RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 290 - Testo della trasmissione di martedì 17 ottobre 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Valorizzare
sempre il capitale umano: l’invito dell’arcivescovo Silvano Tomasi, all’UNCTAD
OGGI IN PRIMO PIANO:
Si celebra oggi la Giornata
mondiale del rifiuto della miseria. Intervista con Marta Guglielmetti
CHIESA E SOCIETA’:
Oggi la Chiesa ricorda
Sant’Ignazio di Antiochia
Ha preso il via ieri in Libano
la “campagna per il ritorno a scuola”
Negli USA è nato oggi il 300
milionesimo cittadino americano
17 ottobre 2006
HA
SPESO
COSI’
BENEDETTO XVI RICORDA GIOVANNI PAOLO II
IN UN
MESSAGGIO ALLA TV POLACCA A 28 ANNI DALLA ELEZIONE
DI KAROL WOJTYLA AL SOGLIO PONTIFICIO
Un ringraziamento a Dio per la testimonianza offerta da
Giovanni Paolo II. L’ha rivolto Benedetto XVI in un messaggio trasmesso ieri
sera dalla tv polacca, in occasione del 28.mo anniversario dell’elezione al
Soglio pontificio di Karol Wojtyla, avvenuta il 16 ottobre 1978. Ce ne parla
Debora Donnini:
**********
L’indimenticabile “giorno della sua elezione”, “l’eco
delle sue parole umili, sagge e piene di dedizione” quando accettò la scelta
fatta dai cardinali. E ancora la figura forte e serena di Giovanni Paolo II,
quando per la prima volta diede la benedizione Urbi et Orbi dalla Loggia della Basilica di San Pietro, il suo
profetico richiamo “Non abbiate paura. Aprite le porte a Cristo”. Immagini
portate nel cuore da Benedetto XVI che nel messaggio esprime un ringraziamento
a Dio per aver potuto trascorrere più di due decenni al suo fianco, per poter
continuare la sua opera sotto il suo sguardo protettore:
“Ringrazio Dio per la sua vita
spesa nell’amore di Cristo e degli uomini, che ha arricchito le vicende di
tutta l’umanità con la grazia dello Spirito Santo, in atteggiamento di fraternità
e di pace. Infine ringrazio Dio per la testimonianza della sua sofferenza unita
alla tribolazione di Cristo fino alla morte – testimonianza, che ci dà la forza
per vivere e ci consolida nella speranza dell’eternità”.
E Benedetto XVI ricorda quanto cara fosse per Giovanni
Paolo II “la Chiesa che è in Polonia”. “La amava come una madre che Gli aveva
dato la vita nella fede e Lo aveva cresciuto nell’amore di Cristo e dei
fratelli”. “Ma la amava anche - sottolinea ancora il Papa - come una comunità
sempre unita intorno ai pastori, esposta nel passato alla sofferenza di diverse
persecuzioni, ma sempre fedele ai valori evangelici”:
“Quanto pregava e quanto si
sforzava, affinché
“Rimanete forti nella fede”, è il richiamo paolino che il
Papa rivolge, ringraziando ancora per la testimonianza di fede viva e pregando
che “Dio conservi la fede alle generazioni future di questa nobile terra”.
**********
BENEDETTO
XVI HA PRESIEDUTO IERI NELLA BASILICA DI SAN PIETRO
LE
ESEQUIE DEL CARDINALE DINO MONDUZZI:
“SI E’
CONFORMATO A CRISTO NELLA VIRTU’ DELLA PAZIENZA”
Un addio sobrio e solenne quello che si è svolto ieri
pomeriggio nella Basilica di San Pietro, dove Benedetto XVI ha celebrato le
esequie del cardinale Dino Monduzzi, prefetto emerito della Casa Pontificia.
Gravemente malato, il porporato è scomparso giovedì scorso, all’età di 84 anni.
Il servizio di Isabella Piro:
**********
“Di fronte al silenzio della morte
ed al venir meno delle attese umane, sentiamo viva la speranza cristiana che,
oltre le apparenze, scorge l’amore del Dio fedele alle promesse”. Queste le
prime parole pronunciate da Benedetto XVI nella sua omelia per le esequie del
cardinale Monduzzi. Parole di conforto poiché, ha detto il Papa, la pagina
evangelica ci offre la consolante certezza che nessuno è escluso dall’amore di
Colui che, in Cristo, “ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi
nella luce”. Il Santo Padre ha poi ribadito il valore della fiducia nella
presenza misteriosa di Dio, che ci accompagna in ogni momento, soprattutto
nelle ore più difficili:
“La speranza cristiana, radicata in una fede solida nella parola di
Dio, è l’ancora di salvezza che ci aiuta a superare le difficoltà
apparentemente insormontabili e ci permette di intravedere la luce della gioia
anche oltre il buio del dolore e della morte”.
Benedetto XVI ha poi ripercorso
con la memoria la vita del cardinal Monduzzi, animata da una fede evangelica
semplice e profonda, ricordando la sua partecipazione alle Missioni sociali,
ossia quelle attività di risveglio religioso e morale che lo portarono in
Calabria e Sardegna e l’impegno, quasi pionieristico, di cappellano dei
braccianti presso l’Ente di riforma agraria del Fucino. Il Papa ha
sottolineato, inoltre, le doti non comuni del porporato come Prefetto della
Casa Pontificia ed organizzatore dei viaggi apostolici del Pontefice in Italia:
“Per il Regno dei cieli egli ha lavorato vedendo negli incontri con la
gente occasioni preziose per suscitare la nostalgia delle cose di lassù e
l’amore per
Il cardinal Monduzzi, ha concluso il Santo Padre, aveva
fatto dell’acco-glienza “una dimensione primaria della sua vita sacerdotale”.
Possa trovare “nel Signore Gesù l’amico fedele che lo prende con sé per
assegnargli un posto nella casa del Padre, dimora di luce e di pace”.
**********
RESO
NOTO IL CALENDARIO DELLE CELEBRAZIONI
PRESIEDUTE DA BENEDETTO XVI FINO A DICEMBRE
La Sala Stampa vaticana ha
pubblicato oggi il calendario delle celebrazioni presiedute dal Papa fino a
dicembre. Dopodomani 19 ottobre Benedetto XVI si recherà a Verona, dove nello
Stadio Bentegodi presiederà
In Inghilterra, Benedetto XVI ha
nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Birmingham mons. William Kenney,
Passionista, finora titolare di Midica. Sessant’anni, mons. Kenney ha compiuto gli studi nel seminario
minore dei Passionisti d'Inghilterra e poi nel Pontificio Ateneo dei Gesuiti di
Heytrop, conseguendo la Licenza in Teologia. Ordinato sacerdote nel1969, è
stato inviato in Svezia per gli studi di sociologia religiosa. Rimasto nel
Paese scandivano, è stato nominato parroco di e professore di Sociologia
religiosa all'Università di Göteborg. Nel 1987 è stato eletto ausiliare di
Stockholm. Finora ha ricoperto anche l'ufficio di Segretario della Conferenza
episcopale nordica.
