RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 296 - Testo della trasmissione di lunedì 23 ottobre 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa ricorda il 50.mo anniversario della coraggiosa insurrezione democratica ungherese, repressa nel sangue dalle truppe sovietiche: intervista con padre Adàm Somorjai

 

Benedetto XVI riceve la Fondazione Giovanni Paolo II nel suo 25.mo anniversario e invita a non dimenticare il dono prezioso degli insegnamenti di Papa Wojtyla

 

Questo pomeriggio, in San Pietro, il saluto del Papa a docenti e studenti degli Atenei pontifici per l’inizio  dell’Anno accademico: ai nostri microfoni mons. Angelo Vincenzo Zani

 

Oggi e domani su RaiUno, alle 21.00, il film dedicato alla vita di Giovanni Paolo I: “Papa Luciani – il sorriso di Dio”

 

Beatificati in Spagna e Germania la religiosa basca suor Margarita María López de Maturana e il sacerdote tedesco Paul Josef Nardini

 

Inizia oggi in Vaticano il V Convegno internazionale degli Ordinariati militari

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Accesa in Algeria, nell’antica Tagaste, la città natale di Sant’Agostino, la fiaccola del dialogo che dal nord Africa giungerà in Italia: con noi mons. Giovanni Giudici

 

Concluso ieri a Fiuggi un convegno sulla terza età promosso da “50 e più Fenacom”. Ce ne parlano Gabriele Sampaolo e Giuseppe Martino

 

CHIESA E SOCIETA’:

I patriarchi cattolici d’Oriente invocano la fine della diaspora cristiana e chiedono ai leader musulmani una energica condanna della azioni terroristiche

 

Le Nazioni Unite prolungano, in Liberia, il bando al commercio dei diamanti, venduti in passato per finanziare la guerra civile

 

“Partiamo bene!”: al via da oggi la Settimana europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, dedicata ai giovani

 

Gli oceani stanno lentamente morendo: lo denuncia il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente

 

24 ORE NEL MONDO:

Elezioni presidenziali in Bulgaria: sarà ballottaggio tra il presidente uscente Parvanov e il leader del movimento ultra-nazionalista Siderov

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

23 ottobre 2006

 

 

IL PAPA RICORDA IN UN MESSAGGIO IL 50.MO ANNIVERSARIO

 DELL’INSURREZIONE DEMOCRATICA UNGHERESE,

REPRESSA NEL SANGUE DALLE TRUPPE SOVIETICHE

- Intervista con padre Adàm Somorjai -

 

Benedetto XVI si unisce alle celebrazioni che si concludono oggi a Budapest per il 50.mo anniversario dell’insurrezione ungherese contro il regime comunista. Il Papa, in un messaggio al presidente ungherese László Sólyom, ricorda con commozione i moti democratici del ’56 che furono repressi nel sangue dalle truppe sovietiche. Alle celebrazioni, iniziate ieri, sono presenti, oltre al cardinale Angelo Sodano in qualità di Legato Pontificio, una sessantina di capi di Stato e di governo europei. Il servizio di Sergio Centofanti:

 

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“Il 23 ottobre del 1956 – ricorda il Papa nel messaggio - il coraggioso popolo di Budapest dovette confrontarsi con il proprio desiderio di libertà, a fronte di un regime che perseguiva fini difformi dai valori della Nazione ungherese. E’ ancor vivo nella memoria il ricordo dei tragici eventi che provocarono, nel giro di pochi giorni, migliaia di vittime e di feriti, destando nel mondo grave turbamento”. Benedetto XVI ricorda gli accorati appelli di Pio XII che “attraverso ben quattro vibranti interventi pubblici, chiese con insistenza alla Comunità Internazionale il riconoscimento dei diritti dell’Ungheria all’autodeterminazione, in un quadro di sostanziale identità nazionale, che garantisse la necessaria libertà”.

 

Benedetto XVI sottolinea come l’Ungheria, “nonostante le oppressioni subite lungo i secoli, e da ultimo quella sovietico-comunista, abbia sempre tenuto nella giusta valutazione il rapporto fra Stato e cittadino, al di là di ogni ideologia. Secondo la visione cristiana, a cui si sono ispirate le popolazioni che hanno dato vita alla Nazione ungherese – prosegue il Pontefice -  la persona con le sue legittime aspirazioni morali, etiche e sociali precede lo Stato. La struttura legale dello Stato e la sua giusta laicità sono sempre state concepite nel rispetto della legge naturale tradotta negli autentici valori nazionali e, per i credenti, arricchita dalla Rivelazione”. Il Papa esprime quindi l’augurio “che l’Ungheria possa costruire un futuro libero da ogni oppressione e condizionamento ideologico”, auspicando che la celebrazione dei fatti del ’56 “sia motivo di provvida riflessione sugli ideali e sui valori morali, etici e spirituali che hanno costruito l’Europa”. L’Ungheria – ha concluso il Papa - possa continuare a farsi paladina “di una proposta di civiltà basata sul rispetto della persona umana e sul primato dei suoi alti destini”.

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Ma sul 50.mo anniversario dell’insurrezione ungherese ascoltiamo il servizio di Stefano Leszczynski:

 

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Il 23 ottobre del 1956, sull’onda dello scontento che regnava in tutta l’Europa orientale soggiogata dal comunismo sovietico, esplose inattesa e spontanea la rivoluzione ungherese. Alle richieste di libertà e democrazia avanzate dal popolo magiaro la polizia politica e l’esercito avevano risposto aprendo il fuoco sui manifestanti, che si accalcavano di fronte al palazzo della radio di Stato. A nulla servì la decisione del Partito comunista ungherese di richiamare alla guida dell’esecutivo il riformista Imre Nagy, caduto in disgrazia poco tempo prima. Budapest ormai bruciava e la rivolta dilagava in tutto Paese. L’Occidente rimase a guardare, mentre gli intellettuali europei ammutolivano e talvolta bollavano la rivolta come un tentativo di ‘eversione fascista’. La sola voce che risuonò con autorevolezza e forza fu quella del Papa Pio XII che dedicò alla vicenda ben tre preoccupate ed accorate Lettere apostoliche. Sentiamo padre Adàm Somorjai, della Segreteria di Stato:

 

“Allora, nel ’56, era il valore della libertà al centro dell’attenzione, la libertà che era stata soffocata prima ed è stata soffocata anche dopo. Un intero popolo - e non solo uno - una regione dell’Europa ha subito un’oppressione sia nazionale, sia ideologica. Questa parte dell’Europa è stata venduta e il ’56 ricorda la speranza, nata sia in Polonia che in Ungheria, che potesse tornare la libertà”.

