RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 296 - Testo
della trasmissione di lunedì 23 ottobre 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Inizia
oggi in Vaticano il V Convegno internazionale degli Ordinariati militari
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Gli oceani stanno lentamente morendo: lo denuncia il
programma delle Nazioni Unite per l’ambiente
Elezioni presidenziali in Bulgaria: sarà
ballottaggio tra il presidente uscente Parvanov e il
leader del movimento ultra-nazionalista Siderov
23 ottobre 2006
IL
PAPA RICORDA IN UN MESSAGGIO IL 50.MO
ANNIVERSARIO
DELL’INSURREZIONE DEMOCRATICA UNGHERESE,
REPRESSA
NEL SANGUE DALLE TRUPPE SOVIETICHE
-
Intervista con padre Adàm Somorjai
-
Benedetto XVI si unisce alle
celebrazioni che si concludono oggi a Budapest per il 50.mo
anniversario dell’insurrezione ungherese contro il regime comunista. Il Papa, in
un messaggio al presidente ungherese László Sólyom,
ricorda con commozione i moti democratici del ’56 che furono repressi nel
sangue dalle truppe sovietiche. Alle celebrazioni, iniziate ieri, sono
presenti, oltre al cardinale Angelo Sodano in qualità di Legato Pontificio, una
sessantina di capi di Stato e di governo europei. Il servizio di Sergio Centofanti:
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“Il 23 ottobre del 1956 –
ricorda il Papa nel messaggio - il coraggioso popolo di Budapest dovette
confrontarsi con il proprio desiderio di libertà, a fronte di un regime che
perseguiva fini difformi dai valori della Nazione ungherese. E’ ancor vivo
nella memoria il ricordo dei tragici eventi che provocarono, nel giro di pochi
giorni, migliaia di vittime e di feriti, destando nel mondo grave turbamento”.
Benedetto XVI ricorda gli accorati appelli di Pio XII che “attraverso ben quattro
vibranti interventi pubblici, chiese con insistenza alla Comunità Internazionale
il riconoscimento dei diritti dell’Ungheria all’autodeterminazione, in un quadro
di sostanziale identità nazionale, che garantisse la necessaria libertà”.
Benedetto XVI sottolinea come
l’Ungheria, “nonostante le oppressioni subite lungo i secoli, e da ultimo quella sovietico-comunista, abbia sempre tenuto
nella giusta valutazione il rapporto fra Stato e cittadino, al di là di ogni
ideologia. Secondo la visione cristiana, a cui si sono
ispirate le popolazioni che hanno dato vita alla Nazione ungherese – prosegue
il Pontefice - la persona con le sue
legittime aspirazioni morali, etiche e sociali precede lo Stato. La struttura
legale dello Stato e la sua giusta laicità sono sempre state concepite nel
rispetto della legge naturale tradotta negli autentici valori nazionali e, per
i credenti, arricchita dalla Rivelazione”. Il Papa esprime quindi l’augurio
“che l’Ungheria possa costruire un futuro libero da ogni oppressione e
condizionamento ideologico”, auspicando che la celebrazione dei fatti del ’56
“sia motivo di provvida riflessione sugli ideali e sui valori morali, etici e
spirituali che hanno costruito l’Europa”. L’Ungheria – ha concluso il Papa -
possa continuare a farsi paladina “di una proposta di civiltà basata sul rispetto
della persona umana e sul primato dei suoi alti destini”.
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Ma sul 50.mo
anniversario dell’insurrezione ungherese ascoltiamo il servizio di Stefano
Leszczynski:
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Il 23 ottobre del 1956,
sull’onda dello scontento che regnava in tutta l’Europa orientale soggiogata
dal comunismo sovietico, esplose inattesa e spontanea la rivoluzione ungherese.
Alle richieste di libertà e democrazia avanzate dal popolo magiaro la polizia
politica e l’esercito avevano risposto aprendo il fuoco sui manifestanti, che
si accalcavano di fronte al palazzo della radio di Stato. A nulla servì la
decisione del Partito comunista ungherese di richiamare alla guida
dell’esecutivo il riformista Imre Nagy,
caduto in disgrazia poco tempo prima. Budapest ormai
bruciava e la rivolta dilagava in tutto Paese. L’Occidente rimase a guardare,
mentre gli intellettuali europei ammutolivano e talvolta bollavano la rivolta
come un tentativo di ‘eversione fascista’. La sola
voce che risuonò con autorevolezza e forza fu quella del Papa Pio XII che
dedicò alla vicenda ben tre preoccupate ed accorate
Lettere apostoliche. Sentiamo padre Adàm Somorjai, della Segreteria di Stato:
“Allora, nel ’56, era il valore
della libertà al centro dell’attenzione, la libertà che era stata soffocata
prima ed è stata soffocata anche dopo. Un intero popolo - e non solo uno - una
regione dell’Europa ha subito un’oppressione sia nazionale, sia ideologica.
Questa parte dell’Europa è stata venduta e il ’56 ricorda la speranza, nata sia
in Polonia che in Ungheria, che potesse tornare la
libertà”.
Nagy, nel
tentativo di scongiurare l’invasione da parte dell’URSS, annunciò l’uscita dal
Patto di Varsavia e proclamò la neutralità del Paese. All’alba del 4 novembre i
carri armati sovietici segnarono il destino dell’Ungheria. Nagy
sarà arrestato e ucciso e verrà sostituito dal più
fedele Janos Kadar.
Migliaia di morti, 200 mila esuli, 20 mila arrestati – tra questi a centinaia verranno torturati e uccisi – è il bilancio della rivolta. E
ancora, solo la voce di Pio XII in quello che resterà uno dei più drammatici
appelli del ‘900:
“Grava sugli animi il significato dei luttuosi fatti ungheresi.
L’universale, spontanea commozione del mondo dimostra quanto sia
necessario ed urgente il restituire la libertà ai popoli che ne sono stati
spogliati. Dio, Dio, Dio, risuoni questo ineffabile nome, fonte di ogni
diritto, giustizia e libertà nei parlamenti e nelle piazze, nelle case e nelle
officine, sulle labbra degli intellettuali e dei lavoratori, sulla stampa e
alla radio”.
