RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 291 - Testo
della trasmissione di mercoledì 18 ottobre
2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Le
minacce alla democrazia: ne ha parlato mons. Anthony Frontiero all’OSCE
La Chiesa
africana verso la seconda Assemblea sinodale: intervista con il cardinale
Francis Arinze
OGGI IN PRIMO PIANO:
Presentato
il primo cartone animato sulla vita di Karol Wojtyla: ai nostri microfoni Cavin Cooper
CHIESA E SOCIETA’:
Si è spento in Cina, all’età
di 88 anni, mons. Andrea Zhu Wenyu,
vescovo della diocesi di Chihfeng
Migliaia
di persone, oggi, ai funerali del pastore protestante ucciso lunedì in Indonesia
Al
via, domani in Thailandia, il primo Congresso missionario asiatico
Lanciata, in Colombia, la “rete di protezione
economica e sociale contro la povertà estrema”
Condoleezza Rice
in Giappone per disinnescare il pericolo nucleare nordcoreano
18 ottobre 2006
GIUDA
ISCARIOTA CEDETTE TRAGICAMENTE A UNA TENTAZIONE DEMONIACA
PERCHE’
NON SEPPE CREDERE ALLA GRANDEZZA DEL PERDONO DI DIO:
BENEDETTO XVI HA DEDICATO
ALL’APOSTOLO CHE TRADI’ GESU’
LA
CATECHESI DELL’UDIENZA GENERALE.
LA
SOLIDARIETA’ DEL PAPA PER LE VITTIME DELL’INCIDENTE NELLA
METRO DI ROMA
“Quando pensiamo al ruolo negativo di Giuda nella storia
di Gesù, dobbiamo pensare alla superiore conduzione degli eventi da parte di
Dio”. Mistero divino e azione storica si intrecciano nella persona di Giuda
Iscariota. Benedetto XVI ha dedicato l’udienza generale di oggi in Piazza San
Pietro all’apostolo che tradì il Cristo: una vicenda,
ha detto il Papa, che esalta la grandezza della misericordia di Dio e insieme
il suo rispetto per le scelte dell’uomo. Al termine della catechesi, Benedetto
XVI ha avuto parole di conforto per le vittime dell’incidente della metropolitana
di Roma. Il servizio di Alessandro De Carolis.
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Una figura evangelica, un apostolo, del quale si ricorda
l’atto di infamia assoluta che l’ha reso un simbolo negativo, un epiteto
proverbiale: Giuda il traditore. Eppure, Giuda, è allo stesso tempo un uomo
che, pur col suo “gesto inescusabile”, si inserisce
nel “misterioso progetto salvifico di Dio”. Benedetto XVI ha tracciato, nella
sua catechesi, svolta in un’assolata e affollata Piazza San Pietro, i due
estremi di una storia che tocca le profondità della debolezza umana e insieme i
vertici della storia della Salvezza:
(Lettura del brano evangelico):
“Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato
condannato, si pentì e riportò le trenta monete d’argento ai sommi sacerdoti e
agli anziani dicendo: ‘Ho peccato, perché ho tradito
sangue innocente’”.
Il Papa ha dato
voce alle due domande principali che scaturiscono dalla lettura dei brani che
descrivono il tradimento dell’Iscariota, sul quale gli evangelisti sono
concordi nel definirlo “uno dei Dodici”. Perché Gesù ha dato fiducia a Giuda? E
soprattutto, perché Giuda scelse di tradirlo? Nel primo caso, ha osservato
Benedetto XVI, “il mistero della scelta rimane”:
“Ancora di più si
infittisce il mistero circa la sua sorte eterna, sapendo che Giuda si pentì e
riportò le trenta monete d’argento ai sommi sacerdoti e gli anziani, dicendo:’Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente’.
Benché egli si sia poi allontano per andare ad impiccarsi, non spetta a noi
misurare il suo gesto, sostituendoci a Dio, infinitamente misericordioso e
giusto”.
Sul perché Giuda scelse di
tradire Gesù, alcuni esegeti hanno ritenuto per avidità di denaro. Oppure,
secondo altri, per una “delusione messianica”: Gesù non si rivelerà il liberatore
politico di Israele. Tuttavia i Vangeli, ha ricordato Benedetto XVI vanno in
un’altra direzione: Giuda cedette a una tentazione del Maligno. Un’evidenza,
questa, che “va oltre le motivazioni storiche” per investire la sfera della
“responsabilità personale”. Anche Pietro rinnegò Cristo, ma seppe accettarne il
perdono. In Giuda, ha osservato il Pontefice, il pentimento “degenera in disperazione”
e alla fine in un atto di “autodistruzione”:
“E’ per noi un
invito a tener sempre presente quanto dice San Benedetto: ‘Non
disperare mai della misericordia divina’. (…) Gesù rispetta la nostra libertà; Gesù aspetta la nostra
disponibilità al pentimento e alla conversione: è ricco di misericordia e di
perdono”.
Se “le possibilità di perversione del cuore umano sono
davvero molte”, l’“unico modo di ovviare ad esse - ha
spiegato ancora il Papa - consiste nel non coltivare una visione delle cose
soltanto individualistica, autonoma, ma al contrario nel mettersi sempre e di
nuovo dalla parte di Gesù, assumendo il suo punto di vista”. La vicenda di
Giuda, poi, ha un ulteriore epilogo, rappresentato dall’apostolo Mattia, eletto
dopo la Pasqua al posto dell’Iscariota. Di lui, ha rammentato Benedetto XVI, si
ricorda la grande fedeltà del testimone che seguì Cristo lungo tutta la sua
vita terrena. Un esempio che apre a un altro insegnamento:
“Anche se nella
Chiesa non mancano cristiani indegni e traditori, spetta a ciascuno di noi
controbilanciare il male da essi compiuto con la
nostra limpida testimonianza a Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore”.
Al termine dell’udienza, Benedetto XVI ha ricordato un
altro apostolo di cui oggi la Chiesa fa memoria, l’evangelista S. Luca, ed ha
salutato in particolare i religiosi di tre famiglie religiose impegnati nei
rispettivi capitoli generali: i Passionisti, i Fatebenefratelli e le Missionarie
di Tutzing. Infine, il Papa ha rivolto un pensiero di
solidarietà alle vittime dell’incidente avvenuto ieri nella metropolitana di Roma:
“Sono
particolarmente vicino a quanti sono stati colpiti dal tragico evento”; Ad essi desidero esprimere sentimenti di conforto e di affetto,
assicurando uno speciale ricordo nella preghiera”.
