RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 283 - Testo della trasmissione di Martedì 10 ottobre 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Si celebra oggi la IV Giornata mondiale contro la pena
capitale: ce ne parla Massimo Persotti
Giornata
mondiale della salute mentale : ai nostri microfoni il prof. Vittorino Andreoli
CHIESA E SOCIETA’:
In
Pakistan, due cattolici arrestati per blasfemia: rischiano l’ergastolo
Dopo
il test atomico arrivano nuove minacce dalla Corea del Nord
10 ottobre 2006
E’ STATO PUBBLICATO SUL SITO WEB DELLA SANTA SEDE IL
TESTO DEFINITIVO, CORREDATO DI NOTE, DEL DISCORSO DEL PAPA ALL’UNIVERSITÀ DI
RATISBONA,
IL 12 SETTEMBRE SCORSO.
L’INTERVENTO DI BENEDETTO XVI,
INTERPRETATO NON CORRETTAMENTE,
AVEVA SUSCITATO LE PROTESTE DI UNA PARTE DEL MONDO
ISLAMICO
- Il servizio di Sergio Centofanti
-
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Era
già stato annunciato il giorno stesso della sua pubblicazione: “Di questo testo
il Santo Padre si riserva di offrire in un secondo momento una redazione
fornita di note. L’attuale stesura deve quindi considerarsi provvisoria”. Ecco ora
la versione definitiva del discorso del Papa ai rappresentanti della
scienza a Ratisbona, incentrato sul rapporto tra fede e ragione.
In
particolare il Papa, intervenendo direttamente per la quarta volta sulla
questione, nella nota 3 illustra l’affermazione dell’imperatore bizantino
Manuele II Paleologo nel suo dialogo con un dotto
persiano, avvenuto forse nell’inverno del 1391: "Mostrami pure ciò che
Maometto ha portato di nuovo – aveva detto l’imperatore - e vi troverai soltanto delle cose cattive e
disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che
egli predicava".
“Questa citazione, nel mondo
musulmano – ribadisce nella nota Benedetto XVI - è stata presa purtroppo come
espressione della mia posizione personale, suscitando così una
comprensibile indignazione. Spero – prosegue il Papa - che il lettore del mio testo possa capire
immediatamente che questa frase non esprime la mia valutazione personale di
fronte al Corano, verso il quale ho il rispetto che è dovuto al libro sacro di
una grande religione. Citando il testo dell'imperatore Manuele II - aggiunge il Pontefice - intendevo
unicamente evidenziare il rapporto essenziale tra fede e ragione. In questo
punto – conclude il Papa nella nota 3 - sono d'accordo con Manuele II, senza
però far mia la sua polemica”.
Nella nota 5 il Papa illustra il
brano del suo discorso laddove dice che “L'affermazione decisiva in questa
argomentazione contro la conversione mediante la violenza è: non agire secondo
ragione è contrario alla natura di Dio”.
“Solamente per questa affermazione – sottolinea nella nota - ho citato il dialogo tra Manuele e il suo
interlocutore persiano. È in quest'affermazione – rileva - che emerge il tema
delle mie successive riflessioni”.
Riflessioni – concludiamo noi –
rivolte in particolare al mondo occidentale e alla sua autolimitazione
della ragione “a ciò che è verificabile nell’esperimento”. A Ratisbona il
Papa invitava al “coraggio di aprirsi all’ampiezza della ragione”: “solo se
ragione e fede si ritrovano unite in modo nuovo – questo era il succo del suo
discorso – diventiamo capaci di un vero dialogo delle culture e delle
religioni, un dialogo – afferma Benedetto XVI -
di cui abbiamo un così urgente bisogno”.
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BENEDETTO
XVI PROCLAMERÀ DOMENICA QUATTRO NUOVI SANTI.
SI TRATTA DI DUE RELIGIOSE, FONDATRICI DI
CONGREGAZIONI,
DI UN
VESCOVO MESSICANO, E DI UN SACERDORTE ITALIANO
CHE SI
È PRODIGATO PER I SORDOMUTI
- Ai
nostri microfoni Andrea Ambrosi -
Domenica prossima Benedetto XVI
presiederà, alle 10 in Piazza San Pietro, una solenne celebrazione per la
canonizzazione di quattro beati. Si tratta di Rosa Venerini,
Rafael Guízar Valencia, Filippo Smaldone
e Théodore Guérin. Il
servizio di Tiziana Campisi.
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Saranno proclamati santi per aver
lasciato tutto e aver seguito Cristo come loro unico Maestro e Signore, donando
ai piccoli e ai poveri la grande ricchezza della divina sapienza. Rosa Venerini, fondatrice della Congregazione delle Maestre Pie Venerini, è vissuta fra il XVII e XVIII secolo. A lei si
devono in Italia le prime scuole pubbliche femminili. La sua spiritualità si
ispira a quella di Sant’Ignazio di Loyola, in un cammino che la impegnò a
liberarsi dagli affetti umani e da tutto ciò che la allontanava da Dio. Solo
dopo aver riflettuto a lungo, nel desiderio di appartenere a Dio e di lavorare
per la sua gloria, decise di dedicarsi alla formazione morale e culturale di
quelle fanciulle che avevano bisogno di un’educazione.
Rosa Venerini
capì che tante donne erano schiave dell’ignoranza, del peccato e dei pregiudizi
del tempo, e per loro affrontò con caparbia disagi, incomprensioni e calunnie,
tanto che le sue Maestre Pie continuano ancora oggi l’opera da lei iniziata in
Europa, Asia, Africa e America. Rafael Guízar
Valencia, messicano, è stato vescovo di Veracruz nei
primi anni del novecento. Già da sacerdote si spese per le missioni viaggiando
per diversi Paesi; predicava servendosi di un piccolo catechismo che egli
stesso compose e scrisse, adattandolo particolarmente ai semplici di cuore.
Durante la rivoluzione messicana rischiava la vita per avvicinarsi ai feriti
offrendo loro la possibilità di riconciliarsi con Dio. Nella sua diocesi restò
al fianco dei fedeli nelle difficoltà e si contraddistinse per la grande carità
verso gli altri anche quando dovette nascondersi a Città del Messico a causa
della persecuzione religiosa. Per la sua preziosa intercessione si sono
verificate singolari guarigioni e sono giunti aiuti a tanti poveri.
