RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 301 - Testo della trasmissione di sabato 28 ottobre 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il cattolicesimo non è un cumulo di proibizioni: Benedetto XVI esorta i vescovi irlandesi a testimoniare la bellezza del Vangelo. Il Papa definisce “crimini enormi” gli abusi sessuali su minori perpetrati da sacerdoti e chiede di stabilire la verità ed aiutare le vittime

 

Portate anche nel mondo militare la logica del perdono e dell’amore: questo l’invito del cardinale Tarcisio Bertone nella Messa a conclusione del V Convegno degli Ordinariati militari

 

La denuncia di mons. Celestino Migliore all’ONU: la libertà religiosa calpestata in molte regioni del mondo. Soddisfazione del rappresentante vaticano, invece, per il voto sul controllo del commercio internazionale delle armi convenzionali

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Nasce in Toscana il primo polo europeo delle aziende di Economia di Comunione, promosso dai Focolari per fare impresa secondo il Vangelo. Interviste con Luigino Bruni e Alberto Frassineti

 

Oggi le commemorazioni di San Giovanni da Capestrano, Patrono dei cappellani militari, a 550 anni dalla morte: ce ne parla padre Giulio Cerchietti

 

Concluso a Bosco Marengo, in Piemonte, il “World Political Forum” promosso da Mikhail Gorbaciov: con noi, Amitai Etzioni

 

A Fiuggi, 1000 aderenti al Rinnovamento carismatico cattolico approfondiscono da ieri l’Enciclica di Benedetto XVI “Deus caritas est”: la testimonianza di Giorgio Grotto

 

Il commento di padre Marko Ivan Rupnik al Vangelo della domenica

 

CHIESA E SOCIETA’:

L’invecchiamento della popolazione e la crisi della natalità in Italia al centro dell’incontro tra il cardinale Alfonso Lopez Trujillo e Rosy Bindi, avvenuto nei giorni scorsi

 

Appello del vescovo di Malolos, nelle Filippine, a non usare luoghi di culto per incontri politici

 

“Facciamoci sentire per non farci seppellire”. Questo lo slogan che ha aperto oggi la manifestazione contro la criminalità a Lamezia Terme, in Calabria

 

“Umanizzare la società globalizzata”. E’ il tema al centro, oggi a Roma, di un simposio internazionale organizzato all’Università Gregoriana

 

Si è conclusa, ieri a Roma, la conferenza internazionale organizzata da FAO e Banca Mondiale sulla comunicazione e lo sviluppo

 

24 ORE NEL MONDO:

Domani ballottaggio presidenziale in tre Paesi: Brasile, Repubblica Democratica del Congo e Bulgaria

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

28 ottobre 2006

 

IL CATTOLICESIMO NON E’ UN CUMULO DI PROIBIZIONI: BENEDETTO XVI ESORTA

 I VESCOVI IRLANDESI, RICEVUTI IN VATICANO PER LA VISITA AD LIMINA,

A TESTIMONIARE LA BELLEZZA DEL VANGELO. IL PAPA DEFINISCE “CRIMINI ENORMI”

GLI ABUSI SESSUALI SU MINORI PERPETRATI DA SACERDOTI E CHIEDE DI STABILIRE

LA VERITA’ ED AIUTARE LE VITTIME

 

Testimoniare la bellezza vitale del Vangelo, contrastando quelle interpretazioni superficiali che considerano il cattolicesimo solo un “cumulo di proibizioni”: è la viva esortazione che Benedetto XVI ha rivolto, stamani, ai vescovi dell’Irlanda ricevuti in Vaticano al termine della Visita ad Limina. Nel suo discorso, il Papa ha affrontato il tema doloroso degli abusi sessuali perpetrati da religiosi, ribadendo l’urgenza di “aiutare le vittime” di questi “crimini enormi”. I presuli irlandesi sono stati guidati dal primate di tutta l’Irlanda, l’arcivescovo di Armagh, Sean Brady, che nel suo indirizzo d’omaggio ha invitato il Papa a visitare quanto prima la terra irlandese. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Aiutate i fedeli a “riconoscere l’incapacità della cultura materialista di portare la vera gioia”. E’ l’esortazione di Benedetto XVI ai presuli irlandesi, invitati ad essere “coraggiosi nel parlare della gioia che deriva dal seguire Cristo”. Molto spesso, ha rilevato, la posizione della Chiesa è percepita erroneamente “come qualcosa di negativo”. E’ allora importante “enfatizzare la Buona Novella, il messaggio pieno di vita del Vangelo”.

 

“EVEN THOUGH IT IS NECESSARY TO SPEAK OUT….”

 

Per questo, ha aggiunto, “anche se è necessario parlare ad alta voce contro i mali che ci minacciano, dobbiamo correggere l’idea che il Cattolicesimo sia un mero cumulo di proibizioni”. Ha quindi messo l’accento sull’importanza della “formazione del cuore”. Un impegno, ha detto, che in Irlanda può contare sulle grandi risorse presenti nella rete di scuole cattoliche. D’altro canto, il Papa ha ribadito che “devono essere evitate presentazioni superficiali dell’insegnamento cattolico, perché solo la pienezza della fede può comunicare il potere liberante del Vangelo”. Il Papa si è, poi, soffermato sulla dolorosa vicenda degli abusi sessuali perpetrati sui minori, con la quale l’episcopato irlandese si è dovuto confrontare negli ultimi anni.

 

“THESE ARE ALL THE MORE TRAGIC WHEN THE ABUSER IS A CLERIC…”

 

“Questi abusi – ha constatato – sono ancora più tragici, quando chi abusa” appartiene al clero. Benedetto XVI ha sottolineato che “le ferite causate da tali atti sono profonde ed è perciò urgente ricostruire la fiducia dove è stata danneggiata”. Nell’affrontare con efficacia il problema, ha detto ancora, “è importante stabilire la verità di quanto successo in passato affinché si possano adottare quelle misure necessarie per impedire” che tali atti “si ripetano”. Ancora, il Papa ha posto l’accento sulla necessità di “assicurare che i principi di giustizia siano pienamente rispettati e soprattutto che vengano aiutate le vittime e quanti sono stati feriti da tali crimini enormi”. D’altra parte, ha espresso l’auspicio che “il buon lavoro della stragrande maggioranza dei preti e religiosi d’Irlanda non venga oscurato dalle trasgressioni di alcuni dei loro confratelli”. Il Papa si è detto certo che la gente comprende questo e “continuerà a guardare con affetto e stima al clero”. Benedetto XVI ha così rivolto il pensiero alla crisi di vocazioni, fenomeno che negli ultimi anni si è verificato anche in Irlanda, un tempo “benedetta dall’abbondanza” di vocazioni.

