RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 300 - Testo della trasmissione di venerdì 27 ottobre 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Nel dialogo ecumenico, vissuto con fiducia reciproca, non va mai perso di vista l’obiettivo finale: la piena e visibile comunione in Cristo e nella Chiesa. Lo ha detto oggi il Papa ai rappresentanti delle “Christian World Communions

 

Benedetto XVI ha ricevuto stamane il premier di Timor Est, José Ramos-Horta

 

Con una Messa presieduta in San Pietro dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, si chiude oggi il V Convegno internazionale degli ordinari militari: intervista con l’arcivescovo Francesco Monterisi

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

“Una puntuale profezia”: così Benedetto XVI definisce la Giornata mondiale di preghiera per la pace di Assisi, convocata da Giovanni Paolo II vent’anni fa. Con noi padre Vincenzo Coli

 

Da oggi a Fiuggi l’undicesimo Convegno di comunione del Rinnovamento carismatico cattolico

 

Dal 15 al 19 novembre il V Festival internazionale di musica e arte sacra porta Mozart e i “Wiener Philharmoniker” nelle Basiliche patriarcali di Roma: con noi Hans-Albert Courtial, mons. Angelo Comastri e Maria Pia Garavaglia

 

CHIESA E SOCIETA’:

Arrestati, nella provincia settentrionale cinese dello Xinjiang, un pastore protestante e 35 cristiani che si erano riuniti per studiare la Bibbia

 

I vescovi e i diplomatici delle Filippine si impegnano a far riprendere i negoziati di pace fra il governo ed i ribelli del Moro Islamic Liberation Front (MILF)

 

In corso oggi e domani a Bosco Marengo, in Piemonte, il “World Political Forum

 

Pubblicato il Rapporto sull’educazione 2006 dell’UNESCO

 

 “Per una società senza più poveri”: è l’obiettivo dell’economia di comunione lanciata da Chiara Lubich, che domani inaugurerà il primo Polo Europeo, presso Loppiano, in Toscana

 

In corso, oggi e domani a Roma, il Simposio internazionale “Le finalità della politica e l’economia”

 

24 ORE NEL MONDO:

Stragi di civili in Afghanistan: 14 morti stamani in un attentato, almeno 12 quelli rimasti uccisi martedì in un raid della NATO

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

27 ottobre 2006

 

NEL DIALOGO ECUMENICO, VISSUTO CON FIDUCIA RECIPROCA,

NON VA MAI PERSO DI VISTA L’OBIETTIVO FINALE: LA PIENA E VISIBILE COMUNIONE

 IN CRISTO E NELLA CHIESA. LO HA DETTO IL PAPA AI RAPPRESENTANTI

 DELLE “CHRISTIAN WORLD COMMUNIONS

 

Dialogo e spirito di fraternità tracciano la strada che può portare i cristiani al traguardo dell’unità di tutto il corpo ecclesiale. Davanti ad una platea composta da cattolici, luterani, anglicani e battisti – partecipanti alla Conferenza delle Christian World Communions – Benedetto XVI ha affrontato il tema del dialogo ecumenico e dell’importanza che esso sia perseguito nell’alveo di un confronto rispettoso delle singole tradizioni confessionali. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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La convinzione più forte degli ostacoli, lo Spirito più delle divergenze. Benedetto XVI riconosce che la strada del dialogo ecumenico ha bisogno di queste doti per puntare verso l’obiettivo ultimo dell’unità, “piena e visibile” dei cristiani. Un pensiero che il Pontefice ha espresso questa mattina nella Sala dei Papi, teatro dell’udienza alle Christian World Communions, le Comunioni del mondo cristiano, un organismo che organizza periodici incontri, specie di tipo teologico, tra anglicani, luterani, battisti e cattolici, questi ultimi rappresentati dal Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani.

 

Per decenni, ha osservato Benedetto XVI, la Conferenza delle Christian World Communions “ha fornito un forum per fruttuosi contatti fra le varie comunità ecclesiali”. Appuntamenti che hanno permesso di costruire quella “reciproca fiducia” indispensabile nel diffondere “la ricchezza delle diverse tradizioni cristiane” e a “servire la chiamata comune all’apostolato”. Tuttavia, ha affermato con schiettezza il Papa, resta il problema di fondo:

 

“YET THOSE WHO PROFESS THAT JESUS CHRIST IS LORD…

Coloro che professano che Gesù Cristo è il Signore sono tragicamente divisi e non possono sempre offrire una coerente testimonianza comune”. “E’ qui che sta l’enorme responsabilità per tutti noi”.

 

Il titolo della Conferenza che sta impegnando in questi giorni i delegati delle Christian World Communions è particolarmente evocativo: “Visioni di unità cristiana”. Il Papa ha riconosciuto che i dialoghi teologici svoltisi finora sono stati caratterizzati dalla volontà di voler “andare oltre le cose che dividono”. Ebbene, ha esortato Benedetto XVI:

 

“WE MUST NOT LOSE SIGHT OF THE FINAL GOAL…

Non dobbiamo perdere di vista l'obiettivo finale: la piena e visibile comunione in Cristo e nella Chiesa”.  “Possiamo scoraggiarci quando il progresso è lento – ha ammesso - ma c’è troppo in gioco per volgersi indietro”.

 

“Al contrario ha concluso - ci sono buoni motivi per procedere speditamente”, secondo quanto già scritto da Giovanni Paolo II nell’enciclica Ut Unum Sint: l’unità della Chiesa passa per “la riscoperta della fraternità e della più grande solidarietà al servizio di umanità”.

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IL PAPA HA RICEVUTO IL PREMIER DI TIMOR ORIENTALE JOSÉ RAMOS-HORTA

 

Il Papa ha ricevuto stamane in Vaticano il primo ministro di Timor Orientale José Ramos-Horta. Timor Est, già colonia portoghese, è con le Filippine l’unico Paese a maggioranza cattolica del continente asiatico. E’ indipendente dal 2002, dopo essere stata occupata dall’Indonesia per oltre due decenni. E’ uno dei Paesi più poveri del mondo e attualmente sta attraversando un periodo d’instabilità politica. Ieri, dopo due giorni di scontri tra opposte fazioni armate, è stato riaperto l’aeroporto della capitale Dili. Ramos-Horta, premio Nobel per la pace nel 1996, è stato nominato premier nel luglio scorso dopo le dimissioni del primo ministro musulmano Alkatiri. Ramos-Horta ha più volte affermato che la Chiesa cattolica può aiutare in modo decisivo la popolazione di Timor Est ad uscire dalla crisi.