La missione di don Filippo Smaldone è nata invece nel sud Italia, al fianco di
sordomuti, bisognosi ed emarginati. Fu lui a volere, nell’800, l’Istituto delle
suore salesiane dei Sacri Cuori, perché operasse soprattutto al fianco dei
giovani. Sono diverse le attività pastorali che lo impegnarono
instancabilmente, fu un sacerdote mite, umile e generoso; quello da lui
lasciato è un ricco patrimonio di insegnamenti, a livello umano e pedagogico,
spirituale ed evangelico. Nata in Francia il 2 ottobre del 1798, mandata come
missionaria negli Stati Uniti, Théodore Guérin dovette percorrere zone deserte e selvagge, affrontò
stenti e problemi, ma il tempo le fece capire che il suo posto era accanto alla
gente dell’Indiana. Qui fondò scuole che gestì tramite la congregazione delle
suore della Provvidenza di Santa Maria “ad Nemus”. Ma
che cosa apprendere dal suo carisma? Lo spiega, al microfono di Giovanni
Peduto, il postulatore della causa di canonizzazione Andrea Ambrosi:
R. – “Che
forza attinge l’anima dalla preghiera! E nel mezzo di un temporale, com’è
rassicurante la bonaccia che trova nel cuore di Gesù … ma quale consolazione
c’è per coloro che non pregano?” Queste parole, scritte da Madre Théodore Guérin dopo essere
sopravvissuta ad una violenta tempesta di mare, riassumono in modo esemplare la
sua vita e il suo ministero. Madre Théodore attingeva
forza dalla preghiera, dai suoi dialoghi con Dio, con Gesù e con
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NOMINE
Il
Santo Padre ha nominato nunzio apostolico in Timor Orientale l’arcivescovo
Leopoldo Girelli, nunzio apostolico in Indonesia.
GRANDE
GIOIA NELLA CHIESA PER
DI
INDIRE UN SINODO SUL TEMA DELLA PAROLA DI DIO:
LA RIFLESSIONE DEL CARDINALE CARLO MARIA MARTINI
“Solo
chi si pone innanzitutto in ascolto” della Parola di Dio “può poi diventarne annunciatore” perché
quella che si deve insegnare non è una “propria sapienza, ma la sapienza di
Dio”. E’ quanto più volte ribadito da Benedetto XVI, che nei giorni scorsi ha
indetto
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R. – Questa convocazione desta in
me una grande gioia, perchè mi ricordo che fin dai primi Sinodi universali cui
ho partecipato come arcivescovo di Milano, dall’inizio degli anni ’80 - quando
ci chiedevano alla fine del Sinodo: “su quale argomento proponete che si tenga
il prossimo Sinodo?” - io ho sempre insistito sul tema della Parola di Dio.
Quindi, ho sempre desiderato che diventasse argomento di un Sinodo. Finalmente
vedo che Papa Benedetto XVI ha esaudito questo mio voto, che ho espresso anche
in tante altre occasioni pubbliche. Sono molto contento, quindi, di questa
scelta del Papa e credo che ne verranno grandi vantaggi per
D. – Eminenza, in che modo la
Parola di Dio può essere un mezzo privilegiato per il rinnovamento della Chiesa?
R. –
D. – Quindi, lei crede che sia
arrivato il momento in cui
R. – Sì, certamente. Questo lo
diceva già il Concilio Vaticano II, che ci ha esortato a nutrirci più
ampiamente della Parola di Dio - ciò è avvenuto anche con il rinnovamento
liturgico – ma ha esortato anche tutti i laici a nutrirsi quotidianamente della
Parola e ad imparare a pregare dalla Parola. Questo dobbiamo continuamente
metterlo in pratica, perchè ci vuole molto tempo affinché si attui questo
desiderio del Concilio.
D. - Il Sinodo si svolgerà
nell’ottobre del 2008, ma lei, che più volte aveva auspicato un incontro su
questo tema, già immagina delle indicazioni pastorali che potrebbero sorgere da
questo incontro, da questo confronto?
R. – Bisogna vedere quali domande
porrà più concretamente il Papa. Mi pare, però, che in ogni caso, partire dalla
Dei Verbum,
che è stato il documento fondamentale sul quale
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LA
SANTA SEDE APPOGGIA L’ISTITUZIONE DI UN GRUPPO DI LAVORO
ALL’ONU
IN VISTA DI UN TRATTATO SUL COMMERCIO INTERNAZIONALE
DELLE ARMI CONVENZIONALI, INCLUSE LE ARMI
LEGGERE,
CHE
PROVOCANO MILIONI DI MORTI
La
Santa Sede appoggia l’istituzione di un gruppo di lavoro all'ONU per studiare la fattibilità di un Trattato
sul commercio internazionale delle armi
convenzionali. E’ quanto afferma una dichiarazione del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace nel
contesto dei lavori dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite in corso a New
York.
Nella
nota si sottolinea l’impegno compiuto dalla comunità internazionale in merito
al controllo delle armi nucleari e alla proibizione delle altre armi di distruzione di massa, ma
si afferma che, invece, “il tema del
completo e generale disarmo, che anno dopo anno appare nell’agenda
dell’Assemblea generale, non ha
registrato un sostanziale e generalizzato progresso”. Il dicastero vaticano si
riferisce in particolare al commercio internazionale delle armi convenzionali,
incluse le armi leggere e quelle di piccolo calibro, che provocano milioni di
morti e “sono un elemento di ogni conflitto internazionale o civile, come di
ogni illegittimo uso della forza e costituiscono uno dei più comuni strumenti
nella gran parte delle violazioni dei diritti umani e della mancanza di
rispetto della legge umanitaria”. “L’assenza di un effettivo sistema di
controllo sul commercio delle armi – prosegue la nota – ha un impatto negativo
non solo sui processi di pace, di riconciliazione e sulle ricostruzioni
post-belliche, ma anche sulla stabilità delle istituzioni e sullo sviluppo
sostenibile. Il commercio indiscriminato o il trasferimento di armi
convenzionali sono inseparabili dalle questioni connesse al terrorismo
internazionale, al traffico illegale di risorse strategiche e preziose e alle
più abiette manifestazioni del crimine organizzato come il traffico di esseri
umani o della droga”. Per questo –
afferma la dichiarazione del Pontificio
Consiglio della Giustizia e della Pace – “
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano -
L'omelia del cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, durante la
solenne concelebrazione eucaristica per l'apertura del nuovo Anno Accademico
dell'Università Pontificia Salesiana.
