RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 291 - Testo della trasmissione di mercoledì 18 ottobre 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Benedetto XVI ha dedicato a Giuda Iscariota, l’apostolo che tradì Gesù, la catechesi dell’udienza generale. La solidarietà del Papa per le vittime dell’incidente nella metro di Roma

 

Si è spento nella notte a Roma, all’età di 77 anni, il cardinale Mario Francesco Pompedda. Il cordoglio del Papa

 

Mons. Celestino Migliore, all’ONU, invita gli Stati a riprendere i negoziati sul commercio internazionale

 

Le minacce alla democrazia: ne ha parlato mons. Anthony Frontiero all’OSCE

 

La Chiesa africana verso la seconda Assemblea sinodale: intervista con il cardinale Francis Arinze

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Proseguono a Verona i lavori del IV Convegno nazionale della Chiesa italiana: domani arriva il Papa. Intervista con il prof. Luigi Alici.  il Papa.

 

Presentato il primo cartone animato sulla vita di Karol Wojtyla: ai nostri microfoni Cavin Cooper

 

CHIESA E SOCIETA’:

Si è spento in Cina, all’età di 88 anni, mons. Andrea Zhu Wenyu, vescovo della diocesi di Chihfeng

 

Migliaia di persone, oggi, ai funerali del pastore protestante ucciso lunedì in Indonesia

 

Al via, domani in Thailandia, il primo Congresso missionario asiatico

 

L’emigrazione dei cristiani dal Medio Oriente al centro della riunione dei sette patriarchi d’Oriente, apertasi ieri in Libano

 

“La vitalità delle Chiese lusofone”: è il titolo del comunicato finale del VII incontro delle Chiese di lingua portoghese, svoltosi nei giorni scorsi a Fatima

 

La Cina cancella 11 miliardi di yuan dai debiti bilaterali di 31 Paesi africani aderenti al Forum di cooperazione sino-africano

 

Lanciata, in Colombia, la “rete di protezione economica e sociale contro la povertà estrema”

 

24 ORE NEL MONDO:

Condoleezza Rice in Giappone per disinnescare il pericolo nucleare nordcoreano

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

18 ottobre 2006

 

GIUDA ISCARIOTA CEDETTE TRAGICAMENTE A UNA TENTAZIONE DEMONIACA

PERCHE’ NON SEPPE CREDERE ALLA GRANDEZZA DEL PERDONO DI DIO:

 BENEDETTO XVI HA DEDICATO ALL’APOSTOLO CHE TRADI’ GESU’

LA CATECHESI DELL’UDIENZA GENERALE.

LA SOLIDARIETA’ DEL PAPA PER LE VITTIME DELL’INCIDENTE NELLA METRO DI ROMA

 

“Quando pensiamo al ruolo negativo di Giuda nella storia di Gesù, dobbiamo pensare alla superiore conduzione degli eventi da parte di Dio”. Mistero divino e azione storica si intrecciano nella persona di Giuda Iscariota. Benedetto XVI ha dedicato l’udienza generale di oggi in Piazza San Pietro all’apostolo che tradì il Cristo: una vicenda, ha detto il Papa, che esalta la grandezza della misericordia di Dio e insieme il suo rispetto per le scelte dell’uomo. Al termine della catechesi, Benedetto XVI ha avuto parole di conforto per le vittime dell’incidente della metropolitana di Roma. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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Una figura evangelica, un apostolo, del quale si ricorda l’atto di infamia assoluta che l’ha reso un simbolo negativo, un epiteto proverbiale: Giuda il traditore. Eppure, Giuda, è allo stesso tempo un uomo che, pur col suo “gesto inescusabile”, si inserisce nel “misterioso progetto salvifico di Dio”. Benedetto XVI ha tracciato, nella sua catechesi, svolta in un’assolata e affollata Piazza San Pietro, i due estremi di una storia che tocca le profondità della debolezza umana e insieme i vertici della storia della Salvezza:

 

(Lettura del brano evangelico):

“Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d’argento ai sommi sacerdoti e agli anziani dicendo:Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente’”.

 

 Il Papa ha dato voce alle due domande principali che scaturiscono dalla lettura dei brani che descrivono il tradimento dell’Iscariota, sul quale gli evangelisti sono concordi nel definirlo “uno dei Dodici”. Perché Gesù ha dato fiducia a Giuda? E soprattutto, perché Giuda scelse di tradirlo? Nel primo caso, ha osservato Benedetto XVI, “il mistero della scelta rimane”:

 

“Ancora di più si infittisce il mistero circa la sua sorte eterna, sapendo che Giuda si pentì e riportò le trenta monete d’argento ai sommi sacerdoti e gli anziani, dicendo:’Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente’. Benché egli si sia poi allontano per andare ad impiccarsi, non spetta a noi misurare il suo gesto, sostituendoci a Dio, infinitamente misericordioso e giusto”.

 

Sul perché Giuda scelse di tradire Gesù, alcuni esegeti hanno ritenuto per avidità di denaro. Oppure, secondo altri, per una “delusione messianica”: Gesù non si rivelerà il liberatore politico di Israele. Tuttavia i Vangeli, ha ricordato Benedetto XVI vanno in un’altra direzione: Giuda cedette a una tentazione del Maligno. Un’evidenza, questa, che “va oltre le motivazioni storiche” per investire la sfera della “responsabilità personale”. Anche Pietro rinnegò Cristo, ma seppe accettarne il perdono. In Giuda, ha osservato il Pontefice, il pentimento “degenera in disperazione” e alla fine in un atto di “autodistruzione”:

 

“E’ per noi un invito a tener sempre presente quanto dice San Benedetto:Non disperare mai della misericordia divina’. (…) Gesù rispetta la nostra libertà; Gesù aspetta la nostra disponibilità al pentimento e alla conversione: è ricco di misericordia e di perdono”.

 

Se “le possibilità di perversione del cuore umano sono davvero molte”, l’“unico modo di ovviare ad esse - ha spiegato ancora il Papa - consiste nel non coltivare una visione delle cose soltanto individualistica, autonoma, ma al contrario nel mettersi sempre e di nuovo dalla parte di Gesù, assumendo il suo punto di vista”. La vicenda di Giuda, poi, ha un ulteriore epilogo, rappresentato dall’apostolo Mattia, eletto dopo la Pasqua al posto dell’Iscariota. Di lui, ha rammentato Benedetto XVI, si ricorda la grande fedeltà del testimone che seguì Cristo lungo tutta la sua vita terrena. Un esempio che apre a un altro insegnamento:

 

“Anche se nella Chiesa non mancano cristiani indegni e traditori, spetta a ciascuno di noi controbilanciare il male da essi compiuto con la nostra limpida testimonianza a Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore”.