In Sudafrica, Benedetto XVI ha nominato vescovo di
Kroonstad mons. Stephen Brislin, amministratore diocesano della medesima
diocesi. Il neo vescovo, 50 anni, ha studiato Psicologia all'Università
nazionale di Cape Town. Ha studiato Teologia presso il Missionary Institute di Mill Hill, a Londra, conseguendo il
Baccalaureato dell'Università belga di Lovanio. Dopo l’ordinazione sacerdotale,
ha ricoperto i ministeri di cappellano, parroco, di vicario generale e di amministratore
diocesano della diocesi.
Nelle Filippine, il Papa ha
nominato vescovo di Tagbilaran mons. Leonardo Yuson Medroso, finora vescovo di
Borongan. Il presule ha 68 anni, ha studiato in patria e si è specializzato la
laurea in Diritto Canonico. Ordinato sacerdote nel 1963, è stato per 20 anni
parroco in alcune parrocchie di Leyte, ove contemporaneamente ha svolto gli
incarichi di vicerettore in seminario, cancelliere, Vicario Foraneo ed infine
Vicario Generale. Giovanni Paolo II lo ha nominato vescovo di Borongan nel
1986. Nell'ambito della Conferenza episcopale filippina, è presidente della
Commissione episcopale per il Diritto Canonico
In Argentina, il Pontefice ha
nominato esarca apostolico per i fedeli greco-melkiti cattolici residenti in
Argentina padre Abdo Arbach, religioso Soarita, direttore della scuola
dell’Ordine Basiliano Choueirita a Zahlé. Nato in Siria nel 1952, il nuovo
presule ha conseguito la licenza in Liturgia presso l’Università libanese di
St. Esprit e dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto, tra gli altri, gli
incarichi di presidente della Facoltà Orientale e di parroco di Cordoba in
Argentina. Parla l’arabo, il francese e lo spagnolo.
Il Santo
Padre ha concesso il Suo assenso all’elezione canonicamente fatta dal Sinodo dei
Vescovi della Chiesa Greco-Melkita cattolica di padre Michel Abrass dell’Ordine
Basiliano Aleppino, elevandolo alla sede titolare vescovile di Abido. Padre
Michel Abrass è nato ad Aleppo (Siria) il 14 dicembre 1948, è entrato
nell’Ordine Basiliano Aleppino dove è stato ordinato sacerdote nel 1981. Dopo
aver ottenuto la licenza in Filosofia a Kaslik (Libano) nel 1973, è stato
inviato a Roma al Collegio Greco per proseguire gli studi di filosofia, di
teologia e di liturgia, ed ha ottenuto nel 1980 la licenza in Liturgia. È stato
rettore del Seminario Minore del suo Ordine, poi di quello Maggiore. È
professore di Liturgia all’Università di Kaslik.
In data 14
ottobre 2006, il Patriarca Greco-Melkita cattolico, Sua Beatitudine Gregorios
III Laham, con il consenso del Sinodo della Chiesa Greco-Melkita, ha trasferito
a norma del can. 85 § 2 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, mons.
Georges Haddad, da vescovo titolare di Mira ad arcivescovo di Baniyas, Cesarea
di Filippo e Paneade dei Greco-Melkiti. Mons. Georges Haddad è nato a Beirut il
24 giugno 1957, e ha fatto gli studi secondari al Collegio Patriarcale di
Beirut. Entrato nella Società dei Missionari di S. Paolo, ha ottenuto
LA
LOTTA CONTRO IL TERRORISMO NON DEVE SACRIFICARE I DIRITTI UMANI:
LO HA
AFFERMATO MONS. MIGLIORE ALLA 61.MA ASSEMBLEA GENERALE DELL’ONU.
NON
SOLO LA POLITICA E L’ECONOMIA,
MA
ANCHE LA CAPACITA’ DI DIALOGO INTERRELIGIOSO POSSONO
CONTRIBUIRE
A TOGLIERE
FORZA ALL’ABERRANTE LOGICA DEI TERRORISTI
Il terrorismo e chi lo fomenta vanno combattuti senza
quartiere, ma senza che le misure adottate per contrastarli violino gli
elementari diritti umani. E’ il concetto centrale dell’intervento che l’arcivescovo
Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede all’ONU, ha tenuto
ieri durante i lavori della 61.ma Assemblea generale in corso a New York. La
lotta contro il terrorismo, ha affermato il presule, va condotta sui binari di
politiche e di impegno diplomatico ed economico coraggiose, che allevino le
situazioni di emarginazione che nutrono la logica del terrore. Il servizio di
Alessandro De Carolis.
**********
Il terrorismo si è evoluto e registra collusioni in campo
politico, economico, tecnologico. Combatterlo è una priorità sull’agenda della
comunità internazionale, ma la battaglia in nome della sicurezza non va
combattuta calpestando la dignità inviolabile di ogni essere umano. Su questo
terreno delicato, oggetto di dibattito al Palazzo di Vetro di New York, la
Santa Sede ha fatto sentire ieri la propria voce attraverso il suo osservatore
permanente, mons. Celestino Migliore. Nel pianificare misure antiterrorismo, ha
affermato il presule, “la protezione dei diritti dell'uomo è l'obiettivo
primario di tutta la strategia”, proprio perché sono i terroristi per primi,
con il loro “disprezzo e l’assoluta negligenza nei riguardi della vita umana” a
rendere “assolutamente inaccettabile” ogni loro azione. Un disprezzo per la
vita che, ha osservato mons. Migliore, “giunge cinicamente al punto di usare
individui non colpevoli e intere popolazioni come scudi umani per nascondere e
proteggere i terroristi e le loro armi”. Al contrario, la Chiesa ritiene sia “fondamentale affermare
dall'inizio” del dibattito che mira all’adozione di una Convenzione antiterrorismo
che “misure efficaci di antiterrorismo e protezione dei diritti dell'uomo non
sono obiettivi in conflitto”. “La strategia antiterrorismo – ha dichiarato
l’osservatore della Santa Sede - non deve sacrificare i diritti dell'uomo
fondamentali in nome della sicurezza”, poiché una simile scelta “corroderebbe i valori stessi che
intende proteggere, alienando da sé gran parte della popolazione mondiale e
diminuendo la forza morale di una simile strategia”. Inoltre, ha proseguito
l’osservatore della Santa Sede, una simile “mancanza” equivarrebbe a prestare
il fianco ai terroristi, conferendo una qualche dignità “alle rivendicazioni
che essi proclamano per giustificare il loro aberrante comportamento”. Ma
neppure il loro disprezzo per la vita e la dignità umana “può giustificare -
secondo la Chiesa - il rifiuto nei loro confronti di un trattamento secondo le
norme internazionali dei diritti dell’uomo e quelle umanitarie”.
Se la Convenzione sul terrorismo internazionale dovrebbe
chiaramente mostrare che nessuna circostanza può “scusare né legittimare”
l’uccisione o il ferimento deliberati delle popolazioni civili, tuttavia – ha
ribadito mons. Migliore – il fenomeno del terrorismo va compreso a fondo, perché
le sole “misure legali o le armi sono insufficienti”. Il terrorismo, ha detto
il presule, “è una manifestazione culturale, nel senso di anti-cultura e di
anti-civilizzazione”, originata da “percezioni deformate della realtà” ed è
“ampiamente riconosciuto” che il reclutamento dei terroristi avviene più
facilmente laddove “i diritti sono calpestati e le ingiustizie tollerate”.
