RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 293 - Testo della trasmissione di venerdì 20 ottobre 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Benedetto XVI presiede la cerimonia
funebre in San Pietro per il cardinale Mario Francesco Pompedda
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
In
concorso alla Festa del Cinema di Roma, il nuovo film di Francesca Comencini: “A casa nostra”
La
consegna oggi pomeriggio del Premio di Poesia Circa Sabaudia,
legato alla figura di Mario Luzi
La
Corea del Nord assicura che non effettuerà un secondo test nucleare, ma gli
Stati Uniti insistono per una immediata applicazione delle sanzioni
20 ottobre 2006
LE
SPERANZE SUL FUTURO DEL PROPRIO PAESE PRESENTATE
DAI
VESCOVI IRLANDESI AL PAPA, DURANTE LE UDIENZE DELLA VISITA AD
LIMINA.
UN
COMMENTO DELL’ARCIVESCOVO SEAN BRADY
-
Intervista con il presule -
Il presente e il futuro
dell’Irlanda e il ruolo che in essi gioca la Chiesa locale perché la pace,
specialmente nell’Ulster, diventi una conquista definitiva per tutti gli
irlandesi. E’ quanto in questi giorni i vescovi della Repubblica d’Irlanda e
dell’Irlanda del nord presentano a Benedetto XVI, durante gli incontri della
loro visita ad Limina. Anche oggi, il
Papa ha incontrato un gruppo di sette presuli, mentre le udienze proseguiranno
fino al 28 ottobre. Sulla delicata situazione politica nell’Ulster, la nostra
collega della redazione inglese, Emer McCarthy ha sentito il primate di tutta l’Irlanda,
l’arcivescovo di Armagh Sean
Brady:
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“Ho visto un grande
progresso. Prima c’è stato il cessate-il-fuoco da parte dell’IRA, il Belfast
Agreement… e poi in questi giorni si è visto di nuovo l’impegno dei due
governi, di Londra e Dublino, nello spingere i partiti dell’Irlanda del Nord a
dare il via a questo governo locale, previsto dall’accordo “Good
Friday” di Belfast. Speriamo che questa volta si
riesca ad avere un governo locale, perché ciò è molto importante. Altrimenti ci
sarebbe un vuoto e questo non sarebbe un buon elemento per la pace. Ci sarebbe
sempre il pericolo che coloro che sono contro la pace e vogliono ricominciare
la guerra, cerchino di manipolare questa situazione e sfruttarla. Ci vuole
ancora molta pazienza. C’è sempre una mancanza di fiducia, ma si sta cercando
di aggiustare tutto questo tramite il dialogo. La Chiesa ha, grazie a Dio,
giocato una parte, costruendo un ponte tra il partito democratico di Paisley e la Chiesa, ma anche un ponte con la parte
nazionalista della popolazione”.
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NOMINA
In India, Benedetto XVI ha
nominato vescovo di Aurangabad mons. Edwin Colaço, finora vescovo di Amravati.
BENEDETTO XVI PRESIEDE LA
CERIMONIA FUNEBRE
IN SAN PIETRO PER IL CARDINALE POMPEDDA
Questo pomeriggio,
alle 17, Benedetto XVI presiederà nella Basilica di San Pietro, le esequie
solenni del cardinale Mario Francesco Pompedda,
spentosi mercoledì scorso all’età di 77 anni. La nostra emittente seguirà la
celebrazione funebre in radiocronaca diretta a partire dalle 16.50, con
commento in italiano per la zona di Roma sull’onda media di 585 kHz e la modulazione di frequenza di 105 MHz.
CONCLUSO A VERONA IL CONVEGNO DECENNALE DELLA
CHIESA ITALIANA.
IL CARDINALE CAMILLO RUINI: LA CHIESA SIA PIU’
NEL TESSUTO SOCIALE DEL PAESE
- Ai nostri microfoni mons. Giuseppe Anfossi
e Mario Marizzitti -
Formazione permanente, recupero
della dottrina sociale della Chiesa, una pastorale unitaria. Queste alcune
delle conclusioni nei cinque ambiti al IV Convegno nazionale ecclesiale della
Chiesa italiana, che si è chiuso oggi dopo 5 giorni di lavori. I 2.700
delegati, che ieri hanno ricevuto l’incoraggiamento e le linee guida del Papa,
hanno fatto il punto sul cammino della Chiesa in questi dieci anni e tracciato
le nuove sfide per il prossimo decennio. Poi, le conclusioni del presidente
della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Camillo Ruini,
quindi il messaggio di gioia delle Chiese particolari in Italia. Dal nostro
inviato, Massimiliano Menichetti.
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Con un momento di preghiera
presieduto da mons. Luciano Monari, vicepresidente
della Conferenza episcopale italiana, si è aperta la sessione conclusiva del IV
Convegno ecclesiale nazionale. Nell’aula dell’assemblea, che ieri ha ospitato Benedetto
XVI, sono state presentate le sintesi nei cinque ambiti individuati dal
Convegno: vita affettiva, lavoro e festa, fragilità, tradizione, cittadinanza.
Trenta gruppi che hanno chiesto a gran voce una presenza attiva della Chiesa
nelle diocesi, nelle parrocchie e il coordinamento per affrontare e reimpostare
una società che vive la deriva individualista e consumistica. Più strutture di
accoglienza e di formazione per i deboli, più catechesi, chiesta ai vescovi una
presenza ancora più attiva nel tessuto cristiano. Poi il discorso del
presidente della CEI, il cardinale Camillo Ruini, che
ha subito evidenziato il rapido
cambiamento della società come anche il rinnovamento della realtà ecclesiale.
Quindi ha sottolineato la necessità della pastorale quotidiana che aiuti a non
subire passivamente i cambiamenti ma che sappia interpretarli alla luce del
Vangelo.
Guardando il decennio appena
trascorso, ha tratteggiato le nuove difficoltà come l’incrementarsi del
terrorismo internazionale di matrice islamica. “Lo stesso risveglio dell’Islam
ha detto - si accompagna ad altri importanti sviluppi, che sono in corso e che
vedono protagoniste altre grandi nazioni e civiltà, come
Poi ha parlato delle drammatiche
situazioni di povertà e mancato sviluppo di numerosi Paesi tra i quali
l’Africa. Da qui il ruolo dei cristiani chiamati ad edificare una società della
pace della carità presenza di Dio, partendo dalla consapevolezza della sequela
di Cristo e dalla realtà storica della sua Risurrezione. Quindi, introducendo
la questione “antropologica”, ha ribadito ambiti nei quali i credenti sono
chiamati ad affermare la verità di Cristo risorto, come la difesa della vita
fin dal concepimento, la tutela della famiglia, contrastando quindi le tendenze
ad introdurre nell’ordinamento pubblico altre forme di unione che
contribuirebbero a destabilizzarla. Ha, dunque, ribadito la grande ricchezza
che viene dall’impegno dei laici nella Chiesa.
