RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 285 - Testo
della trasmissione di Giovedì 12 ottobre
2006
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Domenica
sarà proclamato Santo Rafael
Guìzar Valencia, vescovo. Intervista con padre Rafael
Gonzàlez
OGGI IN PRIMO PIANO:
Ucciso ieri a Mossul un
sacerdote siro–ortodosso: con noi mons. Philip Najim
Malati e emarginati al centro del XXII Congresso
dell’Aipas : intervista con
fra Marco Fabello
CHIESA E SOCIETA’:
La Corea
del nord minaccia forti contromisure contro il Giappone, dopo l’annuncio di
Tokyo di sanzioni economiche nei suoi confronti
12 ottobre 2006
DIO
BENEDICA OGNI SFORZO CONTRO OGNI ABUSO DELLA
RELIGIONE:
COSÌ BENEDETTO XVI, RICEVENDO LA DELEGAZIONE
DELLA
ANTI-DEFAMATION LEAGUE
“Che Dio benedica ogni sforzo per eliminare ogni abuso
della religione quale alibi per l’odio e la violenza”: è l’invocazione di
Benedetto XVI, rivolto alla delegazione della Anti-Defamation
League, ricevuta oggi in Vaticano. Il servizio di
Roberta Gisotti.
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Fondata negli Stati Uniti nel 1913, l’Anti-Defamation
League è un’asso-ciazione che combatte
l’antisemitismo, tutti i tipi di intolleranza, e lotta per la tutela dei
diritti civili attraverso una rete di 30 uffici nazionali nel mondo. Già molte
volte ricevuta da Giovanni Paolo II, è stata accolta stamani da Benedetto XVI,
che ha auspicato “relazioni non solo di tolleranza ma
di autentico rispetto”, basate su una migliore conoscenza e scoperta reciproca,
necessaria a sostenere i leader religiosi, politici, accademici ed economici
che oggi nel nostro mondo sono seriamente interpellati per “far progredire il
dialogo tra popoli e culture”.
“Ebrei, Cristiani, Musulmani condividono
infatti molte opinioni comuni e ci sono numerose aree di impegno
umanitario e sociale nelle quali - ha sollecitato il Papa - possiamo e dobbiamo
cooperare”.
Del resto – ha osservato il Santo Padre – “
E afferma “in particolare che
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L’UDIENZA
DI BENEDETTO XVI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO POLACCO,
KACZYNSKI.
TRA I
TEMI AL CENTRO DEL COLLOQUIO:
E
DELLA FAMIGLIA,
- A
cura di Roberta Gisotti -
I temi della difesa della vita e della famiglia, della
libertà religiosa, del dialogo tra le civiltà e della difesa delle radici cristiane
dell'Europa sono stati al centro questa mattina del colloquio tra Benedetto XVI
e il presidente del Consiglio polacco, Jaroslaw Kaczynski, durato 40 minuti. Il premier polacco successivamente
ha incontrato anche il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone.
''Nel corso dei colloqui - si legge
in una nota della sala stampa della Santa Sede - vi è stato uno scambio di
opinioni sulla situazione internazionale, con particolare riguardo al processo
di integrazione europea e alle tematiche relative alle radici cristiane del Continente''. ''In tale occasione -
aggiunge il comunicato - vi è stato anche
un riferimento ai problemi morali e religiosi che oggi toccano la vita degli
Stati, specialmente quelli relativi alla bioetica, alla difesa e promozione
della vita e della famiglia, alla solidarietà, alla libertà religiosa e al
dialogo tra le culture''.
Il leader polacco ha portato in dono al pontefice una
scultura di vetro raffigurante il monumento di Chopin
e Benedetto XVI ha contraccambiato con le medaglie del pontificato. Successivamente
nella biblioteca sono stati accolti anche i membri del seguito, tra i quali il ministro
degli Esteri, Anna Fotyga, e l'ambasciatrice presso
Dopo l’udienza con Benedetto XVI, nell’Ambasciata polacca
presso
NOMINA
Il Santo Padre ha nominato vescovo di Tula,
in Messico, monsignor Juan Pedro
Juárez Meléndez, vicario
generale della diocesi di Tlaxcala. Nato il 26 giugno
NELLA
IX GIORNATA MONDIALE DELLA VISTA IL CARDINALE JAVIER LOZANO BARRAGÁN
INVITA A CONSIDERARE COME MISSIONE EVANGELIZZATRICE
L’ASSISTENZA
AI NON VEDENTI E ALLE PERSONE CON PROBLEMI
AGLI OCCHI
Sono 37 milioni i non vedenti in tutto il mondo, mentre
124 milioni di persone hanno problemi gravi agli occhi. Sono dati sui quali
oggi, IX Giornata mondiale della vista, si è voluto soffermare in un messaggio
anche il cardinale Javier Lozano
Barragán, presidente del Pontificio Consiglio per la
Pastorale della Salute. Il servizio di Tiziana Campisi:
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“L’appello a debellare la cecità prevedibile rientra nella
prospettiva evangelica, poiché quando i credenti in Cristo si impegnano in
simile lotta, partecipano alla stessa missione salvifica del loro Signore”. È
quanto ha scritto il cardinale Javier Lozano Barragán che ha
sottolineato quanto la Chiesa abbia
sempre ritenuto l’assistenza agli infermi, sia medica che spirituale, come
parte integrante della sua missione evangelizzatrice. Il porporato ha anche
ricordato le parole di Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo degli
ammalati e degli operatori sanitari nel 2000: “Non è consentito passare
oltre di fronte a chi è provato dalla
malattia. Occorre piuttosto fermarsi, chinarsi sulla sua infermità, condividerla
generosamente, alleviandone i pesi e le difficoltà”. Il cardinale Lozano Barragán ha affermato che la
consapevolezza del pericolo e la prevenzione delle malattie che minacciano e deturpano
la vista sono un’arma indispensabile nella lotta contro la cecità prevedibile. Quindi
ha parlato della campagna “Vision 2020: il diritto alla vista”, lanciata a
Ginevra nel ’99 e che si prefigge l’eliminazione, nel mondo, delle principali
cause di cecità evitabile. Il progetto è stato voluto
dalle “Missioni Cristiane per i Ciechi nel mondo”, un’organizzazione
internazionale, interconfessionale, la cui finalità è quella di attuare programmi
di prevenzione e cura della cecità e di altre forme di handicap fisico e
mentale nei Paesi in via di sviluppo. Viene portato
avanti attraverso la cooperazione permanente tra governi, onlus,
settore privato e singoli donatori.
Attualmente la campagna “Vision 2020” è stata accettata da
25 Paesi e grazie ad essa hanno preso vita oltre 200
progetti. Il cardinale Lozano Barragán
ha dichiarato che nel biennio 2000-2002 il numero delle persone colpite da
cecità e da riduzione della vista è diminuito rispetto alle previsioni. Ma il
porporato ha anche invitato a tenere in considerazione i dati
dell’Organizzazione mondiale della sanità che ha rilevato nei Paesi più poveri
e meno sviluppati il 90 per cento dei 37 milioni di cechi e dei 124 milioni di
persone con problemi agli occhi. Il presidente del Pontificio Consiglio per la
Pastorale della Salute ha esortato quindi a raddoppiare gli
sforzi non solo di sensibilizzazione ma anche di generosa ed efficace
solidarietà al fine di condurre in porto senza intralci il programma “Vision 2020”. Il Pontificio Consiglio,
ha concluso il porporato, “che si fa vicino a tutte le persone prive della
vista a causa delle malattie che ingenerano la cecità, non può non rivolgere
una parola augurale a tutti coloro che soffrono d’una altra
forma di cecità, quella dello spirito, in una società nella quale si vedono
soltanto i beni materiali, affinché anche loro aprano gli occhi e vedano aldilà
di questi interessi immediati, si aprano a Dio e ai fratelli bisognosi e,
solidalmente, si prendano cura dei malati della vista fisica come un segno di
viva fratellanza”.
