RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 304 - Testo
della trasmissione di martedì 31 ottobre
2006
IL
PAPA E
OGGI IN PRIMO PIANO:
Vertice Cina-Africa
oggi a Pechino. Con noi, Francesco Sisci, Angelo
Turco e Luigi Bonanate
Ieri
a Roma, una Conferenza sulla figura del cardinale Newman:
ce ne parla mons. Philip Boyce
CHIESA E SOCIETA’:
Dal
13 al 16 novembre, a Baltimora, Assemblea dei vescovi degli Stati Uniti
Anche oggi nuovi attentati e morti in Iraq
Il patriarca latino di Gerusalemme Michel Sabbah denuncia
l’indifferenza internazionale di fronte alla minoranza cristiana in Medio Oriente
31 ottobre 2006
OGGI
IL PAPA HA NOMINATO NUOVO PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE
PER IL
CLERO IL CARDINALE BRASILIANO CLÁUDIO HUMMES E NUOVO ARCIPRETE
DELLA
BASILICA DI SAN PIETRO L’ARCIVESCOVO ANGELO COMASTRI:
SUCCEDONO
AI CARDINALI CASTRILLÓN HOYOS E FRANCESCO MARCHISANO
Oggi il Papa ha nominato nuovo prefetto della
Congregazione per il Clero il cardinale brasiliano Cláudio Hummes,
finora arcivescovo di San Paolo: succede al cardinale colombiano Darío Castrillón Hoyos che lascia per raggiunti limiti di età. E sempre oggi
Benedetto XVI ha nominato nuovo arciprete della Basilica di San Pietro
l’arcivescovo Angelo Comastri, vicario generale per lo Stato della Città del
Vaticano e presidente della Fabbrica di San Pietro, finora coadiutore della medesima
Basilica di San Pietro. Succede al cardinale 77enne Francesco Marchisano.
Il cardinale Hummes, 72 anni,
sacerdote francescano a 24 anni, consacrato vescovo nel 1975, è stato nominato
nel 1998 arcivescovo di San Paolo: attivo nel campo del dialogo ecumenico e
nella promozione del laicato ha sostenuto in particolare gli operai e i sindacati,
partecipando a scioperi quale vescovo responsabile della pastorale operaia in
Brasile. E’ stato uno degli artefici dell’Incontro mondiale delle famiglie con
il Papa tenutosi a Rio de Janeiro nel 1997. Creato cardinale da Giovanni Paolo
II nel
Il nuovo arciprete della Basilica di San Pietro, mons.
Angelo Comastri ha 63 anni: ordinato sacerdote a 24 anni, dal 1996 al 2005 è
stato arcivescovo prelato di Loreto, delegato pontificio per il Santuario Lauretano. E’ stato presidente
del Comitato per il Grande Giubileo
del 2000 della Conferenza Episcopale Italiana; nel
ALTRE
NOMINE
Negli Stati Uniti, il Santo Padre ha accettato la rinuncia
all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di New York presentata da mons. Robert A. Brucato per raggiunti limiti di età.
Il Papa ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Taipei (Taiwan) il rev. Thomas Chung An-zu, del clero di Tainan, cappellano dell’Università Cattolica Fu Jen, assegnandogli la sede titolare vescovile di Munaziana. Il rev. Thomas Chung An-zu, è nato a Yunlin, diocesi di Tainan, il 7
agosto 1952. È stato ordinato sacerdote il 26 dicembre 1981.
In Ecuador, il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare
di Riobamba il rev. Fausto Gaibor
García, cancelliere e parroco della Cattedrale di Guaranda, assegnandogli la sede titolare di Naraggara. Il rev. Fausto Gaibor García è nato il 24 gennaio 1952, nei pressi della città di
Guaranda. E’ stato ordinato sacerdote il 24 gennaio
1981.
DOMANI,
NELLA SOLENNITA’ DI TUTTI I SANTI, IL PAPA PRESIEDERA’
-
Intervista con mons. Angelo Comastri -
Domani, 1° novembre, alle 10.00 nella Basilica di San
Pietro, il Papa presiederà
**********
I Santi – spiega il Papa – sono coloro che hanno il
coraggio di lasciare tutto per diventare “amici di Gesù”. Sono loro che ci
fanno vedere che la fede “non è un cumulo di proibizioni”, una serie di “no” o
di tristi rinunce moralistiche. E’ invece, in positivo, una scelta piena di
gioia: si lascia qualcosa perché si è trovato di meglio. Si
vende tutto quello che si ha per comprare un tesoro d’incomparabile valore: è
“l’incontro con
“Il santo è colui
che è talmente affascinato dalla bellezza di Dio e dalla sua perfetta verità da
esserne progressivamente trasformato. Per questa bellezza e verità è pronto a
rinunciare a tutto, anche a se stesso. Gli basta l’amore di Dio, che sperimenta
nel servizio umile e disinteressato del prossimo, specialmente di quanti non
sono in grado di ricambiare” (Omelia della Messa del 23 ottobre 2005 per la canonizzazione
di cinque beati).
“Diventare santi – in realtà,
sottolinea Benedetto XVI – significa realizzare pienamente quello che già
siamo”, cioè “figli di Dio”: grazie alla sua morte e risurrezione infatti Gesù
ha compiuto “la più grande mutazione mai accaduta” permettendoci, per grazia,
di condividere la vita stessa di Dio. “Non sono più io che vivo – dice San
Paolo – ma Cristo vive in me”:
“È stata cambiata
così la mia identità essenziale, tramite il Battesimo, e io continuo ad
esistere soltanto in questo cambiamento. Il mio proprio
io mi viene tolto e viene inserito in un nuovo soggetto più grande, nel quale
il mio io c'è di nuovo, ma trasformato, purificato, ‘aperto’ mediante
l'inserimento nell'altro, nel quale acquista il suo nuovo spazio di esistenza.
Diventiamo così ‘uno in Cristo’, un unico soggetto
nuovo, e il nostro io viene liberato dal suo
isolamento. ‘Io, ma non più io’: è
questa la formula dell'esistenza cristiana fondata nel Battesimo, la formula
della risurrezione dentro al tempo, la formula della ‘novità’ cristiana
chiamata a trasformare il mondo” (Discorso al Convegno di Verona il 19 ottobre 2006).
I santi – afferma il Papa – non possono tenere per sé la
grande gioia di aver incontrato Dio ma si mettono in
movimento per trasmettere agli altri la bellezza della fede: e lo fanno con
umiltà e pace, nella misericordia e nella verità, con “quella forza mite che viene dall’unione
con Cristo”, testimoniando che “chi crede non è mai solo”.
