RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 250  - Testo della trasmissione di giovedì 7 settembre 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La Baviera si prepara ad accogliere Benedetto XVI che arriverà dopodomani nella sua terra natale per una visita di sei giorni: con noi don Wolfgang Huber e Anton Ablasevic

 

Presentato stamani in Sala Stampa vaticana, il libro “Il lievito del Vangelo. La presenza della Santa Sede nella vita dei Popoli” serie di interventi di carattere diplomatico ed ecclesiale del cardinale Angelo Sodano, a conclusione del suo incarico di Segretario di Stato

 

La Santa Sede chiede la moratoria per l’utilizzo delle sotto-munizioni e delle bombe “a grappolo”, ordigni che causano danni disumani per molti anni. La richiesta avanzata da mons. Tomasi alla riunione ONU di Ginevra, dedicata al tema

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Almeno tre persone sono morte e circa 3.000 sono rimaste intossicate in Costa d’Avorio da tonnellate di rifiuti tossici provenienti probabilmente dall’Europa: la testimonianza di padre Lorenzo Campillo il commento di padre Giulio Albanese

 

A Mantova apre “Festivaletteratura”: la manifestazione vuole incoraggiare i giovani a tornare al piacere di leggere. Intervista con Marzia Corraini

 

CHIESA E SOCIETA’:

Documento dei vescovi della Costa Rica a sostegno di “una società più giusta, democratica e solidale”

 

Emergenza riso in Guinea

 

Allarme dell’Organizzazione Mondiale della Sanita’ (OMS): scoperta una nuova forma di tubercolosi resistente ai farmaci

 

Nuovo intervento dei vescovi degli Stati Uniti sull’immigrazione: i presuli chiedono una riforma organica ed equa, che corregga le attuali norme vessatorie

 

Monito della Commissione Europea: Mediterraneo a rischio crescente di degrado ambientale

 

Al Festival del Cinema di Venezia sbarca il Flauto Magico di Mozart

 

24 ORE NEL MONDO:

Israele annuncia la fine del blocco aereo e marittimo del Libano: i vescovi libanesi preoccupati per la diaspora della comunità cristiana

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

7 settembre 2006

 

 

LA BAVIERA SI PREPARA AD ACCOGLIERE BENEDETTO XVI CHE ARRIVERÀ DOPODOMANI NELLA SUA TERRA NATALE PER UNA VISITA DI SEI GIORNI

- Interviste con don Wolfgang Huber e Anton Ablasevic -

 

E’ una lunga vigilia quella che la Baviera sta vivendo in attesa di poter abbracciare - da sabato prossimo  al 14 settembre - il suo più illustre figlio, Benedetto XVI. Per il viaggio apostolico nella sua terra d’origine, il Papa ieri, all’udienza generale, ha invitato tutti i fedeli a stringersi con lui in preghiera. Ma intanto, a Monaco, Altoetting e Regensburg – le tappe della visita - si perfezionano i dettagli organizzativi, tra cui quello della sicurezza, predisposto ai massimi livelli. Nella sola Monaco – teatro della preghiera del Papa nella Marienplatz e della Messa nella spianata della Neue Messe – verranno dislocati circa 25 mila tra poliziotti, vigili del fuoco e volontari del pronto soccorso. Paolo Ondarza ha intervistato don Wolfgang Huber, parroco del duomo di Monaco e responsabile della logistica per la visita del Papa:

 

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R. – MOMENTAN IST IN DER STADT MÜNCHEN…

Attualmente nella città di Monaco c’è una atmosfera bellissima e si sta aspettando con gioia il Santo Padre. Noi lo abbiamo conosciuto come arcivescovo della nostra diocesi e lo abbiamo conosciuto poi come cardinale della Curia Romana, quando veniva a trascorrere le sue vacanze. Adesso ci rallegriamo tantissimo di poterlo accogliere come Papa.

 

D. – Benedetto XVI pregherà ai piedi della Colonna di Maria, che valore ha questo primo momento di preghiera?

 

R. – DIE MARIENSÄULE…

La Colonna di Maria in Marienplatz rappresenta il cuore della città di Monaco e il cuore della Baviera. Tutta la Baviera è, infatti, sotto la sua protezione. E’ il luogo in cui lo stesso cardinale Ratzinger, ai piedi di questa Madonna, ha salutato la diocesi di Monaco quando è partito per Roma per assumere il nuovo incarico come cardinale della Curia Romana.

 

D. – Circa 300 mila i fedeli previsti all’incontro con il Santo Padre. Come vi siete organizzati?

 

R. – ES IST NATUERLICH NICHT GANZ EINFACH

Certamente non è facile organizzare per un numero così grande di pellegrini. Credo che questi pellegrini vengano poi con talmente tanta gioia, che saranno certamente disponibili a sopportare qualunque tipo di difficoltà. All’organizzazione stanno partecipando, con grandissimo impegno, tutti i responsabili della città, dai gestori della metropolitana e dei bus alla polizia, per mettere tutti in condizioni di raggiungere con agevolezza il luogo della Messa. Naturalmente abbiamo anche dovuto pensare nell’organizzazione a tante cose concrete. Si tratta però anche di preparare l’humus – per così dire – il terreno spirituale che accolga questo messaggio di fede del Santo Padre. Ho già notato che tante di queste persone che si sono impegnate nell’organizzazione, stanno dedicando anche tanto tempo alla preghiera. Sento una grande ricchezza spirituale e sento forte la sua presenza nel nostro Duomo di Monaco.

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Dopo la cerimonia di arrivo e il primo saluto ai bavaresi nella Marienplatz, il giorno dell’arrivo, Benedetto XVI presiederà il 10 mattina, nella spianata della Neue Messe di Monaco, la sua prima celebrazione eucaristica. Attesi 300 mila fedeli, appartenenti alle varie realtà ecclesiali bavaresi: tra loro anche i volontari della Caritas di Monaco. Paolo Ondarza ha intervistato Anton Ablasevic, responsabile della missione cattolica italiana della Caritas di Monaco:

 

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R. – Noi ci preoccupiamo, con le parrocchie e con la missione cattolica italiana a Monaco di Baviera, che anche gli indigenti abbiano la possibilità di partecipare alla Messa del Papa, ma non solo. Sabato sera, il giorno prima della visita del Papa ai diversi luoghi e chiese di Monaco di Baviera, nell’organizzazione della Caritas e della diocesi di Monaco di Baviera, ci preoccupiamo che vengano anche operai e volontari della Caritas, per prepararsi, pregando, alla visita del Papa. Noi pensiamo che anche se c’è urgenza di aiutare, di lavorare, di essere attivi, c’è bisogno di sedersi davanti a Dio e pregare. Con la preghiera si riceve la forza per rimanere a servizio degli indigenti.

