RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 304 - Testo della trasmissione di martedì 31 ottobre 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Oggi il Papa ha nominato nuovo prefetto della Congregazione per il clero il cardinale brasiliano Cláudio Hummes, e nuovo arciprete della Basilica di San Pietro, l’arcivescovo Angelo Comastri: succedono ai cardinali Castrillón Hoyos e Francesco Marchisano

 

Domani, nella Solennità di Tutti i Santi, il Papa presiederà la Messa alle 10.00 nella Basilica di San Pietro: ne parliamo proprio con mons. Angelo Comastri

 

Concluso il viaggio del cardinale Renato Martino negli USA per illustrare il Magistero sociale della Chiesa

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Per sconfiggere violenza e povertà a Napoli ci vuole l'impegno di tutti: così ai nostri microfoni il cardinale Crescenzio Sepe

 

La Chiesa algerina, testimone del Cristo risorto tra i musulmani: intervista con mons. Henri Teissier

 

Vertice Cina-Africa oggi a Pechino. Con noi, Francesco Sisci, Angelo Turco e Luigi Bonanate

 

Ieri a Roma, una Conferenza sulla figura del cardinale Newman: ce ne parla mons. Philip Boyce

 

CHIESA E SOCIETA’:

Dal 13 al 16 novembre, a Baltimora, Assemblea dei vescovi degli Stati Uniti

 

Ieri ed oggi, a Bruxelles, forum sull’invecchiamento della popolazione organizzato dalla Commissione Europea

 

Sono calati del 15 per cento in 10 anni i gas nocivi per l’atmosfera terrestre nei Paesi industrializzati che hanno aderito agli accordi di Kyoto

 

La Russia sorpassa gli Stati Uniti e diventa il primo venditore di armi ai Paesi in via di sviluppo: lo rivela un rapporto del servizio di ricerca del Congresso americano

 

Si tiene oggi a San Giuliano di Puglia la “Giornata della memoria”, in ricordo delle 30 persone morte nel terremoto del 2002

 

Si è tenuto a Cordova il IV Congresso della Federazione internazionale di bioetica di ispirazione personalista

 

24 ORE NEL MONDO:

Anche oggi nuovi attentati e morti in Iraq

 

Il patriarca latino di Gerusalemme Michel Sabbah denuncia l’indifferenza internazionale di fronte alla minoranza cristiana in Medio Oriente

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

31 ottobre 2006

 

OGGI IL PAPA HA NOMINATO NUOVO PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE

PER IL CLERO IL CARDINALE BRASILIANO CLÁUDIO HUMMES E NUOVO ARCIPRETE

DELLA BASILICA DI SAN PIETRO L’ARCIVESCOVO ANGELO COMASTRI:

SUCCEDONO AI CARDINALI CASTRILLÓN HOYOS E FRANCESCO MARCHISANO

 

Oggi il Papa ha nominato nuovo prefetto della Congregazione per il Clero il cardinale brasiliano Cláudio Hummes, finora arcivescovo di San Paolo: succede al cardinale colombiano Darío Castrillón Hoyos che lascia per raggiunti limiti di età. E sempre oggi Benedetto XVI ha nominato nuovo arciprete della Basilica di San Pietro l’arcivescovo Angelo Comastri, vicario generale per lo Stato della Città del Vaticano e presidente della Fabbrica di San Pietro, finora coadiutore della medesima Basilica di San Pietro. Succede al cardinale 77enne Francesco Marchisano.

 

Il cardinale Hummes, 72 anni, sacerdote francescano a 24 anni, consacrato vescovo nel 1975, è stato nominato nel 1998 arcivescovo di San Paolo: attivo nel campo del dialogo ecumenico e nella promozione del laicato ha sostenuto in particolare gli operai e i sindacati, partecipando a scioperi quale vescovo responsabile della pastorale operaia in Brasile. E’ stato uno degli artefici dell’Incontro mondiale delle famiglie con il Papa tenutosi a Rio de Janeiro nel 1997. Creato cardinale da Giovanni Paolo II nel 2001 ha promosso la formazione dei sacerdoti e l’evangelizzazione attraverso i mass media.

 

Il nuovo arciprete della Basilica di San Pietro, mons. Angelo Comastri ha 63 anni: ordinato sacerdote a 24 anni, dal 1996 al 2005 è stato arcivescovo prelato di Loreto, delegato pontificio per il Santuario Lauretano. E’ stato presidente

del Comitato per il Grande Giubileo del 2000 della Conferenza Episcopale Italiana; nel 2003 ha predicato gli esercizi spirituali in Vaticano alla presenza di Giovanni Paolo II. Benedetto XVI lo ha chiamato a preparare i testi della Via Crucis di quest’anno.

 

 

ALTRE NOMINE

 

Negli Stati Uniti, il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di New York presentata da mons. Robert A. Brucato per raggiunti limiti di età.

 

Il Papa ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Taipei (Taiwan) il rev. Thomas Chung An-zu, del clero di Tainan, cappellano dell’Università Cattolica Fu Jen, assegnandogli la sede titolare vescovile di Munaziana. Il rev. Thomas Chung An-zu, è nato a Yunlin, diocesi di Tainan, il 7 agosto 1952. È stato ordinato sacerdote il 26 dicembre 1981.

 

In Ecuador, il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare di Riobamba il rev. Fausto Gaibor García, cancelliere e parroco della Cattedrale di Guaranda, assegnandogli la sede titolare di Naraggara. Il rev. Fausto Gaibor García è nato il 24 gennaio 1952, nei pressi della città di Guaranda. E’ stato ordinato sacerdote il 24 gennaio 1981.

 

 

DOMANI, NELLA SOLENNITA’ DI TUTTI I SANTI, IL PAPA PRESIEDERA’

LA MESSA ALLE 10.00 NELLA BASILICA DI SAN PIETRO

- Intervista con mons. Angelo Comastri -

 

Domani, 1° novembre, alle 10.00 nella Basilica di San Pietro, il Papa presiederà la Messa nella Solennità di Tutti i Santi. Non ci sarà dunque la consueta udienza generale del mercoledì. La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca dell’evento a partire dalle 9.50 in onda media, onda corta e modulazione di frequenza, con commenti in italiano, inglese, tedesco, francese, spagnolo e portoghese. Benedetto XVI, in questo anno e mezzo di pontificato, ha più volte ricordato che tutti i fedeli sono chiamati a diventare santi. La santità è dunque la misura dell’essere cristiano. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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I Santi – spiega il Papa – sono coloro che hanno il coraggio di lasciare tutto per diventare “amici di Gesù”. Sono loro che ci fanno vedere che la fede “non è un cumulo di proibizioni”, una serie di “no” o di tristi rinunce moralistiche. E’ invece, in positivo, una scelta piena di gioia: si lascia qualcosa perché si è trovato di meglio. Si vende tutto quello che si ha per comprare un tesoro d’incomparabile valore: è “l’incontro con la Persona di Gesù”, con il “suo sguardo pieno d’amore”, che “dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”:

 

“Il santo è colui che è talmente affascinato dalla bellezza di Dio e dalla sua perfetta verità da esserne progressivamente trasformato. Per questa bellezza e verità è pronto a rinunciare a tutto, anche a se stesso. Gli basta l’amore di Dio, che sperimenta nel servizio umile e disinteressato del prossimo, specialmente di quanti non sono in grado di ricambiare” (Omelia della Messa del 23 ottobre 2005 per la canonizzazione di cinque beati).

