RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 289 - Testo
della trasmissione di lunedì 16 ottobre 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
In udienza dal Papa i più alti esponenti della Conferenza
episcopale degli Stati Uniti e del Brasile
Benedetto XVI ha ricevuto anche presuli della
Conferenza episcopale d’Irlanda, in visita “ad
Limina
Nel pomeriggio cappella papale, nella Basilica
vaticana, per le esequie del cardinale Dino Monduzzi
OGGI IN PRIMO PIANO:
Alla Festa del Cinema
di Roma, nella sezione Première, presentati due film su temi molto attuali
CHIESA E SOCIETA’:
Almeno 76 morti in un attentato suicida in Sri Lanka
16 ottobre 2006
IN UDIENZA DAL PAPA STAMANE I PIU’ ALTI ESPONENTI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEGLI STATI UNITI E DEL BRASILE
- Con noi mons.
Odilo Pedro Scherer -
Questa mattina il Papa ha incontrato mons. William Stephen Skylstad, vescovo di Spokane
(USA) e presidente della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti
d’America; con il vice-presidente, cardinale Francis Eugene George, arcivescovo di
Chicago, e il segretario generale, mons. David Malloy.
Benedetto XVI ha poi ricevuto il cardinale Geraldo Majella Agnelo, arcivescovo
di São
Salvador da Bahia (Brasile) e presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile, con il vice-presidente, mons. Antônio Celso
Queiroz, vescovo di Catanduva, e il
segretario generale, mons.
Odilo Pedro Scherer, ausiliare di São Paulo. Quest’ultimo, mons. Odilo Pedro Scherer, è stato intervistato da Silvonei Protz, del nostro programma brasiliano, il quale gli
ha chiesto quale Chiesa hanno portato
al Santo Padre:
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R. – La Chiesa con il volto brasiliano,
D. – Quali le maggiori sfide della Chiesa in Brasile oggi?
R. – Ci sono parecchie sfide. La sfida permanente che oggi
forse è più grave che mai è la sfida di una nuova evangelizzazione, di una
consapevolezza approfondita della fede cristiana, dell’essere
cristiani nella società. Credo che la scelta del tema per
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BENEDETTO XVI HA RICEVUTO ANCHE
PRESULI DELLA
CONFERENZA EPISCOPALE D’IRLANDA, IN VISITA “AD LIMINA
Benedetto XVI ha ricevuto stamani alcuni presuli
della Conferenza episcopale d’Irlanda, in questi giorni a Roma in visita “ad limina”.
Politicamente divisa in Repubblica d’Irlanda ed Irlanda del Nord, che fa parte
del Regno Unito di Gran Bretagna, la seconda isola dell’arcipelago britannico
ha una popolazione a maggioranza cattolica. Si deve a San Patrizio, nel V
secolo, la diffusione del cristianesimo, che ha portato poi alla fioritura del
monachesimo. Ma sulla realtà Chiesa oggi in Irlanda ascoltiamo il servizio di
Tiziana Campisi.
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La Chiesa irlandese è suddivisa in quattro province
ecclesiastiche; in quella di Armagh, sede vescovile
di San Patrizio, patrono dell’Irlanda, risiede l’arcivescovo Sean Brady, primate di Tutta l’Irlanda. Oltre ai cattolici l’isola annovera
anglicani, presbiteriani e metodisti; nella Repubblica d’Irlanda, poi, vi sono
anche musulmani ed ortodossi. L’Irlanda è un Paese caratterizzato storicamente
da una stretta identificazione tra fede e identità nazionale e da un forte
radicamento del clero nella società. La Costituzione della Repubblica d’Irlanda
è l’unica nell’Unione Europea, insieme a quella della
Grecia, a comprendere un esplicito riferimento confessionale, con il richiamo
nel suo Preambolo al dogma trinitario cattolico.
Invasa
nel XII secolo dal re d’Inghilterra Enrico II, l’Irlanda ha lottato a lungo per
ottenere l’indipendenza. Nei primi anni del Novecento nascono alcuni movimenti
nazionalisti, fra cui l’Esercito
Repubblicano Irlandese, noto come IRA. Inizia una guerra che costerà migliaia
di vite umane. Il 6 Dicembre 1921 il
Trattato di
pace anglo-irlandese sancisce
Nel ’98, grazie
all’Accordo del Venerdì Santo, dopo anni di sangue, l’Irlanda del nord si avvia alla
riconciliazione e il 28 luglio del 2005 l’IRA depone le armi. Negli
ultimi decenni l’impatto e gli effetti della secolarizzazione nella società
sono stati notevoli. Nel ’95 il referendum sul divorzio ha legalizzato le
separazioni, mentre la legge sull’aborto è stata respinta per ben due volte. Le
vocazioni sono diminuite e oggi nell’isola è rimasto un solo Seminario: il St. Patrick’s
College di Maynooth.
Per
la Chiesa cattolica oggi il problema principale è la trasmissione della fede
alle nuove generazioni. I giovani irlandesi si riconoscono meno nelle
tradizioni religiose del passato, come indica il fatto che le persone dai 18 ai
24 anni sono quelle che praticano di meno e nutrono non poche riserve nei
confronti della Chiesa. Questo anche a causa della tendenza delle parrocchie a
delegare alla scuola l’educazione cattolica che però è insufficiente, perché si
riduce ad un’istruzione religiosa, senza alcun collegamento con la vita della
parrocchia. I casi di abusi sessuali che hanno coinvolto il clero irlandese
dagli anni ‘90 hanno prodotto, poi, grande indignazione e disorientamento tra i
fedeli, ma questa ferita è stata anche una scossa
positiva che ha stimolato la riflessione in seno alla Chiesa irlandese. In
particolare sul rapporto tra clero e fedeli laici e sul fatto che non basta un
apparato ecclesiastico efficiente per rispondere alle nuove sfide poste dalla
secolarizzazione e dal mutato contesto socio-culturale. I vescovi hanno poi
dovuto prendere atto degli effetti della globalizzazione
e del boom economico sulla società irlandese che ha portato benessere, ma ha
anche fatto emergere nuovi problemi e contraddizioni.