 

Al termine dell’udienza, Benedetto XVI ha ricordato un altro apostolo di cui oggi la Chiesa fa memoria, l’evangelista S. Luca, ed ha salutato in particolare i religiosi di tre famiglie religiose impegnati nei rispettivi capitoli generali: i Passionisti, i Fatebenefratelli e le Missionarie di Tutzing. Infine, il Papa ha rivolto un pensiero di solidarietà alle vittime dell’incidente avvenuto ieri nella metropolitana di Roma:

 

“Sono particolarmente vicino a quanti sono stati colpiti dal tragico evento”; Ad essi desidero esprimere sentimenti di conforto e di affetto, assicurando uno speciale ricordo nella preghiera”.

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UDIENZE

 

Il Santo Padre ha ricevuto ieri in udienza l’arcivescovo Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”.

 

 

E’ MORTO NELLA NOTTE IL CARDINALE MARIO FRANCESCO POMPEDDA, 

PREFETTO EMERITO DEL SUPREMO TRIBUNALE DELLA SEGNATURA APOSTOLICA.

IL CORDOGLIO DEL PAPA

 

Si è spento nella notte a Roma, all’età di 77 anni, il cardinale Mario Francesco Pompedda, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica dal 1999 al 2004. Il Papa, che ha espresso il suo cordoglio in un telegramma, presiederà le esequie nella Basilica Vaticana venerdì 20 ottobre alle 17.00. Il servizio di Tiziana Campisi.

 

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Nel telegramma inviato a mons. Sebastiano Sanguinetti, amministratore apostolico di Ozieri,  Benedetto XVI ha voluto ricordare il servizio svolto dal porporato, “insigne giurista e per tanti anni solerte collaboratore della Santa Sede, in particolare nel Tribunale della Rota Romana e nella Segnatura Apostolica rendendo ovunque una apprezzata testimonianza di zelo sacerdotale e di fedeltà al Vangelo”.

 

Noto particolarmente per i suoi interventi in materia di morale e di diritto, il cardinale Pompedda, era ricoverato da tempo in una clinica romana. Era stato consacrato vescovo il 6 gennaio 1998, nella Basilica di San Pietro, da Giovanni Paolo II, ed aveva ricevuto la berretta cardinalizia nel 2001. Per anni è stato consulente ecclesiastico dell’Unione Romana Giuristi Cattolici. Nato ad Ozieri, in Sardegna, il 18 aprile 1929,  si è specializzato in Sacra Scrittura conseguendo poi la laurea «in utroque iure» alla Pontificia Università Lateranense. È stato avvocato della Sacra Rota; per più di vent’anni ha tenuto corsi di specializzazione nelle Facoltà di Diritto Canonico delle Pontificie università Gregoriana e della Santa Croce ed ha pubblicato diversi saggi. Per trent'anni ha esercitato il ministero sacerdotale nella chiesa parrocchiale romana di Nostra Signora di Guadalupe a Monte Mario. Con la morte del cardinale Pompedda il Collegio Cardinalizio risulta adesso costituito da 187 cardinali, di cui 115 elettori e 72  non elettori.

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LA SANTA SEDE INVITA GLI STATI A RIPRENDERE I NEGOZIATI

SUL COMMERCIO INTERNAZIONALE, IL CUI STALLO AVVANTAGGIA I PAESI RICCHI

 E DANNEGGIA QUELLI  POVERI, MINACCIANDO LA  PACE MONDIALE:

COSI’ MONS. CELESTINO MIGLIORE AI LAVORI DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELL’ONU

 

La Santa Sede denuncia lo stallo nei negoziati internazionali sul commercio, con gravi conseguenze sui Paesi più poveri e sulla pace e la stabilità mondiale.  E’ quanto ha detto ieri al Palazzo di Vetro di New York, mons. Celestino Migliore, osservatore permanente vaticano presso le Nazioni Unite, durante i lavori dell’Assemblea generale dell’ONU. Il servizio di Sergio Centofanti:

 

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Mons. Migliore sottolinea il fatto che “mentre negli ultimi 5 anni sono state intraprese parecchie iniziative e operazioni militari di vaste proporzioni, non sono stati fatti sostanziali progressi nella riforma del commercio internazionale” avviata ai negoziati di Doha, nel Qatar, nel 2001, causando gravi conseguenze nei Paesi in via di sviluppo.

 

Secondo il presule “gli interessi di alcuni settori dei maggiori Paesi sviluppati hanno prevalso sul bene comune, aumentando la già preoccupante distanza che separa” Paesi ricchi e Paesi poveri.  Così oggi “c’è poca speranza di raggiungere gli obiettivi di sviluppo del millennio entro il 2015”, che comprendono, tra l’altro, il dimezzamento dei poveri nel mondo.

 

“L’attuale situazione mondiale – ha affermato mons. Migliore - presenta disuguaglianze che esigono una riflessione urgente”. L’osservatore permanente critica il sostegno dato dai Paesi ricchi “al proprio settore agricolo” il cui ammontare (280 miliardi di dollari all’anno) “è 10 volte maggiore del totale dell’aiuto destinato annualmente all’Africa ed è equivalente al reddito totale dell’Africa sub-sahariana”. Si tratta di una politica che favorisce l’esportazione dei prodotti dei Paesi ricchi e finisce “per indebolire l’agricoltura” di quelli poveri.

 

“La libertà degli scambi non è equa” – ha aggiunto mons. Migliore citando Paolo VI - se non è subordinata “alle esigenze della giustizia sociale”.

 

La Santa Sede auspica che gli Stati riprendano i negoziati “pronti a fare i sacrifici necessari per l’instaurazione di più giuste relazioni commerciali” per dare “un sostanziale contributo alla causa della pace e della stabilità nel mondo”. Per questo “i Paesi più sviluppati devono onorare l’impegno di aprire i loro mercati e di cessare la vendita sottocosto delle eccedenze agricole alimentate dai sussidi”. Il raggiungimento di un accordo è urgente: “è un imperativo morale – ha concluso mons. Migliore - che non può essere rinviato” perché altrimenti “potrebbero verificarsi gravi conseguenze: movimenti incontrollati di popolazioni, danni ambientali irreparabili e perfino  la diffusione del terrorismo e dei conflitti armati”.