 

Nagy, nel tentativo di scongiurare l’invasione da parte dell’URSS, annunciò l’uscita dal Patto di Varsavia e proclamò la neutralità del Paese. All’alba del 4 novembre i carri armati sovietici segnarono il destino dell’Ungheria. Nagy sarà arrestato e ucciso e verrà sostituito dal più fedele Janos Kadar. Migliaia di morti, 200 mila esuli, 20 mila arrestati – tra questi a centinaia verranno torturati e uccisi – è il bilancio della rivolta. E ancora, solo la voce di Pio XII in quello che resterà uno dei più drammatici appelli del900:

 

“Grava sugli animi il significato dei luttuosi fatti ungheresi. L’universale, spontanea commozione del mondo dimostra quanto sia necessario ed urgente il restituire la libertà ai popoli che ne sono stati spogliati. Dio, Dio, Dio, risuoni questo ineffabile nome, fonte di ogni diritto, giustizia e libertà nei parlamenti e nelle piazze, nelle case e nelle officine, sulle labbra degli intellettuali e dei lavoratori, sulla stampa e alla radio”.

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BENEDETTO XVI, RICEVENDO LA FONDAZIONE GIOVANNI PAOLO II

NEL SUO 25.MO ANNIVERSARIO,

PARLA DEL MISTERO DELLA SANTITA’ DI PAPA WOJTYLA

 

Benedetto XVI ha ricevuto stamani i membri della Fondazione Giovanni Paolo II, guidati dall’arcivescovo di Cracovia, il cardinale Stanislao Dziwisz. La Fondazione, che compie 25 anni, s’impegna a mantenere viva la memoria di Papa Wojtyla, raccogliendo in un archivio completo tutti i suoi scritti, i commenti della stampa al suo insegnamento, nonché le sue opere letterarie. Si tratta – ha detto il Papa - di “un impegno veramente promettente, perché non si riferisce soltanto all’archivistica o alla ricerca, ma ormai tocca il mistero della santità” di Giovanni Paolo II:

 

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“Giovanni Paolo II, filosofo e teologo, grande pastore della Chiesa, ha lasciato una ricchezza di scritti e di gesti che esprimono il suo desiderio di diffondere il Vangelo di Cristo nel mondo, adoperando i metodi indicati dal Concilio Vaticano II e di tracciare le linee di sviluppo della vita della Chiesa nel nuovo millennio. Questi doni preziosi non possono essere dimenticati”.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina il cardinale Jean-Marie Lustiger, arcivescovo emerito di Parigi, e alcuni presuli della Conferenza episcopale di Irlanda, in visita ad Limina.

 

Il Papa ha nominato vescovo di Iquique, in Cile, mons. Marco Antonio Órdenes Fernández, finora amministratore diocesano della medesima diocesi. Mons. Órdenes Fernández è nato a Iquique il 29 ottobre 1964. Dopo aver ottenuto la laurea in Ostetricia e Puericultura presso l’Università di Tarapacá, è entrato nel Pontificio Seminario Maggiore di Santiago del Cile, dove ha compiuto gli studi filosofici e teologici, conseguendo il Baccellierato in Teologia. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 14 dicembre 1996. In diocesi ha ricoperto gli incarichi di rettore del Santuario Mariano di “La Tirana”, incaricato della Scuola di Formazione dei Laici e segretario per il Coordinamento Pastorale della diocesi.

        

 

QUESTO POMERIGGIO, IN SAN PIETRO,

LA SANTA MESSA PRESIEDUTA DAL CARDINALE ZENON GROCHOLEWSKI

PER L’INIZIO DELL’ANNO ACCADEMICO DEGLI ATENEI PONTIFICI:

ALLA FINE DEL RITO IL PAPA SCENDERA’ NELLA BASILICA

PER SALUTARE DOCENTI E STUDENTI

- Intervista con mons. Angelo Vincenzo. Zani -

 

Oggi pomeriggio alle 17.00 il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica, presiederà la Messa per l’inizio dell’Anno Accademico degli Atenei Pontifici. Al termine della Liturgia il Papa scenderà in Basilica per salutare i presenti. La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca dell’evento a partire dalle 16.50 sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz. Gli Atenei Pontifici sono sedici, di cui sette sono Pontificie Università in quanto hanno almeno quattro Facoltà, e si trovano tutti a Roma.  Ci sono poi quattro Facoltà singole e tre Istituti Pontifici particolari che sono il Pontificio Istituto di Musica Sacra, il Pontificio Istituto di Studi Arabi e Islamistica e il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, e poi ancora altri sette Istituti di alta specializzazione, collegati con gli Atenei.  Su questa vasta realtà universitaria Giovanni Peduto ha sentito il sottosegretario della Congregazione per l’educazione cattolica, mons. Angelo Vincenzo Zani:

 

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R. – Si tratta di una realtà molto complessa e molto articolata, che svolge un grande servizio. Gli studenti sono in totale 17.500, provenienti  da tutto il mondo e quindi con una grande varietà di lingue, tradizioni e culture. Sono in gran parte sacerdoti, religiosi e religiose. Abbiamo, però, tanti studenti laici, tenuto conto che alcune di queste Facoltà non offrono solo studi teologici in senso stretto, già frequentati anch’essi da laici, ma offrono anche altri percorsi formativi, come letteratura cristiana e classica, comunicazione sociale, psicologia, scienze sociali, scienze della formazione, etc. Voglio soltanto aggiungere un altro dato: abbiamo 2.140 docenti.

 

D. – Quali sono le caratteristiche degli Atenei pontifici?

 

R. – Direi che la caratteristica degli Atenei Pontifici è anzitutto quella di avere un legame del tutto speciale con il Santo Padre. Sono, infatti, a Roma e Roma rappresenta il centro della cattolicità e quindi molti vescovi del mondo, pur avendo in loco degli istituti accademici o delle facoltà ecclesiastiche, preferiscono inviare a Roma i loro giovani studenti già sacerdoti per specializzazioni o anche dei religiosi o laici per far fare loro un’esperienza di universalità, di cattolicità: si vuole offrire un percorso di specializzazione che abbia una visione non eurocentrica, ma ecclesiocentrica e quindi fondata sulla rivelazione, sull’approfondimento, sullo studio, sulla ricerca della Rivelazione cristiana, come quell’insieme di verità che non solo vanno approfondite in se stesse, ma anche cogliendo in esse quella potenzialità di innovazione e di illuminazione che possono avere sulle discipline in genere. La seconda caratteristica di queste istituzioni accademiche è che sono finalizzate ad offrire una specializzazione e una qualificazione del tutto particolare per il personale, che è poi destinato a ricoprire dei ruoli nelle circa 200 facoltà ecclesiastiche che abbiamo in tutto il mondo.  Vorrei anche aggiungere che le facoltà romane, come tutte le altre facoltà ecclesiastiche in Europa, sono particolarmente coinvolte, in questo momento, nel cosiddetto Processo di Bologna, vale a dire nell’adeguamento tecnico ed organizzativo di tanti aspetti della vita accademica che consentirà – dopo il 2010 – di realizzare quello che viene definito lo spazio europeo dell’istruzione superiore, che avrà come effetto principale il riconoscimento reciproco dei titoli accademici rilasciati sia dalle nostre facoltà come anche il riconoscimento di tutti gli istituti di studi superiori che entrano a far parte di questo processo.