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ANKARA, IZMIR, EFESO ED ISTABUL: LE TAPPE DEL
VIAGGIO DEL PAPA IN TURCHIA,
DAL 28 NOVEMBRE AL PRIMO
DICEMBRE PROSSIMI
NEL POMERIGGIO CAPPELLA PAPALE, NELLA BASILICA
VATICANA,
PER LE
ESEQUIE DEL CARDINALE DINO MONDUZZI
Benedetto XVI presiederà oggi pomeriggio alle 17,
all’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana, le esequie del cardinale
Dino Monduzzi, diacono di San Sebastiano al Palatino
e prefetto emerito della Casa Pontificia, scomparso venerdì scorso all’età di
84 anni a causa di una grave malattia. La liturgia sarà trasmessa in diretta
dalla nostra emittente in italiano sull’onda media 585 kHz e
sulla modulazione di frequenza di 105 MHz.
In un telegramma ai familiari, il Santo Padre ha espresso lo scorso 14 ottobre
profondo cordoglio per la scomparsa del cardinale. “Nella sua esistenza – si
legge nel messaggio – egli ha reso con grande dedizione un generoso servizio a
ben quattro Papi nell’ufficio del Maestro di camera in seguito denominato
Prefettura della Casa Pontificia”. Nato a Brisighella,
nella diocesi di Faenza, il 2 aprile 1922, è stato ordinato sacerdote nel 1945
e creato cardinale da Giovanni Paolo II nel 1998. Il cardinale Monduzzi ha programmato 130 viaggi pastorali di Papa
Wojtyla in Italia e 268 visite alle parrocchie della diocesi di Roma.
NOMINA
Il Santo Padre ha nominato vescovo di Albacete
(Spagna) mons. Ciriaco Benavente Mateos,
finora vescovo di Coria-Cáceres.
Mons. Benavente
Mateos, nato a Malpartida
de Plasencia, diocesi di Plasencia,
il 3 gennaio 1943, è stato ordinato sacerdote il 4 giugno 1966. E’ stato
rettore del Seminario maggiore di Plasencia e poi
direttore spirituale dello stesso Seminario, nonché vicario generale della
diocesi di Plasencia. E’ stato nominato vescovo di Coria-Cáceres nel 1992. Nella Conferenza episcopale
spagnola è membro della Commissione episcopale per le Migrazioni e di quella
per
L’ODIO
SI PUÒ SUPERARE CON L’AMORE. COSÌ IL CARDINALE PAUL POUPARD
NEL MESSAGGIO
PER LA FESTA INDUISTA DEL DIWALI
L’amore genera fiducia che, a sua volta, promuove sincere
relazioni fra credenti di diverse religioni. E’ quanto scrive il presidente del
Pontificio per il Dialogo interreligioso, cardinale Paul
Poupard, nel messaggio per il Dwali,
antica festa induista che celebra la vittoria della verità sulla menzogna, del
bene sul male e della vita sulla morte. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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Nel messaggio si legge che attraverso l’amore, i credenti
delle diverse religioni “sono chiamati a superare l’odio e la diffidenza
diffusi nell’attuale società. I recenti attacchi terroristici a Mumbai, in India, sono un ulteriore esempio di questi
fenomeni che spesso sfociano in brutale violenza. “Il nostro proposito di
invitare tutti i credenti a superare l’odio con l’amore – continua il porporato
riferendosi all’enciclica del Papa Deus Caritas est – sarà a beneficio di tutta
la società”. E il miglior modo per comprendere l’importanza e le esigenze
dell’amore – spiega il cardinale - è apprenderlo da Dio stesso, il Quale, come
professa la fede cristiana, è Amore”. La Beata madre Teresa di Calcutta, per
esempio – ricorda il presidente del Pontificio consiglio per il dialogo
interreligioso – rinnovava costantemente il suo amore per il prossimo e il
servizio disinteressato al povero”. Dopo aver sottolineato che l’amore di Dio è
“incondizionato” e “senza eccezioni”, il cardinale Poupard
lancia poi un appello ai credenti delle diverse religioni chiedendo di mostrare
al mondo che “l’odio si può superare con l’amore”. La povertà morale e
spirituale, che è causata dal far crescere l’odio nel proprio cuore, può essere
sradicata dai credenti che sono pieni di amore e compassione.
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PER
RENDERE UNIVERSALI LE NORME ETICHE SULLA PROMOZIONE
DELLA
DONNA OCCORRE ANZITUTTO UNA PROFONDA RIFLESSIONE SUL RISPETTO DELL’ESSERE
UMANO: COSÌ MONS. FRANCESCO FOLLO ALLA 175.MA SESSIONE
DEL CONSIGLIO ESECUTIVO DELL’UNESCO
“La creazione di un Osservatorio dell’UNESCO sulle donne,
lo sport e l’educazione fisica deve essere incoraggiata ed approvata”. E’
quanto ha detto mons. Francesco Follo, osservatore permanente all’UNESCO, alla
175° sessione del Consiglio esecutivo. Intervenendo sulla proposta del governo
greco, il presule, ha affermato che al fine di rendere universali le norme
etiche per la promozione della donna, occorre una profonda riflessione sul
rispetto dell’essere umano e particolarmente delle donne. Mons.
Follo sottolinea che l’etica filosofica, in tal senso, deve tradursi in
programmi concreti. “Lo sport, che tocca particolarmente l’immagine del corpo,
il potere della scelta, la socializzazione – ha spiegato mons. Follo – riveste
un carattere culturale molto forte che può cancellare le aspirazioni femminili
ad un certa evoluzione. Le grandi competizioni
sportive non permettono di assicurare una promozione effettiva dell’uguaglianza
tra uomini e donne”. Per creare un osservatorio sulle donne, lo sport, e lo
sviluppo occorre non dimenticare il ruolo della cultura, del costume, della
società e delle religioni, ha concluso mons. Follo, che danno un’immagine della
donna capace di vivere nel mondo, sia nella sfera pubblica che privata.
