RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 266 - Testo della trasmissione di sabato 23 settembre 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Dialogo sincero e rispetto reciproco sono fondamentali per stabilire buone relazioni tra cristiani e musulmani. Lo ha ribadito oggi il Papa nell’udienza ai vescovi del Ciad

 

Formazione accurata di sacerdoti e seminaristi per inculturare con efficacia e coraggio il Vangelo, anche nelle zone più difficili: l’esortazione di Benedetto XVI ai vescovi presenti al seminario di aggiornamento, promosso da Propaganda Fide

 

Vivo rammarico della Santa Sede per l’esecuzione di tre cattolici in Indonesia: intervista con padre Silvano Laurenzi

 

L’osservatore della Santa Sede all’ONU di Ginevra, mons. Tomasi: le discriminazioni religiose sono ancora numerose e attuali nel mondo, urgono campagne mediatiche e formazione per educare alla tolleranza

 

Grande attesa per l’incontro di lunedì prossimo a Castelgandolfo tra Benedetto XVI e gli ambasciatori dei Paesi a maggioranza islamica accreditati presso la Santa Sede: con noi Ahmad Fahima, Albert Yelda, mons. Henri Teissier, Shahrzade Houshmand e don Alberto Pacini

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Cultura, Chiesa e politica protagonisti di un sito web realizzato in vista del Convegno ecclesiale di Verona: ce ne parla Riccardo Moro

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

La Conferenza episcopale spagnola ha confermato l’accordo con il governo di Madrid per la riforma del sistema di finanziamento alla Chiesa cattolica

 

I vescovi brasiliani chiedono agli elettori una scelta consapevole in occasione delle prossime elezioni presidenziali

 

Messaggio preparatorio al IV Convegno ecclesiale decennale di Verona dei vescovi del Triveneto

 

In Messico con la marcia “per la famiglia e per la vita” si conclude domani la campagna annuale per rafforzare la famiglia

 

XI edizione delle “Giornate europee del patrimonio”

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq, nel giorno dell’inizio del Ramadan, un attentato nel quartiere sciita di Baghdad ha fatto oltre 30 morti

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

23 settembre 2006

 

DIALOGO SINCERO E RISPETTO RECIPROCO SONO FONDAMENTALI

PER STABILIRE BUONE RELAZIONI TRA CRISTIANI E MUSULMANI.

LO HA RIBADITO OGGI IL PAPA NELL’UDIENZA AI VESCOVI DEL CIAD

 

Benedetto XVI è tornato stamane a parlare di rapporti tra cristiani e musulmani, ricevendo in udienza i vescovi del Ciad, in visita ad Limina Apostolorum, incoraggiando il “dialogo sincero” ed il “rispetto reciproco”, sostenuti dalla “mutua conoscenza”. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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Sono “generalmente buone” in Ciad le relazioni tra cristiani e musulmani, grazie in particolare alla ricerca di una migliore conoscenza mutua”, si è rallegrato Benedetto XVI incoraggiando i presuli “a proseguire le collaborazioni in un spirito di dialogo sincero e di rispetto reciproco al fine di aiutare ciascuno a condurre una vita conforme alla dignità ricevuta da Dio, con la preoccupazione di un’autentica solidarietà e d’uno sviluppo armonico della società”. Da parte sua, il presidente della conferenza episcopale del Ciad, mons. Bouchard ha segnalato il progressivo avanzare dell’Islam nel Paese, nei settori dell’amministrazione, del commercio della politica, e la costruzione di numerose moschee anche in villaggi dove non ci sono musulmani, e le pressioni alla conversione all’Islam esercitate sui capi dei villaggi e sui giovani. I presuli hanno anche lamentato il pericolo costante della guerra nel loro Paese.

 

Consolidare “la fraternità tra le diverse comunità che compongono la Nazione - ha detto loro Benedetto XVI – è un obiettivo che esige l’impegno di tutti al fine di mettere il Paese al riparo da contrapposizioni che non possono che generare nuove violenze:

        

LA RECONNAISSANCE DE LA DIGNITE DE CHACUN, DE L’IDENTITE… 

“Il riconoscimento della dignità di ciascuno, dell’identità di ogni gruppo umano e religioso, e della loro libertà a praticare la propria fede, fa parte dei valori comuni della pace e della giustizia che devono essere promossi da tutti e per i quali i responsabili della società hanno un ruolo importante da giocare”.

 

Riguardo le priorità della Chiesa in Ciad, il Santo Padre, ha raccomandato “la partecipazione regolare dei fedeli ai Sacramenti, in particolare all’Eucarestia”; “una solida formazione religiosa, fondata su forti convinzioni spirituali”, che permetta di testimoniare i valori cristiani nella società; il “discernimento delle vocazioni”  nei Seminari; “l’urgenza di proclamare la verità integrale sul matrimonio e la famiglia”, che “suppone un amore indissolubile e fedele degli sposi”; infine “l’azione caritativa” “a servizio dello sviluppo dell’educazione, della salute, e anche dell’accoglienza dei rifugiati”, e “verso le persone nel bisogno, senza alcuna distinzione d’origine”.

