RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 289 - Testo della trasmissione di lunedì 16 ottobre 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

In udienza dal Papa i più alti esponenti della Conferenza episcopale degli Stati Uniti e del Brasile

 

Benedetto XVI ha ricevuto anche presuli della Conferenza episcopale d’Irlanda, in visita “ad Limina

 

Ankara, Izmir, Efeso ed Istabul: le tappe del viaggio del Papa in Turchia, dal 28 novembre al primo dicembre prossimi

 

Nel pomeriggio cappella papale, nella Basilica vaticana, per le esequie del cardinale Dino Monduzzi

 

L’odio si può superare con l’amore: così il cardinale Paul Poupard nel messaggio per la festa induista del Diwali

 

L’Osservatore permanente della Santa Sede all’UNESCO, mons. Follo, chiede una riflessione fondamentale in tema di donne

 

Dialogo e conflitti: pubblicato il messaggio dell’Osservatore permanente della Santa Sede, mons. Silvano Maria Tomasi, alla 57.ma sessione del Comitato esecutivo del programma dell’Alto commissario ONU per i rifugiati, tenutasi all’inizio di ottobre

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Prende il via nel pomeriggio a Verona l’atteso IV Convegno ecclesiale nazionale italiano: con noi mons. Flavio Roberto Carraro

 

“Investire nell’agricoltura per la sicurezza alimentare”: è il tema scelto dalla FAO per l’odierna giornata mondiale dell’alimentazione: con noi, Sergio Marelli e il prof. Carlo Cannella

 

Preoccupazione per la sorte del giornalista italiano rapito in Afghanistan: ancora nessuna rivendicazione. Ce ne parla Roberto Menotti

 

Alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione Première, presentati due film su temi molto attuali

 

CHIESA E SOCIETA’:

Un pastore protestante è stato ucciso questa mattina in Indonesia, aggredito a colpi di arma da fuoco da due uomini che lo hanno avvicinato in sella ad una moto, sparandogli alla spalle

 

Un gesto simbolico contro la povertà nel mondo: è questo lo scopo di “stand up”, iniziativa dell’ONU in preparazione alla Giornata mondiale per la lotta alla povertà

 

Uno spazio per conoscere la vita della Chiesa cattolica a Cuba: con questo scopo è nato il primo sito della Conferenza episcopale cubana

 

Karol Wojtyla, un pontefice in diretta. sfida e incanto nel rapporto tra Giovanni Paolo II e la tv”: e’ il titolo del volume e del dvd presentato stamane alla Radio Vaticana, edito da RAI-ERI  

 

Novità nello spazio: verrà lanciato stasera in orbita polare il primo satellite meteo dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), denominato Metop-a

 

24 ORE NEL MONDO:

Almeno 76 morti in un attentato suicida in Sri Lanka

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

16 ottobre 2006

 

 

 

IN UDIENZA DAL PAPA STAMANE I PIU’ ALTI ESPONENTI

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEGLI STATI UNITI E DEL BRASILE

- Con noi mons. Odilo Pedro Scherer -

 

Questa mattina il Papa ha incontrato mons. William Stephen Skylstad, vescovo di Spokane (USA) e presidente della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti d’America; con il vice-presidente, cardinale Francis Eugene George, arcivescovo di Chicago, e il segretario generale, mons. David Malloy. Benedetto XVI ha poi ricevuto il cardinale Geraldo Majella Agnelo, arcivescovo di São Salvador da Bahia (Brasile) e presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile, con il vice-presidente, mons. Antônio Celso Queiroz, vescovo di Catanduva, e il segretario generale, mons. Odilo Pedro Scherer, ausiliare di São Paulo. Quest’ultimo, mons. Odilo Pedro Scherer, è stato intervistato da Silvonei Protz, del nostro programma brasiliano, il quale gli ha chiesto quale Chiesa hanno portato al Santo Padre:

 

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R. – La Chiesa con il volto brasiliano, la Chiesa in Brasile: con le sue ricchezze di fede, di religiosità, di gioia, di speranza, ma anche con i problemi che ci sono, con le grosse sfide che noi abbiamo. Certo, una Chiesa che diventa sempre più consapevole del proprio ruolo missionario, dell’urgenza dell’evangelizzazione e dell’urgenza anche di essere presenza del sale, del lievito del Vangelo nella società, dinanzi a tutte le sfide sociali, politiche ed economiche presenti.

 

D. – Quali le maggiori sfide della Chiesa in Brasile oggi?

 

R. – Ci sono parecchie sfide. La sfida permanente che oggi forse è più grave che mai è la sfida di una nuova evangelizzazione, di una consapevolezza approfondita della fede cristiana, dell’essere cristiani nella società. Credo che la scelta del tema per la Conferenza dei vescovi dell’America Latina dell’anno prossimo, da parte del Santo Padre, sia stata molto saggia. Ha scelto come tema della Conferenza: “Discepoli e missionari di Gesù Cristo”, perché in Lui i nostri popoli abbiano la vita. Quindi, anzitutto c’è la consapevolezza che noi siamo discepoli di Gesù Cristo, cioè l’identità cristiana e cattolica che noi dobbiamo in qualche modo approfondire e riassumere. E’ la gioia, come dice tante volte il Santo Padre, di essere cristiani, la gioia di appartenere alla Chiesa cattolica. Quindi, non dobbiamo guardare in basso, ma guardare in alto. Siamo consapevoli che questo è un grande dono, non solo per noi ma anche per l’umanità. Quindi, discepoli e quindi anche missionari. Non siamo discepoli solo per noi, ma per il mondo, come missionari di questo dono, perché in Lui i nostri popoli abbiano la vita. Quindi, la nostra presenza come cristiani cattolici e della Chiesa in mezzo ai nostri popoli, in mezzo alla società, deve essere un segno di speranza e di vita. Un segno che porti cose buone alla società e alla gente, che tante volte è immersa nel dolore, nella sofferenza e in tante situazioni di mancanza di speranza. Credo che questa sia la sfida più grande che noi dobbiamo affrontare nei prossimi tempi.

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BENEDETTO XVI HA RICEVUTO ANCHE

PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE D’IRLANDA, IN VISITA “AD LIMINA

 

Benedetto XVI ha ricevuto stamani alcuni presuli della Conferenza episcopale d’Irlanda, in questi giorni a Roma in visita “ad limina”. Politicamente divisa in Repubblica d’Irlanda ed Irlanda del Nord, che fa parte del Regno Unito di Gran Bretagna, la seconda isola dell’arcipelago britannico ha una popolazione a maggioranza cattolica. Si deve a San Patrizio, nel V secolo, la diffusione del cristianesimo, che ha portato poi alla fioritura del monachesimo. Ma sulla realtà Chiesa oggi in Irlanda ascoltiamo il servizio di Tiziana Campisi.

 

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La Chiesa irlandese è suddivisa in quattro province ecclesiastiche; in quella di Armagh, sede vescovile di San Patrizio, patrono dell’Irlanda, risiede l’arcivescovo Sean Brady, primate di Tutta l’Irlanda. Oltre ai cattolici l’isola annovera anglicani, presbiteriani e metodisti; nella Repubblica d’Irlanda, poi, vi sono anche musulmani ed ortodossi. L’Irlanda è un Paese caratterizzato storicamente da una stretta identificazione tra fede e identità nazionale e da un forte radicamento del clero nella società. La Costituzione della Repubblica d’Irlanda è l’unica nell’Unione Europea, insieme a quella della Grecia, a comprendere un esplicito riferimento confessionale, con il richiamo nel suo Preambolo al dogma trinitario cattolico.

