RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 256 - Testo della trasmissione di martedì 12 settembre 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Attaccata l’ambasciata americana a Damasco: morti
tre attentatori e una guardia.
12
settembre 2006
SENZA DIO, I CONTI DELL’UOMO NON TORNANO:
NELLA
MESSA PRESIEDUTA A RATISBONA, BENEDETTO XVI HA INVITATO
I
CREDENTI A CONTEMPLARE IL “VOLTO UMANO DI DIO”
CONTRO
OGNI FANATISMO O SPECULAZIONE INTELLETTUALE.
NEL
POMERIGGIO, L’INCONTRO CON DOCENTI E SCIENZIATI
ALL’UNIVERSITA’
CITTADINA E LA PREGHIERA ECUMENICA
CON
ORTODOSSI E LUTERANI
-
Intervista con padre Federico Lombardi -
Un viaggio che è una “festa
della fede”, ma che allo stesso tempo sollecita i fedeli a chiedersi in cosa
realmente credano. Con sul volto i sorrisi per la
grande accoglienza riservatagli anche dalla città di Ratisbona,
Benedetto XVI non ha mancato di proseguire, nella Messa presieduta questa
mattina nella grande spianata dell’Islinger Feld, la catechesi che sta accompagnando il suo viaggio
apostolico in Baviera. Dal cuore mariano di Altötting alla città di Ratisbona, uno dei centri industriali e tecnologici della Germania meridionale: qui, tra il 1969 e il 1971, il
più giovane prof. Joseph Ratzinger
fu tra i docenti dell’Università cittadina. Proseguendo nel suo itinerario
spirituale, oltre che affettivo, di questi giorni, il Papa ha pronunciato
un’omelia densa di richiami alla supremazia di Dio, in un mondo che prova a
fare a meno di lui, preferendogli la speculazione intellettuale o il fanatismo.
Per entrare allora nel vivo della grande cerimonia di stamani, la parola al nostro
inviato in Germania, Paolo Ondarza:
**********
“Oggi, che conosciamo le
patologie e le malattie mortali della religione e della ragione, le distruzioni
dell’immagine di Dio a causa dell’odio e del fanatismo, è importante dire con
chiarezza in quale Dio noi crediamo e professare convinti
questo volto umano di Dio”. Così Benedetto XVI nella Messa celebrata
sulla spianata dell’Islinger Feld
di Ratisbona, un prato già chiamato dalla popolazione
Papstwiese,
prato papale. Presenti circa 300 mila persone, alcune della
quali hanno passato la notte all’aperto.
(cori)
“Dio è Bontà – ha detto il Papa
– non ci lascia brancolare nel buio”. “Ci ama fino al punto da lasciarsi per
noi inchiodare sulla Croce per portare le sofferenze dell’umanità fino al Suo
cuore”. Professare Cristo – ha aggiunto – “ci libera dalla paura di Dio – un
sentimento dal quale, in definitiva, nacque l’ateismo moderno”. Credere è
ragionevole. “Fin dall’illuminismo – ha ricordato – almeno una parte della
scienza s’impegna a cercare una spiegazione del mondo, in cui Dio diventi
superfluo”:
Die Sache mit dem Menschen
geht nicht auf ohne Gott, und die Sache mit
…
“Ma i conti sull'uomo, senza
Dio, non tornano, e i conti sul mondo, su tutto il vasto universo, senza di Lui
non tornano”.
Nell’alternativa tra
(applausi)
“Credere è semplice – ha
spiegato il Papa indicando nel Credo, una Somma nella quale tutto l’essenziale
è espresso. La fede è anzitutto gioia di essere insieme, è festa: “Chi crede
non è mai solo”, ha aggiunto il Santo Padre introducendo il motto di questo
viaggio in Baviera.
(inno)
“La fede è speranza, è la
certezza che noi abbiamo un futuro, che non cadremo – ha proseguito Benedetto
XVI – è amore, l’amore di Dio vuole contagiarci”. Credere non è adesione ad una
“serie di sentenze” e di norme, è “l’incontro tra Dio e l’uomo” che si manifesta
nel Battesimo. In esso Dio rende gli uomini una grande
famiglia nella comunità universale della Chiesa:
Ja, wer glaubt ist nie
allein. Gott geht auf uns zu. Gehen auch wir …
“Sì, chi crede non è mai solo.
Dio ci viene incontro. Incamminiamoci anche noi verso Dio e andiamo così gli
uni incontro agli altri! Non lasciamo solo, per quanto
sta nelle nostre forze, nessuno dei figli di Dio!”
“La fede è credere nel
Giudizio”, ha detto ancora Benedetto XVI, spiegando che la prospettiva del
giudizio non deve suscitare paura. Credere nel giudizio di Dio è credere
nell’affermazione del diritto, nel “congiungimento di tanti frammenti di storia
che sembrano privi di senso, così da integrarli in un tutto in cui dominino la
verità e l’amore”:
Aber wollen wir nicht
alle, dass einmal all den ungerecht Verurteilten, …
“Non desideriamo forse tutti
che un giorno sia fatta giustizia per tutti i
condannati ingiustamente, per quanti hanno sofferto lungo la vita e poi da una
vita piena di dolore sono stati inghiottiti nella morte? Non vogliamo forse che
l’eccesso di ingiustizia e di sofferenza, che vediamo nella storia, alla fine
si dissolva; che tutti in definitiva possano diventare lieti, che tutto ottenga
un senso?”.
