RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 287 - Testo della trasmissione di Sabato 14 ottobre 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Fede e scienza alleate per guarire l’uomo nel corpo e nello spirito: così il Papa ai figli spirituali di Padre Pio, in pellegrinaggio a Roma

 

E’ nobile e giusto difendere i diritti della libertà e della religione: Benedetto XVI ricorda i 50 anni dalla insurrezione democratica ungherese contro la dittatura comunista

Mons. Vincenzo Pelvi nominato dal Papa nuovo Ordinario militare per l’Italia

 

Domani mattina, in una Messa solenne in Piazza San Pietro, il Papa proclamerà 4 nuovi Santi: interviste con mons. Luigi Porsi e suor Maria Longo

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

“Una grande esperienza”: così Romano Prodi descrive ai nostri microfoni l’incontro di ieri in Vaticano con Benedetto XVI

 

Lunedì prossimo inizia a Verona il IV Convegno nazionale della Chiesa italiana sul tema “Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo”: intervista con padre Bartolomeo Sorge

 

Ai nostri microfoni mons. Gianfranco Ravasi che ha ricevuto il premio Grinzane Cavour - Alba Pompeia, per aver valorizzato in senso ideale il territorio come luogo dello spirito

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

“Giovanni Paolo II – servo della misericordia”. E’ il tema della Giornata del Papa che si celebra in Polonia

 

Accorato appello del presidente della Conferenza episcopale dell’Angola dopo i tagli ai fondi del Programma Alimentare Mondiale nel Paese africano

 

Per i vescovi statunitensi la costruzione del muro anti-immigrati tra Stati Uniti e Messico non fermerà gli immigrati e causerà solo nuovi drammi

 

Iniziato ieri il Festival del cinema di Roma

 

24 ORE NEL MONDO:

Ieri al Palazzo di Vetro di New York l’acclamazione del sudcoreano Ban Ki Moon come nuovo segretario generale dell'ONU

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

14 ottobre 2006

 

 

FEDE E SCIENZA ALLEATE PER GUARIRE L’UOMO NEL CORPO E NELLO SPIRITO:

COSI’ IL PAPA AI FIGLI SPIRITUALI DI PADRE PIO,

IN PELLEGRINAGGIO A ROMA NEL CINQUANTESIMO ANNIVERSARIO

DELLA “CASA SOLLIEVO DELLA SOFFERENZA”, A SAN GIOVANNI ROTONDO, IN PUGLIA

 

Questa è davvero “una grande festa di famiglia”: così il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, ha accolto stamane i partecipanti al pellegrinaggio delle Opere di San Pio da Pietrelcina, riuniti in Piazza San Pietro per la Messa di ringraziamento nel cinquantesimo di fondazione della “Casa Sollievo della Sofferenza, tra i “tanti frutti di bene” che l’“umile Frate cappuccino” ha suscitato nella Chiesa. Dopo la celebrazione eucaristica, l’incontro gioioso con il Papa. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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Sono arrivate da ogni parte d’Italia e del mondo, circa 30 mila persone della grande famiglia di San Pio da Pietrelcina, guidata da mons. Umberto D’Ambrosio, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo: i Frati minori cappuccini del Santuario e della provincia, i pellegrini dell’arcidiocesi, i gruppi di preghiera di “Padre Pio”, i dirigenti, i medici, gli infermieri ed il personale della “Casa Sollievo della Sofferenza”. Benedetto XVI li ha ringraziati tutti per il sostegno della loro preghiera:

 

Tutti insieme voi formate una grande famiglia spirituale, perché vi riconoscete figli di Padre Pio, un uomo semplice, un povero Frate, come diceva lui, al    quale Dio ha affidato il perenne messaggio del suo Amore crocifisso per l’intera umanità”.

 

E “dal cuore di Padre Pio” è nata la Casa Sollievo della Sofferenza, Casa “perché il malato, specialmente quello povero, si sentisse a proprio agio”, e “potesse trovare sollievo” “grazie a due forze convergenti: la preghiera e la scienza”. “La fede in Dio e la ricerca scientifica – ha sottolineato il Papa - cooperano al medesimo fine”:

 

“Sì, Dio è vita, e vuole che l’uomo sia guarito da ogni male del corpo e dello spirito”.

 

“Tutto nella Chiesa viene da Dio, e senza di Lui nulla può reggersi”, e “le opere di Padre Pio offrono un esempio straordinario di questa verità”. “La Casa Sollievo – ha detto il Papa - si può ben definire un “miracolo”:

 

“Chi poteva umanamente pensare che accanto al piccolo convento di San Giovanni Rotondo sarebbe sorto uno degli Ospedali più grandi e più moderni del Meridione d’Italia?”

 

E proprio nella Casa Sollievo della Sofferenza, ancora in costruzione, nacquero i primi gruppi di preghiera, per volontà di Padre Pio, in risposta all’appello lanciato del Papa Pio XII, nel lontano inverno del 1942, per invocare la pace nel mondo sconvolto dalla seconda guerra mondiale. Oggi questa “rete spirituale”, “con la Chiesa, per la Chiesa e nella Chiesa”, conta su oltre tremila gruppi sparsi in tutti i continenti.

 

“L’Opera di Padre di Pio come un grande “cantiere” animato dalla preghiera e destinato alla carità operosa”.

 

Il Vangelo ha concluso Benedetto XVI non consente scappatoie:

 

“Chi si rivolge al Dio di Gesù Cristo viene spinto a servire i fratelli, e viceversa chi si dedica ai poveri vi scopre il misterioso volto di Dio”.

 

A delineare i tratti distintivi della personalità di Padre Pio, il cardinale Bertone nella omelia della Messa ha posto in risalto la Croce, assunta su di sé, “quale sorgente di amore, di misericordia e di perdono”, la sua dedizione nel ministero di confessore per la cura delle anime e la conversione dei peccatori e la forza inesauribile della preghiera. Padre Pio santificato da Giovanni Paolo II nel 2002 soleva dire: “non sono che un povero frate che prega”.

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ALTRE UDIENZE

 

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina, in successive udienze, il cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito di Milano, e il cardinale Darío Castrillón Hoyos, prefetto della Congregazione per il Clero. Il Papa riceverà questo pomeriggio il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, e il cardinale Jaime Lucas Ortega y Alamino, arcivescovo di San Cristóbal de la Habana.

