RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 246 - Testo della trasmissione di domenica 3  settembre 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

All’Angelus, Benedetto XVI propone Papa San Gregorio Magno come modello per i pastori e le autorità civili: ha vissuto il potere come servizio, in una sintesi di contemplazione e azione

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Continuano in Libano le operazioni di sbarco delle truppe italiane: ai nostri microfoni il ministro della Difesa, Arturo Parisi e Matteo Ragni

 

Inizia domani ad Assisi il Meeting internazionale promosso dalla Comunità di Sant’Egidio a 20 anni dalla storica “Giornata mondiale di preghiera per la pace” convocata da Giovanni Paolo II. Con noi, Andrea Riccardi e mons. Giuseppe Chiaretti

 

Si chiude oggi, a Loyola, in Spagna, con una Santa Messa, l’anno di celebrazioni dedicate a Sant’Ignazio per i 450 anni dalla morte. A presiedere la liturgia eucaristica il cardinale Roger Etchegaray. La riflessione di  padre Juan Miguel Arregui

 

Parte domani su Rai Due lo spot di “30 ore per la Vita”, un progetto dei salesiani del VIS per ridare speranza ai bambini in difficoltà: ce lo illustrano Rita Salci  e Antonio Raimondi

 

Si svolge oggi a Viterbo la tradizionale festa di Santa Rosa: interviste con mons. Lorenzo Chiarinelli e Raffaele Ascenzi

 

Si chiude oggi a Firenze la Rassegna internazionale dedicata al canto gregoriano: ce ne parlano  mons. Paolo Rosati e Federico Bardazzi

 

Il Festival del Cinema di Venezia ricorda il padre gesuita Nazareno Taddei, critico cinematografico, scomparso nel giugno scorso. La testimonianza di mons. Dario Viganò

 

CHIESA E SOCIETA’:

A Port Moresby, in Papua Nuova Guinea, ucciso un missionario cattolico, fratel Augustine Taiwa

 

Nuovo drammatico sbarco di immigrati in Sicilia: almeno 9 i morti

 

La democrazia ha bisogno delle religioni: così ieri a Cernobbio il Patriarca di Venezia, Angelo Scola

 

Per aiutare i bambini libanesi, occorrono 5 milioni di dollari: è l’appello lanciato da ‘Save the Children’, che denuncia il pericolo degli ordigni inesplosi, spesso scambiati per giocattoli

 

Sta bene, ma è ancora nelle mani dei rapitori, padre Saad Sirop Hanna, il sacerdote sequestrato in Iraq il 15 agosto. Il religioso ha contattato telefonicamente il Patriarca Emmanuel Delly III

 

In un documento firmato dai leader religiosi della Chiesa di Gerusalemme l’invito a rifiutare le dottrine del sionismo moderno cristiano

 

24 ORE NEL MONDO:

La missione di Kofi Annan in Iran: il presidente iraniano ribadisce il suo rifiuto alla sospensione dei progetti nucleari

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

3 settembre 2006

 

ALL’ANGELUS BENEDETTO XVI PROPONE SAN GREGORIO MAGNO, PAPA DEL MEDIOEVO, COME MODELLO PER I PASTORI E LE AUTORITA’ CIVILI DEL TERZO MILLENNIO:

HA VISSUTO IL POTERE COME SERVIZIO,

IN UNA SINTESI DI CONTEMPLAZIONE E AZIONE

 

“La vita del pastore d’anime deve essere una sintesi equilibrata di contemplazione e di azione”: è quanto ha detto il Papa oggi all’Angelus a Castel Gandolfo ricordando la memoria odierna di San Gregorio Magno, Papa. Una figura - ha detto – che è modello sia per i pastori della Chiesa che per i pubblici amministratori. Quindi rivolto ai pellegrini tedeschi ha detto di non vedere l’ora di incontrare i suoi connazionali nel suo ormai prossimo viaggio in Baviera. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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Un Papa del Medioevo, esempio per i pastori della Chiesa e per i pubblici amministratori del Terzo Millennio. Benedetto XVI tratteggia la “figura singolare” di San Gregorio Magno, vissuto dal 540 al 604: prefetto di Roma a soli 30 anni,  poi monaco, quindi Papa. “Come funzionario imperiale si distinse per capacità amministrativa ed integrità morale”, come monaco fu scelto dal Papa  come suo rappresentante presso l’Imperatore d’Oriente, mantenendo sempre “uno stile di vita monastico, semplice e povero”. Infine acclamato come Vicario di Cristo – sottolinea Benedetto XVI – “cercò in ogni modo di sfuggire a quella nomina, ma dovette alla fine arrendersi e, lasciato a malincuore il chiostro, si dedicò alla comunità, consapevole di adempiere a un dovere e di essere un semplice ‘servo dei servi di Dio’ ”:

 

 “Non è veramente umile - egli scrive - colui che capisce di dovere stare alla guida degli altri per decreto della volontà divina e tuttavia disprezza questa preminenza. Se invece è sottomesso alle divine disposizioni e alieno dal vizio dell’ostinazione ed è già prevenuto con quei doni coi quali può giovare agli altri, quando gli viene imposta la massima dignità del governo delle anime, egli col cuore deve rifuggire da essa, ma pur contro voglia deve obbedire” (Regola pastorale, I, 6).

 

San Gregorio – rileva inoltre il Papa - guardò alle invasioni barbariche con spirito fiducioso:

 

“Con profetica lungimiranza, Gregorio intuì che una nuova civiltà stava nascendo dall’incontro tra l’eredità romana e i popoli cosiddetti ‘barbari’, grazie alla forza di coesione e di elevazione morale del Cristianesimo. Il monachesimo si rivelava una ricchezza non solo per la Chiesa, ma per l’intera società”.

 

“Di salute cagionevole ma di forte tempra morale – ha ricordato il Papa -  san Gregorio Magno svolse un’intensa azione pastorale e civile”. Famosa la riforma del canto liturgico, che dal suo nome fu detto “gregoriano”:

 

“La vita del pastore d’anime deve essere una sintesi equilibrata di contemplazione e di azione, animata dall’amore che ‘tocca vette altissime quando si piega misericordioso sui mali profondi degli altri. La capacità di piegarsi sulla miseria altrui è la misura della forza di slancio verso l’alto’ ” (II, 5).

 

Dopo l’Angelus il Papa, rivolto ai pellegrini tedeschi, ha affermato di non vedere l’ora di incontrare i suoi connazionali durante l’ormai prossimo viaggio in Baviera; e ai fedeli italiani che gli facevano gli auguri ha detto improvvisando:

 

“Grazie per questi auguri per il mio viaggio. Sabato prossimo parto per la Germania, ritornerò poi giovedì. Nella preghiera siamo sempre tutti uniti!”