“La fede – ha aggiunto
Benedetto XVI – non vuol fare paura, è una chiamata alla responsabilità”. “Non
dobbiamo sprecare la nostra vita, né abusare di essa,
né tenerla per noi stessi, di fronte all’ingiustizia non dobbiamo restare indifferenti,
diventandone addirittura complici o conniventi”. “Dobbiamo percepire – ha proseguito
– la nostra missione nella storia e cercare di corrispondervi”.
Nell’odierna festa del “nome di
Maria”, avvocata degli uomini presso Dio, il Papa ha rivolto gli auguri a tutte
le donne che ne portano il nome ricordando in particolare sua madre e sua
sorella. Pensando al lavoro impiegato per consentire il sereno svolgimento di
questo viaggio in Baviera, Benedetto XVI si è detto commosso e confuso:
Für all dies kann ich nur
einfach ein ganz herzliches “Vergelt’s Gott” …
“Grazie di cuore! Il Signore Vi
ricompensi per tutto, e la gioia che noi ora possiamo sperimentare grazie alla vostra preparazione, ritorni centuplicata a ciascuno di
voi! Mi sono commosso, quando ho sentito quante persone hanno collaborato per
abbellire la mia casa e il mio giardino”.
“Non avete fatto tutto ciò per
un singolo uomo – ha detto – l’avete fatto nella solidarietà della fede,
lasciandovi guidare dall’amore per il Signore e per
Sul palco, il reliquario di San
Wolfgang patrono di Ratisbona
e il grande crocifisso ligneo della Schottenkirche,
Chiesa degli scozzesi, di San Jakob nel seminario
della diocesi. All’interno di questa scultura, è stata recentemente trovata una
piccola reliquia contenente una farfalla d’argento a grandezza naturale,
simbolo della resurrezione.
Da Monaco di Baviera, Paolo Ondarza, Radio Vaticana.
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Una grande festa di fede, dunque, che ha visto abbracciare
coralmente Benedetto XVI non solo dagli abitanti della zona di Ratisbona, ma anche dai pellegrini dei più vicini Stati est
europei. Per un commento al grande evento di questa mattina, ecco le parole del
nostro direttore generale, padre Federico Lombardi, raggiunto telefonicamente
nella spianata dell’Islinger Feld
da Alessandro De Carolis:
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R. – Il discorso di Benedetto XVI di questa mattina ha
affrontato la domanda se sia possibile oggi credere in
Dio, con l’affermazione che è ragionevole credere in Lui. E ancora: quale Dio è
il Dio che ci si rivela in Gesù Cristo, il Dio che si manifesta in un volto
umano e il Dio che è amore e che risponde poi anche alle grandi domande di
sempre dell’uomo, anche della sua vita eterna e del suo destino. In un certo
senso, ho un po’ ritrovato in questa omelia la grande capacità di Joseph Ratzinger di fare una omelia e catechesi a partire dal Credo, ha seguito un
po’ la struttura della professione di fede. In proposito, voglio ricordare che
la sua prima opera di grandissima notorietà era stata
appunto l’“Introduzione al cristianesimo” che seguiva sistematicamente il Credo
e lo presentava in modo affascinante per l’uomo di oggi. Nell’omelia di oggi ho
ritrovato, in modo essenziale, questa presentazione semplice della fede
cristiana per l’uomo di oggi: Dio, Cristo e la vita eterna.
D. – Un forte invito Benedetto XVI l’ha lanciato anche
parlando dell’odio e del fanatismo che minano la fede…
R. – Certo. Lui ci vuole sempre guidare ad una fede
ragionevole, una fede razionale, una fede che sappia
integrare e dialogare con la ragione. Mi sembra di ritrovare, appunto, anche la Fides et Ratio di
Giovanni Paolo II: la nostra fede è una fede che si manifesta nell’amore, è una
fede che è profondamente ragionevole e che quindi sa anche rifiutare tutti gli
eccessi che possono essere quelli della violenza, dell’intolleranza.
D. – Che accoglienza ha riservato al Papa la città di Ratisbona che lo vide giovane professore, una quarantina di
anni fa?
R. – L’accoglienza, ieri sera all’arrivo, è stata
veramente straordinaria, caldissima. Anche il vescovo con cui dopo ne parlavo,
mons. Müller, mi diceva che veramente la presenza dei
fedeli era, anche a Regesnburg, superiore all’attesa.
Bisogna naturalmente tener conto che, con il progredire dei giorni, si ha
sempre un calore maggiore: si ha un certo “scaldarsi” dell’atmosfera, le
persone che sono qui a Regensburg hanno già visto gli
avvenimenti di Monaco e desiderano adesso manifestare anche loro al Papa il
proprio affetto. Regensburg, poi, è una città di
dimensioni relativamente piccole e quindi si concentra molto bene in un
ambiente, tra l’altro meraviglioso dal punto di vista architettonico e storico.
Questa mattina, la Messa mi è sembrata di un raccoglimento, di una
partecipazione veramente molto bella. Tutto è organizzato anche molto bene, e
questo aiuta anche a pregare e ad ascoltare con grande serenità e distensione.
La partecipazione è stata grande: abbiamo quasi 300 mila persone che sono il
doppio degli abitanti della città di Regensburg,
quindi vuol dire che molti sono venuti anche da tutta la regione. Ci sono 7
mila pellegrini dalla vicina Repubblica Ceca, quindi l’atmosfera è veramente
molto bella e serena e di grande dignità.