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UDIENZE
Il Santo
Padre ha ricevuto ieri in udienza l’arcivescovo Paul Josef Cordes, presidente del
Pontificio Consiglio “Cor Unum”.
E’
MORTO NELLA NOTTE IL CARDINALE MARIO FRANCESCO POMPEDDA,
PREFETTO
EMERITO DEL SUPREMO TRIBUNALE DELLA SEGNATURA APOSTOLICA.
IL
CORDOGLIO DEL PAPA
Si è spento nella notte a Roma, all’età di 77 anni, il
cardinale Mario Francesco Pompedda, prefetto del
Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica dal 1999 al 2004. Il Papa, che ha
espresso il suo cordoglio in un telegramma, presiederà le esequie nella
Basilica Vaticana venerdì 20 ottobre alle 17.00. Il servizio di Tiziana Campisi.
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Nel telegramma inviato a mons. Sebastiano Sanguinetti, amministratore apostolico di Ozieri,
Benedetto XVI ha voluto ricordare il servizio svolto dal porporato,
“insigne giurista e per tanti anni solerte collaboratore della Santa Sede, in
particolare nel Tribunale della Rota Romana e nella Segnatura Apostolica
rendendo ovunque una apprezzata testimonianza di zelo sacerdotale e di fedeltà
al Vangelo”.
Noto particolarmente per i suoi interventi in materia di
morale e di diritto, il cardinale Pompedda, era
ricoverato da tempo in una clinica romana. Era stato consacrato vescovo il 6
gennaio 1998, nella Basilica di San Pietro, da Giovanni Paolo II, ed aveva ricevuto
la berretta cardinalizia nel 2001. Per anni è stato consulente ecclesiastico
dell’Unione Romana Giuristi Cattolici. Nato ad Ozieri,
in Sardegna, il 18 aprile 1929, si è specializzato in Sacra Scrittura
conseguendo poi la laurea «in utroque iure» alla
Pontificia Università Lateranense. È stato avvocato della Sacra Rota; per più
di vent’anni ha tenuto corsi di specializzazione nelle Facoltà di Diritto
Canonico delle Pontificie università Gregoriana e della Santa Croce ed ha
pubblicato diversi saggi. Per trent'anni ha
esercitato il ministero sacerdotale nella chiesa parrocchiale romana di Nostra
Signora di Guadalupe a Monte Mario. Con la morte del
cardinale Pompedda il Collegio Cardinalizio risulta
adesso costituito da 187 cardinali, di cui 115 elettori e 72 non elettori.
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SUL
COMMERCIO INTERNAZIONALE, IL CUI STALLO AVVANTAGGIA I PAESI RICCHI
E DANNEGGIA QUELLI POVERI, MINACCIANDO
COSI’ MONS. CELESTINO MIGLIORE AI LAVORI DELL’ASSEMBLEA GENERALE
DELL’ONU
La Santa Sede denuncia lo stallo nei negoziati
internazionali sul commercio, con gravi conseguenze sui Paesi più poveri e
sulla pace e la stabilità mondiale. E’
quanto ha detto ieri al Palazzo di Vetro di New York, mons. Celestino Migliore,
osservatore permanente vaticano presso le Nazioni Unite, durante i lavori dell’Assemblea
generale dell’ONU. Il servizio di Sergio Centofanti:
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Mons. Migliore sottolinea il fatto che
“mentre negli ultimi 5 anni sono state intraprese parecchie iniziative e
operazioni militari di vaste proporzioni, non sono stati fatti sostanziali
progressi nella riforma del commercio internazionale” avviata ai negoziati di Doha, nel Qatar, nel 2001, causando gravi conseguenze nei Paesi
in via di sviluppo.
Secondo il presule “gli interessi di alcuni settori dei
maggiori Paesi sviluppati hanno prevalso sul bene comune, aumentando la già
preoccupante distanza che separa” Paesi ricchi e Paesi poveri. Così oggi “c’è poca speranza di raggiungere
gli obiettivi di sviluppo del millennio entro il
“L’attuale situazione mondiale – ha affermato mons.
Migliore - presenta disuguaglianze che esigono una riflessione urgente”.
L’osservatore permanente critica il sostegno dato dai Paesi ricchi “al proprio
settore agricolo” il cui ammontare (280 miliardi di dollari all’anno)
“è 10 volte maggiore del totale dell’aiuto destinato annualmente all’Africa ed
è equivalente al reddito totale dell’Africa sub-sahariana”. Si tratta di una
politica che favorisce l’esportazione dei prodotti dei Paesi ricchi e finisce
“per indebolire l’agricoltura” di quelli poveri.
“La libertà degli scambi non è equa” – ha aggiunto mons.
Migliore citando Paolo VI - se non è subordinata “alle esigenze della giustizia
sociale”.
La Santa Sede auspica che gli Stati riprendano i negoziati
“pronti a fare i sacrifici necessari per l’instaurazione di più giuste
relazioni commerciali” per dare “un sostanziale contributo alla causa della
pace e della stabilità nel mondo”. Per questo “i Paesi più sviluppati devono
onorare l’impegno di aprire i loro mercati e di cessare la vendita sottocosto
delle eccedenze agricole alimentate dai sussidi”. Il raggiungimento di un
accordo è urgente: “è un imperativo morale – ha concluso
mons. Migliore - che non può essere rinviato” perché altrimenti “potrebbero
verificarsi gravi conseguenze: movimenti incontrollati di popolazioni, danni
ambientali irreparabili e perfino la
diffusione del terrorismo e dei conflitti armati”.
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LE MINACCE ALLA DEMOCRAZIA: NE HA PARLATO MONS.
