RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 261 - Testo
della trasmissione di lunedì 18 settembre 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Tragico bilancio del tifone che ha investito il sud del
Giappone: 9 morti, un disperso e 250 feriti
Uccisi in Afghanistan 4 soldati NATO che distribuivano
penne e quaderni ad un gruppo di bambini
Questione nucleare iraniana e missione dell’ONU in
Libano al centro della 61.ma Assemblea generale delle Nazioni
Unite, che apre oggi a New York
In Svezia, storica vittoria del centrodestra alle
elezioni politiche di ieri
18 settembre 2006
SONO I VALORI CRISTIANI COMUNI ALL’IDENTITA’ EUROPEA
LA BASE SULLA QUALE COSTRUIRE UNA COMUNITA’ DEI DIRITTI NEL CONTINENTE:
COSI’ BENEDETTO XVI AL NUOVO AMBASCIATORE AUSTRIACO PRESSO LA SANTA
SEDE,
RICEVUTO PER LA PRESENTAZIONE DELLE LETTERE CREDENZIALI
“In nessuna altra parte del mondo come in Europa, storia e
cultura recano l’impronta del cristianesimo”. E’ una delle affermazioni
centrali del discorso rivolto da Benedetto XVI al nuovo ambasciatore austriaco
presso la Santa Sede, Martin Bolldorf,
ricevuto questa mattina a Castel Gandolfo per la presentazione delle Lettere
credenziali. Il tema delle radici cristiane del continente è stato affrontato
dal Papa insieme con le problematiche connesse al processo di unificazione
europeo. Il servizio di Alessandro De Carolis.
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Se l’Europa del progressivo allargamento vuole davvero
diventare una comunità dei diritti deve anzitutto riconoscersi in una comunità
dei valori: quelli cristiani, che più di altri hanno marcato l’identità storica
e culturale del Vecchio continente. Due giorni dopo aver parlato delle radici
cristiane europee con il nuovo ambasciatore lituano, Benedetto XVI ha ripreso
in modo analogo la questione ricevendo le Lettere credenziali del 58.enne nuovo ambasciatore austriaco
presso la Santa Sede, Bolldorf.
“La strada verso l’integrazione europea è ancora lunga”,
ha osservato il Papa, e “molto dipende – ha aggiunto - dalla fiducia dei
cittadini in questo progetto”. Parlando del processo di ampliamento
dell’Europa, Benedetto XVI ne ha offerto una lettura a partire da un innegabile
dato spirituale. “Le sorgenti più profonde di un ‘insieme’
europeo a prova di crisi – ha detto - si trovano piuttosto nelle comuni
convinzioni e nei valori della storia e della tradizione cristiana e umanista
del continente. Senza una vera comunione dei valori – ha obiettato il Papa -
non si può costruire nemmeno una comunione di diritti affidabile”. E qui, il
Pontefice ha indicato nell’Austria, uno degli Stati dal quale può venire “un
grande contributo” in merito, affinché – ha affermato Benedetto XVI – “i
diritti e l’intoccabile dignità dell’uomo, creato ad immagine di Dio, e la
posizione della famiglia come nucleo della società in Europa siano rispettati e
tutelati sempre ed in ogni circostanza”. Ed anche affinché, ha soggiunto,
“l’Europa, nel necessario processo dell’auto-affermazione, posi il suo sguardo
su Dio, creatore della vita, nel quale insieme si trovano giustizia e amore”.
Ciò che più conta, ha affermato Benedetto XVI – ricordando
ancora “la lunga storia di feconda unione” che lega la Santa Sede alla nazione
austriaca – “è che l’azione politica e sociale dei governi si
viluppi sulla base dei valori trasmessi dal Vangelo”. “Da punti di vista diversi – ha
asserito il Pontefice – lo Stato e la Chiesa hanno a cuore egualmente il bene
dell’uomo. Ed è per il bene dell’uomo se le persone che agiscono in politica si
lasciano guidare da una “visione del mondo” in cui determinanti sono i valori
trasmessi dalla fede cristiana. Ponendo al centro della creazione l’Uomo creato
da Dio, ha riflettuto Benedetto XVI, “’opera sociale e politica si orienta al
vero bene dell’uomo, i cui interessi e la cui dignità non dovranno mai essere
sottoposti ai parametri della fattibilità, dell’utilità e della produttività”.
Anche se, ha riconosciuto altrove, la Chiesa “guarda con favore” allo sviluppo
attuale della mobilità umana e dei mezzi di comunicazione sociale: “Dove uomini
e popoli si considerano membri di una stessa famiglia - ha concluso il Papa -
aumentano le opzioni per la pace, la solidarietà, lo scambio e l’arricchimento
reciproco”.
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ALTRE
UDIENZE
Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in
successive udienze, il nuovo segretario di Stato, il cardinale Tarcisio
Bertone, insieme con i familiari, e cinque presuli della Conferenza episcopale
del Ciad, in visita ad Limina.
CONTINUANO
CON TONI CONTRASTANTI LE REPLICHE DEL MONDO ISLAMICO
ALLE
PAROLE PRONUNCIATE IERI DA BENEDETTO XVI ALL’ANGELUS.