Servizio estero -
Contributi della Santa Sede al primo Comitato dell'Assemblea generale delle
Nazioni Unite sul tema del disarmo: "E' necessario un maggiore impegno
della comunità internazionale nel campo del disarmo".
Servizio culturale - Un
articolo di Armando Rigobello dal titolo “Dante e la
filosofia”: un saggio di Ruedi Imbach.
Per l'"Osservatore
libri” un articolo di Marco Testi dal titolo “Le radici francescane
dell'Accademia dei Lincei”: “Notizie inedite sulla
prima giovinezza di Federico Cesi” di Gilberto De Angelis.
Servizio italiano - In
primo piano il tema della finanziaria.
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10 ottobre 2006
SI
CELEBRA OGGI LA GIORNATA MONDIALE CONTRO LA PENA DI MORTE
- Intervista con Massimo Persotti -
Le esecuzioni capitali rappresentano il fallimento della
giustizia. Questo il filo conduttore della IV Giornata mondiale contro la pena
capitale che si celebra oggi in diversi Paesi del mondo. La Giornata
organizzata dalla Coalizione mondiale contro la pena di morte vuole essere una
denuncia nei confronti dei Paesi che
ancora praticano la pena capitale, in violazione delle norme e degli standard
internazionali sui diritti umani. Molti i progressi compiuti nel 2006 con il
numero dei Paesi che hanno abolito la pena capitale cresciuto a 129, ma molti
altri hanno compiuto o si accingono a compiere dei passi indietro. Sentiamo
Massimo Persotti, coordinatore sul tema della pena di
morte per Amnesty Italia. L’intervista è di Stefano Leszczynski:
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R. – Noi lanciamo durante le
celebrazioni della ricorrenza del 10 ottobre anche una rete asiatica contro la
pena di morte, da Seul a Tokyo, all’Indonesia, a tutti i Paesi che si
affacciano sul Pacifico per chiedere l’abolizione della pena di morte in questi
Paesi. Abolizione è la parola importante e chiave, perché proprio come
l’esperienza indonesiana dimostra, dove - prima dell’uccisione dei tre
cristiani avvenuta recentemente - erano 15 mesi che l’Indonesia non applicava
la pena di morte.
D. – Non basta più, quindi, soltanto
la richiesta di moratoria, ma bisogna fare un salto di qualità: molti Paesi
hanno aderito ed hanno abolito la pena di morte, mentre molti altri continuano
a mantenerla?
R. – La moratoria è un passaggio
intermedio e certamente importante, ma è evidente che a questo passaggio deve
seguire l’abolizione completa. In questo momento abbiamo 125 Paesi che hanno
abolito la pena di morte nella legge o nella pratica, mentre 71 sono ancora i
Paesi che la mantengono. E’ un processo, è una tendenza che procede positivamente,
se vogliamo, ad esempio a giugno le Filippine e la Moldova
si sono iscritti da pochissimi giorni nella lista dei Paesi abolizionisti,
facendo crescere questo numero che è sempre più importante.
D. – Molti passi avanti sono stati
fatti dall’Africa. Per quanto riguarda l’Occidente democratico e promotore dei
diritti umani, appare contraddittoria la situazione degli Stati Uniti?
R. – Gli Stati Uniti costituiscono
un po’ la contraddizione del grande Paese democratico che continua a sostenere
la pena di morte come un deterrente nei confronti della criminalità, come un
sistema di giustizia valido ed efficace. Il che non è vero e le statistiche lo
dimostrano. Si tratta di un sistema fallace, perché è governato dagli uomini.
Ricordiamo, inoltre, che sono 123 i
prigionieri rilasciati dal 1973 negli Stati Uniti, perché successivamente alla
condanna a morte, è stata dimostrata la loro innocenza in base a prove
concrete.
D. – Per quanto riguarda le
condanne alla pena di morte, questa è
legata più a questioni di tipo politico e quindi un modo per eliminare gli
oppositori o si tratta per la maggior parte di casi legati ad una criminalità
comune?
R. – E’ molto differenziato il
panorama. C’è, però, una tendenza abbastanza crescente, soprattutto dopo l’11
settembre e il giro di vite che c’è stato in moltissimi Paesi a livello di
libertà personali e diritti civili in nome della lotta al terrorismo, in cui la
pena di morte continua ad essere vista come un deterrente per combattere non
solo la criminalità, ma anche per impedire il fenomeno del terrorismo
internazionale.
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SI E’ INAUGURATO STAMANE A ROMA
L’ANNO ACCADEMICO DELLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ
SALESIANA,
ALLA PRESENZA DEL CARDINALE
TARCISIO BERTONE
Si è inaugurato stamani a Roma
l’Anno Accademico della Pontificia Università salesiana, alla presenza del
cardinale Tarcisio Bertone, neo-segretario di Stato
vaticano che ha presieduto la celebrazione eucaristica, nella parrocchia di
Santa Maria della Speranza, che ospita l’Ateneo fondato nel
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“Per la prima volta un salesiano
diviene il primo collaboratore del Successore di Pietro”, ha osservato il prof.
don Mario Toso, rettore della Pontificia Università salesiana, nel saluto che ha
aperto
“Ogni Università cattolica – ha
sottolineato il porporato nella sua omelia – vive …nella consapevolezza di
interagire con l’opera incessante di Dio creatore, di avere a che fare con una
realtà vivente animata dallo Spirito e ordinata secondo il Verbo”. Ma sappiamo
bene – ha aggiunto il cardinale Bertone – che l’ecclesialità di una comunità non è mai da dare per
scontata. Non basta nemmeno – ha esclamato – il titolo di pontificia per
garantirla!”. Da qui l’appello a professori, a studenti e a tutto il personale
ad accogliere un dono che “va ravvivato con fede e impegno generoso”. Infine il
richiamo “a non separare la vita intellettuale da quella morale”, cercando la
coerenza “prima di tutto a livello personale nella coscienza e nella condotta
di ciascuno che opera in un Ateneo che deve rispondere anche di una “qualità
etica e più radicalmente, spirituale”:
“La coerenza, o l’incoerenza, di
ciascuno contribuisce alla coerenza, o all’incoerenza, dell’insieme. Non è
tanto una questione di ‘immagine’, come si usa dire
oggi, ma di qualità dell’ambiente universitario. E’ importante che lo stile, il
clima di un’Università cattolica siano il più possibile vicini all’ ideale evangelico”.
