RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 285 - Testo della trasmissione di Giovedì 12 ottobre 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Dio benedica ogni sforzo contro ogni abuso della religione: così Benedetto XVI, ricevendo la delegazione della Anti-Defamation League

 

L’udienza di Benedetto XVI al presidente del Consiglio polacco, Kaczynski. Tra i temi al centro del colloquio, bioetica, difesa della vita e della famiglia, libertà religiosa e dialogo tra culture

 

Nella IX Giornata mondiale della vista il cardinale Javier Lozano Barragán invita a considerare come missione evangelizzatrice l’assistenza a non vedenti e a persone con problemi agli occhi

 

Rispondere al grido dell’umanità per giustizia sociale, pace, integrità del creato: a questo sono dedicati due giorni di riflessione in Vaticano presso il Pontificio Consiglio giustizia e pace

 

Oggi pomeriggio cerimonia di inaugurazione della necropoli della Via Triumphalis ritrovata in Vaticano tre anni fa, presieduta da mons. Giovanni Lajolo. Ce ne parla Francesco Buranelli  

 

Domenica sarà proclamato Santo Rafael Guìzar Valencia, vescovo. Intervista con padre Rafael Gonzàlez

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Ucciso ieri a Mossul un sacerdote siro–ortodosso: con noi mons. Philip Najim

 

A conclusione del Congresso mondiale di televisioni cattoliche, a Madrid, la riflessione di padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa, della Radio e del Centro Televisivo vaticani

 

Cerimonia inaugurale del nuovo anno accademico dello studio teologico «Laurentianum» dei frati minori cappuccini di Venezia: ai nostri microfoni Gianluigi Pasquale

 

Malati e emarginati al centro del XXII Congresso dell’Aipas : intervista con fra Marco Fabello

 

A Trento “Religion today”, festival di cinema e religione : con noi don Massimo Manservigi e Lia Beltrami

A 50 anni dalla morte di don Lorenzo Perosi, la XII edizione del Festival perosiano. Ce ne parla il maestro Arturo Sacchetti

 

CHIESA E SOCIETA’:

I vescovi australiani dicono “no” al progetto di legge, in discussione in Parlamento, che autorizza la clonazione di embrioni umani

 

In Ecuador, manifestazioni di protesta contro il nuovo codice della salute, che promuove l'aborto e la pillola del giorno dopo e vieta l’obiezione di coscienza al personale sanitario

 

Le Nazioni Unite hanno lanciato ieri a New York un nuovo fondo di 140 milioni di dollari chiamato “Peacebuilding found 

 

Solenne inaugurazione, questa mattina, del nuovo anno accademico della Pontificia Università Urbaniana

 

Domani mattina, presso la sede della nostra emittente, l’incontro-dibattito “In convento, in ufficio, in cucina. Il ruolo della donna oggi, nella Chiesa e nel mondo del lavoro”

 

24 ORE NEL MONDO:

La Corea del nord minaccia forti contromisure contro il Giappone, dopo l’annuncio di Tokyo di sanzioni economiche nei suoi confronti

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

12 ottobre 2006

 

 

DIO BENEDICA OGNI SFORZO CONTRO OGNI ABUSO DELLA RELIGIONE:

 COSÌ BENEDETTO XVI, RICEVENDO LA DELEGAZIONE

DELLA ANTI-DEFAMATION LEAGUE

 

 

“Che Dio benedica ogni sforzo per eliminare ogni abuso della religione quale alibi per l’odio e la violenza”: è l’invocazione di Benedetto XVI, rivolto alla delegazione della Anti-Defamation League, ricevuta oggi in Vaticano. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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Fondata negli Stati Uniti nel 1913, l’Anti-Defamation League è un’asso-ciazione che combatte l’antisemitismo, tutti i tipi di intolleranza, e lotta per la tutela dei diritti civili attraverso una rete di 30 uffici nazionali nel mondo. Già molte volte ricevuta da Giovanni Paolo II, è stata accolta stamani da Benedetto XVI, che ha auspicato “relazioni non solo di tolleranza ma di autentico rispetto”, basate su una migliore conoscenza e scoperta reciproca, necessaria a sostenere i leader religiosi, politici, accademici ed economici che oggi nel nostro mondo sono seriamente interpellati per “far progredire il dialogo tra popoli e culture”.

 

“Ebrei, Cristiani, Musulmani condividono infatti molte opinioni comuni e ci sono numerose aree di impegno umanitario e sociale nelle quali - ha sollecitato il Papa - possiamo e dobbiamo cooperare”.

 

Del resto – ha osservato il Santo Padre – “la Dichiarazione del Concilio Vaticano II Nostra Aetate, ricorda che le radici ebraiche del Cristianesimo ci impongono di superare i conflitti del passato e di creare nuovi legami di amicizia e collaborazione”.

 

E afferma “in particolare che la Chiesa deplora tutte le forme di odio o persecuzione dirette contro gli Ebrei e tutte le manifestazioni di antisemitismo in ogni tempo e da qualunque fonte provengano”. A quarant’anni dalla Dichiarazione molti passi avanti sono stati fatti, ha concluso Benedetto XVI, auspicando il progredire di un dialogo franco, base per solidi e fruttuosi rapporti.

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L’UDIENZA DI BENEDETTO XVI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO POLACCO, KACZYNSKI.

TRA I TEMI AL CENTRO DEL COLLOQUIO: LA BIOETICA, LA DIFESA DELLA VITA

E DELLA FAMIGLIA, LA LIBERTA’ RELIGIOSA E IL DIALOGO TRA CULTURE

- A cura di Roberta Gisotti -

 

I temi della difesa della vita e della famiglia, della libertà religiosa, del dialogo tra le civiltà e della difesa delle radici cristiane dell'Europa sono stati al centro questa mattina del colloquio tra Benedetto XVI e il presidente del Consiglio polacco, Jaroslaw Kaczynski, durato 40 minuti. Il premier polacco successivamente ha incontrato anche il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone.

 

''Nel corso dei colloqui - si legge in una nota della sala stampa della Santa Sede - vi è stato uno scambio di opinioni sulla situazione internazionale, con particolare riguardo al processo di integrazione europea e alle tematiche relative alle radici cristiane del Continente''. ''In tale occasione - aggiunge il comunicato - vi è stato  anche un riferimento ai problemi morali e religiosi che oggi toccano la vita degli Stati, specialmente quelli relativi alla bioetica, alla difesa e promozione della vita e della famiglia, alla solidarietà, alla libertà religiosa e al dialogo tra le culture''.

 

Il leader polacco ha portato in dono al pontefice una scultura di vetro raffigurante il monumento di Chopin e Benedetto XVI ha contraccambiato con le medaglie del pontificato. Successivamente nella biblioteca sono stati accolti anche i membri del seguito, tra i quali il ministro degli Esteri, Anna Fotyga, e l'ambasciatrice presso la Santa Sede, Hanna Suchocka. Prima di salire nell'appartamento papale, Jaroslaw Kaczynski ha voluto salutare l'anziano cardinale polacco, Andrzej Deskur, cui ha consegnato una onorificenza. Infine si è recato alle Grotte Vaticane per raccogliersi in preghiera sulla tomba di Giovanni Paolo II. 

        

Dopo l’udienza con Benedetto XVI, nell’Ambasciata polacca presso la Santa Sede, il premier Kaczynski ha consegnato un’alta onorificenza all’ex segretario di Stato vaticano, cardinale Angelo Sodano, e all’ex direttore della Sala Stampa vaticana, Joaquin Navarro-Valls, per il loro lungo servizio al fianco di Giovanni Paolo II.

 

 

NOMINA

 

Il Santo Padre ha nominato vescovo di Tula, in Messico, monsignor Juan Pedro Juárez Meléndez, vicario generale della diocesi di Tlaxcala. Nato il 26 giugno 1951 in San Pedro Tlalcuapán, nello stato di Tlaxcala, fu ordinato sacerdote il 9 agosto 1975. Come sacerdote ha svolto i seguenti incarichi: padre spirituale del Seminario Minore di Tlaxcala e, contemporaneamente, assessore del Movimento Giovanile e notaio nel processo diocesano dei Beati Martiri di Tlaxcala (dal 1977 al 1978); vice-rettore del Seminario Minore (dal 1978 al 1983); rettore del Seminario di Tlaxcala (dal 1983 al 1986); membro del Consiglio dei Consultori e del Consiglio della formazione permanente del clero (dal 1985 ad oggi); vicario Generale della diocesi di Tlaxcala (dal 1986 ad oggi). Dal 1989 al 1991 è stato anche Amministratore Diocesano della diocesi di Tlaxcala.