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Folle di decine di migliaia di persone avevano
accompagnato anche ieri i singoli atti della visita di Benedetto XVI nella
città di Altötting, conclusa con la recita dei Vespri mariani nella Basilica di
Sant’Anna. Il Papa, attorniato da religiosi e seminaristi, si è appellato a Dio
perché nella Chiesa fioriscano vocazioni per nuovi annunciatori del “Vangelo
della pace”. La cronaca dell’avvenimento nel servizio del nostro inviato, Paolo
Ondarza:
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“Dove i sacerdoti, a causa dei grandi compiti, permettono
che lo stare col Signore si riduca sempre più, lì perdono, nonostante la loro
attività forse eroica, la forza interiore che li sostiene. Quello che fanno
diventa un vuoto attivismo”. Così si ha parlato Benedetto
XVI nel discorso a religiosi e seminaristi convenuti nella Basilica di
Sant’Anna ad Altötting per i Vespri mariani. Un pensiero il Papa lo ha rivolto
ad Anna, Santa madre della Vergine Maria, e con lei alle madri, ai padri, ai
nonni e alla famiglia in genere, “ambiente di vita e preghiera dove si impara a pregare e dove possono maturare le vocazioni”. Queste ultime sono state al centro
dell’omelia:
mit jedem von uns hat der Herr seinen Plan; ein
jeder wird von ihm bei …
“Con ciascuno di noi Dio ha un suo progetto, ciascuno viene chiamato da Dio per nome. Il nostro compito è di
diventare persone in ascolto, capaci di percepire la sua chiamata”.
Benedetto XVI ha ricordato la carenza di vocazioni in
America Latina, Africa e Asia, ma anche in Germania e in Russia: “Dio cerca
operai per la sua messe che è grande”. “Oggi – ha aggiunto – è come quando il
Signore fu preso da compassione per le folle che gli parevano come pecore senza
pastore”.
Herr, schau die Not dieser unserer Stunde an,
die Boten des Evangeliums…
“Signore, guarda la tribolazione di questa nostra ora che
abbisogna dei messaggeri del Vangelo. Lasciati prendere anche adesso dalla
compassione! Guarda il mondo e manda operai!”
Il Papa ha fatto memoria delle parole rassicuranti
dell’Angelo a Maria, spaventata di essere inadeguata
alla volontà di Dio: “Non temere, ti ho chiamato per nome”. “Stare con Dio,
come inviati in cammino verso la gente”: è questa l’essenza della vocazione
spirituale del sacerdote”, ha detto il Pontefice. Quindi, Benedetto XVI ha
indicato le quattro vie maestre per stare con Dio: “
Il Papa ha menzionato l’esempio dei
Santi Edith Stein e Konrad,
l’umile frate venerato ad Altötting, che guardando il Tabernacolo imparò la
bontà inesauribile con cui trattava la gente.
Riferendosi all’inaugurazione compiuta in
mattinata della nuova Anbetungskapelle, Cappella
dell’Adorazione, nel Santuario di Altötting, il Papa ha detto:
Altötting hat dank Bischof Schraml
eine neue Schatzkammer …
“Altötting, grazie al vescovo Schraml,
ha ottenuto una nuova Camera del tesoro. Laddove una volta si custodivano i
tesori del passato, oggetti preziosi della storia e
della pietà, si trova adesso il luogo del vero tesoro della Chiesa: la presenza
permanente del Signore nel Sacramento”.
Prima di lasciare Altötting, il Papa ha donato l’anello
cardinalizio alla Madonna Nera e ha ricevuto vari omaggi dai fedeli tra cui la
dedicazione di una piazza della città: si chiamerà Benedikt
XVI Platz. Poi ha raggiunto Marktl
Am Inn per uno dei momenti
più suggestivi di questo viaggio. Qui, infatti,
Benedetto XVI nacque il 16 aprile 1927 e lo stesso giorno fu battezzato nella
chiesa di San Oswald e sul fonte battesimale il Santo
Padre si è soffermato in preghiera con il fratello, mons. Georg
Ratzinger. Mentre si trasferiva in auto verso
l’eliporto di Marktl, il Papa è voluto scendere
nuovamente dalla vettura per salutare, ancora una volta, la sua gente che lo ha
ricambiato con cori, strette di mano e anche baci.
Da Monaco di Baviera, Paolo Ondarza, Radio Vaticana.
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Come anticipato, Benedetto XVI tornerà nel pomeriggio nel
suo antico ateneo di Ratisbona - dove fu docente e vicerettore - per incontrarne docenti e studenti insieme
con una rappresentanza di uomini di scienza, ai quali rivolgerà un discorso.
L’incontro è in programma per le 17.00 e si svolgerà nell’Aula magna
dell’Università. Alle 18.15, il Papa sarà quindi al Duomo di Ratisbona per l’attesa celebrazione ecumenica con i
rappresentanti di varie Chiese e comunità luterane e ortodosse della Baviera.
Ricordiamo che la nostra emittente seguirà la cerimonia in radiocronaca
diretta, con inizio alle 18.30 e commento in italiano e tedesco.
IL DIALOGO INTERRELIGIOSO NON
SIA INTERPRETATO
COME
IL NUOVO CREDO RELAVITISTICO: COSI’ IL CARDINALE IVAN DIAS,
PREFETTO
DELLA CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI,
ALL’APERTURA
DI UN SEMINARIO
PER 99
NUOVI VESCOVI ORDINATI IN PAESI DI MISSIONE
Si è aperto in Vaticano, domenica 10 settembre, il
Seminario di studio promosso dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei
Popoli, a cui partecipano 99 Vescovi ordinati negli
ultimi due anni nei Paesi di missione di Africa, Asia, America e Oceania. Ad
aprire l’evento, il cardinale Ivan Dias, prefetto
della Congregazione, con un discorso su “Origini, sviluppo e competenze della
Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli”. Sull’intervento del cardinale
Ivan Dias, reso noto dall’agenzia Fides, il servizio
di Alessandro Gisotti:
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“Il dialogo
interreligioso non può essere interpretato come il nuovo credo relavitistico che si oppone ad ogni conversione e
missione”: è il richiamo del cardinale Ivan Dias che
- parlando a 99 nuovi presuli - ha ribadito come la Chiesa sia certamente
“impegnata in un dialogo vero, non in una pura e semplice trattativa con i
nostri fratelli credenti”. Il compito urgente del dialogo interreligioso, ha
aggiunto, è allora “quello di aprire la via dell’annuncio di Cristo Via-Verità-Vita”. Tale dialogo,
pertanto, “non può sostituire l’annuncio, ma deve essere orientato
all’annuncio”.
