RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 288 - Testo
della trasmissione di Domenica 15 ottobre
2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
In Algeria
la violenza torna a scuotere le regioni berbere: ce ne parla Luciano Ardesi
CHIESA E SOCIETA’:
I bambini nepalesi sono vittime di
violenze nascoste: lo denuncia un rapporto dell’ONU
In Pakistan, preoccupa la
diffusione della febbre di dengue
Allarme
dell’UNESCO per le inondazioni in Thailandia
Incursioni israeliane a Gaza: morti 22 palestinesi
in 48 ore
L’ONU vara sanzioni morbide contro la Corea del Nord
dopo l’annuncio del test nucleare
15 ottobre 2006
IL PAPA HA PROCLAMATO QUATTRO NUOVI SANTI: UN VESCOVO MESSICANO,
UN
SACERDOTE NAPOLETANO E DUE RELIGIOSE, UNA FRANCESE, L’ALTRA ITALIANA. HANNO
ABBANDONATO TUTTO PER AMARE GESU’ NEI PIU’ POVERI:
**********
Il Papa all’inizio della sua
omelia parla di un santo mancato: un uomo che si limitava ad osservare i
comandamenti. Prendendo spunto dal Vangelo odierno spiega il “no” del giovane
ricco a Gesù che lo aveva invitato a vendere tutte le
sue ricchezze per seguirlo. Il rifiuto provoca però una grande tristezza:
“Se l’uomo ripone la sua sicurezza nelle ricchezze di questo mondo non
raggiunge il senso pieno della vita e la vera gioia; se invece, fidandosi della
parola di Dio, rinuncia a se stesso e ai suoi beni per il Regno dei cieli, apparentemente
perde molto, in realtà guadagna tutto. Il Santo è proprio quell’uomo,
quella donna che, rispondendo con gioia e generosità alla chiamata di Cristo,
lascia ogni cosa per seguirlo”.
“I nuovi Santi – afferma il Papa -
hanno percorso questo esigente, ma appagante itinerario evangelico ed hanno
ricevuto ‘il centuplo’ già nella vita terrena insieme
con prove e persecuzioni, e poi la vita eterna.
Gesù, dunque – ha spiegato il Pontefice - può
veramente garantire un’esistenza felice e la vita eterna, ma per una via
diversa da quella che immaginava il giovane ricco: non cioè mediante un’opera
buona, una prestazione legale, bensì nella scelta del Regno di Dio quale ‘perla
preziosa’ per la quale vale la pena di vendere tutto
ciò che si possiede”:
“Il giovane ricco non riesce a fare questo passo. Malgrado sia stato raggiunto dallo sguardo pieno d’amore di Gesù, il
suo cuore non è riuscito a distaccarsi dai molti beni che possedeva. Ecco
allora l’insegnamento per i discepoli: ‘Quanto
difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!’. Le
ricchezze terrene occupano e preoccupano la mente e il cuore. Gesù non dice che
sono cattive, ma che allontanano da Dio se non vengono, per così dire, ‘investite’ per il Regno dei cieli, spese cioè per venire
in aiuto di chi è nella povertà”.
“Comprendere questo – ha aggiunto
Benedetto XVI - è frutto” della “Sapienza del cuore” che “non è riducibile alla
sola dimensione intellettuale” ma che “è un dono che viene dall’alto … e si
ottiene con la preghiera”. Questa sapienza “è più preziosa dell’argento e
dell’oro, anzi della bellezza, della salute e della stessa luce”. Per questo –
sottolinea il Papa “per ‘entrare nella vita’ è necessario osservare i comandamenti … ma non
sufficiente!”, perchè “la salvezza non viene dalla legge, ma dalla Grazia” di
Cristo “il quale però a chi gli si rivolge pone una condizione esigente: ‘Vieni
e seguimi’”. “I santi – ha proseguito - hanno avuto
l’umiltà e il coraggio di rispondergli ‘sì’, e hanno rinunciato a tutto per
essere suoi amici”, come il vescovo messicano Rafael Guízar y Valencia. E’ il primo vescovo
dell’America Latina ad essere canonizzato. Ha operato nel Messico all’inizio
del 1900, quando infuriava la persecuzione contro i cattolici. Ha sofferto
l’esilio, ha rischiato di essere ucciso, ma non ha mai smesso di annunciare il
Vangelo. Era chiamato il “Vescovo dei poveri”:
“IMITANDO A
CRISTO POBRE SE DESPRENDIÓ DE SUS BIENES Y NUNCA ACEPTÓ REGALOS DE LOS
PODEROSOS…
Imitando Gesù Cristo
povero, si liberò dei suoi beni e non accettò mai regali dai potenti, oppure li
ridonava a sua volta in seguito. Perciò ricevette ‘cento volte di più e poté
così aiutare i poveri, anche in mezzo a ‘persecuzioni’ senza tregua”.
Il sacerdote napoletano Filippo Smaldone, vissuto tra il 1800 e il 1900, fondatore della Congregazione delle Suore Salesiane dei Sacri
Cuori, aveva un “cuore grande – ha detto il Papa - nutrito di costante
preghiera e di adorazione eucaristica” e ha operato in particolare a sostegno
dei sordomuti:
“Nei sordomuti San Filippo Smaldone vedeva
riflessa l’immagine di Gesù, ed era solito ripetere che, come ci si prostra
davanti al Santissimo Sacramento, così bisogna inginocchiarsi dinanzi ad un
sordomuto. Raccogliamo dal suo esempio l’invito a considerare sempre indissolubili
l’amore per l’Eucaristia e l’amore per il prossimo. Anzi, la vera capacità di
amare i fratelli ci può venire solo dall’incontro col Signore nel sacramento
dell’Eucaristia”.