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BENEDETTO
XVI, RICEVENDO
PARLA
DEL MISTERO DELLA SANTITA’ DI PAPA WOJTYLA
Benedetto XVI ha ricevuto stamani i membri della
Fondazione Giovanni Paolo II, guidati dall’arcivescovo di Cracovia, il
cardinale Stanislao Dziwisz.
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“Giovanni Paolo II,
filosofo e teologo, grande pastore della Chiesa, ha lasciato una ricchezza di
scritti e di gesti che esprimono il suo desiderio di diffondere il Vangelo di
Cristo nel mondo, adoperando i metodi indicati dal Concilio Vaticano II e di
tracciare le linee di sviluppo della vita della Chiesa nel nuovo millennio.
Questi doni preziosi non possono essere dimenticati”.
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ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina il cardinale Jean-Marie Lustiger, arcivescovo
emerito di Parigi, e alcuni presuli della Conferenza episcopale di Irlanda, in
visita ad Limina.
Il Papa ha nominato vescovo di Iquique,
in Cile, mons. Marco Antonio Órdenes Fernández, finora amministratore diocesano della medesima
diocesi. Mons. Órdenes Fernández è nato a Iquique il 29
ottobre 1964. Dopo aver ottenuto la laurea in Ostetricia e Puericultura presso
l’Università di Tarapacá, è entrato nel Pontificio
Seminario Maggiore di Santiago del Cile, dove ha compiuto gli studi filosofici
e teologici, conseguendo il Baccellierato in
Teologia. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 14 dicembre
QUESTO
POMERIGGIO, IN SAN PIETRO,
LA
SANTA MESSA PRESIEDUTA DAL CARDINALE ZENON GROCHOLEWSKI
PER
L’INIZIO DELL’ANNO ACCADEMICO DEGLI ATENEI PONTIFICI:
ALLA
FINE DEL RITO IL PAPA SCENDERA’ NELLA BASILICA
PER
SALUTARE DOCENTI E STUDENTI
-
Intervista con mons. Angelo Vincenzo. Zani -
Oggi pomeriggio alle 17.00 il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto
della Congregazione per l’educazione cattolica, presiederà
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R. – Si tratta di una realtà molto complessa e molto
articolata, che svolge un grande servizio. Gli studenti sono in totale 17.500,
provenienti da
tutto il mondo e quindi con una grande varietà di lingue, tradizioni e culture.
Sono in gran parte sacerdoti, religiosi e religiose.
Abbiamo, però, tanti studenti laici, tenuto conto che alcune di queste Facoltà
non offrono solo studi teologici in senso stretto, già frequentati anch’essi da
laici, ma offrono anche altri percorsi formativi, come letteratura cristiana e
classica, comunicazione sociale, psicologia, scienze sociali, scienze della
formazione, etc. Voglio soltanto aggiungere un altro dato: abbiamo 2.140
docenti.
D. – Quali sono le caratteristiche degli Atenei pontifici?
R. – Direi che la caratteristica degli Atenei Pontifici è
anzitutto quella di avere un legame del tutto speciale con il Santo Padre.
Sono, infatti, a Roma e Roma rappresenta il centro della cattolicità e quindi
molti vescovi del mondo, pur avendo in loco degli istituti accademici o delle
facoltà ecclesiastiche, preferiscono inviare a Roma i loro giovani studenti già
sacerdoti per specializzazioni o anche dei religiosi o laici per far fare loro
un’esperienza di universalità, di cattolicità: si vuole offrire un percorso di
specializzazione che abbia una visione non eurocentrica, ma ecclesiocentrica
e quindi fondata sulla rivelazione, sull’approfondimento, sullo studio, sulla
ricerca della Rivelazione cristiana, come quell’insieme
di verità che non solo vanno approfondite in se stesse, ma anche cogliendo in
esse quella potenzialità di innovazione e di illuminazione che possono avere
sulle discipline in genere. La seconda caratteristica di queste istituzioni
accademiche è che sono finalizzate ad offrire una specializzazione e una
qualificazione del tutto particolare per il personale, che è poi destinato a
ricoprire dei ruoli nelle circa 200 facoltà ecclesiastiche che abbiamo in tutto
il mondo. Vorrei anche aggiungere che le
facoltà romane, come tutte le altre facoltà ecclesiastiche in Europa, sono
particolarmente coinvolte, in questo momento, nel cosiddetto Processo di
Bologna, vale a dire nell’adeguamento tecnico ed organizzativo di tanti aspetti
della vita accademica che consentirà – dopo il 2010 – di realizzare
quello che viene definito lo spazio
europeo dell’istruzione superiore, che avrà come effetto principale il
riconoscimento reciproco dei titoli accademici rilasciati sia dalle nostre
facoltà come anche il riconoscimento di tutti gli istituti di studi superiori
che entrano a far parte di questo processo.
D. – Con quali auspici inizia questo nuovo anno e ci sono
novità particolari quest’anno?
R. – Direi che l’elemento più caratteristico di questo incontro è che, per la prima volta, Papa Benedetto
XVI incontra le proprie istituzioni accademiche in Roma. Lo scorso anno per una
serie di vicende il Santo Padre non ha potuto essere presente con noi, ma
quest’anno ha voluto riprendere la tradizione avviata da Papa Giovanni Paolo
II. E questo, evidentemente, con grande gioia da parte delle Istituzioni e
degli Atenei romani. Gli Atenei romani svolgono l’inaugurazione dell’Anno
Accademico con le proprie celebrazioni, ma è un’altra cosa trovarsi insieme ed
ascoltare la parola specifica del Santo Padre, soprattutto in questo momento
così particolare della vita della Chiesa ed avere da lui un indirizzo ed uno
stimolo per approfondire la conoscenza e l’approccio alle discipline non solo
teologiche, ma anche a tutte le altre discipline strettamente connesse con la
teologia, da conoscere e da far diventare motivo di testimonianza in questa
cultura odierna.
