RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 301 - Testo
della trasmissione di sabato 28 ottobre 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
La denuncia di mons. Celestino Migliore all’ONU: la
libertà religiosa calpestata in molte regioni del mondo. Soddisfazione del rappresentante vaticano, invece,
per il voto sul controllo del commercio internazionale delle armi convenzionali
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il
commento di padre Marko Ivan Rupnik
al Vangelo della domenica
CHIESA E SOCIETA’:
Appello del vescovo di Malolos, nelle
Filippine, a non usare luoghi di culto per incontri politici
Domani ballottaggio
presidenziale in tre Paesi: Brasile, Repubblica Democratica del
Congo e Bulgaria
28 ottobre 2006
IL CATTOLICESIMO NON E’ UN CUMULO DI PROIBIZIONI:
BENEDETTO XVI ESORTA
I VESCOVI IRLANDESI, RICEVUTI IN VATICANO PER
LA VISITA AD LIMINA,
A
TESTIMONIARE LA BELLEZZA DEL VANGELO. IL PAPA DEFINISCE “CRIMINI ENORMI”
GLI
ABUSI SESSUALI SU MINORI PERPETRATI DA SACERDOTI E CHIEDE DI STABILIRE
LA
VERITA’ ED AIUTARE LE VITTIME
Testimoniare la bellezza vitale
del Vangelo, contrastando quelle interpretazioni superficiali che considerano
il cattolicesimo solo un “cumulo di proibizioni”: è la viva esortazione che
Benedetto XVI ha rivolto, stamani, ai vescovi dell’Irlanda ricevuti in Vaticano
al termine della Visita ad Limina. Nel
suo discorso, il Papa ha affrontato il tema doloroso degli abusi sessuali
perpetrati da religiosi, ribadendo l’urgenza di “aiutare le vittime” di questi
“crimini enormi”. I presuli irlandesi sono stati guidati dal primate di tutta l’Irlanda, l’arcivescovo di Armagh,
Sean Brady, che nel suo
indirizzo d’omaggio ha invitato il Papa a visitare quanto prima la terra
irlandese. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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Aiutate i fedeli a “riconoscere
l’incapacità della cultura materialista di portare la vera gioia”. E’
l’esortazione di Benedetto XVI ai presuli irlandesi, invitati ad essere “coraggiosi
nel parlare della gioia che deriva dal seguire Cristo”. Molto spesso, ha
rilevato, la posizione della Chiesa è percepita erroneamente “come qualcosa di
negativo”. E’ allora importante “enfatizzare la Buona Novella, il messaggio
pieno di vita del Vangelo”.
“EVEN
THOUGH IT IS NECESSARY TO SPEAK OUT….”
Per questo, ha aggiunto, “anche se
è necessario parlare ad alta voce contro i mali che ci minacciano, dobbiamo
correggere l’idea che il Cattolicesimo sia un mero cumulo di proibizioni”. Ha
quindi messo l’accento sull’importanza della “formazione del cuore”. Un
impegno, ha detto, che in Irlanda può contare sulle grandi risorse presenti
nella rete di scuole cattoliche. D’altro canto, il Papa ha ribadito che “devono
essere evitate presentazioni superficiali dell’insegnamento cattolico, perché
solo la pienezza della fede può comunicare il potere liberante del Vangelo”. Il
Papa si è, poi, soffermato sulla dolorosa vicenda degli abusi sessuali
perpetrati sui minori, con la quale l’episcopato irlandese si è dovuto
confrontare negli ultimi anni.
“THESE
ARE ALL THE MORE TRAGIC WHEN THE ABUSER IS A CLERIC…”
“Questi abusi – ha constatato –
sono ancora più tragici, quando chi abusa” appartiene al clero. Benedetto XVI
ha sottolineato che “le ferite causate da tali atti sono profonde ed è perciò
urgente ricostruire la fiducia dove è stata danneggiata”. Nell’affrontare con
efficacia il problema, ha detto ancora, “è importante stabilire la verità di
quanto successo in passato affinché si possano adottare quelle misure
necessarie per impedire” che tali atti “si ripetano”. Ancora, il Papa ha posto
l’accento sulla necessità di “assicurare che i principi di giustizia siano
pienamente rispettati e soprattutto che vengano
aiutate le vittime e quanti sono stati feriti da tali crimini enormi”. D’altra
parte, ha espresso l’auspicio che “il buon lavoro della stragrande maggioranza
dei preti e religiosi d’Irlanda non venga oscurato
dalle trasgressioni di alcuni dei loro confratelli”. Il Papa si è detto certo
che la gente comprende questo e “continuerà a guardare con affetto e stima al
clero”. Benedetto XVI ha così rivolto il pensiero alla crisi di vocazioni,
fenomeno che negli ultimi anni si è verificato anche in Irlanda, un tempo
“benedetta dall’abbondanza” di vocazioni.
“EVEN
IF CHRISTIAN COMMITMENT IS CONSIDERED UNFASHIONABLE…”
“Anche se a volte l’impegno cristiano è considerato privo
di fascino in alcuni circoli”, sperimentiamo che tra i giovani irlandesi “c’è
una reale fame di spiritualità e un generoso desiderio di servire gli altri”.
Ecco allora che “la vocazione al sacerdozio o alla vita religiosa offre
un’opportunità di rispondere a questo desiderio in un modo che porta profonda
gioia e realizzazione personale”. Il Papa ha quindi ribadito che spetta “ai
vescovi il compito di offrire ai giovani una visione attrattiva” del
sacerdozio. Infine, si è soffermato sulla situazione nel Nord Irlanda, dove, ha
constatato, grazie all’impegno dei cristiani, delle varie denominazioni, “si
sono fatti molti progressi”. Il Pontefice ha auspicato che i cattolici
irlandesi continuino ad impegnarsi per la costruzione
di una società “caratterizzata da spirito di riconciliazione, mutuo rispetto e
dalla volenterosa cooperazione per il bene comune”.
