RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 287 - Testo
della trasmissione di Sabato 14 ottobre 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Mons. Vincenzo Pelvi
nominato dal Papa nuovo Ordinario militare per l’Italia
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il Vangelo di domani: il
commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
Iniziato ieri il Festival del cinema di Roma
Ieri al Palazzo di Vetro di New York
l’acclamazione del sudcoreano Ban
Ki Moon come nuovo
segretario generale dell'ONU
14 ottobre 2006
FEDE E
SCIENZA ALLEATE PER GUARIRE L’UOMO NEL CORPO E NELLO SPIRITO:
COSI’
IL PAPA AI FIGLI SPIRITUALI DI PADRE PIO,
IN
PELLEGRINAGGIO A ROMA NEL CINQUANTESIMO ANNIVERSARIO
DELLA
“CASA SOLLIEVO DELLA SOFFERENZA”, A SAN GIOVANNI ROTONDO, IN PUGLIA
Questa è davvero “una grande festa di famiglia”: così il
cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, ha accolto stamane
i partecipanti al pellegrinaggio delle Opere di San Pio da Pietrelcina,
riuniti in Piazza San Pietro per
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Sono arrivate da ogni parte d’Italia e del mondo, circa 30
mila persone della grande famiglia di San Pio da Pietrelcina,
guidata da mons. Umberto D’Ambrosio, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo: i Frati minori
cappuccini del Santuario e della provincia, i pellegrini dell’arcidiocesi, i
gruppi di preghiera di “Padre Pio”, i dirigenti, i medici, gli infermieri ed il
personale della “Casa Sollievo della Sofferenza”. Benedetto XVI li ha
ringraziati tutti per il sostegno della loro preghiera:
“Tutti
insieme voi formate una grande
famiglia spirituale, perché vi riconoscete figli di Padre Pio, un uomo
semplice, un povero Frate, come diceva lui, al quale
Dio ha affidato il perenne messaggio del suo Amore crocifisso per l’intera umanità”.
E “dal cuore di Padre Pio” è nata
“Sì, Dio è vita, e
vuole che l’uomo sia guarito da ogni male del corpo e dello spirito”.
“Tutto nella Chiesa viene da Dio, e senza di Lui nulla può
reggersi”, e “le opere di Padre Pio
offrono un esempio straordinario di questa verità”. “La Casa Sollievo – ha
detto il Papa - si può ben definire un “miracolo”:
“Chi poteva
umanamente pensare che accanto al piccolo convento di San Giovanni Rotondo
sarebbe sorto uno degli Ospedali più grandi e più moderni del Meridione
d’Italia?”
E proprio nella Casa Sollievo della Sofferenza, ancora in
costruzione, nacquero i primi gruppi di preghiera, per volontà di Padre Pio, in risposta all’appello lanciato del Papa Pio XII, nel
lontano inverno del 1942, per invocare la pace nel mondo sconvolto dalla seconda
guerra mondiale. Oggi questa “rete spirituale”, “con
“L’Opera di Padre di
Pio come un grande “cantiere” animato dalla preghiera e destinato alla carità
operosa”.
Il Vangelo ha concluso Benedetto XVI non consente
scappatoie:
“Chi si rivolge al
Dio di Gesù Cristo viene spinto a servire i fratelli,
e viceversa chi si dedica ai poveri vi scopre il misterioso volto di Dio”.
A delineare i tratti distintivi della personalità di Padre
Pio, il cardinale Bertone nella omelia della Messa ha posto in risalto
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ALTRE
UDIENZE
Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina, in successive
udienze, il cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito di Milano, e il
cardinale Darío Castrillón Hoyos, prefetto della Congregazione per il Clero. Il Papa
riceverà questo pomeriggio il cardinale Renato Raffaele
Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e del
Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, e il
cardinale Jaime Lucas Ortega y Alamino, arcivescovo di San Cristóbal
de la Habana.
E’
NOBILE E GIUSTO DIFENDERE I DIRITTI DELLA
LIBERTA’ E DELLA RELIGIONE:
COSI’ IL PAPA NELLA LETTERA AL CARDINALE
SODANO, LEGATO PONTIFICIO
ALLE
CELEBRAZIONI CHE SI SVOLGERANNO A BUDAPEST PER I 50 ANNI
DALLA
INSURREZIONE DEMOCRATICA UNGHERESE CONTRO LA DITTATURA COMUNISTA
“E’ nobile e giusto difendere e custodire i diritti della
propria libertà e della religione”: così scrive Benedetto XVI nella Lettera al
cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato emerito e Decano del Collegio
Cardinalizio, per la nomina a Legato Pontificio alle celebrazioni della libertà
dell’Ungheria, che si svolgeranno a Budapest il 22 e 23 ottobre prossimi.
L’evento ricorda la rivoluzione ungherese del 1956, allorché l’Ungheria cercò
di liberarsi dalla dittatura comunista. L’insurrezione fu repressa nel sangue
dalle truppe del Patto di Varsavia: centinaia le vittime. “La vera libertà –
afferma il Papa citando il Concilio Vaticano II - è nell'uomo un segno
privilegiato dell'immagine divina” e quanti per questa causa “hanno subito
persecuzioni o hanno perso la vita – ha aggiunto - sono degni di plauso e di doverosa
memoria”. Prendendo spunto dal 50° anniversario della “eroica difesa della
libertà nazionale” in Ungheria, Benedetto XVI esorta tutti, ma specialmente “coloro
che sono impegnati in compiti educativi, ad adoperarsi
per formare esseri umani” che “nel pieno riconoscimento dell'ordine morale,
sappiano obbedire alla legittima autorità e siano”, nello stesso tempo, “amanti
della genuina libertà”.
NOMINATO
IL NUOVO ORDINARIO MILITARE PER L’ITALIA
Il Papa ha nominato Ordinario Militare per l’Italia mons. Vincenzo
Pelvi, finora vescovo titolare di Tinisa di Numidia e ausiliare di Napoli, elevandolo alla dignità di
arcivescovo. Mons. Vincenzo Pelvi è nato a Napoli
l’11 agosto
ALTRE
NOMINE
In India, il Santo Padre ha nominato arcivescovo di Bombay
mons. Oswald Gracias,
finora arcivescovo di Agra.