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OGGI E DOMANI SU RAIUNO ALLE 21.00 IL FILM
DEDICATO ALLA VITA
DI GIOVANNI PAOLO I: “PAPA
LUCIANI – IL SORRISO DI DIO”
Va in onda oggi e domani alle 21.00 su Rai Uno la fiction dedicata alla vita di Giovanni Paolo I
intitolata “Papa Luciani – Il sorriso di Dio”, con la regia di Giorgio Capitani
e Neri Marcoré nel ruolo del protagonista. Una
sintesi del film è stata presentata in anteprima a Benedetto XVI domenica 8
ottobre, alla presenza dei responsabili Rai e dei membri dell’équipe del film.
Il nostro servizio.
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Il Papa nel suo saluto ha ricordato “la figura dolce e
mite” di Albino Luciani, scomparso il 28 settembre del 1978 dopo appena 33
giorni di pontificato:
“un Pontefice forte nella fede” e
“fermo nei principi” – ha aggiunto Benedetto XVI - “ma sempre disponibile all’accoglienza e al
sorriso”. “Fedele alla tradizione e
aperto al rinnovamento” – ha ricordato ancora Benedetto XVI - “da Vescovo e da Papa, fu instancabile
nell’attività pastorale, stimolando costantemente clero e laicato a perseguire,
nei vari campi dell’apostolato, l’unico e comune ideale della santità”:
“Maestro di verità e
catecheta appassionato, a tutti i credenti ricordava, con l’affascinante
semplicità che gli era solita, l’impegno e la gioia dell’evangelizzazione,
sottolineando la bellezza dell’amore cristiano, unica forza in grado di
sconfiggere la violenza e costruire un’umanità più fraterna”.
Quindi il Papa ha voluto ricordare la devozione che Papa
Luciani nutriva verso
“Quando era Patriarca
di Venezia ebbe a scrivere: ‘È impossibile concepire
la nostra vita, la vita della Chiesa, senza il rosario, le feste mariane, i santuari
mariani e le immagini della Madonna’. E’ bello accogliere questo suo invito e trovare, come egli fece,
nell’umile affidamento a Maria il segreto di una quotidiana serenità e di un
fattivo impegno per la pace nel mondo”.
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BEATIFICATI
IN SPAGNA E GERMANIA LA RELIGIOSA BASCA, SUOR MARGARITA MARIA LOPEZ DE MATURANA,
E IL SACERDOTE TEDESCO, PAUL JOSEF NARDINI.
ENTRAMBI FONDARONO, TRA L’OTTO E IL NOVECENTO,
ISTITUTI
RELIGIOSI DEDITI ALL’ASSISTENZA DEI DISAGIATI
Due cornici di folla e di devozione popolare hanno fatto
da contrappunto, ieri pomeriggio, alle Beatificazioni di Suor Margarita María López de Maturana, fondatrice delle Suore Mercedarie Missionarie di Bérriz, e di Paul Josef Nardini, fondatore delle Suore Francescane della
Sacra Famiglia. Teatro delle cerimonie, rispettivamente, la cattedrale di
Bilbao - città natale della religiosa basca - e la Cattedrale di Spira, in
Germania, dove si sviluppò l’azione caritativa del sacerdote tedesco. I
particolari nel servizio di Alessandro De Carolis.
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La città vecchia di Bilbao, con strade e mura che mostrano
nitidi i suoi 700 anni di storia, ha visto ieri riconosciuta la gloria degli
altari per una sua figlia, Margarita María López de Maturana, nata e
cresciuta tra i suoi vicoli. Un’anima basca ma più ancora un’anima di Dio, che
seppe accogliere la sua chiamata e trasformarla in un’esperienza di servizio tra
la sua gente. Nella cattedrale di Santiago, il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della
Congregazione per le Cause dei Santi, ha presieduto la Messa solenne di
beatificazione, ricordando uno degli aspetti della grandezza di suor Margarita María. Il monastero di clausura di Bérriz
nel quale la futura Beata, 19.enne, entrò nel 1903 venne da lei trasformato in Istituto
missionario proprio perché, ha spiegato il cardinale Saraiva
Martins, la religiosa seppe udire quel grido dello
Spirito “Vieni! Vieni a noi, soccorrici!” che “percorre il carisma mercedario” della sua opera. “Questo grido – ha proseguito
il porporato citando Benedetto XVI - è la chiamata urgente ad agire attivamente
affinché sia sempre tutelata la vita sin dal concepimento, sia rispettata la
dignità della famiglia e del matrimonio”, siano tutelati i diritti dei figli e
dei poveri, dei malati o degli emarginati. Ed è ciò che operano oggi, 80 anni
dopo l’avvio dell’Istituto, le Suore Mercedarie Missionarie di Bérriz nelle 72 comunità sparse per il mondo: con
“generosità e audacia”, ha riconosciuto il cardinale Saraiva
Martins, per mostrare al mondo i “segni della
tenerezza e della Mercede di Dio”.
Concetti analoghi, pur nella diversità della storia e
della circostanza, sono risuonati nella cattedrale di Spira, in Germania,
affollata da circa duemila fedeli all’interno, e da altre migliaia assiepati
sui giardini all’esterno. Il cardinale arcivescovo di Monaco e Frisinga, Friedrich Wetter, si è
soffermato sulla figura di un sacerdote straordinario, Paul
Josef Nardini, da ieri nuovo Beato della Chiesa tedesca.
Un uomo, ha osservato il cardinale Wetter all’omelia, dotato di una “forza
inesauribile” e un sacerdote che “si preoccupava tanto per la miseria ed i
bisogni della gente della sua parrocchia”. Diceva: “Attraverso i poveri Gesù
bussa al mio cuore”. Paul Josef
Nardini, ha detto ancora il cardinale Wetter, “era un dono per la gente. E lui
è un dono anche per noi” perché ci mostra”ciò che è più importante nella vita”.