 

D. – I vostri assistiti attendono Benedetto XVI? E con quali preghiere?

 

R. – A Monaco di Baviera arrivano circa 250 mila migranti e fra di loro ci sono circa 25 mila italiani. Noi ci occupiamo anche dell’assistenza alle famiglie indigenti, senza lavoro, senza casa, malati e poveri. Molti di loro vivono qui già da 40 anni. Hanno vissuto più a Monaco di Baviera che in Italia. E molti di loro pregano per i membri delle loro famiglie, ma anche per la pace nel mondo, per una coesistenza pacifica dei migranti e cittadini bavaresi.

 

D. – La prima Enciclica di Papa Benedetto XVI si intitola Deus Caritas est e la carità è anche il motore ispiratore della vostra azione di aiuto al prossimo…

 

R. – Noi siamo grati che il Papa metta la “caritas” e l’aiuto al prossimo come espressioni essenziali dell’attività cristiana. L’Enciclica è di grande ispirazione per tutti noi in Germania. Io sono sicuro che dopo questa visita del Papa i cristiani saranno ancora più pronti ad aiutare i poveri.

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UDIENZE

 

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina un altro gruppo di presuli della Conferenza Episcopale del Canada-Ontario in visita "ad Limina", guidati dall’arcivescovo di Ottawa Marcel André J. Gervais.  Subito dopo il Papa ha ricevuto l’arcivescovo James Patrick Green, nunzio apostolico in Sud Africa e in Namibia e Lesotho, e delegato apostolico in Botswana, con i familiari.

 

 

“IL LIEVITO DEL VANGELO. LA PRESENZA DELLA SANTA SEDE

 NELLA VITA DEI POPOLI”: IN UNA RACCOLTA DI INTERVENTI, LA VISIONE

DEL CARDINALE ANGELO SODANO SUL RUOLO DELLA SANTA SEDE NELLA COMUNITA’

INTERNAZIONALE. IL VOLUME E’ STATO PRESENTATO, STAMANI,

IN SALA STAMPA VATICANA, A POCHI GIORNI DAL PASSAGGIO DI CONSEGNE

ALLA GUIDA DELLA SEGRETERIA DI STATO

 

Presentato stamani in Sala Stampa vaticana, il libro “Il Lievito del Vangelo. La presenza della Santa Sede nella vita dei popoli” – edito dalla Libreria Editrice Vaticana - che raccoglie una serie di interventi di carattere diplomatico ed ecclesiale del cardinale Angelo Sodano, giunto al termine del suo incarico di Segretario di Stato vaticano. Alla conferenza hanno preso parte il direttore della Sala Stampa, padre Federico Lombardi, mons. Gabriele Giordano Caccia, assessore degli Affari Generali della Segreteria di Stato, e mons. Pietro Parolin, sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato. A seguire l’evento per noi, c’era Alessandro Gisotti:

 

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Ricordi personali intrecciati con riflessioni teologiche e spirituali sul ruolo della Chiesa nel contesto internazionale: nel momento in cui si appresta a lasciare l’incarico di Segretario di Stato, dopo oltre 15 anni di servizio, il cardinale Angelo Sodano offre una sintesi della sua visione sulla presenza e il ruolo della Santa Sede nella vita dei popoli. Una visione, ha sottolineato mons. Parolin, “improntata ad un robusto realismo cristiano”. L’opera del cardinale Sodano, definito da padre Lombardi, “un pezzo della storia della Chiesa” è dedicata a Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, i due Papi ai quali il porporato è stato a fianco come primo collaboratore. E’ inoltre corredata anche da un cordiale pensiero al suo successore, il cardinale Tarcisio Bertone. Significativo il titolo scelto per la raccolta, “Il lievito del Vangelo”, a sintetizzare “la missione e quindi il senso della presenza della Santa Sede nel mondo”. Ecco la riflessione di mons. Gabriele Giordano Caccia:

 

“Illustra l’attività della Santa Sede proprio come una presenza che è lievito; una presenza che é fermento di verità, di amore, di pace; una presenza che agisce in modo discreto e paziente, nel silenzio e al di dentro della storia e delle situazioni spesso conflittuali dell’umanità”.

 

D’altro canto, mons. Caccia ha ribadito che anche quando agisce nell’ambito diplomatico, la Santa Sede “non si estranea dal fondamentale orizzonte pastorale della Chiesa”, il cui fine “resta sempre lo stesso”: la salvezza delle anime. Una missione, ha aggiunto, che va svolta in “fedeltà assoluta” al Successore di Pietro, senza “affermare proprie idee” o “portando avanti progetti personali”. Mons. Pietro Parolin ha innanzitutto ricordato il contesto che fa da sfondo ai 12 interventi del segretario di Stato contenuti nel volume. Un periodo “complesso e turbolento” che ha visto la fine della Guerra Fredda, la ricerca “non compiuta di un nuovo ordine mondiale capace di governare la globalizzazione” e, per venire all’attualità, lo scatenarsi del terrorismo internazionale. Quindi, venendo ai contenuti dei discorsi del cardinale Sodano, mons. Parolin ha messo l’accento sulla centralità della persona umana quale “principio ispiratore dell’azione diplomatica della Santa Sede”:

 

“L’essere umano è al centro dello sviluppo. In altre parole, la Santa Sede colloca il servizio alla dignità dell’uomo al primo posto di tutta l’attività politica e giuridica internazionale. Tutto va visto in tale prospettiva: la libertà religiosa e la libertà di coscienza, il diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale, il complesso dei diritti personali politici, sociali ed economici, il diritto degli Stati a rapporti internazionali giusti provvedere al bene comune dei cittadini e promuovere la pace nel mondo”.

 

Ancora, ha affermato che il cardinale Sodano ha sempre ritenuto necessario “mettere i valori etici alla base di ogni costruzione sociale e di ogni costruzione sociale”, nel rispetto della natura “religiosa”, “universale” ed “umanitaria” dell’azione della Santa Sede. Rispondendo poi alle domande dei giornalisti, mons. Parolin si è detto soddisfatto del rafforzamento del ruolo di Osservatore della Santa Sede presso le Nazioni Unite, aggiungendo che la proiezione internazionale vaticana non è “un fatto contingente” legato ad un Pontificato piuttosto che ad un altro:

 

“Io direi che non è un fatto contingente, che non è un fatto legato soltanto ad un Pontefice, a Giovanni Paolo II che ha avuto il suo stile di presenza. E’ un dato che continuerà, per quanto riguarda appunto la Santa Sede. E mi pare che questo sia dovuto in un certo senso, proprio per la presente situazione nella quale noi ci troviamo, una situazione di estrema complessità; questo tentativo, questo sforzo di costruire un nuovo ordine internazionale. Credo evidentemente che in questo sforzo della Comunità internazionale, la Santa Sede possa e debba continuare ad avere una sua presenza”.

