RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 302 - Testo
della trasmissione di domenica 29 ottobre 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il Battesimo è alla base
dell’impegno missionario di ogni cristiano: così, Benedetto XVI all’Angelus in Piazza
San Pietro. Il Papa rivolge un pressante appello
per la liberazione delle vittime dei sequestri nel mondo, e in particolare
dell’allevatore sardo Giovanni Battista Pinna; poi annuncia la sua
partecipazione all’Incontro dei giovani cattolici italiani, in programma a Loreto
nel settembre 2007. Intervista con
l’arcivescovo di Sassari, mons. Paolo Atzei
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Domenica elettorale con
il ballottaggio per le presidenziali in Repubblica Democratica del Congo, Brasile e Bulgaria, mentre in Serbia si vota per
una nuova Costituzione che, se approvata, confermerebbe la sovranità sul Kosovo
Si schianta aereo in Nigeria,
decine i morti
29 ottobre 2006
IL
BATTESIMO E’ ALLA BASE DELL’IMPEGNO MISSIONARIO DI OGNI CRISTIANO,
COSI’,
BENEDETTO XVI ALL’ANGELUS IN PIAZZA SAN PIETRO.
IL
PAPA RIVOLGE UN PRESSANTE APPELLO PER LA LIBERAZIONE DELLE VITTIME
DEI
SEQUESTRI NEL MONDO, E IN PARTICOLARE DELL’ALLEVATORE SARDO GIOVANNI BATTISTA
PINNA, POI ANNUNCIA LA SUA PARTECIPAZIONE ALL’INCONTRO DEI GIOVANI CATTOLICI
ITALIANI, IN PROGRAMMA A LORETO NEL SETTEMBRE 2007
- Con
noi l’arcivescovo di Sassari, mons. Paolo Mario Virgilio Atzei
-
Riscoprire il valore del Battesimo, base dell’impegno
missionario di ogni cristiano: è l’esortazione di Benedetto XVI che all’Angelus,
di fronte ad una piazza San Pietro gremita di fedeli
sotto un sole quasi estivo, ha auspicato che si moltiplichino i missionari del
Vangelo. Quindi, il Papa ha chiesto con forza la liberazione di tutte le
vittime dei sequestri ed ha annunciato la sua partecipazione all’incontro dei
giovani cattolici italiani, a Loreto nel settembre del 2007. Il servizio di
Alessandro Gisotti:
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Vicino a quanti soffrono a causa della violenza:
all’Angelus, Benedetto XVI ha rivolto un pressante appello per la liberazione
di tutti i sequestrati. Un appello, ha detto, che risponde alle tante
“richieste di intervento” che gli giungono da ogni parte del mondo:
“Mentre ribadisco la
più ferma condanna di questo crimine, assicuro il mio
ricordo nella preghiera per tutte le vittime e per i loro familiari e amici. In
particolare, mi unisco al pressante appello recentemente rivoltomi
dall’arcivescovo e dalla comunità di Sassari in favore del signor Giovanni
Battista Pinna, rapito il 14 settembre scorso, perché sia presto restituito ai
suoi cari”.
Citando Giovanni Battista Pinna, il Papa ha così voluto
ricordare soprattutto quelle vittime che rischiano di essere dimenticate,
perché i loro sequestri non sono oggetto dell’attenzione dei mass media. Prima
di tale appello, Benedetto XVI, commentando il Vangelo di oggi che narra la
guarigione del cieco di Gerico, ha ribadito che il “cuore di Cristo” viene toccato dalla sofferenza degli uomini. Nella vicenda
del cieco Bartimeo, ha detto, il “momento decisivo” è
proprio “l’incontro personale, diretto tra il Signore e quell’uomo
sofferente”:
“Si trovano l’uno di
fronte all’altro: Dio con la sua volontà di guarire e l’uomo con il suo
desiderio di essere guarito. Due libertà, due volontà convergenti: “Che vuoi
che io ti faccia?”, gli chiede il Signore. “Che io riabbia la vista!”, risponde
il cieco. “Va’, la tua fede ti ha salvato”. Con queste parole si compie il
miracolo. Gioia di Dio, gioia dell’uomo”.
Venuto alla luce, ha proseguito il Papa, Bartimeo diventa un discepolo di Gesù e “sale col Maestro a
Gerusalemme per partecipare con lui al grande mistero della salvezza”. Questo
racconto, ha detto ancora, “evoca l’itinerario del catecumeno verso il
sacramento del Battesimo, che nella Chiesa antica era chiamato anche
Illuminazione”.
“La fede è un
cammino di illuminazione: parte dall’umiltà di riconoscersi bisognosi di salvezza
e giunge all’incontro personale con Cristo, che chiama a seguirlo sulla via
dell’amore”.
Ha cosi ricordato che nei luoghi di antica
evangelizzazione, “dove è diffuso il Battesimo dei bambini” vengono
proposte ai giovani e agli adulti “esperienze di catechesi e di spiritualità
che permettono di percorrere un cammino di riscoperta della fede in modo maturo
e consapevole per assumere poi un coerente impegno di testimonianza”. Parole
corredate da una viva esortazione rivolta, in particolare, ai pastori e ai
catechisti:
“La riscoperta del
valore del proprio Battesimo è alla base dell’impegno missionario di ogni
cristiano, perché vediamo nel Vangelo che chi si lascia affascinare da Cristo
non può fare a meno di testimoniare la gioia di seguire le sue orme. In questo
mese di ottobre, particolarmente dedicato alla missione, comprendiamo ancor più
che, proprio in forza del Battesimo, possediamo una connaturale vocazione missionaria”.