 

Invasa nel XII secolo dal re d’Inghilterra Enrico II, l’Irlanda ha lottato a lungo per ottenere l’indipendenza. Nei primi anni del Novecento nascono alcuni movimenti nazionalisti, fra cui l’Esercito Repubblicano Irlandese, noto come IRA. Inizia una guerra che costerà migliaia di vite umane. Il 6 Dicembre 1921 il Trattato di pace anglo-irlandese sancisce la Partizione dell’Irlanda: le sei contee nord-orientali dell’isola restano parte del Regno Unito, con un governo e un parlamento autonomi; le 26 contee del resto del Paese formano lo Stato Libero d’Irlanda che diviene ufficialmente Repubblica nel 1948.

 

Nel ’98, grazie all’Accordo del Venerdì Santo, dopo anni di sangue, l’Irlanda del nord si avvia alla riconciliazione e il 28 luglio del 2005 l’IRA depone le armi. Negli ultimi decenni l’impatto e gli effetti della secolarizzazione nella società sono stati notevoli. Nel ’95 il referendum sul divorzio ha legalizzato le separazioni, mentre la legge sull’aborto è stata respinta per ben due volte. Le vocazioni sono diminuite e oggi nell’isola è rimasto un solo Seminario: il St. Patrick’s College di Maynooth.

 

Per la Chiesa cattolica oggi il problema principale è la trasmissione della fede alle nuove generazioni. I giovani irlandesi si riconoscono meno nelle tradizioni religiose del passato, come indica il fatto che le persone dai 18 ai 24 anni sono quelle che praticano di meno e nutrono non poche riserve nei confronti della Chiesa. Questo anche a causa della tendenza delle parrocchie a delegare alla scuola l’educazione cattolica che però è insufficiente, perché si riduce ad un’istruzione religiosa, senza alcun collegamento con la vita della parrocchia. I casi di abusi sessuali che hanno coinvolto il clero irlandese dagli anni ‘90 hanno prodotto, poi, grande indignazione e disorientamento tra i fedeli, ma questa ferita è stata anche una scossa positiva che ha stimolato la riflessione in seno alla Chiesa irlandese. In particolare sul rapporto tra clero e fedeli laici e sul fatto che non basta un apparato ecclesiastico efficiente per rispondere alle nuove sfide poste dalla secolarizzazione e dal mutato contesto socio-culturale. I vescovi hanno poi dovuto prendere atto degli effetti della globalizzazione e del boom economico sulla società irlandese che ha portato benessere, ma ha anche fatto emergere nuovi problemi e contraddizioni.

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ANKARA, IZMIR, EFESO ED ISTABUL: LE TAPPE DEL VIAGGIO DEL PAPA IN TURCHIA,

DAL 28 NOVEMBRE AL PRIMO DICEMBRE PROSSIMI

 

         La Sala stampa vaticana ha reso noto questa mattina le date ed i luoghi del prossimo viaggio apostolico di Benedetto XVI in Turchia, che avrà luogo dal 28 novembre al primo dicembre prossimi. Il Santo Padre partirà da Roma martedì 28 per raggiungere la capitale turca Ankara; mercoledì 29 si sposterà nelle località di Izmir e di Efeso per fare poi ritorno in giornata nella capitale; infine giovedì 30 novembre e venerdì primo novembre il Santo Padre sosterà ad Istanbul, da dove rientrerà in Italia. Il programma dettagliato della visita sarà pubblicato in seguito.

 

 

NEL POMERIGGIO CAPPELLA PAPALE, NELLA BASILICA VATICANA,

PER LE ESEQUIE DEL CARDINALE DINO MONDUZZI

 

Benedetto XVI presiederà oggi pomeriggio alle 17, all’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana, le esequie del cardinale Dino Monduzzi, diacono di San Sebastiano al Palatino e prefetto emerito della Casa Pontificia, scomparso venerdì scorso all’età di 84 anni a causa di una grave malattia. La liturgia sarà trasmessa in diretta dalla nostra emittente in italiano sull’onda media 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz. In un telegramma ai familiari, il Santo Padre ha espresso lo scorso 14 ottobre profondo cordoglio per la scomparsa del cardinale. “Nella sua esistenza – si legge nel messaggio – egli ha reso con grande dedizione un generoso servizio a ben quattro Papi nell’ufficio del Maestro di camera in seguito denominato Prefettura della Casa Pontificia”. Nato a Brisighella, nella diocesi di Faenza, il 2 aprile 1922, è stato ordinato sacerdote nel 1945 e creato cardinale da Giovanni Paolo II nel 1998. Il cardinale Monduzzi ha programmato 130 viaggi pastorali di Papa Wojtyla in Italia e 268 visite alle parrocchie della diocesi di Roma.

 

 

NOMINA

 

Il Santo Padre ha nominato vescovo di Albacete (Spagna) mons. Ciriaco Benavente Mateos, finora vescovo di Coria-Cáceres.

 

Mons. Benavente Mateos, nato a Malpartida de Plasencia, diocesi di Plasencia, il 3 gennaio 1943, è stato ordinato sacerdote il 4 giugno 1966. E’ stato rettore del Seminario maggiore di Plasencia e poi direttore spirituale dello stesso Seminario, nonché vicario generale della diocesi di Plasencia. E’ stato nominato vescovo di Coria-Cáceres nel 1992. Nella Conferenza episcopale spagnola è membro della Commissione episcopale per le Migrazioni e di quella per la Pastorale Sociale.

 

 

L’ODIO SI PUÒ SUPERARE CON L’AMORE. COSÌ IL CARDINALE PAUL POUPARD

NEL MESSAGGIO PER LA FESTA INDUISTA DEL DIWALI

 

L’amore genera fiducia che, a sua volta, promuove sincere relazioni fra credenti di diverse religioni. E’ quanto scrive il presidente del Pontificio per il Dialogo interreligioso, cardinale Paul Poupard, nel messaggio per il Dwali, antica festa induista che celebra la vittoria della verità sulla menzogna, del bene sul male e della vita sulla morte. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Nel messaggio si legge che attraverso l’amore, i credenti delle diverse religioni “sono chiamati a superare l’odio e la diffidenza diffusi nell’attuale società. I recenti attacchi terroristici a Mumbai, in India, sono un ulteriore esempio di questi fenomeni che spesso sfociano in brutale violenza. “Il nostro proposito di invitare tutti i credenti a superare l’odio con l’amore – continua il porporato riferendosi all’enciclica del Papa Deus Caritas est – sarà a beneficio di tutta la società”. E il miglior modo per comprendere l’importanza e le esigenze dell’amore – spiega il cardinale - è apprenderlo da Dio stesso, il Quale, come professa la fede cristiana, è Amore”. La Beata madre Teresa di Calcutta, per esempio – ricorda il presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso – rinnovava costantemente il suo amore per il prossimo e il servizio disinteressato al povero”. Dopo aver sottolineato che l’amore di Dio è “incondizionato” e “senza eccezioni”, il cardinale Poupard lancia poi un appello ai credenti delle diverse religioni chiedendo di mostrare al mondo che “l’odio si può superare con l’amore”. La povertà morale e spirituale, che è causata dal far crescere l’odio nel proprio cuore, può essere sradicata dai credenti che sono pieni di amore e compassione.