Anche, se ha riconosciuto, la pretesa del terrorista “di agire in nome dei
poveri è un’evidente falsità”. Quindi, alla logica del terrore si deve rispondere
– secondo mons. Migliore -“anche con strumenti culturali capaci di convincere
che alternative non-violente in grado di rispondere a rimostranze genuine
esistono”. Oltre alla politica e alla diplomazia, ha concluso l’osservatore vaticano,
la minaccia terroristica può essere estirpata alla radice con interventi
economici che risanino le situazioni di crisi di molte popolazioni e grazie
anche al dialogo tra le religioni, avverse per loro natura alla violenza e
inclini “alla promozione della cultura di pace e del rispetto reciproco”.
**********
MONS.
ETTORE BALESTRERO ALL’OSCE: FAVORIRE
PER
COMBATTERE CONTRO LA DISCRIMINAZIONE
NEI
CONFRONTI DEI CRISTIANI E DEI MEMBRI DI ALTRE RELIGIONI
Favorire la conoscenza tra i popoli “per combattere contro
il pregiudizio, l’intolleranza e la discriminazione nei confronti dei cristiani
e dei membri di altre religioni”: lo ha raccomandato mons. Ettore Balestrero,
capo della delegazione vaticana, alla riunione annuale dell’OSCE,
l’Organizzazione per
**********
''Oggi le religioni - ha affermato mons. Balestrero - sono
troppo spesso manipolate e anche fraintese come parte del problema mentre
invece sono e dovrebbero essere considerate come parte della soluzione ai
problemi che esistono tra differenti
culture e civiltà”. L’intervento del
rappresentante vaticano si è inserito nel dibattito fra i delegati dei 56 Paesi
dell’OSCE, che hanno fatto il punto sugli impegni assunti nell’ambito dei
diritti umani. “Alcuna collaborazione tra culture, religioni, identità etniche
può essere stabilita senza reciproca conoscenza”, ha sottolineato mons.
Balestrero. Collaborazione che “richiede dialogo” - ha aggiunto - “dialogo” che
“è solo il primo passo” per “identificare un comune e solido ‘terreno’” su cui
stabilire “una collaborazione permanente”.
Di conseguenza ha osservato mons. Balestrero – l’OSCE
dovrebbe promuovere responsabilità e sensibilità nell’affrontare argomenti
religiosi e interculturali, raccogliendo l’invito della Santa Sede “a non
considerare l’irrisione del sacro un diritto di libertà”. Così nella
prospettiva ben sottolineata da Benedetto XVI, “che la religione non dovrebbe
essere accomunata con la violenza, ma con la ragione”, l’OSCE dovrebbe
“assicurare che le religioni non siano strumentalizzate da quanti perseguono
una strategia di tensione”.
In tale direzione “il sistema educativo e i media hanno
una particolare responsabilità per evitare stereotipi, distorsioni, attitudini
di intolleranza e il frequente disprezzo della religione e della cultura”.
“Questo è un importante compito per l’OSCE”, ha evidenziato mons. Balestrero,
“tanto più se i media, il dibattito civile e politico o il sistema educativo
danno poco valore alle religioni o le presentano usando pregiudizio o
linguaggio sprezzante”. “Le stesse religioni “non sono più effettivamente
capaci di contrastare gli stereotipi, se loro stesse ne sono vittime”. E
bisogna partire dai giovani nell’opera di prevenzione, ha sollecitato il
delegato vaticano, puntando il dito contro i “sentimenti di odio e vendetta”
che “sono stati inculcati in numerosi ragazzi in quelle parti del mondo segnate
da conflitti, in contesti ideologici dove sono coltivati i semi di antichi
risentimenti, e le loro anime preparate per future violenze”. “Queste barriere
- ha ammonito mons. Balestrero - devono essere abbattute e l’incontro deve
essere incoraggiato!”
**********
VALORIZZARE
SEMPRE IL CAPITALE UMANO:
L’INVITO
DELL’ARCIVESCOVO SILVANO TOMASI,
ALLA
CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE
PER IL
COMMERCIO E LO SVILUPPO, RIUNITA A GINEVRA
- A
cura di Roberta Gisotti -
Per avanzare sulla strada della “riduzione della povertà”,
e colmare il divario tra Paesi ricchi e Paesi poveri serve una “politica
innovativa”. Lo ha sollecitato l’arcivescovo Silvano Tomasi, rappresentante
della Santa Sede presso l’UNCTAD,
La crescita significativa degli ultimi anni non è stata
ancora consolidata in diversi Paesi poveri, principalmente in Africa, che sono
ancora ai margini del processo di sviluppo”. Di qui la necessità di proseguire
sulla strada intrapresa con gli Obiettivi del Millennio (MDG) e con le “varie
iniziative” di riduzione del debito: “tutte rivolte – ha sottolineato il rappresentante
vaticano – a dare un decisivo contributo alla riduzione della povertà e alla
sua eliminazione”, e che hanno “creato aspettative crescenti tra i Paesi in via
di sviluppo”. Tra gli accorgimenti suggeriti da mons. Tomasi, la consapevolezza
che “il capitale umano è centrale in ogni programma di sviluppo” e l’attenzione
alle “tradizioni locali”, affinché non vengano minacciate dal processo di
globalizzazione. “Se noi veramente – ha concluso il presule – teniamo alle
persone e ai popoli e al loro sviluppo, sconfiggere la povertà non rimarrà un
miraggio, ma un obiettivo raqgiungibile”.
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - Benedetto XVI presiede nella
Basilica Vaticana la celebrazione delle esequie del cardinale Dino Monduzzi.
“Chiamato a sovrintendere alla Casa del Vicaro di
Cristo - ha affermato il Papa - ha fatto dell'accoglienza una dimensione
primaria della sua vita sacerdotale”.
Servizio estero - Nucleare: timori per un altro
test della Corea del Nord.
Servizio culturale - Un articolo di Angelo Marchesi
dal titolo “Un 'dialogo-confronto' sulla ragione e sulla fede”: raccolto in un
libro l'incontro tra Forte e Giorello.
Per l’“Osservatore libri” un articolo di Franco
Lanza dal titolo “Un filo indissolubile lega la biografia e l'opera del poeta”:
“Vita di Dante. I giorni e le opere” di Emilio Pasquini.
Servizio della cronaca - L'incidente nella
metropolitana a Roma.
Servizio italiano - In rilievo sempre il tema della
finanziaria.
=======ooo=======
17 ottobre 2006
SONO
ENTRATI NEL VIVO STAMANE A VERONA I LAVORI
DEL IV
CONVEGNO NAZIONALE ECCLESIALE DELLA CHIESA ITALIANA
-
Interviste con il cardinale Camillo Ruini e mons. Luciano Monari -
Si è aperta con la preghiera corale dei 2700 convegnisti
riuniti nell’aula assembleare della Fiera di Verona la prima giornata di lavori
del 4° Convegno nazionale ecclesiale della Chiesa italiana. Oggi le relazioni
sulle “Prospettive spirituali culturali e sociali”: ad introdurre gli
interventi don Franco Giulio Brambilla docente di Cristologia e antropologia
teologica e preside della facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. In questi
minuti è in corso la conferenza stampa seguita all’evento ci colleghiamo con il
nostro inviato Massimiliano Menichetti.