 

 

ALTRE UDIENZE

 

Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, la Signora Fauzia Mufti Abbas, ambasciatore del Pakistan, in visita di congedo, e quattro presuli della Conferenza episcopale irlandese in visita ad Limina. Nel pomeriggio, è in programma l’udienza al cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina delle Fede.

 

 

SI CHIUDE OGGI IN VATICANO IL V CONVEGNO INTERNAZIONALE

DEGLI ORDINARI MILITARI SUL TEMA “MINISTERO DI PACE TRA LE ARMI”

- Intervista con l’arcivescovo Francesco Monterisi -

 

Con una Messa presieduta nel pomeriggio nella Basilica Vaticana dal cardinale segretario di stato Tarcisio Bertone, si chiude oggi in Vaticano il V Convegno internazionale degli ordinari militari, sul tema “Ministero di pace tra le armi”. Il Convegno si è svolto a 20 anni dalla Costituzione apostolica “Spirituali militum curae”, con cui Giovanni Paolo II dava un ordinamento agli Ordinariati militari. Benedetto XVI, ricevendo ieri i partecipanti all’incontro, ha ricordato, citando la Costituzione conciliare Gaudium et spes, “che quelli che prestano servizio militare possono considerarsi come ministri della sicurezza e della libertà dei popoli, perché se adempiono il loro dovere rettamente, concorrono anch’essi veramente alla stabilità della pace”. Poi, riguardo alla Costituzione “Spirituali militum curae”, ha affermato che il documento, “pur conservando piena attualità perché l’orienta-mento pastorale della Chiesa non cambia, esige di essere sempre meglio adattato alle necessità del momento presente”. In proposito Giovanni Peduto ha intervistato il segretario della Congregazione per i Vescovi, l’arcivescovo Francesco Monterisi:

 

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R. – La situazione che risulta cambiata è dovuta all’evoluzione di alcuni aspetti della guerra nei tempi moderni. L’evoluzione si è avuta in certi tipi di guerre che possiamo chiamare “atipiche”. Per esempio, le cosiddette “guerre asimmetriche”: molto spesso, non è uno Stato che combatte contro l’altro ma si tratta di uno Stato che combatte, ad esempio, il terrorismo. In secondo luogo, si parla di “guerre preventive”. Nella logica, nella morale della Chiesa cattolica, quale giudizio dare su tutto questo e quale preparazione, formazione va data ai cappellani militari per affrontare questo nuovo tipo di guerre? Il Santo Padre ha parlato come primo elemento da tener presente nell’assistenza spirituale dei militari, della “persona”. Il concetto di “persona” e dei suoi diritti è fondamentale per la nuova preparazione e il nuovo modo di affrontare la realtà da parte degli Ordinariati militari.

 

D. – Il Papa, sempre nel suo discorso di ieri mattina, ha parlato del “militare al servizio della pace”, sostanzialmente, e quindi anche della formazione che bisogna dare ai cappellani militari perché aiutino i militari a questo servizio di pace. Ma come è possibile tutto questo, nei conflitti che oggi si moltiplicano sempre di più nel mondo?

 

R. – Oramai, buona parte degli interventi militari sono ordinati alla conservazione di uno stato di pace raggiunto dopo il conflitto, cioè la situazione che richiede forze di molti Stati per mantenere una situazione di pace dove si è appena terminato un conflitto armato. Per cui, buona parte degli interventi di questi soldati è proprio in funzione di una pace o raggiunta o da raggiungere, che deve essere quindi o conservata o stabilita tra due contendenti che si fanno guerra. Pertanto, i cappellani militari devono essere pronti anche ad aiutare le forze armate nel comprendere questa nuova situazione. Quindi, come accade molte volte negli interventi che si compiono da parte di enti come l’ONU, l’Organizzazione degli Stati Africani o la NATO, come i diritti delle persone e soprattutto i concetti di pace debbano essere tenuti presenti da coloro che intervengono per far cessare il conflitto o conservare situazioni in cui tacciono le armi.

 

D. – A conclusione di questo convegno, eccellenza, ci sarà un documento, un appello?

 

R. – Ci sarà un duplice documento. Uno sarà un messaggio ai cappellani militari e ai cattolici che si trovano nelle forze armate, sulla attualità della Costituzione apostolica e sul loro impegno a portare la luce del Vangelo anche nelle situazioni che essi affrontano sul campo militare. Un secondo elemento sarà una serie di suggerimenti, proposte o prospettive che dovremo tener presenti nelle situazioni nuove che si sono create negli ultimi 20 anni dalla pubblicazione della Costituzione “Spirituali militum curae”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Apre la prima pagina un articolo dal titolo “L’Africa condannata alla fame dall'incuria e dall’avarizia del Nord ricco del mondo”: il PAM costretto a ridurre gli aiuti alimentari a sette Paesi.

 

Servizio vaticano – L’udienza di Benedetto XVI ai partecipanti alla Riunione delle “Christian World Communions”.

 

Servizio estero - Medio Oriente: altri tre palestinesi uccisi in raid israeliani nei Territori. Solana, in missione nella regione, chiede la fine dell’occupazione e l’applicazione della “road map”.

 

Servizio culturale - Un articolo di Giovanni Marchi dal titolo “Il gusto del meraviglioso pertrovar pascolo all’intelletto e al cuore’”: il bicentenario della morte di Carlo Gozzi. 

 

Servizio italiano - Conti pubblici: decreto fiscale in dirittura d’arrivo.

 

 

 

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DOMENICA TERMINA L'ORA LEGALE

E SI TORNA ALL'ORA SOLARE

 

 

Nella notte tra sabato e domenica,

esattamente alle 3.00 di domenica mattina,

si torna all'ora solare dopo sette mesi di ora legale,

ossia dal 26 marzo. Le lancette degli orologi

dovranno essere spostate indietro di 60 minuti

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

27 ottobre 2006

 

UNA PIETRA MILIARE NEL DIALOGO INTERRELIGIOSO AL SERVIZIO

DELLA PACE TRA GLI UOMINI: VENT’ANNI FA AD ASSISI, LA GIORNATA MONDIALE

DI PREGHIERA, INTUIZIONE PROFETICA DI GIOVANNI PAOLO II

- Intervista con padre Vincenzo Coli -

        

Le religioni al servizio della pace: il 27 ottobre di venti anni fa, Giovanni Paolo II compiva uno dei gesti più significativi del suo Pontificato. Papa Wojtyla convocava, infatti, ad Assisi i leader delle grandi religioni del mondo per invocare assieme il grande bene della pace. Una “puntuale profezia”, l’ha definita Benedetto XVI nel messaggio inviato a settembre per il Ventennale della Giornata, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. Una corale testimonianza di pace, ha scritto in quell’occasione il Pontefice, che “servì a chiarire senza possibilità di equivoco che la religione non può che essere foriera di pace”. Ripercorriamo, dunque, la storica Giornata mondiale di preghiera ad Assisi nel servizio di Alessandro Gisotti:

 

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La pace ha bisogno di “un amore appassionato” che nasca dalla “conversione del cuore”. Ad Assisi spira un vento freddo quando Giovanni Paolo II pronuncia queste parole. Freddo come la guerra che divide il mondo in due blocchi contrapposti. L’umanità teme l’annichilimento nucleare. Cerca un profeta di pace. E lo trova nel Papa polacco che ha conosciuto l’orrore della Seconda guerra mondiale e la violenza disumana di regimi liberticidi. Giovanni Paolo II chiama, dunque, a raccolta i leader delle grandi religioni. La risposta supera ogni aspettativa: ad Assisi si raccolgono 12 delegazioni. Oltre ai cristiani delle varie denominazioni, ci sono ebrei, musulmani e ancora buddisti, sikh, induisti e shintoisti.

 

(Preghiere in diverse lingue…)

 

Un gesto coraggioso, senza precedenti, che si rivelerà profetico. Il Papa è intimamente convinto che la pace non può essere solo il risultato di negoziati e compromessi politici. Karol Wojtyla crede in un’altra dimensione: quella della preghiera. L’incontro di Assisi è, nella sua essenza, una giornata di preghiera, scandita dal silenzio, dal pellegrinaggio e dal digiuno. Introducendo l’evento, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, Giovanni Paolo II sottolinea, tuttavia, che ad Assisi le religioni non si fondono in un opaco sincretismo:

 

Il fatto che noi siamo venuti qui non implica alcuna intenzione di ricercare un consenso religioso tra noi o di negoziare le nostre convinzioni di fede. Né significa che le religioni possono riconciliarsi sul piano di un comune impegno in un progetto terreno che le sorpasserebbe tutte. Né esso è una concessione a un relativismo nelle credenze religiose, perché ogni essere umano deve sinceramente seguire la sua retta coscienza nell’intenzione di cercare e di obbedire alla verità.

 

La dimensione della preghiera è un ponte sicuro che i credenti devono percorrere per raggiungere la meta della convivenza tra i popoli. D’altro canto, avverte il Santo Padre, la preghiera “non ci esime dalle azioni al servizio della pace”, e dall’attingere a quelle energie necessarie “per un nuovo linguaggio di pace”. Al termine della Giornata, nella piazza inferiore della Basilica di San Francesco, si riuniscono i capi delle grandi religioni. Diversi i colori delle loro vesti. Una policromia suggestiva, su cui si staglia il candore del Papa. Giovanni Paolo II riassume la sua visione, lanciando un appello che a vent’anni di distanza mantiene intatta la sua potenza:

La pace è un cantiere aperto a tutti, non solo agli specialisti, ai sapienti e agli strateghi. La pace è una responsabilità universale: essa passa attraverso mille piccoli atti della vita quotidiana. A seconda del loro modo quotidiano di vivere con gli altri, gli uomini scelgono a favore della pace o contro la pace.

E’ l’alba dello “spirito di Assisi”. E il Papa affida la causa della pace specialmente ai giovani, che, afferma, possono “contribuire a liberare la storia dalle false strade in cui si svia l’umanità”. La pace, riconosce, “va ben oltre gli sforzi umani”, e ripete la sua convinzione che essa “porta il nome di Gesù Cristo”:

 

Mossi dall’esempio di san Francesco e di santa Chiara, veri discepoli di Cristo, e convinti dall’esperienza di questo giorno che abbiamo vissuto insieme, noi ci impegniamo a riesaminare le nostre coscienze, ad ascoltare più fedelmente la loro voce, a purificare i nostri spiriti dal pregiudizio, dall’odio, dall’inimicizia, dalla gelosia e dall’invidia. Cercheremo di essere operatori di pace nel pensiero e nell’azione, con la mente e col cuore rivolti all’unità della famiglia umana. E invitiamo tutti i nostri fratelli e sorelle che ci ascoltano perché facciano lo stesso.

 

Il Papa del perdono non manca, d’altra parte, di riconoscere che i cattolici non sono sempre stati “dei costruttori di pace”. Per questo, la Giornata di Assisi è anche un’importante occasione di penitenza. Per camminare insieme, ribadisce, dobbiamo “accettarci vicendevolmente nell’amore”. Ci aiuta in questo “l’imperativo interiore della coscienza morale” che – sottolinea – “ci ingiunge di rispettare, proteggere e promuovere la vita umana”. L’incontro nella terra del Poverello è per Giovanni Paolo II un punto di partenza, non di arrivo. “Ciò che abbiamo fatto ad Assisi”, è il suo richiamo, “dobbiamo continuare a farlo ogni giorno della nostra vita”, giacché “il mondo non può fare a meno della preghiera”.

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E per celebrare quello straordinario evento, è in corso proprio ad Assisi - al Sacro Convento di San Francesco - un convegno dal titolo “Le religioni e la pace”. Ieri, aprendo l’incontro, il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso e la cultura, ha sottolineato che lo “spirito di Assisi incoraggia il dialogo genuino e serio fra le religioni”, mentre “il relativismo ed il sincretismo ne devono essere considerati gli acerrimi nemici”. D’altro canto, il porporato ha ribadito che il “dialogo deve continuare anche per mettere un sicuro presupposto di pace e allontanare lo spettro funesto delle guerre di religione”. Sull’eredità della Giornata di Assisi, Alessandro Gisotti ha intervistato padre Vincenzo Coli, Custode del Sacro Convento:

 

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R. – Una grande speranza: credo sia un’espressione che racchiude tutto quello che di gioia e in prospettiva ci portiamo nel cuore delle Giornata di Assisi. L’eredità è la grande speranza che la famiglia umana si riconosca unica e sappia dialogare, sappia progredire camminando insieme.

 

D. – Il cardinale Poupard ha affermato che Giovanni Paolo II era convinto, “con ottimismo e realismo al tempo stesso”, che il dialogo deve continuare …

 

R. – Sono convinto anch’io che il dialogo tra le religioni, tra i popoli e le culture sia una necessità vitale perché ci sono tante ricchezze che lo Spirito di Dio ha dato agli uomini nelle varie parti del mondo e devono essere conosciute e queste saranno gli elementi che porteranno ad una comprensione più profonda delle ricchezze degli altri ma anche ad una più grande Verità. Noi, evidentemente, come cristiani diciamo che si è verificata nel Signore Gesù.