 

“EVEN IF CHRISTIAN COMMITMENT IS CONSIDERED UNFASHIONABLE…”

 

 “Anche se a volte l’impegno cristiano è considerato privo di fascino in alcuni circoli”, sperimentiamo che tra i giovani irlandesi “c’è una reale fame di spiritualità e un generoso desiderio di servire gli altri”. Ecco allora che “la vocazione al sacerdozio o alla vita religiosa offre un’opportunità di rispondere a questo desiderio in un modo che porta profonda gioia e realizzazione personale”. Il Papa ha quindi ribadito che spetta “ai vescovi il compito di offrire ai giovani una visione attrattiva” del sacerdozio. Infine, si è soffermato sulla situazione nel Nord Irlanda, dove, ha constatato, grazie all’impegno dei cristiani, delle varie denominazioni, “si sono fatti molti progressi”. Il Pontefice ha auspicato che i cattolici irlandesi continuino ad impegnarsi per la costruzione di una società “caratterizzata da spirito di riconciliazione, mutuo rispetto e dalla volenterosa cooperazione per il bene comune”.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Stamane il Papa ha ricevuto alcuni presuli della Conferenza episcopale della Grecia, in visita “ad Limina”. Nel pomeriggio riceverà il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Lusaka, in Zambia, presentata da mons. Medardo Joseph Mazombwe, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Telesphore George Mpundu, coadiutore della medesima arcidiocesi.

 

Negli Stati Uniti, il Papa ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Detroit mons. Daniel E. Flores, del clero della diocesi di Corpus Christi (Texas), rettore della Cattedrale della medesima diocesi e vice-rettore del Seminario “Saint Mary” di Houston, assegnandogli la sede titolare vescovile di Cozila. Mons. Daniel E. Flores è nato il 28 agosto 1961 a Palacios (Texas) ed è stato ordinato sacerdote il 30 gennaio 1988. A Roma ha conseguito la licenza in Teologia (1997) e il dottorato in Teologia (2000) presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino. Il 15 luglio 1995 è stato nominato Cappellano di Sua Santità.

 

Il Papa ha nominato membro del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

 

 

PORTATE ANCHE NEL MONDO MILITARE LA LOGICA DEL PERDONO E DELL’AMORE:

QUESTO L’INVITO DEL CARDINALE BERTONE NELLA MESSA A CONCLUSIONE

DEL V CONVEGNO INTERNAZIONALE DEGLI ORDINARIATI MILITARI

 

Con una Messa presieduta ieri pomeriggio nella Basilica di San Pietro dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone si è concluso il V Convegno Internazio-nale degli Ordinariati Militari svoltosi in questi giorni in Vaticano. Ce ne parla Sergio Centofanti.

 

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(musica)

 

Il porporato nell’omelia ha sottolineato l’importanza del servizio pastorale degli ordinari e dei cappellani militari: si tratta – ha detto – di un “ministero di pace” e di un fermento missionario che porta nel mondo delle armi la logica del perdono e dell’amore, per eliminare ogni inimicizia e ogni differenza di nazionalità. Ha quindi rievocato con commozione l’anno in cui è stato cappellano militare supplente a Torino, “con la responsabilità di ben quattro caserme”, proprio all’inizio della sua vita sacerdotale:

 

“Ho dei ricordi molto belli di questo anno di cappellano militare e poi ho un ricordo fulgido del beato don Secondo Pollo, prete vercellese morto ad appena 33 anni, fulminato sul fronte orientale mentre portava la Comunione ad un soldato morente”.

 

“Costruire l’unità nella pace – ha rilevato il segretario di Stato vaticano – è, in verità, la missione che accomuna tutti i discepoli di Cristo, chiamati sempre e dovunque, ognuno secondo il proprio specifico ruolo nella comunità civile ed ecclesiale, a tessere con la condotta quotidiana una rete di rapporti pacificatori, tali cioè da offrire ai conflitti soluzioni degne dell’uomo”. Quindi l’appello a dire con urgenza “no alla violenza e alla guerra”:

 

“Non si può rimandare a più tardi il tempo di far pace. Ciascuno è chiamato a fare quanto può per edificare la pace con interventi concreti che investono il presente e preparano il futuro dei popoli. E’ importante però che la pace fiorisca innanzitutto nel nostro cuore.  Solo cuori ripieni di pace possono diffonderla; solo cuori innamorati di Cristo sono in grado di comunicare agli altri la gioia e l’amore”.

 

Alla fine dell’omelia, il cardinale Bertone ha invocato la Vergine Maria, “Regina della pace”, perché “benedica il lavoro quotidiano di tutti coloro che, spesso a rischio della propria vita, si dedicano a difendere e diffondere la pace in ogni parte del pianeta”.

 

(musica)

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DIALOGO TRA FEDI E LIBERTA’ RELIGIOSA AL CENTRO DELL’INTERVENTO DELL’OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE PRESSO L’ONU,

IERI ALLA 61.MA ASSEMBLEA GENERALE

 

Il dialogo interreligioso a tutti i livelli è di cruciale importanza: sono parole di mons. Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU, intervenuto ieri a New York durante i lavori della terza commissione della  61esima Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il tema era: promozione e difesa dei diritti umani. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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La libertà di religione o di credo non esiste in molte parti del mondo: lo ricorda mons. Migliore, sottolineando che a soffrirne sono singoli o comunità, in particolare minoranze religiose.  Sottolinea che “il Papa è preoccupato per quelle situazioni in cui misure legislative o amministrative, assunte o ventilate, mettono limiti alla pratica, l’osservanza o la testimonianza della religione”. E poi Benedetto XVI guarda con apprensione ai casi in cui “la religione o la libertà di religione sono usate a pretesto o a giustificazione per la violazione di altri diritti umani”.

 

Mons. Migliore spiega che a volte, “per interessi di gruppi o lotte di potere, si cerca di impedire ad alcune comunità di illuminare le coscienze  di molti  mettendoli così in grado di agire liberamente e responsabilmente secondo le vere esigenze della giustizia”. Così come può essere espressione di intolleranza denigrare le comunità religiose e escluderle dal dibattito pubblico e dalla cooperazione soltanto perché non possono essere d’accordo con alcune scelte o adeguarsi a pratiche che sono contrarie alla dignità dell’uomo.

 

Da qui l’appello a “chi prende decisioni a livello nazionale o globale, a autorità legali e politiche e a tutti gli uomini di buona volontà perché contribuiscano ad assicurare che le diverse espressioni religiose non siano coercizzate o ridotte al silenzio”.

 

Mons. Migliore ricorda che tra i fondamenti etici delle Nazioni Unite ci sono il diritto di pensiero, di coscienza e di religione. Sottolinea che “la religione è più che materia di pensiero o di coscienza, ma è qualcosa che ha la potenzialità di legare insieme i diversi membri della famiglia umana”. E aggiunge che “non si può sottostimare il potere che ha in certi contesti, in particolare nei conflitti o nelle divisioni, di far volgere le menti a pensieri di riconciliazione, di rendere capaci i nemici di parlarsi, di incoraggiare processi di pace”.