**********
E’ iniziata da pochi minuti la conferenza stampa che
riassume i contenuti di questa prima mattinata di lavoro. Presente anche il
cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano e presidente del Comitato
preparatorio del Convegno, che ha parlato della fecondità di questo incontro.
Rispondendo alle domande dei giornalisti, il porporato ha auspicato per
A parlare di società in estremo cambiamento “che ha
bisogno di un’apertura di cuore” fortemente radicata nell’identità cristiana,
Paola Bignardi, direttrice di “Scuola Italiana Moderna” e coordinatrice
nazionale di ReteInOpera, che ha anche indicato i tanti testimoni di Cristo che
nel mondo perdono la vita come esempio di fortezza ed ha auspicato un maggiore
coinvolgimento dei laici nella Chiesa. Il rettore dell’Università cattolica del
Sacro Cuore, Lorenzo Ornaghi, ha presentato la necessità di una cultura legata
a doppio filo con la speranza cristiana, contro lo spaesamento dell’agire
generato – ha detto - dalla mancanza di consapevolezza che grava sull’uomo
contemporaneo. Da qui la rinnovata responsabilità anche nella vita politica del
cristiano e l’obbligo della testimonianza culturale. Poi Savino Pezzotta,
presidente della Fondazione “Ezio Tarantelli”, già segretario generale CISL,
quasi seguendo l’intervento precedente ha evidenziato che il sociale è il luogo
privilegiato di testimonianza dei cristiani e che non bisogna piegarsi a
logiche nichilistiche, ma testimoniare il Vangelo in ogni ambito: serve - ha detto - un maggiore impegno socio
politico per ridare speranza. Diretto poi il richiamo ai vescovi che devono –
secondo Pezzotta - far sentire con forza la propria voce per guidare i fedeli.
A chiudere i lavori della mattina il saluto di Giuseppe Laras, presidente
dell’Assemblea Rabbini d’Italia.
Dalla Fiera di Verona, Massimiliano Menichetti.
**********
E ascoltiamo, nel servizio di Tiziana Campisi, le diverse
interviste raccolte in queste ore a Verona da Massimiliano Menichetti:
**********
“Attendiamo molto da questo lavoro di insieme, da questo
confronto di idee e anche di testimonianze pratiche, come attendiamo moltissimo
da quello che ci dirà il Santo Padre giovedì”.
Con queste parole
il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Camillo Ruini,
ha commentato l’apertura del convegno ecclesiale di Verona sul tema “Testimoni
di Gesù Risorto. Speranza del mondo”. Ma che cosa vuole dire affidarsi alla
speranza salvifica di Cristo? Il nostro inviato Massimiliano Menichetti lo ha
chiesto a mons. Luciano Monari, vicepresidente della CEI:
R. – Vuol dire che la fede in Cristo Risorto, e la
speranza che nasce dalla fede in Cristo Risorto - una speranza che per
definizione supera anche quel limite estremo della morte - deve essere capace
di cambiare concretamente lo stile di vita nelle cose quotidiane. Deve, quindi,
manifestarsi in un modo diverso di affrontare le difficoltà del quotidiano ed i
rapporti interpersonali. Il problema è vedere come la Resurrezione del Signore
incida dentro il nostro modo di pensare e di vivere il quotidiano. Se una
persona è capace di perdonare, e di perdonare senza risentimento, ad esempio,
vuol dire che ha una speranza immensa. O avere la capacità di riconoscere con
sincerità la propria fragilità, di non maledire il mondo e la vita per questo.
Avere delle fragilità che vengono riconosciute e che pesano, o la capacità di
accettare la fragilità degli altri e di rispondere a questa non con il
disprezzo o con l’indifferenza, ma con amicizia e solidarietà… Tutte queste
sono espressioni di speranza. Il laico che si sporca le mani, per così dire, a
contatto con la realtà quotidiana, deve metterci dentro il Vangelo e deve
trovare lui i linguaggi, deve trovare lui le formule, le risposte.
E al convegno di Verona stanno prendendo parte anche tanti
giovani. Massimiliano Menichetti ne ha incontrati alcuni: a loro ha chiesto di
che cosa hanno bisogno oggi le nuove generazioni:
R. – Hanno bisogno di attenzione, di ascolto.
D. – La Chiesa, secondo te, in questo momento, risponde a
questa esigenza oppure no?
R. – Risponde, anche se in parte. Dovrebbe continuamente
porsi in atteggiamento di ascolto nei confronti delle nuove generazioni. Questo
significa fare più attenzione alle esigenze delle giovani generazioni, alle
loro problematiche.
D. – Come giovane che cosa ti aspetti dal Convegno di
Verona?
R. – Ho un sogno grande: che la Chiesa sia più giovane nel
pensiero, nel modo di agire, nel modo di porsi, e anche come presenza fisica.
**********
L’avvio ufficiale al Convegno della Chiesa italiana è
avvenuto ieri nella cornice dell’Arena di Verona gremita di fedeli. Mons Flavio Roberto Carraro vescovo della città ha
presieduto la celebrazione liturgica. Nella sua prolusione il cardinale Dionigi
Tettamanzi, arcivescovo di Milano e presidente del Comitato preparatorio del
Convegno ha ribadito che “siamo chiamati a custodire, ossia conservare, vivere
e rilanciare l’originalità, unica e universale, della speranza cristiana, il
Dna cristiano della speranza”. Il servizio di Massimiliano Menichetti.
**********
Le note dell’organo, il silenzio, la preghiera
hanno scandito l’inizio della celebrazione liturgica presso l’Arena di Verona.
A sovrastare l’anfiteatro
Mons. Carraro riprendendo le parole della
Lettera di Pietro e contemplando le figure dei santi e dei martiri “testimoni
di Cristo e speranza per l’uomo” ha rimarcato la radicalità del tema del
Convegno “Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo”, la centralità del
Vangelo per la vita dell’uomo. Poi il saluto del sindaco della città scaligera,
Zanotto il ringraziamento al Papa e al presidente della CEI il cardinale Ruini
per aver permesso alla città di vivere questo evento. Quindi, la prolusione del
cardinale Tettamanzi, arcivescovo di Milano e presidente del Comitato
preparatorio del Convegno Ecclesiale, che ricordando le origini del Convegno da
Roma ‘76, a Loreto e poi Palermo, eredità delle aperture del Concilio Vaticano
II, ha evidenziato lo scopo di Verona 2006, che affronta le sfide del tempo
presente come l’individualismo, o la tendenza ad una religione “fai da te”:
“In concreto, l’appello è a rivisitare alcuni cammini
ecclesiali che stiamo facendo, a lasciarci incrociare dalle sfide di cui questi
cammini sono oggi segnati, e a sciogliere le sfide con la forza della
testimonianza”.