“Si sono rafforzati cioè i
sentimenti e gli atteggiamenti di comunione tra le diverse componenti
ecclesiali, e in particolare tra le aggregazioni laicali, mentre si è fatto
nettamente sentire, anche nel corso del nostro Convegno, il desiderio di una
comunione ancora più concreta e profonda”.
Il presidente della CEI ha poi
rimarcato l’importanza della missionarietà “attiva e concreta” nella
testimonianza di Gesù risorto per costituire la speranza del mondo. Un agire
capace di coinvolgere i laici, le parrocchie in quella che ha definito una
“pastorale integrata”.
“Abbiamo bisogno di uomini che
tengano lo sguardo dritto verso Dio, imparando da lì la vera umanità. Abbiamo
bisogno di uomini il cui intelletto sia illuminato dalla luce di Dio e a cui
Dio apra il cuore, in modo che il loro intelletto possa parlare all’intelletto
degli altri e il loro cuore possa aprire il cuore degli altri. Soltanto
attraverso uomini toccati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini”.
Quindi il richiamo alla santità
quale vocazione ordinaria per il cristiano ed alle difficoltà poste
dall’ambiente sociale e culturale alla realizzazione di questa dimensione alta
della vita. Da qui, la necessità della formazione permanente rivolta in particolar
mondo ai giovani. Ricordando poi il discorso del Papa all’Università di
Ratisbona, il porporato ha messo in luce il legame costitutivo tra la fede
cristiana e ragione. Da qui il legame tra verità e libertà e come il cristiano
si pone nel confronto, cioè con cordiale rispetto, al contempo però senza
rinunciare ai contenuti della propria fede.
Gesù Cristo non soffoca l’amore
umano, ma lo risana, lo libera e lo fortifica, ha ribadito il cardinale Ruini, parlando della tendenza in atto a valorizzare la mera
libertà individuale. Poi, guardando all’Italia, ha schematizzato i cambiamenti
politici intercorsi nell’ultimo decennio come il bipolarismo, il passaggio
dalla lira all’euro, il grande incremento di immigrati, la questione
meridionale ancora irrisolta, il calo demografico. Ha ribadito che il Paese
“attraversa una stagione non facile”. Guardando all’Unione Europea, ha poi
auspicato la riscoperta “delle sue più profonde ragioni d’essere, per poter
trovare più convinto sostegno nei popoli che ne fanno parte”. Concludendo il
suo intervento, il cardinale ha riaffermato la centralità di Cristo portatore
di speranza e la rinnovata spinta missionaria che muove dal IV Convegno
ecclesiale della Chiesa italiana.
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Sulle orme di Cristo
siamo eredi di quei testimoni vittoriosi, martiri, Santi, Beati, che hanno
lasciato tracce indelebili in duemila anni di storia cristiana. Così, in
sintesi, ha parlato ieri pomeriggio il Papa, durante la Messa presieduta nello
stadio veronese del Bentegodi, in occasione del 4°
Convegno nazionale ecclesiale. Circa quarantamila i fedeli presenti che hanno
salutato Benedetto XVI con calore ed affetto. Dal nostro inviato, Massimiliano Menichetti:
**********
Uno stadio vestito a
festa, traboccante di gioia per la presenza di Cristo Eucaristia, per
l’incontro con il Papa. Questa l’immagine dirompente che ieri lo stadio
veronese di Bentegodi ha regalato agli oltre 40 mila
fedeli presenti. Migliaia i fazzoletti colorati, le bandierine per il Papa,
come scroscianti gli applausi che hanno salutato l’arrivo di Benedetto XVI
quando con la papamobile ha percorso, tra le note del
coro, la pista sotto gli spalti, prima di dirigersi verso l’altare allestito
per la concelebrazione eucaristica. Sull’imponente presbiterio, posto sul lato
est dello stadio, sedevano 220 vescovi e circa 30 cardinali. Il Papa, nella sua
omelia, ha ripreso l’asse portante del Convegno, la prima lettera di Pietro, il
tema delle giornate “Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo” e
tracciando un parallelo con il discorso tenuto in mattinata ai 2700 delegati in
Fiera ha sottolineato che Cristo vincendo la morte “ci ha
rigenerati e, nella fede, ci ha donato una speranza invincibile nella vita
eterna”:
“Forti di questa speranza non abbiamo paura delle prove, le quali, per
quanto dolorose e pesanti, mai possono intaccare la gioia profonda che ci
deriva dall’amore di Dio. Egli, nella sua provvidente misericordia, ha dato il
suo Figlio per noi e noi, come dice San Pietro, pur senza vederlo, crediamo in
Lui e Lo amiamo. Il suo amore ci basta.
Dalla forza di questo amore, dalla salda fede nella risurrezione di
Gesù che fonda la speranza, nasce e costantemente si rinnova la nostra
testimonianza cristiana. E’ lì che si radica il nostro ‘Credo’, il simbolo di
fede a cui ha attinto la predicazione iniziale e che continua inalterato ad
alimentare il Popolo di Dio”.
Quindi, volgendo lo sguardo agli
Apostoli, ai tanti Santi e martiri che hanno custodito e annunciato la speranza
salvifica di Cristo, ha parlato dell’ardore di fede che bruciava nel loro
cuore:
“La verità di quest’affermazione è documentata anche in Italia da
quasi due millenni di storia cristiana, con innumerevoli testimonianze di
martiri, di Santi e Beati, che hanno lasciato tracce indelebili in ogni angolo
della bella Penisola nella quale viviamo”.
Noi siamo gli eredi di quei
testimoni vittoriosi, ha detto il Papa, “la certezza che Cristo è risorto ci
assicura che nessuna forza avversa potrà mai distruggere la Chiesa”. E parlando
della “consapevolezza che soltanto Cristo può pienamente soddisfare le attese
profonde del cuore umano”, Benedetto XVI ha ribadito lo slancio missionario a
cui tutti i cristiani sono chiamati:
“Solo da Dio può venire il cambiamento decisivo del mondo. Soltanto a
partire dalla Risurrezione si comprende la vera natura della Chiesa e della sua
testimonianza, che non è qualcosa di staccato dal mistero pasquale, bensì ne è
frutto, manifestazione e attuazione da parte di quanti, ricevendo lo Spirito
Santo, sono inviati da Cristo a proseguire la sua stessa missione”.
Quindi l’augurio del Papa per una
rinnovata stagione di testimonianza: in “un mondo che cambia, ha detto, il
Vangelo non muta”. Poi, ha concluso, “la Buona Notizia resta sempre lo stessa:
Cristo è morto ed è risorto per la nostra salvezza!”
