RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 258 - Testo della trasmissione di sabato 16 settembre 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Ricevuto
da Benedetto XVI a Castel Gandolfo,
il nuovo ambasciatore sloveno presso la Santa Sede
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il
Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
Pubblicato
il Rapporto annuale sulla libertà religiosa del Dipartimento di Stato degli USA
Le
ACLI e i Missionari comboniani insieme in Kenya per
sostenere i lavoratori locali
A margine al vertice dei Non allineati in corso a
Cuba, Fidel Castro riceve il segretario generale
dell’ONU, Kofi Annan
16 settembre 2006
BENEDETTO
XVI “VIVAMENTE DISPIACIUTO” CHE IL SUO DISCORSO A RATISBONA
SIA
SUONATO OFFENSIVO PER I MUSULMANI, MA E’ STATO INTERPRETATO
“IN
MODO DEL TUTTO NON CORRISPONDENTE ALLE SUE INTENZIONI”:
COSI’,
IN UNA NOTA IL SEGRETARIO DI STATO CARDINALE BERTONE
Il discorso del Papa a Ratisbona è stato interpretato “in modo del tutto non
corrispondente alle sue intenzioni”: Benedetto XVI è così “vivamente
dispiaciuto” che alcuni passi del suo intervento “abbiano potuto suonare come
offensivi della sensibilità dei credenti musulmani”: è quanto afferma, in una
nota, il nuovo segretario di Stato Tarcisio Bertone,
che ha ribadito la stima del Papa per l’Islam e la sua volontà di continuare il
dialogo con i musulmani. Ce ne parla Sergio Centofanti.
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“La posizione del Papa sull’Islam – afferma il cardinale Bertone - è inequivocabilmente quella espressa dal
documento conciliare Nostra Aetate” in cui si legge: ‘
“L’opzione del Papa in favore del dialogo interreligioso e
interculturale è altrettanto inequivocabile”, sottolinea il nuovo segretario di
Stato, che ricorda come nell’incontro con i rappresentanti di alcune comunità
musulmane a Colonia, il 20 agosto 2005, Benedetto XVI abbia detto che tale
dialogo fra cristiani e musulmani ‘non
può ridursi a una scelta stagionale’, aggiungendo: ‘Le lezioni del passato devono servirci ad
evitare di ripetere gli stessi errori.
Noi vogliamo ricercare le vie della riconciliazione e imparare a vivere
rispettando ciascuno l’identità dell’altro’.
“Quanto al giudizio dell’imperatore bizantino Manuele II Paleologo, da Lui riportato nel discorso di Regensburg – continua il cardinale Bertone
- il Santo Padre non ha inteso né intende assolutamente farlo proprio, ma lo ha
soltanto utilizzato come occasione per svolgere, in un contesto accademico e
secondo quanto risulta da una completa e attenta lettura del testo, alcune
riflessioni sul tema del rapporto tra religione e violenza in genere e
concludere a un chiaro e radicale rifiuto della motivazione religiosa della
violenza, da qualunque parte essa provenga”. Il cardinale Bertone
riporta anche le parole di Benedetto XVI nel Messaggio commemorativo del XX
anniversario dell’incontro interreligioso di preghiera per la pace voluto da Giovanni
Paolo II ad Assisi nell’ottobre del 1986: ‘ … le manifestazioni di violenza – ha scritto il Papa - non possono attribuirsi alla religione in
quanto tale, ma ai limiti culturali con cui essa viene vissuta e si sviluppa
nel tempo … Di fatto, testimonianze dell’intimo legame esistente tra il
rapporto con Dio e l’etica dell’amore si registrano in tutte le grandi
tradizioni religiose’.
“Il Santo Padre –
afferma il porporato - è pertanto vivamente dispiaciuto che alcuni passi del
Suo discorso abbiano potuto suonare come offensivi della sensibilità dei
credenti musulmani e siano stati interpretati in modo del tutto non
corrispondente alle sue intenzioni. D’altra parte, Egli, di fronte alla
fervente religiosità dei credenti musulmani, ha ammonito la cultura occidentale
secolarizzata perché eviti ‘il disprezzo
di Dio e il cinismo che considera il dileggio del sacro un diritto della libertà’”.
“Nel ribadire il Suo rispetto e
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LA RICERCA SCIENTIFICA SIA SEMPRE AL SERVIZIO
DELL’UOMO: E’ IL RICHIAMO
DI
BENEDETTO XVI NELL’UDIENZA ALLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA,
IN
OCCASIONE DEL SIMPOSIO A ROMA SULLE CELLULE STAMINALI. IL PAPA RIBADISCE CHE
SULLA SOPPRESSIONE DEGLI EMBRIONI NON SONO POSSIBILI COMPROMESSI
La Chiesa incoraggia da sempre la ricerca scientifica
rivolta al bene dell’umanità e al rispetto della vita: è quanto sottolineato,
stamani, da Benedetto XVI nell’udienza - al Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo - ai partecipanti
al simposio “Le cellule staminali: quale futuro per la terapia?”, promosso
dalla Pontificia Accademia per la Vita e dalla Federazione Internazionale delle
Associazioni dei Medici Cattolici. Il Papa ha ribadito che non è ammissibile la
soppressione degli embrioni a fini di ricerca scientifica. Nel suo indirizzo
d’omaggio, il presidente della Pontificia Accademia, l’arcivescovo Elio Sgreccia, ha sottolineato gli incoraggianti sviluppi della
ricerca sulle cellule staminali adulte. Il servizio di Alessandro Gisotti:
**********
“Nessuno può disporre della vita umana”
giacché “ogni singolo individuo rappresenta la presenza di Dio nel
mondo”: è il richiamo di Benedetto XVI, che ha colto l’occasione dell’incontro
con la Pontificia Accademia per la Vita per riflettere sul grande tema della
scienza e ribadire che il progresso può essere davvero tale “solo se serve alla
persona umana”. Di fronte alle “frequenti e ingiuste accuse di insensibilità
rivolte alla Chiesa”, il Papa ha rivendicato “il costante sostegno da essa dato nel corso della sua bimillenaria
storia alla ricerca rivolta alla cura delle malattie e al bene dell’umanità”.
Parole accompagnate da una profonda riflessione:
“Se resistenza c'è stata - e c'è tuttora - essa era
ed è nei confronti di quelle forme di ricerca che prevedono la programmata
soppressione di esseri umani già esistenti, anche se non ancora nati. In tali
casi la ricerca, a prescindere dai risultati di utilità terapeutica, non si
pone veramente a servizio dell'umanità. Passa infatti
attraverso la soppressione di vite umane che hanno uguale dignità rispetto agli
altri individui umani e agli stessi ricercatori”.
