RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 261 - Testo della trasmissione di lunedì 18  settembre 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Sono i valori cristiani, comuni all’identità europea, la base sulla quale costruire una comunità dei diritti nel continente: così Benedetto XVI al nuovo ambasciatore austriaco presso la Santa Sede, ricevuto per la presentazione delle lettere credenziali

 

Continuano con toni contrastanti le repliche del mondo islamico alle parole pronunciate ieri da Benedetto XVI all’Angelus. L’Unione Europea: “Inaccettabili le reazioni sproporzionate”. Una riflessione sul ruolo giocato dall’informazione nella vicenda, con Mario Scialoja e Paolo Bustaffa

 

L’Archivio segreto vaticano apre gli archivi del pontificato di Pio XI, che gettano nuova luce su alcune pagine di storia del Secondo conflitto mondiale. Intervista con padre Giovanni Mario Sale

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La Chiesa somala piange la morte di suor Leonella, frutto di una violenza irrazionale che colpisce alla cieca: ce ne parla mons. Giorgio Bertin

 

La Chiesa ricorda oggi San Giuseppe da Copertino. Patrono degli studenti, è noto per le estasi che lo facevano levitare. Con noi, padre Giulio Berrettoni

 

Aperta ieri sera a Pisa, in Piazza dei Miracoli, la sesta edizione del Festival di musica sacra “Anima Mundi”. Ai nostri microfoni, Pierfrancesco Pacini

 

CHIESA E SOCIETA’:

La teologia della koinonia al centro della nona plenaria della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la chiesa cattolica e la chiesa ortodossa, al via oggi a Belgrado

 

“I privilegi significano responsabilità nei confronti di chi e’ meno privilegiato”: così, il cardinale Martino, in apertura, oggi a Rocca di Papa, della Conferenza regionale europea dell’apostolato del mare

 

E’ morto ieri in Brasile, in un tragico incidente stradale, mons. Gianfranco Masserdotti, 65 anni, comboniano, vescovo di Balsas

 

Tragico bilancio del tifone che ha investito il sud del Giappone: 9 morti, un disperso e 250 feriti

 

La burocrazia cinese avrebbe sottratto miliardi di yuan alle casse dello Stato: lo afferma l’ultimo Rapporto della Commissione di controllo, National audit office di Pechino

 

24 ORE NEL MONDO:

Uccisi in Afghanistan 4 soldati NATO che distribuivano penne e quaderni ad un gruppo di bambini

 

Questione nucleare iraniana e missione dell’ONU in Libano al centro della 61.ma Assemblea generale delle Nazioni Unite, che apre oggi a New York

 

In Svezia, storica vittoria del centrodestra alle elezioni politiche di ieri

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

18 settembre 2006

 

SONO I VALORI CRISTIANI COMUNI ALL’IDENTITA’ EUROPEA

LA BASE SULLA QUALE COSTRUIRE UNA COMUNITA’ DEI DIRITTI NEL CONTINENTE:

COSI’ BENEDETTO XVI AL NUOVO AMBASCIATORE AUSTRIACO PRESSO LA SANTA SEDE,

RICEVUTO PER LA PRESENTAZIONE DELLE LETTERE CREDENZIALI

 

“In nessuna altra parte del mondo come in Europa, storia e cultura recano l’impronta del cristianesimo”. E’ una delle affermazioni centrali del discorso rivolto da Benedetto XVI al nuovo ambasciatore austriaco presso la Santa Sede, Martin Bolldorf, ricevuto questa mattina a Castel Gandolfo per la presentazione delle Lettere credenziali. Il tema delle radici cristiane del continente è stato affrontato dal Papa insieme con le problematiche connesse al processo di unificazione europeo. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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Se l’Europa del progressivo allargamento vuole davvero diventare una comunità dei diritti deve anzitutto riconoscersi in una comunità dei valori: quelli cristiani, che più di altri hanno marcato l’identità storica e culturale del Vecchio continente. Due giorni dopo aver parlato delle radici cristiane europee con il nuovo ambasciatore lituano, Benedetto XVI ha ripreso in modo analogo la questione ricevendo le Lettere credenziali del 58.enne nuovo ambasciatore austriaco presso la Santa Sede, Bolldorf.

 

“La strada verso l’integrazione europea è ancora lunga”, ha osservato il Papa, e “molto dipende – ha aggiunto - dalla fiducia dei cittadini in questo progetto”. Parlando del processo di ampliamento dell’Europa, Benedetto XVI ne ha offerto una lettura a partire da un innegabile dato spirituale. “Le sorgenti più profonde di uninsieme’ europeo a prova di crisi – ha detto - si trovano piuttosto nelle comuni convinzioni e nei valori della storia e della tradizione cristiana e umanista del continente. Senza una vera comunione dei valori – ha obiettato il Papa - non si può costruire nemmeno una comunione di diritti affidabile”. E qui, il Pontefice ha indicato nell’Austria, uno degli Stati dal quale può venire “un grande contributo” in merito, affinché – ha affermato Benedetto XVI – “i diritti e l’intoccabile dignità dell’uomo, creato ad immagine di Dio, e la posizione della famiglia come nucleo della società in Europa siano rispettati e tutelati sempre ed in ogni circostanza”. Ed anche affinché, ha soggiunto, “l’Europa, nel necessario processo dell’auto-affermazione, posi il suo sguardo su Dio, creatore della vita, nel quale insieme si trovano giustizia e amore”.