Il Papa
ha poi parlato della religiosa italiana Rosa Venerini
vissuta tra il 1600 e il 1700, fondatrice della Congregazione delle Maestre Pie Venerini:
ha operato contro i pregiudizi del suo tempo a favore dell’istruzione delle
ragazze più povere, aprendo tra l’altro la prima scuola pubblica femminile in
Italia. Ha vissuto ogni sofferenza in unione con
“Amava ripetere: ‘Io mi trovo tanto
inchiodata nella divina volontà, che non m’importa né morte, né vita: voglio
vivere quanto egli vuole, e voglio servirlo quanto a lui piace e niente più’”.
Infine
il Pontefice ha ricordato la religiosa francese Théodore Guérin, vissuta
nel 1800, fondatrice della Congregazione delle Suore della Provvidenza di Santa
Maria “Ad Nemus”. Con altre
5 consorelle partì per l’America nel
“THERE THEY FOUND A SIMPLE LOG-CABIN CHAPEL IN THE
HEART OF THE
Là esse fondarono
una semplice cappella, semplice capanna di legno nel cuore della foresta. Si
inginocchiarono davanti al Santissimo Sacramento e resero grazie, chiedendo che
Dio guidasse la nuova fondazione. Con grande fiducia nella Divina Provvidenza,
Madre Théodore superò molte difficoltà e perseverò
nel lavoro che il Signore le aveva chiesto di fare”.
La testimonianza esemplare di
questi nuovi santi – ha concluso il Papa - “illumini e incoraggi specialmente i
giovani, perché si lascino conquistare da Cristo, dal suo sguardo pieno
d’amore”, perché siano “pronti ad abbandonare tutto per il Regno di Dio;
disposti a far propria la logica del dono e del servizio, l’unica che salva il
mondo”.
All’Angelus il Papa ha salutato
nelle varie lingue i tanti fedeli giunti in particolare dai Paesi dei nuovi
santi. Benedetto XVI ha domandato l’intercessione della Vergine Maria “affinché
ogni credente risponda con gioia e generoso impegno alla chiamata che Dio gli
rivolge ad essere segno della sua santità”.
**********
=======ooo=======
15 ottobre 2006
INIZIA
DOMANI A VERONA IL CONVEGNO NAZIONALE ECCLESIALE
DELLA CHIESA ITALIANA PER RIDARE SPERANZA AL PAESE
-
Intervista con mons. Bruno Forte -
Inizia domani pomeriggio a Verona, con una Messa
presieduta dal vescovo diocesano Flavio Roberto Carraro,
il 4° Convegno Nazionale Ecclesiale della Chiesa italiana. Titolo di questo appuntamento
“Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo”. Al centro dell’evento, la
sfida di comunicare in modo rinnovato il Vangelo in un mondo che cambia. Dal
nostro inviato Massimiliano Menichetti.
**********
Tutto è pronto nella città scaligera, dove domani nella
splendida cornice dell’Arena si aprirà il 4° Convegno Ecclesiale Nazionale.
Oltre 2700 tra Vescovi, delegati, relatori faranno il punto sul cammino della
Chiesa e le sfide che la società di oggi propone. Il tema di questo
appuntamento decennale “Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo” si
snoderà in cinque giornate attraverso la preghiera, gli incontri, le tavole
rotonde, ma anche momenti di cultura e di aggregazione. Grande è l’attesa per
l’arrivo del Papa che giovedì mattina incontrerà i
partecipanti al Convegno nella sede dei lavori,
R. - Nella storia della Chiesa italiana i convegni
ecclesiali hanno assunto il significato di un momento di lancio ed insieme di
rilancio della missione evangelizzatrice della Chiesa in Italia e ora veniamo
al tema della speranza. Ci veniamo non solo perché in un certo senso la fede
prima e la carità poi sono stati i grandi temi dei convegni precedenti, e
quindi completiamo in un certo senso l’itinerario delle virtù teologali, ma
anche in modo particolare perché l’analisi della situazione storica in cui si
trova la cultura dell’Occidente in generale, e in particolare quella italiana,
ci fa capire quanto ci sia bisogno di ragioni di vita e di speranza per tutti e
in particolar modo per le giovani generazioni.
D. – Si raccolgono anche le sfide della società
contemporanea. C’è un filo che ricuce tutto, questa nuova
spinta missionaria?
R. - Certamente, perché le cose sono connesse. Ascoltare
il tempo presente, gli scenari del tempo, gli scenari del cuore, questo bisogno
straordinario di un orizzonte di senso e di speranza che non sia quello
violento dell’ideologia ma che non sia neanche la
rinuncia alla ricerca del senso e del significato proprio del relativismo e del
nichilismo postmoderni, significa contemporaneamente annunciare Gesù Cristo ma
annunciarlo alle donne e agli uomini di questa generazione, di questo contesto
storico-culturale. Quindi il convegno diventa un esame di coscienza, una
verifica del cammino ecclesiale ma diventa, senza
dubbio, anche un esame approfondito del contesto culturale in cui ci poniamo,
per trovare la coniugazione fra la salvezza e la storia, fra la parola da
annunciare e le domande vere di coloro a cui va annunciato.
