RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 282 - Testo
della trasmissione di Lunedì 9 ottobre 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Madre
Maria Teresa Scrilli è stata beatificata ieri pomeriggio a Fiesole, in Toscana
Presentata stamane in Vaticano la Necropoli Romana della Via
Triumphalis
OGGI IN PRIMO PIANO:
Si
celebra oggi la Giornata mondiale delle Poste: con noi Jérôme Deutschmann
CHIESA E SOCIETA’:
Allo
statunitense Edmund Phelps assegnato oggi il Premio Nobel per l’economia
Sale la protesta nella comunità internazionale
per l’uccisione, in Russia, della giornalista che criticava il Cremlino
9 ottobre 2006
INCONTRANDO
I VESCOVI DEL CANADA OCCIDENTALE IN VISITA AD LIMINA,
IL PAPA AFFERMA CHE
L’UMANITÀ HA BISOGNO DI RISCOPRIRE
IL
SENSO DEL PECCATO E
L’INFINITA MISERICORDIA DI DIO,
PERCHÉ
NON PROLIFERINO NEL MONDO
DIVISIONI, AVIDITÀ E CORRUZIONE
E’ necessario che l’umanità
riscopra il senso del peccato e l’infinita misericordia di Dio perché non
proliferino nel mondo divisioni, avidità e corruzione.
E’ questo in sintesi quanto ha detto stamane il Papa incontrando in Vaticano i
vescovi del Canada Occidentale al termine della visita ad
Limina. Il servizio di Sergio Centofanti.
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Benedetto XVI nota con gioia come
Qui il Papa sottolinea che “la
responsabilità dei vescovi di additare la presenza distruttiva del peccato” è
in realtà “un servizio di speranza”: l’ardente speranza che gli uomini hanno di
fare “esperienza dell’infinito amore di Dio”. Solo in questo modo si possono
superare le divisioni “che così spesso feriscono oggi le famiglie e le
comunità”. E in questo senso Benedetto XVI invita a riscoprire il Sacramento
della Penitenza, che – dice - purtroppo “spesso è considerato con indifferenza”, mentre è “la pienezza della guarigione cui
noi aneliamo”. Non è tempo perso il tempo speso nel confessionale: qui
la grazia divina “trae il bene dal male, ricostruisce la vita dalla morte e
rivela di nuovo il volto misericordioso del Padre”.
In questo cammino di
riconciliazione il Papa loda l’azione della Chiesa canadese in favore delle
comunità autoctone del Paese. “Molto è stato compiuto – ha detto
– ma ancora molto resta da fare”. Benedetto XVI incoraggia i vescovi a
guardare con determinazione alle cause profonde delle necessità sociali e
spirituali dei fedeli aborigeni. “L’impegno alla verità – ha concluso - apre la
via ad una durevole riconciliazione” che si attua attraverso “due
indispensabili elementi”: chiedere e offrire il perdono.
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ALTRE
UDIENZE
Il Santo Padre, stamane, ha
ricevuto in successive udienze anche il cardinale Cormac Murphy O’Connor,
arcivescovo di Westminster,
e alcuni presuli della Conferenza Episcopale di Zambia, in visita
"ad Limina”.
GIOVANNI PAOLO I, “MAESTRO
DI VERITÀ E CATECHETA APPASSIONATO”:
COSI’, BENEDETTO XVI,
AL TERMINE DELLA PROIEZIONE, IERI SERA IN
VATICANO, DELL’ANTEPRIMA DEL FILM RAI: “PAPA LUCIANI: IL SORRISO DI DIO”
- A cura di Roberta Moretti
-
“Un Pontefice forte nella fede,
fermo nei principi, ma sempre disponibile all’accoglienza e al sorriso”: così,
Benedetto XVI ha definito la figura di Giovanni Paolo I,
scomparso il 28 settembre del 1978, dopo 33 giorni di pontificato, al
termine della proiezione, ieri sera in Vaticano, dell’anteprima del film RAI:
“Papa Luciani: il sorriso di Dio”. “Fedele alla tradizione e aperto al
rinnovamento – ha affermato Benedetto XVI – il Servo di Dio Albino Luciani (…)
fu instancabile nell’attività pastorale, stimolando costantemente clero e laicato
a perseguire, nei vari campi dell’apostolato, l’unico e comune ideale di
santità”. “Maestro di verità e catecheta appassionato – ha continuato il Papa –
a tutti i credenti ricordava, con l’affascinante semplicità che gli era solita,
l’impegno e la gioia dell’evangelizzazione, sottolineando la bellezza
dell’amore cristiano, unica forza in grado di sconfiggere la violenza e
costruire un’umanità più fraterna”. Infine, un riferimento alla devozione che
Giovanni Paolo I nutriva verso la Madonna e l’invito a
trovare “nell’umile affidamento a Maria il segreto di una quotidiana serenità e
di un fattivo impegno per la pace nel mondo”.
LETTERA
DEL PAPA AL CARDINALE
EDWARD CASSIDY IN OCCASIONE
DELL’INCONTRO AD ALICE SPRINGS PER LA CELEBRAZIONE DEL XX ANNIVERSARIO
DELLA
VISITA DI GIOVANNI
PAOLO II IN AUSTRALIA
La Sala Stampa vaticana ha
pubblicato oggi
In questo senso - ha detto Benedetto
XVI - conta molto l’esempio degli anziani: “io li incoraggio ad esercitare la
loro autorità con saggezza rimanendo fedeli alle loro tradizioni” e con “una
rinnovata espressione della loro profonda coscienza di Dio, resa possibile
grazie al Vangelo di Gesù Cristo”. Il Papa si è poi rivolto ai giovani: “Cristo
– ha affermato - è
al vostro fianco! Anche nelle ore più buie la sua luce continua a brillare …
Non permettete che i vostri sogni siano minati dal richiamo superficiale di
coloro che possono portarvi ad abusare di alcool e droga, con la promessa della
felicità. Queste sono false promesse e portano ad intrappolarvi in un circolo
di miseria. Vi esorto invece – ha proseguito il Papa - a coltivare l’incontro
con il mistero dello spirito di Dio attivo in voi e nella creazione, chiamandovi
ad un vita fatta di propositi, di servizio, di
soddisfazione e gioia”. Benedetto XVI sottolinea poi il fatto che “già tanto è
stato ottenuto lungo il cammino della riconciliazione razziale, ma tanto ancora
deve essere raggiunto. Nessuno può essere esentato da questo processo. Nessuna
cultura può usare un passato doloroso per evitare di affrontare le difficoltà
dei bisogni sociali contemporanei. E solo accettando con prontezza la verità
storica – ha affermato - si può raggiungere una giusta comprensione della
realtà contemporanea e abbracciare la visione di un futuro armonioso”. Il Papa
infine incoraggia tutti gli australiani a guardare “con compassione e
determinazione” alle cause delle difficoltà che ancora affliggono gli
aborigeni, in un processo di verità che può aprire la via alla pace attraverso
le due dimensioni del chiedere e dell’offrire il perdono.
