RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 286 - Testo della trasmissione di Venerdì 13 ottobre 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Cordiale incontro in Vaticano tra Benedetto XVI e Romano Prodi: si è parlato di bioetica, vita, famiglia, solidarietà, dialogo e dell’importanza dei valori cristiani per l’integrazione europea

 

Benedetto XVI incoraggia i vescovi della Zambia  a testimoniare “la compassione di Cristo per i poveri,  i rifugiati e per tutti i sofferenti”

 

Il cordoglio del Papa per la morte, ieri sera, del cardinale Dino Monduzzi

 

Nuovo appello di mons. Celestino Migliore all’ONU: i Paesi ricchi onorino gli impegni presi con i Paesi dell’Africa sulla riduzione del debito e sugli aiuti allo sviluppo

 

E’ entrato in vigore l’accordo tra Santa Sede e Città Libera Anseatica di Amburgo, che riconosce, tra l’altro, il ruolo sociale della Chiesa

 

Una vita spesa per offrire alle donne una formazione culturale, professionale e spirituale: è quella di Rosa Venerini, che sarà proclamata Santa domenica. Ce ne parla suor Marcella Lorenzetti

 

Il rinnovamento della vita consacrata alla luce della Dottrina sociale della Chiesa in un equilibrato rapporto con la promozione umana: concluso oggi in Vaticano il seminario di studio sull’argomento

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il premio Nobel per la pace è stato assegnato oggi a Muhammad Yunus, del Bangladesh, definito il “Banchiere dei poveri” e alla sua Grameen Bank, una banca rurale specializzata nel microcredito a favore dei più poveri: con noi Luca De Fraia

 

L’ONU pubblica il rapporto sulle violenze sui minori nel mondo: intervista con Francesca Racioppi

 

Al via il Festival del cinema di Roma: ai nostri microfoni Maria Teresa Cavina

 

CHIESA E SOCIETA’:

Si sono svolti oggi nella città irachena di Mosul i funerali di padre Paulos Eskandar, il sacerdote di rito siro-ortodosso trovato decapitato ieri nella città

 

In diversi Paesi asiatici il costo per le terapie mediche costringe una parte della popolazione a vivere con meno di un dollaro al giorno

 

Lanciata dai giovani cattolici australiani una campagna contro la tossicodipendenza

 

Mostra promossa a Roma dai Salvatoriani in occasione del 28.mo anno dall’elezione di Papa Wojtyla, che ricorre il prossimo 16 ottobre

 

Prosegue in Uganda il programma di una radio che diffonde messaggi per la prevenzione dell’AIDS

 

24 ORE NEL MONDO:

Già in vigore le sanzioni del Giappone contro la Corea del Nord dopo il test atomico di Pyongyang

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

13 ottobre 2006

 

 

CORDIALE INCONTRO IN VATICANO TRA BENEDETTO XVI E ROMANO PRODI:

SI E’ PARLATO DI BIOETICA, VITA, FAMIGLIA, SOLIDARIETA’,

DIALOGO TRA RELIGIONI E CULTURE E MEDIO ORIENTE

E DELL’IMPORTANZA DEI VALORI CRISTIANI PER L’EUROPA

 

Benedetto XVI ha ricevuto stamani alle 11.00 il presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi, accompagnato dalla moglie Flavia e da un seguito. Il premier ha poi incontrato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Il Papa ha accolto il premier sulla soglia della sua Biblioteca privata con un grande sorriso: quindi lo ha fatto accomodare alla scrivania dove è iniziato il colloquio privato che è durato poco più di trenta minuti. C’è stata poi la cerimonia dello scambio dei doni: il presidente del Consiglio ha donato al Papa un prezioso calice d'argento smaltato, con copertura dorata, di epoca fine '800.

 

 Il Papa ha offerto alla delegazione italiana medaglie del Pontificato e rosari. “Durante i cordiali colloqui – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana - sono stati passati in rassegna temi attinenti alle relazioni bilaterali tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana, con particolare riferimento agli ambiti della bioetica, della difesa e promozione della vita e della famiglia, della solidarietà, del dialogo tra le religioni e le culture e dell’educazione della gioventù. Non è mancato, infine, un esame dei temi di politica internazionale, soprattutto in relazione alla situazione in Medio Oriente e all’impegno italiano in Libano, come pure all’importanza dei valori cristiani nel processo di integrazione europea”. Infine – afferma la Sala Stampa vaticana - “è stata ribadita la volontà di una stretta collaborazione tra le Parti, per il progresso della Nazione italiana e per il bene della comunità internazionale”.

 

 

BENEDETTO XVI INCORAGGIA I VESCOVI DELLA ZAMBIA,

RICEVUTI PER LA VISITA AD LIMINA,

 A TESTIMONIARE “LA COMPASSIONE DI CRISTO PER I POVERI,

PER I RIFUGIATI E PER TUTTI I SOFFERENTI”

 

Le sfide pastorali della Chiesa in Zambia di fronte ai recenti profondi cambiamenti politici, sociali ed economici che hanno interessato il Paese: ne hanno parlato i vescovi africani in visita ad Limina, incontrando stamani il Papa che li ha incoraggiati nella loro missione di testimoniare la verità della fede. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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 “Gioie”, “difficoltà”, “speranze”, nelle parole dei presuli della Zambia, approdata 16 anni fa, nel 1990, alla democrazia dopo la dittatura socialista. Benedetto XVI dopo aver ascoltato con attenzione la relazione del presidente della Conferenza episcopale, mons. Telesphore G. Mpundu, arcivescovo di Lusaka, ha raccomandato loro di testimoniare anzitutto “una vita di genuino amore”, mostrando “la compassione di Cristo specialmente per i poveri, per i rifugiati, per i malati e per tutti i sofferenti”, continuando pure “a proclamare la necessità dell’onestà, dell’affetto familiare, della disciplina e della fedeltà, che hanno un decisivo impatto per il benessere e la stabilità della società”. Il Papa ha quindi sollecitato i vescovi ad insegnare ai fedeli il valore e la pratica della preghiera, specie quella liturgica e cosi anche il valore delle forme popolari di pietà, e il valore dell’intercessione dei santi, in particolare di Maria. Riguardo poi i sacerdoti che possono smarrirsi “per le tante tentazioni della società contemporanea”, il Santo Padre ha insistito di “comunicare loro la gioia di servire Dio con un giusto distacco dalle cose di questo mondo”.