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FORMAZIONE ACCURATA DI SACERDOTI E SEMINARISTI PER INCULTURARE

CON EFFICACIA E CORAGGIO IL VANGELO, ANCHE NELLE ZONE PIU’ DIFFICILI:

L’ESORTAZIONE DI BENEDETTO XVI AI VESCOVI PRESENTI

AL SEMINARIO DI AGGIORNAMENTO, PROMOSSO DA PROPAGANDA FIDE

 

L’inculturazione del Vangelo nelle terre di missione ha bisogno di dedizione, purezza di fede e coraggio, talvolta fino al sacrificio della vita. Benedetto XVI ha accolto con questi pensieri i 98 vescovi partecipanti al Seminario di aggiornamento promosso dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, guidata dal cardinale prefetto, Ivan Dias. Il Papa ha salutato, attraverso i presuli presenti, le loro comunità di provenienza - “giovani e piene di entusiasmo”, ha detto - dove il messaggio di Cristo sta toccando molti cuori. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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Oggi come ieri, il mondo “ascolta più volentieri i testimoni che i maestri”. Benedetto XVI fa propria la celebre espressione di Paolo VI per definire il livello sul quale deve muoversi l’evangelizzazione. “Essa – ha riconosciuto all’inizio del suo intervento – mostra promettenti segni di sviluppo”, nonostante i contesti talvolta duri e difficili nei quali gli evangelizzatori devono muoversi. Circostanze in alcuni casi estreme, ha osservato il Papa, che trasformano gli sforzi “non indifferenti” per inculturare il Vangelo in un sigillo di sangue: come quello versato da tantissimi sacerdoti, religiose e laici nelle terre di missione, ieri come oggi:

 

“Nei giorni scorsi, al numero di questi eroici testimoni del Vangelo si è aggiunto il sacrificio di suor Leonella Sgorbati, missionaria della Consolata, barbaramente uccisa a Mogadiscio, in Somalia. Questo martirologio adorna, ieri come oggi, la storia della Chiesa e, pur nella sofferenza e nell’apprensione, mantiene viva nel nostro animo la fiducia d’una gloriosa fioritura di fede cristiana, poiché, come afferma Tertulliano, 'il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani'” .

 

Solo in Cristo, ha affermato Benedetto XVI, la “fatica apostolica” trova “l’ardore intrepido” che non fa temere “nemmeno la persecuzione e la morte”. Il Papa ha dunque esortato i vescovi ad essere i primi esempi irreprensibili e fedeli nella trasmissione della fede, in particolare per i sacerdoti e i seminaristi:

 

“E’ motivo di gioia e di consolazione costatare che in molte vostre Chiese si assiste ad una costante fioritura di vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, dono meraviglioso di Dio da accogliere e promuovere con gratitudine e zelo. Sia vostra preoccupazione dotare i seminari di un numero sufficiente di formatori, scelti e preparati con cura, i quali siano anzitutto esempi e modelli per i seminaristi. (…) Dalla preparazione dei futuri sacerdoti e di tutti gli altri operatori della pastorale, in particolare dei catechisti, dipende l'avvenire delle vostre Comunità e quello della Chiesa universale”.

 

Come “sentinelle del Popolo di Dio – ha raccomandato ancora Benedetto XVI - evitate con fermezza e coraggio le divisioni, specie quando sono dovute a motivi etnici e socio-culturali. Esse attentano infatti all’unità della fede e indeboliscono l’annuncio e la testimonianza del Vangelo di Cristo, che – ha concluso il Papa, invocando anche l’intercessione di S. Pio da Pietrelcina - è venuto nel mondo per fare dell’intera umanità un popolo santo e una sola famiglia dove Dio è Padre di tutti”.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Stamane il Papa ha ricevuto anche il cardinale Edmund Casimir Szoka, presidente emerito della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.

 

Il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico in Swaziland mons. James Patrick Green, arcivescovo titolare di Altino, nunzio apostolico in Sud Africa, Lesotho, Namibia e delegato apostolico in Botswana.

 

 

VIVO RAMMARICO DELLA SANTA SEDE

PER L’ESECUZIONE DI TRE CATTOLICI IN INDONESIA

- La testimonianza di padre Silvano Laurenzi -

 

 La Santa Sede ha appreso con vivo rammarico la notizia dell’avvenuta esecuzione”, giovedì sera, di tre cattolici “ritenuti responsabili delle violenze di Poso, in Indonesia, nel 2000”. E’ quanto si legge in un comunicato vaticano nel quale si precisa che “la Segreteria di Stato è intervenuta ripetutamente presso le autorità indonesiane per chiedere, a nome del Santo Padre, un gesto di clemenza in favore dei tre condannati”. Oltre al telegramma reso pubblico il 12 agosto scorso, il cardinale  Angelo Sodano aveva inviato al capo dello Stato indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono, due lettere, in data rispettivamente del 5 dicembre 2005 e del 7 marzo 2006. Altri passi erano stati compiuti attraverso l’ambasciata dell’Indonesia presso la Santa Sede il 13 dicembre 2005, il 14 febbraio e il 20 settembre 2006.

 

“Collocandosi su un piano strettamente umanitario, ispirato alla nota posizione della Chiesa cattolica sulla pena di morte, e tenendo ben presenti le particolarità del doloroso caso – si legge ancora nel comunicato – la Santa Sede, con i suoi interventi, ha inteso non da ultimo contribuire agli sforzi in favore del processo di riconciliazione in Indonesia e alla tradizionale pacifica convivenza fra gli appartenenti alle diverse religioni che si auspica continuerà a contraddistinguere quel grande Paese”. Ma per una testimonianza su come la comunità cristiana indonesiana stia vivendo questo momento, Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente a Giakarta il missionario saveriano, padre Silvano Laurenzi, da 50 anni nel Paese asiatico:

 

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R. – Si tratta di un’ingiustizia, proprio inumana, l’aver fucilato queste tre persone che non hanno responsabilità diretta, anzi, li hanno uccisi proprio per farli tacere, perché conoscevano il segreto di tutta la vicenda che è avvenuta circa sei anni fa. L’avvocato che ha difeso questi tre cattolici  ha rivolto un appello alla Corte internazionale di giustizia per denunciare questa ingiustizia qui, in Indonesia, dove si nascondono i veri responsabili.

 

D. – Ecco: qual è ora il sentimento che prevale, oltre all’amarezza, tra i fedeli – almeno per le testimonianze che lei ha potuto raccogliere …

 

R. – Dunque, c’è questa tristezza, sì: però c’è, per fortuna, tanta calma. Addirittura, durante questi incidenti avvenuti a Timor Ovest, in generale la polizia del luogo è intervenuta subito e come prima cosa  ha cercato il vescovo: il vescovo è riuscito a riportare la calma. Anche questo è positivo!

