RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 293 - Testo della trasmissione di venerdì 20 ottobre 2006

 

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

I vescovi irlandesi in visita ad Limina dal Papa. Il primate di tutta l’Irlanda, mons. Sean Brady, dai nostri microfoni: pazienza e speranza per garantire la pace nel nostro Paese

 

Benedetto XVI presiede la cerimonia funebre in San Pietro per il cardinale Mario Francesco Pompedda

 

La pace, l’educazione e la bioetica tra gli impegni principali della Chiesa italiana, sintetizzati dal cardinale Ruini al termine del Convegno di Verona. Le parole del Papa, ha auspicato il cardinale, “trovino sbocchi concreti”

 

L’Università Lateranense in festa: domani Benedetto XVI si recherà in visita all’ateneo pontificio per l’inaugurazione del nuovo anno accademico. Con noi, il rettore mons. Rino Fisichella

 

“Cristiani e musulmani: in dialogo fiducioso per affrontare insieme le sfide del nostro tempo”. Il messaggio del Vaticano per la fine del Ramadan, presentato in Sala stampa vaticana

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Vescovi e laici a convegno in questi giorni a Chiang Mai, in Thailandia, della presenza dei cristiani in Asia e del dialogo con le altre religioni. Con noi Bernardo Cervellera

 

L’Iraq come il Vietnam: gli Stati Uniti alle prese con il fantasma di un conflitto che segnò profondamente la coscienza del Paese. Intervista con Francesco Battistini

 

CHIESA E SOCIETA’:

Incontro a Gerusalemme tra cristiani e musulmani, in occasione del Ramadan, promosso per il secondo anno consecutivo dalla Custodia di Terra Santa e dalla Nunziatura apostolica

 

La Caritas continuerà il suo lavoro a favore della popolazione nordcoreana: lo ha deciso Caritas Internationalis dopo i recenti incontri sulla gestione del dopo-test atomico

 

Il volume degli investimenti tra i Paesi nel Sud del mondo è in netta crescita: lo sostiene la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo

Torna nella sua terra natale, l’Australia, dopo 50 anni di servizio, il direttore della Farmacia Vaticana, fr. Fabian Hynes

 

In concorso alla Festa del Cinema di Roma, il nuovo film di Francesca Comencini: “A casa nostra”

 

La consegna oggi pomeriggio del Premio di Poesia Circa Sabaudia, legato alla figura di Mario Luzi

 

24 ORE NEL MONDO:

La Corea del Nord assicura che non effettuerà un secondo test nucleare, ma gli Stati Uniti insistono per una immediata applicazione delle sanzioni

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

20 ottobre 2006

 

 

LE SPERANZE SUL FUTURO DEL PROPRIO PAESE PRESENTATE

DAI VESCOVI IRLANDESI AL PAPA, DURANTE LE UDIENZE DELLA VISITA AD LIMINA.

UN COMMENTO DELL’ARCIVESCOVO SEAN BRADY

- Intervista con il presule -

 

Il presente e il futuro dell’Irlanda e il ruolo che in essi gioca la Chiesa locale perché la pace, specialmente nell’Ulster, diventi una conquista definitiva per tutti gli irlandesi. E’ quanto in questi giorni i vescovi della Repubblica d’Irlanda e dell’Irlanda del nord presentano a Benedetto XVI, durante gli incontri della loro visita ad Limina. Anche oggi, il Papa ha incontrato un gruppo di sette presuli, mentre le udienze proseguiranno fino al 28 ottobre. Sulla delicata situazione politica nell’Ulster, la nostra collega della redazione inglese, Emer McCarthy ha sentito il primate di tutta l’Irlanda, l’arcivescovo di Armagh Sean Brady:

 

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       “Ho visto un grande progresso. Prima c’è stato il cessate-il-fuoco da parte dell’IRA, il Belfast Agreement… e poi in questi giorni si è visto di nuovo l’impegno dei due governi, di Londra e Dublino, nello spingere i partiti dell’Irlanda del Nord a dare il via a questo governo locale, previsto dall’accordo “Good Friday” di Belfast. Speriamo che questa volta si riesca ad avere un governo locale, perché ciò è molto importante. Altrimenti ci sarebbe un vuoto e questo non sarebbe un buon elemento per la pace. Ci sarebbe sempre il pericolo che coloro che sono contro la pace e vogliono ricominciare la guerra, cerchino di manipolare questa situazione e sfruttarla. Ci vuole ancora molta pazienza. C’è sempre una mancanza di fiducia, ma si sta cercando di aggiustare tutto questo tramite il dialogo. La Chiesa ha, grazie a Dio, giocato una parte, costruendo un ponte tra il partito democratico di Paisley e la Chiesa, ma anche un ponte con la parte nazionalista della popolazione”.

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NOMINA

 

In India, Benedetto XVI ha nominato vescovo di Aurangabad mons. Edwin Colaço, finora vescovo di Amravati.

 

 

 

BENEDETTO XVI PRESIEDE LA CERIMONIA FUNEBRE

IN SAN PIETRO PER IL CARDINALE POMPEDDA

 

  Questo pomeriggio, alle 17, Benedetto XVI presiederà nella Basilica di San Pietro, le esequie solenni del cardinale Mario Francesco Pompedda, spentosi mercoledì scorso all’età di 77 anni. La nostra emittente seguirà la celebrazione funebre in radiocronaca diretta a partire dalle 16.50, con commento in italiano per la zona di Roma sull’onda media di 585 kHz e la modulazione di frequenza di 105 MHz.

 

 

CONCLUSO A VERONA IL CONVEGNO DECENNALE DELLA CHIESA ITALIANA.

IL CARDINALE CAMILLO RUINI: LA CHIESA SIA PIU’ NEL TESSUTO SOCIALE DEL PAESE

- Ai nostri microfoni mons. Giuseppe Anfossi e Mario Marizzitti -

 

Formazione permanente, recupero della dottrina sociale della Chiesa, una pastorale unitaria. Queste alcune delle conclusioni nei cinque ambiti al IV Convegno nazionale ecclesiale della Chiesa italiana, che si è chiuso oggi dopo 5 giorni di lavori. I 2.700 delegati, che ieri hanno ricevuto l’incoraggiamento e le linee guida del Papa, hanno fatto il punto sul cammino della Chiesa in questi dieci anni e tracciato le nuove sfide per il prossimo decennio. Poi, le conclusioni del presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Camillo Ruini, quindi il messaggio di gioia delle Chiese particolari in Italia. Dal nostro inviato, Massimiliano Menichetti.