 

 

E’ NOBILE E GIUSTO DIFENDERE I DIRITTI DELLA LIBERTA’ E DELLA RELIGIONE:

 COSI’ IL PAPA NELLA LETTERA AL CARDINALE SODANO, LEGATO PONTIFICIO

ALLE CELEBRAZIONI CHE SI SVOLGERANNO A BUDAPEST PER I 50 ANNI

DALLA INSURREZIONE DEMOCRATICA UNGHERESE CONTRO LA DITTATURA COMUNISTA

 

“E’ nobile e giusto difendere e custodire i diritti della propria libertà e della religione”: così scrive Benedetto XVI nella Lettera al cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato emerito e Decano del Collegio Cardinalizio, per la nomina a Legato Pontificio alle celebrazioni della libertà dell’Ungheria, che si svolgeranno a Budapest il 22 e 23 ottobre prossimi. L’evento ricorda la rivoluzione ungherese del 1956, allorché l’Ungheria cercò di liberarsi dalla dittatura comunista. L’insurrezione fu repressa nel sangue dalle truppe del Patto di Varsavia: centinaia le vittime. “La vera libertà – afferma il Papa citando il Concilio Vaticano II - è nell'uomo un segno privilegiato dell'immagine divina” e quanti per questa causa “hanno subito persecuzioni o hanno perso la vita – ha aggiunto - sono degni di plauso e di doverosa memoria”. Prendendo spunto dal 50° anniversario della “eroica difesa della libertà nazionale” in Ungheria, Benedetto XVI esorta tutti, ma specialmente “coloro che sono impegnati in compiti educativi, ad adoperarsi per formare esseri umani” che “nel pieno riconoscimento dell'ordine morale, sappiano obbedire alla legittima autorità e siano”, nello stesso tempo, “amanti della genuina libertà”.

 

 

NOMINATO IL NUOVO ORDINARIO MILITARE PER L’ITALIA

 

Il Papa ha nominato Ordinario Militare per l’Italia mons. Vincenzo Pelvi, finora vescovo titolare di Tinisa di Numidia e ausiliare di Napoli, elevandolo alla dignità di arcivescovo. Mons. Vincenzo Pelvi è nato a Napoli l’11 agosto 1948. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 18 aprile 1973 e l’ordinazione episcopale il 5 febbraio del 2000.

 

ALTRE NOMINE

 

In India, il Santo Padre ha nominato arcivescovo di Bombay mons. Oswald Gracias, finora arcivescovo di Agra.

 

In Brasile, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell'eparchia di Nossa Senhora do Libano em São Paulo dei Maroniti presentata da mons. Joseph Mahfouz, in conformità al canone 210 § 2 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali. Gli succede il rev. Edgar Madi, finora parroco di Santa Teresa a Mansourieh e direttore della Scuola "La Sagesse" nell’arcieparchia di Beirut dei Maroniti. Il rev. Edgar Madi è nato il 23 marzo 1956 a Beit-Mery, in Libano, nell’arcieparchia maronita di Beirut.  Il 14 agosto 1983 è stato ordinato sacerdote.

 

In Germania, il Papa ha nominato vescovo di Eichstätt  il padre benedettino Dom Gregor Maria Hanke,  finora abate del Monastero di Plankstetten, situato nella medesima diocesi. Il rev. Dom Gregor Maria Hanke è nato a Elbersroth (diocesi di Eichstätt) il 2 luglio 1954 ed è stato ordinato sacerdote il 10 settembre 1983.

 

In Nigeria, il Santo Padre ha nominato vescovo di Ogoja il rev. John Ebebe Ayah, del clero diocesano di Ogoja. Il rev. John Ebebe Ayah è nato il 10 dicembre 1959 a Buja, diocesi di Ogoja. Il 24 luglio 1993 è stato ordinato sacerdote.

 

Benedetto XVI ha concesso il Suo assenso all’elezione canonicamente fatta dal Sinodo dei Vescovi della Chiesa Maronita, riunitosi dal 4 al 10 giugno 2006 a Bkerké, del rev. Corepiscopo Samir Nassar, finora sincello dell’arcieparhia di Antélias e parroco di Haret-Sader, ad arcivescovo di Damasco dei Maroniti, in Siria. Il rev. Samir Nassar è nato a Nebay il 5 luglio 1950 nell’Eparchia di Antélias, in Libano.  È stato ordinato sacerdote il 17 agosto 1980.

 

In Costa d’Avorio, il Santo Padre ha eretto la diocesi di Agboville con territorio dismembrato dalla diocesi di Yopougon, rendendola suffraganea dell’arcidiocesi di Abidjan. Il Papa ha nominato primo vescovo di Agboville il rev. Alexis Touably Youlo, del clero di San Pedro-en-Côte d’Ivoire, parroco e vicario generale della diocesi.

 

Il Santo Padre ha nominato membro della Commissione Cardinalizia di vigilanza dell'Istituto per le Opere di Religione (I.O.R.) il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Ha poi nominato nei Consigli Speciali della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi: il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, membro del Consiglio Speciale per l'Asia; mons. John Atcherley Dew, arcivescovo di Wellington, membro del Consiglio Speciale per l'Oceania; mons. Fernando Antônio Figueiredo, vescovo di Santo Amaro (Brasile), membro del Consiglio Speciale per l'America.

 

 

DOMANI BENEDETTO XVI PRESIEDERÀ, IN PIAZZA SAN PIETRO, IL RITO

 DI CANONIZZAZIONE DI THÉODORE GUÉRIN, RAFAEL GUÍZAR VALENCIA,

FILIPPO SMALDONE E ROSA VENERINI. ALLA CHIESA OFFRONO UN ESEMPIO

DI AMOROSA DONAZIONE A SERVIZIO DEL PROSSIMO

- Con noi  mons. Luigi Porsi e Suor Maria Longo -

 

Per amore di Cristo si sono spesi per il prossimo senza riserve, superando difficoltà e momenti bui e lasciandosi educare ogni giorno dal dialogo con Dio. Per questo domani Benedetto XVI li farà conoscere alla Chiesa universale con il rito di canonizzazione. In Piazza San Pietro alle 10 il Papa proclamerà santi Théodore Guérin, Rafael Guízar Valencia, Filippo Smaldone e Rosa Venerini. La nostra emittente seguirà la cerimonia, a partire dalle 9.50, in radiocronaca diretta, in italiano, tedesco, francese, spagnolo e portoghese, in onda media, onda corta e in modulazione di frequenza. Oggi ultimiamo la serie delle interviste che in questi giorni vi abbiamo proposto per conoscere meglio i nuovi santi. Parliamo del sacerdote italiano Filippo Smaldone, fondatore dell’Istituto delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori. Ascoltiamo in proposito il postulatore della Causa di canonizzazione, mons. Luigi Porsi, intervistato da Giovanni Peduto:

 

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R. - Filippo Smaldone, nato il 27 luglio 1848, è un sacerdote napoletano di origine e leccese di adozione, perché fu a Lecce che egli si recò il 25 marzo 1885, all’età di 37 anni, per aprire un centro assistenziale pei sordi di quella regione. Qui morì il 4 giugno 1923, all’età di 75 anni, lasciando una larga opinione di santità tra il clero leccese, le famiglie religiose, soprattutto, fra le sue Suore Salesiane dei Sacri Cuori, fra il laicato, specialmente fra i tanti sordi ex alunni, che lo amavano e lo piansero come “padre”.