La storia stessa, ha detto ancora, “ha condannato nel passato e
condannerà in futuro una tale scienza non solo perché
priva di luce di Dio, ma anche perché priva di umanità”. Quindi, ha ribadito
che sulla difesa della vita umana non sono possibili compromessi:
“Di fronte alla diretta soppressione dell'essere
umano non ci possono essere né compromessi né tergiversazioni; non si può
pensare che una società possa combattere efficacemente il crimine, quando essa
stessa legalizza il delitto nell'ambito della vita nascente”.
Si è, così, soffermato sul tema del congresso della Pontificia
Accademia per la Vita, la ricerca sulle cellule staminali adulte. Una ricerca,
ha sottolineato, che merita approvazione e incoraggiamento perché coniuga il
sapere scientifico e l’etica “che postula il rispetto dell’essere umano in ogni
stadio della sua esistenza”. La possibilità di conseguire “nuovi risultati
terapeutici utilizzando cellule del corpo adulto senza ricorrere alla soppressione
di esseri umani neo concepiti”, è stata la riflessione
del Santo Padre, conferma “la validità del costante invito della Chiesa al
pieno rispetto dell’essere umano fin dal concepimento”. Nella difesa dei diritti
dell’uomo, ha quindi sottolineato, non si può accettare l’affermazione che il
fine giustifica i mezzi:
“Il bene dell'uomo va ricercato non soltanto nelle
finalità universalmente valide, ma anche nei metodi utilizzati per
raggiungerle: il fine buono non può mai giustificare mezzi intrinsecamente
illeciti”.
Dal canto suo, l’arcivescovo Elio Sgreccia ha
messo l’accento sugli sviluppi incoraggianti della ricerca sulle cellule
staminali somatiche. Mons. Sgreccia
ha definito “provvidenziale” la presenza nel corpo umano adulto di cellule
speciali in grado di moltiplicarsi e differenziarsi “per rigenerare le cellule
danneggiate e riparare tessuti ed organi”. Il Congresso, ha concluso il presule,
ha confermato che il nuovo cammino della “medicina rigenerativa ha cominciato
il suo storico e promettente percorso”.
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RENDERE MANIFESTA L’EREDITA’ CRISTIANA AI
PROPRI GIOVANI
GARANTISCE
LA CONSERVAZIONE DELL’IDENTITA’ NAZIONALE, SPECIE SE EUROPEA:
RICEVUTO
DA BENEDETTO XVI A CASTEL GANDOLFO,
IL
NUOVO AMBASCIATORE SLOVENO PRESSO LA SANTA SEDE
Dare risalto
ai valori del Vangelo e trasmetterli ai giovani è un dovere per un Paese che ha
nel cristianesimo la radice della propria identità sociale. E’ questa la
sostanza del discorso rivolto questa mattina da Benedetto XVI al nuovo
ambasciatore sloveno presso la Santa Sede, ricevuto in udienza a Castel Gandolfo per la
presentazione delle Lettere credenziali. Il Papa ha sottolineato che tali
valori godano di una tutela anche legislativa, senza che ciò intacchi il
principio della laicità dello Stato. Il servizio di Alessandro De Carolis.
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“Affermare e far valere l’anima cristiana che ne ha
plasmato l’identità”. E’ questo un “diritto” del popolo sloveno ma anche di
tutti i Paesi iscritti “nel contesto di un’Europa le cui radici traggono vigore
dalla semente evangelica” che opera nel continente “da quasi due millenni”. Con
schiettezza, Benedetto XVI ha ribadito l’importanza di mostrare senza reticenze
quale eredità spirituale si celi dietro la coscienza civile
e la cultura di un popolo cristiano. Al cospetto dell’ambasciatore sloveno,
Ivan Rebernik, il Papa ha espresso anzitutto apprezzamento
per il “dialogo fecondo e costruttivo” che regola i rapporti tra la Repubblica
slava e la Santa Sede: dialogo confluito, il 14 dicembre di cinque anni fa,
nella stipula dell’Accordo bilaterale riguardante le “questioni giuridiche” tra
i due Stati.
Sulla scorta di questi buoni rapporti istituzionali e più
ancora per la “stima e l’affetto” che, ha osservato, gli sloveni nutrono per il
Papa, Benedetto XVI si è detto certo che le autorità slave “sapranno
interpretare le tradizioni, la sensibilità e la cultura” di una terra di antico
retaggio cattolico. In particolare, il Pontefice ha osservato che compito dei
responsabili di oggi è quello di “coinvolgere le nuove generazioni nella
conoscenza e nell’apprezzamento dei valori del passato, rendendole capaci di
portare nel millennio appena iniziato il ricco patrimonio ereditato”. Esse
pertanto, ha affermato Benedetto XVI, “debbono essere messe in grado di
giungere alla conoscenza concreta e specifica dei fondamenti culturali, etici e
religiosi sui quali la nazione si è edificata nel corso dei secoli. Sarebbe infatti strategia veramente miope – ha proseguito - non
favorire l’apertura dei giovani alla conoscenza delle radici storiche dalle
quali fluisce la linfa necessaria per assicurare alla nazione nuove stagioni
feconde di frutti. In tal senso – ha concluso Benedetto XVI - la questione
della loro istruzione anche in merito ai valori religiosi condivisi dalla
maggioranza della popolazione non va elusa, se non si vuole rischiare il
progressivo smarrimento dei tratti più specifici della fisionomia nazionale”.
Il Papa ha infine assicurato che la Chiesa cattolica
continuerà a collaborare “in sincerità e cordialità” con le istituzioni
slovene, rispettando la laicità dello Stato e “senza esigere per sé privilegi,
ma avanzando proposte che, secondo il suo giudizio, possono contribuire al
progresso della nazione”.
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ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Il
Santo Padre ha ricevuto questa mattina nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo anche Benoît Cardon de Lichtbuer, ambasciatore del Belgio, in visita di congedo, Gerhard Friedrich Karl Westdickenberg, ambasciatore
della Repubblica Federale di Germania anch’egli in visita di congedo, e il cardinale Francisco Javier Errazuriz Ossa, arcivescovo di Santiago del Cile, presidente
del Consiglio Episcopale Latino-Americano (C.E.L.AM.).
Il
Santo Padre ha quindi nominato membro della Congregazione per i Vescovi il
cardinale Agostino Vallini, prefetto del Supremo
Tribunale della Segnatura Apostolica.