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DA
QUESTO POMERIGGIO A VENERDI’ PROSSIMO IN VATICANO
IL V
CONVEGNO INTERNAZIONALE DEGLI ORDINARIATI MILITARI
- A
cura di Giovanni Peduto -
Da oggi
pomeriggio fino a venerdì prossimo, 27 ottobre, si svolgerà in Vaticano,
nell’Aula Vecchia del Sinodo, il V Convegno Internazionale degli Ordinariati
Militari sul tema “I militari al servizio della pace”, presieduto dal cardinale
Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi, coadiuvato da padre Giulio Cerchietti, responsabile dell’Ufficio centrale
di coordinamento pastorale degli ordinariati militari in seno al Dicastero.
Partecipano
a questo Incontro, oltre a tutti gli Ordinari Militari, in numero di 35, 70
delegati delle Conferenze episcopali delle nazioni dove non è stato ancora
eretto giuridicamente l’Ordinariato e la cura pastorale dei militari e delle forze
di polizia è seguita dalla Conferenza medesima. Il programma del Convegno è
articolato in cinque punti di riflessione, ciascuno dei quali sarà oggetto di
una conferenza che verrà approfondita nei Circoli
minori: ‘La natura degli Ordinariati Militari alla luce della Costituzione
Apostolica ‘Spirituali Militum Curae’
e dei successivi documenti del Magistero’; ‘La
missione degli Ordinariati Militari e la loro priorità alla luce delle nuove situazioni
mondiali’; ‘Il ministero ordinato e gli altri
ministeri ecclesiali al servizio della missione pastorale degli Ordinariati Militari’; ‘Il diritto all’assistenza religiosa dei
militari inviati in missione di pace e la necessità della formazione al diritto
umanitario Internazionale’; ‘L’esperienza di un ordinario
militare nei suoi rapporti con
Il Convegno sarà aperto da una prolusione del cardinale
Giovanni Battista Re e si concluderà con la celebrazione eucaristica in San
Pietro presieduta dal cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato. Durante
i lavori si confronteranno e si valorizzeranno le esperienze pastorali dei vari
Ordinariati. Sarà, quindi, per i responsabili della pastorale castrense un
evento emblematico della preoccupazione della Chiesa per la cura spirituale dei
fedeli militari e delle loro famiglie in uno scenario mondiale particolarmente
difficile. Al militare, infatti, è sempre più frequentemente richiesto di
essere operatore di pace e difensore della vita.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina - "Sono vicino alla comunità
cristiana e a tutte le vittime delle efferate violenze in Iraq":
all'Angelus l'augurio di serenità e di pace rivolto da Benedetto XVI ai musulmani
del mondo intero alla conclusione del mese di digiuno del Ramadan.
Servizio vaticano - L'omelia del cardinale
Crescenzio Sepe, inviato speciale del Santo Padre in
occasione dell’“Asian Mission
Congress”, in Thailandia.
Servizio estero - L'intervento della Santa Sede
alla 175.ma sessione del Consiglio Esecutivo
dell'UNESCO: Ridare un ruolo alla filosofia nei programmi etici.
Servizio culturale - Un articolo di Franco Lanza dal titolo “Il piacere e la necessità di scoprire
l'intima struttura psicologica e caratteriale dei personaggi”: raccolta in un
volume l'intera produzione di Mario Soldati relativa alla sua esperienza
cinematografica.
Servizio italiano - In rilievo il dibattito sulla
finanziaria.
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23 ottobre 2006
ACCESA
IN ALGERIA, NELL’ANTICA TAGASTE,
-
Intervista con mons. Giovanni Giudici -
Stamattina, in Algeria, a Souk-Ahras,
l’antica Tagaste che diede i natali a Sant’Agostino,
è stata accesa la fiaccola del dialogo. I religiosi agostiniani hanno voluto
celebrare con un messaggio di pace, i 750 anni dalla nascita dell’Ordine. Per
far sì che l’esperienza umana e spirituale di Sant’Agostino costituisca
un ponte tra le sponde del Mediterraneo e fra varie culture e religioni, la
torcia accesa in Africa giungerà ora, attraverso diverse tappe, in Italia.
Dall’Algeria, il servizio di Tiziana Campisi:
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E’ vissuto fra il quarto e il quinto secolo ma i suoi
scritti parlano ancora oggi alla Chiesa. Vescovo di Ippona
e dottore della Chiesa, Sant’Agostino ha un messaggio di pace per l’uomo contemporaneo,
un messaggio che viaggerà attraverso una fiaccola accesa stamattina a Souk-Ahras dal sindaco della cittadina algerina Boularés Houmana e dal sindaco di
Pavia, città che custodisce le reliquie di Agostino, Piera Capitelli. Lo ha
ricordato più volte Benedetto XVI: “Agostino invita gli uomini ad affidarsi a
Dio in comunione, a credere che l’amore può trasformare il mondo”. Ora, questo
messaggio con la fiaccola attraverserà l’Algeria, giungerà ad Annaba, un tempo Ippona, poi
arriverà in Tunisia, nell’antica Cartagine, la città
degli studi del Padre della Chiesa. Dopo aver fatto tappa a Malta, dove
l’Ordine agostiniano ha organizzato un incontro con la comunità musulmana e una
veglia di preghiera, la torcia del dialogo sarà accolta ad Ostia, città in cui
è morta la madre, Santa Monica. Il 1° novembre, durante l’udienza generale,
sarà benedetta dal Papa. Il viaggio della fiaccola terminerà a Pavia, nella
Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro che custodisce
le reliquie di Sant’Agostino e che sarà visitata da Benedetto XVI nel 2007.
“Nel dialogo la vittoria è della verità e vittoria della verità è la carità”,
ha scritto Agostino. Ma come far proprio oggi questo messaggio? Il vescovo di
Pavia, mons. Giovanni Giudici:
“Nel tempo di Agostino, verità significava l’accoglienza
reciproca tra cattolici e donatisti e carità dunque
era proprio la verità della vita nella Chiesa. Oggi verità per noi è l’incontro
di persone, di culture diverse, quando mettiamo al centro l’uomo. Dunque amare
l’uomo, voler bene alle persone, significa ricercare il dialogo e la pace”.
