RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 264 - Testo
della trasmissione di giovedì 21 settembre 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Si celebra oggi la Giornata mondiale dell’Alzheimer: ce ne parla Gabriella Salvini
Porro
CHIESA E SOCIETA’:
Rilasciato in Cina, dopo cinque giorni di detenzione, il vescovo di Zhouzhi, mons. Wu Qinjing
In Indonesia, prevista per questa sera la
fucilazione di tre cattolici, condannati a morte senza un processo equo, accusa
Amnesty. Anche i leader islamici chiedono un gesto di
clemenza
21
settembre 2006
VIVETE IN INTIMA UNIONE CON CRISTO, EVITANDO DI
CADERE
IN UN
ATTIVISMO ESAGERATO: E’ L’ESORTAZIONE DEL PAPA
AD UN
GRUPPO DI NUOVI VESCOVI RICEVUTI IN UDIENZA,
IN
OCCASIONE DI UN SIMPOSIO IN VATICANO
Un momento di
gioia in cui Benedetto XVI ha voluto condividere i sentimenti e le attese dei
nuovi vescovi, nei primi mesi del loro ministero: con questo spirito, sottolineato
dal Papa, si è svolto stamani nella Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico
di Castel Gandolfo un
incontro con i partecipanti al simposio in Vaticano dedicato, appunto, ai nuovi
presuli. A loro, il Pontefice ha voluto innanzitutto rivolgere parole di
incoraggiamento ed utili suggerimenti, ribadendo che solo Cristo può indicarci
come servire la Chiesa. A guidare i nuovi presuli, il prefetto della Congregazione
dei Vescovi, il cardinale Giovani Battista Re, che ha rivolto un indirizzo
d’omaggio al Papa. Il servizio di Alessandro Gisotti:
**********
La prima
responsabilità dei vescovi è “edificare la Chiesa come famiglia di Dio e come
luogo di aiuto vicendevole e di disponibilità”: è quanto sottolineato da
Benedetto XVI che, nell’udienza ai nuovi presuli, ha offerto un’approfondita
riflessione sulla figura e il servizio del vescovo nel mondo di oggi. Innanzitutto,
il Papa ha ribadito che solo Cristo, “amore incarnato di Dio, può indicarci in
modo autorevole come amare e servire la Chiesa”. Per questo, ha sottolineato,
la cura del gregge del Signore “ha bisogno del supporto di un’intensa vita
spirituale, alimentata da assidua preghiera personale e comunitaria”.
“Un costante
contatto con Dio caratterizzi pertanto le vostre giornate e accompagni ogni
vostra attività. Vivere in intima unione con Cristo vi aiuterà a raggiungere
quel necessario equilibrio tra il raccoglimento interiore e il necessario
sforzo richiesto dalle molteplici occupazioni della vita, evitando di cadere in
un attivismo esagerato”.
Il Pontefice si
è soffermato così sugli uffici di insegnare, santificare e governare, propri
del ministero episcopale. “Quello di governare”, il munus
regendi, ha detto, “costituisce per il vescovo un
autentico atto di amore verso Dio e verso il prossimo che si esprime nella
carità pastorale”. E ciò, ha aggiunto, è stato indicato autorevolmente dal
Concilio Vaticano II che nella Costituzione Lumen Gentium
propone ai vescovi come modello Cristo, il Buon Pastore, venuto per servire e
non per essere servito.
“Cari Fratelli,
sull’esempio di Cristo ognuno di voi, nella cura quotidiana del gregge, si
faccia ‘tutto a tutti’ (cfr
1 Cor 9,22) proponendo la verità della fede, celebrando i sacramenti della
nostra santificazione e testimoniando la carità del Signore. Accogliete con animo
aperto coloro che bussano alla vostra porta: consigliateli, consolateli e
sosteneteli nella via di Dio, cercando di condurre tutti a quell’unità
nella fede e nell’amore di cui, per volontà del Signore, nelle vostre Diocesi
dovete essere il visibile principio ed il fondamento”.
Non manchi,
poi, ha avvertito, “un sano ottimismo” che i presuli devono saper “irradiare”
attorno a loro. Questa sollecitudine, ha proseguito, va mostrata soprattutto
nei confronti dei sacerdoti e dei giovani che si preparano alla vita
sacerdotale e religiosa.
“Agite sempre
con loro come padri e fratelli maggiori che sanno ascoltare, accogliere,
confortare e, quando necessario, anche correggere; ricercatene la collaborazione
e siate loro vicini specialmente nei momenti significativi del loro ministero e
della loro vita”.
D’altro canto,
è stato il suo richiamo, proprio in virtù del suo ufficio di governare il vescovo
è chiamato a “giudicare la vita del Popolo di Dio affidato alle sue cure
pastorali”. Si tratta, ha costatato, di un “diritto e dovere” quanto mai
importante “affinché la Comunità diocesana sia unita nel suo interno e proceda
in profonda comunione di fede, di amore e di disciplina con il Vescovo di Roma
e con tutta la Chiesa”. I vescovi devono essere allora “custodi attenti di
questa comunione ecclesiale”. Parole corredate da un prezioso suggerimento del
Santo Padre:
“Si tratta di
un atto di amore che richiede discernimento, coraggio apostolico e paziente
bontà nel cercare di convincere e di coinvolgere, perché le vostre indicazioni
siano accolte di buon animo ed eseguite con convinzione e prontezza”.