 

L’Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU ricorda che siamo nel 25.mo anniversario dell’adozione della Dichiarazione per l’eliminazione di ogni forma di intolleranza e discriminazione basata su religione o credo. Nella consapevolezza di tutti i casi in cui il livello di discriminazione è alto, mons. Migliore ribadisce i principi di un’autentica libertà religiosa: “non è soltanto tolleranza ma è il rispetto del diritto di credere, di esercitare il culto, di proporre e testimoniare  la propria fede”.

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LA SODDISFAZIONE DELLA SANTA SEDE PER IL VOTO ALL’ONU FAVOREVOLE

A UN TRATTATO SUL CONTROLLO DEL COMMERCIO DELLE ARMI CONVENZIONALI

- Intervista con mons. Celestino Migliore -

 

La Santa Sede, attraverso il suo osservatore permanente alle Nazioni Unite, mons. Celestino Migliore, ha espresso viva soddisfazione per l’approvazione giovedì scorso all’ONU, con una schiacciante maggioranza, di  un progetto di Risoluzione per la stesura di un Trattato sul controllo del commercio internazionale delle armi convenzionali.  I lavori si sono svolti nell’ambito della commissione disarmo e sicurezza: 139 i voti a favore del progetto, contrari solo gli Stati Uniti, mentre gli astenuti sono stati 26, tra cui Cina, Russia, India e Pakistan. Secondo Amnesty International il voto “crea un’opportunità storica per fermare il commercio irresponsabile e immorale di armi”. Ma ascoltiamo il commento di mons. Migliore al microfono di Sergio Centofanti:

 

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R. – In tanti abbiamo salutato questo voto con grande favore. Certo, la strada è ancora molto lunga. Si tratta appena di una Risoluzione che dà il mandato al segretario generale dell’ONU di preparare un rapporto sul commercio delle armi convenzionali entro un anno: poi un gruppo di lavoro comincerà a lavorare su questa questione. Ma è una vittoria importantissima sul piano umano, direi, soprattutto considerando la dimensione umana delle tante vittime causate dalle armi: la Santa Sede, da parte sua, è stata attivissima nell’appoggiare questa iniziativa.

 

D. – I voti a favore sono stati 139, contrari solo gli Stati Uniti, mentre gli astenuti sono stati 26, tra cui Cina, Russia, India e Pakistan. Che commento fare?

 

R. – Il commento è che tra i 139 che hanno votato a favore, vi sono molti Paesi produttori, grandi produttori di armi convenzionali, perché ovviamente questo Trattato non metterà al bando la produzione e il commercio di armi, ma li regolerà. Ora anche i grandi produttori desiderano avere un quadro preciso per il commercio e il trasferimento delle armi e penso che questo sia un segno positivo.

 

D. – Quindi, si sta muovendo qualcosa a livello internazionale sul fronte del processo di disarmo?

 

R. – Sì. Certo, qui parliamo delle armi convenzionali; poi c’è tutta la questione delle armi non convenzionali, come le armi nucleari, radiologiche e chimiche e su questo anche la Santa Sede sta appoggiando moltissimo gli Stati e le organizzazioni della società civile, che si battono perché – per esempio – entri finalmente in vigore il trattato che mette al bando gli esperimenti nucleari e che vieta a uno Stato nucleare di attaccare con armi nucleari uno Stato non nucleare, e perchè si arrivi al più presto a un trattato sul materiale fissile … ecco, c’è molta carne al fuoco. E’ un periodo di stagnazione del disarmo in genere, però ci sono motivi di speranza, come questo voto all’ONU, che ci animano nel portare avanti questa causa.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano – “Incoraggiate i vostri sacerdoti a riscoprire la gioia di prendersi cura del loro gregge”: il discorso di Benedetto XVI ai Presuli della Conferenza episcopale di Irlanda.

 

Servizio estero - Un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo “Le popolazioni dell’Africa centrorientale strette nella morsa dei conflitti e della miseria”: scontri armati e irrisolti contrasti frenano ogni prospettiva di sviluppo e di risanamento dei Paesi dell’area.

 

Servizio culturale - Un articolo di Clotilde Paternostro dal titolo “Ilvirtuosismo ornamentale’ di Matisse a confronto con l’equilibrio formale di Bonnard”: la mostra “Viva la pittura!” al Vittoriano.

 

 

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DOMANI TERMINA L'ORA LEGALE

E SI TORNA ALL'ORA SOLARE

 

 

Questa notte, esattamente alle 3.00,

si torna all'ora solare dopo sette mesi di ora legale,

ossia dal 26 marzo. Le lancette degli orologi

dovranno essere spostate indietro di 60 minuti

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

28 ottobre 2006

 

NASCE IN TOSCANA IL PRIMO POLO EUROPEO DELLE AZIENDE DI ECONOMIA

DI COMUNIONE, PROMOSSO DAI FOCOLARI PER FARE IMPRESA SECONDO IL VANGELO

- Interviste con Luigino Bruni e Alberto Frassineti -

 

C’è attesa oggi a Burchio, nei pressi di Loppiano (Firenze), dove sorge la cittadella internazionale dei Focolari, per l’inaugurazione del primo polo europeo delle aziende di Economia di Comunione, il polo Lionello Bonfanti. Ieri un convegno dal titolo “Semi di fraternità in economia” ha approfondito il progetto di Economia di Comunione che mira ad un mondo senza più indigenti. Semi di fraternità in economia sono emersi dalla tavola rotonda con vari protagonisti dell’economia sociale con cui in questi anni i Focolari hanno intavolato un confronto fertile e arricchente: Acli, Unicoop di Firenze, Compagnia delle Opere, Banca etica, CGM Consorzio. Ma torniamo al polo Lionello che si sviluppa in quasi 10 mila mq, con 15 aziende già presenti e altre 10 in attesa di sistemazione. Adriana Masotti ha intervistato l’imprenditore Alberto Frassineti e Luigino Bruni, docente di Economia politica all’Università Bicocca di Milano che nell’ambito dell’iniziativa del polo cura la formazione culturale. La parola a Luigino Bruni:

 

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R. – Il polo Lionello è una particolare espressione economica. Viene chiamato appunto polo industriale o semplicemente polo dell’Economia di Comunione, cioè una realtà dove alcune imprese si localizzano nei pressi di una cittadella del Movimento dei Focolari per mostrare nella vita economica una convivenza civile rinnovata dall’amore scambievole e dal Vangelo. Quindi, la dimensione del polo è fondativa del progetto stesso, perché il progetto vive con due polmoni. Il polmone delle aziende, che sono 550 in Italia e che sono nelle varie città e un altro polmone: il polo. Quindi, in un rapporto di reciprocità tra un luogo concentrato, che diventa come un modello di governance partecipata e le altre imprese, che sono dove sono, che si ispirano culturalmente e fattivamente, al polo stesso. Quindi, è una nota di grande concerto dell’economia sociale oggi, che ha come caratteristica la dimensione della comunione, appunto, della fraternità e della reciprocità nella vita economica, così come è, quindi inserita nei mercati normali.