 

D. - In quale ambiente ha operato e quali sono state le sue opere?

 

R. -    A Napoli, da giovane sacerdote, Filippo Smaldone operò nell’ambito catechistico e sanitario, prestando la sua opera nelle parrocchie, negli ospedali e nelle cliniche. Soprattutto si dedicò, già da chierico, all’insegnamento e all’assistenza ai sordi. A Lecce fu per trentanove anni direttore del Centro educativo-assistenziale per sordi e superiore dell’Istituto delle Suore Salesiane, da lui fondati. Inoltre si prodigò molto anche nell’attività pastorale leccese come confessore di diverse comunità religiose, direttore spirituale di sacerdoti e seminaristi, come canonico della cattedrale e superiore e direttore dei Missionari Leccesi per la evangelizzazione delle popolazioni dell’arcidiocesi.

 

Ma in che modo oggi viene continuata l’opera del sacerdote napoletano? Tiziana Campisi ha chiesto a suor Maria Longo, superiora generale delle Salesiane dei Sacri Cuori:

 

R. – Prima di tutto cerchiamo di fare come ha fatto lui: andare dietro a Gesù, possibilmente nel silenzio, senza molto chiasso, soprattutto cercando di vivere la logica del chicco di grano che muore e porta i suoi frutti. E oggi i frutti ci sono: c’è la Congregazione - la famiglia religiosa che lui ha voluto - con lo scopo preciso non di creare professionisti, ma di dare origine ad una famiglia, formata da donne, soprattutto donne consacrate, libere nel cuore per poter arrivare al cuore. Se con il cuore non si giunge al cuore, la tecnica rimane fredda e qualche volta rovina di più la persona, perchè se alla tecnica non si affianca la rieducazione – come da madre a figlio – non si può educare. Il nostro padre fondatore diceva: “Non si può educare se prima di tutto non si ama”.

 

D. – Don Filippo Smaldone santo: il suo culto si estende, dunque, alla Chiesa universale. Quale messaggio cogliere in tal senso?

 

R. – Noi religiose nate grazie al suo apostolato stiamo facendo questa esperienza: prima lo sentivamo più come nostro padre, adesso è come se non fosse solo nostro. Ci sta facendo scoprire sempre di più la santità del quotidiano - come ci sta insegnando la Chiesa oggi - la santità dell’ordinarietà. La virtù più bella del nostro padre fondatore, e di cui avremmo tanto bisogno oggi, è la virtù dell’umiltà. Quante depressioni, proprio perchè c’è una corsa al posto, alla carriera. Il nostro padre fondatore ci ha insegnato invece la virtù della pazienza, l’accoglienza dell’altro così com’è. Così, con le nostre preghiere, stiamo mettendo sotto la protezione del nostro padre fondatore la Chiesa, non solo i sacerdoti e il clero, ma anche le famiglie, e le famiglie dei sordi in particolare, e questo tutti possono farlo.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - Il discorso di Benedetto XVI al pellegrinaggio delle Opere di San Pio da Pietrelcina e della diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo.

 

Servizio estero - Nucleare: slitta il voto all'ONU per le sanzioni alla Corea del Nord.

 

Servizio culturale - Un articolo di Anna Bujatti dal titolo "La sapiente opera di stilizzazione non è disgiunta da una efficace interpretazione della personalità dei santi": la mostra sulla "Scultura lignea dalle terre russe" a Palazzo Leoni Montanari di Vicenza.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della finanziaria.  

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

14 ottobre 2006

 

 

“UNA GRANDE ESPERIENZA”: COSI’ ROMANO PRODI DESCRIVE

AI NOSTRI MICROFONI L’INCONTRO DI IERI IN VATICANO CON BENEDETTO XVI

 

“Una grande esperienza”: così Romano Prodi ha descritto ai nostri microfoni l’incontro ieri in Vaticano con Benedetto XVI. Al centro dei colloqui tanti temi: dalla bioetica, alla vita e alla famiglia, dalla solidarietà, al dialogo tra le religioni e le culture, dalle questioni internazionali al tema dei valori cristiani nel processo d’integrazione europea. Ma come è andato questo primo incontro tra il presidente del Consiglio Prodi e Benedetto XVI? Ascoltiamo Romano Prodi nell’intervista rilasciata a Luca Collodi:

 

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R. – Dal punto di vista umano è stato molto facile, molto più diretto, molto più immediato di quanto non avessi potuto immaginare. Nel senso che c’è sempre una solennità nei colloqui con il Santo Padre, mentre invece è sceso immediatamente in un linguaggio diretto di scambio di esperienza. Abbiamo cominciato, affrontando i problemi della politica estera: il Libano, con i grandi drammi, le sofferenze, della Palestina, il ruolo dell’Unione Europea. Ma tutto è stato immediato. Non c’era proprio agenda e mi ha colpito che – proprio per suo desiderio – non ci fosse un colloquio con discorso ufficiale. Un incontro senza discorso ufficiale, un colloquio immediato… Per me è stata una grande esperienza.

 

D. - Presidente Prodi, altri temi riguardano il Magistero della Chiesa. Mi riferisco in particolare alla bioetica, alla famiglia, per citarne alcuni. Mi rivolgo a lei come cattolico laico impegnato in politica. Questi temi suscitano dialogo, direi qualche volta anche “scontro” nella società civile. Nell’arco della sua lunga esperienza politica che sintesi è riuscito a delineare tra Magistero della Chiesa, valori e discussione politica?

 

R. – La sintesi è questa: se questi problemi della vita e della morte, dell’etica e delle radici dell’uomo vengono discussi con uno schema prefissato, allora non si arriva mai ad una soluzione seria; se vengono chiusi nella casella di un partito in cui uno agisce come se fosse sempre di fronte al proprio elettorato, allora la soluzione sarà sempre disastrosa. Se, invece, c’è il momento della discussione veramente profonda in Parlamento e nella società, allora la soluzione che si trova è coerente con i grandi principi che anche la Chiesa dà, tiene cioè conto dell’uomo, delle sue radici, dei fatti fondamentali, che guidano la nostra esistenza.