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CAMBIAMENTI
E PROBLEMATICHE A LIVELLO SOCIALE CAUSATI DA ALLUNGAMENTO
DELLA
VITA E BASSA NATALITA’, MA ANCHE POTENZIALITA’
DELLA
TERZA E QUARTA ETA’: AL CENTRO DEL CONVEGNO
CONCLUSOSI IERI A FIUGGI
SU INIZIATIVA DI “50 E PIU’
FENACOM”, ASSOCIAZIONE ITALIANA
PRESENTE
IN TRE CONTINENTI
- Con
noi Gabriele Sampaolo e Giuseppe Martino -
"Se la maggior parte degli Stati membri non prenderà
misure rigorose per disinnescare la bomba ad orologeria rappresentata dalle
pensioni, il meccanismo esploderà tra le mani dei nostri figli e nipoti, che si
troveranno a doversi accollare un fardello assolutamente insostenibile”. Sono
parole pronunciate, in questi giorni, dal Commissario, responsabile per gli
affari economici dell’UE, Joaquín Almunia, che
focalizzano cambiamenti e problematiche di una società che diventa sempre più
anziana. Il servizio di Fausta Speranza:
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I dati sulle finanze pubbliche europee dicono che, se non
cambia nulla nelle politiche, nel 2050 il
rapporto medio debito/PIL nell’UE arriverà al 200%. Se si attuano le misure
previste dalla Commissione si riuscirà a passare dall’attuale 63% all’80%. I
rischi sono più elevati per gli Stati membri che presentano forti squilibri di
bilancio e prevedono sensibili aumenti delle spese legate all’età, come
Repubblica Ceca, Cipro, Grecia, Ungheria, Portogallo e Slovenia. C’è un medio
rischio per Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Malta,
Slovacchia, Spagna e Regno Unito. Più basso l’allarme per Austria, Danimarca,
Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi,
Polonia e Svizzera. Ma fare fronte all'impatto finanziario dell'invecchiamento
della popolazione è una grande sfida politica per l’intera Unione Europea. La
ricetta indicata è ridurre il disavanzo e il debito pubblico e portare avanti
la riforma dei sistemi pensionistici, dell’assistenza sanitaria e delle cure di
lunga durata.
Le cause dietro a questa
situazione, a parte una bassa crescita economica in Europa, sono
sostanzialmente il calo dei tassi di fecondità e l’aumento dell’aspettativa di
vita. Dunque, dietro a tutto ciò ci sono tante riflessioni da fare. Tra gli altri, c’è chi prova a farlo con
impegno continuativo: l’Associazione 50 e Più Fenacom,
fondata in Italia nel 1974 e presente oggi in altri Paesi europei ma anche in
Australia, Canada, Stati Uniti, Argentina e Brasile. Ultima iniziativa, il
convegno, concluso ieri a Fiuggi, che ha chiamato amministratori, politici e associazioni
varie a confrontarsi con il mondo dell’anziano. Il quadro emerso lo sintetizza
Gabriele Sampaolo, segretario generale
dell’Associazione:
R. – Abbiamo visto che c’è una piccola percentuale di
anziani, l’8-6 per cento, che sono – diciamo – fortunati, perché sono nel pieno
della terza età e sono autosufficienti. C’è poi un 70 per cento che conta sulla
famiglia sostanziale e un 10 per
cento di anziani che sono isolati da tutto e da tutti. Per queste riflessioni
abbiamo coniato questo termine della “famiglia sostanziale”, con il quale si intende non la famiglia che risulta
all’anagrafe, non quella dietro all’uscio di casa, ma quella che effettivamente
scatta nel momento del bisogno. L’Italia, ahimè, è un Paese che vive un grande
ritardo su questi temi, rispetto ai Paesi del Nord Europa. C’è, però, anche
qualcosa di positivo: l’Italia è stato un Paese dove la famiglia ha sempre
retto e sostenuto molto ed ha quindi preso il posto dell’iniziativa pubblica.
Oggi però la famiglia, che è cosi cambiata, richiede che ci sia
una risposta organizzata, che tenga conto di quali sono stati i cambiamenti.
Nel documento politico, che abbiamo presentato in particolare alla Rosi Bindi in qualità di ministro della Famiglia, abbiamo
richiamato l’urgenza di un’azione che si muova su più
direttrici: anzitutto il problema emergente della non autosufficienza, su
questo si sta facendo qualcosa e sulla finanziaria ci sono dei provvedimenti
specifici, però resta un problema. C’è una linea, poi, che è quella della
realizzazione di una strumentazione a favore della famiglia sostanziale, di quella famiglia cioè che realmente si
occupa degli anziani.
Nell’associazione
protagonisti sono proprio gli anziani. Con quale obiettivo lo
spiega Giuseppe Martino, responsabile per le relazioni esterne di 50 e Più Fenacom:
R. – Oltre alla tutela dell’anziano, si vuole anche
cercare di promuovere l’anziano attivo, perché mantenga un ruolo nella società
quanto più possibile vivo e propositivo, anche attraverso la cultura e il mondo
che lo circonda. Quindi
sono importanti anche gli eventi, come il Concorso Prosa Poesia Pittura e Fotografia o Gold Age, un Forum internazionale che
compie una ricerca ogni anno, dove loro possono portare il contributo. Questi
anziani scelgono, dopo la pensione, di non stare in panchina, ma di giocare
altre partite, perché la partita della vita continua nel mondo: per esempio nel
volontariato. Tutto questo porta gli anziani a quell’attivismo
che produce e che porta soddisfazione anche nel loro vivere quotidiano. Indubbiamente
l’anziano corre - essendo libero – nel suo spaccato familiare, dove gli affetti
lo coinvolgono appieno e quindi anche dove può trovare la soddisfazione del
dare. Ma si ricava e si deve ricavare anche uno spazio tutto per sé, quello che
lo porta a riaprire il cassetto dove c’è un sogno. Può essere il sogno di fare
un viaggio, il desiderio di ritorni culturali, di sensazioni e di arricchimenti;
o di partecipare anche ad una delle tante iniziative dedicate alla creatività,
come scrivere un racconto, una poesia. Tutto questo fa la sua giornata più
ricca, più bella, partecipata. C’è di mezzo il cuore, il cervello, il moto e
l’attività.