 

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Con un momento di preghiera presieduto da mons. Luciano Monari, vicepresidente della Conferenza episcopale italiana, si è aperta la sessione conclusiva del IV Convegno ecclesiale nazionale. Nell’aula dell’assemblea, che ieri ha ospitato Benedetto XVI, sono state presentate le sintesi nei cinque ambiti individuati dal Convegno: vita affettiva, lavoro e festa, fragilità, tradizione, cittadinanza. Trenta gruppi che hanno chiesto a gran voce una presenza attiva della Chiesa nelle diocesi, nelle parrocchie e il coordinamento per affrontare e reimpostare una società che vive la deriva individualista e consumistica. Più strutture di accoglienza e di formazione per i deboli, più catechesi, chiesta ai vescovi una presenza ancora più attiva nel tessuto cristiano. Poi il discorso del presidente della CEI, il cardinale Camillo Ruini, che ha  subito evidenziato il rapido cambiamento della società come anche il rinnovamento della realtà ecclesiale. Quindi ha sottolineato la necessità della pastorale quotidiana che aiuti a non subire passivamente i cambiamenti ma che sappia interpretarli alla luce del Vangelo.

 

Guardando il decennio appena trascorso, ha tratteggiato le nuove difficoltà come l’incrementarsi del terrorismo internazionale di matrice islamica. “Lo stesso risveglio dell’Islam ha detto - si accompagna ad altri importanti sviluppi, che sono in corso e che vedono protagoniste altre grandi nazioni e civiltà, come la Cina e l’India, configurando ormai uno scenario mondiale assai diverso da quello che faceva perno unicamente sull’Occidente”.

 

Poi ha parlato delle drammatiche situazioni di povertà e mancato sviluppo di numerosi Paesi tra i quali l’Africa. Da qui il ruolo dei cristiani chiamati ad edificare una società della pace della carità presenza di Dio, partendo dalla consapevolezza della sequela di Cristo e dalla realtà storica della sua Risurrezione. Quindi, introducendo la questione “antropologica”, ha ribadito ambiti nei quali i credenti sono chiamati ad affermare la verità di Cristo risorto, come la difesa della vita fin dal concepimento, la tutela della famiglia, contrastando quindi le tendenze ad introdurre nell’ordinamento pubblico altre forme di unione che contribuirebbero a destabilizzarla. Ha, dunque, ribadito la grande ricchezza che viene dall’impegno dei laici nella Chiesa.

 

“Si sono rafforzati cioè i sentimenti e gli atteggiamenti di comunione tra le diverse componenti ecclesiali, e in particolare tra le aggregazioni laicali, mentre si è fatto nettamente sentire, anche nel corso del nostro Convegno, il desiderio di una comunione ancora più concreta e profonda”.

 

Il presidente della CEI ha poi rimarcato l’importanza della missionarietà “attiva e concreta” nella testimonianza di Gesù risorto per costituire la speranza del mondo. Un agire capace di coinvolgere i laici, le parrocchie in quella che ha definito una “pastorale integrata”.

 

“Abbiamo bisogno di uomini che tengano lo sguardo dritto verso Dio, imparando da lì la vera umanità. Abbiamo bisogno di uomini il cui intelletto sia illuminato dalla luce di Dio e a cui Dio apra il cuore, in modo che il loro intelletto possa parlare all’intelletto degli altri e il loro cuore possa aprire il cuore degli altri. Soltanto attraverso uomini toccati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini”.

 

Quindi il richiamo alla santità quale vocazione ordinaria per il cristiano ed alle difficoltà poste dall’ambiente sociale e culturale alla realizzazione di questa dimensione alta della vita. Da qui, la necessità della formazione permanente rivolta in particolar mondo ai giovani. Ricordando poi il discorso del Papa all’Università di Ratisbona, il porporato ha messo in luce il legame costitutivo tra la fede cristiana e ragione. Da qui il legame tra verità e libertà e come il cristiano si pone nel confronto, cioè con cordiale rispetto, al contempo però senza rinunciare ai contenuti della propria fede.

 

Gesù Cristo non soffoca l’amore umano, ma lo risana, lo libera e lo fortifica, ha ribadito il cardinale Ruini, parlando della tendenza in atto a valorizzare la mera libertà individuale. Poi, guardando all’Italia, ha schematizzato i cambiamenti politici intercorsi nell’ultimo decennio come il bipolarismo, il passaggio dalla lira all’euro, il grande incremento di immigrati, la questione meridionale ancora irrisolta, il calo demografico. Ha ribadito che il Paese “attraversa una stagione non facile”. Guardando all’Unione Europea, ha poi auspicato la riscoperta “delle sue più profonde ragioni d’essere, per poter trovare più convinto sostegno nei popoli che ne fanno parte”. Concludendo il suo intervento, il cardinale ha riaffermato la centralità di Cristo portatore di speranza e la rinnovata spinta missionaria che muove dal IV Convegno ecclesiale della Chiesa italiana.

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Sulle orme di Cristo siamo eredi di quei testimoni vittoriosi, martiri, Santi, Beati, che hanno lasciato tracce indelebili in duemila anni di storia cristiana. Così, in sintesi, ha parlato ieri pomeriggio il Papa, durante la Messa presieduta nello stadio veronese del Bentegodi, in occasione del 4° Convegno nazionale ecclesiale. Circa quarantamila i fedeli presenti che hanno salutato Benedetto XVI con calore ed affetto. Dal nostro inviato, Massimiliano Menichetti:

 

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Uno stadio vestito a festa, traboccante di gioia per la presenza di Cristo Eucaristia, per l’incontro con il Papa. Questa l’immagine dirompente che ieri lo stadio veronese di Bentegodi ha regalato agli oltre 40 mila fedeli presenti. Migliaia i fazzoletti colorati, le bandierine per il Papa, come scroscianti gli applausi che hanno salutato l’arrivo di Benedetto XVI quando con la papamobile ha percorso, tra le note del coro, la pista sotto gli spalti, prima di dirigersi verso l’altare allestito per la concelebrazione eucaristica. Sull’imponente presbiterio, posto sul lato est dello stadio, sedevano 220 vescovi e circa 30 cardinali. Il Papa, nella sua omelia, ha ripreso l’asse portante del Convegno, la prima lettera di Pietro, il tema delle giornate “Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo” e tracciando un parallelo con il discorso tenuto in mattinata ai 2700 delegati in Fiera  ha sottolineato che Cristo vincendo la morte “ci ha rigenerati e, nella fede, ci ha donato una speranza invincibile nella vita eterna”:

 

“Forti di questa speranza non abbiamo paura delle prove, le quali, per quanto dolorose e pesanti, mai possono intaccare la gioia profonda che ci deriva dall’amore di Dio. Egli, nella sua provvidente misericordia, ha dato il suo Figlio per noi e noi, come dice San Pietro, pur senza vederlo, crediamo in Lui e Lo amiamo. Il suo amore ci basta.

 

Dalla forza di questo amore, dalla salda fede nella risurrezione di Gesù che fonda la speranza, nasce e costantemente si rinnova la nostra testimonianza cristiana. E’ lì che si radica il nostro ‘Credo’, il simbolo di fede a cui ha attinto la predicazione iniziale e che continua inalterato ad alimentare il Popolo di Dio”.