Il porporato ha
indicato l’animazione missionaria come una delle sfide prioritarie per il dicastero
vaticano: “Il vescovo – ha avvertito il cardinale Dias
- è per sua natura sacramentale, un missionario, inviato per annunciare Cristo
al mondo”. Per questo, è stata la sua riflessione, “in ogni attività pastorale,
l’animazione missionaria deve costituire il suo principale impegno”. Il capo
dicastero ha così messo l’accento sulla “formazione nei territori di missione”.
Una formazione che riguarda tutti dai vescovi ai catechisti. Si tratta, ha
detto il cardinale Dias, di “una priorità per i Paesi
di missione, che stanno vivendo un momento di maturazione e di crescita, che
richiede una solida e permanente formazione di tutti, se si vuole salvaguardare
il futuro delle nostre Chiese”.
Il cardinale Dias ha poi rivolto il pensiero alla sfida del
nazionalismo, del tribalismo e del fenomeno delle
caste. “Predicate con insistenza e con coraggio contro queste forme di divisione
che oscurano il volto autentico di Cristo e della Chiesa – è stata la sua viva
esortazione - e causano divisioni, discordie e, spesso, anche morte tra coloro
che pure sono fratelli in Cristo e figli di un unico Padre”.
“Oggi, come
ieri – ha concluso il cardinale Dias – sorgono nuove
realtà missionarie”. Alle classiche “aree non cristiane”, ha rilevato, “si
associano ambienti “Oggi, come ieri – ha concluso il porporato – sorgono nuove
realtà missionarie”. Alle classiche “aree non cristiane”, ha rilevato, “si
associano ambienti socio-culturali che sembrano aver rinunziato al patrimonio
evangelico”. Si tratta, ha avvertito ancora, delle “nuove piazze sulle quali è
urgente proclamare la buona novella del Regno; sono le nuove sfide della Chiesa
del Terzo millennio”. Sfide con le quali sono chiamati a confrontarsi i
vescovi, “costruttori” della Chiesa “che ha iniziato un nuovo Millennio della
sua storia”.
Alla data del
30 giugno 2006, le Circoscrizioni ecclesiastiche dipendenti dalla Congregazione
per l’Evangelizzazione dei popoli erano 1082, in rappresentanza del 40 per
cento circa della presenza della Chiesa universale nel mondo.
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LE NAZIONI UNITE RILANCINO L’IMPEGNO IN FAVORE
DELLA PACE MONDIALE,
PER
RISPONDERE AL GRIDO DEI PAESI POVERI: IL MESSAGGIO DI BENEDETTO XVI
PER LA
61.MA ASSEMBLEA GENERALE DELL’ONU
La 61.ma Assemblea generale
dell’ONU, ufficialmente inaugurata ieri, ha avuto un prologo a carattere
spirituale. L’osservatore permanente della Santa Sede presso il Palazzo di
vetro di New York ha organizzato un incontro di preghiera, durante il quale è
stato letto un Messaggio di Benedetto XVI, a firma del cardinale segretario di
Stato, Angelo Sodano. Ce ne parla, da New York, Paolo Mastrolilli.
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Riconoscendo i progressi fatti durante l’anno passato
verso una presenza ed una attività più efficace delle
Nazioni Unite sul mantenimento della pace e la protezione dei diritti umani
basilari, il Papa esprime la speranza che la revisione delle strutture
dell’Organizzazione, avviata in occasione del 60.mo anniversario, risulti in un accresciuto impegno
per incontrare i bisogni e le aspirazioni dei popoli del mondo in via di
sviluppo. Questo auspicio è contenuto nel messaggio che il cardinale segretario
di Stato, Angelo Sodano, ha inviato ieri a nome di Benedetto
XVI all’incontro di preghiera, organizzato dall’Osservatore permanente della
Santa Sede presso l’ONU, arcivescovo Celestino Migliore, in occasione
dell’apertura della 61.ma
Assemblea generale.
Nel dialogo sull’immigrazione e lo sviluppo - ha aggiunto
il cardinale Sodano – e nella revisione del programma di azione per i Paesi
meno sviluppati, il Santo Padre vede una significativa opportunità per compiere
passi realistici e responsabili, finalizzati ad affrontare due delle questioni etico-politiche più serie di fronte a cui
si trova la comunità internazionale.
All’incontro ha partecipato anche il segretario generale, Kofi Annan, che a dicembre concluderà
il suo mandato. “L’ONU – ha detto – è una Organizzazione
laica, ma i principi fondamentali delle religioni sono inscritti nella sua
Carta”. Il segretario ha rivelato di essere rimasto sorpreso dalla crisi in
Libano, ma è incoraggiato dagli ultimi sviluppi e quindi ha chiesto a tutte le
persone di fede di pregare ed impegnarsi per il dialogo fra i popoli.