 

Commentando poi il Vangelo odierno ha esortato i fedeli alla purezza del cuore, non accontentandosi di ascoltare la Parola di Dio, ma mettendola in pratica servendo il Signore nei fratelli più piccoli. In polacco ha salutato i ragazzi che iniziano il nuovo anno scolastico augurando loro “successi nell’acquisire la scienza e la saggezza”. Infine ha salutato i giovani impegnati nel Movimento dei Focolari, provenienti da diversi Paesi:

 

“Cari amici, alla scuola di Maria Santissima siate fedeli discepoli di Gesù e conducete a Lui i vostri coetanei”.

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Stamani, alle 8.30, il Papa ha celebrato la Santa Messa nella Cappella del Centro Mariapoli di Castel Gandolfo alla presenza dei partecipanti all’incontro di studio del circolo dei suoi ex studenti, il cosiddetto “Ratzinger- Schülerkreis”, incontro che si svolge nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. L’omelia è stata tenuta dal cardinale arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

3 settembre 2006

 

CONTINUANO IN LIBANO LE OPERAZIONI DI SBARCO DELLE TRUPPE ITALIANE

- Interviste con il ministro Arturo Parisi e con Matteo Ragni -

 

Proseguono oggi le operazioni di sbarco del contingente italiano sulle coste libanesi. Più della metà degli 850 militari inviati dal governo Prodi si sono oramai attestati sul litorale di Tiro. Gli altri 1600 soldati dell’operazione Leonte dovranno arrivare nelle prossime settimane insieme ai contingenti di Francia, Spagna, Portogallo e di quattro Paesi asiatici che hanno annunciato il loro sostegno al rafforzamento della missione ONU. Una missione di pace pericolosa, ma giusta, secondo il ministro della difesa italiano Arturo Parisi che ha ribadito l’equidistanza dell’Italia rispetto alle parti in conflitto. Adriana Masotti ha chiesto allo stesso ministro Parisi come la missione si concilia con la Costituzione italiana che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti tra gli Stati:

 

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R. – Certo, ho definito questa missione una missione che si prospetta lunga, rischiosa, costosa e quindi impegnativa e tuttavia doverosa. La sua doverosità, per noi, deriva appunto dal mandato che è stato scritto nel DNA della nostra Repubblica, che è la Costituzione, che ci chiede di ripudiare la guerra ma allo stesso tempo di impegnarci attivamente per la pace, sostenendo e cedendo parte della nostra sovranità alle organizzazioni internazionali che perseguono questo scopo. Perciò noi riteniamo questa missione ‘giusta’, perciò ci sentiamo chiamati ad intervenire ovunque la pace sia a rischio ma innanzitutto nelle aree a noi prossime che chiamano anche la nostra consapevolezza sulle conseguenze immediate per il nostro Paese che derivano da situazioni che si dovessero determinare o che si determinano nelle sponde di quel mare che un tempo i romani chiamavano “Mare nostrum”.

 

D. – Quanto è disposta, signor ministro, l’Italia a pagare sulla propria pelle questa scelta?

 

R. – Noi abbiamo fatto una scelta, e la scelta è quella di conferire il nostro contributo – il che significa il nostro contingente e anche un contributo in mezzi – ad un’iniziativa che ha carattere internazionale. Non è una missione italiana, quella che in questo momento è in campo, ed è perciò che noi riteniamo a rischio la vita di tutti gli uomini che sono impegnati in questa missione, ma soprattutto individuiamo il maggior rischio in un eventuale fallimento che non potrebbe che coinvolgere il giudizio sulla capacità dell’ONU di essere il punto di riferimento delle iniziative di pace. Tuttavia, noi abbiamo fatto e ri-facciamo questa scommessa, perché riteniamo che l’ONU sia l’unico mezzo che è associabile alla categoria della speranza.

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Se il dispiegamento delle forze internazionali prosegue con questi ritmi Israele potrebbe ritirare tutti i suoi uomini dal sud del Libano entro 10-14 giorni. A riferirlo il quotidiano israeliano Haret’z. Ma come vede la popolazione libanese l’arrivo dei militari italiani? Ascoltiamo, al microfono di Luca Collodi, Matteo Ragni, volontario dell’AVSI, ONG italiana che da 10 anni opera in Libano con progetti sanitari, di sviluppo agricolo e di sostegno a distanza dei bambini:

 

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R. – E’ molto contenta. Il ricordo degli italiani nella precedente missione umanitaria è ancora molto vivo ed è molto positivo. Poi, l’Italia era il primo partner commerciale del Libano, quindi la vicinanza tra il Libano e l’Italia è molto forte.

 

D. – Che cosa si aspetta la popolazione da questi uomini in divisa?

 

R. – Si aspetta un aiuto a ricostruire, a mantenere il Libano un Paese bello e indipendente.

 

D. – Di cosa c’è bisogno sul piano umanitario per aiutare queste persone?

 

R. – L’AVSI, durante la guerra, ha sostenuto dei rifugiati nel Nord del Libano e poi nei sobborghi di Beirut. Adesso, una buona parte di questi rifugiati stanno rientrando nel Sud del Libano, ma molti villaggi sono stati distrutti oppure le case sono state danneggiate. Speriamo che la ricostruzione possa iniziare presto. Per il momento, quello che l’AVSI sta facendo è distribuire dei kit igienici per ripulire le case, perché le tracce dell’occupazione israeliana sono molto forti, nelle case e nella gente. Spesso le famiglie sono rimaste anche per giorni nella stessa casa con soldati israeliani …

 

D. – Che tipo di rapporti state attuando con la Caritas?

 

R. – In particolare, nei settori della Caritas del Sud si sta cercando di avere notizie dei bambini sostenuti a distanza attraverso l’AVSI. Fortunatamente, ad oggi, sono stati ritrovati quasi tutti i bambini e quelli che mancano sono probabilmente in famiglie che sono uscite dal Libano durante la guerra.

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INIZIA DOMANI AD ASSISI IL MEETING INTERNAZIONALE

PROMOSSO DALLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO A 20 ANNI DALLA STORICA

“GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LA PACE”

CONVOCATA DA GIOVANNI PAOLO II

- Interviste con Andrea Riccardi e mons. Giuseppe Chiaretti -

 

Inizia domani ad Assisi il Meeting Internazionale promosso dalla Comunità di Sant’Egidio a 20 anni dalla storica “Giornata mondiale di preghiera per la pace” convocata da Giovanni Paolo II nella città di San Francesco il 27 ottobre 1986. L’incontro, che durerà due giorni, si svolge sul tema “Per un mondo di pace, religioni e culture in dialogo”. Partecipano i rappresentanti delle principali religioni di tutto il mondo. Sono previste 16 tavole rotonde, dibattiti e momenti di preghiera. Sul messaggio di questo incontro Fabio Colagrande ha sentito il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio:

 