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ALTRE UDIENZE E NOMINE
Stamane il Papa ha ricevuto alcuni
presuli della Conferenza episcopale della Grecia, in visita “ad
Limina”. Nel pomeriggio riceverà il cardinale
Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.
Il Santo Padre ha accettato la
rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Lusaka,
in Zambia, presentata da mons. Medardo Joseph Mazombwe, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Telesphore George Mpundu, coadiutore della medesima arcidiocesi.
Negli Stati Uniti, il Papa ha
nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Detroit mons. Daniel E. Flores,
del clero della diocesi di Corpus Christi (Texas),
rettore della Cattedrale della medesima diocesi e vice-rettore del Seminario
“Saint Mary” di Houston, assegnandogli la sede titolare vescovile di Cozila. Mons. Daniel E. Flores è
nato il 28 agosto
Il Papa ha nominato membro del
Pontificio Consiglio per
PORTATE
ANCHE NEL MONDO MILITARE
QUESTO
L’INVITO DEL CARDINALE BERTONE NELLA MESSA A CONCLUSIONE
DEL V
CONVEGNO INTERNAZIONALE DEGLI ORDINARIATI MILITARI
Con una Messa presieduta ieri
pomeriggio nella Basilica di San Pietro dal cardinale segretario di Stato
Tarcisio Bertone si è concluso il V Convegno
Internazio-nale degli Ordinariati Militari svoltosi in questi giorni in
Vaticano. Ce ne parla Sergio Centofanti.
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(musica)
Il porporato nell’omelia ha
sottolineato l’importanza del servizio pastorale degli ordinari e dei
cappellani militari: si tratta – ha detto – di un “ministero di pace” e di un
fermento missionario che porta nel mondo delle armi la logica del perdono e
dell’amore, per eliminare ogni inimicizia e ogni differenza di nazionalità. Ha
quindi rievocato con commozione l’anno in cui è stato cappellano militare
supplente a Torino, “con la responsabilità di ben quattro caserme”, proprio
all’inizio della sua vita sacerdotale:
“Ho dei ricordi molto belli di
questo anno di cappellano militare e poi ho un ricordo fulgido del beato don
Secondo Pollo, prete vercellese morto ad appena 33
anni, fulminato sul fronte orientale mentre portava
“Costruire l’unità nella pace – ha
rilevato il segretario di Stato vaticano – è, in verità, la missione che
accomuna tutti i discepoli di Cristo, chiamati sempre e dovunque, ognuno
secondo il proprio specifico ruolo nella comunità civile ed ecclesiale, a
tessere con la condotta quotidiana una rete di rapporti pacificatori, tali cioè
da offrire ai conflitti soluzioni degne dell’uomo”. Quindi l’appello a dire con
urgenza “no alla violenza e alla guerra”:
“Non si può rimandare a più tardi
il tempo di far pace. Ciascuno è chiamato a fare quanto può per edificare la
pace con interventi concreti che investono il presente e preparano il futuro
dei popoli. E’ importante però che la pace fiorisca innanzitutto nel nostro
cuore. Solo cuori ripieni di pace possono
diffonderla; solo cuori innamorati di Cristo sono in grado di comunicare agli
altri la gioia e l’amore”.
Alla fine dell’omelia, il
cardinale Bertone ha invocato
(musica)
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DIALOGO TRA FEDI E LIBERTA’
RELIGIOSA AL CENTRO DELL’INTERVENTO DELL’OSSERVATORE PERMANENTE DELLA
SANTA SEDE PRESSO L’ONU,
IERI
ALLA 61.MA ASSEMBLEA GENERALE
Il dialogo interreligioso a tutti
i livelli è di cruciale importanza: sono parole di mons. Celestino Migliore,
Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU, intervenuto ieri a New
York durante i lavori della terza commissione della 61esima Assemblea generale delle
Nazioni Unite. Il tema era: promozione e difesa dei diritti umani. Il servizio
di Fausta Speranza:
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La libertà di religione o di credo
non esiste in molte parti del mondo: lo ricorda mons. Migliore, sottolineando che
a soffrirne sono singoli o comunità, in particolare minoranze
religiose. Sottolinea che “il
Papa è preoccupato per quelle situazioni in cui misure legislative o
amministrative, assunte o ventilate, mettono limiti alla pratica, l’osservanza
o la testimonianza della religione”. E poi Benedetto XVI guarda con apprensione
ai casi in cui “la religione o la libertà di religione sono usate a pretesto o
a giustificazione per la violazione di altri diritti umani”.
Mons. Migliore spiega che a volte, “per
interessi di gruppi o lotte di potere, si cerca di impedire ad alcune comunità
di illuminare le coscienze
di molti mettendoli così
in grado di agire liberamente e responsabilmente secondo le vere esigenze della
giustizia”. Così come può essere espressione di intolleranza denigrare le
comunità religiose e escluderle dal dibattito pubblico e dalla cooperazione
soltanto perché non possono essere d’accordo con alcune scelte o adeguarsi a
pratiche che sono contrarie alla dignità dell’uomo.
Da qui l’appello a “chi prende
decisioni a livello nazionale o globale, a autorità legali e politiche e a
tutti gli uomini di buona volontà perché contribuiscano ad assicurare che le
diverse espressioni religiose non siano coercizzate o
ridotte al silenzio”.
Mons. Migliore ricorda che tra i
fondamenti etici delle Nazioni Unite ci sono il diritto di pensiero, di
coscienza e di religione. Sottolinea che “la religione è più che materia di
pensiero o di coscienza, ma è qualcosa che ha la potenzialità di legare insieme
i diversi membri della famiglia umana”. E aggiunge che “non si può sottostimare
il potere che ha in certi contesti, in particolare nei conflitti o nelle
divisioni, di far volgere le menti a pensieri di riconciliazione, di rendere
capaci i nemici di parlarsi, di incoraggiare processi di pace”.