 

D. – Il mondo è molto diverso da come si presentava 20 anni fa. Quanto è attuale, oggi, l’Incontro di Assisi, anche alla luce del Magistero di Benedetto XVI?

 

R. – Ritengo sia attualissimo perché è diverso da quello di 20 anni fa ma, probabilmente, umanamente guardando le cose, il mondo è peggiorato… Abbiamo più paura, forse meno speranza, guardiamo con incertezza al futuro. Ma proprio per questo, credo che la voce della Chiesa, questa volta attraverso Benedetto XVI, debba ancora incoraggiarci a guardare – io dico – “oltre le colline”, cioè oltre le difficoltà, per cogliere una luce che sorge: la nostra stella del mattino è Cristo!

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DA OGGI A FIUGGI L’UNDICESIMO CONVEGNO DI COMUNIONE

DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO CATTOLICO

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

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Un migliaio di aderenti al Rinnovamento carismatico cattolico, che si riconoscono nell’Iniziativa di Comunione, stanno affluendo da tutta Italia qui a Fiuggi per il loro convegno annuale questa volta sul tema ‘Dio è amore: dono e comunione’, con riferimento alla lettera enciclica di Benedetto XVI. Il Movimento carismatico, le cui origini risalgono al Movimento pentecostale sorto e sviluppatosi negli Stati Uniti d’America a partire dal 1960, è arrivato in ambiente cattolico nel 1967 ed è giunto in Italia nel 1971. E’ seguito in tutto il mondo da oltre 176 milioni di fedeli, dei quali 120 milioni cattolici, 35 milioni protestanti di varie denominazioni, 18 milioni anglicani ed episcopaliani e 3 milioni ortodossi.

 

In Italia si riconosce in varie componenti: le Comunità ‘tradizionali’, come Comunità Maria, Comunità Gesù Risorto, Comunità Gesù Ama, Servi di Cristo Vivo, ecc.; e quelle composte da più aggregazioni, come il Rinnovamento nello Spirito e l’Iniziativa di Comunione che tiene adesso il convegno a Fiuggi. Avviata nel 1996, come libera associazione tra comunità carismatiche autonome, l’Iniziativa di Comunione ha lo scopo fondamentale di promuovere la comunione tra tutte le espressioni appartenenti a questa grande ‘corrente spirituale’ suscitata dallo Spirito Santo. Vi aderiscono attualmente 50 comunità sparse in tutta Italia, che hanno un carattere autonomo, dei propri responsabili ed un rapporto di comunione con i rispettivi vescovi diocesani.

 

Finora l’Iniziativa di Comunione ha tenuto dieci Convegni nazionali: otto a Fiuggi, uno a Chianciano e uno a San Giovanni Rotondo, sempre in comunione con i vescovi. E sarà appunto mons. Lorenzo Loppa, vescovo di Anagni-Alatri, nella cui circoscrizione rientra Fiuggi, a presiedere questo pomeriggio la concelebrazione di apertura dei lavori. Ecco il presule ai nostri microfoni:

 

D. – Eccellenza, come si colloca il Movimento carismatico nella comunità ecclesiale?

 

R. - Come uno di quei vivaci colori riflessi dal prisma che è la Chiesa su cui batte la luce di Dio attraverso il dono dello Spirito! Il caleidoscopio di aggregazioni ecclesiali, nate dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II, un’autentica primavera per la Chiesa – come la definiva Giovanni Paolo II – ha costituito e costituisce una vera ondata di grazia e una grande fioritura di bene, oltreché una formidabile manifestazione di vitalità ecclesiale. Il Movimento carismatico è una realtà importante in questa sinfonia che pone mano alla grande impresa della nuova evangelizzazione.

 

I lavori di questi tre giorni, sul tema della carità, si articoleranno in conferenze, seminari di studio e mistagogie con l’animazione di alcuni dei più noti esponenti del Rinnovamento carismatico come l’africano Kalambay Musango, missionario laico, e Maria Ester Cruz di Santo Domingo.

 

Da Fiuggi, Giovanni Peduto, Radio Vaticana.

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DAL 15 AL 19 NOVEMBRE

IL V FESTIVAL INTERNAZIONALE DI MUSICA E ARTE SACRA

PORTA MOZART E I WIENER PHILHARMONIKER NELLE BASILICHE ROMANE

- Con noi il sen. Hans-Albert Courtial, mons. Angelo Comastri

e l’on. Maria Pia Garavaglia -

 

E’ stato presentato a Roma il V Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra, che, dal 15 al 19 novembre, promuove una serie di concerti nelle Basiliche patriarcali romane, compresa San Pietro in occasione dei suoi 500 anni. Nella Basilica di San Pietro avrà luogo l’evento più atteso del Festival, una solenne celebrazione liturgica e musicale, presieduta dall’arcivescovo di Vienna il cardinale Christoph Schönborn, con i “Wiener Philharmoniker” e i “Wiener Sängerknaben” diretti da Leopold Hager a eseguire la Messa dell’Incoronazione in do maggiore di Mozart, nel 250° anniversario della nascita del compositore austriaco. Il nostro servizio:

 

 

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Si rinnova per il quinto anno un connubio artistico prestigioso, tra la città di Roma, le sue Basiliche, ricolme di storia, arte e spiritualità e la celebre compagine viennese. Il sen. Hans Albert Courtial, presidente della Fondazione Pro Musica e Arte Sacra:

 

“Io credo profondamente nel messaggio della musica sacra. Questi interpeti di fama mondiale danno anche a chi non crede la possibilità di riprendere il dialogo con Dio e ciò vuol dire aprirsi alla bellezza, quindi vedere nostro Signore Gesù Cristo. Il legame con i “Wiener Philharmoniker” ormai è enorme. Noi abbiamo preso un accordo per altri cinque anni, perchè il pubblico internazionale, soprattutto gli appassionati della musica, quando sanno che ci sono i “Wiener Philharmoniker” si muovono da tutto il mondo. Quest’anno arriveranno più di 2 mila persone da tutti i continenti per partecipare al Festival qui a Roma”.

 

Partecipare non solo ai concerti ma a una vera e propria liturgia, a cominciare dall’inaugurazione, con i Vespri cantati in gregoriano dal Coro dell’Acca-demia Filarmonica Romana diretto da mons. Pablo Colino, durante una celebrazione presieduta da mons. Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano e presidente onorario del Festival. Ecco le parole di mons. Comastri:

 

“La fede promuove il bello, è legata al sommo bello che è Dio e, quindi, ovunque arriva la fede in Dio, arriva anche la promozione della bellezza. Se in Italia si togliesse l’arte sacra, l’arte sbocciata dalla fede, resterebbero soltanto pochi ruderi di arte. E non è un caso che l’arte bella sbocci dalla fede, perché la fede tende a rifare il tempio spirituale dell’uomo, a dargli delle basi per la sua armonia”.