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LE MINACCE ALLA DEMOCRAZIA: NE HA PARLATO MONS. ANTHONY FRONTIERO

ALLA RIUNIONE ANNUALE DELL’OSCE, L’ORGANIZZAZIONE PER LA SICUREZZA 

E LA COOPERAZIONE IN EUROPA, RIUNITA A VARSAVIA

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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“La democrazia autentica è possibile solo in uno Stato governato dalla legge, e sulle basi di una corretta concezione della persona umana e della sua intrinseca dignità, di cui è dotato ogni individuo”. Lo ha ribadito, a nome della Santa Sede, mons. Frontiero, officiale del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, sottolineando l’esigenza di far progredire sia l’individuo “attraverso l’educazione e la formazione ai veri ideali”, sia il corpo sociale “attraverso la creazione di strutture di partecipazione e di responsabilità partecipata”. Mons. Frontiero ha messo in guardia dal considerare l’agnosticismo e il relativismo scettico filosofie e attitudini fondamentali rispondenti a forme democratiche di vita politica. “Spesso quelli che sono convinti di conoscere la verità e fermamente vi aderiscono sono considerati inaffidabili da un punto di vista democratico, poiché essi non accettano che la verità è necessariamente determinata dalla maggioranza, o che essa è soggetta a variazioni a seconda dei diversi equilibri politici”. Per questo la Santa Sede è convinta – ha spiegato mons. Frontiero – “che se non c’è una verità ultima a guidare e a dirigere l’attività politica, quelle idee e convinzioni possono facilmente essere manipolate per ragioni di potere. Come la storia dimostra, una democrazia si converte facilmente in un totalitarismo aperto o subdolo”.

        

Del resto – ha osservato il delegato vaticano – una democrazia autentica comporta l’impegno di progredire, difendendo i diritti umani, preservando l’ambiente, aumentando la partecipazione civile e la rappresentanza politica per mezzo di organizzazioni locali, regionali e multilaterali di cittadini e gruppi,  necessari a realizzare il bene comune.

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LA CHIESA AFRICANA VERSO LA SECONDA ASSEMBLEA SINODALE

PER AFFRONTARE LE SFIDE DELLA PACE,

 DELLA GIUSTIZIA E DELL’EVANGELIZZAZIONE

- Intervista con il cardinale Francis Arinze -

 

A 12 anni dal primo storico Sinodo per l’Africa, svoltosi nel 1994, è giunta l’ora di fare nuovamente il punto sul cammino ecclesiale e sociale compiuto nel continente, definito da Benedetto XVI “la grande speranza della Chiesa”: è quanto ha affermato ai nostri microfoni il cardinale nigeriano Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti a proposito del prossimo Sinodo per l’Africa. Molte le sfide che deve affrontare la Chiesa africana: la pace, la giustizia, lo sviluppo, i diritti umani, l’evangelizzazione. Ma come procede il cammino della Chiesa di questo continente? Luca Collodi lo ha chiesto allo stesso cardinale Arinze:

 

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R. – Bene, grazie alla Divina Provvidenza!  Dobbiamo tenere presente che spesso  i mezzi di comunicazione in Europa e in America del Nord parlano dell’Africa soltanto quando qualcosa non va bene. Ma ci sono anche tante cose che in Africa vanno bene, ma queste non sempre figurano sulle prime pagine dei giornali. Se lei allora mi chiede quali sono le cose che vanno bene, io le rispondo anzitutto che i laici in Africa si sentono di essere realmente la Chiesa. Io sono appena tornato dalla Nigeria e ho visto nei laici una così forte coscienza di essere la Chiesa, perché la Chiesa è rappresentata non soltanto dai religiosi, ma da tutti quanti noi. Tante sono le cose che vanno bene, perché i laici sono presenti nella società, nella politica, nell’educazione e nell’insegnamento, nel servizio medico. Un altro elemento certamente positivo è il numero di giovani, provenienti da molti Paesi dell’Africa, che rispondono alla vocazione sacerdotale e religiosa. Questo è considerevole. Molti Paesi parlano di un boom, di una fioritura tale che non hanno mai visto precedentemente. Un’altra cosa importante è che la Chiesa in Africa è cosciente di essere missionaria: c’è chi aiuta gli altri nel proprio Paese, ci sono diocesi che aiutano altre diocesi, ci sono poi coloro che aiutano anche in altri Paesi: questa è la realtà. Tutte queste situazioni ci fanno ringraziare la Divina Provvidenza. Certo, non mancano i problemi, non mancano le sfide.

 

D. – Proprio su questo, cardinale Arinze, la società africana che sfide pone direttamente alla Chiesa?

 

R. – Molte: la giustizia, il rispetto dei diritti umani, il rispetto per la donna, l’attenzione ai più poveri, ai più piccoli, a tutti coloro che non hanno qualcuno che parlerà per loro. A convincere quelli che fanno la politica che le considerazioni religiose devono influenzare le scelte politiche e questo non perché la Chiesa detta legge nella politica, ma nel senso che l’insegnamento sociale del cristianesimo riguardo al diritto, al rispetto per l’altro, alla giustizia, al senso di servizio alla società è certamente valido, e non solo la domenica mattina! Questa rappresenta certamente una sfida. La Chiesa deve contribuire, certamente non con formule politiche, ma con la conversione del cuore umano. La Chiesa non può restare nella sacrestia, perché le gioie, le sfide e le sofferenze della gente sono anche le gioie, le sfide e le sofferenza della Chiesa. Grazie a Dio, molta gente considera la Chiesa come la voce dei senza voce, come un’istituzione – forse fra le ultime- nella quale poter avere fiducia. Questo è per noi una grande responsabilità e rappresenta, quindi, una grande sfida, perché se il popolo si fida così tanto di noi e della Chiesa, quelli che dirigono la Chiesa, che siano chierici, laici o religiose, devono essere consci delle loro grandi responsabilità.

 

D. – Cardinale Arinze, quale sarà lo scopo di questo secondo Sinodo per l’Africa?

 

R. – Questo Sinodo vuole porre l’attenzione sulla giustizia, la riconciliazione e la pace.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - Catechesi e cronaca dell'udienza generale.

 

Servizio estero – Nucleare: la Cina critica la Corea del Nord per il test atomico del 9 ottobre

 

Servizio culturale - Un articolo di Maurizio Sannibale dal titolo “Dal sottosuolo vaticano si riaffacciano storie di vita vissuta all'ombra dei Cesari”: la necropoli di Santa Rosa rinvenuta sull'antica “Via Triumphalis”.