L’UNIONE
EUROPEA: “INACCETTABILI LE REAZIONI SPROPORZIONATE”.
SULLA
VICENDA, L’OPINIONE DI MARIO SCIALOJA DELLA LEGA MUSULMANA MONDIALE E UNA RIFLESSIONE
DEL DIRETTORE DELL’AGENZIA SIR, PAOLO BUSTAFFA,
SUL
RUOLO GIOCATO DALL’INFORMAZIONE
- Interviste con Mario Scialoja e Paolo Bustaffa -
Il mondo
islamico risponde in modo contrastante al rammarico espresso ieri da Benedetto
XVI all’Angelus. La vicenda ha suscitato stamani una presa di posizione del
portavoce della Commissione Europea: Johannes Laitenberger ha affermato che “le reazioni sproporzionate,
che equivalgono a respingere la libertà di parola, sono inaccettabili”. Rispondendo
ad una domanda sulle polemiche seguite al discorso del Papa a Ratisbona, Laitenberger ha
dichiarato che “nell’opinione della Commissione qualsiasi reazione deve essere
basata su quanto effettivamente è stato detto e non su citazioni estrapolate,
anche deliberatamente”. Ma torniamo alle reazioni nel mondo islamico con il
servizio di Alessandro Gisotti:
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Il portavoce
del governo iraniano ha affermato di ritenere non sufficienti le chiarificazioni
del Papa sul suo discorso, tenuto a Ratisbona. Un
intervento – lo ricordiamo – che non aveva per tema centrale l’islam ma il
rapporto tra fede e ragione. Dal canto suo l’ISESCO, l’Organizzazione per
l’educazione, le scienze e la cultura islamiche, ha chiesto al Papa delle scuse
esplicite. Stessa richiesta è stata formulata dal gran muftì di Turchia, mentre
il governo pakistano chiede un dibattito all’ONU sulla tolleranza religiosa. Di
“lieto fine” parla invece il presidente indonesiano, Susilo
Yudhoyono. Soddisfazione viene anche espressa
dall’organiz-zazione dei musulmani in India e in Italia dall’UCOII, l’Unione
delle comunità e organizzazioni islamiche. Intanto, la cellula irachena di Al Qaeda prosegue con i suoi farneticanti messaggi e
annuncia attraverso Internet la
conquista di Roma dopo la presa di Costantinopoli. Da ultimo, un influente
religioso qatariota di origine egiziana ha invitato i
musulmani a fare di venerdì prossimo una giornata di “collera pacifica” contro
le affermazioni del Papa.
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Per una
riflessione sulle reazioni, di tenore diverso tra i musulmani, alle parole del
Papa, Alessandro Gisotti, ha intervistato Mario Scialoja,
consigliere della Lega musulmana mondiale in Italia:
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R. – Il Papa, ieri all’Angelus, ha perfettamente chiarito
l’equivoco ed ha perfettamente chiarito che si è trattato di un episodio che
non impegna assolutamente il suo pensiero: semplicemente, è una citazione di un
passo medievale. A mio parere, è una risposta più che sufficiente e mi sembra
che ci siano state già delle reazioni favorevoli da una parte del mondo arabo.
Penso veramente che questo ridicolo incidente possa essere considerato come
definitivamente chiuso.
D. – Lei ha la sensazione che i fondamentalisti abbiano colto quest’occasione per rafforzare la logica dello
scontro di civiltà?
R. – Non penso la logica dello scontro tra civiltà: i
fondamentalisti, in realtà, non è che vogliano la guerra contro l’Occidente.
Agiscono per rafforzare, certamente, la loro posizione nei Paesi arabi. Lei sa
che i fondamentalisti, soprattutto la corrente dei “Fratelli musulmani”, è
fuorilegge in tutti i Paesi arabi, ed anche in Egitto, nonostante in quel Paese
si lasci loro una certa libertà di azione… Sono movimenti di opposizione ai
governi locali, che colgono quest’occasione per alimentare il “furore sacro”
della gioventù, di quella gioventù frustrata per la mancanza di prospettive nel
futuro e che, naturalmente, è sensibile alla propaganda del fondamentalismo. Si
tratta molto spesso di questioni locali, all’interno di Paesi poveri che hanno
dei movimenti di opposizione interna molto forti, molto pericolosi, che fanno
leva sulla religiosità popolare.
D. – Il Papa ha rinnovato l’impegno ad un dialogo franco e
sincero che coniughi fede e ragione. Come incamminarsi su questa strada, o
meglio, come proseguire su questo cammino?
R. – Il Papa credo che abbia fatto la cosa corretta.
D’altra parte, non ne avevo assolutamente il dubbio: nel mondo di oggi,
secolarizzato, dove Dio in Occidente viene spesso
dimenticato, ci vuole la spiritualità ma ci vuole anche la ragione e la
razionalità. E il richiamo del Papa all’uso della ragione è estremamente opportuno.