L’Osservatore permanente della
Santa Sede presso l’ONU ricorda che siamo nel 25.mo
anniversario dell’adozione della Dichiarazione per l’eliminazione di ogni forma
di intolleranza e discriminazione basata su religione o credo. Nella
consapevolezza di tutti i casi in cui il livello di discriminazione è alto,
mons. Migliore ribadisce i principi di un’autentica libertà religiosa: “non è soltanto tolleranza ma è il rispetto del diritto di
credere, di esercitare il culto, di proporre e testimoniare la propria fede”.
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LA SODDISFAZIONE DELLA SANTA SEDE PER IL VOTO
ALL’ONU FAVOREVOLE
A UN
TRATTATO SUL CONTROLLO DEL COMMERCIO DELLE ARMI CONVENZIONALI
-
Intervista con mons. Celestino Migliore -
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R. – In tanti abbiamo salutato
questo voto con grande favore. Certo, la strada è
ancora molto lunga. Si tratta appena di una Risoluzione che dà il mandato al
segretario generale dell’ONU di preparare un rapporto sul commercio delle armi
convenzionali entro un anno: poi un gruppo di lavoro comincerà a lavorare su
questa questione. Ma è una vittoria importantissima sul piano umano, direi,
soprattutto considerando la dimensione umana delle tante vittime causate dalle
armi:
D. – I voti a favore sono stati
139, contrari solo gli Stati Uniti, mentre gli astenuti sono stati 26, tra cui
Cina, Russia, India e Pakistan. Che commento fare?
R. – Il commento è che tra i 139
che hanno votato a favore, vi sono molti Paesi produttori, grandi produttori di
armi convenzionali, perché ovviamente questo Trattato non metterà al bando la
produzione e il commercio di armi, ma li regolerà. Ora anche i grandi
produttori desiderano avere un quadro preciso per il commercio e il
trasferimento delle armi e penso che questo sia un segno positivo.
D. – Quindi, si sta muovendo
qualcosa a livello internazionale sul fronte del processo di disarmo?
R. – Sì. Certo, qui parliamo delle
armi convenzionali; poi c’è tutta la questione delle armi non convenzionali,
come le armi nucleari, radiologiche e chimiche e su questo anche
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano –
“Incoraggiate i vostri sacerdoti a riscoprire la gioia di prendersi cura del
loro gregge”: il discorso di Benedetto XVI ai Presuli della Conferenza
episcopale di Irlanda.
Servizio estero - Un
articolo di Pierluigi Natalia dal titolo “Le popolazioni dell’Africa centrorientale strette nella morsa dei conflitti e della
miseria”: scontri armati e irrisolti contrasti frenano ogni prospettiva di
sviluppo e di risanamento dei Paesi dell’area.
Servizio culturale - Un
articolo di Clotilde Paternostro dal titolo “Il ‘virtuosismo
ornamentale’ di Matisse a
confronto con l’equilibrio formale di Bonnard”: la
mostra “Viva la pittura!” al Vittoriano.
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DOMANI TERMINA L'ORA LEGALE
E SI TORNA ALL'ORA SOLARE
Questa notte, esattamente alle
3.00,
si torna all'ora solare dopo sette
mesi di ora legale,
ossia dal 26 marzo. Le lancette degli
orologi
dovranno essere spostate indietro di 60
minuti
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28 ottobre 2006
NASCE
IN TOSCANA IL PRIMO POLO EUROPEO DELLE AZIENDE DI ECONOMIA
DI
COMUNIONE, PROMOSSO DAI FOCOLARI PER FARE IMPRESA SECONDO IL VANGELO
-
Interviste con Luigino Bruni e Alberto Frassineti -
C’è attesa oggi a Burchio, nei
pressi di Loppiano (Firenze), dove sorge la
cittadella internazionale dei Focolari, per l’inaugurazione del primo polo
europeo delle aziende di Economia di Comunione, il polo Lionello Bonfanti. Ieri un convegno dal titolo “Semi di fraternità
in economia” ha approfondito il progetto di Economia di Comunione che mira ad
un mondo senza più indigenti. Semi di fraternità in economia sono emersi dalla
tavola rotonda con vari protagonisti dell’economia sociale con cui in questi
anni i Focolari hanno intavolato un confronto fertile e arricchente: Acli, Unicoop di Firenze,
Compagnia delle Opere, Banca etica, CGM Consorzio. Ma torniamo al polo Lionello
che si sviluppa in quasi 10 mila mq, con 15 aziende già presenti e altre
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R. – Il polo Lionello è una
particolare espressione economica. Viene chiamato
appunto polo industriale o semplicemente polo dell’Economia di Comunione, cioè
una realtà dove alcune imprese si localizzano nei pressi di una cittadella del
Movimento dei Focolari per mostrare nella vita economica una convivenza civile
rinnovata dall’amore scambievole e dal Vangelo. Quindi, la dimensione del polo
è fondativa del progetto stesso, perché il progetto
vive con due polmoni. Il polmone delle aziende, che sono 550 in Italia e che
sono nelle varie città e un altro polmone: il polo. Quindi, in un rapporto di
reciprocità tra un luogo concentrato, che diventa come un modello di governance
partecipata e le altre imprese, che sono dove sono, che si ispirano
culturalmente e fattivamente, al polo stesso. Quindi, è una nota di grande
concerto dell’economia sociale oggi, che ha come caratteristica la dimensione
della comunione, appunto, della fraternità e della reciprocità nella vita
economica, così come è, quindi inserita nei mercati normali.