 

Servizio italiano - Conti pubblici; Università: sciopero contro la manovra. Due giorni di agitazione.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

18 ottobre 2006

 

 

PROSEGUONO A VERONA I LAVORI DEL IV CONVEGNO NAZIONALE

DELLA CHIESA ITALIANA: DOMANI ARRIVA IL PAPA

- Intervista con il prof. Luigi Alici -

 

Verona aspetta con trepidazione l’arrivo del Papa che domani saluterà i 2.700 delegati del IV Convegno Nazionale della Chiesa Italiana e ne presiederà la Messa presso lo stadio Bentegodi. La Radio Vaticana trasmetterà  la cronaca dell’incontro del Papa con i convegnisti alla Fiera di Verona  dalle 10.05  alle 11.15 circa, e della Messa presieduta da Benedetto XVI allo Stadio Bentegodi dalle 15.50 alle 18.00 circa. Oggi la giornata alla Fiera, sede del Convegno, è iniziata con la preghiera ecumenica presieduta da mons. Vicenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia e presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo ed il dialogo. Poi le riflessioni spirituali del metropolita dell’arcidiocesi greco-ortodossa d’Italia Gennadios Zervos e del prof. Gianni Long, presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia. Quindi sono proseguiti i lavori dei trenta gruppi, iniziati ieri, sui cinque ambiti individuati dal Convegno. Il nostro inviato Massimiliano Menichetti:

 

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Da ieri, i delegati divisi in 30 gruppi hanno iniziato a confrontarsi, declinando il tema del IV Convegno ecclesiale: “Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo” nei cinque ambiti: vita affettiva, lavoro e festa, fragilità, tradizione, cittadinanza. Dalle relazioni introduttive che hanno segnato l’avvio del dibattito, emerge nettamente che oggi il cristiano, più che mai, è chiamato a testimoniare la propria fede, quindi a portare la testimonianza di Cristo Risorto nei vari settori in cui si articola la quotidianità. Un impegno che riguarda senza esclusioni sia la sfera privata che la dimensione pubblica. Nell’area affettiva, è emerso che le esperienze sono sempre più vissute come pura passività; affetto e amore sono spesso confusi con emozione e sentimento, soddisfazione effimera. Da un lato – insomma – si esalta ciò che piace, dall’altro si denigra ciò che è responsabilità. E questo intacca la struttura della famiglia, le relazioni tra gli individui.

 

Nell’ambito della tradizione, trasmissione della fede, che è un dono, è stato sottolineato il rischio di dare questa evidenza per scontata o legata ad un fatto già avvenuto, senza collegamento con il presente. Centrale qui, come nell’ambito affettivo, il ruolo della famiglia per il suo essere testimone, come imprescindibili per la trasmissione della fede rimangono la catechesi, la comunicazione sociale e il mondo della scuola.

 

Sulla cittadinanza, delineati nuovi diritti che si affiancano a quelli noti – civili e politici – ovvero, i cosiddetti diritti sociali, come il lavoro, l’istruzione, la salute, l’abitazione e l’informazione. E’ stato ribadito che viene meno il potere dello Stato di dare effettività alla nuova idea di cittadinanza. Da qui, la sfida del rinnovamento, nel quale le istituzioni, le organizzazioni e le culture religiose dovrebbero concorrere in varie forme.

 

Sulla fragilità, rimarcata l’urgenza di sconfiggere l’idea dell’individuo efficiente fisicamente e psicologicamente perfetto, che esclude la ricchezza presente nella sofferenza, e in ultima istanza respinge l’uomo e lo manipola. Insomma, il Convegno di Verona è entrato nel vivo del confronto mentre si attende l’arrivo, domani, del Papa.

        

Da Verona, Massimiliano Menichetti, Radio Vaticana.

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E nel corso dei lavori è emersa una singolare urgenza per la missione della Chiesa di fronte alla distanza che oggi sussiste tra fede cristiana e mentalità contemporanea. Fabio Colagrande ha chiesto al prof. Luigi Alici, presidente dell’Azione Cattolica, come abbreviare questa distanza:

 

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R. – C’è bisogno di mantenere l’altezza, lo spessore teologale della speranza cristiana, mettendola però in circolo con una crescita di tutti gli abiti virtuosi che nella vita quotidiana e nella formazione debbono far parlare ai laici cattolici, alla comunità ecclesiale un linguaggio che sia anche umanamente liberante e positivo. C’è bisogno di una grande attenzione ad un’emergenza formativa. La comunità ecclesiale non può illudersi di fronteggiare questa sfida, di ridurre questo scarto con alcuni grandi eventi di tipo mediatico. L’ultimo elemento che mi sembra veramente decisivo riguarda la capacità di ritrovare nel mistero della persona umana il punto di contatto tra il finito e l’infinito. Non pensare di sovrapporre una pratica religiosa in maniera estrinseca. Bisogna rimettere al centro il mistero della persona umana.

 

D. – Secondo molti, prof. Alici, il Convegno di Verona deve rispondere ad una domanda, quella di un maggiore coinvolgimento dei laici, proprio nella missione della Chiesa…

 

R. – Il vero problema è quello di non immaginare una Chiesa divisa tra specialisti del sacro, e laici che hanno una specie di delega in bianco nell’esercizio della storia. Il laico deve trovare una capacità testimoniale, attraverso la quale l’ulteriorità della promessa che ci viene dal Vangelo possa essere raccolta dalle future generazioni. Non si può pensare ad una Chiesa in cui la differenza tra laici e pastori corrisponda alla differenza tra laico e profano. Abbiamo bisogno di elaborare un volume di pratiche di vita che i nostri figli non leggano come un parco archeologico suggestivo però anacronistico nel quale non si può abitare.  

 

Ma quali le aspettative dei partecipanti al Convegno ecclesiale di Verona? Ascoltiamo le interviste realizzate da Massimiliano Menichetti:

 

R. – Mi aspetto che ci sia sempre più la consapevolezza di appartenere ad un’unica Chiesa. Quindi, che ci sia questo senso di comunione e di corresponsabilità reciproca nel riconoscere ognuno il proprio ruolo.

 

D. – Come stanno andando i lavori?

 

R. – Sono emozionanti, nel senso che coinvolgono molto le persone e muovono veramente lo spirito, lo invogliano ad una discussione profonda.

 

D. – Si arriverà a proposte concrete?

 

R. – Ieri c’è stata una discussione animata, secondo i vissuti quotidiani. Ognuno ha portato le proprie esperienze.

 

D. – A che punto siete con i lavori nei gruppi? Che cosa sta emergendo?

 

R. – Nei lavori di gruppo si è cercato di leggere le nostre esperienze, esperienze diocesane di vita.

 

D. – Si sta arrivando, secondo lei, ad una risposta concreta?

 

R. – Sì, credo che già da quello che è stato detto ieri sono uscite fuori non delle proposte vere e proprie, ma in base alle esperienze, degli input che poi andranno elaborati. Credo che si stia lavorando sicuramente in quella direzione. Quella è l’intenzione: non fermarsi sul teorico, ma scendere proprio nel concreto.

