RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 257  - Testo della trasmissione di giovedì 14 settembre 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa ha concluso il viaggio in Baviera invitando i fedeli a testimoniare la gioia della fede in Cristo nella società secolarizzata: il commento del nostro direttore padre Federico Lombardi

 

Domani l’avvicendamento alla guida della segreteria di Stato Vaticano. Il cardinale Angelo Sodano e il nuovo cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, saranno ricevuti in udienza dal Papa a Castel Gandolfo

 

Colloquio al Palazzo di Vetro di New York sulla dignità della donna, promosso dall’Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

“Dio ci vince con la follia del suo amore”: così, l’arcivescovo Bruno Forte sottolinea il significato dell’odierna solennità dell’Esaltazione della Santa Croce. Intervista con il presule

 

Amnesty International pubblica un rapporto sugli attacchi di Hezbollah contro il nord di Israele. Il movimento sciita accusato di gravi violazioni del diritto umanitario: con noi Riccardo Noury

 

Le luci e le ombre del Congo, mosaico di lingue e modello di convivenza pur tra grandi difficoltà sociali: ce ne parla padre Jacques Ilunga

 

CHIESA E SOCIETA’:

Arrestato in Cina il vescovo di Zhouzhi, mons. Martino Wu Ginjing

 

 “Il leader religioso, guida della coscienza degli uomini”: così, il cardinale Roger Etchegaray, in occasione del II Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali, conclusosi ieri in Kazakhistan

 

Padre Saad Syrup Hanna, sacerdote caldeo di Baghdad, liberato lunedì, dopo quasi un mese di sequestro in Iraq, racconta la sua esperienza e perdona i suoi rapitori

 

Nuovo episodio di violenza anticristiana nello Stato indiano dell’Uttar Pradesh, dove domenica scorsa era stata attaccata una scuola di suore a Lucknow

 

Oggi, terza giornata di lavori del II Congresso latinoamericano e caraibico sulla dottrina sociale della Chiesa, in corso a Città del Messico

24 ORE NEL MONDO:

Attentato a Baghdad davanti ad un orfanotrofio: morti 9 civili

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

14 settembre 2006

 

A CONCLUSIONE DEL VIAGGIO IN BAVIERA IL PAPA INVITA I TEDESCHI

A TESTIMONIARE LA GIOIA DELLA FEDE IN CRISTO NELLA SOCIETÀ SECOLARIZZATA

- Il commento di padre Federico Lombardi -

 

“Chi crede non è mai solo”: rendete testimonianza della vostra fede nell’amore di Dio “nell’attuale mondo secolarizzato”. Con queste parole, Benedetto XVI ha salutato la Baviera al termine del quarto viaggio apostolico del suo pontificato. L’aereo papale è decollato dall’aeroporto di Monaco poco dopo le 13.00: l’arrivo all’aeroporto di Roma-Ciampino è previsto poco dopo le 14.30. Benedetto XVI si trasferirà poi in automobile nella residenza di Castel Gandolfo. Ma veniamo all’ultima giornata del Papa in Baviera: in mattinata si è svolto l’incontro con i sacerdoti e i diaconi permanenti nel Duomo di Frisinga e subito dopo la cerimonia di congedo all’aeroporto di Monaco. Linea al nostro inviato Paolo Ondarza:

 

**********

Gioia e commozione hanno accompagnato quest’ultimo giorno di Benedetto XVI nella sua patria, la Baviera. Il Papa ha voluto lasciare un ultimo messaggio alla Germania, prima di partire per Roma, centrando la sua riflessione sul tema del lavoro, proprio oggi nel 25.mo anniversario dalla pubblicazione dell’Enciclica Laborem exercens di Giovanni Paolo II. Il Pontefice ha affidato questo testo, “non privo di valore profetico” alla sua terra “nella certezza – ha detto – che da una sua applicazione concreta possono derivare grandi vantaggi anche per l’odierna situazione sociale della Germania”. “Il lavoro – ha continuato, citando l’Enciclica - è un “bene dell’uomo”, con esso “l’uomo non solo trasforma la natura adattandola alle proprie necessità, ma anche realizza se stesso come uomo ed anzi, in un certo senso, diventa più uomo”.  Benedetto XVI ha ringraziato la Baviera per il viaggio appena concluso:

 

Ich habe bemerken können, wie viele Menschen in Bayern …

“Ho potuto rendermi conto di quante persone, in Baviera, anche oggi si sforzano di camminare sulle strade di Dio in comunione con i loro Pastori, impegnandosi a rendere testimonianza della loro fede nell’attuale mondo secolarizzato. Grazie alla infaticabile dedizione degli organizzatori, tutto ha potuto svolgersi nell’ordine e nella tranquillità”.

 

Acclamato dal coro “Benedikt! Benedikt!”, il Papa ha aggiunto: “Sono stati giorni intensi, ovunque ho visto un’accoglienza piena di premure e attenzioni, che mi hanno intimamente toccato”.

Salutato dal presidente federale Edmund Stoiber con un “Arrivederci”, Benedetto XVI ha lasciato la sua terra con le parole dell’inno bavarese:

 

Gott mir dir, du Land der Bayern, deutsche Erde, Vaterland!...

“Dio sia con te, Paese dei Bavaresi, terra tedesca, Patria! / Sopra i tuoi vasti territori riposi la sua mano benedicente! / Egli protegga la tua campagna e gli edifici delle tue città / e conservi a te i colori del suo cielo bianco e azzurro!”.

 

In mattinata il Papa ha incontrato sacerdoti e diaconi nel Duomo di Frisinga. Qui egli fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1951. Presenti all’incontro anche alcuni confratelli che quel giorno con lui dissero il loro “sì” a Dio. Il Papa ha sorpreso tutti parlando a braccio: “Ho portato un lungo testo, – ha detto – ma non lo leggerò, lo avete già stampato, potrete leggerlo quando sarò partito”. Quindi ha toccato il tema delle vocazioni a partire dalla carenza di sacerdoti nella Chiesa. Citando le parole di Cristo: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi”, il Papa ha indicato l’importanza di “pregare il padrone della messe”, Dio. L’invito di Gesù infatti è chiaro – ha detto – Egli non ha dato il compito di andare a chiamare volontari o organizzare campagne di management per reclutare nuove leve”. Cristo ha chiesto di pregare. “Dobbiamo pregare Dio, chiedere:Dai, sveglia il cuore degli uomini!’. Dobbiamo pregare il padrone della messe affinché susciti un profondo sì nel cuore degli uomini”. Anche l’efficacia dell’azione pastorale dipende dalla preghiera- ha aggiunto - altrimenti il servizio diventa vuoto attivismo”. Benedetto XVI ha illustrato due virtù fondamentali per un sacerdote, tra loro in equilibrio: lo zelo e l’umiltà. Lo zelo che spinge ad andare verso i fratelli bisognosi, ad essere apostoli di Gesù Cristo; l’umiltà che induce al riconoscimento dei propri limiti, affinché lo zelo non ci distrugga. E’ vero, tante cose andrebbero fatte – ha commentato - questo vale per i sacerdoti, ma anche per il Papa: “Anch’io dovrei fare tante cose, ma ho poche forze. Tutto il resto devo lasciarlo a Dio”. Quindi Benedetto XVI ha rivolto a Dio la preghiera: “Tu lo sai, la Chiesa è Tua. Sarai tu a regalarci i collaboratori per la Tua opera. Laddove non arriviamo noi, ci sei Tu. Solo se ristorati, solo se riceviamo prima da Dio – ha continuato – possiamo servire realmente gli altri”. “Solo così capiamo che celebrare la Messa non è un mestiere, ma richiede intima partecipazione interiore. Solo così comprendiamo che l’Eucarestia non è un obbligo, è un alimento spirituale”. Infine ha aggiunto: Chi crede non è mai solo: non siamo soli, siamo amici di Cristo. Il sacerdote non è solo, fa parte del presbiterio, uniti al vescovo e agli altri presbiteri. Dobbiamo viverlo davvero questo insieme e donarlo a chi è solo, a chi è nel dubbio. Questo essere insieme allora si trasmetterà agli altri come legame con Gesù Cristo.