 

D. – Quali sono le “regole” che le aziende che aderiscono al progetto di Economia e Comunione hanno sottoscritto?

 

R. – Le regole sono una sorta di patto etico e di “mission”, dove ci si impegna a vivere l’intera vita aziendale dalla prospettiva della condivisione, della reciprocità, della comunione. I profitti, una volta prodotti, vengono divisi in tre parti. Una parte rimane alle imprese, una parte va investita in formazione culturale e una parte va direttamente al progetto di sviluppo per i poveri. Questo è l’impegno. Detto questo, c’è una grande libertà dell’imprenditore e dei lavoratori di realizzare, di inventare nel quotidiano, le varie forme di comunione. Ovviamente la grande scommessa non è solo donare gli utili, perchè questo lo fanno già in tanti. La vera scommessa dell’economia di comunione è che quegli utili donati vengano prodotti in uno stile aziendale di comunione. Il processo è importante come il prodotto. La comunione va declinata su più fronti: va declinata nella vita aziendale, nei rapporti interni, nell’immaginare forme gerarchiche, che siano al tempo stesso fraterne, nell’immaginare rapporti nuovi con fornitori, con i concorrenti.

 

D. - Alberto Frassineti, imprenditore e consigliere di amministrazione del polo: sono oltre 5600 i soci che con l’acquisto di poche azioni ciascuno hanno permesso la realizzazione di questa impresa. Soci che appartengono ad un popolo più vasto, quello del Movimento dei Focolari…

 

R. – Non solo. Strada facendo l’Economia di Comunione ha incontrato anche persone che non hanno un riferimento religioso, ma che credono in un mondo dove la fratellanza sia possibile, dove l’amore scambievole possa essere una legge che governa. E poi abbiamo anche soci istituzionali. Ci sono alcune banche ed anche tantissimi imprenditori che hanno scommesso su questo polo, perchè sia possibile questo laboratorio di comunione, che possa poi riversare intorno, in maniera diffusiva, gli effetti di questo modo di vivere.

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OGGI LA GIORNATA COMMEMORATIVA DI SAN GIOVANNI DA CAPESTRANO,

PATRONO DEI CAPPELLANI MILITARI, A 550 ANNI DALLA MORTE

- Intervista con padre Giulio Cerchietti -

        

550 anni fa moriva San Giovanni da Capestrano, Patrono dei cappellani militari. Vissuto tra il 1300 e il 1400, insigne giurista, decise di farsi sacerdote nell’Ordine dei Frati Minori per dedicarsi completamente all’annuncio del Vangelo, assistendo tra l’altro i soldati cristiani nella difesa di Belgrado attaccata dai turchi. Oggi a Capestrano, in provincia dell’Aquila, si svolge la Giornata commemorativa del Santo alla presenza del Ministro Generale dei Frati Minori, padre José Rodríguez Carballo. Al padre francescano Giulio Cerchietti, responsabile dell’Ufficio centrale di coordinamento pastorale degli ordinariati militari in seno alla Congregazione per i vescovi, Giovanni Peduto ha chiesto quale è stato il carisma di questo Santo:

 

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R. – E’ stato un fedele seguace di San Francesco, anche se potrebbe sembrare difficile, visto il suo titolo di Patrono dei cappellani militari. Fu un grande evangelizzatore, che operò per la formazione delle coscienze: questa è stata la sua grande capacità. Operò anche per la riconciliazione e la pace. Il motto dei Francescani è “Pace e bene”, ma pace e bene nella verità! E’ stato un grande predicatore, che affascinava con la sua parola. Troviamo dei testi del tempo in cui si legge che quando San Giovanni da Capestrano andava nelle città, le piazze non riuscivano a contenere le folle!

 

D. – Ha assistito i soldati cristiani nella difesa vittoriosa di Belgrado attaccata dalle armate turche nel 1456: oggi è tempo di dialogo. Su quali basi dialogare con l’Islam?

 

R. – Il dialogo si fa nella verità e nella sincerità: dialogare vuol dire incontrare l’altro, riconoscere la sua presenza, la sua cultura e rispettare le sue idee. In tutto questo, Dio deve essere il nostro punto di riferimento, per costruire una società più giusta, quella che Paolo VI definiva come “la civiltà dell’amore”.

 

D. – Quale messaggio lascia ai cristiani di oggi San Giovanni da Capestrano?

 

R. – San Giovanni da Capestrano ha portato la pace tra coloro che, in divisa, lottavano per difendere i più deboli, per difendere la civiltà, per difendere la vita. E’ il messaggio che anche oggi il Vangelo ci ripropone a difesa della giustizia e della pace!

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CONCLUSO A BOSCO MARENGO, IN PIEMONTE, IL WORLD POLITICAL FORUM

PROMOSSO DA MIKHAIL GORBACIOV: AL CENTRO DEI LAVORI

IL CONFRONTO TRA CIVILTÀ E LA RIFORMA DELLONU

- Intervista con Amitai Etzioni -

 

Il confronto tra civiltà, la crisi nucleare iraniana e coreana, la riforma delle Nazioni Unite. Questi i temi affrontati nel documento conclusivo dei lavori del “World Political Forum” svoltosi a Bosco Marengo, in provincia di Alessandria. A chiudere i lavori la conferenza stampa del presidente del Forum Mikhail Gorbaciov, che ha sottolineato il ruolo fondamentale che la società civile può svolgere nella costruzione di una nuova architettura politica mondiale. Il servizio dell’in-viato Stefano Leszczynski.

 

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Il nuovo segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon potrebbe essere la persona giusta per avviare finalmente il processo di riforma delle Nazioni Unite e del Consiglio di Sicurezza. La speranza emerge nelle parole del ex-presidente sovietico Mikhail Gorbaciov, fondatore del Forum e trova concordi tutti i relatori. A delineare le possibili strategie per la realizzazione di una nuova architettura della politica mondiale sono stati l’ex ministro degli Esteri francese Hubert Vedrine e Amitai Etzioni, già consigliere alla Casa Bianca durante la presidenza Clinton. Vedrine ed Etzioni concordano sul ruolo fondamentale della società civile nel contribuire alla soluzione delle crisi internazionali e nell’arginare coloro che sostengono la tesi dello scontro di civiltà. Sentiamo Emitai Etzioni:

 

“In ogni società esiste un contrasto tra una minoranza violenta e una maggioranza non violenta. Infatti, se noi pensiamo a tante regioni a maggioranza musulmana, che non hanno fatto propri determinati principi sui diritti umani, i sondaggi dicono che si oppongono sia ai bombardamenti indiscriminati che al terrorismo”.