D. – Molti musulmani si sentono offesi dalle parole del
Papa – e peraltro, qui andrebbero anche analizzate le responsabilità dei mezzi
di comunicazione – parole per la cui interpretazione il
Papa ha espresso vivo rammarico. D’altro canto, in queste ore vediamo che in
alcune manifestazioni nei Paesi islamici è stata bruciata l’effige di Benedetto
XVI …
R. – Sì, sono state bruciate alcune effigi del Papa: si
tratta di atti di sconsiderati e di piccolissime minoranze. E’ stata una cosa
che io ho trovato assolutamente indegna. D’altra parte, ieri ci sono state
dichiarazioni anche di movimenti fondamentalisti come Hamas che hanno gettato
acqua sul fuoco, e ci sono stati molti musulmani del Libano e del Medio Oriente
che hanno condannato gli attacchi con bombe di piccola potenza ad alcune chiese
cristiane e hanno parlato dei loro “fratelli cristiani”. Ripeto: Benedetto XVI
finora ha dato ampia prova di proseguire sul cammino glorioso che fu iniziato
da Giovanni Paolo II.
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Le reazioni
seguite al pronunciamento del discorso del Papa a Ratisbona
offrono anche lo spunto per una riflessione sul ruolo che nella vicenda hanno
giocato i mezzi di comunicazione. Ecco l’opinione di Paolo Bustaffa,
direttore dell’agenzia SIR, il Servizio informazione religioso della Conferenza
episcopale italiana, intervistato da Alessandro Gisotti:
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R. – Io credo che abbia giocato in modo negativo una frettolosità e una non sufficiente capacità di cogliere la
specificità di un messaggio, di un discorso impegnativo. Un primo segnale,
peraltro, di qualcosa che non funzionava, noi lo abbiamo avuto subito, quando è
stato pronunciato quel famoso discorso di Benedetto XVI che si rivolgeva all’Occidente
per porgere all’Occidente stesso la domanda su Dio. Il Papa diceva: “I popoli dell’Africa, i
popoli dell’Asia, che si trovano di fronte ad un’Europa senza Dio, sono
preoccupati, sono allarmati”. In quell’occasione,
subito, ci furono anche agenzie italiane che batterono in maniera disinvolta la
parola “islam”.
D. – Peraltro, in quel discorso a cui
fa riferimento a Monaco di Baviera, la parola “islam” proprio non c’era nel
testo pronunciato dal Santo Padre. Qui, dunque, si può parlare proprio di una
strumentalizzazione…
R. – Sì, una grave strumentalizzazione perché, anche se
dettata da superficialità, è grave. E’ un venire meno ad una deontologia
professionale, ad una correttezza. Il Papa non citò mai “islam” in quella
occasione. Chissà come mai le agenzie batterono come primo titolo “l’islam”.
Questo già mise l’opinione pubblica in un atteggiamento non certamente
corretto, equilibrato, rispetto a quello che il Papa poi avrebbe detto nei
giorni successivi. Lì credo che si incominciarono a vedere dei segnali di frettolosità, di superficialità e di ignoranza, che poi
ebbero le conseguenze che conosciamo.
D. – Grandi testate giornalistiche, orgogliosamente
capofila della cultura laica, e che fanno, se vogliamo, un punto d’onore la
difesa della libertà di pensiero e di espressione, hanno criticato, anche con
toni aspri, il discorso del Santo Padre a Ratisbona.
Che effetto le fa?
D. – Io sono molto preoccupato di questo fatto come
giornalista e dico anche perché. Io non riesco a capire: quando noi giornalisti
facciamo gli esami di Stato per diventare professionisti veniamo chiamati a
rispondere a delle prove che vanno dalla moda, alla motorizzazione, alla
cronaca nera, allo sport, ma non veniamo mai posti di fronte al tema
dell’informazione religiosa. Tutti, però, guarda caso, siamo praticamente
autorizzati a scrivere e a raccontare di una realtà che esige, invece, conoscenze,
approfondimenti, studio, che non possono essere messi da parte. Questo fatto
poi si ripercuote nel modo con il quale si affrontano questi temi, con quella
disinvoltura, per cui si può dire il contrario di
quello che il Papa dice e giustificarsi dicendo che questo, comunque, era stato
detto, senza avere la minima capacità di cogliere il contesto, di distinguere
tra un riferimento storico e una posizione culturale, che è completamente
diversa rispetto a questo riferimento.
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APERTA AGLI STUDIOSI DA OGGI, SU DISPOSIZIONE DI
BENEDETTO XVI,
LA
DOCUMENTAZIONE RELATIVA AL PONTIFICATO DI PIO XI
CONSERVATA
NEGLI ARCHIVI SEGRETI VATICANI
- Intervista con padre Giovanni
Sale -
Da oggi, per volere di Benedetto XVI, con la ripresa
dell’attività dell’Archivio Segreto Vaticano e degli altri Archivi della Santa
Sede dopo le ferie estive, è accessibile ai ricercatori la documentazione
relativa al Pontificato di Pio XI. Si tratta del periodo che va dal 6 febbraio
1922 al 10 febbraio 1939. I documenti consentiranno di far luce su alcune
pagine di storia fino ad ora non supportate da fonti e di leggerle non più
sulla base di ipotesi o di singole interpretazioni. La consultazione dei Fondi
avverrà presso l’Archivio Segreto Vaticano. Ma quale contributo offrirà questa
iniziativa agli studiosi? Tiziana Campisi lo ha
chiesto a padre gesuita Giovanni Sale, redattore storico della rivista Civiltà
Cattolica e docente di storia contemporanea della Pontificia università
Gregoriana.