Centrale la missionarietà, la speranza in
Cristo “parte essenziale e integrante del realismo cristiano”. Parlando dei
lavori, entrati ormai nel vivo, ha rimarcato la necessità della comunione
ecclesiale, del rilancio del ruolo dei laici, dell’urgenza della formazione e
della testimonianza cristiana quotidiana in un mondo sempre più esposto al
secolarismo in modo da superare la distanza tra fede e società. “Quelli che
fanno professione di appartenere a Cristo si riconosceranno dalle loro opere -
ha concluso citando il martire Sant’Ignazio di Antiochia - Ora non si tratta di
fare una professione di fede a parole, ma di perseverare nella pratica della
fede sino alla fine. E’ meglio essere cristiano senza dirlo, che proclamarlo
senza esserlo”. Quindi, le note dell’Orchestra e del Coro della Fondazione
Arena di Verona, che hanno chiuso l’evento.
Massimiliano Menichetti, Radio Vaticana.
**********
SI
CELEBRA OGGI
-
Intervista con Marta Guglielmetti -
“Risolvere insieme il problema
della povertà”: questo il tema dell’odierna Giornata mondiale per
l’eliminazione della povertà, che chiama tutti i Paesi del mondo ad un’alleanza
contro la miseria. Nata per iniziativa di padre Joseph Wresinki, fondatore del
Movimento “Aiuto ad ogni miseria-Quarto Mondo”, e riconosciuta dall’ONU nel
1992, la giornata viene ricordata anche da una lapide situata a Parigi e dedicata
alle vittime della povertà. Davanti ad essa, il 21 agosto 1997, sostò Giovanni
Paolo II. Oggi sono un miliardo e 200
milioni le persone che vivono con meno di un dollaro al giorno. I morti per
fame ogni giorno sono 24 mila. Ogni 7 secondi muore di stenti un bambino sotto
i dieci anni d'età. Ma quali sono i Paesi più colpiti dalla piaga della
miseria? Isabella Piro lo ha chiesto a Marta Guglielmetti dell’ONU Italia:
**********
R. – Sicuramente l’Africa, e in
particolare l’Africa subsahariana, è l’area del mondo che più vive,
quotidianamente, la povertà. Questo è importante ricordarlo, perché gli
obiettivi del millennio ricordano come gli sforzi dei Paesi ricchi debbano
essere focalizzati per aiutare i Paesi più poveri tra i poveri.
D. - La Giornata internazionale
per l’eliminazione della povertà è stata riconosciuta dall’ONU nel 1992: cosa è
cambiato in 14 anni?
R. – E’ cambiato molto, perché
oggi abbiamo le risorse economiche, la tecnologia e la capacità e anche
l’impegno dei politici per affrontare e risolvere il problema della povertà. Ricordiamo
che nel 2000, 189 Paesi hanno firmato e sottoscritto
D. – In questi giorni si è
svolta, in contemporanea in tutto il mondo, la manifestazione “Stand up! Contro
la povertà. Alzati per gli obiettivi del Millennio”. Possiamo tracciare un bilancio
delle adesioni?
R. – Abbiamo raggiunto più di
200 mila persone. La cosa importante di questa mobilitazione era non solo
coinvolgere i cittadini e le persone, ma anche il fatto di chiedere loro un
qualcosa in più, un atto in più, ovvero di registrarsi, in modo tale da avere
dei dati precisi da poter dare ai nostri governi e per poter dir loro:
“Attenzione ci sono tante persone che non solo si sono interessate, che non
solo hanno aderito, ma che si sono presi la briga, una domenica pomeriggio, di
andare sul sito e di registrarsi”.
D. - Ma i poveri, che lottano
ogni giorno per la sopravvivenza, possono essere un simbolo di speranza per un
mondo migliore?
R. – Credo proprio di sì e lo
dico anche per una esperienza personale. In questo momento ho davanti agli
occhi un ricordo dell’America Latina e specificamente dell’Ecuador: una cosa
che mi ha colpito moltissimo è come queste popolazioni così povere, quando ti
ospitano ti offrono tutto quello che hanno e quel poco che hanno lo dividono.
Nel momento in cui riescono ad avere una piccola speranza hanno una grande
forza, una grande intelligenza, una grande creatività e soprattutto una grande
voglia di fare. Bisogna dar loro l’occasione e l’opportunità per sviluppare
ancora di più queste loro potenzialità.
**********
L’IRLANDESE FRA DONATUS FORKAN ELETTO
SUPERIORE
GENERALE DEI FATEBENEFRATELLI
-
Intervista con fra Elia Tripaldi -
Il
Capitolo Generale dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, meglio noto
come Fatebenefratelli, ha eletto il nuovo Superiore Generale: si tratta di Fra Donatus
Forkan, irlandese, 64 anni. Per un bilancio del Capitolo generale, che si
svolge a Roma dal 2 al 22 ottobre, Giovanni Peduto ha sentito fra Elia
Tripaldi, appena nominato consigliere generale dell’Ordine:
**********
R. – Credo che sia, per adesso, un bilancio abbastanza
positivo, perché affrontare i problemi antichi con un mondo che continuamente
evolve è qualcosa che è sempre positivo e vitale per un Ordine che ha i suoi
500 anni di età. Quindi gli argomenti trattati anzitutto sono argomenti che riguardano
la vita dell’Ordine, la vita dei religiosi e quindi anche la relativa pastorale
vocazionale, la formazione iniziale e permanente e poi anche le nuove forme di
vita fraterna perché le comunità diminuiscono di numero e quindi bisogna
trovare qualcosa di veramente nuovo. Poi c’è la missione dell’Ordine che è una
missione particolare che riguarda i malati, i sofferenti, i bisognosi, i
poveri: come attuarla? Con una gestione carismatica, con una integrazione
religiosa dei collaboratori, con la trasmissione dei valori dell’Ordine alle
persone che lavorano per noi.
D. – Come pensate di riattualizzare il messaggio di San
Giovanni di Dio?
R. – Noi lo riattualizziamo proprio attraverso il
coinvolgimento di tutti i nostri collaboratori che molte volte sono collaboratori
molto vicini a noi, quindi hanno sposato, in un certo senso, il nostro carisma.
E quindi, noi responsabilizzeremo questi nostri collaboratori nella conduzione delle nostre opere:
ospedali, istituti vari per persone portatrici di handicap, asili notturni eccetera
… in modo che l’Opera in genere non perda la sua caratteristica specifica dei
Fatebenefratelli: perché il carisma di carità, il carisma di assistenza, il
carisma di ospitalità portato avanti da Giovanni di Dio nel 1500, possa continuare
anche oggi.
**********
PRIMA
ASSOLUTA DELL’ORATORIO “RESURREXI” DI ALBERTO COLLA
E
ROBERTO MUSSAPI QUESTA SERA AL TEATRO FILARMONICO DELL’ARENA
DI
VERONA IN OCCASIONE DEL IV CONVEGNO ECCLESIALE
- Con
noi il maestro Colla, mons. Mogavero della CEI e il sovrintendente Orazi -
Un nuovo Oratorio sacro, per tradurre in musica il tema
del IV Convegno Ecclesiale Nazionale di Verona “Testimoni di Gesù Risorto,
speranza del mondo”. Resurrexi è l’opera che
**********
(musica)
Dopo anni di sperimentalismo e avanguardia, la musica
contemporanea torna a rivolgersi a un ampio pubblico, e al tempo stesso ad
affrontare temi elevati, ma diffusi nel sentimento popolare, come il sacro.