ANTHONY FRONTIERO
ALLA
RIUNIONE ANNUALE DELL’OSCE, L’ORGANIZZAZIONE PER
E
-
Servizio di Roberta Gisotti -
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“La democrazia autentica è possibile solo in uno Stato
governato dalla legge, e sulle basi di una corretta concezione della persona
umana e della sua intrinseca dignità, di cui è dotato ogni individuo”. Lo ha
ribadito, a nome della Santa Sede, mons. Frontiero, officiale del Pontificio Consiglio della
Giustizia e della Pace, sottolineando l’esigenza di far progredire sia
l’individuo “attraverso l’educazione e la formazione ai veri ideali”, sia il
corpo sociale “attraverso la creazione di strutture di partecipazione e di
responsabilità partecipata”. Mons. Frontiero ha messo in guardia dal considerare
l’agnosticismo e il relativismo scettico filosofie e attitudini fondamentali
rispondenti a forme democratiche di vita politica. “Spesso quelli che sono
convinti di conoscere la verità e fermamente vi aderiscono sono considerati
inaffidabili da un punto di vista democratico, poiché essi non accettano che la
verità è necessariamente determinata dalla maggioranza, o che essa è soggetta a
variazioni a seconda dei diversi equilibri politici”.
Per questo
Del resto – ha osservato il delegato vaticano – una
democrazia autentica comporta l’impegno di progredire, difendendo i diritti
umani, preservando l’ambiente, aumentando la partecipazione civile e la
rappresentanza politica per mezzo di organizzazioni locali, regionali e
multilaterali di cittadini e gruppi, necessari a realizzare il bene comune.
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LA
CHIESA AFRICANA VERSO
PER
AFFRONTARE LE SFIDE DELLA PACE,
DELLA GIUSTIZIA E DELL’EVANGELIZZAZIONE
-
Intervista con il cardinale Francis Arinze -
A 12 anni dal primo storico Sinodo per l’Africa, svoltosi
nel 1994, è giunta l’ora di fare nuovamente il punto sul cammino ecclesiale e
sociale compiuto nel continente, definito da Benedetto XVI “la grande speranza
della Chiesa”: è quanto ha affermato ai nostri microfoni il cardinale nigeriano
Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e
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R. – Bene, grazie alla Divina Provvidenza! Dobbiamo tenere presente che spesso i mezzi di
comunicazione in Europa e in America del Nord parlano dell’Africa soltanto
quando qualcosa non va bene. Ma ci sono anche tante cose che in Africa vanno
bene, ma queste non sempre figurano sulle prime pagine dei giornali. Se lei
allora mi chiede quali sono le cose che vanno bene, io le rispondo anzitutto
che i laici in Africa si sentono di essere realmente
D. – Proprio su questo, cardinale Arinze, la società
africana che sfide pone direttamente alla Chiesa?
R. – Molte: la giustizia, il rispetto dei diritti umani,
il rispetto per la donna, l’attenzione ai più poveri, ai più piccoli, a tutti
coloro che non hanno qualcuno che parlerà per loro. A convincere quelli che
fanno la politica che le considerazioni religiose devono influenzare le scelte
politiche e questo non perché
D. – Cardinale Arinze, quale sarà lo scopo di questo
secondo Sinodo per l’Africa?
R. – Questo Sinodo vuole porre l’attenzione sulla
giustizia, la riconciliazione e la pace.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - Catechesi e
cronaca dell'udienza generale.
Servizio estero – Nucleare: la Cina critica la Corea del Nord per il test atomico del 9
ottobre
Servizio culturale - Un
articolo di Maurizio Sannibale dal titolo “Dal
sottosuolo vaticano si riaffacciano storie di vita vissuta all'ombra dei
Cesari”: la necropoli di Santa Rosa rinvenuta sull'antica “Via Triumphalis”.
Servizio italiano - Conti
pubblici; Università: sciopero contro la manovra. Due giorni di agitazione.
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18 ottobre 2006
PROSEGUONO
A VERONA I LAVORI DEL IV CONVEGNO NAZIONALE
DELLA
CHIESA ITALIANA: DOMANI ARRIVA IL PAPA
-
Intervista con il prof. Luigi Alici -
Verona aspetta con trepidazione l’arrivo del Papa che domani
saluterà i 2.700 delegati del IV Convegno Nazionale della Chiesa Italiana e ne
presiederà
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Da ieri, i delegati divisi in 30
gruppi hanno iniziato a confrontarsi, declinando il tema del IV Convegno
ecclesiale: “Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo” nei cinque ambiti:
vita affettiva, lavoro e festa, fragilità, tradizione, cittadinanza. Dalle relazioni introduttive che
hanno segnato l’avvio del dibattito, emerge nettamente che oggi il cristiano,
più che mai, è chiamato a testimoniare la propria fede, quindi a portare la
testimonianza di Cristo Risorto nei vari settori in cui si articola la
quotidianità. Un impegno che riguarda senza esclusioni sia la sfera privata che
la dimensione pubblica. Nell’area affettiva, è emerso che le esperienze sono
sempre più vissute come pura passività; affetto e amore sono spesso confusi con
emozione e sentimento, soddisfazione effimera. Da un lato – insomma – si esalta
ciò che piace, dall’altro si denigra ciò che è responsabilità. E questo intacca
la struttura della famiglia, le relazioni tra gli individui.
Nell’ambito della tradizione, trasmissione della fede, che
è un dono, è stato sottolineato il rischio di dare questa evidenza per scontata
o legata ad un fatto già avvenuto, senza collegamento con il presente. Centrale
qui, come nell’ambito affettivo, il ruolo della famiglia per il suo essere
testimone, come imprescindibili per la trasmissione della fede rimangono la catechesi,
la comunicazione sociale e il mondo della scuola.
Sulla cittadinanza, delineati nuovi diritti che si
affiancano a quelli noti – civili e politici – ovvero, i cosiddetti diritti
sociali, come il lavoro, l’istruzione, la salute, l’abitazione e
l’informazione. E’ stato ribadito che viene meno il potere dello Stato di dare
effettività alla nuova idea di cittadinanza. Da qui, la sfida del rinnovamento,
nel quale le istituzioni, le organizzazioni e le culture religiose dovrebbero
concorrere in varie forme.
Sulla fragilità, rimarcata l’urgenza di sconfiggere l’idea
dell’individuo efficiente fisicamente e psicologicamente perfetto, che esclude
la ricchezza presente nella sofferenza, e in ultima istanza respinge l’uomo e
lo manipola. Insomma, il Convegno di Verona è entrato nel vivo del confronto mentre si attende l’arrivo, domani, del Papa.