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RISPONDERE AL GRIDO
DELL’UMANITA’ PER
RELIGIOSA E DELLA DOTTRINA
SOCIALE DELLA CHIESA SONO AL CENTRO DI DUE GIORNATE DI RIFLESSIONE PRESSO IL
PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE.
IN UN TELEGRAMMA DEL CARDINALE BERTONE, GLI AUSPICI DEL
PAPA
- A cura di Paolo Scappucci -
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Mettendosi totalmente a servizio della carità di Cristo
verso l’uomo e verso il mondo, i religiosi e le religiose anticipano e mostrano
nella loro vita quell’umanità nuova all’insegna della
civiltà dell’amore, che la dottrina sociale della Chiesa vuole propiziare e
promuovere. Lo ha detto il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia
e della Pace, cardinale Renato R. Martino, aprendo stamani nella sede del dicastero due giorni
intensi di lavoro e di riflessione sul tema: “Vita consacrata e dottrina
sociale: percorsi di formazione”.
Promosso dalla Congregazione per gli Istituti di vita
consacrata e le Società di vita apostolica, dal Pontificio Consiglio e dai
Religiosi e Religiose promotori a livello internazionale di Giustizia, Pace e Integrità del Creato, il
Seminario di studio si propone di approfondire come possa essere
utilizzato dai consacrati e dalle
consacrate, nel rispetto dei rispettivi carismi, lo straordinario patrimonio di
insegnamenti proposti dal magistero sociale.
In un telegramma inviato ai partecipanti – una settantina di
studiosi, esperti, religiosi e religiose di vari Istituti e di diversi Paesi –
il neo-segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone,
formula l’auspicio del Santo Padre affinché “l’incontro favorisca una contemplazione
sempre più viva dell’icona di Cristo principe della pace, suscitando crescente
e generoso impegno di promozione degli universali valori di giustizia e di solidarietà nel rispetto dei diritti
della persona umana”.
Un messaggio è stato inviato anche dal prefetto della
Congregazione degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita
Apostolica, cardinale Franc Rodé,
nel quale si sottolinea che “l’ascolto attento di quanto risuona
nell’invocazione di ogni popolo alla pace, alla giustizia e alla libertà ha da
sempre fatto scaturire nel cuore della Chiesa e di quanti si sono posti alla sequela
totale di Cristo l’esigenza di una risposta, di gesti concreti, visibili, nei
quali è possibile riconoscere i germi di un futuro di speranza”.
Davanti agli attuali scenari di guerre, distruzioni,
palesi ingiustizie, di fronte ai nuovi muri di razzismo e di paura innalzati
dal terrorismo, la salesiana Suor Enrica Rosanna, sottosegretaria del dicastero dei
religiosi, unica donna a ricoprire tale incarico nella Curia Romana, ha
rievocato con accenti appassionati la strada che tanti consacrati e consacrate
ogni giorno percorrono - anche a costo della vita, come recentemente don Andrea
Santoro e suor Leonella Sgorbati - per farsi
operatori di pace, di tolleranza, di dialogo e di redenzione sociale, “lampi di
luce presenti – ha detto - nella notte oscura dei popoli, fari generatori di speranza”.
Con ampia e documentata precisione lo storico Andrea Riccardi, tra i fondatori di Sant’Egidio,
ha ripercorso gli itinerari di santità sociale dei consacrati nell’Ottocento e
nel Novecento, dopo che il padre Enrique Colom, della Pontificia Università della Santa Croce, aveva
sottolineato il significato teologico e spirituale del rapporto tra vita
consacrata e dottrina sociale.
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OGGI POMERIGGIO CERIMONIA DI INAUGURAZIONE,
PRESIEDUTA
DA MONS.
GIOVANNI LAJOLO,
DELLA NECROPOLI DELLA VIA TRIUMPHALIS
RITROVATA IN VATICANO TRE ANNI FA,
- Ai
nostri microfoni Francesco Buranelli -
Uno spaccato
completo della società romana, dall’età di Augusto a quella di Costantino,
dove convivono le tombe di nobili e quelle delle persone più umili. E’ la
necropoli della Via Triumphalis ritrovata in Vaticano
tre anni fa durante i lavori per la costruzione del parcheggio di Santa Rosa. La
cerimonia di inaugurazione del sito archeologico che, non a torto, è stato
definito “una piccola Pompei sotterranea”, visto l’ottimo stato di conservazione
dei reperti, sarà presieduta da mons. Giovanni Lajolo,
presidente del Governatorato della Città del Vaticano, oggi pomeriggio, alle
17.00. L’evento si inserisce nelle celebrazioni per il quinto centenario dei
Musei Vaticani. Tracey McClure,
del Programma Inglese della nostra emittente ha chiesto al direttore dei Musei
Vaticani, Francesco Buranelli, di raccontarci come è
avvenuto il ritrovamento della Via Triumphalis:
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R. - E’ venuto alla luce durante gli scavi eseguiti nel
2003, in occasione della costruzione del nuovo parcheggio. Una scoperta forse
tra le più importanti eseguite a Roma e in maggior modo in Vaticano in questi
ultimi decenni. Ha portato infatti alla luce circa 250
tombe dal primo al quarto secolo dopo Cristo, che offrono uno spaccato completo
della società della Roma imperiale e soprattutto della graduale conversione
della società romana dal paganesimo al cristianesimo, per cui per la Santa Sede,
indubbiamente, di una rilevanza primaria.
D. - Quando hanno scavato e hanno trovato le camere
mortuarie di questa necropoli, come hanno deciso cosa lasciare e cosa rimuovere
o mettere in un altro luogo?
R. - Abbiamo salvato tutto quello che di antico è venuto
alla luce. Logicamente poi abbiamo restaurato le strutture, il materiale e
abbiamo ricollocato quello che era in giacitura primaria, non quello che era
nel terreno di deposito. Quindi, è il primo tentativo, sulla tradizione di
quanto venne fatto al tempo di Pio XII, in cui i Musei
Vaticani ripropongono non più un settore, una stanza dei musei dedicata a
questa scoperta, ma si trasferiscono sul territorio e “musealizzano”
lo scavo archeologico.
D. - In che modo, la gente arriverà a vedere questo?
R. - La visita sarà molto semplice: dall’ingresso dei
Musei Vaticani, su prenotazione, nei giorni di venerdì e sabato. Poi, se la
domanda sarà maggiore dell’offerta prolungheremo l’orario di visita. Si
comporranno dei gruppi di massimo 25 persone, che verranno
condotti sul posto. Il prezzo del biglietto sarà di 5 euro a persona.
.
D. - Come si colloca questa scoperta, rispetto agli scavi
già trovati sotto San Pietro?
R. – Si tratta di due necropoli distinte e separate tra
loro, che sorgevano lungo le due direttrici viarie antiche che attraversano
oggi lo Stato della Città del Vaticano. Quella sotto San Pietro è la necropoli
che si affacciava sulla Via Cornelia, che conduceva al nord, verso Cerveteri. Quelle che abbiamo trovato noi si dispongono
lungo il percorso della Via Trionfale, una via che poi si allacciava alla
Cassia e andava verso Veio. Sono le due direttrici
viarie che servivano Roma verso l’Etruria.
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DOMENICA
SARA’ PROCLAMATO SANTO RAFAEL GUÌZAR VALENCIA, VESCOVO.