Questo avviene nel “Resurrexi” di Alberto Colla. Ascoltiamolo.
R. - Confrontarsi con il sacro è ancora un discorso
diverso perché oggi la musica contemporanea cerca di ritrovare questo nesso,
che poi è fondamentale. In fondo la musica è espressione di emozioni,
espressione di un qualcosa che va al di là delle parole e quindi inesorabilmente,
deve essere indirizzata a qualcuno.
Mons. Domenico Mogavero, sottosegretario della CEI, spiega
le ragioni della committenza:
R. - Si è voluto affiancare ai momenti classici di un
Convegno, un’iniziativa che avesse anche un interesse ulteriore e che potesse
rappresentare sia un ampliamento del messaggio, sia anche una prosecuzione nel
dopo perché un’opera, indubbiamente, non finisce nel momento in cui viene
eseguita ma viene consegnata come patrimonio culturale a destinatari che oggi
possiamo solo preventivare o ipotizzare. Probabilmente, il discorso potrebbe
avere un seguito che abbia il valore di un festival, di una rassegna del sacro.
La musica è parte integrante della riflessione religiosa,
così come il sacro è tra gli indirizzi artistici dell’Arena di Verona, per il
Sovrintendente Claudio Orazi:
R. - Questa piece è inserita a tutto tondo dentro la
settimana del Convegno. E’ un momento in se stesso di studio di compenetrazione
delle problematiche è di ascolto allo stato puro. Ci dà la possibilità di
ricercare, di innovare il modo di fare la musica, dentro il solco di un’idea
che si andava a fare del teatro musicale.
(musica)
**********
=======ooo=======
17 ottobre 2006
OGGI LA CHIESA RICORDA SANT’IGNAZIO D’ANTIOCHIA,
VESCOVO E MARTIRE DEL II SECOLO, CONSIDERATO UN PILASTRO
DELLA CHIESA PRIMITIVA, INCENTRATA SULL’EUCARISTIA
ROMA. = “Lasciate che io sia pasto delle belve, per mezzo
delle quali mi sia dato di raggiungere Dio. Sono frumento di Dio e sarò
macinato dai denti delle fiere per divenire pane puro di Cristo”: queste, le
celebri parole che Sant’Ignazio d’Antiochia, di cui oggi la Chiesa fa memoria,
scrisse ai Romani mentre era in viaggio verso l’Urbe, dove fu martirizzato nel
107. Secondo successore di Pietro come vescovo di Antiochia, in Siria, Ignazio
è considerato un pilastro della Chiesa primitiva, incentrata sull’Eucaristia.
Uomo di ingegno acutissimo e pastore ardente di zelo, i suo discepoli dicevano
di lui che era “di fuoco”, e non solo per il nome, visto che “ignis” in latino
significa fuoco. Arrestato e condannato a essere sbranato dalle fiere durante
la persecuzione di Traiano, Ignazio partì alla volta di Roma, dove si
allestivano manifestazioni in onore dell’Imperatore vittorioso in Dacia, nel
corso delle quali, per fare spettacolo, i cristiani dovevano lottare contro
animali feroci. Durante il viaggio, lungo e penoso, il vescovo di Antiochia
scrisse sette lettere alle comunità locali, in cui raccomandava ai fedeli di
fuggire il peccato, di guardarsi dagli errori degli Gnostici e, soprattutto, di
mantenere l’unità della Chiesa. Ignazio ebbe una concezione Eucaristica del
martirio: lo considerava un prolungamento del sacramento del sacrificio di
amore di Cristo celebrato nell’Eucaristia. Per questo, ai cristiani di Roma
scrisse di non intervenire in suo favore e di non provare a salvarlo dal
martirio. E giunto a Roma, fu veramente “macinato” dalle innocenti belve del
circo, per le quali Ignazio trovò espressioni di tenerezza e poesia:
“Accarezzatele – scriveva, infatti – affinché siano la mia tomba e non facciano
restare nulla del mio corpo, e i miei funerali non siano a carico di nessuno”.
(R.M.)
DRAMMATICO INCIDENTE A ROMA TRA DUE TRENI
DELLA
LINEA A DELLA METROPOLITANA. IL BILANCIO, ANCORA PROVVISORIO,
E’ DI
UN MORTO E 140 FERITI, TRA CUI 6 GRAVI
ROMA. = In Italia, la rete metropolitana di Roma è stata
teatro, stamani, di un drammatico incidente: due convogli della Linea A,
diretti verso la stazione Termini, si sono scontrati nella stazione di piazza
Vittorio Emanuele. Il bilancio, ancora provvisorio, è di un morto, una donna di
30 anni, mentre è stata smentita la notizia del decesso del macchinista di uno
dei due convogli. I feriti sono almeno 140, tra cui 6 gravi. In base alle prime
ricostruzioni, un treno in corsa non avrebbe rispettato il semaforo rosso,
tamponando così un altro convoglio che era fermo alla stazione di piazza
Vittorio Emanuele. L’impatto è stato molto violento, tanto che testimoni
oculari parlano di un treno entrato dentro l’altro per circa due metri. Ancora
ignote le cause dell’incidente, forse da attribuirsi a una centralina guasta.
Immediati i soccorsi e in circa mezzora tutti i feriti sono stati portati in
superficie e quelli più gravi ricoverati in sette ospedali romani. Il sindaco
di Roma, Walter Veltroni, giunto sul posto, come il presidente della Regione
Lazio, Piero Marrazzo, ha detto di "aver chiesto spiegazioni alla società
Met.Ro”. Intanto, si moltiplicano le manifestazioni di solidarietà e di
cordoglio, come quella del presidente italiano, Giorgio Napolitano, che ha
espresso “vicinanza ai numerosi feriti”. Anche la diocesi di Roma si è detta
“profondamente colpita e commossa per l’accaduto”. In un comunicato, a nome del cardinale vicario Camillo Ruini, che si trova a Verona
per il Convegno Ecclesiale Nazionale, “invita i fedeli alla preghiera” e affida
“all’amore infinito di Dio la salvezza eterna delle persone decedute e la
guarigione dei feriti, specialmente di quelli che sono in pericolo”. “Il Signore
– si legge nella nota - protegga e benedica questa nostra amata città”. (R.M.)
“RIPORTARE
I BAMBINI A SCUOLA DOPO UN’EMERGENZA O UNA GUERRA COSTITUISCE UNO DEI PASSI PIÙ
IMPORTANTI DEL PROCESSO DI RICOSTRUZIONE”:
CON
QUESTO PRESUPPOSTO, HA PRESO IL VIA IERI IN LIBANO LA “CAMPAGNA PER IL RITORNO
A SCUOLA”, PROMOSSA DALL’UNICEF E DAL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE
ANSARIEH.
= Far tornare i bambini a scuola, dopo il cessate il fuoco che ha messo fine al
conflitto in Libano: è questa la finalità della “Campagna per il ritorno a
scuola”, che è stata lanciata ufficialmente ieri, presso la scuola pubblica
danneggiata di Ansarieh, alla presenza del ministro dell’Istruzione libanese,
Khaled Gabbani, e del rappresentante dell’UNICEF in Libano, Roberto Laurenti.