Il nunzio Celestino Migliore ha notato che la cerimonia di
ieri è coincisa con l’11 settembre e ha detto di sperare che le commemorazioni
siano un impeto per chiedere a Dio di cambiare i cuori degli uomini.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano – L’accurato ragguaglio sulla
visita apostolica di Benedetto XVI in Germania. I servizi dell’inviato
Giampaolo Mattei. La rassegna della stampa internazionale.
Servizio estero – Stati Uniti: un minuto di
silenzio per ricordare le vittime dell’11 settembre.
Servizio culturale – Un articolo di Susanna Paparatti dal titolo “Una magistrale abilità pittorica
messa al servizio dell’introspezione psicologica”: una singolare mostra al
Palazzo Ducale di Urbino punta l’obiettivo sulla ritrattistica di Raffaello
Sanzio.
Per l’“Osservatore libri” un articolo di Marco
Testi dal titolo “Il cantore di Laura si trasforma in ‘guerriero’
e in ‘polemista’”: tre “Invettive” in lingua latina di Francesco Petrarca
pubblicate dall’editrice “Le Lettere”.
Servizio italiano - Economia; Telecom:
annunciata la riorganizzazione del gruppo. Verso la separazione da Tim. Reazioni del mondo politico e sindacale.
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12 settembre 2006
IL LIMITE TRA
TERAPEUTICO
E FAVORIRE L’ESPIANTO DI ORGANI: NE DISCUTONO DA IERI
IN
VATICANO ESPERTI DI TUTTO IL MONDO, CONVOCATI
DALLA
PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE
-
Intervista con il prof. Paolo Maria Rossini -
Proseguono fino a stasera i lavori in Vaticano del
Seminario internazionale, organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze
sul tema “I segni della morte”, ovvero sui criteri adottati dalla comunità
scientifica per accertare il decesso di una persona. A fare il punto su una
tematica in evoluzione sono da ieri, al lavoro a porte chiuse in Vaticano, 30
esperti di tutto il mondo: neurologi e medici di altre specializzazioni,
insieme a teologi, filosofi e teologi. Il servizio di Roberta Gisotti.
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Come stabilire il momento esatto della morte?
L’interrogativo interpella già da molti anni la comunità scientifica, da quando
l’avvento della moderna medicina e le tecniche avanzate di rianimazione hanno
permesso di tenere in vita una persona, con il cuore che batte ed altri organi
funzionanti, ma con il cervello danneggiato in modo irrimediabile. Anzitutto,
questi segni delle morte sono certi? Lo abbiamo chiesto al prof. Paolo Maria Rossini, neurologo, direttore del Centro S. Giovanni di
Dio-Fatebenefratelli (IRCCS) e docente all’Università Campus Bio-Medico di Roma:
R. – Tutti vorremmo avere il 100 per cento, anzi il 101
per cento di sicurezza in medicina, e figurarsi in un tema così strettamente
legato all’essenza della persona. Direi che la neurofisiologia
moderna e quindi l’elettroencefalogramma, unitamente a delle procedure sempre
di neurofisiologia - che vanno selettivamente ad
analizzare la funzione dei centri che si trovano nel tronco dell’encefalo, che
sono poi quelli che regolano la pressione arteriosa, la funzione del cuore, la
respirazione - queste metodiche, tutte insieme, dimostrano di arrivare vicino
al 100 per cento, siamo intorno al 95 per cento di certezza. Naturalmente, non
si sostituiscono al clinico, anzi la diagnosi di morte cerebrale rimane una
diagnosi medica, fatta dal clinico su sulla base di segni che ci sono, o non ci
sono, visitando il malato. Ma vanno ad associarsi, ad affiancare il clinico in
tutti quei momenti, in tutte quelle situazioni di dubbio, in cui bisogna comunque
o attendere - con il rischio di farlo inutilmente, magari danneggiando
irreparabilmente degli organi che possono essere donati per salvare altre vite
- oppure d’intervenire troppo precocemente quando la diagnosi di morte è ancora
dubbia.
D. – Queste ricerche per l’accertamento della morte
cerebrale naturalmente possono servire anche ad evitare l’accanimento
terapeutico?
R. – Assolutamente sì. Anzi, direi che i due grandi motivi
che, a partire dagli anni ’50 e ’60, spinsero tutta la comunità medica
internazionale ad introdurre e ad accettare progressivamente questo concetto di
morte cerebrale, erano proprio quelli che lei ha accennato. Da una parte,
identificare soggetti potenziali donatori di organi per trapianto; dall’altra,
identificare precocemente persone già morte da un punto di vista della
definizione che abbiamo dato, in cui qualsiasi altro intervento di tipo medico
avrebbe configurato soltanto accanimento, senza alcuna utilità per il recupero
della persona.
D. – Il tema dell’accanimento terapeutico, molto sofferto
dalle persone, ha spinto anche molti ad andare verso un’apertura all’eutanasia…
R. – Sì, come sempre, nelle cose che riguardano l’uomo, ci
troviamo al centro di due situazioni che si contrappongono, in cui dobbiamo
avere una posizione assolutamente netta e chiara. Da una parte, verso coloro
che vogliono evitare l’accanimento terapeutico, perchè non rispettoso della
dignità della persona e dei familiari di questa persona, in generale;
dall’altra, verso coloro che invece vedono in queste procedure un accorciamento
dei tempi, per spendere meno soldi e, quindi, investire meno risorse
nell’assistenza e dunque, in qualche modo, togliere di mezzo rapidamente
persone troppo fragili per meritare l’attenzione e anche gli investimenti della
società.