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R. – Vogliamo dire che la guerra è una sconfitta delle religioni ma è sempre anche una sconfitta dell’umanità. La guerra è una sconfitta per l’umanità perché gli uomini vengono uccisi. Credo che le religioni debbano assumersi questa sconfitta e interrogarsi su come possano far crescere un uomo pacifico e soprattutto come possano fare crescere una cultura di pace, di tolleranza, di incontro. Come possano sottrarsi alla grande tentazione che è quella di ‘sacralizzare’ la guerra. In questo nostro tempo, le religioni possono essere acqua che spegne il fuoco della guerra ma anche benzina sul fuoco della guerra! Poi affioreranno altri temi in questa edizione di Assisi: ci sarà il dialogo con i laici che per noi, soprattutto europei e cristiani, è molto importante. Il dialogo con la cultura laica rappresenta un filone del pensiero umanista con cui misurarsi. Ci sarà anche il tema dell’Africa: verrà il presidente Blaise Compaoré del Burkina Faso a parlare in apertura proprio perché noi riteniamo che anche la frontiera africana - anche se se ne parla di meno - è una frontiera su cui le religioni si devono impegnare contro quella violenza che è la violenza delle guerre civili ma anche la violenza della povertà, quella che Michel Camdessus chiama la “violenza dell’economia”.

 

D. – Professor Riccardi, per chiudere volevo chiederle i suoi auspici per il Meeting e la Giornata di preghiera che stiamo per vivere ad Assisi?

 

R. – La mia speranza è che gli uomini di religione incontrandosi siano sempre più consapevoli che devono essere testimoni di pace, questa è la mia speranza. Noi dobbiamo costruire una nuova civiltà che non è l’una o l’altra civiltà ma è la civiltà del vivere insieme e in questo le religioni hanno un grande compito. E credo che le Chiese cristiane, la Chiesa cattolica abbia un suo specifico compito.

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Ma che significato ha per la Conferenza episcopale umbra questo ritorno ad Assisi 20 anni dopo?  Fabio Colagrande lo ha chiesto a mons. Giuseppe Chiaretti, arcivescovo di Perugia:

 

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R. – Credo che sia un ritorno anche atteso, non è soltanto il ricordo di una giornata indimenticabile per quello che avvenne. Una giornata in cui al centro era il tema “la pace” e a considerare questo argomento erano persone di tutte le religioni. Fu la prima volta che avvenne questo incontro interreligioso e fu un incontro di preghiera perché tutti si trovarono d’accordo nella necessità di pregare quel Dio in cui ognuno credeva a suo modo, di pregarlo perché davvero la pace è un suo dono. Fu una giornata significativa nel senso che anche le armi tacquero al fronte quel giorno, almeno quasi dappertutto. E’ come se ci fosse stato un mondo sospeso in attesa di un evento che tutti auspicavano come un grande dono del Cielo. Quella giornata è rimasta indimenticabile anche nella consapevolezza della gente per cui tornare a riviverla quest’anno, sia per lo meno un richiamo in questi tempi anch’essi tristi per le guerre che sono in corso, sia un richiamo a questo desiderio profondo di pace.

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SI CHIUDE OGGI, A LOYOLA, IN SPAGNA, CON UNA SANTA MESSA,

L’ANNO DI CELEBRAZIONI DEDICATE A SANT’IGNAZIO PER I 450 ANNI DALLA MORTE.

A PRESIEDERE LA LITURGIA EUCARISTICA IL CARDINALE ROGER ETCHEGARAY

- Intervista con padre Juan Miguel Arregui -

 

Si concludono oggi a Loyola, in Spagna, le celebrazioni per i 450 anni dalla morte di Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù insieme con San Francesco Saverio e il Beato Pierre Favre. Una solenne liturgia eucaristica è stata presieduta oggi, nel santuario della città che ha dato i natali a Sant’Ignazio, dal cardinale Roger Etchegaray. Tiziana Campisi ha chiesto al provinciale dei gesuiti di Loyola, padre Juan Miguel Arregui, un bilancio di quest’anno ignaziano:

 

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R. – Per noi è stato un modo per rilanciare due temi molto importanti: il tema della spiritualità e soprattutto degli esercizi spirituali, per poter mostrare alla gente cosa siano gli esercizi spirituali: un incontro con Dio, un cercare il discernimento. Questo mi pare che è stato un aspetto importante. Accanto a questo c’è stato anche il tema della missione di San Francesco Saverio, quella spiritualità che porta ad una missione, una missione aperta a tutto il mondo, alle diverse culture, con diversi problemi, anche interculturali, interreligiosi.

 

D. – Quale messaggio, in particolare, è riemerso quest’anno di Sant’Ignazio?

 

R. – Quello di trovare la motivazione nella missione della Compagnia e dei primi compagni, che è stata quell’esperienza di Dio attraverso gli esercizi spirituali. In questa cultura molto difficile per la religione ed anche per la Chiesa, si intende trovare l’esperienza spirituale personale con Dio, fare un’esperienza di Dio, impegnandoci nel mondo.

 

D. – C’è qualcosa che lei ha potuto osservare, vedere, che l’ha stupita particolarmente quest’anno?

 

R. – Stiamo vivendo una situazione che ci mostra come le chiese sono ogni giorno più vuote e questo è molto doloroso per noi. Ma quest’anno, le celebrazioni erano piene di gente: molta gente che è arrivata ha pregato e ha partecipato davvero ai riti. Mentre si ha la sensazione che la società si sta allontanando da Dio, d’altra parte cerca Dio e cerca un qualcosa di spirituale nella vita. Quest’anno è arrivata tanta gente che si era allontanata un po’ da Dio. Questo mi colpisce perché vedo che c’è tanta gente in fondo che cerca un’esperienza spirituale.

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PARTE DOMANI SU RAI DUE LO SPOT DI “30 ORE PER LA VITA”,

UN PROGETTO DEI SALESIANI DEL VIS

PER RIDARE SPERANZA AI BAMBINI IN DIFFICOLTA’

- Interviste con Rita Salci e Antonio Raimondi -

 

“Fai il grande, salva un bambino”. E’ lo spot di “30 Ore per la Vita”, in onda su Rai 2 dal 4 all’8 settembre. Interamente dedicata all’infanzia negata, l’iniziativa benefica punta quest’anno a sostenere 24 progetti del VIS, il Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, per sostenere i bambini in difficoltà in tutto il mondo. La raccolta fondi si protrarrà fino al 31 dicembre 2006. Antonella Villani ha intervistato Rita Salci, presidente di “30 ore per la Vita”:

 

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R. – Sono oltre un miliardo i bambini che non dispongono di nessuno dei beni necessari per sopravvivere e per crescere e svilupparsi normalmente. Quindi è chiaro che questo significa studiare, in vari Paesi, quelle che sono le carenze principali. Qui in Italia, abbiamo in qualche modo puntualizzato la situazione con la chiusura degli istituti per minori che avverrà il 31 dicembre 2006. In questo caso, l’affido deve diventare la risposta per le migliaia di bambini che aspettano una famiglia così come dei centri di accoglienza che possano permettere, intanto la prima accoglienza, e poi per creare le condizioni di un futuro affido.