In Brasile, il Papa ha accettato la rinuncia al governo
pastorale dell'eparchia di Nossa
Senhora do Libano
In Germania, il Papa ha nominato vescovo di Eichstätt
il padre benedettino Dom Gregor Maria Hanke, finora abate del Monastero di Plankstetten, situato nella medesima diocesi. Il rev. Dom Gregor Maria Hanke è nato a Elbersroth
(diocesi di Eichstätt) il 2 luglio 1954 ed è stato
ordinato sacerdote il 10 settembre 1983.
In Nigeria, il Santo Padre ha nominato vescovo di Ogoja il rev. John Ebebe Ayah, del clero diocesano di Ogoja.
Il rev. John Ebebe Ayah è
nato il 10 dicembre
Benedetto XVI ha concesso il Suo assenso all’elezione
canonicamente fatta dal Sinodo dei Vescovi della Chiesa Maronita, riunitosi dal
4 al 10 giugno
In Costa d’Avorio, il Santo Padre ha eretto la diocesi di Agboville con territorio dismembrato
dalla diocesi di Yopougon, rendendola suffraganea dell’arcidiocesi di Abidjan. Il Papa ha
nominato primo vescovo di Agboville il rev. Alexis Touably Youlo, del clero di San Pedro-en-Côte d’Ivoire,
parroco e vicario generale della diocesi.
Il Santo Padre ha nominato membro della Commissione
Cardinalizia di vigilanza dell'Istituto per le Opere di Religione (I.O.R.) il
cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Ha poi
nominato nei Consigli Speciali della Segreteria Generale del Sinodo dei
Vescovi: il cardinale Ivan Dias, prefetto della
Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, membro del Consiglio Speciale
per l'Asia; mons. John Atcherley Dew,
arcivescovo di Wellington, membro del Consiglio Speciale per l'Oceania; mons.
Fernando Antônio Figueiredo,
vescovo di Santo Amaro (Brasile), membro del Consiglio Speciale per l'America.
DOMANI
BENEDETTO XVI PRESIEDERÀ, IN PIAZZA SAN PIETRO, IL RITO
DI CANONIZZAZIONE DI THÉODORE GUÉRIN, RAFAEL
GUÍZAR VALENCIA,
FILIPPO
SMALDONE E ROSA VENERINI. ALLA CHIESA OFFRONO UN ESEMPIO
DI
AMOROSA DONAZIONE A SERVIZIO DEL PROSSIMO
- Con
noi mons. Luigi
Porsi e Suor Maria Longo -
Per amore di Cristo si sono spesi per il prossimo senza
riserve, superando difficoltà e momenti bui e lasciandosi educare ogni giorno
dal dialogo con Dio. Per questo domani Benedetto XVI li farà conoscere alla
Chiesa universale con il rito di canonizzazione. In Piazza San Pietro alle 10
il Papa proclamerà santi Théodore Guérin,
Rafael Guízar Valencia, Filippo Smaldone
e Rosa Venerini. La nostra emittente seguirà la
cerimonia, a partire dalle 9.50, in radiocronaca diretta, in italiano, tedesco,
francese, spagnolo e portoghese, in onda media, onda corta e in modulazione di
frequenza. Oggi ultimiamo la serie delle interviste che in questi giorni vi
abbiamo proposto per conoscere meglio i nuovi santi. Parliamo del sacerdote
italiano Filippo Smaldone, fondatore dell’Istituto
delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori. Ascoltiamo in proposito il postulatore
della Causa di canonizzazione, mons. Luigi Porsi, intervistato da Giovanni
Peduto:
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R. - Filippo Smaldone, nato il
27 luglio 1848, è un sacerdote napoletano di origine e leccese
di adozione, perché fu a Lecce che egli si recò il 25 marzo 1885, all’età di 37
anni, per aprire un centro assistenziale pei sordi di quella regione. Qui morì
il 4 giugno 1923, all’età di 75 anni, lasciando una larga opinione di santità
tra il clero leccese, le famiglie religiose,
soprattutto, fra le sue Suore Salesiane dei Sacri Cuori, fra il laicato, specialmente
fra i tanti sordi ex alunni, che lo amavano e lo piansero come “padre”.
D. - In quale ambiente ha operato e quali sono state le
sue opere?
R. - A Napoli, da
giovane sacerdote, Filippo Smaldone operò nell’ambito
catechistico e sanitario, prestando la sua opera nelle parrocchie, negli
ospedali e nelle cliniche. Soprattutto si dedicò, già da chierico,
all’insegnamento e all’assistenza ai sordi. A Lecce fu per
trentanove anni direttore del Centro educativo-assistenziale
per sordi e superiore dell’Istituto delle Suore Salesiane, da lui fondati.
Inoltre si prodigò molto anche nell’attività pastorale leccese
come confessore di diverse comunità religiose, direttore spirituale di
sacerdoti e seminaristi, come canonico della cattedrale e superiore e direttore
dei Missionari Leccesi per la evangelizzazione
delle popolazioni dell’arcidiocesi.
Ma in che modo oggi viene
continuata l’opera del sacerdote napoletano? Tiziana Campisi
ha chiesto a suor Maria Longo, superiora generale
delle Salesiane dei Sacri Cuori:
R. – Prima di tutto cerchiamo di fare come ha fatto lui:
andare dietro a Gesù, possibilmente nel silenzio, senza molto chiasso,
soprattutto cercando di vivere la logica del chicco di grano che muore e porta
i suoi frutti. E oggi i frutti ci sono: c’è
D. – Don Filippo Smaldone santo:
il suo culto si estende, dunque, alla Chiesa universale. Quale messaggio
cogliere in tal senso?
R. – Noi religiose nate grazie al suo apostolato stiamo
facendo questa esperienza: prima lo sentivamo più come nostro padre, adesso è
come se non fosse solo nostro. Ci sta facendo scoprire sempre di più la santità
del quotidiano - come ci sta insegnando
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - Il discorso
di Benedetto XVI al pellegrinaggio delle Opere di San Pio da Pietrelcina e della diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo.