 

D. – Ci può essere qualche ripercussione di questa vicenda dolorosa nei rapporti tra la comunità cristiana e la stragrande maggioranza degli indonesiani che sono di fede musulmana?

 

R. – Non credo, perché l’atteggiamento dei cattolici è quello evangelico. A parte quello che è avvenuto a Timor Ovest, qui i cattolici sono tutti calmi, non reagiscono con la forza, agiscono solo con la preghiera, con il silenzio, con il pianto. Io penso che non avverranno altre dimostrazioni.

 

D. – C’è la speranza che questa vicenda possa aprire un dibattito sull’abolizione della pena di morte in Indonesia, come chiedono in tanti: per esempio, l’Unione Europea …

 

R. – Certamente qualcosa otterranno. Scava dentro, crea della mentalità, perché sanno già che il mondo cattolico, il mondo occidentale è contro la pena di morte. Si sperava che il presidente facesse un atto di clemenza, che invece non c’è stato, purtroppo. Anche molti islamici erano d’accordo su questo. Addirittura alla radio c’è stata la testimonianza di un musulmano che diceva: “Si pensava che il nostro mondo indonesiano fosse civile, invece siamo ancora barbari”.

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L’OSSERVATORE DELLA SANTA SEDE ALL’ONU DI GINEVRA, MONS. TOMASI:

LE DISCRIMINAZIONI RELIGIOSE SONO ANCORA NUMEROSE E ATTUALI NEL MONDO,

URGONO CAMPAGNE MEDIATICHE E FORMAZIONE PER EDUCARE ALLA TOLLERANZA

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

A vent’anni dalla loro adozione, i principi contenuti nella Dichiarazione ONU per l’eliminazione di tutte le forme di intolleranza e di discriminazione basate sulla religione o sul credo sono lungi dall’essere un obiettivo assodato. La critica è stata mossa dall’osservatore della Santa Sede presso le Nazioni Unite di Ginevra, l’arcivescovo Silvano Tomasi, durante un intervento alla seconda Sessione del Consiglio per i diritti umani. “In alcuni Paesi – ha affermato mons. Tomasi – intolleranza e atti di violenza diretti in particolare contro persone e comunità di differenti religioni violano i loro diritti in molti modi”. Inoltre, ha detto ancora l’osservatore vaticano, le strutture legali non sono “sufficientemente sviluppate” per proteggere le minoranze religiose. Per arginare questo stato di cose, ha concluso mons. Tomasi, sarebbe necessario l’aiuto di media e di pubblicazioni che stimolino l’importanza della dialogo, senza messaggi “falsi o ambigui” che provochino l’intolleranza e impediscano “un futuro di convivenza”.

 

 

GRANDE ATTESA PER L’INCONTRO DI LUNEDI’ A CASTEL GANDOLFO

TRA IL PAPA E GLI AMBASCIATORI DEI PAESI A MAGGIORANZA MUSULMANA

- Interviste con Ahmad Fahima, Albert Yelda, mons. Henri Teissier,

 Shahrzade Houshmand e don Alberto Pacini -

 

C’è grande attesa per l’incontro che il Papa avrà lunedì prossimo a Castel Gandolfo con gli ambasciatori dei Paesi a maggioranza musulmana accreditati presso la Santa Sede  ed alcuni esponenti delle comunità musulmane in Italia. L’iniziativa è stata accolta molto positivamente dal mondo islamico che proprio oggi ha iniziato il Ramadan, il mese del digiuno. Ce ne parla Sergio Centofanti:

 

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r. - this is absolutely perfect step…

“Questo è certamente il passo perfetto, più importante e considerevole che  poteva compiere il Papa. Io dico che è un buon passo avanti per un maggior dialogo interreligioso”. 

 

E’ quanto ha detto il primo segretario dell’Ambasciata dell’Iran presso la Santa Sede, Ahmad Fahima. Positiva la reazione anche dell’ambasciatore iracheno presso la Santa Sede, Albert Yelda:

 

R. - this is a very positive …

“Questa iniziativa del Papa è vista in modo molto positiva da me, dai rappresentanti dei Paesi arabi presso la Santa Sede e dalle comunità musulmane in Italia. Credo che questo rappresenti un passo verso la realizzazione di nuovi e maggiori ponti. E questo perché molte, troppe cose sono successe nel mondo e ci sono state incomprensioni. Io credo che incontrandoci riusciremo a discutere sul dialogo interreligioso in modo più pacifico”.

 

L’incontro vuole rilanciare il dialogo dopo le reazioni suscitate da una non corretta interpretazione del discorso del Papa all’Università di Ratisbona. Ma come riconfermare il clima di fiducia tra cristiani e musulmani? Massimiliano Menichetti lo ha chiesto all’arcivescovo di Algeri Henri Teissier:

 

R. - Bisogna incontrarci, lavorare insieme per il bene comune, quando viene la fiducia viene finalmente anche l’amicizia. Quando lavoriamo insieme, per esempio, per i bambini handicappati ecc… la gente capisce che, pur essendo noi cristiani e loro musulmani, possiamo fare tante cose insieme. Quando c’è l’amicizia allora possiamo affrontare le difficoltà che vengono.

 

Il Papa nel discorso all’Università di Ratisbona ha incoraggiato “a un dialogo positivo, anche autocritico”, armonizzando fede e ragione. Ascoltiamo in proposito l’opinione della teologa musulmana iraniana Shahrzade Houshmand, al microfono di  Giancarlo La Vella:

 

R. – Noi condividiamo proprio ciò che ha detto  Benedetto XVI, che la ragione è essenziale, soprattutto quando, in armonia con la fede, diventa veramente una forza grandissima per portare avanti e in alto l’essere umano. Condanniamo, con lui, l’uso della religione come mezzo di violenza. Ritorniamo sempre all’essenziale, credendo in un unico Dio. Allora, come monoteisti, speriamo di poter collaborare insieme per poter testimoniare un’unica verità ad un mondo che ha oggi grande difficoltà a credere. Poi riguardo soprattutto al mondo cristiano, noi abbiamo nel Corano versetti significativi: “Tu, Profeta, troverai i più vicini nell’amore e nell’amicizia tra coloro che credono, coloro che dicono: noi siamo cristiani”. Questi sono dei versetti molto significativi nel dialogo interreligioso, ma soprattutto fra musulmani e cristiani.