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PER RENDERE UNIVERSALI LE NORME ETICHE SULLA PROMOZIONE

DELLA DONNA OCCORRE ANZITUTTO UNA PROFONDA RIFLESSIONE SUL RISPETTO DELL’ESSERE UMANO: COSÌ MONS. FRANCESCO FOLLO ALLA 175.MA SESSIONE

 DEL CONSIGLIO ESECUTIVO DELL’UNESCO

 

“La creazione di un Osservatorio dell’UNESCO sulle donne, lo sport e l’educazione fisica deve essere incoraggiata ed approvata”. E’ quanto ha detto mons. Francesco Follo, osservatore permanente all’UNESCO, alla 175° sessione del Consiglio esecutivo. Intervenendo sulla proposta del governo greco, il presule, ha affermato che al fine di rendere universali le norme etiche per la promozione della donna, occorre una profonda riflessione sul rispetto dell’essere umano e particolarmente delle donne. Mons. Follo sottolinea che l’etica filosofica, in tal senso, deve tradursi in programmi concreti. “Lo sport, che tocca particolarmente l’immagine del corpo, il potere della scelta, la socializzazione – ha spiegato mons. Follo – riveste un carattere culturale molto forte che può cancellare le aspirazioni femminili ad un certa evoluzione. Le grandi competizioni sportive non permettono di assicurare una promozione effettiva dell’uguaglianza tra uomini e donne”. Per creare un osservatorio sulle donne, lo sport, e lo sviluppo occorre non dimenticare il ruolo della cultura, del costume, della società e delle religioni, ha concluso mons. Follo, che danno un’immagine della donna capace di vivere nel mondo, sia nella sfera pubblica che privata.

 

 

LA VIA DEL DIALOGO PUÒ SOSTITUIRE QUELLA DEI CONFLITTI, COSÌ L’OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE, MONS. SILVANO MARIA TOMASI, ALLA 57.MA SESSIONE DEL COMITATO ESECUTIVO DEL PROGRAMMA DELL’ALTO COMMISSARIO ONU

PER I RIFUGIATI, TENUTASI ALL’INIZIO DI OTTOBRE

 

“Le centinaia di persone che hanno perso la vita nelle ultime settimane o mesi nella ricerca disperata di una esistenza più sicura e decente sono un campanello d’allarme per la comunità internazionale che nel nostro mondo globalizzato non riesce a conseguire gli obiettivi della solidarietà e della protezione”. E’ un passo dell’intervento dell’osservatore permanente della Santa Sede, mons. Silvano Maria Tomasi, alla 57.ma sessione del Comitato esecutivo del Programma dell’Alto Commissario ONU per i rifugiati (ACNUR), svoltasi all’inizio di ottobre. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Nel suo intervento, mons. Tomasi ha sottolineato che “la distinzione tra migranti, persone in cerca d’asilo e rifugiati è stata confusa… indebolendo la Convenzione del 1951 e il Protocollo del 1967 così come la Convenzione che disciplina determinati aspetti del problema dei rifugiati in Africa”, adottata nel 1969 dall’allora Organizzazione dell’Unione Africana. L’osservatore permanente della Santa Sede ha poi esortato a fare in modo che la protezione e l’assistenza prevista dalle Convenzioni di Ginevra venga garantita anche ai richiedenti asilo che spesso vivono “in uno stato virtuale di limbo”, come gli iracheni sparsi in Medio Oriente. Queste persone sono vulnerabili e i conflitti – ha spiegato mons. Tomasi – impediscono il loro rimpatrio e nel Paese dove risiedono provvisoriamente il loro status non è riconosciuto ed è quasi quello di apolidi. Per aiutare non solo quanti “nel mondo, attraverso mari e deserti, lottano per fuggire dalla guerra, dalla violazione dei loro diritti umani, dalla fame” ma anche gli “oltre 5,7 milioni di rifugiati” e circa 24 milioni di sfollati interni, sono necessarie ulteriori risorse. Ma queste – ha sottolineato il presule – non sono sufficienti. Basterebbe – ha aggiunto - una piccola parte di quanto si spende in armamenti per “alleviare le sofferenze di una umanità non protetta”. Occorre “una volontà politica” per dedicarsi alla prevenzione del dramma di quanti vengono forzatamente sfollati. “La via del dialogo e del rispetto dei diritti umani – ha auspicato mons. Tomasi - può sostituire quella dei conflitti”. Grazie alle classiche strategie di rimpatrio volontario, integrazione locale e ricollocamento – ha concluso il presule – i campi profughi potranno in futuro scomparire dalle mappe del mondo.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Servizio vaticano – “Hanno fatto propria la logica del dono e del servizio, l’unica che salva il mondo”: Benedetto XVI proclama in Piazza San Pietro quattro nuovi Santi che hanno avuto l’umiltà e il coraggio di rinunciare a tutto per rispondere “sì” alla chiamata di Cristo.  

 

Servizio estero - Interventi della Santa Sede su “Tolleranza, dialogo delle civiltà e contributo della Chiesa Cattolica” e su “In pericolo la protezione dei rifugiati e dei richiedenti asilo”. 

 

Servizio culturale - Un articolo di Irene Iarocci dal titolo “Un appassionato interprete dei mutamenti del mondo”: la riscoperta del romanziere inglese George Gissing innamorato dell’Italia, molto amato in Estremo Oriente.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della finanziaria.

 

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

16 ottobre 2006

 

PRENDE IL VIA NEL POMERIGGIO A VERONA

L’ATTESO IV CONVEGNO ECCLESIALE NAZIONALE ITALIANO

- Con noi, mons. Flavio Roberto Carraro -

 

Un grande evento non soltanto per la chiesa. Così mons. Flavio Roberto Carraro, vescovo della città, alla conferenza stampa di avvio del 4° convegno nazionale ecclesiale di Verona. Tema di questo appuntamento decennale “Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo”. Da questa mattina vescovi sacerdoti religiosi laici stanno affluendo alla Fiera della città scaligera dove per cinque giorni la chiesa italiana farà il punto sul cammino fin qui percorso e le nuove sfide da affrontare. Invitate tutte le espressioni religiose presenti nel territorio veronese, oltre 650 i volontari mobilitati dalla diocesi. Il servizio del nostro inviato Massimiliano Menichetti.

 

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(Musica)

 

Un impegno intenso e continuo per preparare un evento centrale nella via della Chiesa italiana ma non solo. Mons. Flavio Roberto Carraro, vescovo di Verona, parlando ai giornalisti ospitati nella Fiera per il 4° Convegno nazionale ecclesiale, ha immediatamente richiamato il filo rosso che guiderà fino a venerdì i lavori, ovvero la speranza cristiana che vede in Gesù Cristo la salvezza dell’uomo, il volano della vita. Mons. Carraro ha anche ribadito la centralità della visita del Papa giovedì prossimo e l’attesa della città per questo abbraccio di preghiera, che confluirà nella Santa Messa presieduta da Benedetto XVI presso lo stadio comunale. A parlare della necessità di testimoniare il Vangelo in ogni ambito della vita mons. Luciano Monari vice presidente della Conferenza episcopale italiana. I circa 2700 i partecipanti, vescovi, sacerdoti, religiosi e laici saranno impegnati a riflettere sulle sfide che la società contemporanea propone. 5 gli ambiti di confronto: la fragilità, il lavoro e la festa, la vita affettiva, la tradizione, la cittadinanza. In tutto saranno 30 i gruppi di studio, poi tavole rotonde, incontri, non mancheranno momenti di cultura: diverse, infatti, le mostre presenti in fiera e in città sul tema di Cristo risorto.