 

Dal canto suo, mons. Caccia ha affermato che la forza della Santa Sede nelle relazioni diplomatiche sta nel ricercare il bene dell’umanità e non quello di un popolo in particolare, aggiungendo che la libertà religiosa, ancora non garantita in molti Paesi e la scristianizzazione dell’Europa sono tra le preoccupazioni principali della Santa Sede.

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LA SANTA SEDE CHIEDE LA MORATORIA PER L’UTILIZZO DELLE SOTTO-MUNIZIONI

E DELLE BOMBE “A GRAPPOLO”, ORDIGNI CHE CAUSANO DANNI DISUMANI

 PER MOLTI ANNI. LA RICHIESTA AVANZATA DA MONS. TOMASI

ALLA RIUNIONE ONU DI GINEVRA, DEDICATA AL TEMA

 

Si è conclusa ieri a Ginevra la 15.ma Sessione di esperti internazionali sulla Convenzione che mira a proibire o a restringere l’uso di certe armi convenzionali, giudicate “eccessivamente dannose” o dotate di “effetti indiscriminati”. Tra gli interventi, quello dell’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio dell’ONU e le Istituzioni specializzate a Ginevra, che ha affrontato il tema delle famigerate “bombe a grappolo”. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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Ordigni di artiglieria che cadendo al suolo si dividono in centinaia di “sottobombe”, che si spandono sul terreno trasformandosi in mine antiuomo, pronte ad esplodere anche dopo anni. Sono le micidiali clusters bomb, o bombe a frammentazione, i cui sanguinosi effetti sono stati recentemente riscontrati nel conflitto in Libano, ma prima ancora in Iraq, in Afghanistan, nell’ex Jugoslavia. Mons. Tomasi ha affermato che “una riflessione di fondo” sulla natura e l’utilizzo delle sotto-munizioni sia “necessaria immediatamente” per “sradicare i rischi” legati all’utilizzo di questi terribili ordigni.

 

“L’ultima guerra del Libano – ha detto l’osservatore della Santa Sede - ci porta in modo tragico le prove del dramma umanitario che si dipana sotto i nostri occhi. Le immagini e le prove che ci arrivano sono allarmanti”. E ciò, ha aggiunto, “è confermato dalle prime statistiche date dalle Nazioni Unite che mostrano la gravità e la dimensione di questo problema”. Mons. Tomasi ha ricordato, in tono critico, che tutte le armi, prima di essere usate o controllate, sono state definite “legittime” dagli interessati. Approvazioni destituite di fondamento, ripetutesi in passato con le armi chimiche, biologiche, incendiarie, con i laser. Ma “il fatto di dichiarare un’arma particolare legittima non la rende più accettabile né meno inumana”, ha stigmatizzato mons. Tomasi, che con realismo ha affermato: “Il miglioramento della qualità delle sotto-munizioni non può essere da solo la soluzione. Riportare il tasso di fallimento all’1 o 2% non significa nulla in sé. L’1% di centomila piccole bombe è comunque molto”. Mentre sono la “determinazione degli obiettivi” e “la proporzionalità” gli elementi “da prendere in considerazione”.

 

“Le vittime dei conflitti passati e le vittime potenziali dei conflitti futuri - ha esortato mons. Tomasi - non possono attendere anni di negoziati e di discussioni. Perciò, una moratoria sull'utilizzo di queste armi si impone”. Qui - ha concluso rivolto ai colleghi di assemblea - non si tratta di un problema teorico, ma di un dramma che ha il volto delle “decine di vittime innocenti” e delle “sofferenze che accompagnano migliaia di famiglie per anni”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il Medio Oriente: Israele annuncia la rimozione del blocco aeronavale in Libano.

 

Servizio vaticano - Due pagine dedicate al libro del cardinale Angelo Sodano dal titolo "Il lievito del Vangelo. La presenza della Santa Sede nella vita dei popoli".

 

Servizio estero - Terrorismo; Bush: si avvicina la chiusura della prigione di Guantanamo. Processi a quattordici capi di "Al Qaeda".

 

Servizio culturale - Un articolo di Danilo Veneruso dal titolo "Sulle orme dell' 'empio' Ulisse, Colombo traghettò il mondo verso il futuro": cinque secoli dalla morte del grande navigatore genovese.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema dell'economia.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

7 settembre 2006

 

 

ALMENO TRE PERSONE SONO MORTE E CIRCA 3.000 SONO RIMASTE

INTOSSICATE IN COSTA D’AVORIO DA TONNELLATE DI RIFIUTI TOSSICI

PROVENIENTI PROBABILMENTE DALL’EUROPA. 

IL COMMENTO DI PADRE GIULIO ALBANESE:

BASTA FARE DELL’AFRICA LA DISCARICA DEI PAESI RICCHI

- La testimonianza di padre Lorenzo Campillo  -

 

Almeno tre persone, tra cui due bambine, sono morte e circa 3.000 sono rimaste intossicate ad Abidjan, in Costa D’Avorio, per le esalazioni di prodotti chimici tossici scaricati in città - a partire dal 19 agosto scorso - da una nave battente bandiera panamense, con a bordo probabilmente un carico europeo. Diversi camion hanno fatto la spola tra l’imbarcazione e le discariche del centro urbano, versando da 400 a mille tonnellate di liquami in un'area ad alta densità di popolazione. A causa del disastro, il primo ministro Banny ha presentato le dimissioni del governo: il presidente Gbagbo avrebbe già incaricato il premier di formare un nuovo esecutivo proprio per far fronte all’emergenza. Ma qual è la situazione ora? Giada Aquilino ha raggiunto telefonicamente ad Abidjan il padre spagnolo Lorenzo Campillo, responsabile della comunità salesiana locale:

 

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R. – Dopo ormai diverse settimane, abbiamo saputo che una barca con residui tossici è entrata nel porto di Abidjan, con il permesso delle autorità. Di notte sono stati scaricati in laguna prodotti chimici. Questo ha suscitato una forte reazione. Le donne e gli uomini che lavorano in zona hanno avuto molti problemi di salute. Le vittime sono almeno tre. La popolazione ora ha paura.