 

Ciò che più conta, ha affermato Benedetto XVI – ricordando ancora “la lunga storia di feconda unione” che lega la Santa Sede alla nazione austriaca – “è che l’azione politica e sociale dei governi si viluppi sulla base dei valori trasmessi dal Vangelo. “Da punti di vista diversi – ha asserito il Pontefice – lo Stato e la Chiesa hanno a cuore egualmente il bene dell’uomo. Ed è per il bene dell’uomo se le persone che agiscono in politica si lasciano guidare da una “visione del mondo” in cui determinanti sono i valori trasmessi dalla fede cristiana. Ponendo al centro della creazione l’Uomo creato da Dio, ha riflettuto Benedetto XVI, “’opera sociale e politica si orienta al vero bene dell’uomo, i cui interessi e la cui dignità non dovranno mai essere sottoposti ai parametri della fattibilità, dell’utilità e della produttività”. Anche se, ha riconosciuto altrove, la Chiesa “guarda con favore” allo sviluppo attuale della mobilità umana e dei mezzi di comunicazione sociale: “Dove uomini e popoli si considerano membri di una stessa famiglia - ha concluso il Papa - aumentano le opzioni per la pace, la solidarietà, lo scambio e l’arricchimento reciproco”.

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ALTRE UDIENZE

 

Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il nuovo segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, insieme con i familiari, e cinque presuli della Conferenza episcopale del Ciad, in visita ad Limina.

 

 

CONTINUANO CON TONI CONTRASTANTI LE REPLICHE DEL MONDO ISLAMICO

ALLE PAROLE PRONUNCIATE IERI DA BENEDETTO XVI ALL’ANGELUS.

L’UNIONE EUROPEA: “INACCETTABILI LE REAZIONI SPROPORZIONATE”.

SULLA VICENDA, L’OPINIONE DI MARIO SCIALOJA DELLA LEGA MUSULMANA MONDIALE E UNA RIFLESSIONE DEL DIRETTORE DELL’AGENZIA SIR, PAOLO BUSTAFFA,

SUL RUOLO GIOCATO DALL’INFORMAZIONE

- Interviste con Mario Scialoja e Paolo Bustaffa -

 

Il mondo islamico risponde in modo contrastante al rammarico espresso ieri da Benedetto XVI all’Angelus. La vicenda ha suscitato stamani una presa di posizione del portavoce della Commissione Europea: Johannes Laitenberger ha affermato che “le reazioni sproporzionate, che equivalgono a respingere la libertà di parola, sono inaccettabili”. Rispondendo ad una domanda sulle polemiche seguite al discorso del Papa a Ratisbona, Laitenberger ha dichiarato che “nell’opinione della Commissione qualsiasi reazione deve essere basata su quanto effettivamente è stato detto e non su citazioni estrapolate, anche deliberatamente”. Ma torniamo alle reazioni nel mondo islamico con il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Il portavoce del governo iraniano ha affermato di ritenere non sufficienti le chiarificazioni del Papa sul suo discorso, tenuto a Ratisbona. Un intervento – lo ricordiamo – che non aveva per tema centrale l’islam ma il rapporto tra fede e ragione. Dal canto suo l’ISESCO, l’Organizzazione per l’educazione, le scienze e la cultura islamiche, ha chiesto al Papa delle scuse esplicite. Stessa richiesta è stata formulata dal gran muftì di Turchia, mentre il governo pakistano chiede un dibattito all’ONU sulla tolleranza religiosa. Di “lieto fine” parla invece il presidente indonesiano, Susilo Yudhoyono. Soddisfazione viene anche espressa dall’organiz-zazione dei musulmani in India e in Italia dall’UCOII, l’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche. Intanto, la cellula irachena di Al Qaeda prosegue con i suoi farneticanti messaggi e annuncia  attraverso Internet la conquista di Roma dopo la presa di Costantinopoli. Da ultimo, un influente religioso qatariota di origine egiziana ha invitato i musulmani a fare di venerdì prossimo una giornata di “collera pacifica” contro le affermazioni del Papa.

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Per una riflessione sulle reazioni, di tenore diverso tra i musulmani, alle parole del Papa, Alessandro Gisotti, ha intervistato Mario Scialoja, consigliere della Lega musulmana mondiale in Italia:

 

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R. – Il Papa, ieri all’Angelus, ha perfettamente chiarito l’equivoco ed ha perfettamente chiarito che si è trattato di un episodio che non impegna assolutamente il suo pensiero: semplicemente, è una citazione di un passo medievale. A mio parere, è una risposta più che sufficiente e mi sembra che ci siano state già delle reazioni favorevoli da una parte del mondo arabo. Penso veramente che questo ridicolo incidente possa essere considerato come definitivamente chiuso.

 

D. – Lei ha la sensazione che i fondamentalisti abbiano colto quest’occasione per rafforzare la logica dello scontro di civiltà?

 

R. – Non penso la logica dello scontro tra civiltà: i fondamentalisti, in realtà, non è che vogliano la guerra contro l’Occidente. Agiscono per rafforzare, certamente, la loro posizione nei Paesi arabi. Lei sa che i fondamentalisti, soprattutto la corrente dei “Fratelli musulmani”, è fuorilegge in tutti i Paesi arabi, ed anche in Egitto, nonostante in quel Paese si lasci loro una certa libertà di azione… Sono movimenti di opposizione ai governi locali, che colgono quest’occasione per alimentare il “furore sacro” della gioventù, di quella gioventù frustrata per la mancanza di prospettive nel futuro e che, naturalmente, è sensibile alla propaganda del fondamentalismo. Si tratta molto spesso di questioni locali, all’interno di Paesi poveri che hanno dei movimenti di opposizione interna molto forti, molto pericolosi, che fanno leva sulla religiosità popolare.

 

D. – Il Papa ha rinnovato l’impegno ad un dialogo franco e sincero che coniughi fede e ragione. Come incamminarsi su questa strada, o meglio, come proseguire su questo cammino?

 

R. – Il Papa credo che abbia fatto la cosa corretta. D’altra parte, non ne avevo assolutamente il dubbio: nel mondo di oggi, secolarizzato, dove Dio in Occidente viene spesso dimenticato, ci vuole la spiritualità ma ci vuole anche la ragione e la razionalità. E il richiamo del Papa all’uso della ragione è estremamente opportuno.

