RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 250
- Testo della trasmissione di giovedì
7 settembre 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Monito della Commissione Europea: Mediterraneo a rischio crescente
di degrado ambientale
Al Festival del Cinema di Venezia sbarca il Flauto Magico di
Mozart
Israele annuncia la fine
del blocco aereo e marittimo del Libano: i vescovi libanesi preoccupati per la
diaspora della comunità cristiana
7 settembre 2006
LA
BAVIERA SI PREPARA AD ACCOGLIERE BENEDETTO XVI CHE ARRIVERÀ DOPODOMANI NELLA
SUA TERRA NATALE PER UNA VISITA DI SEI GIORNI
-
Interviste con don Wolfgang Huber e Anton Ablasevic -
E’ una lunga vigilia quella che la
Baviera sta vivendo in attesa di poter abbracciare - da sabato prossimo al 14 settembre - il suo più illustre figlio,
Benedetto XVI. Per il viaggio apostolico nella sua terra d’origine, il Papa
ieri, all’udienza generale, ha invitato tutti i fedeli a stringersi con lui in
preghiera. Ma intanto, a Monaco, Altoetting e Regensburg – le tappe della
visita - si perfezionano i dettagli organizzativi, tra cui quello della
sicurezza, predisposto ai massimi livelli. Nella sola
Monaco – teatro della preghiera del Papa nella Marienplatz e della Messa nella
spianata della Neue Messe – verranno dislocati circa 25 mila tra poliziotti,
vigili del fuoco e volontari del pronto soccorso. Paolo Ondarza ha intervistato
don Wolfgang Huber, parroco del duomo di Monaco e responsabile della
logistica per la visita del Papa:
**********
R. –
MOMENTAN IST IN DER STADT MÜNCHEN…
Attualmente nella città di Monaco
c’è una atmosfera bellissima e si sta aspettando con gioia il Santo Padre. Noi
lo abbiamo conosciuto come arcivescovo della nostra diocesi e lo abbiamo
conosciuto poi come cardinale della Curia Romana, quando veniva a trascorrere
le sue vacanze. Adesso ci rallegriamo tantissimo di poterlo accogliere come
Papa.
D. – Benedetto XVI pregherà ai
piedi della Colonna di Maria, che valore ha questo primo momento di preghiera?
R. – DIE MARIENSÄULE…
La Colonna di Maria in Marienplatz
rappresenta il cuore della città di Monaco e il cuore della Baviera. Tutta la
Baviera è, infatti, sotto la sua protezione. E’ il luogo in cui lo stesso
cardinale Ratzinger, ai piedi di questa Madonna, ha salutato la diocesi di
Monaco quando è partito per Roma per assumere il nuovo incarico come cardinale
della Curia Romana.
D. – Circa 300 mila i fedeli
previsti all’incontro con il Santo Padre. Come vi siete organizzati?
R. –
ES IST NATUERLICH NICHT GANZ EINFACH
Certamente non è facile
organizzare per un numero così grande di pellegrini. Credo che questi
pellegrini vengano poi con talmente tanta gioia, che saranno certamente
disponibili a sopportare qualunque tipo di difficoltà. All’organizzazione
stanno partecipando, con grandissimo impegno, tutti i responsabili della città,
dai gestori della metropolitana e dei bus alla polizia, per mettere tutti in
condizioni di raggiungere con agevolezza il luogo della Messa. Naturalmente
abbiamo anche dovuto pensare nell’organizzazione a tante cose concrete. Si
tratta però anche di preparare l’humus – per così dire – il terreno spirituale
che accolga questo messaggio di fede del Santo Padre. Ho già notato che tante
di queste persone che si sono impegnate nell’organizzazione, stanno dedicando
anche tanto tempo alla preghiera. Sento una grande ricchezza spirituale e sento
forte la sua presenza nel nostro Duomo di Monaco.
**********
Dopo la cerimonia di arrivo e il
primo saluto ai bavaresi nella Marienplatz, il giorno dell’arrivo, Benedetto
XVI presiederà il 10 mattina, nella spianata della Neue Messe di Monaco, la sua
prima celebrazione eucaristica. Attesi 300 mila fedeli, appartenenti alle varie
realtà ecclesiali bavaresi: tra loro anche i volontari della Caritas di Monaco.
Paolo Ondarza ha intervistato Anton Ablasevic, responsabile della missione
cattolica italiana della Caritas di Monaco:
**********
R. – Noi ci preoccupiamo, con le
parrocchie e con la missione cattolica italiana a Monaco di Baviera, che anche
gli indigenti abbiano la possibilità di partecipare alla Messa del Papa, ma non
solo. Sabato sera, il giorno prima della visita del Papa ai diversi luoghi e
chiese di Monaco di Baviera, nell’organizzazione della Caritas e della diocesi
di Monaco di Baviera, ci preoccupiamo che vengano anche operai e volontari della
Caritas, per prepararsi, pregando, alla visita del Papa. Noi pensiamo che anche
se c’è urgenza di aiutare, di lavorare, di essere attivi, c’è bisogno di
sedersi davanti a Dio e pregare. Con la preghiera si riceve la forza per
rimanere a servizio degli indigenti.
D. – I vostri assistiti attendono
Benedetto XVI? E con quali preghiere?
R. – A Monaco di Baviera arrivano
circa 250 mila migranti e fra di loro ci sono circa 25 mila italiani. Noi ci
occupiamo anche dell’assistenza alle famiglie indigenti, senza lavoro, senza
casa, malati e poveri. Molti di loro vivono qui già da 40 anni. Hanno vissuto
più a Monaco di Baviera che in Italia. E molti di loro pregano per i membri
delle loro famiglie, ma anche per la pace nel mondo, per una coesistenza
pacifica dei migranti e cittadini bavaresi.
D. – La prima Enciclica di Papa
Benedetto XVI si intitola Deus Caritas
est e la carità è anche il motore ispiratore della vostra azione di aiuto
al prossimo…
R. – Noi siamo grati che il Papa
metta la “caritas” e l’aiuto al prossimo come espressioni essenziali
dell’attività cristiana. L’Enciclica è di grande ispirazione per tutti noi in
Germania. Io sono sicuro che dopo questa visita del Papa i cristiani saranno
ancora più pronti ad aiutare i poveri.