 

Sono state giornate di intensa attività pastorale quelle trascorse da Benedetto XVI, ma anche di ritorno alle origini, di intensi ricordi. Ieri il Papa ha visitato il cimitero di Ziegetsdorf a Ratisbona, poi si è ritirato nella sua casa a Pentling. In serata congedandosi dall’abitazione in cui ha vissuto negli anni della docenza universitaria, rivolto ai suoi concittadini ha detto:

 

Vergelt’s Gott für die Nachbarschaft, die ich hier empfangen …

“Dio vi ripaghi per il vicinato che ho ricevuto qui, per la cordialità del saluto, che potevo percepire veramente con il cuore, con gli occhi e con tutti i sensi: Qui sono a casa. Qui rimango anche radicato. Nello spirito siamo sempre insieme. Ringrazio Dio per questa giornata benedetta, ringrazio voi tutti per il buon vicinato e vi auguro un tempo benedetto”.

 

Il Papa è partito. La Baviera lo ha accompagnato per sei giorni con un sole splendente. Dopo che l’aereo ha lasciato l’aeroporto di Monaco, il cielo si è velato di bianco, ma non ha occultato il sole. Quasi una manifestazione della malinconia diffusa tra i bavaresi, unita alla speranza alimentata da un saluto: “A tutti un cordiale arrivederci!”

 

Allen ein herzliches ‘Auf Wiedersehen’!

 

Dalla Baviera, Paolo Ondarza, Radio Vaticana.

**********

 

Per un bilancio del viaggio del Papa in Baviera ascoltiamo il nostro direttore padre Federico Lombardi, al microfono di Sergio Centofanti:

 

**********

R. – Direi che questo viaggio è riuscito nel modo migliore possibile ed ha risposto perfettamente alle attese sia per quanto riguarda il Papa, sia per quanto riguarda la Chiesa locale e la gente della Baviera. Il clima dell’accoglienza è stato meraviglioso e, naturalmente è andato crescendo di calore con i  giorni, come avviene in tutti i viaggi del Papa. Benedetto XVI era evidentemente molto soddisfatto, in certi momenti anche intensamente commosso. Il fatto che abbia fatto, del tutto spontaneamente, a braccio, l’omelia in questo ultimo incontro nella Cattedrale di Frisinga dimostra che anche per lui c’è stato un crescendo di gioia.

 

D. – Anche in questo viaggio Benedetto XVI non ha mai fatto elenchi di “no”. “La fede – dice – non è un cumulo di proibizioni, è un’opzione posivita”…

 

R. – Sì, certamente. E’ stato un messaggio estremamente incoraggiante e incoraggiante soprattutto per la Chiesa locale, che certamente vive in un tempo in cui la società è in via di secolarizzazione e quindi l’annuncio della fede non è semplice. Incoraggiamento, questo, che il Papa ha dato ai sacerdoti, ai diaconi, a tutti gli operatori pastorali, ai credenti, facendo vedere la loro presenza – diciamo – attiva e viva nella società di oggi ed incoraggiandola. E’ stato veramente un punto molto, molto importante. Diverse persone della Chiesa locale mi hanno detto, in questi giorni, che avrà una efficacia molto grande anche in seguito. Del resto il tema stesso del viaggio - “Chi crede non è mai solo” - voleva andare proprio in questa direzione; voleva far vedere la bellezza e la ricchezza della comunione nel credere, comunione con Dio anzitutto, ma anche poi con tutta la comunità dei credenti, e le possibilità di dialogo, di servizio, di arricchimento per la comunità umana intera, che vengono dalla fede viva.

 

D. – Il Papa è tornato a parlare di ragione e di ragionevolezza della fede contro tutti gli integralisti e gli irrazionalismi sia religiosi che culturali. La fede invece - ha detto – propone un autentico illuminismo ...

 

R. – Sì, sembra che questo si stia manifestando, con il tempo, anche uno dei temi guida di questo pontificato, del magistero di Benedetto XVI. Il rapporto armonico tra fede e ragione è come qualcosa che fonda il grande servizio che anche la fede può svolgere per la civiltà umana nel momento in cui attraversa, ma anche in generale. La fede e la ragione si arricchiscono a vicenda. Abbiamo notato come anche in certi passaggi dei suoi discorsi, il Papa ha fatto presente come anche la fede, la retta idea di Dio, vada custodita dalle sue corruzioni. E in questo certamente anche la ragione diventa attiva all’interno del mondo della fede, aiuta moltissimo. Allo stesso tempo la fede impedisce che la ragione si autolimiti nei sui interessi, nei suoi obiettivi ed anche nel suo campo di azione e quindi diventi povera e incapace di guidare l’umanità di fronte ai grandi interrogativi di sempre e di fronte ai grandi problemi anche etici di oggi.

 

D. – Che dire dal punto di vista del significato ecumenico del viaggio?

 

R. – Il viaggio ha avuto un suo momento ecumenico particolarmente importante: i Vespri nella Cattedrale di Regensburg. Diciamo, però, che tutto il viaggio ha avuto un significato ecumenico, in quanto ha avuto un importante concentrazione sulla fede in Dio: in quale Dio? Il Dio di Gesù Cristo, il Dio che si è rivelato in Gesù Cristo, il Dio che è amore. Questi sono fondamenti assolutamente comuni della fede cristiana. L’annuncio, quindi, di Benedetto XVI è stato in larghissima parte un annuncio assolutamente condivisibile da tutte le Chiese e le confessioni cristiane.

 

D. – Infine, cosa resta nel cuore di questo viaggio del Papa in Baviera?

 

R. – Io credo che rimanga, per il Papa, una grande gioia di aver riattinto forza, slancio alle sue radici di fede; per la Chiesa locale un grande incoraggiamento e per la Chiesa tedesca e la cultura tedesca un grande contributo di riflessione. Una riflessione che si può poi allargare a tutta la cultura europea, sull’importanza del retto dialogo tra fede e ragione per il bene della società moderna e, guardando poi a tutto il mondo, per la possibilità di dialogo con le altre culture, come ha messo bene in rilievo il Papa, che sentono il religioso come profondamente importante e che quindi possono entrare in dialogo con noi molto più fruttuosamente, se pure noi viviamo una cultura rispettosa della dimensione religiosa nell’integralità della persona e della cultura umana.

**********

 

 

DOMANI L’AVVICENDAMENTO ALLA GUIDA DELLA SEGRETERIA DI STATO.