D. – Concretamente quali sono le maggiori difficoltà che incontra
la Chiesa oggi?
R. - C’è il problema di evangelizzare i giovani, di far
pervenire ai giovani il messaggio della speranza di Cristo, che poi è l’unico
capace di dare senso e gioia profonda alla vita.
Naturalmente insieme alla sfida dei giovani c’è la sfida delle famiglie che
riguarda proprio la consistenza del tessuto della vita famigliare nel nostro
Paese. Anche l’Italia sta conoscendo i fenomeni ormai tipici dell’Occidente di
crisi della famiglia-istituzione, ma questa non è una buona ragione per abbandonare
il modello della famiglia che invece è il modello fondativo
della società e della Chiesa. Poi ci sono i grandi temi dello scenario
mondiale, i temi del dialogo interreligioso, i temi della giustizia e della
pace. Ecco, mi sembra che questi siano i grandi orizzonti su cui dovremo
insieme rilanciare l’impegno missionario della Chiesa in Italia.
**********
PER
AVER RIVOLUZIONATO LE REGOLE DEL CREDITO:
“PIU’ SEI POVERO E PIU’ HAI DIRITTO
AD AVERE UN PRESTITO”
Tra le tante manifestazioni di felicitazione, “vivi
complimenti” sono giunti al vincitore del premio Nobel per la pace 2006, Muhammad Yunus, dalla Commissione
europea che sottolinea di condividere l’idea di sviluppo del cosiddetto “banchiere
dei poveri”. Il servizio di Fausta Speranza.
**********
Yunus
è un economista, nato 66 anni fa nella poverissima Chittagong,
che per anni ha insegnato negli Stati Uniti e oggi viene
premiato per il suo progetto della Grameen Bank, la banca del microcredito per i più poveri avviata 30
anni fa. Di fatto dal 1983 la sua 'Banca rurale' (questo il significato, in lingua bangla,
del termine 'Grameen’) funziona come qualsiasi altra
banca: apre sportelli, crea utili e, fatto rilevante, vanta un recupero di
crediti pari al 98%, quanto cioè ben pochi altri istituti di credito possono
vantare. In Bangladesh ha oltre 6 milioni di clienti,
opera in più di 17.000 villaggi ed ha quasi 19.000 dipendenti. Più difficile
calcolare quante - tantissime – famiglie sono uscite dalla miseria e dalla
povertà grazie al progetto che solo qualche anno fa poteva sembrare
utopistico. Scegliamo di riproporre
un’intervista realizzata con lo stesso Muhammad Yunus dal programma inglese della nostra emittente nel
1995. Chiarisce la teoria economica su cui il Nobel per la pace ha scommesso e
testimonia come la stessa filosofia, identica negli anni, abbia tuttora ancora
una portata rivoluzionaria:
R. – PEOPLE ARE SUFFERING…
Le persone soffrono, hanno fame e vivono in un terribile
caos. Quindi, ho cercato di venirne fuori. E’ un’economia alla quale non credo
e che non posso insegnare ai miei studenti. Io voglio trovare un’economia in
cui credere. Lungo questo percorso ho visto le persone soffrire per pochi soldi
e ho visto quanto crescano i prestiti. Lavorano per i
creditori, non per se stessi. Penso che questo sia sbagliato. Perchè le Banche
dovrebbero dare prestiti a persone che sono già ricche? Le Banche sono
costruite secondo un principio per il quale più hai e più puoi ottenere. Se non
hai niente, non ti danno niente. Persino divertente. Ma nessuno se lo domanda.
Noi solleviamo il problema e stravolgiamo la lezione, dicendo: meno hai e più
hai diritto di avere un prestito. Se non hai niente, hai ancora più diritto. E
ha funzionato. Grameen Bank
non è altro che questo. Dicevano che le donne non sapevano maneggiare i soldi.
Noi abbiamo deciso di scoprirlo. Il 95 per cento dei richiedenti un prestito,
in Bangladesh, sono donne e nessuno può dire che
siano ‘povere richiedenti’. Hanno fatto un lavoro
eccellente. Quindi, tutte le cose che ci sono state raccontate del sistema
bancario sono state rivoltate. Con questo voglio dire che devono essere
costruite delle istituzioni che facciano affari, non carità. Sto dicendo che il
credito è un diritto umano, non che lo sia la carità. Devono essere date delle
possibilità, devono essere costruite delle istituzioni, per dare la possibilità
a tanta gente di vivere da esseri umani completi, invece di farli vivere come
degli esseri umani rinchiusi negli zoo, in cui ogni giorno si è sfamati. Gli
esseri umani non sono animali rinchiusi in uno zoo: sono persone creative e
bisogna liberare la creatività. Le persone contano. Quindi, bisogna controllare
il budget quanto vuoi, ma ricreare le istituzioni che favoriscono la povertà.
La povertà non è stata creata dai poveri: la povertà è stata creata dalle
istituzioni. Quindi, dobbiamo concentrarci su di esse
e la povertà scomparirà e nessuno avrà bisogno del welfare.