SI E’
PRODIGATO IN SVARIATE OPERE DI CARITÀ PER AIUTARE I FEDELI
DELLA
SUA DIOCESI NEGLI ANNI DIFFICILI DELLA RIVOLUZIONE MESSICANA DEL 1910
ED
EBBE PARTICOLARE CURA PER LA FORMAZIONE DEI FUTURI SACERDOTI
Tratti distintivi della sua missione sono stati il grande
amore verso Dio, l’aver fatto conoscere Gesù Cristo nell’Eucaristia, l’aver
diffuso la devozione a Maria. Parliamo di Rafael Guìzar
Valencia, vescovo di Veracruz, in Messico, nei primi
anni del novecento. Domenica, in piazza San Pietro,
sarà canonizzato da Benedetto XVI insieme ad altri 3 beati. Al microfono di
Giovanni Peduto il vicepostulatore
della causa di canonizzazione, padre Rafael Gonzàlez,
ci descrive che cosa ha caratterizzato il suo apostolato:
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R. - In tutti i Paesi in cui
arrivava, predicava sempre la dottrina cristiana, servendosi di un piccolo
catechismo da lui stesso scritto e che volle adattare particolarmente ai semplici
di cuore. Molte generazioni hanno appreso dottrina cristiana proprio grazie a
questo suo catechismo, che ancora oggi è una forma di istruzione nella fede.
D. – Un aspetto peculiare della
sua vita …
R. - Durante i conflitti bellici
della rivoluzione messicana del 1910, mons. Rafael Guìzar
si prodigò in opere caritative e diffuse
D. – Quale esempio ha lasciato ai
suoi confratelli vescovi e a tutti i pastori di anime in genere?
R. - Mons.
Rafael Guìzar Valencia è stato un instancabile
missionario, sempre disposto a dare la vita per le sue pecore. È stato inoltre
un padre sollecito, benefattore dei poveri e degli abbandonati. Ha dato un’importanza
notevole alla formazione dei sacerdoti, soprattutto mediante l’opera del seminario
diocesano, nel quale si sarebbero dovuti formare quei giovani che avrebbero
dovuto moltiplicare le sue missioni e l’attenzione alle numerose parrocchie di
tutto il territorio di Veracruz. La carità, la
povertà, l’umiltà, l’obbedienza e lo spirito di sacrificio sono state alcune
delle virtù che hanno caratterizzato il suo ministero episcopale. La sua tomba,
che si trova nella cattedrale di Xalapa, a Veracruz, è meta di numerosi pellegrini che lì si recano
per chiedere la sua preziosa intercessione.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - "Comprensione reciproca e
autentico rispetto tra ebrei, cristiani e musulmani": il discorso di
Benedetto XVI ad una Delegazione dell' "Anti-Defamation League".
Servizio estero - Nucleare: il presidente Usa George W. Bush
afferma di non voler attaccare la Corea del Nord.
Servizio culturale - A Padova, Verona e Mantova le
mostre celebrative del quinto centenario della morte di Andrea Mantegna; i contributi di Franco Patruno
e di Giuseppe Degli Agosti.
Servizio italiano - In primo piano il tema della
finanziaria.
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12 ottobre 2006
IN
IRAQ, L’UCCISIONE IERI A MOSSUL DI UN SACERDOTE SIRO–ORTODOSSO,
E LA MORTE OGGI DI ALMENO 13 PERSONE A BAGHDAD
- Intervista con mons. Philip Najim -
Almeno 100 morti ogni giorno,
più di 650 mila vittime in tre anni. Sono i drammatici dati forniti dall’ONU e
da ricercatori americani sugli effetti devastanti, in Iraq, di continui scontri
e attentati dall’inizio della guerra, nel marzo del 2003. Anche oggi, almeno 13
persone sono morte in seguito a diversi attacchi compiuti nella capitale
irachena. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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Ogni giorno, in Iraq, cento
persone vengono uccise in media da milizie armate. E’
questo l’allarme lanciato dal responsabile per gli affari umanitari dell’ONU,
secondo cui sono quasi un milione e mezzo i profughi iracheni nei Paesi
limitrofi. A questi drammatici dati bisogna poi aggiungere quelli di uno studio
realizzato
dalla facoltà di medicina dell’università Johns Hopkins del Maryland, in collaborazione
con un ateneo di Baghdad. Dal dossier, diffuso ieri, emerge che la guerra in
Iraq ha provocato oltre 650.000 mila vittime civili, quasi 13 volte di più di
quanto stimato finora dalle forze americane. Il presidente statunitense, George
Bush, ha subito seccamente respinto le conclusioni
dello studio dei ricercatori. Ma il terreno continua a confermare
la tragicità della situazione: almeno 8 persone sono morte in seguito ad un
assalto compiuto stamani da uomini armati nella sede di un’emittente televisiva
a Baghdad. In una duplice esplosione, avvenuta sempre nella capitale, sono poi
rimasti uccisi almeno 5 iracheni. Sul versante politico, il Parlamento
iracheno ha approvato ieri la legge, che entrerà in vigore entro 18 mesi, per la costituzione di uno Stato federale. La
votazione è stata però boicottata dai deputati sunniti
che ritengono il federalismo penalizzante per la loro comunità. Il progetto è
stato comunque approvato dalla maggioranza dei 140 parlamentari presenti su
275. Si estende così anche a sunniti e sciiti lo status finora riservato ai
soli curdi. L’Iraq sarà quindi diviso in tre entità su basi etnico-religiose,
dotate ciascuna di ampia autonomia.
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Restiamo in Iraq, dove sconosciuti hanno
ucciso ieri il sacerdote siro–ortodosso, padre Paulos Eskandar. Lo riferisce
l’agenzia Asia News aggiungendo che il sacerdote era stato
rapito a Mossul lo scorso 9 ottobre. I sequestratori
avevano chiesto un ingente riscatto in cambio della sua liberazione. Per un
ricordo di padre Eskandar ascoltiamo, al microfono di
Giada Aquilino, mons. Philip Najim, procuratore del Patriarcato di Babilonia dei Caldei presso la Santa Sede:
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R. – Ieri abbiamo ricevuto la
notizia dell’uccisione di padre Eskandar. Il
sacerdote è stato decapitato, a Mossul. Prima del suo
assassinio, era stata chiesta una cifra enorme come riscatto e noi eravamo
disposti a discutere di questo coi rapitori e dare la somma richiesta.
Nonostante ciò, abbiamo trovato il suo cadavere. E’ un assassinio che fa paura
a tutti i cristiani in Iraq, cattolici e non. Sua Beatitudine il Patriarca di
Babilonia dei Caldei, Emmanuel
III Delly, ha subito espresso le proprie
condoglianze alla comunità siro-ortodossa. Ma questo
fatto riguarda tutti i cristiani che vivono in Iraq. Si prospetta per loro una
grande difficoltà nella vita quotidiana, che sta poi vivendo tutta la
popolazione irachena. La prima cosa che manca oggi è la sicurezza, che non
esiste nel Paese. Poi non ci sono luce, medicine, possibilità di lavoro. La popolazione
irachena è composta da tante etnie e si ha
l’impressione che ci sia una forza oscura, che vuole creare una guerra civile,
per costringere questa gente a lasciare il Paese, ad andare via, solo per
creare il caos tra il popolo iracheno.
D. – Padre Eskandar
era impegnato al servizio di ortodossi e cattolici iracheni, racconta la gente
di Mossul: che esempio ha lasciato alla popolazione?
R. – Era un uomo molto
semplice, amato da tutti, che non faceva altro che accogliere la gente nella
sua chiesa per pregare. Non aveva alcun legame politico, né di altro genere.