 

D. – Di qui l’appoggio per nuovi 11 centri distribuiti sul territorio nazionale …

 

R. – Ci sono 11 progetti che coprono un po’ tutto il territorio nazionale: dalla Lombardia al Piemonte, la Sicilia, la Toscana, la Puglia, la Liguria, la Campania, il Lazio, la Sardegna, il Friuli e speriamo che possano diventare dei progetti modello.

 

D. – Quest’anno, al contrario delle scorse edizioni, viene dato grande spazio ai progetti anche esteri …

 

R. – E’ una particolarità di questa edizione 2006 di “30 ore per la Vita”. D’altron-de, la tematica dell’infanzia abbandonata, significa i bambini in stato d’abbandono a cui è stata negata la parte più bella della vita; credo che in tanti Paesi del mondo, purtroppo, è un’emergenza che non si può ignorare. Quindi i progetti rivolti all’estero addirittura sono due di più di quelli che ci auguriamo di realizzare in Italia. I salesiani potranno accogliere e sostenere i bambini di strada, i bambini orfani della guerra, i bambini abusati, i bambini sfruttati.

 

La raccolta fondi sarà destinata ai progetti proposti dalle case salesiane raccolti sotto un unico programma dal nome “Progetto di accoglienza, affido e sostegno a favore di minori”; adolescenti in condizioni di abbandono e disagio, lavoro minorile, abusi, bimbi soldato e bimbi immigrati sembrano problemi che riguardano soprattutto l’estero ma se si guarda la situazione in Italia si scopre che non è così, come sottolinea Antonio Raimondi, presidente del VIS:

 

R. – Il divario tra ricchi e poveri sta aumentando e questo aumento non è soltanto fra il cosiddetto nord e sud del mondo, ma anche nel nord del mondo la forbice aumenta fra chi ha di più e chi ha purtroppo sempre meno possibilità. Ritornando in Italia, noi abbiamo sacche di disagio, pensiamo ai bambini lavoratori, pensiamo ai ragazzi che vengono assoldati dalla criminalità organizzata.

 

D. – Per l’Italia avete previsto 11 progetti in altrettante città italiane. Qual è il filo comune?

 

R. – Ridargli la speranza; già per un adulto che ha sbagliato bisogna cercare comunque di recuperarlo alla vita sociale ed economica in generale, figuriamoci quando parliamo di minorenni.

 

D. – Per quanto riguarda l’estero, lì i progetti sono molto vari?

 

R. – In questo caso si cerca di ridare speranza. Bisogna essere attenti perché bisogna sempre cercare di rispettare le autorità locali, bisogna rispettare le usanze, le tradizioni. Però dobbiamo sempre capire che i diritti umani, in particolare i diritti dei bambini adolescenti, sono uguali in tutto il mondo.

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SI SVOLGE OGGI A VITERBO LA TRADIZIONALE FESTA DI SANTA ROSA

- Interviste con mons. Lorenzo Chiarinelli e Raffaele Ascenzi -

 

Oggi, 3 settembre, si celebra a Viterbo, nel Lazio, la Festa di Santa Rosa. Vissuta nel XIII secolo, durante l’impero di Federico II, questa giovane Santa si prodigò per portare la pace tra i guelfi e i ghibellini che lottavano per il controllo di Viterbo e condusse una vita di penitenza e carità verso i poveri e i malati, seguendo gli insegnamenti francescani. Ce ne parla Isabella Piro.

 

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(musica)

        

Lottò contro la guerra tra guelfi e ghibellini scatenata a Viterbo da Federico II, lottò contro la malformazione fisica, ossia la mancanza assoluta dello sterno, che le minava il corpo ogni giorno, lottò contro la povertà della sua città. Una vita non facile, quella di Santa Rosa, morta a soli 18 anni, nel 1251. Una vita breve, ma segnata dal miracolo: nel 1252, il suo corpo venne riesumato ed apparve intatto, con la ghirlanda di rose che le copriva la fronte ancora fresca. E a distanza di 7 secoli, la forza del suo insegnamento è ancora attuale, come spiega il vescovo di Viterbo, mons. Lorenzo Chiarinelli:

 

R. – Rosa ha il carisma della fedeltà al Vangelo; il Vangelo è un messaggio che ci parla della paternità di Dio e della fraternità umana in Cristo. Questo dato una fanciulla lo ha incarnato nella sua vita e lo ha proclamato e la testimonianza di una fanciulla credo che sia di un profumo e di una suggestione che non ha tempo. In Rosa vedo il coraggio per vivere e cioè, di fronte ad una città dilaniata, una fanciulla inerme che ha fatto la sua parte. Questo è il coraggio: l’avere assunto la responsabilità del vivere e del dare risposta, credo che sia un esempio ricchissimo, anche per l’oggi.

 

Per ricordare la traslazione del corpo della Santa dalla Chiesa di Santa Maria del Poggio al Santuario a lei dedicato, avvenuta il 4 settembre del 1258, ogni anno a Viterbo viene trasportata la Macchina di Santa Rosa. Alta 28 metri e pesante 52 quintali, questa struttura viene trascinata da 100 facchini divisi in ciuffi, spallette e stanghette in base all’altezza. Il progetto della Macchina di Santa Rosa viene rinnovato ogni 5 anni, attraverso un concorso comunale. Fino al 2007, toccherà ad “Ali di Luce”, struttura semovente illuminata da 3000 lampade e 650 candele, ideata da Raffaele Ascenzi, architetto e facchino da 19 anni:

 

R. – Mi sono ispirato principalmente alla città perché è un progetto che comunque deve rispecchiare l’architettura cittadina, per cui ci sono vari elementi che si riferiscono proprio a Viterbo, come il progetto del Palazzo papale che è posto sui tre ordini di ali che si apriranno. Oppure, alla base ci sono dei leoni che fanno parte dello stemma della città.