“Riportare i bambini a scuola dopo un’emergenza o una guerra - ha commentato
Laurenti - costituisce uno dei passi più importanti del processo di
ricostruzione”. Attualmente, sono circa 300 le scuole libanesi che hanno subito
danni parziali alle strutture. Per i bambini delle oltre 50 scuole completamente
distrutte, le lezioni sono riprese nelle scuole dei villaggi vicini, facendo
ricorso, quando necessario, ai doppi turni. Inoltre, molti istituti non
danneggiati dalla guerra hanno dato accoglienza a sfollati. L’UNICEF sta fornendo
materiali didattici a oltre 1.400 scuole, nonché il necessario per il
funzionamento delle classi, tra cui lavagne, gessetti, orologi, penne e altri
materiali scolastici. A più di 400 mila scolari, poi, si stanno distribuendo
cartelle scolastiche con quaderni, matite, gomme da cancellare, pennarelli e
righelli. In questo contesto, l’UNICEF sostiene anche la campagna “Formare gli
addetti alla formazione”, diretta a educatori incaricati di trasmettere, a loro
volta, le conoscenze necessarie ai maestri per occuparsi al meglio dei bambini
colpiti dalla guerra, tra cui le capacità di riconoscere e gestire i sintomi di
traumi emotivi, organizzare al meglio le classi e contribuire al recupero
psico-sociale dei bambini. Promossi, infine, anche vasti programmi e campagne
di informazione nelle scuole sul pericolo delle mine anti-uomo (R.M.)
IL MERCATO AFRICANO DELLA DROGA NON È PIÚ UNA REALTÀ
MARGINALE,
MA È IL NUOVO “ELDORADO” DEL NARCOTRAFFICO MONDIALE:
E’ QUANTO DENUNCIA L’UFFICIO DELLE NAZIONI UNITE PER LA LOTTA
ALLA DROGA
ROMA. = Il mercato africano della droga è il nuovo
“eldorado” del narcotraffico mondiale: è quanto denuncia l’Ufficio delle
Nazioni Unite per la lotta alla droga (PNUCID), secondo cui la sostanza più
consumata nel continente è la marijuana, di cui fanno uso 25 milioni di
africani. Come riferisce l’agenzia Fides, i dati risultano ancor più preoccupanti
se si pensa che, a livello relativo, il 5,8 per cento della popolazione adulta
dell’Africa fa uso di marijuana, a fronte di una percentuale mondiale del 3,4
per cento. Segue il mandrax, una droga sintetica, diffusa soprattutto
nell’Africa australe e che, al tempo dell’apartheid, era impiegata in Sudafrica
nell’ambito della ‘guerra segreta’ condotta dai servizi del regime
segregazionista. Oltre al mandrax, pare che sia molto ampio anche il consumo di
medicinali rubati, come barbiturici o anfetamine. Accanto alle sostanze
sintetiche, si stanno diffondendo sempre più sul mercato africano anche
l’eroina e la cocaina, quest’ultima sotto forma di crack, che si ottiene
aggiungendo bicarbonato di sodio e ammoniaca alla cocaina cloridrato. Se
inizialmente il crack era una sostanza riservata alle élite, ora il suo consumo
è diffuso in tutti gli strati sociali. Anche l’uso di eroina è in crescita,
soprattutto nel regno dello Swaziland, piccola nazione dell’Africa meridionale,
che costituisce ormai un punto di transito per gli stupefacenti provenienti
dall’Asia meridionale, importati attraverso il Mozambico. Mentre negli anni ‘80
la droga arrivava dall’Africa verso l’Europa, ora la situazione si è rovesciata
e l’interesse dei narcotrafficanti per il consumo locale è crescente. Risulta
addirittura che il primo mercato unificato della regione sia proprio quello
della droga. Le reti per lo spaccio degli stupefacenti risultano, tuttavia,
ancora frammentarie e poco strutturate, costituite per lo più da immigrati
clandestini, in Sudafrica, o da ex contrabbandieri. Il traffico di droga ha
inoltre rappresentato una fonte di finanziamento per alcuni dei maggiori conflitti
africani degli ultimi decenni, tra cui quelli in Angola, Mozambico, Liberia e
Senegal. Il fenomeno riguarda purtroppo anche i bambini, soprattutto quelli di
strada che, non potendo comprare crack o marijuana, utilizzano colle e solventi
per inebriarsi. Un altro dato sconcertante concerne la somministrazione di
marijuana e anfetamine per ‘infondere coraggio’ nei bambini soldato. Per
questo, nei programmi per il reinserimento degli ex bambini soldato, si è
dovuto pensare anche a una fase di disintossicazione da stupefacenti. (A.S.)
E’ NATO OGGI, NEGLI STATI
UNITI, IL 300 MILIONESIMO CITTADINO AMERICANO:
E’ PROBABILMENTE FIGLIO DI IMMIGRATI
WASHINGTON.
= Alle 7.46 di questa mattina, gli Stati Uniti hanno raggiunto la quota di 300
milioni di abitanti. Considerando i nati, i morti e gli immigrati, gli esperti
calcolano che la popolazione nazionale cresca di un cittadino ogni 11 secondi.
Il computo, però, non tiene conto degli immigrati clandestini. Probabilmente,
affermano gli studiosi, il 300 milionesimo cittadino sarà un ispanico: negli
Stati Uniti, infatti, il tasso di immigrazione è molto alto e i messicani sono
il gruppo più numeroso. Da oggi, quindi, gli Stati Uniti sono il terzo Paese
più popolato del mondo, dopo Cina e India. La quota 100 milioni era stata
toccata nel 1915, mentre il raddoppio era avvenuto nel 1967. I ritmi di
crescita demografica si sono accelerati. Infatti, se per passare da 100 a 200
milioni di abitanti ci sono voluti 52 anni, ne sono trascorsi solo 39 per
raggiungere la soglia di 300 milioni e si stima che la popolazione americana
toccherà i 400 milioni tra soli 37 anni, nel 2043. Date le estese dimensioni
del territorio, la densità di popolazione è ancora di gran lunga inferiore
rispetto a quella europea. D’altra parte, l’area occupata da abitazioni si sta
espandendo notevolmente, sia a causa del fatto che sempre più persone vivono da
sole, sia perché si costruiscono case sempre più grandi. Esistono però anche
dati preoccupanti: gli statunitensi, infatti, pur costituendo solo il cinque
per cento della popolazione mondiale, consumano il 25 per cento delle risorse
ed emettono un quarto dei gas inquinanti nell’atmosfera, contribuendo così
notevolmente all’effetto serra e all’innalzamento della temperatura del pianeta.
(A.S.)