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Ma che cosa cogliere in
particolare dal discorso pronunciato ieri da Benedetto XVI al convegno di
Verona? Massimiliano Menichetti lo ha chiesto al
vescovo di Aosta, mons. Giuseppe Anfossi:
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R. – E’ un invito che lui fa agli
italiani, perché collaborino di più a livello di pensiero. E’ un messaggio
intermedio tra la pura affermazione di principi, la loro giustificazione
teoretica e l’agire concreto. Per fare degli esempi: il gruppo di persone che
vuole investire sulle politiche familiari, non può soltanto affermare i
principi, ma deve elaborare una riflessione di pensiero che guidi gli
operatori.
D. – Benedetto XVI ha parlato di
un ritorno dell’illuminismo e della forte valenza della speranza cristiana per
rompere questo ritorno…
R. – Il discorso che fa alla
Chiesa sulla razionalità, in questo momento, è quello di difendere la
razionalità, una razionalità che restituisca un’antropologia corretta, che
risponda a quelle domande per le quali non abbiamo esattamente una risposta, se
non l’affermazione del principio. Quindi, giustificare di più e meglio i “no”
che noi diciamo. Per esempio, una sessualità vissuta male, fuori dal
matrimonio, capricciosa, discosta dalla coppia, omosessuale e altro. Lui chiede
che noi si metta in evidenza una riflessione fatta su esperienze di vita, che
giustificano la posizione della Chiesa come una posizione che è in favore della
dignità umana, di un pieno esercizio del vivere umano.
E sulle parole del Papa ascoltiamo
ora il commento di Mario Marazziti, portavoce della
Comunità di Sant’Egidio:
R. – Il suo discorso ci ha dato
un’indicazione: grande simpatia per il mondo, capacità di dialogare con
l’intelligenza del mondo, fede e ragione insieme, cioè il segreto dei primi
secoli cristiani, quella capacità di dialogare con la cultura contemporanea,
con l’intelligenza dell’uomo e della donna del tempo. Quindi, questa capacità
di comunicare amore e di guardare con gli occhi di Cristo alla realtà e agli
altri e, quindi, la capacità di stare con i poveri, di umanizzare il mondo.
Questa è la via della Chiesa italiana per ripartire. Da qui, nascono le altre
cose: la difesa della vita dalla nascita alla sua conclusione naturale,
l’investimento sulla famiglia come un aiuto per la nostra società, perché non
si disgreghi, le priorità di combattere la guerra, di combattere la fame e la
sete. Il Papa parla di questa forza mite, nei comportamenti individuali,
comunitari e pubblici. Questo ci impegna come cristiani a trovare le capacità,
con una forza mite, di comunicare la bellezza dell’umanità piena di Cristo
Risorto.
D. – Dal IV Convegno ecclesiale
emerge anche una forte spinta al ruolo dei laici…
R. – Io credo che i laici, come
parte del popolo di Dio, si possano e si debbano assumere tutta la
responsabilità di provare ad essere fedeli a tutta la Scrittura, tutta la
liturgia, tutto l’amore per i poveri, tutta la presenza nella società, tutta la
responsabilità di aiutare la comunità ecclesiale ad essere una comunità calda e
viva e non una comunità di solitudini affiancate.
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BENEDETTO
XVI IN VISITA DOMANI ALLA PONTIFICIA UNIVERSITA’ LATERANENSE:
IL
PAPA INAUGURERA’ ALCUNE STRUTTURE INTITOLATE A PONTEFICI DEL PASSATO,
E LA
NUOVA AULA MAGNA CHE PORTA IL SUO NOME
-
Intervista con il rettore, il vescovo Rino Fisichella
-
L’apertura dell’anno accademico
2006-2007 della Pontificia Università Lateranense, in programma domattina, avrà
in Benedetto XVI il suo ospite più illustre. Il Papa renderà visita all’ateneo
pontificio, giunto al 234.mo dalla fondazione, e sarà
accolto alle 10.30 dal gran cancelliere, il cardinale Camillo Ruini, dal rettore magnifico, il vescovo Rino Fisichella, e dal Senato Accademico. Una lapide
commemorativa verrà scoperta a ricordo della visita del Pontefice, quindi
saranno inaugurati alcuni dei locali rinnovati dopo la serie di importanti
lavori di ampliamento e ristrutturazione sostenuti dall’Università. In
particolare, il Papa benedirà la nuova biblioteca “Beato Pio IX” e la sala di
lettura “Giovanni Paolo II”, ma soprattutto inaugurerà la nuova aula magna, che
porta il suo nome, Benedetto XVI. Sul signficato
della speciale cerimonia di domani, ecco il pensiero del rettore della
Lateranense, mons. Fisichella, intervistato da
Giovanni Peduto:
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R. – Ha un duplice significato.
Primo, il Papa viene nella sua università, perché per statuto l’Università
Lateranense è l’università del Papa. Secondo, è un ritorno del Papa al
Laterano. Non dimentichiamo che l’aula magna, oggi restaurata, verrà dedicata a
Benedetto XVI che già lo ha accolto una volta, il 13 dicembre 2004, quando
l’allora cardinale Ratzinger presentò il libro “Senza
radici” assieme all’allora presidente
del Senato, Pera, e per questo ci fece un grande onore. Lui, e il presidente
Pera, sono stati gli ultimi relatori che hanno parlato da quella tribuna,
perché l’aula magna venne poi chiusa per essere ristrutturata. In quell’occasisone, sottolineò la grande espressione poi
fatta propria da molti laici: vivere nel mondo come se Dio esistesse, veluti si Deus daretur.
D. – Benedetto XVI, un Papa
teologo, ma anche molto semplice e lineare nella sua catechesi quotidiana…
R. – E’ verissimo. Il Papa
riprende per molti versi quella che era la grande teologia dei primi secoli
della Chiesa, dei Padri della Chiesa. C’è una grande simpatia in tutto questo,
perché anche le cose più difficili, quelle più profonde, più complesse e
complicate, ritrovano nel Papa un catecheta che riesce a trovare le espressioni
e il linguaggio per arrivare anche ai più semplici.
D. – Eccellenza, lei scorge delle
novità nell’insegnamento teologico di Benedetto XVI?
R. – Benedetto XVI, che è stato un
grande teologo - e a mio modestissimo modo di vedere rimane il più grande
teologo che la Chiesa abbia avuto dal Concilio Vaticano II - ha sempre posto al
centro, come questione fondamentale, la verità. Credo che quello che il Papa
sta facendo con la sua predicazione, con il suo insegnamento, è riportare
sempre l’uomo a questo desiderio della verità della quale, tra l’altro, l’uomo
non può fare a meno.
D. – Benedetto XVI sottolinea con
forza che la fede non è un’ideologia ma l’incontro con il Dio vivo e vero, una
teologia, dunque, che fa parte di una forte esperienza personale. Che ne pensa?