**********
UDIENZE
Il Santo Padre ha ricevuto questa
mattina un altro gruppo di presuli della Conferenza Episcopale del
Canada-Ontario in visita "ad Limina", guidati dall’arcivescovo di
Ottawa Marcel André J. Gervais. Subito
dopo il Papa ha ricevuto l’arcivescovo James Patrick Green, nunzio apostolico
in Sud Africa e in Namibia e Lesotho, e delegato apostolico in Botswana, con i
familiari.
“IL LIEVITO DEL
VANGELO. LA PRESENZA DELLA SANTA SEDE
NELLA VITA
DEI POPOLI”: IN UNA RACCOLTA DI INTERVENTI, LA VISIONE
DEL CARDINALE ANGELO SODANO SUL RUOLO DELLA SANTA
SEDE NELLA COMUNITA’
INTERNAZIONALE. IL VOLUME E’ STATO PRESENTATO,
STAMANI,
IN SALA STAMPA VATICANA, A POCHI GIORNI DAL
PASSAGGIO DI CONSEGNE
ALLA GUIDA DELLA SEGRETERIA DI STATO
Presentato stamani in
Sala Stampa vaticana, il libro “Il Lievito
del Vangelo. La presenza della Santa Sede nella vita dei popoli”
– edito dalla Libreria Editrice Vaticana - che raccoglie una serie di
interventi di carattere diplomatico ed ecclesiale del cardinale Angelo Sodano,
giunto al termine del suo incarico di Segretario di Stato vaticano. Alla
conferenza hanno preso parte il direttore della Sala Stampa, padre Federico
Lombardi, mons. Gabriele Giordano Caccia, assessore degli Affari Generali della
Segreteria di Stato, e mons. Pietro Parolin, sotto-segretario per i Rapporti
con gli Stati della Segreteria di Stato. A seguire l’evento per noi, c’era
Alessandro Gisotti:
**********
Ricordi
personali intrecciati con riflessioni teologiche e spirituali sul ruolo della
Chiesa nel contesto internazionale: nel momento in cui si appresta a lasciare
l’incarico di Segretario di Stato, dopo oltre 15 anni di servizio, il cardinale
Angelo Sodano offre una sintesi della sua visione sulla presenza e il ruolo
della Santa Sede nella vita dei popoli. Una visione, ha sottolineato mons.
Parolin, “improntata ad un robusto realismo cristiano”. L’opera del cardinale
Sodano, definito da padre Lombardi, “un pezzo della storia della Chiesa” è
dedicata a Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, i due Papi ai quali il porporato
è stato a fianco come primo collaboratore. E’ inoltre corredata anche da un
cordiale pensiero al suo successore, il cardinale Tarcisio Bertone.
Significativo il titolo scelto per la raccolta, “Il lievito del Vangelo”, a
sintetizzare “la missione e quindi il senso della presenza della Santa Sede nel
mondo”. Ecco la riflessione di mons. Gabriele Giordano Caccia:
“Illustra
l’attività della Santa Sede proprio come una presenza che è lievito; una
presenza che é fermento di verità, di amore, di pace; una presenza che agisce
in modo discreto e paziente, nel silenzio e al di dentro della storia e delle
situazioni spesso conflittuali dell’umanità”.
D’altro canto, mons. Caccia ha ribadito che
anche quando agisce nell’ambito diplomatico, la Santa Sede “non si estranea dal
fondamentale orizzonte pastorale della Chiesa”, il cui fine “resta sempre lo
stesso”: la salvezza delle anime. Una missione, ha aggiunto, che va svolta in
“fedeltà assoluta” al Successore di Pietro, senza “affermare proprie idee” o
“portando avanti progetti personali”. Mons. Pietro Parolin ha innanzitutto
ricordato il contesto che fa da sfondo ai 12 interventi del segretario di Stato
contenuti nel volume. Un periodo “complesso e turbolento” che ha visto la fine
della Guerra Fredda, la ricerca “non compiuta di un nuovo ordine mondiale
capace di governare la globalizzazione” e, per venire all’attualità, lo
scatenarsi del terrorismo internazionale. Quindi, venendo ai contenuti dei
discorsi del cardinale Sodano, mons. Parolin ha messo l’accento sulla
centralità della persona umana quale “principio ispiratore dell’azione
diplomatica della Santa Sede”:
“L’essere umano
è al centro dello sviluppo. In altre parole, la Santa Sede colloca il servizio
alla dignità dell’uomo al primo posto di tutta l’attività politica e giuridica
internazionale. Tutto va visto in tale prospettiva: la libertà religiosa e la
libertà di coscienza, il diritto alla vita dal concepimento alla morte
naturale, il complesso dei diritti personali politici, sociali ed economici, il
diritto degli Stati a rapporti internazionali giusti provvedere al bene comune
dei cittadini e promuovere la pace nel mondo”.
Ancora,
ha affermato che il cardinale Sodano ha sempre ritenuto necessario “mettere i
valori etici alla base di ogni costruzione sociale e di ogni costruzione
sociale”, nel rispetto della natura “religiosa”, “universale” ed “umanitaria”
dell’azione della Santa Sede. Rispondendo poi alle domande dei giornalisti,
mons. Parolin si è detto soddisfatto del rafforzamento del ruolo di Osservatore
della Santa Sede presso le Nazioni Unite, aggiungendo che la proiezione
internazionale vaticana non è “un fatto contingente” legato ad un Pontificato
piuttosto che ad un altro:
“Io direi che non è un fatto
contingente, che non è un fatto legato soltanto ad un Pontefice, a Giovanni
Paolo II che ha avuto il suo stile di presenza. E’ un dato che continuerà, per
quanto riguarda appunto la Santa Sede. E mi pare che questo sia dovuto in un
certo senso, proprio per la presente situazione nella quale noi ci troviamo,
una situazione di estrema complessità; questo tentativo, questo sforzo di
costruire un nuovo ordine internazionale. Credo evidentemente che in questo
sforzo della Comunità internazionale, la Santa Sede possa e debba continuare ad
avere una sua presenza”.