D. – Quali sono le “regole” che le
aziende che aderiscono al progetto di Economia e Comunione hanno sottoscritto?
R. – Le regole sono una sorta di
patto etico e di “mission”, dove ci si impegna a
vivere l’intera vita aziendale dalla prospettiva della condivisione, della
reciprocità, della comunione. I profitti, una volta prodotti, vengono divisi in tre parti. Una parte rimane alle imprese,
una parte va investita in formazione culturale e una parte va direttamente al
progetto di sviluppo per i poveri. Questo è l’impegno. Detto questo, c’è una grande
libertà dell’imprenditore e dei lavoratori di realizzare, di inventare nel
quotidiano, le varie forme di comunione. Ovviamente la grande scommessa non è
solo donare gli utili, perchè questo lo fanno già in tanti. La vera scommessa
dell’economia di comunione è che quegli utili donati vengano
prodotti in uno stile aziendale di comunione. Il processo è importante come il prodotto.
La comunione va declinata su più fronti: va declinata nella vita aziendale, nei
rapporti interni, nell’immaginare forme gerarchiche, che siano al tempo stesso
fraterne, nell’immaginare rapporti nuovi con fornitori, con i concorrenti.
D. - Alberto Frassineti,
imprenditore e consigliere di amministrazione del polo: sono oltre 5600 i soci che
con l’acquisto di poche azioni ciascuno hanno permesso la realizzazione di
questa impresa. Soci che appartengono ad un popolo più vasto, quello del
Movimento dei Focolari…
R. – Non solo. Strada facendo
l’Economia di Comunione ha incontrato anche persone che non hanno un
riferimento religioso, ma che credono in un mondo dove la fratellanza sia
possibile, dove l’amore scambievole possa essere una
legge che governa. E poi abbiamo anche soci istituzionali. Ci sono alcune
banche ed anche tantissimi imprenditori che hanno scommesso su questo polo,
perchè sia possibile questo laboratorio di comunione, che possa poi riversare
intorno, in maniera diffusiva, gli effetti di questo modo di vivere.
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OGGI
PATRONO
DEI CAPPELLANI MILITARI, A 550 ANNI DALLA MORTE
-
Intervista con padre Giulio Cerchietti -
550 anni fa moriva San Giovanni da
Capestrano, Patrono dei cappellani militari. Vissuto
tra il 1300 e il 1400, insigne giurista, decise di farsi sacerdote nell’Ordine
dei Frati Minori per dedicarsi completamente all’annuncio del Vangelo,
assistendo tra l’altro i soldati cristiani nella difesa di Belgrado attaccata
dai turchi. Oggi a Capestrano, in provincia
dell’Aquila, si svolge
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R. – E’ stato un fedele seguace di
San Francesco, anche se potrebbe sembrare difficile, visto il suo titolo di
Patrono dei cappellani militari. Fu un grande evangelizzatore, che operò per la
formazione delle coscienze: questa è stata la sua grande capacità. Operò anche
per la riconciliazione e la pace. Il motto dei Francescani è “Pace e bene”, ma
pace e bene nella verità! E’ stato un grande predicatore, che affascinava con
la sua parola. Troviamo dei testi del tempo in cui si legge che quando San
Giovanni da Capestrano andava nelle città, le piazze
non riuscivano a contenere le folle!
D. – Ha assistito i soldati
cristiani nella difesa vittoriosa di Belgrado attaccata dalle armate turche nel
1456: oggi è tempo di dialogo. Su quali basi dialogare con l’Islam?
R. – Il dialogo si fa nella verità
e nella sincerità: dialogare vuol dire incontrare l’altro, riconoscere la sua
presenza, la sua cultura e rispettare le sue idee. In tutto questo, Dio deve
essere il nostro punto di riferimento, per costruire una società più giusta,
quella che Paolo VI definiva come “la civiltà dell’amore”.
D. – Quale messaggio lascia ai
cristiani di oggi San Giovanni da Capestrano?
R. – San Giovanni da Capestrano ha portato la pace tra coloro
che, in divisa, lottavano
per difendere i più deboli, per difendere la civiltà, per difendere la vita. E’
il messaggio che anche oggi il Vangelo ci ripropone a difesa della giustizia e
della pace!
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CONCLUSO A BOSCO MARENGO, IN PIEMONTE, IL WORLD
POLITICAL FORUM
PROMOSSO
DA MIKHAIL GORBACIOV: AL CENTRO DEI LAVORI
IL
CONFRONTO TRA CIVILTÀ E
-
Intervista con Amitai Etzioni
-
Il confronto tra civiltà, la crisi
nucleare iraniana e coreana, la riforma delle Nazioni Unite. Questi i temi
affrontati nel documento conclusivo dei lavori del “World Political Forum” svoltosi a Bosco
Marengo, in provincia di Alessandria. A chiudere i lavori la conferenza stampa
del presidente del Forum Mikhail Gorbaciov,
che ha sottolineato il ruolo fondamentale che la società civile può svolgere
nella costruzione di una nuova architettura politica mondiale. Il servizio
dell’in-viato Stefano Leszczynski.
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Il nuovo segretario delle Nazioni
Unite Ban Ki-Moon potrebbe
essere la persona giusta per avviare finalmente il processo di riforma delle
Nazioni Unite e del Consiglio di Sicurezza. La speranza emerge nelle parole del
ex-presidente sovietico Mikhail Gorbaciov,
fondatore del Forum e trova concordi tutti i relatori. A delineare le possibili
strategie per la realizzazione di una nuova architettura della politica
mondiale sono stati l’ex ministro degli Esteri francese Hubert
Vedrine e Amitai Etzioni, già consigliere alla Casa Bianca durante la
presidenza Clinton. Vedrine
ed Etzioni concordano sul ruolo fondamentale della
società civile nel contribuire alla soluzione delle crisi internazionali e
nell’arginare coloro che sostengono la tesi dello scontro di civiltà. Sentiamo Emitai Etzioni:
“In ogni società esiste un
contrasto tra una minoranza violenta e una maggioranza non violenta. Infatti,
se noi pensiamo a tante regioni a maggioranza musulmana, che non hanno fatto
propri determinati principi sui diritti umani, i sondaggi dicono che si
oppongono sia ai bombardamenti indiscriminati che al terrorismo”.