=======ooo=======
17 ottobre 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
La Corea del Nord
si prepara ad effettuare un nuovo test atomico, nonostante le sanzioni imposte
sabato scorso dalle Nazioni Unite. Lo ha rivelato il governo giapponese precisando
di avere indizi che confermerebbero l’imminenza dell’esperimento. La Corea del
Nord, intanto, continua a lanciare duri moniti contro la comunità
internazionale. Il nostro servizio:
**********
La prima reazione ufficiale nordcoreana dopo le sanzioni
decise dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite conferma la linea dura
del governo di Pyongyang: le misure adottate dall’ONU dopo il test nucleare –
si legge in un comunicato del Ministero degli esteri nordcoreano – sono “una
dichiarazione di guerra” e la Corea del Nord colpirà chiunque violi la propria
sovranità. Il regime di Kim Jong Il sostiene, inoltre, che l’aver sperimentato
una bomba atomica rientra “nell'esercizio dei propri diritti legittimi e
indipendenti di Stato sovrano”. Gli appelli della comunità internazionale e le
sanzioni dell’ONU non sembrano poi in grado di dissuadere il Paese asiatico
neanche dal proposito di condurre un nuovo esperimento nucleare. Secondo il
ministro degli Esteri giapponese e i Servizi di intelligence americani, diversi indizi fanno temere un secondo e
imminente esperimento nucleare da parte della Corea del Nord. Parlando di
“tempismo politico”, alcuni osservatori ritengono che il nuovo test, dopo
quello compiuto lo scorso 9 ottobre nel giorno della designazione ufficiale del
sudocreano Ban Ki-Moon a segretario generale dell’ONU, potrebbe avvenire giovedì prossimo, quando il segretario di Stato
americano, Condoleezza Rice, sarà in visita a Seul. Alla rigida
posizione nordcoreana si contrappone infine la linea, altrettanto dura,
dell’amministrazione statunitense: il presidente George Bush ha ribadito il
proprio “no” ad un dialogo bilaterale con la Corea del Nord, ritenendo che la
pressione internazionale imporrà al leader nordcoreano Kim Jong Il di “fare
delle scelte” e porterà ad una soluzione pacifica della vicenda.
**********
La comunità
internazionale non si ferma davanti alla violenza che ha colpito negli ultimi
mesi lo Sri Lanka. Il mediatore norvegese, Jon Hanssen-Bauer, torna oggi nel
Paese asiatico per assicurare che le trattative di pace – previste in Svizzera
per il prossimo 28 ottobre – possano svolgersi regolarmente tra governo di
Colombo e separatisti Tamil. Ieri, lo Sri Lanka è stato funestato dal più
sanguinoso attentato suicida della sua storia, con almeno 103 soldati uccisi e
oltre 150 feriti per l'esplosione di un camion bomba a Dambulla, nel nord-est
del Paese. L’aviazione di Colombo ha risposto bombardando una base dei ribelli
nella penisola di Jaffna. La situazione tra autorità dello Sri Lanka e Tamil si
è deteriorata a partire dal novembre del 2005, quando l’attuale presidente, Mahinda
Rajapakse, escluse la concessione dell'autonomia allo Stato autonomo Tamil rivendicato
dalle Tigri. Ma era prevedibile un aggravarsi delle tensioni? Giada Aquilino lo
ha chiesto alla professoressa Marzia Casolari, docente di Relazioni
internazionali dell’Asia orientale all’Università di Forlì:
**********
R. - Credo fosse prevedibile, nel senso che esattamente un
anno fa ha vinto le elezioni un’alleanza di forze più estremiste, contraria ad
addivenire ad un qualsiasi accordo con la minoranza Tamil, che preveda anche
soltanto una soluzione federalista per lo Sri Lanka. Negli anni passati, un
principio di cessate-il-fuoco era stato costruito - tra la fine del 2001 e
l’inizio del 2002 - dall’allora primo ministro, Ranil
Wickramasinghe. Lui rappresentava la parte più possibilista, più
moderata dell’elettorato, favorevole a scendere a patti con i Tamil e a
concedere loro un certo grado di autonomia nella forma di uno Stato federale.
D. - Adesso è cambiata questa linea politica?
R. - E’ cambiata, sì, perché l’allora presidente, Chandrika Kumaratunga - che comunque era su posizioni antitetiche rispetto a Wickramasinghe - non è stata più rieletta e al tempo stesso ha vinto le elezioni uno schieramento politico con posizioni assolutamente diverse sia rispetto a quelle della Kumaratunga, sia rispetto a quelle di Wickramasinghe: è vero che la Kumaratunga era lei stessa contraria a conferire allo Sri Lanka una configurazione federalista, però aveva un atteggiamento sicuramente più aperto rispetto a quello seguito oggi.
**********
In Iraq, la polizia
ha rivelato che più di 70 corpi sono stati rinvenuti ieri in diverse
zone della capitale irachena. Almeno 40 cadaveri sono stati ritrovati
nell’ovest di Baghdad, popolato in maggioranza da sunniti, e i rimanenti
nell’est, in prevalenza sciita. A Baghdad, intanto, è ripreso questa mattina il processo per lo sterminio di 180 mila
curdi iracheni alla fine degli anni ‘80, nel quale è imputato l’ex presidente
Saddam Hussein, suo cugino Ali Hassan al Majid e altri quattro ex funzionari
del deposto regime.
Almeno 10 taleban
sono stati uccisi in un’operazione congiunta della NATO e della coalizione
internazionale, lanciata nel sud dell’Afghanistan. Lo ha annunciato la Forza
internazionale di assistenza alla sicurezza dell’Alleanza atlantica, precisando
che “aerei di una coalizione guidata dagli Stati Uniti hanno supportato
all’alba un’offensiva terrestre di militari nella provincia di Uruzgan”.
E’ salito ad almeno
tre il numero dei palestinesi rimasti uccisi in seguito alla battaglia
scoppiata in mattinata a Qabatiyah, villaggio della Cisgiordania settentrionale
situato poco a sud-ovest di Jenin. Le vittime degli scontri tra estremisti e
soldati israeliani sono due civili e un giovane militante della Jihad islamica.
Italia, Belgio, Indonesia e Sudafrica diventano membri non
permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU per il biennio 2007-2008. Lo ha
confermato il portavoce dell’Assemblea generale del Palazzo di Vetro. I quattro
Paesi dal primo gennaio 2007 prenderanno il posto di Danimarca, Grecia,
Giappone e Tanzania. I nuovi membri non permanenti entrano nel Consiglio di
Sicurezza per i prossimi due anni insieme ai cinque permanenti (Russia, Cina,
Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna) e ad altri cinque membri non permanenti
già eletti (Congo, Ghana, Perù, Qatar e Slovacchia).
Il primo ministro della Turchia, Recep
Tayyip Erdogan, è stato ricoverato in un ospedale di Ankara a causa di un
malore. Erdogan avrebbe dovuto partecipare ad una riunione del suo partito. Secondo
quanto riferito dalle emittenti tv locali, all'origine del malore potrebbe
esserci un abbassamento della pressione arteriosa.
In Sudafrica, 14 deputati
hanno pubblicamente ammesso di aver gonfiato le proprie spese di viaggio a
spese dei contribuenti, per una truffa che ammonterebbe a 3 milioni di dollari.
Dichiarandosi colpevoli, i 14 imputati hanno potuto evitare la prigione grazie
a sospensioni delle pene o a commutazione delle stesse in pene pecuniarie. Non
è ancora chiaro se i parlamentari dovranno dimettersi, mentre altri 5 deputati
saranno sentiti nei prossimi giorni dall’unità anticorruzione della polizia
sudafricana.
=======ooo=======