 

Le Nazioni Unite rappresentano la tutela della legalità internazionale, ma per risultare realmente efficaci dovranno divenire un foro di confronto equilibrato. Non serve un nuovo organismo sovranazionale - ha sottolineato Gorbaciov - che riferendosi alla attuale crisi coreana ha fatto notare come gli Stati che si comportano in maniera irresponsabile alla fine ricorrano essi stessi al Consiglio di Sicurezza per tentare di risolvere i problemi. Un ottimismo che tuttavia trova difficile gioco in relazione alle tante e dimenticate crisi africane, come il Darfur o la Somalia.

 

Da Bosco Marengo, Stefano Leszczynski, Radio Vaticana.

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A FIUGGI 1000 ADERENTI AL RINNOVAMENTO CARISMATICO CATTOLICO

APPROFONDISCONO DA IERI LA TEMATICA DELLA CARITA’

ALLA LUCE DELL’ENCICLICA DI BENEDETTO XVI

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

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Gareggiate nello stimarvi a vicenda: questo dettato paolino impronta l’undicesimo Convegno dell’Iniziativa di Comunione qui a Fiuggi in una sinfonia di esperienze condivise dalle 50 comunità che ne fanno parte in seno al Rinnovamento carismatico in Italia, il quale non è un singolo movimento unificato a livello mondiale ma coinvolge una vasta gamma di raggruppamenti che condividono la stessa fondamentale esperienza ed abbracciano i medesimi obiettivi generali. Principale animatore del Convegno è il coordinatore nazionale dell’Iniziativa di Comunione, il signor Giorgio Grotto, che è qui con noi, validamente appoggiato dalla moglie Adalgisa. Voi quest’anno avete voluto improntare i lavori al tema ‘Dio è amore: dono  e comunione’: perché?

 

R. – Nella sua prima Enciclica Benedetto XVI, partendo dall'immagine cristiana di Dio, mostra come l'uomo è creato per amare e come questo amore, che inizialmente appare soprattutto come eros tra uomo e donna, deve trasformarsi in agape, cioè in dono di sé all'altro. Quindi amare Dio senza manifestarlo in amore per gli altri non è amore. Nutriti dall’amore di Dio veniamo allora coinvolti nella dinamica della sua donazione, uniti non solo a Dio ma gli uni agli altri, e diventiamo un corpo. Ecco, con questo convegno vogliamo raggiungere proprio questo obiettivo.

 

D. – In seno al Rinnovamento carismatico si dà molta importanza alla preghiera rivolta allo Spirito Santo …

 

R. – E’ fondamentale l’aiuto dello Spirito Santo che armonizza il nostro cuore col cuore di Cristo e ci muove, ci spinge, ad amare i fratelli come Lui li ha amati. Lo Spirito Santo è anche la forza che guida la Chiesa affinché sia nel mondo testimone dell'amore del Padre, che vuole fare dell'umanità, nel suo Figlio, un'unica famiglia. Su questo verte il nostro undicesimo convegno che vuol essere una tappa fondamentale per l’Iniziativa di Comunione, perché in Dio Amore, che si fa dono, dobbiamo costruire insieme le fondamenta per il nostro futuro cammino di comunione.

 

L'Iniziativa di Comunione, che abbraccia in tutta Italia più di tremila aderenti, in questi 10 anni di vita ha compiuto gesti concreti per l'incremento della comunione avviando e promovendo il dialogo per un cammino di comunione con le comunità del Rinnovamento carismatico e con l'associazione Rinnovamento nello Spirito Santo, mediante incontri e contatti personali con i responsabili delle varie realtà presenti in Italia e la partecipazione attiva a vari convegni nazionali ed internazionali.         

 

Da Fiuggi, Giovanni Peduto, Radio Vaticana.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

Domani, 29 ottobre, 30.ma Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui un cieco, di nome Bartimèo, mendicante nei pressi della città di Gerico, al sentire che c’è Gesù comincia a gridare verso il Signore chiedendogli di guarirlo. Gesù gli dice:

 

“Va', la tua fede ti ha salvato”.

 

E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada. Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Il cieco Bartimèo si trova a mendicare all’interno della Terra Promessa, perchè vive nei pressi di Gerico, porta d’ingresso nella Terra Promessa. Questa è nominata anche come “Regno della giustizia”. La giustizia nell’Antico Testamento viene intesa sullo sfondo dell’esperienza del popolo eletto. Dio si è preso cura di questo popolo, quando era ancora una piccola tribù, insignificante e sperduta. E allora la giustizia richiede che così facciano tutti l’uno con l’altro e, soprattutto, con quelli che sono deboli, emarginati e poveri. Nella Terra Promessa, dunque, non dovrebbe esserci posto per i poveri, perché tutti dovrebbero avere la premura di assisterli. Ma poichè il cieco sta mendicando, è conscio che questo “Regno della giustizia” non è vero e perciò attende il Messia e quando sente che sta passando Cristo, Sole della giustizia, lui comincia a gridare per prenderlo con sé. Non c’è miglior modo per incontrare Cristo che la coscienza del bisogno della salvezza.

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CHIESA E SOCIETA’

28 ottobre 2006

 

L’INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE E LA CRISI DELLA NATALITA’ AL CENTRO

DI UN INCONTRO TRA IL CARDINALE LOPEZ TRUJILLO E IL MINISTRO ITALIANO PER LE POLITICHE DELLA FAMIGLIA, ROSY BINDI, AVVENUTO NEI GIORNI SCORSI

 

ROMA. = “Uno scambio di idee su temi di reciproco interesse”, in particolare “sul problema dell’invecchiamento della popolazione e la crisi della natalità”. Così una nota del Dipartimento politiche per la famiglia del governo italiano riassume i contenuti dell’incontro, avvenuto lo scorso 24 ottobre, tra il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, il cardinale Alfonso Lopez Trujillo, e il ministro italiano delle Politiche per la Famiglia, Rosy Bindi. L’incontro è avvenuto nella sede del dicastero vaticano. Il ministro Bindi – riferisce la nota – “ha illustrato le linee programmatiche e le proposte del governo italiano in materia di politiche per la famiglia”, invitando il porporato a ricambiare la visita con un incontro al Dipartimento delle politiche per la famiglia. “Dal confronto – prosegue ancora il comunicato – è emersa la comune consapevolezza della novità rappresentata dal peso crescente della popolazione anziana in tutto il mondo. Una situazione demografica che esige particolare attenzione poiché influisce in modo negativo sulle prospettive di crescita economica e benessere anche dei Paesi in via di sviluppo”. (E. B.)