Dal
canto suo, mons. Caccia ha affermato che la forza della Santa Sede nelle
relazioni diplomatiche sta nel ricercare il bene dell’umanità e non quello di
un popolo in particolare, aggiungendo che la libertà religiosa, ancora non garantita
in molti Paesi e la scristianizzazione dell’Europa sono tra le preoccupazioni
principali della Santa Sede.
**********
LA
SANTA SEDE CHIEDE LA MORATORIA PER L’UTILIZZO DELLE SOTTO-MUNIZIONI
E
DELLE BOMBE “A GRAPPOLO”, ORDIGNI CHE CAUSANO DANNI DISUMANI
PER MOLTI ANNI. LA RICHIESTA AVANZATA DA MONS.
TOMASI
ALLA
RIUNIONE ONU DI GINEVRA, DEDICATA AL TEMA
Si è conclusa ieri a Ginevra la
15.ma Sessione di esperti internazionali sulla Convenzione che mira a proibire
o a restringere l’uso di certe armi convenzionali, giudicate “eccessivamente
dannose” o dotate di “effetti indiscriminati”. Tra gli interventi, quello
dell’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede
presso l’Ufficio dell’ONU e le Istituzioni specializzate a Ginevra, che ha
affrontato il tema delle famigerate “bombe a grappolo”. Il servizio di
Alessandro De Carolis.
**********
Ordigni di artiglieria che cadendo
al suolo si dividono in centinaia di “sottobombe”, che si spandono sul terreno
trasformandosi in mine antiuomo, pronte ad esplodere anche dopo anni. Sono le
micidiali clusters bomb, o bombe a
frammentazione, i cui sanguinosi effetti sono stati recentemente riscontrati
nel conflitto in Libano, ma prima ancora in Iraq, in Afghanistan, nell’ex
Jugoslavia. Mons. Tomasi ha affermato che “una riflessione di fondo” sulla
natura e l’utilizzo delle sotto-munizioni sia “necessaria immediatamente” per
“sradicare i rischi” legati all’utilizzo di questi terribili ordigni.
“L’ultima guerra del Libano – ha
detto l’osservatore della Santa Sede - ci porta in modo tragico le prove del
dramma umanitario che si dipana sotto i nostri occhi. Le immagini e le prove
che ci arrivano sono allarmanti”. E ciò, ha aggiunto, “è confermato dalle prime
statistiche date dalle Nazioni Unite che mostrano la gravità e la dimensione di
questo problema”. Mons. Tomasi ha ricordato, in tono critico, che tutte le
armi, prima di essere usate o controllate, sono state definite “legittime”
dagli interessati. Approvazioni destituite di fondamento, ripetutesi in passato
con le armi chimiche, biologiche, incendiarie, con i laser. Ma “il fatto di
dichiarare un’arma particolare legittima non la rende più accettabile né meno
inumana”, ha stigmatizzato mons. Tomasi, che con realismo ha affermato: “Il miglioramento
della qualità delle sotto-munizioni non può essere da solo la soluzione.
Riportare il tasso di fallimento all’1 o 2% non significa nulla in sé. L’1% di
centomila piccole bombe è comunque molto”. Mentre sono la “determinazione degli
obiettivi” e “la proporzionalità” gli elementi “da prendere in considerazione”.
“Le vittime dei conflitti passati
e le vittime potenziali dei conflitti futuri - ha esortato mons. Tomasi - non
possono attendere anni di negoziati e di discussioni. Perciò, una moratoria sull'utilizzo
di queste armi si impone”. Qui - ha concluso rivolto ai colleghi di assemblea -
non si tratta di un problema teorico, ma di un dramma che ha il volto delle
“decine di vittime innocenti” e delle “sofferenze che accompagnano migliaia di
famiglie per anni”.
**********
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il
Medio Oriente: Israele annuncia la rimozione del blocco aeronavale in Libano.
Servizio vaticano - Due
pagine dedicate al libro del cardinale Angelo Sodano dal titolo "Il
lievito del Vangelo. La presenza della Santa Sede nella vita dei popoli".
Servizio estero -
Terrorismo; Bush: si avvicina la chiusura della prigione di Guantanamo.
Processi a quattordici capi di "Al Qaeda".
Servizio culturale - Un
articolo di Danilo Veneruso dal titolo "Sulle orme dell' 'empio' Ulisse,
Colombo traghettò il mondo verso il futuro": cinque secoli dalla morte del
grande navigatore genovese.
Servizio italiano - In
rilievo il tema dell'economia.
=======ooo=======
7 settembre 2006
ALMENO TRE PERSONE SONO MORTE E
CIRCA 3.000 SONO RIMASTE
INTOSSICATE IN COSTA D’AVORIO DA
TONNELLATE DI RIFIUTI TOSSICI
PROVENIENTI PROBABILMENTE
DALL’EUROPA.
IL COMMENTO DI PADRE GIULIO
ALBANESE:
BASTA FARE DELL’AFRICA
- La testimonianza di padre Lorenzo
Campillo -
Almeno
tre persone, tra cui due bambine, sono morte e circa 3.000 sono rimaste
intossicate ad Abidjan, in Costa D’Avorio, per le esalazioni di prodotti
chimici tossici scaricati in città - a partire dal 19 agosto scorso - da una
nave battente bandiera panamense, con a bordo probabilmente un carico europeo.
Diversi camion hanno fatto la spola tra l’imbarcazione e le discariche del
centro urbano, versando da 400 a mille tonnellate di liquami in un'area ad alta
densità di popolazione. A causa del disastro, il primo ministro Banny ha
presentato le dimissioni del governo: il presidente Gbagbo avrebbe già
incaricato il premier di formare un nuovo esecutivo proprio per far fronte
all’emergenza. Ma qual è la situazione ora? Giada Aquilino ha raggiunto
telefonicamente ad Abidjan il padre spagnolo Lorenzo Campillo, responsabile
della comunità salesiana locale:
**********
R.