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23 ottobre 2006
I
PATRIARCHI CATTOLICI D’ORIENTE DI FRONTE ALL’AGGRAVARSI DEL CONFLITTO
DI
CULTURE E RELIGIONI CHIEDONO DI TUTELARE LA
CONVIVENZA PER
FRENARE
LA CRESCENTE EMIGRAZIONE DEI CRISTIANI E SI APPELLANO ALLE ISTANZE MUSULMANE
PER UNA ENERGICA CONDANNA DELLA AZIONI TERRORISTICHE.
RIBADISCONO
INFINE IL LORO RUOLO DI COLLEGAMENTO TRA
CRISTIANESIMO
ED ISLAM, NECESSARIO AL DIALOGO
BEIRUT.
= “Tutelare la convivenza di fronte all’aggravarsi del conflitto di culture e
religioni”: l’appello lanciato dai sette Patriarchi cattolici orientali,
riuniti in Assemblea, la scorsa settimana a Bzommar,
in Libano, nella sede del Patriarcato armeno-cattolico, dedicata al tema “
LE
NAZIONI UNITE PROLUNGANO, IN LIBERIA, IL BANDO AL COMMERCIO DEI DIAMANTI,
VENDUTI IN PASSATO PER FINANZIARE LA GUERRA
CIVILE. IL PAESE AFRICANO È STATO INVITATO A CONFORMARSI ALLE NORME INTERNAZIONALI
SULLA
CERTIFICAZIONE D’ORIGINE DELLE PIETRE
NEW YORK. = Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite
ha deciso di prolungare il divieto di vendita dei diamanti liberiani. Sono
state confermate così le misure prese nel 2001 per impedire, come accaduto in
passato, il finanziamento della guerra civile attraverso il commercio delle
pietre. La richiesta di revoca del bando era stata avanzata, nel maggio scorso,
dalla presidente liberiana, Ellen Johnson
Sirleaf, per promuovere la ricostruzione del Paese,
devastato da 25 anni di conflitti interni. L’ONU ha apprezzato i progressi
fatti dalla Liberia dalla fine della guerra nel 2003. Tuttavia, il Consiglio di
sicurezza ha chiesto al governo di Monrovia di
adoperarsi maggiormente per garantire l’applicazione delle regole
internazionali sulla certificazione d’origine delle gemme, così come previsto
dal Processo di Kimberley. Quest’ultimo, messo a
punto da alcuni Stati dell’Africa meridionale e sostenuto dalle Nazioni Unite,
è in vigore dal 2003 e rappresenta uno schema internazionale di certificazione
dei diamanti, per impedire che il commercio di queste pietre finanzi conflitti.
Ellen Margrethe Loj, presidente del Comitato del Consiglio di Sicurezza per
le sanzioni, ha affermato che la questione verrà riesaminata
a fine anno e che, in ogni caso, le Nazioni Unite sperano di eliminare
quest’embargo al più presto. È stato invece cancellato definitivamente il
bando, in vigore dal 2003, all’esportazione di legname, grazie all’emanazione
di una nuova legge liberiana per il controllo del settore forestale. (A.S.)
“PARTIAMO
BENE!”: AL VIA DA OGGI
LA
SALUTE SUL LAVORO, DEDICATA AI GIOVANI. SONO 430 LE VITTIME OGNI ANNO
IN
EUROPA FRA I LAVORATORI SOTTO I 25 ANNI ED OLTRE 700 MILA GLI INFORTUNI
BRUXELLES. = “Partiamo bene!”: è il motto della Settimana
europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, che si apre oggi, rivolta
quest’anno ai giovani. Ogni anno, circa 430 lavoratori europei con meno di 25
anni muoiono sul lavoro e 714 mila sono gli infortuni
subiti dai giovani tra i 18 e i 24 anni. Per questo, la campagna europea di
sensibilizzazione si concentra nei luoghi di lavoro, per rendere più coscienti
sia i datori di lavoro che i giovani sui rischi d’infortunio, ma anche nelle
scuole e università, proprio per “inculcare” una cultura della prevenzione, che
deve essere integrata nei programmi didattici. Sono circa 43 milioni i giovani
lavoratori tra i 15 e i 29 anni nei 25 Paesi dell'Unione europea, di cui 5
milioni con un'età inferiore ai 20 anni. Il rischio di infortunio non letale
nei giovani tra i 18 e i 24 anni sale del 40 per cento rispetto all'intera
forza lavoro. Proprio i giovanissimi, tra i 15 e i 24 anni, sono i più esposti
a lavori fisicamente pesanti, svolti a velocità elevata, soggetti a movimenti
ripetitivi, esposti a temperature estreme, rumori e vibrazioni forti. I giovani
possono mancare di esperienza, di maturità fisica e psicologica, di consapevolezza
delle questioni di salute e sicurezza, oltre che di competenza e formazione.
Possono anche ignorare i doveri che incombono sul datore di lavoro ed anche i
propri diritti e responsabilità. Da parte loro, i datori di lavoro possono non
tenere conto della vulnerabilità dei giovani, proponendo attività non consone
alle loro capacità. Mentre la legislazione impone loro di proteggere i giovani
da rischi di cui loro stessi forse non hanno coscienza, effettuando valutazioni
e fornendo formazione e supervisione adeguate. Per questo, la problematica
riguarda il mondo dell'istruzione, le istituzioni e quanti sono interessati
alla sicurezza sul lavoro. “Il messaggio che ci proponiamo di trasmettere è che
tutti noi abbiamo la responsabilità di proteggere i giovani sul lavoro”, afferma
Hans-Horst Konkolewsky,
direttore dell'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro. “Il problema - ha aggiunto - interessa anche
i genitori, gli operatori della salute e della sicurezza, tutto il mondo della
scuola e della formazione, come pure, in ultima analisi, la classe politica”. (R.G.)