 

Diventare santi – in realtà, sottolinea Benedetto XVI – significa realizzare pienamente quello che già siamo”, cioè “figli di Dio”: grazie alla sua morte e risurrezione infatti Gesù ha compiuto “la più grande mutazione mai accaduta” permettendoci, per grazia, di condividere la vita stessa di Dio. “Non sono più io che vivo – dice San Paolo – ma Cristo vive in me”:

 

“È stata cambiata così la mia identità essenziale, tramite il Battesimo, e io continuo ad esistere soltanto in questo cambiamento. Il mio proprio io mi viene tolto e viene inserito in un nuovo soggetto più grande, nel quale il mio io c'è di nuovo, ma trasformato, purificato, ‘aperto’ mediante l'inserimento nell'altro, nel quale acquista il suo nuovo spazio di esistenza. Diventiamo così ‘uno in Cristo’, un unico soggetto nuovo, e il nostro io viene liberato dal suo isolamento. ‘Io, ma non più io’: è questa la formula dell'esistenza cristiana fondata nel Battesimo, la formula della risurrezione dentro al tempo, la formula della ‘novità’ cristiana chiamata a trasformare il mondo” (Discorso al Convegno di Verona il 19 ottobre 2006).

 

I santi – afferma il Papa – non possono tenere per sé la grande gioia di aver incontrato Dio ma si mettono in movimento per trasmettere agli altri la bellezza della fede: e lo fanno con umiltà e pace, nella misericordia e nella verità,  con “quella forza mite che viene dall’unione con Cristo”, testimoniando che “chi crede non è mai solo”.

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E proprio su queste parole del Papa ascoltiamo il commento dell’arcive-scovo Angelo Comastri, al microfono di Giovanni Peduto:

 

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R. – La festa di Tutti i Santi unisce in un unico ricordo questa sterminata famiglia che ci riempie il cuore di consolazione. Io talvolta sento dire da alcune persone: “Mi sento solo. Mi sento sola”. Ma dico: “Pensa che tu sei circondato dalla famiglia dei Santi, dalla comunione dei Santi, dall’abbraccio dei Santi”. E questa presenza dei Santi nella nostra vita dovrebbe diventare un pensiero costante, perchè i Santi in cielo non possono stare inoperosi. Il paradiso non è un pensionato dorato. Il paradiso è il luogo in cui si vive la massima carità. E se il comandamento dell’amore vale per noi in terra, a maggior ragione vale per i Santi in cielo. Per questo Santa Teresa di Lisieux poco prima di morire disse: “Io sto per entrare nel riposo … anzi, non nel riposo – si corresse - io passerò il mio cielo a fare del bene sulla terra”. I Santi sono tanti e sono tutti protesi verso di noi, perchè chi è unito a Dio è unito all’amore e l’amore non può stare inoperoso. Questo è un pensiero che ci riempie il cuore di consolazione e ci permette di affrontare le tempeste della vita, le difficoltà della vita con un grande ottimismo, con una grande fiducia, anche partendo dalla verità della comunione dei Santi.

 

D. – Eccellenza, come presentare la santità ai nostri giorni, in altri termini come spiegare cos’è la santità?

 

R. – Noi dobbiamo anzitutto sfrondare la santità da un alone di irrealtà che talvolta la circonda. I Santi sono le persone che vivono fino in fondo l’umanità. I Santi sono le persone veramente realizzate. I Santi sono le persone veramente di successo, perchè il successo non è la fama di un campionato di calcio, la fama del successo di un film, la fama di un successo nel lavoro. Il vero successo della vita è la santità e la santità è una pienezza di umanità. Per questo Gesù chiama i Santi Beati. Le beatitudini non sono altro che una caratteristica dei Santi. I poveri in spirito, cioè i liberi dal denaro, dal potere, dal successo, i miti, i liberi dalla violenza; i  misericordiosi, i liberi dall’odio; i puri di cuori, i liberi dal fango, sono delle persone felici, sono beati. Dobbiamo far capire allora quando presentiamo la santità che l’ideale della santità è un ideale della felicità, è un ideale della pienezza di umanità, è un ideale di piena realizzazione di se stessi, perché i Santi sono coloro che hanno veramente realizzato i progetto di Dio e quindi la pienezza di umanità. Io a volte mi chiedo chi è più umano di San Francesco di Assisi, chi è più uomo di lui, e chi è più donna di Madre Teresa di Calcutta. Anche se sono esempi sublimi, sono però esempi ai quali dobbiamo guardare perchè quella è la strada per realizzare pienamente se stessi. E mi ritrovo in una frase di Léon Bloy, un convertito pieno di fuoco, che un giorno disse: “Esiste una sola tristezza ed è la tristezza di non essere Santi e io vorrei che nessuno avesse questa tristezza, vorrei che tutti fossero Santi”.

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CON UN DISCORSO SUL RUOLO DELLA CHIESA NELLA VITA PUBBLICA,

A FAIRFIELD NEL CONNECTICUT, SI E’ CONCLUSO IERI IL VIAGGIO DI 9 GIORNI

DEL CARDINALE MARTINO NEGLI USA

PER ILLUSTRARE IL MAGISTERO SOCIALE DELLA CHIESA

 

Interessarsi della promozione umana, proclamare le norme per una nuova coesistenza nella pace e nella giustizia, lavorare con ogni persona di buona volontà per creare relazioni e istituzioni più umane fa parte della predicazione del Vangelo. Lo ha detto ieri il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato Raffaele Martino, all’Università di Fairfield, nel Connecticut, concludendo un viaggio di 9 giorni  negli Stati Uniti con incontri, conferenze e liturgie che hanno avuto come tema principale l’insegnamento sociale della Chiesa.

 

In sintonia con le recenti affermazioni di Benedetto XVI che la Chiesa non è un agente politico ma la fede cristiana deve avere piena cittadinanza nella cultura del nostro tempo, il porporato – parlando del ruolo della Chiesa nella vita pubblica – ha sottolineato che “nel messaggio di Cristo la comunità umana può trovare la forza per amare il prossimo, combattere quanto è contrario alla vita, accettare la fondamentale uguaglianza di tutti lottare contro ogni forma di discriminazione, superare un etica puramente individualistica nella prospettiva dell’amicizia civile e della fraternità”. “In questa impostazione – ha aggiunto il cardinale Martino – la libertà religiosa è un bene per la società. Un’autonomia delle realtà secolari che sia veramente tale deve garantire la libertà religiosa e permettere alla Chiesa di adempiere il suo compito, che ha un valore pubblico, benché non sia direttamente politico”.

 

Durante il viaggio negli USA, il presidente di Giustizia e Pace all’Università San Tommaso di Saint Paul, nel Minnesota, ha illustrato l’Enciclica Deus caritas est di Benedetto XVI e a Minneapolis, nello stesso Stato nordamericano, ha presentato il Compendio della dottrina sociale della Chiesa. Successivamente, alla Saint Thomas University di Miami, in Florida, il cardinale Martino ha delineato una panoramica del Magistero sociale della Chiesa dalla Rerum Novarum di Leone XIII fino ad oggi e in California, a San Francisco, ha tenuto una relazione all’annuale raduno “Archibishop John Quinn Colloquium” incentrato quest’anno sulla lettera pastorale dell’episcopato statunitense dal titolo: “Giustizia economica per tutti”, con particolare riguardo agli Obiettivi del Millennio per lo Sviluppo.