AL
SERVIZIO DELLA CHIESA E DEL MONDO, PORTANDO IL MESSAGGIO CRISTIANO
ALLE
NAZIONI PER PROMUOVERE LO SVILUPPO E LA PACE:
COSI’
IL CARDINALE ANGELO SODANO SINTETIZZA I SUOI 15 ANNI
ALLA
GUIDA DELLA SEGRETERIA DI STATO
IN UNA
INTERVISTA RILASCIATA A PADRE FEDERICO LOMBARDI
Sono stati giorni intensi, anche dal punto di vista
emotivo, quelli trascorsi nelle ultime settimane dal cardinale Angelo Sodano,
che da ieri ha lasciato la carica di segretario di Stato al suo successore, il
cardinale Tarcisio Bertone. Ma se un servizio
termina, non si smorzano 15 anni di ministero vissuti da protagonista come
primo collaboratore del Papa. In una intervista, il
nostro direttore generale, padre Federico Lombardi, ha raccolto dalla voce del
porporato i ricordi e il bilancio di questa importante esperienza, personale ed
ecclesiale:
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D. – Eminenza, Lei è al termine di questo lungo servizio
come segretario di Stato; il suo servizio come segretario di Stato è stato uno
dei più lunghi, per lo meno nel secolo che adesso è passato. Vuole tracciare
una breve sintesi di questo lungo periodo di servizio?
R. – E’ sempre difficile fare una sintesi per me. Come lei
ha detto, sono stati lunghi anni di servizio, più di 15 come segretario di
Stato. Vorrei però anche ricordare che questo periodo si inserisce in altri 30
anni di servizio alla Santa Sede: in tutto, quindi, sono 45 anni della mia vita
sacerdotale ed episcopale dedicati a questa grande causa di aiutare il Santo
Padre e
D. – Questo servizio che Lei ha svolto e che anche la
Segreteria di Stato nell’insieme svolge, è un servizio di carattere piuttosto
‘politico’, avendo questo aspetto dei rapporti internazionali, dei rapporti con
gli Stati, oppure, può essere qualificato anche come un servizio pastorale, con
una sua caratteristica che discende dalla natura della Chiesa?
R. – Mi sono sempre piaciute quelle parole del Signore:
“Nella casa del mio Padre vi sono molte mansioni”, per dire che anche nella
Chiesa ci sono attività diverse, tutte volte al grande fine che ci unisce: il
fine del Padre Nostro, il fine del ‘venga in mezzo a
noi il Tuo Regno’, il fine dell’‘adveniat
regnum tuum’. Papa Giovanni
Paolo II, nella sua riforma della Curia del 1988, diede proprio alla sua
Costituzione Apostolica il titolo “Pastor Bonus”,
cioè chiamando la Curia ad ispirarsi a Cristo, il Buon Pastore, sollecito del
bene del suo gregge. E così, io ho vissuto questo servizio con questo spirito
pastorale. Anche terminando il mio servizio qui come
segretario di Stato, ho voluto fare omaggio a tutti i collaboratori e le
collaboratrici del nostro ufficio di una mia pubblicazione cui ho dato appunto
questo titolo: “Il lievito del Vangelo: la presenza della Santa Sede nella vita
dei popoli”, perché altro non è lo scopo della presenza della Santa Sede nella
vita internazionale, se non quello di portare il messaggio cristiano. Gesù ci ha detto: “Ciò che avete ascoltato con le orecchie,
predicatelo sui tetti”: è quindi una forma di predicare nelle tribune
internazionali, sui tetti del mondo il Vangelo di Cristo in cui solo i popoli
possono avere salvezza. E pensavo a queste parole di Gesù, quando ho
dovuto parlare a New York all’Assemblea delle Nazioni Unite, a Ginevra, a
Strasburgo al Consiglio d’Europa e in altri fori internazionali. E’ una forma di annunzio del Vangelo: la
semente, poi, a volte cade in un terreno buono, a volte no, ma questa è la
missione!
D. – Venendo ad una domanda un po’ più personale: quali
sono i momenti che Lei ricorda con particolare intensità o con particolare
gusto o gratitudine di questo periodo?
R. – Lei mi fa una domanda che mi prende un po’ alla
sprovvista … Ho sempre davanti a me il ricordo, ad esempio, all’inizio del mio
servizio, del viaggio a Mosca nell’autunno del 1990, per preparare le relazioni
con la Santa Sede dopo la caduta del comunismo. Un incontro lungo, fecondo di
bene, con il presidente Gorbaciov che permise poi la
venuta a Roma di quel capo di Stato e l’inizio di questa nuova pagina di
rapporti con la Russia di oggi. Ricordo con commozione la mia visita a
Calcutta, in India, come Legato pontificio per la morte di Madre Teresa; ricordo
i viaggi con Giovanni Paolo II: lo accompagnai 53 volte, dal 1991 a Fatima, il
13 maggio, nel decennio dell’attentato, fino all’ultimo, a Lourdes, nella festa
dell’Assunta, del 2004. Sono stati momenti belli. Poi, un momento che ricordo
in particolare: l’agonia e la morte di questo grande Papa che ha voluto
chiamarmi come suo collaboratore. Furono giorni di dolore intenso per me, come
per tutti noi, e rimarranno indelebili nella mia memoria. Tra gli eventi
ecclesiali che più mi sono cari ricordo la visita che ho fatto in Kazakhstan nel 2003, per stabilire la gerarchia
ecclesiastica, l’arcivescovo di Astana, nella
capitale, gli altri vescovi ad Almaty, a Karaganda e l’amministratore apostolico ad Atyrau, ridando vita alla presenza della Chiesa in quel
Paese, con il quale anche la Santa Sede è riuscita – anche con il mio impegno
personale – a fare addirittura un accordo, che può essere di esempio per gli
accordi con i Paesi islamici. Piccoli o grandi ricordi che rimarranno fissi nel
mio cuore …
D. – Lei termina il suo servizio come segretario di Stato,
ma continua ad essere il decano del Collegio cardinalizio. Ci vuole descrivere
brevemente anche il significato di questo compito?
R. – Nel Codice di Diritto canonico, sono ben descritti
questi due organismi consultivi del Papa: il Sinodo dei vescovi e il Collegio
cardinalizio. Anzi, non è un mistero rivelare che quando si preparava il
Codice, non si sapeva se mettere prima il Collegio dei cardinali o prima il
Sinodo dei Vescovi. Si preferì poi mettere prima il Sinodo dei vescovi perché rappresenta forse meglio la base della Chiesa universale.
Dunque, il Sinodo dei vescovi e il Collegio cardinalizio sono organi consultivi
del Papa: il Sinodo dei vescovi si muove attraverso le sue assemblee sinodali o
generali o speciali o locali; il Collegio cardinalizio si muove attraverso i
concistori – regolari, straordinari – attraverso anche delle riunioni
informali. Il Santo Padre Benedetto XVI ha manifestato la sua volontà di dare
nuova vita al Collegio cardinalizio, definito – e giustamente – nel corso dei
secoli come il ‘Senato del Papa’
– e quindi mi impegnerò particolarmente per consultare i cardinali sui problemi
più urgenti della Chiesa, per favorire riunioni più frequenti, per tenere una
maggiore corrispondenza anche tra di noi, per conoscerci meglio. E così, potrò
continuare a portare il mio granello di arena a questo grande ideale
dell’attività del Papa nel mondo di oggi, attività che vedo sempre più
apprezzata: anche chi lo critica, a volte, sa che è una voce serena, indipendente
dalle pressioni politiche, per il bene dell’umanità. Il cardinale Casaroli di santa memoria, mia predecessore, alla fine
della vita pubblicò un libro: “Per la Chiesa e per il mondo”, sintetizzando
così il suo lavoro, al servizio della Chiesa e al servizio del mondo, per lo
sviluppo, per la pace, per la concordia. E io credo che anche il mio lavoro
sarà sempre questo: per la Chiesa e per il mondo. Molte grazie.