I presuli, ha
detto ancora, siano dunque capaci di alimentare nei fedeli “il senso di appartenenza
alla Chiesa e la gioia della comunione fraterna”. “Costruire la comunione ecclesiale
– è stata la sua viva esortazione – sia il vostro impegno quotidiano”. Ha così
affermato che la “serenità nei rapporti, la finezza del tratto e la semplicità
della vita sono doti che senza dubbio arricchiscono la personalità umana del
vescovo”. Quindi, riecheggiando la “Regola Pastorale” di San Gregorio Magno, ha
ricordato che “il governo delle anime è l'arte delle arti”. Un
arte che richiede “la crescita costante delle virtù”, tra le quali il
Papa ha voluto menzionare in special modo la prudenza. Questa, ha detto ai
nuovi vescovi, “vi renderà pazienti con voi stessi e con gli altri, coraggiosi
e fermi nelle decisioni, misericordiosi e giusti”.
**********
RIENTRANO
QUASI OVUNQUE NEL MONDO ISLAMICO LE PROTESTE
PER LE
PAROLE DEL PAPA A RATISBONA, DOPO LE SUE CHIARIFICAZIONI:
SALE
INVECE
NELLA
PROPRIA LINGUA DEL TESTO COMPLETO DEL DISCORSO DI BENEDETTO XVI
-
Intervista con Andrea Olivero e Younus Tawfik -
Dopo le chiarificazioni del Papa sulle parole pronunciate
all’Università di Ratisbona, le proteste e le
polemiche stanno rientrando quasi ovunque nel mondo islamico. Sale sempre di
più invece la richiesta di leggere il testo completo del discorso di Benedetto
XVI, come segnala
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R. - Credo innanzitutto che la strada sia proprio quella
che ci ha indicato, in questi giorni, mirabilmente, Benedetto XVI. Il dialogo è
esigente. Lui ci ha detto che non dobbiamo accontentarci di generiche
relazioni, ma proporre questo vero dialogo. Certo tutto questo spaventa taluni.
Lo sappiamo e non possiamo che prenderne atto. Sono quelli che, in questi anni,
hanno scientificamente ricercato lo scontro tra civiltà. Però, credo che invece
vi sia una parte di Islam che oggi ha una disponibilità a dialogare seriamente.
Bisogna stare molto attenti e saper guardare a chi, all’interno di questo
mondo, sia pure con una fatica enorme, sta cercando una strada di dialogo
autentico. Ha fatto molto bene Benedetto XVI a ribadirlo e a sottolineare anche
quelli che sono i problemi aperti in questo dialogo. Non dobbiamo
nasconderceli, diversamente saremmo sterili.
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E ora ascoltiamo la riflessione di uno scrittore
musulmano, Younus Tawfik,
iracheno da tanti anni in Italia, membro della Consulta per l’Islam.
L’intervista è di Fabio Colagrande:
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R. – Noi, purtroppo, abbiamo paura di essere criticati o
di affrontare la nostra fede anche con una critica costruttiva. Ma oggi nel
mondo islamico c’è comunque un fermento. Noi dobbiamo riconoscere che
all’interno dell’islam ci deve essere una specie di revisione, una evoluzione che si adatti ai tempi: c’è infatti un
“congelamento” dell’evoluzione della sharìa,
per cui c’è stato un radicamento della fede che ha sminuito la ragione. Mentre
per il cristianesimo, la cosa è andata diversamente, per cui
qui è la ragione che ha prevaricato la fede e siamo arrivati al materialismo
quasi assoluto.
D. – Ecco, infatti a Ratisbona il Papa si è rivolto in particolare al mondo
occidentale, ma pochi sembrano essersene accorti …
R. – Ma non vogliono accorgersene, anche perché chi ha
fomentato la polemica contro l’islam attribuita al Papa sono stati i media occidentali; alcuni media occidentali hanno diffuso
alcune frasi estratte dal discorso, che sono state quelle che hanno fomentato
la polemica. Qui c’è qualcuno che soffia sul fuoco, che proprio vuole incendiare
addirittura lo scontro!
D. – Lei parlava di segni, in qualche modo, di
un’inversione di tendenza, però, nel mondo islamico …
R. – Ma sì! All’inizio c’è stata la polemica perché è
logico che sono state diffuse alcune frasi, ma il Papa ha fatto una lectio magistralis.
Nel mondo accademico questo è risaputo: quando si fa una lezione a quel livello,
ci sono citazioni e quindi noi dobbiamo prendere il discorso nel suo insieme ed
analizzarlo nei minimi dettagli. Quando è arrivato tutto il discorso nel suo
contenuto, gli stessi esponenti dell’islam hanno fatto retromarcia: e ora la
piazza comincia a calmarsi! Prendendo il testo integrale è logico che poi
appare chiaramente dal discorso del Papa una comparazione tra islam e
occidente, perché poi lui aveva già detto qualche giorno
prima, che le altre religioni, compreso l’islam, sono spaventate da un Occidente
troppo materialista. Ma se noi capovolgessimo la frase del Papa e se dicessimo
che l’Occidente è spaventato da un islam troppo attaccato alla sua fede? E’
questo che, in qualche modo, spaventa l’Occidente, perché l’Occidente si è
allontanato alla fede. Tutti e due devono camminare insieme!