UNA
SANTITÀ MATURATA IN UN INTIMO RAPPORTO CON DIO
E IN
UNA SPIRITUALITÀ CRISTOCENTRICA: È QUELLA DI MADRE
MARIA TERESA SCRILLI, BEATIFICATA IERI A FIESOLE, IN TOSCANA,
DURANTE
UNA MESSA PRESIEDUTA DAL CARDINALE JOSÉ SARAIVA MARTINS
L’esempio offerto da Madre Maria
Teresa Scrilli, fondatrice, nel XIX secolo, dell’Istituto delle suore di Nostra
Signora del Carmelo, è quello di un’intima unione con Dio e di un’esistenza
cristocentrica. È quanto ha sottolineato ieri il cardinale José Saraiva
Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, che ieri a
Fiesole, in Toscana, per mandato di Benedetto XVI, ha beatificato la religiosa.
Il servizio di Tiziana Campisi:
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Volle dedicarsi totalmente a Dio e
agli altri per amore di Dio, volle riparare alle offese che si facevano al
Signore meditando continuamente la Passione di Cristo e a Lui desiderò
immedesimarsi per condurre le anime alla salvezza. Questa in sintesi la vita di
Maria Teresa Scrilli. Il cardinale José Saraiva Martins, nella sua omelia, ha
ripercorso le tappe che hanno condotto la beata a rispondere alle ansie del suo
tempo. Nel suo farsi dono al prossimo avvertì la necessità di offrire una sana
educazione alle giovani, soprattutto le più indigenti. Per loro volle una
preparazione umana completa dal punto di vista culturale,
scolastico e religioso, che rispondesse ai bisogni della loro vita
specifica di donne, preparandole ad un lavoro dignitoso. Il porporato ha
ricordato che per tale motivo Madre Maria Teresa chiese
alle sue figlie, oltre ai tre voti consueti di castità, obbedienza e povertà,
un quarto voto, quello cioè di “presentarsi
ad utilità del prossimo per mezzo dell’istruzione morale cristiana e civile”.
Nella spiritualità della religiosa, l’adesione a Dio nel cammino della croce
appare come uno dei cardini fondamentali, ha detto il porporato, che ha pure
spiegato quanto Madre Scrilli abbia meditato e vissuto
il mistero della morte e risurrezione di Gesù. “A noi, spesso pellegrini
smarriti su questa terra, di fronte alle situazioni del nostro tempo – ha
affermato il cardinale Saraiva Martins – la sua esperienza ci è da stimolo a
perseverare nella fedeltà al progetto di Dio sulla nostra
vita, ad essere attenti e premurosi con i nostri fratelli e sorelle,
compagni di viaggio della stessa esperienza ecclesiale”.
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PRESENTATA
STAMANI IN VATICANO
LA
NECROPOLI ROMANA DELLA VIA TRIUMPHALIS
Provoca
un’emozione fortissima l’inedito spaccato di Roma sotterranea, venuto alla luce
con lo scavo del nuovo settore della Necropoli romana della Via Triumphalis,
scoperto nel 2003 in Vaticano, presentata stamani in conferenza stampa ai Musei
Vaticani. Questa scoperta consente al visitatore di attraversare di colpo
duemila anni di storia. Il lavoro di recupero è stato condotto dagli archeologi
dei Musei Vaticani. Verrà portato alla luce un
cospicuo tratto di Necropoli, che risulta essere la prosecuzione di quello
scoperto negli anni ’50, conosciuto come Necropoli dell’Autoparco. Le due aree
cimiteriali costituiscono parte di un grande sepolcreto, disposto lungo
l’antica Via Triumphalis, che da Roma conduceva a Veio, precisamente a Isola
Farnese attraverso Monte Mario. Servizio di Paolo Ondarza.
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Grazie a quest’ultimo ritrovamento
in Vaticano sono accessibili due delle più complete e documentate Necropoli
della Roma di età imperiale: quella lungo la via
Cornelia, dove si trova la Tomba di San Pietro, e quello della Via Triumphalis.
Lo scavo ha portato alla scoperta di circa quaranta edifici sepolcrali e più di
200 sepolture singole, disposte su diversi livelli e segnalate da cippi, stele,
altari e lastre, spesso dotate di iscrizioni: un apparato epigrafico di
eccezionale interesse storico-sociale. La maggior parte delle tombe si trova in
un ottimo stato di conservazione ed è databile tra la fine del I secolo a.C. e gli inizi del IV secolo d.C., all’incirca
dall’epoca di Augusto a quella di Costantino. Alcuni edifici presentano
interessanti decorazioni parietali ad affresco, a stucco, e pavimenti a
mosaico. Inoltre, sono tornati alla luce altari funerari, urne, sarcofagi con
soggetti figurati a bassorilievo. Da segnalare il sarcofago del giovane
cavaliere Publius Caesilius Victorinus, che presenta la figura di un orante
accanto ad un albero, con sopra un uccello. Un’iconografia che sembra riportare
il defunto in ambito cristiano, in un periodo precedente alla pace
costantiniana. Talvolta, nei testi vengono specificati
il mestiere o il luogo di origine di questi personaggi, offrendo un
interessantissimo spaccato di vita quotidiana. Il corredo tombale è costituito
soprattutto da lucerne e recipienti. Sopra alcuni altari si riconoscono i fori
per appendere le ghirlande di fiori. La Necropoli sarà visitabile il venerdì o
il sabato, su prenotazione, a gruppi di 25 persone. Il costo del biglietto sarà
di cinque euro a persona.
Dai Musei Vaticani, Paolo Ondarza, Radio Vaticana.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano -
Angelus: "Famiglie pronte a compiere con generosa dedizione la loro
missione nella Chiesa e nella società".
Servizio estero - La
Corea del Nord effettua un test nucleare. L'unanime condanna della comunità
internazionale.