 

I vescovi dello Zambia da parte loro hanno evidenziato luci ed ombre di una giovane democrazia che oggi vede la Chiesa prendere sovente posizione ed alzare la voce in difesa dei diritti umani, della giustizia, della moralità nella vita pubblica, specie nella sfera politica. Una Chiesa alle prese con gravi problematiche sociali, che la impegna sui fronti della famiglia, dell’educazione, della salute, in particolare per contrastare la diffusione dell’Aids, che colpisce quasi il 20 per cento della popolazione. Una Chiesa che s’interroga sulla formazione del clero e dei religiosi. Speciale ringraziamento i presuli africani hanno infine rivolto alla Santa Sede per “gli straordinari sforzi” compiuti per riconciliare alla Chiesa l’arcivescovo Emmanuel Milingo, dichiarandosi “estremamente addolorati per le recenti attività” del presule “che lo hanno portato a rompere con Roma”, assicurando di pregare per la sua “conversione”, ribadendo che “i fedeli nella Zambia sono uniti nella fede e sono in piena comunione” con loro e con il Papa, e cogliendo questa occasione per esprimere “amore filiale”, “lealtà e solidarietà” a Benedetto XVI.        

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ALTRE UDIENZE

 

Stamane il Papa ha ricevuto anche il cardinale Telesphore Placidus Toppo, arcivescovo di Ranchi, India. Nel pomeriggio il Santo Padre riceverà il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

 

 

AL SERVIZIO DI QUATTRO PAPI CON GRANDE DEDIZIONE,

HA RICOPERTO L’UFFICIO DEL MAESTRO DI CAMERA CON ALACRITÀ E SAGGEZZA:

CON QUESTE PAROLE BENEDETTO XVI HA ESPRESSO

 IL SUO CORDOGLIO PER LA MORTE, IERI SERA, DEL CARDINALE DINO MONDUZZI

 

Si è spento ieri sera, all’età di 84 anni, a causa di una grave malattia, il cardinale Dino Monduzzi, diacono di San Sebastiano al Palatino e prefetto emerito della Casa Pontificia. A presiedere la celebrazione delle esequie, lunedì alle 17 nella Basilica Vaticana, sarà Benedetto XVI, che in un telegramma ai familiari ha espresso profondo cordoglio per la scomparsa del porporato. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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“Nella sua esistenza egli ha reso con grande dedizione un generoso servizio a ben quattro Papi nell’ufficio del Maestro di camera in seguito denominato prefettura della Casa Pontificia”: con queste parole il Papa ha voluto ricordare il cardinale Dino Monduzzi. Il Santo Padre ha sottolineato in particolare l’alacrità e la saggezza con la quale il porporato organizzava le udienze pontificie e i viaggi pastorali in Italia. Nato a Brisighella, nella diocesi di Faenza, il 2 aprile 1922, è stato ordinato sacerdote nel 1945. Ha studiato alla Pontificia Università Lateranense e si è impegnato particolarmente nell’Azione Cattolica. Nel gennaio del 1964 è al seguito di Paolo VI in Terra Santa. Il 6 gennaio 1987, nella Basilica Vaticana viene ordinato vescovo per ricoprire la cattedra di Capri. È anche nominato prefetto della Casa Pontificia, incarico che ricopre fino al febbraio 1998, anno in cui Giovanni Paolo II lo ha creato cardinale. Il porporato ha programmato 130 viaggi pastorali di Papa Wojtyla in Italia e 268 visite pastorali alle parrocchie della diocesi di Roma. Fedele alle indicazioni del Santo Padre, il cardinale Monduzzi ha sempre privilegiato il rapporto pastorale del Successore di Pietro con le varie componenti del Popolo di Dio.

 

Così Giovanni Paolo II si è espresso nella lettera inviatagli in occasione del cinquantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale, il 23 luglio del 1995: “Vogliamo adeguatamente mettere in risalto la tua attività e capacità che così a fondo e costantemente hai messo a Nostra disposizione fin da quando siamo stati elevati alla Cattedra di San Pietro e che per tanti anni hai continuato ad esercitare con provata fedeltà. Hai infatti organizzato i nostri viaggi pastorali attraverso l'Italia e le udienze pontificie con grande alacrità e sapiente perizia. Viaggi e udienze dai quali pensiamo che ne sia derivato un salutare vantaggio per tutti e che abbiano consentito alla Nostra azione apostolica di raggiungere tutti, in quasi ogni parte della terra”. Con la scomparsa del cardinale Dino Monduzzi il collegio cardinalizio risulta adesso costituito da 188 cardinali, di cui 116 elettori e 72 non elettori.

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APPELLO DI MONS. CELESTINO MIGLIORE ALL’ONU:

I PAESI RICCHI ONORINO GLI IMPEGNI PRESI CON I PAESI DELL’AFRICA

SULLA RIDUZIONE O LA CANCELLAZIONE DEL DEBITO E SUGLI AIUTI ALLO SVILUPPO

 

Nuovo appello di mons. Migliore all’ONU: i Paesi ricchi onorino gli impegni presi con i Paesi dell’Africa sulla riduzione o la cancellazione del debito estero e sugli aiuti allo sviluppo. L’Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU ha svolto il suo intervento ieri al Palazzo di Vetro di New York, durante i lavori della 61.ma Assemblea generale. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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 “Oggi più che mai una condizione decisiva per la pace nel mondo è la consapevolezza dell’interdipendenza tra Paesi ricchi e Paesi poveri” – ha affermato  mons. Migliore esprimendo il forte convincimento che “il benessere dei popoli africani è una condizione indispensabile per il raggiungimento del bene comune universale”. Se “lo sviluppo non sarà compreso come un compito comune a tutti noi” – ha aggiunto - si può innescare “un processo di regressione anche nelle zone segnate finora dal progresso”. Per questo la Santa Sede lancia un nuovo appello ai governi dei Paesi ricchi affinché onorino “le promesse che hanno fatto riguardo all’alleggerimento o alla cancellazione” del debito estero che pesa sui Paesi africani e al “tempestivo adempimento dell’impegno di destinare lo 0,7% del Prodotto Interno Lordo” agli aiuti allo sviluppo: l’attuazione di questi impegni – nota mons. Migliore – procede purtroppo con “lentezza”. L’Osservatore permanente ha quindi parlato dell’opera preziosa del NEPAD, il nuovo partenariato per lo sviluppo dell’Africa, un progetto di cooperazione interamente africano che ha l’obiettivo di risolvere i problemi economici e sociali del Continente. “C’è bisogno – ha concluso mons. Migliore – di creare nuove forme di solidarietà a livello bilaterale e multilaterale attraverso un più deciso impegno da parte di tutti” per sostenere lo sviluppo dell’Africa.