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E proprio su queste parole del Papa ascoltiamo il commento
dell’arcive-scovo Angelo Comastri, al microfono di Giovanni Peduto:
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R. – La festa di Tutti i Santi unisce in un unico ricordo
questa sterminata famiglia che ci riempie il cuore di consolazione. Io talvolta
sento dire da alcune persone: “Mi sento solo. Mi sento sola”. Ma dico: “Pensa
che tu sei circondato dalla famiglia dei Santi, dalla comunione dei Santi,
dall’abbraccio dei Santi”. E questa presenza dei Santi nella nostra vita
dovrebbe diventare un pensiero costante, perchè i Santi in cielo non possono
stare inoperosi. Il paradiso non è un pensionato dorato. Il paradiso è il luogo
in cui si vive la massima carità. E se il comandamento dell’amore vale per noi
in terra, a maggior ragione vale per i Santi in cielo. Per questo Santa Teresa
di Lisieux poco prima di morire disse: “Io sto per entrare nel riposo … anzi, non nel riposo – si corresse - io passerò il
mio cielo a fare del bene sulla terra”. I Santi sono tanti e sono tutti protesi
verso di noi, perchè chi è unito a Dio è unito all’amore e l’amore non può
stare inoperoso. Questo è un pensiero che ci riempie il cuore di consolazione e
ci permette di affrontare le tempeste della vita, le difficoltà della vita con
un grande ottimismo, con una grande fiducia, anche partendo dalla verità della
comunione dei Santi.
D. – Eccellenza, come presentare la santità ai nostri
giorni, in altri termini come spiegare cos’è la santità?
R. – Noi dobbiamo anzitutto sfrondare la santità da un
alone di irrealtà che talvolta la circonda. I Santi sono le persone che vivono
fino in fondo l’umanità. I Santi sono le persone veramente realizzate. I Santi
sono le persone veramente di successo, perchè il successo non è la fama di un
campionato di calcio, la fama del successo di un film, la fama di un successo
nel lavoro. Il vero successo della vita è la santità e la santità è una
pienezza di umanità. Per questo Gesù chiama i Santi Beati. Le beatitudini non
sono altro che una caratteristica dei Santi. I poveri in spirito, cioè i liberi
dal denaro, dal potere, dal successo, i miti, i liberi dalla violenza; i misericordiosi, i
liberi dall’odio; i puri di cuori, i liberi dal fango, sono delle persone
felici, sono beati. Dobbiamo far capire allora quando
presentiamo la santità che l’ideale della santità è un ideale della felicità, è
un ideale della pienezza di umanità, è un ideale di piena realizzazione di se
stessi, perché i Santi sono coloro che hanno veramente realizzato i progetto di
Dio e quindi la pienezza di umanità. Io a volte mi chiedo chi è più umano di San Francesco di Assisi, chi è più uomo di lui, e chi è
più donna di Madre Teresa di Calcutta. Anche se sono esempi sublimi, sono però esempi ai quali dobbiamo guardare perchè quella è
la strada per realizzare pienamente se stessi. E mi ritrovo in una frase di Léon Bloy, un convertito pieno di
fuoco, che un giorno disse: “Esiste una sola tristezza ed è la tristezza di non
essere Santi e io vorrei che nessuno avesse questa tristezza, vorrei che tutti
fossero Santi”.
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CON UN DISCORSO SUL RUOLO DELLA
CHIESA NELLA VITA PUBBLICA,
A FAIRFIELD NEL CONNECTICUT, SI E’ CONCLUSO IERI IL VIAGGIO
DI 9 GIORNI
DEL CARDINALE MARTINO NEGLI USA
PER ILLUSTRARE IL MAGISTERO SOCIALE DELLA CHIESA
Interessarsi della promozione umana, proclamare le norme
per una nuova coesistenza nella pace e nella giustizia, lavorare con ogni
persona di buona volontà per creare relazioni e istituzioni più umane fa parte
della predicazione del Vangelo. Lo ha detto ieri il presidente del Pontificio
Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato Raffaele Martino,
all’Università di Fairfield, nel Connecticut, concludendo
un viaggio di 9 giorni
negli Stati Uniti con incontri, conferenze e liturgie che hanno
avuto come tema principale l’insegnamento sociale della Chiesa.
In sintonia con le recenti affermazioni di Benedetto XVI
che
Durante il viaggio negli USA, il presidente di Giustizia e
Pace all’Università San Tommaso di Saint Paul, nel
Minnesota, ha illustrato l’Enciclica Deus caritas est
di Benedetto XVI e a Minneapolis, nello stesso Stato nordamericano, ha presentato
il Compendio della dottrina sociale della
Chiesa. Successivamente, alla Saint Thomas
University di Miami, in Florida, il cardinale Martino ha delineato una
panoramica del Magistero sociale della Chiesa dalla Rerum Novarum di Leone XIII fino ad oggi
e in California, a San Francisco, ha tenuto una relazione all’annuale raduno “Archibishop John Quinn Colloquium” incentrato quest’anno sulla lettera pastorale
dell’episcopato statunitense dal titolo: “Giustizia economica per tutti”, con
particolare riguardo agli Obiettivi del Millennio per lo Sviluppo.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina un
articolo dal titolo “Il mondo ignora il grido di chi ha fame”: secondo il
Rapporto 2006 della FAO non è diminuito nell’ultimo decennio lo spaventoso numero
di 854 milioni di persone sottonutrite.
Servizio vaticano - Una pagina
dedicata alla Solennità di Tutti i Santi e alla commemorazione dei Defunti.
Servizio estero - Ambiente:
insufficiente impegno internazionale per ridurre l’“effetto serra”. Blair chiede all’Unione Europea un drastico impegno verso
un’economia “a basso consumo”. Preoccupanti studi pubblicati dalle Nazioni
Unite e dal Governo britannico sulle conseguenze delle emissioni di gas nocivi.
Servizio culturale - Per la
rubrica “Incontri”, il critico letterario Elio Gioanola intervistato da Claudio Toscani.
Per l’“Osservatore libri” un
articolo di Marco Testi dal titolo “Un saggio che rimuove critiche
e pregiudizi sui ‘Promessi sposi’”: “Manzoni, religione e romanzo” di Angelo R. Pupino.
Servizio italiano -
Criminalità; camorra: altra “esecuzione pubblica” a Napoli in pieno centro
storico.