IL CARDINALE ANGELO SODANO E IL NUOVO CARDINALE SEGRETARIO DI STATO,

TARCISIO BERTONE, SARANNO RICEVUTI IN UDIENZA DAL PAPA A CASTEL GANDOLFO

 

Cambio al vertice, domani, in Segreteria di Stato. Il cardinale Tarcisio Bertone, finora arcivescovo di Genova, assume l’incarico di segretario di Stato della Santa Sede. Il porporato subentra nell’ufficio al cardinale Angelo Sodano. In tale circostanza, Benedetto XVI riceverà in udienza – alle ore 11.30 – a Castel Gandolfo, Superiori ed Officiali della Segreteria di Stato. L’evento offrirà al Papa l’occasione per ringraziare il cardinale Sodano per il suo lungo servizio e per presentare il nuovo segretario di Stato. L’evento sarà seguito in radiocronaca diretta dalla nostra emittente. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

**********

Un avvicendamento tra due personalità eminenti della Chiesa, figli della stessa terra: il Piemonte. Il cardinale Tarcisio Bertone 71 anni, è nato a Romano Canavese, in provincia di Torino, il 2 dicembre 1934. Fin da ragazzo era attratto dalla vocazione salesiana. Ordinato sacerdote a 25 anni, nel 1989 viene eletto Rettore dell'Università Salesiana. Il primo agosto 1991, Papa Wojtyla lo nomina arcivescovo di Vercelli. Quattro anni dopo, assume l’incarico di segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, diventando così il più stretto collaboratore dell’allora cardinale Joseph Ratzinger. Nel 2002 diviene arcivescovo di Genova. L’anno successivo, Giovanni Paolo II lo crea cardinale. Dal canto suo, il cardinale Angelo Sodano, 79 anni, lascia l’incarico di segretario di Stato vaticano dopo oltre 15 anni di servizio, ma mantiene l’incarico di Decano del Collegio Cardinalizio.

 

La Segreteria di Stato, come la conosciamo oggi, nasce oltre 5 secoli fa. Fu istituita infatti il 31 dicembre del 1487 da Papa Innocenzo VIII. Era in origine composta da 24 segretari apostolici, di cui uno, chiamato Secretarius domesticus assunse un ruolo preminente. Venendo ai giorni nostri, la Segreteria di Stato è stata profondamente riformata dalla Costituzione apostolica Pastor Bonus del 1988. Con questo documento, Giovanni Paolo II ne stabilì la divisione in due sezioni. La prima, denominata Sezione per gli Affari generali, provvede al servizio quotidiano del Pontefice sia nella sollecitudine per la Chiesa universale che nei rapporti con i dicasteri vaticani. Tra i suoi compiti anche la redazione dei documenti affidatigli dal Papa e gli atti riguardanti le nomine della Curia Romana. La seconda Sezione o Sezione per i Rapporti con gli Stati cura le relazioni diplomatiche con i governi delle nazioni. Ad essa compete anche la stipulazione di concordati e la rappresentanza della Santa Sede presso Organismi e conferenze internazionali.

 

Il 21 maggio dell’anno scorso, pochi giorni dopo l’elezione al Soglio di Pietro, Benedetto XVI si recò in visita alla Segreteria di Stato. “Fa grande onore alla Santa Sede – affermò il Papa, parlando a braccio - il fatto che un numero di persone così piccolo faccia un lavoro grandissimo per la Chiesa universale”. “Noi – aggiunse – non lavoriamo per difendere un potere”. “Noi lavoriamo realmente perché le strade del mondo siano aperte a Cristo”. Sempre domani, l’arcivescovo Giovanni Lajolo, finora segretario della Sezione per i Rapporti con gli Stati assumerà l’incarico di presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e presidente del Governatorato. L’arcivescovo Lajolo subentra in tali uffici al cardinale Edmund Casimir Szoka.

**********

 

 

COLLOQUIO AL PALAZZO DI VETRO DI NEW YORK SULLA DIGNITA’ DELLA DONNA,

PROMOSSO DALL’OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE PRESSO L’ONU

 

Analizzare in modo globale l’entità del fenomeno migratorio femminile nel mondo. E’ questo l’obiettivo della conferenza, dal titolo “La dignità umana della donna nella società contemporanea”, promossa dall’Osservatore permanente della Santa Sede all’ONU, mons. Celestino Migliore. L’iniziativa è stata presentata ieri al Palazzo di Vetro di New York dallo stesso presule, a margine del dialogo sulla migrazione delle donne in programma questa settimana alle Nazioni Unite. Sui contenuti del dibattito, il servizio da New York di Paolo Mastrolilli:

 

**********

Identificare le questioni chiave sul piano sociale, economico e legale, che hanno un impatto sulle donne che emigrano o sono rifugiate all’interno dei loro Paesi e all’estero. Discutere questi temi attraverso il prisma della dignità di ogni persona umana, descrivere le migliori pratiche correnti e l’approccio etico applicato al tema dell’emigrazione: sono gli obiettivi che ha posto l’Osservatore permanente della Santa Sede all’ONU, l’arcivescovo Celestino Migliore, presentando ieri una conferenza, organizzata al Palazzo di Vetro, a margine del dialogo di alto livello sull’emigrazione internazionale e lo sviluppo in programma questa settimana alle Nazioni Unite. La conferenza era intitolata “La dignità umana delle donne nella società contemporanea” ed è stata sponsorizzata dalla missione della Santa Sede all’ONU, la Fondazione Sentiero per la pace e la Saint John’s University. La conferenza, come ha spiegato mons. Migliore, aveva lo scopo di individuare le pratiche che funzionano nella gestione dei problemi della donna, relativi al rispetto della sua dignità nel campo degli spostamenti delle popolazioni, per suggerirne poi l’adozione da parte di tutti i Paesi. Quindi, il nunzio ha sollecitato il Palazzo di Vetro a concentrarsi su altri tre temi, ritenuti essenziali in questo quadro, come l’assistenza all’interno delle famiglie, l’aiuto sulle questioni morali, legali, economiche e sociali e la creazione delle condizioni per invecchiare con dignità e sicurezza.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

**********

 

 

 

=======ooo=======

 

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - Il dettagliato ragguaglio sul viaggio apostolico di Benedetto XVI in Germania.

 

Servizio estero - Nucleare: l’Iran si dice pronto ad accettare nuove condizioni; finora Teheran ha ignorato le richieste del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

 

Servizio culturale - Un articolo di Claudio Bellinati dal titolo “Frammento dopo frammento riprende vita il capolavoro del Mantenga”: nel quinto centenario della morte del pittore, presentati i primi risultati del restauro della Cappella degli Ovetari di Padova, danneggiata dai bombardamenti nel 1944.

 

Servizio italiano - In rilievo la vicenda Telecom.

 

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

14 settembre 2006

 

“DIO CI VINCE CON LA FOLLIA DEL SUO AMORE”: COSI’, L’ARCIVESCOVO

 BRUNO FORTE SOTTOLINEA IL SIGNIFICATO DELL’ODIERNA SOLENNITA’

DELL’ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE

- Intervista con il presule -

 

La Chiesa celebra oggi la solennità dell’Esaltazione della Santa Croce, festa che ha la sua origine a Gerusalemme, il 14 settembre del 335. Quel giorno avvenne la Dedicazione degli edifici costruiti dall’imperatore Costantino per proteggere e rendere onore ai luoghi dove Gesù Cristo portò a compimento il suo Mistero Pasquale di Morte e Resurrezione. Per una riflessione sul significato di questa solennità, Alessandro Gisotti ha intervistato il teologo Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto:

 

********** 

R. - Sono due i grandi motivi che questa festa porta con sé. Da una parte, la considerazione della tragicità, della drammaticità dell’esistenza umana sulla Terra. Chiudere gli occhi di fronte alla fatica di vivere e ai problemi dell’uomo sulla Terra, alle sfide con cui dobbiamo confrontarci, sarebbe evadere dal mondo, fare della religione cristiana una sorta di evasione consolatoria, di spiritualismo disincarnato, che è esattamente la negazione dell’Incarnazione di Dio! Noi dobbiamo pensare che la lucidità dell’analisi della sofferenza umana deve sempre accompagnare il credente nella storia. Ma tutto questo non può essere lasciato alle sole forze dell’uomo. Il Vangelo della Croce dice che quell’uomo che muore abbandonato, solidale con il nostro dolore, è il Figlio di Dio, che viene resuscitato alla vita.  Esaltazione, dunque, della Croce, gloria della Croce. E’ questa la buona novella cristiana.