 

Il Papa è intervenuto più volte su questo tema ricordando che l’Africa “è un Continente di grandissime potenzialità, di grandissima generosità da parte della gente, con una fede viva che impressiona”, ma che continua ad essere oggetto di abuso e di sfruttamento per le sue ricchezze: molti conflitti – ha affermato Benedetto XVI - non avrebbero assunto forme virulente “se non ci fossero dietro gli interessi delle grandi potenze”. L’Africa, secondo il Papa, oggi più che mai, ha bisogno del “fraterno aiuto” di tutta la comunità internazionale.

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E’ ENTRATO IN VIGORE L’ACCORDO TRA SANTA SEDE

 E CITTÀ LIBERA ANSEATICA DI AMBURGO

CHE RICONOSCE, TRA l’ALTRO, IL RUOLO SOCIALE DELLA CHIESA

 

Lo scorso 9 ottobre, nella sede della nunziatura apostolica a Berlino, il nunzio apostolico in Germania, mons. Erwin Josef Ender e il presidente del Senato e primo borgomastro di Amburgo Ole von Beust, hanno proceduto allo scambio degli Strumenti di ratifica dell'Accordo, che era stato firmato il 29 novembre 2005 fra la Santa Sede e la Città Libera e Anseatica di Amburgo per regolare i rapporti fra la Chiesa cattolica e questa Città-Land.

 

L’Accordo, che è entrato in vigore il 10 ottobre, consiste in 23 articoli e in un Protocollo Finale, che stabilisce, fra l'altro, norme circa il riconoscimento statale delle scuole in gestione ecclesiastica, l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, l'attività della Chiesa nei campi pastorale e socio-sanitario-caritativo, l'imposta ecclesiastica, e la cura degli edifici ecclesiastici soggetti a tutela monumentale. Viene, quindi, riconosciuto il ruolo sociale della Chiesa cattolica nella Città Libera e Anseatica di Amburgo

 

 

UNA VITA SPESA PER OFFRIRE ALLE DONNE UNA FORMAZIONE CULTURALE,

PROFESSIONALE E SPIRITUALE: È QUELLA DI ROSA VENERINI,

 CHE SARÀ PROCLAMATA SANTA DOMENICA. OGGI A CONTINUARE LA SUA MISSIONE

E’ LA CONGREGAZIONE DELLE MAESTRE PIE VENERINI

- Ai nostri microfoni suor Marcella Lorenzetti -

 

Il suo apostolato prende vita dopo lunghe riflessioni e un cammino di fede sviluppatosi nella spiritualità di Sant’Ignazio di Loyola. Rosa Venerini, che domenica, alle 10.00 in Piazza San Pietro, sarà canonizzata insieme ad altri tre beati, da Benedetto XVI, ha fondato la Congregazione delle Maestre Pie Venerini. Vissuta fra il XVII e XVIII secolo, volle spendersi, per l’educazione e la promozione della donna e a lei si devono le prime scuole che offrivano alle fanciulle una formazione completa. Al microfono di Giovanni Peduto la superiora generale delle Maestre Pie Venerini, suor Marcella Lorenzetti delinea alcuni tratti della personalità di Rosa Venerini:

 

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R. – Da giovinetta Rosa cercò a lungo la strada da percorrere per servire Dio e il prossimo. Nel 1684 cominciò ad invitare donne e fanciulle nella sua casa per la recita del Rosario. Fu allora che si accorse della loro povertà culturale e spirituale. Capì che la donna del suo tempo, schiava della ignoranza e dei condizionamenti sociali, aveva bisogno di essere amata ed educata per realizzare il meraviglioso progetto che Dio ha su ciascuna creatura. Rosa Venerini si adoperò allora con tutte le forze all’educazione della gioventù, aprendo scuole per la promozione umana, cristiana e sociale della donna.

 

D. – In che modo si è adoperata di Rosa Venerini?

 

R. – Ha cominciato la sua missione a Viterbo, dove ha aperto una scuola il 30 agosto del 1685: la prima scuola pubblica femminile in Italia. Ad aiutarla erano due amiche, Porzia Bacci e Gerolama Coluzzelli, e fu con loro che diede inizio alla prima comunità di vita apostolica. La fama del risanamento morale e dei benefici che le sue scuole apportavano alla città, si diffuse presto tanto che il cardinale Marco Antonio Barbarigo, nel 1692, chiamò Rosa Venerini perché aprisse scuole a Montefiascone. In seguito Rosa Venerini raggiunse Roma e altre città dello Stato Pontificio.

 

D. – Un fatto importante della sua vita?

 

R. - E’ noto l’episodio della visita ad una sua scuola di Papa Clemente XI che si complimentò per il grande lavoro apostolico ed elogiò il metodo educativo e l’opera di Rosa Venerini.

 

D. – Quale eredità ci ha lasciato Rosa Venerini?

 

R. - Oggi si parla molto di cultura, di formazione integrale della persona, di promozione della donna. Rosa Venerini ha un messaggio importante da proclamare alla nostra società che fa uso e abuso di queste parole: una cultura che vuol fare a meno di Dio, non è vera cultura. Da lei si impara che la vera educazione è quella che libera il cuore da ogni condizionamento per rendere visibile il progetto di Dio.

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IL RINNOVAMENTO DELLA VITA CONSACRATA

 ALLA LUCE DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA IN UN EQUILIBRATO RAPPORTO CON LA PROMOZIONE UMANA:

CONCLUSO OGGI IN VATICANO IL SEMINARIO DI STUDIO SULL’ARGOMENTO

 

I consacrati e le consacrate sono chiamati ad animare di radicalità evangelica i rapporti sociali, politici ed economici, attraverso la testimonianza delle beatitudini evangeliche e la disponibilità totale alla salvezza del mondo. Spiritualità e formazione anche per mezzo di un’adeguata conoscenza e utilizzazione della dottrina sociale della Chiesa sono due strade individuate al riguardo nel Seminario internazionale di studio conclusosi stamani in Vaticano per iniziativa congiunta della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e dei Religiosi  promotori, a livello internazionale, di Giustizia, Pace e Integrità del Creato (JPIC).