 

Arte sacra in cui la città di Roma si identifica, ha sottolineato la vice-sindaco Maria Pia Garavaglia alla presentazione del Festival:

 

“La peculiarità di Roma è legata ad un’integrazione fortissima. La sua vita, la sua anima, fra la storia e il presente, fra la cristianità e la laicità, è il cuore di un mondo nuovo. Qui la musica, che si integra con la tradizione architettonica e pittorica, fa sì che Roma diventi espressamente anche meta di un turismo religioso che aumenta la sua capacità di accoglienza”.

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CHIESA E SOCIETA’

27 ottobre 2006

 

ARRESTATI, NELLA PROVINCIA SETTENTRIONALE CINESE DELLO XINJIANG, UN PASTORE PROTESTANTE E 35 CRISTIANI CHE SI ERANO RIUNITI PER STUDIARE LA BIBBIA

- A cura di Roberta Moretti -

 

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URUMQI. = In Cina, un pastore protestante coreano che vive negli Stati Uniti e 35 cristiani di Yongfeng, che si erano riuniti per studiare la Bibbia, sono stati arrestati ieri a Urumqi, nella provincia settentrionale dello Xinjiang. Lo rende noto la China Aid Association (CAA), organizzazione non governativa statunitense che opera per la libertà religiosa nel Paese asiatico. Come riferisce l’agenzia del PIME, AsiaNews, le forze dell’ordine hanno fatto irruzione a “Villa montuosa”, nel quartiere periferico di Qilin, dove si stava svolgendo un servizio biblico guidato dal pastore. Nel corso del raid, gli agenti hanno sequestrato le Bibbie e “altro materiale cristiano”. Ignoto il luogo della detenzione. La CAA ha reso pubblico il nome di alcuni arrestati - Zhou Li, Xia Lingzhi, Bao Lin, Ren Baolan, Feng Yan e Hu Ying – ed ha aggiunto che i primi due sono stati già arrestati e multati lo scorso anno “per aver partecipato ad una funzione cristiana”. L’Associazione sottolinea inoltre che “Xia Lingzhi ha 66 anni e soffre di problemi alle coronarie e di pressione alta: non dovrebbe essere messa di nuovo in prigione, dove rischia la vita”. (R.M.)

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I VESCOVI E I DIPLOMATICI DELLE FILIPPINE SI IMPEGNANO A FAR RIPRENDERE

I NEGOZIATI DI PACE FRA IL GOVERNO ED I RIBELLI

DEL MORO ISLAMIC LIBERATION FRONT (MILF)

 

ZAMBOANGA CITY. = Chiedere un confronto nazionale fra gli uomini d’affari, le ONG e i leader religiosi di Mindanao, nelle Filippine, allo scopo di trovare dei “modelli” che possano far riprendere i negoziati di pace fra il governo ed i ribelli del Moro Islamic Liberation Front (MILF). Questo l’impegno assunto dalla Conferenza episcopale e dalla comunità diplomatica delle Filippine, nel corso di diversi incontri con i 17 membri della delegazione del Gruppo di missione, promosso dal Mindanao Peoples Caucus (MPC), organizzazione che cerca di “nazionalizzare” la questione della pace nella penisola meridionale del Paese asiatico. L’agenzia del PIME, AsiaNews, ha riferito che il presidente della Commissione per il Dialogo Interreligioso dell’episcopato filippino, l’arcivescovo di Cagayan de Oro, Antonio Javellana Ledesma, ha “riconosciuto l’impegno del gruppo a favore della pace” e si è detto “felice” del fatto che “proprio la popolazione di Mindanao sia così decisa a trovare una soluzione”. Dal canto suo, l’MPC ha chiesto con urgenza ai leader religiosi di “trovare una prospettiva morale e spirituale che possa accelerare il processo di pace” e ha espresso “la speranza che siano proprio i vertici delle religioni a guidare le parti in causa verso una soluzione al problema territoriale di Mindanao”. E’ la terza volta in un mese che i leader religiosi si esprimono a favore di un ritorno ai negoziati di pace. I colloqui fra i ribelli del MILF e Manila si svolgono a Kuala Lumpur, ma sono in una fase di stallo da diversi mesi per la richiesta - avanzata dal MILF - di ottenere dal governo la gestione di altri mille ettari di terreno. Manila ha dichiarato la richiesta “incostituzionale” e l’ha respinta, provocando l’interruzione dei lavori e la ripresa delle ostilità. (R.M.)

 

 

PROPORRE SOLUZIONI CONCRETE AI POLITICI DI NUOVA GENERAZIONE

PER RISOLVERE LE GRANDI CRISI CHE METTONO IN PERICOLO GLI EQUILIBRI MONDIALI: E’ L’INTENTO DEL WORLD POLITICAL FORUM,

IN CORSO OGGI E DOMANI A BOSCO MARENGO, IN PIEMONTE

- A cura di Stefano Leszczynski -

 

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BOSCO MARENGO. = Trovare una terza via per la soluzione delle crisi internazionali: è l’obiettivo che si pongono gli oltre 50 esperti internazionali che prendono parte al World Political Forum di quest’anno, dedicato alla ricerca di una nuova architettura politica mondiale. L’evento si svolge oggi e domani a Bosco Marengo, città dell’alessandrino, famosa per avere dato i natali a San Pio V nel 1504, unico Papa piemontese. Quello che gli ospiti dell’ex presidente sovietico, Mikhail Gorbaciov, si propongono di fare nella sostanza è di mettere in piedi un efficace think tank, un “pensatoio” politico dal quale trarre proposte per chi è oggi alla guida della vita politica ed economica internazionale. Riformare le Nazioni Unite e rinnovare le istituzioni globali “per assicurare la pace, la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali”: Mikhail Gorbaciov è entrato subito nel vivo dei lavori, lanciando uno dei temi più sensibili dell’attualità internazionale. L’argomento è stato affrontato anche dal capo dello Stato italiano, Giorgio Napolitano, in occasione di un incontro fuori programma avvenuto ieri a Torino. Sempre Napolitano, nel suo intervento di saluto per i lavori del Forum, ha fatto riferimento alla riforma dell’ONU, dove quest’anno l’Italia ha ottenuto un seggio non permanente nel Consiglio di Sicurezza. Proporre soluzioni concrete ai politici di nuova generazione per risolvere le grandi crisi che mettono in pericolo gli equilibri mondiali è uno degli scopi degli esperti di politica ed economia riuniti a Bosco Marengo per questo appuntamento del World Political Forum, il cui tema principale è quello di trovare le formule per una nuova architettura della politica mondiale. Stephan Hessel, ambasciatore francese, ha sottolineato la necessità di ripensare radicalmente un organismo di rappresentanza internazionale che sappia andare oltre quello che è stato il ruolo storico dell’ONU e che oggi non sembra saper rispondere adeguatamente alle sfide della globalizzazione e del nuovo ordine internazionale. "La nostra generazione – ha detto Gorbaciov nel suo intervento - ha ricevuto dalla storia la grande occasione e con essa la responsabilità di contrastare ogni forma di prevaricazione e di oppressione". Oggi, fanno notare gli esperti, la corsa agli armamenti è nuovamente forsennata, con dei bilanci globali che superano di gran lunga quelli del periodo della guerra fredda. Ampiamente citate, le crisi nucleari innescate da Iran e Corea, e i conflitti che vedono impegnate ampie coalizioni in Iraq e Afghanistan. Il futuro ha bisogno inoltre di un ripensamento delle politiche di sviluppo con il rispetto dei principali accordi internazionali, come l’accordo di Kyoto. I risultati delle numerose tavole rotonde verranno infine raccolte in un documento finale destinato alle principali cancellerie ed istituzioni internazionali.