 

NELLA IX GIORNATA MONDIALE DELLA VISTA IL CARDINALE JAVIER LOZANO BARRAGÁN INVITA A CONSIDERARE COME MISSIONE EVANGELIZZATRICE L’ASSISTENZA

 AI NON VEDENTI E ALLE PERSONE CON PROBLEMI AGLI OCCHI

 

Sono 37 milioni i non vedenti in tutto il mondo, mentre 124 milioni di persone hanno problemi gravi agli occhi. Sono dati sui quali oggi, IX Giornata mondiale della vista, si è voluto soffermare in un messaggio anche il cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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“L’appello a debellare la cecità prevedibile rientra nella prospettiva evangelica, poiché quando i credenti in Cristo si impegnano in simile lotta, partecipano alla stessa missione salvifica del loro Signore”. È quanto ha scritto il cardinale Javier Lozano Barragán che ha sottolineato quanto la Chiesa abbia sempre ritenuto l’assistenza agli infermi, sia medica che spirituale, come parte integrante della sua missione evangelizzatrice. Il porporato ha anche ricordato le parole di Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo degli ammalati e degli operatori sanitari nel 2000: “Non è consentito passare oltre di fronte a chi è provato dalla malattia. Occorre piuttosto fermarsi, chinarsi sulla sua infermità, condividerla generosamente, alleviandone i pesi e le difficoltà”. Il cardinale Lozano Barragán ha affermato che la consapevolezza del pericolo e la prevenzione delle malattie che minacciano e deturpano la vista sono un’arma indispensabile nella lotta contro la cecità prevedibile. Quindi ha parlato della campagna “Vision 2020: il diritto alla vista”, lanciata a Ginevra nel ’99 e che si prefigge l’eliminazione, nel mondo, delle principali cause di cecità evitabile. Il progetto è stato voluto dalle “Missioni Cristiane per i Ciechi nel mondo”, un’organizzazione internazionale, interconfessionale, la cui finalità è quella di attuare programmi di prevenzione e cura della cecità e di altre forme di handicap fisico e mentale nei Paesi in via di sviluppo. Viene portato avanti attraverso la cooperazione permanente tra governi, onlus, settore privato e singoli donatori.

 

Attualmente la campagna “Vision 2020” è stata accettata da 25 Paesi e grazie ad essa hanno preso vita oltre 200 progetti. Il cardinale Lozano Barragán ha dichiarato che nel biennio 2000-2002 il numero delle persone colpite da cecità e da riduzione della vista è diminuito rispetto alle previsioni. Ma il porporato ha anche invitato a tenere in considerazione i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità che ha rilevato nei Paesi più poveri e meno sviluppati il 90 per cento dei 37 milioni di cechi e dei 124 milioni di persone con problemi agli occhi. Il presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute ha esortato quindi a raddoppiare gli sforzi non solo di sensibilizzazione ma anche di generosa ed efficace solidarietà al fine di condurre in porto senza intralci il programma “Vision 2020”. Il Pontificio Consiglio, ha concluso il porporato, “che si fa vicino a tutte le persone prive della vista a causa delle malattie che ingenerano la cecità, non può non rivolgere una parola augurale a tutti coloro che soffrono d’una altra forma di cecità, quella dello spirito, in una società nella quale si vedono soltanto i beni materiali, affinché anche loro aprano gli occhi e vedano aldilà di questi interessi immediati, si aprano a Dio e ai fratelli bisognosi e, solidalmente, si prendano cura dei malati della vista fisica come un segno di viva fratellanza”.

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RISPONDERE AL GRIDO DELL’UMANITA’ PER LA GIUSTIZIA SOCIALE, LA PACE, L’INTEGRITA’ DEL CREATO: QUESTA ESIGENZA INTRINSECA DELLA VOCAZIONE

 RELIGIOSA E DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA SONO AL CENTRO DI DUE GIORNATE DI RIFLESSIONE PRESSO IL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE.

IN UN TELEGRAMMA DEL CARDINALE BERTONE, GLI AUSPICI DEL PAPA

- A cura di Paolo Scappucci -

 

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Mettendosi totalmente a servizio della carità di Cristo verso l’uomo e verso il mondo, i religiosi e le religiose anticipano e mostrano nella loro vita quell’umanità nuova all’insegna della civiltà dell’amore, che la dottrina sociale della Chiesa vuole propiziare e promuovere. Lo ha detto il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato R. Martino, aprendo stamani  nella sede del dicastero due giorni intensi di lavoro e di riflessione sul tema: “Vita consacrata e dottrina sociale: percorsi  di formazione”.

 

Promosso dalla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, dal Pontificio Consiglio e dai Religiosi e Religiose promotori  a livello internazionale  di Giustizia, Pace e Integrità del Creato, il Seminario di studio si propone di approfondire come possa essere utilizzato  dai consacrati e dalle consacrate, nel rispetto dei rispettivi carismi, lo straordinario patrimonio di insegnamenti proposti dal magistero sociale.

 

In un telegramma inviato ai partecipanti –  una settantina di studiosi, esperti, religiosi e religiose di vari Istituti e di diversi Paesi – il neo-segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, formula l’auspicio del Santo Padre affinché “l’incontro favorisca una contemplazione sempre più viva dell’icona di Cristo principe della pace, suscitando crescente e generoso impegno di promozione degli universali  valori di giustizia  e di solidarietà nel rispetto dei diritti della persona umana”.

 

Un messaggio è stato inviato anche dal prefetto della Congregazione degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita Apostolica, cardinale Franc Rodé, nel quale si sottolinea che “l’ascolto attento di quanto risuona nell’invocazione di ogni popolo alla pace, alla giustizia e alla libertà ha da sempre fatto scaturire nel cuore della Chiesa e di quanti si sono posti alla sequela totale di Cristo l’esigenza di una risposta, di gesti concreti, visibili, nei quali è possibile riconoscere i germi di un futuro di speranza”.

 

Davanti agli attuali scenari di guerre, distruzioni, palesi ingiustizie, di fronte ai nuovi muri di razzismo e di paura innalzati dal terrorismo, la salesiana Suor Enrica Rosanna, sottosegretaria  del dicastero dei religiosi, unica donna a ricoprire tale incarico nella Curia Romana, ha rievocato con accenti appassionati la strada che tanti consacrati e consacrate ogni giorno percorrono - anche a costo della vita, come recentemente don Andrea Santoro e  suor Leonella Sgorbati -  per farsi operatori di pace, di tolleranza, di dialogo e di redenzione sociale, “lampi di luce presenti – ha detto - nella notte oscura dei popoli, fari generatori di speranza”.

 

Con ampia e documentata precisione lo storico Andrea Riccardi, tra i fondatori di Sant’Egidio, ha ripercorso gli itinerari di santità sociale dei consacrati nell’Ottocento e nel Novecento, dopo che il padre Enrique Colom, della Pontificia Università della Santa Croce, aveva sottolineato il significato teologico e spirituale del rapporto tra vita consacrata e dottrina sociale.

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OGGI POMERIGGIO CERIMONIA DI INAUGURAZIONE, PRESIEDUTA

 DA MONS. GIOVANNI  LAJOLO, DELLA NECROPOLI DELLA VIA TRIUMPHALIS

RITROVATA IN VATICANO TRE ANNI FA,

- Ai nostri microfoni Francesco Buranelli -

 

Uno spaccato completo della società  romana, dall’età di Augusto a quella di Costantino, dove convivono le tombe di nobili e quelle delle persone più umili. E’ la necropoli della Via Triumphalis ritrovata in Vaticano tre anni fa durante i lavori per la costruzione del parcheggio di Santa Rosa. La cerimonia di inaugurazione del sito archeologico che, non a torto, è stato definito “una piccola Pompei sotterranea”, visto l’ottimo stato di conservazione dei reperti, sarà presieduta da mons. Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato della Città del Vaticano, oggi pomeriggio, alle 17.00. L’evento si inserisce nelle celebrazioni per il quinto centenario dei Musei Vaticani. Tracey McClure, del Programma Inglese della nostra emittente ha chiesto al direttore dei Musei Vaticani, Francesco Buranelli, di raccontarci come è avvenuto il ritrovamento della Via Triumphalis:

 

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R. - E’ venuto alla luce durante gli scavi eseguiti nel 2003, in occasione della costruzione del nuovo parcheggio. Una scoperta forse tra le più importanti eseguite a Roma e in maggior modo in Vaticano in questi ultimi decenni. Ha portato infatti alla luce circa 250 tombe dal primo al quarto secolo dopo Cristo, che offrono uno spaccato completo della società della Roma imperiale e soprattutto della graduale conversione della società romana dal paganesimo al cristianesimo, per cui per la Santa Sede, indubbiamente, di una rilevanza primaria.