 

La speranza qui a Verona si articola nella preghiera, nella riflessione, nel dibattito ma anche quindi nell’estro creativo dell’arte. Mons Domenico Mogavero della segreteria generale della CEI ha illustrato l’apertura ufficiale dei lavori, oggi alle 16, con una celebrazione liturgica all’Anfiteatro dell’Arena presieduta dal vescovo della città, mons. Carraro. La Chiesa di Verona sarà riunita nell’anfi-teatro, i delegati delle Chiese d’Italia invece confluiranno processionalmente da quattro chiese della città (Santa Maria, Santi Apostoli, San Luca e San Fermo) guidati da alcuni brani della Prima lettera di Pietro e da canti responsoriali e litanici. Dopo la celebrazione il saluto del sindaco di Verona, Paolo Zanotto, poi la prolusione del cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano e presidente del Comitato preparatorio del Convegno Ecclesiale, quindi le note dell’Orchestra e Coro della Fondazione Arena di Verona. Da rimarcare che i giovani animeranno tre serate di preghiera, di adorazione, a partire da questa sera. Insomma Verona oggi ha raccolto la staffetta di Palermo ’95, abbracciando la sfida di comunicare il Vangelo nella consapevolezza della Speranza salvifica di Cristo.

 

Massimiliano Menichetti, Radio Vaticana.

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A dare il via ai lavori per l’apertura del Vonvegno nazionale di Verona, sarà oggi pomeriggio la concelebrazione liturgica presieduta dal vescovo diocesano, mons. Flavio Roberto Carraro. A lui Giovanni Peduto ha chiesto cosa significa per la città questo evento:

 

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R. – E’ importante vedere convocata la Chiesa in questa nostra città, in questa nostra diocesi per potere identificare alcuni aspetti della vita cristiana sui quali riflettere. Il significato specifico per Verona è, prima di tutto, l’accoglienza, poi poter far conoscere la storia del cammino della Chiesa di Verona. E’ significativo parlare dei numerosi santi che hanno dato inizio ad opere di carità che tuttora sussistono, a forme di evangelizzazione che poi si sono manifestate attraverso attività missionarie. Anche qui c’è un significato particolare, perché queste indicazioni naturalmente che verranno dal nostro Convegno e dalla parola del Santo Padre avranno un’eco anche nei Paesi di missione, dove si trova la nostra gente.

 

D. – Nella traccia che è stata elaborata dalle diocesi, emerge anche una tendenza alla religione cosiddetta “fai da te”, al secolarismo ma anche alla speranza. Lei cosa ci dice?

 

R. – Soprattutto la speranza, io direi. Ma di fronte al secolarismo e al “fai da te”, credo che dobbiamo fare degli approfondimenti e anche questa è una realtà che si manifesta nella nostra diocesi alla quale cerchiamo di reagire soprattutto con l’organizzazione di gruppi, famiglie, giovani e soprattutto, ancora, con una larga diffusione della Parola di Dio. Abbiamo i cosiddetti centri di ascolto e corsi di celebrazione della Parola di Dio.

 

D. – Eccellenza, una parola sul ruolo del laicato: quali sono le prospettive?

 

R. – Molto positive, mi sembra. Abbiamo un coinvolgimento più forte che in passato nella vita, nelle attività della Chiesa.

 

D. – Giovedì 19 ottobre il Papa viene da voi. Come si è preparata Verona all’accoglienza del Pontefice?

 

R. – Con molta trepidazione. Ci stiamo preparando con grande desiderio di avere proprio Benedetto XVI. La maggioranza della nostra gente ricorda ancora la presenza di Giovanni Paolo II avvenuta qui per una visita alla diocesi che lo ha impegnato per due giorni e dall’88 ad oggi, c’è come un rimbalzo. Nel pomeriggio celebrerà l’Eucaristia nello Stadio e quindi molta gente potrà avvicinare il Papa e partecipare all’Eucaristia ma anche ascoltare direttamente la parola del Santo Padre. E per tutto è importante la preparazione interiore. Abbiamo lanciato una fitta campagna di preghiera richiamando a questa necessità tutte le organizzazioni cattoliche e le singole parrocchie, gli istituti religiosi, i monasteri che abbiamo in diocesi. Vogliamo che si senta che è un grande dono e un evento, soprattutto dello Spirito, avere qui il Vicario di Cristo.

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PREOCCUPAZIONE PER LA SORTE DEL GIORNALISTA ITALIANO

RAPITO IN AFGHANISTAN: ANCORA NESSUNA RIVENDICAZIONE

- Ce ne parla Roberto Menotti -

 

Cresce la preoccupazione per la sorte del giornalista freelance italiano, Gabriele Torsello, rapito in Afghanistan. Ancora nessuna rivendicazione sarebbe stata fatta pervenire all’ambasciata italiana a Kabul e un portavoce dei talebani ha negato che Torsello sia stato rapito dal movimento islamico integralista. Cresce intanto la tensione in tutto il Paese, con numerosi attacchi contro le forze NATO presenti nel Paese. L’ultimo, stamattina contro un convoglio canadese a Kandahar, che ha provocato quattro civili morti. Una situazione che ha spinto il comandante delle truppe Nato in Afghanistan, il generale britannico David Richards, ad affermare che la comunità internazionale deve mantenere in fretta le sue promesse relative alla ricostruzione e allo sviluppo, altrimenti rischia di perdere il sostegno da parte della popolazione locale. La Nato ha recentemente assunto la responsabilità della sicurezza in Afghanistan rilevando il comando delle forze della Coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti. Per fare il punto su questa difficile situazione Stefano Leszczynski ha intervistato Roberto Menotti, ricercatore di Aspen-Italia ed esperto di questioni interatlantiche.

 

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R. –    E’ il problema forse più grave della missione attuale della NATO in Afghanistan: sta nel fatto che dopo un periodo iniziale in cui è sembrato che effettivamente l’Alleanza avesse un vasto sostegno popolare, attualmente, la situazione sembra essersi un po’ rovesciata, ovvero l’Alleanza deve dimostrare di potersi appoggiare alla popolazione ed anche ad alcune bande armate, e questo è l’altro problema, cioè deve trovare alleati a livello locale regionale tra le tribù afghane e questo dipende a sua volta non tanto da un’efficienza o un’efficacia strettamente militare, ma piuttosto dai programmi di ricostruzione.

 

D. – Insomma, senza uno sviluppo concreto, la situazione continuerà a rimanere complicata. Quanto è diventata più difficile dopo la decisione degli Stati Uniti di lasciare l’Afghanistan nelle mani della NATO?

 

R. – Direi che la situazione non è peggiorata principalmente per una ridotta presenza militare americana ma soprattutto perché le cosiddette regole di ingaggio che gli europei hanno adottato probabilmente sono “troppo morbide” ovvero non consentono alcune operazioni che in realtà sono di combattimento e che sono purtroppo ancora indispensabili a garantire la sicurezza.