 

D. – Molti musulmani si sentono offesi dalle parole del Papa – e peraltro, qui andrebbero anche analizzate le responsabilità dei mezzi di comunicazione – parole per la cui interpretazione il Papa ha espresso vivo rammarico. D’altro canto, in queste ore vediamo che in alcune manifestazioni nei Paesi islamici è stata bruciata l’effige di Benedetto XVI …

 

R. – Sì, sono state bruciate alcune effigi del Papa: si tratta di atti di sconsiderati e di piccolissime minoranze. E’ stata una cosa che io ho trovato assolutamente indegna. D’altra parte, ieri ci sono state dichiarazioni anche di movimenti fondamentalisti come Hamas che hanno gettato acqua sul fuoco, e ci sono stati molti musulmani del Libano e del Medio Oriente che hanno condannato gli attacchi con bombe di piccola potenza ad alcune chiese cristiane e hanno parlato dei loro “fratelli cristiani”. Ripeto: Benedetto XVI finora ha dato ampia prova di proseguire sul cammino glorioso che fu iniziato da Giovanni Paolo II.

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Le reazioni seguite al pronunciamento del discorso del Papa a Ratisbona offrono anche lo spunto per una riflessione sul ruolo che nella vicenda hanno giocato i mezzi di comunicazione. Ecco l’opinione di Paolo Bustaffa, direttore dell’agenzia SIR, il Servizio informazione religioso della Conferenza episcopale italiana, intervistato da Alessandro Gisotti:

 

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R. – Io credo che abbia giocato in modo negativo una frettolosità e una non sufficiente capacità di cogliere la specificità di un messaggio, di un discorso impegnativo. Un primo segnale, peraltro, di qualcosa che non funzionava, noi lo abbiamo avuto subito, quando è stato pronunciato quel famoso discorso di Benedetto XVI che si rivolgeva all’Occidente per porgere all’Occidente stesso la domanda su Dio. Il  Papa diceva: “I popoli dell’Africa, i popoli dell’Asia, che si trovano di fronte ad un’Europa senza Dio, sono preoccupati, sono allarmati”. In quell’occasione, subito, ci furono anche agenzie italiane che batterono in maniera disinvolta la parola “islam”.

 

D. – Peraltro, in quel discorso a cui fa riferimento a Monaco di Baviera, la parola “islam” proprio non c’era nel testo pronunciato dal Santo Padre. Qui, dunque, si può parlare proprio di una strumentalizzazione…

 

R. – Sì, una grave strumentalizzazione perché, anche se dettata da superficialità, è grave. E’ un venire meno ad una deontologia professionale, ad una correttezza. Il Papa non citò mai “islam” in quella occasione. Chissà come mai le agenzie batterono come primo titolo “l’islam”. Questo già mise l’opinione pubblica in un atteggiamento non certamente corretto, equilibrato, rispetto a quello che il Papa poi avrebbe detto nei giorni successivi. Lì credo che si incominciarono a vedere dei segnali di frettolosità, di superficialità e di ignoranza, che poi ebbero le conseguenze che conosciamo.

 

D. – Grandi testate giornalistiche, orgogliosamente capofila della cultura laica, e che fanno, se vogliamo, un punto d’onore la difesa della libertà di pensiero e di espressione, hanno criticato, anche con toni aspri, il discorso del Santo Padre a Ratisbona. Che effetto le fa?

 

D. – Io sono molto preoccupato di questo fatto come giornalista e dico anche perché. Io non riesco a capire: quando noi giornalisti facciamo gli esami di Stato per diventare professionisti veniamo chiamati a rispondere a delle prove che vanno dalla moda, alla motorizzazione, alla cronaca nera, allo sport, ma non veniamo mai posti di fronte al tema dell’informazione religiosa. Tutti, però, guarda caso, siamo praticamente autorizzati a scrivere e a raccontare di una realtà che esige, invece, conoscenze, approfondimenti, studio, che non possono essere messi da parte. Questo fatto poi si ripercuote nel modo con il quale si affrontano questi temi, con quella disinvoltura, per cui si può dire il contrario di quello che il Papa dice e giustificarsi dicendo che questo, comunque, era stato detto, senza avere la minima capacità di cogliere il contesto, di distinguere tra un riferimento storico e una posizione culturale, che è completamente diversa rispetto a questo riferimento.

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APERTA AGLI STUDIOSI DA OGGI, SU DISPOSIZIONE DI BENEDETTO XVI,

LA DOCUMENTAZIONE RELATIVA AL PONTIFICATO DI PIO XI

CONSERVATA NEGLI ARCHIVI SEGRETI VATICANI

- Intervista con padre Giovanni Sale -

 

Da oggi, per volere di Benedetto XVI, con la ripresa dell’attività dell’Archivio Segreto Vaticano e degli altri Archivi della Santa Sede dopo le ferie estive, è accessibile ai ricercatori la documentazione relativa al Pontificato di Pio XI. Si tratta del periodo che va dal 6 febbraio 1922 al 10 febbraio 1939. I documenti consentiranno di far luce su alcune pagine di storia fino ad ora non supportate da fonti e di leggerle non più sulla base di ipotesi o di singole interpretazioni. La consultazione dei Fondi avverrà presso l’Archivio Segreto Vaticano. Ma quale contributo offrirà questa iniziativa agli studiosi? Tiziana Campisi lo ha chiesto a padre gesuita Giovanni Sale, redattore storico della rivista Civiltà Cattolica e docente di storia contemporanea della Pontificia università Gregoriana.

 

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R. – Darà certamente nuovo slancio agli studi storici in materia di rapporti tra istituzioni ecclesiastica, società politica e ordinamenti statuali nel difficile periodo compreso tra le due guerre mondiali. Tali studi, purtroppo, in questi ultimi decenni, hanno conosciuto momenti di crisi dovuta anche all’assenza di fonti documentali qualificate. Le carte che oggi verranno rese disponibili agli studiosi serviranno agli storici per verificare o approfondire sulle fonti una parte del lavoro storico finora svolto, ma anche a rettificare alcune posizioni, frutto spesso di pregiudizi ideologici, che non trovano riscontro su dati documentali.

