RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 284 - Testo della trasmissione di Mercoledì 11 ottobre 2006

 

 

Sommario

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa all’udienza generale, parlando degli apostoli Simone il Cananeo e Giuda Taddeo, invita i credenti a proseguire sulla via del dialogo tracciata dal Concilio Vaticano II, ma nello stesso tempo a testimoniare con chiarezza, forza e coraggio l’identità  della fede cristiana

 

Il Santo Padre benedice la statua di Santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, posta in una nicchia all’esterno della Basilica Vaticana

 

Il 21 ottobre prossimo Benedetto XVI si recherà presso la Pontificia Università Lateranense, a Roma, in occasione dell’apertura dell’Anno Accademico dell’Ateneo

 

Mons. Celestino Migliore all’ONU auspica un impegno deciso della comunità internazionale per finanziare lo sviluppo dei Paesi poveri

 

Oggi in Vaticano, l’inaugurazione della Mostra “Petros Eni\Pietro è qui” in occasione del V centenario di fondazione della Basilica Vaticana. Nostra intervista con mons. Angelo Comastri

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

In India, in vigore da ieri la legge contro il lavoro minorile: ce ne parla Maria Gabriella Lay

 

Si celebra oggi la Giornata internazionale per la prevenzione dei disastri naturali: intervista con Donata Lodi

 

Prosegue a Madrid il Congresso mondiale delle TV cattoliche

 

CHIESA E SOCIETA’:

Patriarchi e capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme propongono uno Statuto per la Città Santa  garantito dalla comunità internazionale

 

La Conferenza episcopale dell’Ecuador critica uno dei candidati alle presidenziali di domenica prossima per la strumentalizzazione della Bibbia e della Croce nei suoi comizi

 

In Liberia, inizia le sue indagini la Commissione per la verità e la riconciliazione, che cercherà di far luce su 25 anni di guerre e violenze

 

Da uno studio ONU, realizzato in 71 Paesi, emerge che un’alta percentuale di donne subisce violenze e molestie sessuali

 

Restituita alla Pontificia Università Urbaniana una Bibbia in latino del 1576, rubata circa 10 anni fa. Era stata messa in vendita su Internet per 4.500 euro

 

Ieri sera a Roma la Festa ebraica delle Capanne, occasione d’incontro fra i rappresentanti di diverse religioni

 

24 ORE NEL MONDO:

La Corea del Nord considera eventuali sanzioni come una dichiarazione di guerra. Smentito un nuovo test nucleare

 

Allarme di Amnesty international sui bambini soldato: nella Repubblica Democratica del Congo, 11 mila ragazzi ancora nelle mani di gruppi armati

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

11 ottobre 2006

 

 

IL PAPA ALL’UDIENZA GENERALE, PARLANDO DEGLI APOSTOLI SIMONE IL CANANEO

 E GIUDA TADDEO, INVITA I CREDENTI A PROSEGUIRE SULLA VIA DEL DIALOGO

 TRACCIATA DAL CONCILIO VATICANO II, MA NELLO STESSO TEMPO A TESTIMONIARE CON CHIAREZZA, FORZA E SERENITÀ L’IDENTITA’  DELLA FEDE CRISTIANA

 

Benedetto XVI invoca forza, chiarezza e coraggio nel testimoniare la fede cristiana. A raccogliere l’appello del Papa, decine di migliaia di pellegrini, circa 35 mila da ogni parte del mondo riuniti stamani in Piazza San Pietro per l’udienza generale, dedicata agli apostoli Simone il Cananeo e Giuda Taddeo. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

**********

Le parole del Papa sono riecheggiate tra la folla, per richiamare i fedeli a “riscoprire sempre di nuovo” “la bellezza della fede cristiana, sapendone dare testimonianza forte e insieme serena”. Prendendo spunto dalle figure dei due apostoli Simone Cananeo e Giuda Taddeo, il Papa ha ricordato come Gesù scelga “i suoi discepoli e collaboratori dagli strati sociali e religiosi più diversi, senza alcuna preclusione”:

 

 A Lui interessano le persone, non le categorie sociali o le etichette!”

 

Era infatti Gesù “il motivo di coesione, nel quale tutti si ritrovavano uniti”:

 

Questo costituisce chiaramente una lezione per noi, spesso inclini a sottolineare le differenze e magari le contrapposizioni, dimenticando che in Gesù Cristo ci è data la forza per comporre le nostre conflittualità”.

 

Benedetto XVI ha poi citato la Lettera di Giuda Taddeo, dove l’apostolo mette in guardia i cristiani da chi cerca di “traviare altri fratelli con insegnamenti inaccettabili, introducendo divisioni all’interno della Chiesa”. Giuda Taddeo usa espressioni forti e un linguaggio polemico, che oggi sarebbe inconsueto, ma che pure ci dice una cosa importante, ha osservato il Papa, che tra “tutte le tentazioni che ci sono” oggi e “tutte le correnti della vita moderna dobbiamo conservare l’identità della nostra fede”. Per questo - ha aggiunto - “la via dell'indulgenza e del dialogo, che il Concilio Vaticano II ha felicemente intrapreso, va sicuramente proseguita con ferma costanza”, e tuttavia questa “via del dialogo cosi necessaria non deve far dimenticare – ha raccomandato - il dovere di ripensare e di evidenziare sempre con altrettanta forza le linee maestre e irrinunciabili della nostra identità cristiana”:

 

Occorre avere ben presente che questa nostra identità richiede forza, chiarezza e coraggio davanti alle contraddizioni del mondo nel quale viviamo”.

*********

 

 

IL PAPA BENEDICE LA STATUA DI SANTA TERESA BENEDETTA DELLA CROCE,

AL SECOLO EDITH STEIN, POSTA IN UNA NICCHIA

ALL’ESTERNO DELLA BASILICA VATICANA

 

Al termine dell'udienza generale il Papa ha benedetto una statua di Santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, compatrona d’Europa insieme a Santa Brigida e Santa Caterina da Siena.  La statua è stata collocata in una nicchia all’esterno della Basilica Vaticana. Edith Stein, ebrea tedesca, filosofa, carmelitana, è morta martire nel Campo di concentramento nazista di Auschwitz nell’agosto del 1942.