 

D. – Con quali auspici inizia questo nuovo anno e ci sono novità particolari quest’anno?

 

R. – Direi che l’elemento più caratteristico di questo incontro è che, per la prima volta, Papa Benedetto XVI incontra le proprie istituzioni accademiche in Roma. Lo scorso anno per una serie di vicende il Santo Padre non ha potuto essere presente con noi, ma quest’anno ha voluto riprendere la tradizione avviata da Papa Giovanni Paolo II. E questo, evidentemente, con grande gioia da parte delle Istituzioni e degli Atenei romani. Gli Atenei romani svolgono l’inaugurazione dell’Anno Accademico con le proprie celebrazioni, ma è un’altra cosa trovarsi insieme ed ascoltare la parola specifica del Santo Padre, soprattutto in questo momento così particolare della vita della Chiesa ed avere da lui un indirizzo ed uno stimolo per approfondire la conoscenza e l’approccio alle discipline non solo teologiche, ma anche a tutte le altre discipline strettamente connesse con la teologia, da conoscere e da far diventare motivo di testimonianza in questa cultura odierna.

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OGGI E DOMANI SU RAIUNO ALLE 21.00 IL FILM DEDICATO ALLA VITA

 DI GIOVANNI PAOLO I: “PAPA LUCIANI – IL SORRISO DI DIO”

 

Va in onda oggi e domani alle 21.00 su Rai Uno la fiction dedicata alla vita di Giovanni Paolo I intitolata “Papa Luciani – Il sorriso di Dio”, con la regia di Giorgio Capitani e Neri Marcoré nel ruolo del protagonista. Una sintesi del film è stata presentata in anteprima a Benedetto XVI domenica 8 ottobre, alla presenza dei responsabili Rai e dei membri dell’équipe del film. Il nostro servizio.

 

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Il Papa nel suo saluto ha ricordato “la figura dolce e mite” di Albino Luciani, scomparso il 28 settembre del 1978 dopo appena 33 giorni di pontificato:  “un Pontefice forte nella fede” e  “fermo nei principi” – ha aggiunto Benedetto XVI -  “ma sempre disponibile all’accoglienza e al sorriso”.  “Fedele alla tradizione e aperto al rinnovamento” – ha ricordato ancora Benedetto XVI -  “da Vescovo e da Papa, fu instancabile nell’attività pastorale, stimolando costantemente clero e laicato a perseguire, nei vari campi dell’apostolato, l’unico e comune ideale della santità”:

 

“Maestro di verità e catecheta appassionato, a tutti i credenti ricordava, con l’affascinante semplicità che gli era solita, l’impegno e la gioia dell’evangelizzazione, sottolineando la bellezza dell’amore cristiano, unica forza in grado di sconfiggere la violenza e costruire un’umanità più fraterna”.

 

Quindi il Papa ha voluto ricordare la devozione che Papa Luciani nutriva verso la Madonna:

 

“Quando era Patriarca di Venezia ebbe a scrivere: È impossibile concepire la nostra vita, la vita della Chiesa, senza il rosario, le feste mariane, i santuari mariani e le immagini della Madonna’. E’ bello accogliere questo suo invito e trovare, come egli fece, nell’umile affidamento a Maria il segreto di una quotidiana serenità e di un fattivo impegno per la pace nel mondo”.  

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BEATIFICATI IN SPAGNA E GERMANIA LA RELIGIOSA BASCA, SUOR MARGARITA MARIA LOPEZ DE MATURANA, E IL SACERDOTE TEDESCO, PAUL JOSEF NARDINI.

 ENTRAMBI FONDARONO, TRA L’OTTO E IL NOVECENTO,

ISTITUTI RELIGIOSI DEDITI ALL’ASSISTENZA DEI DISAGIATI

 

Due cornici di folla e di devozione popolare hanno fatto da contrappunto, ieri pomeriggio, alle Beatificazioni di Suor Margarita María López de Maturana, fondatrice delle Suore Mercedarie Missionarie di Bérriz, e di Paul Josef Nardini, fondatore delle Suore Francescane della Sacra Famiglia. Teatro delle cerimonie, rispettivamente, la cattedrale di Bilbao - città natale della religiosa basca - e la Cattedrale di Spira, in Germania, dove si sviluppò l’azione caritativa del sacerdote tedesco. I particolari nel servizio di Alessandro De Carolis.

 

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La città vecchia di Bilbao, con strade e mura che mostrano nitidi i suoi 700 anni di storia, ha visto ieri riconosciuta la gloria degli altari per una sua figlia, Margarita María López de Maturana, nata e cresciuta tra i suoi vicoli. Un’anima basca ma più ancora un’anima di Dio, che seppe accogliere la sua chiamata e trasformarla in un’esperienza di servizio tra la sua gente. Nella cattedrale di Santiago, il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, ha presieduto la Messa solenne di beatificazione, ricordando uno degli aspetti della grandezza di suor Margarita María. Il monastero di clausura di Bérriz nel quale la futura Beata, 19.enne, entrò nel 1903 venne da lei trasformato in Istituto missionario proprio perché, ha spiegato il cardinale Saraiva Martins, la religiosa seppe udire quel grido dello Spirito “Vieni! Vieni a noi, soccorrici!” che “percorre il carisma mercedario” della sua opera. “Questo grido – ha proseguito il porporato citando Benedetto XVI - è la chiamata urgente ad agire attivamente affinché sia sempre tutelata la vita sin dal concepimento, sia rispettata la dignità della famiglia e del matrimonio”, siano tutelati i diritti dei figli e dei poveri, dei malati o degli emarginati. Ed è ciò che operano oggi, 80 anni dopo l’avvio dell’Istituto, le Suore Mercedarie Missionarie di Bérriz nelle 72 comunità sparse per il mondo: con “generosità e audacia”, ha riconosciuto il cardinale Saraiva Martins, per mostrare al mondo i “segni della tenerezza e della Mercede di Dio”.