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PRESENTATO IERI PRESSO LA NOSTRA EMITTENTE IL PRIMO CARTONE ANIMATO

DEDICATO ALLA VITA DI GIOVANNI PAOLO II

- Intervista con  Cavin Cooper -

 

Presentato ieri presso la Sala Marconi della Radio Vaticana “Giovanni Paolo II: l’amico di tutta l’umanità”, un DVD realizzato dalla Cavin Cooper Productions di Barcellona e dal contenuto molto speciale: trenta minuti di cartoni animati e trenta di documentario, realizzati da un gruppo di esperti, per fare conoscere al mondo, con una formula nuova e semplice, il carisma e l’umanità di Papa Wojtyla. Il servizio di Luca Pellegrini:

 

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Ventidue animatori, migliaia di tavole, quasi due anni di lavoro: ecco i dati del primo cartone animato dedicato alla vita di Giovanni Paolo II che si collega a trenta minuti di documentario con immagini scelte nell’immenso archivio del Centro Televisivo Vaticano, il quale ha dato un prezioso contributo all’opera. Lolek bambino, Karol e lo sci, gli anni dell’infanzia e della giovinezza, della vocazione e dello studio, del sacerdozio e del papato: una produzione realizzata in Spagna da validissimi artisti guidati dalla mano sicura ed esperta di Cavin Cooper, un disegnatore che per molti anni ha fornito la sua inconfondibile mano anche alle produzioni firmate Walt Disney. E il suo stile, la sua originalità, si vedono a cominciare dagli oggetti animati, il diario e la penna del Papa, che raccontano, insieme a due colombe, la storia di Karol Wojtyla. Lo stesso autore spiega i motivi per i quali ha profuso tanto impegno ed entusiasmo nel realizzare questa sfida artistica:

 

R. - LA IDEA ERA…

L’idea era quella di provare a mostrare un’immagine di Giovanni Paolo II, la parte umana, perchè l’altra parte è conosciuta da tutti. Abbiamo indagato sulla sua vita. Diversi sono stati i pareri su quale fosse la strada migliore per poter presentare quest’idea ai bambini e alle famiglie. Abbiamo creato un personaggio molto affine a Giovanni Paolo II. Tutti sanno che Papa Wojtyla è sempre stato attorniato da colombe, che lo accompagnavano, e abbiamo creduto che fosse importante mostrare e creare la piccola Fiona, un personaggio che introducesse la vita di Giovanni Paolo II.

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CHIESA E SOCIETA’

18 ottobre 2006

 

SI È SPENTO IN CINA, ALL’ETÀ DI 88 ANNI, MONS. ANDREA ZHU WENYU, VESCOVO

 DELLA DIOCESI DI CHIHFENG. ACCUSATO DI ESSERE UN CONTRORIVOLUZIONARIO,

TRASCORSE MOLTI ANNI IN PRIGIONE E AI LAVORI FORZATI

 

CHIHFENG. = Lutto nell’episcopato della Cina continentale. Domenica 24 settembre si è spento all’età di 88 anni, dopo un lunga malattia, mons. Andrea Zhu Wenyu, vescovo della diocesi di Chihfeng. La notizia è giunta solo oggi. Il presule era entrato nel Seminario minore di Chihfeng nel 1935 e aveva poi compiuto gli studi filosofici nel Seminario di Hohot (Suiyuan) e quelli teologici a Pechino. Nel 1953 fu arrestato come controrivoluzionario e detenuto fino al 1957, quando fu liberato e ordinato sacerdote a Pechino. Dopo aver esercitato il ministero sacerdotale a Pechino e a Chifeng fino al 1966, fu imprigionato per due anni e sottoposto a lavoro forzato fino al 1976. Successivamente, lavorò nel Paese natale per sei anni come contadino e per otto come parroco. Ricevette l’ordinazione episcopale il 28 ottobre 1990. La diocesi di Chihfeng si estende su un’area molto vasta a circa 500 chilometri a nord di Pechino e conta, oggi, più di 70 mila cattolici, 20 sacerdoti, una trentina di religiose e 13 seminaristi. (R.M.)

 

 

MIGLIAIA DI PERSONE AI FUNERALI DEL PASTORE PROTESTANTE ASSASSINATO

 LUNEDI’ SCORSO A PALU, IN INDONESIA

 

PALU. = In migliaia hanno partecipato oggi, nell’isola indonesiana di Sulawesi, alle esequie di Irianto Kongkoli, il pastore protestante ucciso lunedì scorso con un colpo di pistola alla testa, mentre stava facendo acquisti in un negozio nella capitale provinciale, Palu. Il delitto sarebbe maturato nel clima di tensione seguito all’esecuzione, il 22 settembre, di tre cattolici indonesiani ritenuti responsabili della morte di numerosi musulmani all’interno degli scontri interreligiosi fra cristiani e islamici scoppiati nel 2000 proprio a Palu. Un corteo di circa cinque mila persone, molte delle quali a bordo di automobili o carretti a due ruote, scortate da centinaia di poliziotti, ha accompagnato il feretro al cimitero della città. Il reverendo Kongkoli – lo ricordiamo – era il presidente del Sinodo delle Chiese per le isole Sulawesi Centrali (GKST), un’associazione ecumenica cristiana. Un incarico assunto di recente, dopo le dimissioni del suo predecessore, Damanik, per aver fallito la campagna a favore della liberazione dei tre cristiani. Lo stesso Kongkoli non aveva mai esitato ad alzare la voce contro polizia e autorità locali, colpevoli – a suo giudizio – di non aver condotto indagini adeguate sulle violenze tra le due comunità, cristiana e musulmana, tra il 1999 ed il 2001. (R.M.)

 

              

AL VIA, DOMANI IN THAILANDIA, IL PRIMO CONGRESSO MISSIONARIO ASIATICO,

SUL TEMA: “LA STORIA DI GESÙ CRISTO IN ASIA: UNA CELEBRAZIONE DI VITA

E DI FEDE”. L’INIZIATIVA E’ PROMOSSA DALLA FEDERAZIONE DELLE CONFERENZE

EPISCOPALI DELL’ASIA (FABC), SU PROPOSTA DELLA CONGREGAZIONE

PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI

 