R. – E’ valido e verissimo.
Questo, per un’Università come la nostra, ha una duplice valenza. Primo, che la
forza della ragione deve trovare innanzitutto nella Facoltà di Filosofia non
solo docenti - che sono tra l’altro docenti in campo internazionale - ma anche
studenti capaci di prepararsi ad accogliere la verità, una verità che
nell’ambito teologico è scoperta anche come un dono che viene dato attraverso
la rivelazione che Dio fa mediante Gesù di Nazareth.
D. - Il Papa, uomo di fede,
inneggia alla ragione criticando l’autoriduzione della razionalità, che viene
compiuta dalla modernità. Sono molti i laici che iniziano ad ascoltare con
attenzione le sue riflessioni…
R. – E’ verissimo. Riprendo quanto
dicevamo all’inizio della nostra conversazione. Proprio da quest’aula, il Papa
lanciò l’espressione “Vivere nel mondo veluti si Deus daretur”. Lo hanno ascoltato parecchi non
credenti, ma profondamente radicati nella cultura cristiana dell’Occidente, e
credo che questo sia quanto mai significativo da riproporre ancora oggi, perchè
il dialogo continui.
D. – Eccellenza, ma torniamo
adesso alla Lateranense. Vuole offrirci qualche ragguaglio numerico?
R. – Abbiamo iniziato l’anno
accademico e, debbo dire con nostra grande soddisfazione, abbiamo un numero crescente
di iscrizioni al Laterano. Abbiamo, come si sa, la facoltà di Filosofia, di
Teologia, la Facoltà di Giurisprudenza, che consente di avere l’equipollenza
con il titolo presso lo Stato italiano e, quindi, presso l’Europa. Abbiamo la
Facoltà di Diritto canonico, l’Istituto di pastorale e, soprattutto, un
istituto unico al mondo, che è quello di “Utriusque Iuris”. Quindi, attraverso un solo titolo si ha la laurea
in Diritto Civile e in Diritto Canonico. Abbiamo studenti che, come numero,
sono più di 4 mila, in una struttura che ormai è completamente rinnovata e
tutta la comunità accademica, formata da più di 200 professori internazionali,
studenti che vengono da più di 100 Paesi diversi, è qui che attende per
domattina l’incontro gioioso, festoso e anche significativo con il Papa.
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“CRISTIANI E MUSULMANI: IN DIALOGO FIDUCIOSO
PER AFFRONTARE INSIEME LE
SFIDE DEL NOSTRO TEMPO”
MESSAGGIO DEL VATICANO PER
“I gravi, complessi
problemi della nostra epoca mettono in gioco la credibilità delle religioni”:
così il cardinale Paul Poupard,
presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, nel
Messaggio rivolto a tutti i musulmani del mondo per la fine del Ramadan, il
mese del digiuno e della purificazione spirituale. Messaggio che per la prima
volta quest’anno è stato presentato oggi in Sala stampa vaticana. Presenti
all’incontro con i giornalisti anche il segretario del Dicastero, l’arcivescovo
Pier Lugi Celata, ed il capo Ufficio per i rapporti
con l’Islam, mons. Khaled Akashed,
e mons. Felix
Anthony Machado,
sottosegretario che
ha illustrato la nuova edizione del volume che raccoglie il “Dialogo Interreligioso nell’Insegnamento ufficiale della
Chiesa Cattolica dal Concilio Vaticano II a Giovanni Paolo II”,
dal 1963 al 2005. Il servizio di Roberta Gisotti:
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“Pace, tranquillità e
gioia” nei cuori, nelle case, nei Paesi: gli auguri del cardinale Poupard ai musulmani, fanno eco a quelli già rivolti da
Benedetto XVI all’inizio del Ramadan e sottolineano come il dialogo autentico”,
“talvolta arduo”, diventi “più che mai necessario” alla luce delle “circostanze
particolari” appena affrontate insieme. Un Messaggio anzitutto di amicizia, come
ha spiegato il porporato:
“A testimonianza del
nostro fiducioso dialogo nell’affermare i nostri comuni valori per fronteggiare
insieme le sfide del mondo”
Ramadan,
che è stato “un tempo di preghiera e riflessione sulla difficile situazione che
sta vivendo il nostro mondo”, osserva il cardinale Poupard,
indicando i gravi problemi che gravano sulla nostra epoca: l’ingiustizia, la
povertà, le tensioni e i conflitti all’interno dei Paesi e tra loro, la
violenza e il terrorismo, “una piaga particolarmente dolorosa”. “Quante vite umane distrutte, donne
rese vedove, bambini che perdono i genitori e si ritrovano orfani… Quanti sono
gli uomini e le donne che vengono feriti nel corpo e nel cuore, o colpiti da un
handicap… Quanta distruzione, in pochi minuti, di ciò che è stato costruito
durante gli anni, spesso al prezzo di molti sacrifici e di enormi spese!” Allora
“come cristiani e musulmani non siamo forse i primi – ammonisce il porporato -
chiamati ad offrire il nostro contributo” per dare soluzione a questi drammi?
Molti si interrogheranno infatti – aggiunge – “sull’utilità delle religioni e
sulla nostra coerenza”: in gioco è la credibilità di tutti i credenti.
Ciò che occorre allora è “coraggio
e determinazione”. “Laddove possiamo operare insieme, – si legge nel Messaggio
- non lavoriamo separati” come ha evidenziato ai giornalisti il
segretario del Dicastero, l’arcivescovo Pier Luigi Celata:
“Di fronte ad atteggiamenti
presenti, soprattutto nelle società occidentali, di indifferenza,
misconoscimento, critica e a volte esclusione della dimensione religiosa,
appare particolarmente significativo questo invito alla collaborazione. Il
messaggio sottolinea, infatti, che il mondo ha bisogno di cristiani e di
musulmani che si rispettino, si stimino e offrano la testimonianza di amarsi e
di operare insieme per la gloria di Dio e anche per il bene di tutti gli
uomini”.
I giornalisti hanno chiesto in
particolare chiarimenti sulle conseguenze nei rapporti con il mondo islamico
dopo il contestato discorso di Benedetto XVI all’Università di Ratisbona,
facendo riferimento alla Lettera aperta inviata al Papa da 38 intellettuali
musulmani. Una iniziativa questa - ha sottolineato il cardinale Poupard nel segno del dialogo che prosegue, specie in sede
accademica:
“Questo lo vedo anch’io
direttamente in diversi incontri che ho avuto da un mese, soprattutto da parte
del mondo universitario. Questo è molto importante, poter avere uno scambio e
fare una riflessione su questa tematica così fondamentale: il rapporto tra religione
e ragione”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - Il
dettagliato resoconto della visita pastorale del Papa a Verona.