 

 

Appello del vescovo di maloLOs, nelle filippine,

a non usare luoghi di culto

per incontri politici. per L’esercito locale chiese e cappelle

sono invece “luoghi pubblici”

 

MALOLOS. = Mons. Jose Oliveros, vescovo di Malolos, nelle Filippine, ha chiesto ai sacerdoti della sua diocesi di fare il possibile per impedire a qualsiasi gruppo armato di utilizzare chiese e cappelle della zona come punto di incontro. Secondo l’agenzia AsiaNews, il presule ha preso questa decisione dopo aver approvato un documento del Consiglio sacerdotale diocesano. Tale documento, includendo nell’elenco anche ospedali e scuole, precisa infatti che “chiunque voglia entrare in uno di questi posti, deve deporre le armi all’ingresso”. Per il rappresentante locale dell’esercito, il colonnello Rimmel Gomez, “le chiese sono luoghi pubblici” dunque “sono i residenti che decidono dove incontrarsi e di cosa parlare”. La diocesi in questione conta oltre un migliaio fra parrocchie e semi-parrocchie, sparse fra 25 città della provincia di Bulacan. L’uso di chiese e cappelle cattoliche come luogo di incontro degli anti-comunisti è nato durante la reggenza del gen. Jovito Palparan, che ha cercato, senza successo, di fermare l’insurrezione comunista nella zona. (E. B.)

 

 

“Facciamoci sentire per non farci seppellire”.

Questo lo slogan che ha aperto oggi la manifestazione contro

la criminalità a Lamezia terme. Per il vescovo della cittadina calabrese,

anche la chiesa locale deve agire

di fronte all’ondata di atti intimidatori degli ultimi giorni

 

LAMEZIA TERME. = Alcune migliaia di persone tra studenti, associazioni, amministratori ed esponenti politici, sono scese in piazza oggi a Lamezia Terme, in Calabria, per manifestare contro la criminalità organizzata. “Facciamoci sentire per non farci seppellire”, con questo slogan, in apertura del corteo, la cittadina ha risposto agli ultimi attentati intimidatori del racket e al duplice omicidio di giovedì scorso. Forte preoccupazione per quanto sta succedendo è stata espressa dal vescovo di Lamezia, mons. Luigi Cantafora. Il presule ha lanciato un appello affinché una più oculata vigilanza dello Stato assieme ad una società civile lontana da favoritismi e illegalità, possa colmare il vuoto che vive la gente. “L’inefficienza delle politiche occupazionali – ha affermato - non può che creare sfiducia nei lametini e un preoccupato senso di rischio si fa strada ogni giorno di più”. In questo quadro la chiesa locale è chiamata ad agire, soprattutto attraverso una presenza più efficace sul territorio. Per mons. Cantafora, anche nell’ottica del recente Convegno Ecclesiale Nazionale di Verona, che ha suggerito il bisogno di una vera svolta pastorale, “le nostre parrocchie devono offrire spazi per un dialogo e un incontro che approdi ad una più piena e totale liberazione di tutto l’uomo e di ogni uomo”. Le realtà ecclesiali – ha concluso – “devono diventare luoghi di formazione di testimoni visibili, credibili e incisivi che si spendano per la causa della speranza”. (E. B.)

 

 

“UMANIZZARE LA SOCIETA’ GLOBALIZZATA”. E’ TEMA AL CENTRO, OGGI A ROMA,

DEL SIMPOSIO INTERNAZIONALE PROMOSSO DALLA PONTIFICIA UNIVERSITA’

GREGORIANA SU “LE FINALITÀ DELLA POLITICA E L’ECONOMIA.

LE NUOVE SFIDE PER LE SCIENZE SOCIALI NELL’ERA DELLA GLOBALIZZAZIONE”

- A cura di Roberta Moretti -

 

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ROMA. = Come creare un sistema politico, economico e sociale non autoreferenziale, ma centrato sulla persona umana? A questo interrogativo hanno cercato di rispondere stamani, a Roma, i partecipanti alla seconda e ultima giornata di lavori del Simposio internazionale su “Le finalità della politica e l’economia. Le nuove sfide per le scienze sociali nell’era della globalizzazione”. L’incontro è stato promosso dalla Pontificia Università Gregoriana, in collaborazione con la fondazione Konrad Adenauer, in occasione del 50.mo anniversario della Facoltà di Scienze Sociali. “Cristianizzare le istituzioni e i gruppi sociali per dare una dimensione umana all’economia globale”: nel suo intervento, il professor Peter Henriot, direttore del Centro dei Gesuiti per la Riflessione teologica di Lusaka, in Zambia, ha contrapposto alla logica del profitto, che orienta la società globalizzata, la prospettiva di valori della Dottrina Sociale della Chiesa. E’ fondamentale, secondo lo studioso, puntare sulla qualità e non solo sulla quantità della crescita economica, ponendo alla globalizzazione concrete e necessarie barriere economiche ma anche politiche, sociali ed etiche. Sul tema della giustizia si è soffermato invece il Cancelliere delle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali, mons. Marcelo Sánchez Sorondo, che ha sottolineato la centralità delle scienze sociali nel creare nuove forme di pensiero che siano alla base di nuovi meccanismi di distribuzione delle risorse globali. La globalizzazione, infatti, può generare non solo problemi di natura economica, politica e sociale, ma anche ecologico-ambientale, come ad esempio la questione del consumo di energia fossile o dell’acqua. La necessità, in questo senso, di un potere sovrannazionale forte è stata espressa dal professor Andrés Sanfuentes, dell’Università del Cile, mentre il professor Alejandro Angulo, del Centro di ricerca popolare di Bogotà, in Colombia, ha sottolineato l’esigenza di metodologie di studio che permettano di superare il divario tra valori e spazi nella realtà quotidiana. In questa direzione, ha concluso Peter De Susa, del Centro per lo studio delle società in via di sviluppo di New Delhi, in India, le scienze sociali possono aiutare ad identificare le priorità di intervento, ad applicare metodologie comparative e a superare gli stereotipi.