Servizio estero - Nucleare:
slitta il voto all'ONU per le sanzioni alla Corea del Nord.
Servizio culturale - Un
articolo di Anna Bujatti dal titolo "La sapiente
opera di stilizzazione non è disgiunta da una efficace
interpretazione della personalità dei santi": la mostra sulla
"Scultura lignea dalle terre russe" a Palazzo Leoni Montanari di Vicenza.
Servizio italiano - In rilievo
il tema della finanziaria.
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14 ottobre 2006
“UNA
GRANDE ESPERIENZA”: COSI’ ROMANO PRODI DESCRIVE
AI
NOSTRI MICROFONI L’INCONTRO DI IERI IN VATICANO CON BENEDETTO XVI
“Una grande esperienza”: così Romano Prodi ha descritto ai
nostri microfoni l’incontro ieri in Vaticano con Benedetto XVI. Al centro dei
colloqui tanti temi: dalla bioetica, alla vita e alla famiglia, dalla
solidarietà, al dialogo tra le religioni e le culture, dalle questioni internazionali
al tema dei valori cristiani nel processo d’integrazione europea. Ma come è andato
questo primo incontro tra il presidente del Consiglio Prodi
e Benedetto XVI? Ascoltiamo Romano Prodi nell’intervista rilasciata a Luca
Collodi:
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R. – Dal punto di vista umano è stato molto facile, molto
più diretto, molto più immediato di quanto non avessi potuto immaginare. Nel
senso che c’è sempre una solennità nei colloqui con il Santo Padre, mentre
invece è sceso immediatamente in un linguaggio diretto di scambio di
esperienza. Abbiamo cominciato, affrontando i problemi della politica estera:
il Libano, con i grandi drammi, le sofferenze, della Palestina, il ruolo
dell’Unione Europea. Ma tutto è stato immediato. Non c’era proprio agenda e mi
ha colpito che – proprio per suo desiderio – non ci fosse
un colloquio con discorso ufficiale. Un incontro senza discorso ufficiale, un
colloquio immediato… Per me è stata una grande esperienza.
D. - Presidente Prodi, altri temi
riguardano il Magistero della Chiesa. Mi riferisco in particolare alla
bioetica, alla famiglia, per citarne alcuni. Mi rivolgo a lei come cattolico
laico impegnato in politica. Questi temi suscitano dialogo, direi qualche volta
anche “scontro” nella società civile. Nell’arco della sua lunga esperienza
politica che sintesi è riuscito a delineare tra Magistero della Chiesa, valori
e discussione politica?
R. – La sintesi è questa: se questi problemi della vita e
della morte, dell’etica e delle radici dell’uomo vengono
discussi con uno schema prefissato, allora non si arriva mai ad una soluzione
seria; se vengono chiusi nella casella di un partito in cui uno agisce come se
fosse sempre di fronte al proprio elettorato, allora la soluzione sarà sempre
disastrosa. Se, invece, c’è il momento della discussione veramente profonda in
Parlamento e nella società, allora la soluzione che si trova è coerente con i
grandi principi che anche
D. – Il Senato, nei giorni scorsi, ha espresso unanime
solidarietà al Papa per i fatti seguiti al discorso a Ratisbona.
Parliamo del rapporto con l’Islam, che è uno degli elementi forse più importanti
di questo periodo storico che viviamo. Il Papa ricorda
spesso l’importanza nel dialogo con l’Islam dell’identità cristiana e della
reciprocità. Lei cosa ne pensa?
R. – Non c’è dialogo, senza che si riaffermi la propria
identità. Il dialogo non vuol certamente dire rinunciare a se stessi. Io penso
che quando si dialoga significa: io sono cristiano, ho la mia storia e le mie
radici, ma non mi ritengo assolutamente superiore o voglio impormi a te; sono
anche orgoglioso della mia storia, ma rispetto con
uguale senso di apertura il tuo orgoglio. Io credo che questa sia la condizione
per avere un dialogo. Naturalmente come politico, questo deve essere poi
tradotto in fatti. Allora è chiaro che io non penso ad un dialogo astratto, ma
penso ad una grande Banca del Mediterraneo in cui si lavori con lo stesso potere
decisionale Paesi del sud e Paesi del nord; penso ad una Università
in cui ci siano uguali studenti ed uguali professori del sud e del nord del Mediterraneo.
Penso alle cose concrete che deve fare un politico. Il dialogo rende più forte
la nostra identità, non la indebolisce mai. È la violenza che la indebolisce,
l’identità, la violenza da un lato e dall’altro, che ci rende chiusi.
D. –
R. – Quello che mi aspetto è veramente un ruolo rinnovato
forte dei laici, cioè della partecipazione alla vita e civile e anche religiosa
del Paese, in modo molto forte e molto aperto. Il mondo cattolico non deve
avere paura della società esterna, c’è un discorso di lievito che è sempre
stato un discorso fondamentale dell’educazione cattolica, anche di quella che
io ho ricevuto quando ero ragazzo, cioè la grande
fiducia che si aveva nei confronti del Concilio Vaticano II, che il dialogo
sarebbe stato sempre produttivo. Io credo che sia proprio così.
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LUNEDI’
PROSSIMO INZIA A VERONA IL IV CONVEGNO NAZIONALE DELLA
CHIESA
ITALIANA SUL TEMA “TESTIMONI DI GESÙ RISORTO, SPERANZA DEL MONDO”
-
Intervista con padre Bartolomeo Sorge -
Ormai è tutto pronto a Verona dove lunedì prossimo
inizierà il IV Convegno Ecclesiale Nazionale della
Chiesa italiana. Tema dei lavori: “Testimoni
di Gesù Risorto, speranza del mondo”. Giovedì 19 ottobre giunge a Verona
anche Benedetto XVI che presiederà una Celebrazione Eucaristica allo Stadio Bentegodi. L’appuntamento si concluderà venerdì 20 ottobre,
con un intervento del cardinale Camillo Ruini,
presidente della Conferenza episcopale italiana. Sul tappeto le grandi sfide
della società contemporanea, il nuovo slancio missionario della Chiesa, il
ruolo dei laici. Proprio su questo ultimo aspetto padre Bartolomeo Sorge,
direttore del mensile Aggiornamenti
sociali, ha pubblicato un articolo dal titolo: “E’ l’ora dei laici”.