 

E questo, infine, è  il commento del teologo don Andrea Pacini, consultore della Commissione per i rapporti religiosi con i musulmani presso il Pontificio Consiglio per  il dialogo interreligioso, intervistato da Fabio Colagrande:

 

R. – Io credo che il discorso del binomio ragione-fede sia un discorso molto importante, che tra l’altro è veramente, direi, la prospettiva del dialogo,  - che non per niente nella sua stessa etimologia greca richiama all’uso della ragione per confrontarsi con l’altro: ma credo che tutto questo implica, come ha fatto notare il Papa, un atteggiamento di sana autocritica che ciascun interlocutore di un dialogo è chiamato ad avere. Questo significa anche accettare eventuali critiche o chiarimenti, che si possa chiedere alla controparte e rispondergli con delle argomentazioni razionali. Io credo che tutto questo vuol dire che è importante vivere la propria appartenenza di fede in maniera dialogica, attraverso un sano esercizio critico. Allora questo richiamo del Papa è un richiamo serio, che però può fare anche timore.

 

D. – Quali sono le prospettive di questo dialogo?

 

R. – Io sono fiducioso che il dialogo possa proseguire e possa farlo con maggior vigore e forse superando anche, come dire, qualche ambiguità da cui finora è stato - pur con le migliori intenzioni - forse ammantato. Credo sia molto importante porre al centro del dialogo alcuni temi centrali, ad esempio la centralità della persona umana, la sua dignità fondamentale, i suoi diritti fondamentali e quindi non usare violenza verso le persone, anche in materia di fede, garantire uguaglianza di diritti. Questi sono davvero temi centrali per la convivenza pluriculturale e plurireligosa del giorno d’oggi in cui la ragione gioca un ruolo fondamentale e in cui, ripeto, le religioni sono chiamate a dare un contributo forte e ineludibile.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - Nel discorso ai presuli della Conferenza episcopale del Ciad, Benedetto XVI ha affermato che è lieto di sapere che nel Paese i rapporti fra cristiani e musulmani sono generalmente buoni, grazie soprattutto alla ricerca di una migliore conoscenza reciproca.

Il discorso del Papa ai vescovi partecipanti al Corso di aggiornamento promosso dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli: la vostra fatica apostolica - ha detto il Santo Padre - domanda l'ardore intrepido di chi per il Signore non teme nemmeno la persecuzione e la morte. Benedetto XVI ricorda il sacrificio di suor Leonella Sgorbati.

 

Servizio estero - L'intervento della Santa Sede sul tema: “Riconoscimento effettivo dei diritti e delle responsabilità dei migranti, via per lo sviluppo”.

 

Servizio culturale - Un articolo di Danilo Mazzoleni dal titolo “Un viaggio tra le rovine di Selinunte, la città che prese il nome dal prezzemolo selvatico”: l'intera area è oggi divenuta un parco archeologico di grande interesse storico-artistico.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema degli incidenti sul lavoro.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

23 settembre 2006

 

CULTURA, CHIESA E POLITICA PROTAGONISTI DI UN SITO WEB

REALIZZATO IN VISTA DEL CONVEGNO ECCLESIALE DI VERONA

- Intervista a Riccardo Moro -

                                                                         

Riflettere insieme e confrontare idee sul futuro della Chiesa italiana e dei movimenti cattolici. E’ l’obiettivo di www.dialogosonline.it, una testata web nata in vista del Convegno ecclesiale di Verona – in programma dal 16 al 20 ottobre – per promuovere il dialogo attraverso gli strumenti della moderna comunicazione. Tre gli argomenti principali di confronto: cultura, Chiesa e politica. Paolo Ondarza ne ha parlato con Riccardo Moro, tra i promotori dell’iniziativa:

 

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R. - E’ un’opportunità di dibattito, di forum, provocati dal documento preparatorio del Convegno ecclesiale di Verona. A noi sembrava che uno strumento che usasse nuove tecnologie da mettere a disposizione di tutta la comunità ecclesiale, potesse essere utile. Molti dicono che i cattolici parlano poco, noi pensiamo che forse non sia vero. Con questa iniziativa vogliamo suscitare un ampio dibattito.

 

D. – Perché è stato proprio il Convegno di Verona a dare il “la” a questa iniziativa?

 

R. – Perché c’è un documento preparatorio. Propone un tema che a noi è particolarmente caro e cioè quello della riflessione tra la dimensione di incertezza in cui viviamo e una esigenza di scelte permanenti. E’ una questione che esiste sul piano sociale, c’è una domanda di sicurezza a cui la flessibilità, ad esempio, non risponde ma è una condizione che esiste anche sul piano etico. I nostri giovani ritardano le scelte fondamentali, ritardano la scelta anche matrimoniale o magari non la fanno. A noi piacerebbe ragionare di queste cose e ci piacerebbe poter essere uno stimolo.

 

D. – A partecipare al dialogo, sono chiamate firme autorevoli, nomi della cultura, del mondo ecclesiastico e della politica. Per chi accede al vostro sito, c’è spazio?