 

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina un articolo dal titolo “Il mondo ignora il grido di chi ha fame”: secondo il Rapporto 2006 della FAO non è diminuito nell’ultimo decennio lo spaventoso numero di 854 milioni di persone sottonutrite.  

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata alla Solennità di Tutti i Santi e alla commemorazione dei Defunti.

 

Servizio estero - Ambiente: insufficiente impegno internazionale per ridurre l’“effetto serra”. Blair chiede all’Unione Europea un drastico impegno verso un’economia “a basso consumo”. Preoccupanti studi pubblicati dalle Nazioni Unite e dal Governo britannico sulle conseguenze delle emissioni di gas nocivi.

 

Servizio culturale - Per la rubrica “Incontri”, il critico letterario Elio Gioanola intervistato da Claudio Toscani.

Per l’“Osservatore libri” un articolo di Marco Testi dal titolo “Un saggio che rimuove critiche e pregiudizi sui ‘Promessi sposi’”: “Manzoni, religione e romanzo” di Angelo R. Pupino.

 

Servizio italiano - Criminalità; camorra: altra “esecuzione pubblica” a Napoli in pieno centro storico.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

31 ottobre 2006

 

PER SCONFIGGERE VIOLENZA E POVERTÀ A NAPOLI CI VUOLE L'IMPEGNO DI TUTTI:

COSÌ AI NOSTRI MICROFONI IL CARDINALE CRESCENZIO SEPE

- Intervista con il porporato -

 

Sono venti gli omicidi che si contano nei primi sei mesi di quest’anno a Napoli. È quanto emerge dalla relazione della Direzione investigativa antimafia consegnata oggi al Parlamento. Gli ultimi episodi di violenza testimonierebbero l’esistenza di numerose aggregazioni criminali disposte ad allearsi con il sodalizio al momento vincente che così determinano tensioni tra clan e quindi un aumento della criminalità. Ma come spiegare la diffusione della delinquenza nel capoluogo campano? Luca Collodi lo ha chiesto all’arcivescovo di Napoli il cardinale Crescenzio Sepe:

 

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R. – Il terreno su cui nasce questo tipo di criminalità è un terreno di violenza perché non ci sono altri sbocchi per i giovani, i disoccupati, e direi anche per alcune situazioni sociali come quelle degli ammalati, dei carcerati … Penso sia necessaria una progettazione che guardi alle cause di quest’ampia diffusione della delinquenza e che cerchi di risolvere alla radice i problemi. Questo – secondo me – dovrebbe essere un po’ il presupposto sul quale tutti devono lavorare, ciascuno secondo le proprie competenze.

 

D. – Possiamo dire che in qualche modo lo Stato è assente da Napoli, non tanto come ordine pubblico, ma proprio come progettualità? Nel corso degli anni, dei decenni, forse, il problema-Napoli, ma anche il problema-meridione italiano, è stato trascurato?

 

R. – L’impressione che io ho, appunto, è che è mancata una progettazione a lungo termine, che affronti i problemi alla loro origine e che cerchi appunto di risolverli alla radice. Senza questa progettazione, questi momenti di efferatezza che notiamo in questi giorni possono ripetersi ancora!

 

D. – Spesso, molte violenze arrivano dai giovanissimi che forse non hanno niente a che fare con i clan …

 

R. – Questo clima che si è creato è frutto di una specie di cultura della violenza. Questi ragazzi, anche queste “baby-gang”, come le chiamano, non sanno dove andare, non sanno come trascorrere il tempo, non hanno una formazione familiare adeguata … è chiaro che poi vanno sulla strada e la strada diventa la scuola di ogni delinquenza. Così si spiega anche perché, in un clima così rarefatto, abbiamo queste situazioni che destano perplessità e molta preoccupazione.

 

D. – Che cosa può fare la Chiesa napoletana per la città?

 

R. – La Chiesa è molto impegnata. Abbiamo più di 300 centri, qui, a Napoli, dove si cerca in qualche maniera di sopperire un po’ alla mancanza di certe strutture. Abbiamo tanti oratori, diverse iniziative e non solo nelle parrocchie. Ci sono anche svariate organizzazioni cattoliche che si impegnano proprio per togliere questi ragazzi dalla strada. E’ come una specie di rivoluzione culturale e civile, e quindi anche religiosa, che bisogna mettere in atto per sottrarre terreno alla criminalità.

 

D. – Quindi, c’è un problema di legalità, in qualche modo, a Napoli?

 

R. – Di legalità e di civiltà, perché si diffonde – appunto – una mentalità della sopraffazione e della violenza.

 

D. – Le istituzioni hanno la forza, insieme alla Chiesa, per ribaltare la situazione a Napoli? Le istituzioni centrali ma anche locali?

 

R. – Io credo che se si lavorasse sugli stessi fronti un po’ tutti insieme, ci sarebbe anche la possibilità di ribaltare questa situazione. Solo che è necessario un impegno comune perché cambi quel clima di tensione e di violenza che oggi si respira a Napoli.

 

D. – Per concludere, lei è ottimista, cardinale Sepe, per il futuro di Napoli?

 

R. – Io credo di sì. Perché la stragrande maggioranza di napoletani, è una popolazione buona che vive di valori umani, culturali, sociali ed anche religiosi. E’ una fede viva, è una fede dinamica, gente che vive con questi ideali e con questi valori …

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LA CINA OSPITA DA OGGI UN VERTICE

CON 48 DEI 53 PAESI DELL’UNIONE AFRICANA.

UN APPUNTAMENTO NON SOLO DI CARATTERE ECONOMICO

- Il servizio di Fausta Speranza -

 

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Presidenti, capi di governo e sultani sono a Pechino per vedere consacrata un’alleanza strategica che è stata anticipata da alcune scelte: la Cina ha azzerato 10 miliardi di dollari di debiti contratti da 31 Paesi africani e ha annullato i dazi su 190 prodotti di importazione africana. Ma che significa questo vertice per la Cina? Risponde Francesco Sisci, corrispondente da Pechino per il quotidiano La Stampa:

 

R. – Un grande sforzo d’immagine, politico, oltre che commerciale ed economico. La Cina vede l’Africa come grande partner complessivo della sua politica di espansione globale, in senso lato. La Cina ha bisogno dell’Africa come mercato, per le sue merci ed anche come fornitore per petrolio, materie prime di tutti i tipi, ma anche come partner commerciale complessivo nel futuro. Già per alcune produzioni, la Cina sta diventando, o rischia di diventare, cara e quindi Pechino ha già cominciato ad investire su altre linee industriali. E poi questo vertice è un grande sforzo che ha anche degli aspetti umanitari, in qualche modo. Risponde a delle critiche che sono state sollevate dall’Occidente, per una politica un po’ troppo cinica da parte della Cina verso l’Africa.

 

D. – Un passo verso l’Africa che fa parte evidentemente di una strategia in politica estera più complessa. Quali altre mosse da mettere in relazione, secondo lei?

 

R. – Certamente le altre mosse sono l’ASEAN. Infatti questo grande congresso africano arriva il giorno dopo che il premier cinese Wen Jiabao ha partecipato al vertice dell’ASEAN. In questo caso, la Cina cerca  una partnership commerciale più strutturata; infatti Pechino si muove per arrivare ad un accordo di libero scambio con l’ASEAN. Quindi a piccoli passi, però molto importanti, si vuole o si vorrebbe creare delle strutture commerciali di tipo, non europeo come le abbiamo oggi, ma almeno europee come erano 30, 40 anni fa. Già oggi l’Asia è il primo mercato per la Cina, per importazioni ancor più che per le esportazioni per la verità, e quindi Asia e Africa sono due pilastri forti della politica estera cinese.