 

D. – Due aree di crisi che vengono spesso messe a confronto sono l’Afghanistan e l’Iraq, con due tipi di intervento militare ormai completamente diverse e tuttavia sempre composte da diverse realtà quindi nell’ordine di coalizioni…

 

R. – Le differenze in partenza, erano enormi. Purtroppo la mia sensazione è che le due crisi stiano gradualmente convergendo, cominciano a somigliarsi sempre di più e quindi c’è una tendenza comune di molti Paesi a svincolarsi gradualmente, compresi gli Stati Uniti. All’inizio le differenze erano enormi perché l’Afghanistan, non dimentichiamolo, ha avuto una grandissima legittimazione da parte dell’ONU, ha avuto sin dall’inizio, anche se in maniera limitata e poi crescente, una presenza della NATO come organizzazione internazionale e un grande sostegno di donatori internazionali. Non dimentichiamo che in Afghanistan, tutt’oggi ci sono circa 30 mila forze della NATO contro gli oltre 140 mila soldati solo americani che ci sono in Iraq. Il problema è che le risorse per la ricostruzione non bastano e ultimo punto fondamentale, i Paesi vicini non stanno più esercitando un ruolo positivo, né in Afghanistan, né in Iraq.

 

D. – Si può dire “concludere in fretta o lasciarsi dietro il caos”?

 

R. – Direi concludere in fretta è praticamente impossibile. Bisogna cercare probabilmente di lasciarsi dietro, cioè alle spalle, una situazione che quanto meno possa consentire l’appoggio ad un governo rappresentativo dall’esterno e garantirsi, in qualche modo, l’appoggio di almeno alcuni dei Paesi vicini perché altrimenti i vicini diventano uno strumento di destabilizzazione invece di aiutare l’Occidente a rendere meno pericolosi questi focolai di conflitto.

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“INVESTIRE NELL’AGRICOLTURA PER LA SICUREZZA ALIMENTARE”:

E’ IL TEMA SCELTO DALLA FAO

PER L’ODIERNA GIORNATA MONDIALE DELL’ALIMENTAZIONE

- Con noi, Sergio Marelli e il prof. Carlo Cannella -

 

“Lo sviluppo agricolo è il primo passo verso una crescita economica sostenibile a lungo termine”: così, il direttore generale della FAO, Jacques Diouf, in una nota per l’odierna Giornata mondiale dell’alimentazione, quest’anno sul tema: “Investire nell’agricoltura per la sicurezza alimentare”. L’evento è stato celebrato stamane nella sede della FAO a Roma e in questa occasione mons. Renato Volante, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’agenzia dell’ONU, ha letto un messaggio di Benedetto XVI. “Gli investimenti nel settore agricolo – sottolinea il Papa – devono consentire alla famiglia di assumere la funzione ed il ruolo che le sono propri”. Il Santo Padre osserva inoltre che “le comunità locali hanno anche bisogno di essere coinvolte nelle scelte e nelle decisioni che riguardano l’uso del territorio, poiché la terra coltivabile viene sempre più spesso destinata ad altri usi, spesso con effetti che danneggiano l’ambiente”. Nel mondo, oltre 850 milioni di persone soffrono la fame, il 70 per cento delle quali vive in aree rurali. Il servizio di Roberta Moretti:

 

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Investimenti pubblici e privati nell’agricoltura per dimezzare, entro il 2015, la fame e la povertà nel mondo: questo, l’impegno dei capi di Stato e di governo di 176 Paesi, riuniti a Roma nel 1996 per il Vertice mondiale sull’alimentazione. Un traguardo ancora lontano: basta dire che negli ultimi 20 anni, gli aiuti all’agricoltura sono stati praticamente dimezzati. Sergio Marelli, direttore generale dei Volontari nel mondo – Focsiv, che lo scorso 12 ottobre, presso la sede della nostra emittente, ha presentato il documento “La terra è vita. Gli Obiettivi di sviluppo del Millennio e il Sud del mondo”:

 

“E’ ormai evidente la crisi del cosiddetto sistema multilaterale, a partire dallo stallo nel quale si trova oggi il negoziato, che doveva essere per lo sviluppo, dell’Organizzazione mondiale del commercio, che continua ad essere rinviato, creando ulteriori problemi per le popolazioni povere. Senza una soluzione di tipo multilaterale, la legge che regolerà questi rapporti non potrà che essere quella del più forte”.

 

Resta alta, comunque, l’attenzione sulla questione della lotta alla fame, definita nel 2000 dalle Nazioni Unite primo Obiettivo di sviluppo del Millennio. Nel 2003, in particolare, con la “Dichiarazione di Maputo”, i leader africani si sono impegnati a destinare, entro cinque anni, il 10 per cento dei bilanci nazionali allo sviluppo rurale, per raddoppiare, così, il livello attuale di risorse. Nel 2005, poi, il G8 si è orientato verso una prima ripresa degli aiuti. Il prossimo appuntamento per un bilancio sul tema, a dieci anni dal Vertice di Roma, sarà lo Special Forum della FAO il 30 e il 31 ottobre. Ma come intervenire concretamente per promuovere lo sviluppo delle aree rurali? Ancora Sergio Marelli:

 

“Occorre definitivamente cancellare queste grandi concentrazioni oligopolistiche dei latifondi nell’America Latina, ma anche, sempre più, nell’Africa, che occupano la stragrande maggioranza delle terre fertili, relegando i piccoli agricoltori in quelle che non producono più nulla. Non è vero che l’economia di mercato liberalizzata produce degli incrementi per i piccoli agricoltori. Chi ci guadagna sono le grandi concentrazioni degli intermediari commerciali”.

 

Puntare sull’agricoltura significa investire nelle infrastrutture e nei sistemi di irrigazione, ma anche finanziare l’educazione delle donne, che sono la spina dorsale della maggior parte delle economie agricole. Controversa è invece la questione delle biotecnologie e dei prodotti geneticamente modificati (OGM), come spiega il prof. Carlo Cannella, docente di Scienze dell’Alimentazione all’Università di Roma “La Sapienza”:

 

“Certamente le biotecnologie non servono per produrre meglio e a costi più bassi. Le biotecnologie servono per produrre di più e per avere maggiori guadagni. Tant’è vero che noi queste biotecnologie le applichiamo nei Paesi in via di sviluppo. Andiamo ad esaurire terreni che non sono mai stati soggetti a coltivazioni, senza pensare poi all’effetto sul domani”. 

 

“Il mondo – afferma il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, nel messaggio per la Giornata – ha i mezzi e le conoscenze sufficienti per rendere la fame un ricordo del passato. Quello di cui abbiamo bisogno è una buona dose di determinazione”.

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ALLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA, NELLA SEZIONE PREMIÈRE,

PRESENTATI DUE FILM SU TEMI MOLTO ATTUALI

 

Alla Festa del Cinema di Roma sono stati presentati, nella sezione Première, due interessanti film ambientati negli Stati Uniti e dai temi più che attuali: etica professionale in crisi nel primo, L’Inganno, con un caso editoriale realmente accaduto negli anni Settanta; integrazione e dialogo tra culture e stili di vita nel secondo, Il destino del nome, nel quale India e America fanno da sfondo alle toccanti vicende di una famiglia bengalese. Il servizio di Luca Pellegrini.

 

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The Hoax - L’inganno è un interessante apologo, anche se non definitivo, sulla professione dello scrittore, la droga del successo, la furfantesca ansia del potere. Finalmente Lasse Hallström si concede il lusso di una storia contemporanea graffiante e mordace, che ci riporta nel decennio degli anni ’70, in America. Una storia di quarto potere: chi lo incarna, ossia lo psicotico miliardario Howard Hughes, e chi lo sfrutta e lo deride, Clifford Irving, autore di una falsa biografia del magnate, venduta a suon di dollari, oltre il milione, all’editore McGraw-Hill, e realizzata con i più inverosimili espedienti. Scoop beffardo che ha rischiato di travolgere presidenti, riviste illustri, editori, capitali, banche, servizi segreti e tutti coloro che, più o meno inaspettatamente, entravano nel mirino del geniale Irving, pronto a sfruttare per i suoi fini maldestri qualsiasi inconveniente, qualsiasi notizia e informazione, sprezzante di un’etica professionale che spesso risulta davvero assente dalle regole basilari della comunicazione. Non sarebbe stato credibile, l’Irving del film, se non avesse potuto godere dell’aspetto, opportunamente modificato, di un bravo Richard Gere. Era il 1972, dunque, e quello di Irving rischiò di diventare il libro del secolo: il film ne racconta genesi e morte, con l’ascesa e la caduta del suo autore.