**********
XENOFOBIA
IN CRESCITA IN ITALIA: L’ALLARME E’ STATO LANCIATO
DAL
RELATORE SPECIALE DELL’ONU CHE HA REDATTO UN RAPPORTO
SU QUESTO TEMA
-
Intervista con Doudou Diène
-
Soddisfazione per le modifiche
proposte dal Governo italiano alla legge sull’immigrazione Bossi-Fini,
ma preoccupazione per la crescente tendenza della società alla
xenofobia. Questi i punti principali contenuti nel Rapporto della
Nazioni Unite sul razzismo e discriminazione in Italia, redatto dal
relatore speciale Doudou Diène,
a conclusione della sua missione nel Paese. Il servizio è di Stefano Leszczynski.
**********
L’Italia, a differenza di altri
Paesi europei, non presenta preoccupanti segnali di razzismo. Tuttavia, la
situazione riscontrata dal relatore speciale dell’ONU Doudou
Diène, in 5 giorni d’indagini nel Paese, è quella di
una società in cui la xenofobia appare pericolosamente in crescita, così come
gli episodi di discriminazione verso gli stranieri dimostrano. Obiettivo del
relatore speciale, esperto indipendente delle Nazioni Unite invitato dal governo
italiano della scorsa legislatura, era quello di raccogliere dati da presentare
al Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani
e all'Assemblea generale ONU. Doudou Diène ha visitato per prima cosa alcuni centri di
accoglienza per immigrati, tra i quali quello di Lampedusa. Ecco la sua
testimonianza:
“Ho potuto seguire tutto il
percorso dei migranti dal momento dello sbarco a quello dell’accoglienza nel
Centro di Permanenza Temporanea (CPT). E’ evidente che il nuovo governo
italiano sta intraprendendo dei passi diretti a far sì che in questi posti la
dignità ed i diritti degli immigrati vengano sempre più rispettati. Tuttavia,
penso che questo miglioramento sia dovuto oltre che
alla volontà politica del governo anche alla presenza molto attiva delle
organizzazioni umanitarie internazionali e nazionali in questi luoghi.
Certamente il dramma dell’immigrazione resta”.
Non mancano le preoccupazioni
per il trattamento che richiedenti asilo e rifugiati
ricevono in Italia in nome di malintese norme sulla sicurezza e il terrorismo.
L’allarme sociale nei confronti degli stranieri – ritiene Diène
– è dovuto poi al modo strumentale con cui i partiti
politici presentano le questioni dell’immigrazione:
“Il modo in cui alcuni
atteggiamenti razzisti e xenofobi di alcuni partiti contaminano
progressivamente i programmi dei partiti democratici e le alleanze che in
occasione della formazione dei governi vengono strette
con partiti di estrema destra in tutta Europa, più recentemente in Italia,
rischiano di dare una base di legittimità alla sempre più dilagante xenofobia
della società.”
Di qui le raccomandazioni al
governo italiano affinché vengano elaborati programmi
d’azione finalizzati ad un miglioramento degli standard sui diritti umani in
materia di immigrati, ma anche di sensibilizzazione dell’opinione pubblica in
materia di multiculturalismo.
**********
IN
ALGERIA
-
Intervista con Luciano Ardesi -
Torna la violenza in Cabilia, la regione
dell'Algeria settentrionale, già teatro negli anni scorsi di forti proteste in
difesa dei diritti delle popolazioni berbere. È stato infatti
assassinato il presidente dell'Assemblea popolare della prefettura di Tizi Ouzou, membro del Fronte delle forze socialiste. Non è
ancora chiaro se si sia trattato di un regolamento di conti o di un'azione del
Gruppo salafita per la predicazione e il
combattimento, legato ad Al Qaeda.
Dall’inizio del Ramadan, in Algeria ci sono stati diversi morti tra agenti
della gendarmeria, miliziani islamici e civili. Ricordiamo che in Algeria la
minoranza berbera costituisce il 26% della popolazione di fronte al 74% della
maggioranza araba. Ma perché questa recrudescenza della violenza, che ora ha
colpito anche
**********
R. - La violenza non è mai cessata in questi anni, ci sono
stati diversi attentati e poi, a questa violenza del terrorismo fondamentalista, si era aggiunto, a partire dall’anno 2000,
una forte rivendicazione popolare di autonomia berbera in questa regione molto
povera dell’Algeria. Le due violenze, in qualche modo, si sono sommate, talvolta
anche confuse.
D. – Il presidente dell’Assemblea popolare di Tizi Ouzou era un oppositore
della politica di riconciliazione voluta dal presidente Bouteflika.
Che risultati ha portato fino ad oggi tale linea seguita dal capo di Stato?
R. – Ci sono stati diversi provvedimenti.
L’ultimo è quello che è scaduto alla fine di agosto e che ha portato alla resa
di circa 300 guerriglieri e all’inizio di indennizzazione
dei familiari delle vittime di questi anni di violenza, quelli che la legge
chiama appunto “la tragedia nazionale” dell’Algeria, che ha fatto oltre 100
mila morti.
D. – Il politico assassinato perché era un
oppositore della politica di Bouteflika?
R. – L’opposizione della Cabilia è molto
complessa e condotto da forze diverse. Il Fronte delle forze socialiste (FFS), a cui appartiene l’uomo politico assassinato, era contrario
soprattutto alla politica del governo e al fatto che il governo avesse, in
qualche modo, “strizzato l’occhio” anche ai fondamentalisti.