 

Nel discorso conclusivo, il presidente del Pontificio Consiglio, cardinale Renato Martino, ha sottolineato che la dedizione evangelica ai poveri da parte di innumerevoli religiosi e religiose costituisce uno dei capitoli più luminosi ed edificanti nella storia della Chiesa moderna e contemporanea. Egli ha inoltre voluto rendere omaggio a tantissimi consacrati e consacrate, eroi nascosti dell’amore cristiano e fedelissimi servitori del Vangelo della carità. Secondo il porporato il più importante e urgente apostolato sociale che i religiosi e le religiose devono fare è quello di essere totalmente di Dio per poter annunciare al mondo sociale, economico e politico che senza Dio si costruisce contro l’uomo. Rilevando poi che il riferimento formativo alla dottrina sociale della Chiesa e il suo utilizzo potrebbero adeguatamente incentivare il rinnovamento della vita consacrata, il cardinale Martino ha evidenziato l’opportunità della compilazione di una Nota che illustri alcuni percorsi educativi per la vita consacrata stessa a partire dal Magistero sociale.

 

Dopo un’ampia panoramica, ieri sera, sui problemi e le prospettive del rapporto tra vita consacrata e formazione alla dottrina sociale con una relazione della suora domenicana inglese Helen Alford, l’intima relazione fra i tratti caratteristici della consacrazione religiosa e la dottrina sociale della Chiesa è stata posta in luce incisivamente, oggi, giornata conclusiva del Simposio, dall’arcivescovo di Siviglia, il cardinale francescano spagnolo Carlos Amigo Vallejo con un preciso parallelo tra i tre voti di povertà, castità e obbedienza e altrettanti insegnamenti fondamentali, espressi nel Compendio della dottrina sociale della Chiesa. La vita consacrata nella povertà è distacco personale nella sicurezza di un Dio giusto e il Compendio insegna che la proprietà originaria di tutto appartiene a Dio. La vita consacrata nella castità è donazione incondizionata a Dio e il Compendio riafferma l’impegno per il prossimo in un cuore indiviso. La vita consacrata nell’obbedienza è seguire la volontà di Cristo sottomesso al Padre e il Compendio sottolinea che solo nell’apertura al prossimo la persona raggiunge la sua piena realizzazione.

 

Efficaci e interessanti testimonianze su vita consacrata e formazione alla dottrina sociale sono state offerte successivamente da cinque religiosi e religiose - un filippino, un irlandese, una brasiliana, un maltese e una indiana – con riferimento rispettivamente a regioni asiatiche, africane, latinoamericane, europee ed indiane.

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - Il discorso di Benedetto XVI ai presuli della Conferenza episcopale di Zambia.

Una pagina dedicata alla figura del compianto cardinale Dino Monduzzi. Il telegramma di cordoglio del Santo Padre. 

 

Servizio estero - Nucleare: vertice fra Cina e Corea del Sud dopo il test atomico di Pyongyang.

 

Servizio culturale - Un articolo di Marco Testi dal titolo "Uno scrittore 'ponte' fra Oriente ed Occidente": Orhan Pamuk, Nobel per la Letteratura.

 

Servizio italiano - In primo piano il tema della finanziaria.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

13 ottobre 2006

 

 

IL PREMIO NOBEL PER LA PACE E' STATO ASSEGNATO OGGI A MUHAMMAD YUNUS,

DEL BANGLADESH, DEFINITO IL ''BANCHIERE DEI POVERI' E ALLA SUA GRAMEEN BANK, UNA BANCA RURALE SPECIALIZZATA NEL MICROCREDITO A FAVORE DEI PIU' POVERI

- Intervista con Luca De Fraia -

 

È stato definito il “banchiere dei poveri”. E’ Muhammad Yunus, del Bangladesh, al quale è stato attribuito oggi ad Oslo il Premio Nobel per la Pace. Il riconoscimento è andato anche alla Grameen Bank, il movimento dello stesso Yunus. Il servizio di Vincenzo Lanza:

 

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Il professor Yunus ha mostrato di essere un leader capace di trasformare le visioni in fatti concreti a beneficio di milioni di esseri umani. Questo viene messo in rilievo dalla motivazione con la quale è stato assegnato il premio Nobel per la pace 2006 e secondo il quale il merito intrinseco per aver ottenuto il riconoscimento è l’impegno nel creare sviluppo economico e sociale partendo dai livelli inferiori della società. La Grameen Bank non richiede garanzie detta condizioni ai poveri delle zone rurali che chiedono aiuto creditizio e fino al maggio scorso, ben sei milioni e 600 mila persone sono state aiutate in tale senso e ben il 97 per cento erano donne. Il professor Yunus ha studiato economia laureandosi nel 1969 negli USA dove è stato docente alla facoltà di economia presso la Middle Tennessee State University. Il professor Yunus è tornato ora nel Bangladesh, dove insegna economia all’Università di Chittagong.

 

Per la Radio Vaticana, da Stoccolma, Vincenzo Lanza.

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Un premio importante, quello assegnato quest’oggi, a Muhammad Yunus, l'economista del Bangladesh che nel 1983 ha fondato la Grameen Bank, la “banca del villaggio”. Importante, soprattutto per aver riportato sotto i riflettori il tema della povertà e dello sviluppo del terzo mondo. Salvatore Sabatino ha sentito Luca De Fraia, direttore dei progetti di Action Aid International:

 

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R. – Devo dire che la cosa che mi colpisce di più, positivamente, in questo riconoscimento è il nesso tra pace e sviluppo. E’ un fatto di enorme importanza e poi sicuramente l’attribuzione di rilevanza all’esperienza del microcredito. L’importanza delle risorse per lo sviluppo è l’importanza centrale e il microcredito può essere una ottima risposta per risolvere i problemi della povertà.

 

D. – Anche Benedetto XVI alla Conferenza internazionale sul microcredito, svoltosi a Roma nel febbraio scorso, aveva evidenziato l’importanza di questo strumento di sviluppo sociale. Ma secondo lei può essere questo un volano per la nuova economia nei prossimi anni?