 

D. – Oggi, in un mondo che ricerca un Dio potente, e in una società che in fondo vuole allontanare da sé il dolore, Cristo si propone come un uomo fragile che muore sulla Croce. Si può dire che da allora, nessun uomo che soffre, soffre in solitudine…

 

R. – Proprio il Dio crocifisso - espressione di Agostino - è quello che oggi suscita una particolare attrazione sui cuori. E’ come se dopo l’epoca della potenza ideologica, rivelatasi ingannevole e drammaticamente produttrice di violenza, si senta il bisogno dell’Onnipotente che si fa piccolo, vicino, compagno del nostro dolore, capace di assumerlo e di sostenerlo. Nella esperienza del dialogo con la cultura laica, con tanti pensatori, non solo italiani, che ho potuto vivere in tutti questi anni, mi sono reso conto che non bisogna in nessun modo annacquare il Vangelo della Croce… anzi è proprio il fascino del Dio crocifisso che riesce oggi ad attrarre i cuori, molto più che l’idea di un Onnipotente separato e straniero, che dall’alto dei cieli governi il mondo. Certamente, il Crocifisso è risorto, il debole e l’abbandonato della Croce è l’Onnipotente. Ma il Vangelo cristiano è questa coniugazione paradossale che può oggi parlare al cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo, aiutandoli a trovare il senso della vita, la gioia nella fatica di vivere.

 

D. – Nella Messa a Monaco di Baviera, Benedetto XVI ha ricordato che il profeta Isaia si rivolge ad un popolo oppresso, dicendo: “La vendetta di Dio verrà, ma questa sua vendetta – spiega il Papa – è la Croce, ilno’ alla violenza, l’amore fino alla fine”. Dunque, l’amore e la Croce, un binomio inscindibile…

 

R. – Sì, anche la terminologia, che usa il profeta e che richiama il Papa, è estremamente eloquente. Come dire: “Dio ci vince con l’eccesso, con la follia del suo amore”. La sua vendetta non è in termini punitivi, in termini quasi di “do ut des”, ma in termini di un eccesso, di una follia che è appunto quella dell’amore e dell’amore crocifisso. Ecco perché l’Esaltazione della Santa Croce è veramente buona novella per questo nostro tempo, così bisognoso di senso, di forza, di luce e, tuttavia, così timoroso davanti a tutte le proposte che presentassero questo senso, questa forza, questa luce in forme di potenza ideologica, di certezza mondana. Abbiamo bisogno proprio di Lui, del Dio crocifisso, che è il Signore Gesù, abbandonato e risorto dai morti.

**********

 

   

PUBBLICATO OGGI DA AMNESTY INTERNATIONAL IL RAPPORTO SUGLI ATTACCHI

DI HEZBOLLAH CONTRO IL NORD DI ISRAELE. IL MOVIMENTO SCIITA ACCUSATO

DI GRAVI VIOLAZIONI DEL DIRITTO UMANITARIO

- Intervista con Riccardo Noury -

 

In 32 giorni di guerra, tra luglio e agosto scorsi, sono stati circa 4000 i razzi lanciati da Hezbollah sul nord di Israele, uccidendo 43 civili, ferendone altri 33 e costringendo centinaia di migliaia di persone a cercare riparo nei rifugi o a fuggire. Sono solo alcuni dei dati emersi dal rapporto di Amnesty International dal titolo “Sotto tiro: gli attacchi di Hezbollah contro il nord di Israele”. Nel documento, pubblicato oggi, l’organizzazione per i diritti umani accusa il movimento sciita di aver commesso gravi violazioni del diritto umanitario, equivalenti a crimini di guerra. Il rapporto, che segue ad un altro sugli attacchi di Israele contro le infrastrutture civili libanesi, rende evidente l'urgenza e la necessità di un'indagine completa e imparziale delle Nazioni Unite sulle violazioni commesse da entrambe le parti, come conferma, al microfono di Salvatore Sabatino, Riccardo Noury, portavoce della sezione italiana di Amnesty International:

 

**********

R. - Da parte di Israele e di Hezbollah, e anche del governo libanese, non c’è fino ad ora la voglia, il desiderio, di fare giustizia per quanto riguarda i crimini di guerra nel corso del conflitto e non c’è intenzione di dare una riparazione, un risarcimento alle vittime. Per questo Amnesty chiede da tempo che le Nazioni Unite si facciano carico dell’avvio di un’inchiesta che abbia delle caratteristiche di imparzialità, di equità, di trasparenza e che analizzi a fondo l’impatto che ha avuto questo conflitto molto duro, molto sporco nei confronti della popolazione civile di entrambi gli schieramenti, in modo che i responsabili di crimini di guerra siano chiamati a rispondere davanti ad organi di giustizia internazionale del proprio operato.  

 

D. – E’ bene ricordare che qualche tempo fa voi avete pubblicato anche un rapporto che riguardava Israele. Ci sono delle similitudini?

 

R. – Le similitudini sono nel fatto che i civili hanno pagato un prezzo altissimo e che forse ancora più che in altre occasioni vi è stata la deliberata intenzione di infliggere sofferenze ai civili. Lo ha fatto Israele con bombardamenti massicci, con l’uso anche di armi particolarmente letali, come le bombe a grappolo. Lo ha fatto Hezbollah, neanche nascondendosi o cercando scuse, dichiarando espressamente che intendeva colpire i civili israeliani come forma di rappresaglia. Crimini di guerra che sono stati compiuti da entrambe le parti e Amnesty sostiene che nessun comportamento di guerra scorretto o illegale di una parte può essere o suonare come giustificazione per l’altra parte, per commettere analoghi crimini.

 

D. – Parlavi della richiesta di un’inchiesta internazionale. La risposta quale sarà, secondo te? 

 

R. – Intanto, c’è una piccola, buona notizia, ovvero che sul campo, adesso, oltre al dispiegamento della forza di pace dell’ONU vi è anche una Commissione d’indagine, composta da singoli esperti in materie di diritti umani. Non è ciò che chiedeva Amnesty, ma è qualcosa di buono: sono funzionari delle Nazioni Unite che stanno svolgendo inchieste sul campo. Noi ci auguriamo che ci sia, da parte del Consiglio di Sicurezza, la volontà di andare a fondo in queste situazioni di post conflitto con un’inchiesta sui crimini di guerra commessi, che ha un duplice senso: intanto, dare riparazione e giustizia alle vittime, ai sopravvissuti, alle persone che a centinaia di migliaia hanno vissuto nella paura per 33 giorni, alle famiglie che hanno conosciuto vittime all’interno del proprio nucleo familiare. E poi avrebbe una funzione di deterrenza: spiegare ancora una volta che la guerra, per quanto possa sembrare paradossale, ha delle regole, e quando anche queste regole vengono violate, occorre che ci sia un organo di giustizia a sanzionare le violazioni.