 

“Per Santa Rosa, avanti!”: questo il grido con cui il capofacchino dà il via al trasporto della Macchina. Il percorso, di circa 1 km, si snoda lungo la città che spegne tutte le sue luci per far risplendere al meglio la struttura. Cinque le soste previste e in ognuna di esse i facchini si danno il cambio, ripetendo il loro motto:

 

R. – Tutti per uno e uno per tutti! E poi: “Evviva Santa Rosa!”.

 

(musica)

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SI CHIUDE OGGI A FIRENZE LA RASSEGNA INTERNAZIONALE

DEDICATA AL CANTO GREGORIANO

- Interviste con mons. Paolo Rosati e Federico Bardazzi -

 

Tre giorni dedicati al canto gregoriano, quale connubio esemplare di musica e preghiera: si chiude oggi a Firenze la quarta edizione di Incontri Internazionali – “In Canto Gregoriano”, la manifestazione ideata e proposta dalla Prepositura del Duomo della città. Il servizio di Francesca Fialdini:

 

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La Basilica della Santissima Annunziata, quella di San Lorenzo, di San Miniato al Monte, e poi la Cattedrale di Santa Maria del Fiore: sono queste le cornici storiche artistiche in cui risuonano le voci più prestigiose a livello internazionale del canto gregoriano. Un felice ritorno per una rassegna che esalta una tra le espressioni più alte della spiritualità cristiana e proprio per questo fra le meno accessibili. In merito, mons. Paolo Rosati, preposito del Duomo di Firenze:

 

R. – Pur essendo un canto che ha una sua caratteristica aristocratica nel senso che non è più conosciuta la lingua e anche la forma musicale è un po’ lontana da quelle che sono le espressioni moderne. Tuttavia ha un suo fascino, un fascino spirituale e anche se non tutti comprendono la lingua, però con un sussidio adeguato, non c’è dubbio che si sperimenta che anche l’uomo moderno, in qualche modo, gusta il fascino di questa preghiera cantata che ha le sue radici nell’antichità cristiana.

 

Ma per scoprire quali particolarità e quali intenzioni muovono a questa quarta edizione, sentiamo il direttore artistico, Federico Bardazzi:

 

R. – Le caratteristiche artistiche sono strettamente collegate all’esigenza di offrire l’opportunità di un messaggio cristiano che la musica può sviluppare come emozione, come riflessione dentro ogni persona che possa accostarsi a questi nostri eventi che proponiamo. Ci sono degli equivoci rispetto, per esempio, a quelli che facilmente vengono chiamati “i turisti nelle città d’arte”. Queste persone vedono affreschi che parlano della vita di Cristo, che parlano di contenuti teologici, spirituali. Ecco, il canto gregoriano dovrebbe inserirsi in questo tentativo di parlare a queste migliaia di persone proprio di quello che siamo noi. Il suono del canto gregoriano è un suono in simbiosi tra testo e musica ed è in simbiosi anche con lo spazio come può essere la Basilica di San Lorenzo a Firenze che è anche riverberazione nello spirito interiore di ogni persona che ascolta.

 

(musica)

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IL FESTIVAL DEL CINEMA DI VENEZIA RICORDA IL PADRE GESUITA

NAZARENO TADDEI, CRITICO CINEMATOGRAFICO E STUDIOSO DEI MASS MEDIA,

SCOMPARSO NEL GIUGNO SCORSO

- Intervista con mons. Dario Viganò -

 

A metà del suo percorso, mentre si susseguono proiezioni, incontri e dibattiti, la Mostra del Cinema di Venezia ha voluto questa mattina ricordare, con un apposito Convegno, la figura e l’opera del gesuita padre Nazareno Taddei, scomparso nel giugno scorso: critico cinematografico, studioso e teorico delle comunicazioni di massa, per primo portò la celebrazione della Santa Messa in televisione. Il servizio è di Luca Pellegrini.

 

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“Tutto è provvidenziale”, amava ripetere nei suoi ultimi anni. E padre Nazareno Taddei l’aveva sperimentata spesso, la Provvidenza, anche nei momenti di maggior sconforto, come quelli vissuti all’indomani di dolorose incomprensioni, dovute alla sua sincera amicizia per Fellini ed al suo apprezzamento per “La dolce vita”. Si era nel 1960, il contesto ecclesiale, culturale e mediatico d’allora era certamente diverso da quello in cui oggi si trovano ad operare tanti sacerdoti e religiosi, che portano con entusiasmo e generosità il Vangelo di Cristo nelle attuali culture, anche quelle più difficili e lontane. Si nota, dunque, la poltrona vuota lasciata quest’anno da padre Taddei alla Mostra del Cinema di Venezia, che giustamente lo ha voluto ricordare questa mattina. E’ stato descritto, nei diversi interventi, proprio come uno studioso, ed a suo modo un missionario, che, in anticipo sui tempi, aveva voluto fondare il Centro internazionale dello spettacolo e della comunicazione sociale, insieme alla rivista di educazione audiovisiva Edav e allo Schedario cinematografico, una fonte preziosa per la ricerca.

 

Ma padre Taddei non soltanto studiava e scriveva: operava, diciamo così, anche sul campo della cinematografia, intessendo rapporti di amicizia e professionali con tanti registi, tra i quali vanno menzionati oltre che Fellini, Blasetti e Pasolini. Aveva, inoltre, intuito l’enorme potere comunicativo di Internet, dopo aver sfruttato la televisione con le sue Messe trasmesse sul piccolo schermo. Insomma, una figura importante che l’Ente dello Spettacolo, nel novembre dello scorso anno, aveva insignito di uno speciale riconoscimento. E proprio il Presidente dell’Ente, mons. Dario E. Viganò, che ha partecipato al convegno veneziano insieme ad altri stimati critici e ricercatori, ha delineato ai nostri microfoni l’importanza della figura e della presenza di padre Taddei nel mondo del cinema:

 

“Padre Taddei è una figura storica molto importante all’interno della critica cinematografica; importante è soprattutto ricordare il secondo convegno del Festival del cinema del 1966, quando padre Taddei presentò di fatto il suo metodo e da lì in poi, con il bagaglio precedente e soprattutto con l’entusiasmo che aveva, ha costituito un punto di riferimento per generazioni e generazioni di critici nel mondo del cinema”.

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CHIESA E SOCIETA’

3 settembre 2006

 

IN OCEANIA, UCCISO UN MISSIONARIO CATTOLICO: FRATEL AUGUSTINE TAIWA

È STATO COLPITO A MORTE CON UNA LANCIA D’ACCIAO MENTRE ERA ALLA GUIDA

DI UN FURGONE. IGNOTE LE CAUSE DELL’AGGRESSIONE

 

PORT MORESBY. = Stava guidando un furgone quando è stato raggiunto da una lancia d’acciaio che lo ha colpito a morte. È spirato così fratel Augustine Taiwa, appartenente ai Fratelli di San Giovanni di Dio, detti anche ‘Fatebenefratelli’, con sede ad Aitape e Wewak, in Oceania. L’aggressione, di cui si ignorano le cause, è avvenuta il 28 agosto scorso, nei pressi di Port Moresby, capitale della Papua Nuova Guinea. Come riportato dall’agenzia Fides, il missionario, 40 anni, originario della Nuova Britannia Orientale, è stato colpito vicino all’Istituto Xavier di Bomana, dove negli ultimi tre anni aveva ricoperto l’incarico di Coordinatore dei corsi pastorali. In stretto contatto con la popolazione locale, fratel Augustine non temeva affatto di essere ucciso. Secondo alcune fonti, l’aggressore ha lanciato l’arma contro il veicolo ed ha colpito il missionario alla testa. Soccorso immediatamente, il missionario è stato trasportato d’urgenza all’ospedale di Port Moresby, dove è stato dichiarato morto. La cattura del responsabile del delitto,  già noto alla polizia locale, e di altri due complici, sarebbe imminente. L’assistente della vittima, Suor Mariah Koae, ha detto che l’aggressione ha scioccato le istituzioni, che hanno condannato l’accaduto. (I.P.)