 

C’è poi il punto di vista dell’Africa, invitata a Pechino. Lo esprime il prof. Angelo Turco, africanista docente all’Università dell’Aquila:

 

“Questo non è che un episodio dell’offensiva diplomatica, economica, mediatica della Cina nei confronti dell’Africa. Sappiamo che l’obiettivo strategico della Cina in Africa si chiama petrolio e dobbiamo dire che tutto è ancora da costruire per quanto riguarda l’interesse dell’Africa in queste rinnovate relazioni con la Cina. I vantaggi possibili sono di carattere economico e evidentemente sono anche di carattere politico. Sarebbe profondamente errato se gli Stati africani si presentassero in ordine sparso a questo tavolo negoziale mentre sarebbe molto interessante per l’Africa presentarvisi attraverso le sue strutture multilaterali e in particolare attraverso ad esempio il Nepad in via prioritaria. I rischi sono viceversa che si scateni una sorta di corsa al partenariato con la Cina che inevitabilmente farà scendere al ribasso le possibilità negoziali dell’Africa. Ricordo che il Nepad è il grande progetto di sviluppo per l’Africa elaborato dagli africani agli inizi del millennio e che ha per grandi ‘padrini’ il presidente del Sudafrica, Mbeki, il presidente della Nigeria, Obasanjo, e il presidente del Senegal, Abdulaye Wade. Ed è un documento elaborato dagli africani e per gli africani che stenta tuttavia a decollare per le difficoltà di finanziamento che, nonostante le varie promesse dei G7 e G8, non sono mai arrivati all’Africa. Questa potrebbe essere un’occasione per il rilancio del Nepad”.

 

Ma a livello mondiale come valutare possibili implicazioni e risvolti? Il prof. Luigi Bonanate, docente di relazioni internazionali all’Università di Torino:

 

R. – E’ un grandioso passo avanti, se noi lo leggiamo in chiave politica e non in chiave economica. Che la Cina guardi all’Africa è straordinariamente suggestivo. Certo ci sono ragioni conosciute come il petrolio, le materie prime, le risorse, ma verrebbe da pensare che la Cina cerchi dapprima di consolidare la sua collocazione asiatica. C’è di fianco l’India che è in una situazione meno sviluppata ma comunque anche in grande vivacità e c’è subito sopra il Giappone. E d’altra parte, la geografia è un elemento che va sempre tenuto ben presente in ogni analisi internazionale. L’Africa invece è abbastanza lontana, quindi il fatto di guardare all’Africa vuol dire che la Cina si è messa a guardare ad un continente arretratissimo che incomincia forse a conoscere qualche primo gradino sulla strada dello sviluppo. Dunque, la Cina si muove da  Stato lungimirante e molto attento al futuro e al divenire delle cose mondiali. In questo direi del tutto diverso dagli Stati Uniti che hanno una prospettiva “passatistica” sul mondo contemporaneo, cioè guardano al futuro come se fosse la pura e semplice continuazione del passato. E questo - penso - è il tragico errore strategico che gli Stati Uniti stanno facendo in questo momento. La Cina, invece, senza avere o forse proprio perché non ha il retaggio storico che hanno invece gli Stati Uniti, guarda a come il mondo si sta muovendo con grande libertà. L’Africa, mi lancio anch’io in una profezia, è certamente il mercato che tra 100 anni sarà il più vivace e attivo al mondo. Dunque il collegamento Asia-Africa potrebbe essere l’asse dominante del prossimo secolo, dei prossimi secoli. Voglio solo aggiungere che faccio questa analisi senza ricordare quello che sappiamo tutti e cioè che la Cina non è un Paese liberale.

 

D. – Che significa per l’Europa, - diciamo così con un’espressione semplicistica - avere la Cina in Africa?

 

R. – La Cina è finalmente vicina, la Cina è diventata uno dei grandi poli del mondo e l’Europa deve imparare a tenerne conto. L’Europa, secondo me, ha un particolare vantaggio nei confronti del futuro cinese: l’Europa non è mai diventata e non deve diventare una grande potenza. Il futuro dell’Unione Europea non è quello del nuovo grande polo, cioè del competitore per il potere mondiale, che vorrebbe dire arsenali nucleari, potenza militare e tutte quelle cose. L’Europa sarà, se continuerà ad esserci, una potenza civile, dedicata essenzialmente al dialogo, alla comprensione e alla diplomazia. Da questo punto di vista, se l’Europa si muove verso la Cina potremmo perfino immaginare anche un asse Europa-Cina, o Europa-Cina-Africa. E l’America deve ripensare il suo ruolo nel mondo oggi.

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LA CHIESA ALGERINA, TESTIMONE DEL CRISTO RISORTO TRA I MUSULMANI

- Intervista con mons. Henri Teissier -

 

Tre morti e 24 feriti: è questo il bilancio dei due attentati della notte scorsa in Algeria. Gli attacchi non sono stati ancora rivendicati, ma si presume siano opera del gruppo integralista salafita per la predicazione e il combattimento vicino ad Al Qaeda, il solo ancora attivo in Algeria. L’arcivescovo di Algeri, mons. Henri Teissier, ritiene si tratti di episodi isolati. Forse, in coincidenza con la festa nazionale di domani, ha detto il presule, alcuni integralisti vogliono ancora far sentire la loro presenza. Mons. Teissier ha spiegato che la vita quotidiana ad Algeri è del tutto normale e che non pare ci sia il rischio di tornare alle violenze di alcuni anni fa. Ma la Chiesa cattolica quale stagione sta vivendo oggi in Algeria? Ascoltiamo proprio l’arcivescovo di Algeri al microfono di Tiziana Campisi:

 

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R. – Noi abbiamo conosciuto la grave crisi della società algerina, che ha fatto più di 150 mila vittime, tra cui sacerdoti, religiosi, religiose, il vescovo di Orano, e i monaci di Tibhirine. In questo momento siamo vivendo una stagione ricca di nuove iniziative, stiamo accogliendo nuovi missionari e missionarie, ma anche laici, che vengono come cooperanti nella società algerina da diverse nazioni. Abbiamo poi, nella nostra diocesi, 500 studenti africani che hanno ottenuto borse di studio. Se contiamo anche quelli sparsi nelle università delle altre diocesi arriviamo a circa 800, 900 studenti. Cerchiamo di essere la Chiesa del popolo. E ciò vuol dire che noi lavoriamo con il popolo algerino e per il popolo algerino. In particolare sul piano sociale. Ci impegniamo a favore della donna, per i bambini handicappati, e sul piano culturale offriamo servizi agli studenti, abbiamo una decina di biblioteche. Il popolo algerino è musulmano, questo non vuol dire che noi non possiamo fare molte cose. Rispettiamo le convinzioni della gente ma offriamo anche la nostra testimonianza come cristiani.

 

D. – Che tipo di convivenza esiste fra musulmani e cristiani, com’è il dialogo?

 

R. – Ci sono gruppi più tradizionalisti che pensano che i musulmani non debbano accettare a casa loro cristiani o intrattenere con loro rapporti di amicizia. Ma ci sono altri che ci accettano. Noi cerchiamo di dare in questa società la prova che i cristiani possono rispettare le convinzioni della popolazione. Lavorando insieme, dopo un po’ di tempo, nasce la fiducia, e quando c’è la fiducia nasce poi l’amicizia vera e quindi ci si può impegnare insieme per il bene comune.