GLI
OCEANI STANNO LENTAMENTE MORENDO: LO DENUNCIA IL PROGRAMMA
DELLE
NAZIONI UNITE PER L’AMBIENTE. TRA LE CAUSE, ANCHE LA CRESCITA
DELLA
CAPACITÀ D’INQUINAMENTO DEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO
NEW YORK. = L’inquinamento sta “uccidendo” i mari ed è in
rapida crescita il numero di zone minacciate: è quanto rilevano le Nazioni
Unite, nell’ambito degli studi sulla protezione dell’ambiente marino, promossi
dal Programma dell’ONU per l’ambiente (UNEP). L’organismo, che ha riunito in
questi giorni a Beijing, in Cina, i rappresentanti di
più di 100 Paesi per un meeting intergovernativo sulla protezione dell’ambiente
marino, denuncia un allarmante aumento delle “dead zones”.
Queste ultime sono tratti di mare ad alto tasso d’inquinamento, in cui la vita
dei pesci e di altre specie è seriamente minacciata dalla presenza di alghe
che, a causa della presenza di agenti inquinanti, si sviluppano e tolgono
ossigeno alle altre creature marine. Le sostanze che più alimentano questa situazione
sono i fertilizzanti, i liquami, gi scarti industriali, i fumi dei combustibili
fossili e anche la plastica. Sono circa 200 le aree a rischio a livello
mondiale, il 34 per cento in più rispetto al 2004. La più nota si trova nel
Golfo del Messico, alimentata dai fertilizzanti immessi nell’oceano dal fiume
Mississippi, ma si stanno formando nuove “dead zones”
anche in Sud America, Cina, Giappone e Australia. In Europa, sono preoccupanti
le condizioni del Mar Baltico, della Baia di Eleusi
nell’Egeo, dell’alto Mar Adriatico e dell’estuario del fiume Mersey in Inghilterra. I danni alla fauna marina producono
conseguenze negative anche per le popolazioni che vivono di pesca. Secondo gli
studi dell’UNEP, una causa del rapido incremento delle “zone morte” può essere
individuata nel recente aumento della capacità d’inquinamento dei Paesi in via
di sviluppo. In questi Stati, il 90 per cento dei liquami finisce in mare senza
nessun trattamento precedente e la legislazione nazionale è alquanto carente in
fatto di tutela dell’ambiente. (A.S.)
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23 ottobre 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco ed Ada
Serra -
Un’ulteriore
intensificazione della guerra contro le forze straniere in Afghanistan. E’
l’ultima minaccia del Mullah Omar, leader spirituale dei talebani, riapparso
sulla scena internazionale con un messaggio diffuso via internet. Nel Paese
asiatico, intanto, i rapitori di Gabriele Torsello, il fotoreporter italiano
rapito in Afghanistan lo scorso 12 ottobre, hanno assicurato, in una telefonata fatta questa
mattina al centro chirurgico di Emergency a Lashkargah, che l’ostaggio è in buone condizioni di salute. Il
nuovo contatto con i rapitori, avvenuto dopo la scadenza dell’ultimatum,
indica, secondo l’organizzazione “PeaceReporter”, la volontà dei sequestratori di
mantenere un canale di comunicazione aperto. Le
richieste dei rapitori sono: la consegna del cittadino afghano convertito al
cristianesimo e rifugiato in Italia o il ritiro delle truppe italiane
dall’Afghanistan.
L’Iran “non accetterà la sospensione
dell’arricchimento dell’uranio in nessuna forma”. Lo ha dichiarato oggi il
portavoce del governo dopo che ieri il portavoce del ministero degli Esteri non
aveva escluso la possibilità di una “sospensione limitata” delle attività di
arricchimento dell’uranio.
Due civili e un poliziotto sono rimasti uccisi in Iraq per
un attacco sferrato nel centro di Baghdad.
Il governo iracheno ha poi annunciato di aver imposto il coprifuoco
nella città meridionale di Amara, insanguinata la scorsa settimana da
combattimenti tra milizie sciite e forze di polizia. E’
salito inoltre a cinque il numero dei soldati statunitensi uccisi, nelle
ultime 24 ore, in seguito a scontri e attentati avvenuti nel Paese arabo. Lo ha
annunciato, stamani, il comando militare americano precisando che il totale di
soldati statunitensi morti in Iraq, ad ottobre, sale così ad 85. Il mese di
ottobre è stato, finora, il più sanguinoso di tutto il 2006 per le truppe
americane. Intanto, il premier britannico Tony Blair ha nuovamente
difeso l’impegno di Gran Bretagna e Stati Uniti in Iraq e, al termine di un
incontro con il vicepremier iracheno, ha affermato
che Londra “non perderà le redini” nel conflitto.
Ennesimo blitz dell’esercito israeliano nella Striscia di
Gaza: almeno 8 palestinesi sono morti in seguito ad una imboscata
tesa da un’unità speciale israeliana.
Secondo l’esercito dello Stato ebraico, tra le vittime ci sono almeno due
militanti delle cosiddette “brigate dei martiri di Al Aqsa”.
Il presidente russo, Vladimir Putin,
non ha rivolto “nessuna critica diretta” all’Italia. Lo ha detto il portavoce
del presidente del Consiglio italiano, commentando alcune dichiarazioni
rilasciate da Putin venerdì scorso durante il
Consiglio europeo di Lathi, in Finlandia. Secondo il
giornale spagnolo “El Pais”,
che ha rivelato ieri alcuni di questi interventi del capo del CremLino, il presidente russo avrebbe risposto alle
critiche sulle violazioni dei diritti umani in Russia, ricordando la nascita
della mafia in Italia e rimproverando alla Spagna di avere numerosi sindaci
imputati per corruzione. Ma, secondo il portavoce dell’esecutivo italiano,
l’unica frase che poteva far pensare a critiche nei confronti dell’Italia è
stata un’espressione ironica, come “la mafia non è una parola russa”.