– Dopo ormai diverse settimane, abbiamo saputo che una barca con residui
tossici è entrata nel porto di Abidjan, con il permesso delle autorità. Di
notte sono stati scaricati in laguna prodotti chimici. Questo ha suscitato una
forte reazione. Le donne e gli uomini che lavorano in zona hanno avuto molti
problemi di salute. Le vittime sono almeno tre. La popolazione ora ha paura.
D.
– Perché è stato permesso che si scaricassero dei rifiuti ad alto rischio ad
Abidjan?
R.
– Il problema grande è che non viene detto a chi va attribuita questa
operazione, forse agli amministratori del porto, forse ai responsabili dei
ministeri.
D.
– Che pericoli ci sono per la popolazione?
R.
– I medici riferiscono che i malati hanno problemi respiratori, cardiaci,
sangue alle narici e alle orecchie, disturbi intestinali: tutte disfunzioni che
possono anche provocare la morte.
D.
– Quindi, la Chiesa locale come è impegnata negli aiuti alla popolazione?
R.
– I dispensari delle missioni sono usati per una prima accoglienza ai malati,
che poi vengono condotti agli ospedali pubblici, meglio attrezzati per le cure.
Il problema, dicono i sanitari, è che non è stato trovato il medicamento
appropriato, soprattutto gli antibiotici, perché non si conoscono esattamente i
prodotti chimici scaricati.
**********
Su questa vicenda ascoltiamo il
commento del padre comboniano Giulio Albanese, fondatore dell’Agenzia
missionaria MISNA:
**********
R. - Questo fatto di cronaca in
Costa d’Avorio direi che è un po’ la cartina di tornasole delle contraddizioni
dell’Africa, di un’Africa che purtroppo si sta trasformando in una vera e
propria pattumiera delle nostre nefandezze, degli sprechi dei Paesi ricchi, dei
Paesi occidentali. E’ vero, da una parte, ci sono le responsabilità dei governi
locali e delle autorità locali, che molte volte non guardano in Africa il bene
comune, e c’è dunque una corruzione dilagante; ma è anche vero, dall’altra, che
i Paesi occidentali e i Paesi ricchi sprecano troppo, bruciano troppo. Ogni
americano produce 27 volte più anidride carbonica della quota che è stata
calcolata come sostenibile e che sarebbe di 20 tonnellate all’anno contro le
7,4 di un italiano o le 0,2 di un cittadino dell’Africa sub-sahariana. Credo
che sia importante in sede internazionale affrontare seriamente questi temi,
perché certamente la questione dello smaltimento di questi materiali, che
possono essere di vario genere, a volte di si è parlato anche di scorie
nucleari, è un tema che non può essere preso sottogamba: anche perché in questo
villaggio globale – lo si voglia o no – tutti abbiamo un destino comune.
Fomentare, quindi, questa politica rischia di innescare un meccanismo
devastante anche per i Paesi del Nord del mondo, per i Paesi ricchi. Capire e
comprendere che abbiamo un destino comune, vuol dire comprendere che il
benessere dell’Africa determina – per induzione – anche il nostro benessere.
*********
A MANTOVA APRE
“FESTIVALETTERATURA”:
I GIOVANI A TORNARE AL PIACERE DI
LEGGERE
- Intervista con Marzia Corraini -
Mantova
torna a proporre il piacere di leggere. Ieri si è aperto “Festivaletteratura” che compie ormai 10
anni: ben 260 gli eventi che fino a domenica
prossima cercheranno di far tornare il desiderio della lettura anche ai più
giovani, fagocitati dalla civiltà dell’immagine. Molte le novità di quest’anno,
come racconta Marzia Corraini, del comitato organizzativo, al microfono di
Antonella Villani:
**********
R. –
Abbiamo un grosso numero di scrittori di vari Paesi ed in particolare dei
Balcani; abbiamo, molto interessante, immigrati che scrivono in italiano e una
biblioteca domestica degli autori che vengono da Paesi poco conosciuti, ma dove
sono straordinariamente popolari e, quindi, vogliamo portarli a conoscenza del
nostro pubblico.
D. –
Perché è così importante avere autori stranieri che scrivono in italiano?
R. –
Perché questi immigrati conoscono noi, conoscono ovviamente molto bene i Paesi
da cui provengono e qualche volta li conoscono invece – e questo è interessante
– attraverso il racconto dei loro genitori. Qualcuno, infatti, è figlio di
immigrati. Credo che siano delle chiavi per riuscire tutti a capire meglio
quello che succede. In Inghilterra è un fenomeno da più tempo sotto gli occhi
di tutti. Adesso, anche noi, qui in Italia, cominciamo ad avere buoni prodotti
che ci mostrano quale sia questo legame tra questi due mondi, che a volte
sembrano non poter comunicare e che, invece, anche solo con la presenza di
queste persone che sono in Italia, evidentemente, comunicano.
D. –
Un’altra vostra chicca di quest’anno è appunto la biblioteca domestica, a cui
accennava prima. In che cosa consiste?
R. –
Abbiamo scelto una serie di giardini privati, di case mantovane, che sono state
aperte per il Festival. Quindi, in una situazione molto tranquilla, alcuni
autori incontreranno un pubblico non numeroso, con il quale colloquieranno
direttamente sull’idea della loro biblioteca domestica faranno anche
ragionamenti assieme al pubblico che è nel giardino. Noi teniamo molto all’idea
di biblioteca, in questo caso domestica, ma anche all’idea di una biblioteca
istituzionale, che è quella dove si sedimenta la storia, che noi abbiamo
bisogno di conoscere e dove vengono fatti gli approfondimenti.
D. – Il
filo rosso di questo Festival, in tutti questi anni, rimane sempre lo stretto
incontro tra autori e lettori…
R. –
L’organizzazione del Festival consente questo contatto con l’autore
nell’incontro, ma anche in tutto il periodo in cui rimane a Mantova, nella
città. C’è un grande scambio tra autori e pubblico anche nei bar e nelle
strade. La cosa divertentissima è che c’è un grande scambio anche tra lettori.
Addirittura, nelle file, assistiamo a scambi di consigli di lettura tra la
gente.