 

D. - Quando hanno scavato e hanno trovato le camere mortuarie di questa necropoli, come hanno deciso cosa lasciare e cosa rimuovere o mettere in un altro luogo?

 

R. - Abbiamo salvato tutto quello che di antico è venuto alla luce. Logicamente poi abbiamo restaurato le strutture, il materiale e abbiamo ricollocato quello che era in giacitura primaria, non quello che era nel terreno di deposito. Quindi, è il primo tentativo, sulla tradizione di quanto venne fatto al tempo di Pio XII, in cui i Musei Vaticani ripropongono non più un settore, una stanza dei musei dedicata a questa scoperta, ma si trasferiscono sul territorio e “musealizzano” lo scavo archeologico.

 

D. - In che modo, la gente arriverà a vedere questo?

 

R. - La visita sarà molto semplice: dall’ingresso dei Musei Vaticani, su prenotazione, nei giorni di venerdì e sabato. Poi, se la domanda sarà maggiore dell’offerta prolungheremo l’orario di visita. Si comporranno dei gruppi di massimo 25 persone, che verranno condotti sul posto. Il prezzo del biglietto sarà di 5 euro a persona.

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D. - Come si colloca questa scoperta, rispetto agli scavi già trovati sotto San Pietro?

 

R. – Si tratta di due necropoli distinte e separate tra loro, che sorgevano lungo le due direttrici viarie antiche che attraversano oggi lo Stato della Città del Vaticano. Quella sotto San Pietro è la necropoli che si affacciava sulla Via Cornelia, che conduceva al nord, verso Cerveteri. Quelle che abbiamo trovato noi si dispongono lungo il percorso della Via Trionfale, una via che poi si allacciava alla Cassia e andava verso Veio. Sono le due direttrici viarie che servivano Roma verso l’Etruria.

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DOMENICA SARA’ PROCLAMATO SANTO RAFAEL GUÌZAR VALENCIA, VESCOVO.

SI E’ PRODIGATO IN SVARIATE OPERE DI CARITÀ PER AIUTARE I FEDELI

DELLA SUA DIOCESI NEGLI ANNI DIFFICILI DELLA RIVOLUZIONE MESSICANA DEL 1910

ED EBBE PARTICOLARE CURA PER LA FORMAZIONE DEI FUTURI SACERDOTI

 

Tratti distintivi della sua missione sono stati il grande amore verso Dio, l’aver fatto conoscere Gesù Cristo nell’Eucaristia, l’aver diffuso la devozione a Maria. Parliamo di Rafael Guìzar Valencia, vescovo di Veracruz, in Messico, nei primi anni del novecento. Domenica, in piazza San Pietro, sarà canonizzato da Benedetto XVI insieme ad altri 3 beati. Al microfono di Giovanni Peduto il vicepostulatore della causa di canonizzazione, padre Rafael Gonzàlez, ci descrive che cosa ha caratterizzato il suo apostolato:

 

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R. - In tutti i Paesi in cui arrivava, predicava sempre la dottrina cristiana, servendosi di un piccolo catechismo da lui stesso scritto e che volle adattare particolarmente ai semplici di cuore. Molte generazioni hanno appreso dottrina cristiana proprio grazie a questo suo catechismo, che ancora oggi è una forma di istruzione nella fede.

 

D. – Un aspetto peculiare della sua vita …

 

R. - Durante i conflitti bellici della rivoluzione messicana del 1910, mons. Rafael Guìzar si prodigò in opere caritative e diffuse la Grazia di Dio tra gli infermi ed i moribondi del movimento armato. Nascosto a Città del Messico a causa della persecuzione religiosa nello Stato di Veracruz, non smise di dedicarsi alle necessità dei fedeli e di cercare beni di sostentamento per il suo seminario. Travestito da venditore di chincaglierie, poi, sotto la pioggia dei proiettili, si avvicinava ai feriti che agonizzavano ed offriva loro la possibilità di riconciliarsi con Dio; impartiva l’assoluzione sacramentale e molte volte dava loro anche il Sacro Viatico, che portava con sé nascondendolo perché non si scoprisse che era un sacerdote.

 

D. – Quale esempio ha lasciato ai suoi confratelli vescovi e a tutti i pastori di anime in genere?

 

R. - Mons. Rafael Guìzar Valencia è stato un instancabile missionario, sempre disposto a dare la vita per le sue pecore. È stato inoltre un padre sollecito, benefattore dei poveri e degli abbandonati. Ha dato un’importanza notevole alla formazione dei sacerdoti, soprattutto mediante l’opera del seminario diocesano, nel quale si sarebbero dovuti formare quei giovani che avrebbero dovuto moltiplicare le sue missioni e l’attenzione alle numerose parrocchie di tutto il territorio di Veracruz. La carità, la povertà, l’umiltà, l’obbedienza e lo spirito di sacrificio sono state alcune delle virtù che hanno caratterizzato il suo ministero episcopale. La sua tomba, che si trova nella cattedrale di Xalapa, a Veracruz, è meta di numerosi pellegrini che lì si recano per chiedere la sua preziosa intercessione.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - "Comprensione reciproca e autentico rispetto tra ebrei, cristiani e musulmani": il discorso di Benedetto XVI ad una Delegazione dell' "Anti-Defamation League". 

 

Servizio estero - Nucleare: il presidente Usa George W. Bush afferma di non voler attaccare la Corea del Nord.

 

Servizio culturale - A Padova, Verona e Mantova le mostre celebrative del quinto centenario della morte di Andrea Mantegna; i contributi di Franco Patruno e di Giuseppe Degli Agosti. 

 

Servizio italiano - In primo piano il tema della finanziaria.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

12 ottobre 2006

 

 

IN IRAQ, L’UCCISIONE IERI A MOSSUL DI UN SACERDOTE SIRO–ORTODOSSO,

E LA MORTE OGGI DI ALMENO 13 PERSONE A BAGHDAD

- Intervista con mons. Philip Najim -

 

Almeno 100 morti ogni giorno, più di 650 mila vittime in tre anni. Sono i drammatici dati forniti dall’ONU e da ricercatori americani sugli effetti devastanti, in Iraq, di continui scontri e attentati dall’inizio della guerra, nel marzo del 2003. Anche oggi, almeno 13 persone sono morte in seguito a diversi attacchi compiuti nella capitale irachena. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Ogni giorno, in Iraq, cento persone vengono uccise in media da milizie armate. E’ questo l’allarme lanciato dal responsabile per gli affari umanitari dell’ONU, secondo cui sono quasi un milione e mezzo i profughi iracheni nei Paesi limitrofi. A questi drammatici dati bisogna poi aggiungere quelli di uno studio realizzato dalla facoltà di medicina dell’università Johns Hopkins del Maryland, in collaborazione con un ateneo di Baghdad. Dal dossier, diffuso ieri, emerge che la guerra in Iraq ha provocato oltre 650.000 mila vittime civili, quasi 13 volte di più di quanto stimato finora dalle forze americane. Il presidente statunitense, George Bush, ha subito seccamente respinto le conclusioni dello studio dei ricercatori. Ma il terreno continua a confermare la tragicità della situazione: almeno 8 persone sono morte in seguito ad un assalto compiuto stamani da uomini armati nella sede di un’emittente televisiva a Baghdad. In una duplice esplosione, avvenuta sempre nella capitale, sono poi rimasti uccisi almeno 5 iracheni. Sul versante politico, il Parlamento iracheno ha approvato ieri la legge, che entrerà in vigore entro 18 mesi, per la costituzione di uno Stato federale. La votazione è stata però boicottata dai deputati sunniti che ritengono il federalismo penalizzante per la loro comunità. Il progetto è stato comunque approvato dalla maggioranza dei 140 parlamentari presenti su 275. Si estende così anche a sunniti e sciiti lo status finora riservato ai soli curdi. L’Iraq sarà quindi diviso in tre entità su basi etnico-religiose, dotate ciascuna di ampia autonomia.