Ha così invocato la Vergine Maria, affinché ogni
battezzato possa sentire di essere chiamato “ad
annunciare a tutti l’amore di Dio con la testimonianza della propria vita” e si
“moltiplichino così i missionari del Vangelo”. Dopo l’Angelus, il Papa ha
annunciato la sua partecipazione a Loreto al grande incontro dei giovani
cattolici italiani, in programma l’1 e 2 settembre del prossimo anno:
“Presso quell’amato Santuario mariano vivremo insieme un momento di
grazia, nella gioia della fede e nella prospettiva della missione, anche in
preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney nel 2008”.
Prima di congedarsi dai fedeli, il Papa ha rivolto un
particolare saluto all’Associazione dei Motociclisti Forze
di Polizia, che ha risposto con un simpatico e fragoroso rombo di motociclette.
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Dunque, all’Angelus, il Papa ha
rivolto un pressante appello per la liberazione di tutti i sequestrati nel
mondo. Il Pontefice ha citato in particolare Giovanni Battista Pinna,
37 anni, allevatore di Bonorva, nel sassarese, rapito nel settembre scorso. Per la sua liberazione
si è mobilitata tutta la comunità locale, a partire dall’arcivescovo di
Sassari, mons. Paolo Mario Virgilio Atzei, che - al
microfono di Alessandro Gisotti - testimonia la commozione con la quale è stato
accolto l’appello del Papa:
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R. – Con immensa gratitudine, anche con commozione, perché
c’è stata tanta disattenzione, non tanto della stampa
locale quanto della grande stampa nazionale… quindi, quando ho presentato la
lettera in Segreteria di Stato ho pregato che il Santo Padre desse voce a
questa piccola comunità della nostra diocesi. E questo, affinché tale rapimento
fosse portato a conoscenza di tutte le comunità ecclesiali, nazionali ed
internazionali, potesse avere non soltanto il riscontro della preghiera, e
anche affinché avessero dignità tutti gli altri
sequestri “minori”. Quello che ho scritto nella lettera al
Santo Padre: “Perché la Sua voce ri-dia dignità a tutti i sequestri: quelli di
serie A, di serie B, di serie C e anche a tanti altri dimenticati”.
Quindi, una gratitudine davvero filiale, profonda, fraterna al Santo Padre
perché ha raccolto questo nostro accorato appello.
D. – Sono quasi due mesi ora che Giovanni Battista Pinna è
stato rapito. Con quali iniziative la Chiesa è stata vicina alla famiglia?
R. – Quando è stato rapito, ho telefonato subito al
parroco di Bonorva il quale si è fatto portavoce dei
sentimenti di tutta la comunità cristiana, perché in queste circostanze non può
mancare la presenza e la consolazione di Cristo Buon Pastore. Appena sono
rientrato, sono andato anch’io a visitare la famiglia. Mi ha sconvolto da una
parte l’atteggiamento di dignità, di silenzio della famiglia, e dall’altro la
situazione precaria in cui versa questa famiglia: la mamma in carrozzella, il
papà che deve portare avanti adesso questa azienda bovino-ovina
da solo, aiutato appena da un figlio; le due sorelle, anche, costernate … Il
paese, dopo una prima fiaccolata che abbiamo fatto, cui hanno partecipato 5 – 6
mila persone di tutto il territorio, ha continuato tramite le scuole a tener
calda la notizia.
D. – Quali sono ora le sue speranze, dopo che il Papa ha
rivolto un appello che auspicabilmente, potrà toccare
i cuori di chi tiene sequestrata questa persona?
R. – La speranza è riposta nella forza invincibile della
preghiera, che non significa ottenere subito quello che chiediamo ma mettere
nell’economia della grazia di Dio questo evento. In secondo luogo, spero che lo
Spirito Santo illumini il cuore e le coscienze di questi che io francescanamente chiamo “fratelli lupi”, che facciano la
mossa contraria al rapimento di questo carissimo nostro fratello. E in terzo
luogo, mi auguro che tutta la comunità diocesana, la comunità locale tragga che
da questo tragico evento dei frutti benefici ma anche quella capacità di
vincere le piccole catene locali di omertà.
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29 ottobre 2006
IL
SALUTO DEL PAPA ALL’XI CONVEGNO
DI
COMUNIONE DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO CATTOLICO,
CHIUSO
OGGI A FIUGGI
-
Intervista con padre Giuseppe Galliano -
Si è concluso oggi a Fiuggi, in
provincia di Roma, l’XI Convegno dell’Iniziativa di Comunione del Rinnovamento
carismatico cattolico, incentrato quest’anno sul tema ‘Dio è amore: dono e comunione’. Non è mancato l’atteso messaggio del Papa, a
firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone.
Nell’inviare il suo “beneaugurante saluto” a tutti i
partecipanti “all’importante incontro”, Benedetto XVI ha auspicato che questo appuntamento
possa contribuire “a rinsaldare i propositi di
generosa testimonianza cristiana”. Sul convegno di Fiuggi, il servizio di
Giovanni Peduto.
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Intensi momenti di preghiera di
lode e di adorazione, di intercessione e guarigione, concelebrazioni
eucaristiche che hanno lasciato il segno per la fervorosa devozione con cui
sono state vissute, testimonianze toccanti di fondatori, come Chiara Amirante dell’Associazione ‘Nuovi Orizzonti’,
e una serrata catechesi sui carismi, sviluppata in otto simposi guidati da
sacerdoti e laici impegnati nelle comunità, hanno costituito il contenuto
pregnante di quest’incontro incentrato sulla ricchezza e la gioia della
comunione. Ecco la riflessione di padre Giuseppe Galliano di Oleggio (Novara), consigliere spirituale della Iniziativa di Comunione, il quale ha
presieduto la concelebrazione conclusiva:
D. – Cosa suggerisce agli
aderenti al Rinnovamento carismatico in Italia per vivere con ancora più
efficacia la comunione?