D. – E’
un po’ la dimostrazione che esiste un pubblico di lettori preparati?
R. –
Esiste un pubblico di lettori preparati, ma esiste anche un pubblico di lettori
che vuole imparare. Per esempio, noi abbiamo qui moltissimi giovani. Qualcuno
arriva qui dicendo che non legge e la gran parte delle volte va via con un
libro in mano.
**********
=======ooo=======
7 settembre 2006
DOCUMENTO DEI VESCOVI DELLA COSTA
RICA A SOSTEGNO DI “UNA SOCIETA’
PIU’ GIUSTA, DEMOCRATICA E
SOLIDALE”, CHE FAVORISCA LA CRESCITA ECONOMICA
E LO SVILUPPO PER SCONFIGGERE
DIFFUSA ANCHE NELLA VITA PUBBLICA E
NELLE FAMIGLIE
- Servizio di Luis A. Badilla
Morales -
**********
SAN JOSE’. = L’episcopato della
Costa Rica, riunito in plenaria, ha ribadito di voler “accompagnare,
responsabilmente, il popolo costaricense nel conseguimento delle sue
aspirazioni più alte e nella costruzione di una società più giusta, democratica
e solidale”, che consenta “le trasformazioni istituzionali” necessarie, il
rafforzamento “della crescita e dello sviluppo”, allo scopo di “eliminare la
povertà e l’iniquità” e di favorire “lo sviluppo sostenibile” e “la
competitività internazionale dell’economia”. I presuli della Costa Rica
esprimono inoltre “una profonda preoccupazione per la spirale di violenza che
si è scatenata nel Paese e anche per la crescita della insicurezza cittadina”.
Nel riconoscere gli sforzi delle autorità volte a mettere sotto controllo questo
fenomeno, i vescovi sottolineano di condividere “gli aneliti dei cittadini che
desiderano conservare il dono prezioso della pace”, ed esprimendo
preoccupazione per “una violenza che spesso si manifesta aggressivamente,
all’interno delle famiglie, nella vita pubblica e addirittura nello sport. La
violenza può finire per soppiantare la cultura della pace, soprattutto se non
mette sotto controllo tutto ciò che finisce per impadronirsi impercettibilmente
dell’animo di molti. Va sempre ribadito che la vita, la sicurezza e la dignità
sono diritti fondamentali e inviolabili di ogni essere umano”. “Le radici della
violenza”, rammentano i presuli, “si trovano nel disordine personale, familiare
e morale e sono disordini che annidano in tre idoli: il dio-denaro, il dio-potere
e il dio-piacere, davanti ai quali l’uomo e la donna moderni soccombono”.
Guardando al futuro, i vescovi ricordano: “Domenica 3 dicembre siamo tutti convocati ad eleggere Sindaci (e
altri rappresentanti territoriali). L’astensionismo altissimo registrato nelle
precedenti elezioni amministrative ci preoccupa e perciò, oggi, formuliamo un
accorato appello affinché tutti i cittadini facciano uso del proprio diritto al
voto. L’esercizio di questo diritto riafforza la democrazia e consente
l’accesso al governo della cosa pubblica dei migliori”. Di fronte alla
probabile firma di un Trattato di libero commercio (TLC) tra
**********
EMERGENZA RISO
IN GUINEA. FALLISCONO LE POLITICHE
DI CONTROLLO DEI
PREZZI, CHE DOVEVANO GARANTIRE L’ACCESSO ALL’ALIMENTO
DI PRIMA
NECESSITÀ PER TUTTE LE FAMIGLIE DEL PAESE
BISSAU. = Trovare e acquistare
riso in Guinea Bissau diventa ogni giorno più difficile: a lanciare l’allarme è
l’Agenzia d’informazione on line dell’ONU, IRIN, secondo cui il recente
acquisto, da parte del governo, di 10 mila tonnellate del cereale non riuscirà
a soddisfare la crescente domanda che viene dal Paese africano. Come riportato
dall’agenzia MISNA, oggi per sopravvivere una famiglia in Guinea ha bisogno di
almeno un sacco di riso da 50 chili al mese, che costa circa 18 euro: troppo
per quasi tutti i guineani. Dopo la contestazione sociale del giugno scorso, la
più importante dall’indipendenza del Paese, l’esecutivo ha adottato una
politica di contenimento dei prezzi, senza tuttavia ottenere i risultati
sperati. Secondo alcuni organi di stampa, il governo di Bissau ha avviato
contrattazioni con
ALLARME DELL’ORGANIZZAZIONE
MONDIALE DELLA SANITA’ (OMS):
SCOPERTA UNA NUOVA FORMA DI
TUBERCOLOSI RESISTENTE AI FARMACI.
PARTICOLARMENTE A RISCHIO LE
PERSONE SIEROPOSITIVE AL VIRUS HIV
JOHANNESBURG. = Una nuova forma di
tubercolosi si sta diffondendo in Africa, Europa dell’Est, Asia e Stati Uniti.
L’allarme è stato lanciato dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), che
definisce la nuova forma “virtualmente incurabile” in quanto resiste anche ai
farmaci di nuova generazione. Gli esperti, che si stanno confrontando sul
problema in questi giorni a Johannesburg, in Sud Africa, hanno denominato il
nuovo ceppo Xdr-Tb, ovvero extensive
drug-resistant Tb. Il rappresentante dell’OMS, Paul Nunn, spiega che “si
sapeva dell'esistenza di questa forma,
ma non era ancora chiaro come si trasmetteva o se era limitata ad alcune zone
isolate. Quel che è sicuro è che le persone sieropositive sono particolarmente
a rischio”. L’agenzia MISNA riferisce, inoltre, di una ricerca in Sud Africa
che comproverebbe l’elevato tasso di mortalità dei pazienti che hanno contratto
la Xdr-Tb: su 53 soggetti esaminati ne sono morti
LOS ANGELES. = Dopo la pausa
estiva, riprende negli Stati Uniti il dibattito sulla riforma dell’immigrazione
che ha infiammato lo scontro politico nel Paese durante la scorsa primavera. Il
4 settembre, Festa nazionale del lavoro, è iniziata una nuova mobilitazione
degli immigrati che hanno manifestato in diverse località per chiedere che la
riforma delle leggi sull’immigrazione non criminalizzi i clandestini. E alla
voce degli immigrati si è unita, anche questa volta, quella della Chiesa. Nella
stessa giornata del 4 settembre il cardinale arcivescovo di Los Angeles, Roger
M. Mahony, ha inviato una lettera al presidente George Bush per sollecitare la
rapida approvazione di “una riforma organica e giusta”, senza la quale -
afferma - si perpetuerà “l’iniquità verso coloro che vivono e lavorano in
questo Paese”. Nell’omelia pronunciata nella cattedrale di Los Angeles per
MONITO DELLA COMMISSIONE EUROPEA:
MEDITERRANEO A RISCHIO CRESCENTE DI DEGRADO
AMBIENTALE,
CON GRAVOSI COSTI ECONOMICI ED EFFETTI
NEGATIVI SULLA SALUTE
DEI CITTADINI E DEI TURISTI DEI
PAESI RIVIERASCHI.