A margine della cerimonia il
cardinale Bertone, a colloquio con alcuni giornalisti,
ha dichiarato che “essere salesiano” nell’attuale ruolo di segretario di Stato
lo aiuterà ad avere con tutti rapporti umani positivi e a tessere progetti di
pace. Riguardo all’importanza del dialogo tra le religioni, in particolare con
l’Islam, il porporato – ha sottolineato che ciò deve aiutare a riproporre Dio
come punto di riferimento per la vita dell’uomo e della società: a non esiliare
Dio dalla vita umana. Interpellato sulla crisi internazionale innescata
dall’esperimento nucleare nordcoreano il cardinale Bertone ha ribadito che
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IL MEZZO TELEVISIVO, STRUMENTO PER PROMUOVERE LA PACE,
LA SOLIDARIETÀ E L’UNITÀ DELLA FAMIGLIA.
E’ QUANTO SI
LEGGE NEL MESSAGGIO DEL PAPA AI PARTECIPANTI
AL CONGRESSO
MONDIALE DELLE TELEVISIONI CATTOLICHE, APERTOSI OGGI A MADRID
Con una solenne celebrazione
eucaristica, si è aperto stamani a Madrid il Congresso mondiale delle
televisioni cattoliche che si concluderà giovedì prossimo. Nel messaggio a nome
del Santo Padre, il cardinale segretario di Stato Tarciso Bertone,
sottolineando la grande importanza del mezzo televisivo, ribadisce come questo
strumento possa rivelarsi “un’importante occasione per difendere la dignità di
ogni persona, per promuovere la pace, la solidarietà, l’unità e la comunione
dell’nsieme della famiglia umana”. Il servizio di Luis Badilla:
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“La
Chiesa, oggi non si pone il problema di usare o non i mezzi di comunicazione –
si legge nel messaggio - bensì si interroga sul come fare per adempiere meglio
e fedelmente al mandato di Cristo e dunque rispondere con sollecitudine alle
sfide e ai bisogni dei tempi di oggi”. Le tante iniziative esistenti
consigliano una maggiore reciproca collaborazione, nuovi sforzi per aumentare
la qualità professionale e, in questo ambito – prosegue il testo – “occorre una
grande unità tra la Santa Sede e gli Episcopati per animare e dare sostegno
alle istituzioni televisive”. Bisogna poi offrire un adeguato orientamento
“affinché tali istituzioni siano fedeli alla loro identità cattolica” e siano
capaci di conservare la diversità di stile, la sensibilità e peculiari profili
culturali.
Nel suo
intervento inaugurale l’arcivescovo John Foley, presidente del Pontificio Consiglio delle
comunicazioni sociali, ha detto che questo incontro si inserisce “nell’ambito
della collaborazione concreta” e “nel rispetto delle diversità di stile e
sensibilità culturali”. Al Congresso mondiale delle televisioni cattoliche
partecipano privati cittadini e delegazioni provenienti da tutti i Continenti,
in rappresentanza di decine di network televisivi, appartenenti soprattutto a
movimenti ecclesiali e istituti religiosi. I primi due interventi sono stati
quelli di mons. Eugenio Romero Pose, vescovo
ausiliare di Madrid, con una relazione sul “cosa significa essere cattolico in
TV” e quella della professoressa Marcasela Álvarez,
della Repubblica Dominicana, sulla presenza dei “laici in TV”. Il Congresso,
organizzato dal Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali si propone di
“definire cosa significa essere cattolico in televisione, formare una rete di
televisioni cattoliche, in cui abbia luogo un movimento cooperativo, la cui
finalità sia ovviamente destinata all'evangelizzazione”.
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OPERARE CONTRO IL RISCHIO DEL
SUICIDIO
AL CENTRO DELL’ODIERNA GIORNATA
MONDIALE DELLA SALUTE MENTALE
- Intervista con prof. Vittorino Andreoli -
“Aumentare la consapevolezza –
ridurre il rischio: malattie mentali e suicidio”. E’ questo il tema scelto
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per la Giornata Mondiale della Salute
Mentale che si celebra oggi. Il suicidio è spesso, infatti, la conseguenza di
diagnosi o terapie sbagliate nella cura di gravi disturbi psichici. Negli
ultimi 45 anni il tasso nel mondo è incrementato del 60% tanto che oggi c’è una
persona che si toglie la vita ogni 40 secondi e il suicidio è diventato una
delle 3 principali cause di morte tra gli adulti di ambo i sessi di età
compresa tra i 15 e i 44 anni. Antonella Villani ha chiesto al prof. Vittorino Andreoli, Direttore del
Dipartimento di Psichiatria dell'Ospedale San Giovanni Battista di Verona-Soave, che relazione c’è tra disordini mentali e
suicidio:
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R. - Suicidio è un termine che
subito si coniuga con depressione e non ci si meraviglia che sia molto elevato
perché la depressione, cioè la solitudine in questa società di massa, è in
realtà una società che isola con tante persone che non si vedono, come se
fossero trasparenti.
D. – Un tempo, a togliersi la vita
erano soprattutto uomini maturi. Oggi i dati indicano che sono soprattutto i
giovani i soggetti più a rischio in ben un terzo dei Paesi del mondo, senza
distinzione di zone sviluppate e sottosviluppate. Perché?
R: - Devo innanzi tutto dire che
l’aumento dei suicidi è proporzionale a quello che noi chiamiamo l’indice di
benessere, il Nord del mondo dà un contributo molto più alto ai suicidi che il
Sud. Un adolescente che muta, che non sa chi è, che non si piace, spesso pensa
alla morte come ad una sorte di modalità per togliersi dalle difficoltà.