R. – La comunione si può vivere
efficacemente quando si basa sulla verità di quello
che siamo e di quello a cui siamo chiamati: la carismaticità!
Più accentueremo questa particolarità a cui lo Spirito
ci chiama più saremo in comunione perchè unico è il progetto di Dio. ‘Aspirate ai carismi più grandi’
(1 Cor 12,31): desiderarli e usarli per il bene comune non può che fare di
noi un'unica famiglia. Diversamente sono solo aggregazioni umane che non
rendono ragione della speranza che è in noi.
D. – Quale progettualità
per il futuro auspica per l’Iniziativa di
Comunione?
R. – Il futuro per l'Iniziativa di Comunione oltre all'uso
dei carismi, dai più piccoli ai più grandi, è il ritorno a una predicazione che
provoca l'effusione dello Spirito e quindi un raccontare quello che Dio ha già
fatto per noi e che sta continuando a fare e non quello che noi dobbiamo fare
per Lui.
Si canta ancora
mentre ci si saluta con l’appuntamento al prossimo anno. I convegnisti
lavoreranno intanto nelle proprie realtà parrocchiali e comunitarie per
testimoniare che lo Spirito è il costruttore della comunione, come ha evidenziato
anche il coordinatore nazionale Giorgio Grotto nel
saluto finale. Lo scopo fondamentale dell’Iniziativa
di Comunione, che ha mosso i primi passi dieci anni or sono, nel 1996, è
appunto quello di promuovere la comunione fra tutte le espressioni della grande
e variegata famiglia del Rinnovamento Carismatico Cattolico in Italia, che oggi
conta nel nostro Paese circa 1.800 gruppi e comunità, per un totale di oltre
150 mila aderenti.
Da Fiuggi, Giovanni
Peduto, Radio Vaticana.
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L’ENCICLICA
DI BENEDETTO XVI, “DEUS CARITAS EST”,
AL
CENTRO DI UN CONVEGNO A COLLEVALENZA
- Intervista
con padre Aurelio Perez –
L’Enciclica di Benedetto XVI, “Deus caritas est”, è stata
al centro di un convegno promosso a Collevalenza, in provincia di Perugia, dal Centro studi “Dives in misericordia”. Ad aprire i lavori il cardinale José Saraiva Martins,
prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi; a chiuderlo, oggi, la
relazione del cardinale Nicolás de Jesús López Rodríguez,
arcivescovo di Santo Domingo. Nella “Deus caritas est” Benedetto XVI sottolinea
che “la carità per
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R. – Cuore della carità della Chiesa, anche nelle sue
dimensioni più pratiche, nasce da questo quid
unico, che è il cuore del Vangelo. Comunque, il Papa insiste molto su queste
dimensioni pratiche: il rapporto delicato tra i compiti dello Stato e i compiti
della Chiesa, secondo una giusta autonomia.
D. – Scrive sempre Benedetto XVI nell’Enciclica: eros e
agape, amore ascendente e amore discendente, non si lasciano mai separare
completamente l’uno dall’altro. E ancora: quanto più ambedue, pure in
dimensioni diverse, trovano la giusta unità nell’unica realtà dell’amore, tanto
più si realizza la vera natura dell’amore in genere …
R. – Il Papa parte da una considerazione, che a livello
culturale spesso c’è una certa prevenzione nei confronti della Chiesa, quasi
che il cristianesimo volesse distruggere l’eros.
Invece, il Papa dice tutt’altro. L’eros fa parte
della creazione di Dio. E’ stato creato da Lui. E’ Lui che ha fatto l’uomo e la
donna con l’istintività, l’attrazione reciproca tra i sessi. Solo che l’eros,
dopo il peccato, è diventato schiavo delle tendenze egoistiche. Allora, deve
essere purificato, non distrutto, per raggiungere quella pienezza d’amore che
poi si esprime nell’agape di Dio. E allora c’è un discorso di integrazione, non
di contrapposizione.
D. – Lei è il direttore del Centro studi “Dives in misericordia”, quali sono gli obiettivi di questo
Centro?
R. – Il Centro studi “Dives in
misericordia” prende il nome appunto dalla Enciclica di Giovanni Paolo II, che venne promulgata un anno prima che lo stesso Giovanni Paolo
II venisse qui a Collevalenza, in visita al Santuario
dell’Amore Misericordioso. Il nostro Centro studi si propone di approfondire
queste tematiche. Il messaggio dell’amore misericordioso, che Madre Speranza,
fondatrice dei Figli dell’Amore Misericordioso, ha voluto in questo santuario e
attraverso di esso, come un annuncio di evangelizzazione
dell’uomo di oggi, vuole essere approfondito a tutti i livelli.
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UNA
RISPOSTA CONCRETA AI PROBLEMI ECONOMICI DI OGGI:
CON
QUESTO SPIRITO, E’ NATO IL POLO DELLE AZIENDE DI ECONOMIA DI COMUNIONE,
NEI
PRESSI DELLA CITTADELLA INTERNAZIONALE DEI FOCOLARI A LOPPIANO.