 

D. – Perché è stato permesso che si scaricassero dei rifiuti ad alto rischio ad Abidjan?

 

R. – Il problema grande è che non viene detto a chi va attribuita questa operazione, forse agli amministratori del porto, forse ai responsabili dei ministeri.

 

D. – Che pericoli ci sono per la popolazione?

 

R. – I medici riferiscono che i malati hanno problemi respiratori, cardiaci, sangue alle narici e alle orecchie, disturbi intestinali: tutte disfunzioni che possono anche provocare la morte.

 

D. – Quindi, la Chiesa locale come è impegnata negli aiuti alla popolazione?

 

R. – I dispensari delle missioni sono usati per una prima accoglienza ai malati, che poi vengono condotti agli ospedali pubblici, meglio attrezzati per le cure. Il problema, dicono i sanitari, è che non è stato trovato il medicamento appropriato, soprattutto gli antibiotici, perché non si conoscono esattamente i prodotti chimici scaricati.

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Su questa vicenda ascoltiamo il commento del padre comboniano Giulio Albanese, fondatore dell’Agenzia missionaria MISNA:

 

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R. - Questo fatto di cronaca in Costa d’Avorio direi che è un po’ la cartina di tornasole delle contraddizioni dell’Africa, di un’Africa che purtroppo si sta trasformando in una vera e propria pattumiera delle nostre nefandezze, degli sprechi dei Paesi ricchi, dei Paesi occidentali. E’ vero, da una parte, ci sono le responsabilità dei governi locali e delle autorità locali, che molte volte non guardano in Africa il bene comune, e c’è dunque una corruzione dilagante; ma è anche vero, dall’altra, che i Paesi occidentali e i Paesi ricchi sprecano troppo, bruciano troppo. Ogni americano produce 27 volte più anidride carbonica della quota che è stata calcolata come sostenibile e che sarebbe di 20 tonnellate all’anno contro le 7,4 di un italiano o le 0,2 di un cittadino dell’Africa sub-sahariana. Credo che sia importante in sede internazionale affrontare seriamente questi temi, perché certamente la questione dello smaltimento di questi materiali, che possono essere di vario genere, a volte di si è parlato anche di scorie nucleari, è un tema che non può essere preso sottogamba: anche perché in questo villaggio globale – lo si voglia o no – tutti abbiamo un destino comune. Fomentare, quindi, questa politica rischia di innescare un meccanismo devastante anche per i Paesi del Nord del mondo, per i Paesi ricchi. Capire e comprendere che abbiamo un destino comune, vuol dire comprendere che il benessere dell’Africa determina – per induzione – anche il nostro benessere.

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A MANTOVA APRE “FESTIVALETTERATURA”: LA MANIFESTAZIONE VUOLE INCORAGGIARE

I GIOVANI A TORNARE AL PIACERE DI LEGGERE

- Intervista con Marzia Corraini -

 

Mantova torna a proporre il piacere di leggere. Ieri si è aperto  “Festivaletteratura” che compie ormai 10 anni: ben 260 gli eventi che fino a domenica prossima cercheranno di far tornare il desiderio della lettura anche ai più giovani, fagocitati dalla civiltà dell’immagine. Molte le novità di quest’anno, come racconta Marzia Corraini, del comitato organizzativo, al microfono di Antonella Villani:

 

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R. – Abbiamo un grosso numero di scrittori di vari Paesi ed in particolare dei Balcani; abbiamo, molto interessante, immigrati che scrivono in italiano e una biblioteca domestica degli autori che vengono da Paesi poco conosciuti, ma dove sono straordinariamente popolari e, quindi, vogliamo portarli a conoscenza del nostro pubblico.

 

D. – Perché è così importante avere autori stranieri che scrivono in italiano?

 

R. – Perché questi immigrati conoscono noi, conoscono ovviamente molto bene i Paesi da cui provengono e qualche volta li conoscono invece – e questo è interessante – attraverso il racconto dei loro genitori. Qualcuno, infatti, è figlio di immigrati. Credo che siano delle chiavi per riuscire tutti a capire meglio quello che succede. In Inghilterra è un fenomeno da più tempo sotto gli occhi di tutti. Adesso, anche noi, qui in Italia, cominciamo ad avere buoni prodotti che ci mostrano quale sia questo legame tra questi due mondi, che a volte sembrano non poter comunicare e che, invece, anche solo con la presenza di queste persone che sono in Italia, evidentemente, comunicano.

 

D. – Un’altra vostra chicca di quest’anno è appunto la biblioteca domestica, a cui accennava prima. In che cosa consiste?

 

R. – Abbiamo scelto una serie di giardini privati, di case mantovane, che sono state aperte per il Festival. Quindi, in una situazione molto tranquilla, alcuni autori incontreranno un pubblico non numeroso, con il quale colloquieranno direttamente sull’idea della loro biblioteca domestica faranno anche ragionamenti assieme al pubblico che è nel giardino. Noi teniamo molto all’idea di biblioteca, in questo caso domestica, ma anche all’idea di una biblioteca istituzionale, che è quella dove si sedimenta la storia, che noi abbiamo bisogno di conoscere e dove vengono fatti gli approfondimenti.

 

D. – Il filo rosso di questo Festival, in tutti questi anni, rimane sempre lo stretto incontro tra autori e lettori…

 

R. – L’organizzazione del Festival consente questo contatto con l’autore nell’incontro, ma anche in tutto il periodo in cui rimane a Mantova, nella città. C’è un grande scambio tra autori e pubblico anche nei bar e nelle strade. La cosa divertentissima è che c’è un grande scambio anche tra lettori. Addirittura, nelle file, assistiamo a scambi di consigli di lettura tra la gente.

 

D. – E’ un po’ la dimostrazione che esiste un pubblico di lettori preparati?

 

R. – Esiste un pubblico di lettori preparati, ma esiste anche un pubblico di lettori che vuole imparare. Per esempio, noi abbiamo qui moltissimi giovani. Qualcuno arriva qui dicendo che non legge e la gran parte delle volte va via con un libro in mano.