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Restiamo in Iraq, dove sconosciuti hanno ucciso ieri il sacerdote siro–ortodosso, padre Paulos Eskandar. Lo riferisce l’agenzia Asia News aggiungendo che il sacerdote era stato rapito a Mossul lo scorso 9 ottobre. I sequestratori avevano chiesto un ingente riscatto in cambio della sua liberazione. Per un ricordo di padre Eskandar ascoltiamo, al microfono di Giada Aquilino, mons. Philip Najim, procuratore del Patriarcato di Babilonia dei Caldei presso la Santa Sede:

 

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R. – Ieri abbiamo ricevuto la notizia dell’uccisione di padre Eskandar. Il sacerdote è stato decapitato, a Mossul. Prima del suo assassinio, era stata chiesta una cifra enorme come riscatto e noi eravamo disposti a discutere di questo coi rapitori e dare la somma richiesta. Nonostante ciò, abbiamo trovato il suo cadavere. E’ un assassinio che fa paura a tutti i cristiani in Iraq, cattolici e non. Sua Beatitudine il Patriarca di Babilonia dei Caldei, Emmanuel III Delly, ha subito espresso le proprie condoglianze alla comunità siro-ortodossa. Ma questo fatto riguarda tutti i cristiani che vivono in Iraq. Si prospetta per loro una grande difficoltà nella vita quotidiana, che sta poi vivendo tutta la popolazione irachena. La prima cosa che manca oggi è la sicurezza, che non esiste nel Paese. Poi non ci sono luce, medicine, possibilità di lavoro. La popolazione irachena è composta da tante etnie e si ha l’impressione che ci sia una forza oscura, che vuole creare una guerra civile, per costringere questa gente a lasciare il Paese, ad andare via, solo per creare il caos tra il popolo iracheno.  

 

D. – Padre Eskandar era impegnato al servizio di ortodossi e cattolici iracheni, racconta la gente di Mossul: che esempio ha lasciato alla popolazione?

 

R. – Era un uomo molto semplice, amato da tutti, che non faceva altro che accogliere la gente nella sua chiesa per pregare. Non aveva alcun legame politico, né di altro genere. Era una persona di Dio, stimata da cattolici e non, anche dai musulmani, e prestava il suo servizio a tutti.

 

D. – Ci sono notizie anche di rapimenti e abusi su giovani donne cristiane…

 

R. – Sì, è confermato. Sono notizie che abbiamo sentito tantissime volte, purtroppo.

 

D. – Qual è l’appello della Chiesa irachena alle altre religioni?

 

R. – È quello del Santo Padre, Benedetto XVI. Noi abbiamo vissuto in Iraq per quattordici secoli, tutti insieme. Questa nostra convivenza si è sempre basata sulla tolleranza, sulla carità e sull’amore. Continuiamo ad essere uniti fra noi, per combattere le forze che vogliono danneggiare il Paese e creare una guerra civile. Noi siamo un unico popolo iracheno.

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A CONCLUSIONE DEL CONGRESSO MONDIALE DI TELEVISIONI CATTOLICHE,

A MADRID, LA RIFLESSIONE DI PADRE FEDERICO LOMBARDI,

DIRETTORE DELLA SALA STAMPA, DELLA RADIO

E DEL CENTRO TELEVISIVO VATICANI

 

Si conclude oggi il Congresso Mondiale di Televisioni Cattoliche, promosso dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e organizzato dall’Arcidiocesi di Madrid, nella capitale spagnola. Al centro del dibattito i vasti cambiamenti culturali, e le problematiche poste dallo sviluppo tecnologico. Per una riflessione sulle tematiche emerse e sulle potenzialità ai fini dell’annuncio del messaggio evangelico all’uomo del Terzo Millennio, Luis Badilla ha intervistato il nostro direttore generale padre Federico Lombardi, direttore anche del Centro televisivo Vaticano e della Sala Stampa Vaticana.

 

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R. – C’è l’aspetto di conoscenza reciproca, di contatto, di incoraggiamento. Il fatto di trovarsi insieme impegnati - così tante persone, anche se in luoghi diversi - per una stessa missione: questo è un risultato pienamente raggiunto. C’è una atmosfera molto positiva, un clima – direi – di entusiasmo e di slancio ad andare avanti. Si sono messi in piedi anche molti rapporti di collaborazione: alcuni più ravvicinati, fra l’una e l’altra istituzione che ha una programmazione più simile; altri invece di carattere più generale. Da parte mia, ho visto che l’informazione precisa ed adeguata su tutto il servizio svolto dal Centro Televisivo Vaticano, a disposizione per tutte le televisioni cattoliche del mondo - non solo quelle cattoliche certamente, ma in particolare dirette a queste - ha incontrato molto interesse. Questo vuol dire che per molte persone, vari aspetti di questo servizio rappresentavano ancora una novità. Poi sono state lanciate altre proposte, come quella di una banca di programmi di scambio, di programmi messi a disposizione dalle diverse televisioni. Questa mattina c’è stata, poi, anche la proposta di un informativo degli elementi di informazione, una sorta cioè di agenzia di informazioni presentate già in forma televisiva, realizzata in modo breve ed agile e a disposizione di tutti. Ecco, queste sono delle linee concrete di lavoro, che certamente generano molte aspettative e molte speranze.

 

D. – E’ possibile, alla luce di tutto ciò, fare un profilo generico di che cosa sia oggi una televisione cattolica?

 

R. – A dire il vero io sono un po’ prudente su questo versante, perché la varietà delle realtà è grandissima. In tutte c’è, naturalmente, l’intenzione di partecipare alla missione della Chiesa, con il servizio specifico che è quello della comunicazione attraverso immagini. Le identità singole, però, date le situazioni culturali, le risorse a disposizione, le istituzioni – che a volte possono essere le diocesi o le Conferenze episcopali, a volte invece gruppi di laici – sono realtà così diverse e credo che questa diversità debba essere rispettata. A me colpisce sempre molto e in senso positivo la varietà della realtà della Chiesa, che si esprime poi anche nel campo delle comunicazioni sociali. Questa varietà ha naturalmente al suo interno sempre una componente che tende poi verso l’unione. Il dialogo e la costruzione comune hanno una valenza estremamente importante, anche noi con il servizio che offriamo da Roma cercando di incoraggiare e diventando tramiti dell’immagine e del messaggio del Santo Padre, cerchiamo di fare un servizio di unità universale. Per me è, comunque, sempre molto importante rispettare la varietà e la singolarità dei carismi, che rappresentano poi la grandissima ricchezza di creatività che c’è nella Chiesa. Io non vorrei, quindi, ingabbiare in una descrizione troppo precisa l’identità della televisione cattolica, che è invece caratterizzata dalla grande ricchezza di varietà. L’identità viene, invece, fondamentalmente dalla partecipazione convinta nella fede alla missione della Chiesa.

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IL 20.MO DELLA STORICA GIORNATA DI PREGHIERA PER LA PACE AD ASSISI

AL CENTRO DELLA CERIMONIA INAUGURALE DEL NUOVO ANNO ACCADEMICO

DELLO STUDIO TEOLOGICO «LAURENTIANUM»

DEI FRATI MINORI CAPPUCCINI DI VENEZIA

- A cura di Giovanni Peduto -

 

Solenne inaugurazione oggi a Padova, presso il santuario di San Leopoldo Mandić, del nuovo Anno Accademico 2006-2007 dello Studio Teologico ‘Laurentianum’ dei Frati Minori Cappuccini di Venezia. Il discorso inaugurale, alla presenza di autorità politiche e accademiche di tutto il Veneto, è stato tenuto dal senatore Giulio Andreotti, che lo ha incentrato sulla storica Giornata della Pace ad Assisi, voluta da Giovanni Paolo II il 27 ottobre 1986. Lo Studio Teologico ‘Laurentianum’ di Venezia è una prestigiosa istituzione culturale dei Cappuccini Veneti, affiliato da 38 anni alla Facoltà di Teologia della Pontificia Università ‘Antonianum’ di Roma. Fondato a Venezia nel 1584, ha avuto tra i suoi alunni figure illustri della storia della Chiesa, come ad esempio San Lorenzo da Brindisi (1559-1619), Dottore della Chiesa. È a motivo di questa indole francescana che alla prolusione di apertura del nuovo Anno Accademico 2006-2007 si è scelto di commemorare il ventennio della Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace, voluta da Giovanni Paolo II ad Assisi, la città di san Francesco. E a dettare la prolusione è stato invitato il senatore a vita Giulio Andreotti, uno dei protagonisti, assieme al cardinale Roger Etchegaray e al compianto arcivescovo Marcello Zago, di quella memorabile giornata di preghiera. Nell’intervista di Giovanni Peduto, il padre cappuccino professor Gianluigi Pasquale, ricordando che nel 1986, durante ilsecondo governo’ Craxi, Andreotti, in qualità di ministro degli Esteri e capo della Farnesina, svolse la controparte politica necessaria alla Santa Sede per preparare e organizzare la Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace ad Assisi, sottolinea alcuni passi della conferenza tenuta oggi dal senatore a vita: 