“Le centinaia di persone che hanno perso la vita nelle
ultime settimane o mesi nella ricerca disperata di una esistenza
più sicura e decente sono un campanello d’allarme per la comunità
internazionale che nel nostro mondo globalizzato non
riesce a conseguire gli obiettivi della solidarietà e della protezione”. E’ un
passo dell’intervento dell’osservatore permanente della Santa Sede, mons. Silvano
Maria Tomasi, alla 57.ma
sessione del Comitato esecutivo del Programma dell’Alto Commissario ONU per i
rifugiati (ACNUR), svoltasi all’inizio di ottobre. Il servizio di Amedeo
Lomonaco:
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Nel suo intervento, mons. Tomasi
ha sottolineato che “la distinzione tra migranti, persone in cerca d’asilo e
rifugiati è stata confusa… indebolendo la Convenzione del 1951 e il Protocollo
del 1967 così come la Convenzione che disciplina determinati aspetti del
problema dei rifugiati in Africa”, adottata nel 1969 dall’allora Organizzazione
dell’Unione Africana. L’osservatore permanente della Santa Sede ha poi esortato
a fare in modo che la protezione e l’assistenza prevista dalle Convenzioni di
Ginevra venga garantita anche ai richiedenti asilo che
spesso vivono “in uno stato virtuale di limbo”, come gli iracheni sparsi in
Medio Oriente. Queste persone sono vulnerabili e i conflitti – ha spiegato
mons. Tomasi – impediscono il loro rimpatrio e nel
Paese dove risiedono provvisoriamente il loro status non è riconosciuto ed è
quasi quello di apolidi. Per aiutare non solo quanti “nel mondo, attraverso
mari e deserti, lottano per fuggire dalla guerra, dalla violazione dei loro
diritti umani, dalla fame” ma anche gli “oltre 5,7 milioni di rifugiati” e
circa 24 milioni di sfollati interni, sono necessarie ulteriori risorse. Ma
queste – ha sottolineato il presule – non sono sufficienti. Basterebbe – ha
aggiunto - una piccola parte di quanto si spende in armamenti per “alleviare le
sofferenze di una umanità non protetta”. Occorre “una
volontà politica” per dedicarsi alla prevenzione del dramma di quanti vengono forzatamente sfollati. “La via del dialogo e del
rispetto dei diritti umani – ha auspicato mons. Tomasi
- può sostituire quella dei conflitti”. Grazie alle classiche strategie di
rimpatrio volontario, integrazione locale e ricollocamento – ha concluso il
presule – i campi profughi potranno in futuro scomparire dalle mappe del mondo.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano – “Hanno fatto propria la logica
del dono e del servizio, l’unica che salva il mondo”: Benedetto XVI proclama in
Piazza San Pietro quattro nuovi Santi che hanno avuto l’umiltà e il
coraggio di rinunciare a tutto per rispondere “sì” alla chiamata di Cristo.
Servizio estero - Interventi della Santa Sede su
“Tolleranza, dialogo delle civiltà e contributo della Chiesa Cattolica” e su
“In pericolo la protezione dei rifugiati e dei richiedenti
asilo”.
Servizio culturale - Un articolo di Irene Iarocci dal titolo “Un appassionato interprete dei
mutamenti del mondo”: la riscoperta del romanziere inglese George
Gissing innamorato dell’Italia, molto amato in
Estremo Oriente.
Servizio italiano - In rilievo il tema della
finanziaria.
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16 ottobre 2006
PRENDE
IL VIA NEL POMERIGGIO A VERONA
L’ATTESO
IV CONVEGNO ECCLESIALE NAZIONALE ITALIANO
- Con
noi, mons. Flavio Roberto Carraro -
Un grande evento non soltanto per la chiesa. Così mons.
Flavio Roberto Carraro, vescovo della città, alla
conferenza stampa di avvio del 4° convegno nazionale ecclesiale di Verona. Tema
di questo appuntamento decennale “Testimoni di Gesù Risorto, speranza del
mondo”. Da questa mattina vescovi sacerdoti religiosi laici stanno affluendo
alla Fiera della città scaligera dove per cinque giorni la chiesa italiana farà
il punto sul cammino fin qui percorso e le nuove sfide da affrontare. Invitate
tutte le espressioni religiose presenti nel territorio veronese, oltre 650 i
volontari mobilitati dalla diocesi. Il servizio del nostro inviato Massimiliano
Menichetti.
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(Musica)
Un impegno intenso e continuo per preparare un evento
centrale nella via della Chiesa italiana ma non solo. Mons.
Flavio Roberto Carraro, vescovo di Verona, parlando
ai giornalisti ospitati nella Fiera per il 4° Convegno nazionale ecclesiale, ha
immediatamente richiamato il filo rosso che guiderà fino a venerdì i lavori,
ovvero la speranza cristiana che vede in Gesù Cristo la salvezza dell’uomo, il
volano della vita. Mons. Carraro
ha anche ribadito la centralità della visita del Papa giovedì prossimo e
l’attesa della città per questo abbraccio di preghiera, che confluirà nella
Santa Messa presieduta da Benedetto XVI presso lo stadio comunale. A parlare
della necessità di testimoniare il Vangelo in ogni ambito della vita mons. Luciano Monari
vice presidente della Conferenza episcopale italiana. I circa 2700 i
partecipanti, vescovi, sacerdoti, religiosi e laici saranno impegnati a
riflettere sulle sfide che la società contemporanea propone. 5 gli ambiti di confronto:
la fragilità, il lavoro e la festa, la vita affettiva, la tradizione, la
cittadinanza. In tutto saranno 30 i gruppi di studio, poi tavole rotonde,
incontri, non mancheranno momenti di cultura: diverse, infatti, le mostre
presenti in fiera e in città sul tema di Cristo risorto.
La speranza qui a Verona si articola nella preghiera,
nella riflessione, nel dibattito ma anche quindi nell’estro creativo dell’arte.
Mons Domenico Mogavero della
segreteria generale della CEI ha illustrato l’apertura ufficiale dei lavori,
oggi alle 16, con una celebrazione liturgica all’Anfiteatro
dell’Arena presieduta dal vescovo della città, mons. Carraro.
Massimiliano Menichetti, Radio
Vaticana.
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A dare il via ai lavori per l’apertura del Vonvegno nazionale di Verona, sarà oggi pomeriggio
la concelebrazione liturgica presieduta dal vescovo diocesano, mons.
Flavio Roberto Carraro. A lui Giovanni Peduto ha chiesto cosa significa per la città questo evento:
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R. – E’ importante vedere convocata
D. – Nella traccia che è stata elaborata dalle diocesi,
emerge anche una tendenza alla religione cosiddetta “fai da te”, al secolarismo
ma anche alla speranza. Lei cosa ci dice?
R. – Soprattutto la speranza, io direi. Ma di fronte al
secolarismo e al “fai da te”, credo che dobbiamo fare degli approfondimenti e
anche questa è una realtà che si manifesta nella nostra diocesi alla quale
cerchiamo di reagire soprattutto con l’organizzazione di gruppi, famiglie,
giovani e soprattutto, ancora, con una larga diffusione della Parola di Dio.
Abbiamo i cosiddetti centri di ascolto e corsi di celebrazione della Parola di
Dio.
D. – Eccellenza, una parola sul ruolo del laicato: quali
sono le prospettive?