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NOMINE
Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Aveiro, in Portogallo,
presentata da mons. António Baltasar
Marcelino, per raggiunti limiti di età.
Gli succede mons. António
Francisco dos Santos, finora vescovo titolare di Magneto e ausiliare di Braga. Mons.
António Francisco dos Santos
è nato il 29 agosto
INIZIATA
A ROMA
SUL
TEMA: “
-
Intervista con mons. Stanislao Ryłko -
E’ iniziata oggi a Roma
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R. – Nonostante le non poche difficoltà che incontra nel
nostro mondo secolarizzato, contrassegnato da forti cambiamenti socioculturali,
la parrocchia “continua a conservare ed esercitare una sua missione
indispensabile e di grande attualità in ambito pastorale ed ecclesiale” (Ecclesia in Europa, n.15). La
parrocchia come istituzione e come comunità ha bisogno oggi di un profondo
rinnovamento. E dare un volto nuovo alle nostre parrocchie è possibile ed è
compito di tutti: sacerdoti, laici, associazioni e movimenti ecclesiali.
D. – Quali i percorsi di rinnovamento della parrocchia?
R. – Oggi della parrocchia si parla e si scrive molto, ma
troppo spesso non si va oltre il livello delle critiche e delle denuncie. Noi
abbiamo voluto dare un taglio positivo e propositivo alla nostra riflessione e
prenderemo in esame diversi progetti concreti di rinnovamento della parrocchia
– già funzionanti in varie parti del mondo –, che mirano a restituirle vitalità
e impeto missionario. Mi riferisco, per esempio, alle comunità di base diffuse
in Africa e in Asia...; al progetto denominato “Nuova
Immagine della Parrocchia” (NIP), promosso dal Movimento Mondo Migliore; alle
cellule di evangelizzazione, un progetto lanciato a Milano da don Piergiorgio Perini, ma ormai operante in molti paesi del mondo. Ci sono
tante iniziative, ma purtroppo sono poco conosciute... A ciò si deve aggiungere
l’importante contributo dell’Azione Cattolica, dei movimenti ecclesiali e delle
nuove comunità. Sicuramente sarà uno scambio di esperienze molto interessante.
D. – Cosa deve essere
R. – Recentemente il Santo Padre ha toccato questo tema
durante il suo viaggio in Germania, esortando tutti a operare al fine di
«rendere la parrocchia una patria interiore per la gente – una grande famiglia,
in cui sperimentiamo al contempo la famiglia ancora più grande della Chiesa
universale, imparando mediante la liturgia, la catechesi e tutte le
manifestazioni della vita parrocchiale a camminare insieme sulla via della vita
vera” (Meunchen, 10 settembre 2006). La parrocchia,
dunque, come “patria interiore per la gente”... Una espressione
molto suggestiva, quella del Papa... La parrocchia come famiglia delle
famiglie, comunità delle comunità...Il rinnovamento della parrocchia non si può
decretare a tavolino... I cambiamenti strutturali, pur necessari, da soli non
bastano. Ci vuole una permanente formazione dei laici a una fede adulta, un
serio programma di iniziazione cristiana vera e propria dei battezzati – la
riscoperta cioè del ruolo del Battesimo e dell’Eucaristia come fonte e culmine
della vita cristiana. È da qui che nasce e passa il vero rinnovamento delle
nostre comunità parrocchiali.
D. – Domani incontrerete il Papa …
R. – Aspettiamo tutti con ansia di poter ascoltare la sua
parola autorevole, che è per noi bussola sicura e indicatore
di strada per il servizio che, in quanto dicastero della Curia romana,
prestiamo alla missione della Chiesa. Chiederemo la sua benedizione sui nostri
progetti futuri. E, soprattutto, esprimeremo al Santo Padre la nostra piena e
figliale solidarietà nel momento in cui la sua persona viene
ingiustamente attaccata da più parti. E gli offriremo il dono della nostra
preghiera secondo le sue intenzioni.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - Il discorso di Benedetto XVI
nell’incontro con i nuovi vescovi.
Servizio estero - Iraq: un rapporto dell’ONU stima
che oltre 6.500 civili sono stati uccisi a luglio e ad agosto.
Servizio culturale - Un articolo di Mario Spinelli
dal titolo “Opere che trasmettono il messaggio di speranza”: la dodicesima
Biennale d’Arte sacra contemporanea.
Servizio italiano - In rilievo sempre la vicenda Telecom.
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21 settembre 2006
COMMOSSA
PARTECIPAZIONE QUESTA MATTINA A NAIROBI PER I FUNERALI
DI
SUOR LEONELLA SGORBATI, MISSIONARIA
DELLA
CONSOLATA UCCISA DOMENICA A MOGADISCIO, IN SOMALIA
-
Intervista con suor Gabriella Bono -
Grande commozione stamani a Nairobi, in Kenya, dove si
sono tenuti nella chiesa della Consolata, i funerali di suor Leonella Sgorbati, missionaria uccisa
domenica scorsa da due uomini a Mogadiscio insieme con la sua guardia del
corpo. La cerimonia è stata presieduta da mons. Giorgio Bertin,
vescovo di Gibuti e amministratore apostolico a Mogadiscio.