Fabio Colagrande gli ha chiesto perché:
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R. - Siamo giunti ad un punto di maturazione
dell’ecclesiologia e poi anche della vita della Chiesa italiana, per cui è necessario affrontare questo tema. La Chiesa ormai
non è più una Chiesa clericale come era prima del Concilio, ma i laici sono
vero popolo di Dio, sono integranti nella realtà di Chiesa. Per di più ci sono
stati cambiamenti sociali tali, profondi, per cui una
nuova evangelizzazione del Paese oggi non può fare a meno di un laicato maturo.
Qui è ormai il punto di snodo: la vocazione, la missione dei laici nella Chiesa
e nel Paese. Per farlo, appunto, bisogna avere il coraggio di andare avanti.
Qui il problema è che per essere testimoni oggi, come dice anche il tema
“Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo”, bisogna ripensare i fondamenti
della nostra testimonianza cristiana, passare dalla fase che abbiamo conosciuto
subito dopo il Concilio, la cosiddetta “mediazione”, all’altra fase che poi è
stata più di presenza con l’impegno carismatico di Giovanni Paolo II, alla
terza fase che è quella della testimonianza di cui parla il tema di Verona, il
che significa riscoprire, ridare purezza originaria alla testimonianza cristiana.
D. – Lei fa anche una proposta di un luogo nel quale
pastori e fedeli laici si possono confrontare, incontrare…
R. - Sì, troviamo un luogo nella comunità cristiana in cui
i laici possano parlare liberamente con i loro vescovi
e i vescovi possano parlare liberamente con i fedeli laici per chiarire
soprattutto questi temi di etica pubblica che ormai erano all’orizzonte e che
oggi sono diventati un fattore determinante nella nostra vita sociale e
democratica. Perché non esiste questo luogo, non si tratta di fare un luogo
politico – sarebbe una sciocchezza, un assurdo creare nella Chiesa italiana uno
spazio politico – ma nemmeno possono bastare i
consigli pastorali che hanno altre finalità. Qui bisogna inventare: perché non
tradurre, per esempio, il progetto culturale di ispirazione cristiana, in una
vera scuola di discernimento, a livello nazionale e locale, in modo che tutti i
cristiani impegnati nel sociale e nella politica di destra o di sinistra, del
nord o del sud, si incontrino con i pastori, parlino schiettamente, facciano
presenti le difficoltà, sentano la risposta alla luce del Vangelo e del
magistero, e poi facciano i laici, liberamente, responsabilmente, quelle scelte
che sono autorizzati a compiere nella loro vocazione laicale.
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A MONS. GIANFRANCO RAVASI IL PREMIO GRINZANE CAVOUR - ALBA
POMPEIA:
PER
AVER VALORIZZATO IN SENSO IDEALE IL TERRITORIO COME LUOGO
DELLO SPIRITO
- Con
noi lo stesso prefetto della Biblioteca Pinacoteca Ambrosiana -
E’ monsignor Gianfranco Ravasi,
prefetto della Biblioteca Pinacoteca Ambrosiana, il vincitore della V edizione
del Premio Grinzane Cavour - Alba Pompeia.
Questa sera, la cerimonia di premiazione presso il Teatro Sociale di Alba. A Monsignor
Ravasi è riconosciuto il merito di aver valorizzato
in senso ideale il territorio come luogo dello spirito. In alcune sue opere, come
"I monti di Dio" e "Le sorgenti di Dio", la natura è
argomento centrale. Nell’intervista di Rosario Tronnolone,
mons. Ravasi spiega come i luoghi conducano a Dio:
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R. - Ci sono almeno due percorsi, anche all’interno della
mia stessa esistenza. E’ vero che io sono un uomo di studio, che ha quindi
vissuto la cultura nel senso, forse, più verticale e spirituale, ma è anche
vero che nella mia vita ho avuto un lungo periodo in cui ho fatto archeologia.
Quindi, mi sono interessato non soltanto del vicino
Oriente, non soltanto del paesaggio in quanto tale - pensiamo ad esempio a
quanto sia carico di significati il deserto - ma anche a tutto ciò che
l’umanità è riuscita ad incidere all’interno del territorio stesso, attraverso
i suoi segni, i segni della sua cultura. Quindi, una vicinanza quasi materiale alla
terra. Dall’altra parte, poi, la mia professione – chiamiamola così – di
esegeta, di studioso delle Scritture, ha fatto sì che mi dedicassi a due grandi
simboli che sono universali e che riguardano la natura, il territorio: da un
lato, i monti, e dall’altra, le acque. Queste due componenti fanno parte del
panorama, ma al tempo stesso costituiscono tutta una serie di significati ulteriori,
che sono impressi in queste due componenti fisiche, non solo dalla tradizione
biblica, ma un po’ da tutte le culture.
D. – In un momento come questo, in cui il dialogo è così
al centro dell’attenzione di tutti, in che modo questi luoghi dell’anima – se
così vogliamo dire – possono parlarci ed aiutarci ad un dialogo?
R. – E’ un percorso forse da seguire. Ci sono degli
elementi che sono comuni - potremmo dire - quasi a tutte le religioni. Parliamo ad esempio di uno dei simboli cui ho
fatto cenno: l’acqua. L’acqua è indubbiamente la componente fondamentale della
vita, della fecondità, ed è per questo che l’uomo della Bibbia la desidera con
tutto se stesso e la fa diventare simbolo della sete mistica. La fa diventare,
anzi, simbolo di Dio, come ci dice Geremia nel capitolo II, in una frase fortemente suggestiva, quasi folgorante: “Hanno scavato
cisterne screpolate che non possono più trattenere l’acqua e hanno dimenticato
Me, sorgente d’acqua viva”. Dio e l’idolo si contrappongono proprio attraverso
il simbolo dell’acqua. E questo vale – ho detto - per tutte le culture. Vale
anche per un mondo così laico com’è il nostro. Pensiamo al dramma dell’acqua ai
nostri giorni. Ci si accorge sempre di più che attraverso l’inquinamento e il
cattivo uso dell’acqua si rischia l’esistenza stessa dell’umanità. Si cerca,
quindi, un valore più profondo che è il valore della vita. Allora, in mezzo
alle tante strade che si possono percorrere per ristabilire il dialogo sia tra
le religioni, sia in un mondo agnostico, c’è proprio quello della natura, la
natura vista però sempre come un segno, non semplicemente come un oggetto e un
dato fisico.