 

Concetti analoghi, pur nella diversità della storia e della circostanza, sono risuonati nella cattedrale di Spira, in Germania, affollata da circa duemila fedeli all’interno, e da altre migliaia assiepati sui giardini all’esterno. Il cardinale arcivescovo di Monaco e Frisinga, Friedrich Wetter, si è soffermato sulla figura di un sacerdote straordinario, Paul Josef Nardini, da ieri nuovo Beato della Chiesa tedesca. Un uomo, ha osservato il cardinale Wetter all’omelia, dotato di una “forza inesauribile” e un sacerdote che “si preoccupava tanto per la miseria ed i bisogni della gente della sua parrocchia”. Diceva: “Attraverso i poveri Gesù bussa al mio cuore”. Paul Josef Nardini, ha detto ancora il cardinale Wetter, “era un dono per la gente. E lui è un dono anche per noi” perché ci mostra”ciò che è più importante nella vita”.

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DA QUESTO POMERIGGIO A VENERDI’ PROSSIMO IN VATICANO

IL V CONVEGNO INTERNAZIONALE DEGLI ORDINARIATI MILITARI

- A cura di Giovanni Peduto -

 

          Da oggi pomeriggio fino a venerdì prossimo, 27 ottobre, si svolgerà in Vaticano, nell’Aula Vecchia del Sinodo, il V Convegno Internazionale degli Ordinariati Militari sul tema “I militari al servizio della pace”, presieduto dal cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi, coadiuvato da padre Giulio Cerchietti, responsabile dell’Ufficio centrale di coordinamento pastorale degli ordinariati militari in seno al Dicastero.

 

         Partecipano a questo Incontro, oltre a tutti gli Ordinari Militari, in numero di 35, 70 delegati delle Conferenze episcopali delle nazioni dove non è stato ancora eretto giuridicamente l’Ordinariato e la cura pastorale dei militari e delle forze di polizia è seguita dalla Conferenza medesima. Il programma del Convegno è articolato in cinque punti di riflessione, ciascuno dei quali sarà oggetto di una conferenza che verrà approfondita nei Circoli minori: ‘La natura degli Ordinariati Militari alla luce della Costituzione Apostolica ‘Spirituali Militum Curae’ e dei successivi documenti del Magistero’; ‘La missione degli Ordinariati Militari e la loro priorità alla luce delle nuove situazioni mondiali’; ‘Il ministero ordinato e gli altri ministeri ecclesiali al servizio della missione pastorale degli Ordinariati Militari’; ‘Il diritto all’assistenza religiosa dei militari inviati in missione di pace e la necessità della formazione al diritto umanitario Internazionale’; ‘L’esperienza di un ordinario militare nei suoi rapporti con la Conferenza episcopale e con i vescovi diocesani del suo Paese’; ‘Soldati come servitori della pace’. Si discuterà anche su ‘Il valore giuridico degli Statuti negli Ordinariati Militari’.

 

Il Convegno sarà aperto da una prolusione del cardinale Giovanni Battista Re e si concluderà con la celebrazione eucaristica in San Pietro presieduta dal cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato. Durante i lavori si confronteranno e si valorizzeranno le esperienze pastorali dei vari Ordinariati. Sarà, quindi, per i responsabili della pastorale castrense un evento emblematico della preoccupazione della Chiesa per la cura spirituale dei fedeli militari e delle loro famiglie in uno scenario mondiale particolarmente difficile. Al militare, infatti, è sempre più frequentemente richiesto di essere operatore di pace e difensore della vita.

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - "Sono vicino alla comunità cristiana e a tutte le vittime delle efferate violenze in Iraq": all'Angelus l'augurio di serenità e di pace rivolto da Benedetto XVI ai musulmani del mondo intero alla conclusione del mese di digiuno del Ramadan.

 

Servizio vaticano - L'omelia del cardinale Crescenzio Sepe, inviato speciale del Santo Padre in occasione dell’“Asian Mission Congress”, in Thailandia.

 

Servizio estero - L'intervento della Santa Sede alla 175.ma sessione del Consiglio Esecutivo dell'UNESCO: Ridare un ruolo alla filosofia nei programmi etici.

 

Servizio culturale - Un articolo di Franco Lanza dal titolo “Il piacere e la necessità di scoprire l'intima struttura psicologica e caratteriale dei personaggi”: raccolta in un volume l'intera produzione di Mario Soldati relativa alla sua esperienza cinematografica.

 

Servizio italiano - In rilievo il dibattito sulla finanziaria.

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

23 ottobre 2006

 

 

ACCESA IN ALGERIA, NELL’ANTICA TAGASTE, LA CITTA’ NATALE DI SANT’AGOSTINO,

 LA FIACCOLA DEL DIALOGO CHE DAL NORDAFRICA GIUNGERA’ IN ITALIA

- Intervista con mons. Giovanni Giudici -

 

Stamattina, in Algeria, a Souk-Ahras, l’antica Tagaste che diede i natali a Sant’Agostino, è stata accesa la fiaccola del dialogo. I religiosi agostiniani hanno voluto celebrare con un messaggio di pace, i 750 anni dalla nascita dell’Ordine. Per far sì che l’esperienza umana e spirituale di Sant’Agostino costituisca un ponte tra le sponde del Mediterraneo e fra varie culture e religioni, la torcia accesa in Africa giungerà ora, attraverso diverse tappe, in Italia. Dall’Algeria, il servizio di Tiziana Campisi:

 

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E’ vissuto fra il quarto e il quinto secolo ma i suoi scritti parlano ancora oggi alla Chiesa. Vescovo di Ippona e dottore della Chiesa, Sant’Agostino ha un messaggio di pace per l’uomo contemporaneo, un messaggio che viaggerà attraverso una fiaccola accesa stamattina a Souk-Ahras dal sindaco della cittadina algerina Boularés Houmana e dal sindaco di Pavia, città che custodisce le reliquie di Agostino, Piera Capitelli. Lo ha ricordato più volte Benedetto XVI: “Agostino invita gli uomini ad affidarsi a Dio in comunione, a credere che l’amore può trasformare il mondo”. Ora, questo messaggio con la fiaccola attraverserà l’Algeria, giungerà ad Annaba, un tempo Ippona, poi arriverà in Tunisia, nell’antica Cartagine, la città degli studi del Padre della Chiesa. Dopo aver fatto tappa a Malta, dove l’Ordine agostiniano ha organizzato un incontro con la comunità musulmana e una veglia di preghiera, la torcia del dialogo sarà accolta ad Ostia, città in cui è morta la madre, Santa Monica. Il 1° novembre, durante l’udienza generale, sarà benedetta dal Papa. Il viaggio della fiaccola terminerà a Pavia, nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro che custodisce le reliquie di Sant’Agostino e che sarà visitata da Benedetto XVI nel 2007. “Nel dialogo la vittoria è della verità e vittoria della verità è la carità”, ha scritto Agostino. Ma come far proprio oggi questo messaggio? Il vescovo di Pavia, mons. Giovanni Giudici:

 

“Nel tempo di Agostino, verità significava l’accoglienza reciproca tra cattolici e donatisti e carità dunque era proprio la verità della vita nella Chiesa. Oggi verità per noi è l’incontro di persone, di culture diverse, quando mettiamo al centro l’uomo. Dunque amare l’uomo, voler bene alle persone, significa ricercare il dialogo e la pace”.