CHIANG MAI. = “La storia di Gesù Cristo in Asia: una celebrazione di vita e di fede”: con questo tema, prenderà il via domani a Chiang Mai, in Thailandia, il primo Congresso missionario asiatico, promosso dalla Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia (FABC), su proposta della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Presiederà i lavori l’inviato speciale del Papa, il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, già prefetto di Propaganda Fide. Il Congresso, che si chiuderà il 22 ottobre, nella Giornata missionaria mondiale, vuole essere il culmine e la conclusione dell’Anno dell’Eucaristia indetto da Giovanni Paolo II nell’ottobre del 2004, che ha definito l’Eucaristia “principio e progetto di missione“ (Mane nobiscum Domine, cap. IV); intende inoltre ricordare il V centenario della nascita di San Francesco Saverio e i 300 anni dall’approvazione della prima “Società di Vita Apostolica” indigena in Asia, l’Oratorio del Beato Joseph Vaz. Quattro gli obiettivi principali dell’appuntamento: condividere la gioia della fede in Gesù Cristo, celebrare le modalità asiatiche della missione, attraverso la testimonianza nelle realtà di vita, accrescere la consapevolezza nelle Chiese asiatiche circa la rinnovata comprensione della missione “ad gentes” a partire dal Concilio Vaticano II e promuovere un più vivo programma di evangelizzazione nel Continente asiatico. Nella riflessione della FABC, infatti, il particolare contesto continentale indica una modalità “asiatica” di condividere la Buona Novella di Cristo, da compiersi in un dialogo continuo, umile e amorevole con i poveri, con le culture locali e con le altre tradizioni religiose, nella testimonianza dei valori del Regno di Dio e attraverso la presenza, la solidarietà, la condivisione e la parola. Articolato in plenarie, laboratori, tavole rotonde, liturgie e momenti di spiritualità e di attività culturali, il Congresso svilupperà in ognuna della giornate un  tema specifico: “La storia di Gesù fra i popoli dell’Asia”; “La storia di Gesù nelle religioni dell’Asia”; “La storia di Gesù nelle culture dell’Asia”; “La storia di Gesù nella vita della Chiesa in Asia”. (R.M.)

 


L’EMIGRAZIONE DEI CRISTIANI DAL MEDIO ORIENTE AL CENTRO DELLA RIUNIONE

DEI SETTE PATRIARCHI D’ORIENTE, APERTASI IERI A BZOUMMAR, IN LIBANO,

SEDE DEL PATRIARCATO ARMENO-CATTOLICO

 

BEIRUT. = Frenare l’emigrazione dal Medio Oriente dei cristiani, che sono garanzia di rispetto dei diritti umani: è stato questo il tema centrale della prima giornata della Riunione dei Sette Patriarchi d’Oriente, apertasi ieri a Bzoummar, sede del Patriarcato armeno-cattolico, sul Monte Libano. Titolo dell’incontro, che si chiuderà venerdì prossimo, “La Chiesa e la terra”. Nel suo saluto, citato dall’agenzia AsiaNews, il nunzio apostolico in Libano, l’arcivescovo Luigi Gatti, ha sottolineato il valore della presenza cristiana in questa terra, “unica garanzia per la sopravivenza dei valori simbolici dell’indipendenza, del pluralismo, dell’equilibrio confessionale e del rispetto dei diritti dell’uomo”. Il rappresentante pontificio ha anche auspicato il rafforzamento del dialogo, “unica maniera capace di combattere la paura, l’angoscia e l’abbandono". Il Patriarca armeno-cattolico, Nerses Bedros XIX ha parlato poi del pericolo che sta dietro l’emigrazione dei cristiani dal Medio Oriente, insistendo sul valore della presenza cristiana nella regione, che è testimonianza e missione, indicando nelle guerre e nelle crisi sociali le principali radici storiche di quest’emigrazione che ha colpito tutte le famiglie religiose d’Oriente. Nerses Bedros XIX ha anche denunciato l’atteggiamento di alcuni Paesi arabi che, trattando i cristiani come cittadini di seconda classe, li fanno sentire “stranieri nei loro Paesi”. Ciò è causato da mancanza di fiducia nei riguardi dei cristiani, considerati dai loro compatrioti legati all’Occidente e meno arabi. A causa anche dell’azione di gruppi fondamentalisti, siamo di fronte, secondo il Patriarca armeno-cattolico, a violenza e persecuzione contro i cristiani, per costringerli ad abbandonare la loro terra d’origine. A questo fattore vanno aggiunte le facilitazioni che vengono offerte dai Paesi che hanno bisogno della loro presenza. Il Patriarca ha concluso il suo discorso ribadendo la necessità di mantenere la presenza cristiana viva in Oriente e di appoggiare la loro causa di fronte alla comunità internazionale. (R.M.) 

 

 

“LA VITALITÀ DELLE CHIESE LUSOFONE”: È IL TITOLO DEL COMUNICATO FINALE

DEL VII INCONTRO DELLE CHIESE DI LINGUA PORTOGHESE,

SVOLTOSI NEI GIORNI SCORSI A FATIMA

 

FATIMA. = Ri-evangelizzazione, dialogo interreligioso, consolidamento dei processi di pace e riconciliazione: queste, le urgenze della realtà ecclesiale e sociale dei Paesi di lingua portoghese, delineate nel comunicato finale del VII incontro delle Chiese lusofone, svoltosi dal 10 al 14 ottobre a Fatima, in Portogallo. Come riferisce l’agenzia Fides, all’incontro hanno partecipato rappresentanti di Angola, Brasile, Capo Verde, Mozambico, Guinea Bissau, Macao, Tomé e Principe, Timor est e, naturalmente, Portogallo.  Nel documento, dal titolo “La vitalità delle Chiese lusofone”, si registrano alcune difficoltà verificatesi nei vari processi elettorali dei diversi Paesi, con un aumento della corruzione e delle ingiustizie nella ripartizione delle ricchezze. In molti Paesi, comunque, anche quando non esiste una relazione istituzionale tra lo Stato e le Conferenze episcopali, la Chiesa è considerata promotrice di pace e di riconciliazione. Altri problemi sono il traffico di esseri umani, la droga ed il gioco d’azzardo. Infine, si denuncia l’azione di alcuni movimenti internazionali in materia di aborto e contraccezione, che usano espressioni apparentemente inoffensive. Nell’Assemblea – riferisce il comunicato finale – sono state dibattute alcune proposte concrete: maggiore collaborazione dell’Università cattolica portoghese con le Università dei Paesi lusofoni e la creazione di un Centro di riflessione teologica in ognuno dei Centri di studi superiori già esistenti. E’ stato anche chiesto alla Conferenza episcopale del Portogallo di sensibilizzare il governo affinché offra maggiore sostegno ai progetti di valorizzazione della lingua portoghese nei Paesi lusofoni dell’Africa e a Timor. All’episcopato è stato inoltre richiesto di essere attento alle iniziative politiche durante il secondo semestre del 2007, quando la presidenza dell’Unione Europea toccherà al Portogallo. E’ stata riaffermata, poi, l’importanza della presenza di missionari di Istituti religiosi portoghesi nelle diverse aree di sviluppo sociale e di evangelizzazione, invitando a dare maggiore appoggio alla formazione di operatori per l’assistenza ai migranti di lingua portoghese. Lanciato, infine, un appello per lo sviluppo del volontariato missionario per periodi più lunghi del solo mese estivo. Il prossimo incontro delle Chiese lusofone si svolgerà a Macao, in Cina, dal 10 al 14 ottobre 2008. (R.M.)