ALL’INAUGURAZIONE,
AVVENUTA IERI, IL CARDINALE ENNIO ANTONELLI
E IL
PREMIER ITALIANO, ROMANO PRODI
“Quanto si sta inaugurando ha
un ruolo esemplare nella società. In ogni società, per andare avanti c’è
bisogno di esempi”. Così, il presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi,
intervenuto ieri pomeriggio all’inaugurazione del primo Polo europeo delle aziende
di economia di comunione, il Polo “Lionello Bonfanti”,
nei pressi della cittadella internazionale dei Focolari di Loppiano,
sui colli toscani. Tra le autorità civili
e religiose presenti il cardinale Ennio Antonelli,
arcivescovo di Firenze, e il vescovo di Fiesole, mons. Luciano Giovannetti. Dal Polo “Lionello Bonfanti”,
il servizio di Carla Cotignoli:
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Arrivando al Polo si è subito
colpiti dalla grande costruzione che si estende su 9600 metri quadrati. Non
appare come un capannone industriale: la sua architettura esprime, quale è, la
casa di imprese che, pur stando sul mercato, hanno avuto l’ardire di scegliere
una nuova via economica, per sanare il divario tra ricchi e poveri. Il Polo
ospita, ad oggi, 15 aziende produttive e di servizio: nel campo tessile,
informatico, impiantistico, ed iniziative di formazione professionale.
Un’impresa non facile, quella di trasferire la propria azienda o creare nuove
filiali, come è emerso dai flash delle esperienze di questi imprenditori. Un
coraggio che si va ad aggiungere alla scelta di attuare un progetto che
comporta la destinazione sociale di una considerevole parte degli utili.
In un messaggio per l’occasione,
Chiara Lubich ha auspicato che il Polo sia una risposta concreta ai problemi economici di oggi. Ed ha
dato un motto: “Dio opera sempre”, iscritto su una targa che campeggia nella hall dell’edificio. “Per ricordare il
valore che Dio dà al lavoro, all’ingegno creativo proprio dell’uomo”. Il premier
italiano, Prodi, di questa realizzazione ha sottolineato l’impegno di trasparenza
nei bilanci e il rispetto delle leggi, e la libera condivisione degli utili per
attivare una rete di solidarietà. Ed ha aggiunto:
“Ogni società ha bisogno di
esempi, perché altrimenti si inaridisce, altrimenti tutto diventa standard
ripetitivo. Qui c’è un esempio”.
Il cardinale Antonelli ha evidenziato come questa realizzazione abbia radice
nell’amore evangelico. Citando il Concilio Vaticano II, ha detto:
“La carità non è soltanto il
criterio fondamentale della perfezione personale, ma è anche criterio
fondamentale per la trasformazione del mondo”.
Il porporato ha definito l’idea
dell’economia di comunione “niente affatto utopistica” e così affascinante che
può contagiare tante altre imprese.
Da Loppiano,
Carla Cotignoli, per la Radio Vaticana.
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APPROVATA ALLE NAZIONI UNITE LA STESURA DI UN
TRATTATO
INTERNAZIONALE SUL COMMERCIO DELLE ARMI CONVENZIONALI
- Con
noi, Giorgio Beretta -
139 Paesi hanno approvato, in questi giorni, al Palazzo di Vetro
una risoluzione che avvia i lavori per la stesura di un Trattato internazionale
sul commercio mondiale delle armi convenzionali. Il voto, che ha visto gli
Stati Uniti contrari alla risoluzione, arriva proprio nella settimana dedicata
dalle Nazioni Unite al disarmo. Sul tema Giovanni Augello ha sentito Giorgio Beretta, ricercatore presso l’Osservatorio Permanente sulle
Armi Leggere di Brescia:
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R. – Purtroppo in tema di disarmo non si sta facendo
assolutamente nulla. In questi ultimi anni la spesa militare mondiale ormai ha
sfiorato il miliardo e 120 milioni di dollari ed è tornata, praticamente, ai
livelli della Guerra Fredda. Inoltre sta aumentando anche il commercio delle
armi sia di tipo convenzionale, sia – e anche questo è altrettanto preoccupante
– le armi di cosiddetto piccolo calibro, le armi leggere.
D. – Perché è importante la stesura di un Trattato
internazionale sul commercio di armi?
R. – A livello internazionale non esiste un regolamento
per quanto riguarda il commercio di armamenti, non esiste sia per i grossi
sistemi di armi e nemmeno per i piccoli sistemi di armi, le cosiddette armi
leggere. L’UE nel 1998 si è data un codice di condotta che però
ha due grosse falle: una è che non è un codice vincolante; secondo, che non è sanzionatorio. Oggi, quindi, a livello internazionale, è
importante riuscire ad arrivare ad un Trattato che per lo meno ponga dei paletti precisi per quanto riguarda l’esportazione
di armi.
D. – Quali sono invece le dimensioni e le conseguenze del
commercio delle armi leggere?
R. – Le armi leggere sono state le vere armi di
distruzione di massa di questi ultimi 20 anni. Dalla fine della Guerra Fredda
ad oggi, abbiamo visto in tantissimi scenari di guerra, l’uso di queste armi
che sono arrivate in questi Paesi attraverso traffici, il più spesso delle volte illeciti ma anche attraverso commerci leciti. Il
numero delle vittime è ingente, ci sono stati 3 milioni di vittime nei Grandi
Laghi, un milione di morti in Liberia, un altro milione in Rwanda;
se noi mettiamo insieme questi numeri, ci rendiamo conto di quale effetto di
distruzione di massa abbiano queste armi.