**********  

 

 

LE LUCI E LE OMBRE DEL CONGO, MOSAICO DI LINGUE E MODELLO DI CONVIVENZA

PUR TRA GRANDI DIFFICOLTA’ SOCIALI

- Intervista con padre Jacques Ilunga -

 

Povertà e guerra civile non sono le uniche realtà della Repubblica Democratica del Congo, l’immenso e lussureggiante Paese africano che proprio per le sue ricchezze è sempre stato teatro di feroci contese. L’ex Zaire può vantare esempi di convivenza pacifica tra tribù diverse, sia per religione che per lingua, come ci racconta padre Jacques Ilunga, uno dei primi sacerdoti di colore cui è stata assegnata una parrocchia in Italia, a Prato, in Toscana. L’intervista è di Emanuela Campanile:

 

 

**********

R. – Intanto, partirei proprio dalla bellezza del Congo, un Paese enorme, quattro volte più grande della Francia, sette, forse otto volte più grande dell’Italia, con una popolazione molto giovane. Più del 60 per cento della popolazione è cattolica. Il territorio è ricco. Nel campo dell’evangelizzazione, Giovanni Paolo II è venuto due volte nella nostra terra. Purtroppo, è anche un Paese che soffre perché interessa in maniera sbagliata tutti quelli che vogliono sfruttare i conflitti e così via...

 

D. – E le sue ricchezze, ovviamente…

 

R. – E le ricchezze, certo. E’ un Paese però che ha grandi possibilità, perchè ha sempre voluto costruire un modello di convivenza. Ad esempio, abbiamo 250 dialetti e quattro lingue nazionali. Cosa vuol dire? Vuol dire che siamo un mosaico di popoli, un mosaico di tribù, un mosaico di genti completamente diverse tra loro. Ai miei parrocchiani faccio sempre l’esempio di come, a distanza di 250 km, la parola zandi a sud significhi “peccato”, a nord significhi “Dio”. Per dire come siamo molto diversi anche tra di noi. Abbiamo sempre avuto, però, questo desiderio di stare insieme. E ciò, secondo me, è il punto di partenza per ricostruire l’unità di questo grandissimo Paese.

 

D. – Pensa che la gente avrà la forza di unirsi?

 

R. – Noi abbiamo vissuto tante sfortune. Abbiamo avuto, in Congo, anche l’ebola, una malattia terribile. E ci sono molti malati di AIDS. Durante un viaggio, sono arrivato in un ospedale e ho chiesto ad una religiosa che stava lì se c’erano delle persone malate di AIDS. Mi ha risposto: “Chiedimi chi è che non ha l’AIDS, perchè tutti questi malati sono colpiti da questa malattia”. Quindi, è una cosa tremenda. Arrivare oggi alla mia età, 45 anni, sembra quasi un miracolo, perchè il livello della sanità è bassissimo, non esiste. Come diceva, però, stranamente, un nostro presidente che non c’è più, il Congo è un Paese di persone che amano la gioia e la gioia è la forza di queste persone. Sono molto solidali fra di loro, è gente straordinaria. Ci sono molti ragazzi che sono abbandonati, nel senso che non hanno genitori, ma possono stare all’interno di una comunità, essere aiutati per quello che la gente può riuscire a donare. Abbiamo anche un concetto molto diverso di adozione, perché i ragazzi vengono adottati non da una famiglia, ma da un villaggio intero, da un quartiere intero. Secondo me, questi sono piccoli segni di speranza, anche se sembra oggi molto difficile sperare. Abramo ci insegna, però, che si deve sperare anche contro ogni speranza.

**********        

 

 

=======ooo=======

 

CHIESA E SOCIETA’

14 settembre 2006

 

   ARRESTATO, L’11 SETTEMBRE SCORSO IN CINA, IL VESCOVO DI ZHOUZHI,

MONS. MARTINO WU QINJING. NONOSTANTE LE PRESSIONI DI PECHINO,

IL PRESULE AVEVA CELEBRATO UNA MESSA SOLENNE, CON AL DITO L’ANELLO PASTORALE

- A cura di Roberta Moretti -

 

**********

ZHOUZHI. = Arrestato, l’11 settembre scorso in Cina, dalla polizia della provincia settentrionale dello Shaanxi, il vescovo di Zhouzhi, mons. Martino Wu Qinjing. Lo ha reso noto stamani l’agenzia del PIME, AsiaNews, citando una fonte locale anonima. Nonostante le pressioni del governo, il presule aveva celebrato una Messa solenne, indossando lo zucchetto episcopale e l’anello pastorale. Intorno alle 10 di sera, 30 poliziotti hanno scavalcato il muro della parrocchia dove vive mons. Wu Qinjing, portandolo via senza formulare alcuna accusa. Per farsi strada, la polizia ha molestato anche un sacerdote 80.enne e quattro suore. Il presule era stato consacrato vescovo nell’ottobre del 2005 dal defunto arcivescovo di Xian, mons. Antonio Li Duan. Come spiega AsiaNews, le autorità locali avevano pensato di incaricare, al posto di mons. Wu Qinjing, un altro sacerdote. Sin dalla consacrazione, il governo cinese ha invitato il presule a “non comportarsi da vescovo” e a mantenere un basso profilo nei confronti dei fedeli. Spesso mons. Wu Qinjing è stato molestato dalla polizia, che ha cercato di impedirgli di portare avanti il suo ministero, “fermandolo per controlli” ogni volta che vi fossero occasioni pubbliche, come prime comunioni o cresime. La sua consacrazione episcopale è stata resa pubblica il 22 maggio scorso. Il 25 dello stesso mese è morto mons. Li Duan e due giorni dopo, nonostante le pressioni del governo, mons. Wu ha celebrato una Messa solenne nella cattedrale di Zhouzhi: non indossava i paramenti da vescovo, ma aveva in testa lo zucchetto episcopale e al dito l’anello pastorale. “Questo modo di comportarsi – ha commentato la fonte ad AsiaNews – è degno dei terroristi e fa piangere chiunque ami la pace. Chiediamo a tutti di pregare per il nostro vescovo, affinché torni presto e in salute”. La diocesi di Zhouzhi è composta da 60 mila cattolici, 54 sacerdoti, 200 chiese, 120 seminaristi e 208 religiose.

**********

 

 

“IL LEADER RELIGIOSO, GUIDA DELLA COSCIENZA DEGLI UOMINI”: COSI’, IL CARDINALE ROGER ETCHEGARAY, IN OCCASIONE DEL II CONGRESSO DEI LEADER DELLE RELIGIONI MONDIALI E TRADIZIONALI, CONCLUSOSI IERI AD ASTANA, IN KAZAKHISTAN

 

ASTANA. = “I leader religiosi, qualsiasi sia la religione che rappresentano, hanno delle responsabilità particolari”: è quanto ha affermato, ai nostri microfoni, il cardinale Roger Etchegary, presidente emerito dei Pontifici Consigli Giustizia e Pace e “Cor Unum”. Il porporato ha preso parte, fino a ieri ad Astana, in Kazakhistan, al II Congresso dei Leader delle religioni mondiali e tradizionali. Obiettivo dell’incontro, cui hanno partecipato esponenti del Cristianesimo, dell’Islam, dell’Ebraismo, del Buddismo, del Taoismo e dello Shintoismo, è stato quello di creare un canale permanente di dialogo, per rafforzare la sicurezza internazionale e accrescere il contributo delle religioni alla pace e alla convivenza nelle odierne società multietniche e multireligiose. “ll leader religioso – ha spiegato il cardinale Etchegary – è un uomo che per missione, per vocazione si riferisce alla Parola di Dio; è colui, quindi, che guida o dovrebbe guidare la coscienza degli uomini, sottomettendosi alla Parola di Dio”. Riferendosi poi al Congresso, il porporato ha sottolineato come questa sia un’importante occasione per creare un canale permanente di dialogo e di ascolto reciproco. “E’ veramente molto importante – ha aggiunto – poter ascoltare, anche per me stesso, le testimonianze e le impressioni di leader di altre religioni, così tanto differenti dalla mia religione cattolica, nel rispetto gli uni degli altri”. “Credo che ciascuno di noi – ha concluso – uscirà da questo incontro profondamente arricchito nella propria fede”. (R.M.)