 

Il Papa l’ha ricordata durante la sua visita ad Auschwitz, il 28 maggio scorso, sottolineando che Edith Stein è tra i “testimoni della verità e del bene” che anche nel popolo tedesco, in quel periodo, “non era tramontato”. “Ringraziamo queste persone – aveva detto il Pontefice - perché non si sono sottomesse al potere del male e ora ci stanno davanti come luci in una notte buia”. “Il mondo è in fiamme – scriveva in quegli anni terribili Edith Stein - la lotta tra Cristo e anticristo si è accanita apertamente, perciò se ti decidi per Cristo può esserti chiesto anche il sacrificio della vita”.

 

 

IL 21 OTTOBRE BENEDETTO XVI VISITERA’ LA PONTIFICIA UNIVERSITÀ LATERANENSE

 PER L’APERTURA DELL’ANNO ACCADEMICO DELL’ATENEO

 

Il 21 ottobre prossimo Benedetto XVI si recherà presso la Pontificia Università Lateranense, a Roma, in occasione dell’apertura dell’Anno accademico dell’Ateneo, il 234.mo dalla fondazione. Il Papa sarà accolto alle 10.30 dal cardinale vicario Camillo Ruini, gran cancelliere, da mons. Rino Fisichella, rettore dell’Università, e dal Senato Accademico.  Il Pontefice benedirà i nuovi locali della Biblioteca “Beato Pio IX”, della Sala di Lettura “Giovanni Paolo II” e dell'Aula Magna appena ristrutturata, alla quale e' stato dato il suo nome.

 

 

MONS. CELESTINO MIGLIORE ALL’ONU AUSPICA UN IMPEGNO DECISO

 DELLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE PER FINANZIARE LO SVILUPPO DEI PAESI POVERI

 

         La Santa Sede chiede alla comunità internazionale un impegno deciso per finanziare lo sviluppo dei Paesi poveri. E’ questo in sintesi quanto ha affermato ieri l’arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore permanente vaticano presso l’ONU, intervenendo nel contesto dei lavori della 61.ma sessione dell’Assemblea Generale in corso al Palazzo di Vetro a New York. Il presule ha messo in risalto la sfida cruciale della “lotta contro tutte le forme di corruzione” e la necessità di procedere verso l’attuazione di quegli accordi che mirano ad aumentare le risorse finanziarie interne dei Paesi in via di sviluppo. A questo riguardo appaiono incoraggianti i progressi compiuti da 70 Paesi a basso reddito. Resta preoccupante – secondo mons. Migliore – la questione del debito estero “che ha messo in crisi molte economie per decenni”, anche se vanno segnalate positivamente varie iniziative per la cancellazione del debito. Il presule ha tracciato un quadro positivo dell’impegno della comunità internazionale negli aiuti allo sviluppo, ma sottolineando la necessità di affrontare le questioni strutturali soprattutto per quello che riguarda la  creazione di un sistema finanziario e commerciale che sia “giusto, aperto e capace di sostenere lo sviluppo”.

 

 

OGGI IN VATICANO, L’INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA “PETROS ENI-PIETRO E’ QUI”

IN OCCASIONE DEL V CENTENARIO DI FONDAZIONE DELLA BASILICA VATICANA

- Intervista con mons. Angelo Comastri -

 

Viene inaugurata questo pomeriggio in Vaticano la mostra “Petros Eni-Pietro è qui”,  organizzata dalla Fabbrica di San Pietro in occasione  del V Centenario di fondazione della Basilica Vaticana dedicata al Principe degli Apostoli. La mostra è allestita nel Braccio di Carlo Magno e potrà essere visitata da domani, 12 ottobre, fino all’8 marzo 2007. Il percorso si articola in sei sezioni che ripercorrono quasi due millenni  di storia, a partire dal  frammento della Necropoli Vaticana con il graffito “Petros eni”, cioè “Pietro è qui”, inciso all’interno di un ossario presente nel luogo che la tradizione da sempre riconosce come quello della sepoltura dell’Apostolo. Ma ascoltiamo, al microfono di Giovanni Peduto, l’arcivescovo Angelo Comastri, presidente della Fabbrica di San Pietro:

 

***********

R. – La mostra parte dal fervore del cantiere rinascimentale, iniziato il 18 aprile 1506, quando Giulio II si avventurò su una scala – raccontano le cronache del tempo – piuttosto ardimentosa, per arrivare a collocare la prima pietra. Presentiamo come primo cimelio il modello ligneo della cupola di Michelangelo, la cupola di San Pietro, voluto e fatto costruire dallo stesso Michelangelo, nel 1558-1560, quattro anni prima della sua morte. Michelangelo volle che il modello venisse costruito in legno, in modo che sapessero qual era la sua idea, qual era il suo progetto e a quello si attenessero. Insieme al modello e al carteggio di Michelangelo, ci sono anche documenti straordinari di Giacomo della Porta, del Borromini, del Bernini, del Maderno, di tutti coloro che hanno lavorato per la costruzione della Basilica. Abbiamo i ritratti dei Papi che hanno lavorato per la costruzione della Basilica, a cominciare da Giulio II del Tiziano, Leone X di Raffaello, Sisto V del Facchetti. Dal cantiere rinascimentale si passa a quello che resta e che possiamo documentare della Basilica costantiniana, fino ad arrivare anche alla necropoli, sulla quale Costantino costruì la sua Basilica, perchè sul colle vaticano, accanto a Pietro, c’erano tante altre sepolture. Costantino non demolì tutto il cimitero sottostante, semplicemente lo coprì di terra, lo interrò. Molti secoli dopo, nel 1939, per decisione di Pio XII iniziarono gli scavi e rivenne fuori, dopo 1600 anni, tutto questo spazio cimiteriale, questo spazio sepolcrale, che gli architetti di Costantino avevano fatto interrare. Andando avanti è venuta fuori la tomba di Pietro. Si sapeva che gli architetti di Costantino l’avevano fasciata di marmo, ma nessuno era mai andato a vedere cosa ci fosse dentro. Dal di sotto si è arrivati alla tomba e sono venute fuori delle cose straordinarie, tutte messe in mostra. Viene mostrato il frammento trovato sul muro rosso, sul quale era appoggiata l’edicola – ed è ancora appoggiata – costruita sopra la tomba di terra dell’apostolo Pietro. Su questo muro rosso è stato ritrovato un piccolo frammento, nel quale era, ed è scritto ancora oggi, “Petros eni”, Pietro è qui, che poi è il titolo della mostra. Ma prima di arrivare a questa che potremmo dire la ragione per cui qui è stata costruita la Basilica, ci sono tre passaggi: “Pietro penitente” di El Greco, uno scenario veramente impressionante; “Pietro in prigione” di Rembrandt e, infine, “Pietro crocifisso” del Caravaggio. Accanto a queste scene di Pietro e al frammento che documenta la sua sepoltura, tre grandi reliquie. La tunica che San Francesco prese dal mendicante nel portico della Basilica costantiniana, perché come racconta Tommaso da Celano, quando Francesco nel 1206, quindi 800 anni fa, venne a Roma in pellegrinaggio e vide tanti mendicanti nel portico della Basilica, si tolse gli abiti lussuosi del figlio del mercante e indossò la tunica del povero, la tunica del mendicante. Accanto alla tunica di San Francesco, abbiamo il manoscritto di Santa Teresa di Lisieux, che racconta il suo pellegrinaggio a Roma, nel 1887, e l’emozione che provò. Accanto al manoscritto di Santa Teresa di Lisieux, abbiamo i sandali di Madre Teresa di Calcutta.