Servizio estero -
Intervento della Santa Sede sul tema: "Nessuna causa, per giusta che possa
apparire, mai scusa o legittima l'uccisione o i gravi danni inflitti alle
popolazioni civili".
Servizio culturale - Si
è svolto a Salerno e ad Amalfi un convegno sul tema "Ezio Vanoni tra economia, politica, cultura e finanza". In
merito all'avvenimento pubblichiamo uno stralcio della relazione di Pietro Borzomati.
Servizio italiano - In
rilievo i temi della finanziaria e della giustizia.
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20 ottobre 2006
VESCOVI
E LAICI DISCUTONO IN QUESTI GIORNI A CHIANG MAI, IN THAILANDIA,
DELLA
PRESENZA DEI CRISTIANI IN ASIA E DEL DIALOGO CON LE ALTRE RELIGIONI
- Ai
nostri microfoni Bernardo Cervellera -
La Chiesa asiatica si interroga in
questi giorni in Thailandia sulla testimonianza che i cristiani danno di sé. Al
Congresso Missionario Asiatico, che si sta svolgendo a Chiang
Mai, oggi si è parlato della storia di Gesù nelle religioni dell’Asia. Ma che
cosa sta emergendo, in particolare, da questo incontro? Tiziana Campisi lo ha chiesto al direttore di Asianews,
Bernardo Cervellera.
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R. – I vescovi si sono accorti che
molto spesso i cattolici asiatici vivono la loro fede in Chiesa, ma poi, nella
vita quotidiana, rischiano di dimenticarsene, un po’ perchè sono minoranza, un
po’ perché sono avvolti appunto da altre religioni. Quindi, ribadisco,
rischiano di dimenticarsene.
D. – Quali proposte e soluzioni
sono state prospettate perchè possa essere superata questa situazione di ghetto
nella quale si vengono a trovare i cristiani in Asia?
R. – Il ghetto è dovuto al fatto
che i cristiani sono un po’ timorosi nei confronti di queste grandi religioni
che da millenni plasmano le culture asiatiche. Poi, i cristiani sono pochi.
Teniamo presente che sono lo 0,5 per cento nella maggioranza dei casi, meno che
nelle Filippine. Si sta sottolineando che ciò che è importante è essere
assorbiti dall’amore di Cristo e per questo si sottolinea la testimonianza dei
missionari del passato, dei missionari del presente, la testimonianza di
Giovanni Paolo II, che in Asia ha suscitato sempre molto entusiasmo e molto
interesse, anche da parte dei membri delle altre religioni, perchè appunto
attraverso questa fede in Cristo, testimoniata poi nell’amore quotidiano e
nella carità, si riesce a trovare una via per parlare al cuore degli uomini
dell’Asia.
D. – Come far crescere allora
questo dialogo fra cristianesimo e grandi religioni asiatiche?
R. – Questo dialogo è un dialogo
della vita, anzitutto. E’ un dialogo che va fatto con la coscienza forte della
propria identità cristiana. Questa fierezza dell’essere cristiani, però, non è
qualcosa che oppone agli altri, ma è qualcosa che spinge ad un maggior
interesse, ad un maggior amore verso la situazione degli altri. Si scoprono
delle vie di dialogo e soprattutto di grande testimonianza della pienezza di
Gesù Cristo.
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L’IRAQ COME IL VIETNAM: GLI STATI UNITI ALLE PRESE CON IL FANTASMA
DI UN CONFLITTO CHE SEGNO’ PROFONDAMENTE LA COSCIENZA DEL PAESE
- Intervista con Francesco Battistini -
Per la prima volta, il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush ammette un'analogia tra
la guerra in Iraq e quella nel Vietnam. Un’ammissione che suona come una
sconfitta. Quali potrebbero essere, a questo punto, le reazioni della
guerriglia irachena? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Francesco Battistini, inviato di guerra del Corriere della Sera:
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R. – Tutto l’aspetto, soprattutto psicologico, non certo militare,
è una carta in più per la guerriglia irachena. Non ci sono paragoni
naturalmente sul piano strategico tra le forze in campo. E non ci sono
paragoni, a questo proposito, con quella che fu la forza militare che avevano i
vietcong nella guerra vietnamita. I vietcong erano, nonostante tutto, un esercito regolare, pur
usando tecniche prettamente di guerriglia. Qui ci troviamo di fronte ad armate
eterogenee, formate da gruppi diversi, con motivazioni diverse, che combattono
usando esclusivamente la logica della guerriglia.
D. – Le dichiarazioni del presidente americano giungono in un
momento particolare per la politica interna americana. Si avvicina, infatti, il
7 novembre, data in cui si svolgerà il voto di medio termine. Che ricadute si
possono immaginare?
R. – Lo stesso Bush ha fatto un
riferimento all’appuntamento elettorale, dicendo che il paragone con i fatti
del Vietnam è assolutamente calzante. C’è la necessità di rimotivare
in qualche modo l’opinione pubblica americana su una guerra che lascia sempre
più perplessi.
D. – Secondo te, fare un’ammissione del genere è più un errore o
più una mossa strategica della Casa Bianca, in questo momento?
R. – Sappiamo l’anno prossimo che il contingente inglese sarà
fortissimamente ridimensionato. Gli Stati Uniti rischiano di trovarsi davvero
soli in Iraq. Quindi, non è escluso che un presidente ormai in scadenza come
George W. Bush stia
preparando forse un’uscita di scena politica ed anche militare dal teatro
iracheno.
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Radiogiornale
20 ottobre 2006
UN INCONTRO, A GERUSALEMME, TRA
CRISTIANI E MUSULMANI,
IN OCCASIONE DEL RAMADAN: LO HA PROMOSSO MARTEDÌ SCORSO,
PER IL SECONDO ANNO CONSECUTIVO, LA CUSTODIA DI TERRA
SANTA,
IN COLLABORAZIONE CON LA NUNZIATURA APOSTOLICA
GERUSALEMME. = Per il secondo anno
consecutivo, il custode di Terra Santa, padre Pierbattista
Pizzaballa, in collaborazione con la Nunziatura
apostolica, ha organizzato martedì scorso a Gerusalemme un incontro con i
musulmani della città, in occasione del Ramadan. Ne ha dato notizia ieri sera
la stessa Custodia, per la quale “questo incontro si iscrive nello spirito di
San Francesco, che raccomandava ai frati che vivono tra i musulmani: ‘un modo è
che non facciano liti o dispute, ma siano soggetti a ogni creatura umana per
amore di Dio’”. Come riferisce l’agenzia SIR, erano
presenti all’appuntamento, tra gli altri, il Gran Mufti,
Sheikh Muhammad Hussein, il
giudice che presiede la Corte suprema, Sheikh Tayseer At-Tamimi, e numerosi
dignitari religiosi e civili. Durante l’incontro, “si è insistito sulla buona
intesa generale che regna tra i cristiani e i musulmani del Paese, abituati a
vivere insieme da secoli e che continuano a sopportare le stesse difficoltà.