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31 ottobre 2006
PER
SCONFIGGERE VIOLENZA E POVERTÀ A NAPOLI CI VUOLE L'IMPEGNO DI TUTTI:
COSÌ
AI NOSTRI MICROFONI IL CARDINALE CRESCENZIO SEPE
-
Intervista con il porporato -
Sono venti gli omicidi che si contano nei primi sei mesi
di quest’anno a Napoli. È quanto emerge dalla relazione della Direzione
investigativa antimafia consegnata oggi al Parlamento. Gli ultimi episodi di
violenza testimonierebbero l’esistenza di numerose
aggregazioni criminali disposte ad allearsi con il sodalizio al momento
vincente che così determinano tensioni tra clan e quindi un aumento della
criminalità. Ma come spiegare la diffusione della delinquenza nel capoluogo
campano? Luca Collodi lo ha chiesto all’arcivescovo di Napoli il cardinale
Crescenzio Sepe:
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R. – Il terreno su cui nasce questo tipo di criminalità è
un terreno di violenza perché non ci sono altri sbocchi per i giovani, i
disoccupati, e direi anche per alcune situazioni sociali come quelle degli
ammalati, dei carcerati … Penso sia necessaria una
progettazione che guardi alle cause di quest’ampia diffusione della delinquenza
e che cerchi di risolvere alla radice i problemi. Questo – secondo me –
dovrebbe essere un po’ il presupposto sul quale tutti devono lavorare, ciascuno
secondo le proprie competenze.
D. – Possiamo dire che in qualche modo lo Stato è assente
da Napoli, non tanto come ordine pubblico, ma proprio
come progettualità? Nel corso degli anni, dei
decenni, forse, il problema-Napoli, ma anche il
problema-meridione italiano, è stato trascurato?
R. – L’impressione che io ho, appunto, è che è mancata una
progettazione a lungo termine, che affronti i problemi alla loro origine e che
cerchi appunto di risolverli alla radice. Senza questa progettazione, questi
momenti di efferatezza che notiamo in questi giorni possono ripetersi ancora!
D. – Spesso, molte violenze
arrivano dai giovanissimi che forse non hanno niente a che fare con i clan …
R. – Questo clima che si è creato è frutto di una specie
di cultura della violenza. Questi ragazzi, anche queste “baby-gang”, come le
chiamano, non sanno dove andare, non sanno come trascorrere il tempo, non hanno
una formazione familiare adeguata … è chiaro che poi vanno sulla strada e la
strada diventa la scuola di ogni delinquenza. Così si spiega anche perché, in
un clima così rarefatto, abbiamo queste situazioni che destano perplessità e
molta preoccupazione.
D. – Che cosa può fare la Chiesa napoletana per la città?
R. – La Chiesa è molto impegnata. Abbiamo più di 300
centri, qui, a Napoli, dove si cerca in qualche maniera di sopperire un po’
alla mancanza di certe strutture. Abbiamo tanti oratori, diverse iniziative e
non solo nelle parrocchie. Ci sono anche svariate organizzazioni cattoliche che
si impegnano proprio per togliere questi ragazzi dalla strada. E’ come una
specie di rivoluzione culturale e civile, e quindi anche religiosa, che bisogna
mettere in atto per sottrarre terreno alla criminalità.
D. – Quindi, c’è un problema di legalità, in qualche modo,
a Napoli?
R. – Di legalità e di civiltà, perché si diffonde –
appunto – una mentalità della sopraffazione e della violenza.
D. – Le istituzioni hanno la forza, insieme alla Chiesa,
per ribaltare la situazione a Napoli? Le istituzioni centrali ma anche locali?
R. – Io credo che se si lavorasse
sugli stessi fronti un po’ tutti insieme, ci sarebbe anche la possibilità di
ribaltare questa situazione. Solo che è necessario un impegno comune perché
cambi quel clima di tensione e di violenza che oggi si respira a Napoli.
D. – Per concludere, lei è ottimista, cardinale Sepe, per il futuro di Napoli?
R. – Io credo di sì. Perché la stragrande maggioranza di
napoletani, è una popolazione buona che vive di valori umani, culturali,
sociali ed anche religiosi. E’ una fede viva, è una fede dinamica, gente che
vive con questi ideali e con questi valori …
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LA CINA OSPITA DA OGGI UN
VERTICE
CON 48 DEI 53 PAESI DELL’UNIONE AFRICANA.
UN APPUNTAMENTO NON SOLO DI CARATTERE ECONOMICO
- Il servizio di Fausta Speranza -
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Presidenti, capi di governo e
sultani sono a Pechino per vedere consacrata un’alleanza strategica che è stata
anticipata da alcune scelte: la Cina ha azzerato 10
miliardi di dollari di debiti contratti da 31 Paesi africani e ha annullato i
dazi su 190 prodotti di importazione africana. Ma che significa questo vertice
per la Cina? Risponde Francesco Sisci,
corrispondente da Pechino per il quotidiano La Stampa:
R. – Un grande sforzo d’immagine, politico, oltre che
commerciale ed economico. La Cina vede l’Africa come
grande partner complessivo della sua politica di espansione globale, in senso
lato. La Cina ha bisogno dell’Africa come mercato, per
le sue merci ed anche come fornitore per petrolio, materie prime di tutti i
tipi, ma anche come partner commerciale complessivo nel futuro. Già per alcune
produzioni, la Cina sta diventando, o rischia di diventare,
cara e quindi Pechino ha già cominciato ad investire su altre linee
industriali. E poi questo vertice è un grande sforzo che ha anche degli aspetti
umanitari, in qualche modo. Risponde a delle critiche che sono state sollevate
dall’Occidente, per una politica un po’ troppo cinica da parte della Cina verso l’Africa.
D. – Un passo verso l’Africa che fa parte evidentemente di
una strategia in politica estera più complessa. Quali altre mosse da mettere in relazione, secondo lei?
R. – Certamente le altre mosse sono l’ASEAN. Infatti questo grande congresso africano arriva il giorno
dopo che il premier cinese Wen Jiabao
ha partecipato al vertice dell’ASEAN. In questo caso, la Cina
cerca una partnership commerciale più
strutturata; infatti Pechino si muove per arrivare ad un accordo di libero
scambio con l’ASEAN. Quindi a piccoli passi, però molto importanti, si vuole o
si vorrebbe creare delle strutture commerciali di tipo, non europeo come le
abbiamo oggi, ma almeno europee come erano 30, 40 anni fa. Già oggi l’Asia è il
primo mercato per la Cina, per importazioni ancor più
che per le esportazioni per la verità, e quindi Asia e Africa sono due pilastri
forti della politica estera cinese.