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LA
SPERANZA CRISTIANA SI ANNUNCIA PARTENDO DAI SEGNI
CHE LA
MOSTRANO PRESENTE NEL MONDO DI OGGI. IL TEMA AL CENTRO
DELLA
PRIMA ASSEMBLEA DEI PASTORALISTI ITALIANI
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Intervista con il vescovo Domenico Sigalini -
Come si può proporre la speranza cristiana al mondo
contemporaneo? Su questo che rappresenta uno dei capisaldi del magistero di
Benedetto XVI si interrogano, da oggi a giovedì prossimo, i partecipanti alla
prima Assemblea dei pastoralisti italiani, che
inizierà nel pomeriggio alle 16 presso il Centro di orientamento pastorale di
Roma. Sul quesito di fondo dell’assise, vi proponiamo
il pensiero del presidente del Centro orientamento pastorale, il vescovo di
Palestrina, Domenico Sigalini, intervistato da Giovanni Peduto:
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R. – La ricerca dei pastoralisti
sarà proprio su una tematica precisa, che è quella della speranza. Ormai, la
Chiesa italiana sta orientandosi ad approfondire questo tema con il Convegno di
Verona, e a noi sembrava importante – come esperti di pastorale – incontrarsi
proprio per mettere a disposizione di tale tematica la metodologia e la scienza
pastorale. E allora, come testimoniare la speranza sarà proprio la domanda che
ci facciamo e quindi anche tutte le ricerche che metteremo a confronto di queste
giornate.
D. – A suo parere, mons. Sigalini, ci sono nuove vie per
contattare l’uomo contemporaneo senza annacquare il messaggio evangelico?
R. – Certo. Intanto dobbiamo ascoltare molto di più, con
introspezione, le domande profonde degli uomini perché, in un seme di speranza,
un desiderio, una sete profonda c’è. Il problema è proprio quello di non
adattarci, di non trasformare per esempio la speranza economica nel vedere se
aumenta o non aumenta il PIL, e non trasformare la nostra speranza nel vedere
se abbiamo più o meno fortuna nel tipo di relazioni anche internazionali che
mettiamo, ma fondare questa speranza veramente sulla morte e risurrezione di
Gesù, come ha fatto sempre la comunità cristiana.
D. – Ecco, a proposito di speranza: come attivare i
cristiani sul fronte proprio della speranza?
R. – Ecco, noi crediamo che siano due le linee
fondamentali sulle quali ci muoveremo. La prima è proprio di leggere con
attenzione i segni di speranza e di disperazione che ci sono nel nostro mondo.
Leggerli con attenzione vuol dire scavare dentro di loro quello che già diventa
una invocazione al Dio della speranza. Dopo di che
occorre avere questa intelligenza della fede che ci permette, attraverso lo
studio e la testimonianza di chi ci ha preceduto - perché la Chiesa non nasce
oggi - stabilire dei percorsi che ci permettono di guardare più avanti, di non
mettere delle botole su dei tombini, perché a volte le nostre risposte sembrano
una chiusura dei problemi, ma aprire le domande e scavare all’interno di esse, quel seme di bontà e di speranza che ci ha messo Dio.
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12 settembre 2006
liberato ieri sera, in Iraq, padre Saad Sirop Hanna,
il sacerdote
caldeo rapito a Baghdad il 15 agosto scorso.
Lo ha confermato all’agenzia
missionaria MISNA
mons.
Emannuel Delly III, Patriarca di Babilonia dei Caldei,
- A cura di Eugenio Bonanata
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BAGDHAD. = Le circostanze della liberazione sono ancora
tutte da chiarire, tuttavia le condizioni di salute del sacerdote sono buone.
“Padre Hanna è a casa sua e adesso potrà riprendere
il suo lavoro nella parrocchia di Baghdad”, ha precisato alla MISNA il
Patriarca Delly III, ringraziando “tutti coloro che
si sono mobilitati per arrivare al rilascio”. A quasi un mese esatto dal
rapimento, la vicenda del giovane sacerdote caldeo si
è dunque risolta positivamente, riportando la calma nella comunità cristiana
irachena che aveva vissuto questo periodo con grande preoccupazione. In questi
giorni, fonti religiose contattate dalla MISNA nel Paese arabo avevano parlato
apertamente del timore di ritrovare padre Hanna “fra
i tanti cadaveri rinvenuti ogni giorno a Baghdad”. Si ritiene che il rapimento
sia stato compiuto da un gruppo ben organizzato, capace di evadere i numerosi
controlli predisposti di recente dal governo iracheno anche nei pressi di Dora,
il quartiere a sud di Baghdad dove il 15 agosto, dopo le celebrazioni
dell’Assunta, il religioso è stato prelevato. Per la sua liberazione ,molti gli appelli che si sono susseguiti: da quello di
Benedetto XVI a quello di mons. Philip Najim, procuratore del Patriarcato di Babilonia dei Caldei presso
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della Corte
Costituzionale che prevede
in caso di
stupro, malformazione grave del feto e pericolo di morte
per
- A cura di Luis Badilla
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BOGOTA’. = In occasione della riunione
del Comitato di presidenza, l’8 settembre scorso, la Conferenza episcopale
colombiana in un comunicato ha ampliato alcune riflessioni sulla questione
dell’aborto già fornite il 24 agosto. La sentenza della Corte costituzionale è
piena di contraddizioni ed è considerata dai presuli “abortista”
visto che raccomanda al Congresso l’allargamento dei casi in cui l’interruzione
della gravidanza potrebbe essere depenalizzata. I presuli si soffermano in particolare
su un concetto della sentenza che intende “stabilire una distinzione tra vita
come bene sotto protezione costituzionale e diritto alla vita in quanto diritto
soggettivo di carattere fondamentale”. Per
I vescovi filippini chiedono ai fedeli di partecipare
al
pellegrinaggio mariano per la conversione
e dichiarano l’ODIERNa giornata
festività del Santo nome di Maria,
giornata nazionale di preghiera per
MANILA. =
A CAUSA DEI CONFLITTI, 43 milioni di bambini non
hanno la possibilità
di andare a scuola. Lo afferma in un rapporto
l’organizzazione
Save the Children che chiede alla
comunità internazionale
SEI miliardi
di dollari in più ogni anno
ROMA. = Nel mondo, ci sono 43 milioni di bambini che non possono
andare a scuola perché vivono in un Paese in guerra o reduce da un conflitto.