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CAMBIAMENTI E PROBLEMATICHE A LIVELLO SOCIALE CAUSATI DA ALLUNGAMENTO

DELLA VITA E BASSA NATALITA’, MA ANCHE POTENZIALITA’

DELLA TERZA E QUARTA ETA’: AL CENTRO DEL CONVEGNO CONCLUSOSI IERI A FIUGGI

 SU INIZIATIVA DI “50 E PIU’ FENACOM”, ASSOCIAZIONE ITALIANA

PRESENTE IN TRE CONTINENTI

- Con noi Gabriele Sampaolo e Giuseppe Martino -

 

"Se la maggior parte degli Stati membri non prenderà misure rigorose per disinnescare la bomba ad orologeria rappresentata dalle pensioni, il meccanismo esploderà tra le mani dei nostri figli e nipoti, che si troveranno a doversi accollare un fardello assolutamente insostenibile”. Sono parole pronunciate, in questi giorni, dal Commissario, responsabile per gli affari economici dell’UE, Joaquín Almunia, che focalizzano cambiamenti e problematiche di una società che diventa sempre più anziana. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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I dati sulle finanze pubbliche europee dicono che, se non cambia nulla nelle politiche, nel 2050 il rapporto medio debito/PIL nell’UE arriverà al 200%. Se si attuano le misure previste dalla Commissione si riuscirà a passare dall’attuale 63% all’80%. I rischi sono più elevati per gli Stati membri che presentano forti squilibri di bilancio e prevedono sensibili aumenti delle spese legate all’età, come Repubblica Ceca, Cipro, Grecia, Ungheria, Portogallo e Slovenia. C’è un medio rischio per Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Malta, Slovacchia, Spagna e Regno Unito. Più basso l’allarme per Austria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia e Svizzera. Ma fare fronte all'impatto finanziario dell'invecchiamento della popolazione è una grande sfida politica per l’intera Unione Europea. La ricetta indicata è ridurre il disavanzo e il debito pubblico e portare avanti la riforma dei sistemi pensionistici, dell’assistenza sanitaria e delle cure di lunga durata.

 

Le cause dietro a questa situazione, a parte una bassa crescita economica in Europa, sono sostanzialmente il calo dei tassi di fecondità e l’aumento dell’aspettativa di vita. Dunque, dietro a tutto ciò ci sono tante riflessioni da fare.  Tra gli altri, c’è chi prova a farlo con impegno continuativo: l’Associazione 50 e Più Fenacom, fondata in Italia nel 1974 e presente oggi in altri Paesi europei ma anche in Australia, Canada, Stati Uniti, Argentina e Brasile. Ultima iniziativa, il convegno, concluso ieri a Fiuggi, che ha chiamato amministratori, politici e associazioni varie a confrontarsi con il mondo dell’anziano. Il quadro emerso lo sintetizza Gabriele Sampaolo, segretario generale dell’Associazione:

 

R. – Abbiamo visto che c’è una piccola percentuale di anziani, l’8-6 per cento, che sono – diciamo – fortunati, perché sono nel pieno della terza età e sono autosufficienti. C’è poi un 70 per cento che conta sulla famiglia sostanziale e un 10 per cento di anziani che sono isolati da tutto e da tutti. Per queste riflessioni abbiamo coniato questo termine della “famiglia sostanziale”, con il quale si intende non la famiglia che risulta all’anagrafe, non quella dietro all’uscio di casa, ma quella che effettivamente scatta nel momento del bisogno. L’Italia, ahimè, è un Paese che vive un grande ritardo su questi temi, rispetto ai Paesi del Nord Europa. C’è, però, anche qualcosa di positivo: l’Italia è stato un Paese dove la famiglia ha sempre retto e sostenuto molto ed ha quindi preso il posto dell’iniziativa pubblica. Oggi però la famiglia, che è cosi cambiata, richiede che ci sia una risposta organizzata, che tenga conto di quali sono stati i cambiamenti. Nel documento politico, che abbiamo presentato in particolare alla Rosi Bindi in qualità di ministro della Famiglia, abbiamo richiamato l’urgenza di un’azione che si muova su più direttrici: anzitutto il problema emergente della non autosufficienza, su questo si sta facendo qualcosa e sulla finanziaria ci sono dei provvedimenti specifici, però resta un problema. C’è una linea, poi, che è quella della realizzazione di una strumentazione a favore della famiglia sostanziale, di quella famiglia cioè che realmente si occupa degli anziani.

 

Nell’associazione protagonisti sono proprio gli anziani. Con quale obiettivo lo spiega Giuseppe Martino, responsabile per le relazioni esterne di 50 e Più Fenacom:

 

R. – Oltre alla tutela dell’anziano, si vuole anche cercare di promuovere l’anziano attivo, perché mantenga un ruolo nella società quanto più possibile vivo e propositivo, anche attraverso la cultura e il mondo che lo circonda. Quindi  sono importanti anche gli eventi, come il Concorso Prosa Poesia Pittura e Fotografia o Gold Age, un Forum internazionale che compie una ricerca ogni anno, dove loro possono portare il contributo. Questi anziani scelgono, dopo la pensione, di non stare in panchina, ma di giocare altre partite, perché la partita della vita continua nel mondo: per esempio nel volontariato. Tutto questo porta gli anziani a quell’attivismo che produce e che porta soddisfazione anche nel loro vivere quotidiano. Indubbiamente l’anziano corre - essendo libero – nel suo spaccato familiare, dove gli affetti lo coinvolgono appieno e quindi anche dove può trovare la soddisfazione del dare. Ma si ricava e si deve ricavare anche uno spazio tutto per sé, quello che lo porta a riaprire il cassetto dove c’è un sogno. Può essere il sogno di fare un viaggio, il desiderio di ritorni culturali, di sensazioni e di arricchimenti; o di partecipare anche ad una delle tante iniziative dedicate alla creatività, come scrivere un racconto, una poesia. Tutto questo fa la sua giornata più ricca, più bella, partecipata. C’è di mezzo il cuore, il cervello, il moto e l’attività.