D. – Grazie a Lei, eminenza, e grazie per tutto quello che
ha fatto anche per noi, come segretario di Stato, e auguri per questi compiti
che continuano ad essere molto importanti per la
Chiesa …
R. – Molte grazie a Lei, caro padre. Vorrei anche dire che
in questi anni sono stato sempre vicino all’attività della Radio Vaticana: ho
visto il grande bene che svolge nel mondo e quindi colgo anche l’occasione per
augurare a Lei ed ai collaboratori un rinnovato impegno. Anche il vostro lavoro
lo si può definire lavoro pastorale, perché è al
servizio della diffusione del Regno di Dio. Ricordo quel disco che a volte
sento ancora, quando la voce del Papa Pio XI inaugurò la Radio Vaticana, in
quella bella lingua latina: “Ut Verbum Dei clarificetur et diffundatur”. Così, anch’io auguro alla Radio Vaticana,
alla fine del mio servizio come segretario di Stato, che continui in questo
solco fecondo di diffusione della Parola di Dio e dell’attività della Santa
Sede. Molte grazie.
D. – Grazie a Lei.
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CONCLUSO A NEW YORK IL DIALOGO AD ALTO LIVELLO
SULLE MIGRAZIONI,
PROMOSSO
DALL’ASSEMBLEA GENERALE DELL’ONU
-
Intervista con mons. Celestino Migliore -
Si è concluso ieri a New York il “Dialogo ad alto livello
sulle migrazioni internazionali e lo sviluppo” promosso dall’Assemblea generale
dell’ONU. Al centro dei colloqui, cui ha partecipato anche
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R. – Si possono rilevare cinque proposte. Anzitutto ogni
persona ha il diritto di trovare decenti condizioni di vita di lavoro nel
proprio Paese, così da non trovarsi nel bisogno di emigrare per sopravvivere.
Quando per ragioni varie - e non sempre tutte imputabili agli Stati - queste
condizioni non sussistano, le persone hanno il diritto
di migrare e trovare sostegno per sé e le proprie famiglie. In terzo luogo, gli
Stati sovrani hanno il diritto di mantenere un controllo sulle proprie
frontiere di regolamentare questi flussi migratori. Un
diritto che va di pari passo con il dovere della solidarietà. I rifugiati che
ricercano asilo vanno protetti. Quinto, la situazione di illegalità in cui
vengono a trovarsi purtroppo oggi molti migranti, non esime alcuno dal rispetto
della dignità e dei diritti fondamentali del cosiddetto illegale.
D. – Gran parte dei migranti sono donne che con le loro
rimesse contribuiscono in modo considerevole all’economia dei Paesi di
provenienza, ma si tratta spesso di persone invisibili e sfruttate. Che fare?
R. – Esiste da tempo la convenzione sui lavoratori
migranti e le loro famiglie, che in particolare tratta del ricongiungimento
famigliare. Se questo aspetto del ricongiungimento famigliare trovasse maggiore
attenzione e adeguata regolamentazione, la condizione della donna migrante verrebbe alleviata da molti pesi. Poi dobbiamo anche
riconoscere che le donne costituiscono il 70 per cento dei 25 milioni di
persone vittime del traffico delle persone umane. Quindi, indubbiamente, sono
sempre le persone più deboli a farne le spese e questa coscienza che la femminizzazione tra le
immigrazioni va di pari passo con una femminizzazione
della povertà, è qualcosa che si fa anche molta strada negli ambienti
internazionali, e certamente questa nuova sensibilità porterà anche a delle
nuove misure per alleviare questa situazione.
D. – Le migrazioni determinano l’incontro di culture e
religioni diverse; come governare al meglio questo incontro, soprattutto in riferimento ai rapporti tra cristiani e musulmani?
R. – Certamente legislazioni adeguate possono contribuire,
e decisamente, a questo buon rapporto. Penso a quelle legislazioni orientate
all’integrazione, e non solo a trarre vantaggi economici dalla presenza dei
migranti. L’integrazione si fonda sulla formazione sia del migrante, sia dei
cittadini che ospitano i nuovi arrivati, si basa sull’accettazione di usi,
costumi e lingua, sul reciproco rispetto delle differenze culturali e
religiose, nell’ambito di un quadro comune di valori e di principi di vita
sociale condivisi da tutti e anche da chi arriva da altri Paesi. Ma poi c’è
tutto un lavoro culturale e spirituale che le varie istituzioni di ogni Paese
devono condurre congiuntamente per creare, in chi ospita e in chi si inserisce
in una società diversa, un clima di rispetto reciproco, di arricchimento
reciproco, di solidarietà e di gratitudine.
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L’UOMO,
“PROGETTO” E NON “PRODOTTO”, VA DIFESO NELLA SUA SACRALITA’
SIN DAI PRIMI ISTANTI DI VITA: LO HA AFFERMATO
IL CARDINALE MARTINO
DURANTE UN CONVEGNO DELL’AIESC
Si è concluso questa mattina a
Roma, nel Palazzo San Calisto, il Colloquio di due giorni organizzato dall'Association Internationale
pour l'Enseignement Social Chrétien
(AIESC) e dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Sotto la guida
del cardinale Martino e del presidente dell'AIESC, prof. Manfred
Spieker, docente di etica sociale all'Università di Osnabrük, i partecipanti hanno celebrato il ventesimo
anniversario della loro associazione, approfondendo l'argomento della difesa
della vita sotto varie angolature: filosofica, giuridica, sociologica,
economica, politica e teologica. Il dato essenziale, messo in rilievo
dall'intervento finale del cardinale Martino dopo essere stato oggetto di
dibattito durante le giornate di studio, è la concezione stessa che
l'insegnamento sociale della Chiesa ha della persona umana: l'uomo come
progetto e non come un prodotto. Tale concezione marca la differenza profonda
con le tendenze del mondo attuale, che con la legalizzazione dell'aborto e gli
sviluppi accelerati delle tecnologie della riproduzione rispecchiano una
visione in cui il figlio non è più considerato un dono ma un
prodotto delle particolari tecniche.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - Dichiarazione del cardinale
Tarcisio Bertone, segretario di Stato, di fronte alle
reazioni da parte musulmana circa alcuni passi del discorso del Papa
all'Università di Regensburg.