D. - I tentativi di suicidi sono
mediamente 20 volte più frequenti che l’atto definitivo. Un modo per richiamare
l’attenzione?
R. – Bisogna distinguere i tentati
suicidi dai cosiddetti mancati suicidi. I tentati suicidi sono una richiesta,
un messaggio preciso per dire “voglio vivere ma devi volermi bene”. I mancati
suicidi invece sono suicidi che non si sono realizzati per qualche “fatalità”.
D. – La “legge Basaglia”
è del 1978. A quasi 30 anni dalla chiusura dei manicomi in Italia, a che punto
stiamo nella diagnosi e cura di questi malati?
R. – Si parla tanto di disturbi
mentali ma si fa pochissimo. Bisogna finalmente aprire tutta quella serie di
servizi che devono sostituire quella istituzione manicomiale verso cui non
abbiamo nessuna nostalgia ma abbiamo una grande nostalgia per ciò che si
continua a dire che va fatto e non viene fatto.
D. – Passando dalle parole ai
fatti, che cosa bisognerebbe metter in pratica immediatamente?
R. – Occorre favorire i luoghi
dove sia possibile accogliere delle persone che sono in crisi acuta, soprattutto
per l’anziano che oggi ha un’aspettativa di vita maggiore. Spesso si arriva in
un pronto soccorso e si dice che non c’è posto. Non si può lasciare una persona
che ha un disturbo mentale in fase acuta dicendo al genitore di portarlo da
un’altra parte. Ma poi, anche quando si viene accolti, in genere, il periodo di
degenza è intorno ai 12, 14 giorni. Non si riesce a fare bene una diagnosi e
soprattutto non si riescono a vedere i risultati di una terapia. Quindi bisogna
che ci siano luoghi in cui è possibile mantenere per una terapia, tre, quattro
- ma io dico fino a sei mesi - per poter vedere dei miglioramenti e dei
cambiamenti della personalità perché i disturbi mentali, oggi, sono curabili o
per lo meno è possibile portarli ad una condizione in cui possono vivere
all’interno della società.
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10 ottobre 2006
IN PAKISTAN, DUE CATTOLICI
ARRESTATI PER BLASFEMIA MA LE ACCUSE NON SEMBRANO FONDATE. IL VESCOVO DI
FAISALABAD, MONS. JOSEPH COUTTS,
DENUNCIA LA VULNERABILITA’ DEI
CRISTIANI NEL PAESE ASIATICO
- A cura di Amedeo Lomonaco -
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FAISALABAD. = La
polizia pachistana ha arrestato due cattolici di Faisalabad
con l’accusa di blasfemia per aver bruciato pagine del Corano. Secondo fonti locali,
i due avrebbero inavvertitamente e involontariamente bruciato ieri delle carte,
tra cui alcune pagine del libro sacro dell’Islam. Successivamente – riferisce
l’Agenzia Asianews - una folla di oltre 500 musulmani
ha circondato la loro casa e solo l’intervento degli
agenti ha evitato un linciaggio. Un sacerdote locale, padre Yousaf,
precisa inoltre che i due coniugi sono analfabeti. L’uomo che li ha denunciati
– aggiunge il sacerdote – voleva acquistare la loro casa ma ha sempre ricevuto
un secco rifiuto. Commentando questa vicenda, il vescovo di Faisalabad, mons. Joseph Coutts, sottolinea come “tali incidenti dimostrino quanto
siano vulnerabili i cristiani nel Pakistan musulmano”. “Paghiamo un prezzo
molto caro –spiega il presule – anche se avvengono offese non volute, compiute
in maniera non intenzionale”. In Pakistan, la controversa legge sulla blasfemia
punisce con l’ergastolo le offese al Corano e prevede la pena capitale per
“tutti coloro che con parole o scritte insultano il profeta Maometto”. Recentemente,
la normativa è stata parzialmente modificata: rischia la pena capitale anche
chi sostiene false accuse di blasfemia.
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CONDANNATO
A 18 ANNI DI CARCERE L’OMICIDA DI DON ANDREA SANTORO,
UCCISO LO SCORSO MESE DI
FEBBRAIO A TREBISONDA
TREBISONDA . = La magistratura
turca ha condannato a diciotto anni di reclusione l’adolescente che lo scorso 5
febbraio a Trebisonda, sul Mar Nero, ha ucciso a colpi di arma da fuoco don
Andrea Santoro mentre era raccolto in preghiera. Il ragazzo sedicenne è stato
riconosciuto colpevole di tutte e tre le imputazioni: omicidio premeditato,
possesso abusivo di armi e attentato all’ordine pubblico. Secondo alcuni
testimoni, prima di sparare il giovane avrebbe gridato “Allah è grande”. Don
Santoro, 61 anni, era originario della provincia di Latina. Ordinato parroco a
Roma nel 1970, dopo molti anni in una parrocchia della capitale, nel 2000 era
partito per la Turchia. A Trebisonda si era impegnato, in particolare, per
promuovere il dialogo tra cristiani e musulmani, in una terra da sempre ‘ponte’
tra le culture. Aveva anche fondato – ricorda L’Agenzia missionaria MISNA -
l’organizzazione per il dialogo interreligioso “Una finestra per il Medio
Oriente”. (A.L.)
IL RUOLO DEI CRISTIANI
IN EUROPA, LA PROMOZIONE DEL DIALOGO ECUMENICO E LE PROBLEMATICHE ETICHE LEGATE
ALLA VITA: AL CENTRO DEL COMUNICATO
FINALE DELL’ASSEMBLEA PLENARIA DEL CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI
D’EUROPA, CONCLUSASI DOMENICA A SAN PIETROBURGO
SAN
PIETROBURGO. = Le sfide della secolarizzazione, le questioni etiche e il
rilancio dell’ecumenismo. Sono i temi in agenda per il prossimo quinquennio di
lavoro del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (CCEE) emersi dopo
l’Assemblea plenaria tenutasi dal 4 all’8 ottobre scorsi a San Pietroburgo.