 

Seconda storia americana della Festa cinematografica romana è quella della regista indiana Mira Nair, che predilige, con Il destino del nome, le vicende di una famiglia bengalese sospesa tra India e Stati Uniti, nella quale convergono tensioni sociali, difficoltà di adattamento, pregiudizi e timori, con la messa in crisi anche delle tradizioni culturali e religiose, che sono invece difese come valore irrinunciabile dalla dolce Ashima, sposa e madre di squisita sensibilità. Il film, che copre due generazioni messe a confronto, è una storia familiare di toccante e femminile fattura, nella quale sono trattati temi attuali come l’integrazione, l’identità, la convivenza, il rispetto, sullo sfondo di due città tra loro così distanti e così singolari: Calcutta e New York, che dalle immagini capiamo amate entrambe, nel rispetto dei popoli e per il loro bene futuro.

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CHIESA E SOCIETA’

16 ottobre 2006

 

 

UN PASTORE PROTESTANTE È STATO UCCISO QUESTA MATTINA IN INDONESIA,

AGGREDITO A COLPI DI ARMA DA FUOCO DA DUE UOMINI CHE

LO HANNO AVVICINATO IN SELLA AD UNA MOTO, SPARANDOGLI ALLA SPALLE.

IL DELITTO È AVVENUTO NELLA TORMENTATA PROVINCIA DI SULAWESI

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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GIAKARTA. = Il rev. Irianto Kongkoli, 40 anni, è stato colpito alla testa alle 8.45 ora locale, mentre stava comprando materiale edile in un negozio di Palu, a 1.650 km dalla capitale Giakarta. Dal racconto dei testimoni sarebbe morto sul colpo. Il delitto - anche qui il condizionale è d’obbligo - sarebbe maturato nel clima di tensione seguito all'esecuzione, il 22 settembre, di tre cattolici indonesiani ritenuti responsabili della morte di numerosi musulmani all’interno degli scontri interreligiosi fra cristiani e islamici scoppiati nel 2000. Lo stesso Governatore della provincia, Paliudju, ritiene che il movente possa essere la vendetta, ma esclude “ostilità tra le comunità” cristiana e musulmana nella zona. Il reverendo Kongkoli era il presidente del Sinodo delle Chiese per le isole Sulawesi Centrali (GKST), un'associazione ecumenica cristiana. Un incarico assunto di recente dopo le dimissioni del suo predecessore, Damanik, per aver fallito la campagna a favore della liberazione dei tre cristiani, fucilati per ordine della Giustizia indonesiana, tra le critiche internazionali. Diversi gruppi per i diritti umani ed esponenti religiosi si erano infatti schierati contro la condanna, definendola “ingiusta” e frutto di un processo falsato dalle pressioni dei fondamentalisti islamici. Lo stesso rev. Kongkoli non aveva mai esitato ad alzare la sua voce contro Polizia e autorità locali, colpevoli – a suo giudizio - di non condurre indagini adeguate sulle violenze tra le due comunità cristiana e musulmana dove ancora è vivo il ricordo del conflitto sviluppatosi tra il 1999 ed il 2001. (R.G.)

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UN GESTO SIMBOLICO CONTRO LA POVERTÀ NEL MONDO: È QUESTO LO SCOPO

DI “STAND UP”, INIZIATIVA DELL’ONU IN PREPARAZIONE ALLA GIORNATA MONDIALE

PER LA LOTTA ALLA POVERTÀ CHE SARA’ CELEBRATA DOMANI

 

NEW YORK. = In occasione della Giornata mondiale contro la povertà, indetta dall’ONU per il 17 ottobre, è in corso in tutto il mondo lo “Stand up”, iniziativa lanciata dalla Campagna delle Nazioni Unite per gli Obiettivi del Millennio No ex-cuse 2015. Nell’arco di 24 ore, dalle 12 di ieri alla stessa ora di oggi (ora italiana), milioni di persone si sono alzate per chiedere ai leader politici di tutto il mondo di impegnarsi per il raggiungimento degli obiettivi del millennio, lanciati nel 2000, entro il 2015. “Ci stiamo alzando perché fino a che non raggiungeremo gli Obiettivi non ci arrenderemo”: è quanto ha dichiarato il segretario generale uscente delle Nazioni Unite, Kofi Annan, alla vigilia dell’evento. Molteplici le manifestazioni che in questi due giorni si succedono, nel nord come nel sud del mondo, grazie all’adesione allo “Stand up” di organizzazioni non governative, associazioni religiose, circoli culturali, sindacati, mass media e personalità del mondo politico e dello spettacolo. Anche la Radio Vaticana dedica a questa manifestazione approfondimenti all’interno dei suoi programmi. In Italia, grazie al supporto di enti pubblici e privati, numerosi sono stati gli eventi nelle grandi città così come nelle piccole province. Domani, inoltre, Roma ospiterà la Conferenza stampa di chiusura dello “Stand up”, durante la quale, in video-collegamento con il Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, verrà annunciato il numero complessivo delle persone che hanno aderito all’iniziativa. Saranno presenti all’incontro anche Eveline Herfkens,  coordinatrice esecutiva del Segretario generale delle Nazioni Unite per la Campagna sugli Obiettivi del Millennio, e Kemal Dervis, amministratore del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP). Gli obiettivi del millennio – lo ricordiamo - sono: eliminazione della povertà estrema e della fame; raggiungimento dell’istruzione primaria universale; promozione dell’uguaglianza di genere; diminuzione della mortalità infantile; miglioramento della salute materna; lotta contro AIDS, malaria e altre malattie; promozione della sostenibilità dell’ambiente e, infine, sviluppo di un partenariato globale per lo sviluppo sostenibile. (A.S.)

 

 

UNO SPAZIO PER CONOSCERE LA VITA DELLA CHIESA CATTOLICA A CUBA:

CON QUESTO SCOPO È NATO IL PRIMO SITO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE CUBANA

 

L’AVANA. = È attivo dal 12 ottobre un sito internet dedicato alla Conferenza episcopale cubana: importante spazio di comunicazione per la Chiesa cattolica locale. L’inaugurazione ufficiale della pagina web è avvenuta all’Avana, alla presenza di mons. Luigi Bonazzi, nunzio apostolico a Cuba: di mons. Juan de Dios Hernández Ruiz, vescovo ausiliare de L’Havana e segretario generale della Conferenza episcopale cubana: di mons. José Félix Pérez Riera, segretario aggiunto della stessa Conferenza, e degli specialisti informatici che hanno lavorato alla realizzazione del sito. All’indirizzo, www.cocc.trimilenio.net, è possibile esplorare la struttura della Chiesa locale, avere notizie sulle attività delle singole diocesi e leggere alcune omelie che periodicamente vengono pubblicate. È inoltre presente una sezione dedicata alla visita di Giovanni Paolo II a Cuba, del gennaio 1998. Il sito è certamente una prova della maggiore libertà d’azione di cui gode la Chiesa cattolica cubana, in un contesto nazionale difficile sotto il profilo della libertà di espressione. In effetti, nell’ultimo anno, il presidente Fidel Castro ha più volte evidenziato l’importanza della dottrina sociale della Chiesa e il ruolo delle istituzioni ecclesiastiche per lo sviluppo della società cubana. (A.S.)