Per assicurare loro un’istruzione servono 5,8 miliardi di dollari in più ogni
anno. Lo afferma l’organizzazione Save the Children nel Rapporto internazionale “Educazione per i
bambini in Paesi in conflitto”, reso noto oggi in occasione del lancio della
campagna “Riscriviamo il futuro”. Secondo il documento, su 115 milioni di
bambini che nel mondo non vanno a scuola, uno su tre - cioè 43 milioni - vive
in un Paese in guerra o in Post conflitto. Dei 30 Paesi attualmente in guerra,
quelli con il più elevato numero di minori esclusi
dall’istruzione sono quasi tutti africani. Unica eccezione il Pakistan, che con
7,8 milioni vanta il triste primato. A seguire vi sono
uno studio dell’Università Cattolica di Roma
ha scoperto una molecola che potrebbe essere
somministrata subito dopo un infarto per promuovere
incentivando la
mobilitazione di cellule staminali
ROMA. = Trattamenti dopo l’infarto più efficaci e meno
invasivi grazie alla molecola ‘G-CSF’, scoperta da uno studio dell'Istituto di
Cardiologia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Si tratta di una
molecola che è in grado richiamare, fino al cuore, cellule staminali del
midollo osseo, che rigenerano il tessuto cardiaco. In sintesi, i ricercatori della
Cattolica hanno dimostrato che la mobilitazione spontanea delle staminali ‘ripratrici’, nel sangue dei pazienti reduci da infarto, è
correlata ai livelli di ‘G-CSF’, molecola prodotta naturalmente dal nostro
corpo. I ricercatori garantiscono infine che la somministrata farmacologia di
questa molecola diventerà una valida opzione di trattamento par la cura del
cuore dopo l’infarto.
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12 settembre 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco e Marco Guerra -
In primo piano la Siria, dove l’ambasciata degli Stati
Uniti a Damasco è stata attaccata da un commando terroristico. Tre assalitori e
un agente sono rimasti uccisi. Gli inquirenti ritengono che dietro l’attentato
ci sia la mano di Al Qaeda. Il nostro servizio:
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Un gruppo di quattro uomini armati ha attaccato la sede
dell’ambasciata americana a Damasco. Secondo le prime ricostruzioni, gli
assalitori sono scesi da un’auto, poi fatta esplodere, e hanno cominciato a
sparare. Le forze di sicurezza sono subito intervenute e nell’azione sono
rimasti uccisi tre attentatori e un agente. Testimoni sul posto hanno riferito
di aver sentito raffiche di armi automatiche, intervallate da potenti
esplosioni. Il ministro dell’Interno siriano ha confermato l’azione
terroristica e ha precisato che uno degli assalitori è stato catturato. Gli
inquirenti non escludono possa trattarsi di un attentato sferrato da una
cellula dormiente di Al Qaeda, deciso dopo l’annuncio
di nuovi attacchi contenuto nel messaggio diffuso, ieri, dal numero due
dell’organizzazione terroristica, il medico egiziano Al Zawahiri.
Nella zona teatro dell’attentato si trovano non solo l’ambasciata americana, ma
anche la sede locale dell’Unione Europea, della Croce Rossa e di molte altre
sedi diplomatiche straniere e occidentali. Da quando l’amministrazione
americana ha imposto sanzioni al governo di Damasco, gli Stati Uniti hanno
ritirato il loro ambasciatore in Siria, dove è comunque presente un incaricato
d’affari statunitense. La Siria, invece, mantiene un ambasciatore a Washington.
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In Iraq, ancora attentati: sette persone sono morte per un
attacco sferrato da uomini armati contro la moschea sciita a Khan Bani Saad, a sud di Baquba. A Baghdad, poi, cinque passanti sono rimasti uccisi
per l’esplosione di un ordigno in una strada molto frequentata. Sul fronte
politico, il premier dell’Iraq, Nouri al-Maliki, è giunto in mattinata a
Teheran per la sua prima visita ufficiale in Iran. I
due Paesi sono stati protagonisti di una sanguinosa guerra, costata la vita ad
oltre un milione di persone fra il 1980 e il 1988. Il premier Maliki è sciita come gran parte della popolazione
dell’Iran, dove si è rifugiato negli anni ‘80 per sottrarsi alle persecuzioni
del regime di Saddam Hussein.
E alla vigilia del viaggio del premier iracheno in Iran,
il capo negoziatore iraniano per il nucleare, Alì Larijiani, ha espresso la disponibilità della Repubblica
Islamica a sospendere per due mesi l’arricchimento dell’uranio, a patto che
l’ONU congeli ogni decisione sulle sanzioni contro il governo di Teheran. Il segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, ha però rimarcato
che l’Iran deve sospendere le attività nucleari prima di avviare i negoziati.
Intanto, a Teheran, il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha assicurato che la Repubblica Islamica
coopererà per ristabilire la pace e la sicurezza in Iraq.