 

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Nella sua conferenza egli ha ricordato quanto fu laboriosa la preparazione dell’incontro dal momento che si trattava di invitare cinquanta rappresentanti delle Chiese cristiane, oltre ai cattolici, e sessanta rappresentanti delle altre religioni mondiali. Era la prima volta nella storia che si realizzava un incontro come questo, riunendo i credenti di tutte le religioni mondiali nella città di San Francesco. L’appello fu ascoltato, tra l’altro, anche dalmondo’: per un giorno intero tacquero le armi.

 

Il senatore Andreotti ha ricordato come l’incontro fosse stato fortemente voluto da Giovanni Paolo II, nonostante le obiezioni e le osservazioni provenienti da più parti. Le intenzioni del Pontefice e di quanti organizzarono l’incontro – ha ricordato Andreotti – erano ben definite. Basti leggere gli articoli che LOsservatore Romano aveva dedicato alla preparazione dell’evento, in cui si metteva in evidenza come ad Assisi i rappresentanti delle diverse religioni fossero assieme per pregare e che, tuttavia, mai avrebbero potuto pregare assieme, essendo di fedi diverse.

 

Anche il cardinale patriarca di Venezia, Angelo Scola, in un messaggio inviatoci per l’occasione, ha sottolineato la bontà della scelta fatta a suo tempo da Giovanni Paolo II nell’indire quella Giornata di preghiera ad Assisi alla luce della drammatica attualità dei nostri giorni. Possiamo dire che a vent’anni di distanza si è ancora più consapevoli che ‘le ragioni’ della pace possono essere trovate nelle radici della propria religione e cultura. La risposta urgente da dare alla storia, infatti, è una triade da realizzare: la libertà, la giustizia e la pace, le quali, anche oggi, sono inscindibilmente unite.

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Essere al servizio dei malati e degli emarginati in nome della speranza.

E’ AL CENTRO del XXII congresso dell’AIPAS, CHE SI CONCLUDE DOMANI

- Con noi fra Marco Fabello -

 

Ascoltare il grido di aiuto dei malati per offrire loro sollievo, solidarietà e soprattutto speranza. È questo l’obiettivo del XXII Convegno nazionale dell’AIPAS, l’Associazione italiana di pastorale sanitaria, in corso a Collevalenza, in provincia di Perugia. All’incontro, dal titolo “Nudi siamo e disperati”, circa 350 operatori della pastorale della salute, tra sacerdoti e laici, hanno discusso in questi giorni della possibilità di migliorare l’assistenza spirituale alle persone malate. Ma come si può annunciare la speranza a quanti, spesso in solitudine, soffrono fra le mura domestiche? Eugenio Bonanata lo ha chiesto a fra Marco Fabello, presidente dell’AIPAS, religioso ospedaliero e direttore della rivista ‘Fatebenefratelli’:

 

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R. – Il territorio oggi soffre la mancanza di presenza, la mancanza di significato.  Purtroppo il solo volontariato non riesce a supplire a tutte le necessità della gente, delle persone che soffrono, che sono sole, che sono handicappate e stanno in famiglia. Questo è uno dei grandi temi che, per noi come AIPAS e per la Chiesa italiana, come pastorale, si pone in questo momento.

 

D. – Come agisce l’AIPAS? Ci vuole fare qualche esempio concreto?

 

R. – Noi ci poniamo come l’associazione che cerca di fare un po’ di formazione. Non agiamo direttamente, ma cerchiamo di dare agli associati delle motivazioni o delle capacità organizzative perché questo possa avvenire. Quindi, agiamo in stretta collaborazione con realtà che già esistono, cercando di dare loro ragioni, per motivare di più la propria presenza in ambito parrocchiale. Non possiamo fare di più, perché ci sono realtà diocesane che hanno il compito, per mandato del vescovo, di interagire e di organizzarsi a livello diocesano, appunto.

 

D. – Fra Marco, l’eutanasia è un tema molto attuale in Italia in questo periodo. Come risponde a chi la invoca?

 

R. – Chi invoca l’eutanasia probabilmente non chiede di morire, ma si domanda perché deve soffrire, che significato ha la sua vita ritenuta così inutile. Questa è una grande domanda, perché significa che non siamo in grado di dare una risposta adeguata. Questo non riguarda solo il malato terminale, ma anche il disabile e l’anziano. Questa è una delle tante domande che cerchiamo di approfondire giorno per giorno, ma è difficile in una società come la nostra fare breccia in un contesto, appunto, in cui la vita sembra perdere senso. A maggior ragione, il nostro impegno è più forte, perchè proprio viene ad essere più grave la situazione in cui ci troviamo.

 

D. – Come si può parlare di speranza a quanti vivono una situazione clinica difficile, quasi senza ritorno?

 

R. – Forse le parole servono a poco. Serve di più la presenza, l’essere vicini. Sembra facile e scontato, ma porre una mano nella mano è un grande segno.  Poi, però, ci sono risposte anche scientifiche più importanti, un più esteso approccio all’umanizzazione della medicina, il sostegno psicologico al malato, una pastorale della salute più adeguata, persone che si preparino per questo. Tutto ciò è necessario, perché non basta essere buoni cristiani per essere di grande aiuto alle persone che supplicano, chiedono e tendono verso di noi le loro mani disperate.

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A TRENTO LA NONA EDIZIONE DI “RELIGION TODAY”,
FESTIVAL INTERNAZIONALE DI CINEMA E RELIGIONE,
- Con noi don Massimo Manservigi e la regista Lia Beltrami -

 

Un seminario con sessanta registi e produttori provenienti da Iran, Israele, USA e Cina. 118 film in concorso provenienti da 18 nazioni, che rappresentano le principali fedi: cristiana, ebraica, islamica, induista, buddista, fino ai culti dei nativi americani e africani. Il Festival cinematografico Religion Today, da ieri fino a sabato, 14 ottobre, a Trento, sperimenta il dialogo interreligioso attraverso il linguaggio comune dell'arte, rispettando le diversità e mantenendo una forma itinerante, che porterà le opere in concorso anche in altre città - come Teheran e Gerusalemme – e in altri Paesi d’Europa. A.V. ha intervistato Don Massimo Manservigi, presidente del Festival, e la regista Lia Beltrami, direttrice artistica:

 

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D. – Don Manservigi, il Festival Religion Today è uno sguardo attraverso l’occhio della macchina da ripresa cinematografica sulle religioni del mondo…

 

R. – Quello che noi cerchiamo di fare è far dialogare coloro che lavorano nel settore cinematografico e appartengono alle diverse fedi religiose. Ciascuno ha, infatti, il diritto di esprimere le proprie differenze di fedi ed è per questo che il nostro Festival si chiama “Viaggio nelle differenze”. Ma sono differenze che non chiudono il dialogo, anzi che aprono tante prospettive nuove nel rispetto proprio delle reciproche fedi. Vorremmo riuscire davvero a promuovere il cinema di qualità, quindi quello artistico, ma con contenuti di dialogo interreligioso.

 

D. – La Chiesa cattolica è sempre stata all’avanguardia nell’utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione. Il cinema in questo senso ha aperto, sin dalle sue origini, una grande possibilità...

 

R. – Sì, io credo che ci sia una grande sensibilità nel mondo cattolico per questo mezzo. Credo, però, che la Chiesa abbia bisogno di fermarsi un momento, ripensando modalità nuove. E’ necessario, infatti, aiutare una lettura più approfondita, riuscire a muovere la sensibilità della gente, ma senza dover ripetere gli schemi della dimensione documentaria, che si usano per altre tematiche.

 

Lia Beltrami, direttrice artistica di Religion Today, qual è il confronto tra la cinematografia a tema religioso italiana e straniera?