Era una persona di Dio, stimata da cattolici e non, anche dai musulmani, e
prestava il suo servizio a tutti.
D. – Ci sono notizie anche di
rapimenti e abusi su giovani donne cristiane…
R. – Sì, è confermato. Sono
notizie che abbiamo sentito tantissime volte, purtroppo.
D. – Qual è l’appello della
Chiesa irachena alle altre religioni?
R. – È quello del Santo Padre,
Benedetto XVI. Noi abbiamo vissuto in Iraq per quattordici secoli, tutti
insieme. Questa nostra convivenza si è sempre basata sulla tolleranza, sulla
carità e sull’amore. Continuiamo ad essere uniti fra noi, per combattere le
forze che vogliono danneggiare il Paese e creare una guerra civile. Noi siamo
un unico popolo iracheno.
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A
CONCLUSIONE DEL CONGRESSO MONDIALE DI
TELEVISIONI CATTOLICHE,
A
MADRID,
DIRETTORE
DELLA SALA STAMPA, DELLA RADIO
E DEL
CENTRO TELEVISIVO VATICANI
Si conclude oggi il Congresso Mondiale di Televisioni
Cattoliche, promosso dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e
organizzato dall’Arcidiocesi di Madrid, nella capitale spagnola. Al centro del
dibattito i vasti cambiamenti culturali, e le problematiche poste dallo
sviluppo tecnologico. Per una riflessione sulle tematiche emerse e sulle potenzialità
ai fini dell’annuncio del messaggio evangelico all’uomo del Terzo Millennio, Luis Badilla ha intervistato il nostro
direttore generale padre Federico Lombardi, direttore anche del Centro
televisivo Vaticano e della Sala Stampa Vaticana.
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R. – C’è l’aspetto di conoscenza reciproca, di contatto,
di incoraggiamento. Il fatto di trovarsi insieme impegnati - così tante
persone, anche se in luoghi diversi - per una stessa missione: questo è un
risultato pienamente raggiunto. C’è una atmosfera
molto positiva, un clima – direi – di entusiasmo e di slancio ad andare avanti.
Si sono messi in piedi anche molti rapporti di collaborazione: alcuni più
ravvicinati, fra l’una e l’altra istituzione che ha una programmazione più
simile; altri invece di carattere più generale. Da parte mia, ho visto che
l’informazione precisa ed adeguata su tutto il servizio svolto dal Centro
Televisivo Vaticano, a disposizione per tutte le televisioni cattoliche del
mondo - non solo quelle cattoliche certamente, ma in
particolare dirette a queste - ha incontrato molto interesse. Questo
vuol dire che per molte persone, vari aspetti di questo servizio rappresentavano
ancora una novità. Poi sono state lanciate altre proposte, come quella di una
banca di programmi di scambio, di programmi messi a disposizione dalle diverse
televisioni. Questa mattina c’è stata, poi, anche la proposta di un informativo
degli elementi di informazione, una sorta cioè di agenzia di informazioni
presentate già in forma televisiva, realizzata in modo breve ed agile e a
disposizione di tutti. Ecco, queste sono delle linee concrete di lavoro, che
certamente generano molte aspettative e molte speranze.
D. – E’ possibile, alla luce di tutto ciò, fare un profilo
generico di che cosa sia oggi una televisione
cattolica?
R. – A dire il vero io sono un po’ prudente su questo
versante, perché la varietà delle realtà è grandissima. In tutte c’è,
naturalmente, l’intenzione di partecipare alla missione della Chiesa, con il
servizio specifico che è quello della comunicazione attraverso immagini. Le
identità singole, però, date le situazioni culturali, le risorse a
disposizione, le istituzioni – che a volte possono essere le diocesi o le
Conferenze episcopali, a volte invece gruppi di laici – sono realtà così
diverse e credo che questa diversità debba essere rispettata. A me colpisce
sempre molto e in senso positivo la varietà della realtà della Chiesa, che si
esprime poi anche nel campo delle comunicazioni sociali. Questa varietà ha naturalmente
al suo interno sempre una componente che tende poi verso l’unione. Il dialogo e
la costruzione comune hanno una valenza estremamente importante, anche noi con
il servizio che offriamo da Roma cercando di incoraggiare e diventando tramiti
dell’immagine e del messaggio del Santo Padre, cerchiamo di fare un servizio di
unità universale. Per me è, comunque, sempre molto importante rispettare la
varietà e la singolarità dei carismi, che rappresentano poi la grandissima
ricchezza di creatività che c’è nella Chiesa. Io non vorrei, quindi, ingabbiare
in una descrizione troppo precisa l’identità della televisione cattolica, che è
invece caratterizzata dalla grande ricchezza di varietà. L’identità viene,
invece, fondamentalmente dalla partecipazione convinta nella fede alla missione
della Chiesa.
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IL 20.MO DELLA STORICA GIORNATA DI PREGHIERA
PER
AL
CENTRO DELLA CERIMONIA INAUGURALE DEL NUOVO ANNO ACCADEMICO
DELLO
STUDIO TEOLOGICO «LAURENTIANUM»
DEI
FRATI MINORI CAPPUCCINI DI VENEZIA
- A
cura di Giovanni Peduto -
Solenne inaugurazione oggi a Padova, presso il santuario
di San Leopoldo Mandić, del nuovo Anno
Accademico 2006-2007 dello Studio Teologico ‘Laurentianum’
dei Frati Minori Cappuccini di Venezia. Il discorso inaugurale, alla presenza
di autorità politiche e accademiche di tutto il Veneto, è stato tenuto dal
senatore Giulio Andreotti, che lo ha incentrato sulla
storica Giornata della Pace ad Assisi, voluta da
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Nella sua conferenza egli ha ricordato quanto fu laboriosa la preparazione dell’incontro dal momento che si trattava di invitare cinquanta
rappresentanti delle Chiese cristiane, oltre ai cattolici, e sessanta
rappresentanti delle altre religioni mondiali. Era la prima volta nella storia
che si realizzava un incontro come questo, riunendo i credenti di tutte le
religioni mondiali nella città di San Francesco. L’appello fu ascoltato, tra
l’altro, anche dal ‘mondo’: per un giorno intero
tacquero le armi.
Il senatore Andreotti ha ricordato
come l’incontro fosse stato fortemente voluto da
Anche il cardinale patriarca di Venezia, Angelo Scola, in
un messaggio inviatoci per l’occasione, ha sottolineato la bontà della scelta
fatta a suo tempo da
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Essere al servizio dei
malati e degli emarginati in nome della speranza.
E’ AL CENTRO del XXII congresso dell’AIPAS, CHE SI
CONCLUDE DOMANI
- Con
noi fra Marco Fabello -
Ascoltare il grido di aiuto dei malati per offrire loro
sollievo, solidarietà e soprattutto speranza. È questo l’obiettivo del XXII
Convegno nazionale dell’AIPAS, l’Associazione italiana di pastorale sanitaria,
in corso a Collevalenza, in provincia di Perugia.
All’incontro, dal titolo “Nudi siamo e disperati”, circa 350 operatori della
pastorale della salute, tra sacerdoti e laici, hanno discusso in questi giorni
della possibilità di migliorare l’assistenza spirituale alle persone malate. Ma
come si può annunciare la speranza a quanti, spesso in solitudine, soffrono fra
le mura domestiche? Eugenio Bonanata lo ha chiesto a fra
Marco Fabello, presidente dell’AIPAS, religioso
ospedaliero e direttore della rivista ‘Fatebenefratelli’:
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R. – Il territorio oggi soffre la mancanza di presenza, la
mancanza di significato. Purtroppo il
solo volontariato non riesce a supplire a tutte le necessità della gente, delle
persone che soffrono, che sono sole, che sono handicappate e stanno in
famiglia. Questo è uno dei grandi temi che, per noi come AIPAS e per
D. – Come agisce l’AIPAS? Ci vuole fare qualche esempio
concreto?