Da Verona, Massimiliano Menichetti, Radio Vaticana.
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E nel corso dei lavori è emersa una singolare urgenza per
la missione della Chiesa di fronte alla distanza che oggi sussiste tra fede
cristiana e mentalità contemporanea. Fabio Colagrande
ha chiesto al prof. Luigi Alici, presidente dell’Azione Cattolica, come abbreviare
questa distanza:
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R. – C’è bisogno di mantenere l’altezza, lo spessore
teologale della speranza cristiana, mettendola però in circolo con una crescita
di tutti gli abiti virtuosi che nella vita quotidiana e nella formazione
debbono far parlare ai laici cattolici, alla comunità ecclesiale un linguaggio
che sia anche umanamente liberante e positivo. C’è
bisogno di una grande attenzione ad un’emergenza formativa. La comunità
ecclesiale non può illudersi di fronteggiare questa sfida, di ridurre questo
scarto con alcuni grandi eventi di tipo mediatico.
L’ultimo elemento che mi sembra veramente decisivo riguarda la capacità di
ritrovare nel mistero della persona umana il punto di contatto tra il finito e
l’infinito. Non pensare di sovrapporre una pratica religiosa in maniera
estrinseca. Bisogna rimettere al centro il mistero della persona umana.
D. – Secondo molti, prof. Alici, il Convegno di Verona
deve rispondere ad una domanda, quella di un maggiore coinvolgimento dei laici,
proprio nella missione della Chiesa…
R. – Il vero problema è quello di non immaginare una
Chiesa divisa tra specialisti del sacro, e laici che hanno una specie di delega
in bianco nell’esercizio della storia. Il laico deve trovare una capacità
testimoniale, attraverso la quale l’ulteriorità della
promessa che ci viene dal Vangelo possa essere
raccolta dalle future generazioni. Non si può pensare ad una Chiesa in cui la
differenza tra laici e pastori corrisponda alla differenza tra laico e profano.
Abbiamo bisogno di elaborare un volume di pratiche di vita che i nostri figli
non leggano come un parco archeologico suggestivo però
anacronistico nel quale non si può abitare.
Ma quali le aspettative dei partecipanti al Convegno
ecclesiale di Verona? Ascoltiamo le interviste realizzate da Massimiliano Menichetti:
R. – Mi aspetto che ci sia sempre più la consapevolezza di
appartenere ad un’unica Chiesa. Quindi, che ci sia questo senso di comunione e
di corresponsabilità reciproca nel riconoscere ognuno il proprio ruolo.
D. – Come stanno andando i lavori?
R. – Sono emozionanti, nel senso che coinvolgono molto le
persone e muovono veramente lo spirito, lo invogliano ad una discussione
profonda.
D. – Si arriverà a proposte concrete?
R. – Ieri c’è stata una discussione animata, secondo i
vissuti quotidiani. Ognuno ha portato le proprie esperienze.
D. – A che punto siete con i lavori nei gruppi? Che cosa
sta emergendo?
R. – Nei lavori di gruppo si è cercato di leggere le
nostre esperienze, esperienze diocesane di vita.
D. – Si sta arrivando, secondo lei, ad una risposta
concreta?
R. – Sì, credo che già da quello che è stato detto ieri
sono uscite fuori non delle proposte vere e proprie, ma in base alle
esperienze, degli input che poi andranno elaborati. Credo che si stia lavorando
sicuramente in quella direzione. Quella è l’intenzione: non fermarsi sul
teorico, ma scendere proprio nel concreto.
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PRESENTATO
IERI PRESSO
DEDICATO
ALLA VITA DI GIOVANNI PAOLO II
-
Intervista con Cavin Cooper -
Presentato ieri presso la Sala Marconi della Radio Vaticana “Giovanni Paolo II: l’amico di
tutta l’umanità”, un DVD realizzato dalla Cavin Cooper Productions di Barcellona
e dal contenuto molto speciale: trenta minuti di cartoni animati e trenta di
documentario, realizzati da un gruppo di esperti, per fare conoscere al mondo,
con una formula nuova e semplice, il carisma e l’umanità di Papa Wojtyla. Il servizio di Luca Pellegrini:
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Ventidue
animatori, migliaia di tavole, quasi due anni di lavoro: ecco i dati del primo
cartone animato dedicato alla vita di Giovanni Paolo II che si collega a trenta
minuti di documentario con immagini scelte nell’immenso archivio del Centro
Televisivo Vaticano, il quale ha dato un prezioso contributo all’opera. Lolek bambino, Karol e lo sci, gli anni dell’infanzia e
della giovinezza, della vocazione e dello studio, del sacerdozio e del papato:
una produzione realizzata in Spagna da validissimi artisti guidati dalla mano
sicura ed esperta di Cavin Cooper,
un disegnatore che per molti anni ha fornito la sua inconfondibile mano anche
alle produzioni firmate Walt Disney.
E il suo stile, la sua originalità, si vedono a
cominciare dagli oggetti animati, il diario e la penna del Papa, che
raccontano, insieme a due colombe, la storia di Karol Wojtyla. Lo stesso autore
spiega i motivi per i quali ha profuso tanto impegno ed entusiasmo nel
realizzare questa sfida artistica:
R. - LA
IDEA ERA…
L’idea era quella di provare a mostrare un’immagine di
Giovanni Paolo II, la parte umana, perchè l’altra parte è conosciuta da tutti.
Abbiamo indagato sulla sua vita. Diversi sono stati i pareri su quale fosse la strada migliore per poter presentare quest’idea ai
bambini e alle famiglie. Abbiamo creato un personaggio molto affine a Giovanni
Paolo II. Tutti sanno che Papa Wojtyla è sempre stato attorniato da colombe,
che lo accompagnavano, e abbiamo creduto che fosse importante mostrare e creare
la piccola Fiona, un personaggio che introducesse la
vita di Giovanni Paolo II.