 

D. – Quale il messaggio che la mostra vuol dare ai visitatori?

 

R. – Il messaggio che la mostra vuol dare è nelle tre reliquie dell’ultima stanza, quando accanto alla crocifissione del Caravaggio e al piccolo frammento che dice “Pietro è qui”, la tunica di Francesco, il manoscritto di Teresa di Lisieux e i sandali della Beata Madre Teresa ci dicono: “Ecco, adesso tocca a te. Prendi i sandali del pellegrino, lasciati in questo luogo rafforzare nella fede e poi vai nel mondo senza paura a dire a tutti:Gesù, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna. Signore, Tu sei tutto, Tu sai che io ti amo e voglio amarti come ti ha amato Pietro, fino all’effusione del sangue’”.

**********      

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Servizio vaticano - Catechesi e cronaca dell'udienza generale.

Un articolo di Andrea Riccardi dal titolo "Una larga visione della pace": l'incontro del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, con il Corpo Diplomatico.

 

Servizio estero - Nucleare: anche la Cina si dice favorevole a misure punitive contro Pyongyang.

 

Servizio culturale - Un articolo di Marcello Filotei dal titolo "Come cambia la fruizione di un'opera quando il fruitore è immerso in un'esperienza globale": considerazioni sul "Cinquantesimo Festival internazionale di musica contemporanea" di Venezia.

 

Servizio italiano - In rilievo i temi della finanziaria e dell'immigrazione.

 

=======ooo=======

 

 

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

11 ottobre 2006

 

 

IN VIGORE DA IERI IN INDIA LA LEGGE CONTRO IL LAVORO MINORILE

- Intervista con Maria Gabriella Lay-

 

La legge indiana contro il lavoro minorile appena entrata in vigore rappresenta un notevole passo avanti a tutela dell’infanzia. E’ questo il commento concorde degli esperti internazionali e dei rappresentanti delle ONG sulla legge varata in India che vieta l’impiego dei minori di 14 anni come lavoratori domestici o negli esercizi commerciali. Molte tuttavia le perplessità sulla reale efficacia del provvedimento e sulle possibili ripercussioni economiche che potrà avere sui redditi di molte famiglie indiane. Per comprendere meglio gli aspetti di questo complesso fenomeno, Stefano Leszczynski ha intervistato Maria Gabriella Lay, responsabile della campagna per l’eliminazione del lavoro minorile dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro di Ginevra:

 

**********

R. – Volendoci riferire a questa iniziativa, direi prima di tutto che è un’iniziativa nella direzione giusta, perché le leggi a tutela dei diritti dei bambini sono importanti punti di partenza. Non possiamo non chiederci se insieme all’intervento legislativo siano stati parallelamente sviluppati e attuati dei provvedimenti per garantire la protezione dei bambini e perché questi bambini possano andare a scuola. Allora la stessa volontà politica che ha originato questo provvedimento legislativo, deve anche manifestarsi sul piano attuativo.

 

D. – Ecco, in sostanza, per capire se questa legge sarà efficace bisogna vedere come, quando e dove sarà possibile applicarla…

 

R. – Sì, perché non si può mai prescindere dalla realtà. Si dice tante volte che i bambini sono l’unica fonte di reddito delle famiglie e pertanto il lavoro minorile sia inevitabile quindi c’è un atteggiamento di accettazione - io parlo anche localmente - e vorrei ricordare la moltitudine di bambini che lavorano in agricoltura, nelle industrie, per la lavorazione dei tappeti, della carta, del tabacco, dei fiammiferi, dei fuochi d’artificio, degli articoli sportivi, ma insomma potrei dirne ancora; sono tutti prodotti destinati all’esportazione. Vogliamo riflettere un attimo sulla de-localizzazione della produzione e vogliamo chiederci se ci sia una volontà davvero di restituire ai bambini l’infanzia. Sono interrogativi inquietanti e questa legge dovrebbe portarci a riflettere perchè la situazione non riguarda solo l’India, riguarda ovviamente il mondo intero.

 

D. – Quello che colpisce è che non preveda il divieto per quelli che non che vengono considerati i lavori pericolosi…

 

R.-  L’Organizzazione internazionale del Lavoro ha adottato due significative convenzioni che sono dei trattati ovviamente giuridici internazionali: quella relativa all’età minima e quella per l’eliminazione delle forme peggiori di lavoro minorile. Debbo dire che le due convenzioni non sono state ratificate dall’India.