C’è poi il punto di vista
dell’Africa, invitata a Pechino. Lo esprime il prof. Angelo Turco, africanista docente all’Università dell’Aquila:
“Questo non è che un episodio dell’offensiva diplomatica,
economica, mediatica della Cina
nei confronti dell’Africa. Sappiamo che l’obiettivo strategico della Cina in Africa si chiama petrolio e dobbiamo dire che
tutto è ancora da costruire per quanto riguarda l’interesse dell’Africa in
queste rinnovate relazioni con la Cina. I vantaggi possibili sono di carattere
economico e evidentemente sono anche di carattere politico. Sarebbe
profondamente errato se gli Stati africani si presentassero in ordine sparso a
questo tavolo negoziale mentre sarebbe molto
interessante per l’Africa presentarvisi attraverso le sue strutture multilaterali
e in particolare attraverso ad esempio il Nepad in
via prioritaria. I rischi sono viceversa che si scateni una sorta di corsa al partenariato con la Cina che
inevitabilmente farà scendere al ribasso le possibilità negoziali dell’Africa.
Ricordo che il Nepad è il grande progetto di sviluppo
per l’Africa elaborato dagli africani agli inizi del millennio e che ha per
grandi ‘padrini’ il presidente del Sudafrica, Mbeki,
il presidente della Nigeria, Obasanjo, e il
presidente del Senegal, Abdulaye Wade.
Ed è un documento elaborato dagli africani e per gli africani che stenta
tuttavia a decollare per le difficoltà di finanziamento che, nonostante le
varie promesse dei G7 e G8, non sono mai arrivati all’Africa. Questa potrebbe
essere un’occasione per il rilancio del Nepad”.
Ma a livello mondiale come valutare possibili implicazioni
e risvolti? Il prof. Luigi Bonanate, docente di
relazioni internazionali all’Università di Torino:
R. – E’ un grandioso passo avanti,
se noi lo leggiamo in chiave politica e non in chiave economica. Che la Cina guardi all’Africa è straordinariamente suggestivo.
Certo ci sono ragioni conosciute come il petrolio, le materie prime, le
risorse, ma verrebbe da pensare che la Cina cerchi
dapprima di consolidare la sua collocazione asiatica. C’è di fianco l’India che
è in una situazione meno sviluppata ma comunque anche in grande vivacità e c’è
subito sopra il Giappone. E d’altra parte, la geografia è un elemento che va
sempre tenuto ben presente in ogni analisi internazionale. L’Africa invece è
abbastanza lontana, quindi il fatto di guardare all’Africa vuol dire che la Cina si è messa a guardare ad un continente
arretratissimo che incomincia forse a conoscere qualche primo gradino sulla strada
dello sviluppo. Dunque, la Cina si muove da Stato lungimirante e molto attento al futuro
e al divenire delle cose mondiali. In questo direi del tutto diverso dagli
Stati Uniti che hanno una prospettiva “passatistica”
sul mondo contemporaneo, cioè guardano al futuro come se fosse la pura e
semplice continuazione del passato. E questo - penso - è il tragico errore
strategico che gli Stati Uniti stanno facendo in questo momento. La Cina, invece, senza avere o forse proprio perché non ha
il retaggio storico che hanno invece gli Stati Uniti, guarda a come il mondo si
sta muovendo con grande libertà. L’Africa, mi lancio anch’io in una profezia, è
certamente il mercato che tra 100 anni sarà il più vivace e attivo al mondo.
Dunque il collegamento Asia-Africa potrebbe essere
l’asse dominante del prossimo secolo, dei prossimi secoli. Voglio solo
aggiungere che faccio questa analisi senza ricordare quello che sappiamo tutti
e cioè che la Cina non è un Paese liberale.
D. – Che significa per l’Europa, -
diciamo così con un’espressione semplicistica - avere la Cina
in Africa?
R. – La Cina
è finalmente vicina, la Cina è diventata uno dei grandi poli del mondo e
l’Europa deve imparare a tenerne conto. L’Europa, secondo me, ha un particolare
vantaggio nei confronti del futuro cinese: l’Europa non è mai diventata e non
deve diventare una grande potenza. Il futuro dell’Unione Europea non è quello
del nuovo grande polo, cioè del competitore per il potere mondiale, che
vorrebbe dire arsenali nucleari, potenza militare e tutte quelle cose. L’Europa
sarà, se continuerà ad esserci, una potenza civile, dedicata essenzialmente al
dialogo, alla comprensione e alla diplomazia. Da questo punto di vista, se
l’Europa si muove verso la Cina potremmo perfino
immaginare anche un asse Europa-Cina, o Europa-Cina-Africa. E l’America deve ripensare il suo ruolo
nel mondo oggi.
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LA
CHIESA ALGERINA, TESTIMONE DEL CRISTO RISORTO TRA I MUSULMANI
-
Intervista con mons. Henri Teissier
-
Tre morti e 24 feriti: è questo il bilancio dei due
attentati della notte scorsa in Algeria. Gli attacchi non sono stati ancora
rivendicati, ma si presume siano opera del gruppo
integralista salafita per la predicazione e il
combattimento vicino ad Al Qaeda, il solo ancora attivo
in Algeria. L’arcivescovo di Algeri, mons. Henri Teissier, ritiene si tratti di episodi isolati. Forse, in coincidenza
con la festa nazionale di domani, ha detto il presule, alcuni integralisti
vogliono ancora far sentire la loro presenza. Mons. Teissier ha spiegato che la vita quotidiana ad Algeri è del
tutto normale e che non pare ci sia il rischio di tornare alle violenze di
alcuni anni fa. Ma la Chiesa cattolica quale stagione sta vivendo oggi in Algeria?
Ascoltiamo proprio l’arcivescovo di Algeri al microfono di Tiziana Campisi:
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R. – Noi abbiamo conosciuto la grave crisi della società
algerina, che ha fatto più di 150 mila vittime, tra cui sacerdoti, religiosi,
religiose, il vescovo di Orano, e i monaci di Tibhirine.