 

D. – In particolare, quali pagine di storia saranno più chiare, adesso?

 

R. – Per quanto riguarda l’Italia, le pagine sul fascismo. Questo darà occasione di verificare sulle fonti posizioni avanzate dalla storiografia in questi ultimi decenni e marcate da un forte anticattolicesimo e anticlericalismo, che verranno ampiamente smentite. Mentre invece, altri fondi importanti sono quelli riguardanti le nunziature spagnole e quindi le vicende della Guerra di Spagna, le vicende della Rivoluzione messicana, la ripresa delle relazioni tra Francia e Santa Sede …

 

D. – Quale significato ha questa apertura degli archivi relativi al pontificato di Pio XI?

 

R. – Ha un significato per la storia politica e per la storia religiosa insieme. Viene fuori una Chiesa più convinta nella lotta contro i totalitarismi, contro il fascismo, contro il nazismo ma anche contro il comunismo. Questo darà agli studiosi la possibilità, veramente, di riscrivere – questa volta su basi solide e documentali – pagine importanti della storia del Novecento. Chi si avvicinerà all’Archivio con l’intenzione di trovarvi una documentazione eclatante, così da pamphlet giornalistico, io penso che sarà profondamente deluso, perché una materia così vasta ma anche così importante ha bisogno di una mediazione ermeneutica per poter organizzare il lavoro storico. Quindi, l’invito agli studiosi è quello di prendere tempo, di iniziare un lavoro serio senza precipitare i fatti …

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Prima pagina – “Il mio discorso all’Università di Regensburg era ed è un invito al dialogo franco e sincero, con grande rispetto reciproco”: all’Angelus Benedetto XVI esprime vivo rammarico per le reazioni suscitate dalle sue parole e ne ribadisce l’autentico senso ed il vero significato.

In rilievo la tragica notizia dell’assassinio della suora italiana a Mogadiscio, in Somalia.

 

Servizio estero - Si apre a New York la sessantunesima Assemblea generale delle Nazioni Unite.

 

Servizo culturale - Un articolo d Gaetano Vallini dal titolo “La rocambolesca storia di Lev Nussimbaum”: da Baku a Positano nella prima meta del900; la biografia del misterioso scrittore ricostruita nel volume “L’orientalista”.  

 

Servizio italiano - Sempre in primo piano la vicenda Telecom.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

18 settembre 2006

 

LA CHIESA SOMALA PIANGE LA MORTE DI SUOR LEONELLA,

FRUTTO DI UNA VIOLENZA IRRAZIONALE CHE COLPISCE ALLA CIECA

- Intervista con mons. Giorgio Bertin -

 

Dopo la tragica morte di suor Leonella, avvenuta ieri in Somalia, un’altra persona è morta, stamani, per l’esplosione di un’autobomba nelle vicinanze del Parlamento. Secondo il ministro degli Esteri somalo, l’attentato aveva come obiettivo il presidente, rimasto incolume. Ma è sempre l’assurdo assassinio di suor Leonella a suscitare commenti e reazioni. Ascoltiamo al microfono di Giancarlo La Vella il commento di mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio:

 

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R. – In passato, c’era sempre stata qualche tensione e, appunto, le suore temevano azioni del genere. In questi ultimi anni, è stato seminato molto odio prendendo spunto dalla religione, nei confronti di tutto ciò che non è musulmano, che è occidentale, che è cristiana … Bisogna tener conto anche, in questi ultimi mesi, del ruolo dell’Etiopia che ha una presenza militare in Somalia, i tribunali islamici che controllano il centro della Somalia per i quali, appunto, l’Etiopia figura sempre come una nazione cristiana.

 

D. – Lei crede che l’errata interpretazione delle parole del Papa a Ratisbona possa aver aggravato questa situazione?

 

R. – Penso di sì. Anche perché proprio il giorno prima c’era stata una forte manifestazione in relazione al discorso del Papa, e anche uno di questi leader religiosi si è espresso in termini di “vendetta”.

 

D. – Mons. Bertini, perché, al di là di tutto questo, si è voluto colpire una persona che sta portando del bene in un Paese come la Somalia, già sull’orlo della disperazione?

 

R. – Purtroppo, il fanatismo rende le persone cieche e irrazionali, per cui alla fine si fa del male a chi sta facendo del bene: quello che è successo a Suor Leonella era successo in precedenza a Marina Tonelli, era successo in precedenza alla Fumagalli di Caritas Italiana a Merca, era successo in precedenza a padre Pietro Turati, francescano, e al vescovo di Mogadiscio, mons. Salvatore Colombo.

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LA CHIESA RICORDA OGGI SAN GIUSEPPE DA COPERTINO.

PATRONO DEGLI STUDENTI, È NOTO PER LE ESTASI CHE LO FACEVANO LEVITARE.

IL SUO ESEMPIO DI VITA INSEGNA AD ELEVARSI A DIO

- Intervista con padre Giulio Berrettoni -

        

L’estrema povertà della sua famiglia e la salute malferma non gli consentirono di andare a scuola e così, quando quasi diciassettenne manifestò la volontà di farsi frate, fu rifiutato da diversi conventi per la sua poca letteratura e semplicità, oltre che per quegli strani fenomeni di cui era protagonista. San Giuseppe da Copertino, francescano conventuale, è noto infatti per le improvvise estasi che lo facevano levitare, ma è patrono degli studenti per aver superato in modo singolare gli esami in preparazione del sacerdozio. Oggi, giorno della sua festa liturgica, nella basilica a lui dedicata, ad Osimo, in provincia di Ancona, il cardinale Pio Laghi, prefetto emerito della Congregazione per l’Educazione Cattolica ha celebrato una Messa solenne. Benedetto XVI ha concesso l’indulgenza plenaria per il mese di settembre a quanti partecipano a qualche celebrazione nel santuario. Ma che cosa caratterizza la personalità di San Giuseppe da Copertino? Tiziana Campisi lo ha chiesto al rettore del Santuario di Osimo, padre Giulio Berrettoni.