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R. – Darà certamente nuovo slancio agli studi storici in
materia di rapporti tra istituzioni ecclesiastica, società politica e
ordinamenti statuali nel difficile periodo compreso tra le due guerre mondiali.
Tali studi, purtroppo, in questi ultimi decenni, hanno conosciuto momenti di
crisi dovuta anche all’assenza di fonti documentali qualificate. Le carte che
oggi verranno rese disponibili agli studiosi serviranno
agli storici per verificare o approfondire sulle fonti una parte del lavoro
storico finora svolto, ma anche a rettificare alcune posizioni, frutto spesso
di pregiudizi ideologici, che non trovano riscontro su dati documentali.
D. – In particolare, quali pagine di storia saranno più
chiare, adesso?
R. – Per quanto riguarda l’Italia, le pagine sul fascismo.
Questo darà occasione di verificare sulle fonti posizioni avanzate dalla
storiografia in questi ultimi decenni e marcate da un forte anticattolicesimo e
anticlericalismo, che verranno ampiamente smentite.
Mentre invece, altri fondi importanti sono quelli riguardanti le nunziature
spagnole e quindi le vicende della Guerra di Spagna, le vicende della
Rivoluzione messicana, la ripresa delle relazioni tra Francia e Santa Sede …
D. – Quale significato ha questa apertura degli archivi
relativi al pontificato di Pio XI?
R. – Ha un significato per la storia politica e per la
storia religiosa insieme. Viene fuori una Chiesa più convinta nella lotta contro
i totalitarismi, contro il fascismo, contro il nazismo ma anche contro il
comunismo. Questo darà agli studiosi la possibilità, veramente, di riscrivere –
questa volta su basi solide e documentali – pagine importanti della storia del
Novecento. Chi si avvicinerà all’Archivio con l’intenzione di trovarvi una
documentazione eclatante, così da pamphlet giornalistico, io penso che sarà
profondamente deluso, perché una materia così vasta ma anche così importante ha
bisogno di una mediazione ermeneutica per poter organizzare il lavoro storico.
Quindi, l’invito agli studiosi è quello di prendere tempo, di iniziare un
lavoro serio senza precipitare i fatti …
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina – “Il mio discorso all’Università di Regensburg era ed è un invito al dialogo franco e sincero,
con grande rispetto reciproco”: all’Angelus Benedetto XVI esprime vivo
rammarico per le reazioni suscitate dalle sue parole e ne ribadisce l’autentico
senso ed il vero significato.
In rilievo la tragica notizia dell’assassinio della
suora italiana a Mogadiscio, in Somalia.
Servizio estero - Si apre a New York la
sessantunesima Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Servizo culturale - Un articolo
d Gaetano Vallini dal titolo “La rocambolesca storia
di Lev Nussimbaum”: da Baku a Positano nella prima meta
del ‘900; la biografia del misterioso scrittore
ricostruita nel volume “L’orientalista”.
Servizio italiano - Sempre in primo piano la
vicenda Telecom.
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18 settembre 2006
LA CHIESA SOMALA PIANGE LA MORTE DI SUOR LEONELLA,
FRUTTO
DI UNA VIOLENZA IRRAZIONALE CHE COLPISCE ALLA CIECA
-
Intervista con mons. Giorgio Bertin -
Dopo la tragica morte di suor
Leonella, avvenuta ieri in Somalia, un’altra persona è morta, stamani, per
l’esplosione di un’autobomba nelle vicinanze del Parlamento. Secondo il
ministro degli Esteri somalo, l’attentato aveva come obiettivo il presidente,
rimasto incolume. Ma è sempre l’assurdo assassinio di suor Leonella a suscitare
commenti e reazioni. Ascoltiamo al microfono di Giancarlo La Vella il commento di mons. Giorgio Bertin,
vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di
Mogadiscio:
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R. – In passato, c’era sempre stata qualche tensione e,
appunto, le suore temevano azioni del genere. In questi ultimi anni, è stato
seminato molto odio prendendo spunto dalla religione, nei confronti di tutto
ciò che non è musulmano, che è occidentale, che è cristiana … Bisogna tener
conto anche, in questi ultimi mesi, del ruolo dell’Etiopia che ha una presenza
militare in Somalia, i tribunali islamici che controllano il centro della Somalia per i quali, appunto, l’Etiopia figura sempre
come una nazione cristiana.
D. – Lei crede che l’errata interpretazione delle parole
del Papa a Ratisbona possa aver aggravato questa
situazione?