 

R. – Sì, quello che abbiamo voluto che fosse caratteristico di questo sito, è la possibilità di contribuire da parte dei “navigatori”. E’ possibile inviare contributi, articoli, ma è anche possibile reagire direttamente e vedere la propria risposta - un articolo o il proprio commento - agli articoli che compaiono direttamente on line. In questo senso ci piacerebbe che potesse essere una voce anche per i giovani. Molti giovani usano con grandissima familiarità lo strumento informatico; saremo soddisfatti se www.dialogosonline.it  potesse diventare effettivamente uno strumento efficace anche per dare voce ai tanti giovani della comunità ecclesiale.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 24 settembre, 25a domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci propone il Vangelo in cui Gesù preannuncia ai discepoli la sua morte e risurrezione. Ma essi non capiscono: anzi discutono tra di loro su chi sia  il più grande. Allora Gesù dice:

 

«Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti».

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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         Cristo entra in pieno territorio della Galilea e non vuole che alcuno lo sappia. Ormai è chiaro perché: Lui è il Messia nell’amore del Padre, mentre la gente proietta su di Lui la propria immaginazione messianica. Ai discepoli, cioè ai più intimi, ridice l’annuncio della sua Passione, ma loro non capiscono e non osano neanche chiedere spiegazioni: la loro mente è occupata dai loro ragionamenti. Discutono su chi sia il più grande tra di loro, mentre Cristo sta contemplando l’ora della Redenzione, la piena realizzazione dell’amore del Padre per gli uomini, l’ora della sua Pasqua. Ma, infatti, i discepoli con il proprio ragionamento esprimono la necessità di essere redenti, cioè amati da qualcuno senza sentire il bisogno di affermare di esserci. “Quanto il cielo sovrasta la terra tanto i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri”: chi ama con l’amore di Cristo sa che l’amore passa attraverso la propria morte e così l’uomo salva la propria vita: ma chi pensa di amare senza il sacrificio di sé si illude in false ambizioni.

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CHIESA E SOCIETA’

23 settembre 2006

 

 

La Conferenza episcopale spagnola ha confermato l’accordo con il governo di madrid per la riforma del sistema di finanziamento alla Chiesa cattolica. La normativa prevede la fine dei versamenti diretti da parte dello Stato ma assicura un aumento della quota

dei versamenti volontari dei cittadini

 

MADRID. = In una nota la Conferenza episcopale spagnola ha confermato oggi il raggiungimento di un accordo con il governo per la riforma del sistema di finanziamento alla Chiesa cattolica che prevede, a partire dal prossimo anno, la fine dei versamenti diretti da parte dello Stato, assicurando, come chiesto dai vescovi, un aumento della quota di versamenti volontari da parte dei cittadini. La riforma, che prevede anche l’applicazione dell’IVA sulle operazioni mobiliari e immobiliari come chiesto dall’Unione Europea, va in direzione dell’“autofinanziamento” auspicato dall’esecutivo guidato da Zapatero. Secondo la nuova normativa i vescovi dovranno presentare ogni anno un prospetto al governo per spiegare come hanno impiegato i contributi volontari. L’accordo, annunciato ieri dalla vice premier, Maria Teresa Fernandez de la Vega, che lo ha definito uno strumento di maggiore trasparenza nel sistema, prevede un aumento dallo 0,52% allo 0,7% della quota di contributi volontari dei cittadini attraverso l’Irpef. La Chiesa aveva chiesto di portare questa quota allo 0,8%. I vescovi hanno atteso qualche ora per ricevere la copia dell’accordo e quindi confermare il raggiungimento dell’intesa. Secondo fonti episcopali questa discrepanza temporale è dipesa dal fatto che l’esecutivo ha voluto anticipare l’annuncio dell’accordo in coincidenza con l'approvazione del nuovo bilancio dello stato, da cui provengono i fondi per la Chiesa. Così nel 2006 la Chiesa riceverà quasi 145 milioni di euro come dotazione di bilancio, contro i 141 del 2005. Di questi, poco più di 30 milioni rappresentano il finanziamento diretto dello Stato, mentre il resto è un anticipo dei contributi dei fedeli attraverso la dichiarazione dei redditi. Il finanziamento diretto, considerato “transitorio” nella strada verso l'autofinanziamento, finora è Stato sempre prorogato dai governi, sia da quello di Aznar che da quello socialista. Il sistema di finanziamento appena modificato aveva sostituito il precedente a partire dal 1988. Il primo sistema, concordato all’inizio del 1979, pochi giorni dopo l’entrata in vigore della Costituzione, contemplava il solo contributo statale. Tuttavia, come ha ricordato de la Vega, gli accordi del 1979 prevedevano la progressiva sostituzione con un sistema di contributi volontari attraverso la dichiarazione dei redditi. (E.B.)

 

 

i vescovi brasiliani chiedono agli elettori una scelta consapevole

in occasione delle prossime elezioni presidenziali. In un documento

dello scorso mese di maggio la conferenza episcopale locale invitava

a valutare il profilo etico di ciascun candidato

 