 

Quindi, volgendo lo sguardo agli Apostoli, ai tanti Santi e martiri che hanno custodito e annunciato la speranza salvifica di Cristo, ha parlato dell’ardore di fede che bruciava nel loro cuore:

 

“La verità di quest’affermazione è documentata anche in Italia da quasi due millenni di storia cristiana, con innumerevoli testimonianze di martiri, di Santi e Beati, che hanno lasciato tracce indelebili in ogni angolo della bella Penisola nella quale viviamo”.

 

Noi siamo gli eredi di quei testimoni vittoriosi, ha detto il Papa, “la certezza che Cristo è risorto ci assicura che nessuna forza avversa potrà mai distruggere la Chiesa”. E parlando della “consapevolezza che soltanto Cristo può pienamente soddisfare le attese profonde del cuore umano”, Benedetto XVI ha ribadito lo slancio missionario a cui tutti i cristiani sono chiamati:

 

“Solo da Dio può venire il cambiamento decisivo del mondo. Soltanto a partire dalla Risurrezione si comprende la vera natura della Chiesa e della sua testimonianza, che non è qualcosa di staccato dal mistero pasquale, bensì ne è frutto, manifestazione e attuazione da parte di quanti, ricevendo lo Spirito Santo, sono inviati da Cristo a proseguire la sua stessa missione”.

 

Quindi l’augurio del Papa per una rinnovata stagione di testimonianza: in “un mondo che cambia, ha detto, il Vangelo non muta”. Poi, ha concluso, “la Buona Notizia resta sempre lo stessa: Cristo è morto ed è risorto per la nostra salvezza!”

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Ma che cosa cogliere in particolare dal discorso pronunciato ieri da Benedetto XVI al convegno di Verona? Massimiliano Menichetti lo ha chiesto al vescovo di Aosta, mons. Giuseppe Anfossi:

 

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R. – E’ un invito che lui fa agli italiani, perché collaborino di più a livello di pensiero. E’ un messaggio intermedio tra la pura affermazione di principi, la loro giustificazione teoretica e l’agire concreto. Per fare degli esempi: il gruppo di persone che vuole investire sulle politiche familiari, non può soltanto affermare i principi, ma deve elaborare una riflessione di pensiero che guidi gli operatori.

 

D. – Benedetto XVI ha parlato di un ritorno dell’illuminismo e della forte valenza della speranza cristiana per rompere questo ritorno…

 

R. – Il discorso che fa alla Chiesa sulla razionalità, in questo momento, è quello di difendere la razionalità, una razionalità che restituisca un’antropologia corretta, che risponda a quelle domande per le quali non abbiamo esattamente una risposta, se non l’affermazione del principio. Quindi, giustificare di più e meglio i “no” che noi diciamo. Per esempio, una sessualità vissuta male, fuori dal matrimonio, capricciosa, discosta dalla coppia, omosessuale e altro. Lui chiede che noi si metta in evidenza una riflessione fatta su esperienze di vita, che giustificano la posizione della Chiesa come una posizione che è in favore della dignità umana, di un pieno esercizio del vivere umano.  

 

E sulle parole del Papa ascoltiamo ora il commento di Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio:

 

R. – Il suo discorso ci ha dato un’indicazione: grande simpatia per il mondo, capacità di dialogare con l’intelligenza del mondo, fede e ragione insieme, cioè il segreto dei primi secoli cristiani, quella capacità di dialogare con la cultura contemporanea, con l’intelligenza dell’uomo e della donna del tempo. Quindi, questa capacità di comunicare amore e di guardare con gli occhi di Cristo alla realtà e agli altri e, quindi, la capacità di stare con i poveri, di umanizzare il mondo. Questa è la via della Chiesa italiana per ripartire. Da qui, nascono le altre cose: la difesa della vita dalla nascita alla sua conclusione naturale, l’investimento sulla famiglia come un aiuto per la nostra società, perché non si disgreghi, le priorità di combattere la guerra, di combattere la fame e la sete. Il Papa parla di questa forza mite, nei comportamenti individuali, comunitari e pubblici. Questo ci impegna come cristiani a trovare le capacità, con una forza mite, di comunicare la bellezza dell’umanità piena di Cristo Risorto.

 

D. – Dal IV Convegno ecclesiale emerge anche una forte spinta al ruolo dei laici…

 

R. – Io credo che i laici, come parte del popolo di Dio, si possano e si debbano assumere tutta la responsabilità di provare ad essere fedeli a tutta la Scrittura, tutta la liturgia, tutto l’amore per i poveri, tutta la presenza nella società, tutta la responsabilità di aiutare la comunità ecclesiale ad essere una comunità calda e viva e non una comunità di solitudini affiancate.  

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BENEDETTO XVI IN VISITA DOMANI ALLA PONTIFICIA UNIVERSITA’ LATERANENSE:

IL PAPA INAUGURERA’ ALCUNE STRUTTURE INTITOLATE A PONTEFICI DEL PASSATO,

E LA NUOVA AULA MAGNA CHE PORTA IL SUO NOME

- Intervista con il rettore, il vescovo Rino Fisichella -

 

L’apertura dell’anno accademico 2006-2007 della Pontificia Università Lateranense, in programma domattina, avrà in Benedetto XVI il suo ospite più illustre. Il Papa renderà visita all’ateneo pontificio, giunto al 234.mo dalla fondazione, e sarà accolto alle 10.30 dal gran cancelliere, il cardinale Camillo Ruini, dal rettore magnifico, il vescovo Rino Fisichella, e dal Senato Accademico. Una lapide commemorativa verrà scoperta a ricordo della visita del Pontefice, quindi saranno inaugurati alcuni dei locali rinnovati dopo la serie di importanti lavori di ampliamento e ristrutturazione sostenuti dall’Università. In particolare, il Papa benedirà la nuova biblioteca “Beato Pio IX” e la sala di lettura “Giovanni Paolo II”, ma soprattutto inaugurerà la nuova aula magna, che porta il suo nome, Benedetto XVI. Sul signficato della speciale cerimonia di domani, ecco il pensiero del rettore della Lateranense, mons. Fisichella, intervistato da Giovanni Peduto:

 

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R. – Ha un duplice significato. Primo, il Papa viene nella sua università, perché per statuto l’Università Lateranense è l’università del Papa. Secondo, è un ritorno del Papa al Laterano. Non dimentichiamo che l’aula magna, oggi restaurata, verrà dedicata a Benedetto XVI che già lo ha accolto una volta, il 13 dicembre 2004, quando l’allora cardinale Ratzinger presentò il libro “Senza radici”  assieme all’allora presidente del Senato, Pera, e per questo ci fece un grande onore. Lui, e il presidente Pera, sono stati gli ultimi relatori che hanno parlato da quella tribuna, perché l’aula magna venne poi chiusa per essere ristrutturata. In quell’occasisone, sottolineò la grande espressione poi fatta propria da molti laici: vivere nel mondo come se Dio esistesse, veluti si Deus daretur.

 

D. – Benedetto XVI, un Papa teologo, ma anche molto semplice e lineare nella sua catechesi quotidiana…

R. – E’ verissimo. Il Papa riprende per molti versi quella che era la grande teologia dei primi secoli della Chiesa, dei Padri della Chiesa. C’è una grande simpatia in tutto questo, perché anche le cose più difficili, quelle più profonde, più complesse e complicate, ritrovano nel Papa un catecheta che riesce a trovare le espressioni e il linguaggio per arrivare anche ai più semplici.