Le spoglie di suor Leonella riposeranno nel cimitero della Famiglia Consolatina a Nazareth, località nei pressi di Nairobi. Ascoltiamo,
al microfono di Amedeo Lomonaco, madre Gabriella Bono, superiora generale delle Missionarie
della Consolata, cui apparteneva suor Leonella:
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R. – Ho parlato per telefono con le sorelle che sono in
Kenya e che hanno partecipato ai funerali. Mi hanno detto che c’era tantissima
gente. Tutti, tutti partecipavano con commozione. E noi pensiamo che sia perchè
suor Leonella è stata molto amata in Kenya, dove ha dato tanti anni della sua
vita missionaria. Certamente, lei è stata molto conosciuta e amata. La gente
avrà sicuramente voluto partecipare per darle il suo saluto.
D. – Prima di spegnersi, Suor Leonella ha ripetuto per tre
volte la parola “perdono”. Dopo il suo omicidio è già sbocciato, dunque, il
seme più bello, quello che vuole fare attecchire la pace e il dialogo…
R. – Certamente, è proprio questo. Tutta la sua vita, così
come la vita delle nostre quattro sorelle, che continuano ad
essere presenti in Somalia, è per la riconciliazione, per la fraternità
e la pace. Questo testamento, che noi portiamo nel cuore, è come l’invito a
continuare per questa strada. Una strada che suor Leonella e che tante altre
già hanno percorso. E’ l’invito alla fraternità e alla riconciliazione. E’ un
invito che dobbiamo tenere presente anche ricordando la guardia che ha voluto,
in un gesto estremo, difenderla. Si chiama Mohammed.
Ha voluto difenderla dopo il primo sparo. Anche lui ha dato la vita, sognando una Somalia nella pace e nella fraternità. Noi vogliamo
raccogliere proprio questo loro testamento, questo sangue versato, perché possa
giungere finalmente la riconciliazione e la pace per la
Somalia e per il mondo intero.
D. – Madre, quindi, il perdono di suor Leonella prima di
morire e il gesto di Mohammed possono costituire una
nuova pagina viva nel dialogo tra cristiani e musulmani?
R. – E’ così che noi lo vogliamo leggere. Uniti insieme, vogliamo continuare questo cammino, con i
musulmani, con ogni uomo e donna di qualsiasi religione, ma di buona volontà,
che cerchi la pace. E’ un gesto simbolico per noi, che sottolinea lo sforzo e
l’impegno della vita per costruire fraternità. Potremo continuare ad impegnarci
solo insieme, non separatamente. Questo ci dice il loro sangue versato. Lo
potremo fare insieme, unendo cuore, sforzi, vita e forse anche sangue.
D. – Nel telegramma che le ha inviato
Benedetto XVI, il Papa ha auspicato che il sangue versato da una così fedele
discepola diventi seme di speranza. Quali le speranze della
Somalia, dilaniata purtroppo da violenze e povertà?
R. – Ce lo dice ancora suor
Leonella che la speranza è il ricostruire insieme, unire lo sforzo giorno per
giorno, credendo che la pace sia possibile. Lo dicono gli infermieri e i medici
che hanno collaborato strettamente con suor Leonella per dar vita a quel sogno
che, insieme con l’ospedale e il villaggio, è anche la scuola per infermieri.
Lo dicono i suoi giovani infermieri che si sono preparati per un futuro
migliore. La speranza è ricostruire nel cuore la pace e attraverso il perdono
ricostruire il sogno e la gioia di una Somalia nella
fraternità, di un mondo nella fraternità.
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impegniamoci a fAre di
più per una pace duratura.
così kofi annan in occasione della giornata
internazionale per la pace,
che ricorre oggi
Promuovere un giorno di tregua e di non violenza. E’
questo l’obiettivo dell’odierna Giornata internazionale della pace, indetta
dalle Nazioni Unite. Nel suo messaggio, il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ricordando le vittime
delle guerre e quanti vivono in un clima di insicurezza e paura, ha chiesto a
tutti i popoli un maggiore coinvolgimento per giungere ad una pace duratura. Il
numero uno del Palazzo di Vetro ha poi sottolineato il contributo delle Nazioni
Unite in questo senso. Ascoltiamolo:
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the united
nations works for peace in
“Le Nazioni Unite operano per la pace in tanti modi.
Stiamo dando il massimo per prevenire ulteriori spargimenti di sangue ed
abbiamo ottenuto qualche successo in questo senso. Gli Stati stanno prestando
più attenzione all’attività di diplomazia preventiva. Le missioni di
mantenimento della pace delle Nazioni Unite, insieme ai nostri sforzi per
incoraggiare la democrazia e la promozione dei diritti umani, stanno facendo la
differenza. I singoli cittadini di tutto il mondo, uomini
e donne di ogni società, stanno lavorando per alleviare la sofferenza e per
costruire ponti che congiungano i popoli di culture e credi diversi. In realtà,
esistono meno guerre oggi che nel decennio scorso ma sono, comunque, ancora
troppe. Ogni scoppio di conflitto è un fallimento che ricorda ancora quanto c’è
da fare”.
**********
Sono numerose le manifestazioni organizzate in tutto il
mondo, per testimoniare contro la violenza. Il Consiglio Ecumenico delle Chiese
ha invitato le comunità cristiane ad osservare la ricorrenza come “Giornata
internazionale di preghiera per la pace”, con veglie e liturgie. Le Chiese
dell’America Latina con lo slogan “… e noi continuiamo a ricercare la pace”
hanno invece sollecitato i fedeli a rivolgere particolare attenzione alla
violenza in America Latina, nonché alla sofferenza di bambini, anziani, uomini
e donne del Medio Oriente. A Roma, infine, la Famiglia Domenicana ha
organizzato una marcia invitando tutte le comunità domenicane nel mondo a
testimoniare solidarietà con i fratelli del Medio Oriente e a pregare per
l’avvento della pace e della riconciliazione in tutte le regioni segnate da
conflitti.