R. – Molto positive, mi sembra. Abbiamo un coinvolgimento
più forte che in passato nella vita, nelle attività della Chiesa.
D. – Giovedì 19 ottobre il Papa viene da voi. Come si è
preparata Verona all’accoglienza del Pontefice?
R. – Con molta trepidazione. Ci stiamo preparando con grande
desiderio di avere proprio Benedetto XVI. La maggioranza della nostra gente
ricorda ancora la presenza di Giovanni Paolo II avvenuta qui per una visita
alla diocesi che lo ha impegnato per due giorni e dall’88 ad oggi, c’è come un
rimbalzo. Nel pomeriggio celebrerà l’Eucaristia nello Stadio e quindi molta
gente potrà avvicinare il Papa e partecipare all’Eucaristia ma anche ascoltare
direttamente la parola del Santo Padre. E per tutto è importante la
preparazione interiore. Abbiamo lanciato una fitta campagna di preghiera
richiamando a questa necessità tutte le organizzazioni
cattoliche e le singole parrocchie, gli istituti religiosi, i monasteri che
abbiamo in diocesi. Vogliamo che si senta che è un grande dono e un evento,
soprattutto dello Spirito, avere qui il Vicario di Cristo.
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PREOCCUPAZIONE
PER LA SORTE DEL GIORNALISTA ITALIANO
RAPITO
IN AFGHANISTAN: ANCORA NESSUNA RIVENDICAZIONE
- Ce
ne parla Roberto Menotti -
Cresce la
preoccupazione per la sorte del giornalista freelance italiano, Gabriele
Torsello, rapito in Afghanistan. Ancora nessuna rivendicazione sarebbe stata
fatta pervenire all’ambasciata italiana a Kabul e un portavoce dei talebani ha
negato che Torsello sia stato rapito dal movimento islamico integralista.
Cresce intanto la tensione in tutto il Paese, con numerosi
attacchi contro le forze NATO presenti nel Paese. L’ultimo, stamattina
contro un convoglio canadese a Kandahar, che ha
provocato quattro civili morti. Una situazione che ha spinto il comandante
delle truppe Nato in Afghanistan, il generale britannico David Richards, ad affermare che la comunità internazionale deve
mantenere in fretta le sue promesse relative alla ricostruzione e allo
sviluppo, altrimenti rischia di perdere il sostegno da parte della popolazione
locale. La Nato ha recentemente assunto la responsabilità
della sicurezza in Afghanistan rilevando il comando delle forze della
Coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti. Per fare il punto su
questa difficile situazione Stefano Leszczynski ha
intervistato Roberto Menotti, ricercatore di Aspen-Italia
ed esperto di questioni interatlantiche.
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R. – E’ il problema forse più grave della missione attuale della NATO in Afghanistan: sta nel fatto che dopo un periodo
iniziale in cui è sembrato che effettivamente l’Alleanza avesse un vasto
sostegno popolare, attualmente, la situazione sembra essersi un po’ rovesciata,
ovvero l’Alleanza deve dimostrare di potersi appoggiare alla popolazione ed anche
ad alcune bande armate, e questo è l’altro problema, cioè deve trovare alleati
a livello locale regionale tra le tribù afghane e
questo dipende a sua volta non tanto da un’efficienza o un’efficacia
strettamente militare, ma piuttosto dai programmi di ricostruzione.
D. – Insomma, senza uno
sviluppo concreto, la situazione continuerà a rimanere complicata. Quanto è
diventata più difficile dopo la decisione degli Stati Uniti di lasciare
l’Afghanistan nelle mani della NATO?
R. – Direi che la situazione
non è peggiorata principalmente per una ridotta presenza militare americana ma
soprattutto perché le cosiddette regole di ingaggio che gli europei hanno
adottato probabilmente sono “troppo morbide” ovvero non consentono alcune operazioni
che in realtà sono di combattimento e che sono purtroppo ancora indispensabili
a garantire la sicurezza.
D. – Due aree di crisi che vengono spesso messe a confronto sono l’Afghanistan e
l’Iraq, con due tipi di intervento militare ormai completamente diverse e
tuttavia sempre composte da diverse realtà quindi nell’ordine di coalizioni…
R. – Le differenze in partenza,
erano enormi. Purtroppo la mia sensazione è che le due crisi stiano
gradualmente convergendo, cominciano a somigliarsi sempre di più e quindi c’è
una tendenza comune di molti Paesi a svincolarsi gradualmente, compresi gli
Stati Uniti. All’inizio le differenze erano enormi perché l’Afghanistan, non
dimentichiamolo, ha avuto una grandissima legittimazione da parte dell’ONU, ha
avuto sin dall’inizio, anche se in maniera limitata e poi crescente, una
presenza della NATO come organizzazione internazionale
e un grande sostegno di donatori internazionali. Non dimentichiamo che in Afghanistan,
tutt’oggi ci sono circa 30 mila forze della NATO contro gli oltre 140 mila soldati solo americani
che ci sono in Iraq. Il problema è che le risorse per la ricostruzione non
bastano e ultimo punto fondamentale, i Paesi vicini non stanno più esercitando
un ruolo positivo, né in Afghanistan, né in Iraq.
D. – Si può dire “concludere in
fretta o lasciarsi dietro il caos”?
R. – Direi concludere in fretta
è praticamente impossibile. Bisogna cercare probabilmente di lasciarsi dietro,
cioè alle spalle, una situazione che quanto meno possa consentire l’appoggio ad
un governo rappresentativo dall’esterno e garantirsi, in qualche modo,
l’appoggio di almeno alcuni dei Paesi vicini perché altrimenti i vicini
diventano uno strumento di destabilizzazione invece di aiutare l’Occidente a
rendere meno pericolosi questi focolai di conflitto.
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“INVESTIRE
NELL’AGRICOLTURA PER LA SICUREZZA ALIMENTARE”:
E’ IL TEMA SCELTO DALLA FAO
PER L’ODIERNA GIORNATA MONDIALE DELL’ALIMENTAZIONE
- Con noi, Sergio Marelli e il
prof. Carlo Cannella -
“Lo sviluppo agricolo è il primo
passo verso una crescita economica sostenibile a lungo termine”: così, il direttore
generale della FAO, Jacques Diouf, in una nota per l’odierna
Giornata mondiale dell’alimentazione, quest’anno sul tema: “Investire
nell’agricoltura per la sicurezza alimentare”. L’evento è stato celebrato stamane
nella sede della FAO a Roma e in questa occasione mons.