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18 ottobre 2006
SI È
SPENTO IN CINA, ALL’ETÀ DI 88 ANNI, MONS. ANDREA ZHU
WENYU, VESCOVO
DELLA DIOCESI DI CHIHFENG. ACCUSATO DI ESSERE
UN CONTRORIVOLUZIONARIO,
TRASCORSE
MOLTI ANNI IN PRIGIONE E AI LAVORI FORZATI
CHIHFENG. = Lutto nell’episcopato della
Cina continentale. Domenica 24 settembre si è spento all’età di 88 anni,
dopo un lunga malattia, mons. Andrea Zhu Wenyu, vescovo della diocesi
di Chihfeng. La notizia è giunta solo oggi. Il
presule era entrato nel Seminario minore di Chihfeng
nel 1935 e aveva poi compiuto gli studi filosofici nel Seminario di Hohot (Suiyuan) e quelli
teologici a Pechino. Nel 1953 fu arrestato come controrivoluzionario e detenuto
fino al 1957, quando fu liberato e ordinato sacerdote a Pechino. Dopo aver
esercitato il ministero sacerdotale a Pechino e a Chifeng
fino al 1966, fu imprigionato per due anni e sottoposto a lavoro forzato fino
al 1976. Successivamente, lavorò nel Paese natale per sei anni come contadino e
per otto come parroco. Ricevette l’ordinazione episcopale il 28 ottobre 1990.
La diocesi di Chihfeng si estende su un’area molto
vasta a circa 500 chilometri a nord di Pechino e conta, oggi, più di 70 mila
cattolici, 20 sacerdoti, una trentina di religiose e 13 seminaristi. (R.M.)
MIGLIAIA
DI PERSONE AI FUNERALI DEL PASTORE PROTESTANTE ASSASSINATO
LUNEDI’ SCORSO A
PALU, IN INDONESIA
PALU. = In migliaia hanno partecipato oggi, nell’isola
indonesiana di Sulawesi, alle esequie di Irianto Kongkoli, il pastore
protestante ucciso lunedì scorso con un colpo di pistola alla testa, mentre
stava facendo acquisti in un negozio nella capitale provinciale, Palu. Il delitto sarebbe maturato nel clima di tensione
seguito all’esecuzione, il 22 settembre, di tre cattolici indonesiani ritenuti
responsabili della morte di numerosi musulmani all’interno degli scontri
interreligiosi fra cristiani e islamici scoppiati nel 2000 proprio a Palu. Un corteo di circa cinque mila persone, molte delle
quali a bordo di automobili o carretti a due ruote, scortate da centinaia di
poliziotti, ha accompagnato il feretro al cimitero della città. Il reverendo Kongkoli – lo ricordiamo – era il presidente del Sinodo
delle Chiese per le isole Sulawesi Centrali (GKST), un’associazione ecumenica cristiana. Un
incarico assunto di recente, dopo le dimissioni del suo predecessore, Damanik, per aver fallito la campagna a favore della liberazione
dei tre cristiani. Lo stesso Kongkoli non aveva mai
esitato ad alzare la voce contro polizia e autorità locali, colpevoli – a suo
giudizio – di non aver condotto indagini adeguate sulle violenze tra le due comunità, cristiana e musulmana, tra il 1999 ed il
2001. (R.M.)
AL
VIA, DOMANI IN THAILANDIA, IL PRIMO CONGRESSO MISSIONARIO ASIATICO,
SUL
TEMA: “LA STORIA DI GESÙ CRISTO IN ASIA: UNA CELEBRAZIONE DI VITA
E DI FEDE”.
L’INIZIATIVA E’ PROMOSSA DALLA FEDERAZIONE DELLE CONFERENZE
EPISCOPALI DELL’ASIA
(FABC), SU PROPOSTA DELLA CONGREGAZIONE
PER L’EVANGELIZZAZIONE
DEI POPOLI
CHIANG MAI. = “La storia di Gesù Cristo in Asia: una
celebrazione di vita e di fede”: con questo tema, prenderà il via domani a Chiang Mai, in Thailandia, il primo Congresso missionario asiatico,
promosso dalla Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia (FABC), su proposta della Congregazione per l’Evangelizzazione dei
Popoli. Presiederà i lavori l’inviato speciale del Papa, il cardinale
Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, già prefetto di Propaganda Fide. Il Congresso, che si chiuderà
il 22 ottobre, nella Giornata missionaria mondiale, vuole essere il culmine e
la conclusione dell’Anno dell’Eucaristia indetto da Giovanni Paolo II
nell’ottobre del 2004, che ha definito l’Eucaristia “principio e progetto di
missione“ (Mane nobiscum Domine,
cap. IV); intende inoltre ricordare il V centenario della nascita di San
Francesco Saverio e i 300 anni dall’approvazione della prima “Società di Vita
Apostolica” indigena in Asia, l’Oratorio del Beato Joseph
Vaz. Quattro gli obiettivi principali
dell’appuntamento: condividere la gioia della fede in Gesù Cristo, celebrare le
modalità asiatiche della missione, attraverso la testimonianza nelle realtà di
vita, accrescere la consapevolezza nelle Chiese asiatiche circa la rinnovata
comprensione della missione “ad gentes”
a partire dal Concilio Vaticano II e promuovere un più vivo programma di
evangelizzazione nel Continente asiatico. Nella riflessione della FABC, infatti,
il particolare contesto continentale indica una modalità “asiatica” di
condividere la Buona Novella di Cristo, da compiersi in un dialogo continuo,
umile e amorevole con i poveri, con le culture locali e con le altre tradizioni
religiose, nella testimonianza dei valori del Regno di Dio e attraverso la
presenza, la solidarietà, la condivisione e la parola. Articolato in plenarie, laboratori, tavole rotonde, liturgie e momenti
di spiritualità e di attività culturali, il Congresso svilupperà in ognuna
della giornate un tema specifico: “La
storia di Gesù fra i popoli dell’Asia”; “La storia di Gesù nelle religioni
dell’Asia”; “La storia di Gesù nelle culture dell’Asia”; “La storia di Gesù
nella vita della Chiesa in Asia”. (R.M.)