 

D. – Il Senato, nei giorni scorsi, ha espresso unanime solidarietà al Papa per i fatti seguiti al discorso a Ratisbona. Parliamo del rapporto con l’Islam, che è uno degli elementi forse più importanti di questo periodo storico che viviamo. Il Papa ricorda spesso l’importanza nel dialogo con l’Islam dell’identità cristiana e della reciprocità. Lei cosa ne pensa?

 

R. – Non c’è dialogo, senza che si riaffermi la propria identità. Il dialogo non vuol certamente dire rinunciare a se stessi. Io penso che quando si dialoga significa: io sono cristiano, ho la mia storia e le mie radici, ma non mi ritengo assolutamente superiore o voglio impormi a te; sono anche orgoglioso della mia storia, ma rispetto con uguale senso di apertura il tuo orgoglio. Io credo che questa sia la condizione per avere un dialogo. Naturalmente come politico, questo deve essere poi tradotto in fatti. Allora è chiaro che io non penso ad un dialogo astratto, ma penso ad una grande Banca del Mediterraneo in cui si lavori con lo stesso potere decisionale Paesi del sud e Paesi del nord; penso ad una Università in cui ci siano uguali studenti ed uguali professori del sud e del nord del Mediterraneo. Penso alle cose concrete che deve fare un politico. Il dialogo rende più forte la nostra identità, non la indebolisce mai. È la violenza che la indebolisce, l’identità, la violenza da un lato e dall’altro, che ci rende chiusi.

 

D. – La Chiesa italiana da lunedì prossimo si riunirà a Verona in un grande convegno, tappa importante per la pastorale della Chiesa italiana. Lei cosa si aspetta come cattolico da Verona?

 

R. – Quello che mi aspetto è veramente un ruolo rinnovato forte dei laici, cioè della partecipazione alla vita e civile e anche religiosa del Paese, in modo molto forte e molto aperto. Il mondo cattolico non deve avere paura della società esterna, c’è un discorso di lievito che è sempre stato un discorso fondamentale dell’educazione cattolica, anche di quella che io ho ricevuto quando ero ragazzo, cioè la grande fiducia che si aveva nei confronti del Concilio Vaticano II, che il dialogo sarebbe stato sempre produttivo. Io credo che sia proprio così.

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LUNEDI’ PROSSIMO INZIA A VERONA IL IV CONVEGNO NAZIONALE DELLA CHIESA

 ITALIANA SUL TEMA “TESTIMONI DI GESÙ RISORTO, SPERANZA DEL MONDO

- Intervista con padre Bartolomeo Sorge -

 

Ormai è tutto pronto a Verona dove lunedì prossimo inizierà il IV Convegno Ecclesiale Nazionale della Chiesa italiana. Tema dei lavori: “Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo”. Giovedì 19 ottobre giunge a Verona anche Benedetto XVI che presiederà una Celebrazione Eucaristica allo Stadio Bentegodi. L’appuntamento si concluderà venerdì 20 ottobre, con un intervento del cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana. Sul tappeto le grandi sfide della società contemporanea, il nuovo slancio missionario della Chiesa, il ruolo dei laici. Proprio su questo ultimo aspetto padre Bartolomeo Sorge, direttore del mensile Aggiornamenti sociali, ha pubblicato un articolo dal titolo: “E’ l’ora dei laici”. Fabio Colagrande gli ha chiesto perché:

 

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R. - Siamo giunti ad un punto di maturazione dell’ecclesiologia e poi anche della vita della Chiesa italiana, per cui è necessario affrontare questo tema. La Chiesa ormai non è più una Chiesa clericale come era prima del Concilio, ma i laici sono vero popolo di Dio, sono integranti nella realtà di Chiesa. Per di più ci sono stati cambiamenti sociali tali, profondi, per cui una nuova evangelizzazione del Paese oggi non può fare a meno di un laicato maturo. Qui è ormai il punto di snodo: la vocazione, la missione dei laici nella Chiesa e nel Paese. Per farlo, appunto, bisogna avere il coraggio di andare avanti. Qui il problema è che per essere testimoni oggi, come dice anche il tema “Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo”, bisogna ripensare i fondamenti della nostra testimonianza cristiana, passare dalla fase che abbiamo conosciuto subito dopo il Concilio, la cosiddetta “mediazione”, all’altra fase che poi è stata più di presenza con l’impegno carismatico di Giovanni Paolo II, alla terza fase che è quella della testimonianza di cui parla il tema di Verona, il che significa riscoprire, ridare purezza originaria alla testimonianza cristiana.

 

D. – Lei fa anche una proposta di un luogo nel quale pastori e fedeli laici si possono confrontare, incontrare…

 

R. - Sì, troviamo un luogo nella comunità cristiana in cui i laici possano parlare liberamente con i loro vescovi e i vescovi possano parlare liberamente con i fedeli laici per chiarire soprattutto questi temi di etica pubblica che ormai erano all’orizzonte e che oggi sono diventati un fattore determinante nella nostra vita sociale e democratica. Perché non esiste questo luogo, non si tratta di fare un luogo politico – sarebbe una sciocchezza, un assurdo creare nella Chiesa italiana uno spazio politico – ma nemmeno possono bastare i consigli pastorali che hanno altre finalità. Qui bisogna inventare: perché non tradurre, per esempio, il progetto culturale di ispirazione cristiana, in una vera scuola di discernimento, a livello nazionale e locale, in modo che tutti i cristiani impegnati nel sociale e nella politica di destra o di sinistra, del nord o del sud, si incontrino con i pastori, parlino schiettamente, facciano presenti le difficoltà, sentano la risposta alla luce del Vangelo e del magistero, e poi facciano i laici, liberamente, responsabilmente, quelle scelte che sono autorizzati a compiere nella loro vocazione laicale.