Renato Volante, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’agenzia
dell’ONU, ha letto un messaggio di Benedetto XVI. “Gli investimenti nel settore
agricolo – sottolinea il Papa – devono consentire alla famiglia di assumere la
funzione ed il ruolo che le sono propri”. Il Santo Padre osserva inoltre che
“le comunità locali hanno anche bisogno di essere coinvolte nelle scelte e
nelle decisioni che riguardano l’uso del territorio, poiché la terra
coltivabile viene sempre più spesso destinata ad altri usi, spesso con effetti
che danneggiano l’ambiente”. Nel mondo, oltre 850 milioni di persone soffrono
la fame, il 70 per cento delle quali vive in aree rurali. Il
servizio di Roberta Moretti:
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Investimenti pubblici e privati
nell’agricoltura per dimezzare, entro il 2015, la fame e la povertà nel mondo:
questo, l’impegno dei capi di Stato e di governo di 176 Paesi, riuniti a Roma
nel 1996 per il Vertice mondiale sull’alimentazione. Un traguardo
ancora lontano: basta dire che negli ultimi 20 anni, gli aiuti all’agricoltura
sono stati praticamente dimezzati. Sergio Marelli,
direttore generale dei Volontari nel mondo – Focsiv,
che lo scorso 12 ottobre, presso la sede della nostra emittente, ha presentato
il documento “La terra è vita. Gli Obiettivi di sviluppo del Millennio e il Sud
del mondo”:
“E’ ormai evidente
la crisi del cosiddetto sistema multilaterale, a partire dallo stallo nel quale
si trova oggi il negoziato, che doveva essere per lo sviluppo,
dell’Organizzazione mondiale del commercio, che continua ad essere rinviato, creando
ulteriori problemi per le popolazioni povere. Senza una soluzione di tipo multilaterale,
la legge che regolerà questi rapporti non potrà che essere quella del più
forte”.
Resta alta,
comunque, l’attenzione sulla questione della lotta alla fame, definita nel 2000
dalle Nazioni Unite primo Obiettivo di sviluppo del Millennio. Nel 2003, in
particolare, con la “Dichiarazione di Maputo”, i
leader africani si sono impegnati a destinare, entro cinque anni, il 10 per
cento dei bilanci nazionali allo sviluppo rurale, per raddoppiare, così, il livello
attuale di risorse. Nel 2005, poi, il G8 si è orientato verso una prima ripresa
degli aiuti. Il prossimo appuntamento per un bilancio sul tema, a dieci anni
dal Vertice di Roma, sarà lo Special Forum della FAO il 30 e il 31 ottobre. Ma
come intervenire concretamente per promuovere lo sviluppo delle aree rurali?
Ancora Sergio Marelli:
“Occorre
definitivamente cancellare queste grandi concentrazioni oligopolistiche dei latifondi
nell’America Latina, ma anche, sempre più, nell’Africa, che occupano la
stragrande maggioranza delle terre fertili, relegando i piccoli agricoltori in
quelle che non producono più nulla. Non è vero che l’economia di mercato
liberalizzata produce degli incrementi per i piccoli agricoltori. Chi ci
guadagna sono le grandi concentrazioni degli intermediari commerciali”.
Puntare
sull’agricoltura significa investire nelle infrastrutture e nei sistemi di irrigazione,
ma anche finanziare l’educazione delle donne, che sono la spina dorsale della
maggior parte delle economie agricole. Controversa è invece la questione delle
biotecnologie e dei prodotti geneticamente modificati (OGM), come spiega il prof. Carlo
Cannella, docente di Scienze dell’Alimentazione all’Università di Roma “La
Sapienza”:
“Certamente le biotecnologie non servono per
produrre meglio e a costi più bassi. Le biotecnologie servono per produrre di
più e per avere maggiori guadagni. Tant’è vero che
noi queste biotecnologie le applichiamo nei Paesi in via di sviluppo. Andiamo
ad esaurire terreni che non sono mai stati soggetti a coltivazioni, senza
pensare poi all’effetto sul domani”.
“Il mondo – afferma il segretario generale
dell’ONU, Kofi Annan, nel
messaggio per la Giornata – ha i mezzi e le conoscenze sufficienti per rendere
la fame un ricordo del passato. Quello di cui abbiamo bisogno è una buona dose
di determinazione”.
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ALLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA, NELLA SEZIONE
PREMIÈRE,
PRESENTATI
DUE FILM SU TEMI MOLTO ATTUALI
Alla Festa del Cinema di Roma sono stati presentati, nella
sezione Première, due interessanti film ambientati negli Stati Uniti e dai temi
più che attuali: etica professionale in crisi nel primo, L’Inganno, con un caso editoriale realmente accaduto negli anni Settanta; integrazione e dialogo tra culture e
stili di vita nel secondo, Il destino del
nome, nel quale India e America fanno da sfondo alle toccanti vicende di
una famiglia bengalese. Il servizio di Luca Pellegrini.
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The Hoax - L’inganno è un interessante apologo, anche se non definitivo, sulla
professione dello scrittore, la droga del successo, la furfantesca ansia del
potere. Finalmente Lasse Hallström si concede il
lusso di una storia contemporanea graffiante e mordace, che ci riporta nel decennio
degli anni ’70, in America. Una storia di quarto potere: chi lo incarna, ossia
lo psicotico miliardario Howard Hughes,
e chi lo sfrutta e lo deride, Clifford Irving, autore di una falsa biografia del magnate, venduta
a suon di dollari, oltre il milione, all’editore McGraw-Hill,
e realizzata con i più inverosimili espedienti. Scoop beffardo che ha rischiato
di travolgere presidenti, riviste illustri, editori,
capitali, banche, servizi segreti e tutti coloro che, più o meno
inaspettatamente, entravano nel mirino del geniale Irving,
pronto a sfruttare per i suoi fini maldestri qualsiasi inconveniente, qualsiasi
notizia e informazione, sprezzante di un’etica professionale che spesso risulta
davvero assente dalle regole basilari della comunicazione. Non sarebbe stato
credibile, l’Irving del film, se non avesse potuto
godere dell’aspetto, opportunamente modificato, di un bravo Richard
Gere. Era il 1972, dunque, e quello di Irving rischiò di diventare il libro del secolo: il film ne
racconta genesi e morte, con l’ascesa e la caduta del suo autore.
Seconda storia americana della Festa cinematografica
romana è quella della regista indiana Mira Nair, che
predilige, con Il destino del nome,
le vicende di una famiglia bengalese sospesa tra
India e Stati Uniti, nella quale convergono tensioni sociali, difficoltà di
adattamento, pregiudizi e timori, con la messa in crisi anche delle tradizioni
culturali e religiose, che sono invece difese come valore irrinunciabile dalla
dolce Ashima, sposa e madre di squisita sensibilità.