 

R. – Sicuramente può essere una delle componenti: gli aiuti internazionali nelle grandi masse di risorse sono ancora necessarie, ma nel microcredito, credo che ci sia una componente ed un coinvolgimento della società civile, delle comunità di base, degli individui a livello territoriale, che è un elemento fondamentale per lo sviluppo. Noi nel futuro, se vogliamo vincere la lotta alla povertà dobbiamo saper utilizzare tutte queste possibilità e il microcredito, quindi, rientra pienamente in una strategia, chiamiamola, comprensiva di lotta alla povertà.

 

D. – Nella motivazione del Premio Nobel si legge “non si può ottenere una pace duratura se vasti settori della popolazione non trovano il modo di uscire dalla povertà”. Ma come riuscire ad uscire oggi dalla povertà?

 

R. – Ci sono indubbiamente diverse misure che vanno adottate. Abbiamo già indicato la questione delle risorse, affrontabile a diversi livelli: per l’appunto microcredito, aiuti pubblici allo sviluppo. Altre questioni sono rilevanti, penso al commercio, penso alla questione della sicurezza e al peacekeeping, penso sicuramente allo sviluppo e al sostegno delle democrazie nei Paesi dell’Africa, dell’Asia, dell’America Latina. La sfida alla povertà è una sfida complessa. Noi siamo fortunati oggi perché rispetto agli anni della Guerra Fredda possiamo guardare a queste vicende con occhi più oggettivi di un tempo.

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PRESENTATO IERI A ROMA IL RAPPORTO

SULLA VIOLENZA SUI MINORI NEL MONDO

- Ai nostri microfoni Francesca Racioppi -

 

I dati allarmanti sulla drammatica realtà della violenza sui minori sono stati presentati dalle Nazioni Unite e sono contenuti in un Rapporto espressamente voluto dal segretario generale uscente, Kofi Annan. Nel solo 2002 spiegano gli esperti dell’UNICEF e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sono morti 53 mila bambini. Ad aggravare questa situazione il fatto che molte violenze vengono giustificate sulla base di modelli culturali o di tradizione, come nel caso delle decine di milioni di ragazze che hanno subito una mutilazione genitale. Il servizio è di Stefano Leszczynski:

 

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“Agghiaccianti” è l’aggettivo con cui Antonio Sclavi, direttore dell’UNICEF – Italia, ha definito i dati contenuti nel Rapporto delle Nazioni Unite sulla violenza sui bambini presentato ieri a Roma: 218 milioni sono, infatti, i bambini in età scolare costretti a lavorare, di questi ben 126 milioni sono coinvolti in attività rischiose. Quasi 6 milioni quelli costretti a lavorare in stato di semi-schiavitù. Un milione e ottocentomila è la stima dei bambini che vengono sfruttati nel giro della prostituzione e della pornografia; tra i 100 e i 140 milioni di ragazze, denunciano le Nazioni Unite, sono invece vittime di mutilazioni genitali. Il fenomeno non risparmia nessun Paese e spesso rimane nascosto e socialmente accettato. La maggior parte delle volte la violenza è commessa da persone di cui i bambini si fidano. I maschi sono più a rischio di violenze fisiche rispetto alle femmine, mentre le bambine sono più soggette a violenze sessuali, abbandono e induzione alla prostituzione. Duole constatare come il fenomeno si sia aggravato negli ultimi venti anni, spiega Francesca Racioppi, responsabile dell’OMS per la prevenzione della violenza, e come questo sia avvenuto soprattutto nell’Europa orientale:

 

R. - Ci sono delle cause che hanno a che vedere con la famiglia, la situazione familiare in cui un bambino si trova a vivere quindi la presenza di familiari che abusino di alcool piuttosto che non droghe. La presenza di un disagio sociale ed economico espongono i bambini ad un rischio più alto di restare vittima di violenza. Infine ci sono dei problemi di carattere sociale che hanno a che vedere con grandi crisi economiche e grandi crisi sociali.

 

D. – Quali sono quindi i suggerimenti, le linee guida delle Nazioni Unite nei confronti degli Stati per migliorare questa situazione?

 

R. – Il rapporto formula circa 12 raccomandazioni di carattere generale più delle raccomandazioni che sono specifiche ai diversi ambiti in cui la violenza avviene e formula delle indicazioni che sono molto precise e molto chiare. Per esempio, invita i governi ad approntare delle strategie nazionali globali per la prevenzione della violenza e per offrire dei migliori servizi ai bambini che siano vittime di violenza.

 

         Il dilagare della violenza nei confronti dei più piccoli e dei più deboli richiede quindi un intervento diretto da parte dei governi nazionali, ma cosa si può fare in concreto? Risponde Rosy Bindi, ministro italiano per la famiglia:

 

R. – L’Italia vanta, rispetto anche agli altri Paesi europei, una conoscenza seria dei dati sulla violenza e gli abusi sui minori, una legislazione molto avanzata e anche strumenti di lotta alla violenza. Riteniamo tuttavia che su questo tema non si faccia mai abbastanza e che non si debba abbandonare, ma anzi incentivare, l’impegno e che ci si debba soprattutto adoperare per far emergere un sommerso che attraversa anche la vita delle famiglie, dove i minori spesso sono fatti oggetto di violenza, di abuso, così come occorre essere consapevoli che c’è una forma di violenza contro i minori rappresentata dalla povertà, dall’emarginazione che oggi, incredibilmente, vede il nostro Paese, tra quelli europei, con il più alto tasso di povertà dei minori.

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OGGI AL VIA IL FESTIVAL DEL CINEMA DI ROMA

- Ai nostri microfoni Maria Teresa Cavina -

 

Dopo essere stata inaugurata ieri sera al Teatro dell’Opera di Roma con un concerto diretto dal maestro Riccardo Muti e un premio alla carriera conferito a Sean Connery, inizia oggi ufficialmente la prima edizione di Cinema – Festa Internazionale di Roma, un nuovo appuntamento ricco di proposte ed eventi. Grande attesa per la pellicola inaugurale, Fur: an Imaginary Portrait of Diane Arbus con Nicole Kidman, la prima di una nutrita ed interessante serie di proiezioni programmate nelle sale del Parco della Musica di Roma e in tanti altri luoghi della città. Il mondo del cinema ricorda oggi anche la scomparsa, avvenuta ieri notte, dell’ottantaseienne regista italiano Gillo Pontecorvo, autore impegnato che vinse il Leone d’oro a Venezia nel 1966 con il suo capolavoro, “La battaglia di Algeri”. Il servizio di Luca Pellegrini:

 

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Come ogni festa che si rispetti, anche quella internazionale di Cinema di Roma si è inaugurata a suon di musica. E’ stato Riccardo Muti ieri sera a dirigere un concerto il cui programma era interamente dedicato al cinema con le musiche che Nino Rota ha composto per grandi film come Il gattopardo, Il padrino, La strada. Un successo che da oggi contagerà sicuramente l’intera città, poiché tanti sono i luoghi che ospiteranno proiezioni, conferenze e mondanità. Nove giorni per una sfida, con 95 titoli selezionati per un concorso con giuria popolare, una sezione di anteprime internazionali con grossi titoli e grandi star, eventi speciali per celebrare la settima arte, gli extra per esplorare le nuove forme di linguaggio visivo e una sezione chiamata “Alice nella Città” dedicata agli spettatori più giovani, ai bambini e agli adolescenti. Tutto questo insieme a mostre, retrospettive per studiare la figura e la professione dell’attore e un mercato internazionale. Insomma, il futuro dirà se la proposta culturale ed artistica voluta da una città storicamente “cinematografica” come Roma ha avuto successo. Nel frattempo c’è il desiderio di coinvolgere il più gran numero di spettatori possibile con un festival che, fin dal momento in cui è stato pensato, vuole proporsi con la gioia e la semplicità di una grande festa, come spiega ai nostri microfoni Maria Teresa Cavina, uno dei cinque responsabili della manifestazione:

 

R. - E’ una festa, quindi è piena di cose, è piena di sorprese e inviterei gli amanti del cinema a venire all’Auditorium. Ci sono dei titoli molto famosi, con attori molto noti, ma ci sono anche dei titoli meno conosciuti ma pensati per incontrare un pubblico. Si lascino quindi trascinare dal piacere del titolo e guardino. Ci sarò spazio se non per tutti, quasi per tutti. Venite e festeggiate con noi il cinema perché in realtà, la nostra grandissima scommessa è proprio quella: facciamo un festival ma non costringiamo la gente a giorni e giorni lontano da casa, lontano dalle proprie cose; lo facciamo vicino alla gente, questo è il vero elemento popolare della festa di Roma: non film facili, ma una facilità di andare al cinema.

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CHIESA E SOCIETA’

13 ottobre 2006

 

 

Si sono svolti oggi nella città irachena di mosul i funerali di padre Paulos Eskandar, il sacerdote di rito siro-ortodosso trovato decapitato ieri nella città. Intanto e’ preoccupante la situazione dei cristiani nel Paese arabo

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

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BAGHDAD. = La macabra uccisione del religioso non è che l’ennesima conferma del terrore in cui vivono i cristiani in Iraq. Sulle difficili condizioni in cui versano i cristiani iracheni si è espresso l’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako, che, attraverso l’agenzia missionaria AsiaNews, ha parlato di intere famiglie cristiane costrette ad emigrare perché prive di protezione. Tuttavia, il presule ha esortato soprattutto i giovani ad avere pazienza e a restare nel Paese per partecipare in prima linea alla ricostruzione.  Deluse le aspettative per la nascita di uno Stato pluralista e democratico, e considerata anche la mancanza di una prospettiva futura nel clero locale, per mons. Sako l’unica strada percorribile oggi in Iraq è quella del dialogo e della cooperazione fra le religioni. Lui stesso, nei giorni scorsi, ne ha dato una dimostrazione concreta invitando ad una cena - in occasione del Ramadan -  un centinaio di esponenti religiosi e politici tra sciiti, sunniti, curdi e cristiani. Non basta condannare, non servono le vendette: mons. Sako ha detto ai suoi invitati che bisogna invece reagire insieme in modo positivo se si vuole costruire una società migliore in nome della giustizia e del rispetto della dignità umana. Insomma il dialogo e la buona volontà come antidoto a chi vuole sfruttare la religione per bassa politica. La speranza – nelle parole del presule - è che l’iniziativa possa ripetersi di anno in anno anche in altre città del tormentato Iraq.

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In diversi paesi asiatici il costo per le terapie mediche costringe

 una parte della popolazione a vivere con meno di un dollaro al giorno.

E’ quanto sostiene lo studio condotto

da un’equipe internazionale di medici ed economisti

 

MANILA. = Un gruppo internazionale di esperti ha stimato che oltre 78 milioni di asiatici vivono in povertà a causa degli alti costi delle cure mediche, che in molti casi è ben al di sopra delle possibilità dei cittadini medi. Secondo il gruppo, composto da studiosi di economia e medicina, sono molti i Paesi che non forniscono assicurazioni sanitarie alla popolazione: di conseguenza – riporta l’agenzia AsiaNews - il costo medio di una cura medica sale e, abbinato al prezzo dei medicinali, costringe milioni di persone a vivere con meno di un dollaro al giorno. Per il dr. Eddy van Doorslaer, ricercatore dell’Università Erasmus di Rotterdam, i 585 milioni di poveri presenti in Asia orientale - secondo i dati della Banca Mondiale -, aumentano di molto se si considerano quanti pagano di tasca propria il prezzo per le cure mediche. Il medico olandese sostiene che “è una brutta sorpresa l’aver scoperto che tutta questa gente non riceve alcun aiuto per sostenere le proprie terapie”. Secondo i dati della Banca, presentati nelle Filippine il 18 settembre scorso, di questi 585 milioni, 375 sono cinesi, 100 indonesiani, 40 vietnamiti, 35 filippini ed i rimanenti sparsi per il resto del continente. Lo studio evidenza che la situazione migliore si vive in Indonesia, seguita da Thailandia e Malaysia: molto peggio per i cittadini di Bangladesh, Cina, India, Nepal e Vietnam. “In questi Paesi – conclude van Doorslaer – oltre il 60 % dei proventi totali dell’industria medica proviene dalle tasche dei cittadini”. (E.B.)