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GARANTIRE L’ACCESSO ALL’EDUCAZIONE AI BAMBINI SOTTO I TRE ANNI È LA CHIAVE

PER DIMINUIRE LA MORTALITÀ INFANTILE NEI PAESI POVERI E UN INVESTIMENTO

CRUCIALE PER IL LORO SVILUPPO: E’ QUANTO AFFERMA L’UNESCO NEL RAPPORTO SULL’EDUCAZIONE 2006, SECONDO CUI IN METÀ DEI PAESI DEL MONDO

NON ESISTONO ASILI NIDO

 

PARIGI.= In metà dei Paesi del mondo non esistono asili nido e la presenza di scuole materne varia moltissimo da nazione a nazione: è quanto emerge dal Rapporto sull’educazione mondiale 2006 dell’UNESCO, secondo cui la formazione dei più piccoli resta la “sorella povera” dei programmi educativi nei Paesi in via di sviluppo, nella maggior parte dei quali “semplicemente non esiste”. Così, mentre nei Paesi ricchi c’è una struttura per tutti, nell’Africa subsahariana vanno alla materna il 12 per cento dei piccoli, negli Stati arabi il 16 per cento, in Asia centrale e meridionale il 32, nei Paesi asiatici che si affacciano sul Pacifico il 35. Unica eccezione tra i Paesi in via di sviluppo è rappresentata dall’America Latina, in cui lo sviluppo negli ultimi anni di programmi per la prima infanzia ha portato la percentuale di bimbi scolarizzati al 62 per cento. Altro dato positivo è il passaggio dal 17 per cento del 1975 al 37 per cento del 2004 dei bimbi dai tre ai sei anni scolarizzati nel mondo. “Una crescita considerevole, ma ancora lontana dall’obiet-tivo fissato dalla comunità internazionale a Dakar nel 2000, che pone l’educa-zione all’infanzia come una priorità per ridurre la povertà nel mondo”, ha commentato Nicholas Burnett, curatore del Rapporto, che ha invitato gli Stati a stanziare più fondi per garantire la formazione dei più piccoli e ridurre, così, la mortalità infantile. Attualmente, infatti, meno del 10 per cento dei fondi internazionali ai Paesi poveri destinati all’educazione vanno alla prima infanzia. (R.M.)

 

 

 “PER UNA SOCIETA’ SENZA PIU’ POVERI”:

E’ L’OBIETTIVO DELL’ECONOMIA DI COMUNIONE LANCIATA DA CHIARA LUBICH QUINDICI ANNI FA, CHE DOMANI INAUGURERÀ IL PRIMO POLO EUROPEO, PRESSO LA CITTADELLA INTERNAZIONALE DEI FOCOLARI DI LOPPIANO, IN TOSCANA.

OGGI, INTANTO, UN CONVEGNO SU “SEMI DI FRATERNITA’ IN ECONOMIA”

- A cura di Carla Cotignoli -

 

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LOPPIANO. = “Per una società senza più poveri”: è questo il sogno che anima il progetto dell’Economia di comunione lanciato da Chiara Lubich quindici anni fa nel corso di un viaggio in Brasile, di fronte allo scandalo del divario crescente tra ricchi e poveri. Un progetto che coinvolge a tutt’oggi oltre 700 imprese che stanno sul mercato, in vari Paesi. Un’esperienza che si rende visibile nei poli imprenditoriali che stanno nascendo in alcune cittadelle dei Focolari. Domani si inaugura il primo polo europeo, con 15 aziende, sorto presso la cittadella internazionale di Loppiano nei pressi di Firenze. Oggi un convegno, con una folta partecipazione internazionale, approfondisce questa esperienza innovativa, dal titolo “Semi di fraternità in economia. E’ possibile la fraternità in ambito economico?”. Lo slogan ha fornito l’interrogativo da cui ha tratto spunto la sociologa brasiliana Vera Araujo. Evidente è l’urgenza di rifondare i punti nodali dell’economia sul principio di fraternità, in un mondo dove il mercato è diventato “una sorta di potere che impone i suoi criteri di giudizio, cultura, valori, metodi a popolazioni, stati, istituzioni”. Risultato: continua crescita delle disuguaglianze. L’attuazione in questi 15 anni del progetto dell’Economia di comunione dimostra che è possibile basare l’economia sulla fraternità. Non solo: si può imprimere una svolta, anche se ancora a livello germinale. Ne ha parlato l’economista Luigino Bruni. La prima idea lanciata da Chiara Lubich è la tripartizione degli utili delle imprese: la prima parte per il suo sviluppo e la creazione di nuovi posti di lavoro. Una seconda parte per la formazione alla nuova cultura del dare in antidoto alla cultura consumistica dell’avere, la terza per i più poveri. Elementi innovativi che contribuiscono a sviluppare un mondo senza più indigenti. “Certo, le aziende dell’economia di comunione saranno sempre poche rispetto al numero delle imprese sui mercati, ma – ha osservato il prof. Bruni – i grandi cambiamenti epocali sono spesso il risultato di minoranze carismatiche che hanno dato vita a modelli e a comunità visibili capaci di generare uno spirito emulativo”. Significativa l’esperienza di un imprenditore nell’ambito farmaceutico, Armando Tortelli, brasiliano. Dirige la Prodiet: 180 dipendenti, 35 milioni di fatturato. Un’impresa che proprio per aver condiviso gli utili in questi anni ha registrato una crescita anche nei rapporti con i dipendenti, i concorrenti, senza cedimenti alla corruzione ed evasione fiscale. Nel pomeriggio, la testimonianza dei poveri, e una tavola rotonda con esponenti di altre esperienze di economia sociale.  