 

 

LA CINA CANCELLA 11 MILIARDI DI YUAN DAI DEBITI BILATERALI DI 31 PAESI AFRICANI ADERENTI AL FORUM DI COOPERAZIONE SINO-AFRICANO. INTANTO, IL PREMIER ETIOPE, ZENAWI, RESPINGE LE ACCUSE DEI “MASS MEDIA OCCIDENTALI, SECONDO CUI PECHINO STAREBBE SACCHEGGIANDO L’AFRICA”

 

PECHINO. = La Cina ha cancellato poco meno di 11 miliardi di yuan (1,1 miliardi di euro) dal totale dei debiti bilaterali di 31 Paesi africani aderenti al Forum di cooperazione sino-africano: lo ha riferito un portavoce del Ministero del commercio di Pechino, mentre la capitale cinese si prepara a ospitare, il prossimo novembre, il terzo Summit sulla cooperazione economica, cui sono stati invitati capi di Stato e ministri africani. Dalla nascita del Forum nel 2000, riferisce l’agenzia Misna, gli scambi economici e culturali tra Cina e nazioni africane sono andate rafforzandosi, come dimostrerebbero i 720 progetti finanziati da Pechino e realizzati in 49 Paesi dell’Africa, oltre ai 10 mila studenti africani che hanno frequentato scuole e università cinesi. Tra i dati forniti dal Ministero, anche quello sugli investimenti di compagnie cinesi in Africa, che ad oggi hanno raggiunto i 6,27 miliardi di dollari. Il successo riscosso dalla Cina sui mercati africani trova un sostenitore nel primo ministro etiope, Meles Zenawi, che in un’intervista all’agenzia cinese Xinhua respinge le accuse dei “mass media occidentali, secondo cui Pechino starebbe saccheggiando l’Africa, inondandola di prodotti a basso prezzo e di bassa qualità, che mettono in crisi i produttori locali”. Zenawi ha precisato che “i Paesi africani hanno sempre venduto le loro risorse naturali prima dell’interessamento della Cina”. E ha concluso: “La Cina ora compra a prezzi migliori”. (R.M.)

 

 

LANCIATA, IN COLOMBIA, LA “RETE DI PROTEZIONE ECONOMICA E SOCIALE CONTRO

LA POVERTÀ ESTREMA”, PER RISCATTARE DALLA MISERIA OLTRE SEI MILIONI E MEZZO

 DI PERSONE ENTRO IL 2010

 

BOGOTA’. = Riscattare dalla miseria oltre sei milioni e mezzo di persone in Colombia, tra cui migliaia di famiglie desplazadas (sfollate) a causa del conflitto interno: è l’obiettivo che si prefigge di raggiungere entro il 2010 la nuova “Rete di protezione sociale contro la povertà estrema” (RED), istituita dal Consiglio nazionale di politica economica e sociale (CONPES). L’iniziativa mira a ridurre di almeno 10 punti percentuali l’indice di povertà che attualmente colpisce il 49,9 per cento dei 43 milioni di colombiani. “Lo Stato – afferma il CONPES – deve raggiungere questa popolazione con ogni mezzo a disposizione e sollevare i nuclei familiari da ogni ostacolo che li condanna a versare in una situazione degradata”. Il programma prevede, tra l’altro, un sussidio ai capi-famiglia delle aree più colpite, principalmente donne, l’assistenza medica ai bambini al di sotto dei 7 anni – sono 500 mila quelli che soffrono di denutrizione cronica – e l’istruzione primaria a quelli di età superiore, oltre a facilitare l’accesso al lavoro e alla casa. Secondo stime ufficiali, in un quarto dei 32 Dipartimenti colombiani il tasso di povertà estrema, ovvero di persone che vivono con meno di 90.710 pesos al mese, pari a circa 31 euro, è del 25 per cento e arriva fino al 40 per cento nelle regioni di Boyacá e Chocó, mentre nella capitale Bogotá scende invece al 2 per cento. (R.M.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

18 ottobre 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, è giunta stamani a Tokyo, prima tappa di un viaggio che la porterà anche in Corea del Sud, Cina e Russia, con il piano di rilanciare le trattative a sei sulla questione nucleare nordcoreana. Il nostro servizio:

 

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I timori di un secondo esperimento nucleare nordcoreano e le pressioni della comunità internazionale per convincere il governo di Pyongyang a rinunciare all’atomica e a riprendere la via dei negoziati, fanno da cornice alla delicata missione in Asia di Condoleezza Rice. “Non farò speculazioni –ha detto il segretario di Stato americano dopo il suo arrivo a Tokyo – ma ovviamente siamo preoccupati”. “Un’ulteriore azione da parte dei nordcoreani – ha poi avvertito - accrescerà il loro isolamento, che è già molto grande”. Scongiurando un’escalation della crisi, il segretario di Stato americano ha poi invocato una rapida applicazione delle sanzioni decise dal Consiglio di sicurezza dell’ONU contro il Paese asiatico. “E’ inaccettabile - ha detto - che la Corea del Nord abbia un programma nucleare”. “La denuclearizzazione della penisola coreana – ha proseguito - resta l’obiettivo della comunità internazionale”. Un obiettivo che per essere centrato richiede compattezza e strategie unitarie: “La strada giusta per affrontare le minacce - ha sottolineato infatti la Rice - è rafforzare l’alleanza con Corea del Sud e Giappone”. La Russia, infine, ha chiesto all’esecutivo di Pyongyang di prendere una “decisione razionale” per evitare che si percorra la strada del “confronto nucleare” e si proceda, invece, con “negoziati pacifici”.

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Continua l’ondata di attacchi in Sri Lanka: le tigri Tamil hanno colpito la base navale di Galle, a circa 110 chilometri a sud della capitale Colombo provocando la morte di almeno due civili. Due giorni fa, nella provincia di Trincomalee, sono morte oltre 100 persone per un agguato compiuto dalle Tigri Tamil.

 

In Afghanistan, l’Alleanza Atlantica ha riferito che almeno 14 talebani sono rimasti uccisi, ieri, durante scontri avvenuti nel nord est tra ribelli e soldati della NATO. Cresce l’angoscia, intanto, dopo la richiesta avanzata dai sequestratori del fotoreporter italiano, Gabriele Torsello, in una telefonata arrivata ieri all’ospedale di Emergency a Kabul: i rapitori chiedono non un riscatto, ma uno scambio tra il freelance, rapito giovedì scorso, e un cittadino afghano convertitosi al cristianesimo. L’afghano al quale fanno riferimento i sequestratori è Abdul Rahman, in Italia con lo status di rifugiato dopo una condanna a morte in Afghanistan per apostasia. I rapitori hanno concesso quattro giorni di tempo: se all’ultimatum – hanno detto - non farà seguito una risposta affermativa, Torsello verrà ucciso entro la fine del mese di Ramadan.