L’EMIGRAZIONE DEI
CRISTIANI DAL MEDIO ORIENTE AL CENTRO DELLA RIUNIONE
DEI SETTE PATRIARCHI
D’ORIENTE, APERTASI IERI A BZOUMMAR, IN LIBANO,
SEDE DEL PATRIARCATO
ARMENO-CATTOLICO
BEIRUT. = Frenare l’emigrazione dal Medio
Oriente dei cristiani, che sono garanzia di rispetto dei diritti umani: è stato
questo il tema centrale della prima giornata della Riunione dei Sette
Patriarchi d’Oriente, apertasi ieri a Bzoummar, sede
del Patriarcato armeno-cattolico, sul Monte Libano. Titolo dell’incontro, che
si chiuderà venerdì prossimo, “La Chiesa e la terra”. Nel suo saluto, citato
dall’agenzia AsiaNews, il nunzio apostolico in Libano, l’arcivescovo Luigi
Gatti, ha sottolineato il valore della presenza cristiana in questa terra,
“unica garanzia per la sopravivenza dei valori simbolici dell’indipendenza, del
pluralismo, dell’equilibrio confessionale e del rispetto dei diritti
dell’uomo”. Il rappresentante pontificio ha anche auspicato il rafforzamento
del dialogo, “unica maniera capace di combattere la paura, l’angoscia
e l’abbandono". Il Patriarca armeno-cattolico, Nerses
Bedros XIX ha parlato poi del pericolo che sta dietro
l’emigrazione dei cristiani dal Medio Oriente, insistendo sul valore della
presenza cristiana nella regione, che è testimonianza e missione, indicando
nelle guerre e nelle crisi sociali le principali radici storiche di
quest’emigrazione che ha colpito tutte le famiglie religiose d’Oriente. Nerses Bedros XIX ha anche
denunciato l’atteggiamento di alcuni Paesi arabi che, trattando i cristiani come
cittadini di seconda classe, li fanno sentire “stranieri nei loro Paesi”. Ciò è
causato da mancanza di fiducia nei riguardi dei cristiani, considerati dai loro
compatrioti legati all’Occidente e meno arabi. A causa anche dell’azione di
gruppi fondamentalisti, siamo di fronte, secondo il Patriarca armeno-cattolico,
a violenza e persecuzione contro i cristiani, per costringerli ad abbandonare
la loro terra d’origine. A questo fattore vanno aggiunte le facilitazioni che vengono offerte dai Paesi che hanno bisogno della loro
presenza. Il Patriarca ha concluso il suo discorso ribadendo la necessità di
mantenere la presenza cristiana viva in Oriente e di appoggiare la loro causa
di fronte alla comunità internazionale. (R.M.)
“LA
VITALITÀ DELLE CHIESE LUSOFONE”: È IL TITOLO DEL COMUNICATO FINALE
DEL VII INCONTRO DELLE
CHIESE DI LINGUA PORTOGHESE,
SVOLTOSI NEI GIORNI
SCORSI A FATIMA
FATIMA. = Ri-evangelizzazione,
dialogo interreligioso, consolidamento dei processi di pace e riconciliazione:
queste, le urgenze della realtà ecclesiale e sociale dei Paesi di lingua portoghese,
delineate nel comunicato finale del VII incontro delle Chiese lusofone, svoltosi dal 10 al 14 ottobre a Fatima, in
Portogallo. Come riferisce l’agenzia Fides, all’incontro hanno partecipato
rappresentanti di Angola, Brasile, Capo Verde, Mozambico, Guinea Bissau, Macao, Tomé e Principe,
Timor est e, naturalmente, Portogallo.
Nel documento, dal titolo “La vitalità delle Chiese lusofone”,
si registrano alcune difficoltà verificatesi nei vari processi elettorali dei
diversi Paesi, con un aumento della corruzione e delle ingiustizie nella
ripartizione delle ricchezze. In molti Paesi, comunque, anche quando non esiste
una relazione istituzionale tra lo Stato e le Conferenze episcopali, la Chiesa è
considerata promotrice di pace e di riconciliazione. Altri problemi sono il
traffico di esseri umani, la droga ed il gioco d’azzardo. Infine, si denuncia
l’azione di alcuni movimenti internazionali in materia di aborto e contraccezione,
che usano espressioni apparentemente inoffensive. Nell’Assemblea – riferisce il
comunicato finale – sono state dibattute alcune proposte concrete: maggiore
collaborazione dell’Università cattolica portoghese con le Università dei Paesi
lusofoni e la creazione di un Centro di riflessione
teologica in ognuno dei Centri di studi superiori già esistenti. E’ stato anche
chiesto alla Conferenza episcopale del Portogallo di sensibilizzare il governo
affinché offra maggiore sostegno ai progetti di
valorizzazione della lingua portoghese nei Paesi lusofoni
dell’Africa e a Timor. All’episcopato è stato inoltre richiesto di essere
attento alle iniziative politiche durante il secondo semestre del 2007, quando
la presidenza dell’Unione Europea toccherà al Portogallo. E’ stata riaffermata,
poi, l’importanza della presenza di missionari di Istituti religiosi portoghesi
nelle diverse aree di sviluppo sociale e di evangelizzazione, invitando a dare
maggiore appoggio alla formazione di operatori per l’assistenza ai migranti di
lingua portoghese. Lanciato, infine, un appello per lo sviluppo del volontariato
missionario per periodi più lunghi del solo mese estivo. Il prossimo incontro
delle Chiese lusofone si svolgerà a Macao, in Cina,
dal 10 al 14 ottobre 2008. (R.M.)
LA
CINA CANCELLA 11 MILIARDI DI YUAN DAI DEBITI BILATERALI DI 31 PAESI AFRICANI
ADERENTI AL FORUM DI COOPERAZIONE SINO-AFRICANO. INTANTO, IL PREMIER ETIOPE,
ZENAWI, RESPINGE LE ACCUSE DEI “MASS MEDIA OCCIDENTALI, SECONDO CUI PECHINO
STAREBBE SACCHEGGIANDO L’AFRICA”
PECHINO. = La Cina ha cancellato
poco meno di 11 miliardi di yuan (1,1 miliardi di
euro) dal totale dei debiti bilaterali di 31 Paesi africani aderenti al Forum
di cooperazione sino-africano: lo ha riferito un portavoce del Ministero del
commercio di Pechino, mentre la capitale cinese si prepara a ospitare, il
prossimo novembre, il terzo Summit sulla cooperazione economica, cui sono stati
invitati capi di Stato e ministri africani. Dalla nascita del Forum nel 2000,
riferisce l’agenzia Misna, gli scambi economici e
culturali tra Cina e nazioni africane sono andate rafforzandosi, come
dimostrerebbero i 720 progetti finanziati da Pechino e realizzati in 49 Paesi
dell’Africa, oltre ai 10 mila studenti africani che hanno frequentato scuole e
università cinesi. Tra i dati forniti dal Ministero, anche quello sugli
investimenti di compagnie cinesi in Africa, che ad oggi hanno raggiunto i 6,27
miliardi di dollari. Il successo riscosso dalla Cina
sui mercati africani trova un sostenitore nel primo ministro etiope, Meles Zenawi, che in
un’intervista all’agenzia cinese Xinhua respinge le
accuse dei “mass media occidentali, secondo cui Pechino starebbe saccheggiando
l’Africa, inondandola di prodotti a basso prezzo e di bassa qualità, che
mettono in crisi i produttori locali”. Zenawi ha precisato
che “i Paesi africani hanno sempre venduto le loro risorse naturali prima
dell’interessamento della Cina”. E ha concluso: “La Cina ora compra a prezzi migliori”. (R.M.)