 

 

“KAROL WOJTYŁA, UN PONTEFICE IN DIRETTA. SFIDA E INCANTO NEL RAPPORTO

TRA GIOVANNI PAOLO II E LA TV”: E’ TITOLO DEL VOLUME E DEL DVD

PRESENTATO STAMANE ALLA RADIO VATICANA, EDITO DA RAI-ERI,

CURATO DA GIUSEPPE MAZZA, CON LA PREFAZIONE DI PADRE FEDERICO LOMBARDI

- A cura di Antonella Palermo -

 

ROMA. = Nel giorno del ventottesimo anniversario dell’elezione al soglio pontificio di Karol Wojtyla è stato presentato nella Sala Marconi della Radio Vaticana il volume e Dvd dal titolo: Karol Wojtyła, un pontefice in diretta. Sfida e incanto nel rapporto tra Giovanni Paolo II e la Tv. Nel libro, la cui prefazione è firmata da padre Federico Lombardi S.J., direttore del Centro Televisivo Vaticano, sono raccolti gli Atti del Convegno “Evento religioso, evento televisivo: Giovanni Paolo II”, che si è tenuto il 6-7 aprile scorso presso la Pontificia Università Gregoriana. Pubblicato dalle Edizioni Rai-Eri, il volume è il risultato dell’attenzione che il servizio televisivo pubblico in Italia da tempo porta avanti sui temi legati all’attività della Santa Sede e all’universo religioso. Sessanta gli autori del testo che, curato da Giuseppe Mazza, docente di teologia fondamentale e di Comunicazioni Sociali presso la Pontificia Università Gregoriana, vanta un respiro internazionale e in cui emerge il peculiare rapporto parola/gestualità che Giovanni Paolo II ha saputo sempre tenere vivo ed efficace lasciando in eredità una profonda fiducia verso il mondo degli operatori dell’informazione.

 

 

NOVITA’ NELLO SPAZIO: VERRA’ LANCIATO STASERA IN ORBITA POLARE

IL PRIMO SATELLITE METEO DELL’AGENZIA SPAZIALE EUROPEA (ESA),

DENOMINATO METOP-A. E’ DESTINATO A RILEVARE TEMPERATURE,

UMIDITA’, DIREZIONE DEI VENTI, TRACCE DI OZONO E DI ALTRI GAS

 

BRUXELLES. = Nuova era per la meteorologia europea via satellite e le previsioni del tempo. Stasera il primo satellite meteo dell'Agenzia spaziale europea, “MetOp-A”, sarà lanciato in orbita polare, alle 22.28 ora locale dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakhstan. Il satellite andrà nello spazio a bordo di un lanciatore Soyuz/St. E’ il primo di tre satelliti meteo previsti dal programma dell'Esa d’intesa con Eumetsat, l’organizzazione intergovernativa che gestisce il sistema per la meteorologia via satellite in Europa e in collaborazione con l’American National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa), che finora ha fornito gli unici dati meteo rilevati dall’orbita polare. Con l’avvento di MetOp-A la responsabilità dei servizi meteorologici sarà divisa fra Europa e Stati Uniti. Il lancio del secondo satellite della famiglia, il MetOp-B, è previsto fra circa 4-5 anni e un intervallo analogo è previsto per il lancio del terzo, il MetOp-C. Poiché la vita operativa media di ciascun satellite è prevista in circa cinque anni, la famiglia dei MetOp è destinata ad assicurare il suo servizio fino a 2020. Il costo complessivo del programma è di 2,4 miliardi di euro, 1,85 dei quali finanziati da Eumetsat e 550 milioni dall'Esa per lo sviluppo dei satelliti. MetOp-A opererà da un'orbita polare per rilevare, con ben 13 strumenti, dati relativi a temperatura, umidità, velocità e direzione dei venti, tracce di ozono e di altri gas. (R.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

16 ottobre 2006

 

- A cura di Roberta Moretti -

 

Strage nello Sri Lanka. E’ di almeno 92 morti il bilancio, ancora provvisorio, di un attentato compiuto con un camion-bomba guidato da un kamikaze, che ha speronato una colonna di mezzi della marina militare nella zona nordorientale di Trincomalee. L’attentato non è stato ancora rivendicato, ma si sospettano i separatisti dell’Esercito di liberazione della Patria Tamil (LTTE), nel contesto di una escalation di violenze culminate, la settimana scorsa, in una battaglia fra ribelli ed esercito cingalese, con 150 morti. Intanto, per tentare di salvare il processo di pace, è giunto ieri nell’isola l’emissario giapponese, Yasushi Akashi.

 

Ancora in primo piano la crisi nucleare innescata dalla Nord Corea, dopo il via libera - all’unanimità - del Consiglio di Sicurezza dell’Onu alla risoluzione 1718, che condanna il test atomico di Pyongyang. Il problema più urgente appare ora l’applicazione del pronunciamento delle Nazioni Unite. Se ne parlerà in un incontro giovedì a Seul tra il Segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, e i ministri degli Esteri del Giappone e della Corea del Sud, Taro Aso e Ban Ki-moon. Quest’ultimo, futuro segretario generale dell’ONU, in un’intervista al quotidiano francese Le Monde ha dichiarato di essere pronto ad andare in Corea del Nord per incontrare, “se accetterà”, il presidente Kim Jong.

 

E intanto la condanna dell’ONU nei confronti della Corea del Nord è stata respinta dal presidente iraniano Ahmadinejad che ha accusato gli Stati Uniti di usare il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite come “un’arma per imporre la propria egemonia”. Per domani si attende la richiesta di sanzioni ONU all’Iran da parte dei ministri degli Esteri europei, ma già ieri Ahmadinejad ha ribadito che la repubblica islamica continuerà sulla strada del nucleare nonostante le pressioni e le minacce.

 

Resta altissima la tensione in Iraq, dove stamani almeno 10 persone sono morte nella cittadina di Sawira, a sud-est di Baghdad, per l’esplosione di un’autobomba davanti a una banca. Intanto, nella capitale, dove oggi sono stati ritrovati 11 cadaveri, è di almeno tre morti il bilancio di un duplice attentato in una zona commerciale, realizzato con due ordigni fatti esplodere a un’ora di distanza l’uno dall’altro. Il nostro servizio:

 

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Un’escalation di violenze interconfessionali che negli ultimi due giorni ha causato almeno 86 iracheni morti. La situazione è così tesa, che stamani il governo iracheno ha rimandato a data da definirsi un’importante Conferenza per la riconciliazione nazionale. Da parte sua, l’Esercito islamico in Iraq, uno dei principali gruppi del guerriglia sunnita, si è detto pronto a negoziare con l'esercito americano, pur escludendo contatti con le autorità irachene. Ieri, inoltre, undici formazioni sunnite, capeggiate dal gruppo locale di Al Qaeda, hanno proclamato lo “Stato islamico dell’Iraq”, in risposta alla legge approvata dal Parlamento sullo Stato federale. E sempre ieri, cinquecento rappresentanti di tribù sunnite hanno manifestato a Kirkuk, per chiedere la liberazione di Saddam Hussein, la cui sentenza per il massacro di 148 sciiti perpetrato nel villaggio di Dujail nel 1982, prevista per oggi, è stata rimandata al 5 novembre. Da parte sua, in una lettera aperta, l’ex rais ha invitato gli iracheni a perdonare i delatori che hanno permesso alle truppe USA di uccidere i suoi due figli. Ha chiesto, inoltre, di rinunciare alle vendette e di non infierire contro gli iracheni che non hanno contribuito alla rivolta contro il contingente multinazionale. Da segnalare, infine, l’uccisione di 35 uomini armati e la scoperta di sette depositi di armi in una “operazione di sicurezza” svoltasi tra il 7 e il 13 ottobre nella provincia di Al Anbar, da parte delle forze irachene e statunitensi.