Servizio culturale - Un
articolo di Mario Spinelli dal titolo "Le radici e l'evoluzione del
realismo nell'arte spagnola contemporanea": oltre cento opere della
seconda metà del XX secolo esposte nella Galleria Civica di Potenza.
Servizio italiano - In
rilievo il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro.
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9 ottobre 2006
HA EFFETTUATO STAMANI L’ANNUNCIATO TEST NUCLEARE SOTTERRANEO.
LA CONDANNA DELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE
- Intervista con Francesco Sisci -
Dopo le minacce, i fatti. La Corea del Nord ha condotto questa
mattina l’annunciato test nucleare sotterraneo. A darne notizia gli organi di
informazione del regime di Pyongyang. Immediata la condanna internazionale, tra cui quella del direttore
generale dell’AIEA, El Baradei, secondo cui il test crea “serie sfide di
sicurezza” non solo per l’Est asiatico, “ma per la comunità internazionale”.
Fissata, intanto, per lunedì mattina una riunione straordinaria del Consiglio
di Sicurezza dell’ONU. Il servizio di Giada Aquilino:
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Un esperimento atomico che “contribuirà a mantenere la
pace nella penisola coreana”. Questo il laconico quanto contraddittorio
comunicato ufficiale con cui Pyongyang ha annunciato il suo primo test nucleare
sotterraneo. Una prima conferma dei fatti è arrivata dalla
vicina Sud Corea, che ha registrato una scossa sismica di magnitudo tra
i 3,5 e 3,7 gradi sulla scala Richter. Stessa comunicazione anche dall’Istituto
americano di geofisica, che ha individuato il movimento tellurico a 385 km a nord-est di Pyongyang.
Di fronte alla preoccupazione internazionale dei giorni scorsi, il
regime nordcoreano giustifica dunque il test con obiettivi di stabilità
nell’area asiatica e assicura che nelle operazioni non si sono verificate
fuoriuscite radioattive. Ma dalla Cina è già arrivata
la condanna all’accaduto. Stessa presa di posizione del Giappone, il cui
premier Abe ha qualificato l’esperimento come "imperdonabile",
sollecitando severe misure. Medesimi toni da Seul. Nessun dubbio neppure da Washington, che etichetta il test
come una “provocazione” e invoca un pronunciamento immediato del Consiglio di
Sicurezza dell’ONU.
Aspre critiche sono poi giunte dalla Russia - con un intervento
del presidente Putin e del ministro della Difesa Ivanov, secondo cui la bomba
atomica nordcoreana aveva una potenza tra i "5 e i 15 kilotoni" - ma anche dalla Gran Bretagna e dalla Francia.
La NATO ha riunito gli ambasciatori dei 26 Paesi
dell’Alleanza Atlantica, mentre l’Unione Europea - attraverso la presidenza di
turno finlandese - ha chiesto al regime di Pyongyang di abbandonare qualsiasi
programma atomico. Nel quadro delle critiche all’azione nordcoreana, si
inserisce infine l'Iran, che con un comunicato del ministero degli Esteri, si è
detto difensore di un "mondo senza armi nucleari”. Teheran, però, non ha
specificato come questa posizione possa collimare con
il proprio programma atomico.
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Ma
quali, dunque, le ragioni che hanno spinto Pyongyang ad effettuare il test
nucleare? Giada Aquilino lo ha chiesto a Francesco Sisci, corrispondente da
Pechino del quotidiano “La Stampa” ed esperto di questioni coreane:
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R. – Le ragioni ufficiali per la
Corea del Nord sono quelle di legittimità nell’avere un’arma nucleare per la
difesa nazionale. Ma ci sono altri motivi, cioè legati a un ricatto nei
confronti dei Paesi vicini che potrebbe essere: “o
date cibo e rifornimenti energetici alla Corea del Nord oppure Pyongyang vi
trascinerà in apocalissi nucleari”. Dato che l’inverno incombe e l’economia
nordcoreana è estremamente a rischio, in quanto dipende dalla
Cina per il 50 per cento dei suoi fabbisogni alimentari e per il 70 per
cento delle sue forniture energetiche, questo rappresenta ormai uno degli
ultimi momenti in cui Pyongyang può ricattare il mondo e la Cina in
particolare.
D. – Il regime nordcoreano ha
giustificato l’esperimento con obiettivi di stabilità nell’area asiatica eppure
proprio da Cina, Giappone e Sud Corea sono venute aspre critiche…
R. – Il regime nordcoreano è forse
il più instabile e il più a rischio del mondo. Kim Jong Il - e prima di lui suo padre Kim Il-Sung - hanno provato per quasi 60 anni
di essere disposti a qualunque cosa. Questo è un momento davvero di grande
rischio.
D. - A cosa si può arrivare?
R. – C’è il rischio di un attacco
tattico utilizzato come ultima possibilità. Ma prima ancora di questo, c’è la
possibilità che la Cina sospenda gli aiuti di cibo e
di energia alla Corea del Nord e che a ciò Pyongyang risponda con una ulteriore
azione di provocazione, come il lancio di missili sopra il Giappone o scontri
di frontiera con la Corea del Sud. Di fronte a questo aggravarsi della
situazione, c’è poi il rischio di una risposta ulteriore da parte degli altri
Paesi. Oggi si è innescata, insomma, la possibilità di una escalation
militare nella regione. Ricordiamo che, tra l’altro, la Guerra Fredda degli anni
‘50 è cominciata proprio in Corea del Nord.
D. – Esiste un Trattato per il
bando completo della sperimentazione nucleare. L’esperimento nordcoreano e le
minacce atomiche iraniane come si collocano in questo quadro?
R. – Assolutamente al di fuori. Infatti l’altro problema vero è che l’atteggiamento duro
della Corea del Nord spingerà anche l’Iran a non cedere nel suo programma
nucleare.
D. – E’ stato invocato un
pronunciamento dell’ONU. Si arriverà ad una posizione ferma del Consiglio di
Sicurezza, magari prima di una decisione definitiva sull’Iran?
R. – E’ possibile, anche perché
mentre sull’Iran la situazione è più ambigua - in quanto Teheran nega di voler
arrivare ufficialmente a possedere un’arma nucleare - la Corea del Nord l’ha
sperimentata.