 

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R. – Nella sua esperienza di vita ha avuto questo dono: di sollevarsi anche con il corpo nella celebrazione dell’Eucaristia, dinanzi ai quadri e alle immagini di Maria. Credo sicuramente che alla sua scuola tutti possiamo imparare a percorrere la strada che conduce ad una santità feriale, contrassegnata, appunto, dal compimento del proprio quotidiano dovere. Io ricordo che Giovanni Paolo II, in una udienza ai pellegrini che venivano dal Santuario di San Giuseppe da Copertino, li invitò a volare alto nel cielo della santità.

 

D. – Chi sono i devoti da San Giuseppe da Copertino?

 

R. – Pellegrini che vengono da ogni parte d’Italia ed anche dall’estero. In particolare i giovani, il mondo della scuola, che oggi è interessata alla pastorale giovanile e mi piace mettere in evidenza anche la pastorale vocazionale. Certamente i giovani trovano in Giuseppe da Copertino il Santo che li aiuta a volare alto nel cielo della santità.

 

D. – Quante persone vengono a trovarvi nel Santuario di Osimo?

 

R. – Complessivamente, nell’anno, dalle 30 alle 40 mila persone e, direi, una metà sono giovani e questo è un grande segno di speranza.

 

D. – Ma che cosa dice oggi San Giuseppe da Copertino ai giovani?

 

R. – Dice, mi piace l’espressione, “volare”. C’è una preghiera caratteristica che ha composto quando era vescovo di Loreto mons. Angelo Comastri, “mentre il mondo vola verso il basso, San Giuseppe da Copertino ci aiuta a volare alto”. Credo che sia il messaggio più autentico e singolare per i giovani di oggi: volare alto.

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APERTA IERI SERA A PISA, NELLA STRAORDINARIA CORNICE DI PIAZZA

DEI MIRACOLI, LA SESTA EDIZIONE DEL FESTIVAL DI MUSICA SACRA “ANIMA MUNDI”

- Ai nostri microfoni Pierfrancesco Pacini -

 

La musica è “sacra” nella Piazza dei Miracoli: giunge alla sesta edizione il Festival “Anima Mundi”, organizzato a Pisa dall’Opera della Primaziale Pisana. L’inaugurazione ieri sera nella cattedrale, con un concerto diretto da Daniel Harding alla guida dell’Orchestra Filarmonica della Scala. Molti gli appuntamenti con la musica sacra, tra i quali un omaggio a Mozart ed un vero e proprio viaggio musicale nelle antiche Repubbliche marinare. Il servizio di Luca Pellegrini.

 

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Musica e architettura. La prima, calata nel fascino di luoghi e monumenti unici al mondo: il Campo dei Miracoli a Pisa, il “Campo” nel quale Battistero, Duomo e Camposanto formano un simbolico trittico che annuncia e riassume il percorso dell’uomo, dalla nascita, alla professione di fede, alla morte nell’attesa della Risurrezione. “Anima Mundi”, dunque, per dare la giusta dimensione ad un Festival di musica sacra che trova equilibrio – ed è il proposito di Sir John Eliot Gardiner, musicista di fama internazionale e da quest’anno direttore artistico – tra la spettacolarità di una manifestazione di grande rilievo e proporzioni, come questa pisana, e la dimensione spiccatamente interiore della ricerca spirituale e del desiderio di trascendenza, che la musica contribuisce ad illuminare. Percorsi originali come i “Momenti Spirituali” al Camposanto Monumentale, e molti i nomi di prestigio presenti, tra i quali la violinista Mullova e le pianiste Labèque. Pierfrancesco Pacini è l’Operaio presidente dell’Opera primaziale pisana: a lui abbiamo chiesto perché è nato questo Festival:

 

R. – Il Festival è nato, perché quando fui nominato, poco più di sei anni fa, alla presidenza dell’Opera del Duomo di Pisa, misi come primo punto nel mio programma la realizzazione di un Festival di musica sacra. Non sapevo bene ancora da dove cominciare. Quindi, iniziai a parlare con Sinopoli e più avanti con il maestro Sabi e buttammo giù un’idea di programma. Così è nato il Festival di musica sacra, che ha visto presenti i più grandi direttori, e questo ci ha portato poi a vincere il Premio Abbiati, lo scorso anno, che è stato un grandissimo riconoscimento per il nostro Festival. 

 

D. – Quale fisionomia ha assunto in questi sei anni il Festival?

 

R. – E’ una fisionomia specialistica importante, perché credo che a livello europeo sia la manifestazione più importante per quanto riguarda la musica sacra. Noi saremo sempre più attenti a realizzare questo obiettivo, anche in funzione di quelli che sono i valori religiosi e spirituali, che vogliamo naturalmente mettere sempre in primo piano.

 

D. – Come si integrano i diversi appuntamenti proposti dal Festival “Anima Mundi” con i famosi luoghi d’arte che li accolgono?

 

R. – L’idea è partita dal concetto della centralità della cattedrale nel mondo del Medioevo, centralità che deve essere ancora importante per le città. Per le città come Pisa, che è una città indubbiamente importante, in particolare per la sua cattedrale, Piazza dei Miracoli, i nostri monumenti sono di grandissimo livello anche rispetto al valore complessivo della città. Allora, abbiamo voluto fare questo Festival di musica sacra proprio con l’obiettivo di esaltare la sacralità, gli aspetti spirituali dei nostri monumenti. Noi vogliamo avvicinare il popolo dei credenti, ma anche quello dei non credenti, sempre di più ai nostri monumenti, che sono di livello indubbiamente internazionale. 