R. – Noi ci poniamo come l’associazione che cerca di fare
un po’ di formazione. Non agiamo direttamente, ma cerchiamo di dare agli
associati delle motivazioni o delle capacità organizzative perché questo possa
avvenire. Quindi, agiamo in stretta collaborazione con realtà che già esistono,
cercando di dare loro ragioni, per motivare di più la propria presenza in
ambito parrocchiale. Non possiamo fare di più, perché ci sono realtà diocesane
che hanno il compito, per mandato del vescovo, di interagire e di organizzarsi
a livello diocesano, appunto.
D. – Fra Marco, l’eutanasia è un tema molto attuale in
Italia in questo periodo. Come risponde a chi la invoca?
R. – Chi invoca l’eutanasia probabilmente non chiede di
morire, ma si domanda perché deve soffrire, che significato ha la sua vita
ritenuta così inutile. Questa è una grande domanda, perché significa che non
siamo in grado di dare una risposta adeguata. Questo non riguarda solo il
malato terminale, ma anche il disabile e l’anziano. Questa è una delle tante
domande che cerchiamo di approfondire giorno per giorno, ma è difficile in una
società come la nostra fare breccia in un contesto, appunto, in cui la vita
sembra perdere senso. A maggior ragione, il nostro impegno è più forte, perchè
proprio viene ad essere più grave la situazione in cui ci troviamo.
D. – Come si può parlare di speranza a quanti vivono una
situazione clinica difficile, quasi senza ritorno?
R. – Forse le parole servono a poco. Serve di più la
presenza, l’essere vicini. Sembra facile e scontato, ma porre una mano nella
mano è un grande segno. Poi, però, ci
sono risposte anche scientifiche più importanti, un più esteso approccio
all’umanizzazione della medicina, il sostegno psicologico al malato, una
pastorale della salute più adeguata, persone che si preparino
per questo. Tutto ciò è necessario, perché non basta essere buoni cristiani per
essere di grande aiuto alle persone che supplicano, chiedono e tendono verso di
noi le loro mani disperate.
**********
A
TRENTO
FESTIVAL INTERNAZIONALE DI CINEMA E RELIGIONE,
- Con noi don Massimo Manservigi e la regista Lia Beltrami -
Un seminario con sessanta registi e produttori provenienti
da Iran, Israele, USA e Cina. 118 film in concorso provenienti da 18 nazioni,
che rappresentano le principali fedi: cristiana, ebraica, islamica, induista,
buddista, fino ai culti dei nativi americani e africani. Il Festival
cinematografico Religion Today, da
ieri fino a sabato, 14 ottobre, a Trento, sperimenta il dialogo interreligioso
attraverso il linguaggio comune dell'arte, rispettando le diversità e
mantenendo una forma itinerante, che porterà le opere in concorso anche in
altre città - come Teheran e Gerusalemme – e in altri
Paesi d’Europa. A.V. ha intervistato Don Massimo Manservigi,
presidente del Festival, e la regista Lia Beltrami, direttrice
artistica:
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D. – Don Manservigi, il Festival
Religion Today è uno
sguardo attraverso l’occhio della macchina da ripresa cinematografica sulle
religioni del mondo…
R. – Quello che noi cerchiamo di fare è far dialogare
coloro che lavorano nel settore cinematografico e appartengono alle diverse
fedi religiose. Ciascuno ha, infatti, il diritto di esprimere le proprie
differenze di fedi ed è per questo che il nostro Festival si chiama “Viaggio
nelle differenze”. Ma sono differenze che non chiudono il dialogo, anzi che aprono
tante prospettive nuove nel rispetto proprio delle reciproche fedi. Vorremmo
riuscire davvero a promuovere il cinema di qualità, quindi quello artistico, ma
con contenuti di dialogo interreligioso.
D. –
R. – Sì, io credo che ci sia una grande sensibilità nel
mondo cattolico per questo mezzo. Credo, però, che la Chiesa abbia bisogno di
fermarsi un momento, ripensando modalità nuove. E’ necessario, infatti, aiutare
una lettura più approfondita, riuscire a muovere la sensibilità della gente, ma
senza dover ripetere gli schemi della dimensione documentaria, che si usano per
altre tematiche.
Lia Beltrami, direttrice
artistica di Religion Today, qual è
il confronto tra la cinematografia a tema religioso italiana e straniera?
R. – Nella cinematografia contemporanea, purtroppo, c’è un
calo sia riguardo agli investimenti verso film a tema religioso sia riguardo ad
un itinerario di ricerca. E questo si contrappone, invece, alla nascita di
nuove scuole molto importanti, come la scuola israeliana “Malefil
School”, scuola religiosa ebrea ortodossa, o la
Scuola di Cinema Iraniano, dove si parla di sacro attraverso anche una ricerca
di immagini, che va al di là della narrazione classica, perché guardando ad
un’altra religione - anche attraverso il cinema – si può conoscere, imparare,
crescere nella mia propria identità religiosa.
D. - Il tema del viaggio è lo sfondo permanente di questo
Festival. L’altro tema, invece, quest’anno è quello del miracolo…
R. - Il miracolo è l’irrompere di Dio nella nostra vita
quotidiana in modo straordinario, in modo non usuale. Quest’anno abbiamo dei
lavori che cercano di percorrere il miracolo in senso anche più interiore,
perché la conversione stessa è un miracolo.
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A 50
ANNI DALLA SCOMPARSA DI DON LORENZO PEROSI, DA
STASERA
A
TORTONA LA XII EDIZIONE DEL FESTIVAL PEROSIANO
-
Intervista con il maestro Arturo Sacchetti -
Inizia questa sera nella cattedrale di Tortona la
dodicesima edizione del Festival Perosiano dedicato
alla figura ed all’opera musicale del compositore e sacerdote, di cui ricorre
quest’anno il 50° della scomparsa. Un’occasione per conoscere e rivalutare
alcuni suoi grandi capolavori di musica sacra. Il servizio di Luca
Pellegrini.
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Nel 1956 veniva a mancare Don Lorenzo Perosi.
50 anni sono trascorsi da quella data: 50 anni di storia della Chiesa e di
storia della musica. Perosi fu autore di un grande
progetto che ancora oggi avrebbe bisogno di essere più
approfonditamente studiato e capito: quello di dare una voce musicale italiana
forte e autorevole alla fede cattolica. Era uomo di fede, Perosi,
ordinato sacerdote nel 1895 e divenuto poi uno dei più importanti compositori di quel secolo inquieto: il Padre Giuseppe lo aveva educato
all’organo della cattedrale di Tortona, la sua città natale. Visse il
pontificato di Leone XIII, che nel 1898 gli concesse il titolo di “Direttore
perpetuo della Cappella Sistina”. I grandi Arturo Toscanini, prima, e Gianandrea Gavazzeni, poi, non nascondevano la loro ammirazione sincera.
Il mondo della musica lo ricorda, a cominciare da Tortona ove prende il via
questa sera il breve festival che gli è dedicato, la cui direzione artistica è
affidata al Maestro Arturo Sacchetti. A lui abbiamo
chiesto che cosa rappresenta Perosi per la nostra
attuale cultura musicale:
“E’ un punto di riferimento sicuramente indiscutibile per
una produzione che ha sfaccettature amplissime, anche se il musicista viene identificato come un protagonista della creatività
musicale sacra. L’orizzonte, però, è molto più ampio, oltre alla tradizionale
composizione sacra”.