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UN
MISSIONARIO COMBONIANO AL FIANCO DEI BAMBINI
IN UNA
BARACCOPOLI DEL CAIRO CHE VIVE GRAZIE ALL’IMMONDIZIA
-
Intervista con padre Luciano Verdoscia -
Si chiama Zabaleen City ed è una parte
di un quartiere del Cairo dal quale i turisti si tengono alla larga. Chi osa
avvicinarsi resta senza fiato per il forte odore che promana dai rifiuti.
Questa zona periferica, infatti, altro non è che una immensa
discarica a cielo aperto dove i più poveri dei poveri vivono rovistando
nell’immondizia. Padre Luciano Verdoscia, comboniano, vive in Egitto dal 1994.
Direttore di un Corso di studi arabo-islamici e dialogo interreligioso al Cairo
iniziò allora a frequentare il quartiere la domenica, per portare
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R. – Ogni domenica per me era
un’emozione, entrando nel quartiere mi dirigevo verso la casa delle suore di
Madre Teresa e incontravo soprattutto questi bambini che lavoravano
nell’immondizia oppure erano sui carretti che trasportavano l’immondizia.
Bambini che andavano dall’età di 5 anni fino a 15. Pensavo ai miei nipoti prima
di tutto, desideravo che loro vedessero questo come anche gli altri bambini
dell’Occidente, che forse non sono coscienti dei privilegi che hanno. In più
poi c’era la grande commozione di stare con i bambini disabili all’interno
della casa delle suore. Per me era un motivo per lodare e ringraziare Dio per
essere lì.
D. – Un quartiere molto vasto che vive
praticamente nell’immondizia ma anche nel cimitero…
R. – Il quartiere si divide in
sette zone. Queste zone comprendono
questo quartiere dei raccoglitori di immondizia e poi anche la famosa città dei
morti, cioè il grande cimitero abitato da numerose famiglie: poi ci sono altri quartieri e uno di questi,
dove noi operiamo, è una baraccopoli.
D. – Lei si batte moltissimo per
garantire la scuola a questi bambini…
R. – Occorre bloccare il passaggio
da generazioni a generazioni dei fattori che condannano le persone all’estrema
povertà. Occorre far capire ai bambini che è possibile vivere in un modo più
dignitoso se migliorano il loro livello di istruzione.
D. – Attualmente seguite 400 bimbi
in due centri, che assistenza date?
R. – Gli diamo la possibilità di
studiare, di lavorare in un ambiente pulito, dignitoso. Le case di questi
bambini sono poverissime vivono spesso in una stanza priva di servizi igienici.
Noi diamo una merenda nutriente, a base di proteine, poi la visita medica e
un’assistenza sociale.
D. – In un momento di alta
conflittualità, anche interreligiosa, come è riuscito a promuovere il dialogo
tra collaboratori cristiani e musulmani?
R. – Questa associazione ha una
specificità: fare tutto assieme con gli altri. Siamo cristiani e musulmani
impegnati insieme in un lavoro di assistenza e di intervento sociale
all’interno dei quartieri più poveri. La bellezza anche per me, come sacerdote,
è quella di poter collaborare con i fratelli musulmani.
D. – Lei è sempre stato bene
accetto?
R. - Per ben due volte sono stato
accusato di proselitismo religioso e hanno bloccato la nostra opera: però i primi che mi hanno sostenuto sono
stati proprio i miei collaboratori musulmani che sono per me dei fratelli.
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L’UNIONE POSTALE UNIVERSALE PROMUOVE OGGI
LA GIORNATA MONDIALE
DELLE POSTE, PER “RAGGIUNGERE CHIUNQUE OVUNQUE”
- Intervista con Jérôme Deutschmann -
“Raggiungere chiunque ovunque:
ricambiare la fiducia degli utenti con la massima qualità in tutto il mondo”: è
questo il tema dell’odierna Giornata mondiale delle poste, promossa dall’Unione
Postale Universale. All’organizzazione, fondata a Berna, in Svizzera, il 9
ottobre 1874, aderiscono i sistemi postali di 191 Paesi, tra cui le Poste
Vaticane. Il servizio di Roberta Moretti:
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Dai primi
segnali di fumo nella Corea del 6000 avanti Cristo, all’efficiente
messaggistica romana; dai monaci postini del Medioevo, fino alla nascita in
Europa dei primi servizi postali nazionali nel XVII secolo. La storia delle
Poste segue percorsi diversificati nei vari Paesi. Protagonisti indiscussi sono
stati messaggeri a piedi, corrieri a cavallo e diligenze guidate dai
“postiglioni”; fino all’arrivo della ferrovia e poi dell’era tecnologica della
comunicazione. Ma oggi, con la vigorosa ascesa di internet e della posta
elettronica, ha ancora senso scrivere una lettera con carta e penna? La riflessione
di Jérôme Deutschmann, funzionario dell’Unione Postale
Universale:
of corse, iti still makes…
“Certamente ha
ancora senso, perché in alcune regioni del mondo – in Africa, in Asia
meridionale e in America Latina – questo è l’unico modo per comunicare e
sopravvivere, specialmente per quei popoli che vivono in aree isolate. Molte
attività commerciali, infatti, non hanno accesso a Internet e vanno ancora
avanti con la posta tradizionale. Questo è dimostrato dal fatto che la quantità
di lettere spedite all’interno dello stesso Paese e tra Paesi diversi non è
diminuita, secondo le ultime statistiche”.
E’ importante, secondo Jérôme Deutschmann, non rinunciare alla
piacevolezza di scrivere, ricevere o scartare una lettera:
that’s
why…
“E questo è anche il motivo per cui ogni anno l’Unione Postale Universale, in
collaborazione con l’UNESCO, le diverse aziende postali nazionali e i ministeri
dell’Istruzione, organizza un Concorso internazionale per la migliore lettera,
aperto a tutti i Paesi membri. Questa competizione vuole incentivare alunni e
studenti a continuare a scrivere. Abbiamo ricevuto moltissime lettere,
soprattutto da studenti africani e asiatici, piuttosto che da quelli europei,
che sono più abituati a scrivere e-mail e a comunicare attraverso Internet”.
Ma come
migliorare i sistemi postali e i servizi agli utenti? Ancora Deutschmann:
each
operator should…
“Ogni operatore dovrebbe
concentrarsi sulla qualità dei servizi. Occorre velocizzare il processo di
smistamento della posta, rendere i pagamenti postali più efficienti e fornire
agli utenti servizi più moderni, come il francobollo elettronico, già
disponibile in Italia, in Francia, in Portogallo, in Canada e negli Stati
Uniti, che conferisce valore legale a un documento inviato tramite Internet”.