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IN CORSO, OGGI E DOMANI A ROMA, IL SIMPOSIO INTERNAZIONALE

 “LE FINALITÀ DELLA POLITICA E L’ECONOMIA”, PROMOSSO NEL 55.MO ANNIVERSARIO DELLA FACOLTÀ DI SCIENZE SOCIALI DELLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ GREGORIANA

 

ROMA. = “La Chiesa e la Dottrina Sociale cattolica hanno sempre seguito in maniera critica e costruttiva la crescente globalizzazione in atto nel mondo”: è quanto ha affermato stamani a Roma il presidente della Fondazione “Konrad Adenauer”, Bernard Vogel, intervenendo all’apertura del Simposio internazionale “Le finalità della politica e l’economia”. L’iniziativa, in corso fino a domani, è promossa in occasione del 55.mo anniversario della Facoltà di Scienze Sociali della Pontificia Università Gregoriana. “Nel mondo permangono varie e forti ingiustizie - ha detto Vogel - a partire da quei 3 miliardi di uomini che tuttora vivono con meno di 2 dollari al giorno. Finché sarà così – ha aggiunto – è giusto e necessario esprimere le proprie critiche”. La Dottrina Sociale della Chiesa, infatti, “esprime al riguardo un progetto sociale che punta all’armonia e all’equilibrio tra le diverse componenti sociali”. Secondo Vogel, “occorre ribadire che, in vista di una maggiore giustizia, ogni popolo deve assumere l’onere per il progresso proprio e altrui”. La globalizzazione, infatti, “non è giunta a noi per caso, ma è il risultato di una crescente apertura dei popoli, dei Paesi e delle culture”. Può quindi condurre a “una maggiore giustizia e uguaglianza, anche se non è esente da rischi di emarginare i più deboli”. La Fondazione Konrad Adenauer si occupa di formazione e ricerca socio-politica, supporta l’unificazione europea, la collaborazione internazionale e lo sviluppo di politiche di cooperazione. (R.M.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

27 ottobre 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Ada Serra -

 

Stragi di civili in Afghanistan: un attentato ha provocato, stamani, la morte di 14 persone. La NATO ha ammesso, poi, che almeno 12 civili sono rimasti uccisi durante un raid aereo compiuto martedì scorso nel Paese asiatico. Il nostro servizio:

 

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Un nuovo attentato ha causato una ennesima strage in Afghanistan: una bomba è esplosa al passaggio di un minibus nella provincia meridionale di Uruzgan causando la morte di almeno 14 persone, in gran parte bambini e anziani. L’azione non è stata ancora rivendicata ma gli inquirenti ritengono che dietro questo attacco ci sia la mano dei talebani, presenti soprattutto nel sud del Paese. La NATO ha inoltre ammesso che altri 12 civili afgani sono rimasti uccisi in seguito ad un bombardamento compiuto martedì scorso, mentre erano in corso i festeggiamenti per la fine del Ramadan. Secondo fonti locali, le vittime di questa operazione militare, tesa a stanare presunti ribelli, sarebbero almeno 60. Non è la prima volta che i civili restano vittime della campagna che le forze internazionali stanno conducendo nel sud dell'Afghanistan per debellare la resistenza talebana. La settimana scorsa venti persone erano rimaste uccise in seguito ad un altro raid aereo nel sud. Proprio sulla presenza delle truppe dell’Alleanza Atlantica in Afghanistan, un comandante delle forze statunitensi ha detto che i soldati della NATO potrebbero restare per almeno altri 10 anni. Sono stati sospesi, intanto, due militari tedeschi che si erano fatti fotografare mentre mostravano resti umani. Si moltiplicano, infine, le iniziative per chiedere la liberazione del fotoreporter italiano, Gabriele Torsello, rapito nel Paese asiatico lo scorso 14 ottobre: domani sarà trasmesso un appello della famiglia dal canale arabo Al Jazeera.

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Furiosa battaglia in Iraq tra guerriglieri e poliziotti iracheni nell’area di Baquba, roccaforte sunnita a nord di Baghdad. Il bilancio è di 24 agenti, 18 guerriglierie almeno un civile morti. Gli scontri sono avvenuti subito dopo un’imboscata tesa da insorti ad una pattuglia di agenti.

 

Nuovo raid israeliano in Medio Oriente: tre palestinesi sono stati uccisi da militari israeliani a Jenin, in Cisgiordania. Lo hanno riferito fonti locali precisando che le vittime erano civili e non miliziani. L’azione arriva all’indomani dell’appello dell'Alto rappresentante per la Politica Estera dell'Unione Europea, Javier Solana, secondo cui “è giunto il momento che finisca l'occupazione” israeliana dei Territori palestinesi.

 

L’Iran ha iniziato oggi l’alimentazione con gas in una seconda serie di centrifughe per l’arricchimento dell’uranio. Intanto, è ripresa all’ONU la discussione su eventuali sanzioni contro l’Iran, per la crisi innescata dal suo programma nucleare. La Russia ha bocciato la bozza di risoluzione proposta da Francia, Germania e Regno Unito.

 

Un rimedio radicale per affrontare il problema dell’immigrazione illegale. Lo ha detto ieri il presidente americano, George Bush, firmando la controversa legge che autorizza la costruzione di una barriera, lungo il confine tra Stati Uniti e Messico, per impedire l’ingresso di clandestini. Il muro sarà lungo 1.100 chilometri e costerà circa 5 miliardi di euro. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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Al momento di firmare la legge per la costruzione del muro, il presidente George Bush ha sostenuto che è un passo importante per rendere più sicuri i confini dell’Unione, tentando quindi di venire incontro all’area statunitense più moderata in vista delle elezioni di medio termine. Il capo della Casa Bianca ha comunque promesso una riforma globale della strategia per affrontare l’emigrazione. Questo non ha frenato le critiche piovute da ogni parte ed anche dal presidente messicano Vicente Fox, in generale vicino alle posizioni di Bush. Visitando Cancun, Fox non ha esitato a definire il progetto di costruire il muro “una vergogna per gli Stati Uniti che dimostra – ha insistito – l’incapacità di Washington di affrontare la questione su un piano di corresponsabilità”. Il tema ha mobilitato anche il mondo cattolico dei due Paesi confinanti e se il Comitato per l’emigrazione della Conferenza episcopale degli Stati Uniti ha inviato una delegazione nelle diocesi di frontiera, i vescovi messicani hanno approvato, alcuni giorni fa, un documento in cui si sostiene che l’innalzamento di barriere non rappresenta mai una soluzione giusta per affrontare il fenomeno dell’emigrazione. “Quando si affrontano problemi che riguardano drammi umani – conclude il documento – non sono i muri ma i ponti che ci forniscono soluzioni”.