Il film, che copre due generazioni messe a confronto, è una storia familiare di
toccante e femminile fattura, nella quale sono trattati temi attuali come
l’integrazione, l’identità, la convivenza, il rispetto, sullo sfondo di due
città tra loro così distanti e così singolari: Calcutta e New York, che dalle
immagini capiamo amate entrambe, nel rispetto dei popoli e per il loro bene
futuro.
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16 ottobre 2006
UN
PASTORE PROTESTANTE È STATO UCCISO QUESTA MATTINA IN INDONESIA,
AGGREDITO
A COLPI DI ARMA DA FUOCO DA DUE UOMINI CHE
LO
HANNO AVVICINATO IN SELLA AD UNA MOTO, SPARANDOGLI ALLA
SPALLE.
IL
DELITTO È AVVENUTO NELLA TORMENTATA PROVINCIA DI SULAWESI
-
Servizio di Roberta Gisotti -
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GIAKARTA. = Il rev. Irianto Kongkoli, 40 anni, è stato colpito alla testa alle 8.45 ora
locale, mentre stava comprando materiale edile in un negozio di Palu, a
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UN
GESTO SIMBOLICO CONTRO LA POVERTÀ NEL MONDO: È QUESTO LO SCOPO
DI
“STAND UP”, INIZIATIVA DELL’ONU IN PREPARAZIONE ALLA GIORNATA MONDIALE
PER LA
LOTTA ALLA POVERTÀ CHE SARA’ CELEBRATA DOMANI
NEW YORK. = In occasione della Giornata mondiale contro la
povertà, indetta dall’ONU per il 17 ottobre, è in corso in tutto il mondo lo
“Stand up”, iniziativa lanciata dalla Campagna delle Nazioni Unite per gli
Obiettivi del Millennio No ex-cuse 2015.
Nell’arco di 24 ore, dalle 12 di ieri alla stessa ora di oggi (ora italiana),
milioni di persone si sono alzate per chiedere ai leader politici di tutto il
mondo di impegnarsi per il raggiungimento degli obiettivi del millennio,
lanciati nel 2000, entro il 2015. “Ci stiamo alzando perché fino a che non
raggiungeremo gli Obiettivi non ci arrenderemo”: è quanto ha dichiarato il segretario
generale uscente delle Nazioni Unite, Kofi Annan, alla vigilia dell’evento. Molteplici le
manifestazioni che in questi due giorni si succedono, nel nord come nel sud del
mondo, grazie all’adesione allo “Stand up” di organizzazioni non governative,
associazioni religiose, circoli culturali, sindacati, mass media e personalità
del mondo politico e dello spettacolo. Anche la Radio Vaticana dedica a questa
manifestazione approfondimenti all’interno dei suoi programmi. In Italia,
grazie al supporto di enti pubblici e privati, numerosi sono stati gli eventi
nelle grandi città così come nelle piccole province. Domani, inoltre, Roma
ospiterà la Conferenza stampa di chiusura dello “Stand up”, durante la quale,
in video-collegamento con il Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, verrà annunciato il numero complessivo delle persone che
hanno aderito all’iniziativa. Saranno presenti all’incontro anche Eveline Herfkens, coordinatrice
esecutiva del Segretario generale delle Nazioni Unite per la Campagna sugli
Obiettivi del Millennio, e Kemal Dervis,
amministratore del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP). Gli obiettivi del millennio – lo ricordiamo - sono: eliminazione
della povertà estrema e della fame; raggiungimento dell’istruzione primaria
universale; promozione dell’uguaglianza di genere; diminuzione della mortalità
infantile; miglioramento della salute materna; lotta contro AIDS, malaria e
altre malattie; promozione della sostenibilità dell’ambiente e, infine,
sviluppo di un partenariato globale per lo sviluppo
sostenibile. (A.S.)
UNO
SPAZIO PER CONOSCERE LA VITA DELLA CHIESA CATTOLICA A CUBA:
CON
QUESTO SCOPO È NATO IL PRIMO SITO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE CUBANA
L’AVANA. = È attivo dal 12
ottobre un sito internet dedicato alla Conferenza episcopale cubana: importante
spazio di comunicazione per la Chiesa cattolica locale. L’inaugurazione
ufficiale della pagina web è avvenuta all’Avana, alla presenza di mons. Luigi Bonazzi, nunzio apostolico a Cuba: di mons. Juan de Dios Hernández
Ruiz, vescovo ausiliare de L’Havana
e segretario generale della Conferenza episcopale cubana: di mons. José Félix Pérez
Riera, segretario aggiunto della stessa Conferenza, e degli specialisti informatici
che hanno lavorato alla realizzazione del sito. All’indirizzo, www.cocc.trimilenio.net, è possibile
esplorare la struttura della Chiesa locale, avere notizie sulle attività delle
singole diocesi e leggere alcune omelie che periodicamente vengono
pubblicate. È inoltre presente una sezione dedicata alla visita di Giovanni
Paolo II a Cuba, del gennaio 1998. Il sito è certamente una prova della
maggiore libertà d’azione di cui gode la Chiesa cattolica cubana, in un
contesto nazionale difficile sotto il profilo della libertà di espressione. In
effetti, nell’ultimo anno, il presidente Fidel Castro
ha più volte evidenziato l’importanza della dottrina sociale della Chiesa e il
ruolo delle istituzioni ecclesiastiche per lo sviluppo della società cubana.
(A.S.)