Le Nazioni Unite rappresentano la
tutela della legalità internazionale, ma per risultare realmente efficaci
dovranno divenire un foro di confronto equilibrato. Non serve un nuovo organismo
sovranazionale - ha sottolineato Gorbaciov
- che riferendosi alla attuale crisi coreana ha fatto notare come gli Stati che
si comportano in maniera irresponsabile alla fine ricorrano essi stessi al
Consiglio di Sicurezza per tentare di risolvere i problemi. Un ottimismo che
tuttavia trova difficile gioco in relazione alle tante e dimenticate crisi
africane, come il Darfur o
Da Bosco Marengo, Stefano Leszczynski, Radio Vaticana.
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A
FIUGGI 1000 ADERENTI AL RINNOVAMENTO CARISMATICO CATTOLICO
APPROFONDISCONO
DA IERI
ALLA
LUCE DELL’ENCICLICA DI BENEDETTO XVI
-
Servizio di Giovanni Peduto -
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Gareggiate
nello stimarvi a vicenda: questo dettato paolino impronta l’undicesimo Convegno
dell’Iniziativa di Comunione qui a
Fiuggi in una sinfonia di esperienze condivise dalle 50 comunità che ne fanno
parte in seno al Rinnovamento carismatico in Italia, il quale non è un singolo movimento unificato a
livello mondiale ma coinvolge una vasta gamma di raggruppamenti
che condividono la stessa fondamentale esperienza ed abbracciano i medesimi
obiettivi generali. Principale animatore del Convegno è il coordinatore
nazionale dell’Iniziativa di Comunione,
il signor Giorgio Grotto, che è qui con noi, validamente
appoggiato dalla moglie Adalgisa. Voi quest’anno avete voluto improntare i
lavori al tema ‘Dio è amore: dono e comunione’:
perché?
R. –
Nella sua prima Enciclica Benedetto XVI, partendo dall'immagine cristiana di
Dio, mostra come l'uomo è creato per amare e come questo amore, che
inizialmente appare soprattutto come eros
tra uomo e donna, deve trasformarsi in agape,
cioè in dono di sé all'altro. Quindi amare Dio senza manifestarlo in amore per
gli altri non è amore. Nutriti dall’amore di Dio veniamo allora coinvolti nella
dinamica della sua donazione, uniti non solo a Dio ma gli uni agli altri, e
diventiamo un corpo. Ecco, con questo convegno vogliamo raggiungere proprio
questo obiettivo.
D. – In
seno al Rinnovamento carismatico si dà molta importanza alla preghiera rivolta
allo Spirito Santo …
R. – E’
fondamentale l’aiuto dello Spirito Santo che armonizza il nostro cuore col
cuore di Cristo e ci muove, ci spinge, ad amare i fratelli come Lui li ha
amati. Lo Spirito Santo è anche la forza che guida
L'Iniziativa di Comunione, che abbraccia
in tutta Italia più di tremila aderenti, in
questi 10 anni di vita ha compiuto gesti concreti per l'incremento della
comunione avviando e promovendo il
dialogo per un cammino di comunione con le comunità del Rinnovamento
carismatico e con l'associazione Rinnovamento
nello Spirito Santo, mediante incontri e contatti personali con i
responsabili delle varie realtà presenti in Italia e la partecipazione attiva a
vari convegni nazionali ed internazionali.
Da
Fiuggi, Giovanni Peduto, Radio
Vaticana.
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Domani, 29 ottobre, 30.ma Domenica del Tempo Ordinario,
“Va', la tua fede ti ha salvato”.
E subito riacquistò la vista e
prese a seguirlo per la strada. Su questo brano evangelico ascoltiamo il
commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:
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Il cieco Bartimèo
si trova a mendicare all’interno della Terra Promessa, perchè vive nei pressi
di Gerico, porta d’ingresso nella Terra Promessa. Questa è nominata anche come
“Regno della giustizia”. La giustizia nell’Antico Testamento viene
intesa sullo sfondo dell’esperienza del popolo eletto. Dio si è preso cura di
questo popolo, quando era ancora una piccola tribù, insignificante e sperduta.
E allora la giustizia richiede che così facciano tutti
l’uno con l’altro e, soprattutto, con quelli che sono deboli, emarginati e
poveri. Nella Terra Promessa, dunque, non dovrebbe esserci posto per i poveri,
perché tutti dovrebbero avere la premura di assisterli. Ma poichè
il cieco sta mendicando, è conscio che questo “Regno della giustizia” non è
vero e perciò attende il Messia e quando sente che sta passando Cristo, Sole
della giustizia, lui comincia a gridare per prenderlo con sé. Non c’è miglior
modo per incontrare Cristo che la coscienza del bisogno della salvezza.