D. – Dalla questione berbera alle azioni dei
gruppi vicini ad Al Qaeda,
alla Cabilia, che situazione vive in questi anni?
R. –
D. – Ed oggi dove va?
R. – C’è stato un accordo con il governo affinché
venga riabilitata la lingua berbera, possa essere
insegnata, utilizzata nei mass-media, possano essere fatti consistenti investimenti
nello sviluppo, perché ricordiamo che poi, alla base di questa rivendicazione,
c’era anche una motivazione materiale ed economica e poi, quello di trovare uno
spazio istituzionale a questo movimento di protesta politica che si è
manifestato al di fuori del sistema tradizionale dei partiti.
**********
=======ooo=======
15 ottobre 2006
DOMANI
SERA, A ROMA, UNA MARCIA PER RICORDARE LA DEPORTAZIONE DEGLI EBREI DAL GHETTO
IL 16 OTTOBRE 1943. L’INIZIATIVA È PROMOSSA DALLA COMUNITÀ
DI S. EGIDIO
E DALLA COMUNITÀ EBRAICA DI ROMA
ROMA. = Per non dimenticare il tragico 16 ottobre del 1943, Roma commemorerà domani
sera gli ebrei vittime della razzia del ghetto di Roma
con una marcia silenziosa, dal titolo: “Non c’è futuro senza memoria”. Il
“pellegrinaggio della memoria”, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio insieme alla Comunità ebraica di Roma, si snoderà
a ritroso da piazza di S. Maria in Trastevere, lungo
il percorso dei deportati, che dal ghetto furono condotti al collegio militare
di Trastevere, prima di essere imprigionati nei treni
con destinazione Auschwitz. Giunti poi a Largo 16
ottobre 1943, accanto alla Sinagoga, prenderanno la parola, tra gli altri, il
rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, il presidente dell’Unione delle
Comunità ebraiche italiane, Amos Luzzatto, Andrea Riccardi della Comunità di Sant’Egidio
e il cardinale Walter Kasper, in qualità di
presidente della Pontificia Commissione per i Rapporti Religiosi con
l’Ebraismo. Al termine della manifestazione, seguirà la proiezione del
documentario realizzato da Sergio Zavoli, dal titolo:
“Piazza Giudia”. Inoltre, Zavoli
e Massimo Rendina, presidente dell’ANPI, associazione
nazionale partigiani del Lazio, dialogheranno sui tragici fatti avvenuti in
quei luoghi nel 1943. Seguirà il concerto organizzato dalla Fondazione Archivio
Nazionale Ricordo e Progresso “Le porte della memoria”. (R.M.)
IN INDIA, CONFERITO AL PADRE GESUITA CEDRIC PRAKASH IL PREMIO NAZIONALE
PER
I DIRITTI DELLE MINORANZE 2006
NEW DELHI. = In India, il
padre gesuita Cedric Prakash
ha ricevuto un premio dalla Commissione per le
minoranze (NCM) in riconoscenza del suo attivo impegno in difesa dei
loro diritti. Il riconoscimento gli verrà consegnato il prossimo 18 dicembre, Giornata
nazionale delle minoranze, che coincide con l’anniversario della Dichiarazione ONU sui diritti delle persone appartenenti a
minoranze nazionali, etniche, religiose e linguistiche. Padre Prakash è attualmente direttore del Centro dei Gesuiti per
la giustizia e la pace “Prashant” di Ahmedabad, da lui fondato nel 2001, e coordinatore della
sezione provinciale dell’Ufficio per lo sviluppo sociale integrale che promuove
iniziative di sviluppo, giustizia e pace nello Stato indiano del Gujarat. Assiduo e coraggioso difensore dei diritti umani,
in questi anni padre Prakash ha ripetutamente
denunciato gli eccessi del fondamentalismo indù contro le minoranze in India,
in particolare contro i cristiani e i musulmani nel Gujarat.
Un’attività che gli ha procurato fastidi dalle autorità locali, ma anche
prestigiosi riconoscimenti. L’ultimo in ordine di tempo è il titolo di
Cavaliere della Legion d’Onore francese,
conferitogli il 14 luglio scorso. (L.Z.)
I BAMBINI NEPALESI SONO VITTIME DI VIOLENZE
NASCOSTE: LO DENUNCIA
UN RAPPORTO DELL’ONU, CHE PARLA DI ABUSI E
MALTRATTAMENTI
ALL’INTERNO DELLA FAMIGLIA
KATHMANDU. = I bambini
nepalesi sono oggetto di violenze tremende, “spesso nascoste e addirittura
socialmente accettate”. Lo denuncia un rapporto dell’ONU, presentato a Kathmandu giovedì scorso. Dallo studio – riferisce
l’Agenzia AsiaNews – emerge che l’8 per cento delle
ragazze e il 6 per cento dei ragazzi intervistati “sono oggetto di disgustosi abusi
da parte dei loro stessi familiari”. “I bambini maltrattati dai parenti non
hanno nessuno cui chiedere aiuto”, racconta Norbert
Rai, cristiano e operatore umanitario in Nepal. Secondo il rapporto, quasi il
96 per cento dei bambini e oltre il 31 per cento delle bambine intervistate
dicono di aver subito violenze sessuali. Il ministro nepalese per gli Affari
sociali, Urmila Aryal, si è
detta “preoccupata”: “Il governo – ha dichiarato – lavorerà per affrontare il problema”.