LANCIATA, IN COLOMBIA, LA “RETE DI PROTEZIONE ECONOMICA E
SOCIALE CONTRO
LA POVERTÀ ESTREMA”, PER RISCATTARE DALLA MISERIA OLTRE SEI
MILIONI E MEZZO
DI PERSONE ENTRO IL
2010
BOGOTA’. = Riscattare dalla miseria oltre
sei milioni e mezzo di persone in Colombia, tra cui migliaia di famiglie desplazadas
(sfollate) a causa del conflitto interno: è l’obiettivo che si prefigge di
raggiungere entro il 2010 la nuova “Rete di protezione sociale contro la
povertà estrema” (RED), istituita dal Consiglio nazionale di politica economica
e sociale (CONPES). L’iniziativa mira a ridurre di almeno 10 punti percentuali
l’indice di povertà che attualmente colpisce il 49,9 per cento dei 43 milioni
di colombiani. “Lo Stato – afferma il CONPES – deve raggiungere questa
popolazione con ogni mezzo a disposizione e sollevare i nuclei familiari da
ogni ostacolo che li condanna a versare in una situazione degradata”. Il
programma prevede, tra l’altro, un sussidio ai capi-famiglia delle aree più
colpite, principalmente donne, l’assistenza medica ai bambini al di sotto dei 7
anni – sono 500 mila quelli che soffrono di denutrizione cronica – e
l’istruzione primaria a quelli di età superiore, oltre a facilitare l’accesso
al lavoro e alla casa. Secondo stime ufficiali, in un
quarto dei 32 Dipartimenti colombiani il tasso di povertà estrema, ovvero di
persone che vivono con meno di 90.710 pesos al mese, pari a circa 31 euro, è
del 25 per cento e arriva fino al 40 per cento nelle regioni di Boyacá e Chocó, mentre nella
capitale Bogotá scende invece al 2 per cento. (R.M.)
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18 ottobre 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Il segretario di Stato americano, Condoleezza
Rice, è giunta stamani a Tokyo, prima tappa di un
viaggio che la porterà anche in Corea del Sud, Cina e Russia, con il piano di rilanciare
le trattative a sei sulla questione nucleare nordcoreana.
Il nostro servizio:
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I timori di un secondo esperimento nucleare nordcoreano e le pressioni della comunità internazionale
per convincere il governo di Pyongyang a rinunciare
all’atomica e a riprendere la via dei negoziati, fanno da cornice alla delicata
missione in Asia di Condoleezza Rice.
“Non farò speculazioni –ha detto il segretario di Stato americano dopo il suo
arrivo a Tokyo – ma ovviamente siamo preoccupati”. “Un’ulteriore
azione da parte dei nordcoreani – ha poi avvertito -
accrescerà il loro isolamento, che è già molto grande”. Scongiurando
un’escalation della crisi, il segretario di Stato americano ha poi invocato una
rapida applicazione delle sanzioni decise dal Consiglio di sicurezza dell’ONU
contro il Paese asiatico. “E’ inaccettabile - ha detto - che la Corea del Nord
abbia un programma nucleare”. “La denuclearizzazione
della penisola coreana – ha proseguito - resta l’obiettivo della comunità
internazionale”. Un obiettivo che per essere centrato richiede compattezza e
strategie unitarie: “La strada giusta per affrontare le minacce - ha sottolineato infatti la Rice - è rafforzare
l’alleanza con Corea del Sud e Giappone”. La Russia, infine, ha chiesto
all’esecutivo di Pyongyang di prendere una “decisione
razionale” per evitare che si percorra la strada del
“confronto nucleare” e si proceda, invece, con “negoziati pacifici”.
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Continua l’ondata di attacchi
in Sri Lanka: le tigri Tamil
hanno colpito la base navale di Galle, a circa 110
chilometri a sud della capitale Colombo provocando la
morte di almeno due civili. Due giorni fa, nella provincia di Trincomalee, sono morte oltre 100 persone per un agguato
compiuto dalle Tigri Tamil.
In Afghanistan, l’Alleanza Atlantica ha riferito che
almeno 14 talebani sono rimasti uccisi, ieri, durante scontri avvenuti nel nord
est tra ribelli e soldati della NATO. Cresce
l’angoscia, intanto, dopo la richiesta avanzata dai sequestratori del
fotoreporter italiano, Gabriele Torsello, in una telefonata arrivata ieri all’ospedale
di Emergency a Kabul: i rapitori
chiedono non un
riscatto, ma uno scambio tra il freelance, rapito giovedì
scorso, e un
cittadino afghano convertitosi al cristianesimo. L’afghano al
quale fanno riferimento i sequestratori è Abdul Rahman,
in Italia con lo status di rifugiato dopo una condanna a morte in Afghanistan
per apostasia. I rapitori hanno concesso quattro giorni di tempo: se
all’ultimatum – hanno detto - non farà seguito una risposta affermativa,
Torsello verrà ucciso entro la fine del mese di
Ramadan.
In Iraq, l’esplosione di un ordigno ha provocato la
morte un alto ufficiale della polizia e delle sue tre guardie. A nord di
Bassora, durante uno scontro con i miliziani, sono poi rimasti uccisi due
poliziotti iracheni. Nell’azione sono stati coinvolti anche militari britannici.
E’ salito inoltre a nove il bilancio dei soldati americani uccisi ieri in Iraq.