In questo momento siamo vivendo una stagione ricca di nuove iniziative, stiamo
accogliendo nuovi missionari e missionarie, ma anche laici, che vengono come
cooperanti nella società algerina da diverse nazioni. Abbiamo poi, nella nostra
diocesi, 500 studenti africani che hanno ottenuto borse di studio. Se contiamo
anche quelli sparsi nelle università delle altre diocesi arriviamo a circa 800,
900 studenti. Cerchiamo di essere la Chiesa del popolo. E ciò vuol dire che noi
lavoriamo con il popolo algerino e per il popolo algerino. In particolare sul
piano sociale. Ci impegniamo a favore della donna, per i bambini handicappati,
e sul piano culturale offriamo servizi agli studenti, abbiamo una decina di
biblioteche. Il popolo algerino è musulmano, questo non vuol dire che noi non
possiamo fare molte cose. Rispettiamo le convinzioni della gente
ma offriamo anche la nostra testimonianza come cristiani.
D. – Che tipo di convivenza esiste fra musulmani e
cristiani, com’è il dialogo?
R. – Ci sono gruppi più tradizionalisti che pensano che i
musulmani non debbano accettare a casa loro cristiani o intrattenere con loro
rapporti di amicizia. Ma ci sono altri che ci accettano. Noi cerchiamo di dare
in questa società la prova che i cristiani possono rispettare le convinzioni
della popolazione. Lavorando insieme, dopo un po’ di tempo, nasce la fiducia, e
quando c’è la fiducia nasce poi l’amicizia vera e quindi ci si può impegnare insieme
per il bene comune.
D. – Dieci anni fa è stato versato tanto sangue. Adesso,
come si vive nel ricordo di quel sacrificio?
R. – Ciò che è avvenuto è che molti algerini adesso ci
sono più vicini, perchè hanno visto che noi abbiamo attraversato con loro quei
tempi di sofferenza e che abbiamo avuto, come loro, delle vittime. Molte
persone nella società algerina ci aiutano adesso a lavorare, per cercare
insieme cosa si può fare per la pace, come dar vita ad una comunione tra uomini
di religioni diverse.
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IERI A
ROMA, UNA CONFERENZA SULLA FIGURA DEL CARDINALE JOHN HENRY NEWMAN
- Con
noi, mons. Philip Boyce -
“Newman, uomo di preghiera”: è il titolo della Conferenza
tenuta ieri a Roma dal vescovo di Raphoe, in Irlanda,
mons. Philip Boyce, sulla
figura di John Henry Newman, sacerdote anglicano londinese, che nel 1845 si
convertì al Cattolicesimo. Trasferitosi da Oxford a Roma nel 1846, dove due
anni dopo venne ordinato sacerdote cattolico, Newman venne creato cardinale da Papa Leone XIII nel 1879 e
dichiarato “venerabile” da Giovanni Paolo II nel 1991. Sulla personalità di
quest’uomo, che nel 1848 fondò il primo Oratorio di San Filippo Neri in
Inghilterra, a Maryvale, ascoltiamo, al microfono di
Giovanni Peduto, mons. Philip
Boyce:
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R. – Non so se possiamo dire che sia una figura “ponte”, ma tutti coloro che guardano a lui, riconoscono che
ciò che ha fatto è stato un atto di coscienza. Il fatto stesso di aver lasciato
la carriera, vuol dire che ha sacrificato tanto per entrare nella Chiesa
cattolica. Ha richiamato la Chiesa anglicana alle sue origini, alla purezza
della dottrina perchè tutte e due – Chiesa anglicana e
Chiesa romano-cattolica – guardassero ai Padri della Chiesa.
D. – Eccellenza, perché la Chiesa vuole porlo come modello
di santità? La sua santità in che cosa è consistita?
R. – Evidentemente, la santità, per qualunque servo di
Dio, sta nell’esercizio delle virtù. Newman è un
grande intellettuale, un teologo eminente del suo secolo, un uomo che ha amato
la Chiesa anglicana prima e poi la Chiesa cattolica, un uomo che aveva una grandissima
stima della verità. Nella sua vita ha sacrificato tutto per la verità. E’ stata
questa spinta che l’ha portato infine verso la Chiesa cattolica.
D. – Quindi, possiamo dire che il suo messaggio è un
invito alla ricerca della verità. Naturalmente, parlando di Newman,
il discorso cade quasi necessariamente sui rapporti tra cattolici e anglicani …
R. – Tutte e due le Chiese devono riconoscere in Newman un uomo di grandissima statura. Vedono che lui è
stato un uomo che ha sacrificato tutto, come ho detto, per la verità ed anche
per la sua coscienza. La coscienza individuale fondamentale sia per gli
anglicani che per i cattolico. E’ una coscienza che viene formata e che deve essere formata dalla luce che
ognuno ha, la luce della ragione umana e la luce della Rivelazione. Quindi, in
questo senso, è stato un uomo di coscienza, che ha seguito la voce di Dio.
**********
31 ottobre 2006
DAL 13 AL 16 NOVEMBRE, A BALTIMORA,
ASSEMBLEA DEI VESCOVI DEGLI STATI UNITI: ALL’ORDINE DEL GIORNO L’APPROVAZIONE
DI ALCUNI IMPORTANTI DOCUMENTI
SU COMUNIONE, MATRIMONIO,
OMOSESSUALITA’, LITURGIA
E RIFORMA DELLA CONFERENZA
EPISCOPALE
- A cura di Lisa Zengarini -
WASHINGTON. = Si terrà dal 13 al 16 novembre a Baltimora
la prossima sessione autunnale della Conferenza episcopale degli Stati Uniti
(USCCB). Tra i principali punti in agenda figura l’approvazione di tre
importanti documenti sulla pianificazione
familiare naturale, sulle condizioni per ricevere degnamente l’Eucaristia e
sulla cura pastorale delle persone omosessuali. Il primo documento si intitola
“L’amore matrimoniale e il dono della vita” ed è stato preparato dalla Commissione
episcopale per le attività pro-vita. Dei numerosi documenti dei vescovi
americani sul matrimonio questo è il secondo - dopo quello
pubblicato nel 1968 e intitolato “La vita umana oggi” - ad affrontare specificatamente questo aspetto. Il testo ripropone in 11 pagine il Magistero
ecclesiale sull’intima unità coniugale e ribadisce che
IERI ED OGGI, A BRUXELLES, FORUM
SULL’INVECHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE
ORGANIZZATO DALLA COMMISSIONE EUROPEA
PER SOLLECITARE RIFORME
ED AZIONI IMMEDIATE AL FINE DI
GESTIRE UNA SFIDA DEMOGRAFICA
SENZA PRECEDENTI NELLA STORIA DELL’UMANITA’
BRUXELLES. = Nel 2050 un europeo su tre avrà più di 60
anni e solo il 23 per cento avrà meno di 25 anni. Una sfida demografica “senza precedenti”
per l'intera società, come è stato sottolineato ieri in apertura del Forum di
due giorni sul tema dell’invecchiamento della popolazione, organizzato a
Bruxelles dalla Commissione europea. L’Esecutivo dell’UE intende infatti sollecitare una presa d’atto dei Paesi dell’Unione
su questa emergenza epocale, che avrà conseguenze non solo sul mercato
dell’occupazione, sull'assistenza sanitaria e sui sistemi pensionistici, ma
anche sui sistemi di istruzione, sull'urbanistica, sulle strutture abitative e
sulle infrastrutture. Secondo Vladimir Spidla,
commissario europeo per l'Occupazione, gli Affari sociali e le Pari
opportunità, la sfida demografica “deve tradursi in azioni e in riforme immediate”.