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Domani, 15 ottobre, 28.ma
Domenica del Tempo Ordinario,
«Una cosa sola ti
manca: và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e
avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi».
Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò
triste, poiché aveva molti beni. Su questo brano evangelico ascoltiamo il
commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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Il ricco che si atteneva a tutti i comandamenti, non era
in grado di distogliere lo sguardo da ciò che possedeva, per affidarsi ad una
relazione integra e totale con Cristo, il Messia. E’ un’immagine dell’uomo che
si sforza di fare tutto bene e adempiere ogni dovere, ma che comunque non percepisce
il respiro di Dio nella sua vita. E’ quella relazione vibrante che dà la vita.
Il Vangelo dice che si è rattristato e se ne è andato afflitto. La tristezza è
un sentimento importante nella vita spirituale. I Padri dicono che una è la
tristezza spirituale, quella che nasce insieme al pentimento e muove la persona
a gettarsi al collo del proprio Signore e Salvatore, che si offende con i
propri peccati. Un’altra è la tristezza nella quale pesca il maligno e proviene
dall’invidia, dall’avarizia e dall’attaccamento alle cose nelle quali si è
posata la nostra speranza. Le cose non salvano l’uomo, ma lo illudono, e perciò
deludono, ma chi pone la sua fiducia nel Signore non resta deluso.
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14 ottobre 2006
“GIOVANNI
PAOLO II – SERVO DELLA MISERICORDIA”.
E’ IL
TEMA DELLA GIORNATA DEL PAPA CHE SI CELEBRA IN POLONIA
- A
cura di Amedeo Lomonaco -
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VARSAVIA. = E’ la sesta volta che in Polonia viene celebrata la Giornata del Papa, istituita nel 2000
dopo il pellegrinaggio nel 1999 di Giovanni Paolo II nel Paese. L’obiettivo è
quello di sostenere più efficacemente l’impegno sociale nel campo
dell’istruzione e della cultura seguendo gli insegnamenti del magistero di
Giovanni Paolo II. Ogni anno la manifestazione affronta uno degli aspetti
fondamentali legati al Papa polacco. Per questa edizione è stato scelto come tema “il servizio alla misericordia”. La Giornata del Papa -
spiega il direttore della Fondazione “Opera del Nuovo Millennio” della
Conferenza episcopale polacca promotrice dell’iniziativa, Andrzej
Cehak - viene festeggiata
sempre la domenica di ottobre che precede il 16 di ottobre, giorno
dell’elezione di Giovanni Paolo II. “Quest’anno - aggiunge - vogliamo ricordare
la necessità di una bontà, di atti di carità verso il nostro prossimo, che
Giovanni Paolo II spesso sottolineava nel suo insegnamento. Vogliamo anche
ricorrere alle radici di ogni bontà, umana che crescono dalla misericordia di
Dio”. Domani a Varsavia e a Cracovia saranno celebrate Sante Messe per la
beatificazione e la canonizzazione di Giovanni Paolo II. Verrà anche assegnato
il Premio “Totus” nelle quattro categorie che
riguardano la promozione umana, l’impegno caritativo ed
educativo, la promozione della cultura cristiana e la diffusione
dell’insegnamento del Papa.
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ACCORATO
APPELLO DEL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE
DELL’ANGOLA DOPO I TAGLI AI FONDI DEL PROGRAMMA ALIMENTARE MONDIALE NEL PAESE
AFRICANO
LUANDA.
= “Non abbandonate le centinaia di migliaia di persone che dipendono dal vostro
aiuto”: è l’allarme lanciato dal presidente della Conferenza episcopale di
Angola e Sao Tomé, mons. Damião António Franklin, in
seguito al taglio dei fondi del Programma Alimentare Mondiale dell’ONU. La
dichiarazione, riferisce l’agenzia Fides, è stata rilasciata nel corso
dell’incontro tra delegazioni delle Chiese lusofone,
che si tiene in questi giorni a Fatima, in Portogallo. Fino a settembre, il Programma
alimentare mondiale riusciva a sostenere le spese, in Angola, di refettorio
scolastico per 220 mila bambini. Si pensava anche di estendere questo servizio
ad altri 100 mila bambini entro la fine dell’anno. Le Nazioni Unite hanno
dovuto procedere, però, ad una notevole riduzione dei fondi poiché mancano sei
milioni di dollari, necessari al trasporto di 17mila tonnellate di beni alimentari.
Quindi, almeno 417mila persone tra cui molti bambini, verranno
escluse dalla distribuzione degli aiuti. In Angola la guerra civile, iniziata
dopo l’ottenimento dell’indipendenza dal Portogallo nel 1975, si è protratta
per 27 anni. Dal 2002, si è iniziato a parlare di ricostruzione
ma il percorso è ancora molto lungo. L’Angola, infatti, è un Paese ricco
di risorse minerarie e di terre fertili ma queste ricchezze non sono equamente
distribuite. Il 70 per cento dei 12 milioni di abitanti vive al di sotto del
livello di povertà e il tasso di mortalità infantile è di 185 morti per mille
bambini. (A.S.)
PER
I VESCOVI STATUNITENSI LA COSTRUZIONE DEL MURO ANTI-IMMIGRATI TRA STATI UNITI E
MESSICO NON FERMERA’ GLI IMMIGRATI E
CAUSERA’ SOLO NUOVI DRAMMI
WASHINGTON. = La costruzione
del nuovo muro contro gli immigrati clandestini lungo la frontiera tra Stati
Uniti e Messico non risolverà il problema dell’immigrazione clandestina, ma
causerà solo altri morti e violenza. Dopo i vescovi messicani, anche i presuli
degli Stati Uniti, criticano il provvedimento approvato dal Congresso e firmato
nei giorni scorsi dal presidente americano, George Bush.