 

 

SENZA SOSTA IL FENOMENO IMMIGRAZIONE IN ITALIA E SPAGNA: STRAGE NEL CANALE DI SICILIA, 8 MORTI DURANTE UNA TRAVERSATA. NELLA PENISOLA IBERICA

SBARCO RECORD DI 800 EXTRACOMUNITARI SULLE COSTE DELLE ISOLE CANARIE


PORTOPALO DI CAPO PASSERO. = Otto immigrati sono morti nei giorni scorsi, durante una traversata nel Canale di Sicilia, e i loro corpi sono stati gettati in mare dai compagni di viaggio. È questo il racconto che 19 extracomunitari provenienti dalla Libia, dopo 12 giorni trascorsi in mare senza cibo né acqua, hanno fatto ieri agli uomini della guardia costiera di Portopalo di Capo Passero, nei pressi di Siracusa, in Sicilia, appena giunti in terra ferma. I clandestini sono stati soccorsi a circa 60 miglia a sud-est delle coste siracusane. Uno di loro, con principi di ustioni di secondo grado, è morto nella notte nell’ospedale di Noto, dove sono stati ricoverati altri suoi tre compagni di viaggio. Nelle ultime ore, tre cadaveri sono stati recuperati in mare a circa 5 miglia da Lampedusa, grazie all’intervento della Capitaneria di Porto. Secondo gli investigatori, due dei corpi ritrovati  potrebbero appartenere ai clandestini morti nel naufragio avvenuto nel Canale di Sicilia lo scorso 18 agosto, in cui persero la vita dieci extracomunitari e 40 risultarono i dispersi. E gli sbarchi continuano anche nella Penisola Iberica: oltre 800 clandestini sono arrivati ieri sulle coste delle isole Canarie, dove nel solo mese di agosto sono giunti 5 mila immigrati subsahariani. Un’ondata definita    “inarrestabile” dal ministro dell’Interno spagnolo Alfredo Perez Rubalcaba, mentre proprio nei giorni scorsi il vicepremier, Maria Teresa Fernandez de la Vega, ha chiesto aiuto all’Unione Europea, recandosi in missione a Bruxelles e ad Helsinki, capitale della Finlandia, attualmente alla presidenza dell’UE. Il Commissario europeo per la Giustizia, libertà e sicurezza, Franco Frattini, ha annunciato ieri che rivolgerà un appello ai Paesi dell’UE perché dimostrino “tanta solidarietà con la Spagna così come hanno fatto con in Libano”. Nel mese di settembre, inoltre, è previsto a Madrid un vertice dei ministri dell’Interno europei. (A.Gr.)

 

 

“LA DEMOCRAZIA HA BISOGNO DELLE RELIGIONI”: COSÌ IERI IL PATRIARCA

DI VENEZIA, CARDINALE ANGELO SCOLA, INTERVENUTO AL MEETING AMBROSETTI

IN CORSO A CERNOBBIO, NEL NORD ITALIA. RIBADITE ANCHE

LA CENTRALITÀ DELL’UOMO NELL’ECONOMIA E L’IDENTITA’ CRISTIANA DELL’EUROPA

- A cura di Isabella Piro -

 

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CERNOBBIO. = Le religioni sono la forza della democrazia. Questo, in sintesi, il messaggio lanciato dal cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia, intervenuto ieri al meeting Ambrosetti in corso a Cernobbio, in provincia di Como, nel nord Italia. “Ad una sana democrazia –ha sottolineato il porporato– non basta una religione civile, né è di alcuna utilità una religione ridotta nel privato. Ciò di cui vive è un riconoscimento pieno delle fedi personali e della loro appartenenza comunitaria”. La democrazia, ha aggiunto il Patriarca di Venezia, “ha bisogno delle religioni, che siano anche soggetto pubblico per offrire a tutti, senza privilegi, proposte di vita valide sia sul piano personale che sul piano sociale”. In questo contesto, il cardinale Scola ha quindi ribadito che “uno Stato laico autentico non è in conflitto con le religioni, ma si pone di fronte ad esse in un confronto dialogico e di riconoscimento”, perché “nessun governo può produrre cittadini morali, ma, al contrario, sono i cittadini morali, spesso ispirati dalle religioni, a favorire la democrazia”. Il Patriarca di Venezia si è poi soffermato sulla mescolanza di civiltà e culture in corso nella società moderna: questo “meticciato”, ha detto, esige, da una parte, che le religioni creino il terreno di un interscambio diretto fra loro, “uno spazio di dialogo in cui possano giocare un ruolo nel discorso pubblico sui valori di civiltà”.  Dall’altra parte, però, c’è l’esigenza che il potere politico, nei confronti delle religioni, passi da un atteggiamento di tolleranza passiva ad “un’apertura attiva” che non limiti l’importanza pubblica della religione alla sfera del Concordato. Per la crescita della società italiana, occorre quindi una nuova laicità, in cui lo Stato sappia riconoscere “il peso del rapporto della verità con la libertà”, in particolare con la libertà di coscienza, e sappia regolare positivamente gli aspetti conflittuali del pluralismo civile. Infine, in una successiva conferenza stampa, il cardinale Scola ha analizzato il rapporto tra uomo ed economia: “Senza capitale umano –ha detto– non c’è economia che tenga. Nel concetto stesso di lavoro è implicito il senso del vivere”. E il legame con il tema della persona rimanda anche al concetto dell’identità cristiana dell’Europa, quell’Europa che “non sarebbe nata così com’è se non avesse introiettato il concetto di persona”. Per questo, ha concluso il cardinale Scola, “il cristianesimo non è morto, ma è fortemente presente ed è una risorsa per il futuro. Perché senza il mistero della Trinità, il concetto di ‘persona’ non sarebbe mai passato in Europa”.

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PER AIUTARE I BAMBINI LIBANESI, OCCORRONO 5 MILIONI DI DOLLARI:

È L’APPELLO LANCIATO IERI DALL’ORGANIZZAZIONE ‘SAVE THE CHILDREN’.