E’ NECESSARIO REALIZZARE UN PIANO
DI COOPERAZIONE TRA GOVERNI,
CON IL CONTRIBUTO DELLE SOCIETA’
CIVILI
BRUXELLES. = Il Mediterraneo a
rischio crescente di degrado. Le cause sono conosciute: “L’industria, i
trasporti marittimi, la distruzione di spazi costieri per lasciare il posto a
colate di cemento, ma anche maree nere o altre fonti in inquinamento come
quelle provocate dal recente conflitto in Libano”. Il monito arriva dalla
Commissione Europea, che ha deciso di proporre ai partner mediterranei una
strategia ambientale a lungo termine. In gioco c’è anche la salute di 427
milioni di abitanti e di circa 175 milioni di turisti, che ogni anno visitano i
22 Paesi affacciati sul Mediterraneo. Un degrado che comporta inoltre costi economici
altissimi, specie per i Paesi più svantaggiati. La sfida che lancia Bruxelles è
di arrivare alla decontaminazione del Mediterraneo entro il 2020, ma “tutti i
Paesi interessati devono assumere le loro responsabilità” con l’aiuto della Commissione Europea, che intende associare le
organizzazioni non governative e la società civile alle decisioni da prendere,
consapevole che un gran numero di Paesi ''non dispone dei mezzi necessari”.
Prossimo appuntamento per valutare il piano di rinascita del Mediterraneo sarà
la riunione dei ministri dell'Ambiente della zona euro-mediterranea, il 20
novembre al Cairo in Egitto. (R.G.)
NELL’ANNO
MOZARTIANO, ANCHE IL CINEMA RENDE OMAGGIO
AL COMPOSITORE DI SALISBURGO: IL
REGISTA INGLESE
KENNETH BRANAGH PORTA FUORI CONCORSO
ALLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA
UNA FELICE TRASPOSIZIONE DEL FLAUTO MAGICO
- A cura di Luca Pellegrini -
**********
VENEZIA. = Nel cuore della cupa
notte che copre ed opprime la terra, tra le bombe e le trincee dell’ “inutile strage”,
suona lontano un flauto, risponde uno zufolo, tre dame prima in vesti di suore
crocerossine e poi di soldatesse volontarie cercano di convincere il fascinoso
Tamino a liberare Pamina dalle mani di Sarastro e aderire al “lato oscuro della
forza”, alla Regina delle Notte che affronta le agilità della sua prima aria
piazzandosi su un carro armato e quelle della seconda piroettando in un cielo
senza stelle. Poi c’è Papageno, che, nel suo duetto con la ringiovanita
Papagena, pensa ai futuri Papageni e s’immagina già una bella famiglia dentro
un accogliente fienile. Tutt’intorno è la guerra, è il sangue, è l’odio
scaturito dai fronti opposti della Prima Guerra Mondiale: il potere magico del
Flauto e il coraggio di molti eroi trasformeranno questa terra dei morti in
terra dei vivi, in terra verde, terra di pace, terra d’amore. Kenneth Branagh,
sulla scia di altri illustri colleghi (Losey, Zeffirelli, Jacquot) cogliendo al
volo l’attuale anniversario mozartiano e sicuramente pensieroso sulla presenza
diffusa di guerre che ancora oggi insanguinano il mondo, con grande, contagioso
entusiasmo prende il famosissimo Singspiel, lo spoglia degli elementi misterici
e massonici, gli conserva quelli magici e favolistici, adatta allo schermo il
testo chiedendo ad un letterato-regista illuminato come Stephen Fry di ridurre
i recitativi e tradurre il libretto in inglese (i puristi non se ne abbiano) e
trasporta il tutto al
**********
=======ooo=======
7 settembre 2006
- A cura di Eugenio Bonanata -
E’ attesa per oggi pomeriggio alle
17 la rimozione del blocco aereonavale sul Libano imposto da Israele il 13
luglio scorso. Lo ha annunciato ieri il governo di Ehud Olmert, dopo giornate
di intensi contatti diplomatici. La decisione, accolta positivamente dal
segretario generale dell’ONU Kofi Annan, ha incontrato comunque forti critiche
in Israele. Il servizio di Eugenio Bonanata:
**********
La decisione del governo
Israeliano è frutto delle rassicurazioni fornite al premier Olmert dal
segretario Stato americano, Condoleezza Rice, e dal segretario generale
dell'ONU, Kofì Annan. Secondo il piano navi italiane, francesi, britanniche e
greche pattuglieranno le coste libanesi, fino all’arrivo dei tedeschi, per
impedire rifornimenti di armi ad Hezbollah. Il numero uno del Palazzo di Vetro
ha definito la rimozione del blocco il primo passo per la normalizzazione dei
rapporti fra i due Paesi. Il governo libanese, che era comunque deciso ad
infrangerlo, lo considerava ormai troppo punitivo per l’economia del Paese.