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CHIESA E SOCIETA’

23 ottobre 2006

 

 

I PATRIARCHI CATTOLICI D’ORIENTE DI FRONTE ALL’AGGRAVARSI DEL CONFLITTO

DI CULTURE E RELIGIONI CHIEDONO DI TUTELARE LA CONVIVENZA PER

FRENARE LA CRESCENTE EMIGRAZIONE DEI CRISTIANI E SI APPELLANO ALLE ISTANZE MUSULMANE PER UNA ENERGICA CONDANNA DELLA AZIONI TERRORISTICHE.

RIBADISCONO INFINE IL LORO RUOLO DI COLLEGAMENTO TRA

CRISTIANESIMO ED ISLAM, NECESSARIO AL DIALOGO

 

BEIRUT. = “Tutelare la convivenza di fronte all’aggravarsi del conflitto di culture e religioni”: l’appello lanciato dai sette Patriarchi cattolici orientali, riuniti in Assemblea, la scorsa settimana a Bzommar, in Libano, nella sede del Patriarcato armeno-cattolico, dedicata al tema “La Chiesa e la terra”. Riunione incentrata sul grave fenomeno dell’esilio crescente dei cristiani dal Libano, ma anche dalla Palestina, dall’Iraq e dall’intera regione mediorientale. Da qui, l’urgenza di contrastare l’instabilità politica e le sue conseguenze sul piano economico, della sicurezza, del degrado sociale, del senso di alienazione psicologica e morale, cause fondamentali dell’emigrazione dei cristiani d’Oriente. Nel messaggio finale - riportato da AsiaNews - i capi delle Chiese mediorientali hanno riaffermato il ruolo di collegamento che le Chiese orientali svolgono tra cristianesimo ed islam, rendendo possibile il dialogo, che non deve spezzarsi. Il Libano – scrivono i Patriarchi nel messaggio finale dell’Assemblea - “resta una fonte di speranza” e “deve giocare un ruolo effettivo” nella costruzione di un Oriente aperto alla convivenza. I capi delle Chiese cattoliche d’Oriente si rivolgono quindi alle “istanze” e alle “organizzazioni islamiche”, esortandole “a condannare energicamente le azioni terroristiche che si commettono, a volte, in nome della religione musulmana”. “Noi sappiamo – dichiarano – che il vero islam e il Corano sono incolpevoli di qualsiasi violenza. Queste azioni nuocciono non solo all’islam ma distruggono anche la convivenza che prosegue da tante generazioni, specialmente in Iraq”. I Patriarchi auspicano inoltre che “i libanesi uniranno le loro fila e lavoreranno insieme nella ricostruzione di ciò che è stato distrutto (dalla guerra) per potere riottenere una vita normale”. E rivolgendosi ai palestinesi e agli israeliani, invitano i due popoli “a fare il possibile per raggiungere una pace duratura”. Nel corso dei lavori, i leader religiosi hanno anche approvato la costituzione di un Osservatorio dei diritti dell’uomo in Medio Oriente e rinnovato il loro appoggio ai mezzi di comunicazione audiovisiva della Chiesa. Il messaggio porta la firma dei Patriarchi: il maronita, Nasrallah Sfeir, il greco-melkita, Gregorio III Lahham, il copto, Antonios Nagib, il siro-cattolico, Boutros VIII Abdel Ahad, il latino di Gerusalemme, Michel Sabbah, il caldeo Emmanuel III Delly, oltre al padrone di casa, il Patriarca armeno cattolico, Narsis Bedros XIX. (R.G.)

 

 

LE NAZIONI UNITE PROLUNGANO, IN LIBERIA, IL BANDO AL COMMERCIO DEI DIAMANTI, VENDUTI IN PASSATO PER FINANZIARE LA GUERRA CIVILE. IL PAESE AFRICANO È STATO INVITATO A CONFORMARSI ALLE NORME INTERNAZIONALI

SULLA CERTIFICAZIONE D’ORIGINE DELLE PIETRE

 

NEW YORK. = Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha deciso di prolungare il divieto di vendita dei diamanti liberiani. Sono state confermate così le misure prese nel 2001 per impedire, come accaduto in passato, il finanziamento della guerra civile attraverso il commercio delle pietre. La richiesta di revoca del bando era stata avanzata, nel maggio scorso, dalla presidente liberiana, Ellen Johnson Sirleaf, per promuovere la ricostruzione del Paese, devastato da 25 anni di conflitti interni. L’ONU ha apprezzato i progressi fatti dalla Liberia dalla fine della guerra nel 2003. Tuttavia, il Consiglio di sicurezza ha chiesto al governo di Monrovia di adoperarsi maggiormente per garantire l’applicazione delle regole internazionali sulla certificazione d’origine delle gemme, così come previsto dal Processo di Kimberley. Quest’ultimo, messo a punto da alcuni Stati dell’Africa meridionale e sostenuto dalle Nazioni Unite, è in vigore dal 2003 e rappresenta uno schema internazionale di certificazione dei diamanti, per impedire che il commercio di queste pietre finanzi conflitti. Ellen Margrethe Loj, presidente del Comitato del Consiglio di Sicurezza per le sanzioni, ha affermato che la questione verrà riesaminata a fine anno e che, in ogni caso, le Nazioni Unite sperano di eliminare quest’embargo al più presto. È stato invece cancellato definitivamente il bando, in vigore dal 2003, all’esportazione di legname, grazie all’emanazione di una nuova legge liberiana per il controllo del settore forestale. (A.S.)

 

 

“PARTIAMO BENE!”: AL VIA DA OGGI LA SETTIMANA EUROPEA PER SICUREZZA E

LA SALUTE SUL LAVORO, DEDICATA AI GIOVANI. SONO 430 LE VITTIME OGNI ANNO

IN EUROPA FRA I LAVORATORI SOTTO I 25 ANNI ED OLTRE 700 MILA GLI INFORTUNI

 