L’erezione della nuova barriera, “invierà un segnale sbagliato al nostro pacifico
vicino e a tutta la comunità internazionale”, afferma in una lettera inviata al
capo della Casa Bianca il vescovo di Spokane, mons.
William Stephen Skylstad, presidente della Conferenza
episcopale degli Stati Uniti. Nel testo si sottolinea che da quando le autorità
americane hanno cominciato ad irrigidire le misure per rafforzare la sicurezza
alle frontiere nel 1995, il numero delle morti tra gli immigrati illegali è
raddoppiato. In questo decennio, tremila persone hanno perso la vita nel
tentativo di valicare clandestinamente il confine con gli Stati Uniti. “La
costruzione della nuova barriera – spiega il presule - costringerebbe gli
immigrati che cercano disperatamente lavoro per sostenere le loro famiglie, a
cercare alternative ancora più pericolose per entrare nel Paese” e ad affidarsi
sempre di più a trafficanti senza scrupoli. La realizzazione del muro
“invierebbe inoltre al Messico e ad altri Paesi dell’emisfero sud il messaggio
che gli Stati Uniti non sono disposti a cooperare con altre nazioni per
affrontare insieme il problema dell’immigrazione clandestina”. Invece di
costruire barriere, afferma in conclusione il mons. William Stephen Skylstad, occorre puntare su politiche economiche e
commerciali che garantiscano un lavoro e salari giusti. Salari che consentirebbero
ai poveri del sud del continente di restare nei loro Paesi. (L.Z.)
UNA
VERA FESTA DELL’ATTORE E DEL CINEMA: COSÌ SI È
PRESENTATO IERI
AL
PUBBLICO INTERNAZIONALE IL NUOVO FESTIVAL CINEMATOGRAFICO DI ROMA
- A
cura di Luca Pellegrini -
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ROMA. = Il ritratto di una donna e la storia tormentatissima di un giovane Paese a cavallo tra l’Europa
e l’Asia. Primo film in concorso alla festa romana è quello del regista francese
Robert Guediguian dal
titolo Voyage en Armenie – Viaggio in Armenia, nel quale l’intensa Ariane Ascaride interpreta la figura di Anna, una
rigorosa cardiologa che entra in contatto e si scontra con il suo sconosciuto Paese
d’origine, l’Armenia, nel quale il padre si è rifugiato per trascorrere il
tempo che gli resta. Un Paese nuovo e fatto di contrasti, perché costruito,
come afferma il regista, “con mattoni vecchi”. La sfida dell’Armenia è quella
che coinvolge molte realtà politiche e sociali nate all’indomani del crollo
dell’Unione Sovietica: desiderio di modernità, accelerato sviluppo, fedeltà
alle tradizioni religiose e culturali, guasti dovuti alla corruzione e alla
sete di facili guadagni. Ma Guediguian ha girato il
film nel 2005, scavando nelle sue origine armene e
presagendo quanto l’Europa sia debitrice, in negativo, del prolungato silenzio
sulla tragica storia armena del secolo scorso, di cui proprio la Francia si è
fatta interprete in questi giorni, scatenando un intenso dibattito. Il viaggio
di Anna è un tipico viaggio sentimentale ed iniziatico,
per conoscere se stessi e le proprie origini. Sullo
sfondo svetta il profilo del Monte Ararat, il monte di Noè sul quale la
tradizione vuole si posò l’Arca dopo il diluvio: un simbolo di pace in una
realtà perennemente inquieta e, troppo spesso, in guerra. Nel film maggiormente
è la guerra del cuore e della memoria che sconvolgono lo sguardo e le certezze
della protagonista, fino allo svelarsi di una personale poesia degli esseri
umani che incontra e, inaspettatamente, di quel mondo ostile che ora sembra
proteggerla e accompagnarla nel nuovo avvenire. E di avvenire tratta anche il
bel film dell’italiano Eugenio Cappuccio, Uno
su due: Lorenzo è atterrito dall’improvvisa malattia che spezza la sua
vita. Entra in contatto con il dolore. Si profila per lui e per gli amici il
dramma, conoscerà persone vere in quel letto d’ospedale che diventa la sua
prigione. Bravissimo e maturo il regista: riesce a trattare questi temi con rigore
e poesia, senza retorica, senza sbavature commiserevoli e sentimentali, nella
verità. Il dolore quasi viene limitato ai margini: ciò
che conta, nella malattia, è la forza di saperlo contrastare e combattere con
la speranza e uno sguardo che si fa carità e amore.