R. – Penso di sì. Anche perché proprio il giorno prima
c’era stata una forte manifestazione in relazione al discorso del Papa, e anche
uno di questi leader religiosi si è espresso in termini di “vendetta”.
D. – Mons. Bertini,
perché, al di là di tutto questo, si è voluto colpire una persona che sta
portando del bene in un Paese come la Somalia, già
sull’orlo della disperazione?
R. – Purtroppo, il fanatismo rende le persone cieche e
irrazionali, per cui alla fine si fa del male a chi
sta facendo del bene: quello che è successo a Suor Leonella era successo in
precedenza a Marina Tonelli, era successo in
precedenza alla Fumagalli di Caritas Italiana a Merca, era successo in precedenza a padre Pietro Turati,
francescano, e al vescovo di Mogadiscio, mons. Salvatore Colombo.
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LA CHIESA RICORDA OGGI SAN GIUSEPPE DA
COPERTINO.
PATRONO
DEGLI STUDENTI, È NOTO PER LE ESTASI CHE LO FACEVANO LEVITARE.
IL SUO
ESEMPIO DI VITA INSEGNA AD ELEVARSI A DIO
-
Intervista con padre Giulio Berrettoni -
L’estrema povertà della sua famiglia e la salute malferma
non gli consentirono di andare a scuola e così, quando quasi diciassettenne
manifestò la volontà di farsi frate, fu rifiutato da diversi conventi per la sua
poca letteratura e semplicità, oltre che per quegli strani fenomeni di cui era
protagonista. San Giuseppe da Copertino, francescano
conventuale, è noto infatti per le improvvise estasi
che lo facevano levitare, ma è patrono degli studenti per aver superato in modo
singolare gli esami in preparazione del sacerdozio. Oggi, giorno della sua
festa liturgica, nella basilica a lui dedicata, ad Osimo,
in provincia di Ancona, il cardinale Pio Laghi, prefetto emerito della Congregazione per l’Educazione Cattolica ha
celebrato una Messa solenne. Benedetto XVI ha concesso l’indulgenza plenaria per il mese di settembre a quanti
partecipano a qualche celebrazione nel santuario. Ma che cosa
caratterizza la personalità di San Giuseppe da Copertino?
Tiziana Campisi lo ha chiesto al rettore del
Santuario di Osimo, padre Giulio Berrettoni.
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R. – Nella sua esperienza di vita ha avuto questo dono: di
sollevarsi anche con il corpo nella celebrazione dell’Eucaristia, dinanzi ai
quadri e alle immagini di Maria. Credo sicuramente che alla sua scuola tutti
possiamo imparare a percorrere la strada che conduce ad una santità feriale,
contrassegnata, appunto, dal compimento del proprio quotidiano dovere. Io
ricordo che Giovanni Paolo II, in una udienza ai
pellegrini che venivano dal Santuario di San Giuseppe da Copertino,
li invitò a volare alto nel cielo della santità.
D. – Chi sono i devoti da San Giuseppe da Copertino?
R. – Pellegrini che vengono da ogni parte d’Italia ed
anche dall’estero. In particolare i giovani, il mondo della scuola, che oggi è
interessata alla pastorale giovanile e mi piace mettere in evidenza anche la
pastorale vocazionale. Certamente i giovani trovano in Giuseppe da Copertino il Santo che li aiuta a volare alto nel cielo
della santità.
D. – Quante persone vengono a trovarvi nel Santuario di Osimo?
R. – Complessivamente, nell’anno, dalle 30 alle 40 mila
persone e, direi, una metà sono giovani e questo è un grande segno di speranza.
D. – Ma che cosa dice oggi San Giuseppe da Copertino ai giovani?
R. – Dice, mi piace l’espressione, “volare”. C’è una
preghiera caratteristica che ha composto quando era
vescovo di Loreto mons. Angelo Comastri, “mentre il mondo vola verso il basso,
San Giuseppe da Copertino ci aiuta a volare alto”.
Credo che sia il messaggio più autentico e singolare per i giovani di oggi:
volare alto.
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APERTA
IERI SERA A PISA, NELLA STRAORDINARIA CORNICE DI PIAZZA
DEI
MIRACOLI, LA SESTA EDIZIONE DEL FESTIVAL DI MUSICA SACRA “ANIMA MUNDI”
- Ai
nostri microfoni Pierfrancesco Pacini
-
La musica è “sacra” nella Piazza dei Miracoli: giunge alla
sesta edizione il Festival “Anima Mundi”, organizzato a Pisa dall’Opera della Primaziale Pisana. L’inaugurazione ieri sera nella
cattedrale, con un concerto diretto da Daniel Harding
alla guida dell’Orchestra Filarmonica della Scala. Molti gli appuntamenti con
la musica sacra, tra i quali un omaggio a Mozart ed
un vero e proprio viaggio musicale nelle antiche Repubbliche marinare. Il
servizio di Luca Pellegrini.