Secondo la stampa israeliana, però, la decisione di Olmert non convince
soprattutto i vertici militari dello Stato ebraico, i quali temono che così
sarà più difficile disarmare Hezbollah, come previsto dalla risoluzione 1701
ONU. Intanto, guardando alla ricostruzione del Libano, i vescovi maroniti
libanesi stanno lavorando ad un documento in cui, oltre alla grave crisi
economica del Paese sottolineano anche il preoccupante problema
dell'emigrazione dei cristiani. Durante la guerra infatti, secondo alcuni
statistiche, più di 240mila cristiani hanno lasciato il Paese e la maggior
parte non vuole tornare. I vescovi sono dunque preoccupati per questa
situazione e chiedono interventi specifici per consentire il rientro dei
cristiani in Libano.
**********
Al via la missione in Medio
Oriente del ministro degli Esteri italiano, Massimo D'Alema, che oggi è
arrivato ad Amman per incontrare vertici giordani. A Ramallah, nel pomeriggio,
D'Alema vedrà invece il presidente palestinese Abu Mazen, e in serata, a Tel
Aviv, il premier israeliano, Olmert. Così anche il primo ministro britannico,
Tony Blair, incontrerà in Israele sabato il premier israeliano e
successivamente nei Territori vedrà il presidente dell' Anp, Abu Mazen. Lunedì
Blair è atteso a Beirut.
Cinque anni dopo l'attacco agli
Stati Uniti, il presidente Bush ha ammesso l'esistenza delle prigioni segrete
della CIA. Il capo della Casa Bianca ne ha parlato ieri, proprio in
concomitanza del riconoscimento, da parte del Pentagono, dei diritti ai
detenuti in carceri militari previsti dalla Convenzione di Ginevra. Il servizio
di Giancarlo La Vella:
**********
Quattordici capi di Al Qaeda, tra
cui lo stratega degli attacchi alle Twin Towers e al Pentagono, sono stati
trasferiti a Guantanamo, facendo salire a oltre 450 il numero dei prigionieri del
carcere nell’isola di Cuba. Tali detenuti provengono dalle prigioni segrete
della Cia, di cui per la prima volta ieri – parlando alla Casa Bianca di fronte
ai familiari delle vittime degli attentati dell'11 settembre 2001 – Bush ha
ammesso l'esistenza. Proprio cinque anni fa il presidente autorizzò l’intelligence americana a creare prigioni
segrete, la cui localizzazione ovviamente non è stata rivelata. Si tratta – ha
detto – di “ambienti dove i terroristi possono essere detenuti in segreto e
interrogati da esperti e la loro esistenza – si è giustificato Bush – ha
consentito di evitare altri sanguinosi attentati agli Stati Uniti”. Le carceri
della Cia non spariranno: la Casa Bianca ha chiesto al Congresso di varare una
legge che ne autorizzi l'esistenza permanente e ne regoli l'attività. Già
presentato dal Pentagono, invece, il nuovo manuale dell'Esercito per gestire
gli interrogatori di detenuti nelle mani di militari: ad ogni prigioniero
verranno riconosciuti i diritti previsti dalla Convenzione di Ginevra.
Spariranno, inoltre, il ricorso a cappucci sulla testa, intimidazioni con cani
da guardia o annegamenti simulati. Bush quindi tenta di uscire dalla complessa
situazione legale in cui gli Stati Uniti si trovano imbrigliati da anni,
assicurando che si avvicina il giorno di chiusura di Guantanamo. Tuttavia, una
volta acclarata l’esistenze di centri di detenzione clandestini, ora potrebbe
aprirsi un’altra vertenza internazionale sugli appoggi alla Cia di quei governi
che hanno consentito l’istituzione delle carceri nei loro Paesi. Il presidente
del Consiglio d'Europa, René Van der Linden, circa le indagini fatte svolgere
in passato dall’organismo, ha detto: “Il nostro operato ha contribuito a
cancellare questa guerra segreta – ha sottolineato in un comunicato –
combattuta al di fuori di qualsiasi contesto giuridico”.
**********
Ancora sangue in Iraq. Almeno 13
persone sono morte a Baghdad per l’esplosione di due autobomba. Sono decine i
feriti. L'attentato più grave è avvenuto
nel quartiere di Karrada, dove l’ordigno è esploso contro un posto di polizia
uccidendo 10 persone, fra cui alcuni poliziotti. In precedenza un autobomba
aveva preso di mira una pattuglia di polizia nel quartiere di Al Qahira,
provocando la morte di 3 civili e il ferimento di altre 20 persone.
Di fronte all’escalation di
violenza in Afghanistan, la NATO chiede rinforzi agli alleati. L’appello è del
generale James Jones, comandante delle operazioni militari nel Paese afgano, il
quale ha precisato che i comandanti sul terreno vorrebbero centinaia di altri
soldati, più elicotteri e aerei.
Proseguono i tentativi di
rilanciare il negoziato sul nucleare iraniano. Il diplomatico iraniano, Ali
Larijani, nell'ambito di una missione in Europa, arriverà questa sera a Roma
dove – secondo fonti di palazzo Chigi - domani mattina incontrerà il presidente
del Consiglio, Romano Prodi. Intanto oggi il negoziatore di Teheran, che è a
Madrid per una serie di colloqui con il governo spagnolo, ha affermato che
entro due giorni incontrerà anche il responsabile per la politica estera
dell’UE, Javier Solana. Tuttavia la notizia non ha trovato conferme.
Un violento incendio è divampato
ieri in un sottomarino nucleare russo, causando la morte di due marinai. Fonti
della Marina militare hanno fatto sapere in mattinata che le operazioni di
recupero del mezzo sono terminate senza difficoltà. Le autorità russe hanno
confermato inoltre che non ci sono pericoli di fuoriuscite radioattive.
L’incidente è avvenuto a nord della penisola di Ribaci, nel mare di Barents.
Altri 600 clandestini sono
sbarcati nelle ultime 24 ore sulle coste delle Canarie, mentre il governo
spagnolo ha discusso con il Commissario europeo allo sviluppo e aiuti
umanitari, Louis Michel, un piano di reinserimento dei rimpatriati nei loro
Paesi di origine. Intanto gli sbarchi continuano anche sul versante italiano:
55 clandestini sono approdati ieri sera nel porto dell’isola di Lampedusa. In
questo quadro il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso,
definendo la questione immigrazione “un problema europeo che richiede uno
sforzo europeo”, attraverso una lettera ha richiamato tutti i capi di Stato e
di governo dei ‘25’ a proseguire negli sforzi compiuti finora.