I dati resi noti dalla Commissione indicano che tra il 2005 ed il 2050 la
percentuale di cittadini europei ultraottantenni dovrebbe quasi triplicare (dal 4 per
cento all’11 per cento). Per le donne l'aspettativa di vita passerà da
SONO
CALATI DEL 15 PER CENTO IN 10 ANNI I GAS NOCIVI PER L’ATMOSFERA TERRESTRE NEI PAESI
INDUSTRIALIZZATI
CHE
HANNO ADERITO AGLI ACCORDI DI KYOTO,
MA IL
CALO COMPLESSIVO IN TUTTO IL MONDO E’ STATO SOLO DEL 3,3 PER CENTO.
LO
RIVELA UN RAPPORTO DELLE NAZIONI UNITE
BONN. = Sono diminuite solo del 3,3 per cento tra il ‘90
ed il 2004 le emissioni di gas nocivi per l'atmosfera terrestre, nonostante gli
impegni assunti dai principali Paesi industrializzati con la firma del
Protocollo di Kyoto. Lo denuncia un rapporto delle
Nazioni Unite presentato ieri a Bonn, in Germania. Si tratta del primo compendio
con i dati dei 41 Stati del mondo che finora hanno aderito al Protocollo di Kyoto. “La causa di maggiore preoccupazione – si legge nel
documento - è data dai Paesi centro-europei” impegnati nel passaggio
dall'economia di pianificata a quella di mercato, hanno sì registrato una forte
riduzione del 36,8 per cento tra il ’96 ed il ‘99 e però tra il 2000 ed il 2004
hanno fatto registrato un nuovo aumento del 4,1 per cento, ha rilevato Yvo de Boer, direttore esecutivo
del Segretariato della Convenzione-quadro sui
cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (Unfccc),
con sede a Bonn. Le emissioni di gas nocivi negli altri Stati della Convenzione
- secondo il Rapporto - sono cresciuti dell'11 per cento nel periodo 1990-2004.
“Questo vuol dire che il mondo industrializzato deve aumentare i suoi sforzi
per mettere in pratica provvedimenti politici efficaci nel ridurre i gas
che aumentano l'effetto serra”, ha
sollecitato de Boer. Questo vale soprattutto per il
settore dei trasporti dove i
gas nocivi sono saliti del 23,9 per cento. Nei Paesi
industrializzati che hanno aderito all'accordo, raggiunto a Kyoto
in Giappone nel 1997 ed entrato in vigore dal febbraio 2005, le emissioni nocive
sono calate complessivamente del 15,3 per cento rispetto ai valori del 1990. Ma
questa diminuzione varia da Stato a Stato. In base a quell’accordo
si prevede per i 35 Stati firmatari e per l'Unione europea una riduzione almeno
del 5 per cento tra il 2008 ed il 2012 rispetto ai valori 1990. Una nuova
conferenza sui cambiamenti climatici è in programma a Nairobi dal 6 al 17
novembre 2006. (R.G.)
LA RUSSIA SORPASSA GLI STATI UNITI E DIVENTA IL PRIMO VENDITORE
DI ARMI
AI PAESI IN VIA DI SVILUPPO: LO RIVELA UN RAPPORTO DEL
SERVIZIO DI RICERCA
DEL CONGRESSO
AMERICANO
WASHINGTON.
= La Russia è il maggior esportatore di armi verso i Paesi in via di sviluppo:
è quanto emerge dal rapporto Conventional arms transfers to developing nations,
1998-2005, pubblicato nei giorni scorsi dal servizio di ricerca del
Congresso degli Stati Uniti. Da quanto riferisce l’agenzia AsiaNews, la Russia
ha infatti guadagnato 7 miliardi di dollari l’anno
scorso, vendendo armi in Asia, Africa e America Latina. I contratti più importanti
che Mosca ha stipulato sono stati quelli con la Cina e
l’India, oltre a quello con l’Iran, divenuto il cliente di maggior rilievo. I
guadagni della Russia provengono dalla vendita di sottomarini, missili
d’attacco e di difesa, velivoli di vario tipo e cacciatorpedinieri.
Al secondo posto, nella classifica stilata dal Congresso americano, troviamo la Francia, che ha ottenuto questa posizione grazie alla
vendita di sei sommergibili d’assalto all’India. Gli Stati Uniti sono invece
scivolati al terzo posto e, fra il 2004 e il 2005, hanno visto scendere la
propria quota, nel mercato delle armi, da 9,4 a 6,2 miliardi di dollari.
Ricordiamo che invece, in base al rapporto pubblicato nei giorni scorsi in
occasione della settimana delle Nazioni Unite per il disarmo, gli Stati Uniti
si sono piazzati al primo posto, su scala mondiale, per il livello complessivo
delle spese militari. Il rapporto evidenzia anche come, durante la guerra fredda,
il commercio delle armi era animato dalla logica della deterrenza
e dal desiderio di primeggiare sul blocco opposto. Oggi invece, secondo gli
esperti americani, sono considerazioni economiche o esigenze di sicurezza
nazionale a guidare le scelte dei Paesi esportatori di armi. (A.S.)