 

 

LANCIATA DAI GIOVANI CATTOLICI AUSTRALIANI UNA CAMPAGNA

CONTRO LA TOSSICODIPENDENZA E LA CRESCENTE DIFFUSIONE DELL’ICE,

SOSTANZA STUPEFACENTE

 

SIDNEY. = “La droga non fa tendenza. Porta solo distruzione e disperazione”: è quanto affermano i giovani cattolici australiani in una campagna di sensibilizzazione contro la tossicodipendenza, recentemente lanciata dal servizio giovanile della Società di San Vincenzo de’ Paoli. In particolare – riferisce l’agenzia Fides - l’iniziativa vuole denunciare la crescente diffusione dell’ICE, una metanfetamina che pare venga utilizzata regolarmente da più di 73 mila giovani australiani. L’ICE è poco costosa e relativamente facile da trovare: anche per questo è rapidamente aumentata la sua diffusione. D’altra parte, questa sostanza genera rapidamente dipendenza e spesso i ragazzi ne sottovalutano la pericolosità. L’ICE è uno stimolante che crea scompensi gravi al sistema nervoso centrale. All’inizio genera euforia, poi provoca rapidamente psicosi e depressione. I giovani cattolici intendono coinvolgere nella campagna associazioni ecclesiali, movimenti, parrocchie e strutture di pastorale giovanile. Particolare risalto è dato anche alla necessità di fornire ai giovani una formazione efficace sul senso della vita, aiutandoli così a porsi le domande esistenziali e a decidere con consapevolezza cosa fare della propria vita. (A.S.) 

 

 

Una serie di dipinti e il progetto di una chiesa

in omaggio a giovanni paolo II.

 E’ la mostra promossa a roma dai salvatoriani

 in occasione del 28.mo anno dall’elezione di Papa Wojtyla,

che ricorre il prossimo 16 ottobre

 

ROMA. = Giovanni Paolo II in preghiera, in meditazione, sorridente, sofferente o in momenti di grande importanza per la storia della Chiesa come dinnanzi al muro del pianto di Gerusalemme. Si tratta di immagini di grande bellezza e naturalezza, dipinte dall’artista toscano Lorenzo D’Andrea, che fanno parte della mostra “Omaggio a Giovanni Paolo II” in corso fino al 6 novembre prossimo al Palazzo Cesi di Roma, presso la Curia generalizia dei Salvatoriani. Nella ricorrenza del 28esimo anno dall’elezione di Papa Wojtyla, che ricorre il prossimo 16 ottobre, l’iniziativa è promossa della Società del Divin Salvatore e patrocinata dall’Ambasciata della Repubblica di Polonia presso la Santa Sede, dalla Regione Lazio e dal Comune di Roma. La mostra, rivolta sia ai laici che ai religiosi, vuole essere un tributo alla figura del Papa polacco per rendere omaggio ad un grande Pontefice e ad un grande uomo simbolo della pace, dell’amore, del perdono, della concordia e della fratellanza. Questo omaggio vuole far rivivere la sua figura testimoniando al mondo la sua opera e come dice Hanna Suchocka, Ambasciatore della Repubblica di Polonia presso la Santa Sede, è un segno visibile delle parole scritte dal Papa nel poema ‘Trittico Romano’ in cui afferma “Però io non muoio del tutto, quel che in me è imperituro permane!”. Come per Giovanni Paolo II anche per i Salvatoriani, l’universalità è stato uno dei punti chiave della loro missione ed è per questo che il ricavato della mostra andrà in opere di beneficenza per sostenere le nuove fondazioni salvatoriane in tutto il mondo. La mostra comprende anche il progetto di una chiesa ispirata al Pontefice scomparso, ideata dall’architetto Gaetano Callocchia. (E.B.)

 

 

UNA RADIO PER PREVENIRE L’AIDS. PROSEGUE IN UGANDA DEL NORD

IL PROGRAMMA DI UN’EMITTENTE LOCALE CHE DIFFONDE MESSAGGI

PER LA CURA DEL VIRUS

 

KAMPALA. = Diffondere messaggi informativi su prevenzione, trattamento e cura del virus dell’HIV. E’ con questo scopo che prosegue, nel nord dell’Uganda, un programma radiofonico, trasmesso dall’emittente locale Radio Kitti. Secondo quanto riferisce l’agenzia Misna, l’idea è stata lanciata l’anno scorso da un imprenditore locale, che ha pensato così di poter supplire, almeno in parte, alle difficoltà di comunicazione tra il capoluogo Kitgum e coloro che vivono distanti dai presidi ospedalieri e in zone isolate a causa della mancanza di strade. Radio Kitti dedica un programma mensile alla prevenzione dell’AIDS, della durata di 45 minuti, all’interno del quale sono ospitati operatori sanitari ed esperti. Nella prima parte della trasmissione vengono illustrati casi specifici e sono fornite informazioni sui farmaci antiretrovirali (contro l’AIDS), mentre nella seconda parte vengono raccolte le telefonate degli ascoltatori. In un Paese martoriato da 20 anni di guerra civile fra Esercito governativo e ribelli dell’Esercito di resistenza del signore, il tasso di persone contagiate dall’HIV è particolarmente alto. Nella regione del nord, questo livello è addirittura una volta e mezzo in più rispetto al resto del Paese e, negli ultimi anni, è salito addirittura al 9%. In un simile contesto, Radio Kitti rappresenta per molti l’unica fonte di informazioni sull’HIV, visto che molto spesso è difficile anche per i volontari internazionali raggiungere alcune aree. L’emittente ugandese, in ogni caso, sta cercando di portare avanti il suo progetto in collaborazione con le ONG attive nella regione. (A.S.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

13 ottobre 2006

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha raggiunto un’intesa di fondo su una risoluzione di condanna della Corea del Nord per il suo esperimento nucleare, condotto lunedì scorso. Lo hanno rivelato le autorità giapponesi, che hanno anche annunciato, oggi, l’entrata in vigore di sanzioni unilaterali contro il governo di Pyongyang. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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E’ previsto per domani il voto sul programma nucleare della Corea del Nord da parte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. L’esito della consultazione sembra comunque scontato: il ministro degli Esteri giapponese ha detto che è gia stato raggiunto un accordo su una risoluzione di condanna che dovrebbe fare riferimento all’articolo 41 del capitolo 7 della Carta dell'ONU. Questo testo prevede l’adozione di sanzioni economiche, un embargo parziale sulle armi ed esclude l’uso della forza. La versione rivista della bozza, presentata dagli Stati Uniti, contempla infatti l’adozione unicamente di misure non militari. La risoluzione proposta esorta, inoltre, la Corea del Nord a rispettare un accordo del settembre 2005 con il quale l’esecutivo di Pyongyang si era impegnato ad abbandonare il proprio programma nucleare in cambio di aiuto e di garanzie in materia di sicurezza. Durante un incontro a Pechino, i presidenti di Cina e Corea del Sud hanno “concordato di appoggiare contromisure appropriate e necessarie” contro Pyongyang puntualizzando, però, di riferirsi ai principi-guida dell’azione delle Nazioni Unite e non, specificamente, ai termini della bozza di risoluzione. La Corea del Nord ha già detto che considererà eventuali rigide misure imposte dalle Nazioni Unite come una dichiarazione di guerra e che risponderà di conseguenza. Il governo di Pyongyang ha poi già minacciato ritorsioni dirette soprattutto contro il Giappone, che ha annunciato oggi l’entrata in vigore di sanzioni unilaterali, decise mercoledì, quali il divieto di importazioni e di attracco delle navi nordcoreane nei porti nipponici. Intanto, il vice ministro degli Esteri russo è giunto stamani a Pyongyang per colloqui con le autorità locali. Diverse agenzie di stampa hanno riferito, poi, che il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, si recherà la settimana prossima in Estremo Oriente per promuovere una linea comune dei principali Paesi della regione nei confronti della Corea del Nord.