 

D. – Dieci anni fa è stato versato tanto sangue. Adesso, come si vive nel ricordo di quel sacrificio?

 

R. – Ciò che è avvenuto è che molti algerini adesso ci sono più vicini, perchè hanno visto che noi abbiamo attraversato con loro quei tempi di sofferenza e che abbiamo avuto, come loro, delle vittime. Molte persone nella società algerina ci aiutano adesso a lavorare, per cercare insieme cosa si può fare per la pace, come dar vita ad una comunione tra uomini di religioni diverse.

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IERI A ROMA, UNA CONFERENZA SULLA FIGURA DEL CARDINALE JOHN HENRY NEWMAN

- Con noi, mons. Philip Boyce -

 

Newman, uomo di preghiera”: è il titolo della Conferenza tenuta ieri a Roma dal vescovo di Raphoe, in Irlanda, mons. Philip Boyce, sulla figura di John Henry Newman, sacerdote anglicano londinese, che nel 1845 si convertì al Cattolicesimo. Trasferitosi da Oxford a Roma nel 1846, dove due anni dopo venne ordinato sacerdote cattolico, Newman venne creato cardinale da Papa Leone XIII nel 1879 e dichiarato “venerabile” da Giovanni Paolo II nel 1991. Sulla personalità di quest’uomo, che nel 1848 fondò il primo Oratorio di San Filippo Neri in Inghilterra, a Maryvale, ascoltiamo, al microfono di Giovanni Peduto, mons. Philip Boyce:

 

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R. – Non so se possiamo dire che sia una figura “ponte”, ma tutti coloro che guardano a lui, riconoscono che ciò che ha fatto è stato un atto di coscienza. Il fatto stesso di aver lasciato la carriera, vuol dire che ha sacrificato tanto per entrare nella Chiesa cattolica. Ha richiamato la Chiesa anglicana alle sue origini, alla purezza della dottrina perchè tutte e due – Chiesa anglicana e Chiesa romano-cattolica – guardassero ai Padri della Chiesa.

 

D. – Eccellenza, perché la Chiesa vuole porlo come modello di santità? La sua santità in che cosa è consistita?

 

R. – Evidentemente, la santità, per qualunque servo di Dio, sta nell’esercizio delle virtù. Newman è un grande intellettuale, un teologo eminente del suo secolo, un uomo che ha amato la Chiesa anglicana prima e poi la Chiesa cattolica, un uomo che aveva una grandissima stima della verità. Nella sua vita ha sacrificato tutto per la verità. E’ stata questa spinta che l’ha portato infine verso la Chiesa cattolica.

 

D. – Quindi, possiamo dire che il suo messaggio è un invito alla ricerca della verità. Naturalmente, parlando di Newman, il discorso cade quasi necessariamente sui rapporti tra cattolici e anglicani …

 

R. – Tutte e due le Chiese devono riconoscere in Newman un uomo di grandissima statura. Vedono che lui è stato un uomo che ha sacrificato tutto, come ho detto, per la verità ed anche per la sua coscienza. La coscienza individuale fondamentale sia per gli anglicani che per i cattolico. E’ una coscienza che viene formata e che deve essere formata dalla luce che ognuno ha, la luce della ragione umana e la luce della Rivelazione. Quindi, in questo senso, è stato un uomo di coscienza, che ha seguito la voce di Dio.

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CHIESA E SOCIETA’

31 ottobre 2006

 

 

DAL 13 AL 16 NOVEMBRE, A BALTIMORA, ASSEMBLEA DEI VESCOVI DEGLI STATI UNITI: ALL’ORDINE DEL GIORNO L’APPROVAZIONE DI ALCUNI IMPORTANTI DOCUMENTI

SU COMUNIONE, MATRIMONIO, OMOSESSUALITA’, LITURGIA

E RIFORMA DELLA CONFERENZA EPISCOPALE

- A cura di Lisa Zengarini -

 

WASHINGTON. = Si terrà dal 13 al 16 novembre a Baltimora la prossima sessione autunnale della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (USCCB). Tra i principali punti in agenda figura l’approvazione di tre importanti documenti sulla pianificazione familiare naturale, sulle condizioni per ricevere degnamente l’Eucaristia e sulla cura pastorale delle persone omosessuali. Il primo documento si intitola “L’amore matrimoniale e il dono della vita”  ed è stato preparato dalla Commissione episcopale per le attività pro-vita. Dei numerosi documenti dei vescovi americani sul matrimonio questo è il secondo - dopo quello pubblicato nel 1968 e intitolato “La vita umana oggi” - ad affrontare specificatamente questo aspetto.  Il testo ripropone in 11 pagine il Magistero ecclesiale sull’intima unità coniugale e ribadisce che la Chiesa non è contraria alla pianificazione familiare responsabile, purché realizzata con metodi naturali e non finalizzata a “negare il potere datoci da Dio di   trasmettere la vita che è parte integrante del voto matrimoniale”. Il documento sulla Comunione, stilato dalla Commissione episcopale per la dottrina della fede, scaturisce dal vivace dibattito apertosi in seno alla Chiesa americana durante le presidenziali del 2004 sull’ammissione all’Eucaristia dei politici che operano in contrasto con gli insegnamenti della Chiesa. Intitolato “Beati gli invitati alla Cena del Signore: la preparazione a ricevere degnamente Cristo nell’Eucaristia”, non vuole tanto essere un documento tecnico per i vescovi e i ministri ordinati, quanto piuttosto “aiutare tutti i fedeli nella preparazione personale alla Santa Comunione”. Nello scritto si espongono i punti fondamentali della fede cattolica sull’Eucaristia, sottolineando il nesso tra comunione nella Chiesa e fedeltà ai suoi insegnamenti e come la violazione dei Comandamenti di Dio comporti la perdita del dono della sua Grazia santificante. Durante i lavori, i vescovi americani voteranno anche alcune linee guida per la pastorale verso le persone con inclinazioni omosessuali. Preparate dalla Commissione episcopale per la dottrina della fede, le direttive sono in larga parte dedicate ad illustrare il quadro  dottrinale in cui tale ministero dovrebbe svolgersi. L’Assemblea dovrà inoltre votare un nuovo direttorio per la musica liturgica, in linea con quanto richiesto a tutti gli episcopati nell’Istruzione “Liturgiam Authenticam”. Un altro importante punto all’esame dell’Assemblea sarà inoltre la ristrutturazione della USCCB per consentirle di focalizzare meglio le sue risorse sulle priorità pastorali fissate per il quinquennio 2008‑2011. Tra queste la promozione del matrimonio, delle vocazioni, della formazione alla fede dei fedeli e la difesa della vita e della dignità della persona umana. Infine, i vescovi dovranno approvare il bilancio di previsione 2007 che quest’anno ammonta a 139,5 milioni di dollari, di cui 1,5 milioni di deficit.