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CHIESA E SOCIETA’

7 settembre 2006

 

 

DOCUMENTO DEI VESCOVI DELLA COSTA RICA A SOSTEGNO DI “UNA SOCIETA’

PIU’ GIUSTA, DEMOCRATICA E SOLIDALE”, CHE FAVORISCA LA CRESCITA ECONOMICA

E LO SVILUPPO PER SCONFIGGERE LA POVERTA’ E CONTRASTARE LA VIOLENZA,

DIFFUSA ANCHE NELLA VITA PUBBLICA E NELLE FAMIGLIE

- Servizio di Luis A. Badilla Morales -

 

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SAN JOSE’. = L’episcopato della Costa Rica, riunito in plenaria, ha ribadito di voler “accompagnare, responsabilmente, il popolo costaricense nel conseguimento delle sue aspirazioni più alte e nella costruzione di una società più giusta, democratica e solidale”, che consenta “le trasformazioni istituzionali” necessarie, il rafforzamento “della crescita e dello sviluppo”, allo scopo di “eliminare la povertà e l’iniquità” e di favorire “lo sviluppo sostenibile” e “la competitività internazionale dell’economia”. I presuli della Costa Rica esprimono inoltre “una profonda preoccupazione per la spirale di violenza che si è scatenata nel Paese e anche per la crescita della insicurezza cittadina”. Nel riconoscere gli sforzi delle autorità volte a mettere sotto controllo questo fenomeno, i vescovi sottolineano di condividere “gli aneliti dei cittadini che desiderano conservare il dono prezioso della pace”, ed esprimendo preoccupazione per “una violenza che spesso si manifesta aggressivamente, all’interno delle famiglie, nella vita pubblica e addirittura nello sport. La violenza può finire per soppiantare la cultura della pace, soprattutto se non mette sotto controllo tutto ciò che finisce per impadronirsi impercettibilmente dell’animo di molti. Va sempre ribadito che la vita, la sicurezza e la dignità sono diritti fondamentali e inviolabili di ogni essere umano”. “Le radici della violenza”, rammentano i presuli, “si trovano nel disordine personale, familiare e morale e sono disordini che annidano in tre idoli: il dio-denaro, il dio-potere e il dio-piacere, davanti ai quali l’uomo e la donna moderni soccombono”. Guardando al futuro, i vescovi ricordano: Domenica 3 dicembre siamo tutti convocati ad eleggere Sindaci (e altri rappresentanti territoriali). L’astensionismo altissimo registrato nelle precedenti elezioni amministrative ci preoccupa e perciò, oggi, formuliamo un accorato appello affinché tutti i cittadini facciano uso del proprio diritto al voto. L’esercizio di questo diritto riafforza la democrazia e consente l’accesso al governo della cosa pubblica dei migliori”. Di fronte alla probabile firma di un Trattato di libero commercio (TLC) tra la Costa Rica e gli Stati Uniti, proposta fortemente voluta dal presidente Oscar Arias e, al tempo stesso, contestata da parte di molti settori produttivi - in particolare gli agricoltori - che temono conseguenze negative, i vescovi scrivono: “Facciamo un appello fraterno a tutti perché si possano superare i contrasti polemici impegnandosi, invece, con animo sereno e guardando anzitutto al bene comune della Costa Rica, nella ricerca di strade che portino all’intesa, al dialogo e agli accordi in sede parlamentare, così come ad ogni livello sociale”. “Si tratta di raggiungere un’intesa capace di mantenere la pace sociale”.

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EMERGENZA RISO IN GUINEA. FALLISCONO LE POLITICHE

DI CONTROLLO DEI PREZZI, CHE DOVEVANO GARANTIRE L’ACCESSO ALL’ALIMENTO

DI PRIMA NECESSITÀ PER TUTTE LE FAMIGLIE DEL PAESE

 

BISSAU. = Trovare e acquistare riso in Guinea Bissau diventa ogni giorno più difficile: a lanciare l’allarme è l’Agenzia d’informazione on line dell’ONU, IRIN, secondo cui il recente acquisto, da parte del governo, di 10 mila tonnellate del cereale non riuscirà a soddisfare la crescente domanda che viene dal Paese africano. Come riportato dall’agenzia MISNA, oggi per sopravvivere una famiglia in Guinea ha bisogno di almeno un sacco di riso da 50 chili al mese, che costa circa 18 euro: troppo per quasi tutti i guineani. Dopo la contestazione sociale del giugno scorso, la più importante dall’indipendenza del Paese, l’esecutivo ha adottato una politica di contenimento dei prezzi, senza tuttavia ottenere i risultati sperati. Secondo alcuni organi di stampa, il governo di Bissau ha avviato contrattazioni con la Cina per importare riso e permettere ai commercianti guineani di rivendere il prodotto a prezzi più contenuti. Soluzione contestata da diverse associazioni, che chiedono un’immediata valorizzazione dei 700 milioni di ettari di terra coltivabile, per assicurare l’autosufficienza alimentare al Paese. Secondo molti analisti, l’alluvione del 2005, il passaggio devastante delle cavallette e la sostituzione delle piantagioni di riso con quelle di anacardio sarebbero le cause principali della riduzione della produzione nazionale di riso. (M.G.)

 

 

ALLARME DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’ (OMS):

SCOPERTA UNA NUOVA FORMA DI TUBERCOLOSI RESISTENTE AI FARMACI.

PARTICOLARMENTE A RISCHIO LE PERSONE SIEROPOSITIVE AL VIRUS HIV

 

JOHANNESBURG. = Una nuova forma di tubercolosi si sta diffondendo in Africa, Europa dell’Est, Asia e Stati Uniti. L’allarme è stato lanciato dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), che definisce la nuova forma “virtualmente incurabile” in quanto resiste anche ai farmaci di nuova generazione. Gli esperti, che si stanno confrontando sul problema in questi giorni a Johannesburg, in Sud Africa, hanno denominato il nuovo ceppo Xdr-Tb, ovvero extensive drug-resistant Tb. Il rappresentante dell’OMS, Paul Nunn, spiega che “si sapeva  dell'esistenza di questa forma, ma non era ancora chiaro come si trasmetteva o se era limitata ad alcune zone isolate. Quel che è sicuro è che le persone sieropositive sono particolarmente a rischio”. L’agenzia MISNA riferisce, inoltre, di una ricerca in Sud Africa che comproverebbe l’elevato tasso di mortalità dei pazienti che hanno contratto la Xdr-Tb: su 53 soggetti esaminati ne sono morti 52 in soli 25 giorni: di questi, almeno 40, erano già stati contagiati dal virus dell’HIV. (M.G.)