D. – Eccellenza, lei scorge delle novità nell’insegnamento teologico di Benedetto XVI?

 

R. – Benedetto XVI, che è stato un grande teologo - e a mio modestissimo modo di vedere rimane il più grande teologo che la Chiesa abbia avuto dal Concilio Vaticano II - ha sempre posto al centro, come questione fondamentale, la verità. Credo che quello che il Papa sta facendo con la sua predicazione, con il suo insegnamento, è riportare sempre l’uomo a questo desiderio della verità della quale, tra l’altro, l’uomo non può fare a meno.

 

D. – Benedetto XVI sottolinea con forza che la fede non è un’ideologia ma l’incontro con il Dio vivo e vero, una teologia, dunque, che fa parte di una forte esperienza personale. Che ne pensa?

 

R. – E’ valido e verissimo. Questo, per un’Università come la nostra, ha una duplice valenza. Primo, che la forza della ragione deve trovare innanzitutto nella Facoltà di Filosofia non solo docenti - che sono tra l’altro docenti in campo internazionale - ma anche studenti capaci di prepararsi ad accogliere la verità, una verità che nell’ambito teologico è scoperta anche come un dono che viene dato attraverso la rivelazione che Dio fa mediante Gesù di Nazareth.

 

D. - Il Papa, uomo di fede, inneggia alla ragione criticando l’autoriduzione della razionalità, che viene compiuta dalla modernità. Sono molti i laici che iniziano ad ascoltare con attenzione le sue riflessioni…

 

R. – E’ verissimo. Riprendo quanto dicevamo all’inizio della nostra conversazione. Proprio da quest’aula, il Papa lanciò l’espressione “Vivere nel mondo veluti si Deus daretur”. Lo hanno ascoltato parecchi non credenti, ma profondamente radicati nella cultura cristiana dell’Occidente, e credo che questo sia quanto mai significativo da riproporre ancora oggi, perchè il dialogo continui.

 

D. – Eccellenza, ma torniamo adesso alla Lateranense. Vuole offrirci qualche ragguaglio numerico?

 

R. – Abbiamo iniziato l’anno accademico e, debbo dire con nostra grande soddisfazione, abbiamo un numero crescente di iscrizioni al Laterano. Abbiamo, come si sa, la facoltà di Filosofia, di Teologia, la Facoltà di Giurisprudenza, che consente di avere l’equipollenza con il titolo presso lo Stato italiano e, quindi, presso l’Europa. Abbiamo la Facoltà di Diritto canonico, l’Istituto di pastorale e, soprattutto, un istituto unico al mondo, che è quello di “Utriusque Iuris”. Quindi, attraverso un solo titolo si ha la laurea in Diritto Civile e in Diritto Canonico. Abbiamo studenti che, come numero, sono più di 4 mila, in una struttura che ormai è completamente rinnovata e tutta la comunità accademica, formata da più di 200 professori internazionali, studenti che vengono da più di 100 Paesi diversi, è qui che attende per domattina l’incontro gioioso, festoso e anche significativo con il Papa.

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“CRISTIANI E MUSULMANI: IN DIALOGO FIDUCIOSO

PER AFFRONTARE INSIEME LE SFIDE DEL NOSTRO TEMPO”

MESSAGGIO DEL VATICANO PER LA FINE DEL RAMADAN

 

“I gravi, complessi problemi della nostra epoca mettono in gioco la credibilità delle religioni”: così il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, nel Messaggio rivolto a tutti i musulmani del mondo per la fine del Ramadan, il mese del digiuno e della purificazione spirituale. Messaggio che per la prima volta quest’anno è stato presentato oggi in Sala stampa vaticana. Presenti all’incontro con i giornalisti anche il segretario del Dicastero, l’arcivescovo Pier Lugi Celata, ed il capo Ufficio per i rapporti con l’Islam, mons. Khaled Akashed, e mons. Felix Anthony Machado, sottosegretario che ha illustrato la nuova edizione del volume che raccoglie il “Dialogo Interreligioso nell’Insegnamento ufficiale della Chiesa Cattolica dal Concilio Vaticano II a Giovanni Paolo II”, dal 1963 al 2005. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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“Pace, tranquillità e gioia” nei cuori, nelle case, nei Paesi: gli auguri del cardinale Poupard ai musulmani, fanno eco a quelli già rivolti da Benedetto XVI all’inizio del Ramadan e sottolineano come il dialogo autentico”, “talvolta arduo”, diventi “più che mai necessario” alla luce delle “circostanze particolari” appena affrontate insieme. Un Messaggio anzitutto di amicizia, come ha spiegato il porporato:

 

“A testimonianza del nostro fiducioso dialogo nell’affermare i nostri comuni valori per fronteggiare insieme le sfide del mondo”

 

Ramadan, che è stato “un tempo di preghiera e riflessione sulla difficile situazione che sta vivendo il nostro mondo”, osserva il cardinale Poupard, indicando i gravi problemi che gravano sulla nostra epoca: l’ingiustizia, la povertà, le tensioni e i conflitti all’interno dei Paesi e tra loro, la violenza e il terrorismo, “una piaga particolarmente dolorosa”. “Quante vite umane distrutte, donne rese vedove, bambini che perdono i genitori e si ritrovano orfani… Quanti sono gli uomini e le donne che vengono feriti nel corpo e nel cuore, o colpiti da un handicap… Quanta distruzione, in pochi minuti, di ciò che è stato costruito durante gli anni, spesso al prezzo di molti sacrifici e di enormi spese!” Allora “come cristiani e musulmani non siamo forse i primi – ammonisce il porporato - chiamati ad offrire il nostro contributo” per dare soluzione a questi drammi? Molti si interrogheranno infatti – aggiunge – “sull’utilità delle religioni e sulla nostra coerenza”: in gioco è la credibilità di tutti i credenti.

        

Ciò che occorre allora è “coraggio e determinazione”. “Laddove possiamo operare insieme, – si legge nel Messaggio - non lavoriamo separati” come ha evidenziato ai giornalisti il segretario del Dicastero, l’arcivescovo Pier Luigi Celata:

        

“Di fronte ad atteggiamenti presenti, soprattutto nelle società occidentali, di indifferenza, misconoscimento, critica e a volte esclusione della dimensione religiosa, appare particolarmente significativo questo invito alla collaborazione. Il messaggio sottolinea, infatti, che il mondo ha bisogno di cristiani e di musulmani che si rispettino, si stimino e offrano la testimonianza di amarsi e di operare insieme per la gloria di Dio e anche per il bene di tutti gli uomini”.