Le Nazioni Unite lanciano
l’allarme per la situazione umanitaria in Sri Lanka, dove da settimane
imperversano i combattimenti tra ribelli Tàmil ed Esercito governativo.
L’inviato del Palazzo di Vetro a Colombo, Philip Alston, ha paventato il
rischio di conflitto interetnico. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:
**********
Nell’ultimo anno la situazione si
è deteriorata per quanto riguarda le violazioni dei diritti umani, ha detto
Alston, che ha chiesto anche la costituzione di una Commissione internazionale
di esperti per monitorare gli abusi. Proprio ieri il presidente cingalese, Mahinda Rajapakse, aveva annunciato la creazione di un comitato di esperti
internazionali per verificare i casi di uccisione e di rapimenti di persone da
parte delle Tigri Tamil. Il governo di Colombo era stato accusato dalla
missione internazionale di monitoraggio di aver massacrato a fine agosto 17
operatori umanitari di etnia Tamil, appartenenti ad un’organizzazione non
governativa francese. Intanto, la diplomazia è ancora a lavoro. L’ambasciatore
norvegese ha incontrato i leader delle Tigri Tamil nella base di Kilinochi.
Secondo i ribelli, la cattura, lunedì scorso, da parte dell’Esercito della
città orientale di Sampur, sarebbe una chiara violazione degli accordi di
cessate il fuoco del 2002.
Per la Radio Vaticana, Maria
Grazia Coggiola.
**********
In India, oltre 50 minatori
potrebbero essere morti per il crollo di una miniera di carbone in seguito ad
un’esplosione. Solo quattro operai sono riusciti ad uscire dalla miniera. Sul
posto sono al lavoro le squadre di soccorso, tuttavia, sono scarse le speranze
di trovare qualcuno in vita. Forse una fuga di gas è all’origine
dell’incidente.
In
Siberia, 19 minatori sono rimasti bloccati in una miniera di carbone a causa di
un incendio scoppiato a circa cento metri di profondità. Al suo interno si trovavano
in tutto quarantotto persone, ventinove sono state tratte in salvo. Secondo
l’agenzia di stampa Interfax al momento non ci sono morti o feriti.
Il
governo del Sudan ha bombardato villaggi in mano ai ribelli nel Darfur,
uccidendo civili. L’accusa è dell’organizzazione per i diritti umani
statunitense, Human Rights Watch. Intanto ieri a Nyala, capoluogo del Darfur
meridionale, si è tenuta una marcia di protesta contro la risoluzione dell'ONU
che intende sostituire con una missione internazionale quella dell'Unione
Africana, ritenuta incapace di porre fine alle violenze che da più di 3 anni
devastano la regione. Secondo l’agenzia MISNA, durante la manifestazione sono
state lanciate pietre contro gli uffici dell’ONU e di alcune organizzazioni non
governative.
Il premier britannico Tony Blair
illustrerà in giornata i dettagli delle sue dimissioni. Lo afferma la
televisione britannica Ski News precisando che il primo ministro ha stabilito
una “strategia d’uscita” che lo porterà a lasciare la guida del governo il
prossimo anno. Downing Street conferma che oggi ci sarà una comunicazione,
senza però precisare una data per le dimissioni. Alcuni esponenti del governo
sperano che questo possa mettere fine alla rivolta interna al partito dei
laburisti che, in questi giorni, sta mettendo a dura prova la tenuta
dell’esecutivo.
Via libera del Parlamento europeo
verso il processo di adesione dell'Albania all'Unione Europea. Gli eurodeputati
ieri hanno infatti votato per la conclusione di un Accordo di stabilizzazione
ed associazione (ASA) con il Paese balcanico. La risoluzione, che è solo il
primo passo verso l’entrata in Europa, chiede però al governo di Tirana un
maggiore impegno nel campo della lotta contro la corruzione, il traffico di
esseri umani e di stupefacenti. L’accordo, che sostituisce quello sugli scambi
e sulla cooperazione commerciale siglato nel 1992, prevede l’apertura di
maggiori relazioni contrattuali fra UE ed Albania. Relazioni “che
contribuiranno ad instaurare stabilità politica, economica ed istituzionale nel
Paese”.
Il Parlamento slovacco ha
condannato ieri ogni episodio di estremismo e di intolleranza etnica o razziale
reagendo così alle tensioni tra la comunità slovacca e quella ungherese delle
ultime settimane. Dopo l’aggressione di una ragazza ungherese e altri segni
estremismo in Slovacchia, Budapest in una nota aveva protestato per la presenza
del partito di estrema destra nel governo slovacco.
Il Tribunale di Belgrado per i
crimini di guerra ha condannato un ex paramilitare serbo a 20 anni di prigione
per l'uccisione di circa 200 prigionieri croati nel novembre 1991 a Vukovar,
nell’est della Croazia. Lo ha annunciato ieri Radio Beta. Dall’inizio dell'anno
altri 14 paramilitari sono stati condannati per quella strage, considerata uno
degli atti più cruenti nella sanguinosa guerra civile nell’ex Jugoslavia. Per
lo stesso episodio tre ufficiali dell'ex esercito jugoslavo, si trovano in
carcere all'Aia in attesa di comparire davanti al Tribunale penale internazionale
(TPI).
Il presidente russo Vladimir Putin
è arrivato in Marocco per una visita ufficiale di due giorni durante la quale
incontrerà il re Mohamed VI e altri politici locali. I rapporti fra il Marocco
e la Russia si sono intensificati dopo la visita ufficiale di Mohamed VI a
Mosca nell'ottobre del 2002, durante la quale i due Paesi hanno sottoscritto un
accordo che prevede una serie di iniziative di cooperazione, che vanno dallo
sviluppo forestale a quello delle telecomunicazioni.
=======ooo=======