Durante la riunione è stato anche eletto come presidente, per il periodo dal
2006 al 2011, il cardinale Pèter Erdö,
arcivescovo di Esztergom-Budapest. Nel comunicato
finale dell’Assemblea plenaria si sottolinea, in particolare, che “il 50.mo anniversario del Trattato di Roma (il prossimo 25
marzo) sarà per le Chiese in Europa una preziosa occasione per riflettere sui
valori che hanno ispirato i padri dell’unificazione europea, per rafforzare la
responsabilità dei cittadini e per un approfondimento del ruolo dei cristiani
nel processo di unificazioni”. Il CCEE ha anche ribadito il proprio ‘no’ al
finanziamento per le ricerche sulle cellule staminali embrionali umane,
constatando che “le diverse istituzioni europee in questi ultimi tempi hanno
intensificato i loro interventi su questioni etiche”. La competenza delle
singole nazioni in campo etico va salvaguardata e “le Conferenze episcopali –
si legge ancora nel testo – sono chiamate “a farsi sempre più carico delle
problematiche europee per il bene dei propri Paesi”. E’ stata infine
sottolineata l’urgenza del rilancio dell’ecumenismo in vista dell’Assemblea
europea che nel 2007 chiamerà a Sibiu, in Romania,
circa 2500 delegati di tutte le Chiese d’Europa. (A.L.)
GLI STUDENTI SIANO CERCATORI DI VERITA’.
E’ QUANTO HA AUSPICATO IL CARDINALE JAVIER ECHEVARRIA INAUGURANDO IERI IL NUOVO ANNO ACCADEMICO DELL’UNIVERSITÀ
DELLA SANTA CROCE
ROMA. = “Coltivare la
carità per gli universitari vuol dire esercitarsi premurosamente nel lavorare
con gli altri, perché è nel dialogo e nello scambio di pareri ed esperienze che
si matura come persone e come ricercatori della verità”. Lo ha detto ieri mons.
Javier Echevarria, gran
cancelliere della Pontificia Università della Santa Croce e prelato dell’Opus Dei, inaugurando l’anno accademico dell’ateneo. Nella
vita universitaria – ha aggiunto il presule – l’armonizzazione fra la
definizione della verità e la dedizione allo sviluppo di coloro che ci stanno
accanto è un imperativo irrinunciabile”. Mons. Echevarria ha poi sottolineato una delle esortazioni di San
Josemaria Escrivà,
fondatore dell’Opus Dei: “Che gli altri possano
iniziare il loro compito dal punto in cui noi siamo arrivati”. L’inaugurazione
si è svolta nella nuova aula magna dedicata alla memoria di Giovanni Paolo II.
Nel suo intervento il rettore, mons. Mariano Fazio, ha auspicato per il nuovo
anno accademico una continuità con l’anno passato, durante il quale è cresciuto
il numero di studenti, di Paesi rappresentati e di nuovi indirizzi di studio e
di ricerca. Il segretario generale dell’università, mons. Alfonso Monroy, ha poi fornito alcuni dati sull’anno trascorso: gli
iscritti sono stati 1467, provenienti da 76 Paesi, di cui 21 africani, 13
asiatici, 23 europei, 17 americani e 2 dell’Oceania. (A.L.)
LE NUOVE TECNICHE RIPRODUTTIVE E LE
UNIONI FRA PERSONE DELLO STESSO SESSO INFLUISCONO NEGATIVAMENTE NEL PROCESSO DI
CRESCITA DEI BAMBINI: E’ QUANTO EMERGE DA UN RAPPORTO DELLA ‘COMMISSION ON PARENTHOOD’S
FUTURE’
NEW YORK. = Le evoluzioni mondiali
del diritto di famiglia e delle tecniche riproduttive stanno ridefinendo la
paternità in modo da anteporre gli interessi degli adulti ai diritti dei
bambini: lo denuncia un recente rapporto della Commission on Parenthood’s Future, organizzazione indipendente di
studiosi ed esperti attiva nel campo della famiglia. Secondo l’autrice del rapporto,
Elizabeth Marquardt, “il modello genitoriale
che prevede due persone - riferisce l’agenzia Zenit - è oggetto di cambiamenti
finalizzati ad assicurare il diritto degli adulti alla procreazione, anziché a
tutelare il bisogno dei bambini di conoscere la propria madre e il proprio
padre e di essere da loro cresciuti”. In Spagna, ad esempio, la legittimazione
del matrimonio omosessuale può portare alla presenza di due padri o due madri,
con effetti preoccupanti per lo sviluppo psicologico dei figli. In Australia e
Nuova Zelanda, poi, alcune proposte legislative vorrebbero che ai bambini
concepiti con la donazione di entrambi i gameti venissero attribuiti tre
genitori legali. In Canada e negli Stati Uniti, sembra addirittura che noti
giuristi siano favorevoli alla legalizzazione di matrimoni di gruppo, che
implicano relazioni fra tre o più persone. Le tesi sostenute nel rapporto sono
corroborate da studi sociologici, che convengono sui benefici del matrimonio
per i bambini, e dall’esperienza della prima generazione di figli concepiti con
gameti donati, che oggi sta raggiungendo l’età adulta. Molti di questi giovani
affermano che è stato loro negato il diritto di conoscere i loro genitori
biologici e di essere cresciuti da loro.
(A.S.)
TECNOLOGIA A
SERVIZIO DELL’EVANGELIZZAZIONE. LA MOSTRA BIBLICA IN CORSO A CHENNAI PROPONE
“BIBBIE ELETTRONICHE” E “BIBBIE PARLANTI”
CHENNAI.
= È in corso a Chennai, nell’India sudorientale, una mostra biblica organizzata dalla Società
biblica indiana. L’esposizione - riferisce l’agenzia Fides - sta richiamando un
gran numero di visitatori e raccoglie 525 tipi di Bibbie provenienti da tutto
il mondo, in differenti forme, modalità e linguaggi. Si tratta della più vasta
mostra del genere mai realizzata in India. L’obiettivo è di rendere la Sacra
Scrittura accessibile a un numero sempre più ampio di persone. In India, uno
dei Paesi più all’avanguardia nel settore delle tecnologie, si è cercato in
particolare di inserire nella mostra prodotti finalizzati alla diffusione del
messaggio cristiano attraverso i nuovi strumenti elettronici. Per la prima
volta sono esposte la “Bibbia elettronica” e la “Bibbia parlante”. La prima è
una versione interattiva su cd-rom, che dà la possibilità di fare ricerche per
nomi o parole-chiave. È anche corredata da un apparato critico e da note
storiche utili alla consultazione, accessibili in modalità ipertestuale e
multimediale. Principali destinatari di questo prodotto dovrebbero essere i
giovani che, in India come altrove, passano ogni giorno sempre più ore davanti
al computer. La “Bibbia parlante” è invece stata pensata per i non vedenti, ma
può essere utile anche per attività con i bambini, sia nelle parrocchie che
nelle scuole. (A.S.)