 

 

IERI ED OGGI, A BRUXELLES, FORUM SULL’INVECHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE

ORGANIZZATO DALLA COMMISSIONE EUROPEA PER SOLLECITARE RIFORME

ED AZIONI IMMEDIATE AL FINE DI GESTIRE UNA SFIDA DEMOGRAFICA

SENZA PRECEDENTI NELLA STORIA DELL’UMANITA

 

BRUXELLES. = Nel 2050 un europeo su tre avrà più di 60 anni e solo il 23 per cento avrà meno di 25 anni. Una sfida demografica “senza precedenti” per l'intera società, come è stato sottolineato ieri in apertura del Forum di due giorni sul tema dell’invecchiamento della popolazione, organizzato a Bruxelles dalla Commissione europea. L’Esecutivo dell’UE intende infatti sollecitare una presa d’atto dei Paesi dell’Unione su questa emergenza epocale, che avrà conseguenze non solo sul mercato dell’occupazione, sull'assistenza sanitaria e sui sistemi pensionistici, ma anche sui sistemi di istruzione, sull'urbanistica, sulle strutture abitative e sulle infrastrutture. Secondo Vladimir Spidla, commissario europeo per l'Occupazione, gli Affari sociali e le Pari opportunità, la sfida demografica “deve tradursi in azioni e in riforme immediate”. I dati resi noti dalla Commissione indicano che tra il 2005 ed il 2050 la percentuale di cittadini europei ultraottantenni  dovrebbe quasi triplicare (dal 4 per cento all’11 per cento). Per le donne l'aspettativa di vita passerà da 80 a 86 anni e per gli uomini dagli attuali 74 ad 81 anni. In Italia si passerà da un'aspettativa di 83 anni per le donne e 77 per gli uomini, rispettivamente ad 89 ed 84 anni. Inoltre, su una popolazione stimata, per il 2050, in circa 53 milioni di abitanti, il 27 per cento avrà fra i 60 e i 79 anni, il 14 per cento più di 80 anni e solo il 20 per cento sarà al di sotto dei 25 anni. (R.G.)

 

 

SONO CALATI DEL 15 PER CENTO IN 10 ANNI I GAS NOCIVI PER L’ATMOSFERA TERRESTRE NEI PAESI INDUSTRIALIZZATI

CHE HANNO ADERITO AGLI ACCORDI DI KYOTO,

MA IL CALO COMPLESSIVO IN TUTTO IL MONDO E’ STATO SOLO DEL 3,3 PER CENTO.

LO RIVELA UN RAPPORTO DELLE NAZIONI UNITE

 

BONN. = Sono diminuite solo del 3,3 per cento tra il ‘90 ed il 2004 le emissioni di gas nocivi per l'atmosfera terrestre, nonostante gli impegni assunti dai principali Paesi industrializzati con la firma del Protocollo di Kyoto. Lo denuncia un rapporto delle Nazioni Unite presentato ieri a Bonn, in Germania. Si tratta del primo compendio con i dati dei 41 Stati del mondo che finora hanno aderito al Protocollo di Kyoto. “La causa di maggiore preoccupazione – si legge nel documento - è data dai Paesi centro-europei” impegnati nel passaggio dall'economia di pianificata a quella di mercato, hanno sì registrato una forte riduzione del 36,8 per cento tra il ’96 ed il ‘99 e però tra il 2000 ed il 2004 hanno fatto registrato un nuovo aumento del 4,1 per cento, ha rilevato Yvo de Boer, direttore esecutivo del Segretariato della Convenzione-quadro sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (Unfccc), con sede a Bonn. Le emissioni di gas nocivi negli altri Stati della Convenzione - secondo il Rapporto - sono cresciuti dell'11 per cento nel periodo 1990-2004. “Questo vuol dire che il mondo industrializzato deve aumentare i suoi sforzi per mettere in pratica provvedimenti  politici efficaci nel ridurre i gas che aumentano l'effetto  serra”, ha sollecitato de Boer. Questo vale soprattutto per il settore dei trasporti dove i  gas nocivi sono saliti del 23,9 per cento. Nei Paesi industrializzati che hanno aderito all'accordo, raggiunto a Kyoto in Giappone nel 1997 ed entrato in vigore dal febbraio 2005, le emissioni nocive sono calate complessivamente del 15,3 per cento rispetto ai valori del 1990. Ma questa diminuzione varia da Stato a Stato. In base a quell’accordo si prevede per i 35 Stati firmatari e per l'Unione europea una riduzione almeno del 5 per cento tra il 2008 ed il 2012 rispetto ai valori 1990. Una nuova conferenza sui cambiamenti climatici è in programma a Nairobi dal 6 al 17 novembre 2006.  (R.G.)

 

 

LA RUSSIA SORPASSA GLI STATI UNITI E DIVENTA  IL PRIMO VENDITORE DI ARMI

AI PAESI IN VIA DI SVILUPPO: LO RIVELA UN RAPPORTO DEL SERVIZIO DI RICERCA

 DEL CONGRESSO AMERICANO

 

WASHINGTON. = La Russia è il maggior esportatore di armi verso i Paesi in via di sviluppo: è quanto emerge dal rapporto Conventional arms transfers to developing nations, 1998-2005, pubblicato nei giorni scorsi dal servizio di ricerca del Congresso degli Stati Uniti. Da quanto riferisce l’agenzia AsiaNews, la Russia ha infatti guadagnato 7 miliardi di dollari l’anno scorso, vendendo armi in Asia, Africa e America Latina. I contratti più importanti che Mosca ha stipulato sono stati quelli con la Cina e l’India, oltre a quello con l’Iran, divenuto il cliente di maggior rilievo. I guadagni della Russia provengono dalla vendita di sottomarini, missili d’attacco e di difesa, velivoli di vario tipo e cacciatorpedinieri. Al secondo posto, nella classifica stilata dal Congresso americano, troviamo la Francia, che ha ottenuto questa posizione grazie alla vendita di sei sommergibili d’assalto all’India. Gli Stati Uniti sono invece scivolati al terzo posto e, fra il 2004 e il 2005, hanno visto scendere la propria quota, nel mercato delle armi, da 9,4 a 6,2 miliardi di dollari. Ricordiamo che invece, in base al rapporto pubblicato nei giorni scorsi in occasione della settimana delle Nazioni Unite per il disarmo, gli Stati Uniti si sono piazzati al primo posto, su scala mondiale, per il livello complessivo delle spese militari. Il rapporto evidenzia anche come, durante la guerra fredda, il commercio delle armi era animato dalla logica della deterrenza e dal desiderio di primeggiare sul blocco opposto. Oggi invece, secondo gli esperti americani, sono considerazioni economiche o esigenze di sicurezza nazionale a guidare le scelte dei Paesi esportatori di armi. (A.S.)

 

 

SI TIENE OGGI A SAN GIULIANO DI PUGLIA LA ‘GIORNATA DELLA MEMORIA’,

IN RICORDO DELLE 30 PERSONE MORTE NEL TERREMOTO DEL 2002. UNA VEGLIA

DI PREGHIERA E UNA MESSA VERRANNO CELEBRATE IN SUFFRAGIO DELLE VITTIME

 

SAN GIULIANO DI PUGLIA. = Una veglia di preghiera e una Messa in ricordo delle vittime del terremoto in Molise del 2002: si celebra oggi, a San Giovanni di Puglia, la “Giornata della memoria”, in ricordo delle 30 persone morte a causa del sisma che colpì decine di paesi del basso Molise. Alle 11.32, una campana del Paese ha suonato 30 rintocchi in ricordo delle vittime. Nel pomeriggio, presso la chiesa del villaggio provvisorio, inizierà una veglia di preghiera, che si concluderà domani mattina con una Messa celebrata da monsignor Gianfranco De Luca, vescovo di Termoli-Larino. Sempre oggi pomeriggio, il presidente del Consiglio Romano Prodi farà visita al piccolo paese del basso Molise. Per questa sera, intanto, il “Comitato vittime della scuola” ha organizzato una fiaccolata, durante la quale verrà compiuto lo stesso tragitto percorso, nella notte del 31 ottobre 2002, dai corpi dei bambini estratti senza vita dalle macerie della scuola “Jovine”. 27 bambini e la loro maestra persero la vita nella scuola “Jovine”, una donna rimase schiacciata nella sua auto da un muro crollato e un’altra morì, colta da malore, durante le scosse. (A.S.)