 

 

 

 

 

NUOVO INTERVENTO DEI VESCOVI DEGLI STATI UNITI NELL’ACCESO DIBATTITO

SULL’ IMMIGRAZIONE: I PRESULI CHIEDONO UNA RIFORMA ORGANICA ED EQUA,

CHE CORREGGA LE ATTUALI NORME VESSATORIE, IN PARTICOLARE

PER L’INGRESSO NEL PAESE E PER IL RICONGIUNGIMENTO FAMILIARE,

BOLLATE COME “UN DISASTRO ED UNA VERGOGNA IMMORALE”

 

LOS ANGELES. = Dopo la pausa estiva, riprende negli Stati Uniti il dibattito sulla riforma dell’immigrazione che ha infiammato lo scontro politico nel Paese durante la scorsa primavera. Il 4 settembre, Festa nazionale del lavoro, è iniziata una nuova mobilitazione degli immigrati che hanno manifestato in diverse località per chiedere che la riforma delle leggi sull’immigrazione non criminalizzi i clandestini. E alla voce degli immigrati si è unita, anche questa volta, quella della Chiesa. Nella stessa giornata del 4 settembre il cardinale arcivescovo di Los Angeles, Roger M. Mahony, ha inviato una lettera al presidente George Bush per sollecitare la rapida approvazione di “una riforma organica e giusta”, senza la quale - afferma - si perpetuerà “l’iniquità verso coloro che vivono e lavorano in questo Paese”. Nell’omelia pronunciata nella cattedrale di Los Angeles per la Festa del lavoro, l’arcivescovo ha bollato l’attuale sistema di ingresso negli Stati Uniti, e in particolare le disposizioni in materia di ricongiungimento familiare, come “un disastro e una vergogna immorale”. “Purtroppo – si legge nella lettera al presidente Bush - in questi mesi abbiamo ascoltato un’aspra retorica e abbiamo visto scaricare sugli immigrati la responsabilità di tutti i mali sociali del nostro Paese, mentre è diminuito il nostro senso di buon vicinato. Gli immigrati sono stati attaccati verbalmente e in alcuni casi anche fisicamente”. Di qui, l’appello al presidente americano perché non permetta che “la riforma affondi nel fango della partigianeria politica”. L’appello del cardinale Mahony si aggiunge ad analoghe dichiarazioni e lettere diffuse in queste settimane da altri esponenti della Chiesa statunitense. In esse, in sostanza, si evidenzia come un approccio basato esclusivamente sulla forza non sia una soluzione al problema dell’immigrazione illegale e come tra i nodi principali che dovrà affrontare la riforma vi sia quello del ricongiungimento familiare e della legalizzazione e della tutela degli immigrati clandestini, già presenti negli Stati Uniti. (L.Z.)

 

 

MONITO DELLA COMMISSIONE EUROPEA:

 MEDITERRANEO A RISCHIO CRESCENTE DI DEGRADO AMBIENTALE,

 CON GRAVOSI COSTI ECONOMICI ED EFFETTI NEGATIVI SULLA SALUTE

DEI CITTADINI E DEI TURISTI DEI PAESI RIVIERASCHI.

E’ NECESSARIO REALIZZARE UN PIANO DI COOPERAZIONE TRA GOVERNI,

CON IL CONTRIBUTO DELLE SOCIETA’ CIVILI

 

BRUXELLES. = Il Mediterraneo a rischio crescente di degrado. Le cause sono conosciute: “L’industria, i trasporti marittimi, la distruzione di spazi costieri per lasciare il posto a colate di cemento, ma anche maree nere o altre fonti in inquinamento come quelle provocate dal recente conflitto in Libano”. Il monito arriva dalla Commissione Europea, che ha deciso di proporre ai partner mediterranei una strategia ambientale a lungo termine. In gioco c’è anche la salute di 427 milioni di abitanti e di circa 175 milioni di turisti, che ogni anno visitano i 22 Paesi affacciati sul Mediterraneo. Un degrado che comporta inoltre costi economici altissimi, specie per i Paesi più svantaggiati. La sfida che lancia Bruxelles è di arrivare alla decontaminazione del Mediterraneo entro il 2020, ma “tutti i Paesi interessati devono assumere le loro responsabilità” con l’aiuto della  Commissione Europea, che intende associare le organizzazioni non governative e la società civile alle decisioni da prendere, consapevole che un gran numero di Paesi ''non dispone dei mezzi necessari”. Prossimo appuntamento per valutare il piano di rinascita del Mediterraneo sarà la riunione dei ministri dell'Ambiente della zona euro-mediterranea, il 20 novembre al Cairo in Egitto. (R.G.)

 

 

NELL’ANNO MOZARTIANO, ANCHE IL CINEMA RENDE OMAGGIO

AL COMPOSITORE DI SALISBURGO: IL REGISTA INGLESE

KENNETH BRANAGH  PORTA FUORI CONCORSO

ALLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA

UNA FELICE TRASPOSIZIONE DEL FLAUTO MAGICO

- A cura di Luca Pellegrini -

 

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VENEZIA. = Nel cuore della cupa notte che copre ed opprime la terra, tra le bombe e le trincee dell’ “inutile strage”, suona lontano un flauto, risponde uno zufolo, tre dame prima in vesti di suore crocerossine e poi di soldatesse volontarie cercano di convincere il fascinoso Tamino a liberare Pamina dalle mani di Sarastro e aderire al “lato oscuro della forza”, alla Regina delle Notte che affronta le agilità della sua prima aria piazzandosi su un carro armato e quelle della seconda piroettando in un cielo senza stelle. Poi c’è Papageno, che, nel suo duetto con la ringiovanita Papagena, pensa ai futuri Papageni e s’immagina già una bella famiglia dentro un accogliente fienile. Tutt’intorno è la guerra, è il sangue, è l’odio scaturito dai fronti opposti della Prima Guerra Mondiale: il potere magico del Flauto e il coraggio di molti eroi trasformeranno questa terra dei morti in terra dei vivi, in terra verde, terra di pace, terra d’amore. Kenneth Branagh, sulla scia di altri illustri colleghi (Losey, Zeffirelli, Jacquot) cogliendo al volo l’attuale anniversario mozartiano e sicuramente pensieroso sulla presenza diffusa di guerre che ancora oggi insanguinano il mondo, con grande, contagioso entusiasmo prende il famosissimo Singspiel, lo spoglia degli elementi misterici e massonici, gli conserva quelli magici e favolistici, adatta allo schermo il testo chiedendo ad un letterato-regista illuminato come Stephen Fry di ridurre i recitativi e tradurre il libretto in inglese (i puristi non se ne abbiano) e trasporta il tutto al 1918, in un felice e coerente disegno di cinema. Una contagiosa serenità s’impossessa del cuore e dell’animo quando le armi tacciono, l’umanità torna a sorridere, le coppie si ritrovano e si amano, il coro finale suggella la nuova era. Tamino ha portato a termine la sua missione, Sarastro benedice, Papageno non sta più nella gioia. E Branagh, con le sue ardite, musicali inquadrature, si dimostra uno dei registi di cinema più musicali del mondo: sceglie, inoltre, cantanti bravi e belli, sorretti dalla bella direzione d’orchestra di James Conlon. Mentre Wolfgang Amadeus sbircia da lassù, sorridente e soddisfatto, questa sua nuova incursione tra le arti dell’uomo, a difesa delle sue più belle ed eterne aspirazioni.