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Musica e architettura. La prima, calata nel fascino di
luoghi e monumenti unici al mondo: il Campo dei Miracoli a Pisa, il “Campo” nel
quale Battistero, Duomo e Camposanto formano un simbolico trittico che annuncia
e riassume il percorso dell’uomo, dalla nascita, alla professione di fede, alla
morte nell’attesa della Risurrezione. “Anima Mundi”, dunque, per dare la giusta
dimensione ad un Festival di musica sacra che trova equilibrio – ed è il
proposito di Sir John Eliot
Gardiner, musicista di fama internazionale e da
quest’anno direttore artistico – tra la spettacolarità di una manifestazione di
grande rilievo e proporzioni, come questa pisana, e la dimensione spiccatamente
interiore della ricerca spirituale e del desiderio di trascendenza, che la
musica contribuisce ad illuminare. Percorsi originali come i “Momenti
Spirituali” al Camposanto Monumentale, e molti i nomi di prestigio presenti,
tra i quali la violinista Mullova e le pianiste Labèque. Pierfrancesco Pacini è l’Operaio presidente dell’Opera
primaziale pisana: a lui abbiamo chiesto perché è
nato questo Festival:
R. – Il Festival è nato, perché quando fui nominato, poco
più di sei anni fa, alla presidenza dell’Opera del Duomo di Pisa, misi come primo punto nel mio programma la realizzazione di
un Festival di musica sacra. Non sapevo bene ancora da dove cominciare. Quindi,
iniziai a parlare con Sinopoli e più avanti con il maestro
Sabi e buttammo giù un’idea di programma. Così è nato
il Festival di musica sacra, che ha visto presenti i più grandi direttori, e
questo ci ha portato poi a vincere il Premio Abbiati,
lo scorso anno, che è stato un grandissimo riconoscimento per il nostro
Festival.
D. – Quale fisionomia ha assunto in questi sei anni il
Festival?
R. – E’ una fisionomia specialistica importante, perché
credo che a livello europeo sia la manifestazione più importante per quanto
riguarda la musica sacra. Noi saremo sempre più attenti a realizzare questo
obiettivo, anche in funzione di quelli che sono i valori religiosi e
spirituali, che vogliamo naturalmente mettere sempre in primo piano.
D. – Come si integrano i diversi appuntamenti proposti dal
Festival “Anima Mundi” con i
famosi luoghi d’arte che li accolgono?
R. – L’idea è partita dal concetto della centralità della
cattedrale nel mondo del Medioevo, centralità che deve essere ancora importante
per le città. Per le città come Pisa, che è una città indubbiamente importante,
in particolare per la sua cattedrale, Piazza dei Miracoli, i nostri monumenti
sono di grandissimo livello anche rispetto al valore complessivo della città.
Allora, abbiamo voluto fare questo Festival di musica sacra proprio con
l’obiettivo di esaltare la sacralità, gli aspetti spirituali dei nostri
monumenti. Noi vogliamo avvicinare il popolo dei credenti, ma anche quello dei
non credenti, sempre di più ai nostri monumenti, che sono di livello
indubbiamente internazionale.
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18 settembre 2006
PLENARIA DELLA COMMISSIONE MISTA INTERNAZIONALE PER IL DIALOGO TEOLOGICO
TRA
- A cura di Roberta Moretti -
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BELGRADO. = La teologia della koinonia, o comunione: è questo il tema
centrale dell’IX Sessione plenaria della Commissione mista internazionale per il
Dialogo teologico tra
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ROCCA DI PAPA. = “I privilegi significano responsabilità e
un obbligo ad aiutare coloro che sono meno privilegiati”: così, il presidente
del Pontificio Consiglio per
E’ MORTO IERI IN BRASILE, IN UN TRAGICO INCIDENTE STRADALE,
MONS.
GIANFRANCO MASSERDOTTI, COMBONIANO, VESCOVO DI BALSAS
E
PRESIDENTE DEL CONSIGLIO INDIGENISTA MISSIONARIO (CIMI). AVEVA 65 ANNI
BALSAS. = Uno schianto fatale con un’auto. Ha perso così
la vita, ieri in Brasile, mons. Gianfranco Masserdotti,
comboniano, vescovo di Balsas,
nello Stato del Maranhao, e presidente del Consiglio indigenista missionario (CIMI). Secondo una prima
ricostruzione, il vescovo, 65 anni, originario di Brescia, in Italia, sarebbe
stato investito da un’automobile mentre procedeva in
bicicletta nella città di Balsas. Fonti religiose
fanno sapere alla MISNA che i funerali potrebbero tenersi già domani nella
cattedrale cittadina, dove verrà poi tumulata la
salma, come espressamente richiesto dal presule. (R.M.)