L’ONU ha chiesto alla NATO ulteriori
sforzi e risorse in Afghanistan contro la droga ed il crimine. In
occasione della presentazione, questa mattina a Bruxelles, del rapporto annuale
sulla produzione di oppio nel Paese, è stato sottolineato in particolare che le
armi e i salari dei talebani sono finanziati dalla droga. Secondo il dossier,
le persone coinvolte in Afghanistan nella produzione dell’oppio sono quasi 3
milioni, il 12,6 per cento della popolazione. Sul terreno, intanto, è di almeno
6 morti il bilancio dell’attentato compiuto, ieri, durante i funerali del governatore
di Paktia, ucciso domenica scorsa.
In Medio Oriente, un soldato israeliano è rimasto ucciso
nel corso di uno scontro a fuoco tra miliziani palestinesi e militari dello
Stato ebraico nella Striscia di Gaza. Poco prima, truppe israeliane appoggiate
da carri armati avevano compiuto un’incursione nella zona. Sul versante
politico, il presidente palestinese, Abu Mazen, ha chiesto ad Israele, in vista della creazione di
un governo di unità nazionale, di liberare i ministri e i deputati di Hamas
detenuti nelle carceri israeliane.
Gli Stati Uniti hanno ricordato ieri il quinto
anniversario degli attentati dell’11 settembre 2001. Il presidente americano,
George Bush si è recato a Ground
Zero, in Pennsylvania e al Pentagono. In serata, poi,
ha rivolto un messaggio televisivo alla nazione. Il servizio, da New York, di
Elena Molinari:
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“Se l’America non sconfigge il terrorismo, lasceremo i
nostri figli a fronteggiare un Medio Oriente sopraffatto da Stati terroristi e
dittatori armati con armi nucleari”. E’ il monito che George Bush lancia ad un’America sempre più spaventata, nel quinto
anniversario degli attacchi dell’11 settembre. Dopo aver dedicato la giornata
ai riti del dolore e del ricordo, il presidente ha parlato in diretta TV
nell’ora di massimo ascolto, l’alba italiana. Un discorso teso a riaffermare la
necessità di una guerra al terrorismo senza frontiere in Iraq e altrove, per la
quale il presidente è stato pesantemente criticato. “Lotta al terrorismo – ha
detto Bush – è una lotta per la difesa della civiltà,
che richiede uno sforzo deciso da parte di un Paese unito. Sforzo, questo, che
va concentrato sul Medio Oriente, dove gli Stati Uniti – ha aggiunto – stanno
indicando alla gente una via per allontanarsi dal radicalismo e stanno
arruolando il desiderio di milioni di persone di essere liberi”. “Ma il nemico
è determinato a portare morte”, ha avvertito il presidente. Quindi, alla
vigilia di una elezione che vede gli Stati Uniti
divisi e il partito di Bush in calo, ha parlato delle
necessità di essere uniti. “Dobbiamo mettere da parte le nostre differenze – ha
sottolineato – e lavorare insieme per superare la prova che la storia ci ha
dato”. Intanto, però, nel Paese è alta la tensione. L’anniversario si è
consumato, infatti, con una serie di falsi allarmi nei cieli, nelle stazioni e
negli aeroporti e con la consapevolezza che cinque anni dopo l’America è ancora
vulnerabile.
Da New York, Elena Molinari, per
la Radio Vaticana.
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Ha preso il via ieri a l’Avana,
definita capitale del Terzo Mondo dall’Agenzia cubana ‘Prensa
Latina’, il 14.mo
Vertice dei Paesi non allineati. E’ stata annunciata la partecipazione al
Summit di diversi leader tra i quali quella del presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad. E’ prevista anche la presenza del capo
di Stato cubano, Fidel Castro, che potrebbe così
tornare sulla scena internazionale dopo l’intervento chirurgico cui è stato
sottoposto ad agosto per bloccare una crisi intestinale. Fanno parte del
Movimento dei Paesi non allineati 53 Stati africani, 38 asiatici, 24 Paesi
latinoamericani e caraibici ed uno solo europeo, la Bielorussia.
Strage in un stadio nello Yemen a seguito di
una calca
venutasi a creare durante un comizio pre-elettorale
del presidente, Ali Abdullah Saleh:
il bilancio provvisorio è di almeno 24 morti e cinquanta feriti. Sembra che la
ressa sia stata provocata dal cedimento di una parte dell’impianto sportivo,
che al momento del crollo ospitava più di 150 mila persone.
I venticinque
operai rimasti intrappolati nel crollo di un tunnel in Cina sono ancora vivi e ci sono possibilità di
salvarli. Lo riferisce un responsabile dei soccorsi ai mezzi di informazione cinesi, spiegando che l’ossigeno a loro
disposizione è sufficiente per portare a termine le operazioni di salvataggio.
Il crollo si è verificato mentre gli operai stavano
lavorando alla costruzione di un’autostrada in una zona remota dello Yunnan, nella Cina meridionale.
Almeno 75 persone sono state fermate, ieri, dalla polizia
cilena, al termine dei violenti scontri avvenuti durante una manifestazione,
nei pressi dell’università di Santiago, in occasione del 33.mo
anniversario del golpe del generale Pinochet. Lo ha
riferito Jorge Acuna,
responsabile delle forze dell’ordine della zona est della capitale, aggiungendo
che sono state sequestrate bombe molotov e altri oggetti contundenti usati dai
dimostranti. Si segnalano incidenti anche all’Università di
La Frontera, a circa 670 chilometri a sud di
Santiago.
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