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24 ORE NEL MONDO

7 settembre 2006

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

E’ attesa per oggi pomeriggio alle 17 la rimozione del blocco aereonavale sul Libano imposto da Israele il 13 luglio scorso. Lo ha annunciato ieri il governo di Ehud Olmert, dopo giornate di intensi contatti diplomatici. La decisione, accolta positivamente dal segretario generale dell’ONU Kofi Annan, ha incontrato comunque forti critiche in Israele. Il servizio di Eugenio Bonanata:

 

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La decisione del governo Israeliano è frutto delle rassicurazioni fornite al premier Olmert dal segretario Stato americano, Condoleezza Rice, e dal segretario generale dell'ONU, Kofì Annan. Secondo il piano navi italiane, francesi, britanniche e greche pattuglieranno le coste libanesi, fino all’arrivo dei tedeschi, per impedire rifornimenti di armi ad Hezbollah. Il numero uno del Palazzo di Vetro ha definito la rimozione del blocco il primo passo per la normalizzazione dei rapporti fra i due Paesi. Il governo libanese, che era comunque deciso ad infrangerlo, lo considerava ormai troppo punitivo per l’economia del Paese. Secondo la stampa israeliana, però, la decisione di Olmert non convince soprattutto i vertici militari dello Stato ebraico, i quali temono che così sarà più difficile disarmare Hezbollah, come previsto dalla risoluzione 1701 ONU. Intanto, guardando alla ricostruzione del Libano, i vescovi maroniti libanesi stanno lavorando ad un documento in cui, oltre alla grave crisi economica del Paese sottolineano anche il preoccupante problema dell'emigrazione dei cristiani. Durante la guerra infatti, secondo alcuni statistiche, più di 240mila cristiani hanno lasciato il Paese e la maggior parte non vuole tornare. I vescovi sono dunque preoccupati per questa situazione e chiedono interventi specifici per consentire il rientro dei cristiani in Libano.

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Al via la missione in Medio Oriente del ministro degli Esteri italiano, Massimo D'Alema, che oggi è arrivato ad Amman per incontrare vertici giordani. A Ramallah, nel pomeriggio, D'Alema vedrà invece il presidente palestinese Abu Mazen, e in serata, a Tel Aviv, il premier israeliano, Olmert. Così anche il primo ministro britannico, Tony Blair, incontrerà in Israele sabato il premier israeliano e successivamente nei Territori vedrà il presidente dell' Anp, Abu Mazen. Lunedì Blair è atteso a Beirut.

 

Cinque anni dopo l'attacco agli Stati Uniti, il presidente Bush ha ammesso l'esistenza delle prigioni segrete della CIA. Il capo della Casa Bianca ne ha parlato ieri, proprio in concomitanza del riconoscimento, da parte del Pentagono, dei diritti ai detenuti in carceri militari previsti dalla Convenzione di Ginevra. Il servizio di Giancarlo La Vella:

 

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Quattordici capi di Al Qaeda, tra cui lo stratega degli attacchi alle Twin Towers e al Pentagono, sono stati trasferiti a Guantanamo, facendo salire a oltre 450 il numero dei prigionieri del carcere nell’isola di Cuba. Tali detenuti provengono dalle prigioni segrete della Cia, di cui per la prima volta ieri – parlando alla Casa Bianca di fronte ai familiari delle vittime degli attentati dell'11 settembre 2001 – Bush ha ammesso l'esistenza. Proprio cinque anni fa il presidente autorizzò l’intelligence americana a creare prigioni segrete, la cui localizzazione ovviamente non è stata rivelata. Si tratta – ha detto – di “ambienti dove i terroristi possono essere detenuti in segreto e interrogati da esperti e la loro esistenza – si è giustificato Bush – ha consentito di evitare altri sanguinosi attentati agli Stati Uniti”. Le carceri della Cia non spariranno: la Casa Bianca ha chiesto al Congresso di varare una legge che ne autorizzi l'esistenza permanente e ne regoli l'attività. Già presentato dal Pentagono, invece, il nuovo manuale dell'Esercito per gestire gli interrogatori di detenuti nelle mani di militari: ad ogni prigioniero verranno riconosciuti i diritti previsti dalla Convenzione di Ginevra. Spariranno, inoltre, il ricorso a cappucci sulla testa, intimidazioni con cani da guardia o annegamenti simulati. Bush quindi tenta di uscire dalla complessa situazione legale in cui gli Stati Uniti si trovano imbrigliati da anni, assicurando che si avvicina il giorno di chiusura di Guantanamo. Tuttavia, una volta acclarata l’esistenze di centri di detenzione clandestini, ora potrebbe aprirsi un’altra vertenza internazionale sugli appoggi alla Cia di quei governi che hanno consentito l’istituzione delle carceri nei loro Paesi. Il presidente del Consiglio d'Europa, René Van der Linden, circa le indagini fatte svolgere in passato dall’organismo, ha detto: “Il nostro operato ha contribuito a cancellare questa guerra segreta – ha sottolineato in un comunicato – combattuta al di fuori di qualsiasi contesto giuridico”.

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Ancora sangue in Iraq. Almeno 13 persone sono morte a Baghdad per l’esplosione di due autobomba. Sono decine i feriti.  L'attentato più grave è avvenuto nel quartiere di Karrada, dove l’ordigno è esploso contro un posto di polizia uccidendo 10 persone, fra cui alcuni poliziotti. In precedenza un autobomba aveva preso di mira una pattuglia di polizia nel quartiere di Al Qahira, provocando la morte di 3 civili e il ferimento di altre 20 persone.

 

Di fronte all’escalation di violenza in Afghanistan, la NATO chiede rinforzi agli alleati. L’appello è del generale James Jones, comandante delle operazioni militari nel Paese afgano, il quale ha precisato che i comandanti sul terreno vorrebbero centinaia di altri soldati, più elicotteri e aerei.

 

Proseguono i tentativi di rilanciare il negoziato sul nucleare iraniano. Il diplomatico iraniano, Ali Larijani, nell'ambito di una missione in Europa, arriverà questa sera a Roma dove – secondo fonti di palazzo Chigi - domani mattina incontrerà il presidente del Consiglio, Romano Prodi. Intanto oggi il negoziatore di Teheran, che è a Madrid per una serie di colloqui con il governo spagnolo, ha affermato che entro due giorni incontrerà anche il responsabile per la politica estera dell’UE, Javier Solana. Tuttavia la notizia non ha trovato conferme.