 

 

PADRE SAAD SYRUP HANNA, SACERDOTE CALDEO DI BAGHDAD, LIBERATO LUNEDÌ,

DOPO QUASI UN MESE DI SEQUESTRO IN IRAQ, RACCONTA LA SUA ESPERIENZA

E PERDONA I SUOI RAPITORI: “NON LI ODIO E CONTINUO A PREGARE PER LORO”

 

BAGHDAD. = “Dio era con me”: è la testimonianza di padre Saad Syrup Hanna, sacerdote caldeo di Baghdad, liberato lunedì, dopo quasi un mese di sequestro in Iraq. Prima del rapimento, padre Syrup Hanna aveva programmato di trasferirsi a Roma all’inizio di settembre per motivi di studio, con il sostegno di “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS). E proprio all’organismo di diritto pontificio, poche ore dopo il rilascio, il sacerdote ha raccontato la sua esperienza e ha detto di perdonare i sequestratori, ringraziando al contempo per la mobilitazione e le preghiere di intercessione giunte da ogni parte del mondo. Come riferisce l’agenzia Zenit, citando un comunicato di ACS, il sacerdote ha sottolineato che le preghiere per la sua liberazione hanno “unito” ampi settori in Iraq, in un momento in cui si vive in una condizione di guerra civile. Agli appelli per il rilascio da parte del Patriarca di Babilonia dei Caldei, Sua Beatitudine Emmanuel III Delly, e dei vescovi caldei, il 20 agosto scorso si era unito anche quello di Benedetto XVI, che in un telegramma al Patriarca caldeo, si era detto “profondamente rattristato” per la notizia del rapimento. “Voglio ringraziare – ha detto padre Syrup Hanna ad ACS – tutte le persone che mi hanno aiutato con le loro preghiere. E’ stato davvero un miracolo per me”. “Dal momento in cui sono stato sequestrato – ha aggiunto – ho sentito che Dio era con me e ho iniziato a dire:Dio, sei il mio protettore. Sarai con me nel mio dolore’”. Poi, riferendosi ai suoi sequestratori, ha dichiarato: “Non li odio. Prego per loro. Continuo a pregare per loro”. Al sacerdote è stato consigliato di non rivelare dettagli sulla sua prigionia, per paura di rappresaglie. Secondo la testimonianza di un compagno di studi ad AsiaNews, padre Syrup Hanna avrebbe “subito minacce e tortura”. “E’ veramente stanco e provato – ha spiegato – è stato minacciato e torturato. Potrà parlare di questi dolorosi e paurosi ricordi tra qualche tempo”. Mons. Philip B. Najim, visitatore apostolico per i fedeli caldei in Europa, ha confermato all’agenzia MISNA che ai sequestratori è stata pagata una “piccola somma”, consegnata dal fratello del sacerdote al momento del rilascio. Sono “pochi spiccioli – ha precisato il presule – e non si tratta certo degli 800 mila dollari che i rapitori avevano chiesto al momento del rapimento”. MISNA ha riferito, inoltre, che la liberazione è avvenuta dopo un negoziato telefonico tra i sequestratori e il Patriarca caldeo, Emmanuel III Delly. (R.M.)

 

 

NUOVO EPISODIO DI VIOLENZA ANTICRISTIANA NELLO STATO INDIANO DELL’UTTAR PRADESH, DOVE DOMENICA SCORSA ERA STATA ATTACCATA UNA SCUOLA DI SUORE

A LUCKNOW. NEL DEPLORARE L’ACCADUTO, I VESCOVI INDIANI RICORDANO CHE GLI

 ISTITUTI CATTOLICI HANNO SEMPRE RISPETTATO LE DIVERSE TRADIZIONI RELIGIOSE.

SOLIDARIETA’ ANCHE DALLE AUTORITA’ CIVILI E DA ESPONENTI INDU’ E MUSULMANI

 

NEW DELHI. = Un altro episodio di violenza anti-cristiana si è verificato nella città indiana di Lucknow, nello Stato dell’Uttar Pradesh, nell’India centrosettentrionale, dove domenica scorsa un gruppo di militanti nazionalisti indù aveva fatto irruzione in una scuola gestita dalle Suore di Loreto, compiendo atti di vandalismo e profanando la cappella. Il grave episodio era stato deplorato dalla Conferenza episcopale, attraverso un comunicato ufficiale – di cui riferisce AsiaNews - per ribadire che le scuole cattoliche in India hanno sempre rispettato “le differenti tradizioni religiose, impartendo un’istruzione che promuove uno spirito di pace e di armonia” e assicurando “un eccellente livello di istruzione e di formazione di cittadini coscienti e responsabili”. A seguito dell’accaduto, martedì scorso 16 scuole cristiane di Lucknow erano rimaste chiuse, in segno di protesta e di solidarietà. Anche le autorità civili dell’Uttar Pradesh e alcuni leader religiosi indù e musulmani avevano condannato l’accaduto. Intanto, dalle prime indagini, sembra che i responsabili dell’assalto siano i membri del braccio giovanile del Baratiya Jaanata Party, partito politico nazionalista che è al governo in alcuni Stati indiani e che in passato ha governato anche a livello federale. L’India, che ha superato il miliardo di abitanti, registra un tasso di analfabetismo pari al 35 per cento della popolazione, che sale fino al 55 per cento tra i più poveri. I cristiani sono in tutto 25 milioni, il 2,5 per cento, e gestiscono il 17 per cento dei servizi di istruzione nel Paese, raccogliendo sovente elogi da personalità pubbliche come Muhammad A. Fatmi, ministro indiano per lo Sviluppo delle Risorse umane e l’Istruzione, o Mufti Mohammad Syeed, primo ministro dello Stato indiano di Jammu-Kashmir. L’apprezzamento deriva dall’alta qualità dell’educazione impartita nelle scuole cattoliche e negli istituti gestiti dai missionari, “per la capacità di fornire la migliore istruzione possibile a persone di tutte le classi sociali e le religioni”, in particolare ai poveri, agli orfani e agli emarginati. La Chiesa ritiene infatti l’istruzione dei giovani un diritto e un mezzo fondamentale per la crescita della persona e lo sviluppo della società: per questo opera per aumentare lo standard di alfabetizzazione del popolo indiano, promuovendo anche il libero contributo di enti privati. (R.G.)

 

 

OGGI, TERZA GIORNATA DI LAVORI DEL II CONGRESSO LATINOAMERICANO E CARAIBICO SULLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA, IN CORSO A CITTA’ DEL MESSICO.

TEMA DEL GIORNO: “QUALE FUTURO PER L’AMERICA LATINA?”