Maestro, possiamo identificare oggi protagonisti della
musica che abbiano assunto, tramandato e sviluppato la
grande lezione artistica di Lorenzo Perosi?
“Non sono mancati. Sicuramente sono stati tantissimi sia
sul fronte dei musicisti sacerdoti, per intenderci, ma anche nell’ambito dei
musicisti laici. E’ enorme l’eredità. Purtroppo, e mi riferisco alla creatività
musicale sacra, c’è stato un inaridimento, per cui
occorrerebbe sicuramente aprire una nuova dimensione. Comunque, i protagonisti
ancora viventi dell’insegnamento di Lorenzo Perosi
non mancano sicuramente, in Italia e all’estero”.
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12 ottobre 2006
I
VESCOVI AUSTRALIANI DICONO “NO” AL PROGETTO DI LEGGE,
IN
DISCUSSIONE IN PARLAMENTO, CHE AUTORIZZA LA CLONAZIONE
DI
EMBRIONI UMANI: “E’ UNA PRATICA CHE DISPREZZA LA VITA”
SYDNEY. = La clonazione è una pratica che disprezza la
vita umana e non va autorizzata, né regolamentata con una legge statale: è
quanto afferma la Conferenza episcopale dell’Australia, in
riferimento ad un progetto normativo, in discussione al Parlamento federale
australiano, che contempla la legalizzazione della clonazione di embrioni umani
per scopi di ricerca. In un comunicato, citato dall’agenzia Fides, i vescovi
mettono in guardia il governo dal varcare “un’ulteriore linea rossa”, dopo aver
già autorizzato nel 2002 l’utilizzo, per la ricerca scientifica, di embrioni già
esistenti e congelati. Un normativa, questa, che
comunque vietava la clonazione di embrioni umani. L’Episcopato sottolinea, inoltre,
che dal 2002 ad oggi non ci sono stati progressi tali nella ricerca scientifica
da giustificare un cambiamento, in senso più permissivo, della legislazione.
Secondo i presuli, il progetto di legge porterà alla creazione di “una nuova
classe di embrioni umani, non destinati alla riproduzione, ma solo alla
ricerca”. Lo spirito della normativa, notano i vescovi, è quello di un disprezzo
della vita umana, autorizzando la creazione di embrioni “solo allo scopo della
distruzione”, inclusa “la clonazione di embrioni con DNA misto fra uomo e
animale”. Si tratta di una manipolazione inaccettabile e contro natura, che “disumanizza l’embrione” e costituisce “un campo minato a
livello etico”. “L’embrione – aggiungono – non può diventare niente altro che
un essere umano. Tutti noi un giorno siamo stati embrioni”. (R.M.)
IERI E OGGI, IN ECUADOR, MANIFESTAZIONI
DI PROTESTA CONTRO
IL NUOVO CODICE DELLA SALUTE, CHE PROMUOVE L'ABORTO E LA PILLOLA
DEL GIORNO DOPO E VIETA L’OBIEZIONE DI COSCIENZA AL
PERSONALE SANITARIO
- A
cura di Luis Badilla -
GUAYAQUIL. = Grande mobilitazione, in Ecuador, contro la
Legge sostitutiva del nuovo Codice della salute, che promuove l’aborto, la
pillola del giorno dopo, potenzialmente abortiva, e vieta l’obiezione di
coscienza al personale sanitario che si rifiuti di praticare l’aborto.
Nell’ambito di una campagna lanciata dall’organizzazione “Azione Pro-Vida” e dalla Rete di organizzazioni per la Vita e la
Famiglia dell’Ecuador, si è svolta ieri, nel Parco Centenario di Guayaquil, una marcia dal titolo “Pro-vida
difende i tuoi figli”. I manifestanti hanno espresso così il
loro dissenso rispetto ad alcuni aspetti della legislazione: l’obbligatorietà
per i medici di praticare aborti (Art 30, 32); la vendita della pillola abortiva
del giorno dopo sotto il nome di contraccezione di emergenza (Art. 32); e l’imposizione di un’educazione sessuale senza
valori e con l’esclusione della partecipazione dei genitori (Art. 28). Oggi, invece, verrà
celebrata la “Giornata per la difesa dei nostri diritti umani e
costituzionali”, con diverse manifestazioni di protesta davanti alla sede del
Congresso. Gli organizzatori hanno chiesto, inoltre, di inviare messaggi al
presidente dell’Ecuador, Alfredo Palacio,
esprimendo il loro
completo rifiuto di questo progetto, ché attenta al diritto fondamentale alla
vita, al diritto alla libertà di coscienza, al diritto alla libertà educativa e
al diritto alla patria potestà. Sull’argomento, nei giorni scorsi è intervenuta
anche la Conferenza episcopale ecuadoreña, che ha
ribadito con forza il dovere di tutti, Stato e cittadini,
di proteggere e difendere sempre la vita, dal suo concepimento fino alla sua
fine naturale. Dopo essersi opposti alla promozione dell’aborto e della pillola
anticoncezionale, i presuli hanno espresso perplessità anche rispetto
all’articolo 28 sull’educazione sessuale dei giovani, che ignora i
diritti dei genitori nell’ambito dell’educazione dei propri figli. I vescovi si
sono detti convinti che un’educazione sessuale slegata dalla sua dimensione
vera e profonda, cioè, l’amore, possa fare più male che bene alle nuove
generazioni. Infine, hanno invitato tutti i cristiani ad opporsi a queste leggi
“ingiuste e anticostituzionali” e ad illuminare con le verità del Vangelo ogni
cosa che abbia a che fare con la vita, con la libertà
e con la felicità.
“SOSTENERE I PAESI CHE ESCONO
DA CONFLITTI E CHE SI APPRESTANO
ALLA RICOSTRUZIONE”: CON QUESTO INTENTO, LE NAZIONI UNITE
HANNO LANCIATO IERI A NEW YORK UN NUOVO FONDO
DI 140 MILIONI DI DOLLARI CHIAMATO “PEACEBUILDING FOUND”
NEW
YORK. = Le Nazioni Unite hanno lanciato ieri a New York il nuovo Fondo per la costruzione
della pace, il cosiddetto “Peacebuilding found”, finalizzato a sostenere i Paesi che escono da
conflitti e che si apprestano alla ricostruzione. Il fondo può già contare su
risorse per 140 milioni di dollari, stanziati o impegnati dai Paesi donatori,
ma il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, punta a raggiungere al più presto la cifra di 250
milioni di dollari, attraverso i finanziamenti di agenzie per lo sviluppo e
donatori bilaterali. “Molto spesso – ha rilevato la Commissione ONU per il Peacebuilding, istituita l’anno scorso – una volta
raggiunto il cessate-il-fuoco grazie all’azione dei
caschi blu, un Paese viene dimenticato, con il rischio
che ricada in poco tempo in una guerra civile”. Il nuovo fondo, nell’ambito del
processo di riforma delle Nazioni Unite, vuole allora “aiutare le persone a
ricostruire le istituzioni statali e a riacquistare fiducia in sé stessi dopo
anni o addirittura decenni di conflitto”, ha affermato Kofi
Annan. (A.S.)