 

Un violento incendio è divampato ieri in un sottomarino nucleare russo, causando la morte di due marinai. Fonti della Marina militare hanno fatto sapere in mattinata che le operazioni di recupero del mezzo sono terminate senza difficoltà. Le autorità russe hanno confermato inoltre che non ci sono pericoli di fuoriuscite radioattive. L’incidente è avvenuto a nord della penisola di Ribaci, nel mare di Barents.

 

Altri 600 clandestini sono sbarcati nelle ultime 24 ore sulle coste delle Canarie, mentre il governo spagnolo ha discusso con il Commissario europeo allo sviluppo e aiuti umanitari, Louis Michel, un piano di reinserimento dei rimpatriati nei loro Paesi di origine. Intanto gli sbarchi continuano anche sul versante italiano: 55 clandestini sono approdati ieri sera nel porto dell’isola di Lampedusa. In questo quadro il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, definendo la questione immigrazione “un problema europeo che richiede uno sforzo europeo”, attraverso una lettera ha richiamato tutti i capi di Stato e di governo dei ‘25’ a proseguire negli sforzi compiuti finora.

 

Le Nazioni Unite lanciano l’allarme per la situazione umanitaria in Sri Lanka, dove da settimane imperversano i combattimenti tra ribelli Tàmil ed Esercito governativo. L’inviato del Palazzo di Vetro a Colombo, Philip Alston, ha paventato il rischio di conflitto interetnico. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:

 

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Nell’ultimo anno la situazione si è deteriorata per quanto riguarda le violazioni dei diritti umani, ha detto Alston, che ha chiesto anche la costituzione di una Commissione internazionale di esperti per monitorare gli abusi. Proprio ieri il presidente cingalese, Mahinda Rajapakse, aveva annunciato la creazione di un comitato di esperti internazionali per verificare i casi di uccisione e di rapimenti di persone da parte delle Tigri Tamil. Il governo di Colombo era stato accusato dalla missione internazionale di monitoraggio di aver massacrato a fine agosto 17 operatori umanitari di etnia Tamil, appartenenti ad un’organizzazione non governativa francese. Intanto, la diplomazia è ancora a lavoro. L’ambasciatore norvegese ha incontrato i leader delle Tigri Tamil nella base di Kilinochi. Secondo i ribelli, la cattura, lunedì scorso, da parte dell’Esercito della città orientale di Sampur, sarebbe una chiara violazione degli accordi di cessate il fuoco del 2002.

 

Per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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In India, oltre 50 minatori potrebbero essere morti per il crollo di una miniera di carbone in seguito ad un’esplosione. Solo quattro operai sono riusciti ad uscire dalla miniera. Sul posto sono al lavoro le squadre di soccorso, tuttavia, sono scarse le speranze di trovare qualcuno in vita. Forse una fuga di gas è all’origine dell’incidente.

 

In Siberia, 19 minatori sono rimasti bloccati in una miniera di carbone a causa di un incendio scoppiato a circa cento metri di profondità. Al suo interno si trovavano in tutto quarantotto persone, ventinove sono state tratte in salvo. Secondo l’agenzia di stampa Interfax al momento non ci sono morti o feriti.

 

Il governo del Sudan ha bombardato villaggi in mano ai ribelli nel Darfur, uccidendo civili. L’accusa è dell’organizzazione per i diritti umani statunitense, Human Rights Watch. Intanto ieri a Nyala, capoluogo del Darfur meridionale, si è tenuta una marcia di protesta contro la risoluzione dell'ONU che intende sostituire con una missione internazionale quella dell'Unione Africana, ritenuta incapace di porre fine alle violenze che da più di 3 anni devastano la regione. Secondo l’agenzia MISNA, durante la manifestazione sono state lanciate pietre contro gli uffici dell’ONU e di alcune organizzazioni non governative.

 

Il premier britannico Tony Blair illustrerà in giornata i dettagli delle sue dimissioni. Lo afferma la televisione britannica Ski News precisando che il primo ministro ha stabilito una “strategia d’uscita” che lo porterà a lasciare la guida del governo il prossimo anno. Downing Street conferma che oggi ci sarà una comunicazione, senza però precisare una data per le dimissioni. Alcuni esponenti del governo sperano che questo possa mettere fine alla rivolta interna al partito dei laburisti che, in questi giorni, sta mettendo a dura prova la tenuta dell’esecutivo.  

 

Via libera del Parlamento europeo verso il processo di adesione dell'Albania all'Unione Europea. Gli eurodeputati ieri hanno infatti votato per la conclusione di un Accordo di stabilizzazione ed associazione (ASA) con il Paese balcanico. La risoluzione, che è solo il primo passo verso l’entrata in Europa, chiede però al governo di Tirana un maggiore impegno nel campo della lotta contro la corruzione, il traffico di esseri umani e di stupefacenti. L’accordo, che sostituisce quello sugli scambi e sulla cooperazione commerciale siglato nel 1992, prevede l’apertura di maggiori relazioni contrattuali fra UE ed Albania. Relazioni “che contribuiranno ad instaurare stabilità politica, economica ed istituzionale nel Paese”.

 

Il Parlamento slovacco ha condannato ieri ogni episodio di estremismo e di intolleranza etnica o razziale reagendo così alle tensioni tra la comunità slovacca e quella ungherese delle ultime settimane. Dopo l’aggressione di una ragazza ungherese e altri segni estremismo in Slovacchia, Budapest in una nota aveva protestato per la presenza del partito di estrema destra nel governo slovacco.

 

Il Tribunale di Belgrado per i crimini di guerra ha condannato un ex paramilitare serbo a 20 anni di prigione per l'uccisione di circa 200 prigionieri croati nel novembre 1991 a Vukovar, nell’est della Croazia. Lo ha annunciato ieri Radio Beta. Dall’inizio dell'anno altri 14 paramilitari sono stati condannati per quella strage, considerata uno degli atti più cruenti nella sanguinosa guerra civile nell’ex Jugoslavia. Per lo stesso episodio tre ufficiali dell'ex esercito jugoslavo, si trovano in carcere all'Aia in attesa di comparire davanti al Tribunale penale internazionale (TPI).

 

Il presidente russo Vladimir Putin è arrivato in Marocco per una visita ufficiale di due giorni durante la quale incontrerà il re Mohamed VI e altri politici locali. I rapporti fra il Marocco e la Russia si sono intensificati dopo la visita ufficiale di Mohamed VI a Mosca nell'ottobre del 2002, durante la quale i due Paesi hanno sottoscritto un accordo che prevede una serie di iniziative di cooperazione, che vanno dallo sviluppo forestale a quello delle telecomunicazioni.

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