Ennesimo raid israeliano nella
Striscia di Gaza: almeno sette palestinesi sono rimasti uccisi, secondo fonti mediche locali, in seguito ad un’operazione
condotta nella notte dall’esercito dello Stato ebraico. Poco prima, le truppe
israeliane erano entrate a Nablus, in Cigiordania, dove era stato ucciso un leader delle Brigate
dei Martiri di Al Aqsa.
Una nuova norma antiterrorismo,
approvata ieri negli Stati Uniti, autorizza severe procedure adottate per
interrogare i sospetti terroristi e tutela i segreti relativi alle prigioni della
CIA. “Si tratta – ha detto il presidente americano, George Bush
– di una delle leggi più importanti nella guerra al terrorismo”. “Il programma
della CIA - ha spiegato Bush - è lo strumento
più importante che abbiamo nella lotta al terrorismo e la legge è in linea
con lo spirito delle leggi internazionali, in particolare con la Convenzione di
Ginevra”. Secondo il Pentagono, saranno necessari 1 o 2 mesi per mettere a
punto le procedure necessarie per dare il via all’attività dei tribunali
prevista dalla nuova normativa.
Ancora un nulla di fatto all’ONU di New York per
l'elezione del membro non permanente latino-americano e caraibico
del Consiglio di Sicurezza, per il biennio 2007-2008. Lo stallo riguarda la
scelta tra Venezuela e Guatemala. Dopo più di 20 votazioni ed altrettante fumate
nere, la presidente dell'Assemblea Generale, Sheika Haya Rashed Al Khalifa, ha deciso stanotte di interrompere le operazioni
per 24 ore. Nei giorni scorsi erano stati assegnati i seggi a Italia, Belgio,
Sudafrica e Indonesia. Ma quali le ragioni dell’impasse al Palazzo di Vetro?
Giada Aquilino lo ha chiesto a Roberto Da Rin, inviato
del Sole 24 Ore ed esperto di
questioni latinoamericane:
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R. – Il Venezuela ha recentemente assunto delle posizioni
molto radicali e, al tempo stesso, le alleanze che il presidente Chavez ha tessuto negli ultimi anni con l’Iran e con molti
Paesi mediorientali non vicini all’Amministrazione Bush
hanno fatto sì che i rapporti tra Caracas e Washington si inasprissero. Questa
è la ragione per cui l’altro Paese candidato, il Guatemala, ha avuto tanti
appoggi: gli Stati Uniti lo hanno rilanciato come antagonista del Venezuela.
D. – Si parla di un possibile compromesso, magari
candidando altri Paesi come Cile, Uruguay o Paraguay. Quante chance hanno?
R. – Questa potrebbe essere una soluzione ragionevole.
Quando, nel 1979, si profilò uno scontro con più di 150 votazioni e una
situazione di stallo tra Colombia e Cuba, alla fine venne fuori la candidatura
del Messico e si sbloccò la situazione. Un’altra possibilità è che Guatemala e
Venezuela si accordino per alternarsi: ma sarebbe una soluzione che renderebbe
instabile ogni decisione.
D. – Com’è cambiato il ruolo dei Paesi dell’America Latina
all’ONU?
R. – Negli ultimi anni, l’America Latina ha sviluppato una
coscienza politica che in passato non aveva saputo presentare. Si pensi che
squilibri macro-economici, inflazione alle stelle,
deficit e debito fuori controllo sono ormai stati superati; accanto a questa
stabilità macro-economica, l’America Latina ha ormai acquisito una coscienza
politica di sé abbastanza sviluppata.
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‘Si’ al velo, ma senza nascondere il
viso. Lo ha detto il capo dell’esecutivo italiano, Romano Prodi, in
un’intervista concessa alla Reuters. Il presidente
del Consiglio dei ministri ha chiarito che non intende
assolutamente impedire alle donne musulmane di rispettare le loro tradizioni,
ma ritiene che sia sufficiente applicare delle regole di “buon senso”. Da qui
l’invito alle donne musulmane che vivono in Italia a “non nascondersi, a non
coprirsi il volto”. “Gli immigrati – ha spiegato Prodi - sono parte del nostro futuro” ma servono regole chiare. Se si comportano
adeguatamente e rispettano le leggi – ha aggiunto - “possono diventare
cittadini italiani”.
L’imam Abu Omar, rapito a Milano nel febbraio 2003 da un commando
della CIA e trasferito in Egitto, verrà rilasciato dal
carcere “tra qualche giorno”. Lo ha detto all’Ansa il suo legale Al Zayat. Abu Omar è stato di nuovo
arrestato a luglio dopo un periodo di libertà condizionata di tre settimane con
l’accusa di essere “pericoloso per la sicurezza dello Stato”. L'imam, che ha detto di essere stato torturato, è detenuto
nel carcere di Tora, al Cairo.
In
Nepal, i ribelli maoisti vogliono l’abolizione della monarchica e non deporranno
le armi fin quando il re non se ne andrà. Lo ha detto
uno dei leader maoisti commentando i recenti rallentamenti del processo di pace
con il governo. “Il re – ha detto uno dei comandanti maoisti - è in crisi ma ha ancora tutti i privilegi e l’esercito gli resta
fedele”. “Molti nepalesi – ha aggiunto - ci chiedono di non deporre le armi”.
E’ scesa oggi di oltre il 6 per
cento la quotazione in borsa di ‘British Energy’. Il calo, che conferma il trend negativo delle
ultime 48 ore, è dovuto a recenti problemi verificatisi
in due impianti nucleari del gruppo britannico: la società, fornitrice di un quinto
dell’energia necessaria al Paese, ha annunciato che sta indagando “su una
perdita significativa a una tubazione sotterranea di ferro nel sistema di
raffreddamento ad Hartlepool”, in Scozia. Un
portavoce della società ha comunque assicurato che non ci sono rischi per la
salute pubblica, perché il liquido fuoriuscito dai tubi non è tossico.
Tragedia in Messico per
l’esplosione verificatasi ieri in una petroliera nel porto di Coatzacoalcos, nello Stato di Vera Cruz.
Il bilancio è di almeno 8 morti e 11 feriti. In base alle prime ricostruzioni,
la sciagura è avvenuta subito dopo una saldatura effettuata da un operaio: una
scintilla avrebbe raggiunto il sistema di ventilazione, entrando poi in contatto
con residui di gas.
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