NOVE MORTI, UN DISPERSO E 250 FERITI: È
IL BILANCIO DI UN TIFONE
CHE HA INVESTITO NELLE ULTIME ORE IL GIAPPONE MERIDIONALE,
PROVOCANDO ANCHE IL DERAGLIAMENTO DI UN TRENO
TOKYO. = La violenza di un tifone che ha
investito nelle ultime ore il Giappone meridionale ha fatto deragliare un treno
e ha provocato complessivamente nove morti, un disperso e oltre 250 feriti. La
maggioranza delle vittime sono persone anziane, travolte da crolli e frane
dovuti ad allagamenti per le intensissime precipitazioni. L’incidente ferroviario
è avvenuto nella provincia di Miyazaki, sulla costa
orientale dell’isola di Kyushu. Investite da venti
della velocità di oltre
DELLO STATO: E’ QUANTO
AFFERMA
DI ABUSI E CORRUZIONE NELLE ISTITUZIONI PUBBLICHE DEL PAESE
PECHINO. = Abusi e corruzione sono in aumento
nelle istituzioni pubbliche cinesi: è quanto denuncia la Commissione di
controllo National Audit
Office di Pechino che nel suo rapporto annuale, citato dal quotidiano South China Morning Post, traccia
un quadro preoccupante della burocrazia cinese, che avrebbe sottratto miliardi
di yuan alle casse dello Stato. Negligenze, abusi
finanziari, irregolarità contabili, dilapidazione di fondi pubblici: le
scorrettezze più gravi sarebbero quello commesse all'interno della Commissione nazionale
per lo Sviluppo e le Riforme, che non avrebbe portato
a compimento un piano di investimenti in titoli di Stato per 23,5 miliardi di yuan: avrebbe dirottato 27,4 milioni di yuan
in 10 miniere di carbone già finite in bancarotta, avrebbe distribuito 1,09
miliardi di yuan senza autorizzazione, avrebbe usato
19 milioni di yuan per avviare attività imprenditoriali
fittizie. Non mancano nell’elenco l’Amministrazione sportiva, che avrebbe approfittato di 27,87 milioni di yuan
destinati ai Giochi Olimpici, e il Ministero delle finanze, responsabile di
vari abusi finanziari per oltre 14 miliardi di yuan.
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18 settembre 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco e Marco Guerra
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In Afghanistan, almeno quattro soldati della
NATO sono morti per un attacco kamikaze condotto nella provincia
meridionale di Kandahar. L’azione, immediatamente
rivendicata dai guerriglieri talebani, ha anche provocato il ferimento di 20
persone, tra le quali diversi minori. L’attentatore suicida si è fatto
esplodere, mentre i militari stavano distribuendo penne e quaderni ad un gruppo
di bambini. Secondo quanto riferito dalla polizia locale, il convoglio colpito
era composto da soldati canadesi.
L’Iran ha smentito di essere pronto a
sospendere per due mesi, come annunciato da alcune agenzie di stampa, i
processi per l’arricchimento dell’uranio nell’ambito di negoziati sul proprio
programma nucleare. “Si è trattato di un malinteso”, ha detto un portavoce del
governo di Teheran, precisando che “non è stata presa
nessuna decisione”. Intanto, in un’intervista rilasciata ad un’emittente
radiofonica, il presidente francese Jacques Chirac ha proposto alla Germania e
ai cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni
Unite, impegnati nella trattativa con Teheran, di non
ricorrere a sanzioni contro l’Iran. Contemporaneamente, Chirac
ha anche chiesto alla Repubblica islamica di sospendere le attività nucleari.
Si apre oggi a New York la 61.ma Assemblea generale delle Nazioni Unite, che affronterà,
tra i vari temi in agenda, la questione nucleare iraniana, la missione delle Nazioni
Unite in Libano, il possibile rilancio del processo di pace in Medio Oriente e
la grave crisi umanitaria nella regione sudanese del Darfur.
Tra gli interventi previsti, ci sono anche quelli del presidente americano,
George Bush, e del capo di Stato iraniano, Mahmoud Ahmadinejad. Il servizio di Paolo Mastrolilli:
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L’Assemblea generale dell’ONU entra nel
vivo, questa settimana, con gli interventi dei capi di Stato e di
governo. L’anno scorso, sul tavolo, c’era soprattutto la riforma del Palazzo di
Vetro, criticato duramente da Washington, che in parte è stata avviata con la
creazione del nuovo Consiglio per i diritti umani. Nel frattempo, però, lo
scenario internazionale è mutato. L’intervento militare americano in Iraq ha
continuato ad incontrare difficoltà, rilanciando l’importanza del multilateralismo, mentre la guerra in Libano e la risoluzione
del Consiglio di sicurezza, che l’ha fermata, hanno riportato il Palazzo di
Vetro al centro della scena internazionale. I leader discuteranno proprio su
come favorire il successo della missione di pace in Libano, avviata nel sud del
Paese, e che dal prossimo anno sarà guidata dagli italiani. Un’altra crisi,
però, avanza sullo sfondo. Gli Stati Uniti vorrebbero che l’ONU cominciasse a
considerare l’ipotesi di sanzioni economiche per convincere l’Iran ad abbandonare
il suo programma nucleare. I Paesi membri dell’Unione Europea, però, ritengono
che ci sia ancora spazio per una soluzione diplomatica, che cercheranno quando
anche il presidente Ahmadinejad verrà a New York. Nei giorni scorsi, intanto, è
stato discusso il tema delle immigrazioni, per combattere gli abusi e i
traffici umani, ma nello stesso tempo cogliere le opportunità economiche e
sociali offerte dal fenomeno dei flussi migratori, che ormai riguarda circa 200
milioni di persone. Si discuterà, infine, anche della successione del
segretario generale Kofi Annan,
che a dicembre concluderà il suo mandato.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Nei Territori Palestinesi l’organizzazione
terroristica “Al Qaeda in Palestina” ha rivendicato l’uccisione, venerdì
scorso, di un alto ufficiale dei servizi segreti dell’Autorità nazionale
palestinese.