 

R. – Nella cinematografia contemporanea, purtroppo, c’è un calo sia riguardo agli investimenti verso film a tema religioso sia riguardo ad un itinerario di ricerca. E questo si contrappone, invece, alla nascita di nuove scuole molto importanti, come la scuola israeliana “Malefil School”, scuola religiosa ebrea ortodossa, o la Scuola di Cinema Iraniano, dove si parla di sacro attraverso anche una ricerca di immagini, che va al di là della narrazione classica, perché guardando ad un’altra religione - anche attraverso il cinema – si può conoscere, imparare, crescere nella mia propria identità religiosa.

 

D. - Il tema del viaggio è lo sfondo permanente di questo Festival. L’altro tema, invece, quest’anno è quello del miracolo…

 

R. - Il miracolo è l’irrompere di Dio nella nostra vita quotidiana in modo straordinario, in modo non usuale. Quest’anno abbiamo dei lavori che cercano di percorrere il miracolo in senso anche più interiore, perché la conversione stessa è un miracolo.

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A 50 ANNI DALLA SCOMPARSA DI DON LORENZO PEROSI, DA STASERA

A TORTONA LA XII EDIZIONE DEL FESTIVAL PEROSIANO

- Intervista con il maestro Arturo Sacchetti -

 

Inizia questa sera nella cattedrale di Tortona la dodicesima edizione del Festival Perosiano dedicato alla figura ed all’opera musicale del compositore e sacerdote, di cui ricorre quest’anno il 50° della scomparsa. Un’occasione per conoscere e rivalutare alcuni suoi grandi capolavori di musica sacra. Il servizio di Luca Pellegrini. 

 

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Nel 1956 veniva a mancare Don Lorenzo Perosi. 50 anni sono trascorsi da quella data: 50 anni di storia della Chiesa e di storia della musica. Perosi fu autore di un grande progetto che ancora oggi avrebbe bisogno di essere più approfonditamente studiato e capito: quello di dare una voce musicale italiana forte e autorevole alla fede cattolica. Era uomo di fede, Perosi, ordinato sacerdote nel 1895 e divenuto poi uno dei più importanti compositori di quel secolo inquieto: il Padre Giuseppe lo aveva educato all’organo della cattedrale di Tortona, la sua città natale. Visse il pontificato di Leone XIII, che nel 1898 gli concesse il titolo di “Direttore perpetuo della Cappella Sistina”. I grandi Arturo Toscanini, prima, e Gianandrea Gavazzeni, poi, non nascondevano la loro ammirazione sincera. Il mondo della musica lo ricorda, a cominciare da Tortona ove prende il via questa sera il breve festival che gli è dedicato, la cui direzione artistica è affidata al Maestro Arturo Sacchetti. A lui abbiamo chiesto che cosa rappresenta Perosi per la nostra attuale cultura musicale:

 

“E’ un punto di riferimento sicuramente indiscutibile per una produzione che ha sfaccettature amplissime, anche se il musicista viene identificato come un protagonista della creatività musicale sacra. L’orizzonte, però, è molto più ampio, oltre alla tradizionale composizione sacra”.

 

Maestro, possiamo identificare oggi protagonisti della musica che abbiano assunto, tramandato e sviluppato la grande lezione artistica di Lorenzo Perosi?

 

“Non sono mancati. Sicuramente sono stati tantissimi sia sul fronte dei musicisti sacerdoti, per intenderci, ma anche nell’ambito dei musicisti laici. E’ enorme l’eredità. Purtroppo, e mi riferisco alla creatività musicale sacra, c’è stato un inaridimento, per cui occorrerebbe sicuramente aprire una nuova dimensione. Comunque, i protagonisti ancora viventi dell’insegnamento di Lorenzo Perosi non mancano sicuramente, in Italia e all’estero”.

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CHIESA E SOCIETA’

12 ottobre 2006

 

 

I VESCOVI AUSTRALIANI DICONO “NO” AL PROGETTO DI LEGGE,

IN DISCUSSIONE IN PARLAMENTO, CHE AUTORIZZA LA CLONAZIONE

DI EMBRIONI UMANI: “E’ UNA PRATICA CHE DISPREZZA LA VITA”

 

SYDNEY. = La clonazione è una pratica che disprezza la vita umana e non va autorizzata, né regolamentata con una legge statale: è quanto afferma la Conferenza episcopale dell’Australia, in riferimento ad un progetto normativo, in discussione al Parlamento federale australiano, che contempla la legalizzazione della clonazione di embrioni umani per scopi di ricerca. In un comunicato, citato dall’agenzia Fides, i vescovi mettono in guardia il governo dal varcare “un’ulteriore linea rossa”, dopo aver già autorizzato nel 2002 l’utilizzo, per la ricerca scientifica, di embrioni già esistenti e congelati. Un normativa, questa, che comunque vietava la clonazione di embrioni umani. L’Episcopato sottolinea, inoltre, che dal 2002 ad oggi non ci sono stati progressi tali nella ricerca scientifica da giustificare un cambiamento, in senso più permissivo, della legislazione. Secondo i presuli, il progetto di legge porterà alla creazione di “una nuova classe di embrioni umani, non destinati alla riproduzione, ma solo alla ricerca”. Lo spirito della normativa, notano i vescovi, è quello di un disprezzo della vita umana, autorizzando la creazione di embrioni “solo allo scopo della distruzione”, inclusa “la clonazione di embrioni con DNA misto fra uomo e animale”. Si tratta di una manipolazione inaccettabile e contro natura, che “disumanizza l’embrione” e costituisce “un campo minato a livello etico”. “L’embrione – aggiungono – non può diventare niente altro che un essere umano. Tutti noi un giorno siamo stati embrioni”. (R.M.)

 

 

IERI E OGGI, IN ECUADOR, MANIFESTAZIONI DI PROTESTA CONTRO

IL NUOVO CODICE DELLA SALUTE, CHE PROMUOVE L'ABORTO E LA PILLOLA

DEL GIORNO DOPO E VIETA L’OBIEZIONE DI COSCIENZA AL PERSONALE SANITARIO

- A cura di Luis Badilla -

 

GUAYAQUIL. = Grande mobilitazione, in Ecuador, contro la Legge sostitutiva del nuovo Codice della salute, che promuove l’aborto, la pillola del giorno dopo, potenzialmente abortiva, e vieta l’obiezione di coscienza al personale sanitario che si rifiuti di praticare l’aborto. Nell’ambito di una campagna lanciata dall’organizzazione “Azione Pro-Vida” e dalla Rete di organizzazioni per la Vita e la Famiglia dell’Ecuador, si è svolta ieri, nel Parco Centenario di Guayaquil, una marcia dal titolo “Pro-vida difende i tuoi figli”. I manifestanti hanno espresso così il loro dissenso rispetto ad alcuni aspetti della legislazione: l’obbligatorietà per i medici di praticare aborti (Art 30, 32); la vendita della pillola abortiva del giorno dopo sotto il nome di contraccezione di emergenza (Art. 32); e l’imposizione di un’educazione sessuale senza valori e con l’esclusione della partecipazione dei genitori (Art. 28). Oggi, invece, verrà celebrata la “Giornata per la difesa dei nostri diritti umani e costituzionali”, con diverse manifestazioni di protesta davanti alla sede del Congresso. Gli organizzatori hanno chiesto, inoltre, di inviare messaggi al presidente dell’Ecuador, Alfredo Palacio, esprimendo il loro completo rifiuto di questo progetto, ché attenta al diritto fondamentale alla vita, al diritto alla libertà di coscienza, al diritto alla libertà educativa e al diritto alla patria potestà. Sull’argomento, nei giorni scorsi è intervenuta anche la Conferenza episcopale ecuadoreña, che ha ribadito con forza il dovere di tutti, Stato e cittadini, di proteggere e difendere sempre la vita, dal suo concepimento fino alla sua fine naturale. Dopo essersi opposti alla promozione dell’aborto e della pillola anticoncezionale, i presuli hanno espresso perplessità anche rispetto all’articolo 28 sull’educazione sessuale dei giovani, che ignora i diritti dei genitori nell’ambito dell’educazione dei propri figli. I vescovi si sono detti convinti che un’educazione sessuale slegata dalla sua dimensione vera e profonda, cioè, l’amore, possa fare più male che bene alle nuove generazioni. Infine, hanno invitato tutti i cristiani ad opporsi a queste leggi “ingiuste e anticostituzionali” e ad illuminare con le verità del Vangelo ogni cosa che abbia a che fare con la vita, con la libertà e con la felicità.