BRUXELLES. = “Partiamo bene!”: è il motto della Settimana europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, che si apre oggi, rivolta quest’anno ai giovani. Ogni anno, circa 430 lavoratori europei con meno di 25 anni muoiono sul lavoro e 714 mila sono gli infortuni subiti dai giovani tra i 18 e i 24 anni. Per questo, la campagna europea di sensibilizzazione si concentra nei luoghi di lavoro, per rendere più coscienti sia i datori di lavoro che i giovani sui rischi d’infortunio, ma anche nelle scuole e università, proprio per “inculcare” una cultura della prevenzione, che deve essere integrata nei programmi didattici. Sono circa 43 milioni i giovani lavoratori tra i 15 e i 29 anni nei 25 Paesi dell'Unione europea, di cui 5 milioni con un'età inferiore ai 20 anni. Il rischio di infortunio non letale nei giovani tra i 18 e i 24 anni sale del 40 per cento rispetto all'intera forza lavoro. Proprio i giovanissimi, tra i 15 e i 24 anni, sono i più esposti a lavori fisicamente pesanti, svolti a velocità elevata, soggetti a movimenti ripetitivi, esposti a temperature estreme, rumori e vibrazioni forti. I giovani possono mancare di esperienza, di maturità fisica e psicologica, di consapevolezza delle questioni di salute e sicurezza, oltre che di competenza e formazione. Possono anche ignorare i doveri che incombono sul datore di lavoro ed anche i propri diritti e responsabilità. Da parte loro, i datori di lavoro possono non tenere conto della vulnerabilità dei giovani, proponendo attività non consone alle loro capacità. Mentre la legislazione impone loro di proteggere i giovani da rischi di cui loro stessi forse non hanno coscienza, effettuando valutazioni e fornendo formazione e supervisione adeguate. Per questo, la problematica riguarda il mondo dell'istruzione, le istituzioni e quanti sono interessati alla sicurezza sul lavoro. “Il messaggio che ci proponiamo di trasmettere è che tutti noi abbiamo la responsabilità di proteggere i giovani sul lavoro”, afferma Hans-Horst Konkolewsky, direttore dell'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro.  “Il problema - ha aggiunto - interessa anche i genitori, gli operatori della salute e della sicurezza, tutto il mondo della scuola e della formazione, come pure, in ultima analisi, la classe politica”. (R.G.)

 

 

GLI OCEANI STANNO LENTAMENTE MORENDO: LO DENUNCIA IL PROGRAMMA

DELLE NAZIONI UNITE PER L’AMBIENTE. TRA LE CAUSE, ANCHE LA CRESCITA

DELLA CAPACITÀ D’INQUINAMENTO DEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO

 

NEW YORK. = L’inquinamento sta “uccidendo” i mari ed è in rapida crescita il numero di zone minacciate: è quanto rilevano le Nazioni Unite, nell’ambito degli studi sulla protezione dell’ambiente marino, promossi dal Programma dell’ONU per l’ambiente (UNEP). L’organismo, che ha riunito in questi giorni a Beijing, in Cina, i rappresentanti di più di 100 Paesi per un meeting intergovernativo sulla protezione dell’ambiente marino, denuncia un allarmante aumento delle “dead zones”. Queste ultime sono tratti di mare ad alto tasso d’inquinamento, in cui la vita dei pesci e di altre specie è seriamente minacciata dalla presenza di alghe che, a causa della presenza di agenti inquinanti, si sviluppano e tolgono ossigeno alle altre creature marine. Le sostanze che più alimentano questa situazione sono i fertilizzanti, i liquami, gi scarti industriali, i fumi dei combustibili fossili e anche la plastica. Sono circa 200 le aree a rischio a livello mondiale, il 34 per cento in più rispetto al 2004. La più nota si trova nel Golfo del Messico, alimentata dai fertilizzanti immessi nell’oceano dal fiume Mississippi, ma si stanno formando nuove “dead zones” anche in Sud America, Cina, Giappone e Australia. In Europa, sono preoccupanti le condizioni del Mar Baltico, della Baia di Eleusi nell’Egeo, dell’alto Mar Adriatico e dell’estuario del fiume Mersey in Inghilterra. I danni alla fauna marina producono conseguenze negative anche per le popolazioni che vivono di pesca. Secondo gli studi dell’UNEP, una causa del rapido incremento delle “zone morte” può essere individuata nel recente aumento della capacità d’inquinamento dei Paesi in via di sviluppo. In questi Stati, il 90 per cento dei liquami finisce in mare senza nessun trattamento precedente e la legislazione nazionale è alquanto carente in fatto di tutela dell’ambiente. (A.S.) 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

23 ottobre 2006

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco ed Ada Serra -

 

Un’ulteriore intensificazione della guerra contro le forze straniere in Afghanistan. E’ l’ultima minaccia del Mullah Omar, leader spirituale dei talebani, riapparso sulla scena internazionale con un messaggio diffuso via internet. Nel Paese asiatico, intanto, i rapitori di Gabriele Torsello, il fotoreporter italiano rapito in Afghanistan lo scorso 12 ottobre, hanno assicurato, in una telefonata fatta questa mattina al centro chirurgico di Emergency a Lashkargah, che l’ostaggio è in buone condizioni di salute. Il nuovo contatto con i rapitori, avvenuto dopo la scadenza dell’ultimatum, indica, secondo l’organizzazione “PeaceReporter”, la volontà dei sequestratori di mantenere un canale di comunicazione aperto. Le richieste dei rapitori sono: la consegna del cittadino afghano convertito al cristianesimo e rifugiato in Italia o il ritiro delle truppe italiane dall’Afghanistan.

 

L’Iran “non accetterà la sospensione dell’arricchimento dell’uranio in nessuna forma”. Lo ha dichiarato oggi il portavoce del governo dopo che ieri il portavoce del ministero degli Esteri non aveva escluso la possibilità di una “sospensione limitata” delle attività di arricchimento dell’uranio.

 

Due civili e un poliziotto sono rimasti uccisi in Iraq per un attacco sferrato nel centro di Baghdad.  Il governo iracheno ha poi annunciato di aver imposto il coprifuoco nella città meridionale di Amara, insanguinata la scorsa settimana da combattimenti tra milizie sciite e forze di polizia. E’ salito inoltre a cinque il numero dei soldati statunitensi  uccisi, nelle ultime 24 ore, in seguito a scontri e attentati avvenuti nel Paese arabo. Lo ha annunciato, stamani, il comando militare americano precisando che il totale di soldati statunitensi morti in Iraq, ad ottobre, sale così ad 85. Il mese di ottobre è stato, finora, il più sanguinoso di tutto il 2006 per le truppe americane. Intanto, il premier britannico Tony Blair ha nuovamente difeso l’impegno di Gran Bretagna e Stati Uniti in Iraq e, al termine di un incontro con il vicepremier iracheno, ha affermato che Londra “non perderà le redini” nel conflitto.

 

Ennesimo blitz dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza: almeno 8 palestinesi sono morti in seguito ad una imboscata tesa da un’unità speciale     israeliana. Secondo l’esercito dello Stato ebraico, tra le vittime ci sono almeno due militanti delle cosiddette “brigate dei martiri di Al Aqsa”.