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I ministri degli Esteri dell’Unione Europea intendono dichiarare formalmente chiusi i negoziati con l’Iran sul programma nucleare del governo di Teheran. Lo riferiscono fonti diplomatiche europee, precisando che la decisione deriva dallo stallo delle trattative che non hanno portato a risultati concreti.

 

In Medio Oriente, quattro palestinesi sono rimasti uccisi in seguito ad un raid aereo israeliano nella Striscia di Gaza. Secondo i testimoni, l’auto su cui viaggiavano le vittime, era di proprietà di un militante di Hamas ed è stata colpita da un missile. Israele, al momento, non ha confermato l’operazione. Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha promesso intanto il proprio “impegno personale” per realizzare uno Stato palestinese indipendente.

 

Con drammatiche immagini il quotidiano russo Novaya Gazeta ha accompagnato la pubblicazione della bozza dell’ultimo articolo scritto da Anna Politkovskaja, la giornalista assassinata lo scorso 7 ottobre a Mosca. Nel pezzo, rimasto incompiuto, la cronista accusa le forze cecene filorusse di torturare civili e presunti ribelli. Proprio il reportage, secondo molti osservatori, sarebbe il movente dell’assassinio. Poco prima di morire, la giornalista aveva dichiarato di aver raccolto notizie sulle torture commesse dagli uomini del premier ceceno, il filo- russo Ramzan Kadyrov.

 

In Italia si preannuncia una nuova, durissima battaglia parlamentare dopo l’approvazione di ieri, all’unanimità, da parte del Consiglio dei ministri del disegno di legge Gentiloni che riforma la legge Gasparri sulle televisioni. Un buon progetto, secondo il capo dell’esecutivo Romano Prodi. Un atto di banditismo, replica il leader dell’opposizione, Silvio Berlusconi. Sul piede di guerra Mediaset, mentre i sindacati esprimono preoccupazione per i possibili effetti negativi sull’occupazione. Ma come cambierebbe il sistema televisivo se la riforma fosse approvata in Parlamento? Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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Il 30 novembre del 2012 avverrà il passaggio dalla televisione analogica a quella digitale. Il principale vantaggio sarà la moltiplicazione del numero dei canali che possono essere trasmessi attraverso le stesse frequenze già utilizzate. Il governo Prodi ha deciso di fissare un quadro di regole per affrontare questa fase di transizione. Principale obiettivo del provvedimento approvato ieri, spiega l’autore – il ministro delle Comunicazioni Gentiloni – è l’apertura al mercato. Le 12 mila frequenze liberate dal passaggio al digitale potranno andare a nuovi editori. Nessuno di loro potrà superare il 20 per cento della capacità trasmissiva totale, pari a una decina di canali nazionali. In posizione dominante saranno poi considerati quei soggetti  che superano la soglia del 45 per cento della raccolta pubblicitaria. Per chi sfora questo tetto non è prevista una sanzione, ma la riduzione della possibilità di trasmettere pubblicità. Il disegno di legge prevede, inoltre, il trasferimento sul digitale di una rete Rai e una Mediaset entro il 2009, precisamente entro i 15 mesi successivi alla conversione in legge del provvedimento. Contro il quale si schiera Mediaset, che lo giudica una vendetta politica che colpisce l’azienda e i suoi lavoratori. Toni accesi vengono usati da Berlusconi, per il quale con questo governo non possiamo considerarci una democrazia. Parole stigmatizzate dalla maggioranza, mentre Romano Prodi plaude a una riforma che, afferma, pone rimedio ad un vulnus tecnico e giuridico. Il premier apre comunque ad un ampio confronto parlamentare, prevedibilmente aspro, come sempre peraltro quando la materia del contendere è quella televisiva. E un primo assaggio di battaglia si annuncia per la prossima settimana, quando il ministro Gentiloni sarà ascoltato in Commissione di vigilanza Rai.

 

Giampiero Guadagni, per la Radio Vaticana.

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Restiamo in Italia, dove il Senato ha approvato ieri, un ordine del giorno unitario, che impegna il governo ad esprimere al Papa la piena solidarietà dello Stato italiano “dopo gli ingiusti attacchi e le inaccettabili minacce che sono state rivolte contro la Sua persona e contro le istituzioni della Chiesa cattolica, e dopo le violenze mosse nei confronti di singoli fedeli e di comunità”. Il Parlamento italiano, prosegue il documento, “è prioritariamente impegnato a contrastare attivamente ogni forma di intolleranza e fanatismo”. “Un'interpretazione assolutamente impropria del discorso pronunciato dal Santo Padre a Ratisbona - si precisa nell’ordine del giorno - ha attribuito al Papa intenzioni denigratorie nei confronti dell’Islam, mentre la lettura integrale del testo dimostra in modo inequivocabile la sincera premura di Benedetto XVI per il dialogo tra le culture e le religioni”.

 

Proseguono gli sbarchi di immigrati in Sicilia: nelle ultime 24 ore tre imbarcazioni, con a bordo almeno 130 persone, hanno raggiunto le coste di Lampedusa e Pantelleria. In Grecia, intanto, si apre oggi vicino ad Atene il vertice sull’immigrazione illegale al quale partecipano 8 ministri degli Esteri di Paesi dell’Unione Europea che si affacciano sul mar Mediterraneo.

 

 

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