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Si è conclusa ieri, la conferenza internazionale

organizzata da FAO e Banca Mondiale sulla Comunicazione e lo Sviluppo

- A cura di Jean-Baptiste Sourou -

 

ROMA. = La conferenza di Roma  ha avuto il merito di esigere che la comunicazione faccia parte integrale dei progetti di sviluppo. Un dialogo da promuovere, prima, durante e dopo l’esecuzione dei lavori. La mancanza di un tale approccio partecipativo conduce spesso le popolazioni a disinteressarsi dei progetti stessi. Il portavoce della Banca africana per lo sviluppo, Eric Chinje, ha detto che l’istituto finanzia per 4 miliardi di dollari l’anno dei progetti in 53 nazioni africane: però non si notano ancora miglioramenti. Tuttavia, dove i beneficiari sono stati interpellati ed associati ai progetti, si notano dei cambiamenti. Molte ONG ne hanno dato le prove durante la conferenza. Anche alcuni governi sono restii a tale approccio partecipativo. Come affermato da alcuni esperti, capita che i professionisti dei media non lavorino nell’interesse delle popolazioni. La loro visione dello sviluppo è ben lontana da quello che lettori e auditori vivono. Uno studio condotto dalla Banca Africana per lo Sviluppo in Nigeria lo conferma. Nonostante la sua breve durata, la conferenza ha cercato di marcare l’inizio di una era di inclusioni, partecipazione e dialogo attorno ai progetti di sviluppo. Questa è anche l’idea chiave della dichiarazione finale. Alcune istituzioni di sviluppo come la FAO, l’IFAD ecc. hanno dichiarato di aver sempre insistito sull’aspetto comunicativo nei progetti, con pochi risultati. Adesso, però, è arrivata l’ora di insistere affinché  donatori e finanziatori esigano più dialogo nei progetti che debbono finanziare.

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

28 ottobre 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In primo piano, l’Afghanistan: la Nato ha confermato che le vittime del raid aereo di martedì scorso nella provincia di Khandahar sono 70 ma senza precisare quanti siano i civili e quanti i taleban. Proprio con i ribelli il presidente afghano, Hamid Karzai, si è poi detto pronto a trattare per il bene del Paese. Il mullah Omar, leader dei talebani, ha però subito respinto questa offerta di dialogo. Intanto, in Germania cresce la polemica dopo le foto di militari in missione nel Paese afghano, colti nell’atto di profanare resti umani. Il quotidiano “Bild” ha pubblicato oggi nuove immagini.

 

 “Non sono l’uomo degli americani in Iraq”. E’ quanto ha tenuto a ribadire il premier iracheno Al Maliki all’ambasciatore statunitense in Iraq. La precisazione arriva dopo le dichiarazioni del presidente americano, George Bush, che aveva esortato Al Maliki a fare scelte coraggiose per stroncare la violenza nel Paese. Violenza che ha provocato, stamani, la morte di un marine americano nella provincia di Al Anbar. A nord di Baghdad, uomini armati hanno rapito, poi, 11 soldati iracheni.

 

Secondo il quotidiano britannico “The Independent”, sono state trovate tracce di uranio arricchito in almeno due crateri provocati da bombe lanciate da Israele in Libano, durante la guerra di 34 giorni della scorsa estate. Una fotografia scattata l’estate scorsa, al momento dell’esplosione di un ordigno in uno dei due siti libanesi, mostra dense nuvole di fumo nero, che potrebbero essere state provocate dalla combustione di uranio. L’uranio arricchito - sottolinea l’“Independent” – è molto più dannoso dell’uranio normale e di quello impoverito.

 

A Ginevra sono iniziati i negoziati per la pace nello Sri Lanka. Si prevedono trattative lunghe e difficili dopo la recrudescenza della violenza e le gravi tensioni degli ultimi mesi. Il governo di Colombo e rappresentanti dei ribelli Tamil nella città elvetica sono chiamati, in particolare, a porre fine agli scontri che stanno portando, secondo diversi analisti, il Paese asiatico sull’orlo della guerra civile.

 

Sono tre i morti e 20 i feriti dopo l’esplosione di una bomba avvenuta in un mercato di Assam, nel nord-est dell’India. L’attentato è stato attribuito dalla polizia al Fronte unito di liberazione d'Asom che combatte dal 1979 per l’indipendenza dello Stato.

 

Ci spostiamo in Bangladesh dove è stato deciso di rinviare l’insediamento dell’esecutivo ad interim incaricato di traghettare il Paese verso le elezioni di gennaio. La decisione ha scatenato accese proteste dell’opposizione culminate. Molti manifestanti sono rimasti feriti durante proteste a Dacca. Secondo alcune fonti ci sarebbero anche due morti. 

 

Vigilia elettorale in Brasile, dove domani il candidato del Partito dei lavoratori, Luiz Inacio Lula da Silva, e il socialdemocratico, Geraldo Alckmin, si sfideranno al ballottaggio per la carica di presidente, dopo il primo turno di inizio ottobre. I sondaggi prevedono una vittoria del presidente uscente Lula. Ascoltiamo al microfono di Silvonei Protz, del nostro programma brasiliano, il vescovo di Jales, Luiz Demétrio Valentini:

 

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R. – Lula è un simbolo che porta molte speranze di cambiamenti; però è necessario anche riconoscere che questi cambiamenti non saranno facili. Lui porta adesso il peso dell’amministrazione difficile degli ultimi quattro anni. Il ballottaggio è veramente una sorpresa perché era stato detto che lui avrebbe vinto facilmente: invece, si è constatato che non è così facile. Perché? Perché i problemi sono seri, sono difficili e la gente li sente molto vicini. E molti allora trovano nel voto contrario a Lula come un ammonimento. Penso che questa sia una maniera molto vicina alla realtà per capire perché molti non hanno votato per Lula. Il confronto tra i due candidati è èpsitivo per chiarire i problemi, in un dibattito franco, sano, aperto, obiettivo. Bisogna superare il clima di accuse vicendevoli che ha marcato molto la campagna finora. Si spera che, dal punto di vista politico, questa campagna sia educativa e che il risultato sia accettato, come deve essere accettato. Penso che il Brasile ha confermato bene un clima di maturità politica, che ci permette di pensare con tranquillità al risultato: sia quello che sia, sarà accettato dai brasiliani senz’altro. Qualunque sia il risultato finale, i problemi saranno considerati più adeguatamente e si troverà anche la maniera affinché la gente possa aiutare il prossimo governo a risolvere questi problemi.

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Speranza nel futuro, timori per nuove violenze e incertezza sull’esito     elettorale dominano la vigilia del ballottaggio presidenziale, previsto domani, nella Repubblica democratica del Congo, abitata da oltre 52 milioni di persone. Il nostro servizio:

 