SOLENNE
INAUGURAZIONE, QUESTA MATTINA, DEL NUOVO
ANNO ACCADEMICO
DELLA
PONTIFICIA UNIVERSITA’ URBANIANA
- A
cura di Giovanni Peduto -
CITTA’ DEL VATICANO. = La
Pontificia Università Urbaniana è una delle più
antiche di Roma, fondata nel 1627 da Urbano VIII, da cui prese il nome. Le sue
aule accolgono principalmente seminaristi e sacerdoti dei Paesi di missione
dell’Africa e dell’Asia. Per questo, stamani, alla solenne cerimonia di
inaugurazione del nuovo Anno Accademico, il gran cancelliere dell’Ateneo, il
cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per
l’Evangelizzazione dei Popoli, ha definito l’Urbaniana
un’università con “uno spirito universale”. Lo sguardo del porporato è andato
ai poveri dei Paesi da cui provengono gli allievi, povertà di cui egli stesso è
stato testimone, tra l’altro, come rappresentante della Santa Sede in Albania e
poi come arcivescovo nel suo Paese, l’India. “Oggi in Gesù povero vediamo i
tanti poveri del mondo, i disprezzati, i miseri, i condannati – ha detto
all’omelia durante la Santa Messa – vediamo anche i poveri che incontriamo,
quelli dei Paesi da cui veniamo. Quante volte – ha aggiunto – siamo stati avari
con loro, ci siamo impauriti e siamo fuggiti davanti al loro dolore, non ci
siamo abbassati per sollevarli dalla loro sofferenza e aiutarli nel bisogno,
per consolarli nel dolore, o abbiamo pensato di essere noi i poveri”. Il
cardinale Dias ha poi esortato i presenti a non
inseguire “la gloria effimera di questo mondo”. “E’ nell’abbassamento – ha
spiegato – che non è quel servilismo facile da praticare, che possiamo indicare
a tutti il segreto della vita cristiana, che non basta
studiare sui libri o nelle aule di scuola, ma che bisogna vivere alla scuola
dell’unico maestro, il Signore Gesù”. Lo scorso Anno Accademico la Pontificia
Università Urbaniana ha accolto circa 1350 allievi,
che hanno raggiunto il numero eccezionale di 12 mila iscritti, considerando gli
studenti degli 89 Istituti aggregati e affiliati.
ASSEGNATO,
QUESTA MATTINA A STOCCOLMA, IL NOBEL 2006 PER LA LETTERATURA
ALLO
SCRITTORE TURCO, ORHAN PAMUK, PER LE CAPACITA’ DI
“INCARNARE
L’ANIMA
MELANCONICA DELLA SUA CITTA’ NATALE”, ISTANBUL
- A
cura di Vincenzo Lanza -
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STOCCOLMA. = Il premio Nobel per la letteratura 2006 è
stato attribuito dall’Accademia svedese al cinquantaquattrenne turco Orhan
Pamuk che nella ricerca dell’anima melanconica della sua città natale, ha
scoperto nuovi simboli nel conflitto e nell’intreccio di culture. Orhan Pamuk è
nato il 7 giugno del ’52 ad Istanbul, in una famiglia della media borghesia
benestante e secolarizzata. In gioventù Pamuk era orientato a diventare pittore,
ha poi studiato architettura e giornalismo all’Università di Istanbul. Dal 1985
all’88, ha studiato alla Columbia University di New York e vive attualmente ad
Istanbul. Ha spesso detto che nei suoi giovani anni ha avvertito il passaggio
da una tradizionale vita familiare ottomana ad uno stile di vita orientato
maggiormente verso l’Occidente. Questo suo pensiero è emerso nel suo primo
romanzo pubblicato nel 1982, una specie di cronaca familiare che nello spirito
di Thomas Mann descrive
l’evoluzione di una famiglia in tre generazioni. E’ stato, con il suo terzo
romanzo, “Beyaz Kale” (Il
Castello Bianco), che Pamuk ottiene fama internazionale nel 1985, sotto forma
di un romanzo storico ambientato nel XVII secolo. Ha scritto molte raccolte di
saggi tra cui, nel 2003, “Istanbul, ricordi di una città” nel quale intreccia
ricordi della sua infanzia con una descrizione della storia letteraria e
culturale di Istanbul. Nel 2002 Pamuk ha scritto “Kar” (Neve), che parla del conflitto tra islamismo e
orientamenti occidentali favorevoli. Lo scrittore descrive questo libro come il
suo primo ed ultimo romanzo politico. Nel suo Paese, la Turchia, Orhan Pamuk ha
acquisito notorietà come autore e contestatore, anche se lui si considera come
uno scrittore senza intenzioni politiche. Fu il primo scrittore nel mondo
musulmano a condannare apertamente la Fatwa, contro Salman Rushdie. Prese posizione
poi a difesa del suo collega turco Yashar Kemal, quando questi venne
processato nel 1995. Lo stesso Pamuk venne accusato
per aver detto, in una rivista svizzera, che 30 mila curdi
ed un milione di armeni erano stati uccisi in
Turchia. L’accusa sollevò ampie proteste a livello internazionale e il processo
a suo carico fu poi abbandonato. Pamuk ha ottenuto molti premi letterari e
riconoscimenti in molti Paesi tra cui il premio “Grinzane Cavour 2002”.
Per la Radio Vaticana, da Stoccolma, Vincenzo Lanza.
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DOMANI
MATTINA A ROMA, PRESSO LA SEDE DELLA NOSTRA EMITTENTE,
L’INCONTRO-DIBATTITO
“IN CONVENTO, IN UFFICIO, IN CUCINA. IL RUOLO DELLA DONNA OGGI, NELLA CHIESA E
NEL MONDO DEL LAVORO”. L’INIZIATIVA È PROMOSSA
DALLE
SUORE MISSIONARIE DELL’IMMACOLATA REGINA PACIS DI
MORTASA,
IN
LOMBARDIA, PER FESTEGGIARE LA PROMULGAZIONE DEL DECRETO
DELLA
EROICITÀ DELLE VIRTÙ DEL LORO FONDATORE: PADRE FRANCESCO PIANZOLA
ROMA. = Come viene valorizzato
oggi il “carisma femminile” dalla società e nel mondo ecclesiastico? A questa
domanda, cercheranno di rispondere i partecipanti all’incontro-dibattito “In
convento, in ufficio, in cucina. Il ruolo della donna oggi, nella Chiesa e nel
mondo del lavoro”, in programma domani mattina a Roma, presso la sede della
nostra emittente. L’iniziativa è promossa dalle Suore Missionarie
dell’Immacolata Regina Pacis di Mortasa, in
Lombardia, in occasione dei 50 anni di presenza a Roma della Congregazione e
soprattutto per festeggiare la promulgazione del Decreto della Eroicità delle
Virtù del loro fondatore: padre Francesco Pianzola.
Negli anni ’20 e ’30 del ‘900, il sacerdote fece
affidamento alle ragazze del suo oratorio, le “giovani guardie”, per portare il
Vangelo e il catechismo nelle cascine della Lomellina.
Inoltre, si dedicò con grande entusiasmo alle “mondariso”, le mondine che
arrivavano nelle campagne della Lomellina, da tutta
la pianura padana, come lavoratrici stagionali. Da qui, il legame donna-lavoro-chiesa. Padre Pianzola lottò con tutte le sue energie per far ottenere condizioni
di vita e lavoro decorosi alle ragazze che vivevano quasi in schiavitù. La
Congregazione di suore da lui fondata attualizza ancora oggi la sua missione:
ieri in risaia ad assistere e aiutare le mondine, oggi nelle carceri, oppure
vicino alle ragazze madri e alle straniere. All’incontro di domani, verranno proiettate anche le scene della docu-fiction
“Don Niente”, dedicata alla figura
di Padre Pianzola e realizzata dalla NOVA-T
produzioni televisive. (R.M.)