 

D. – Per dare un’idea di quello che è il fenomeno, quali sono le cifre attendibili?

 

R. – Sono 218 milioni i bambini nella fascia di età che va dai 5 ai 17 anni di cui 126 milioni quelli che riguardano le forme cosiddette peggiori del lavoro minorile.

**********

 

 

SI CELEBRA OGGI LA GIORNATA INTERNAZIONALE

PER LA PREVENZIONE DEI DISASTRI NATURALI

- Intervista con Donata Lodi -

 

Oggi si celebra la Giornata internazionale per la prevenzione dei disastri naturali. Tema di quest’anno: “Attenuazione dei rischi, il lavoro inizia a scuola”. “Negli ultimi 10 anni - ha ricordato il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan – le catastrofi naturali hanno mietuto più di 600 mila morti e colpito 2.4 miliardi di persone, la maggior parte delle quali nei Paesi in via di sviluppo”. Antonella Villani ha chiesto a Donata Lodi, portavoce di UNICEF Italia, perchè è così importante fare prevenzione nelle scuole:

 

**********

R. – Intanto sono le vittime principali delle catastrofi e poi perché educare i bambini significa anche educare l’intera comunità e le famiglie, creando così una cultura della reazione all’emergenza che è fondamentale.

 

D. – Come preparare i ragazzi ad affrontare una calamità?

 

R. – Aiutandoli a conoscere, anzitutto, le calamità che si sono già verificate sul loro territorio e ad affrontare con calma gli eventuali eventi che possono accadere. Occorre fare un lavoro di identificazione di alcuni segnali di allarme ben precisi, che idealmente dovrebbero essere gli stessi su tutto il territorio nazionale, e memorizzare anche attraverso una serie di esercitazioni, che su questo tema devono essere fatte, le modalità di reazioni ai diversi tipi di allarmi. Le faccio un esempio molto banale: in Indonesia, dove non esisteva un sistema di allerta, adesso – pur non essendoci un sistema come quello che esiste in Giappone di allerta anti-tsunami – esiste su tutto il territorio nazionale un sistema, che si sta insegnando tra l’altro in tutte le scuole delle aree costiere, per cui c’è tutta una serie di segnali che sono sempre quelli che vengono dati in caso di possibile rischio e che i ragazzi imparano, attraverso esercitazioni fatte con gli insegnamenti: come reagire in questi casi, come fuggire, quando fuggire e a quali segnali invece limitarsi ad uscire all’aperto.

 

D. – Ma esiste un coordinamento a livello internazionale per quanto riguarda programmi di educazione giovanile in questo campo?

 

R. – C’è una circolazione delle esperienze migliori, quelle cioè che hanno funzionato, anche sul piano dell’educazione e della formazione. Se va a vedere cosa fanno i bambini di una scuola in Indonesia nelle esercitazioni antisismiche e va a vedere cosa fanno i nostri nelle scuole dell’Appennino, vedrà certamente delle procedure molto simili.

 

D. – I più colpiti, come spesso accade, sono proprio i Paesi in via di sviluppo, dove le catastrofi, tra l’altro, mietono un numero maggiore di vittime e i danni gettano la popolazione in una povertà ancora più disperata. Come fare prevenzione in questi Paesi?

 

R. – Un aspetto fondamentale è questo: dopo una catastrofe è necessario ricostruire meglio. Da questo punto di vista, ancora una volta, l’esperienza dell’Indonesia è stata esemplare, perché nonostante tutto adesso si sta finalmente ricominciando a ricostruire secondo un modello standard, antisismico, con l’utilizzo di materiali locali. Certamente questo richiede dei tempi leggermente più lunghi, ma è proprio nel dopo emergenza che si pongono le basi per prevenire un impatto pesante delle emergenze successive. Pensiamo anche alle scuole da noi: la verifica che il Ministero della Pubblica Istruzione ha annunciato per le scuole italiane, anche per verificarne l’antisismicità, è una cosa importantissima. Occorre che gli edifici, in particolare dove i bambini stanno di più o gli ospedali e le scuole, prima ancora delle case vengano costruiti o ricostruiti con criteri antisismici.

 

D. – Quali sono i pericoli più comuni a cui i bambini vanno incontro?

 

R. – Il crollo di edifici scolastici mal costruiti, dove l’ora e il giorno possono far aumentare enormemente il numero di vittime. Non ci dimentichiamo che in buona parte del mondo in via di sviluppo i bambini lavorano, i  bambini sono in condizione di scarsa protezione generale. Nella situazione di emergenza, certamente, questo rischio diventa esponenziale. Nel terremoto in Pakistan, ad esempio, dopo una settimana c’erano i reclutatori delle fabbriche locali che andavano a cercare i bambini da avviare al lavoro, in condizioni di semischiavitù. Chiaramente, in un dopo emergenza, senza risorse, con la propria famiglia che non si trova, nella disperazione generale, i bambini sono più esposti.

**********

 

 

PROSEGUE A MADRID IL CONGRESSO MONDIALE DELLE TV CATTOLICHE

 

Dopo l’incontro a sorpresa, ieri, con i principi di Asturias, don Felipe de Borbón e Doña Letizia Ortiz, ricevuti nel Palazzo de la Zarzuela, i lavori del Congresso mondiale delle TV cattoliche in corso a Madrid, sono stati incentrati oggi sulle prospettive delle nuove tecnologie e sulla situazione, in particolare, del mondo televisivo nei Paesi africani. Il servizio di Luis Badilla:

 