In Bulgaria, il capo di Stato uscente, Georgi
Parvanov, ha vinto le elezioni presidenziali tenutesi
ieri, ma non è riuscito ad evitare il ballottaggio, fissato per il prossimo 29
ottobre. Non è stato superato, infatti, il quorum del 50 per cento dei votanti.
Si sono recati alle urne solo il 42 per cento degli aventi
diritto. Sulle elezioni in Bulgaria, che entrerà a far parte dell’Unione
Europea dal prossimo mese di gennaio, ascoltiamo il servizio di Iva Mihailova:
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Il presidente uscente Gheorghi Parvanov non ce l’ha fatta ad
essere rieletto al primo turno. L’ex leader del partito socialista, ora
candidato indipendente, ha ottenuto quasi il 65 per cento dei consensi contro
il 21 per cento del leader del movimento ultra nazionalista Volen
Siderof. Solo il 10 per cento invece ha ricevuto il
candidato della destra Nedelcho Beronov,
considerato dall’inizio figura non eleggibile. Il movimento di Volen Siderov è nato nel 2005 quando è entrato per la prima volta nel Parlamento ed è
famoso per la sua posizione contro le minoranze etniche e religiose. “Siderov non mi preoccupa”, ha detto il presidente uscente Gheorghi Parvanov, “perché
abbiamo una grossa precedenza”. Secondo Siderov, invece,
i bulgari devono votare contro quelli che hanno
derubato il Paese. In Bulgaria, dopo la caduta del comunismo, tante persone si
sono arricchite in modo illegale e questo crea simili posizioni.
Da Sofia, per la Radio Vaticana, Iva Mihailova.
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Al ballottaggio sembra dunque
scontata, in Bulgaria, la vittoria del presidente uscente, Georgi Parvanov. Ma
quali conseguenze avrà la sua rielezione, soprattutto in vista del futuro
ingresso della Bulgaria in Europa? Risponde, al microfono di Giancarlo La Vella, la giornalista bulgara, Anna Maria Petrova Ghiuselev:
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R. – Il presidente uscente, Georgi Parvanov, è una figura che mi sembra sia
piaciuta a tutti gli schieramenti. E’ una persona della corrente giovane del
partito socialista, che dà un’immagine positiva della Bulgaria. Gli anni
passati con lui sono stati, comunque, anni che hanno preso una direzione
positiva per la Bulgaria.
D. – Qual è il clima che c’è nel Paese, in vista del
prossimo ingresso nell’Unione Europea?
R. – Gran parte della popolazione è ottimista per quanto
riguarda questo ingresso. Io spero che questo ottimismo della popolazione sia
poi sostenuto dai fatti e anche dal governo, che sappia guidarli nella
direzione giusta, perché è un momento molto delicato.
D. – C’è il timore che la Bulgaria possa trovarsi in
difficoltà, rispetto ad economie più strutturate, più forti?
R. – Io penso che comunque la Bulgaria, come qualsiasi
altro Paese più piccolo, non possa entrare in competizione con un Paese grande,
forte, dell’Unione; anzi, penso che la Bulgaria sarà sostenuta proprio da
questi Paesi più grandi, che, appunto, daranno una mano – e penso sia naturale
– ad un piccolo Paese, che però ha delle grandi risorse
sia materiali che intellettuali.
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Sarebbe ancora esplosivo il clima nei quartieri periferici
di Parigi, un anno dopo la rivolta che coinvolse la
capitale francese. E’ stato infatti registrato un
aumento degli scontri fra i giovani delle banlieues
e gli agenti di polizia. I servizi di intelligence francesi, citati dal
giornale “Le Figaro”, sostengono che “la maggior parte
delle condizioni che hanno portato, un anno fa, allo scoppio della violenza
nelle banlieues, sono tuttora presenti”. Solo
ieri pomeriggio, sono stati incendiati tre autoveicoli in un municipio nella
periferia sud di Parigi.
Nuove speranze di pace in Sri Lanka. Il presidente Rajapakse
firmerà oggi un accordo col maggior partito d’opposizione, nel tentativo di
mettere fine al sanguinoso conflitto tra ribelli Tamil
ed esercito governativo. L’iniziativa dell’accordo arriva alla vigilia dei negoziati
di pace tra autorità di Colombo e Tigri Tamil, previsti
in Svizzera alla fine di questo mese.
Tragedia in Bangladesh:
un traghetto, con almeno cinquanta persone a bordo, è affondato nel fiume Meghna in seguito ad una collisione con una nave cargo.
L'incidente è avvenuto a una quarantina di chilometri a sudest di Dacca. L'imbarcazione era sovraccarica di persone dirette a
casa per la festa di fine di Ramadan.
In Somalia, almeno cinque persone sono rimaste uccise
durante scontri scoppiati ieri tra truppe governative e gruppi islamici. I
combattimenti sono scoppiati in seguito alla presa
della città di Bur Haqaba,
60 chilometri ad est di Baidoa, da parte
dell’esercito fedele al governo di transizione. Gli scontri sono poi continuati
nelle vicinanze di Baidoa e
a nord del porto strategico di Kisimayo, di cui gli
islamici hanno preso il controllo lo scorso mese. Gli osservatori
internazionali, intanto, prevedono che a breve vi sarà una nuova offensiva dei
soldati governativi, con l’appoggio delle truppe etiopiche, per tentare di riconquistare
Mogadiscio.
Nuovi sbarchi di immigrati, questa mattina, in Italia.
Almeno 120 persone, a bordo di tre imbarcazioni, sono state soccorse a sud
dell’isola di Lampedusa. In Puglia, la Guardia di Finanza ha rintracciato, poi,
23 profughi. Si tratta, in questo caso, di cittadini
del Bangladesh e dell'Afghanistan. È salito così a oltre 600 il numero delle persone
che, nelle ultime 24 ore, sono approdate sulle coste italiane. Intanto, il
Centro di prima accoglienza di Lampedusa, non riuscendo a fronteggiare i nuovi
arrivi, è stato costretto a organizzare il trasferimento di 430 immigrati
presso altri centri dell’isola e delle regioni vicine. La struttura ospitava infatti 600 persone, a fronte di una capienza di 190 posti.
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