 

 

‘DIGNITÀ UMANA E BENE COMUNE NELL’AMBITO DELLA BIOETICA’: E’ IL TEMA DEL IV CONGRESSO DELLA FEDERAZIONE INTERNAZIONALE DI BIOETICA

DI ISPIRAZIONE PERSONALISTA, TENUTOSI A CORDOVA

 

CORDOVA. = “Non è possibile favorire il bene comune, senza mettere al centro il valore e la dignità sublime di ogni persona umana”: sono queste le conclusioni del Congresso della Federazione Internazionale di Bioetica Personalista (FIBIP), tenutosi nei giorni scorsi a Cordova, in Spagna. In un contesto mondiale di relativismo etico e culturale, l’incertezza sui fondamenti della dignità umana, l’individualismo e l’edonismo dominanti rendono sempre più difficile capire cos’è il bene, ed è ancora più complicato compromettersi affinché questo bene sia comune. Come riferisce l’agenzia Fides, negli interventi tenutisi durante l’incontro un’attenzione speciale è stata rivolta alle nozioni di dignità e persona, negli ambiti teorici e pratici relazionati con la bioetica e con le sfide morali che pone la ricerca farmaceutica attuale. Secondo i partecipanti al congresso, bisogna inoltre respingere la strumentalizzazione distruttiva di esseri umani allo stato embrionale, perché “il bene comune fondamentale esige che non si falsifichi la realtà scientifica, facendo credere all’opinione pubblica che le cellule staminali embrionali possono già curare malattie”, dal momento che la realtà è molto diversa. Nel corso del convegno, si è dato spazio anche alla riflessione sulla situazione attuale dei Paesi del terzo mondo, soprattutto in relazione all’accesso alle risorse sanitarie disponibili. A conclusione dei lavori, la FIBIP ha rivolto alla comunità politica mondiale l’invito a fare proprio l’impegno a favore di un bene comune che sia centrato sul bene di ogni persona umana. (A.S.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

31 ottobre 2006

 

- A cura di Fausta Speranza e Roberta Moretti -

 

Ancora una mattinata di sangue in Iraq, mentre Baghdad è rimasta paralizzata per uno sciopero generale indetto dal leader sciita Moqtada al Sadr e mentre si riaffaccia l’incubo sequestri. Il nostro servizio:

 

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In tarda mattinata è arrivata la notizia della scomparsa di 40 persone, che sarebbero state portate via da uomini armati sulla strada principale a nord della capitale, dopo un attacco ad alcuni minibus. Non ci sono ulteriori notizie. Sembra chiara, invece, la dinamica dell’ennesimo attentato a Baghdad, compiuto con un’autobomba che ha fatto tre morti. Ritrovati, intanto, i resti di almeno 33 persone uccise nei giorni scorsi in una zona a circa 250 km ad ovest della capitale. E con l’uccisione di altri tre soldati americani in diversi episodi a Baghdad, le Forze statunitensi hanno raggiunto quota 103 morti nel solo mese di ottobre. Intanto, dopo uno sciopero generale indetto dal leader radicale Moqtada al Sadr, che ha paralizzato la capitale, il premier al Maliki ha rimosso il blocco nel quartiere sciita di Sadr City, imposto dall’Esercito americano impegnato nelle ricerche di un soldato rapito il 23 ottobre. E mentre al Vertice di 14 Paesi donatori in Kuwait l’Iraq ha chiesto 100 miliardi di dollari di aiuti internazionali per ricostruire le infrastrutture, in Gran Bretagna sembra sempre più probabile l'apertura di un'inchiesta parlamentare sulla guerra e le sue conseguenze. Un voto della Camera dei Comuni potrebbe infatti obbligare il premier, Blair, a dare luce verde al procedimento, che potrebbe avere conseguenze politicamente esplosive. 

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Medio Oriente. E’ stato rilasciato ieri dai suoi rapitori il cooperante spagnolo Roberto Villa, sequestrato nei giorni scorsi a Gaza. Intanto, una delegazione di Hamas è giunta a Il Cairo per colloqui sulla liberazione del soldato israeliano, Gilad Shalit, rapito il 25 giugno, in cambio della scarcerazione di detenuti palestinesi in Israele. Sul terreno, tuttavia, proseguono gli episodi di violenza. Stamani due militanti delle brigate dei martiri di Al Aqsa hanno perso la vita durante un’incursione israeliana, nei pressi di Khan Younes. Intanto, si fa sempre evidente la realtà delle minoranze cristiane in fuga dal Medio Oriente. Sulle cause, Gabi Fröhlich, del Programma Tedesco, ha intervistato mons. Michel Sabbah, Patriarca latino di Gerusalemme:

 

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Le istanze internazionali dovrebbero ascoltare la voce della Chiesa, cioè la Santa Sede, perché la Santa Sede attira sempre l’attenzione sulla presenza cristiana in Medio Oriente. La Chiesa di Gerusalemme è una Chiesa madre e che dunque interessa tutte le Chiese. Anche le Chiese del mondo dovrebbero avere una voce per attirare l’attenzione di coloro che oggi fanno la politica, che dovrebbero prendere in considerazione queste minoranze. Poi c’è anche un’incoerenza in coloro che fanno la politica internazionale: tutti parlano della protezione delle minoranze, però poi proprio nei loro piani politici non ne tengono alcun conto. Sono sacrificate e, se vengono eliminate, è un sacrificio che bisogna fare! I cristiani in Iraq vengono eliminati come risultato di tutto il caos creato e non fa niente! I cristiani in Terra Santa se ne vanno via a causa di tutta l’instabilità che permane poco importa! Quello che importa sono gli interessi, il petrolio, avere alleanze con le maggioranze, con le forze militari etc. Le Chiese dovrebbero parlare un po’ più per queste minoranze che vanno via e che invece andrebbero tutelate. Non sono solo fattori interni che le mandano via, né questo squilibrio nei rapporti tra musulmani, cristiani etc., ma sono fattori esterni, internazionali che li mandano via.

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La contraerea libanese ha aperto stamani il fuoco contro i caccia israeliani che hanno sorvolato il sud del Libano. Lo ha riferito il comando dell’Esercito libanese, precisando che per un’ora quattro caccia israeliani hanno sorvolato ripetutamente e a bassa quota il sud del Libano, provocando la reazione della contraerea libanese. Altri quattro F-16, si legge ancora nel comunicato, hanno invece sorvolato contemporaneamente, e sempre a bassa quota, la capitale Beirut, la valle orientale della Bekaa e il nord del Libano, spingendosi fino all’area di Shekaa, una quindicina di km a sud di Tripoli.

 

Mattinata di sangue in Afghanistan. Due militari NATO sono morti e due sono rimasti feriti nell’est del Paese per l’esplosione di un ordigno al passaggio del loro convoglio nella provincia del Nuristan, al confine con il Pakistan. Ancora ignota la nazionalità delle vittime. E poi, 12 ribelli uccisi nel sud, mentre cercavano di prendere posizione sul tetto di un edificio nella provincia di Kandahar, e un poliziotto morto in un attentato kamikaze nella provincia sudorientale di Ghazni.