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A MONS. GIANFRANCO RAVASI IL PREMIO GRINZANE CAVOUR - ALBA POMPEIA:

PER AVER VALORIZZATO IN SENSO IDEALE IL TERRITORIO COME LUOGO DELLO SPIRITO

- Con noi lo stesso prefetto della Biblioteca Pinacoteca Ambrosiana -

 

E’ monsignor Gianfranco Ravasi, prefetto della Biblioteca Pinacoteca Ambrosiana, il vincitore della V edizione del Premio Grinzane Cavour - Alba Pompeia. Questa sera, la cerimonia di premiazione presso il Teatro Sociale di Alba. A Monsignor Ravasi è riconosciuto il merito di aver valorizzato in senso ideale il territorio come luogo dello spirito. In alcune sue opere, come "I monti di Dio" e "Le sorgenti di Dio", la natura è argomento centrale. Nell’intervista di Rosario Tronnolone, mons. Ravasi spiega come i luoghi conducano a Dio:

 

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R. - Ci sono almeno due percorsi, anche all’interno della mia stessa esistenza. E’ vero che io sono un uomo di studio, che ha quindi vissuto la cultura nel senso, forse, più verticale e spirituale, ma è anche vero che nella mia vita ho avuto un lungo periodo in cui ho fatto archeologia. Quindi, mi sono interessato non soltanto del vicino Oriente, non soltanto del paesaggio in quanto tale - pensiamo ad esempio a quanto sia carico di significati il deserto - ma anche a tutto ciò che l’umanità è riuscita ad incidere all’interno del territorio stesso, attraverso i suoi segni, i segni della sua cultura. Quindi, una vicinanza  quasi materiale alla terra. Dall’altra parte, poi, la mia professione – chiamiamola così – di esegeta, di studioso delle Scritture, ha fatto sì che mi dedicassi a due grandi simboli che sono universali e che riguardano la natura, il territorio: da un lato, i monti, e dall’altra, le acque. Queste due componenti fanno parte del panorama, ma al tempo stesso costituiscono tutta una serie di significati ulteriori, che sono impressi in queste due componenti fisiche, non solo dalla tradizione biblica, ma un po’ da tutte le culture.

 

D. – In un momento come questo, in cui il dialogo è così al centro dell’attenzione di tutti, in che modo questi luoghi dell’anima – se così vogliamo dire – possono parlarci ed aiutarci ad un dialogo?

 

R. – E’ un percorso forse da seguire. Ci sono degli elementi che sono comuni - potremmo dire - quasi a tutte le religioni.  Parliamo ad esempio di uno dei simboli cui ho fatto cenno: l’acqua. L’acqua è indubbiamente la componente fondamentale della vita, della fecondità, ed è per questo che l’uomo della Bibbia la desidera con tutto se stesso e la fa diventare simbolo della sete mistica. La fa diventare, anzi, simbolo di Dio, come ci dice Geremia nel capitolo II, in una frase fortemente suggestiva, quasi folgorante: “Hanno scavato cisterne screpolate che non possono più trattenere l’acqua e hanno dimenticato Me, sorgente d’acqua viva”. Dio e l’idolo si contrappongono proprio attraverso il simbolo dell’acqua. E questo vale – ho detto - per tutte le culture. Vale anche per un mondo così laico com’è il nostro. Pensiamo al dramma dell’acqua ai nostri giorni. Ci si accorge sempre di più che attraverso l’inquinamento e il cattivo uso dell’acqua si rischia l’esistenza stessa dell’umanità. Si cerca, quindi, un valore più profondo che è il valore della vita. Allora, in mezzo alle tante strade che si possono percorrere per ristabilire il dialogo sia tra le religioni, sia in un mondo agnostico, c’è proprio quello della natura, la natura vista però sempre come un segno, non semplicemente come un oggetto e un dato fisico.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 15 ottobre, 28.ma Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci propone il dialogo di Gesù col giovane ricco. Questi osserva da sempre i comandamenti, ma chiede al Signore cos’altro deve fare per avere la vita eterna.  Gesù risponde:

 

«Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi».

 

Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò triste, poiché aveva molti beni. Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Il ricco che si atteneva a tutti i comandamenti, non era in grado di distogliere lo sguardo da ciò che possedeva, per affidarsi ad una relazione integra e totale con Cristo, il Messia. E’ un’immagine dell’uomo che si sforza di fare tutto bene e adempiere ogni dovere, ma che comunque non percepisce il respiro di Dio nella sua vita. E’ quella relazione vibrante che dà la vita. Il Vangelo dice che si è rattristato e se ne è andato afflitto. La tristezza è un sentimento importante nella vita spirituale. I Padri dicono che una è la tristezza spirituale, quella che nasce insieme al pentimento e muove la persona a gettarsi al collo del proprio Signore e Salvatore, che si offende con i propri peccati. Un’altra è la tristezza nella quale pesca il maligno e proviene dall’invidia, dall’avarizia e dall’attaccamento alle cose nelle quali si è posata la nostra speranza. Le cose non salvano l’uomo, ma lo illudono, e perciò deludono, ma chi pone la sua fiducia nel Signore non resta deluso.

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CHIESA E SOCIETA’

14 ottobre 2006

 

 

“GIOVANNI PAOLO II – SERVO DELLA MISERICORDIA”.

E’ IL TEMA DELLA GIORNATA DEL PAPA CHE SI CELEBRA IN POLONIA

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

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VARSAVIA. = E’ la sesta volta che in Polonia viene celebrata la Giornata del Papa, istituita nel 2000 dopo il pellegrinaggio nel 1999 di Giovanni Paolo II nel Paese. L’obiettivo è quello di sostenere più efficacemente l’impegno sociale nel campo dell’istruzione e della cultura seguendo gli insegnamenti del magistero di Giovanni Paolo II. Ogni anno la manifestazione affronta uno degli aspetti fondamentali legati al Papa polacco. Per questa edizione è stato scelto come tema “il servizio alla misericordia”. La Giornata del Papa - spiega il direttore della Fondazione “Opera del Nuovo Millennio” della Conferenza episcopale polacca promotrice dell’iniziativa, Andrzej Cehak - viene festeggiata sempre la domenica di ottobre che precede il 16 di ottobre, giorno dell’elezione di Giovanni Paolo II. “Quest’anno - aggiunge - vogliamo ricordare la necessità di una bontà, di atti di carità verso il nostro prossimo, che Giovanni Paolo II spesso sottolineava nel suo insegnamento. Vogliamo anche ricorrere alle radici di ogni bontà, umana che crescono dalla misericordia di Dio”. Domani a Varsavia e a Cracovia saranno celebrate Sante Messe per la beatificazione e la canonizzazione di Giovanni Paolo II. Verrà anche assegnato il Premio “Totus” nelle quattro categorie che riguardano la promozione umana, l’impegno caritativo ed educativo, la promozione della cultura cristiana e la diffusione dell’insegnamento del Papa.