BRASILIA. = Il prossimo primo ottobre gli elettori del Brasile si recheranno alle urne per scegliere il nuovo presidente del Paese. In vista dell’appuntamento elettorale, lo scorso mese di maggio, la Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB) aveva pubblicato un documento nel quale si evidenzia un insieme di proposte per scegliere i candidati tenendo presenti dei presupposti etici. Così, in una lunga nota di 36 pagine, i vescovi richiamano il valore della Dottrina sociale della Chiesa e, in particolare, rilevano l’importanza della dignità della persona umana nella prospettiva di una società giusta. I presuli ribadiscono inoltre il concetto della politica come una forma sublime dell’esercizio della carità e come pratica dell’etica pubblica, che ripudia la corruzione endemica esistente nel Paese. Per questo – aggiungono – è necessario eleggere i candidati capaci di orientare il Paese verso nuove strade per dare così risposte adeguate ai bisogni dei più poveri. Tra le molte proposte i vescovi brasiliani parlano della necessità di democratizzare lo Stato, dell’ampliamento della partecipazione popolare, della revisione del modello economico nonché del processo di “mercificazione della vita”. Servono maggiori opportunità di lavoro – afferma la Conferenza episcopale – ma serve anche fortificare la sovranità della nazione, democratizzare l’accesso alla terra e al suolo urbano, proteggere l’ambiente, in particolare in Amazzonia. I presuli insistono con forza sul dovere supremo di difendere la vita, dalla sua concezione fino alla sua fine naturale, rifiutando ogni progetto che pretenda legalizzare l’aborto o l’eutanasia. I brasiliani sono quindi chiamati a discernere sul profilo etico e le competenze dei candidati, rifiutando quelle piattaforme elettorali che camuffano interessi particolari o che sottovalutano il bene comune. Scongiurando l’astensionismo, i vescovi invocano dunque la consapevolezza degli elettori per un nuovo modello sociale in Brasile. Citando Giovanni Paolo II (Esortazione apostolica post-sinodale “La Chiesa in America), i vescovi ricordano ancora che sviluppo e crescita devono camminare insieme con la distribuzione giusta della ricchezza. In conclusione si richiamano le parole di Benedetto XVI: “il compito immediato di operare per un giusto ordine nella società è invece proprio dei fedeli laici. Come cittadini dello Stato, essi sono chiamati a partecipare in prima persona alla vita pubblica”. (E.B.)

 

 

“che i cristiani ritrovino il coraggio dell’incontro e del confronto aperto con culture anche molto diverse che sono presenti tra noi”.

 E’ l’’auspicio dei vescovi del triveneto contenuto in un messaggio

preparatorio del IV Convegno ecclesiale decennale di Verona

 

VERONA. = I credenti e le comunità cristiane devono prendere coscienza di essere chiamati a testimoniare la loro speranza in un mondo complesso, segnato da profonde trasformazioni culturali. E’ quanto affermano i vescovi del Triveneto in un documento diffuso oggi, in preparazione del IV Convegno ecclesiale decennale in programma a Verona dal 16 al 20 ottobre prossimo. Richiamando l’importanza dell’incontro, che culminerà con la presenza di Benedetto XVI, i vescovi sottolineano che è urgente “la riscoperta di un rinnovato slancio testimoniale e missionario che renda trasparente il Vangelo come motivo di speranza per il nostro mondo”. Il documento – diffuso dall’agenzia Sir – sottolinea inoltre che “non hanno senso un’esperienza cristiana vissuta come fatto privato e comunità cristiane ripiegate su se stesse in atteggiamenti difensivi o consolatori”. I vescovi auspicano così che “i cristiani ritrovino il coraggio dell’incontro e del confronto aperto con culture anche molto diverse che sono presenti tra noi”. “Saper rispondere, con dolcezza, rispetto e buona coscienza, a chiunque chiede ragione della speranza che è in loro – aggiungono - è divenuto un compito più impegnativo che in altri tempi”. Tra le cause di questa accresciuta difficoltà, “il pluralismo culturale e religioso, il diverso approccio ai problemi dell'etica, la sfida della scienza e dell'economia, l'indebolimento della verità e del senso dell'esistenza”. Per questo - concludono i presuli - “i cristiani devono essere culturalmente attrezzati, educati al dialogo autentico, formati al discernimento su ciò che è vero e giusto”. (E.B.)

 

 

IN MESSICO CON LA Marcia “per la famiglia e per la vita” si conclude DOMANI

la Campagna annuale per rafforzare la famiglia e combattere

il grande numero di suicidi tra bambini e giovani

 

CITTA’ DEL MESSICO. = Con una grande marcia per la famiglia e la vita che percorrerà le principali strade di Città del Messico, si concluderà domani l’annuale Campagna promossa dal Movimento per la Vita del Messico. La Campagna 2006, dal tema “La tua famiglia vale di più", è iniziata il 10 settembre con una Celebrazione eucaristica nella Cattedrale, presieduta dal cardinale Juan Sandoval Íñiguez, arcivescovo di Guadalajara. Il Movimento per la Vita realizza questa Campagna ogni anno per rispondere ai numerosi i problemi che colpiscono le famiglie messicane, come la disintegrazione familiare o la violenza intrafamiliare che provoca molti suicidi fra i giovani. Proprio i risultati ottenuti l’anno scorso, tra i quali spicca la diminuzione del 13 % dei suicidi, hanno incoraggiato gli organizzatori a continuare su questa strada. Come afferma l’agenzia Fides, suor Bertha López Chávez, coordinatrice generale del Movimento per la Vita, durante la presentazione delle attività, ha fatto appello alla società civile perché si unisca in questo sforzo, “con la forza dell'amore e della verità”. Tra le principali attività della Campagna: il Congresso intitolato "La famiglia per la vita, con la forza dell'amore e della verità"; l’assegnazione del premio “Giovanni Paolo II alla famiglia”; l’Expo-vita - Expo-famiglia, che ha mostrato i diversi servizi di assistenza alle famiglie affinché possano far fronte alle sfide del mondo attuale. (E.B.)

 

 

Domenica prossima i Musei vaticani e tuttE le catacombe di roma saranno

aperte gratis al pubblico in occasione della XI edizione

delle “Giornate europee del patrimonio”

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

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ROMA. = Visitare gratuitamente i Musei Vaticani e tutte le catacombe di Roma. E’ l’iniziativa promossa domenica prossima dalla Santa Sede in occasione delle “Giornate Europee del Patrimonio”. L’obiettivo della consueta manifestazione, organizzata a partire dal 1991 dal Consiglio d’Europa e con il contributo dalla Comunità Europea, è quello di avvicinare i cittadini al patrimonio culturale di ciascuno Stato offrendo libero ingresso nelle aree archeologiche, nei musei, nelle gallerie e in altre sedi espositive. E sono più di 40 i Paesi che quest’anno aderiscono alla manifestazione, lanciata ufficialmente il 21 settembre al Museo dell’Hermitage di San Pietroburgo, in Russia. Alla realizzazione del programma promosso dalla Santa Sede, sul tema “La carità per la solidarietà nel patrimonio delle ‘misericordie’”, hanno collaborato la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, i Musei Vaticani e la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. Così nell’ambito dei Musei Vaticani, sarà aperto il Museo Cristiano di Benedetto XIV, recentemente restaurato, con una presentazione delle raccolte ispirata al tema di quest’anno. Fra gli altri appuntamenti – segnala l’Agenzia Zenith - prevista l’inaugurazione della mostra fotografica dal titolo “La carità, la solidarietà e le catacombe”, che si terrà presso la Catacomba di S. Callisto a Roma. L’Italia, che partecipa dal 1995 con un numero sempre crescente di iniziative, dedica questo fine settimana al tema “Un patrimonio venuto da lontano”.