 

Il presidente russo, Vladimir Putin, non ha rivolto “nessuna critica diretta” all’Italia. Lo ha detto il portavoce del presidente del Consiglio italiano, commentando alcune dichiarazioni rilasciate da Putin venerdì scorso durante il Consiglio europeo di Lathi, in Finlandia. Secondo il giornale spagnolo “El Pais”, che ha rivelato ieri alcuni di questi interventi del capo del CremLino, il presidente russo avrebbe risposto alle critiche sulle violazioni dei diritti umani in Russia, ricordando la nascita della mafia in Italia e rimproverando alla Spagna di avere numerosi sindaci imputati per corruzione. Ma, secondo il portavoce dell’esecutivo italiano, l’unica frase che poteva far pensare a critiche nei confronti dell’Italia è stata un’espressione ironica, come “la mafia non è una parola russa”.

 

In Bulgaria, il capo di Stato uscente, Georgi Parvanov, ha vinto le elezioni presidenziali tenutesi ieri, ma non è riuscito ad evitare il ballottaggio, fissato per il prossimo 29 ottobre. Non è stato superato, infatti, il quorum del 50 per cento dei votanti. Si sono recati alle urne solo il 42 per cento degli aventi diritto. Sulle elezioni in Bulgaria, che entrerà a far parte dell’Unione Europea dal prossimo mese di gennaio, ascoltiamo il servizio di Iva Mihailova:

 

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Il presidente uscente Gheorghi Parvanov non ce l’ha fatta ad essere rieletto al primo turno. L’ex leader del partito socialista, ora candidato indipendente, ha ottenuto quasi il 65 per cento dei consensi contro il 21 per cento del leader del movimento ultra nazionalista Volen Siderof. Solo il 10 per cento invece ha ricevuto il candidato della destra Nedelcho Beronov, considerato dall’inizio figura non eleggibile. Il movimento di Volen Siderov è nato nel 2005 quando è entrato per la prima volta nel Parlamento ed è famoso per la sua posizione contro le minoranze etniche e religiose. “Siderov non mi preoccupa”, ha detto il presidente uscente Gheorghi Parvanov, “perché abbiamo una grossa precedenza”. Secondo Siderov, invece, i bulgari devono votare contro quelli che hanno derubato il Paese. In Bulgaria, dopo la caduta del comunismo, tante persone si sono arricchite in modo illegale e questo crea simili posizioni.

 

Da Sofia, per la Radio Vaticana, Iva Mihailova.

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Al ballottaggio sembra dunque scontata, in Bulgaria, la vittoria del presidente uscente, Georgi Parvanov. Ma quali conseguenze avrà la sua rielezione, soprattutto in vista del futuro ingresso della Bulgaria in Europa? Risponde, al microfono di Giancarlo La Vella, la giornalista bulgara, Anna Maria Petrova Ghiuselev:

 

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R. – Il presidente uscente, Georgi Parvanov, è una figura che mi sembra sia piaciuta a tutti gli schieramenti. E’ una persona della corrente giovane del partito socialista, che dà un’immagine positiva della Bulgaria. Gli anni passati con lui sono stati, comunque, anni che hanno preso una direzione positiva per la Bulgaria.

 

D. – Qual è il clima che c’è nel Paese, in vista del prossimo ingresso nell’Unione Europea?

 

R. – Gran parte della popolazione è ottimista per quanto riguarda questo ingresso. Io spero che questo ottimismo della popolazione sia poi sostenuto dai fatti e anche dal governo, che sappia guidarli nella direzione giusta, perché è un momento molto delicato.

 

D. – C’è il timore che la Bulgaria possa trovarsi in difficoltà, rispetto ad economie più strutturate, più forti?

 

R. – Io penso che comunque la Bulgaria, come qualsiasi altro Paese più piccolo, non possa entrare in competizione con un Paese grande, forte, dell’Unione; anzi, penso che la Bulgaria sarà sostenuta proprio da questi Paesi più grandi, che, appunto, daranno una mano – e penso sia naturale – ad un piccolo Paese, che però ha delle grandi risorse sia materiali che intellettuali.

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Sarebbe ancora esplosivo il clima nei quartieri periferici di Parigi, un anno dopo la rivolta che coinvolse la capitale francese. E’ stato infatti registrato un aumento degli scontri fra i giovani delle banlieues e gli agenti di polizia. I servizi di intelligence francesi, citati dal giornale “Le Figaro”, sostengono che “la maggior parte delle condizioni che hanno portato, un anno fa, allo scoppio della violenza nelle banlieues, sono tuttora presenti”. Solo ieri pomeriggio, sono stati incendiati tre autoveicoli in un municipio nella periferia sud di Parigi.

 

Nuove speranze di pace in Sri Lanka. Il presidente Rajapakse firmerà oggi un accordo col maggior partito d’opposizione, nel tentativo di mettere fine al sanguinoso conflitto tra ribelli Tamil ed esercito governativo. L’iniziativa dell’accordo arriva alla vigilia dei negoziati di pace tra autorità di Colombo e Tigri Tamil, previsti in Svizzera alla fine di questo mese.

 

Tragedia in Bangladesh: un traghetto, con almeno cinquanta persone a bordo, è affondato nel fiume Meghna in seguito ad una collisione con una nave cargo. L'incidente è avvenuto a una quarantina di chilometri a sudest di Dacca. L'imbarcazione era sovraccarica di persone dirette a casa per la festa di fine di Ramadan.

 

In Somalia, almeno cinque persone sono rimaste uccise durante scontri scoppiati ieri tra truppe governative e gruppi islamici. I combattimenti sono scoppiati in seguito alla presa della città di Bur Haqaba, 60 chilometri ad est di Baidoa, da parte dell’esercito fedele al governo di transizione. Gli scontri sono poi continuati nelle vicinanze di Baidoa e a nord del porto strategico di Kisimayo, di cui gli islamici hanno preso il controllo lo scorso mese. Gli osservatori internazionali, intanto, prevedono che a breve vi sarà una nuova offensiva dei soldati governativi, con l’appoggio delle truppe etiopiche, per tentare di riconquistare Mogadiscio.

 

Nuovi sbarchi di immigrati, questa mattina, in Italia. Almeno 120 persone, a bordo di tre imbarcazioni, sono state soccorse a sud dell’isola di Lampedusa. In Puglia, la Guardia di Finanza ha rintracciato, poi, 23 profughi. Si tratta, in questo caso, di cittadini del Bangladesh e dell'Afghanistan. È salito così a oltre 600 il numero delle persone che, nelle ultime 24 ore, sono approdate sulle coste italiane. Intanto, il Centro di prima accoglienza di Lampedusa, non riuscendo a fronteggiare i nuovi arrivi, è stato costretto a organizzare il trasferimento di 430 immigrati presso altri centri dell’isola e delle regioni vicine. La struttura ospitava infatti 600 persone, a fronte di una capienza di 190 posti.

 

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