Storica svolta a destra nelle elezioni
politiche tenutesi ieri in Svezia: la coalizione guidata dal conservatore, Frederik Reinfeldt, ha ottenuto
il 48,1 per cento dei voti. Lo schieramento di centro-sinistra capeggiato dal
premier uscente, Goeran Persson,
ha conquistato invece il 46,2 per cento dei consensi. Da Stoccolma, ci
riferisce Vincenzo Lanza:
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La vittoria elettorale della notte scorsa da parte
dell’alleanza di conservatori centristi, cristiano-democratici
e liberali, rappresenta un vero terremoto politico per la Svezia. Ma
dimostra anche che presentarsi ad un elettorato con un programma comune,
sottolineando la volontà di voler lavorare in armonia, superando le diversità
dei singoli partiti ha avuto come risultato la fiducia dei votanti. Per i conservatori
è stata la più grande vittoria della propria storia politica. Per i socialdemocratici,
invece, si è trattato della peggiore sconfitta dal 1921. Quando si è visto che
in Parlamento i seggi sarebbero stati ripartiti in 171 per i socialdemocratici,
verdi ed ex comunisti, e 178 per la coalizione dei centrodestra,
il leader social-democratico e capo del governo uscente, il 57.enne Goeran Persson, ha sportivamente ammesso la sconfitta del
centrosinistra e la volontà di dimettersi, dopo aver retto il governo per gli
ultimi dieci anni sull’appoggio esterno di verdi ed ex comunisti. I
socialdemocratici hanno perso anche la maggioranza dell’amministrazione di Stoccolma.
Il nuovo premier Reinfeldt,
leggerà, infine, il programma del nuovo governo in Parlamento. La presenza alle
urne è stata dell’80 per cento degli aventi diritto.
Per la Radio Vaticana, da Stoccolma, Vincenzo Lanza.
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Dieci generali e altri due militari nigeriani
hanno perso la vita in un disastro aereo avvenuto nello Stato di Benue, nella Nigeria centrale. L’aereo, con
a bordo 18 persone, è precipitato nei pressi del villaggio di Ushongo. A causare il disastro, sarebbe stato il maltempo.
Nella Transnistria,
regione russofona della Moldavia a confine con
l’Ucraina, oltre il 70 per cento dei circa 390 mila elettori ha votato “si” al referendum per la secessione da Chisinau e l’adesione alla
Federazione russa. Il risultato non è stato però riconosciuto dalla comunità
internazionale. La Transnistria ha proclamato 16 anni fa la propria indipendenza, ma non viene riconosciuta come Repubblica indipendente. Il servizio
di Giuseppe D’Amato:
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E’ stato un referendum dall’esito scontato, cui ha
partecipato il 77,6 per cento degli aventi diritto. Da
anni, la Transnistria vive
separata dalla Moldavia. Gli elettori dovevano scegliere se tornare
sotto la giurisdizione di Chisinau
o andare avanti verso la piena indipendenza e l’unione con la Russia. Se prima
questioni nazionali dividevano le due sponde del Dnestr, ora ragioni economiche ed il rischio
del mancato riconoscimento da parte moldava della attuali privatizzazioni hanno condizionato il voto,
svoltosi senza incidenti. La Moldavia e la comunità occidentale non hanno
riconosciuto la sua validità. Questa consultazione rischia di creare un
precedente utilizzabile da tutte le province indipendentiste dell’ex URSS. La Transnistria sembra una specie di Kosovo in salsa danubiana. In novembre, un simile referendum è previsto in Ossezia, regione ribelle della Georgia.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.
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Con ventinove accordi di cooperazione
economica, Venezuela e Iran rafforzano la loro sinergia. Le intese sono state
rese note nel corso della prima visita di Stato del presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, nel Paese sudamericano. I 29 accordi
riguardano soprattutto il settore petrolchimico, la produzione di auto
economiche, la sanità, il comparto minerario e quello agricolo.
Nuova tragedia dell’immigrazione: un barcone
proveniente dalla Tunisia, con 25 immigrati a bordo, è naufragato ieri nelle
acque maltesi. I soccorritori, che hanno salvato 12 persone e trovato un corpo
senza vita, sono tutt’ora impegnati nella ricerca dei 12 dispersi. In Grecia,
intanto, la guardia costiera ha arrestato, nella notte, 41 clandestini e due scafisti
sbarcati sull’isola di Chio, nel Mar Egeo orientale.
In Spagna, le autorità hanno riferito, inoltre, di aver arrestato 18
clandestini e di aver avvistato un’imbarcazione in viaggio verso le Canarie con
almeno 200 persone a bordo.
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