Una convivialità – ha concluso la Custodia – che diventa,
ai loro occhi, un esempio per il mondo sulla possibilità di un vivere insieme”.
Dopo gli interventi, l’incontro è proseguito con il pasto dell’Iftar, che rompe il digiuno del Ramadan. (R.M.)
“CARITAS
CONTINUERÀ IL SUO LAVORO A FAVORE DELLA POPOLAZIONE NORDCOREANA, PERCHÉ CARITÀ SIGNIFICA AMORE SENZA CONDIZIONI”:
È
QUANTO HANNO DECISO I VERTICI DI CARITAS INTERNATIONALIS,
RIUNITISI
IN QUESTI GIORNI A ROMA PER DECIDERE COSA FARE NEL PAESE ASIATICO, DOPO IL TEST
ATOMICO DELLO SCORSO 9 OTTOBRE
ROMA. = “Caritas
continuerà il suo lavoro a favore della popolazione nordcoreana,
nonostante il test atomico dello scorso 9 ottobre”: è quanto hanno deciso i
vertici di Caritas Internationalis, riunitisi il 18 ed il 19 ottobre a Roma, per
decidere cosa fare dei progetti di aiuto e sviluppo in corso nella Corea del
Nord, dopo l’annuncio dell’esperimento atomico. L’Organizzazione cattolica,
riferisce l’agenzia AsiaNews, ha deciso di portare avanti il suo lavoro, “anche
se Pyongyang metterà in atto la sua minaccia di fare
nuovi test”. “Non importa quali sanzioni saranno decise dalla comunità
internazionale – hanno affermato i rappresentanti della Caritas coreana – noi
continueremo perché carità significa amore senza condizioni: la missione della
Chiesa, come ripetuto più volte dalla Santa Sede, consiste nello stare vicino e
confortare con ogni mezzo i più vulnerabili fra gli esseri umani”. “La
decisione – hanno aggiunto – è stata presa perché la penisola coreana è abitata
da un solo popolo, che ha le stesse radici, la stessa lingua ed è composta da
membri della stessa famiglia. La Corea – hanno precisato – è l’ultimo Paese al
mondo che subisce le divisioni create dalle tensioni internazionali degli anni
’50 e ’60”. Caritas “coordina quattro grandi gruppi che aiutano la popolazione
del nord: la Caritas coreana, la Commissione episcopale Giustizia e Pace,
quella per la Riunificazione ed i superiori di diversi ordini religiosi,
maschili e femminili”. Insieme, “gestiscono programmi alimentari, culturali,
sanitari e di istruzione”. (R.M.)
IL
VOLUME DEGLI INVESTIMENTI TRA I PAESI DEL SUD DEL MONDO
E’ IN NETTA CRESCITA: LO SOSTIENE LA
CONFERENZA DELLE NAZONI UNITE
SUL COMMERCIO E LO SVILUPPO (UNCTAD),
CHE IN
UN RAPPORTO PARLA DI “NUOVE OPPORTUNITÀ DI SVILUPPO”
ROMA. = Nel 2005, il volume di
investimenti diretti esteri nei Paesi del Sud del mondo è cresciuto del 22 per
cento nei flussi in entrata, e del 13 per cento in quelli in uscita: è quanto
emerge dall’ultimo Rapporto sugli investimenti globali della Conferenza delle
Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (UNCTAD), presentato nei giorni
scorsi a Roma, presso la sede dell’Istituto per il Commercio Estero (ICE). Lo
studio evidenzia che la gran parte di questi investimenti avviene tra Paesi
della stessa area geografica e con un livello affine di sviluppo. Benché non
sia decisiva sul totale mondiale, la crescita di investimenti tra Paesi del Sud
del mondo rappresenta un risultato senza precedenti nella storia di questi
Stati e costituirà certamente una delle maggiori novità dell’economia mondiale
dei prossimi anni. Nello specifico, gli investimenti verso l’Africa sono
cresciuti del 78 per cento nell’ultimo anno, quelli verso l’Asia occidentale
dell’85 per cento, quelli verso il sud-est asiatico del 2044 per cento e quelli
verso l’America Latina del 3 per cento. Tra i protagonisti di questa nuova
tendenza, spiccano il Brasile, la Malesia, l’India, la Cina e il Sudafrica.
Dunque, anche se il primato degli investimenti esteri in entrata spetta ancora
a Gran Bretagna e Stati Uniti, il processo di ridistribuzione
a livello mondiale è in netto avanzamento. Un dato interessante, riguarda, poi,
la crescita delle compagnie multinazionali dei Paesi in via di sviluppo o a
economia in transizione, che dal 1990 a oggi sono passate da 19 a 47, su un
totale globale di 500. Un elemento a favore di queste imprese, secondo Anne Miroux, responsabile del
gruppo che ha redatto il rapporto dell’UNCTAD, è costituito dal fatto che “se
paragonate alle multinazionali dei Paesi più sviluppati, quelle delle economie
in transizione che decidono di investire in Paesi in via di sviluppo godono del
vantaggio di avere una maggiore familiarità con le condizioni economiche dei
Paesi in cui vano a investire”. Le determinanti del forte incremento degli investimenti
esteri nei Paesi in via di sviluppo, emerse dallo studio dell’UNCTAD, sono
molteplici: la necessità di nuovi mercati di sbocco; il tentativo di superare
le barriere commerciali che ancora ostacolano le esportazioni da queste
regioni; la ricerca di fonti energetiche e materie prime necessarie allo
sviluppo economico nazionale. (A.S.)
TORNA
NELLA SUA TERRA NATALE, L’AUSTRALIA, DOPO 50 ANNI DI SERVIZIO,
IL
DIRETTORE DELLA FARMACIA VATICANA, FR.
FABIAN HYNES.
IL SALUTO E IL RINGRAZIAMENTO DELLE AUTORITA’
VATICANE
E DELLA COMUNITA’ DI LAVORO
CITTA’
DEL VATICANO. = “Un grandissimo
farmacista”: con queste parole di affetto, stima e riconoscenza, la comunità di
lavoro della Farmacia Vaticana ha salutato con una cerimonia mercoledì scorso,
il suo direttore, fr. Fabian
Hynes, dell’Ordine Ospedaliero di S. Giovanni di Dio
(Fatebenefratelli), che dopo 50 anni di servizio si appresta a tornare nella
sua terra natale, l’Australia. Fr. Hynes arrivò a
Roma nel 1955, all’età di 27 anni, e dopo un periodo di studio all’Ospedale
Fatebenefratelli dell’Isola Tiberina, cominciò il servizio presso la Farmacia
Vaticana nel febbraio 1956, insieme con altri sette religiosi dello stesso
ordine. Divenuto responsabile, ha contribuito in maniera determinante
all’espansione del servizio della Farmacia, impegnandosi nell’accoglienza di
ogni persona e nel rispondere alle necessità di medicine per patologie di
particolare gravità. “A ogni quesito – racconta un collega – lui sa trovare una
risposta. Non ha mai detto di “no” a nessuno e per tutti noi è un punto di
riferimento. Da parte nostra – aggiunge – c’è un’immensa riconoscenza umana e
professionale”. E per “la delicatezza, l’attenzione, la professionalità e la
riservatezza” anche l’arcivescovo Giovanni Lajolo,
presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e della
Pontificia Commissione dello Stato della Città del Vaticano, ha espresso la sua
gratitudine a fr. Hynes,
consegnandogli il ringraziamento e la benedizione autografa di Benedetto XVI.