SI CELEBRA OGGI LA
GIORNATA MONDIALE DELL’ALZHEIMER
-
Intervista con Gabriella Salvini Porro -
Era il 4
novembre 1906 quando Alois Alzheimer descrisse il primo caso di demenza senile
progressiva. Oggi, in occasione della 13.ma Giornata
mondiale dell’Alzheimer, si celebra il centenario di quell’evento e scienziati e associazioni di 75 Paesi
puntano a migliorare la qualità della vita dei malati e dei loro familiari. Il
decorso della malattia può durare fino a 20 anni e l’Alzheimer
è una patologia costosa che necessita di più risorse economiche. Antonella Villani ha chiesto a Gabriella Salvini
Porro, presidente di Alzheimer Italia, perché lo
slogan di questo anno è: “Non c’e’ tempo da perdere”:
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R. – Gi ultimi dati epidemiologici sulla malattia di Alzheimer ci hanno preoccupato. Si
parla di 24 milioni e mezzo circa di persone con demenza nel mondo e quattro
milioni e mezzo di nuovi casi all’anno, cioè un malato
ogni sette secondi che fanno 12 mila malati al giorno. Il dato poi più
impressionante è che questi numeri sono destinati a raddoppiarsi ogni 20 anni,
quindi nel 2040 saranno 81 milioni.
D. – E in Italia la situazione qual è?
R. – E’ di 500 mila malati che sono destinati anche questi
a raddoppiare.
D. – I dati dello studio di Lancet
indicano Cina, Unione Europea e USA tra i Paesi più colpiti dalla malattia.
Perché?
R. – Noi viviamo di più e quindi in questi Paesi ci sono
più persone anziane e la malattia di Alzheimer
colpisce in prevalenza, anche se non solo, persone al di sopra dei 65 anni.
D. – Quest’anno, tra l’altro, ricorrono i 100 anni dalla
prima diagnosi di questa forma di demenza progressiva. Che cosa è cambiato dal
1906 ad oggi?
R. – La malattia di Alzheimer è
stata presa in considerazione negli anni ’70 e si parlava di demenza presenile
fin tanto che un gruppo di ricercatori ha visto che le degenerazioni cerebrali
erano uguali sia che fossero persone al di sotto dei 65 anni, sia che fossero
persone al di sopra, per cui non è più demenza
presenile ma malattia di Alzheimer. L’altro
cambiamento enorme è che ci si impegna molto di più sulla ricerca, sulla
sensibilizzazione, e sull’attenzione a questa malattia e la ricerca studia
anche molto le possibili terapie. Purtroppo non siamo ancora arrivati ad avere
una terapia risolutiva.
D. – Ma è possibile fare prevenzione?
R. – La prevenzione in una malattia di cui ancora non si
conoscono completamente le cause, è piuttosto difficile, però si è visto che
quello che fa bene al cuore fa bene anche al cervello, cioè lo stile di vita,
l’alimentazione, il movimento, l’attività fisica, l’abbassamento del
colesterolo, possono essere una forma di prevenzione.
D. – Difficile fare prevenzione: a questo punto come
contenere questa che si presenta come un’emergenza sanitaria?
R. – In Inghilterra una ricerca ha valutato i costi di
questa malattia perché oltre ad essere un dramma delle famiglie, è un costo sia
per le famiglie stesse che per la società intera. In Inghilterra, il costo
della malattia di Alzheimer è superiore a quello
delle malattie cardiache, cancro ed ictus messe insieme, però i soldi spesi per la
ricerca, sono il 10 per cento di quelli che vengono
spesi per le malattie cardiache e il tre per cento di quelli che vengono spesi
per il cancro. Questo sbilanciamento delle risorse deve essere modificato.
Prima di tutto con una programmazione sanitaria e sociale che tenga conto delle
reali dimensioni di questo problema e quindi pensare di prendersi cura del
malato fin tanto che non ci saranno delle cure definitive risolutive.
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21 settembre 2006
RILASCIATO IN CINA, DOPO CINQUE GIORNI DI DETENZIONE,
IL VESCOVO DI ZHOUZHI,
MONS. WU QINJING,
CONSACRATO - SECONDO IL GOVERNO DI PECHINO - ‘ILLEGALMENTE’
- A cura di Roberta Gisotti -
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PECHINO. = Consacrato senza il permesso del governo e
segregato per cinque giorni, è stato rilasciato il vescovo Wu,
al momento ricoverato in ospedale, per una leggera commozione cerebrale, forse
a causa delle percosse subite durante la detenzione. Ne dà notizia l’agenzia
missionaria AsiaNews,
riportando da fonte anonima che prima del suo rilascio mons. Wu, 38 anni, è stato costretto ad “ammettere” che la sua
ordinazione episcopale, celebrata dal defunto arcivescovo di Xian, mons. Li Duan,
è “illegale”, avvenuta senza una precedente elezione da parte del clero
diocesano, e che la sua gestione degli
affari della diocesi è attività che viola “i regolamenti religiosi del
governo”. Inoltre, ha dovuto promettere di non indossare mai la mitra
episcopale o i paramenti liturgici riservati ai vescovi. La liberazione di
mons. Wu - che era stato arrestato la sera dell’11
settembre da 20 poliziotti in borghese nella sua abitazione - è avvenuta il 16
settembre. La consacrazione di mons. Wu, che risale
all’ottobre del 2005, è stata resa pubblica tre giorni
prima della morte di mons. Li Duan, il 25 maggio
scorso, e due giorni dopo, nonostante le minacce del governo, mons. Wu ha celebrato
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nello stato indiano del
Gujarat approvata la legge che definisce illegali
le conversioni
dall’induismo a qualsiasi altra religione.