 

Fonti ufficiali americane hanno reso noto che la Corea del nord ha accettato di tornare al tavolo dei negoziati a sei sul dossier nucleare di Pyongyang. L’annuncio durante un incontro a Pechino tra il capo negoziatore USA e il suo omologo nordcoreano, al quale era presente anche il capo negoziatore cinese. I negoziati a sei (le due Coree, gli Stati Uniti, la Cina, il Giappone e la Russia) di Pechino sul dossier nucleare di Pyongyang sono interrotti da oltre un anno. La crisi è precipitata dopo il primo test atomico effettuato dalla Corea del nord lo scorso 9 ottobre e le sanzioni approvate successivamente dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Le fonti americane hanno affermato di attendersi che i negoziati a sei possano riprendere entro la fine dell’anno, precisando però che le sanzioni adottate dall’ONU continueranno a restare in vigore.

 

Garantire il controllo e la protezione del materiale nucleare, individuare e reprimere il traffico illegale di sostanze radioattive, per impedire che gruppi terroristici possano entrarne in possesso e soprattutto rafforzare la collaborazione internazionale. Sono alcuni degli obiettivi della prima riunione per la lotta al terrorismo nucleare, in corso a Rabat tra i Paesi del G8 e il Marocco. Amina Belkassem:

 

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I rappresentanti di dodici Paesi partecipano all’incontro, annunciato il 15 luglio scorso, durante il vertice del G8 di San Pietroburgo, dal presidente Bush e da Putin. Oltre ai membri del G8 e dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, anche i rappresentanti di Australia, Cina, Kazakistan, Turchia e del Marocco, come Paese osservatore. L’incontro continuerà a porte chiuse fino a stasera e staremo a vedere se i partecipanti troveranno soluzioni concrete al pericolo nucleare e se quel difficile equilibrio, consacrato dal Trattato di non proliferazione, sarà diritto inalienabile degli Stati di sviluppare la ricerca, la produzione e l’utilizzo dell’energia nucleare a fini politici, e i loro obblighi internazionali sulla non proliferazione delle armi nucleari saranno rispettati.

 

Amina Belkassem, per la Radio Vaticana.

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Quattro giovani (tre minorenni e un maggiorenne) sono stati fermati oggi a Marsiglia (sud della Francia) dove sabato una donna era rimasta gravemente ustionata nell’incendio di un autobus. I provvedimenti sono il frutto di un’operazione di Polizia lanciata all’alba di oggi in numerosi quartieri della città. Una ragazza di 26 anni, Mama Galledou, lotta contro la morte dopo essere rimasta ustionata sul 60 per cento del corpo nel corso degli incidenti di sabato nelle periferie della città francese. La Magistratura ha aperto un dossier per incendio volontario causa di mutilazione o infermità permanente, reato questo che prevede una pena di 30 anni di carcere.

Secondo i risultati definitivi diffusi in serata dalla Commissione elettorale, il presidente bulgaro Gheorghi  Parvanov, rieletto per un secondo mandato, ha ottenuto il  75,9% dei voti. Il suo avversario al ballottaggio di domenica scorsa, il candidato nazionalista Volen Siderov, si è aggiudicato il 24% dei suffragi. La partecipazione al voto è stata del 41,2% degli elettori (inferiore rispetto al 42,5% del primo turno, il 22 ottobre). 

 

Trasferiamoci in Messico. Dopo le violente manifestazioni di piazza dei docenti, concluse con l’intervento dell’Esercito, la Camera dei Deputati e il Senato hanno chiesto al governatore dello Stato di Oaxaca, Ulises Ruiz, di dimettersi. Quest’ultimo, tuttavia, non sembra propenso a ritirarsi.

 

Arresti domiciliari per Augusto Pinochet. L’ex dittatore cileno è stato giudicato per le torture e gli omicidi perpetrati dai suoi uomini nella famigerata Villa Grimaldi, il centro di detenzione clandestino usato dal regime militare dopo il colpo di Stato che nel ’73 rovesciò il governo di Salvador Allende.

 

Sale la tensione nella Repubblica separatista georgiana dell’Ossezia del sud, dove, il 12 novembre è previsto un referendum sull’indipendenza: quattro persone definite dalle autorità secessioniste “sabotatori georgiani” sono state uccise dopo avere attraversato il confine amministrativo della piccola entità caucasica. Lo ha reso noto un portavoce del governo autonomo Irina Gagloieva, citata dall’agenzia Interfax. Al momento non si hanno reazioni da Tbilisi. Il leader sudosseto Eduard Kokoite ha detto invece che i quattro “progettavano attentati terroristici alla vigilia del referendum, per destabilizzare la situazione. Ormai non c’è più spazio per trattative con la leadership georgiana, dato che la loro politica è basata sul terrorismo”.   

 

 Una misteriosa febbre ha ucciso 36 persone nella zona sud occidentale del Nepal, secondo dati ufficiali, ma si teme che il numero sia maggiore. Le morti sono avvenute nell’arco di meno di due settimane. L’epidemia della misteriosa malattia ha colpito oltre 200 abitanti di due villaggi nel distretto di Banke, a circa 500 km ad ovest della capitale Kathmandu, nella zona che confina con lo Stato settentrionale indiano dell’Uttar Pradesh. Proprio la vicinanza con il confine indiano fa temere che si tratti di un’epidemia di “dengue” che in India ha fatto oltre 200 morti, anche  se molti medici pensano si tratti di malaria.

 

Tornando in Corea, i servizi di ricognizione statunitensi stanno seguendo con grande attenzione un mercantile nordcoreano sospettato di essere utilizzato per l’esportazione di materiale militare. Lo ha reso noto, in un’intervista alla Tv pubblica giapponese Nhk, l’ambasciatore americano a Tokyo, Thomas Schieffer, precisando che la nave, partita dal porto nordcoreano di Nampo il 19 ottobre, si trova attualmente a sud di Hong Kong. Ha anche lamentato che le autorità cinesi non abbiano sottoposto il mercantile “Bonghwasan” ad alcuna restrizione durante un suo scalo nell’ex colonia britannica. Schieffer ha indicato che gli USA potrebbero bloccare e ispezionare la nave sulla base delle sanzioni proclamate dall’ONU il 14 ottobre per l’esperimento nucleare compiuto da Pyongyang cinque giorni prima. 

 

In Sud Corea si discute sui rapporti con la Corea del Nord. Secondo l’agenzia sudcoreanaYonhap”, il ministro per l’Unificazione Lee Jong seok, ha dichiarato che la Corea del Sud deve continuare a puntare sulla distensione con Pyongyang e su un rilancio del dialogo anche ai massimi livelli, nonostante le tensioni per la crisi del riarmo nordcoreano. Il ministro è dimissionario da mercoledì scorso sulla scia dei crescenti disagi riscontrati dal governo del presidente Roh Moo hyun nel portare avanti la “politica del sorriso”, avviata otto anni fa verso il Nord. La possibilità di un vertice fra Roh e il leader nordcoreano, Kim Jong il, era considerata nella Corea del Sud una concreta  prospettiva fino alla serie di esperimenti missilistici nordcoreani che hanno aperto la crisi all’inizio dello scorso luglio.

 

 

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