Ma non sono solo le violenze all’interno della famiglia a minacciare
l’incolumità dei piccoli nepalesi. Omicidi, rapimenti e suicidi sono
altrettanto diffusi. Tuladhar, attivista per i
diritti dei minori in Nepal, denuncia che “ci sono prove che ogni anno almeno
50 bambini vengono assassinati, mentre circa 100 sono
rapiti. Di questi, solo il 30 per cento riesce a far ritorno a casa”. “In tutto
il Paese – conclude Sumnima – ogni anno si suicidano almeno 100 bambini, spesso perché non riescono a
superare il trauma della diverse forme di violenza subite”. (A.L.)
IN PAKISTAN, LA FEBBRE DI DENGUE HA CAUSATO
ALMENO 17 MORTI
NEGLI ULTIMI
4 MESI. LE AUTORITÀ HANNO INDETTO LO STATO
DI ALLERTA NEGLI OSPEDALI DI KARACHI
KARACHI. = Almeno 17 persone sono morte negli ultimi 4
mesi a Karachi, in Pakistan, a causa dell’epidemia di dengue, malattia tropicale causata da un tipo di zanzara che prolifera
nell’acqua. Lo hanno reso noto fonti mediche locali.
Le autorità pakistane hanno dichiarato, inoltre, lo stato di allerta negli
ospedali della città, dopo che circa 250 persone sono risultate positive al
virus. “Non è una situazione critica – sostiene Abdul
Majid, segretario aggiunto alla Sanità della provincia
meridionale di Sindh – ma nelle ultime settimane il numero dei casi è aumentato
quotidianamente”. Alcuni gruppi dell’opposizione e diversi mezzi di informazione
hanno criticato il governo locale per non essere stato in grado di prevenire
l’epidemia dopo la stagione delle piogge. Nelle scorse settimane, la dengue ha duramente colpito anche la vicina India, dove
però la situazione sta lentamente migliorando, grazie ad opere di
disinfestazione e all’abbassamento delle temperature. In tutto il Paese, i
decessi fino ad ora sono stati 97 e i contagiati 4700. (A.L.)
ALLARME
DELL’UNESCO PER LE INONDAZIONI IN THAILANDIA CHE, OLTRE
AD AVER CAUSATO DECINE DI MORTI, MINACCIANO
TEMPLI BUDDISTI E PALAZZI
DI GRANDE VALORE
ARCHITETTONICO
BANGKOK. = E’ alto l’allarme
in Thailandia per le inondazioni, causate da forti
piogge, che hanno provocato almeno 48 morti. La rottura degli argini del fiume Chao Phrava – riferisce l’Agenzia
MISNA – minaccia inoltre di distruggere diversi templi buddisti, antiche fortezze e
pagode. L’Organizzazione
dell’ONU per l’educazione, la scienza e la cultura (UNESCO) ha iscritto nella
lista dei siti Patrimonio mondiale l’intera provincia
e i suoi circa 500 palazzi e templi. La sola città di Ayutthaya,
già capitale dal 1350 al 1767 e dimora di ben 33 sovrani, vanta numerosissimi
tesori architettonici. Sei distretti della provincia sono già sommersi da
almeno 100 centimetri d’acqua. Le alluvioni minacciano antichi templi anche
nelle vicine province di Singburi e Aung Thong. Intanto, il
Dipartimento di prevenzione dei disastri ha comunicato che in 29 province
l’allerta è rientrata, mentre altre 17 sono ancora colpite da alluvioni. I
danni, al momento, ammontano a 305,3 milioni di baht,
pari a circa 6,5 milioni di euro. (A.L.)
ANNUNCIATI, IERI SERA A TRENTO, I VINCITORI DELLA NONA
EDIZIONE DEL FESTIVAL CINEMATOGRAFICO RELIGION TODAY: BEN TRE RICONOSCIMENTI A
PELLICOLE IRANIANE
TRENTO. = Spopola l’Iran alla nona edizione
del Festival cinematografico Religion Today, quest’anno sul tema: “Il miracolo”. Alla cerimonia
di premiazione, svoltasi ieri sera a Trento, ben tre riconoscimenti sono andati
a film iraniani. Il premio per il miglior cortometraggio è stato assegnato ad
“A Letter for Andre”, di Zohreh Zamani e Ali Hajipoor. Il film
riguarda i problemi tipici dei filmmaker: che
fare, infatti, quando il protagonista del film muore prima che sia stata girata
una sola sequenza? L’uomo è un cristiano di 88 anni, che si è preso cura di una
donna musulmana e del suo bambino, dopo aver loro affittato una casa. La
pellicola “mette in gioco le relazioni umane nell’accezione più profonda”. A “He”, di Rahbar Ghanbari, è andato invece il premio per il miglior film a
soggetto. E’ la storia del dilemma dell’onorato cittadino di un piccolo
villaggio, invitato a diventare mullah in un villaggio più ricco: sono
forti i legami che lo vincolano al villaggio d’origine, come l’amore che i
compaesani nutrono per lui. “La passione e la sensibilità da cui è tratto il
suo dilemma – si legge nelle motivazioni del riconoscimento – è un tributo alla
cinematografia”. Il premio speciale “Donna e Religione”, poi, è andato a un
altro film iraniano: “When all
where asleep”, di Fereydoon Hasanpour.