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ALLA
FIERA DEL LIBRO DI FRANCOFORTE
GRANDE INTERESSE PER LE PUBBLICAZIONI DELLA LIBRERIA EDITRICE VATICANA.
I
TESTI DI BENEDETTO XVI SONO QUELLI PIU’ RICHIESTI
-
Intervista con don Claudio Rossini -
Si è conclusa ieri a Francoforte,
in Germania, l’edizione 2006 della Fiera del libro. Alla manifestazione era
presente anche la Libreria Editrice Vaticana che ha attirato l’attenzione di
diversi editori e lettori. Ma quali testi sono stati fra i più consultati nello
stand della casa editrice? Tiziana Campisi lo ha chiesto al direttore, don
Claudio Rossini:
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R. – Abbiamo visto un grande
interesse per il Papa, anche gli ultimi testi che abbiamo prodotto - i pensieri
spirituali, i discorsi sulla Pasqua, il discorso tenuto ad Auschwitz nel maggio scorso, la piccola collana del
Magistero, la novena per il Natale con i testi di Benedetto XVI – sono le cose
che hanno maggiormente interessato e che sono state maggiormente richieste. Per
tre-quattro giorni abbiamo avuto una coda continua di editori.
D. – Quali sono stati i libri più
consultati?
R. – La novità che abbiamo portato
- e che sarà in libreria fra qualche giorno è stata il primo volume degli
insegnamenti di Papa Benedetto XVI, ma anche gli ultimi volumi degli
insegnamenti di Giovanni Paolo II; ma anche i testi nelle varie lingue
dell’Enciclica “Deus Caritas Est”. I testi più richiesti e più gettonati, al di
là di quelli relativi al Santo Padre, sono quelli che riguardano il diaconato,
abbiamo una raccolta di documenti sul diaconato permanente, un volume su
matrimonio e famiglia alla luce di Cristo con la prefazione del cardinale
Scola, ed ancora gli esercizi predicati al Santo Padre alla Curia Romana nella
scorsa Quaresima dal cardinale Cè. Hanno attirato l’attenzione di molti editori
anche di area inglese, area spagnola e sudamericana, ma anche dell’Europa
dell’Est, la produzione dell’Accademia della Vita con tutti i temi legati
all’etica della salute e della malattia. Complessivamente devo dire che
quest’anno abbiamo notato un interesse, forse, ancora maggiore rispetto allo
scorso anno di editori che non si erano mai avvicinati a noi e che vengono,
chiedono di conoscerci, per vedere cosa facciamo e quale sia la nostra
attività. L’altra novità di quest’anno è stato l’ampliamento del settore dei
Musei Vaticani: in occasione dell’anniversario dei 500 anni della fondazione
dei Musei si sono dati da fare ed è venuto fuori un angolo davvero bello e
significativo.
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9 ottobre 2006
BOLIVIA: TREGUA FRA GLI OPERAI
DELLA MINIERA DI STAGNO DI HUANUNI,
DOVE IN SEGUITO AD ALCUNI INCIDENTI
SONO MORTE 21 PERSONE.
IL VESCOVO DELLA DIOCESI: DEPONETE LE ARMI E
DIFENDETE LA DEMOCRAZIA
NELLA PACE E NEL RISPETTO DEI
DIRITTI DI TUTTI
LA PAZ. = Dopo gli scontri che nei
giorni scorsi, nella miniera boliviana nei
pressi di Huanuni, tra i lavoratori di una cooperativa e quelli dell’ente
statale Comibol, hanno provocato 21 morti ed oltre 60 feriti, la notte del 7
ottobre è stata raggiunta una tregua. All’origine dei disordini è stata
l’occupazione della cava di stagno, giovedì scorso, da parte dei minatori
privati, che rivendicano maggiori concessioni di sfruttamento. Dall’altra parte
i dipendenti della Comibol sostengono, invece di essere svantaggiati rispetto
ai primi, pagati sulla base del minerale estratto e non con salari fissi.
Centinaia di poliziotti, nonché funzionari pubblici ed ecclesiastici, sono
intervenuti per tentare una mediazione fra le parti. Mons. Cristóbal Bialasik,
vescovo di Oruro, diocesi dove si trova la miniera, in un comunicato ha
espresso tutto il suo dolore per l’accaduto. “Gli unici ad essere sconfitti
sono i figli della Bolivia - ha detto il presule - e proprio adesso è
necessario ribadire che occorre un assoluto rispetto per la propria vita e per
quella altrui”. Per mons. Bialasik va salvaguardata la dignità della patria e
la speranza che deve animare tutti. “Le risorse naturali appartengono a tutti;
sono di tutti e servono a tutti – ha aggiunto il presule – serve solo
condividerle in forma equilibrata affinché ciascuno di noi viva con dignità”.
Il vescovo ha poi esortato tutti i settori coinvolti a deporre le armi e a
difendere la democrazia nella pace e nel rispetto dei diritti di tutti. Mons.
Bialasik ha chiesto anche al governo del presidente Evo Morales di cercare
risposte concrete alle domande dei minatori, ricordando che tali risposte
dovrebbero soddisfare tutte le parti, in particolare i gruppi sociali più
poveri ed emarginati. Spinto dalle richieste di alcuni parlamentari, Morales ha
licenziato il ministro per le Attività minerarie Walter Villaroel, un ex
presidente della Federazione nazionale delle cooperative di minatori. Il suo
sostituto, Guillermo Dalence, ha prestato giuramento sabato. Nel suo messaggio
il vescovo di Oruro ha ribadito con forza che la violenza genera più violenza,
quindi, nel ricordare le celebrazioni in corso dell’Anno giubilare della
diocesi, ha suggerito di guardare ad esse come ad
un’occasione opportuna per il dialogo e la riconciliazione, in difesa dei
valori fondamentali e della convivenza pacifica. (L.B.
– T.C.)