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12 ottobre 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Appare sempre più grave la crisi nucleare nord coreana: il governo di Pyongyang ha annunciato “forti contromisure” contro il Giappone dopo l’adozione,
da parte dell’esecutivo nipponico, di sanzioni unilaterali economiche che
entreranno in vigore domani. Secondo un quotidiano sud coreano, la Corea del
Nord potrebbe inoltre effettuare, entro tre giorni,
un secondo esperimento atomico dopo quello di lunedì
scorso. La stampa nord coreana accusa poi gli Stati Uniti di pianificare
l’invasione del Paese asiatico. Il presidente americano, George
Bush, ha subito dichiarato che gli Stati Uniti “non
hanno intenzione di attaccare la Corea del Nord”. “Ma se il regime nord coreano
non muterà atteggiamento – ha poi aggiunto Bush – il
governo di Pyongyang andrà incontro a gravi conseguenze”.
Il primo ministro israeliano, Ehud Olmert, ha dichiarato
stamani che lo Stato ebraico sostiene gli sforzi della comunità internazionale
per convincere l’Iran a sospendere il suo programma nucleare. Israele – ha
detto Olmert - appoggia le mosse che sono prese dal
Consiglio di sicurezza dell’ONU, tra le quali l’adozione di sanzioni e il
rifiuto di proposte di compromesso che permettano all’Iran di continuare a
portare avanti il suo progetto nucleare”.
Ennesimo raid israeliano nei Territori palestinesi: almeno
5 palestinesi sono morti per un’incursione nella Striscia di Gaza. L’esercito
dello Stato ebraico ha riferito che i militari erano alla ricerca di armi usate
da estremisti. In Cisgiordania, intanto, è stato
rilasciato il giovane volontario americano, Michael Phillips, rapito ieri a Nablus.
In Sri Lanka, una nuova offensiva lanciata dalle Forze Armate
contro i guerriglieri separatisti delle Tigri di Liberazione Tamil ha provocato numerose vittime e feriti. Ma non concordano
i dati sul numero complessivo dei morti. Secondo il governo sarebbero 44 i soldati
caduti nell’offensiva e 200 i ribelli uccisi. Le Tigri Tamil
parlano invece di 10 uomini rimasti uccisi e di una settantina di corpi di
soldati recuperati.
Duplice attentato questa
mattina in Afghanistan. Nella provincia di Khost,
un’autobomba è esplosa al passaggio di un convoglio militare internazionale a
guida statunitense. Poco dopo, un kamikaze si è lanciato contro un veicolo
della polizia afghana. Il bilancio dei due attacchi è
di 16 feriti, tra i quali alcuni civili.
Il Parlamento francese ha
approvato una legge che dichiara perseguibile chi nega il genocidio degli armeni. La Turchia ha già fatto sapere che la decisione del
governo di Parigi minerà i rapporti con gli alleati della
NATO. L’esecutivo di Ankara ha sempre respinto l’accusa di genocidio
sostenendo che gli armeni furono
vittime della guerra civile che si scatenò in conseguenza della disgregazione
dell’Impero Ottomano durante la Prima Guerra Mondiale. La
Francia ospita una nutrita comunità di armeni,
che con circa 500 mila persone è la più vasta in Europa.
Delegazioni dei governi di Londra
e Dublino e di vari partiti politici del nord Irlanda si sono incontrati ieri a
Saint Andrews, in Scozia,
per discutere sul governo di coalizione nell’Ulster e sul sistema di legalità.
Il premier britannico, Tony Blair, ha detto che potrebbe
funzionare il progetto di ristabilire un governo di coalizione nel Nord
Irlanda. Il primo ministro irlandese, Bertie Ahern, ha affermato poi che questa è un’opportunità sia per
nazionalisti sia per unionisti.
I ministri dei
trasporti dell’Unione Europea hanno varato un nuovo regolamento che consente ai
Paesi europei di dispiegare agenti a bordo degli aerei per aumentare la
sicurezza e prevenire possibili dirottamenti e sabotaggi. Il testo non impone
la presenza degli sceriffi dell’aria a bordo degli aerei, ma consente la loro
presenza agli Stati che lo ritengono opportuno.
E’ sempre più allarmante la crisi demografica
nei Paesi dell’area euro: uno studio della Banca centrale europea (BCE) rivela
che la crescita in questa aerea rischia di essere dimezzata nei prossimi
decenni. Secondo la BCE, la popolazione europea comincerà a contrarsi fra circa
20 anni e “nel 2050 il tasso di dipendenza degli anziani avrà raggiunto quasi
il 55 per cento, contro il 26 per cento del 2006”, con conseguenze economiche
“rilevanti”.
In Italia, la Finanziaria non
prevede alcun beneficio per le famiglie italiane a bassissimo reddito. A
sostenerlo è il presidente dell’ISTAT Luigi Biggeri,
nel corso dell’audizione di questa mattina davanti alle Commissioni Bilancio di
Camera e Senato. “Ci sono oltre 4 milioni di italiani - ha detto Biggeri – che percepiscono un reddito inferiore ai 700 euro
al mese” senza usufruire di benefici. Il presidente
dell’ISTAT ha poi riassunto gli effetti della Finanziaria sul reddito dei contribuenti:
i benefici riguarderanno 16 milioni di famiglie con un aumento di circa 263
euro in media all’anno ma quasi cinque milioni di
nuclei familiari avranno in media 400 euro in meno all’anno.
Il periodico russo “Novaia
gazeta” ha pubblicato oggi l’ultimo articolo, incompiuto,
della giornalista Anna Politkovskaia, uccisa sabato
scorso a Mosca. L’articolo, dedicato alla vicenda di un ceceno
estradato in Russia dalle autorità ucraine, parla delle torture subite dall’uomo
e compiute da ceceni filo-russi. Ieri, intanto, il
Parlamento europeo ha osservato un minuto de silenzio per commemorare Anna Politkovskaia.
Restiamo in Russia, dove le autorità russe
hanno smentito la notizia, data inizialmente dall’agenzia russa Ria-Novosti, di un incendio divampato su un aereo,
nell’aeroporto internazionale di Mosca. Un portavoce dello scalo ha dichiarato
che non c’è stato nessun incidente e che la situazione dell’aeroporto è assolutamente
normale.
Paura ieri, negli Stati Uniti, per
lo schianto di
un piccolo aereo contro un grattacielo di Manatthan,
costato la vita a due persone. Il sindaco di New York e l’FBI
hanno subito escluso la matrice terroristica e hanno precisato che si è trattato
di un incidente. Una delle vittime è Cory Lidle, campione di baseball della squadra degli Yankees.
L’Assemblea Generale dell’ONU
procederà domani all’elezione formale del nuovo Segretario generale. Per l’alta
carica è già stato designato il ministro degli Esteri sud
coreano, Ban Ki-moon,
che subentrerà dal prossimo primo gennaio all’attuale Segretario generale, Kofi Annan, rimasto in carica per
due mandati.
Il rischio è di un costante disordine interno,
di una “balcanizzazione di Internet”. Per questo
motivo, molto probabilmente, la rete sarà presto divisa in network separati per
le diverse aree del mondo. Lo ha detto Nitin Desai, presidente dell’Internet Governance
Forum, organismo voluto dal segretario generale delle Nazioni
Unite, Kofi Annan, dopo il
Vertice mondiale sulla Società dell’Informazione svoltosi a Tunisi nel novembre
2005. Nitin Desai ha detto,
durante una conferenza a Londra, che Internet potrebbe, in futuro, non essere
più globale. “Ci sono crescenti preoccupazioni – ha spiegato - su come farà
l’attuale rete a funzionare tra 5 anni, quando ci saranno molti più utenti in
Asia rispetto all’Europa o all’America.
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