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ACCORATO APPELLO DEL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELL’ANGOLA DOPO I TAGLI AI FONDI DEL PROGRAMMA ALIMENTARE MONDIALE NEL PAESE AFRICANO

 

LUANDA. = “Non abbandonate le centinaia di migliaia di persone che dipendono dal vostro aiuto”: è l’allarme lanciato dal presidente della Conferenza episcopale di Angola e Sao Tomé, mons. Damião António Franklin, in seguito al taglio dei fondi del Programma Alimentare Mondiale dell’ONU. La dichiarazione, riferisce l’agenzia Fides, è stata rilasciata nel corso dell’incontro tra delegazioni delle Chiese lusofone, che si tiene in questi giorni a Fatima, in Portogallo. Fino a settembre, il Programma alimentare mondiale riusciva a sostenere le spese, in Angola, di refettorio scolastico per 220 mila bambini. Si pensava anche di estendere questo servizio ad altri 100 mila bambini entro la fine dell’anno. Le Nazioni Unite hanno dovuto procedere, però, ad una notevole riduzione dei fondi poiché mancano sei milioni di dollari, necessari al trasporto di 17mila tonnellate di beni alimentari. Quindi, almeno 417mila persone tra cui molti bambini, verranno escluse dalla distribuzione degli aiuti. In Angola la guerra civile, iniziata dopo l’ottenimento dell’indipendenza dal Portogallo nel 1975, si è protratta per 27 anni. Dal 2002, si è iniziato a parlare di ricostruzione ma il percorso è ancora molto lungo. L’Angola, infatti, è un Paese ricco di risorse minerarie e di terre fertili ma queste ricchezze non sono equamente distribuite. Il 70 per cento dei 12 milioni di abitanti vive al di sotto del livello di povertà e il tasso di mortalità infantile è di 185 morti per mille bambini. (A.S.)

 

 

PER I VESCOVI STATUNITENSI LA COSTRUZIONE DEL MURO ANTI-IMMIGRATI TRA STATI UNITI E MESSICO NON FERMERA’ GLI IMMIGRATI E CAUSERA’ SOLO NUOVI DRAMMI

 

WASHINGTON. = La costruzione del nuovo muro contro gli immigrati clandestini lungo la frontiera tra Stati Uniti e Messico non risolverà il problema dell’immigrazione clandestina, ma causerà solo altri morti e violenza. Dopo i vescovi messicani, anche i presuli degli Stati Uniti, criticano il provvedimento approvato dal Congresso e firmato nei giorni scorsi dal presidente americano, George Bush. L’erezione della nuova barriera, “invierà un segnale sbagliato al nostro pacifico vicino e a tutta la comunità internazionale”, afferma in una lettera inviata al capo della Casa Bianca il vescovo di Spokane, mons. William Stephen Skylstad, presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti. Nel testo si sottolinea che da quando le autorità americane hanno cominciato ad irrigidire le misure per rafforzare la sicurezza alle frontiere nel 1995, il numero delle morti tra gli immigrati illegali è raddoppiato. In questo decennio, tremila persone hanno perso la vita nel tentativo di valicare clandestinamente il confine con gli Stati Uniti. “La costruzione della nuova barriera – spiega il presule - costringerebbe gli immigrati che cercano disperatamente lavoro per sostenere le loro famiglie, a cercare alternative ancora più pericolose per entrare nel Paese” e ad affidarsi sempre di più a trafficanti senza scrupoli. La realizzazione del muro “invierebbe inoltre al Messico e ad altri Paesi dell’emisfero sud il messaggio che gli Stati Uniti non sono disposti a cooperare con altre nazioni per affrontare insieme il problema dell’immigrazione clandestina”. Invece di costruire barriere, afferma in conclusione il mons. William Stephen Skylstad, occorre puntare su politiche economiche e commerciali che garantiscano un lavoro e salari giusti. Salari che consentirebbero ai poveri del sud del continente di restare nei loro Paesi. (L.Z.)

 

 

UNA VERA FESTA DELL’ATTORE E DEL CINEMA: COSÌ SI È PRESENTATO IERI

AL PUBBLICO INTERNAZIONALE IL NUOVO FESTIVAL CINEMATOGRAFICO DI ROMA

- A cura di Luca Pellegrini -

 

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ROMA. = Il ritratto di una donna e la storia tormentatissima di un giovane Paese a cavallo tra l’Europa e l’Asia. Primo film in concorso alla festa romana è quello del regista francese Robert Guediguian dal titolo Voyage en ArmenieViaggio in Armenia, nel quale l’intensa Ariane Ascaride interpreta la figura di Anna, una rigorosa cardiologa che entra in contatto e si scontra con il suo sconosciuto Paese d’origine, l’Armenia, nel quale il padre si è rifugiato per trascorrere il tempo che gli resta. Un Paese nuovo e fatto di contrasti, perché costruito, come afferma il regista, “con mattoni vecchi”. La sfida dell’Armenia è quella che coinvolge molte realtà politiche e sociali nate all’indomani del crollo dell’Unione Sovietica: desiderio di modernità, accelerato sviluppo, fedeltà alle tradizioni religiose e culturali, guasti dovuti alla corruzione e alla sete di facili guadagni. Ma Guediguian ha girato il film nel 2005, scavando nelle sue origine armene e presagendo quanto l’Europa sia debitrice, in negativo, del prolungato silenzio sulla tragica storia armena del secolo scorso, di cui proprio la Francia si è fatta interprete in questi giorni, scatenando un intenso dibattito. Il viaggio di Anna è un tipico viaggio sentimentale ed iniziatico, per conoscere se stessi e le proprie origini. Sullo sfondo svetta il profilo del Monte Ararat, il monte di Noè sul quale la tradizione vuole si posò l’Arca dopo il diluvio: un simbolo di pace in una realtà perennemente inquieta e, troppo spesso, in guerra. Nel film maggiormente è la guerra del cuore e della memoria che sconvolgono lo sguardo e le certezze della protagonista, fino allo svelarsi di una personale poesia degli esseri umani che incontra e, inaspettatamente, di quel mondo ostile che ora sembra proteggerla e accompagnarla nel nuovo avvenire. E di avvenire tratta anche il bel film dell’italiano Eugenio Cappuccio, Uno su due: Lorenzo è atterrito dall’improvvisa malattia che spezza la sua vita. Entra in contatto con il dolore. Si profila per lui e per gli amici il dramma, conoscerà persone vere in quel letto d’ospedale che diventa la sua prigione. Bravissimo e maturo il regista: riesce a trattare questi temi con rigore e poesia, senza retorica, senza sbavature commiserevoli e sentimentali, nella verità. Il dolore quasi viene limitato ai margini: ciò che conta, nella malattia, è la forza di saperlo contrastare e combattere con la speranza e uno sguardo che si fa carità e amore.