la chiesa locale promette di contrastare il
provvedimento
MUMBAI. = In India, dopo tre anni di dibattiti e scontri
politici e legali, il governo del Gujarat, nella zona
occidentale del Paese, ha dato il via libera alla
cosiddetta Legge anti-conversione, che impedisce appunto la conversione dall’induismo a qualsiasi altra religione. Dure le critiche da
parte del Congress, il partito all’opposizione nello
Stato, e soprattutto dalla Chiesa indiana, che promette di contestare il
provvedimento in tutte le sedi possibili. “Insieme ai vescovi del Gujarat - ha annunciato ad AsiaNews
mons. Stanislaus Fernandes,
segretario generale della Conferenza episcopale indiana - andremo dal governatore
per chiedergli di non far passare una simile legge draconiana”. La Legge
anti-conversione, la cui adozione risale al 2003, finora è rimasta solo sulla
carta in Gujarat. Il provvedimento mira soprattutto
ad impedire le conversioni dall’induismo al
cristianesimo, eventualità più temuta dal governo locale. In pratica nel caso
un indù voglia diventare cristiano, dovrà come prima cosa avvertire il
magistrato distrettuale. Mons. Stanislaus
Fernandes ritiene “oltraggioso che l’autorità civile
abbia il diritto di giudicare in materia di fede individuale”. E avverte:
“Siamo di fronte ad un sinistro piano volto a creare tensioni all’interno della
stessa comunità cristiana”. La nuova legge definisce, in modo poco chiaro, il
significato di “conversione forzata” - accusa spesso rivolta ai cristiani - e
stabilisce a chi deve essere applicata la norma. Secondo il nuovo testo
“convertire significa fare rinunciare una persona ad una religione
abbracciandone un’altra, ma non il passare da una denominazione all’altra di
una stessa fede”. Nella sua classificazione la nuova legge raggruppa gianisti, indù e buddisti sotto un’unica religione, come
pure protestanti e cattolici, sciiti e sunniti. Nel testo non si fa menzione
dei sikh (19 milioni nel Paese). Secondo il leader
dell’opposizione in Gujarat, Arjun
Modhvadia, il disegno di legge non passerà l’esame
legale. “Nel 1992 – ha affermato - la Commissione nazionale per le minoranze ha
riconosciuto al buddismo lo status di religione separata; stessa cosa ha fatto
nel 2004 la Corte Suprema per il gianismo”. (E. B.)
ALCUNI PERSONAL COMPUTER CONTERREBBERO SOSTANZE TOSSICHE PER
NEL SETTORE ELETTRONICO:
BRUXELLES. = I personal computer
della Apple
e della Hewlett Packard (HP)
conterrebbero sostanze tossiche in quantità preoccupanti, come piombo, PVC ed
alcuni BFR, pericolosi per la salute e persistenti nell'ambiente, secondo uno
studio di Greenpeace. L’associazione ambientalista ha
lanciato un mese fa la “Eco guida ai prodotti elettronici” per segnalare le
aziende che non fanno uso di tali sostanze e che contribuiscono al riciclaggio
dei rifiuti elettronici. Le aziende prese in considerazione, sulla base delle
loro dichiarazioni pubbliche, sono 14 e nessuna ottiene un punteggio pienamente
soddisfacente. “E’ allarmante – dichiara Greenpeace –
che aziende leader non adottino politiche per eliminare
i composti tossici dai loro prodotti. E dato che le aziende produttrici non si
assumono la responsabilità dei loro prodotti, c’è un alto rischio – ammonisce
l’associazione – che questi finiscano a contaminare Cina
e India dove esistono immense discariche di rifiuti elettronici. Piombo e ritardanti di fiamma bromurati
sono sostanze abbastanza diffuse nell’ambiente in quei siti dove i nostri
computer terminano il loro ciclo di vita. Greenpeace
chiede alle industrie di progettare PC privi di sostanze tossiche – nel rispetto
della direttiva europea in materia – e facili da
riciclare. (R.G.)