Una dettagliata nota del
cardinale Renato Raffaele Martino - sui discorsi del Santo Padre in
Baviera - da titolo "La Quaestio de Veritate,
il cristianesimo e le altre religioni".
Servizio estero - Medio Oriente: bottiglie
incendiarie nei Territori palestinesi contro una chiesa cattolica e una anglicana.
Servizio culturale - Un articolo di Clotilde
Paternostro sulla mostra, alla Calcografia di Roma, dedicata ai disegni di
Luigi Montanarini.
Servizio italiano - In primo piano sempre la
vicenda della Telecom.
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16 settembre 2006
PASSI IN AVANTI VERSO IL
RIPRISTINO DELLA FASCIA DI OZONO, CHE PROTEGGE
LA TERRA DAI RAGGI ULTRAVIOLETTI: LO AFFERMA
IL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU, KOFI ANNAN, NELL’ODIERNA GIORNATA
INTERNAZIONALE
PER LA
PROTEZIONE DELL’OZONOSFERA
- Con
noi, il prof. Antonio Ballarin Denti -
“Siamo sulla strada verso il ripristino di questo prezioso
sistema di supporto della vita, ma il lavoro non è ancora finito”: così, il
segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, nel messaggio per l’odierna Giornata internazionale
per la protezione dell’ozonosfera, la fascia di stratosfera che protegge la
terra dai raggi ultravioletti, dannosi per l’uomo e l’ambiente. Il numero uno
del Palazzo di Vetro invita la comunità internazionale a mettere in pratica gli
accordi del Protocollo di Montréal, firmato da 184 Paesi il 16 settembre del
1987, per limitare l’emissione delle sostanze responsabili del cosiddetto “buco
nell’ozono”. In questo modo, si potrà rientrare entro i limiti di sicurezza
intorno alla metà del secolo, come afferma, al microfono di
Roberta Moretti, il prof. Antonio Ballarin
Denti, docente di Fisica dell’Ambiente all’Università Cattolica del Sacro Cuore
di Milano:
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R. - Siamo ad un punto che definirei abbastanza
incoraggiante, nel senso che i protocolli attuativi, soprattutto quello di
Montréal, stanno funzionando e ovviamente sono vincolati i Paesi che hanno
aderito e quindi soprattutto i Paesi industrializzati europei e in nordamerica e adesso, gli ultimi dati satellitari di fisica
dell’atmosfera, mostrano come si sia sostanzialmente invertito il fenomeno di
allargamento dei buchi di ozono presenti in stratosfera e quindi lentamente
stiamo ritornando in una situazione di maggiore protezione verso le radiazioni
ultraviolette.
D. – Quali Paesi non hanno ancora aderito al Protocollo di
Montréal e perché?
R. – Si apre una questione che riguarda non solamente
l’ozono stratosferico ma anche il cambiamento climatico e altre convenzioni
internazionali. Di norma aderiscono i Paesi più industrializzati e anche i più
ricchi perché i costi di riconversione dei composti dei responsabili dei buchi
dell’ozono, cioè il cloro- fluoro-carburo e in genere i gas urati,
a composti meno dannosi, sono più sostenibili rispetto ai Paesi che hanno
economie più deboli e minore tecnologia e anche minore spinta dell’opinione
pubblica di carattere ambientale. Quindi, i grandi produttori industriali in
fase crescente - come India e Cina, Brasile, ecc. - sono purtroppo i Paesi che
non firmano a volte questi Protocolli perché ritengono di avere un danno
economico in un’economia che ha bisogno invece di incentivi per lo sviluppo. Io
ritengo che questo ragionamento sia in parte viziato
perché oggi, riconvertirsi, rappresenta tutto sommato uno sforzo economico
sopportabile, credo, da gran parte dei Paesi del mondo.
D. – Per che cosa vengono
impiegate queste sostanze nocive per l’ozonosfera?
R. – Sono stati usati per molti decenni, su scala
industriale, come i liquidi progenici, cioè liquidi
che generano freddo – per esempio negli impianti frigoriferi – oppure come sostanze
anti-fiamma negli estintori, e come gas inerte per l’espansione e la formazione
di aerosol in bombole, e che quindi hanno avuto un ruolo importante
nell’economia dell’occidente.
D. –
Quali conseguenze genera il buco nell’ozono?
R. – Gli uomini rischiano malattie della pelle, cataratta
e lo sviluppo di tumori come melanomi che sono particolarmente allarmanti. Gli
ecosistemi sono anch’essi colpiti in termini di mutazioni, di biodiversità e di alterazione del patrimonio genetico di
alcuni organismi che, soprattutto quando sono piccoli, possono riprodursi
rapidamente e quindi alterare anche l’ecosistema.
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Domani, 17 settembre, 24a domenica del Tempo Ordinario,
“E cominciò a
insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato
dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo
tre giorni, risuscitare”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del
teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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Pietro risponde: “Tu sei il Cristo, l’Unto, cioè il
Messia”. E a sorpresa, Cristo intima agli apostoli di non parlarne in giro. E
questo è il verbo che usa solo verso gli spiriti immondi. Ciò significa che
dietro all’idea di ‘Messia’, che la gente si è fatta e che Pietro ha confessato,
c’è qualcosa di così inaccettabile che Cristo ritiene del tutto fuorviante,
quanto un’opera dello spirito immondo. Questo è lo spirito che inquina il
rapporto con Dio, sino a falsarlo del tutto, e perverte i rapporti umani
creando i solchi di separazione. Di fatti, l’idea del Messia è dipinta con
troppa immaginazione umana, è fortemente marcata dal nazionalismo ebraico. Un
Messia forte, dominatore, che affermerebbe il popolo ebraico non può liberare
l’uomo perché renderebbe schiavi altri popoli. Cristo è il Messia dell’amore
universale del Padre, che non si realizzerà secondo la mentalità degli uomini,
non acconsentirà ai diversi gruppi del potere ma si
compirà attraverso il sacrificio di sé. Per ciò, Cristo subito annuncia il suo
cammino pasquale.