All’israeliano “Covenant: Women,
God And All Between”, di Nurti Jacobs Yinon, è andato il
riconoscimento per il miglior documentario. La pellicola descrive le circostanze
della circoncisione di un bambino appena nato da una donna
ebreo-ortodossa e riflette l’esperienza di ogni madre che non vuole
veder soffrire il proprio figlio, nonostante si senta costretta ad accettare le
pratiche della propria religione. Una menzione speciale della giuria è andata
inoltre al bulgaro “With Extreme
Cruelty”, di Rossen Elezov, un documentario che racconta la storia di Svoboda Bucharova, la figlia comunista
di un anarchico ucciso dai nazisti durante la seconda guerra mondiale,
convertita al cristianesimo. Il Gran Premio “Nello spirito della fede” è stato
assegnato, infine, a “For Whom
The Bell Tolls”, di Dzemal Sabic (Bosnia Erzegovina).
Il cortometraggio mostra la tenacia con cui il sacerdote continua a celebrare
la Messa per i fedeli, che probabilmente - quasi di certo - non si
presenteranno mai. (R.M.)
=======ooo=======
15 ottobre 2006
- A cura di Eugenio Bonanata -
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato
ieri una risoluzione che
condanna il test nucleare condotto dalla Corea del Nord lunedì scorso. Il
documento, varato dopo una giornata di negoziati, impone sanzioni commerciali a
Pyongyang per forzare il ritorno alla trattativa sul
disarmo della penisola coreana. Ce ne Parla Eugenio Bonanata:
**********
I membri del Consiglio di Sicurezza hanno approvato
all’unanimità la risoluzione numero 1718, che, tuttavia, è una versione diversa
da quella - più dura - proposta inizialmente dagli Stati Uniti. Le sanzioni
sono state progressivamente ammorbidite nel corso dei negoziati che hanno visto
in regia soprattutto Russia e Cina. Mosca ha ottenuto l’inserimento del testo
sotto l’articolo 41 del capitolo sette della Carta
dell’ONU, che in pratica esclude l’uso delle armi per far applicare la
risoluzione. Risoluzione che ovviamente chiede alla Corea del Nord di smetterla
con il nucleare. Il testo, che per Bush è una
risposta “rapida e decisa”, vieta scambi con
**********
Domenica di sangue in Iraq. Cinque kamikaze sono entrati
in azione simultaneamente in vari punti città settentrionale di Kirkuk: il bilancio provvisorio parla di almeno una decina
di morti. Altre sette presone sono morte a Baghdad, quando due bombe sono
esplose al passaggio del convoglio su cui viaggiava un alto funzionario del
ministero dell’Interno, che, secondo fonti della
sicurezza, è rimasto illeso. In un altro attacco, a sud della capitale, sono
morti infine tre militari statunitensi.
Sono proseguite fino a questa notte le incursioni
israeliane nella Striscia di Gaza. Secondo testimoni, nove persone sono morte
quando decine di carri armati e mezzi militari sostenuti dall'aviazione sono
entrati a Beit Hanun, una
cittadina a Nord della regione. L’intensificazione degli attacchi nell’area,
decretata giovedì da Israele in risposta ai lanci di
razzi da parte di miliziani palestinesi, ha provocato nelle ultime 48 ore la
morte di 22 palestinesi.
Un gruppo di uomini armati ha fatto irruzione in una
moschea a Zehri, nel Sud Ovest del Pakistan. Sei
persone sono morte quando il commando ha aperto il
foco contro i fedeli. L’attacco sembra avere origine in una
faida tra clan rivali.
Gabriele Torsello, il fotoreporter italiano scomparso da
giovedì in Afghanistan, “sta bene”. Lo scrive l’agenzia online, Peacereporter, secondo cui stamani ci sarebbe
stato un nuovo contatto tra gli uomini che dicono di aver sequestrato
Torsello e lo staff di Emergency a Lashkargah. E proprio ad Emergency
lo stesso Torsello aveva telefonato ieri, per avvertire del suo rapimento.
Prima che si interrompesse la comunicazione, il fotoreporter aveva
chiesto di spiegare ai rapitori le sue buone intenzioni e il fatto di essere di
fede musulmana. Anche la Farnesina, intanto, stamani
ha confermato il sequestro. Sospettati i miliziani Talebani, che però hanno
smentito ogni loro coinvolgimento.
Rimaniamo in Afghanistan, dove sei persone sono morte oggi in
diversi attacchi di sospetti miliziani talebani. Tra le vittime, un consigliere
provinciale a Kandahar, ucciso a colpi di arma da
fuoco davanti al suo ufficio. Nella provincia sudorientale
di Khost, i guerriglieri hanno ucciso 3 poliziotti in
un attacco all’alba vicino al confine con il Pakistan. Qualche ora più tardi
due civili hanno perso la vita per la deflagrazione di una carica esplosiva
posta su una strada a sud di Herat. Da segnalare,
infine, che l’edizione online del Times riferisce di
un video, recapitato all’emittente televisiva pakistana, in cui il capo militare dei talebani, il
mullah Dadullah, decapita otto uomini accusati di
essere delle spie degli americani e dei britannici in Afghanistan.