 

Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana.

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Approvato quasi da unanimità, dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, un progetto di risoluzione considerato un primo passo per l’elaborazione di un trattato sul controllo internazionale delle armi. Il testo stabilisce infatti la creazione di un “gruppo di lavoro” incaricato di valutare, entro un anno, la fattibilità, i campi di applicazione e i parametri per regolare il commercio delle armi. L’iniziativa, patrocinata da 116 governi, è stata appoggiata da 15 premi Nobel per la pace. Secondo diverse organizzazioni umanitarie, un milione di persone sono state uccise, a partire dal 2003, da armi convenzionali.

 

Il presidente bielorusso, Aleksandr Lukashenko, vuole costruire una centrale nucleare entro il 2015, con l’assistenza di Mosca. Lo ha rivelato all’agenzia di stampa russa ITAR-TASS un ingegnere della compagnia energetica statale precisando che il governo di Minsk è deciso ad intraprendere la strada del nucleare a causa del continuo aumento dei prezzi del gas.

 

Rimpasto di governo in Corea del Sud in seguito all’acuirsi della crisi nucleare nord coreana: dopo i ministri della Difesa e dell'Unificazione, si è dimesso anche il capo dell'intelligence, Kim Seung Kyu. Resterà vacante, invece, il dicastero degli Esteri dal prossimo primo gennaio, quando Ban-Ki-Moon assumerà l’incarico di segretario delle Nazioni Unite.

 

Il Vietnam si appresta a diventare il 150.mo membro dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). Il Paese asiatico, con una popolazione di circa 87 milioni di abitanti e con una crescita economica inferiore solo a quella della Cina, ha gradualmente abbandonato il modello socialista per aderire all’economia di mercato. Su questa radicale transizione economica in Vietnam, ascoltiamo al microfono di Stefano Leszczynski il docente di economia politica presso l’Università di Bari, professor Giovanni Ferri:

 

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R. – Il Vietnam sta attraendo da anni un crescente flusso di investimenti diretti all’estero da parte delle imprese dei Paesi industrializzati e, in questo, è veramente sulle orme della Cina. Bisogna però constatare che c’è ancora un certo divario nel settore agricolo, che è ancora molto importante per l’economia nazionale, e nel settore secondario manifatturiero e terziario.

 

D. – Dalla concorrenza che verrà a crescere tra il Vietnam e la Cina chi trarrà qualche vantaggio?

 

R. – Questi non sono giochi a somma zero, per cui qualcuno guadagna e qualcuno necessariamente perde. Secondo me, sono giochi a somma positiva, nel senso che una maggiore apertura del Vietnam al commercio internazionale fa guadagnare tutti.

 

D. – Questi due Paesi, la Cina e il Vietnam, hanno sofferto molto prima di arrivare a questo punto in cui il loro sviluppo sta esplodendo…

 

R. – Se confrontiamo quello che è successo in Cina con quello che è successo nella ex Unione Sovietica, sposare il mercato con un approccio graduale, è stato molto più pagante che invece cercare di imitare immediatamente le democrazie dei Paesi industrializzati, laddove non era possibile quella transizione così veloce, perché mancavano le classi intermedie, mancavano le istituzioni. Quindi, da questo punto di vista, sia la Cina, sia il Vietnam sono un buon esempio di come, pur mantenendo dei regimi che per certi versi sono profondamente illiberali, è stato conseguito un successo economico, che poi potrà porre le basi per uno sviluppo anche civile e democratico.

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Una marcia silenziosa si è tenuta, questa mattina, in un sobborgo parigino, per ricordare i due giovani la cui morte, esattamente un anno fa, segnò l’inizio di tre settimane di violenze nelle banlieue francesi, dove gran parte degli immigrati vive in condizioni di degrado. Intanto, nuovi disordini si sono verificati nella notte fra mercoledì e giovedì in varie aree alla periferia di Parigi: autobus e veicoli privati sono stati presi d’assalto e dati alle fiamme. I servizi di intelligence francesi, già alcuni giorni fa, avevano dato l’allarme sulla possibile esplosione di nuovi disordini, sostenendo che permane il clima di tensione che aveva portato alle rivolte di un anno fa.

 

In Danimarca, un tribunale ha assolto i responsabili del quotidiano danese che un anno fa pubblicò le vignette satiriche su Maometto, provocando forti proteste nel mondo islamico. La Corte ha riconosciuto che le vignette possono aver offeso alcuni musulmani, ma ha stabilito che non c’era un intento “volutamente denigratorio” nei confronti dell’Islam.

 

 “No a compromessi confusi” sulla Finanziaria. E’ quanto ha detto il capo di Stato italiano, Giorgio Napolitano, all’indomani del voto di fiducia della Camera sul decreto fiscale collegato alla Finanziaria, al termine di un dibattito molto acceso. E in Italia sale la tensione anche per il caso di spionaggio fiscale nei confronti del capo dell’esecutivo, Romano Prodi, e di sua moglie. Sono stati controllati abusivamente anche dati privati di vari politici, tra cui il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, l’ex capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, e l’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

 

Nuove violenze nella Repubblica Democratica del Congo, alla vigilia del ballottaggio delle presidenziali di domenica: quattro persone hanno perso la vita durante scontri divampati nelle ultime ore tra i sostenitori dei due candidati, il capo di Stato in carica, Joseph Kabila, e l’attuale vicepresidente Jean-Pierre Bemba. La Chiesa congolese ha garantito, intanto, che monitorerà la consultazione per assicurare la trasparenza del voto.

 

In Etiopia la commissione d'inchiesta, creata dal governo per indagare su episodi di violenza che hanno scosso il Paese nel 2005, ha rivelato che almeno 199 persone sono morte durante sanguinosi scontri. La commissione ha respinto, però, la tesi secondo cui la polizia avrebbe compiuto, durante manifestazioni di piazza, abusi nei confronti di civili, come denunciato invece da un giudice poi rifugiatosi in Europa. I disordini erano scoppiati dopo denunce di brogli, da parte dell’opposizione, alle elezioni del 2005.

 

 

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