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16 settembre 2006
DOMANI
CHE A
BUDAPEST VISSE AL FIANCO DEGLI ULTIMI E SALVO’ TANTI EBREI,
E MOSÈ
TOVINI, SACERDOTE BRESCIANO, CHE CON ZELO ED UMILTÀ PREPARO’
SEMINARISTI
IMPEGNANDOSI IN DIVERSE ATTIVITÀ PASTORALI
- A
cura di Tiziana Campisi -
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BUDAPEST – BRESCIA. = Ha speso la sua vita in attività
caritatevoli, ha fondato case per giovani operaie e si è prodigata per proteggere
quanti, durante
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VERRÀ
PRESENTATO ALLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE DI GINEVRA
IL
CASO DEI TRE CATTOLICI INDONESIANI CONDANNATI ALLA PENA CAPITALE
COME RESPONSABILI
DEGLI INCIDENTI,
IN CUI
SEI ANNI FA, MORIRONO 200 MUSULMANI
POSO. = La condanna a morte di Fabianus
Tibo, Dominggus da Silva e Marinus Riwa, i tre cattolici
indonesiani ritenuti responsabili del massacro di 200 musulmani a Poso, durante
gli scontri interreligiosi del 2000, sarà sottoposta alla Corte penale
internazionale di Ginevra. Lo ha annunciato ieri, riferisce l’agenzia Asianews, Peter Selestianus SH, presidente del Padma,
il collegio difensivo dei tre condannati. Gli avvocati chiedono che venga garantito ai loro assistiti il diritto alla vita e
denunciano l’irregolarità dei processi indonesiani, nel corso dei quali - affermano
- alcuni testimoni non sono stati ascoltati e certe prove non sono state accettate
dalla Corte. A chiedere clemenza in favore dei tre cattolici, l’11 agosto
scorso, anche Benedetto XVI. In un telegramma al presidente della Repubblica indonesiana,
Susilo Yudhoyono, il cardinale
Angelo Sodano, allora segretario di Stato, ha invocato a
nome del Papa, “per motivi umanitari ed alla luce della particolarità del caso”,
un “atto di clemenza” per i tre uomini di fede cattolica. Sarà Muchtar Pakpahan SH, attivista
per i diritti umani, a portare il messaggio del Padma
a Ginevra. “La condanna a morte dei tre cattolici è contro l’umanità ed è un
enorme abuso dei diritti umani – ha detto Peter Selestianus
– la Corte penale internazionale
ha l’autorità per rivedere il verdetto”. (T.C.)
PUBBLICATO
DAL DIPARTIMENTO DI STATO AMERICANO
IL RAPPORTO
2006 SULLA LIBERTA’ RELIGIOSA
WASHINGTON. = Il rapporto annuale del 2006 del
Dipartimento di Stato degli USA sulla libertà religiosa colloca l’Iran tra i
Paesi in cui le minoranze religiose vengono sottoposte
a “un trattamento duro ed oppressivo”. I musulmani sufi
e la religione Baha’i sono
tra quelle maggiormente prese di mira, secondo il Dipartimento di Stato, che
però parla di minacce e arresti anche per ebrei e cristiani. Promuovere la
libertà religiosa è “parte integrante della lotta al terrorismo”, in un mondo
che è minacciato da “odio, faziosità e intolleranza religiosa”, ha detto il
segretario di Stato,Condoleezza
Rice, nel presentare il rapporto. Gli altri Paesi che
destano particolare preoccupazione a proposito di libertà religiosa sono: Arabia
Saudita, Birmania, Cina, Corea del Nord, Eritrea, Sudan e Vietnam. I diplomatici
USA nel mondo hanno rilevato qualche modesto progresso nella situazione in
Sudan e Vietnam, anche se non sufficienti per farli uscire dall’elenco della “top
8”. Nel Paese del sudest asiatico viene registrata la
possibilità per i cristiani protestanti di professare nel nord la loro fede
“senza minacce significative”. Un capitolo importante del rapporto resta quello
dedicato all’Arabia Saudita. Qui si registrano alcuni, cauti segnali positivi, in
seguito alle pressioni che Washington ha esercitato su Riad,
soprattutto per quanto riguarda i libri di testo scolastici che conterrebbero
spunti d’intolleranza contro cristiani ed ebrei. Il governo saudita, afferma il
rapporto, starebbe infatti perseguendo iniziative per
fermare la diffusione di letteratura intollerante e di ideologie estremiste. Sulla Cina, il Dipartimento di Stato ha ricordato di aver
avviato, nel corso dell’ultimo anno, numerosi passi diplomatici ma, fino ad
ora, senza risultati significativi. (T.C.)
“TANTE
SFIDE, UNA PROPOSTA:
È IL
TEMA DELL’INCONTRO CHE CELEBRA A BUDAPEST I 50 ANNI DEI VOLONTARI
DEL
MOVIMENTO DEI FOCOLARI. IL LORO IMPEGNO, IN TUTTO IL MONDO,
HA
MOSTRATO IL VANGELO NELLA VITA QUOTIDIANA
- A cura di Gabriella Ceraso -
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BUDAPEST. = Nell’ottobre del ‘56, all’indomani
dell’invasione russa di Budapest, che soffocò nel sangue la voglia di libertà
del popolo ungherese, Papa Pio XII lanciò un appello a riportare Dio, fonte di
giustizia, in case, piazze e Parlamenti. Lo raccolse Chiara Lubich,
affidando ai Volontari di Dio il compito di essere testimoni
di un altro tipo di rivoluzione. Oggi sono 20 mila, nei cinque continenti, i Volontari
- laici di culture e credo diversi - che scelgono di impegnarsi, nella sequela
quotidiana di Dio, a vivere con coraggio il Vangelo, per realizzare insieme la
fraternità universale. I frutti dei primi 50 anni di questa vita sono stati
presentati oggi allo Sport arena di Budapest. In mattinata, erano in più di 11 mila, da 92 Paesi, con i
rappresentanti di 13 movimenti e comunità ecclesiali, membri di chiese e
religioni diverse. Ospiti anche alte cariche civili e religiose
locali. Ad aprire l’incontro il messaggio del Pontefice, a firma del
cardinale Angelo Sodano, letto dall’arcive-scovo di Budapest e primate
d’Ungheria, il cardinale Peter Erdo,
e il messaggio di Chiara Lubich. Benedetto XVI, unito
ai partecipanti di un evento definito di “alto significato spirituale”, ha
ricordato storie e impegno dei Volontari a rimettere l’amore di Dio nel cuore
degli uomini e ha incoraggiato tutti a proseguire l’opera svolta sin qui con
tanto frutto. Nelle parole di Chiara, invece, la proposta dell’amore a Gesù
Crocifisso e abbandonato come risposta alle domande angosciose di oggi, di un mondo vittima del relativismo, immerso in una
notte collettiva di valori cristiani. “Se riusciamo – scrive Chiara – ad
incontrare Lui in ogni dolore e divisione, la luce ci illuminerà”. Dunque, c’è
la speranza che il paradigma della fraternità, frutto ed effetto del dolore di
Cristo, vissuto nel quotidiano, rinnovi il mondo. E’ quanto vivono e
testimoniano oggi a Budapest i volontari, in vari settori sociali. In mattinata, si è parlato anche di economia, rinnovabile
con la logica della condivisione, la cultura del dare, la reciprocità che non è
assistenzialismo. La applicano già centinaia di imprese nel mondo e sette poli
industriali. È il progetto dell’economia di comunione. Lanciata anche
un’iniziativa di solidarietà per l’Africa. E nel pomeriggio, spazio alle
risposte degli ideali dell’unità, alle sfide della politica, del diritto e
della comunicazione sociale.