- A cura di Luis Badilla -

 

**********

CITTA’ DEL MESSICO. = “Quale futuro per l’America Latina?”: su questa domanda, si confronteranno oggi i partecipanti alla terza giornata di lavori del II Congresso latinoamericano e caraibico sulla Dottrina Sociale della Chiesa, in corso a Città del Messico. I diversi relatori tratteranno le variabili socio-economiche, politiche e culturali della questione, mentre i gruppi di lavoro approfondiranno alcune tematiche all’ordine del giorno: società civile e movimenti sociali; mondo del lavoro; ecologia e ambiente. Si parlerà anche di economia alternativa: commercio equo, modelli solidali, cooperativismo. Dai numerosissimi interventi che finora hanno animato il Congresso, si rileva un primo, importante elemento: la continuità di pensiero tra il magistero di Giovanni Paolo II e quello di Benedetto XVI. Due possono essere gli esempi più significativi. Il primo riguarda il valore della democrazia, che Giovanni Paolo II considera “nell’ordine socio-etico la soluzione migliore, ma non quella ideale, perché se ne possono fare diversi usi” (Dar-es-Salaam, 1 settembre 1990). Luis Enrique Marius, delegato del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, ha ricordato, da un lato, che “essa non si può esaurire negli esercizi elettorali” e, dall’altro, che “spesso tali esercizi non sono un momento per eleggere, bensì per optare per il male minore”. Per questo, citando il magistero di Benedetto XVI, si è rilevato necessario collocare la democrazia all’interno del solco dell’etica, l’unica che può dare all’esercizio democratico la sua ragion d’essere finale: servire la persona e la sua dignità. Al riguardo, nell’ambito del rapporto tra religione e laicità dello Stato, sono state ricorrenti le citazioni del saggio “Fede, religione e cultura” (card. J. Ratzinger, 1992). Un secondo tema, centrale nello sviluppo delle due prime giornate di lavoro e comune ai due Pontefici, è quello della vita e della sua difesa irrinunciabile. Il sociologo cileno, Pedro Morandé, ha messo in rapporto il valore supremo della vita con le legislazioni sull’aborto, affermando che la dialettica democratica, i Parlamenti, “non possiedono tutti gli strumenti per determinare una condotta che tocca direttamente la legge naturale, a meno che vogliano correre il rischio di fare un uso totalitario della democrazia stessa”. Dall’analisi di questi due grandi temi, è apparso chiaro che senza un’ottica etica, senza una visione del destino ultimo dell’essere umano, difficilmente si possono individuare le vere soluzioni. “I problemi dell’uomo del nostro tempo – ha detto ancora Morandè – non si risolvono con l’ingegneria politica, istituzionale o tecno-materiale: occorre partire dalla vera e inalienabile natura e destino dell’individuo e delle comunità che forma e nelle quali vive e si sviluppa”.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

14 settembre 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Marco Guerra -

 

Orrore senza fine in Iraq: un’autobomba è esplosa a Baghdad, davanti ad un orfanotrofio, provocando la morte di almeno 9 persone. L’ordigno è scoppiato al passaggio di una pattuglia della polizia, in un quartiere centrale della capitale irachena. Altre due vetture, imbottite di esplosivo, sono state fatta saltare in aria nei pressi dell’Ufficio passaporti della questura di Baghdad provocando 6 morti. Violenze anche a Baquba, dove in due attentati sono rimaste uccise 5 persone.

 

Duro “botta e risposta” ieri tra Stati Uniti e il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, sull’intervento militare americano in Iraq. Annan, riportando il pensiero dei leader incontrati nella recente missione in Medio Oriente, ha definito la guerra nel Paese del Golfo e le sue conseguenze “un vero disastro”. Forte dissenso su queste dichiarazioni è stato espresso dal portavoce della Casa Bianca, Tony Snow.

 

Prima concreta riposta alla richiesta di rinforzi avanzata nei giorni scorsi dalla NATO per la missione in Afghanistan: il ministro della Difesa polacco ha annunciato che, a partire da febbraio, la Polonia dispiegherà un contingente di circa mille militari. Ieri, durante la riunione a Bruxelles del Comitato militare dell’Alleanza, chiamato a decidere sull’eventuale aumento delle truppe, era stata ribadita la richiesta dell’invio di almeno 2500 soldati. Attualmente, sono 18.500 i militari dell’Alleanza atlantica impegnati in Afghanistan per stanare e neutralizzare guerriglieri taleban. A questi si devono aggiungere altri 18 mila uomini dispiegati nell’ambito dell’operazione Enduring Freedom, a guida americana.

 

In Medio Oriente sembra ormai imminente la formazione del nuovo governo palestinese di unità nazionale, dopo l’accordo tra il presidente Abu Mazen ed il movimento estremista Hamas, alla guida dell’attuale esecutivo. Fonti locali sostengono che la nuova compagine verrà formata domenica prossima. Ieri Abu Mazen ha anche confermato che sarà il premier uscente Ismail Haniyeh, esponente di Hamas a guidare il nuovo governo di unità nazionale. Sul terreno, intanto, un palestinese è stato ucciso da soldati israeliani nella Striscia di Gaza. La sparatoria è avvenuta poco dopo il lancio di un razzo da parte di estremisti palestinesi contro il sud di Israele.

 

Agguato terroristico in Russia: è morto il vicepresidente della Banca centrale russa, Andrei Kozlov, assassinato da uomini armati ieri a Mosca. Sui motivi all’origine dell’attentato, nel quale ha perso la vita anche l’autista dell’alto dirigente, Giancarlo La Vella ha intervistato Fabrizio Dragosei, corrispondente da Mosca per il Corriere della Sera:

 

**********

R. – Il banchiere Andrei Kozlov era molto impegnato nell’operazione di ripulitura del sistema bancario russo. Negli anni Novanta, con la liberalizzazione seguita allo scioglimento dell’URSS, le banche a cosa servivano? Non certo per raccogliere i fondi dei risparmiatori, perché i risparmiatori russi all’epoca si fidavano pochissimo delle banche. Queste banche riuscivano ad ottenere, invece, depositi degli enti pubblici, di società statali, di comuni, etc. Con questi depositi andavano poi ad acquistare buoni del tesoro che fruttavano interessi superiori al 100 per cento. Questa dinamica si è conclusa negli ultimi anni, ma molte banche sono sopravvissute: adesso, ci sono migliaia di banche che operano in un settore tra il grigio e il nero. Ci sono anche molti istituti che si occupano di riciclaggio di soldi ‘sporchi’, che finanziano la criminalità. In questi settori stava operando la Banca Centrale e stava per attuare nuovi provvedimenti.

 

D. – Questo episodio che immagine ci dà della Russia di oggi, un Paese che cerca di ritornare ad essere protagonista nella Comunità internazionale?

 

R. – E’ un Paese che sicuramente ha alle sue spalle un passato dal quale si deve liberare. Ricordiamo che nel ‘91 c’era pochissima economia libera e, da allora, la Russia ha fatto enormi passi avanti. Il presidente Vladimir Putin vuole trasformare il suo Paese in una nuova superpotenza energetica che abbia voce in capitolo in tutto il mondo e naturalmente deve fare ordine in Russia. Il settore bancario del quale si occupava Kozlov è proprio uno di quelli nei quali c’è bisogno di fare proprio molta pulizia.