“KAROL
WOJTYŁA, UN PONTEFICE IN DIRETTA. SFIDA E INCANTO NEL RAPPORTO
TRA
GIOVANNI PAOLO II E
PRESENTATO
STAMANE ALLA RADIO VATICANA, EDITO DA RAI-ERI,
CURATO
DA GIUSEPPE MAZZA, CON
- A
cura di Antonella Palermo -
ROMA. = Nel giorno del ventottesimo anniversario
dell’elezione al soglio pontificio di Karol Wojtyla è
stato presentato nella Sala Marconi della Radio
Vaticana il volume e Dvd dal titolo: Karol Wojtyła, un
pontefice in diretta. Sfida e incanto nel rapporto tra Giovanni Paolo II e
NOVITA’
NELLO SPAZIO: VERRA’ LANCIATO STASERA IN ORBITA POLARE
IL
PRIMO SATELLITE METEO DELL’AGENZIA SPAZIALE EUROPEA (ESA),
DENOMINATO
METOP-A. E’
DESTINATO A RILEVARE TEMPERATURE,
UMIDITA’,
DIREZIONE DEI VENTI, TRACCE DI OZONO E DI ALTRI GAS
BRUXELLES. = Nuova era per la meteorologia europea via
satellite e le previsioni del tempo. Stasera il primo satellite meteo
dell'Agenzia spaziale europea, “MetOp-A”, sarà lanciato in orbita polare, alle
22.28 ora locale dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakhstan. Il satellite andrà nello spazio a bordo di un
lanciatore Soyuz/St. E’ il
primo di tre satelliti meteo previsti dal programma dell'Esa
d’intesa con Eumetsat, l’organizzazione intergovernativa
che gestisce il sistema per la meteorologia via satellite
in Europa e in collaborazione con l’American
National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa), che finora ha fornito gli unici dati meteo rilevati
dall’orbita polare. Con l’avvento di MetOp-A la responsabilità dei servizi
meteorologici sarà divisa fra Europa e Stati Uniti. Il lancio del secondo
satellite della famiglia, il MetOp-B, è previsto fra
circa 4-5 anni e un intervallo analogo è previsto per il lancio del terzo, il MetOp-C. Poiché la vita operativa media di ciascun
satellite è prevista in circa cinque anni, la famiglia dei MetOp
è destinata ad assicurare il suo servizio fino a 2020. Il costo complessivo del
programma è di 2,4 miliardi di euro, 1,85 dei quali finanziati da Eumetsat e 550 milioni dall'Esa
per lo sviluppo dei satelliti. MetOp-A opererà da un'orbita polare per rilevare,
con ben 13 strumenti, dati relativi a temperatura, umidità, velocità e direzione
dei venti, tracce di ozono e di altri gas. (R.G.)
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16 ottobre 2006
- A cura di Roberta
Moretti -
Strage nello Sri Lanka. E’ di
almeno 92 morti il bilancio, ancora provvisorio, di
un attentato compiuto con un camion-bomba guidato da un kamikaze, che ha
speronato una colonna di mezzi della marina militare nella zona nordorientale di Trincomalee. L’attentato non
è stato ancora rivendicato, ma si sospettano i separatisti dell’Esercito di
liberazione della Patria Tamil (LTTE), nel contesto
di una escalation di violenze culminate, la settimana
scorsa, in una battaglia fra ribelli ed esercito cingalese, con 150 morti. Intanto, per
tentare di salvare il processo di pace, è giunto ieri nell’isola l’emissario
giapponese, Yasushi Akashi.
Ancora in primo piano la crisi
nucleare innescata dalla Nord Corea, dopo il via
libera - all’unanimità - del Consiglio di Sicurezza dell’Onu
alla risoluzione 1718, che condanna il test atomico di Pyongyang.
Il problema più urgente appare ora l’applicazione del pronunciamento delle
Nazioni Unite. Se ne parlerà in un incontro giovedì a Seul tra il Segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, e i ministri degli Esteri del Giappone e della Corea
del Sud, Taro Aso e Ban Ki-moon. Quest’ultimo, futuro segretario generale dell’ONU,
in un’intervista al quotidiano francese Le Monde ha dichiarato di essere pronto
ad andare in Corea del Nord per incontrare, “se accetterà”, il presidente Kim Jong.
E intanto la condanna dell’ONU nei confronti della Corea
del Nord è stata respinta dal presidente iraniano Ahmadinejad
che ha accusato gli Stati Uniti di usare il Consiglio di sicurezza delle
Nazioni Unite come “un’arma per imporre la propria egemonia”. Per domani si
attende la richiesta di sanzioni ONU all’Iran da parte dei ministri degli
Esteri europei, ma già ieri Ahmadinejad ha ribadito
che la repubblica islamica continuerà sulla strada del nucleare nonostante le
pressioni e le minacce.
Resta altissima la tensione in Iraq, dove stamani almeno 10 persone sono morte nella cittadina di Sawira, a sud-est di Baghdad, per l’esplosione di
un’autobomba davanti a una banca. Intanto, nella capitale,
dove oggi sono stati ritrovati 11 cadaveri, è di almeno tre morti il
bilancio di un duplice attentato in una zona commerciale, realizzato con due
ordigni fatti esplodere a un’ora di distanza l’uno dall’altro. Il nostro
servizio:
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Un’escalation di violenze interconfessionali che negli ultimi due giorni
ha causato almeno 86 iracheni morti. La situazione è così tesa, che stamani il governo
iracheno ha rimandato a data da definirsi un’importante Conferenza per la riconciliazione
nazionale. Da parte sua, l’Esercito islamico in Iraq, uno dei principali gruppi
del guerriglia sunnita, si è
detto pronto a negoziare con l'esercito americano, pur escludendo contatti con
le autorità irachene. Ieri, inoltre, undici formazioni sunnite,
capeggiate dal gruppo locale di Al Qaeda,
hanno proclamato lo “Stato islamico dell’Iraq”, in risposta alla legge
approvata dal Parlamento sullo Stato federale. E sempre ieri, cinquecento rappresentanti di tribù sunnite
hanno manifestato a Kirkuk, per chiedere la
liberazione di Saddam Hussein,
la cui sentenza per il massacro di 148 sciiti perpetrato nel villaggio di Dujail nel 1982, prevista per oggi, è stata rimandata al 5
novembre. Da parte sua, in una lettera aperta,
l’ex
rais ha invitato gli iracheni a perdonare i delatori che
hanno permesso alle truppe USA di uccidere i suoi due figli. Ha chiesto,
inoltre, di rinunciare alle vendette e di non infierire contro gli iracheni che
non hanno contribuito alla rivolta contro il contingente multinazionale. Da
segnalare, infine, l’uccisione di 35 uomini armati e la scoperta di sette
depositi di armi in una “operazione di sicurezza” svoltasi tra il 7 e il 13
ottobre nella provincia di Al Anbar,
da parte delle forze irachene e statunitensi.
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Medio Oriente. L’esercito israeliano intensificherà le sue
operazioni nella Striscia di Gaza per “evitare che diventi un secondo Libano”:
lo annunciano fonti del governo di Tel Aviv, denunciando che i miliziani di
Hamas sarebbero riusciti a importare razzi di contrabbando
nella regione di Gaza, con l’intento di lanciarli contro obiettivi israeliani.