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28 ottobre 2006
L’INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE
E LA CRISI DELLA NATALITA’ AL CENTRO
DI UN INCONTRO TRA IL CARDINALE
LOPEZ TRUJILLO E IL MINISTRO ITALIANO PER LE POLITICHE DELLA FAMIGLIA, ROSY
BINDI, AVVENUTO NEI GIORNI SCORSI
ROMA. = “Uno scambio di idee su
temi di reciproco interesse”, in particolare “sul problema dell’invecchiamento
della popolazione e la crisi della natalità”. Così una nota
del Dipartimento politiche per la famiglia del governo italiano riassume
i contenuti dell’incontro, avvenuto lo scorso 24 ottobre, tra il presidente del
Pontificio Consiglio per la Famiglia, il cardinale Alfonso Lopez
Trujillo, e il ministro italiano delle Politiche per
la Famiglia, Rosy Bindi. L’incontro è avvenuto nella
sede del dicastero vaticano. Il ministro Bindi –
riferisce la nota – “ha illustrato le linee programmatiche e le proposte del
governo italiano in materia di politiche per la famiglia”, invitando il
porporato a ricambiare la visita con un incontro al Dipartimento delle
politiche per la famiglia. “Dal confronto – prosegue ancora il comunicato – è
emersa la comune consapevolezza della novità rappresentata dal peso crescente
della popolazione anziana in tutto il mondo. Una situazione demografica che
esige particolare attenzione poiché influisce in modo
negativo sulle prospettive di crescita economica e benessere anche dei Paesi in
via di sviluppo”. (E. B.)
Appello del vescovo di maloLOs, nelle filippine,
a non usare luoghi di culto
per incontri politici. per L’esercito locale chiese e
cappelle
sono invece “luoghi pubblici”
MALOLOS. = Mons.
Jose Oliveros, vescovo di Malolos,
nelle Filippine, ha chiesto ai sacerdoti della sua diocesi di fare il possibile
per impedire a qualsiasi gruppo armato di utilizzare chiese e cappelle della
zona come punto di incontro. Secondo l’agenzia AsiaNews,
il presule ha preso questa decisione dopo aver approvato un documento del
Consiglio sacerdotale diocesano. Tale documento, includendo nell’elenco anche
ospedali e scuole, precisa infatti che “chiunque
voglia entrare in uno di questi posti, deve deporre le armi all’ingresso”. Per
il rappresentante locale dell’esercito, il colonnello Rimmel Gomez, “le chiese sono luoghi pubblici” dunque “sono i
residenti che decidono dove incontrarsi e di cosa parlare”. La diocesi in questione
conta oltre un migliaio fra parrocchie e semi-parrocchie, sparse fra 25 città
della provincia di Bulacan. L’uso di chiese e
cappelle cattoliche come luogo di incontro degli anti-comunisti è nato durante
la reggenza del gen. Jovito Palparan,
che ha cercato, senza successo, di fermare l’insurrezione comunista nella zona.
(E. B.)
“Facciamoci sentire per
non farci seppellire”.
Questo lo slogan che ha aperto oggi la manifestazione
contro
la criminalità a Lamezia terme. Per il vescovo della
cittadina calabrese,
anche la chiesa locale deve agire
di fronte all’ondata di atti intimidatori degli
ultimi giorni
LAMEZIA TERME. = Alcune migliaia
di persone tra studenti, associazioni, amministratori ed esponenti politici,
sono scese in piazza oggi a Lamezia Terme, in
Calabria, per manifestare contro la criminalità organizzata. “Facciamoci
sentire per non farci seppellire”, con questo slogan, in apertura del corteo,
la cittadina ha risposto agli ultimi attentati intimidatori del racket e al
duplice omicidio di giovedì scorso. Forte preoccupazione per quanto sta
succedendo è stata espressa dal vescovo di Lamezia,
mons. Luigi Cantafora. Il presule ha lanciato un
appello affinché una più oculata vigilanza dello Stato assieme ad una società
civile lontana da favoritismi e illegalità, possa
colmare il vuoto che vive la gente. “L’inefficienza delle politiche
occupazionali – ha affermato - non può che creare sfiducia nei lametini e un preoccupato senso di rischio si fa strada
ogni giorno di più”. In questo quadro la chiesa locale è chiamata ad agire,
soprattutto attraverso una presenza più efficace sul territorio. Per mons. Cantafora, anche nell’ottica del recente Convegno
Ecclesiale Nazionale di Verona, che ha suggerito il bisogno di una vera svolta
pastorale, “le nostre parrocchie devono offrire spazi per un dialogo e un
incontro che approdi ad una più piena e totale liberazione di tutto l’uomo e di
ogni uomo”. Le realtà ecclesiali – ha concluso – “devono diventare luoghi di
formazione di testimoni visibili, credibili e incisivi che si spendano per la
causa della speranza”. (E. B.)
“UMANIZZARE
LA SOCIETA’ GLOBALIZZATA”. E’ TEMA AL CENTRO, OGGI A ROMA,
DEL
SIMPOSIO INTERNAZIONALE PROMOSSO DALLA PONTIFICIA UNIVERSITA’
GREGORIANA
SU “LE FINALITÀ DELLA POLITICA E L’ECONOMIA.
LE
NUOVE SFIDE PER LE SCIENZE SOCIALI NELL’ERA DELLA GLOBALIZZAZIONE”
- A cura di
Roberta Moretti -
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ROMA. = Come creare un sistema
politico, economico e sociale non autoreferenziale,
ma centrato sulla persona umana? A questo interrogativo hanno cercato di
rispondere stamani, a Roma, i partecipanti alla seconda e ultima giornata di
lavori del Simposio internazionale su “Le finalità della politica e l’economia.
Le nuove sfide per le scienze sociali nell’era della globalizzazione”.