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24 ORE NEL MONDO

23 settembre 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Marco Guerra -

 

In Iraq, un popoloso quartiere a maggioranza sciita di Baghdad è stato teatro di un sanguinoso attacco costato la vita ad oltre 30 persone. L’attentato è stato compiuto in concomitanza con l’inizio del Ramadan, mese dell’anno nel quale è iniziata, secondo la tradizione islamica, la rivelazione del Corano. Proprio nei giorni scorsi, le forze della coalizione avevano elevato il livello di allerta temendo nuovi scontri tra sciiti e sunniti durante il Ramadan. Nella lotta contro il terrorismo, si deve comunque segnalare un’importante cattura: le autorità irachene hanno annunciato, infatti, l’arresto del leader del gruppo armato “Ansar Al-Sunna”, affiliato alla rete di Al Qaeda.

 

Secondo i Servizi segreti sauditi, il leader di Al Qaeda, Osama Bin Laden, sarebbe morto in Pakistan il 23 agosto del 2006, per una febbre tifoide. Ma il governo del Pakistan ha smentito di avere ricevuto notizie sulla morte di Bin Laden da Servizi segreti di altri Paesi. Il presidente francese, Jacques Chirac, ha detto che l’informazione “non è confermata”.

 

In Afghanistan, proseguono gli attacchi dei ribelli talebani: il ministro degli Interni del Paese asiatico ha riferito che almeno 19 operai afghani hanno perso la vita, ieri, in un agguato contro l’autobus sul quale viaggiavano.

 

In Israele e Libano hanno ricevuto vasta eco e reazioni contrapposte le dichiarazioni del leader degli Hezbollah, Hassan Nasrallah, che ha parlato ieri davanti a circa un milione di persone radunate in un piazzale nella periferia meridionale di Beirut, per celebrare quella che è stata definita una vittoria “divina, storica e strategica” contro lo Stato ebraico. Il nostro servizio:

 

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Il premier libanese, Fouad Sinora, ha definito “costruttivo” il discorso di Nasrallah sottolineando come l’importanza data alla ricerca del dialogo possa essere decisiva per l’avvenire. In Israele, invece, il portavoce del ministero degli Esteri ha usato l’espressione “spacconata” riferendosi al proclama di vittoria da parte del capo degli Hezbollah. Ma tra le polemiche e le divisioni si deve comunque registrare un evento significativo per la stabilità del Paese dei cedri: l’esercito libanese ha infatti preso posizione per la prima volta lungo la linea di confine con Israele. Il compito dei militari libanesi e dei soldati dell’ONU è però difficile e non privo di ostacoli: gli Hezbollah, infatti, non intendono deporre le armi. Il loro capo Nasrallah, che non appariva in pubblico dall’inizio del conflitto, ha detto ieri che “nessun esercito al mondo potrà disarmare i suoi guerriglieri”. “La resistenza – ha precisato - ha oggi più di 20 mila razzi ed è più forte di quanto lo fosse prima del 12 luglio”, giorno dell’avvio dell’offensiva israeliana in Libano. Parlando della missione dell’UNIFIL, la forza di interposizione dell’ONU, Nasrallah ha poi affermato che i soldati delle Nazioni Unite sono “i benvenuti”. Ma “la loro missione - ha aggiunto – deve rimanere quella definita dalla risoluzione 1701”, che prevede un’azione congiunta di militari dell’ONU e dell’esercito libanese. “Non tentino – ha infine ammonito Nasrallah – di disarmare la resistenza né di prendere informazioni” sui combattenti Hezbollah.

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Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania avrebbero concordato quali provvedimenti applicare contro l’Iran, se i negoziati sul programma nucleare di Teheran dovessero fallire. Secondo fonti diplomatiche, le prime sanzioni riguarderebbero gli scambi e la cooperazione legati all’attività nel settore nucleare e nella realizzazione di missili balistici. I provvedimenti, oltre a beni e servizi, colpirebbero anche i viaggi di fisici e scienziati e il finanziamento di ricerca.

 

“Sorridete, la patria e il mondo vi guardano”. E’ l’ordine dato, secondo il quotidiano Bangkok Post, dal generale Sonthi che ha pianificato, in Thailandia, il colpo di Stato con cui è stato deposto, mercoledì scorso, il primo ministro. L’obiettivo – sostiene il giornale - è di rendere meno minacciosa la presenza di soldati, leali al re Bhumibol, nel centro della capitale. Il generale Sonthi ha anche annunciato come imminente la nomina del nuovo premier, che sarà incaricato di guidare il Paese fino alle prossime elezioni. Sul terreno, intanto, un piccolo ordigno è esploso nelle vicinanze di una moschea nella città di Pattani, dove sarebbe dovuto arrivare nel pomeriggio il principe erede al trono. L’esplosione, secondo fonti locali, ha causato il ferimento di almeno 4 persone.

 

Ore di angoscia in Nepal: un elicottero di fabbricazione russa, con a bordo 24 persone, è stato dato per disperso in una zona a circa 280 chilometri dalla capitale Kathmandu. Tra i passeggeri, ci sono anche un ministro nepalese e sette stranieri. Le ricerche sono difficili a causa delle avverse condizioni metereologiche.