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24 ORE NEL MONDO

14 ottobre 2006

 

 

- A cura di Roberta Moretti -

 

Ore cruciali all’ONU di New York, dove sembra slittare il voto del Consiglio di Sicurezza per una risoluzione sulla crisi nucleare nordcoreana, previsto alle 16.00 ora italiana. Intanto, secondo fonti anonime citate dalla Cnn, l’intelligence statunitense avrebbe riscontrato tracce radioattive nella località dove lunedì la Corea del Nord ha effettuato il test. Per i particolari, il servizio di Roberta Moretti:

 

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L’approvazione della risoluzione, che appariva sicura, non lo è più. Dal Palazzo di Vetro, l’agenzia Afp riferisce che la riunione del Consiglio di Sicurezza é stata rinviata di due ore, per dare tempo di consultarsi ai cinque membri permanenti - Usa, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina - e al Giappone, che ha la presidenza di turno. La Russia, infatti, ha sollevato nuove obiezioni sul testo, che prevede l’adozione di sanzioni contro la Corea del Nord. Stamani, il ministro della Difesa russo, Serghei Ivanov, si è opposto a qualsiasi allusione a possibili azioni di forza, dicendosi concorde con la Cina sul fatto che “le sanzioni devono essere automaticamente abolite, se la Corea del Nord ritornerà alle trattative”. La Cina, intanto, avrebbe posto anche delle “difficoltà tecniche”, che l’ambasciatore degli Stati   Uniti all’ONU, John Bolton, confida possano essere risolte con consultazioni anche notturne. In particolare, Pechino avrebbe riserve sull’autorizzazione a ispezionare cargo provenienti dalla Corea del Nord o lì destinati, alla ricerca di materiali nucleari o missili balistici. L’intesa sulla questione nordcoreana tra Russia e Cina è stata ulteriormente consolidata stamani dall’incontro a Mosca tra il presidente russo, Putin, e un inviato speciale del presidente cinese, Hi Jintao. Intanto, da parte sua, il segretario generale designato delle Nazioni Unite, l’attuale ministro degli Esteri della Corea del Sud, Ban Ki Moon, ha auspicato l’approvazione di una risoluzione “ferma e chiara”. E mentre il segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, si appresta a partire, la prossima settimana, per l’Estremo Oriente, fa discutere la notizia del riscontro, da parte dell’intelligence USA, di tracce di radioattività nella località nordcoreana di Punggye, dove lunedì sono stati effettuati i test sotterranei. Il dato, che secondo la Cnn sarà ufficiale nelle prossime ore, confermerebbe l’annunciato esperimento nucleare. Nessuna traccia di radioattività è stata invece rilevata nell’atmosfera dall’Agenzia europea per la sorveglianza sugli esperimenti nucleari. E sulla crisi nordcoreana ha espresso preoccupazione anche la Chiesa locale, che, in un messaggio congiunto dei presidenti della Commissione episcopale per la riconciliazione del popolo coreano e della Commissione Giustizia e Pace, ha sottolineato che “solo tramite il dialogo e il perdono si può camminare verso una vera pace”. “Nessuno – si legge nel documento – deve fermare la strada di riconciliazione costruita con tanti sforzi”.

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Ban Ki Moon è il nuovo segretario generale dell’ONU: formalmente succederà a Kofi Annan dal 1 gennaio 2007.  Il ministro degli Esteri sudcoreano è stato eletto ieri dai 192 Paesi dell'Assemblea generale per acclamazione, su raccomandazione unanime del Consiglio di Sicurezza. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Sessantadue anni, studi a Seul e a Harvard, da 36 anni in diplomazia, già ambasciatore all'ONU tra il 2001 e il 2003, diventa l’ottavo segretario generale dell’ONU, salutato al momento dell’elezione da un forte applauso. E’ il primo asiatico a capo dell'organizzazione mondiale per la pace dai tempi del birmano U Thant, che la guidò dieci anni fino al 1971. Diventa il numero uno del Palazzo di Vetro. La Carta delle Nazioni Unite lo definisce “chief administrative officer”, ossia il “più alto funzionario” dell'organizzazione. Lo chiama ad agire in tale qualità e – si legge - in ogni altra funzione che gli viene affidata dal Consiglio di Sicurezza, dall’Assemblea Generale, dal Consiglio Economico e Sociale e dagli altri organi dell’ONU. La Carta autorizza, inoltre, il segretario generale ad “attirare l’attenzione del Consiglio di Sicurezza su qualsiasi questione che, a suo avviso, può mettere in pericolo il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale”. Il pensiero va alla crisi nucleare di cui si è fatta protagonista in questi giorni la Corea del Nord. A questo proposito, il nuovo segretario ONU, finora ministro degli Esteri della Corea del Sud, auspica l'approvazione di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza “ferma e chiara” e il permanere di uno spazio di dialogo. Quella del nucleare è una delle sfide che si trova davanti l’organizzazione delle Nazioni Unite che, dopo un momento di forte crisi di credibilità, torna ad essere punto di riferimento fondamentale per un dialogo e un approccio multilaterale alle crisi del mondo globalizzato, e che deve anche riprendere in mano il capitolo delle riforme interne. Tra i tanti messaggi di saluto, quello degli Stati Uniti: l’ambasciatore all’Onu, John Bolton, parla di “uomo giusto per guidare il Palazzo di Vetro in questo momento decisivo della sua storia” e per “costruire sul terreno delle modeste riforme” adottate finora dalle Nazioni Unite.

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E al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l’Unione Europea ha di fatto rinviato il caso del nucleare iraniano. Bruxelles potrebbe infatti confermare martedì la sospensione dei negoziati con Teheran. La mancanza di risultati concreti nel dialogo tra le parti potrebbe condurre ad una serie di sanzioni da parte del Palazzo di Vetro.

 

Nuova macabra scoperta di cadaveri a Baghdad, dove nelle ultime 24 ore sono stati ritrovati i corpi di 25 persone, con evidenti segni di tortura. Altri 14, tutti decapitati, sono stati recuperati a Duleiya, una città a maggioranza sunnita. Intanto, i leader sciiti hanno fatto appello alla fine delle violenze interconfessionali nel Paese. Ieri, inoltre, otto persone sono morte in un attentato suicida in un mercato di al Qaim, nell’Iraq occidentale, vicino alla frontiera con la Siria, mentre un altro giornalista iracheno, che lavorava per la radio statale, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco nella zona meridionale di Baghdad.