 

 

“SOSTENERE I PAESI CHE ESCONO DA CONFLITTI E CHE SI APPRESTANO

ALLA RICOSTRUZIONE”: CON QUESTO INTENTO, LE NAZIONI UNITE

HANNO LANCIATO IERI A NEW YORK UN NUOVO FONDO

DI 140 MILIONI DI DOLLARI CHIAMATO “PEACEBUILDING FOUND”

 

NEW YORK. = Le Nazioni Unite hanno lanciato ieri a New York il nuovo Fondo per la costruzione della pace, il cosiddetto “Peacebuilding found”, finalizzato a sostenere i Paesi che escono da conflitti e che si apprestano alla ricostruzione. Il fondo può già contare su risorse per 140 milioni di dollari, stanziati o impegnati dai Paesi donatori, ma il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, punta a raggiungere al più presto la cifra di 250 milioni di dollari, attraverso i finanziamenti di agenzie per lo sviluppo e donatori bilaterali. “Molto spesso – ha rilevato la Commissione ONU per il Peacebuilding, istituita l’anno scorso – una volta raggiunto il cessate-il-fuoco grazie all’azione dei caschi blu, un Paese viene dimenticato, con il rischio che ricada in poco tempo in una guerra civile”. Il nuovo fondo, nell’ambito del processo di riforma delle Nazioni Unite, vuole allora “aiutare le persone a ricostruire le istituzioni statali e a riacquistare fiducia in sé stessi dopo anni o addirittura decenni di conflitto”, ha affermato Kofi Annan. (A.S.)

 

 

SOLENNE INAUGURAZIONE, QUESTA MATTINA, DEL NUOVO ANNO ACCADEMICO

DELLA PONTIFICIA UNIVERSITA’ URBANIANA

- A cura di Giovanni Peduto -

 

CITTA’ DEL VATICANO. = La Pontificia Università Urbaniana è una delle più antiche di Roma, fondata nel 1627 da Urbano VIII, da cui prese il nome. Le sue aule accolgono principalmente seminaristi e sacerdoti dei Paesi di missione dell’Africa e dell’Asia. Per questo, stamani, alla solenne cerimonia di inaugurazione del nuovo Anno Accademico, il gran cancelliere dell’Ateneo, il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha definito l’Urbaniana un’università con “uno spirito universale”. Lo sguardo del porporato è andato ai poveri dei Paesi da cui provengono gli allievi, povertà di cui egli stesso è stato testimone, tra l’altro, come rappresentante della Santa Sede in Albania e poi come arcivescovo nel suo Paese, l’India. “Oggi in Gesù povero vediamo i tanti poveri del mondo, i disprezzati, i miseri, i condannati – ha detto all’omelia durante la Santa Messa – vediamo anche i poveri che incontriamo, quelli dei Paesi da cui veniamo. Quante volte – ha aggiunto – siamo stati avari con loro, ci siamo impauriti e siamo fuggiti davanti al loro dolore, non ci siamo abbassati per sollevarli dalla loro sofferenza e aiutarli nel bisogno, per consolarli nel dolore, o abbiamo pensato di essere noi i poveri”. Il cardinale Dias ha poi esortato i presenti a non inseguire “la gloria effimera di questo mondo”. “E’ nell’abbassamento – ha spiegato – che non è quel servilismo facile da praticare, che possiamo indicare a tutti il segreto della vita cristiana, che non basta studiare sui libri o nelle aule di scuola, ma che bisogna vivere alla scuola dell’unico maestro, il Signore Gesù”. Lo scorso Anno Accademico la Pontificia Università Urbaniana ha accolto circa 1350 allievi, che hanno raggiunto il numero eccezionale di 12 mila iscritti, considerando gli studenti degli 89 Istituti aggregati e affiliati.

 

 

ASSEGNATO, QUESTA MATTINA A STOCCOLMA, IL NOBEL 2006 PER LA LETTERATURA

ALLO SCRITTORE TURCO, ORHAN PAMUK, PER LE CAPACITA’ DI “INCARNARE

L’ANIMA MELANCONICA DELLA SUA CITTA’ NATALE”, ISTANBUL

- A cura di Vincenzo Lanza -

 

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STOCCOLMA. = Il premio Nobel per la letteratura 2006 è stato attribuito dall’Accademia svedese al cinquantaquattrenne turco Orhan Pamuk che nella ricerca dell’anima melanconica della sua città natale, ha scoperto nuovi simboli nel conflitto e nell’intreccio di culture. Orhan Pamuk è nato il 7 giugno del ’52 ad Istanbul, in una famiglia della media borghesia benestante e secolarizzata. In gioventù Pamuk era orientato a diventare pittore, ha poi studiato architettura e giornalismo all’Università di Istanbul. Dal 1985 all’88, ha studiato alla Columbia University di New York e vive attualmente ad Istanbul. Ha spesso detto che nei suoi giovani anni ha avvertito il passaggio da una tradizionale vita familiare ottomana ad uno stile di vita orientato maggiormente verso l’Occidente. Questo suo pensiero è emerso nel suo primo romanzo pubblicato nel 1982, una specie di cronaca familiare che nello spirito di Thomas Mann descrive l’evoluzione di una famiglia in tre generazioni. E’ stato, con il suo terzo romanzo, “Beyaz Kale” (Il Castello Bianco), che Pamuk ottiene fama internazionale nel 1985, sotto forma di un romanzo storico ambientato nel XVII secolo. Ha scritto molte raccolte di saggi tra cui, nel 2003, “Istanbul, ricordi di una città” nel quale intreccia ricordi della sua infanzia con una descrizione della storia letteraria e culturale di Istanbul. Nel 2002 Pamuk ha scritto “Kar” (Neve), che parla del conflitto tra islamismo e orientamenti occidentali favorevoli. Lo scrittore descrive questo libro come il suo primo ed ultimo romanzo politico. Nel suo Paese, la Turchia, Orhan Pamuk ha acquisito notorietà come autore e contestatore, anche se lui si considera come uno scrittore senza intenzioni politiche. Fu il primo scrittore nel mondo musulmano a condannare apertamente la Fatwa, contro Salman Rushdie. Prese posizione poi a difesa del suo collega turco Yashar Kemal, quando questi venne processato nel 1995. Lo stesso Pamuk venne accusato per aver detto, in una rivista svizzera, che 30 mila curdi ed un milione di armeni erano stati uccisi in Turchia. L’accusa sollevò ampie proteste a livello internazionale e il processo a suo carico fu poi abbandonato. Pamuk ha ottenuto molti premi letterari e riconoscimenti in molti Paesi tra cui il premio “Grinzane Cavour 2002”.

 

Per la Radio Vaticana, da Stoccolma, Vincenzo Lanza.

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DOMANI MATTINA A ROMA, PRESSO LA SEDE DELLA NOSTRA EMITTENTE,

L’INCONTRO-DIBATTITO “IN CONVENTO, IN UFFICIO, IN CUCINA. IL RUOLO DELLA DONNA OGGI, NELLA CHIESA E NEL MONDO DEL LAVORO”. L’INIZIATIVA È PROMOSSA

DALLE SUORE MISSIONARIE DELL’IMMACOLATA REGINA PACIS DI MORTASA,

IN LOMBARDIA, PER FESTEGGIARE LA PROMULGAZIONE DEL DECRETO

DELLA EROICITÀ DELLE VIRTÙ DEL LORO FONDATORE: PADRE FRANCESCO PIANZOLA

 