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14 ottobre 2006
- A cura di Roberta
Moretti -
Ore cruciali all’ONU di New York,
dove sembra slittare il voto del Consiglio di Sicurezza per una risoluzione
sulla crisi nucleare nordcoreana, previsto alle 16.00
ora italiana. Intanto, secondo fonti anonime citate
dalla Cnn, l’intelligence statunitense avrebbe riscontrato
tracce radioattive nella località dove lunedì la Corea del Nord ha effettuato
il test. Per i particolari, il servizio di Roberta Moretti:
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L’approvazione della risoluzione, che appariva sicura, non lo è
più. Dal Palazzo di Vetro, l’agenzia Afp riferisce
che la riunione del Consiglio di Sicurezza é stata rinviata di due ore, per
dare tempo di consultarsi ai cinque membri permanenti - Usa, Gran Bretagna, Francia,
Russia e Cina - e al Giappone, che ha la presidenza di turno. La Russia,
infatti, ha sollevato nuove obiezioni sul testo, che prevede l’adozione di
sanzioni contro la Corea del Nord. Stamani, il ministro della Difesa russo, Serghei Ivanov, si è opposto a
qualsiasi allusione a possibili azioni di forza, dicendosi concorde con la Cina sul fatto che “le sanzioni devono essere automaticamente
abolite, se la Corea del Nord ritornerà alle trattative”. La Cina, intanto, avrebbe posto anche delle “difficoltà
tecniche”, che l’ambasciatore degli Stati Uniti all’ONU, John
Bolton, confida possano essere risolte con
consultazioni anche notturne. In particolare, Pechino avrebbe riserve
sull’autorizzazione a ispezionare cargo provenienti dalla Corea del Nord o lì
destinati, alla ricerca di materiali nucleari o missili balistici. L’intesa
sulla questione nordcoreana tra Russia e Cina è stata
ulteriormente consolidata stamani dall’incontro a
Mosca tra il presidente russo, Putin, e un inviato speciale
del presidente cinese, Hi Jintao. Intanto, da parte sua, il segretario generale designato delle Nazioni Unite,
l’attuale ministro degli Esteri della Corea del Sud, Ban
Ki Moon, ha auspicato l’approvazione
di una risoluzione “ferma e chiara”. E mentre il segretario di Stato americano,
Condoleeza Rice, si appresta a partire, la
prossima settimana, per l’Estremo Oriente, fa discutere la notizia del riscontro, da parte dell’intelligence USA, di tracce di radioattività
nella
località nordcoreana di Punggye,
dove lunedì sono stati effettuati i test sotterranei. Il
dato, che secondo la Cnn sarà ufficiale nelle
prossime ore, confermerebbe l’annunciato esperimento nucleare. Nessuna traccia di radioattività è stata invece rilevata
nell’atmosfera dall’Agenzia europea per la sorveglianza sugli esperimenti nucleari. E sulla crisi nordcoreana ha espresso
preoccupazione anche la Chiesa locale, che, in un messaggio congiunto dei
presidenti della Commissione episcopale per la riconciliazione del popolo
coreano e della Commissione Giustizia e Pace, ha sottolineato che “solo tramite
il dialogo e il perdono si può camminare verso una vera pace”. “Nessuno – si
legge nel documento – deve fermare la strada di riconciliazione costruita con
tanti sforzi”.
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Ban Ki Moon è il nuovo segretario generale dell’ONU: formalmente
succederà a Kofi Annan dal
1 gennaio 2007. Il ministro degli Esteri
sudcoreano è stato eletto ieri dai 192 Paesi
dell'Assemblea generale per acclamazione, su raccomandazione unanime del Consiglio
di Sicurezza. Il servizio di Fausta Speranza:
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Sessantadue anni, studi a Seul e a
Harvard, da 36 anni in diplomazia, già ambasciatore
all'ONU tra il 2001 e il 2003, diventa l’ottavo segretario generale dell’ONU, salutato
al momento dell’elezione da un forte applauso. E’ il primo asiatico a capo
dell'organizzazione mondiale per la pace dai tempi del birmano U Thant, che la guidò dieci anni fino al 1971. Diventa il numero
uno del Palazzo di Vetro. La Carta delle Nazioni Unite lo definisce “chief administrative officer”, ossia il “più alto funzionario” dell'organizzazione.
Lo chiama ad agire in tale qualità e – si legge - in ogni altra funzione che
gli viene affidata dal Consiglio di Sicurezza,
dall’Assemblea Generale, dal Consiglio Economico e Sociale e dagli altri organi
dell’ONU. La Carta autorizza, inoltre, il segretario generale ad “attirare
l’attenzione del Consiglio di Sicurezza su qualsiasi questione che, a suo
avviso, può mettere in pericolo il mantenimento della pace e della sicurezza
internazionale”. Il pensiero va alla crisi nucleare di cui si è fatta protagonista
in questi giorni la Corea del Nord. A questo
proposito, il nuovo segretario ONU, finora ministro degli Esteri della Corea
del Sud, auspica l'approvazione di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza “ferma
e chiara” e il permanere di uno spazio di dialogo. Quella del nucleare è una
delle sfide che si trova davanti l’organizzazione delle Nazioni Unite che, dopo
un momento di forte crisi di credibilità, torna ad essere punto di riferimento
fondamentale per un dialogo e un approccio multilaterale alle crisi del mondo globalizzato, e che deve anche riprendere in mano il capitolo
delle riforme interne. Tra i tanti messaggi di saluto, quello degli Stati
Uniti: l’ambasciatore all’Onu, John
Bolton, parla di “uomo giusto per guidare il Palazzo
di Vetro in questo momento decisivo della sua storia” e per “costruire sul terreno
delle modeste riforme” adottate finora dalle Nazioni Unite.
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E al Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite, l’Unione Europea ha di fatto rinviato
il caso del nucleare iraniano. Bruxelles potrebbe infatti
confermare martedì la sospensione dei negoziati con Teheran.
La mancanza di risultati concreti nel dialogo tra le parti potrebbe condurre ad
una serie di sanzioni da parte del Palazzo di Vetro.
Nuova macabra scoperta di cadaveri
a Baghdad, dove nelle ultime 24 ore sono stati ritrovati i corpi di 25 persone,
con evidenti segni di tortura. Altri 14, tutti decapitati, sono stati
recuperati a Duleiya, una città a maggioranza sunnita. Intanto, i leader sciiti hanno fatto appello alla
fine delle violenze interconfessionali nel Paese. Ieri, inoltre, otto persone
sono morte in un attentato suicida in un mercato di al
Qaim, nell’Iraq occidentale, vicino alla frontiera
con la Siria, mentre un altro giornalista iracheno, che lavorava per la radio
statale, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco nella zona meridionale di Baghdad.
Medio Oriente. Sono sette i
palestinesi uccisi e 18 i feriti prima dell’alba in incursioni dell’esercito e
dell’aviazione israeliana nel settore orientale del campo profughi di Jabaliya, nel nord della Striscia di Gaza. Almeno tre dei
palestinesi uccisi facevano parte delle Brigate Ezzedin
al Qassam, braccio armato del movimento islamico
Hamas al governo. Da giovedì, 20 palestinesi sono stati uccisi nella Striscia
dall’esercito israeliano, che ha rafforzato le sue operazioni per tentare di
porre fine al lancio di razzi da Gaza verso il sud di Israele. Sul fronte politico,
ieri il premier palestinese, Ismail Haniyeh, ha affermato che Hamas non riconoscerà mai il
diritto all'esistenza di Israele e continuerà la lotta armata contro lo Stato
Ebraico.