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10 ottobre 2006
- A cura di Fausta Speranza -
Gli
Stati Uniti e il Giappone, che ha la presidenza di turno, premono sul Consiglio
di Sicurezza dell’ONU per l'adozione di “severe sanzioni” contro la Corea del Nord, che proclama d'avere
compiuto, ieri, un test atomico e che
sarebbe pronta a lanciare missili con ogive
nucleari. Anche se le affermazioni della Corea del Nord restano da
verificare, da punto di vista militare, i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (USA,
Regno Unito, Francia, Russia e Cina) più
il Giappone si consultano in modo informale, oggi, al Palazzo di Vetro di New York, su una bozza
di risoluzione fatta circolare ieri dagli
Stati Uniti e riveduta in serata per tenere conto di suggerimenti
giapponesi. La bozza potrebbe fare riferimento all'articolo 7,
quello della Carta dell’ONU che autorizza l'uso della forza, prevede, fra
l'altro, il bando degli scambi militari e di prodotti di lusso con la Corea del
Nord, la possibilità di ispezionare tutti i cargo aerei e marittimi provenienti
dalla Corea del Nord o ivi diretti e il blocco dei beni in tutto il Mondo
collegati ai programmi militari della Corea del Nord.
Il test nucleare della Corea del Nord ha portato questo Paese al centro
dell’attenzione internazionale. Pyongyang vuole dare
dunque al mondo un’immagine di grande potenza, ma in realtà al suo interno è un
Paese poverissimo, in cui le disparità sociali sono davvero impressionanti. Lo
conferma, al microfono di Salvatore Sabatino, Piergiorgio Pescali, esperto di
Corea del Nord del quotidiano “Avvenire”:
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R. – Le disparità sociali sono
molto evidenziate, specialmente in questi ultimi anni da quanto Kim Jong il ha varato una serie di riforme economiche, imposte
dai Paesi donatori, in particolare dalla Unione Europea, dalla Corea del Sud e
dal Giappone per potenziare il mercato a livello capitalistico. Tutto questo ha
portato ad una serie di riforme all’interno del settore industriale e
soprattutto all’interno del settore agricolo che hanno avvantaggiato alcuni
ceti sociali. Ad esempio, gli agricoltori sono riusciti ad accaparrarsi degli
appezzamenti di terreno che lo Stato dava loro in loco, maggiori rispetto ad altri;
dal punto di vista industriale, invece, gli avvantaggiati sono stati quelli che
lavorano all’interno dei complessi industriali multinazionali.
D. – Fino a questo momento abbiamo
parlato della situazione, ovviamente, nei grossi centri urbani, ma nelle campagne
la situazione è però drammatica e alcuni dati parlano addirittura di due
milioni di morti per fame in questi ultimi anni…
R. – Si parla di due milioni di
morti per fame specialmente nelle alluvioni che ci sono state nel ’96. Ma anche
quest’estate ci sono state catastrofiche inondazioni, che sono poi
particolarmente catastrofiche in Corea
del Nord, perché i servizi agricoli sono completamente lasciati allo
sbando per mancanza di fondi.
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Almeno dieci persone sono state
uccise e altre quattro ferite dall'esplosione di una bomba posta sotto un’auto,
oggi a Baghdad. L'attentato e' avvenuto nel quartiere di Doura,
vicino ad una moschea sunnita. Intanto la polizia
irachena ha riferito di aver trovato nelle ultime 24 ore circa 60 cadaveri abbandonati
in diverse parti di Baghdad: alcuni con i segni di colpi di arma da fuoco,
altri evidentemente torturati. La
polizia non è riuscita finora a dare un nome alla maggior parte degli uccisi.
Squadroni della morte sciiti e sunniti si affrontano ormai quotidianamente in
un crescendo di violenze.
Sempre
a Baghdad l’ex
presidente iracheno Saddam Hussein è stato
nuovamente espulso dall’aula dove si celebra il processo a suo carico per lo
sterminio di 180 mila curdi alla fine degli anni ’80. L’ex rais ha iniziato a
parlare recitando un versetto del Corano che incita al combattimento, e il
presidente del tribunale Mohammed al Khalifa ha quindi
chiuso il suo microfono. E’ seguita la
protesta di Saddam e la reazione irosa anche degli
altri sei imputati. E’ la quarta volta nelle ultime cinque udienze che Saddam viene espulso dall'aula dal giudice al Khalifa, che proprio
cinque udienze fa ha preso il posto del giudice Abdallah al Ameri, la cui
sostituzione è stata decisa perchè giudicato
troppo “morbido” nei confronti degli imputati.
Le discussioni tra il presidente
palestinese Mahmud Abbas (Abu Mazen) e il primo ministro Ismail Haniyeh, di Hamas, per
formare un governo di unita' nazionale vertono
principalmente - e trovano il maggiore ostacolo - sul riconoscimento di Israele. Lo ha affermato in
nottata il ministro degli Esteri del
Qatar, sheikh Hamad ben Jassem Al Thani Hamad, che conduce una mediazione tra le parti. “Il
problema principale e' nel riconoscimento reciproco e nel modo in cui stabilire
due Stati”, ha detto Hamad, dopo aver incontrato i
due dirigenti palestinesi a Gaza. Il ministro ha aggiunto tuttavia di sperare
di “raggiungere un accoordo”. Il divario resta grande
tra Hamas e le richieste internazionali per giungere a un governo di unità
nazionale, e rimuovere tutti gli ostacoli sarà difficile”, ha dichiarato alla France Presse Nabil Abu Rudeina, portavoce di Abu Mazen. Rudeina
ha sottolineato che i due punti sui quali non è stato raggiunto l'accordo sono
il riconoscimento di Israele, categoricamente escluso da Hamas; e l'inziativa di pace araba, adottata dal vertice arabo del
2002 a Beirut e che comporta un riconoscimento implicito di Israele. Tale
iniziativa prevede la normalizzazione delle relazioni dei Paesi arabi con
Israele in cambio di un ritiro israeliano da tutti i territori arabi occupati
dal 1967, come pure la creazione di uno Stato palestinese.