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CHIESA E SOCIETA’

18 settembre 2006

 

 

LA TEOLOGIA DELLA KOINONIA, O COMUNIONE, AL CENTRO DELLA IX SESSIONE

PLENARIA DELLA COMMISSIONE MISTA INTERNAZIONALE PER IL DIALOGO TEOLOGICO TRA LA CHIESA CATTOLICA E LA CHIESA ORTODOSSA, AL VIA OGGI A BELGRADO

- A cura di Roberta Moretti -

 

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BELGRADO. = La teologia della koinonia, o comunione: è questo il tema centrale dell’IX Sessione plenaria della Commissione mista internazionale per il Dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, al via oggi a Belgrado. E’ stato il Patriarca serbo, Pavle, a dare personalmente il benvenuto ai 60 membri della Commissione, che fino al 25 settembre si confronteranno su due questioni tra loro connesse e centrali per le relazioni tra le due Chiese: il primato del vescovo di Roma e il tema dell’ ‘uniatismo’. Il confronto si baserà sullo studio di un progetto di documento preparato a Mosca nel 1990 dal Comitato Misto di Coordinamento, dal titolo: “Le conseguenze ecclesiologiche e canoniche della natura sacramentale della Chiesa: conciliarità ed autorità nella Chiesa”. Era stato lo stesso Benedetto XVI, lo scorso 12 settembre, durante la celebrazione dei Vespri con i rappresentanti ecumenici nel Duomo di Ratisbona, in Germania, ad annunciare la ripresa dei lavori della Commissione mista, riunitasi per l’ultima volta a Baltimora, negli Stati Uniti, nel luglio del 2000. “Io spero e prego - aveva detto il Papa - che questi colloqui portino frutti e che la comunione con il Dio vivente che ci unisce, come la comunione tra noi nella fede, si approfondiscano e maturino fino a quell’unità piena, dalla quale il mondo può riconoscere che Gesù Cristo è veramente l’inviato di Dio, il Figlio di Dio, il Salvatore del mondo (cfr Gv 17,21)”. “La riattivazione del dialogo - ha affermato, in una nota, il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani - è stata possibile grazie a una costante azione di mediazione e convincimento, incoraggiata da Papa Giovanni Paolo II, da Papa Benedetto XVI, dall’impegno del  Patriarcato ecumenico, e da molteplici contatti e collaborazioni fra la Chiesa cattolica e le singole Chiese ortodosse”. “Essa – si legge nella nota – si basa su una decisione presa al Fanar, (sede del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli) nel settembre 2005, durante un incontro panortodosso convocato dal Patriarca, Bartolomeo I”. La Sessione di Belgrado è stata preparata dalla nuova fase del dialogo teologico ufficiale tra le due Chiese, inaugurata dal 13 al 15 dicembre scorsi, con la riunione a Roma del Comitato misto di coordinamento. La prima fase - ha spiegato il Dicastero pontificio - inaugurata nel 1980 con l’incontro a Patmos e Rodi, aveva così definito lo scopo del dialogo tra la Chiesa cattolica e ortodossa: “Il ristabilimento della piena comunione. Tale comunione, basata sull’unità di fede secondo l’esperienza comune e la tradizione della Chiesa primitiva, troverà la sua piena espressione nella comune celebrazione dell’Eucaristia”. La Commissione Internazionale mista è co-presieduta dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei cristiani, e dal metropolita Ioannis di Pergamo, del Patriarcato ecumenico.

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“I PRIVILEGI SIGNIFICANO RESPONSABILITÀ NEI CONFRONTI DI CHI E’ MENO

PRIVILEGIATO: COSÌ, IL CARDINALE MARTINO, ALL’APERTURA, STAMANI

A ROCCA DI PAPA, IN PROVINCIA DI ROMA, DELLA CONFERENZA REGIONALE EUROPEA DELL’APOSTOLATO DEL MARE

 

ROCCA DI PAPA. = “I privilegi significano responsabilità e un obbligo ad aiutare coloro che sono meno privilegiati”: così, il presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei migranti e degli itineranti, il cardinale Renato Raffaele Martino, all’apertura, stamani a Rocca di Papa, in provincia di Roma, della Conferenza regionale europea dell’Apostolato del Mare, sul tema: “Solidali con la gente di mare quali testimoni di speranza tramite la proclamazione del Verbo, Liturgia e Diaconia”. L’iniziativa è in preparazione della Conferenza mondiale dell’Apostolato del Mare, in programma il prossimo anno. Nel suo intervento, il cardinale Martino sottolinea come l’Europa includa “molti tra i Paesi più ricchi, caratterizzati da floride economie e dai più grandi porti del mondo, nonché da una lunga tradizione di servizio e cura pastorale”. Per questo, pur riconoscendo le problematiche che comunque l’Europa si trova ad affrontare, il porporato invita il continente a farsi carico delle gravi difficoltà che affliggono altre regioni del mondo, “come catastrofi naturali tsunami, guerre, violenza, epidemie, scarsità di materie prime, mancanza di comunicazione e infrastrutture”. “Nell’era della globalizzazione – spiega il cardinale Martino – non si può vivere in isolamento”, ma è necessario “costruire ponti di solidarietà e compassione, senza dimenticare mai che il vero cuore della Dottrina sociale della Chiesa e di ogni azione sociale” è “la dignità della persona umana, il bene comune, la sussidiarietà e la solidarietà”. In questo senso, il porporato ritiene “degne di nota” le “molte aperture” che l’Europa ha dimostrato “nei confronti dei Paesi dell’Est europeo (nello specifico Russia e Ucraina), che stanno emergendo lentamente e cercando di raggiungere i loro vicini più privilegiati”. Citando poi l’enciclica di Benedetto XVI Deus caritas est, il presidente del dicastero pontificio precisa che l’attività caritatevole della Chiesa deve “mantenere una sua specificità e non diventare solo un’altra forma di assistenza sociale tra tante”. Mercoledì i partecipanti alla Conferenza saranno presenti alla consueta Udienza Generale del Papa. (R.M.)

 

 

E’ MORTO IERI IN BRASILE, IN UN TRAGICO INCIDENTE STRADALE,

MONS. GIANFRANCO MASSERDOTTI, COMBONIANO, VESCOVO DI BALSAS

E PRESIDENTE DEL CONSIGLIO INDIGENISTA MISSIONARIO (CIMI). AVEVA 65 ANNI

 

BALSAS. = Uno schianto fatale con un’auto. Ha perso così la vita, ieri in Brasile, mons. Gianfranco Masserdotti, comboniano, vescovo di Balsas, nello Stato del Maranhao, e presidente del Consiglio indigenista missionario (CIMI). Secondo una prima ricostruzione, il vescovo, 65 anni, originario di Brescia, in Italia, sarebbe stato investito da un’automobile mentre procedeva in bicicletta nella città di Balsas. Fonti religiose fanno sapere alla MISNA che i funerali potrebbero tenersi già domani nella cattedrale cittadina, dove verrà poi tumulata la salma, come espressamente richiesto dal presule. (R.M.)