 

Sempre più alta la tensione nello Sri Lanka: centinaia di famiglie musulmane stanno abbandonando le proprie case, nella zona orientale del Paese asiatico, dopo una nuova offensiva annunciata dai ribelli Tamil. Secondo il presidente del governo di Mutur, almeno 800 famiglie stanno lasciando l’area.

 

Prende sempre più corpo l’ipotesi dell’errore umano nel caso dell’indicente del treno “Transrapid”, avvenuto ieri nel nord della Germania e costato la vita a 23 persone. Lo ha rivelato stamani alla stampa il procuratore generale, Alexander Retemeyer. Resta da chiarire, in particolare, perchè il convoglio sia partito per un viaggio di collaudo nonostante la presenza, sul binario, di una piattaforma mobile. Diversi quotidiani tedeschi hanno poi espresso dubbi sul Transrapid, treno superveloce a levitazione magnetica, ma il cancelliere Angela Merkel ha già assicurato che “all’attuale stato delle conoscenze, resta una tecnologia sicura”.

 

Le potenzialità del settore petrolifero, lo sfruttamento degli idrocarburi e l’accesso ai giacimenti energetici russi. Sono alcuni dei temi al centro dell’odierno Summit, nei pressi di Parigi, tra il presidente francese, Jacques Chirac, il cancelliere tedesco, Angela Merkel, e il capo di Stato russo, Vladimir Putin. Da segnalare che il presidente russo ha annunciato un accordo tra Mosca e Parigi per 10 miliardi di dollari nel settore dell’aeronautica. Putin ha anche detto che la Russia ha intenzione di inviare un contingente in Libano, ma non sotto il comando dell’ONU.

 

In Ungheria, dopo una quinta notte di proteste di piazza, gli oppositori del primo ministro socialista, Ferenc Gyurcsany, hanno annunciato per questa sera a Budapest una grande manifestazione antigovernativa alla quale dovrebbero prendere parte oltre 200 mila persone. L’ondata di proteste contro il primo ministro ungherese è iniziata dopo la conferma, da parte del premier, di aver mentito sui risultati raggiunti dal suo esecutivo negli ultimi due anni.

 

E’ stato aumentato il livello delle misure di sicurezza a Praga a causa “di un aumento del rischio attentato nella capitale”. Lo ha reso noto il primo ministro ceco, Mirek Topolanek, spiegando che “il governo ha ricevuto informazioni” su un possibile attacco terroristico “dai servizi di sicurezza e dalla polizia”.

 

Il decreto legge sulle intercettazioni approvato in Italia ha l’obiettivo di evitare che il marcio dilaghi. Lo ha detto il capo dell’esecutivo italiano, Romano Prodi, spiegando la decisione del governo di intervenire per affrontare lo scandalo delle intercettazioni illegali scoperte dalla procura di Milano nell’ambito dell’inchiesta Telecom, che ha portato in carcere 21 persone. Il decreto prevede, tra l’altro, la distruzione delle intercettazioni illegali. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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Mai un accordo tra centrosinistra e centrodestra è stato tanto veloce. Il decreto sulle intercettazioni varato ieri dal governo ha l’appoggio della Casa delle libertà, esclusa la Lega. E non dovrebbero esserci sorprese quando il provvedimento approderà in Parlamento. La preoccupazione è comune. Perché comune è la percezione della gravità dell’attentato alla democrazia scoperto con lo scandalo della centrale illegale di spionaggio ruotante attorno a Telecom, che a molti ha ricordato le vicende della loggia massonica P2. Sotto illecito controllo sono finiti politici, banchieri, imprenditori, giornalisti, uomini di sport e spettacolo. E nei giorni scorsi, la Procura di Milano ha disposto l’arresto di 21 persone, tra le quali il capo della sicurezza di Telecom, Tavaroli. Il decreto varato ieri prevede dunque la distruzione di documenti e atti che contengano conversazioni e comunicazioni telefoniche e telematiche, acquisite illegalmente. La loro detenzione e la loro pubblicazione sui giornali sarà punita severamente. Abbiamo concordato tutto non solo con l’opposizione, ma anche con il consiglio superiore della magistratura, ha fatto sapere il ministro della Giustizia Mastella. Ma qualche perplessità arriva dal garante della privacy, che ricorda di aver lanciato per primo l’allarme sui dossier illegali e ora chiede maggiori poteri sanzionatori e più mezzi. E protesta anche la Federazione nazionale della stampa, che parla di “provvedimento bavaglio”. Romano Prodi ha motivato l’intervento urgente del governo con la necessità di impedire il dilagare del marcio. E certamente la vicenda sarà affrontata la settimana prossima, quando il premier riferirà in Parlamento su un’altra vicenda che tocca in modo diverso Telecom: quella della riorganizzazione dell’azienda, con le polemiche che hanno coinvolto l’esecutivo e che hanno condotto alle dimissioni del presidente di Telecom, Marco Tronchetti Provera, e a quelle del consigliere politico ed economico di prodi, Angelo Rovati.

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Nelle Galapagos, in Ecuador, una macchia di combustibile pesante, apparentemente fuoriuscita da una petroliera, ha raggiunto una spiaggia dell’isola Santa Cruz colpendo una ventina di iguane marine ed alcuni pellicani. Le autorità del parco nazionale delle Galapagos, dichiarato patrimonio naturale dell’umanità per la sua fauna e la sua flora, hanno precisato che gli specialisti hanno subito soccorso gli animali, lavandoli e sottoponendoli alle cure necessarie.

 

In Gambia, dove non è ancora terminato lo scrutinio dei voti delle presidenziali tenutesi ieri, i primi risultati assegnano la vittoria al presidente uscente, Yahya Jammeh. Le operazioni di voto si sono svolte in un clima di calma: erano chiamati alle urne oltre 660 mila aventi diritto, su circa un milione e mezzo di abitanti.

 

 

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