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU
ha deciso, ieri, di inviare una missione in Afghanistan, forse a novembre, per
valutare la minaccia costituita dai militanti talebani e dai terroristi di al Qaeda. La missione
– viene spiegato – servirà anche a
rinnovare al governo e al popolo afghani il sostegno del Consiglio di
Sicurezza, preoccupato per il degradarsi della sicurezza nel Paese, specie nel
Sud e nel Sud-Est, e per l'aumento della cultura e del traffico di papavero
recentemente segnalato. Intanto sul
terreno si registra il ferimento di almeno 7 poliziotti e – sembra – numerosi
civili, per l’esplosione di una bomba telecomandata, nella zona nord di
Kabul.
La Spagna ha concluso accordi con
la Guinea e il Gambia per contrastare l'afflusso di migranti illegali verso
l'Europa. Si tratta di incrementare la cooperazione e gli aiuti agli Stati
dell'Africa occidentale, che sono all’origine di una massiccia emigrazione
clandestina. Nel servizio di Fausta Speranza i termini dell’intesa:
**********
Ai Paesi africani si chiede di
aiutare a identificare i loro cittadini entrati illegalmente in territorio
spagnolo - in particolare raggiungendo l'arcipelago delle Canarie, nell'Oceano
Atlantico, a bordo di imbarcazioni di fortuna – per poterli più agevolmente
rimpatriare. Il ministro degli Esteri spagnolo, Miguel
Angel Moratinos, ha
annunciato gli accordi dopo brevi visite, ieri, a Conakry
e a Banjul, capitali rispettivamente Guinea e Gambia,
dove ha incontrato dirigenti governativi. La prossima tappa della sua missione
africana è il Senegal. E’ la seconda
visita in quattro mesi di Moratinos in Africa
occidentale per affrontare il problema migratorio. In Guinea, il ministro ha
annunciato un pacchetto di aiuti di 5 milioni di euro, parte di una duplice
strategia che mira a contrastare le partenze di clandestini anche favorendo uno
sviluppo a lungo termine che incoraggi i giovani africani a restare nei loro
Paesi. In Gambia, accordo analogo, che favorisce l'espansione dell'emigrazione
legale e nel contempo irrigidisce i controlli per frenare le partenze
clandestine. Va ricordato che quest’anno sono approdati finora alle Canarie un
numero record di 26.000 migranti, per lo più africani; mentre altre centinaia
sono morti annegati, per sete o per consunzione, mentre cercavano di
raggiungere la loro meta. Con alcuni governi africani la Spagna aveva già
concluso accordi per il rimpatrio dei clandestini. Dalla metà di settembre, ad
esempio, oltre 2.000 senegalesi sono stati costretti a ritornare nel loro
Paese.
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Dopo il presidente Vladimir Putin anche lo speaker della Duma
ha rotto il silenzio sul caso di Anna Politkovskaia,
la coraggiosa giornalista indipendente uccisa sabato scorso a Mosca a
pistolettate dentro l’ascensore di casa: Boris Grizlov
ha promesso stamattina che la Camera bassa del Parlamento russo utilizzerà
tutti i suoi poteri di controllo per far luce sull'assassinio. “Noi come
deputati - ha assicurato Grizlov, un fedelissimo del
presidente russo Vladimir Putin - faremo tutto il
possibile perchè i rappresentanti dei mass-media abbiano la possibilità di
informare delle proprie posizioni i cittadini russi”. Ieri pomeriggio, durante
una telefonata con il presidente americano George W. Bush, Putin
ha rotto un silenzio di quasi 48 ore e per la prima volta ha preso posizione
sull'uccisione della giornalista molto nota in Occidente per le sue inchieste
sulla Cecenia molto critiche nei confronti del
Cremlino: si è impegnato con Bush a non lasciare
nulla di intentato per la soluzione del
caso. Si è aperta intanto nel cimitero di Troiekurovskoie,
alla periferia ovest di Mosca, la camera ardente per l'ultimo saluto alla
giornalista. Il mondo dell’informazione moscovita è presente in massa, assieme
a molti cronisti stranieri.
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU
ha designato ufficialmente, ieri a New York, l'attuale ministro degli Esteri
della Corea del Sud, Ban Ki-moon,
futuro segretario generale delle Nazioni Unite. Ban,
62 anni, succederà al ghanese Kofi
Annan, 68 anni, il primo gennaio 2007. Per rendere
davvero ufficiale e formale la sua
nomina, che appare scontata, manca soltanto il voto dell'Assemblea generale,
atteso nei prossimi giorni. Che Ban sarebbe diventato
più che verosimilmente il prossimo segretario generale era già emerso la scorsa
settimana quando il ministro degli
Esteri di Seul aveva ottenuto, nel corso di un
voto informale, il tacito ed indispensabile appoggio dei cinque membri permanenti con diritto di veto (Usa,
Regno Unito, Francia, Russia e Cina). A Ban toccherà
risolvere la difficile questione della riforma dell'istituzione – con, tra
l'altro, l'ampliamento del Consiglio di Sicurezza – che Annan
non è riuscito a portare a termine nonostante si fosse impegnato a farlo. Annan, che alla fine dell'anno concluderà il suo secondo
mandato di 5 anni, lascia un’ONU che secondo alcuni ha recentemente ripreso
prestigio, essendo riuscito a riportare l’istituzione multilaterale al centro della
diplomazia internazionale per la questione del nucleare iraniano, dopo essere
stata di fatto esclusa dal dossier iracheno.
O anche per essere riuscito ad ottenere il cessate il fuoco, durante
l'estate, tra Israele e gli Hezbollah libanesi,
seguito dall'invio di caschi blu nel sud del Libano per garantirne il rispetto.
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