ATTI DI VANDALISMO IERI IN
INDIA, A VARANASI, CONTRO UNA CASA PER VEDOVE
ED UNA SCUOLA PER BAMBINI
GESTITI DA DUE CONIUGI CRISTIANI
VARANASI. = Hanno saccheggiato e
distrutto una casa di ospitalità per vedove ed una scuola per bambini poveri,
dirette da una coppia di cristiani americani, accusati di proselitismo e
conversione forzata. Autori di questi atti di vandalismo, ieri in India, nel
villaggio di Danupura, cuore del distretto di Varanasi, nello Stato
settentrionale dell’Uttar Pradesh, centinaia di fanatici indù. Surendra Charan,
legale della coppia, ha raccontato ad Asianews
che i fanatici hanno preso tappeti, batterie elettriche, radio, televisioni,
persino sedie e tavoli e che il danno totale si aggira intorno ai 2 mila
dollari. I due americani, James e Monica, vivono in India da tempo. A Varanasi
hanno gestito per anni un famoso ristorante, il “Pane della Vita”, frequentato
soprattutto da turisti. Grazie a questo lavoro, sono riusciti a mettere da
parte il necessario per comprare due acri di terra a Danupura. Qui hanno
costruito una casa per vedove e una scuola per bambini poveri. Charan ha
spiegato che la coppia cerca dei lavori per le vedove, in modo da non farle
sentire inutili, e che nel frattempo le mantengono gratuitamente, così come
mantengono i bambini, ai quali cercano di dare un’istruzione di base”. (T.C.)
IL CONSIGLIO DI SICUREZZA
DELL’ONU VOTA OGGI UFFICIALMENTE
IL NUOVO SEGRETARIO GENERALE BAN KI MOON.
ATTUALE MINISTRO
DEGLI AFFARI ESTERI DELLA COREA DEL SUD,
È STATO PRESIDENTE DELL’ASSEMBLEA GENERALE
DELLE NAZIONI UNITE
NEW
YORK. = Ban Ki Moon, attuale ministro degli Affari Esteri della Corea del Sud,
classe 1944, sarà eletto oggi nuovo segretario generale delle Nazioni Unite.
Nel Consiglio di Sicurezza, che questo pomeriggio vota ufficialmente, dovrebbe
ottenere, come è accaduto il 2 ottobre scorso durante un “voto test”, almeno 14
voti dei 15 membri. Ban Ki Moon,
diplomatico di carriera, è nato in una famiglia contadina nella Corea del Sud,
è sposato e ha tre figli. È cristiano, affiliato al “gruppo senza Chiesa”,
un’organizzazione sorta in Giappone all’inizio del secolo scorso. I suoi
membri, per lo più intellettuali, fanno del Vangelo
una fonte di ispirazione per la vita privata e pubblica. Il ministro coreano ha
ricevuto il grado del Bachelor in “Rapporti internazionali” all’università
nazionale di Seul nel 1970. Inoltre ha ottenuto un Master in pubblica
amministrazione alla Harvard University nel 1985. Ha prestato servizio
diplomatico in India, in Austria e a Washington, dove per due periodi è stato
ambasciatore. Ban è stato presidente dell’Assemblea generale del ONU. Aveva
presentato la sua candidatura in febbraio, ma allora pochi analisti prevedevano
un successo. Nazioni di calibro come Giappone e India non lo hanno mai
appoggiato. Con lui si erano offerte altre sei personalità, tutte asiatiche.
Tuttavia, nelle elezioni sondaggio iniziate a luglio, Ban ha sempre ottenuto la
maggioranza. “Gentile nel parlare, facile al sorriso, può sembrare non
carismatico, ma è interiormente forte”: così il Korean Herald ha presentato la
figura di Ban Ki Moon. “La sua carriera, le sue esperienze, compresa la
familiarità con l’ambiente dell’ONU e la conoscenza diretta di molte
nazioni-membri – ha scritto il giornale – lo rendono idoneo a quasi tutte le
esigenze del nuovo posto”. Per il Korean Times l’elezione virtuale di Ban “è uno
dei più grandi eventi nella storia della diplomazia coreana. Questa promuoverà
l’immagine della Nazione a livello globale”. Il quotidiano britannico The Guardian, giorni fa, ha riportato opinioni
dal Palazzo di Vetro che definiscono negativamente Ban, ma
Park Soogil, un anziano diplomatico coreano, in una intervista, ha spiegato che
l’immagine che Ki Moon offre di sé potrebbe essere fuorviante. «Nella cultura
orientale la leadership si manifesta in un modo diverso. Uno può sembrare molto
affabile e gentile, ma anche avere nella propria testa forti convinzioni.
L’apparenza è una cosa, ma le convinzioni e la sua determinazione a prendere
decisioni difficili un’altra. Ban Ki Moon sa - ha aggiunto Park - come non
essere d’accordo senza essere sgradevole”. (T.C. –
L.B.)
CON LA PUBBLICAZIONE
DELL’ESORTAZIONE PASTORALE “VIVERE NELLA SPERANZA”
SI È CHIUSO SABATO A CARACAS, IN
VENEZUELA, IL CONCILIO PLENARIO DEI VESCOVI.
CARACAS. = Migliaia di venezuelani hanno preso parte,
sabato scorso a Caracas, nel Parco delle Nazioni Unite, alla solenne
celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Jorge Arturo Medina Estévez,
inviato speciale del Santo Padre, per la chiusura del Concilio Plenario dei
vescovi. È stata una vera festa, proprio come si augurava Benedetto XVI nella
lettera affidata al cardinale Medina Estévez che è stato accolto con grande
affetto. La lettura delle parole del Papa, interrotta con numerosi applausi, è
stata vissuta come un momento di grande comunione tra i cattolici venezuelani e
la Cattedra di Pietro. Nel corso della cerimonia i presuli hanno presentato
l’Esortazione pastorale “Vivere nella speranza”, approvata nella XXXIV
Assemblea straordinaria plenaria. “Siamo stati chiamati ad annunziare il
Vangelo della vita, il più grande dono di Dio – scrive l’episcopato – perciò è
nostro dovere oggi riaffermare la centralità della persona umana e della sua
dignità ineludibile. Dal diritto alla vita scaturiscono tutti gli altri
diritti. Oltre alla famiglia, santuario della vita e prima scuola dove imparare
a rispettare la dignità, spetta anche alla società il dovere di rinforzare la
centralità della persona umana”. I vescovi hanno ribadito le loro
preoccupazioni per il progetto sulla nuova Legge organica dell’Educazione,
trasmesse già privatamente al presidente della Repubblica. In concreto,
sottolineano alcune inquietudini sull’orientamento globale del processo
educativo nazionale, sulla formazione degli operatori e sull’inse-gnamento
religioso nelle scuole. Nel ricordare poi l’appuntamento delle elezioni del 3
dicembre, i presuli hanno affermato che si tratta di un evento della massima
importanza per garantire la partecipazione di tutti nella costruzione di una
società pluralista, per vivere nella giustizia, la libertà, la pace, la
riconciliazione, il dialogo, la tolleranza e la difesa della vita. Nel
documento i vescovi invitano il popolo venezuelano a recarsi alle urne,
chiedono inoltre elezioni libere e trasparenti, una campagna elettorale
rispettosa e tollerante e ai candidati proposte attuabili e non demagogiche.