**********

Il Congresso delle televisioni cattoliche, in corso a Madrid, è proseguito oggi con due relazioni: la prima, curata dal professore Francesco Casseti, è stata incentrata sul “futuro delle tecnologie televisive e le loro conseguenze”. Successivamente, il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, della nostra emittente e del Centro Televisivo Vaticano (CTV), padre Federico Lombardi, è intervenuto con una relazione sull’uso, da parte della Chiesa, delle nuove tecnologie. Il CTV - ha detto padre Lombardi - è un mezzo televisivo molto vicino all’attività della Santa Sede ed è al servizio del Santo Padre. Ciò che noi produciamo - ha aggiunto - lo mettiamo al servizio degli altri e proprio per questo abbiamo bisogno delle televisioni che desiderano usare i nostri prodotti. “Tra i grandi utenti del CTV – ha precisato padre Lombardi - si possono annoverare le grandi agenzie televisive e le Tv sia nazionali che private in ogni luogo del mondo”. I partecipanti al Congresso hanno anche ascoltato alcune testimonianze sulla situazione delle Tv cattoliche in Spagna e in Africa. L’arcivescovo emerito di Abidjan, cardinale Bernard Agré, ha parlato in particolare dell’Africa soffermandosi sulle grandi difficoltà economiche. Anche per risolvere alcune di queste problematiche che affliggono molti Paesi del Continente africano e non solo, è stata annunciata martedì scorso la nascita di una Banca di programmi televisivi gratuiti. La responsabile dei rapporti istituzionali e internazionali di Sat2000, Silvia Costantini, ha spiegato che questa iniziativa, possibile grazie ad Internet, “è un progetto di solidarietà e senza fini di lucro”. La Banca di Programmi “si propone di raccogliere, organizzare e distribuire tutto il materiale audiovisivo che le diverse realtà del mondo cattolico metteranno a disposizione”.

**********

 


                                             =======ooo=======

 

CHIESA E SOCIETA’

11 ottobre 2006

 

 

PATRIARCHI E CAPI DELLE CHIESE CRISTIANE DI GERUSALEMME PROPONGONO,

IN UN DOCUMENTO, PER LO STATUTO DI GERUSALEMME “IL RISPETTO DEI DIRITTI

FONDAMENTALI DELLE PERSONE E DELLE COMUNITÀ CHE VI ABITANO”

LIBERTA’ DI CULTO E PIENI DIRITTI POLITICI E SOCIALI

- A cura di Tiziana Campisi -

 

**********

GERUSALEMME. = I patriarchi e i capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme si appellano alle “autorità locali, alla comunità internazionale e alle Chiese del mondo” affinché “trovino una visione comune per lo Statuto di Gerusalemme”. In un documento, riferisce l’agenzia SIR, i leader religiosi chiedono che lo Statuto si basi sulle risoluzioni internazionali tenendo conto dei diritti dei due popoli, israeliani e palestinesi, e delle tre religioni monoteistiche, ebraismo, cristianesimo ed islam. “È tempo per una pace totale, giusta e definitiva – si legge nel testo – l’avvenire della città deve essere deciso di comune accordo, con la collaborazione e la consultazione. Soluzioni imposte metteranno in pericolo la pace e la stabilità”. Sul futuro di Gerusalemme i firmatari della dichiarazione affermano che “diverse soluzioni sono possibili. La città potrebbe restare unificata, con una sovranità divisa, esercitata ugualmente da israeliani e palestinesi. Potrebbe anche essere divisa, se tale fosse il desiderio dei suoi due popoli, con due distinte sovranità, per arrivare ad una vera unità dei cuori nelle due parti della città”, mentre “il muro dovrebbe far posto alla tolleranza e alla fiducia reciproca”. Per lo Statuto speciale di Gerusalemme i capi religiosi propongono dei punti fermi: anzitutto, “il rispetto dei diritti fondamentali delle persone e delle comunità che vi abitano”, quindi libertà di culto, di movimento, pieni diritti politici e sociali (proprietà, sanità, istruzione e cultura), così come “libertà per le comunità religiose di possedere e gestire le opere necessarie al loro ministero come chiese, scuole, ospedali, ostelli”. “Gerusalemme – si legge nella dichiarazione - deve essere una città aperta e i suoi due popoli sono i guardiani della sua santità e sono loro che devono darle uno statuto che corrisponda al carattere di città santa, universale e locale. Una volta redatto lo statuto la comunità internazionale è chiamata a confermarlo con garanzie internazionali”.

**********

 

 

I VESCOVI DELL’ECUADOR CRITICANO UNO DEI CANDIDATI ALLE PRESIDENZIALI

DI DOMENICA PROSSIMA, PER AVER USATO NEI COMIZI, LA BIBBIA E LA CROCE

E RIBADISCONO L’INVITO A VOTARE CON SERIETA’ E RESPONSABILITA’

 

QUITO. = I vescovi dell’Ecuador hanno censurato alcuni comportamenti del candidato alle elezioni presidenziali, previste domenica prossima, Alvaro Noboa. I presuli sostengono che i suoi atteggiamenti con apparenti profili religiosi sono “un abuso”. Mons. Néstor Herrera Heredia, vescovo di Machala e presidente della Conferenza episcopale, parlando con la stampa, ha precisato che l’episcopato si riferisce al fatto che il candidato Noboa, nei suoi comizi, si presenti con una grande croce sul petto e con la Bibbia fra le mani, e che, oltre a parlare del suo programma politico, preghi e inviti a pregare i suoi sostenitori. Alvaro Noboa, è un militante del “Partido Renovador Institucional de Acción Nacional” (PRIAN) e nei sondaggi appare ora al terzo, ora al quarto posto delle preferenze. Mons. Herrera, nelle sue recenti dichiarazioni, ha rinnovato l’appello ai vescovi a votare con “serietà e responsabilità”, rammentando i punti principali del documento della Conferenza episcopale sulle elezioni del 21 settembre scorso. La famiglia e la difesa della vita, l’educazione e le politiche sociali, sono fra i temi affrontati dai vescovi nel loro messaggio. In particolare, l’episcopato invita ad un riscatto della moralità pubblica, esortando a porre fine alla corruzione, alla pornografia, al consumo e al traffico di droga e al pagamento di tangenti negli appalti pubblici o privati. Oltre nove milioni di ecuadoriani sono attesi alle urne per le elezioni presidenziali, parlamentari e amministrative. L'eventuale secondo turno è fissato per il 26 novembre. Sono 13 i candidati alla presidenza; di questi solo quattro hanno qualche possibilità di vincere o passare al secondo turno: Correa, candidato di sinistra per il movimento considerato vicino al venezuelano Hugo Chavez, Alianza Pais; il socialdemocratico Leon Roldos (Red Democratica-Izquierda Democratica); l’imprenditore Gustavo Noboa e Cynthia Viteri (Partito socialcristiano). Correa ha avuto ampi consensi durante la campagna elettorale e secondo alcuni analisti è a pochissimi punti dall’aggiudicarsi la presidenza al primo turno. Intanto gli osservatori dell’OSA (Organizzazione Stati Americani) sono al lavoro per monitorare il corretto svolgimento delle operazioni della vigilia. La loro presenza è assicurata nei comizi politici dei diversi candidati, mentre la campagna elettorale si chiuderà ufficialmente domani, secondo quanto stabilito dalla legge. Alla vigilia del voto gli osservatori dovranno controllare la situazione nei 36.607 seggi elettorali di tutto il Paese. (L.B. – T.C.)

