Sacra. Così nell’ambito dei Musei Vaticani, sarà aperto il Museo
Cristiano di Benedetto XIV, recentemente restaurato, con una presentazione
delle raccolte ispirata al tema di quest’anno. Fra gli altri appuntamenti – segnala
l’Agenzia Zenith - prevista l’inaugurazione della
mostra fotografica dal titolo “La carità, la solidarietà e le catacombe”, che
si terrà presso la Catacomba di S. Callisto a Roma. L’Italia, che partecipa dal
1995 con un numero sempre crescente di iniziative, dedica questo
fine settimana al tema “Un patrimonio venuto da lontano”.
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23 settembre 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco e Marco Guerra -
In
Iraq, un popoloso quartiere a maggioranza sciita di Baghdad è stato teatro di
un sanguinoso attacco costato la vita ad oltre 30 persone. L’attentato è stato
compiuto in concomitanza con l’inizio del Ramadan, mese dell’anno nel quale è
iniziata, secondo la tradizione islamica, la rivelazione del Corano. Proprio
nei giorni scorsi, le forze della coalizione avevano elevato il livello di
allerta temendo nuovi scontri tra sciiti e sunniti durante il Ramadan. Nella
lotta contro il terrorismo, si deve comunque segnalare un’importante cattura:
le autorità irachene hanno annunciato, infatti, l’arresto del leader del gruppo
armato “Ansar Al-Sunna”, affiliato alla rete di Al Qaeda.
Secondo i Servizi
segreti sauditi,
il leader di Al Qaeda, Osama
Bin Laden, sarebbe morto in
Pakistan il 23 agosto del 2006, per una febbre tifoide. Ma il governo del
Pakistan ha smentito di avere ricevuto notizie sulla morte di Bin Laden da Servizi segreti di
altri Paesi. Il presidente francese, Jacques Chirac, ha detto che l’informazione “non è confermata”.
In Afghanistan,
proseguono gli attacchi dei ribelli talebani: il ministro degli Interni del
Paese asiatico ha riferito che almeno 19 operai afghani hanno perso la vita,
ieri, in un agguato contro l’autobus sul quale viaggiavano.
In
Israele e Libano hanno ricevuto vasta eco e reazioni contrapposte le
dichiarazioni del leader degli Hezbollah, Hassan Nasrallah, che ha parlato ieri davanti a circa un milione di persone
radunate in un piazzale nella periferia meridionale di Beirut, per celebrare
quella che è stata definita una vittoria “divina, storica e strategica” contro
lo Stato ebraico. Il nostro servizio:
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Il
premier libanese, Fouad Sinora, ha definito
“costruttivo” il discorso di Nasrallah sottolineando
come l’importanza data alla ricerca del dialogo possa essere decisiva per
l’avvenire. In Israele, invece, il portavoce del ministero degli Esteri ha
usato l’espressione “spacconata” riferendosi al proclama di vittoria da parte
del capo degli Hezbollah. Ma tra le polemiche e le divisioni si deve comunque
registrare un evento significativo per la stabilità del Paese dei cedri:
l’esercito libanese ha infatti preso posizione per la
prima volta lungo la linea di confine con Israele. Il compito dei militari
libanesi e dei soldati dell’ONU è però difficile e non privo di ostacoli: gli
Hezbollah, infatti, non intendono deporre le armi. Il loro capo Nasrallah, che non appariva in pubblico dall’inizio del
conflitto, ha detto ieri che “nessun esercito al mondo potrà disarmare i suoi
guerriglieri”. “La resistenza – ha precisato - ha oggi più di 20 mila razzi ed
è più forte di quanto lo fosse prima del 12 luglio”, giorno dell’avvio
dell’offensiva israeliana in Libano. Parlando della missione dell’UNIFIL, la
forza di interposizione dell’ONU, Nasrallah ha poi
affermato che i soldati delle Nazioni Unite sono “i benvenuti”. Ma “la loro
missione - ha aggiunto – deve rimanere quella definita dalla
risoluzione 1701”, che prevede un’azione congiunta di militari dell’ONU
e dell’esercito libanese. “Non tentino – ha infine ammonito Nasrallah
– di disarmare la resistenza né di prendere informazioni” sui combattenti
Hezbollah.