L’incontro è stato promosso dalla Pontificia Università Gregoriana, in
collaborazione con la fondazione Konrad Adenauer, in occasione del 50.mo
anniversario della Facoltà di Scienze Sociali. “Cristianizzare le istituzioni e
i gruppi sociali per dare una dimensione umana all’economia globale”: nel suo
intervento, il professor Peter Henriot,
direttore del Centro dei Gesuiti per la Riflessione teologica di Lusaka, in Zambia, ha contrapposto alla logica del
profitto, che orienta la società globalizzata, la
prospettiva di valori della Dottrina Sociale della Chiesa. E’ fondamentale,
secondo lo studioso, puntare sulla qualità e non solo sulla quantità della
crescita economica, ponendo alla globalizzazione
concrete e necessarie barriere economiche ma anche politiche, sociali ed
etiche. Sul tema della giustizia si è soffermato invece il Cancelliere delle
Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali, mons. Marcelo Sánchez Sorondo, che ha sottolineato la centralità delle scienze
sociali nel creare nuove forme di pensiero che siano alla base di nuovi
meccanismi di distribuzione delle risorse globali. La globalizzazione,
infatti, può generare non solo problemi di natura economica, politica e
sociale, ma anche ecologico-ambientale, come ad
esempio la questione del consumo di energia fossile o dell’acqua. La necessità,
in questo senso, di un potere sovrannazionale forte è
stata espressa dal professor Andrés Sanfuentes, dell’Università del Cile, mentre il professor Alejandro Angulo, del Centro di
ricerca popolare di Bogotà, in Colombia, ha
sottolineato l’esigenza di metodologie di studio che permettano di superare il
divario tra valori e spazi nella realtà quotidiana. In questa direzione, ha
concluso Peter De Susa, del
Centro per lo studio delle società in via di sviluppo di New Delhi, in India,
le scienze sociali possono aiutare ad identificare le priorità di intervento,
ad applicare metodologie comparative e a superare gli stereotipi.
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Si è conclusa ieri, la conferenza internazionale
organizzata da FAO e Banca Mondiale sulla
Comunicazione e lo Sviluppo
- A cura di Jean-Baptiste
Sourou -
ROMA. = La conferenza di
Roma ha avuto il merito di esigere che la comunicazione faccia parte integrale dei progetti di sviluppo. Un dialogo da
promuovere, prima, durante e dopo l’esecuzione dei lavori. La mancanza di un
tale approccio partecipativo conduce spesso le popolazioni a disinteressarsi
dei progetti stessi. Il portavoce della Banca africana per lo sviluppo, Eric Chinje, ha detto che
l’istituto finanzia per 4 miliardi di dollari l’anno dei progetti in 53 nazioni
africane: però non si notano ancora miglioramenti. Tuttavia, dove i beneficiari
sono stati interpellati ed associati ai progetti, si notano dei cambiamenti.
Molte ONG ne hanno dato le prove durante la conferenza. Anche alcuni governi
sono restii a tale approccio partecipativo. Come affermato da alcuni esperti,
capita che i professionisti dei media non lavorino
nell’interesse delle popolazioni. La loro visione dello sviluppo è ben lontana
da quello che lettori e auditori vivono. Uno studio condotto dalla Banca
Africana per lo Sviluppo in Nigeria lo conferma. Nonostante la sua breve
durata, la conferenza ha cercato di marcare l’inizio di una era di inclusioni,
partecipazione e dialogo attorno ai progetti di sviluppo. Questa è anche l’idea
chiave della dichiarazione finale. Alcune istituzioni di sviluppo come la FAO,
l’IFAD ecc. hanno dichiarato di aver sempre insistito sull’aspetto comunicativo
nei progetti, con pochi risultati. Adesso, però, è arrivata l’ora di insistere
affinché donatori e finanziatori esigano
più dialogo nei progetti che debbono finanziare.
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28 ottobre 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In primo
piano, l’Afghanistan:
“Non sono l’uomo degli americani in Iraq”. E’
quanto ha tenuto a ribadire il premier iracheno Al Maliki
all’ambasciatore statunitense in Iraq. La precisazione arriva dopo le
dichiarazioni del presidente americano, George Bush, che aveva esortato Al Maliki a fare scelte coraggiose per stroncare la violenza
nel Paese. Violenza che ha provocato, stamani, la morte di un marine americano
nella provincia di Al Anbar.
A nord di Baghdad, uomini armati hanno rapito, poi, 11 soldati iracheni.
Secondo il quotidiano
britannico “The Independent”, sono state trovate
tracce di uranio arricchito in almeno due crateri provocati da bombe lanciate
da Israele in Libano, durante la guerra di 34 giorni della scorsa estate. Una
fotografia scattata l’estate scorsa, al momento dell’esplosione di un ordigno
in uno dei due siti libanesi, mostra dense nuvole di fumo nero, che potrebbero
essere state provocate dalla combustione di uranio. L’uranio arricchito -
sottolinea l’“Independent” – è molto più dannoso
dell’uranio normale e di quello impoverito.
A Ginevra sono iniziati i
negoziati per la pace nello Sri Lanka. Si prevedono
trattative lunghe e difficili dopo la recrudescenza della violenza e le gravi
tensioni degli ultimi mesi. Il governo di Colombo e rappresentanti dei ribelli Tamil nella città elvetica sono chiamati, in particolare, a
porre fine agli scontri che stanno portando, secondo diversi analisti, il Paese
asiatico sull’orlo della guerra civile.
Sono
tre i morti e 20 i feriti dopo l’esplosione di una bomba avvenuta in un mercato
di Assam, nel nord-est dell’India. L’attentato è
stato attribuito dalla polizia al Fronte unito di liberazione d'Asom che combatte dal 1979 per l’indipendenza dello Stato.
Ci
spostiamo in Bangladesh dove è stato deciso di
rinviare l’insediamento dell’esecutivo ad interim incaricato di traghettare il
Paese verso le elezioni di gennaio. La decisione ha scatenato accese proteste
dell’opposizione culminate. Molti manifestanti sono rimasti feriti durante
proteste a Dacca. Secondo alcune fonti ci sarebbero
anche due morti.