 

I giornalisti hanno chiesto in particolare chiarimenti sulle conseguenze nei rapporti con il mondo islamico dopo il contestato discorso di Benedetto XVI all’Università di Ratisbona, facendo riferimento alla Lettera aperta inviata al Papa da 38 intellettuali musulmani. Una iniziativa questa - ha sottolineato il cardinale Poupard nel segno del dialogo che prosegue, specie in sede accademica:

 

“Questo lo vedo anch’io direttamente in diversi incontri che ho avuto da un mese, soprattutto da parte del mondo universitario. Questo è molto importante, poter avere uno scambio e fare una riflessione su questa tematica così fondamentale: il rapporto tra religione e ragione”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - Il dettagliato resoconto della visita pastorale del Papa a Verona.

 

Servizio estero - Intervento della Santa Sede sul tema: "Nessuna causa, per giusta che possa apparire, mai scusa o legittima l'uccisione o i gravi danni inflitti alle popolazioni civili".

 

Servizio culturale - Si è svolto a Salerno e ad Amalfi un convegno sul tema "Ezio Vanoni tra economia, politica, cultura e finanza". In merito all'avvenimento pubblichiamo uno stralcio della relazione di Pietro Borzomati.

 

Servizio italiano - In rilievo i temi della finanziaria e della giustizia.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

20 ottobre 2006

 

 

VESCOVI E LAICI DISCUTONO IN QUESTI GIORNI A CHIANG MAI, IN THAILANDIA,

DELLA PRESENZA DEI CRISTIANI IN ASIA E DEL DIALOGO CON LE ALTRE RELIGIONI

- Ai nostri microfoni Bernardo Cervellera -

 

La Chiesa asiatica si interroga in questi giorni in Thailandia sulla testimonianza che i cristiani danno di sé. Al Congresso Missionario Asiatico, che si sta svolgendo a Chiang Mai, oggi si è parlato della storia di Gesù nelle religioni dell’Asia. Ma che cosa sta emergendo, in particolare, da questo incontro? Tiziana Campisi lo ha chiesto al direttore di Asianews, Bernardo Cervellera.

 

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R. – I vescovi si sono accorti che molto spesso i cattolici asiatici vivono la loro fede in Chiesa, ma poi, nella vita quotidiana, rischiano di dimenticarsene, un po’ perchè sono minoranza, un po’ perché sono avvolti appunto da altre religioni. Quindi, ribadisco, rischiano di dimenticarsene.

 

D. – Quali proposte e soluzioni sono state prospettate perchè possa essere superata questa situazione di ghetto nella quale si vengono a trovare i cristiani in Asia?

 

R. – Il ghetto è dovuto al fatto che i cristiani sono un po’ timorosi nei confronti di queste grandi religioni che da millenni plasmano le culture asiatiche. Poi, i cristiani sono pochi. Teniamo presente che sono lo 0,5 per cento nella maggioranza dei casi, meno che nelle Filippine. Si sta sottolineando che ciò che è importante è essere assorbiti dall’amore di Cristo e per questo si sottolinea la testimonianza dei missionari del passato, dei missionari del presente, la testimonianza di Giovanni Paolo II, che in Asia ha suscitato sempre molto entusiasmo e molto interesse, anche da parte dei membri delle altre religioni, perchè appunto attraverso questa fede in Cristo, testimoniata poi nell’amore quotidiano e nella carità, si riesce a trovare una via per parlare al cuore degli uomini dell’Asia.

 

D. – Come far crescere allora questo dialogo fra cristianesimo e grandi religioni asiatiche?

 

R. – Questo dialogo è un dialogo della vita, anzitutto. E’ un dialogo che va fatto con la coscienza forte della propria identità cristiana. Questa fierezza dell’essere cristiani, però, non è qualcosa che oppone agli altri, ma è qualcosa che spinge ad un maggior interesse, ad un maggior amore verso la situazione degli altri. Si scoprono delle vie di dialogo e soprattutto di grande testimonianza della pienezza di Gesù Cristo.

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L’IRAQ COME IL VIETNAM: GLI STATI UNITI ALLE PRESE CON IL FANTASMA

DI UN CONFLITTO CHE SEGNO’ PROFONDAMENTE LA COSCIENZA DEL PAESE

- Intervista con Francesco Battistini -

 

Per la prima volta, il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush ammette un'analogia tra la guerra in Iraq e quella nel Vietnam. Un’ammissione che suona come una sconfitta. Quali potrebbero essere, a questo punto, le reazioni della guerriglia irachena? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Francesco Battistini, inviato di guerra del Corriere della Sera:

 

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R. – Tutto l’aspetto, soprattutto psicologico, non certo militare, è una carta in più per la guerriglia irachena. Non ci sono paragoni naturalmente sul piano strategico tra le forze in campo. E non ci sono paragoni, a questo proposito, con quella che fu la forza militare che avevano i vietcong nella guerra vietnamita. I vietcong erano, nonostante tutto, un esercito regolare, pur usando tecniche prettamente di guerriglia. Qui ci troviamo di fronte ad armate eterogenee, formate da gruppi diversi, con motivazioni diverse, che combattono usando esclusivamente la logica della guerriglia.

 

D. – Le dichiarazioni del presidente americano giungono in un momento particolare per la politica interna americana. Si avvicina, infatti, il 7 novembre, data in cui si svolgerà il voto di medio termine. Che ricadute si possono immaginare?

 

R. – Lo stesso Bush ha fatto un riferimento all’appuntamento elettorale, dicendo che il paragone con i fatti del Vietnam è assolutamente calzante. C’è la necessità di rimotivare in qualche modo l’opinione pubblica americana su una guerra che lascia sempre più perplessi.

 

D. – Secondo te, fare un’ammissione del genere è più un errore o più una mossa strategica della Casa Bianca, in questo momento?

 

R. – Sappiamo l’anno prossimo che il contingente inglese sarà fortissimamente ridimensionato. Gli Stati Uniti rischiano di trovarsi davvero soli in Iraq. Quindi, non è escluso che un presidente ormai in scadenza come George W. Bush stia preparando forse un’uscita di scena politica ed anche militare dal teatro iracheno.

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RADIO VATICANA

Radiogiornale

 

CHIESA E SOCIETA’

20 ottobre 2006

 

UN INCONTRO, A GERUSALEMME, TRA CRISTIANI E MUSULMANI,

IN OCCASIONE DEL RAMADAN: LO HA PROMOSSO MARTEDÌ SCORSO,

PER IL SECONDO ANNO CONSECUTIVO, LA CUSTODIA DI TERRA SANTA,

IN COLLABORAZIONE CON LA NUNZIATURA APOSTOLICA

 

GERUSALEMME. = Per il secondo anno consecutivo, il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, in collaborazione con la Nunziatura apostolica, ha organizzato martedì scorso a Gerusalemme un incontro con i musulmani della città, in occasione del Ramadan. Ne ha dato notizia ieri sera la stessa Custodia, per la quale “questo incontro si iscrive nello spirito di San Francesco, che raccomandava ai frati che vivono tra i musulmani: ‘un modo è che non facciano liti o dispute, ma siano soggetti a ogni creatura umana per amore di Dio’”. Come riferisce l’agenzia SIR, erano presenti all’appuntamento, tra gli altri, il Gran Mufti, Sheikh Muhammad Hussein, il giudice che presiede la Corte suprema, Sheikh Tayseer At-Tamimi, e numerosi dignitari religiosi e civili. Durante l’incontro, “si è insistito sulla buona intesa generale che regna tra i cristiani e i musulmani del Paese, abituati a vivere insieme da secoli e che continuano a sopportare le stesse difficoltà. Una convivialità – ha concluso la Custodia – che diventa, ai loro occhi, un esempio per il mondo sulla possibilità di un vivere insieme”. Dopo gli interventi, l’incontro è proseguito con il pasto dell’Iftar, che rompe il digiuno del Ramadan. (R.M.)