ancora maifestazioni in ungheria, dove ieri sera
circa 10 mila persone
si sono radunate pacificamente davanti al parlamento
per chiedere
le dimissioni del premier. la conferenza episcopale
locale, in una nota,
ha affermato
che nessuna società sana può fondarsi SUlla menzogna
- A
cura di Eugenio Bonanata -
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BUDAPEST. = In Ungheria sono proseguite anche la notte scorsa
le proteste contro il premier Ferenc Gyurcsany. Circa 10 mila persone si sono radunate pacificamente
davanti alla sede del Parlamento ungherese, a Budapest, per chiedere le
dimissioni del primo ministro, dopo la diffusione di una registrazione in cui Gyurcsany ha ammesso di aver mentito agli elettori per
vincere le elezioni di aprile. Non ci sono stati incidenti e la polizia ha
operato solo alcuni fermi. In questo quadro è intervenuta la Conferenza
episcopale ungherese che ieri, in una nota, ha ricordato che ciascuna nazione
dovrebbe essere “fondata sulla verità e la giustizia”. Nessuna società sana può
fondarsi sulla menzogna – scrivono i vescovi nel documento diffuso dall’agenzia
SIR - dunque “è necessario che i responsabili del nostro Paese si comportino in
maniera conforme a questo” insegnamento. I presuli denunciano inoltre “i
tumulti illegali”, qualunque sia la motivazione che li
provochi. Tuttavia, nello stesso tempo, considerano importante il rispetto dei
diritti democratici come la libertà di parola e di manifestazioni pacifiche. Il
portavoce della conferenza episcopale, Csongor Szerdahelyi, preoccupato per il degrado morale della
società, parlando al SIR, ha aggiunto che le manifestazioni di questi giorni
dimostrano che “la maggior parte della popolazione vuole un cambiamento, in
qualsiasi forma esso sia”. In conclusione, i vescovi ricordano l’obiettivo
della Chiesa cattolica in Ungheria che – affermano – continuerà a lavorare “per
il rinnovamento della società, la cui unica strada è il rinnovamento morale”.
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DAL 4 ALL'8 OTTOBRE, PER
I
PRESIDENTI DELLE 34 CONFERENZE EPISCOPALI CATTOLICHE D'EUROPA,
RIUNITE
NELLA CITTA' DI SAN PIETROBURGO. AL CENTRO
DELL'ASSEMBLEA
LE SFIDE FUTURE PER L'EVANGELIZZAZIONE E
L'ATTUALITA' ECUMENICA
SAN
PIETROBURGO. = Per la prima volta nella storia, i presidenti delle 34
Conferenze episcopali cattoliche d'Europa s'incontreranno in Russia dal 4 all’8
ottobre, a San Pietroburgo, su invito di mons. Joseph Werth, presidente dei
vescovi cattolici della Federazione russa. L'incontro vuole essere un segno di
stima e comunione per il Paese ospite e per tutti i cristiani che vivono in
questa terra. In questa occasione l'Assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa (CCEE),
eleggerà la nuova presidenza dell'organismo
per il quinquennio 2006-2011 e cosi anche i presidenti della Commissione
episcopale europea per i Media (CEEM), della
commissione per
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21 settembre 2006
- A cura di Marco Guerra e Amedeo Lomonaco -
Ore di angoscia in
Indonesia, dove è prevista questa sera la fucilazione dei tre cattolici
condannati a morte perché ritenuti responsabili, nel 2000, del
massacro di 200 musulmani a Poso. Diversi leader islamici, ad Assisi per un
incontro interreligioso promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, hanno
lanciato un appello per la loro salvezza. I leader musulmani hanno chiesto che il gesto di clemenza sia finalizzato a provare “ancora una volta che la giustizia
è un principio fondamentale nell’Islam”. Secondo diverse organizzazioni
umanitarie, l’iter giuridico che ha portato alle sentenze di condanna è stato
viziato da varie irregolarità, quali testimonianze non ascoltate e prove non
accettate. In favore dei tre cattolici sono previste, nel pomeriggio,
manifestazioni a Poso e in altre località. Ascoltiamo, al microfono Debora Donnini, il vescovo di Manado,
mons. Joseph Theodorus
Suwatan:
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We are against death penalty capital punishment …
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“Noi siamo contro la pena di morte per chiunque. Inoltre
non siamo d’accordo con l’esecuzione di queste tre persone, perché vediamo che tutt’ora ci sono nuove prove che non sono state ancora
prese in considerazione nelle investigazioni e durante il processo contro di
loro. In questo caso, dunque, l’esecuzione dovrebbe essere posposta e le nuove
prove dovrebbero essere vagliate. Sappiamo, tra l’altro, che la polizia sta
ancora indagando su 16 persone che potrebbero essere coinvolte nei disordini di
Poso. In questo caso loro diventerebbero di fatto testimoni
chiave. Allora, perché ucciderli proprio ora? Secondo la legge indonesiana,
inoltre, chi ha ricevuto una sentenza di morte ha diritto a chiedere clemenza.
Se la grazia richiesta viene respinta, si ha il
diritto di chiederla due anni dopo che la prima è stata rifiutata. La loro
prima richiesta di grazia è stata respinta neanche un anno fa, quindi non
dovrebbero essere uccisi ora! E dovrebbe, dunque, essere dato loro il tempo,
quello che la legge prevede, per chiedere un secondo atto di clemenza. Noi
chiediamo di pregare, so che molti stanno già pregando, affinché le esecuzioni
non avvengano e loro abbiano la pace nel cuore, fiducia in Dio e mettano la
loro vita nelle mani del Signore”.
Ennesima giornata di sangue in Iraq: due
civili sono morti per l’esplosio-ne di un’autobomba in un quartiere
settentrionale di Baghdad, dove anche sei agenti iracheni, due guardie
nazionali e un soldato americano sono rimasti uccisi in tre distinti attacchi.