IL PERICOLO PIÙ GRAVE È RAPPRESENTATO

DAGLI ORDIGNI INESPLOSI, SPESSO SCAMBIATI PER GIOCATTOLI

 

ROMA. = La tregua in Libano non ha posto fine alle sofferenze dei bambini libanesi. Per aiutarli, occorrono 5 milioni di dollari. L’allarme arriva da ‘Save the Children’, l’organizzazione internazionale per le difesa e la promozione dei diritti dei minori. Il pericolo più grave per i piccoli del Libano, si legge in un comunicato diffuso ieri, è rappresentato dagli ordigni inesplosi, in particolare le bombe a grappolo, spesso colorate e scambiate per giocattoli. In due settimane, dall’inizio del cessate il fuoco, già tre bambini sono morti a causa di questa trappola esplosiva. Inoltre, ribadisce ‘Save the Children’, molti dei minori che vivono come sfollati nei campi di accoglienza, mostrano chiari sintomi di stress e disagio psicologico. A tutto questo, si aggiunge la distruzione dell’ambiente a loro familiare, come le case e le scuole. Secondo le autorità libanesi, infatti, durante il conflitto sono stati colpiti oltre 50 istituti scolastici e più di 300, soprattutto nel sud del Paese, sono inagibili, rendendo impossibile, almeno fino ad ottobre, la normale ripresa delle lezioni. Per questo,Save the Children’ sta allestendo 80 aree sicure dove circa 5mila bambini potranno impegnarsi in attività ricreative ed educative, con il supporto psicologico e sociale di molti esperti. (I.P.)

 

 

STA BENE, MA È ANCORA NELLE MANI DEI RAPITORI, PADRE SAAD SIROP HANNA,

IL SACERDOTE SEQUESTRATO IN IRAQ IL 15 AGOSTO. NEI GIORNI SCORSI,

IL RELIGIOSO HA CONTATTATO TELEFONICAMENTE

IL PATRIARCA DI BABILONIA DEI CALDEI, SUA BEATITUDINE EMMANUEL DELLY III

 

BAGHDAD. = “Sono padre Sirop, sto bene in salute e sono nelle mani degli uomini che mi hanno rapito”: questo il breve colloquio telefonico che si è svolto una settimana fa tra padre Saad Sirop Hanna, il sacerdote cattolico della Chiesa caldea rapito il 15 agosto a Baghdad, in Iraq, e il Patriarca di Babilonia dei Caldei, Emmanuel Delly III. Lo ha detto ieri all’agenzia MISNA lo stesso Patriarca, precisando che non ci sono dubbi sul fatto che fosse padre Sirop a parlare al telefono, poiché ha accennato al tema della sua tesi di laurea. Al termine della telefonata, ha detto il Patriarca, i rapitori avevano assicurato che l’ostaggio sarebbe stato rilasciato immediatamente, ma da allora non si hanno più sue notizie. Secondo un deputato iracheno, il sacerdote si troverebbe ora nelle mani di altri sequestratori. Inoltre, alcune indiscrezioni raccolte in ambienti religiosi e non ancora confermate, sostengono che, nel corso degli ultimi contatti, i rapitori avrebbero avanzato “richieste politiche” non meglio definite. Negli ambienti cristiani di Baghdad, la preoccupazione per la sorte di padre Hanna continua a crescere, poiché nessuno degli altri religiosi sequestrati finora in Iraq è rimasto in ostaggio per più di 24 ore. Lo scorso 19 agosto, anche Benedetto XVI ha chiesto la liberazione del sacerdote. In un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, e indirizzato a Sua Beatitudine Emmanuel Delly III, il Papa ha rivolto “un accorato appello ai rapitori affinché il giovane sacerdote possa essere rilasciato immediatamente” e possa così “tornare a servire Dio, la comunità cristiana e i suoi concittadini”. Il Pontefice, si legge nel telegramma, esprime inoltre la sua “vicinanza spirituale” alla Chiesa e al popolo iracheno, così duramente provato e rivolge un pensiero a “tutte le vittime dei rapimenti” in Iraq, pregando affinché questo “terribile flagello” possa avere fine. (I.P.)

 

 

IN UN DOCUMENTO FIRMATO DAI LEADER RELIGIOSI DELLA CHIESA DI GERUSALEMME L’INVITO A RIFIUTARE LE DOTTRINE DEL SIONISMO MODERNO CRISTIANO

 

GERUSALEMME. = Una dichiarazione sul sionismo moderno cristiano, una corrente che si è andata affermando fra le confessioni cristiane degli Stati Uniti, è stata firmata lo scorso 22 agosto dal patriarca latino di Gerusalemme Michel Sabbah, insieme ai leader di altre Chiese cristiane locali. Nel documento, riferisce l’agenzia ZENIT, si rifiutano categoricamente le dottrine del sionismo cristiano come falsi insegnamenti che corrompono il messaggio biblico di amore e giustizia. “Il sionismo cristiano – si legge nel testo – è un moderno movimento teologico e politico che adotta le più estreme posizioni ideologiche del sionismo, a scapito della giusta pace fra palestinesi e Israele … il programma sionista ha una visione del mondo per cui il Vangelo è identificato con l’ideologia dell’impero, il colonialismo e il militarismo. Nella sua forma estrema, pone enfasi negli avvenimenti apocalittici che conducono alla fine della storia più che a vivere l’amore di Cristo e la giustizia oggi”. I firmatari della dichiarazione lanciano infine un appello a tutti “a liberarsi delle ideologie del militarismo e dell’occupazione”. (T.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

3 settembre 2006

 

- A cura di Andrea Cocco -

 

E’ proseguita questa mattina la visita del segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan in Iran. In programma l’incontro con il presidente della Repubblica islamica Ahmadinejad, che ha ribadito il proprio rifiuto a sospendere il programma di arricchimento dell’uranio. Il servizio di Andrea Cocco.

 

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La questione nucleare da un lato, il sostegno di Teheran a Hezbollah in Libano dall’altro. Questi gli obiettivi della missione di Annan in Iran. Sul programma per l’arricchimento dell’uranio impoverito portato avanti dalla Repubblica islamica nonostante l’ultimatum dell’ONU, si è tornato a discutere oggi dopo che Annan aveva ribadito ieri di voler seguire la linea morbida richiamando la comunità internazionale alla pazienza. “Il presidente iraniano mi ha assicurato di voler negoziare per trovare una soluzione alla crisi” ha detto Annan appena uscito dal colloquio di stamane con Ahmadinejad. Ma puntuale è giunto anche il rifiuto del governo iraniano a sospendere l’attività di arricchimento dell’uranio. Sul nucleare la prossima settimana il negoziatore iraniano dovrà incontrare il capo della diplomazia europea Javier Solana. Ma il compito più difficile sarà convincere Washington che ha ribadito ieri per voce del suo ambasciatore all’ONU, Jhon Bolton di voler applicare sanzioni contro Teheran anche senza una risoluzione del Consiglio di Sicurezza. Sul Libano, il presidente iraniano ha invece confermato pieno sostegno all’attuazione della risoluzione 1701 che ha sancito la tregua tra Hezbollah e Israele. “In Libano” ha detto Annan “l’Iran può svolgere un grande ruolo per la pace”. Quanto a Hezbollah, il commento iraniano è giunto dal portavoce del ministro degli esteri di Teheran, che ha definito “illogica” l’idea di disarmare il gruppo armato.