 

“CARITAS CONTINUERÀ IL SUO LAVORO A FAVORE DELLA POPOLAZIONE NORDCOREANA, PERCHÉ CARITÀ SIGNIFICA AMORE SENZA CONDIZIONI”:

È QUANTO HANNO DECISO I VERTICI DI CARITAS INTERNATIONALIS,

RIUNITISI IN QUESTI GIORNI A ROMA PER DECIDERE COSA FARE NEL PAESE ASIATICO, DOPO IL TEST ATOMICO DELLO SCORSO 9 OTTOBRE

 

ROMA. = “Caritas continuerà il suo lavoro a favore della popolazione nordcoreana, nonostante il test atomico dello scorso 9 ottobre”: è quanto hanno deciso i vertici di Caritas  Internationalis,  riunitisi il 18 ed il 19 ottobre a Roma, per decidere cosa fare dei progetti di aiuto e sviluppo in corso nella Corea del Nord, dopo l’annuncio dell’esperimento atomico. L’Organizzazione cattolica, riferisce l’agenzia AsiaNews, ha deciso di portare avanti il suo lavoro, “anche se Pyongyang metterà in atto la sua minaccia di fare nuovi test”. “Non importa quali sanzioni saranno decise dalla comunità internazionale – hanno affermato i rappresentanti della Caritas coreana – noi continueremo perché carità significa amore senza condizioni: la missione della Chiesa, come ripetuto più volte dalla Santa Sede, consiste nello stare vicino e confortare con ogni mezzo i più vulnerabili fra gli esseri umani”. “La decisione – hanno aggiunto – è stata presa perché la penisola coreana è abitata da un solo popolo, che ha le stesse radici, la stessa lingua ed è composta da membri della stessa famiglia. La Corea – hanno precisato – è l’ultimo Paese al mondo che subisce le divisioni create dalle tensioni internazionali degli anni ’50 e ’60”. Caritas “coordina quattro grandi gruppi che aiutano la popolazione del nord: la Caritas coreana, la Commissione episcopale Giustizia e Pace, quella per la Riunificazione ed i superiori di diversi ordini religiosi, maschili e femminili”. Insieme, “gestiscono programmi alimentari, culturali, sanitari e di istruzione”. (R.M.)

 

 

IL VOLUME DEGLI INVESTIMENTI TRA I PAESI DEL SUD DEL MONDO

 E’ IN NETTA CRESCITA: LO SOSTIENE LA CONFERENZA DELLE NAZONI UNITE

 SUL COMMERCIO E LO SVILUPPO (UNCTAD),

CHE IN UN RAPPORTO PARLA DI “NUOVE OPPORTUNITÀ DI SVILUPPO”

 

ROMA. = Nel 2005, il volume di investimenti diretti esteri nei Paesi del Sud del mondo è cresciuto del 22 per cento nei flussi in entrata, e del 13 per cento in quelli in uscita: è quanto emerge dall’ultimo Rapporto sugli investimenti globali della Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (UNCTAD), presentato nei giorni scorsi a Roma, presso la sede dell’Istituto per il Commercio Estero (ICE). Lo studio evidenzia che la gran parte di questi investimenti avviene tra Paesi della stessa area geografica e con un livello affine di sviluppo. Benché non sia decisiva sul totale mondiale, la crescita di investimenti tra Paesi del Sud del mondo rappresenta un risultato senza precedenti nella storia di questi Stati e costituirà certamente una delle maggiori novità dell’economia mondiale dei prossimi anni. Nello specifico, gli investimenti verso l’Africa sono cresciuti del 78 per cento nell’ultimo anno, quelli verso l’Asia occidentale dell’85 per cento, quelli verso il sud-est asiatico del 2044 per cento e quelli verso l’America Latina del 3 per cento. Tra i protagonisti di questa nuova tendenza, spiccano il Brasile, la Malesia, l’India, la Cina e il Sudafrica. Dunque, anche se il primato degli investimenti esteri in entrata spetta ancora a Gran Bretagna e Stati Uniti, il processo di ridistribuzione a livello mondiale è in netto avanzamento. Un dato interessante, riguarda, poi, la crescita delle compagnie multinazionali dei Paesi in via di sviluppo o a economia in transizione, che dal 1990 a oggi sono passate da 19 a 47, su un totale globale di 500. Un elemento a favore di queste imprese, secondo Anne Miroux, responsabile del gruppo che ha redatto il rapporto dell’UNCTAD, è costituito dal fatto che “se paragonate alle multinazionali dei Paesi più sviluppati, quelle delle economie in transizione che decidono di investire in Paesi in via di sviluppo godono del vantaggio di avere una maggiore familiarità con le condizioni economiche dei Paesi in cui vano a investire”. Le determinanti del forte incremento degli investimenti esteri nei Paesi in via di sviluppo, emerse dallo studio dell’UNCTAD, sono molteplici: la necessità di nuovi mercati di sbocco; il tentativo di superare le barriere commerciali che ancora ostacolano le esportazioni da queste regioni; la ricerca di fonti energetiche e materie prime necessarie allo sviluppo economico nazionale. (A.S.)  

 

 

TORNA NELLA SUA TERRA NATALE, L’AUSTRALIA, DOPO 50 ANNI DI SERVIZIO,

IL DIRETTORE DELLA FARMACIA VATICANA, FR. FABIAN HYNES.

 IL SALUTO E IL RINGRAZIAMENTO DELLE AUTORITA’ VATICANE

 E DELLA COMUNITA’ DI LAVORO

 

CITTA’ DEL VATICANO. =  “Un grandissimo farmacista”: con queste parole di affetto, stima e riconoscenza, la comunità di lavoro della Farmacia Vaticana ha salutato con una cerimonia mercoledì scorso, il suo direttore, fr. Fabian Hynes, dell’Ordine Ospedaliero di S. Giovanni di Dio (Fatebenefratelli), che dopo 50 anni di servizio si appresta a tornare nella sua terra natale, l’Australia. Fr. Hynes arrivò a Roma nel 1955, all’età di 27 anni, e dopo un periodo di studio all’Ospedale Fatebenefratelli dell’Isola Tiberina, cominciò il servizio presso la Farmacia Vaticana nel febbraio 1956, insieme con altri sette religiosi dello stesso ordine. Divenuto responsabile, ha contribuito in maniera determinante all’espansione del servizio della Farmacia, impegnandosi nell’accoglienza di ogni persona e nel rispondere alle necessità di medicine per patologie di particolare gravità. “A ogni quesito – racconta un collega – lui sa trovare una risposta. Non ha mai detto di “no” a nessuno e per tutti noi è un punto di riferimento. Da parte nostra – aggiunge – c’è un’immensa riconoscenza umana e professionale”. E per “la delicatezza, l’attenzione, la professionalità e la riservatezza” anche l’arcivescovo Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e della Pontificia Commissione dello Stato della Città del Vaticano, ha espresso la sua gratitudine a fr. Hynes, consegnandogli il ringraziamento e la benedizione autografa di Benedetto XVI. (R.M.)