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LE
ACLI E I MISSIONARI COMBONIANI INSIEME IN KENIA PER SOSTENERE I LAVORATORI IN
UN PROGRAMMA VOLTO A PROMUOVERE
L’ORGANIZZAZIONE
IN ASSOCIAZIONI
NAIROBI. = Un progetto per aiutare i lavoratori del Kenia ad organizzarsi in associazioni. Lo hanno realizzato
le ACLI in collaborazione con i missionari comboniani
e la regione Umbria. L’obiettivo, riferisce l’agenzia SIR, è quello di promuovere
e sostenere l’auto-organizzazione dei keniani, diffondendo la cultura dell’associazionismo
e della rappresentanza. Da gennaio 2005, è partita la
fase operativa del progetto, gestito e realizzato dall’Ipsia,
organizzazione non governativa delle Acli. Ora, per
mettere insieme persone, esperienze e competenze diverse, dal mondo missionario
e delle chiese locali, dal mondo del lavoro, delle organizzazioni di base e
della formazione, il 18 e 19 settembre si svolgerà un seminario a Nairobi,
nella parrocchia di Kariobangi. Nel corso
dell’incontro, verrà proiettato il cortometraggio
realizzato dai ragazzi in servizio civile insieme ai giovani keniani, presentato
al concorso delle ACLI “Lavori in.corto”, in
collaborazione con la CEI. Il video si intitola “Il lavoro...è lavoro” e
racconta la fuga di due fratelli dalla campagna verso il mito metropolitano in
cerca di lavoro. Tra le iniziative portate avanti nell’ambito
del progetto delle ACLI vi sono: il Kutoka Network, la
rete delle parrocchie negli slums in difesa dei diritti della popolazione; la rete
keniana in preparazione al Social Forum di Nairobi, il prossimo gennaio; gli
eventi legati alla campagna per la cancellazione del debito. (T.C.)
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16 settembre 2006
- A cura di Eugenio Bonanata -
Due chiese cristiane sono state colpite stamani da bombe
incendiarie a Nablus, nel nord della Cisgiordania. Lo
hanno riferito fonti della sicurezza palestinese, precisando che gli ordigni
hanno provocato solo lievi danni. Non ci sono per ora rivendicazioni. Ieri
sera, inoltre, alcune migliaia di palestinesi hanno partecipato ad una
manifestazione indetta da Hamas a Gaza City per protestare contro il discorso
del Papa, tenuto nei giorni scorsi all’Università di Ratisbona.
L’Unione Europea ha prorogato di altri
tre mesi il meccanismo di aiuti messo a punto per fornire assistenza umanitaria
ai palestinesi senza passare attraverso l’amministrazione di Hamas. Lo hanno
deciso i ministri degli Esteri dei Venticinque riuniti a Bruxelles. Intanto
fonti palestinesi annunciano che il presidente palestinese, Abu
Mazen, incontrerà mercoledì prossimo a New York il presidente
Bush a margine dell’assemblea generale dell’ONU, che,
fra gli altri temi, affronterà anche le prospettive di rilancio del processo di
pace in Medio Oriente.
In Iraq non si placa l’ondata di violenze. Due soldati
iracheni ed un civile sono morti oggi per l’esplosione di un’autobomba dalla
quale tentavano di estrarre un cadavere. L’episodio è avvenuto nel centro di
Baghdad, dove nelle ultime 24 ore sono stati ritrovati altri 47 cadaveri con
evidenti segni di torture. In precedenza un attentato aveva provocato la morte
di un soldato statunitense. In questo quadro, il governo iracheno sta valutando
un nuovo piano di sicurezza per proteggere la capitale, che prevede trincee e decine
di posti di blocco per controllare qualunque movimento in entrata e in uscita
dalla città.
In Afghanistan, le forze di sicurezza afgane e la
coalizione militare internazionale, guidata dagli Stati Uniti, hanno lanciato
una vasta operazione anti talebana
nell’est del Paese, impiegando 7 mila uomini. Lo ha
annunciato un comunicato della coalizione, precisando che l’obiettivo è di
sbaragliare la resistenza dei ribelli nelle province di Paktika,
Khost, Ghazni, Paktya e Logar e di dare la
necessaria sicurezza alla popolazione, allargando quindi l’influenza del
governo.
Negli Stati Uniti la strategia della
Casa Bianca per il trattamento dei prigionieri di guerra ha provocato una grave
spaccatura nel partito Repubblicano, mettendo a rischio la maggioranza al
Congresso, in vista delle elezioni parlamentari del 7 novembre. Il servizio di
Paolo Mastrolilli:
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Il presidente Bush ha promosso
un piano per gli interrogatori ed i processi dei detenuti che, secondo i suoi
critici, riscrive la Convenzione di Ginevra e ne viola
le regole. Tra le altre cose, darebbe copertura legale alle prigioni segrete, alle
condanne basate su prove che gli imputati non conoscono e a pratiche giudicate
vicino alla tortura, come gli affogamenti simulati dei detenuti. Quattro
senatori repubblicani, tra cui John McCain che fu
torturato in Vietnam, si sono opposti alla legge voluta dal presidente
sostenendo che aggirare la Convenzione di Ginevra metterebbe a
rischio tutti i soldati americani nel mondo, perché darebbe a chi li
cattura la scusa per violare i loro diritti. Anche l’ex generale Powell, segretario di Stato nella prima amministrazione Bush, si è schierato con loro, aggiungendo che il
provvedimento mina le basi morali della lotta al terrorismo. I quattro parlamentari
dissidenti, con l’aiuto dell’opposizione democratica, hanno fatto approvare
dalla Commissione Difesa del Senato una versione della legge diversa da quella
voluta dalla Casa Bianca. Ieri, Bush ha tenuto una
conferenza stampa per sostenere che in questo modo stanno mettendo a rischio la
sicurezza del Paese, e ha chiesto la rapida approvazione della sua legge. Lo
scontro è grave perché arriva a poche settimane dalle elezioni in cui i
Repubblicani avrebbero voluto usare il tema della sicurezza contro i
Democratici per mantenere la maggioranza al Congresso. Ora, invece, si trovano
a dover gestire una pericolosa fronda interna.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Il presidente statunitense Bush
ieri ha anche risposto alle recenti richieste di Teheran
escludendo categoricamente di incontrare il leader iraniano, Mahmud Ahmadinejad, in occasione dell’apertura
dell’assemblea generale delle Nazioni Unite la settimana prossima. Il capo
della Casa Bianca ha precisato: “Parleremo con gli iraniani solo
quando sospenderanno l’arricchimento dell’uranio.