Violenze anche a Falluja, dove sette soldati iracheni
hanno perso la vita per agguati compiuti da ribelli. Un soldato italiano è
morto, poi, a causa di un incidente tra veicoli militari, a circa 10 km da Nassiriya, nel giorno della cerimonia per il passaggio di
consegne tra i militari italiani e le autorità irachene.
E
anche in Afghanistan un militare italiano ha perso la vita per un incidente
stradale avvenuto nella notte a Kabul. Fonti militari fanno sapere che il
veicolo sul quale viaggiava il soldato si è capovolto durante una normale
attività pattugliamento. Si esclude, dunque, l’eventualità di un attacco
terroristico.
In Cecenia, almeno 5
militari russi sono rimasti uccisi a seguito di un agguato condotto, secondo
fonti locali, da una banda di guerriglieri indipendentisti. I soldati sono
stati sorpresi da una raffica di proiettili, che ha colpito il loro fuoristrada
nei pressi di una stazione degli autobus di Grozni.
All’Assemblea generale dell’ONU, in corso a New York, sono
sempre più nette le divisioni tra i Paesi non allineati, che rivendicano i diritti
degli “oppressi” del Terzo mondo e gli Stati Uniti, che continuano a chiedere
la sospensione dei processi di arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran. Il
servizio di Paolo Mastrolilli:
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L’Assemblea generale dell’ONU si è trasformata in uno
scontro tra i nuovi Paesi leader del movimento degli Stati non allineati, come
Venezuela ed Iran e gli Stati Uniti. L’Europa tenta di svolgere un ruolo di
mediazione. Martedì, il presidente iraniano Ahmadinejad
aveva accusato gli Stati Uniti di volere la guerra e di sfruttare la supremazia
nucleare per dominare Paesi come il suo, che vogliono sviluppare l’energia
atomica a fini pacifici. Ieri, il collega venezuelano Chavez
ha definito il presidente Bush come il diavolo,
rimproverandogli di essere un dittatore che parla come se fosse il padrone del
mondo. Il leader di Caracas ha anche chiesto di riformare l’ONU per dare più
voce ai Paesi in via di sviluppo, che a suo avviso sono vittime dello
sfruttamento americano. La Casa Bianca ha risposto che simili parole non
meritano commenti. Ieri, anche il capo del governo italiano, Romano Prodi, ha
tenuto il suo discorso all’Assemblea generale, sottolineando la necessità di
rilanciare il multilateralismo attraverso l’ONU,
riprendere il lavoro per risolvere la questione palestinese, trattare con
l’Iran e prestare più attenzione ai problemi dell’Africa. Prodi ha detto che la
crisi nucleare con Teheran è ormai sull’orlo del
precipizio, ma proprio per questo è necessario compiere nuovi sforzi negoziali.
Il capo del governo di Roma ha dichiarato che si rifiuta di aderire alla logica
dello scontro fra le civiltà, puntando invece sul dialogo. Dopo il discorso,
Prodi ha incontrato proprio il presidente iraniano Ahmadinejad.
Alla fine il premier ha detto che non ci sono stati passi concreti, ma il
negoziato continua. Bush, intanto, ha visto il leader
palestinese Abbas e il quartetto composto da USA, UE, Russia e ONU ha appoggiato la sua idea di creare
un governo unitario con Hamas.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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In Thailandia è atterrato stamani, a Bangkok, l’aereo del
deposto premier Thaksin Shinawatra,
ma ancora non si sa dove si trovi. Intanto, il re Bhumibol si è schierato dalla
parte dei militari golpisti autori del colpo di
Stato. Questi ultimi hanno proibito ai partiti politici di organizzare riunioni
o di impegnarsi in qualunque altra attività. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:
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Mentre la vita nella capitale Bangkok torna lentamente
alla normalità, la nuova giunta militare sta cercando di consolidare il suo
potere dopo il golpe bianco di mercoledì. I golpisti avrebbero deciso di
imporre delle limitazioni alle libertà di espressione per i partiti politici e
per i mezzi di informazione. E’ stata anche convocata per oggi un riunione con i responsabili dei mass media thailandesi per comunicare le nuove norme in materia di libertà
di stampa. Il generale Sonthi, che è stato confermato
primo ministro ad interim dal re, ha nel frattempo convocato due ministri del
vecchio governo esautorato di Thaksin Shinawatra. Si tratta di due collaboratori importanti per
il programma politico dell’ex premier, finalizzato a raccogliere appoggio nelle
zone rurale del Paese.
Per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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Riprendono gli sbarchi a Lampedusa: almeno 180
clandestini hanno raggiunto l’isola all’alba. Il barcone di 20 metri sul quale
viaggiavano è stato intercettato vicino alla costa. A questi se ne aggiungono
altri 12, arrivati nella tarda serata di ieri, e 25 soccorsi nelle ultime ore.
In Finlandia, intanto, si tiene oggi un vertice informale dei ministri europei
di Giustizia e Affari Interni, dove si discute anche di immigrazione. Sono
previsti interventi, in particolare, sugli aiuti ai Paesi di arrivo delle rotte
dell’immigrazione clandestina e a quelli di provenienza degli immigrati per
intensificare la vigilanza lungo i loro confini.
Almeno
500 pescatori sono dati per dispersi in Bangladesh.
E’ il drammatico bilancio delle tempeste che ieri hanno colpito la parte
meridionale del Paese asiatico. La guardia costiera ha rinviato le operazioni
di ricerca in attesa del miglioramento delle
condizioni meteorologiche.
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