D. – Possiamo dire oggi che il commercio di armi mondiale
è ormai fuori controllo?
R. – Purtroppo, sì. Negli ultimi giorni, una ricerca di Amnesty International ha messo in
risalto come siano stati trovati sistemi di munizioni in mano ai ribelli che
agiscono nelle zone orientali della Repubblica Democratica del
Congo, munizioni che arrivavano dai più svariati Paesi, dagli Stati
Uniti ma anche dalla Cina, dalla Russia, addirittura dalla Grecia. Oggi è
importante controllare il sistema delle triangolazioni perché molto spesso, se
un dieci per cento del commercio mondiale di armi leggere è illegale, c’è un
25-30 per cento che pur partendo come legale, poi di fatto
finisce in teatri di guerra.
D. – Di quali nuove regole abbiamo bisogno per governare
il commercio internazionale di armi?
R. – Sono semplici ed anche molto chiare.
Innanzitutto vietare l’esportazione di armi ai Paesi che siano in guerra. In
secondo luogo vietare l’esportazione di armi ai Paesi dove ci siano sistemi
dittatoriali. In terzo luogo, ai Paesi dove ci siano continue ed anche reiterate
violazioni dei diritti umani.
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29 ottobre 2006
UNA
COMMISSIONE PER ESAMINARE LA STORIA DELLA PERSECUZIONE DELLA CHIESA
IN
POLONIA NEL SECONDO DOPOGUERRA: L’HANNO ISTITUITA I VESCOVI POLACCHI
AL
TERMINE DELLA LORO ASSEMBLEA PLENARIA,
SVOLTASI
NEI GIORNI SCORSI A VARSAVIA
VARSAVIA.
= “La Chiesa in Polonia non richiede nessun privilegio, esige però il rispetto
dell’autonomia garantita dalla Costituzione e dal Concordato”: a ribadirlo sono
i vescovi polacchi, che al termine della loro assemblea plenaria, svoltasi a
Varsavia nei giorni scorsi, spiegano così la decisione di istituire una
Commissione storica che, “in collaborazione con le commissioni diocesane
esistenti, esaminerà la storia della persecuzione della Chiesa nella Polonia del dopoguerra”. “Prima che sorgesse una
qualsiasi opposizione organizzata nel Paese – sottolineano i presuli in una
nota diramata dall’agenzia SIR - la Chiesa ha difeso da sola per decine di anni
la dignità dell'uomo e della nazione”, divenendo “l'istituzione più
perseguitata e più attaccata”. In un Paese “oggi indipendente e democratico”,
fino al 1989 “le azioni della macchina criminale dei servizi segreti dello
Stato comunista hanno costretto alla collaborazione, con il ricatto e le
minacce, sia laici sia sacerdoti. Solo in tale contesto – ammoniscono i vescovi
- è lecito valutare singoli casi” di eventuale “collaborazione con i servizi di
sicurezza”. “La Chiesa non può acconsentire a una situazione in cui al di fuori
di ogni procedimento giuridico, con accuse pubbliche si intacca la dignità
umana delle persone imputate”, concludono i vescovi, dichiarandosi “solidali”
con le persone che hanno “ricevuto torti”. (R.M.)
CONCLUSI, IERI A SOFIA, I FESTEGGIAMENTI PER L’80.MO ANNIVERSARIO
DELL’ESARCATO APOSTOLICO IN BULGARIA
- A cura del Programma Bulgaro -
SOFIA. = “La storia della
Chiesa cattolica assomiglia a un’incudine che subisce i colpi dei martelli, a
sua volta consumandoli. E dopo la caduta del regime comunista, la verità ha
trionfato perché la fede non può essere distrutta”: così, l’esarca apostolico
di Sofia per i cattolici di rito bizantino-slavo
residenti in Bulgaria e presidente della Conferenza episcopale bulgara, mons. Christo Proykov, che ieri a Sofia
ha presieduto una Messa solenne per l’80.mo
anniversario dell’Esarcato Apostolico nel Paese balcanico.
I festeggiamenti erano iniziati venerdì
nella chiesa di “Maria Assunta” e si sono conclusi ieri con la benedizione
della nuova biblioteca, della nuova cappella e del nuovo museo dell’Esarcato.
Tra gli ospiti, il nunzio apostolico in Bulgaria, mons. Giuseppe Leanza, il rappresentante della Congregazione delle Chiese
Orientali, mons. Jaroslav Karpyak,
nonché i vescovi di rito bizantino di Ungheria e Serbia. Nel suo intervento,
mons. Karpyak ha ricordato che il Beato Giovanni
XXIII, delegato apostolico a Sofia dal 1925 al 1934, continua dal cielo ad aiutare
i cattolici bulgari. Il presule ha poi
augurato alla Chiesa bulgara continuità e perseveranza nella fede a Cristo e al
Papa. La festa si colloca nel contesto del grande giubileo del 2010, quando la
Chiesa cattolica di rito bizantino-slavo in Bulgaria
festeggerà i 150 anni dalla sua costituzione.