Fidel Castro non è apparso ieri alla
riunione dei capi di Stato per il 14.mo vertice dei
Paesi non allineati, in corso a Cuba, ma “non appena sarà in grado di farlo
assumerà la presidenza del Movimento”, che spetta appunto all’Avana per i
prossimi tre anni. A riferirlo, il ministro degli Esteri cubano, Felipe Perez Roque,
dopo che Castro aveva ricevuto la visita del segretario generale dell'ONU, Kofi Annan. Al summit, intanto, è
intervenuto il presidente iraniano Ahmadinejad, ma si è parlato anche di
cooperazione economica. Il servizio di Maurizio Salvi:
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La nascita di una commissione del Sud che permetta di creare istituzioni di cooperazione autonoma si
profilava a poche ore dalla chiusura del vertice dei non-allineati forse come
l’unica proposta concreta emersa dai lavori. L’idea che suggerisce la creazione
di una Banca, una Università, una Televisione e una
Compagnia petrolifera del Sud è stata avanzata dal venezuelano Hugo Chavez. Intanto, nella prima
giornata, il Vertice ha ratificato il trasferimento della presidenza ‘pro tempore’ a Cuba. C’è poi da rilevare che rispetto allo
spirito originario di equidistanza dalle grandi potenze, il nuovo movimento dei
non-allineati, sospinto da Cuba e Venezuela, rivendicando il multilateralismo, concentra i propri strali quasi unicamente
contro gli Stati Uniti. E ciò creerà, in fase di approvazione dei documenti
finali, problemi a Paesi come India, Pakistan e Filippine che con Washington
hanno accordi di cooperazione. Va registrata infine una certa delusione da
parte di chi si aspettava “scintille” sul nucleare. Intervenendo in assemblea,
il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha
sottolineato l’importanza dell’impegno anti-imperialista ma ha evitato scrupolosamente ogni riferimento alle
polemiche sul nucleare con l’Occidente.
Dall’America Latina, Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio
Vaticana.
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E proprio a margine del vertice cubano, India e Pakistan
potrebbero decidere di riaprire i negoziati sul Kashmir, la regione contesa da
decenni fra i due Paesi. La questione sarà infatti al
centro dei colloqui previsti fra il primo ministro indiano, Manmoahn
Singh, e il presidente pachistano, Pervez Musharraf, che ha parlato
di “un’opportunità storica” per i due Paesi. Intanto dal Kashmir arriva la
notizia dell’uccisione di tre separatisti, avvenuta in due diversi scontri a
fuoco con l’esercito indiano.
La situazione in Darfur è
“completamente inaccettabile”: così, il premier britannico, Tony Blair, che ha accusato il governo sudanese di aver infranto l’accordo
del cessate-il-fuoco con i ribelli promettendo di “intensificare gli sforzi
internazionali per spingere i governanti del Sudan a cambiare atteggiamento”.
Intanto – secondo indiscrezioni - le Nazioni Unite
potrebbero chiedere all’Unione Africana di estendere il proprio contingente
sino alla fine dell’anno. La decisione è ritenuta una resa, almeno
temporanea, all’opposizione di Khartoum alla risoluzione con cui l’ONU ha
decretato l’invio di una forza nel Darfur. Ieri
l’Unione Europea ha lanciato un appello affinché il Sudan accetti
il dispiegamento di una forza ONU. Anche i ribelli del Movimento Popolare di
Liberazione del Sudan (SPLM) si sono detti favorevoli a questa soluzione.
Il presidente della Costa D'Avorio, Laurent
Gbagbo, ha nominato un nuovo governo, dopo le
dimissioni del vecchio esecutivo in seguito allo scandalo dei rifiuti tossici
scaricati lo scorso mese di agosto nel porto di Abidjan. Gbagbo
ha mantenuto al proprio posto la gran parte dei membri del precedente governo,
compreso il premier Charles Konan
Banny, sostituendo i ministri dei Trasporti e dello
Sviluppo. Ieri in centinaia si sono riversati per le strade di Abidjan per manifestare
contro il governo. Aggredito un ministro e incendiata la casa del direttore del
porto. Le esalazioni hanno provocato 7 morti e migliaia di intossicazioni.
I ministri delle Finanze del G7 (USA, Giappone, Francia,
Germania, Gran Bretagna, Italia e Canada), riuniti oggi a Singapore, hanno
discusso di cambi, prezzo del petrolio e pericoli di inflazione. Nel comunicato
finale i sette grandi hanno rivolto un nuovo appello alla
Cina affinché rivaluti lo yuan per rallentare
la straordinaria crescita delle sue eccedenze commerciali. Per il presidente
della Banca Centrale Europea (BCE), Jean-Claude Trichet, la crescita economica mondiale è “estremamente robusta”
ma la BCE resta vigile sull’andamento dell’inflazione.
Il Myanmar e la sua giunta militare entrano nell’agenda
delle priorità del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, dopo le forti pressioni
degli USA. Traffico di droga, crescita dell’AIDS, violazioni dei diritti umani,
aumento del numero dei rifugiati: questi elementi sono stati portati come prove
della necessità di monitorare periodicamente il Paese asiatico, considerato una
minaccia per la sicurezza internazionale. Dal canto suo, la
Cina ha respinto la decisione definendola un’interferenza negli affari interni di un Paese.
Anche la Russia ha votato contro.
Al via le candidature per la successione di Kofi Annan al segretariato
generale delle Nazioni Unite. L’associazione dei Paesi asiatici (Corea del Sud,
Sri Lanka, Thailandia e India) ha indicato il vice
premier della Tahilandia, Surakiart
Sathirathai, mentre dai Paesi baltici (Estonia,
Lettonia e Lituania) arriva per la prima volta la
proposta di una donna, la presidente lettone, Vaira Vike-Freiberga. Molti
analisti ritengono che il posto di Annan, il cui
mandato scade a gennaio, spetti ad un Paese asiatico.
Il governo spagnolo ha trasmesso al parlamento un progetto
di legge sulla clonazione terapeutica che porterà la Spagna a seguire l’esempio
di Regno Unito, Svezia e Belgio. Il disegno di legge, già annunciato a marzo e
approvato ieri in via preliminare dal governo, prevede la possibilità che i
ricercatori utilizzino tecniche di trasferimento
nucleare per riprodurre tessuti ed organi al fine di consentire la cura di
malattie altrimenti incurabili. La proposta prevede la creazione di bio-banche e l'uso, sotto la supervisione di un Comitato di
bioetica, della tecnica che consiste nell’introduzione di un nucleo di una cellula
adulta in un ovocito per riprogrammarne
la crescita cellulare onde creare organi o tessuti che possano essere
trapiantati nel donatore a scopo terapeutico. La legge, ha annunciato il
ministro della Sanità di Madrid, prevede “le massime garanzie etiche,
giuridiche e sanitarie per i diritti delle persone”. Il testo ora dovrà essere
approvato dal parlamento dove si prevede il voto contrario dell’opposizione di
centro e centrodestra.
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