Passaggio di consegne, domani al
porto di Beirut, tra l’Italia e la Germania per il comando
della forza navale multinazionale in Libano. L’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, comandante della Maritime
Task Force 425, passerà il comando della forza marittima internazionale operante
nelle acque libanesi all’ammiraglio Andreas Krause, della Marina militare tedesca.
Ancora violenza in Afghanistan. Il
governatore della provincia orientale di Laghman, Gulab Mangal, è scampato stamani
a un attentato davanti alla sede del governatorato a Mehtarlam,
che invece è costato la vita a un suo collaboratore. Secondo
fonti della polizia, una bomba è stata fatta detonare a distanza mentre Mangal si stava recando in ufficio; subito dopo
l’esplosione è seguito un attacco a colpi di arma da fuoco.
Gli Stati Uniti hanno confermato
sanzioni economiche al Sudan per il genocidio in Darfur
e hanno introdotto un nuovo embargo su tutte le transazioni nel settore petrolifero
e petrolchimico. Il decreto, firmato dal presidente americano, George W. Bush,
mantiene il congelamento di tutti i fondi detenuti dal regime sudanese negli
Usa imposto da Bill Clinton
nel 1997 e cita “azioni del governo che violano i diritti umani, in particolare
in riferimento al conflitto in Darfur”.
In Somalia, le Corti islamiche
hanno respinto ieri sera un attacco lanciato dalle
forze governative per riconquistare la città di Kisimaayo,
porto strategico a sud-ovest di Mogadiscio. Stando a quanto riferito oggi da
alcuni testimoni, gli scontri tra le milizie fedeli al ministro della Difesa,
il colonnello Barre “Hirale” Aden Shire, e i
miliziani islamici sono avvenuti alle porte della città e sono andati
avanti per circa due ore. Le forze governative sono quindi state costrette a
ritirarsi. Non ci sono al momento notizie di vittime.
Elezioni presidenziali domani in
Ecuador. Si recheranno alle urne più di 9 milioni di aventi
diritto. 14 i candidati in lista, tra cui spiccano 4 possibili pretendenti. Tra
loro Rafael Correa, 43 anni, del partito Alianza Pais, ministro delle Finanze nell’attuale governo, e Alvaro
Noboa Ponton, 55 anni,
leader del Partido Renovador
Institucional Accion Nacional. Maurizio Salvi:
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L’Ecuador rappresenta, prima di
Nicaragua e Venezuela, un nuovo e interessante test sul possibile mutamento
degli equilibri nel continente latino americano. Correa, partito in campagna
elettorale come outsider, ha registrato nelle ultime settimane, con un discorso
critico nei confronti delle forze politiche tradizionali, un aumento esponenziale
dei consensi e ha creato i presupposti per allineare un suo
eventuale governo con l’asse formato da Venezuela Bolivia e Cuba, che è
visto da Washington come il fumo negli occhi. Oltre al fatto che l’Ecuador utilizza
il dollaro come moneta normale di scambio, infatti, gli Stati Uniti utilizzano
la base aerea ecuadoriana di Manta, per operazioni contro il narcotraffico e la guerriglia in Colombia.
Dall’America Latina, Maurizio
Salvi, per la Radio Vaticana.
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Almeno sette
persone risultano disperse in Cina, in seguito alla collisione fra due imbarcazioni
da cargo nel bacino artificiale delle Tre Gole, sul Fiume Giallo. Uno dei due
battelli, che trasportava 200 mucche, dopo l’urto con l’altro, che conteneva un
carico di carbone, è affondato velocemente. Dieci dei 17 membri dell’equipaggio
dell’imbarcazione sono stati tratti in salvo.
Confermato
l’ergastolo per Abimael Guzman,
il fondatore del gruppo maoista Sendero Luminoso, che
ha seminato il terrore in Perù negli anni ‘80. Guzman,
71 anni, è stato condannato insieme alla sua compagna, Elena Iparraguirre, per i reati di terrorismo aggravato e
omicidio. Lo ha reso noto l’emittente radiofonica Rpp.
Il Tribunale penale nazionale, competente per i reati di terrorismo, ha condannato
altri undici membri del movimento clandestino con pene fra 24 e 35 anni per
terrorismo aggravato.
Il governo
spagnolo “deplora” che un Rapporto ONU definisca “prigionieri politici” quelli
appartenenti al movimento basco separatista ETA, affermando di “non condividere”
tale definizione. La reazione è al Rapporto del nuovo relatore speciale
dell’ONU sulla tortura, l’austriaco Manfred Nowak, redatto la scorsa primavera e già consegnato al
governo Zapatero. Nowak -
informano i media - ha anche criticato la Spagna per
la permanente “dispersione” dei detenuti baschi, la cui riunione nelle carceri
di Euskadi è chiesta pressantemente dall’ETA, e per essere
rimasta sorda alle richieste di indagare le denunce di tortura. Dei 528 detenuti
dell’ETA nelle carceri spagnole, rileva il Rapporto Nowak,
solo 11 si trovano in penitenziari baschi.
Sono stati
rilasciati stamani in territorio libico i due turisti italiani rapiti il 22 agosto
scorso nel Niger sud-orientale, al confine con il Ciad, insieme ad altri 19 turisti, poi rilasciati, dal gruppo Fars Sahara. La Farnesina ha
espresso gratitudine alle autorità libiche e, in particolare, alla “Fondazione Gheddafi per lo sviluppo”, per il contributo dato alla soluzione
del caso.
Maxisbarco di
immigrati, questa mattina, sull’isola siciliana di Lampedusa. 308 persone, a
bordo di un barcone di 18 metri, sono state soccorse da tre motovedette dalla
Guardia costiera a 400 metri da Cala Pisana, mentre erano in balia del mare in
tempesta. La carretta del mare era in notevole difficoltà a causa delle pessime
condizioni meteorologiche nel Canale di Sicilia.
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