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Stati
Uniti, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania avrebbero concordato
quali provvedimenti applicare contro l’Iran, se i negoziati sul programma
nucleare di Teheran dovessero
fallire. Secondo fonti diplomatiche, le prime sanzioni
riguarderebbero gli scambi e la cooperazione legati all’attività nel settore
nucleare e nella realizzazione di missili balistici. I provvedimenti, oltre a
beni e servizi, colpirebbero anche i viaggi di fisici e scienziati e il
finanziamento di ricerca.
“Sorridete, la patria e il mondo vi guardano”.
E’ l’ordine dato, secondo il quotidiano Bangkok Post,
dal generale Sonthi che ha pianificato, in
Thailandia, il colpo di Stato con cui è stato deposto, mercoledì scorso, il
primo ministro. L’obiettivo
– sostiene il giornale - è di rendere meno minacciosa
la presenza di soldati, leali al re Bhumibol, nel centro
della capitale. Il generale Sonthi ha anche
annunciato come imminente la nomina del nuovo premier, che sarà incaricato di
guidare il Paese fino alle prossime elezioni. Sul terreno, intanto, un piccolo
ordigno è esploso nelle vicinanze di una moschea nella città di Pattani, dove sarebbe dovuto arrivare nel pomeriggio il
principe erede al trono. L’esplosione, secondo fonti locali,
ha causato il ferimento di almeno 4 persone.
Ore di angoscia in Nepal: un elicottero di
fabbricazione russa, con a bordo 24 persone, è stato
dato per disperso in una zona a circa 280 chilometri dalla capitale Kathmandu. Tra i passeggeri, ci sono anche un ministro
nepalese e sette stranieri. Le ricerche sono difficili a causa delle avverse
condizioni metereologiche.
Sempre più alta la tensione nello Sri
Lanka: centinaia di famiglie musulmane stanno
abbandonando le proprie case, nella zona orientale del Paese asiatico, dopo una
nuova offensiva annunciata dai ribelli Tamil. Secondo
il presidente del governo di Mutur, almeno 800
famiglie stanno lasciando l’area.
Prende sempre più corpo l’ipotesi dell’errore
umano nel caso dell’indicente del treno “Transrapid”,
avvenuto ieri nel nord della Germania e costato la
vita a 23 persone. Lo ha rivelato stamani alla stampa il procuratore generale, Alexander Retemeyer. Resta da
chiarire, in particolare, perchè il convoglio sia partito per un viaggio di
collaudo nonostante la presenza, sul binario, di una piattaforma mobile.
Diversi quotidiani tedeschi hanno poi espresso dubbi sul Transrapid, treno superveloce
a levitazione magnetica, ma il cancelliere Angela Merkel
ha già assicurato che “all’attuale stato delle conoscenze, resta una tecnologia
sicura”.
Le potenzialità del settore petrolifero, lo sfruttamento
degli idrocarburi e l’accesso ai giacimenti energetici russi. Sono alcuni dei
temi al centro dell’odierno Summit, nei pressi di Parigi, tra il presidente
francese, Jacques Chirac, il cancelliere tedesco,
Angela Merkel, e il capo di Stato russo, Vladimir Putin. Da segnalare che il presidente russo ha annunciato
un accordo tra Mosca e Parigi per 10 miliardi di dollari nel settore
dell’aeronautica. Putin ha anche detto che la Russia
ha intenzione di inviare un contingente in Libano, ma non sotto il comando
dell’ONU.
In Ungheria, dopo una quinta notte di proteste
di piazza, gli oppositori del primo ministro socialista, Ferenc
Gyurcsany, hanno annunciato per questa sera a
Budapest una grande manifestazione antigovernativa alla quale dovrebbero
prendere parte oltre 200 mila persone. L’ondata di
proteste contro il primo ministro ungherese è iniziata dopo la conferma, da
parte del premier, di aver mentito sui risultati raggiunti dal suo esecutivo
negli ultimi due anni.