 

 

NOVE MORTI, UN DISPERSO E 250 FERITI: È IL BILANCIO DI UN TIFONE

CHE HA INVESTITO NELLE ULTIME ORE IL GIAPPONE MERIDIONALE,

PROVOCANDO ANCHE IL DERAGLIAMENTO DI UN TRENO

 

TOKYO. = La violenza di un tifone che ha investito nelle ultime ore il Giappone meridionale ha fatto deragliare un treno e ha provocato complessivamente nove morti, un disperso e oltre 250 feriti. La maggioranza delle vittime sono persone anziane, travolte da crolli e frane dovuti ad allagamenti per le intensissime precipitazioni. L’incidente ferroviario è avvenuto nella provincia di Miyazaki, sulla costa orientale dell’isola di Kyushu. Investite da venti della velocità di oltre 150 chilometri l’ora, la locomotiva e le due prime carrozze di un convoglio locale, che fortunatamente procedeva a bassissima velocità, hanno deragliato e si sono piegate su un fianco: il macchinista e sei passeggeri sono rimasti feriti. In tutta la regione, le intemperie hanno danneggiato numerosi edifici e causato inondazioni e smottamenti, interrompendo molte vie di comunicazione. Oltre 40 mila abitazioni nella provincia di Yamaguchi, sul Mare interno, hanno dovuto essere evacuate. (R.M.)

 

 

LA BUROCRAZIA CINESE AVREBBE SOTTRATTO MILIARDI DI YUAN ALLE CASSE

 DELLO STATO: E’ QUANTO AFFERMA LA COMMISSIONE DI CONTROLLO, NATIONAL AUDIT OFFICE DI PECHINO, CHE NEL SUO RAPPORTO ANNUALE DENUNCIA UN AUMENTO

DI ABUSI E CORRUZIONE NELLE ISTITUZIONI PUBBLICHE DEL PAESE

 

PECHINO. = Abusi e corruzione sono in aumento nelle istituzioni pubbliche cinesi: è quanto denuncia la Commissione di controllo National Audit Office di Pechino che nel suo rapporto annuale, citato dal quotidiano South China Morning Post, traccia un quadro preoccupante della burocrazia cinese, che avrebbe sottratto miliardi di yuan alle casse dello Stato. Negligenze, abusi finanziari, irregolarità contabili, dilapidazione di fondi pubblici: le scorrettezze più gravi sarebbero quello commesse all'interno della Commissione nazionale per lo Sviluppo e le Riforme, che non avrebbe portato a compimento un piano di investimenti in titoli di Stato per 23,5 miliardi di yuan: avrebbe dirottato 27,4 milioni di yuan in 10 miniere di carbone già finite in bancarotta, avrebbe distribuito 1,09 miliardi di yuan senza autorizzazione, avrebbe usato 19 milioni di yuan per avviare attività imprenditoriali fittizie. Non mancano nell’elenco l’Amministrazione sportiva, che avrebbe approfittato di 27,87 milioni di yuan destinati ai Giochi Olimpici, e il Ministero delle finanze, responsabile di vari abusi finanziari per oltre 14 miliardi di yuan. La Commissione di scienza, tecnologia e industria per la difesa nazionale, con il pretesto della ricerca scientifica, avrebbe sottratto 24 milioni di yuan. Nell’elenco stilato dal South China Morning Post compaiono anche il Ministero delle ferrovie, del Commercio e della Terra e Risorse, che avrebbero dirottato fondi su spese non autorizzate e creato fondi neri. (R.M.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

18 settembre 2006

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Marco Guerra -

 

In Afghanistan, almeno quattro soldati della NATO sono morti per un attacco kamikaze condotto nella provincia meridionale di Kandahar. L’azione, immediatamente rivendicata dai guerriglieri talebani, ha anche provocato il ferimento di 20 persone, tra le quali diversi minori. L’attentatore suicida si è fatto esplodere, mentre i militari stavano distribuendo penne e quaderni ad un gruppo di bambini. Secondo quanto riferito dalla polizia locale, il convoglio colpito era composto da soldati canadesi.

 

L’Iran ha smentito di essere pronto a sospendere per due mesi, come annunciato da alcune agenzie di stampa, i processi per l’arricchimento dell’uranio nell’ambito di negoziati sul proprio programma nucleare. “Si è trattato di un malinteso”, ha detto un portavoce del governo di Teheran, precisando che “non è stata presa nessuna decisione”. Intanto, in un’intervista rilasciata ad un’emittente radiofonica, il presidente francese Jacques Chirac ha proposto alla Germania e ai cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, impegnati nella trattativa con Teheran, di non ricorrere a sanzioni contro l’Iran. Contemporaneamente, Chirac ha anche chiesto alla Repubblica islamica di sospendere le attività nucleari.