**********

 

L’Ucraina è interessata, a lungo termine, ad un’adesione all’Unione europea, ma non ad entrare nella NATO. In questo secondo caso, il governo di Kiev punta solo ad un “ampliamento della cooperazione”. Lo ha detto stamani il nuovo primo ministro ucraino, Viktor Ianukovic, in missione a Bruxelles per il Vertice UE-Ucraina.

Continua il braccio di ferro tra Iran e Comunità internazionale sul programma atomico di Teheran: il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, rilancia i negoziati sul nucleare ma senza precisare se sospenderà il programma di arricchimento dell’uranio, al centro di una dura controversia tra Occidente e Repubblica islamica. Gli Stati Uniti, intanto, sembrano sempre più intenzionati a proporre le sanzioni contro il governo di Teheran. Il nostro servizio:

 

**********

L’Iran apre al dialogo sul nucleare e si dice pronto a discutere, a nuove condizioni, per sbloccare la crisi legata al suo programma atomico. “Noi sosteniamo i negoziati e crediamo - ha detto il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, in una conferenza stampa a Dakar  - che sia possibile risolvere insieme i problemi in un contesto di dialogo e di giustizia”. Ahmadinejad non precisa però quali siano gli elementi di novità nella posizione del governo di Teheran, che finora ha sempre rifiutato di sospendere i processi di arricchimento dell’uranio, come richiesto dalle Nazioni Unite. L’apertura del capo di Stato della Repubblica islamica potrebbe comunque essere legata alla minaccia di nuove sanzioni da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Ma la posizione più morbida dell’Iran può anche essere letta come un tentativo di allentare le tensioni: ieri l’Amministrazione americana è tornata ad accusare la Repubblica islamica di perseguire “aggressivamente” la creazione di testate atomiche, insistendo sulla necessità di adottare sanzioni nei confronti di Teheran. Ma critiche sono state rivolte anche verso il rapporto americano intitolato “Riconoscere l’Iran come minaccia strategica: una sfida dell’intelligence agli Stati Uniti”. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) sostiene che le informazioni contenute nel dossier sono “sbagliate, fuorvianti e non dimostrate”. Confermando gli ostacoli che accompagnano le trattative tra Iran e comunità internazionale, è saltato infine l’atteso incontro, previsto ieri, tra il capo negoziatore iraniano, Ali Larijani, e l’alto rappresentante per la politica estera e di difesa dell’Unione Europea, Javier Solana.

**********

 

Un tetto in costruzione dell’aeroporto di Minorca, alle Baleari, è crollato poco fa mentre si trovavano sul posto 20 persone. Lo hanno reso noto media locali citando fonti  della polizia secondo cui vi sarebbero dei feriti.

 

Presto l’Unione Europea adotterà una serie di restrizioni sulla quantità di
liquido da portare a bordo degli aerei con i bagagli a mano, rivolte a coloro che viaggiano sui cieli d’Europa. Lo ha annunciato ieri il commissario europeo ai Trasporti Jacques Barrot. Le misure in questione dovranno essere confermate da una nuova riunione degli esperti, già fissata per il 27 settembre, prima del via libera definitivo della Commissione, che farà attuare le restrizioni in tutti gli scali dei Paesi membri.

 

La terza giornata dei lavori del XIV Vertice dei Paesi non-allineati all’Avana, in attesa dell’arrivo a partire da oggi dei capi di Stato e di governo per la firma del documento finale, è stata caratterizzata dagli interventi del presidente ad interim e del vicepresidente cubani e dall’assenza di Fidel Castro, ancora convalescente dopo l’intervento chirurgico dello scorso 31 luglio. Il servizio di Luis Badilla:

 

**********

Sulla salute di Fidel Castro, il presidente ad interim, il ministro della Difesa Raùl Castro, ha assicurato: “Mentre il Movimento dei non-allineati si rafforza, mio fratello recupera”. “Fidel – ha aggiunto - si sta riprendendo, è sempre in piedi e telefona in continuazione per sapere tutto quello che succede”. Intanto, dopo l’intervento inaugurale del ministro degli Affari Esteri dell’Avana, Felipe Perez Roque, il vice presidente di Cuba, Carlos Lage, ha incontrato ieri oltre 70 capi delle delegazioni di 115 Paesi presenti al summit per ribadire che la riunione “dovrà svolgere un ruolo essenziale alla ricerca di un nuovo sistema di rapporti internazionali”. Senza riferirsi esplicitamente agli Stati Uniti, forse per non irritare la delegazione della Cina Popolare e dell’Arabia Saudita, Lage ha affermato che “si vuole imporre una vera dittatura mondiale con la guerra e il potere economico”. “Si spende oltre un miliardo di dollari all’anno per le armi  mentre muoiono di malattia 11 milioni di bambini”, ha poi spiegato il vice presidente. Nell’analisi dell’alto dirigente cubano il “disordine mondiale” trova la sua spiegazione nel “mondo che ci ha regalato il consenso di Washington, il neoliberismo, le multinazionali, il Fondo monetario, la Banca mondiale, il governo degli Stati Uniti e dei Paesi potenti”. “Siamo non allineati – ha detto Lage definendo il movimento dopo la scomparsa dei due blocchi della Guerra fredda - alle guerre, al terrorismo, all’ingiustizia, alle disuguaglianze e a chi fa il doppio gioco”. “Siamo invece allineati alla pace e alla giustizia”. A tre giorni della chiusura del Vertice, sembra ormai certo che le 86 pagine della Dichiarazione finale del Summit esprimeranno sostanzialmente questi propositi: rafforzamento dell’ONU contro ogni tentazione di un mondo “unipolare”, severa condanna di ogni forma di terrorismo, aumento delle forme di cooperazione tra i Paesi del sud del pianeta, e, infine, sostegno generico, senza entrare nei particolari, agli Stati che faranno un uso pacifico dell’energia atomica.

**********

 

Il segretario Generale dell’ONU, Kofi Annan ha espresso forte preoccupazione per il processo di pace, ormai fermo da mesi, nella regione sudanese occidentale del Darfur, sconvolta da una ventennale guerra civile. Annan ha definito “disperata” la situazione e ha nuovamente denunciato l’ostinazione con cui il governo di Khartoum si oppone all’invio di una forza di pace internazionale. Il numero uno delle Nazioni Unite ha poi ricordato la mancata attuazione dell’accordo di pace del gennaio 2005, siglato tra i ribelli indipendentisti del sud Sudan e il regime centrale islamico. Sempre in Sudan, intanto, almeno 23 persone sono rimaste uccise nell’est del Paese per l’esplosione di alcune mine in una zona controllata da anni dai ribelli del gruppo etnico dei Beja.   

 

Momenti di terrore ieri in un college a Montreal, in Canada: un giovane armato ha fatto irruzione nell’edificio scolastico e ha iniziato a sparare all’impazzata. Due i morti, tra cui l’attentatore, e una ventina i ragazzi feriti. Non è stato ancora indicato nessun movente dietro l’azione omicida.  Secondo gli inquirenti, l’abbigliamento del giovane riporterebbe ad un gruppo che nel ’99 in Colorado è stato responsabile della morte di 12 studenti e di un insegnante.

 

Il presidente italiano, Giorgio Napolitano, parlando questa mattina a Bari, ha espresso gratitudine alla Chiesa e all’Osservatore Romano per aver preso parte attiva alla campagna di sensibilizzazione sul tema delle morti bianche. Napolitano ha anche rinnovato l’appello affinché si proceda effettivamente “contro il lavoro sommerso ed il lavoro non garantito”.

 

 

=======ooo=======