 

In Iraq, l’esplosione di un ordigno ha provocato la morte un alto ufficiale della polizia e delle sue tre guardie. A nord di Bassora, durante uno scontro con i miliziani, sono poi rimasti uccisi due poliziotti iracheni. Nell’azione sono stati coinvolti anche militari britannici. E’ salito inoltre a nove il bilancio dei soldati americani uccisi ieri in Iraq.

 

Ennesimo raid israeliano nella Striscia di Gaza: almeno sette palestinesi sono rimasti uccisi, secondo fonti mediche locali, in seguito ad un’operazione condotta nella notte dall’esercito dello Stato ebraico. Poco prima, le truppe israeliane erano entrate a Nablus, in Cigiordania, dove era stato ucciso un leader delle Brigate dei Martiri di Al Aqsa.

 

Una nuova norma antiterrorismo, approvata ieri negli Stati Uniti, autorizza severe procedure adottate per interrogare i sospetti terroristi e tutela i segreti relativi alle prigioni della CIA. “Si tratta – ha detto il presidente americano, George Bush – di una delle leggi più importanti nella guerra al terrorismo”. “Il programma della CIA - ha spiegato Bush - è lo strumento più importante che abbiamo nella lotta al terrorismo e la legge è in linea con lo spirito delle leggi internazionali, in particolare con la Convenzione di Ginevra”. Secondo il Pentagono, saranno necessari 1 o 2 mesi per mettere a punto le procedure necessarie per dare il via all’attività dei tribunali prevista dalla nuova normativa.

 

Ancora un nulla di fatto all’ONU di New York per l'elezione del membro non permanente latino-americano e caraibico del Consiglio di Sicurezza, per il biennio 2007-2008. Lo stallo riguarda la scelta tra Venezuela e Guatemala. Dopo più di 20 votazioni ed altrettante fumate nere, la presidente dell'Assemblea Generale, Sheika Haya Rashed Al Khalifa, ha deciso stanotte di interrompere le operazioni per 24 ore. Nei giorni scorsi erano stati assegnati i seggi a Italia, Belgio, Sudafrica e Indonesia. Ma quali le ragioni dell’impasse al Palazzo di Vetro? Giada Aquilino lo ha chiesto a Roberto Da Rin, inviato del Sole 24 Ore ed esperto di questioni latinoamericane:

 

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R. – Il Venezuela ha recentemente assunto delle posizioni molto radicali e, al tempo stesso, le alleanze che il presidente Chavez ha tessuto negli ultimi anni con l’Iran e con molti Paesi mediorientali non vicini all’Amministrazione Bush hanno fatto sì che i rapporti tra Caracas e Washington si inasprissero. Questa è la ragione per cui l’altro Paese candidato, il Guatemala, ha avuto tanti appoggi: gli Stati Uniti lo hanno rilanciato come antagonista del Venezuela.

 

D. – Si parla di un possibile compromesso, magari candidando altri Paesi come Cile, Uruguay o Paraguay. Quante chance hanno?

 

R. – Questa potrebbe essere una soluzione ragionevole. Quando, nel 1979, si profilò uno scontro con più di 150 votazioni e una situazione di stallo tra Colombia e Cuba, alla fine venne fuori la candidatura del Messico e si sbloccò la situazione. Un’altra possibilità è che Guatemala e Venezuela si accordino per alternarsi: ma sarebbe una soluzione che renderebbe instabile ogni decisione.

 

D. – Com’è cambiato il ruolo dei Paesi dell’America Latina all’ONU?

 

R. – Negli ultimi anni, l’America Latina ha sviluppato una coscienza politica che in passato non aveva saputo presentare. Si pensi che squilibri macro-economici, inflazione alle stelle, deficit e debito fuori controllo sono ormai stati superati; accanto a questa stabilità macro-economica, l’America Latina ha ormai acquisito una coscienza politica di sé abbastanza sviluppata.

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‘Si’ al velo, ma senza nascondere il viso. Lo ha detto il capo dell’esecutivo italiano, Romano Prodi, in un’intervista concessa alla Reuters. Il presidente del Consiglio dei ministri ha chiarito che non intende assolutamente impedire alle donne musulmane di rispettare le loro tradizioni, ma ritiene che sia sufficiente applicare delle regole di “buon senso”. Da qui l’invito alle donne musulmane che vivono in Italia a “non nascondersi, a non coprirsi il volto”. “Gli immigrati – ha spiegato Prodi - sono parte del nostro futuro” ma servono regole chiare. Se si comportano adeguatamente e rispettano le leggi – ha aggiunto - “possono diventare cittadini italiani”.

 

L’imam Abu Omar, rapito a Milano nel febbraio 2003 da un commando della CIA e trasferito in Egitto, verrà rilasciato dal carcere “tra qualche giorno”. Lo ha detto all’Ansa il suo legale Al Zayat. Abu Omar è stato di nuovo arrestato a luglio dopo un periodo di libertà condizionata di tre settimane con l’accusa di essere “pericoloso per la sicurezza dello Stato”. L'imam, che ha detto di essere stato torturato, è detenuto nel carcere di Tora, al Cairo.

 

In Nepal, i ribelli maoisti vogliono l’abolizione della monarchica e non deporranno le armi fin quando il re non se ne andrà. Lo ha detto uno dei leader maoisti commentando i recenti rallentamenti del processo di pace con il governo. “Il re – ha detto uno dei comandanti maoisti - è in crisi ma ha ancora tutti i privilegi e l’esercito gli resta fedele”. “Molti nepalesi – ha aggiunto - ci chiedono di non deporre le armi”.

 

E’ scesa oggi di oltre il 6 per cento la quotazione in borsa di ‘British Energy’. Il calo, che conferma il trend negativo delle ultime 48 ore, è dovuto a recenti problemi verificatisi in due impianti nucleari del gruppo britannico: la società, fornitrice di un quinto dell’energia necessaria al Paese, ha annunciato che sta indagando “su una perdita significativa a una tubazione sotterranea di ferro nel sistema di raffreddamento ad Hartlepool”, in Scozia. Un portavoce della società ha comunque assicurato che non ci sono rischi per la salute pubblica, perché il liquido fuoriuscito dai tubi non è tossico.

 

Tragedia in Messico per l’esplosione verificatasi ieri in una petroliera nel porto di Coatzacoalcos, nello Stato di Vera Cruz. Il bilancio è di almeno 8 morti e 11 feriti. In base alle prime ricostruzioni, la sciagura è avvenuta subito dopo una saldatura effettuata da un operaio: una scintilla avrebbe raggiunto il sistema di ventilazione, entrando poi in contatto con residui di gas.

 

 

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