 

Si apre oggi a New York la 61.ma Assemblea generale delle Nazioni Unite, che affronterà, tra i vari temi in agenda, la questione nucleare iraniana, la missione delle Nazioni Unite in Libano, il possibile rilancio del processo di pace in Medio Oriente e la grave crisi umanitaria nella regione sudanese del Darfur. Tra gli interventi previsti, ci sono anche quelli del presidente americano, George Bush, e del capo di Stato iraniano, Mahmoud Ahmadinejad. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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L’Assemblea generale dell’ONU entra nel vivo, questa settimana, con gli interventi dei capi di Stato e di governo. L’anno scorso, sul tavolo, c’era soprattutto la riforma del Palazzo di Vetro, criticato duramente da Washington, che in parte è stata avviata con la creazione del nuovo Consiglio per i diritti umani. Nel frattempo, però, lo scenario internazionale è mutato. L’intervento militare americano in Iraq ha continuato ad incontrare difficoltà, rilanciando l’importanza del multilateralismo, mentre la guerra in Libano e la risoluzione del Consiglio di sicurezza, che l’ha fermata, hanno riportato il Palazzo di Vetro al centro della scena internazionale. I leader discuteranno proprio su come favorire il successo della missione di pace in Libano, avviata nel sud del Paese, e che dal prossimo anno sarà guidata dagli italiani. Un’altra crisi, però, avanza sullo sfondo. Gli Stati Uniti vorrebbero che l’ONU cominciasse a considerare l’ipotesi di sanzioni economiche per convincere l’Iran ad abbandonare il suo programma nucleare. I Paesi membri dell’Unione Europea, però, ritengono che ci sia ancora spazio per una soluzione diplomatica, che cercheranno quando anche il presidente Ahmadinejad verrà a New York. Nei giorni scorsi, intanto, è stato discusso il tema delle immigrazioni, per combattere gli abusi e i traffici umani, ma nello stesso tempo cogliere le opportunità economiche e sociali offerte dal fenomeno dei flussi migratori, che ormai riguarda circa 200 milioni di persone. Si discuterà, infine, anche della successione del segretario generale Kofi Annan, che a dicembre concluderà il suo mandato.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Nei Territori Palestinesi l’organizzazione terroristica “Al Qaeda in Palestina” ha rivendicato l’uccisione, venerdì scorso, di un alto ufficiale dei servizi segreti dell’Autorità nazionale palestinese.

Storica svolta a destra nelle elezioni politiche tenutesi ieri in Svezia: la coalizione guidata dal conservatore, Frederik Reinfeldt, ha ottenuto il 48,1 per cento dei voti. Lo schieramento di centro-sinistra capeggiato dal premier uscente, Goeran Persson, ha conquistato invece il 46,2 per cento dei consensi. Da Stoccolma, ci riferisce Vincenzo Lanza:

 

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La vittoria elettorale della notte scorsa da parte dell’alleanza di conservatori centristi, cristiano-democratici e liberali, rappresenta un vero terremoto politico per la Svezia. Ma dimostra anche che presentarsi ad un elettorato con un programma comune, sottolineando la volontà di voler lavorare in armonia, superando le diversità dei singoli partiti ha avuto come risultato la fiducia dei votanti. Per i conservatori è stata la più grande vittoria della propria storia politica. Per i socialdemocratici, invece, si è trattato della peggiore sconfitta dal 1921. Quando si è visto che in Parlamento i seggi sarebbero stati ripartiti in 171 per i socialdemocratici, verdi ed ex comunisti, e 178 per la coalizione dei centrodestra, il leader social-democratico e capo del governo uscente, il 57.enne Goeran Persson, ha sportivamente ammesso la sconfitta del centrosinistra e la volontà di dimettersi, dopo aver retto il governo per gli ultimi dieci anni sull’appoggio esterno di verdi ed ex comunisti. I socialdemocratici hanno perso anche la maggioranza dell’amministrazione di Stoccolma. Il nuovo premier Reinfeldt, leggerà, infine, il programma del nuovo governo in Parlamento. La presenza alle urne è stata dell’80 per cento degli aventi diritto.

 

Per la Radio Vaticana, da Stoccolma, Vincenzo Lanza.

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Dieci generali e altri due militari nigeriani hanno perso la vita in un disastro aereo avvenuto nello Stato di Benue, nella Nigeria centrale. L’aereo, con a bordo 18 persone, è precipitato nei pressi del villaggio di Ushongo. A causare il disastro, sarebbe stato il maltempo.

 

Nella Transnistria, regione russofona della Moldavia a confine con l’Ucraina, oltre il 70 per cento dei circa 390 mila elettori ha votato “si” al referendum per la secessione da Chisinau e l’adesione alla Federazione russa. Il risultato non è stato però riconosciuto dalla comunità internazionale. La Transnistria ha proclamato 16 anni fa la propria indipendenza, ma non viene riconosciuta come Repubblica indipendente. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

 

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E’ stato un referendum dall’esito scontato, cui ha partecipato il 77,6 per cento degli aventi diritto. Da anni, la Transnistria vive separata dalla Moldavia. Gli elettori dovevano scegliere se tornare sotto la giurisdizione di Chisinau o andare avanti verso la piena indipendenza e l’unione con la Russia. Se prima questioni nazionali dividevano le due sponde del Dnestr, ora ragioni economiche ed il rischio del mancato riconoscimento da parte moldava della attuali privatizzazioni hanno condizionato il voto, svoltosi senza incidenti. La Moldavia e la comunità occidentale non hanno riconosciuto la sua validità. Questa consultazione rischia di creare un precedente utilizzabile da tutte le province indipendentiste dell’ex URSS. La Transnistria sembra una specie di Kosovo in salsa danubiana. In novembre, un simile referendum è previsto in Ossezia, regione ribelle della Georgia.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Con ventinove accordi di cooperazione economica, Venezuela e Iran rafforzano la loro sinergia. Le intese sono state rese note nel corso della prima visita di Stato del presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, nel Paese sudamericano. I 29 accordi riguardano soprattutto il settore petrolchimico, la produzione di auto economiche, la sanità, il comparto minerario e quello agricolo.

 

Nuova tragedia dell’immigrazione: un barcone proveniente dalla Tunisia, con 25 immigrati a bordo, è naufragato ieri nelle acque maltesi. I soccorritori, che hanno salvato 12 persone e trovato un corpo senza vita, sono tutt’ora impegnati nella ricerca dei 12 dispersi. In Grecia, intanto, la guardia costiera ha arrestato, nella notte, 41 clandestini e due scafisti sbarcati sull’isola di Chio, nel Mar Egeo orientale. In Spagna, le autorità hanno riferito, inoltre, di aver arrestato 18 clandestini e di aver avvistato un’imbarcazione in viaggio verso le Canarie con almeno 200 persone a bordo.

 

 

 

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