 

 

IN LIBERIA INIZIA LE SUE INDAGINI LA COMMISSIONE

PER LA VERITA’  E LA RICONCILIAZIONE,

CHE CERCHERA’ DI FAR LUCE SU 25 ANNI DI GUERRE E VIOLENZE

 

MONROVIA. = Hanno preso il via in questi giorni, in Liberia, i lavori della Commissione per la verità e la riconciliazione, istituita con lo scopo di raccogliere testimonianze su violazioni dei diritti umani, crimini economici e casi di corruzione verificatisi nel Paese tra il 1979 e il 2003. La Commissione era stata creata nel febbraio scorso e avrebbe dovuto essere operativa da giugno. L’inizio delle attività è stato tuttavia ritardato per consentire la formazione dei 400 agenti che devono collaborare con l’organismo. Voluta dall’attuale presidente liberiana Ellen Johnson Sirleaf e finanziata anche dalle Nazioni Unite, l’istituzione è guidata dall’esperto sui diritti umani Jerome Verdier. La Commissione non avrà il potere di perseguire i colpevoli, ma potrà consigliare eventuali azioni penali e raccomandare, con l’accordo delle vittime, un’amnistia per chi riconosca le proprie colpe. Questa, però, non potrà riguardare violazioni dei diritti umani e crimini contro l’umanità. (A.S.)  

 

 

DA UNO STUDIO DELLE NAZIONI UNITE, REALIZZATO IN 71 PAESI, EMERGE

CHE UN’ALTA PERCENTUALE DI DONNE SUBISCE VIOLENZE E MOLESTIE SESSUALI

 

NEW YORK. = Una donna su tre subisce violenza almeno una volta nella vita. A rivelarlo è un rapporto delle Nazioni Unite, condotto in 71 Paesi, sulle violenze fisiche, sessuali, psicologiche e le mutilazioni dei genitali. Lo studio illustra che, fra le donne che subiscono molestie sessuali, il 40-50 per cento vive nell’Unione Europea. Il rapporto - 139 pagine - afferma poi che soltanto 89 Paesi hanno una legislazione sulle violenze familiari e che in Australia, Canada, Israele, Sudafrica e Stati Uniti, le donne assassinate dal marito o dall’amante sono tra il 40 e il 70 per cento. Sono invece 130 milioni le ragazze che subiscono mutilazioni genitali, soprattutto in Africa, in alcuni Paesi del Medio Oriente e nelle comunità di immigrati. Infine, la violenza sessuale sulle donne aumenta durante i conflitti. L’ONU ha stimato, ad esempio, che, durante il genocidio del Rwanda del 1994, siano state violentate tra le 250 e le 500 mila donne e che tra le 20 e le 50 mila abbiano subito la stessa sorte durante il conflitto in Bosnia, negli anni Novanta. Secondo il rapporto il modo migliore per combattere le violenze è quello di farle conoscere pubblicamente, parlarne, prendere impegni politici e di coinvolgere società civile e organizzazioni, in particolare quelle delle donne, nell’elaborazione di leggi. (T.C.)

 

 

RESTITUITA ALLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ URBANIANA UNA BIBBIA IN LATINO DEL 1576 RUBATA CIRCA 10 ANNI FA. ERA STATA MESSA IN VENDITA SU INTERNET PER 4.500 EURO

 

ROMA. = Una Bibbia in latino del 1576, l’ “Ad vetustissima exemplaria nunc recens castigata”, rubata da ignoti dalla biblioteca della Pontificia Università Urbaniana il 3 dicembre 1997 e recuperata dai militari del Nucleo Carabinieri tutela patrimonio culturale di Firenze, è stata riconsegnata ieri pomeriggio al rettore mons. Ambrogio Spreafico. Il volume, di particolare pregio e in ottimo stato di conservazione, presenta una legatura in pergamena ed è composto da 792 pagine di testi Sacri e 62 di indice. Sul frontespizio vi è raffigurato San Girolamo che traduce la Sacra Scrittura. Le indagini che hanno permesso il recupero del prezioso libro, coordinate dalla procura della Repubblica di Pesaro, si sono basate sul monitoraggio di siti internet che mettono in vendita opere d’arte. Nel corso dei controlli è stato identificato un professionista marchigiano, che proponeva l’opera al prezzo di 4.500 euro. A favorire l’esito delle indagini è stata anche la collaborazione di padre Marek A. Rostkowski, direttore della biblioteca dell’Urbaniana. “I timbri della nostra biblioteca sono stati sbiancati, con una sorta di collage di carta, nel tentativo di cancellarli – ha detto padre Rostkowski – per fortuna questi timbri vengono impressi con un di forza, tanto da lasciare traccia anche nelle pagine successive, elemento questo che ci ha aiutato nell’esame di identificazione, durato molto tempo”. Il volume torna a far parte di una biblioteca che consta di 350 mila volumi, di cui 1.500 cinquecentine, molto rare, delle quali fa parte l’opera appena ritrovata. (T.C.)