(R.M.)
IN CONCORSO,
ALLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA,
IL NUOVO FILM DI FRANCESCA COMENCINI “A CASA NOSTRA”:
IL
RITRATTO DI UN’ITALIA DI FURBI E DI FACCENDIERI
CONTRAPPOSTA A QUELLA DI CHI LAVORA, SOFFRE,
E
TENTA DI ARRIVARE A FINE MESE
- Il
servizio di Luca Pellegrini -
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ROMA. = In concorso alla Festa del
Cinema di Roma è stato presentato il nuovo film di Francesca Comencini, “A casa
nostra”: una rappresentazione dolente di alcuni mali che affliggono la
società italiana e la coraggiosa opposizione di chi crede nella giustizia,
nell’onestà, nel perdono. Un’Italia di furbi e di faccendieri contrapposta a
quella di chi lavora, soffre, sopravvive, tenta di arrivare a fine mese, si
arrabatta come può; un Paese stanco e malato che non assiste al trionfo della verità
e della giustizia, ma contemporaneamente non si rassegna al sopruso, alla
meschinità, allo sfruttamento. E’ un quadro sincero e dolente, che Rita, una
bravissima Valeria Golino nei panni di un capitano
della Guardia di Finanza caparbia e sensibile, in una Milano triste e livida,
così come la racconta Francesca Comencini nel suo
ultimo film, dipinge con una veloce, tagliente immagine, rivolgendosi ad Ugo,
l’attore Luca Zingaretti, banchiere di malaffare
ancora a piede libero, personaggio liberamente tratto da casi di recente
cronaca italiana: “Voi come vi permettete! Credete di poter fare quello che vi
pare? Ma questo Paese è pure casa nostra”. E’ un coraggioso impegno civile, di
cui si avverte l’urgenza e l’attualità, che trasuda dal personaggio della donna
a quello della regista, autrice anche del soggetto e della sceneggiatura. Un
impegno che la musica di Verdi scelta quale commento musicale riporta
all’identità di una “patria” nata col sacrificio di molti e oggi vilipesa per
la disonestà e la finzione di pochi, generalmente potenti nella politica e
nell’economia. Nel film, s’incrociano diversi protagonisti simbolo di
situazioni tipiche della vita quotidiana a diversi livelli: chi non paga le
tasse, chi si prostituisce, chi cerca di redimere il passato, chi tenta il
guadagno facile con mezzi illeciti, chi sfrutta gli altri e vuole possederli
come oggetti, chi vuole svendere la vita e chi la vuole condurre onestamente.
Insomma, uno spaccato di piccole realtà e di grandi proporzioni
cinematografiche, in cui ci si ama, ci si odia, si mette a nudo la propria
vulnerabilità, ci si illude, si tenta di rivendicare i propri diritti quando
nessuno ti aiuta a farlo, in una storia circolare e volutamente frammentaria
che gira, appunto, sul tema del denaro e del potere, del lavoro e dell’amore,
della giustizia e della impunità. Una storia salutare per il cinema e per tutti
noi.
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OGGI
POMERIGGIO, LA CONSEGNA DEL PREMIO DI POESIA CIRCE SABAUDIA,
PRESIEDUTO
PER 25 ANNI DALL'INDIMENTICATO MARIO LUZI.
VINCITORE
DELLA SEZIONE “UNA VITA PER LA POESIA”,
LO SCRITTORE ALBERTO BEVILACQUA. AL GRECO,
NASOS VAGHENÀS,
IL RICONOSCIMENTO INTERNAZIONALE “UN POETA DEL
MEDITERRANEO”
SABAUDIA.= Il Premio di Poesia
Circe Sabaudia giunge alla sua XXVI edizione inaugurando una nuova fase, dopo
venticinque anni di collaborazione con l’alta voce lirica di Mario Luzi, che ha tenuto a battesimo il Premio nel 1980,
presiedendo la Giuria Letteraria fino alla scomparsa. Oggi, il testimone passa
a Corrado Calabrò, scrittore e poeta dall’indiscusso
talento, oltre che noto per i prestigiosi incarichi istituzionali, attualmente
come garante per le Comunicazioni. Oggi pomeriggio la consegna dei Premi
all’Hotel Oasi di Kufra di Sabaudia.
La Sezione Internazionale, a partire da quest’anno, punta la sua attenzione sui
poeti del Mediterraneo, come “alfieri di pace in un quadrante martoriato da
interminabili conflitti”, spiega Rodolfo Carelli,
anch’egli poeta e parlamentare fino al 1994, fondatore e presidente del Premio.
Inaugura l’albo d’oro il greco Nasos Vaghenàs, con “Ballate oscure”,
mentre nella sezione “Una vita per la poesia - Premio Mario Luzi”, l’alloro va allo scrittore Alberto Bevilacqua, nella veste meno conosciuta di poeta, per la
raccolta "Tu che mi ascolti – Poesie alla madre". Una giuria popolare
voterà poi fra i tre finalisti: Aldo Forbice,
Giuseppina Luongo Bartolini
e Giovanni Occhipinti. A Mario Luzi
si ispirano ancora oggi le linee guida del Premio e la scelta dei giurati, ha
voluto sottolineare il presidente Carelli,
ricordando, oltre alla forte ispirazione cristiana che ha impresso tutta la sua
opera, anche la Via Crucis scritta
per Giovanni Paolo II nel 2003. “Nella produzione letteraria – ha
concluso – è stato per me un vero padre spirituale”.