L’eventuale rafforzamento degli attacchi includerà “operazioni di terra e raid
aerei contro i terroristi e le loro infrastrutture”, ha spiegato alla radio militare
israeliana il vice-ministro della Difesa, Amos Gilad.
Intanto, in Cisgiordania, sconosciuti hanno aperto questa
mattina il fuoco contro militari dell’esercito israeliano nei villaggi di Jenin e Qabatiyah. Nessun soldato
sarebbe rimasto ferito e almeno 5 miliziani sarebbero stati arrestati.
Il presidente israeliano, Moshe Katsav,
ha rinunciato stamani a partecipare alla seduta di apertura della sessione
invernale della Knesset, dopo che numerosi deputati
avevano annunciato proteste nei suoi confronti. Ieri, la polizia aveva chiesto
l’incriminazione del presidente, su cui deve ancora pronunciarsi la Procura
generale, per stupro, intercettazioni e frode. Katsav,
che si è sempre proclamato innocente, è stato denunciato da cinque donne per
molestie sessuali che risalirebbero al periodo precedente la presidenza.
Rimaniamo in Israele, dove è stato incriminato stamani, dal Tribunale militare
nazionale, il presunto assassino del giovane volontario italiano, Angelo Frammartino, ucciso con una coltellata alla spalla destra
il 10 agosto scorso a Gerusalemme. Il palestinese Al Khalak
Khanaisha, accusato di omicidio premeditato, “voleva
uccidere ebrei per vendicare la morte di due suoi cugini”. La data del processo
non è stata ancora stabilita.
In Egitto,
almeno cinque persone sono morte e 10 sono rimaste ferite nello scontro tra un
treno e un minibus a circa 15 chilometri da Il Cairo.
L'incidente – nel Governatorato di Giza – segue la
sciagura ferroviaria, avvenuta il 21 agosto scorso, in un villaggio a 30 km
dalla capitale, nella quale avevano perso la vita 58
persone. Il nuovo incidente ripropone il problema della sicurezza dei trasporti
in Egitto, dove frequenti sono le sciagure ferroviarie, marittime e stradali.
Mobilitazione in Costa d’Avorio. L’opposizione ha
chiamato a manifestare circa diecimila persone ad Abidjan per chiedere le
dimissioni del presidente Laurent Gbagbo
entro il 31 ottobre, termine del periodo di transizione. Intanto le Nazioni
Unite hanno lanciato un appello per il ritorno alla calma e alla sicurezza nel
Paese.
Ecuador alle urne ieri per le presidenziali. I
dati relativi al 65
per cento delle schede danno in testa, a sorpresa, l’imprenditore, Alvaro Noboa, con il 26,7 per cento dei voti, davanti al candidato
della sinistra, Rafael Correa, che ha raggiunto il 22,4 per cento. I due
candidati, dunque, si contenderanno la presidenza al ballottaggio, fissato per
il 26 novembre. Il servizio di Luis
Badilla:
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Sulla carta, nel secondo turno, Correra
potrebbe contare sull’appoggio del socialdemocratico Leon
Roldos (15,7 per cento), del centrista Gilmar Gutierrez (15,1 per cento)
e di Luis Macas (2 per
cento), candidato indigeno. La socialcristiana, Cynthia Viteri, arrivata quinta
con il 10,95 per cento dei voti, potrebbe appoggiare Alvaro Noboa.
E’ comunque prematuro avventurarsi in altre ipotesi. Ad ogni modo, sottolineano
gli esperti,
si tratterà di un secondo turno complesso, perché i due candidati non
rispondono alle regole tradizionali della politica e fanno ricorso a promesse
assai difficili da mantenere, come la costruzione di 300 mila alloggi e un
milione di posti di lavoro, annunciato da Noboa nella
fase finale della sua campagna. In un primo, improvvisato dibattito sul risultato
elettorale, Noboa si è rallegrato perché “gli ecuadoreñi non hanno votato per la dittatura e il comunismo”,
rappresentati a suo avviso da Correa. Quest’ultimo ha replicato che gli elettori
debbono sapere che il progetto di Noboa è quello di
“trasformare l’Ecuador in una colonia statunitense”.
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Atteso per
stasera il voto dei 192 Paesi membri dell’ONU per l’ingresso di Italia, Belgio
e Sudafrica nel Consiglio di sicurezza, come membri non permanenti per il
biennio 2007-2009, al posto di Danimarca, Grecia e Tanzania. La battaglia per i
seggi non permanenti è ancora aperta per i Paesi del continente asiatico e di
quello latinoamericano. Indonesia e Nepal si contenderanno per un voto il
seggio lasciato dal Giappone, mentre Venezuela e Guatemala concorrono per
quello occupato dall’Argentina. Fino alla fine del 2007, resteranno in carica altri cinque membri non permanenti: Congo, Ghana,
Perù, Qatar e Slovacchia. Gran Bretagna, Cina, Francia, Russia e Stati Uniti
sono, invece, membri permanenti con diritto di veto.
E’ stata
l’immigrazione clandestina l’argomento principale nell’agenda dell’incontro,
svoltosi a Madrid, tra il premier spagnolo Zapatero e
il suo collega italiano Prodi, promotore di
un’iniziativa comune di Francia e Spagna per affrontare l’emergenza. Sullo
sfondo, anche la questione mediorientale, al centro del Consiglio europeo di
venerdì a Lahti, in Finlandia. Nel colloquio, si è
parlato, inoltre, dell’annunciata fusione tra Autostrade e il colosso spagnolo Abertis.
Il ministro svedese della Cultura, Cecilia Stego
Chilo, ha annunciato le sue dimissioni. E' il secondo ministro a dimettersi in
tre giorni per una serie di scandali che stanno colpendo il nuovo governo. La
stampa svedese aveva rivelato che il ministro non pagava da 16 anni il canone
televisivo e retribuiva in nero la tata dei suoi figli. Sabato anche il
ministro del Commercio, Maria Borelius, aveva dato le
dimissioni per le stesse ragioni.
Proclamato lo stato di disastro su tutto
l’arcipelago delle Hawaii, dopo il forte terremoto che ieri mattina ha scosso
le isole del Pacifico. In una dichiarazione, il governatore dello Stato, Linda
Lingue, ha riferito che il sisma, di intensità 6,6 sulla scala Richter, ha causato danni a edifici pubblici e privati e a
strade, interrompendo l'erogazione dell'energia elettrica in vari luoghi e
causando evacuazioni. Non si ha però notizia di vittime o di feriti gravi, né
sono stati riscontrati rischi di tsunami.
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