 

 

 

 

 

LA FESTA EBRAICA DELLE CAPANNE, OCCASIONE D’INCONTRO,

IERI SERA A ROMA, FRA I RAPPRESENTANTI DI DIVERSE RELIGIONI

 

ROMA. = “In un mondo tormentato da violenze, poterci incontrare e mangiare tutti insieme sotto una sukkà, già di per sé simbolo di pace, ci dà grande fiducia”: con queste parole il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, ha accolto ieri sera, presso il tempio ashkenazita di via Balbo, alcuni rappresentanti delle comunità musulmana, cattolica, e valdese. Motivo dell’incontro è stata la Festa ebraica delle capanne, che quest’anno si celebra in coincidenza con il Ramadan. Il “Sukkot” ricorda i 40 anni trascorsi dal popolo ebraico nel deserto dopo la cacciata dall’Egitto. La capanna, sotto la quale i fedeli trascorrono i nove giorni della festa, simboleggia la precarietà della vita, in cui unica garanzia è la protezione divina. L’appuntamento interreligioso è stato promosso dall’assessore alle politiche giovanili del Comune di Roma, Jan Leonard Touadì, con lo scopo di proporre la creazione di un centro interculturale nella capitale. (A.S.)

 

 

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

11 ottobre 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

         

In primo piano, la crisi nucleare nord coreana: la Corea del Nord ha annunciato una serie di contromisure in caso di sanzioni e ha avvertito di considerare come una dichiarazione di guerra l’adozione di misure restrittive nei suoi confronti. Il nostro servizio:

 

*********

Sembra sempre più granitica la politica estera di Pyongyang dopo il primo test nucleare condotto lunedì scorso: il Ministero degli esteri nord coreano ha reso noto, con un comunicato, che la Nord Corea prenderà “concrete contromisure” se proseguiranno le pressioni statunitensi e ribadisce che “eventuali sanzioni saranno interpretate come un atto di guerra”. Il numero due del regime comunista, Kim Yong-nam, ha avvertito poi che il Paese asiatico condurrà ulteriori esperimenti atomici se non cambierà la linea americana nei confronti del governo nordcoreano. Contemporaneamente, è anche arrivata la notizia di un nuovo esperimento atomico, prima diffusa da una televisione giapponese e poi smentita da autorità cinesi e statunitensi. Intanto, la comunità internazionale continua a mobilitarsi per far fronte alla crisi: i 5 Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU più il Giappone, stanno definendo tempi e modalità per eventuali sanzioni contro la Corea del Nord. L’ambasciatore cinese alla Nazioni Unite ha detto di essere favorevole a misure restrittive, ma adeguate, contro l’esecutivo di Pyongyang. Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha chiarito che gli Stati Uniti “non hanno alcuna intenzione di attaccare o di invadere la Corea del Nord”. Ma la Rice ha anche ricordato che “il presidente statunitense non ha mai escluso alcuna opzione dal suo tavolo”. Il Giappone, che ha già adottato una serie di misure contro la Corea del Nord, ha poi deciso oggi un bando totale, nell’arcipelago nipponico, per le navi nordcoreane. La Corea del Sud, favorevole a sanzioni economiche ma contraria a qualsiasi azione militare, ha temporaneamente sospeso, infine, l’invio degli aiuti d’emergenza alla Corea del Nord. Poco prima, l’organizzazione umanitaria ‘Human Rights Watch’ aveva lanciato un appello chiedendo di non sospendere gli aiuti e invitando a “distinguere tra governo e cittadini nordcoreani”.

*********

 

La legge marziale sarà in vigore in Thailandia ancora per un mese. Lo ha detto il ministro della Difesa di Bangkok precisando che la decisione di abolire la legge spetta al generale Sonthi Boonyaratglin, che lo scorso 19 settembre ha rovesciato con un colpo di Stato il governo del premier Taksin Shinawatra.

 

Il governo di Colombo e il mediatore norvegese per la pace in Sri Lanka negano offensive militari in corso nel nord del Paese, contro i ribelli Tamil. Soltanto stamani, le Tigri avevano diffuso una nota in cui denunciavano un’operazione "su larga scala" dell’esercito regolare. I soldati hanno comunque ammesso di aver perso 22 uomini nei combattimenti nella penisola di Jaffna. Nei giorni scorsi, i ribelli Tamil si erano detti disponibili a riprendere i negoziati di pace.

 

Dodici persone sono morte ed altre decine sono rimaste ferite per un attentato dinamitardo, non ancora rivendicato, compiuto nel sud delle Filippine. Lo hanno reso noto fonti della polizia precisando che la bomba è esplosa a Makilala durante le celebrazioni per il 52.mo anniversario di questa città.

 

Violenze anche in Iraq un’ennesima autobomba è esplosa nell'area di Al-Gadir di Baghdad, enclave prevalentemente cristiana nella parte est della capitale irachena. La polizia ha riferito che la deflagrazione ha provocato la morte di almeno due civili. Gli agenti hanno anche precisato che l’ordigno è esploso al passaggio una pattuglia della polizia. Sul versante politico, il Parlamento iracheno ha definitivamente approvato il disegno di legge per la creazione di uno Stato federale.

 

I compiti della missione militare delle Nazioni Unite in Libano, alla quale partecipa anche l’Italia, non saranno cambiati perché esistono regole e limiti fissate dalla risoluzione 1701. Lo ha ribadito il capo dell’esecutivo italiano, Romano Prodi, incontrando a Beirut, in Libano, il premier Fouad Siniora. Il primo ministro libanese ha ricordato che con la risoluzione si cercano garanzie affinché il Libano abbia totale sovranità e “non ci siano armi oltre quelle dell’esercito libanese”.

 

Una collisione fra treni nel nord-est della Francia ha causato un numero ancora imprecisato di vittime. Ne hanno dato notizia fonti della protezione civile francese precisando che i morti sono almeno 12.