APERTURA ALL’ALTRO E VALORIZZAZIONE DELLE
DIFFERENZE AL CENTRO DELL’ASSEMBLEA INTERNAZIONALE DELLA FAMIGLIA LASALLIANA,
IN CORSO A ROMA FINO AL 5 NOVEMBRE
ROMA. =
“Riflettere sulla storia e sulla situazione attuale della Famiglia Lasalliana; trovare risposte ai nuovi bisogni dei giovani;
condividere esperienze associative; verificare
le strutture e lo spirito della Famiglia”: con questi intenti, è in
corso a Roma, fino al 5 novembre, l’Assemblea internazionale della Famiglia Lasalliana, che si ispira al movimento educativo di San
Giovanni Battista La Salle, fondatore della
congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Un avvenimento
storico, che raduna i delegati di 80 mila educatori di oltre 80 Paesi. Un
particolare riguardo viene dato “alla dimensione
internazionale – ha affermato il superiore generale, Fr. Alvaro Rodriguez Echeverria – che ci
spinge a vivere l’accoglienza e a rispettare e valorizzare le differenze”. Ciò
suppone “un cambio di atteggiamento che deve farci aprire all’ascolto e alla
condivisione”. E non è facile, “perché spesso siamo convinti di essere i
depositari della verità”. “Non si tratta – ha avvertito il superiore – di
rinunciare alla nostra identità cristiana. Il messaggio di Cristo, infatti,
fatto di amore e perdono, è la ricchezza più grande che possiamo dare ai
giovani”. I Lasalliani operano in oltre 80 Paesi
insieme a oltre 60 mila fedeli laici, offrendo la loro opera a più di 700 mila
studenti. (R.M.)
Consolidare
la fede e diffondere la parola di Dio:
questo
l’obiettivo del Concorso sulla lettura della Sacra Scrittura,
promosso
a TAiwan dalla diocesi di KaoHsiung
TAI PEI. = Promuovere la lettura della
Sacra Scrittura; consolidare la fede cristiana; diffondere la Parola di Dio;
attuare la pastorale biblica: con questi obiettivi, l’associazione
dell’Apostolato e l’associazione della Sacra Scrittura della diocesi di Kaohsiung, a Taiwan, hanno recentemente organizzato il
“Concorso della lettura della Sacra Scrittura”. “Non conoscere la Bibbia
vale a dire non conoscere Cristo”, ha affermato il vescovo coadiutore della
diocesi, mons. Peter Liu Cheng-chung, recandosi nella sede del concorso per incoraggiare
i partecipanti. Anche sacerdoti, religiosi e operatori pastorali delle
parrocchie erano presenti all’iniziativa per assistere i concorrenti durante il
tempo di lavoro, durato tre ore e mezzo. Alla fine, ogni partecipante ha
ricevuto una copia del testo delle “Beatitudini” e un dolce, che, nelle
intenzioni degli organizzatori, vuole rappresentare il cibo spirituale e quello
materiale di cui gli uomini hanno bisogno. Il concorso è
giunto ormai alla fase finale: sul sito Internet della diocesi (http://www.catholic.org.tw ) sono stati
pubblicati i nomi dei vincitori, mentre la cerimonia di premiazione si terrà il
prossimo 25 novembre, in coincidenza con la chiusura dell’anno diocesano
dell’Eucaristia. Secondo la “Cattolic Church Directory Taiwan 2004”, della segreteria della
Conferenza episcopale regionale di Taiwan, la diocesi di Kaohsiung,
che conta 58 parrocchie e 56 stazioni missionarie, è composta da oltre 47 mila fedeli, 18 sacerdoti diocesani, 70
religiosi, 1 seminarista, 94 religiose, 10 catechisti, 9 decanati. Non mancano
gli istituti di formazione: c’è infatti un’università
cattolica, con circa 6 mila iscritti; 3 scuole superiori, con più di 8 mila
studenti; una scuola materna e 28 asili. (E. B.)
OGGI, GIORNATA MONDIALE DELLA PSORIASI,
MALATTIA
DELLA PELLE CHE COLPISCE 130 MILIONI DI PERSONE,
CON
CONSEGUENTI DISAGI SOCIALI
GINEVRA. = Chiazze rossastre e
tondeggianti coperte da scaglie di pelle color argento: sono questi i segni
evidenti della psoriasi, patologia cronica della pelle, che si sviluppa quando il sistema immunitario dell’organismo
procura una crescita rapida dell’epidermide, con conseguente desquamazione. Per sensibilizzare l’opinione
pubblica, finanziare la ricerca e favorire l'informazione su questa patologia,
che colpisce nel mondo circa 130 milioni di persone,
l’Organizzazione Mondiale della Sanità promuove oggi la Giornata mondiale della
psoriasi. Alla
base della malattia, che non è contagiosa,
vi è un’alterazione genetica, che si trasmette per via ereditaria, ma anche con
l'intervento di fattori esterni, come stress, alcol e fumo. Da uno studio dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata di Roma (IDI) è emerso che in
generale, 7 pazienti su 10 hanno difficoltà a riposare e uno su due soffre a
causa del sanguinamento e del dolore. Molto
invalidante è poi il disagio sociale legato alle chiazze sulla pelle, che in
molti casi allontana i malati dai luoghi che potrebbero frequentare senza
problemi, come piscine e palestre, provocando anche obesità, ipertensione,
malattie cardiovascolari e problemi psicologici, primo fra
tutti la depressione. Si calcola, infatti, che il 63 per cento dei pazienti
con una forma grave finisca per avere anche problemi psicologici. In molti
decidono addirittura di abbandonare scuola e lavoro per evitare sguardi
incuriositi e discriminazioni. “Pesa l’emarginazione sociale – ha affermato
Mara Maccarone, presidente dell’Associazione italiana
per la difesa degli psoriasici (ADIPSO) – e perfino
se andiamo a comprare il pane siamo isolati. Ma bisogna reagire – ha aggiunto –
perché abbiamo diritto a rispetto e dignità”. (R.M.)