SI
TIENE OGGI A SAN GIULIANO DI PUGLIA LA ‘GIORNATA DELLA MEMORIA’,
IN
RICORDO DELLE 30 PERSONE MORTE NEL TERREMOTO DEL 2002. UNA VEGLIA
DI
PREGHIERA E UNA MESSA VERRANNO CELEBRATE IN SUFFRAGIO
DELLE VITTIME
SAN GIULIANO DI PUGLIA. = Una veglia di preghiera e una
Messa in ricordo delle vittime del terremoto in Molise del 2002: si celebra
oggi, a San Giovanni di Puglia, la “Giornata della memoria”, in ricordo delle
30 persone morte a causa del sisma che colpì decine di paesi del
basso Molise. Alle 11.32, una campana del Paese ha suonato 30 rintocchi
in ricordo delle vittime. Nel pomeriggio, presso la chiesa del villaggio
provvisorio, inizierà una veglia di preghiera, che si concluderà domani mattina
con una Messa celebrata da monsignor Gianfranco De Luca, vescovo di Termoli-Larino. Sempre oggi pomeriggio, il presidente del
Consiglio Romano Prodi farà visita al piccolo paese del basso
Molise. Per questa sera, intanto, il “Comitato vittime della scuola” ha
organizzato una fiaccolata, durante la quale verrà
compiuto lo stesso tragitto percorso, nella notte del 31 ottobre 2002, dai
corpi dei bambini estratti senza vita dalle macerie della scuola “Jovine”. 27 bambini e la loro maestra persero la vita nella
scuola “Jovine”, una donna rimase schiacciata nella
sua auto da un muro crollato e un’altra morì, colta da malore, durante le
scosse. (A.S.)
‘DIGNITÀ UMANA E BENE COMUNE NELL’AMBITO
DELLA BIOETICA’: E’ IL TEMA DEL IV CONGRESSO DELLA
FEDERAZIONE INTERNAZIONALE DI BIOETICA
DI ISPIRAZIONE PERSONALISTA,
TENUTOSI A CORDOVA
CORDOVA. = “Non è possibile
favorire il bene comune, senza mettere al centro il valore e la dignità sublime
di ogni persona umana”: sono queste le conclusioni del Congresso della Federazione Internazionale di
Bioetica Personalista (FIBIP), tenutosi nei giorni scorsi a Cordova,
in Spagna. In un contesto mondiale di relativismo etico e culturale,
l’incertezza sui fondamenti della dignità umana, l’individualismo e l’edonismo
dominanti rendono sempre più difficile capire cos’è il bene, ed è ancora più
complicato compromettersi affinché questo bene sia comune. Come riferisce
l’agenzia Fides, negli interventi tenutisi durante l’incontro un’attenzione
speciale è stata rivolta alle nozioni di dignità e persona, negli ambiti
teorici e pratici relazionati con la bioetica e con le sfide morali che pone la
ricerca farmaceutica attuale. Secondo i partecipanti al congresso, bisogna
inoltre respingere la strumentalizzazione distruttiva di esseri umani allo
stato embrionale, perché “il bene comune fondamentale esige che non si
falsifichi la realtà scientifica, facendo credere all’opinione pubblica che le
cellule staminali embrionali possono già curare malattie”, dal momento che la
realtà è molto diversa. Nel corso del convegno, si è dato spazio anche alla
riflessione sulla situazione attuale dei Paesi del terzo mondo, soprattutto in
relazione all’accesso alle risorse sanitarie disponibili. A conclusione dei
lavori, la FIBIP ha rivolto alla comunità politica mondiale l’invito a fare
proprio l’impegno a favore di un bene comune che sia
centrato sul bene di ogni persona umana. (A.S.)
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31 ottobre 2006
- A cura di Fausta Speranza e Roberta
Moretti -
Ancora una mattinata di sangue in Iraq, mentre Baghdad è
rimasta paralizzata per uno sciopero generale indetto dal leader sciita Moqtada al Sadr e mentre si riaffaccia
l’incubo sequestri. Il nostro servizio:
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In tarda mattinata è arrivata la notizia della scomparsa
di 40 persone, che sarebbero state portate via da uomini armati sulla strada
principale a nord della capitale, dopo un attacco ad alcuni minibus. Non ci
sono ulteriori notizie. Sembra chiara, invece, la dinamica dell’ennesimo
attentato a Baghdad, compiuto con un’autobomba che ha fatto tre morti.
Ritrovati, intanto, i resti di almeno 33 persone
uccise nei giorni scorsi in una zona a circa
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Medio Oriente. E’ stato rilasciato ieri dai
suoi rapitori il cooperante spagnolo Roberto Villa, sequestrato nei giorni
scorsi a Gaza. Intanto, una delegazione di Hamas è giunta a
Il Cairo per colloqui sulla liberazione del soldato israeliano, Gilad Shalit, rapito il 25
giugno, in cambio della scarcerazione di detenuti palestinesi in Israele. Sul
terreno, tuttavia, proseguono gli episodi di violenza. Stamani due militanti
delle brigate dei martiri di Al Aqsa
hanno perso la vita durante un’incursione israeliana, nei pressi di Khan Younes. Intanto, si fa sempre evidente la realtà delle
minoranze cristiane in fuga dal Medio Oriente. Sulle cause, Gabi Fröhlich,
del Programma Tedesco, ha intervistato mons. Michel Sabbah, Patriarca
latino di Gerusalemme:
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Le istanze internazionali dovrebbero ascoltare la voce
della Chiesa, cioè
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La contraerea libanese ha aperto stamani il
fuoco contro i caccia israeliani che hanno sorvolato il sud del Libano. Lo ha
riferito il comando dell’Esercito libanese, precisando che per un’ora quattro
caccia israeliani hanno sorvolato ripetutamente e a bassa quota il sud del
Libano, provocando la reazione della contraerea libanese. Altri quattro F-16,
si legge ancora nel comunicato, hanno invece sorvolato contemporaneamente, e
sempre a bassa quota, la capitale Beirut, la valle orientale della Bekaa e il nord del Libano, spingendosi fino all’area di Shekaa, una quindicina di km a sud di Tripoli.
Mattinata di
sangue in Afghanistan. Due militari NATO sono morti e due sono rimasti feriti
nell’est del Paese per l’esplosione di un ordigno al passaggio del loro
convoglio nella provincia del Nuristan, al
confine con il Pakistan. Ancora ignota la nazionalità
delle vittime. E poi, 12 ribelli uccisi nel sud, mentre cercavano di prendere
posizione sul tetto di un edificio nella provincia di Kandahar,
e un
poliziotto morto in un attentato kamikaze nella provincia sudorientale
di Ghazni.
Fonti ufficiali americane hanno reso noto che la
Corea del nord ha accettato di tornare al tavolo dei negoziati a sei sul
dossier nucleare di Pyongyang. L’annuncio durante un
incontro a Pechino tra il capo negoziatore USA e il suo omologo nordcoreano, al quale era presente anche il capo
negoziatore cinese. I negoziati a sei (le due Coree, gli Stati Uniti, la Cina, il Giappone e la Russia) di Pechino sul dossier
nucleare di Pyongyang sono interrotti da oltre un
anno. La crisi è precipitata dopo il primo test atomico effettuato dalla Corea
del nord lo scorso 9 ottobre e le sanzioni approvate successivamente dal
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Le fonti americane hanno affermato
di attendersi che i negoziati a sei possano riprendere
entro la fine dell’anno, precisando però che le sanzioni adottate dall’ONU
continueranno a restare in vigore.