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Uscita da una devastante guerra civile costata la vita ad oltre 4 milioni di persone, la Repubblica democratica del Congo prova a voltare pagina. Per la prima volta, dopo 46 anni, il Paese africano sceglierà domani il proprio presidente con elezioni democratiche. Sono le prime elezioni dopo l’indipendenza del 1960 e dopo oltre 40 anni di dittatura e instabilità politica. L’iter elettorale, cominciato lo scorso 30 luglio, prevede uno storico ballottaggio tra il capo di Stato uscente, Joseph Kabila, ed il vicepresidente, Jean Pierre Bemba. E’ l’ultimo atto di un difficile processo di transizione cominciato nel 2003 con la firma degli accordi di pace. Al primo turno ha vinto Kabila con circa il 45 per cento dei voti ma l’esito della consultazione di domani non è scontato. Possono infatti pesare sul risultato finale un eventuale, massiccio astensionismo nelle province centrali e una possibile bassa affluenza dovuta al clima di tensione. Nel giorno delle elezioni del primo turno sono morte almeno 30 persone. Ieri, altri 4 congolesi sono rimasti uccisi in seguito a gravi scontri tra i sostenitori dei due candidati presidenziali. A vegliare sul corretto svolgimento della consultazione ci saranno, comunque, migliaia di osservatori internazionali e 17 mila caschi blu. La sfida cui sarà chiamato il nuovo presidente è enorme: si tratta di ricomporre, prima di tutto, il tessuto sociale avvelenato dal conflitto dal 1996 al 2003. La guerra civile ha lasciato, infatti, profonde cicatrici: sono milioni i profughi e la situazione sanitaria è disperata. L’aspettativa di vita è di circa 45 anni e più della metà dei congolesi vive in condizioni di povertà. La Repubblica democratica del Congo è uno dei Paesi più poveri del mondo nonostante ricchi giacimenti di diamanti, oro e rame. Ma il voto di domani può aprire una nuova era. Per questo, la Chiesa congolese si è fortemente impegnata per promuovere la formazione degli elettori e per svolgere l’importante ruolo di monitoraggio e garantire la trasparenza del voto.

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Ballottaggio, domani, anche in Bulgaria per le elezioni presidenziali. Sono chiamati al voto circa 6 milioni e mezzo di persone che dovranno scegliere tra il presidente uscente, Gheorghi Parvanov, e l’ultra nazionalista, Volen Siderov. Il servizio di Iva Mihailova:

 

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Le previsioni danno un grande vantaggio a Parvanov, appoggiato dalla coalizione del governo, formata dal partito socialista, il partito dell’ex re Simeone di Bulgaria ed il partito etnico turco. Il fatto che Siderov sia giunto al secondo turno ha creato un po’ di preoccupazione nell’Unione Europea, nella quale la Bulgaria entrerà dal primo gennaio. La campagna politica di Siderov è stata concentrata contro le minoranze etniche e religiose. Il presidente uscente, invece, ha detto di essere contro lo pseudonazionalismo, la politica di avventura e il patriottismo, che divide la nazione. Inoltre, Siderov ha accusato Parvanov ed il governo di tollerare la mafia e persone dell’ex regime comunista ed ha promesso di mettere in prigione coloro che hanno derubato la Bulgaria negli ultimi diciassette anni.

 

Da Sofia, per la Radio Vaticana, Iva Mihailova.

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Ed in questo fine settimana si recheranno alle urne anche i cittadini serbi, chiamati ad esprimersi sulla nuova Costituzione. Nel testo, si definisce il Kosovo quale parte inalienabile della Serbia, anche se la regione amministrata dall’ONU potrebbe diventare indipendente entro la fine dell'anno. Il servizio di Ada Serra:

 

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Sono in corso in Serbia le votazioni per approvare il testo della nuova Costituzione. Per essere convalidata, la Carta deve essere approvata dal 50 per cento più uno dei sei milioni e mezzo di aventi diritto. Il nuovo testo costituzionale, approvato il mese scorso dal Parlamento, dichiara il Kosovo come parte ‘inalienabile’ della Serbia. Si tratta di un tentativo di evitare, dopo la separazione del Montenegro del maggio scorso, un’altra perdita territoriale. Il referendum si tiene nonostante che i colloqui delle Nazioni Unite sul futuro del Kosovo, in corso a Vienna, potrebbero concludersi con la decisione dell’indipendenza della provincia a maggioranza albanese nel giro di pochi mesi. La piccola minoranza di  serbi che vive in Kosovo andrà a votare mentre la popolazione albanese ha deciso di ignorare la consultazione. La missione dell’ONU, che amministra la provincia dal 1999, ha annunciato che, pur non appoggiando il referendum, non impedirà alla minoranza serba di votare. Se la nuova costituzione sarà approvata, potrebbero essere convocate, secondo diversi osservatori, elezioni politiche e presidenziali anticipate entro fine anno. Molteplici sono le preoccupazioni sul raggiungimento del quorum. La Chiesa ortodossa si è associata alle forze politiche serbe nell’invitare la popolazione ad andare a votare. Invitando a votare “sì”, i partiti moderati hanno anche puntato sul rafforzamento dei diritti umani, di quelli delle minoranze, e sul rispetto dei ‘valori europei’, che la nuova Costituzione promuove.

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Confermata la stretta antiterrorismo a bordo degli aerei: sarà vietato portare liquidi se non della quantità minima di un bicchiere. La decisione entrerà in vigore negli aeroporti italiani e degli altri Paesi dell’Unione Europea lunedì 6 novembre. La disposizione è stata adottata a Bruxelles il 5 ottobre con il regolamento in materia di “articoli ammessi nel bagaglio da cabina”, dopo le minacce che prevedevano appunto l'uso di esplosivi in forma liquida.

 

Migliaia di somali sono scesi in piazza ieri, a Mogadiscio, per esprimere il loro appoggio alla cosiddetta ‘guerra santa’, dichiarata dalle corti islamiche all’Etiopia. L’invito a entrare in guerra contro l’Etiopia è venuto in seguito alla pubblicazione di un rapporto confidenziale dell’ONU, nel quale si segnala la presenza di ufficiali etiopi ed eritrei inviati in Somalia per sostenere il governo provvisorio somalo. Intanto, le truppe islamiche mantengono il controllo del sud del Paese e della capitale Mogadiscio, mentre il governo provvisorio resta confinato nella città di Baidoa.   

 

L’aviazione del Sudan ha bombardato alcuni villaggi del Ciad al confine tra i due Paesi. Lo ha reso noto, poco fa, il ministro delle Comunicazioni del Ciad, aggiungendo che il governo si aspetta una condanna da parte dell’Unione Africana e dell’ONU. Il ministro ha anche rivelato che sono state distrutte numerose abitazioni ma non ha fornito un bilancio di eventuali vittime. Due giorni fa, le autorità del Ciad avevano accusato il Sudan di appoggiare un gruppo di ribelli ciadiani. Il governo di Karthoum aveva subito respinto tali accuse.

 

Il rappresentante speciale delle Nazioni Unite in Sudan, espulso nei giorni scorsi, potrà tornare nel Paese africano. È questo il risultato di un compromesso raggiunto dal Palazzo di Vetro con le autorità sudanesi. All’olandese Jan Pronk era stato impedito di tornare in Sudan in quanto, sul suo blog personale, aveva parlato di sconfitte militari del regime sudanese, provocando le ire del governo locale. Pronk potrà rientrare in Sudan a novembre e la sua missione sul posto si concluderà a fine anno. Intanto, il governo di Karthoum continua a impedire l’invio di Caschi blu nella martoriata regione del Darfur, dove invece sono presenti truppe dell’Unione Africana.

 

 

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