“Il popolo non desidera un regime totalitario né escludente: siamo concittadini
e non nemici” avvertono i presuli. “Animati dalla speranza che ci dona il
Signore dobbiamo essere consapevoli che tutti possiamo dare un contributo per
plasmare la nostra patria con i valori del Vangelo – scrivono i vescovi – il
Concilio Plenario che abbiamo concluso ci offre l'opportunità per contagiare
tutti con la forza rinnovatrice dello Spirito Santo”. (T.C.
– L.B.)
PER AVER PERMESSO DI APPROFONDIRE
LA COMPRENSIONE DELLE RELAZIONI
TRA GLI EFFETTI A BREVE E LUNGO
TERMINE DELLA POLITICA ECONOMICA, È STATO ASSEGNATO AL PROFESSORE STATUNITENSE
EDMUND PHELPS IL NOBEL IN ECONOMIA
- A cura di Vincenzo Lanza -
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STOCCOLMA. = Il premio Nobel 2006
in Scienze economiche, in memoria di Alfred Nobel, è stato attribuito dalla
Banca Centrale Svedese al 73.enne professore statunitense Edmund Phelps,
dell’Università di Columbia, New York. Il premio - oltre un milione di euro – è
stato assegnato a Phelps per la sua analisi delle valutazioni a breve e lungo
termine nella politica macroeconomica. La bassa disoccupazione e bassa
inflazione sono obiettivi centrali per una politica di stabilizzazione. Negli
anni ‘50 e ‘60 è stato verificato uno stabile collegamento tra disoccupazione e
inflazione, la cosiddetta curva di Phillips. In base a questa il prezzo per
ridurre la disoccupazione è un aumento unico dell’inflazione da un livello ad
un altro. Phelps ha formulato l’ipotesi sulla espansione della curva di
Phillips, secondo la quale l’inflazione dipende sia dalla disoccupazione sia
dalle aspettative dell’inflazione. Lo studioso ha dimostrato che è l’odierna
politica a decidere le premesse per le future politiche di stabilizzazione. Una
bassa inflazione oggi comporta aspettative di bassa inflazione anche in futuro,
cosa che amplia la possibilità di manovra nella politica.
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9 ottobre 2006
- A cura di Roberta
Moretti -
Un fratello del vicepresidente
dell’Iraq, il sunnita Tarek al Hachemi, è stato ucciso stamani da uomini armati
in uniforme, che hanno fatto irruzione nella sua abitazione di Baghdad. A darne
notizia, la radio del Partito islamico iracheno, Dar Al Salam. Pochi giorni dopo la sua nomina, nell’aprile del 2006, il leader del
Partito islamico perse anche un altro fratello e una sorella. Sempre nella capitale, questa
mattina 11 iracheni sono stati sequestrati da un commando armato, mentre si
trovavano a un posto di blocco nei pressi di Sadr City. A Baquba, invece, sono stati uccisi due alti funzionari di polizia e
quattro agenti. Intanto,
è stata smentita l’ipotesi di avvelenamento per i 1.200 uomini di una nuova unità della polizia della regione di Kut, a sud
di Baghdad, che si sono sentiti male dopo la cena di ieri sera. A causare
l’intossicazione e la morte di tre poliziotti sarebbe stata una partita di
carne avariata. Da segnalare, infine, la ripresa del processo a Saddam Hussein
per lo sterminio di oltre 180 mila curdi nella cosiddetta Campagna di Anfal del
1988.
Ancora sangue
in Afghanistan. Sarebbero oltre 50 i guerriglieri Talebani morti nelle ultime
48 ore in violenti combattimenti contro la polizia e le forze
NATO nella provincia meridionale di Oruzgan. Un portavoce dei miliziani ha negato che le perdite siano state così
ingenti, ammettendo solo cinque morti. Intanto, il governatore e il
capo della polizia del distretto di Khogyani, nella provincia orientale di
Nangarhar, hanno perso la vita, stamani, insieme ad
altre tre persone, per l’esplosione di un ordigno al passaggio del convoglio su
cui viaggiavano. Sul fronte politico, il presidente
afghano, Hamid Karzai, ha annunciato al Daily Telegraph l’intenzione di
organizzare nel dicembre prossimo una “jirga”, ovvero, un’assemblea tribale con
i capi delle tribù stanziate lungo i due lati della frontiera con il Pakistan.
Karzai intende così tentare di porre fine alla violenta insurrezione delle
milizie Talebane, convincendo le autorità militari pakistane a cessare di
offrire loro appoggio.
Andiamo in Medio Oriente. Sono 124 le persone rimaste uccise o ferite dalle bombe a grappolo lanciate dagli israeliani nel Libano meridionale durante il conflitto terminato a metà agosto: lo ha riferito ieri a Beirut l’ufficio ONU per il Coordinamento degli Affari umanitari (OCHA), riferendo dati aggiornati al 3 ottobre. Intanto, nei Territori, il primo ministro palestinese, Ismail Haniyeh, del movimento radicale islamico Hamas, ha definito “problematica” l’iniziativa di pace adottata dalla Lega Araba, che comporta un riconoscimento di Israele. Sulla questione è intervenuto, anche il vicepresidente siriano, Faruk al Sharaa, che durante un incontro a Damasco con il deputato palestinese indipendente, Mustafa Barghuti, sulla crisi tra Hamas e Al Fatah, ha sottolineato l’importanza dell’‘intesa interpalestinese’.
Eventuali
sanzioni contro Teheran “non avranno alcun effetto sulla decisione dell’'Iran”
di proseguire nel suo programma nucleare: lo ha detto stamani il presidente iraniano,
Mahmud Ahmadinejad, aggiungendo, anzi, che la Repubblica islamica adotterà a sua volta sanzioni contro i Paesi che dovessero decidere
una mossa di questo genere.