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20 ottobre 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
La Corea del Nord non effettuerà
un secondo esperimento nucleare. Lo ha detto il leader nord coreano, Kim Yong Il, poco dopo l’incontro
a Pechino tra il segretario di Stato americano, Condoleezza
Rice, e il ministro degli Esteri cinese, Li Zhaoxing. Il test nucleare della Corea del Nord – ha detto
la responsabile della diplomazia americana - è stato una seria provocazione e
rappresenta una minaccia per la stabilità internazionale, in particolare per la
pace e la sicurezza dell’Asia orientale. Il nostro servizio:
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Il leader nord coreano, Kim Yong Il, ha assicurato che il
Paese asiatico non condurrà un nuovo test atomico, aggiungendo che la Corea del
Nord tornerà alle trattative sul nucleare se gli Stati Uniti revocheranno le
sanzioni economiche. Ma l’amministrazione statunitense insiste per una
immediata applicazione della risoluzione 1718. Bisogna essere sicuri – ha detto
stamani a Pechino Condoleezza Rice
- che non ci saranno “passaggi di materiali illegali pericolosi che riguardano
i programmi delle armi nucleari nordcoreane”. Il
segretario di Stato americano ha anche chiesto alla Cina di applicare tutte le
sanzioni decise dalle Nazioni Unite contro la Corea del Nord.
Il regime di Kim Jong Il -
ha aggiunto - deve tornare al tavolo dei negoziati a sei e fermare il proprio
programma nucleare. Da parte sua, il ministro cinese, Li Zhaoxing,
ha garantito che la Cina continuerà ad attuare “i suoi obblighi
internazionali”. “Speriamo - ha detto - che tutte le parti interessate adottino
un approccio prudente e aderiscano alla strada del dialogo e della risoluzione
pacifica”. E mentre Stati Uniti e Cina esortano l’esecutivo di Pyongyang a tornare “senza condizioni” sulla via dei
negoziati, anche Giappone e Corea del Sud ribadiscono la necessità di applicare
le sanzioni contro la Corea del Nord.
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L’Iran
avrà un prezzo da pagare se non accetta un accordo sul suo programma nucleare.
Lo ha detto il premier israeliano, Ehud Olmert, aggiungendo che “ci sarà bisogno di fare qualcosa
in futuro”, senza fornire ulteriori chiarificazioni. In Iran, intanto,
torna a farsi polemica la voce del presidente, Mahmud
Ahmadinejad, di nuovo
critico su Consiglio di Sicurezza dell’ONU e Israele.
Il servizio di Stefano Leszczynski:
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Manifestazioni anti-israeliane
in tutta
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Ancora violenze in Afghanistan : otto impiegati afghani in una base
dell’esercito statunitense sono stati
uccisi nell’est del Paese. Un soldato è morto, inoltre, per un attentato
suicida contro un convoglio dell’esercito afghano a Khost.
Intanto, il fotoreporter italiano Gabriele Torsello, rapito lunedì
scorso nel Paese asiatico, ha detto ieri, in una telefonata con il responsabile
della sicurezza dell’ospedale di Emergency, di stare
bene ma di essere “preoccupato” per l’ultimatum fissato dai sequestratori.
In Iraq, un’enclave sciita a nord
di Baghdad è stata raggiunta ieri sera da colpi di mortaio: almeno 9 persone
sono rimaste uccise. In questa zona, si sono intensificati, negli ultimi tempi,
attacchi e vendette incrociate tra sciiti e sunniti.
In Medio Oriente, i partiti di Fatah e Hamas hanno deciso di impegnarsi per porre fine
alle violenze che rischiano di far sprofondare i Territori palestinesi nella
guerra civile. “Abbiamo stabilito”, ha detto il portavoce di Fatah, “di mettere fine a tutte le dimostrazioni di
violenza armata, alla tensione e alle provocazioni, ma anche di smetterla di
accusarci reciprocamente sui media e sulla scena politica”. L’accordo e' stato
raggiunto grazie alla mediazione egiziana che ha portato alla creazione di un
ufficio di coordinamento. Sul terreno, intanto, il premier palestinese, Ismail Haniyeh, è uscito illeso
da una sparatoria che ha colpito il convoglio con il quale si stava
allontanando dalla moschea di Gaza.
Il sud della Thailandia è stato
teatro di una drammatica serie di esplosioni e sparatorie costate la vita,
nelle ultime 24 ore, ad almeno 6 civili. Lo ha riferito la polizia precisando
che gli attacchi sono stati sferrati da integralisti islamici. L’episodio più
grave è avvenuto nella provincia di Songkhla, in un
negozio di the, frequentato da soldati e agenti: l’esplosione di un ordigno ha
provocato la morte di 3 civili.
I temi legati all’energia e le
politiche migratorie sono al centro del Consiglio europeo in programma oggi a Lahti, in Finlandia. I 25 sono chiamati a mettere a punto
una strategia comune, quanto più aderente alla Carta dell'Energia del 1998, che
prevede politiche per lo sviluppo sostenibile, il risparmio e la cooperazione
per l'efficienza energetica. Per quanto riguarda l’immigrazione, saranno prese
in esame misure e strategie per far fronte ai flussi di clandestini,
soprattutto in Spagna, Italia e Francia.
Una pace duratura per la Somalia.
E’ quanto chiedono le Corti islamiche confermando la loro presenza nel prossimo
vertice di Khartoum, previsto per la fine del mese, con il governo di
transizione. Il servizio di Giulio Albanese:
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Ibrahim Hassan
Addow, ministro degli Esteri delle corti islamiche somale e capo della
delegazione ricevuta ieri a Nairobi dal Gruppo di contatto internazionale per
la Somalia, ha dichiarato che la sua formazione vuole una pace duratura per la
Somalia, esprimendo la piena volontà a dialogare e collaborare. Le corti,
sempre secondo la stessa fonte, sarebbero dunque intenzionate a partecipare al
vertice di Karthoum di fine mese, senza precondizioni,
nelle difficili trattative con il governo di transizione nazionale. Sta di
fatto che tra le corti e il governo di transizione somalo la tensione resta
comunque alta. Proprio ieri, sempre a Nairobi, nel corso di un incontro con una
delegazione di diplomatici statunitensi, il presidente somalo, Abdallah Yusuf Ahmed,
ha chiesto l’aiuto della comunità internazionale contro le corti islamiche, che
ha accusato di avere rapporti con formazioni terroristiche di matrice islamica.
Per la Radio Vaticana, Giulio
Albanese.
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L’esercito sudanese ha
dichiarato l’inviato speciale dell’ONU, Jan Pronk, persona non grata. I soldati lo accusano di aver
“intrapreso una guerra contro le forze armate” e di essersi “apertamente
intromesso negli affari” militari del Paese. Secondo l’esercito, l’inviato
dell’ONU avrebbe anche diffuso “informazioni sbagliate che mettono in dubbio la
capacità delle forze armate di mantenere la sicurezza”.
Il ministero degli
Esteri italiano, Massimo D’Alema, ha confermato la
liberazione dei familiari dell’imprenditore italiano Domingo Festa, rapiti in
Venezuela lo scorso 3 ottobre. Nathaly Gotera e i due figli sono stati rilasciati con
un’operazione condotta dalla polizia locale con la partecipazione di esperti
italiani.
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