 

 

IN CONCORSO, ALLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA,

 IL NUOVO FILM DI FRANCESCA COMENCINI “A CASA NOSTRA”:

IL RITRATTO DI UN’ITALIA DI FURBI E DI FACCENDIERI

 CONTRAPPOSTA A QUELLA DI CHI LAVORA, SOFFRE,

E TENTA DI ARRIVARE A FINE MESE

- Il servizio di Luca Pellegrini -

 

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ROMA. = In concorso alla Festa del Cinema di Roma è stato presentato il nuovo film di Francesca Comencini, “A casa nostra”: una rappresentazione dolente di alcuni mali che affliggono la società italiana e la coraggiosa opposizione di chi crede nella giustizia, nell’onestà, nel perdono. Un’Italia di furbi e di faccendieri contrapposta a quella di chi lavora, soffre, sopravvive, tenta di arrivare a fine mese, si arrabatta come può; un Paese stanco e malato che non assiste al trionfo della verità e della giustizia, ma contemporaneamente non si rassegna al sopruso, alla meschinità, allo sfruttamento. E’ un quadro sincero e dolente, che Rita, una bravissima Valeria Golino nei panni di un capitano della Guardia di Finanza caparbia e sensibile, in una Milano triste e livida, così come la racconta Francesca Comencini nel suo ultimo film, dipinge con una veloce, tagliente immagine, rivolgendosi ad Ugo, l’attore Luca Zingaretti, banchiere di malaffare ancora a piede libero, personaggio liberamente tratto da casi di recente cronaca italiana: “Voi come vi permettete! Credete di poter fare quello che vi pare? Ma questo Paese è pure casa nostra”. E’ un coraggioso impegno civile, di cui si avverte l’urgenza e l’attualità, che trasuda dal personaggio della donna a quello della regista, autrice anche del soggetto e della sceneggiatura. Un impegno che la musica di Verdi scelta quale commento musicale riporta all’identità di una “patria” nata col sacrificio di molti e oggi vilipesa per la disonestà e la finzione di pochi, generalmente potenti nella politica e nell’economia. Nel film, s’incrociano diversi protagonisti simbolo di situazioni tipiche della vita quotidiana a diversi livelli: chi non paga le tasse, chi si prostituisce, chi cerca di redimere il passato, chi tenta il guadagno facile con mezzi illeciti, chi sfrutta gli altri e vuole possederli come oggetti, chi vuole svendere la vita e chi la vuole condurre onestamente. Insomma, uno spaccato di piccole realtà e di grandi proporzioni cinematografiche, in cui ci si ama, ci si odia, si mette a nudo la propria vulnerabilità, ci si illude, si tenta di rivendicare i propri diritti quando nessuno ti aiuta a farlo, in una storia circolare e volutamente frammentaria che gira, appunto, sul tema del denaro e del potere, del lavoro e dell’amore, della giustizia e della impunità. Una storia salutare per il cinema e per tutti noi.

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OGGI POMERIGGIO, LA CONSEGNA DEL PREMIO DI POESIA CIRCE SABAUDIA,

PRESIEDUTO PER 25 ANNI DALL'INDIMENTICATO MARIO LUZI.

VINCITORE DELLA SEZIONE “UNA VITA PER LA POESIA”,

 LO SCRITTORE ALBERTO BEVILACQUA. AL GRECO, NASOS VAGHENÀS,

 IL RICONOSCIMENTO INTERNAZIONALE “UN POETA DEL MEDITERRANEO”

 

SABAUDIA.= Il Premio di Poesia Circe Sabaudia giunge alla sua XXVI edizione inaugurando una nuova fase, dopo venticinque anni di collaborazione con l’alta voce lirica di Mario Luzi, che ha tenuto a battesimo il Premio nel 1980, presiedendo la Giuria Letteraria fino alla scomparsa. Oggi, il testimone passa a Corrado Calabrò, scrittore e poeta dall’indiscusso talento, oltre che noto per i prestigiosi incarichi istituzionali, attualmente come garante per le Comunicazioni. Oggi pomeriggio la consegna dei Premi all’Hotel Oasi di Kufra di Sabaudia. La Sezione Internazionale, a partire da quest’anno, punta la sua attenzione sui poeti del Mediterraneo, come “alfieri di pace in un quadrante martoriato da interminabili conflitti”, spiega Rodolfo Carelli, anch’egli poeta e parlamentare fino al 1994, fondatore e presidente del Premio. Inaugura l’albo d’oro il greco Nasos Vaghenàs, con “Ballate oscure”, mentre nella sezione “Una vita per la poesia - Premio Mario Luzi”, l’alloro va allo scrittore Alberto Bevilacqua, nella veste meno conosciuta di poeta, per la raccolta "Tu che mi ascolti – Poesie alla madre". Una giuria popolare voterà poi fra i tre finalisti: Aldo Forbice, Giuseppina Luongo Bartolini e Giovanni Occhipinti. A Mario Luzi si ispirano ancora oggi le linee guida del Premio e la scelta dei giurati, ha voluto sottolineare il presidente Carelli, ricordando, oltre alla forte ispirazione cristiana che ha impresso tutta la sua opera, anche la Via Crucis scritta per Giovanni Paolo II nel 2003. “Nella produzione letteraria – ha concluso – è stato per me un vero padre spirituale”.

 

 

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24 ORE NEL MONDO

20 ottobre 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

La Corea del Nord non effettuerà un secondo esperimento nucleare. Lo ha detto il leader nord coreano, Kim Yong Il, poco dopo l’incontro a Pechino tra il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, e il ministro degli Esteri cinese, Li Zhaoxing. Il test nucleare della Corea del Nord – ha detto la responsabile della diplomazia americana - è stato una seria provocazione e rappresenta una minaccia per la stabilità internazionale, in particolare per la pace e la sicurezza dell’Asia orientale. Il nostro servizio:

 

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Il leader nord coreano, Kim Yong Il, ha assicurato che il Paese asiatico non condurrà un nuovo test atomico, aggiungendo che la Corea del Nord tornerà alle trattative sul nucleare se gli Stati Uniti revocheranno le sanzioni economiche. Ma l’amministrazione statunitense insiste per una immediata applicazione della risoluzione 1718. Bisogna essere sicuri – ha detto stamani a Pechino Condoleezza Rice - che non ci saranno “passaggi di materiali illegali pericolosi che riguardano i programmi delle armi nucleari nordcoreane”. Il segretario di Stato americano ha anche chiesto alla Cina di applicare tutte le sanzioni decise dalle Nazioni Unite contro la Corea del Nord. Il regime di Kim Jong Il - ha aggiunto - deve tornare al tavolo dei negoziati a sei e fermare il proprio programma nucleare. Da parte sua, il ministro cinese, Li Zhaoxing, ha garantito che la Cina continuerà ad attuare “i suoi obblighi internazionali”. “Speriamo - ha detto - che tutte le parti interessate adottino un approccio prudente e aderiscano alla strada del dialogo e della risoluzione pacifica”. E mentre Stati Uniti e Cina esortano l’esecutivo di Pyongyang a tornare “senza condizioni” sulla via dei negoziati, anche Giappone e Corea del Sud ribadiscono la necessità di applicare le sanzioni contro la Corea del Nord.