ROMA. = Come viene valorizzato oggi il “carisma femminile” dalla società e nel mondo ecclesiastico? A questa domanda, cercheranno di rispondere i partecipanti all’incontro-dibattito “In convento, in ufficio, in cucina. Il ruolo della donna oggi, nella Chiesa e nel mondo del lavoro”, in programma domani mattina a Roma, presso la sede della nostra emittente. L’iniziativa è promossa dalle Suore Missionarie dell’Immacolata Regina Pacis di Mortasa, in Lombardia, in occasione dei 50 anni di presenza a Roma della Congregazione e soprattutto per festeggiare la promulgazione del Decreto della Eroicità delle Virtù del loro fondatore: padre Francesco Pianzola. Negli anni ’20 e ’30 del900, il sacerdote fece affidamento alle ragazze del suo oratorio, le “giovani guardie”, per portare il Vangelo e il catechismo nelle cascine della Lomellina. Inoltre, si dedicò con grande entusiasmo alle “mondariso”, le mondine che arrivavano nelle campagne della Lomellina, da tutta la pianura padana, come lavoratrici stagionali. Da qui, il legame donna-lavoro-chiesa. Padre Pianzola lottò con tutte le sue energie per far ottenere condizioni di vita e lavoro decorosi alle ragazze che vivevano quasi in schiavitù. La Congregazione di suore da lui fondata attualizza ancora oggi la sua missione: ieri in risaia ad assistere e aiutare le mondine, oggi nelle carceri, oppure vicino alle ragazze madri e alle straniere. All’incontro di domani, verranno proiettate anche le scene della docu-fictionDon Niente”, dedicata alla  figura di Padre Pianzola e realizzata dalla NOVA-T produzioni televisive. (R.M.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

12 ottobre 2006

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

         

Appare sempre più grave la crisi nucleare nord coreana: il governo di Pyongyang ha annunciato “forti contromisure” contro il Giappone dopo l’adozione, da parte dell’esecutivo nipponico, di sanzioni unilaterali economiche che entreranno in vigore domani. Secondo un quotidiano sud coreano, la Corea del Nord potrebbe inoltre effettuare, entro tre giorni, un secondo esperimento atomico dopo quello di lunedì scorso. La stampa nord coreana accusa poi gli Stati Uniti di pianificare l’invasione del Paese asiatico. Il presidente americano, George Bush, ha subito dichiarato che gli Stati Uniti “non hanno intenzione di attaccare la Corea del Nord”. “Ma se il regime nord coreano non muterà atteggiamento – ha poi aggiunto Bush – il governo di Pyongyang andrà incontro a gravi conseguenze”.

 

Il primo ministro israeliano, Ehud Olmert, ha dichiarato stamani che lo Stato ebraico sostiene gli sforzi della comunità internazionale per convincere l’Iran a sospendere il suo programma nucleare. Israele – ha detto Olmert - appoggia le mosse che sono prese dal Consiglio di sicurezza dell’ONU, tra le quali l’adozione di sanzioni e il rifiuto di proposte di compromesso che permettano all’Iran di continuare a portare avanti il suo progetto nucleare”.

 

Ennesimo raid israeliano nei Territori palestinesi: almeno 5 palestinesi sono morti per un’incursione nella Striscia di Gaza. L’esercito dello Stato ebraico ha riferito che i militari erano alla ricerca di armi usate da estremisti. In Cisgiordania, intanto, è stato rilasciato il giovane volontario americano, Michael Phillips, rapito ieri a Nablus.

 

In Sri Lanka, una nuova offensiva lanciata dalle Forze Armate contro i guerriglieri separatisti delle Tigri di Liberazione Tamil ha provocato numerose vittime e feriti. Ma non concordano i dati sul numero complessivo dei morti. Secondo il governo sarebbero 44 i soldati caduti nell’offensiva e 200 i ribelli uccisi. Le Tigri Tamil parlano invece di 10 uomini rimasti uccisi e di una settantina di corpi di soldati recuperati.

 

Duplice attentato questa mattina in Afghanistan. Nella provincia di Khost, un’autobomba è esplosa al passaggio di un convoglio militare internazionale a guida statunitense. Poco dopo, un kamikaze si è lanciato contro un veicolo della polizia afghana. Il bilancio dei due attacchi è di 16 feriti, tra i quali alcuni civili.

 

Il Parlamento francese ha approvato una legge che dichiara perseguibile chi nega il genocidio degli armeni. La Turchia ha già fatto sapere che la decisione del governo di Parigi minerà i rapporti con gli alleati della NATO. L’esecutivo di Ankara ha sempre respinto l’accusa di genocidio sostenendo che gli armeni furono vittime della guerra civile che si scatenò in conseguenza della disgregazione dell’Impero Ottomano durante la Prima Guerra Mondiale. La Francia ospita una nutrita comunità di armeni, che con circa 500 mila persone è la più vasta in Europa.

 

Delegazioni dei governi di Londra e Dublino e di vari partiti politici del nord Irlanda si sono incontrati ieri a Saint Andrews, in Scozia, per discutere sul governo di coalizione nell’Ulster e sul sistema di legalità. Il premier britannico, Tony Blair, ha detto che potrebbe funzionare il progetto di ristabilire un governo di coalizione nel Nord Irlanda. Il primo ministro irlandese, Bertie Ahern, ha affermato poi che questa è un’opportunità sia per nazionalisti sia per unionisti.

 

I ministri dei trasporti dell’Unione Europea hanno varato un nuovo regolamento che consente ai Paesi europei di dispiegare agenti a bordo degli aerei per aumentare la sicurezza e prevenire possibili dirottamenti e sabotaggi. Il testo non impone la presenza degli sceriffi dell’aria a bordo degli aerei, ma consente la loro presenza agli Stati che lo ritengono opportuno.

 

E’ sempre più allarmante la crisi demografica nei Paesi dell’area euro: uno studio della Banca centrale europea (BCE) rivela che la crescita in questa aerea rischia di essere dimezzata nei prossimi decenni. Secondo la BCE, la popolazione europea comincerà a contrarsi fra circa 20 anni e “nel 2050 il tasso di dipendenza degli anziani avrà raggiunto quasi il 55 per cento, contro il 26 per cento del 2006”, con conseguenze economiche “rilevanti”.

 

In Italia, la Finanziaria non prevede alcun beneficio per le famiglie italiane a bassissimo reddito. A sostenerlo è il presidente dell’ISTAT Luigi Biggeri, nel corso dell’audizione di questa mattina davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato. “Ci sono oltre 4 milioni di italiani - ha detto Biggeri – che percepiscono un reddito inferiore ai 700 euro al mese” senza usufruire di benefici. Il presidente dell’ISTAT ha poi riassunto gli effetti della Finanziaria sul reddito dei contribuenti: i benefici riguarderanno 16 milioni di famiglie con un aumento di circa 263 euro in media all’anno ma quasi cinque milioni di nuclei familiari avranno in media 400 euro in meno all’anno.

 

Il periodico russo “Novaia gazeta” ha pubblicato oggi l’ultimo articolo, incompiuto, della giornalista Anna Politkovskaia, uccisa sabato scorso a Mosca. L’articolo, dedicato alla vicenda di un ceceno estradato in Russia dalle autorità ucraine, parla delle torture subite dall’uomo e compiute da ceceni filo-russi. Ieri, intanto, il Parlamento europeo ha osservato un minuto de silenzio per commemorare Anna Politkovskaia.

 

Restiamo in Russia, dove le autorità russe hanno smentito la notizia, data inizialmente dall’agenzia russa Ria-Novosti, di un incendio divampato su un      aereo, nell’aeroporto internazionale di Mosca. Un portavoce dello scalo ha dichiarato che non c’è stato nessun incidente e che la situazione dell’aeroporto è assolutamente normale.

 

Paura ieri, negli Stati Uniti, per lo schianto di un piccolo aereo contro un grattacielo di Manatthan, costato la vita a due persone. Il sindaco di New York e l’FBI hanno subito escluso la matrice terroristica e hanno precisato che si è trattato di un incidente. Una delle vittime è Cory Lidle, campione di baseball della squadra degli Yankees.

 

L’Assemblea Generale dell’ONU procederà domani all’elezione formale del nuovo Segretario generale. Per l’alta carica è già stato designato il ministro degli Esteri sud coreano, Ban Ki-moon, che subentrerà dal prossimo primo gennaio all’attuale Segretario generale, Kofi Annan, rimasto in carica per due mandati.

 

Il rischio è di un costante disordine interno, di una “balcanizzazione di Internet”. Per questo motivo, molto probabilmente, la rete sarà presto divisa in network separati per le diverse aree del mondo. Lo ha detto Nitin Desai, presidente dell’Internet Governance Forum, organismo voluto dal segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, dopo il Vertice mondiale sulla Società dell’Informazione svoltosi a Tunisi nel novembre 2005. Nitin Desai ha detto, durante una conferenza a Londra, che Internet potrebbe, in futuro, non essere più globale. “Ci sono crescenti preoccupazioni – ha spiegato - su come farà l’attuale rete a funzionare tra 5 anni, quando ci saranno molti più utenti in Asia rispetto all’Europa o all’America.

 

 

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