Garantire il controllo e la protezione del materiale
nucleare, individuare e reprimere il traffico illegale di sostanze radioattive,
per impedire che gruppi terroristici possano entrarne in possesso e soprattutto
rafforzare la collaborazione internazionale. Sono alcuni degli obiettivi della
prima riunione per la lotta al terrorismo nucleare, in corso a Rabat tra i
Paesi del G8 e il Marocco. Amina Belkassem:
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I rappresentanti di dodici Paesi partecipano all’incontro,
annunciato il 15 luglio scorso, durante il vertice del G8 di San Pietroburgo,
dal presidente Bush e da Putin.
Oltre ai membri del G8 e dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, anche
i rappresentanti di Australia, Cina, Kazakistan,
Turchia e del Marocco, come Paese osservatore. L’incontro continuerà a porte
chiuse fino a stasera e staremo a vedere se i partecipanti troveranno soluzioni
concrete al pericolo nucleare e se quel difficile equilibrio, consacrato dal
Trattato di non proliferazione, sarà diritto inalienabile degli Stati di
sviluppare la ricerca, la produzione e l’utilizzo dell’energia nucleare a fini
politici, e i loro obblighi internazionali sulla non proliferazione delle armi
nucleari saranno rispettati.
Amina Belkassem, per
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Quattro giovani (tre minorenni e un maggiorenne) sono stati
fermati oggi a Marsiglia (sud della Francia) dove
sabato una donna era rimasta gravemente ustionata nell’incendio di un autobus.
I provvedimenti sono il frutto di un’operazione di Polizia lanciata all’alba di
oggi in numerosi quartieri della città. Una ragazza di 26 anni, Mama Galledou, lotta contro la
morte dopo essere rimasta ustionata sul 60 per cento del corpo nel corso degli
incidenti di sabato nelle periferie della città francese. La Magistratura ha
aperto un dossier per incendio volontario causa di mutilazione o infermità
permanente, reato questo che prevede una pena di 30 anni di carcere.
Secondo i risultati definitivi diffusi in
serata dalla Commissione elettorale, il presidente bulgaro Gheorghi Parvanov, rieletto
per un secondo mandato, ha ottenuto il
75,9% dei voti. Il suo avversario al ballottaggio di domenica scorsa, il
candidato nazionalista Volen Siderov,
si è aggiudicato il 24% dei suffragi. La partecipazione
al voto è stata del 41,2% degli elettori (inferiore rispetto al 42,5% del primo
turno, il 22 ottobre).
Trasferiamoci in Messico. Dopo le violente
manifestazioni di piazza dei docenti, concluse con l’intervento dell’Esercito,
Arresti domiciliari per Augusto Pinochet. L’ex dittatore cileno è stato giudicato per le torture
e gli omicidi perpetrati dai suoi uomini nella famigerata Villa Grimaldi, il centro di detenzione clandestino usato dal
regime militare dopo il colpo di Stato che nel ’73 rovesciò
il governo di Salvador Allende.
Sale la tensione nella Repubblica separatista georgiana
dell’Ossezia del sud, dove, il 12 novembre è previsto
un referendum sull’indipendenza: quattro persone definite dalle autorità
secessioniste “sabotatori georgiani” sono state uccise dopo avere attraversato
il confine amministrativo della piccola entità caucasica.
Lo ha reso noto un portavoce del governo autonomo Irina Gagloieva,
citata dall’agenzia Interfax. Al momento non si hanno reazioni da Tbilisi. Il leader sudosseto Eduard Kokoite ha detto invece
che i quattro “progettavano attentati terroristici alla vigilia del referendum,
per destabilizzare la situazione. Ormai non c’è più spazio
per trattative con la leadership georgiana, dato che la loro politica è basata
sul terrorismo”.
Una misteriosa
febbre ha ucciso 36 persone nella zona sud occidentale del Nepal, secondo dati
ufficiali, ma si teme che il numero sia maggiore. Le morti sono avvenute
nell’arco di meno di due settimane. L’epidemia della misteriosa malattia ha
colpito oltre 200 abitanti di due villaggi nel distretto di Banke,
a circa 500 km ad ovest della capitale Kathmandu,
nella zona che confina con lo Stato settentrionale indiano dell’Uttar Pradesh. Proprio la
vicinanza con il confine indiano fa temere che si tratti di un’epidemia di “dengue” che in India ha fatto oltre 200 morti, anche se molti medici
pensano si tratti di malaria.
Tornando in Corea, i servizi di ricognizione statunitensi
stanno seguendo con grande attenzione un mercantile nordcoreano
sospettato di essere utilizzato per l’esportazione di materiale militare. Lo ha
reso noto, in un’intervista alla Tv pubblica giapponese Nhk,
l’ambasciatore americano a Tokyo, Thomas Schieffer, precisando che la nave, partita dal porto nordcoreano di Nampo il 19
ottobre, si trova attualmente a sud di Hong Kong. Ha anche lamentato che le
autorità cinesi non abbiano sottoposto il mercantile “Bonghwasan” ad alcuna restrizione durante un suo scalo
nell’ex colonia britannica. Schieffer ha indicato che
gli USA potrebbero bloccare e ispezionare la nave sulla base delle sanzioni
proclamate dall’ONU il 14 ottobre per l’esperimento nucleare compiuto da Pyongyang cinque giorni prima.
In Sud Corea si discute sui rapporti con la Corea del Nord. Secondo l’agenzia sudcoreana
“Yonhap”, il ministro per l’Unificazione Lee Jong seok,
ha dichiarato che la Corea del Sud deve continuare a puntare sulla distensione
con Pyongyang e su un rilancio del dialogo anche ai
massimi livelli, nonostante le tensioni per la crisi del riarmo nordcoreano. Il ministro è dimissionario da mercoledì
scorso sulla scia dei crescenti disagi riscontrati dal governo del presidente Roh Moo hyun
nel portare avanti la “politica del sorriso”, avviata otto anni fa verso il Nord. La possibilità di un vertice fra Roh
e il leader nordcoreano, Kim
Jong il, era considerata
nella Corea del Sud una concreta
prospettiva fino alla serie di esperimenti missilistici nordcoreani che hanno aperto la crisi all’inizio dello
scorso luglio.
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