Non ha ancora un nome l’assassino
della giornalista russa Anna Politkovskaja, famosa in tutto il mondo per le sue
inchieste sulle violazioni dei diritti umani commessi dal governo russo, in
particolare in Cecenia. L’omicidio ha suscitato sgomento nell'Unione Europea e
ai vertici dell’amministrazione degli Stati Uniti, che hanno chiesto alle
autorità russe di avviare “immediatamente” un’indagine “completa” su autori e
mandanti. La stessa richiesta è arrivata dall'Organizzazione per la Sicurezza e
la Cooperazione in Europa, che nel 2003 premiò la
cronista russa per la sua campagna in difesa dei diritti umani in Cecenia.
L'assassinio di Anna Politkovskaja, i cui funerali si svolgeranno domani a
Mosca, getta una nuova ombra sulla democrazia in Russia, come conferma, al
microfono di Salvatore Sabatino, Domenico Affinito, vice-presidente di “Reporter
senza Frontiere Italia”:
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R. – La libertà di stampa in
Russia è in una situazione, possiamo dire, allarmante: la Russia è 138.ma nella
classifica della Libertà di Stampa nel mondo, stilata da Reporter senza
Frontiere, su 167 Paesi ed è di fatto l’ultimo Paese
considerato democratico in questa classifica. Le condizioni di lavoro dei
giornalisti continuano a peggiorare. Ci sono stati vari omicidi: 12 dal 2000,
di cui 2 solo nel 2005, oltre a quello della Politkovskaia
nel 2006. C’è stata
poi la scomparsa di un giornalista in Cecenia, nel 2003.
D. - Si può oggi, nel 2006,
rischiare e in questo caso perdere la vita per difendere e raccontare la
verità?
R. – La libertà di espressione e
di stampa è un bene inalienabile di ogni persona: la libertà di stampa deriva
dalla libertà di espressione ed è un bene inalienabile dell’essere umano. E’ un
bene che va difeso a tutti i costi, è un bene che va difeso anche con la vita e
i giornalisti lo hanno fatto, lo hanno fatto soprattutto negli ultimi anni, in
cui il grado di libertà di stampa nel mondo è sicuramente peggiorato. E’ un
impegno estremo ed è un impegno che noi giornalisti occidentali spesso non
riusciamo a capire, perché viviamo in realtà dove non rischiamo la vita o non
rischiamo il carcere con processi sommari nel momento in cui scriviamo la
verità.
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Sembra scendere la tensione tra
Russia e Georgia, per porre fine alla crisi tra Mosca
e Tbilisi scoppiata dopo l’arresto, il mese scorso, di alcuni ufficiali russi.
Il presidente di Tblisi, Mikhail Saakashvili,
ha affermato di essere disposto a incontrare il collega russo, Vladimir Putin,
“in ogni momento” e “dovunque”. E mentre continua il
blocco stradale, postale e ferroviario che isola tutto il Nord del Paese
caucasico, Mosca sta procedendo a controlli
fiscali su georgiani che lavorano e dimorano in Russia. Il governo
filo-occidentale di Tbilisi accusa la Russia di appoggiare le province
separatiste georgiane di Ossezia, Abkhazia e Agiaristan.
L’inviato speciale dell’ONU per il Kosovo, Martti
Ahtisaari, ha dichiarato stamani, nel corso di un seminario al Parlamento
finlandese, di dubitare che sia ancora possibile un
accordo negoziato sul futuro statuto del Kosovo, considerate le posizioni
“diametralmente opposte” delle parti. Gli albanesi, che rappresentano il 90 per
cento della popolazione del Kosovo, chiedono l’indipendenza, mentre la Serbia
rifiuta di separarsi da un territorio che considera come la culla della sua
storia.
Elezioni in Belgio ieri per il rinnovo di 589 consigli
comunali. Alle urne 7,7 milioni di aventi diritto. I
primi risultati arrivano da Anversa, la seconda città del Belgio con 460mila abitanti, roccaforte del partito di estrema destra Vlaams
Belang (Interesse fiammingo), che con il 32,5 per cento dei voti ha perso il
primato, battuto dai socialisti del sindaco uscente, Patrick Janssens, che
hanno quasi raddoppiato i consensi. Sono passati, infatti, dal 20 per cento di
sei anni fa, al 35,7 per cento.
Il nuovo premier thailandese, Surayud Chulanont, ha annunciato la
composizione del governo dopo il colpo di Stato militare del 19 settembre, che
ha rovesciato il primo ministro, Thaksin Shinawatra. Re Bhumibol Adulyadej – ha
detto un portavoce ufficiale – ha dato la sua approvazione alla lista dei
ministri del governo. Il premier ha nominato, tra gli altri, il governatore
della Banca di Thailandia, Pridiyathorn Devakula, vice primo ministro e
ministro delle Finanze.
A una settimana dall’assassinio di un leader della Chiesa indipendente filippina (IFI), anche un Religioso della stessa organizzazione è stato ucciso ieri nella provincia di Surigao del Sur, nell’isola di Mindanao. Lo hanno reso noto stamani fonti della polizia, secondo cui padre Dionisio Gungging, 53 anni, sarebbe stato raggiunto da colpi di pistola nella sua abitazione di Tago, 850 chilometri a sudest di Manila. Il Religioso è stato assassinato nel giorno in cui l’organizzazione ‘Promozione dei diritti’ di una Chiesa Popolare ha reso noto che cinque esponenti dell’IFI erano stati minacciati di morte per aver denunciato un’escalation di omicidi politici nel Paese.
In
Somalia, truppe etiopiche e del governo nazionale di transizione hanno occupato
stamani la città di Bur Hakaba, dallo scorso giugno nelle mani dei miliziani
legati alle Corti Islamiche. E’ il primo contrattacco delle truppe governative
dopo l’enorme espansione delle milizie islamiche, ma è anche la prima vera
offensiva dell’Etiopia in Somalia, che potrebbe segnare una svolta drammatica.
Bur Hakaba, importante centro di comunicazione, si trova a 60 km di Baidoa,
dove provvisoriamente risiedono le istituzioni governative somale.
Violenti combattimenti sono
avvenuti nella notte tra sabato e domenica al confine tra Sudan e Ciad. Lo
hanno riferito ieri sera fonti indipendenti, precisando che le truppe di
Khartoum hanno ingaggiato uno scontro frontale contro le milizie ribelli. Il
bilancio delle vittime è drammatico: circa 80 i feriti, ma potrebbero esserci
molti morti.
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