E’ stato aumentato il livello delle misure di
sicurezza a Praga a causa “di un aumento del rischio attentato nella capitale”.
Lo ha reso noto il primo ministro ceco, Mirek Topolanek, spiegando che “il governo ha ricevuto
informazioni” su un possibile attacco terroristico “dai servizi di sicurezza e
dalla polizia”.
Il decreto legge sulle
intercettazioni approvato in Italia ha l’obiettivo di evitare che il
marcio dilaghi. Lo ha detto il capo dell’esecutivo italiano, Romano Prodi,
spiegando la decisione del governo di intervenire per affrontare lo scandalo
delle intercettazioni illegali scoperte dalla procura di Milano nell’ambito
dell’inchiesta Telecom, che ha portato in carcere 21
persone. Il decreto prevede, tra l’altro, la distruzione delle intercettazioni
illegali. Il servizio di Giampiero Guadagni:
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Mai un accordo tra centrosinistra e
centrodestra è stato tanto veloce. Il decreto sulle intercettazioni varato ieri
dal governo ha l’appoggio della Casa delle libertà, esclusa la Lega. E non
dovrebbero esserci sorprese quando il provvedimento
approderà in Parlamento. La preoccupazione è comune. Perché comune è la
percezione della gravità dell’attentato alla democrazia scoperto con lo
scandalo della centrale illegale di spionaggio ruotante attorno a Telecom, che a molti ha ricordato le vicende della loggia
massonica P2. Sotto illecito controllo sono finiti politici, banchieri,
imprenditori, giornalisti, uomini di sport e spettacolo. E nei giorni scorsi,
la Procura di Milano ha disposto l’arresto di 21 persone, tra le quali il capo
della sicurezza di Telecom, Tavaroli.
Il decreto varato ieri prevede dunque la distruzione di documenti e atti che contengano conversazioni e comunicazioni telefoniche e
telematiche, acquisite illegalmente. La loro detenzione e la loro pubblicazione
sui giornali sarà punita severamente. Abbiamo concordato tutto non solo con
l’opposizione, ma anche con il consiglio superiore della magistratura, ha fatto
sapere il ministro della Giustizia Mastella. Ma
qualche perplessità arriva dal garante della privacy, che ricorda di aver
lanciato per primo l’allarme sui dossier illegali e ora chiede maggiori poteri sanzionatori e più mezzi. E protesta anche la Federazione
nazionale della stampa, che parla di “provvedimento bavaglio”. Romano Prodi ha
motivato l’intervento urgente del governo con la necessità di impedire il
dilagare del marcio. E certamente la vicenda sarà affrontata la settimana
prossima, quando il premier riferirà in Parlamento su un’altra vicenda che
tocca in modo diverso Telecom: quella della
riorganizzazione dell’azienda, con le polemiche che hanno coinvolto l’esecutivo
e che hanno condotto alle dimissioni del presidente di Telecom,
Marco Tronchetti Provera, e a quelle del consigliere
politico ed economico di prodi, Angelo Rovati.
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Nelle Galapagos, in Ecuador, una macchia di combustibile
pesante, apparentemente fuoriuscita da una petroliera, ha raggiunto una
spiaggia dell’isola Santa Cruz colpendo una ventina
di iguane marine ed alcuni pellicani. Le autorità del parco nazionale delle
Galapagos, dichiarato patrimonio naturale dell’umanità per la sua fauna e la
sua flora, hanno precisato che gli specialisti hanno subito soccorso gli
animali, lavandoli e sottoponendoli alle cure necessarie.
In
Gambia, dove non è ancora terminato lo scrutinio dei voti delle presidenziali
tenutesi ieri, i primi risultati assegnano la vittoria al presidente uscente, Yahya Jammeh. Le operazioni di voto
si sono svolte in un clima di calma: erano chiamati alle urne oltre 660 mila
aventi diritto, su circa un milione e mezzo di abitanti.
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