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Medio Oriente. L’esercito israeliano intensificherà le sue operazioni nella Striscia di Gaza per “evitare che diventi un secondo Libano”: lo annunciano fonti del governo di Tel Aviv, denunciando che i miliziani di Hamas sarebbero riusciti a importare razzi di contrabbando nella regione di Gaza, con l’intento di lanciarli contro obiettivi israeliani. L’eventuale rafforzamento degli attacchi includerà “operazioni di terra e raid aerei contro i terroristi e le loro infrastrutture”, ha spiegato alla radio militare israeliana il vice-ministro della Difesa, Amos Gilad. Intanto, in Cisgiordania, sconosciuti hanno aperto questa mattina il fuoco contro militari dell’esercito israeliano nei villaggi di Jenin e Qabatiyah. Nessun soldato sarebbe rimasto ferito e almeno 5 miliziani sarebbero stati arrestati.

 

Il presidente israeliano, Moshe Katsav, ha rinunciato stamani a partecipare alla seduta di apertura della sessione invernale della Knesset, dopo che numerosi deputati avevano annunciato proteste nei suoi confronti. Ieri, la polizia aveva chiesto l’incriminazione del presidente, su cui deve ancora pronunciarsi la Procura generale, per stupro, intercettazioni e frode. Katsav, che si è sempre proclamato innocente, è stato denunciato da cinque donne per molestie sessuali che risalirebbero al periodo precedente la presidenza.

 

Rimaniamo in Israele, dove è stato incriminato stamani, dal Tribunale militare nazionale, il presunto assassino del giovane volontario italiano, Angelo Frammartino, ucciso con una coltellata alla spalla destra il 10 agosto scorso a Gerusalemme. Il palestinese Al Khalak Khanaisha, accusato di omicidio premeditato, “voleva uccidere ebrei per vendicare la morte di due suoi cugini”. La data del processo non è stata ancora stabilita.

 

In Egitto, almeno cinque persone sono morte e 10 sono rimaste ferite nello scontro tra un treno e un minibus a circa 15 chilometri da Il Cairo. L'incidente – nel Governatorato di Giza – segue la sciagura ferroviaria, avvenuta il 21 agosto scorso, in un villaggio a 30 km dalla capitale, nella quale avevano perso la vita 58 persone. Il nuovo incidente ripropone il problema della sicurezza dei trasporti in Egitto, dove frequenti sono le sciagure ferroviarie, marittime e stradali.

 

Mobilitazione in Costa d’Avorio. L’opposizione ha chiamato a manifestare circa diecimila persone ad Abidjan per chiedere le dimissioni del presidente Laurent Gbagbo entro il 31 ottobre, termine del periodo di transizione. Intanto le Nazioni Unite hanno lanciato un appello per il ritorno alla calma e alla sicurezza nel Paese.

 

Ecuador alle urne ieri per le presidenziali. I dati relativi al 65 per cento delle schede danno in testa, a sorpresa, l’imprenditore, Alvaro Noboa, con il 26,7 per cento dei voti, davanti al candidato della sinistra, Rafael Correa, che ha raggiunto il 22,4 per cento. I due candidati, dunque, si contenderanno la presidenza al ballottaggio, fissato per il 26 novembre. Il servizio di Luis Badilla:

 

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Sulla carta, nel secondo turno, Correra potrebbe contare sull’appoggio del socialdemocratico Leon Roldos (15,7 per cento), del centrista Gilmar Gutierrez (15,1 per cento) e di Luis Macas (2 per cento), candidato indigeno. La socialcristiana, Cynthia Viteri, arrivata quinta con il 10,95 per cento dei voti, potrebbe appoggiare Alvaro Noboa. E’ comunque prematuro avventurarsi in altre ipotesi. Ad ogni modo, sottolineano gli     esperti, si tratterà di un secondo turno complesso, perché i due candidati non rispondono alle regole tradizionali della politica e fanno ricorso a promesse assai difficili da mantenere, come la costruzione di 300 mila alloggi e un milione di posti di lavoro, annunciato da Noboa nella fase finale della sua campagna. In un primo, improvvisato dibattito sul risultato elettorale, Noboa si è rallegrato perché “gli ecuadoreñi non hanno votato per la dittatura e il comunismo”, rappresentati a suo avviso da Correa. Quest’ultimo ha replicato che gli elettori debbono sapere che il progetto di Noboa è quello di “trasformare l’Ecuador in una colonia statunitense”.

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Atteso per stasera il voto dei 192 Paesi membri dell’ONU per l’ingresso di Italia, Belgio e Sudafrica nel Consiglio di sicurezza, come membri non permanenti per il biennio 2007-2009, al posto di Danimarca, Grecia e Tanzania. La battaglia per i seggi non permanenti è ancora aperta per i Paesi del continente asiatico e di quello latinoamericano. Indonesia e Nepal si contenderanno per un voto il seggio lasciato dal Giappone, mentre Venezuela e Guatemala concorrono per quello occupato dall’Argentina. Fino alla fine del 2007, resteranno in carica altri cinque membri non permanenti: Congo, Ghana, Perù, Qatar e Slovacchia. Gran Bretagna, Cina, Francia, Russia e Stati Uniti sono, invece, membri permanenti con diritto di veto.

 

E’ stata l’immigrazione clandestina l’argomento principale nell’agenda dell’incontro, svoltosi a Madrid, tra il premier spagnolo Zapatero e il suo collega italiano Prodi, promotore di un’iniziativa comune di Francia e Spagna per affrontare l’emergenza. Sullo sfondo, anche la questione mediorientale, al centro del Consiglio europeo di venerdì a Lahti, in Finlandia. Nel colloquio, si è parlato, inoltre, dell’annunciata fusione tra Autostrade e il colosso spagnolo Abertis.

 

Il ministro svedese della Cultura, Cecilia Stego Chilo, ha annunciato le sue dimissioni. E' il secondo ministro a dimettersi in tre giorni per una serie di scandali che stanno colpendo il nuovo governo. La stampa svedese aveva rivelato che il ministro non pagava da 16 anni il canone televisivo e retribuiva in nero la tata dei suoi figli. Sabato anche il ministro del Commercio, Maria Borelius, aveva dato le dimissioni per le stesse ragioni.

 

Proclamato lo stato di disastro su tutto l’arcipelago delle Hawaii, dopo il forte terremoto che ieri mattina ha scosso le isole del Pacifico. In una dichiarazione, il governatore dello Stato, Linda Lingue, ha riferito che il sisma, di intensità 6,6 sulla scala Richter, ha causato danni a edifici pubblici e privati e a strade, interrompendo l'erogazione dell'energia elettrica in vari luoghi e causando evacuazioni. Non si ha però notizia di vittime o di feriti gravi, né sono stati riscontrati rischi di tsunami.

 

 

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