 

Medio Oriente. Sono sette i palestinesi uccisi e 18 i feriti prima dell’alba in incursioni dell’esercito e dell’aviazione israeliana nel settore orientale del campo profughi di Jabaliya, nel nord della Striscia di Gaza. Almeno tre dei palestinesi uccisi facevano parte delle Brigate Ezzedin al Qassam, braccio armato del movimento islamico Hamas al governo. Da giovedì, 20 palestinesi sono stati uccisi nella Striscia dall’esercito israeliano, che ha rafforzato le sue operazioni per tentare di porre fine al lancio di razzi da Gaza verso il sud di Israele. Sul fronte politico, ieri il premier palestinese, Ismail Haniyeh, ha affermato che Hamas non riconoscerà mai il diritto all'esistenza di Israele e continuerà la lotta armata contro lo Stato Ebraico.

 

Passaggio di consegne, domani al porto di Beirut, tra l’Italia e la Germania per il comando della forza navale multinazionale in Libano. L’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, comandante della Maritime Task Force 425, passerà il comando della forza marittima internazionale operante nelle acque libanesi all’ammiraglio Andreas Krause, della Marina militare tedesca.

 

Ancora violenza in Afghanistan. Il governatore della provincia orientale di Laghman, Gulab Mangal, è scampato stamani a un attentato davanti alla sede del governatorato a Mehtarlam, che invece è costato la vita a un suo collaboratore. Secondo fonti della polizia, una bomba è stata fatta detonare a distanza mentre Mangal si stava recando in ufficio; subito dopo l’esplosione è seguito un attacco a colpi di arma da fuoco.

 

Gli Stati Uniti hanno confermato sanzioni economiche al Sudan per il genocidio in Darfur e hanno introdotto un nuovo embargo su tutte le transazioni nel settore petrolifero e petrolchimico. Il decreto, firmato dal presidente americano, George W. Bush, mantiene il congelamento di tutti i fondi detenuti dal regime sudanese negli Usa imposto da Bill Clinton nel 1997 e cita “azioni del governo che violano i diritti umani, in particolare in riferimento al conflitto in Darfur”.

 

In Somalia, le Corti islamiche hanno respinto ieri sera un attacco lanciato dalle forze governative per riconquistare la città di Kisimaayo, porto strategico a sud-ovest di Mogadiscio. Stando a quanto riferito oggi da alcuni testimoni, gli scontri tra le milizie fedeli al ministro della Difesa, il colonnello Barre “Hirale” Aden Shire, e i miliziani islamici sono avvenuti alle porte della città  e sono andati avanti per circa due ore. Le forze governative sono quindi state costrette a ritirarsi. Non ci sono al momento notizie di vittime.

 

Elezioni presidenziali domani in Ecuador. Si recheranno alle urne più di 9 milioni di aventi diritto. 14 i candidati in lista, tra cui spiccano 4 possibili pretendenti. Tra loro Rafael Correa, 43 anni, del partito Alianza Pais, ministro delle Finanze nell’attuale governo, e Alvaro Noboa Ponton, 55 anni, leader del Partido Renovador Institucional Accion Nacional. Maurizio Salvi:

 

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L’Ecuador rappresenta, prima di Nicaragua e Venezuela, un nuovo e interessante test sul possibile mutamento degli equilibri nel continente latino americano. Correa, partito in campagna elettorale come outsider, ha registrato nelle ultime settimane, con un discorso critico nei confronti delle forze politiche tradizionali, un aumento esponenziale dei consensi e ha creato i presupposti per allineare un suo eventuale governo con l’asse formato da Venezuela Bolivia e Cuba, che è visto da Washington come il fumo negli occhi. Oltre al fatto che l’Ecuador utilizza il dollaro come moneta normale di scambio, infatti, gli Stati Uniti utilizzano la base aerea ecuadoriana di Manta, per operazioni contro il narcotraffico e la guerriglia in Colombia.

 

Dall’America Latina, Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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Almeno sette persone risultano disperse in Cina, in seguito alla collisione fra due imbarcazioni da cargo nel bacino artificiale delle Tre Gole, sul Fiume Giallo. Uno dei due battelli, che trasportava 200 mucche, dopo l’urto con l’altro, che conteneva un carico di carbone, è affondato velocemente. Dieci dei 17 membri dell’equipaggio dell’imbarcazione sono stati tratti in salvo.

 

Confermato l’ergastolo per Abimael Guzman, il fondatore del gruppo maoista Sendero Luminoso, che ha seminato il terrore in Perù negli anni ‘80. Guzman, 71 anni, è stato condannato insieme alla sua compagna, Elena Iparraguirre, per i reati di terrorismo aggravato e omicidio. Lo ha reso noto l’emittente radiofonica Rpp. Il Tribunale penale nazionale, competente per i reati di terrorismo, ha condannato altri undici membri del movimento clandestino con pene fra 24 e 35 anni per terrorismo aggravato.

 

Il governo spagnolo “deplora” che un Rapporto ONU definisca “prigionieri politici” quelli appartenenti al movimento basco separatista ETA, affermando di “non condividere” tale definizione. La reazione è al Rapporto del nuovo relatore speciale dell’ONU sulla tortura, l’austriaco Manfred Nowak, redatto la scorsa primavera e già consegnato al governo Zapatero. Nowak - informano i media - ha anche criticato la Spagna per la permanente “dispersione” dei detenuti baschi, la cui riunione nelle carceri di Euskadi è chiesta pressantemente dall’ETA, e per essere rimasta sorda alle richieste di indagare le denunce di tortura. Dei 528 detenuti dell’ETA nelle carceri spagnole, rileva il Rapporto Nowak, solo 11 si trovano in penitenziari baschi.

 

Sono stati rilasciati stamani in territorio libico i due turisti italiani rapiti il 22 agosto scorso nel Niger sud-orientale, al confine con il Ciad, insieme ad altri 19 turisti, poi rilasciati, dal gruppo Fars Sahara. La Farnesina ha espresso gratitudine alle autorità libiche e, in particolare, alla “Fondazione Gheddafi per lo sviluppo”, per il contributo dato alla soluzione del caso.

 

Maxisbarco di immigrati, questa mattina, sull’isola siciliana di Lampedusa. 308 persone, a bordo di un barcone di 18 metri, sono state soccorse da tre motovedette dalla Guardia costiera a 400 metri da Cala Pisana, mentre erano in balia del mare in tempesta. La carretta del mare era in notevole difficoltà a causa delle pessime condizioni meteorologiche nel Canale di Sicilia.

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