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29 ottobre 2006
- A cura di Andrea Cocco -
Tragedia nei cieli della Nigeria: ad Abuja,
un aereo con a bordo più di 100 persone è precipitato
al suolo nei pressi dell’aeroporto della capitale. Lo ha riferito pochi minuti
fa una radio nigeriana secondo cui l’aereo si sarebbe schiantato subito dopo
essere decollato dalla pista. Ancora nessun bilancio sulle vittime, ma si teme
che i morti siano diverse decine.
Sono oltre 25 milioni i
cittadini congolesi chiamati questa mattina alle urne
per eleggere il nuovo presidente della repubblica. Al ballottaggio il grande
favorito è Joseph Kabila, attuale presidente di
transizione, mentre il suo sfidante, Jean Pierre Bemba, sarebbe fermo, nei
sondaggi, al 20 per cento. Ad agosto, dopo la pubblicazione dei risultati del
primo turno, violenti scontri tra le milizie dei due contendenti avevano
attraversato la capitale Kinshasa, causando una
trentina di vittime. Oggi, durante le operazioni di voto, si è verificato un
nuovo episodio di violenza, con un morto nella città di Bumba.
Ma con quale spirito i congolesi si recano alle urne?
Amedeo Lomonaco ha contattato a Kinshasa il
superiore provinciale dei comboniani, padre Fermo Bernasconi:
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R. – Il desiderio della gente è
quello di votare, è quello di voltare pagina e di dire “andiamo avanti”. Hanno
una scelta molto più facilitata. Magari non è una
scelta del tutto illuminata, ma è sicuramente dettata dal bisogno di pace, dopo
aver vissuto anni e anni di guerra e anni di abbandono, dopo avere visto anche tantissime vittime di violenza, morti, gente abbandonata,
donne violentate. Il fatto di poter votare è sicuramente un passo enorme.
D. – Il Congo
può effettivamente aprire una nuova pagina? Si può sperare che le immense
risorse del Paese africano siano finalmente destinate alla popolazione?
R. – Qui dobbiamo vedere che
tipo di governo verrà fuori, perché sicuramente è necessario cambiare pagina, è
necessario trovare delle persone nuove. Ma verranno fuori queste persone nuove?
Questo richiede veramente un grande cambiamento, che non sarà risolto dalle
elezioni: un cammino di conversione, di rinnovamento che è molto, moto grande e
che richiederà sicuramente tempo.
D. – Molti fanno notare che i
due candidati, in realtà, non siano delle persone
nuove nel mondo politico congolese. Si tratta,
infatti, del presidente uscente Kabila e di un ex “signore della guerra”, Bemba …
R. – Sì. Bisogna dire anche
un’altra cosa. Nelle elezioni del 30 luglio non c’era soltanto l’elezione del
presidente, c’erano anche le elezioni dei deputati e questa è stata una grande
novità. Adesso, assieme alle elezioni del presidente, c’è anche l’elezione dei
deputati provinciali. Questa è un’altra grandissima novità. Si tratta ora di
votare e di scegliere un parlamento che abbia effettivamente potere. Secondo la
costituzione, il presidente non può fare quello che vuole. Il presidente deve
far votare le leggi e passare attraverso il parlamento.
D. – In questa delicata fase
politica del Congo, quali le indicazioni da parte
della Chiesa?
R. –
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Urne aperte da questa mattina
anche per le presidenziali in Brasile. Qui, dopo il primo turno, è l’attuale
presidente Ignacio Lula Da
Silva ad essere dato come grande favorito. A lui, secondo gli ultimi sondaggi,
dovrebbe andare oltre il 60 per cento dei consensi, mentre il socialdemocratico
Geraldo Alckmin, suo rivale al ballottaggio è fermo
al 39 per cento. Qualora risultasse vincitore Lula dovrà comunque fare i conti con la sconfitta subita
alla legislative dalla sua formazione: il Partito dei lavoratori.
E sul voto di oggi si sono
espressi anche i vescovi brasiliani sottolineando le persistenti disuguaglianze
sociali che dividono il Paese. “Nonostante sia una delle prime 12 economie al
mondo, il Brasile occupa il 73° posto per quanto riguarda lo sviluppo umano”,
si legge in un documento della conferenza episcopale brasiliana. La causa
dell’aggravamento delle disuguaglianze, secondo i presuli, risiede nelle “politiche neo liberiste attuate in passato”. Sulle elezioni,
il servizio di Luis Badilla:
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Ieri il presidente Lula Da Silva ha parlato da vincitore assicurando, in
merito alla nuova eventuale compagine ministeriale: “Ho fino al primo di
dicembre per formare un nuovo governo. L’attuale squadra può continuare: si può
anche cambiare in parte, ma tutto è molto tranquillo”. Poi, il cosiddetto
“Presidente operaio” ha aggiunto: andare al secondo turno “è stata una
benedizione divina. Siamo riusciti col voto di ballottaggio a riunire tutte le
forze politiche che vogliono un Paese più democratico, con sviluppo economico e
distribuzione del reddito. E’ per questa ragione che non ho mai smesso di
crescere nei sondaggi”, ha sentenziato. Mentre Alckmin
si è lamentato, in chiusura di campagna, dell'uso indebito della macchina di governo,
il presidente uscente ha sottolineato: “Chi vince governerà questo Paese.
Questa è la consacrazione della democrazia. I partiti politici capiscono che
c’è un tempo per litigare e un tempo per tornare ad amministrare il Brasile.