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L’Iran avrà un prezzo da pagare se non accetta un accordo sul suo programma nucleare. Lo ha detto il premier israeliano, Ehud Olmert, aggiungendo che “ci sarà bisogno di fare qualcosa in futuro”, senza fornire ulteriori chiarificazioni. In Iran, intanto, torna a farsi polemica la voce del presidente, Mahmud Ahmadinejad, di nuovo critico su Consiglio di Sicurezza dell’ONU e Israele. Il servizio di Stefano Leszczynski:

 

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Manifestazioni anti-israeliane in tutta la Repubblica islamica dell’Iran per quella che è ormai una vera e propria giornata dell’odio nazionale. Intervenendo sull’Olocausto, il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, lo ha definito una “falsa leggenda” usata dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna per “ricattare gli altri Paesi”. Ahmadinejad ha annunciato, inoltre, di voler promuovere una serie di studi che possano smentire la portata del genocidio ebraico. Non è la prima volta che il leader iraniano provoca, con le sue teorie, forti irritazioni in molte delle cancellerie del mondo. Tutto questo avviene mentre alle Nazioni Unite stanno per essere discusse possibili sanzioni internazionali contro il governo di Teheran per avere rifiutato di recedere dal proprio programma nucleare. “Non tollereremo alcuna pressione esterna”, ha detto il presidente iraniano, minacciando ritorsioni. Intanto, il presidente cinese, Hu Jintao, ha fatto sapere di voler intraprendere un ruolo più attivo nei negoziati sul programma atomico iraniano.

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Ancora violenze in Afghanistan : otto impiegati afghani in una base dell’esercito statunitense  sono stati uccisi nell’est del Paese. Un soldato è morto, inoltre, per un attentato suicida contro un convoglio dell’esercito afghano a Khost. Intanto, il fotoreporter italiano Gabriele Torsello, rapito lunedì scorso nel Paese asiatico, ha detto ieri, in una telefonata con il responsabile della sicurezza dell’ospedale di Emergency, di stare bene ma di essere “preoccupato” per l’ultimatum fissato dai sequestratori.

 

In Iraq, un’enclave sciita a nord di Baghdad è stata raggiunta ieri sera da colpi di mortaio: almeno 9 persone sono rimaste uccise. In questa zona, si sono intensificati, negli ultimi tempi, attacchi e vendette incrociate tra sciiti e sunniti.

 

In Medio Oriente, i partiti di Fatah e Hamas hanno deciso di impegnarsi per porre fine alle violenze che rischiano di far sprofondare i Territori palestinesi nella guerra civile. “Abbiamo stabilito”, ha detto il portavoce di Fatah, “di mettere fine a tutte le dimostrazioni di violenza armata, alla tensione e alle provocazioni, ma anche di smetterla di accusarci reciprocamente sui media e sulla scena politica”. L’accordo e' stato raggiunto grazie alla mediazione egiziana che ha portato alla creazione di un ufficio di coordinamento. Sul terreno, intanto, il premier palestinese, Ismail Haniyeh, è uscito illeso da una sparatoria che ha colpito il convoglio con il quale si stava allontanando dalla moschea di Gaza.

 

Il sud della Thailandia è stato teatro di una drammatica serie di esplosioni e sparatorie costate la vita, nelle ultime 24 ore, ad almeno 6 civili. Lo ha riferito la polizia precisando che gli attacchi sono stati sferrati da integralisti islamici. L’episodio più grave è avvenuto nella provincia di Songkhla, in un negozio di the, frequentato da soldati e agenti: l’esplosione di un ordigno ha provocato la morte di 3 civili.

 

I temi legati all’energia e le politiche migratorie sono al centro del Consiglio europeo in programma oggi a Lahti, in Finlandia. I 25 sono chiamati a mettere a punto una strategia comune, quanto più aderente alla Carta dell'Energia del 1998, che prevede politiche per lo sviluppo sostenibile, il risparmio e la cooperazione per l'efficienza energetica. Per quanto riguarda l’immigrazione, saranno prese in esame misure e strategie per far fronte ai flussi di clandestini, soprattutto in Spagna, Italia e Francia.

 

Una pace duratura per la Somalia. E’ quanto chiedono le Corti islamiche confermando la loro presenza nel prossimo vertice di Khartoum, previsto per la fine del mese, con il governo di transizione. Il servizio di Giulio Albanese:

 

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Ibrahim Hassan Addow, ministro degli Esteri delle corti islamiche somale e capo della delegazione ricevuta ieri a Nairobi dal Gruppo di contatto internazionale per la Somalia, ha dichiarato che la sua formazione vuole una pace duratura per la Somalia, esprimendo la piena volontà a dialogare e collaborare. Le corti, sempre secondo la stessa fonte, sarebbero dunque intenzionate a partecipare al vertice di Karthoum di fine mese, senza precondizioni, nelle difficili trattative con il governo di transizione nazionale. Sta di fatto che tra le corti e il governo di transizione somalo la tensione resta comunque alta. Proprio ieri, sempre a Nairobi, nel corso di un incontro con una delegazione di diplomatici statunitensi, il presidente somalo, Abdallah Yusuf Ahmed, ha chiesto l’aiuto della comunità internazionale contro le corti islamiche, che ha accusato di avere rapporti con formazioni terroristiche di matrice islamica.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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L’esercito sudanese ha dichiarato l’inviato speciale dell’ONU, Jan Pronk, persona non grata. I soldati lo accusano di aver “intrapreso una guerra contro le forze armate” e di essersi “apertamente intromesso negli affari” militari del Paese. Secondo l’esercito, l’inviato dell’ONU avrebbe anche diffuso “informazioni sbagliate che mettono in dubbio la capacità delle forze armate di mantenere la sicurezza”.

 

Il ministero degli Esteri italiano, Massimo D’Alema, ha confermato la liberazione dei familiari dell’imprenditore italiano Domingo Festa, rapiti in Venezuela lo scorso 3 ottobre. Nathaly Gotera e i due figli sono stati rilasciati con un’operazione condotta dalla polizia locale con la partecipazione di esperti italiani.

 

 

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