“Non riteniamo che la sede delle Nazioni Unite fosse
l’obiettivo dell’attacco”. Così una fonte ONU a Beirut in merito alle granate
che nella notte hanno colpito una costruzione vicino al quartier
generale delle Nazioni Unite nella capitale libanese. Secondo testimoni le
granate, lanciate da una piccola collina nel centro della città, hanno centrato
un edificio dove si trovano alcuni uffici, parte di una banca e un night-club.
L’attacco, che non è stato rivendicato da nessun gruppo, ha provocato il
ferimento di quattro persone. Polizia ed esercito hanno isolato la zona e
avviato le indagini. Intanto oggi nel porto di Beirut si è svolta la cerimonia
per il passaggio di consegne tra l'Italia e la Germania
nel comando della forza navale dell’UNIFIL.
Giornata di voto oggi in Ecuador, dove oltre nove milioni
di elettori sono chiamati alle urne per eleggere il presidente, i cinque
rappresentanti del Parlamento, i 100 parlamentari del Congresso e per il
rinnovo di diversi consigli comunali e provinciali. Sulla corsa alla presidenza
ci riferisce Luis Badilla:
**********
Dei numerosi candidati in lizza solo quattro sono
effettivamente in corsa. Su tutti spicca Rafael Correa, leader del partito “Alianza Pais” che, con un
discorso antisistema e antiliberista e una buona dose di carisma e oratoria, ha
sorprendentemente conquistato dal 30% al 37% delle intenzioni di voto. Suo
diretto antagonista è il miliardario Alvaro Noboa Ponton, leader del Partido Renovador Institucional Accion Nacional (PRIAN). Con il
20% delle intenzioni di voto, vi è Leon Roldos, un socialista già vicepresidente del Paese, al
terzo tentativo per diventare capo di Stato. Infine, l’unica donna in lizza, Cinthya Viteri, candidata per il
partito di destra Social Cristiano. Sembra difficile che il presidente possa
essere letto già nel primo turno di oggi, perciò si prevede un secondo turno
per il 26 novembre. Sulla situazione elettorale qualche settimana fa è
intervenuto anche l’episcopato locale, che, in un breve documento, rivolto ai
candidati ed elettori, ha sottolineato il bisogno di politiche sociali capaci
di migliorare le condizioni dei lavoratori e dei settori più poveri del Paese.
I presuli hanno anche ribadito la necessità di rilanciare la moralità pubblica,
attraverso la lotta alla corruzione, invocando infine politiche in difesa della
famiglia e della vita.
**********
Il governo sudanese e i ribelli del fronte dell’Est hanno
firmato ieri un accordo di pace ad Asmara, negoziato con la mediazione del
governo eritreo e teso a mettere fine a dodici anni di conflitto armato.
L’accordo comprende tre parti dedicate alla divisione del potere, a quella
delle risorse e alla sicurezza. Sebbene nulla di preciso sia stato reso noto, fonti di Asmara ritengono che a rappresentanti del
Fronte verrà assegnato un posto di
ministro nel governo centrale oltre a vari parlamentari.
Le Nazioni Unite hanno concesso alla Costa d’Avorio un
nuovo rinvio di 12 mesi, fino ad ottobre dell’anno prossimo, per organizzare le
elezioni generali. La decisione, preannunciata nelle settimane scorse, è stata
ufficializzata ieri. La situazione del Paese sarà al centro del vertice
dell’Unione Africana, che si terrà martedì prossimo ad
Addis Abeba. Anche il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, probabilmente a fine mese, dovrà pronunciarsi sulla condotta del
presidente ivoriano, Laurent Gbagbo,
ed il primo ministro, Charles Konan
Banny, accusati di impedire la fine della crisi per
rimanere al potere. Il processo di pace in Costa d'Avorio mira a riunificare un Paese diviso in due dopo il colpo di stato
tentato ai danni di Gbagbo, nel settembre 2002. Il
presidente ivoriano continua a controllare il sud del Paese, mentre il nord è
in mano ai ribelli delle Forze Nuove (FN).
Sono arrivati ieri sera a Verona Claudio Chiodi e Ivano De
Capitani, i due escursionisti italiani rilasciati nella notte tra giovedì e
venerdì in Libia dopo essere stati rapiti in Niger lo scorso mese di agosto. I
due sono in buona salute. Chiodi parlando della liberazione, favorita anche
dalla Fondazione Gheddafi per lo sviluppo, ha
raccontato che i sequestratori hanno ricevuto pezzi di ricambio di auto, taniche
di benzina e pacchi di viveri.
Le Ferrovie del Lussemburgo (CFL) sono responsabili della
collisione tra due treni avvenuta mercoledì scorso in Francia nei pressi della
frontiera con il Lussemburgo. Lo ha ammesso il ministro dei Trasporti
lussemburghese, Lucien Lux, presentando oggi alla
stampa le conclusioni di un’inchiesta interna sull’incidente che ha causato la
morte di sei persone.
In Grecia 9,8 milioni di elettori sono chiamati oggi alle
urne per il primo turno delle elezioni municipali e regionali. La tornata è
considerata un importante test per il governo di Kostas
Karamanlis, leader del partito di centro-destra Nea Demokratia (ND), eletto nel 2004.
=======ooo=======