Voi tutti sapete che sono un uomo di pace: non riesco a confondere le mie
divergenze con la governabilità”. E’ proprio la governabilità del Brasile il
vero problema, dopo la pesante sconfitta del Partito del presidente nelle
elezioni parlamentari. Ora, se Lula vince, dovrà fare
i conti costantemente con alleanze partitiche variabili, da una posizione molto
debole all'interno del Congresso. Perciò è molto importante per il presidente
uscente una vittoria chiara e rilevante sia dal punto di vista dei voti sia dal
punto di vista della partecipazione popolare al ballottaggio.
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Versa in gravissime condizioni
la donna rimasta ustionata in Francia, a seguito di un nuovo episodio di
violenza un anno dopo la rivolta delle banlieue.
L’incidente è avvenuto ieri sera a Marsiglia, dove un gruppo di adolescenti ha
dato fuoco a un autobus di linea con a bordo diversi
passeggeri. Durante la settimana almeno 6 gli episodi contro mezzi del trasporto
pubblico avvenuti nei dintorni di Parigi a un anno dagli scontri che sconvolsero
le periferie francesi. “Ancora una volta
il mondo ci sta osservando”, ha dichiarato ieri il sindaco di Parigi. Ma da più
parti giungono critiche nei confronti delle istituzioni francesi, accusate di
aver trascurato i veri problemi alla base dell’insofferenza delle periferie.
Violenti combattimenti in
Afghanistan, dove la NATO ha annunciato di aver ucciso
70 guerriglieri a seguito di un attacco a una base del comando alleato nel nord
del Paese. Nella battaglia, durata diverse ore, sarebbe morto anche un militare
del contingente ISAF di cui ancora non si conosce la nazionalità. Proprio in
questa settimana, sulle forze occidentali in Afghanistan sono piovute forte
critiche a seguito di un bombardamento che nella provincia di Kandahar ha provocato la morte
di almeno 12 civili. Intanto, in Gran Bretagna si è scatenata una nuova bufera
sulla politica estera del governo Blair. Secondo una
notizia apparsa oggi su Daily Telegraph,
l’esecutivo laburista sarebbe stato avvertito del rischio di esporre il Paese a
nuovi attacchi terroristici con un prolungato impegno in Iraq e Afghanistan.
Fino a ieri è rimasta molto
bassa l’affluenza alle urne in Serbia, dove si svolge in queste ore il
referendum per l’approvazione di una nuova costituzione. Tra le norme previste
nel testo quelle che confermano la piena sovranità di Belgrado sulla provincia
del Kosovo a maggioranza albanese. Alle 20 di ieri,
solo il 17 per cento degli aventi diritto aveva votato,
contro il 50% dei voti, necessari per far passare il referendum. Nelle comunità
albanesi l’astensione al voto è stata fino ad ora pressoché totale.
In Bulgaria si vota oggi per
scegliere il nuovo presidente dopo il primo turno che si è svolto due settimane
fa. A contendersi lo scranno presidenziale ci sono l’ex leader del partito socialista
e attuale presidente, Georgi Parvanov,
forte del 64 per cento dei voti ottenuto al primo turno, e il nazionalista Volen Siderov. Tra gli argomenti
forti delle elezioni, l’adesione della Bulgaria all’Unione Europea.
I cambiamenti climatici in atto stanno già producendo
pesanti conseguenze per le popolazioni, soprattutto in Africa, continente
particolarmente colpito da carestie e siccità. Sono queste le conclusioni di un
rapporto presentato in Gran Bretagna da un gruppo di organizzazioni non governative
e ambientaliste tra cui Oxfam e
Resta alta la tensione in Messico con l’aggravarsi della
crisi di Oaxaca città teatro di scioperi e
contestazioni da oltre cinque mesi. Dopo la morte venerdì di tre persone, che
si pensa siano stati uccise da agenti della polizia municipale in borghese, il
governo messicano ha deciso l’invio nella provincia di reparti anti sommossa. Le contestazioni sono iniziate il 20 maggio
scorso con una manifestazione degli insegnanti e sono proseguite durante tutta
l’estate con la richiesta di dimissioni per il governatore dello stato di Oaxaca: Ulises Ruiz.
Il leader cubano Fidel Castro è
apparso sugli schermi televisivi nazionali a smentire personalmente le voci
dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute. “Come avevo detto il recupero
sarà lungo e non esente da rischi” ha annunciato un Castro visibilmente dimagrito,
“ma la mia situazione evolve così come era stata prevista”. E’ la prima volta,
nell’ultimo mese, che Castro appare sugli schermi televisivi.
Il presidente del Bangladesh Iajuddin Ahmen, ha avviato oggi
una serie di colloqui con i leader politici del Paese per tentare di porre fine
alla crisi di governo e alle violenti contestazioni di
piazza che da venerdì hanno provocato la morte di 11 persone. L’obiettivo del
presidente è la creazione di un governo neutrale con il compito di normalizzare
il Paese. Gli scontri sono iniziati venerdì allo scadere del mandato dell’ex
premier Jaleda Zia e a causa della mancanza di un accordo
sul nuovo governo.
Il presidente israeliano Moshe Katsav
dovrebbe autosospendersi. Con queste parole pronunciate
stamane davanti all’Alta Corte, il procuratore
generale israeliano Mazuz ha dato un ulteriore colpo
all’immagine del capo di Stato di Israele, sospettato di aver compiuto abusi
sessuali ai danni di alcune sue collaboratrici. “Data
la posizione particolare del capo dello Stato – ha detto il procuratore in un
comunicato – sarebbe il caso che il presidente si autosospenda
in modo che questo atto rifletta ciò che la pubblica opinione si attende
dall’istituzione della presidenza dello Stato”.
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