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E’ stato annunciato questa mattina l’arresto del numero due di Al Qaeda in Iraq, Hamad Jama al-Saedi. Le autorità irachene, che hanno fermato l’uomo alcuni giorni fa, assicurano si tratta di uno dei vice di Al Zarquawi, ucciso a giugno da militari statunitensi. L’uomo è ritenuto responsabile di alcuni degli attentati più sanguinosi compiuti nell’ultimo anno. Sul terreno sono proseguite le violenze, con l’uccisione di due militari statunitensi a Baghdad e l’assassinio nella città meridionale di Amara di un rappresentante dell’ayatollah al-Sistani, la massima autorità religiosa per gli sciiti in Iraq.

 

Il contingente della NATO in Afghanistan prosegue l’offensiva militare iniziata ieri nel sud del Paese con l’obiettivo di prendere il controllo del distretto di Panjwayi, considerato un bastione della guerriglia talebana. Si tratta della più imponente operazione da quando la NATO ha preso il comando strategico per l’Afghanistan meridionale. “20 combattenti talebani sono stati uccisi dall’inizio delle operazioni”, ha dichiarato il comandante Luke Knittinh, portavoce della forza multinazionale. Ma vittime si registrano anche nelle file della NATO. 14 militari britannici sono morti ieri sera per l’impatto al suolo di un aereo di ricognizione precipitato, si pensa, a causa di un guasto. Per il governo di Londra, che ha già aperto un’inchiesta per far luce sull’accaduto, si tratta della più grave perdita militare dall’inizio delle operazioni in Afghanistan.

 

Continuano a essere considerate un segreto di Stato le condizioni cliniche di Fidel Castro, il leader cubano ricoverato dallo scorso luglio. Venerdì la televisione cubana ha trasmesso le immagini di un Castro sorridente che accoglie il presidente venezuelano Hugo Chavez. Il servizio di Luis Badilla.

 

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Chávez è stato ricevuto all'aeroporto da Raul Castro che, da un mese, ha in mano il potere delegatogli dal fratello dopo l’operazione. Come nel primo video-tape diffuso il 14 agosto scorso, giorno della prima visita di Hugo Chávez, si vede il leader cubano, prima disteso sul letto della clinica e poi seduto mentre scrive, sotto gli occhi attenti del collega venezuelano. Castro è apparso un più scavato nel volto ma abbastanza vigoroso. "Fidel si sta riprendendo bene", ha annunciato il leader venezuelano a migliaia di sostenitori, durante un comizio a Caracas con cui ha dato ufficialmente inizio, venerdì pomeriggio, alla campagna elettorale per le presidenziali del 3 dicembre prossimo. "Questa mattina", ha riferito Chavez alla folla, "abbiamo parlato per un paio d'ore. Insieme a Raul Castro abbiamo analizzato la situazione internazionale”. Il governante venezuelano si riferiva in particolare al Vertice dei Paesi non-allineati che si terrà a Cuba dall’11 al 16 settembre. Tra i due governanti esiste un ampio consenso in favore di un “rafforzamento significativo” del movimento e, in questo senso, desiderano che il summit serva anche per “accrescere il suo senso dell’identità e di appartenenza”. Il vice Ministro degli Affari esteri cubano, Abelardo Moreno, ha confermato pochi giorni fa che l’elaborazione del documento finale si trova ormai nella sua fase finale e che ribadirà i principi cardini del Movimento. La dichiarazione conclusiva avrà alcuni capitoli specifici riguardati 3 aree di cooperazione multilaterale: sanità, alfabetizzazione, e risparmio energetico. Al summit del Movimento, formato attualmente da 116 Paesi, saranno presenti almeno 50 Capi di Stato o di Governo, oltre 3mila delegati ministeriali, centinai di esperti e 2mila giornalisti. Il Movimento dei non-allineati, che dal 16 settembre sarà preseduto da Cuba, è nato nel lontano 1961, e allora aveva lo scopo di raggruppare le nazioni che si schieravano, almeno apertamente, né con la NATO né col Patto di Varsavia.

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Si è risolta con un decreto di grazia e la scarcerazione, il giallo del diplomatico sloveno arrestato in Darfur dalle autorità sudanesi. Tomo Kriznar, l’inviato speciale del presidente sloveno in Darfur, era stato condannato a due anni di carcere con l’accusa di spionaggio e ingresso illegale nel Paese. A pesare su di lui erano stati soprattutto una serie di articoli, in cui Kriznar criticava il comportamento dell’esercito governativo in Darfur accusandolo di aver usato la propria aviazione per bombardare villaggi e città. Il presidente sloveno è da tempo impegnato con iniziative di mediazione e umanitarie per tentare di trovare una soluzione al conflitto in Darfur.  Eppure, sul piano diplomatico la difficile situazione per la pace in Darfur non accenna a sbloccarsi. Ieri la Lega Araba ha definito precipitosa la decisione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU di inviare un contingente di caschi blu nella regione. Approvata lo scorso giovedì, la risoluzione 1706 prevede l’invio di un contingente di pace formato da 17.300 soldati, ma, per diventare operativa, deve essere approvata dal governo sudanese che continua a respingerla.

 

In Somalia, le Corti islamiche chiedono al governo di transizione un riconoscimento formale e la divisione del potere. “Le vittorie ottenute sul terreno danno alle Corti islamiche tutto il diritto di formare un governo di sua scelta” ha dichiarato ieri, all’apertura dei colloqui di pace che si svolgono in Sudan, il portavoce del movimento che controlla Mogadiscio e parte del territorio somalo. “Ma dal momento che abbiamo buone intenzioni riconosciamo la legittimità del governo di transizione”. Segni di apertura giungono anche da parte dell’esecutivo, con il desiderio espresso dal capo della delegazione governativa a una “pace duratura” e in grado di “unire tutti i somali”. Secondo molti osservatori i colloqui di Karthoum, iniziati a giugno sotto l’egida della Lega Araba, costituiscono un passo importante verso la pacificazione del Paese, dove dal 1991 a oggi la guerra civile ha provocato tra i 300 mila e i 500 mila morti.

 

Almeno otto militari turchi sono stati uccisi in una serie di operazioni messe a segno dai guerriglieri del disciolto PKK, il partito dei lavoratori curdi. Il bilancio delle ultime 24 ore è salito dopo il decesso di uno dei soldati feriti per l’esplosione sabato di una mina piazzata dai ribelli nei pressi di Dicle, cittadina dell’Anatolia meridionale. Quest’anno l’intensificarsi delle tensioni nella Turchia Orientale ha già provocato la morte di almeno 98 militanti del PKK e di 74 militari.

 

Si è conclusa con successo la missione spaziale europea Smart-1, una sonda che come previsto si è schiantata sulla Luna alle 7.42 di questa mattina. Smart-1 era stata lanciata il 27 settembre 2003 e aveva raggiunto l'orbita lunare nel novembre 2004. L’impatto di questa mattina conclude una missione scientifica di 16 mesi che ha sperimentato tecnologie avanzatissime destinate ad avere un ruolo importante nelle future missioni spaziali.

 

 

 

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