Vigilia elettorale in Brasile,
dove domani il candidato del Partito dei lavoratori, Luiz Inacio Lula
da Silva, e il socialdemocratico, Geraldo Alckmin, si
sfideranno al ballottaggio per la carica di presidente, dopo il primo turno di
inizio ottobre. I sondaggi prevedono una vittoria del presidente uscente Lula. Ascoltiamo al microfono di Silvonei
Protz, del nostro programma brasiliano, il vescovo di
Jales, Luiz Demétrio Valentini:
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R. – Lula
è un simbolo che porta molte speranze di cambiamenti; però è necessario anche
riconoscere che questi cambiamenti non saranno facili. Lui porta adesso il peso
dell’amministrazione difficile degli ultimi quattro anni. Il ballottaggio è
veramente una sorpresa perché era stato detto che lui
avrebbe vinto facilmente: invece, si è constatato che non è così facile.
Perché? Perché i problemi sono seri, sono difficili e la gente li sente molto
vicini. E molti allora trovano nel voto contrario a Lula
come un ammonimento. Penso che questa sia una maniera molto vicina alla realtà
per capire perché molti non hanno votato per Lula. Il
confronto tra i due candidati è èpsitivo per chiarire
i problemi, in un dibattito franco, sano, aperto, obiettivo. Bisogna superare
il clima di accuse vicendevoli che ha marcato molto la campagna finora. Si
spera che, dal punto di vista politico, questa campagna sia educativa e che il
risultato sia accettato, come deve essere accettato. Penso che il Brasile ha confermato bene un clima di maturità politica, che ci
permette di pensare con tranquillità al risultato: sia quello che sia, sarà
accettato dai brasiliani senz’altro. Qualunque sia il
risultato finale, i problemi saranno considerati più adeguatamente e si troverà
anche la maniera affinché la gente possa aiutare il prossimo governo a
risolvere questi problemi.
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Speranza nel futuro, timori per
nuove violenze e incertezza sull’esito elettorale dominano la vigilia del
ballottaggio presidenziale, previsto domani, nella Repubblica democratica del
Congo, abitata da oltre 52 milioni di persone. Il nostro servizio:
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Uscita da una devastante guerra
civile costata la vita ad oltre 4 milioni di persone,
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Ballottaggio, domani, anche in
Bulgaria per le elezioni presidenziali. Sono chiamati al voto circa 6 milioni e
mezzo di persone che dovranno scegliere tra il presidente uscente, Gheorghi Parvanov, e l’ultra nazionalista, Volen
Siderov. Il servizio di Iva Mihailova:
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Le previsioni danno un grande
vantaggio a Parvanov, appoggiato dalla coalizione del
governo, formata dal partito socialista, il partito dell’ex re Simeone di
Bulgaria ed il partito etnico turco. Il fatto che Siderov
sia giunto al secondo turno ha creato un po’ di preoccupazione nell’Unione
Europea, nella quale
Da Sofia, per la Radio Vaticana,
Iva Mihailova.
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Ed in
questo fine settimana si recheranno alle urne anche i cittadini serbi, chiamati
ad esprimersi sulla nuova Costituzione. Nel testo, si definisce il Kosovo quale parte inalienabile della Serbia, anche se la regione amministrata dall’ONU potrebbe
diventare indipendente entro la fine dell'anno. Il servizio di Ada Serra:
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Sono in
corso in Serbia le votazioni per approvare il testo della nuova Costituzione. Per essere convalidata,
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Confermata la stretta
antiterrorismo a bordo degli aerei: sarà vietato portare liquidi se non della
quantità minima di un bicchiere. La decisione entrerà in vigore negli aeroporti
italiani e degli altri Paesi dell’Unione Europea lunedì 6 novembre. La
disposizione è stata adottata a Bruxelles il 5 ottobre con il regolamento in
materia di “articoli ammessi nel bagaglio da cabina”, dopo le minacce che
prevedevano appunto l'uso di esplosivi in forma liquida.
Migliaia di somali sono scesi in
piazza ieri, a Mogadiscio, per esprimere il loro appoggio alla cosiddetta
‘guerra santa’, dichiarata dalle corti islamiche
all’Etiopia. L’invito a entrare in guerra contro l’Etiopia è venuto in seguito
alla pubblicazione di un rapporto confidenziale dell’ONU, nel quale si segnala
la presenza di ufficiali etiopi ed eritrei inviati in Somalia per sostenere il
governo provvisorio somalo. Intanto, le truppe islamiche mantengono il controllo
del sud del Paese e della capitale Mogadiscio, mentre il
governo provvisorio resta confinato nella città di Baidoa.
L’aviazione del Sudan ha
bombardato alcuni villaggi del Ciad al confine tra i due Paesi. Lo ha reso
noto, poco fa, il ministro delle Comunicazioni del Ciad, aggiungendo che il
governo si aspetta una condanna da parte dell’Unione Africana e dell’ONU. Il
ministro ha anche rivelato che sono state distrutte numerose abitazioni
ma non ha fornito un bilancio di eventuali vittime. Due giorni fa, le
autorità del Ciad avevano accusato il Sudan di appoggiare un gruppo di ribelli ciadiani. Il governo di Karthoum
aveva subito respinto tali accuse.
Il rappresentante speciale delle
Nazioni Unite in Sudan, espulso nei giorni scorsi, potrà tornare nel Paese
africano. È questo il risultato di un compromesso raggiunto dal Palazzo di
Vetro con le autorità sudanesi. All’olandese Jan Pronk era stato impedito di tornare in Sudan in quanto, sul suo blog personale,
aveva parlato di sconfitte militari del regime
sudanese, provocando le ire del governo locale. Pronk
potrà rientrare in Sudan a novembre e la sua missione sul posto si concluderà a fine anno. Intanto, il governo di Karthoum
continua a impedire l’invio di Caschi blu nella martoriata regione del Darfur, dove invece sono presenti truppe dell’Unione
Africana.
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