 

Andiamo in Italia, dove sono in corso gli esami per la legge finanziaria del governo Prodi. In questi giorni c’è stato il sostanziale via libera della Commissione europea, ma anche la bocciatura della Corte dei Conti. Al via poi il cammino parlamentare: il confronto con l’opposizione dovrebbe portare a qualche modifica. Una è già stata annunciata ieri, con la riduzione dei tagli agli enti locali. Servizio di Giampiero Guadagni:

 

**********

Finanziaria più leggera per Comuni e Province. E’ il risultato dell’incontro di ieri tra Governo ed enti locali. Un miliardo di tagli in meno, come chiedevano a gran voce i sindaci, molti dei quali di centrosinistra, che avevano paventato la necessità di aumentare le imposte territoriali. Ma l’entità complessiva della manovra resta inalterata: 34,7 miliardi di euro. Dunque andrà verificato in che modo il Governo troverà la copertura per la decisione presa. E questo anche in vista di probabili analoghe richieste di altri soggetti, dalle regioni ai sindacati, che sollecitano ad esempio l’abolizione dei ticket sanitari per le visite non urgenti al pronto soccorso. Il ministro dell’Economia, Padoa Schioppa, ha presentato ieri la Finanziaria ai colleghi europei, garantendo sugli obiettivi di risanamento e sviluppo. L’Europa ha gradito. Il commissario europeo per gli affari monetari Almunia giudica la manovra adeguata a far rientrare l’Italia nei parametri del Patto di stabilità, ma fa anche sapere che i conti pubblici restano sotto controllo. Più difficile, almeno nell’immediato, sembra l’esame interno. Dalla Corte dei Conti è arrivata una bocciatura: troppe tasse, dicono i magistrati contabili, deprimono la crescita e favoriscono l’aumento della spesa. Sul fronte politico, il centrodestra annuncia una forte opposizione in Parlamento, ma pensa anche ad una mobilitazione in piazza, contro la quale si schiera, però, l’UDC, che ormai contesta apertamente la leadership di Berlusconi, che oggi incontrerà Casini proprio per decidere una linea comune sulla Finanziaria. Intanto, CDL e quei settori della maggioranza più insoddisfatti dalla manovra hanno aperto il cosiddetto tavolo dei volenterosi: partecipano esponenti di entrambi gli schieramenti che intendono proporre modifiche soprattutto in due direzioni: un intervento sui trattamenti di fine rapporto che non danneggi le piccole e medie imprese; e soprattutto una riforma delle aliquote IRPEF che vada davvero incontro alle esigenze dei nuclei familiari. Uno studio sulla revisione adottata in Finanziaria dimostra, infatti, che la nuova IRPEF favorisce soprattutto chi vive da solo.

**********

 

Al via oggi in Scozia le trattative tra i governi di Londra e Dublino con i partiti del Nord Irlanda. L’obiettivo del Vertice, al quale parteciperanno anche il premier britannico Blair e il collega irlandese Ahern, è quello di trovare un nuovo e definitivo assetto politico per la regione dell’Ulster.

 

Ancora un fatto di cronaca nera a Mosca. Un direttore di banca è stato ucciso ieri sera nella capitale russa, pochi giorni dopo l’assassinio della giornalista Anna Politkovskaia. Proprio ieri in città centinaia di persone hanno partecipato ai funerali della donna, uccisa da un commando sabato scorso. E mentre le indagini vanno avanti, il presidente Putin, durante il suo viaggio in Germania, ha espresso la volontà di fare giustizia.

 

I “bambini-soldato” una piaga diffusa nei conflitti di tutto il mondo, ma soprattutto nella Repubblica Democratica del Congo. 11 mila dei circa 30 mila bambini sequestrati e costretti a combattere durante la guerra dal 1998 al 2003 o usati come schiavi sessuali sono ancora nelle mani dei gruppi armati o risultano dispersi. Questo il drammatico allarme lanciato da Amnesty International, nel rapporto dal titolo “Bambini in guerra: creando speranza per il loro futuro”. Ma come spiegare questo triste fenomeno? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a padre Giulio Albanese, per tanti anni missionario in Africa ed autore di libri sui bambini-soldato:

 

**********

R. – Anzitutto perché i bambini sono obbedienti, non costano niente e poi perché – questo è l’aspetto inquietante – gli adulti, soprattutto quelli che hanno avuto la possibilità di andare a scuola, di queste guerre non vogliono assolutamente saperne nulla. La verità è che dietro le quinte ci sono sempre stati questi famelici ‘signori della guerra’, al servizio di interessi più o meno occulti. Non dimentichiamo che l’ex-Zarie è un Paese dove le materie prime abbondano. Per questo, molte volte vengono utilizzati i ragazzi per innescare meccanismi ‘predatori’ nei confronti di queste risorse che vengono poi svendute all’estero per somme irrisorie.

 

D. – Esistono parallelamente dei programmi di riconversione, una volta che i minori, almeno i più fortunati, vengono sottratti alle armi?

 

R. – Sì, i piani esistono, ma purtroppo scarseggiano i fondi. Ci sono diverse Organizzazioni non governative ed Organizzazioni missionarie che in questi anni hanno tentato, non solo nel Congo, ma anche in altre parti dell’Africa di far fronte in modo intelligente a questo problema. E purtroppo il dramma di questi ragazzi continua perché, se effettivamente non vengono seguiti, rischiano davvero di essere abbandonati al loro destino.

 

D. – Padre Albanese, lei è stato parecchi anni missionario in Africa, ha avuto modo di incontrare qualcuno di questi cosiddetti bambini soldato?

 

R. – Ne ho incontrati davvero tanti, sia in Sierra Leone che in Liberia, nel Nord dell’Uganda ed anche in Congo. Ci si trova di fronte dei ragazzi, che sono costretti davvero a combattere, che hanno dovuto rinunciare proprio a tutto, ovviamente non volontariamente. Molti di loro hanno espresso, in più circostanze, la voglia di tornare a scuola. Comunque, in tutti questi incontri, quello che mi ha colpito sempre è stata propria la loro voglia, il loro desiderio di continuare a vivere una vita normale.

**********

 

In Nigeria decine di ostaggi, lavoratori nigeriani alle dipendenze della Shell o di aziende appaltatrici del colosso petrolifero, sono stati liberati da un gruppo di ribelli. Secondo fonti della sicurezza, 15 lavoratori sono ancora nelle mani di uomini armati in una stazione di pompaggio nel Delta del Niger.

 

 

=======ooo=======