RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 281 - Testo
della trasmissione di Domenica 8 ottobre
2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Per il timore di nuovi combattimenti, 2mila somali hanno
lasciato le loro terre
Si conclude oggi a Fatima il Congresso mondiale per la vita
Restituita al culto, nella chiesa romana del Gesù,
l’immagine della Madonna della strada
Uccisa
ieri sera a Mosca la nota giornalista e opinionista Anna Politkovskaia
In violenti scontri a Diwaniya, soldati
dell'esercito iracheno e delle forze Usa denunciano la morte di 20 ''insorti''
8 ottobre 2006
C’È
BISOGNO DI FAMIGLIE CHE NON SI LASCINO TRAVOLGERE DA
MODERNE CORRENTI CULTURALI ISPIRATE ALL’EDONISMO E AL RELATIVISMO: COSI’ IL
PAPA
CHE
ALL’ANGELUS CHIEDE AGLI SPOSI DI MANTENERSI FEDELI
ALLA LORO VOCAZIONE IN OGNI STAGIONE DELLA VITA
Il matrimonio e la famiglia al centro delle parole del
Papa all’Angelus, il primo recitato in piazza San
Pietro dopo il soggiorno estivo a Castel Gandolfo. La riflessione di Benedetto XVI ha preso spunto dal
Vangelo di oggi che ci presenta le risposte di Gesù sul matrimonio. Il servizio
di Fausta Speranza:
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“C’è bisogno di famiglie che non si lascino travolgere da
moderne correnti culturali ispirate all’edonismo e al relativismo, e siano
pronte piuttosto a compiere con generosa dedizione la loro missione nella
Chiesa e nella società”. E’ l’insegnamento che Benedetto XVI ribadisce
aggiungendo:
“Consapevoli della grazia ricevuta, possano i
coniugi cristiani costruire una famiglia aperta alla vita e capace di
affrontare unita le molte e complesse sfide di questo nostro tempo. C’è oggi
particolarmente bisogno della loro testimonianza.”
“Il mio pensiero va a tutti gli sposi cristiani” dice il
Papa ringraziando “con loro il Signore per il dono del Sacramento del
matrimonio”. E tutti gli sposi esorta a mantenersi fedeli alla loro vocazione
in ogni stagione della vita, ‘nella gioia e nel
dolore, nella salute e nella malattia’, come hanno
promesso nel rito sacramentale.
Benedetto XVI ricorda che nel Vangelo di oggi a chi
domandava a Gesù se fosse lecito al marito ripudiare
la propria moglie, come prevedeva un precetto della legge mosaica,
Egli rispose che quella era una concessione fatta da Mosè a motivo della
“durezza del cuore”, mentre la verità sul matrimonio risaliva “all’inizio della
creazione”, quando “Dio – come sta scritto nel Libro della Genesi – li creò
maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due
saranno una carne sola”. E Gesù aggiunse: “Sicché non sono più due, ma una
carne sola. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto”.
E Benedetto XVI sottolinea che proprio questo progetto
originario di Dio è stato ricordato anche dal Concilio Vaticano II nella
Costituzione Gaudium et
Spes, dove si legge: “L’intima comunione di vita
e di amore coniugale, fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie, è
stabilita dal patto coniugale… Dio stesso è l’autore del matrimonio”.
Per poi sottolineare che nell’Esortazione apostolica Familiaris Consortio,
il servo di Dio Giovanni Paolo II ha scritto che “il sacramento del matrimonio
costituisce i coniugi e i genitori cristiani testimoni di Cristo «fino agli
estremi confini della terra», veri e propri «missionari» dell’amore e della
vita”. Benedetto XVI spiega che questa missione è diretta sia all’interno della
famiglia – specialmente nel servizio reciproco e nell’educazione dei figli –,
sia all’esterno: la comunità domestica, infatti, è chiamata ad essere segno
dell’amore di Dio verso tutti.
E ci sono poi parole che hanno il sapore
dell’incoraggiamento, di fronte ai limiti umani, ma anche dell’insegnamento di
base. Il Papa dice che si tratta di una
“missione, questa, che la famiglia cristiana può portare a compimento solo se
sorretta dalla grazia divina”.
“Per questo è
necessario pregare senza mai stancarsi e perseverare nel quotidiano sforzo di
mantenere gli impegni assunti il giorno del matrimonio. Su tutte le famiglie,
specialmente su quelle in difficoltà, invoco la materna protezione della
Madonna e del suo sposo Giuseppe. Maria, Regina della famiglia, prega per noi!”
Dopo la preghiera mariana, un
saluto “con affetto” agli
oltre 350 giovani “missionari”, appartenenti a parrocchie, associazioni,
movimenti e comunità della Diocesi di Roma, che nei giorni scorsi, insieme con
alcuni sacerdoti, religiose e seminaristi hanno dato
vita alla terza edizione della “missione dei giovani ai giovani”, denominata “Gesù al centro”.
“Cari amici, mi
congratulo per il vostro gioioso impegno di annunciare il Vangelo per le strade
e nelle piazze, nelle scuole e negli ospedali, come pure nei luoghi di svago
dei giovani romani. Vi incoraggio a mantenere questo stile missionario nella
vita di tutti i giorni, approfittando sempre delle iniziative formative
diocesane.”
Tra
i saluti in diverse lingue, l’auspicio espresso in francese che possano i
giovani riscoprire il valore dell’impegno del matrimonio e poi l’invito alle
istituzioni pubbliche a sostenere l’istituzione coniugale e familiare.
In
spagnolo, il saluto particolare ai pellegrini della Basilica di Nuestra Senora de las Angustias, di Granada.
In polacco il ricordo della
memoria, celebrata ieri, della Beata Vergine Maria del Rosario, con
l’esortazione a questa preghiera ricordando che come ha scritto Giovanni Paolo
II, “con il Rosario il popolo cristiano si mette alla scuola di Maria, per
lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Cristo e
all’esperienza della profondità del suo amore”.
Infine
il saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli provenienti
da Senago, Pogliano
Milanese, Cercemaggiore e Asti; come pure i
partecipanti al primo Rally per automobili ecologiche, organizzato dalla
Federazione Auto Motoristica della Repubblica di San Marino.
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OGGI, A FIESOLE,
-
Intervista con suor Maria Stella Marciano -
A
Fiesole, vicino Firenze, nel pomeriggio sarà proclamata Beata Maria
Teresa di Gesù, al secolo Maria Scrilli, fondatrice
dell’Istituto delle Suore di Nostra Signora del Carmelo, morta nel 1889. La
cerimonia si svolgerà alle 16.30 e sarà presieduta dal prefetto della
Congregazione per le cause dei santi, cardinale José Saraiva Martìns.
Maria Scrilli nasce a
Montevarchi, in provincia di Arezzo, il 15 maggio 1825,
secondogenita di una famiglia medio borghese. Nel 1846 entra nel
monastero delle Monache Carmelitane di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi
a Firenze, ma in seguito si iscrive al Terz’Ordine Carmelitano e, tornata a Montevarchi, inizia la
sua missione di educatrice come direttrice delle Scuole Normali Femminili. Il
15 ottobre 1854 con alcune compagne dà vita a un nuovo Istituto religioso. Essere contemplative ed educatrici è il loro scopo. Nel
Ma per capire meglio in che situazione ha svolto la sua
attività Maria Teresa Scrilli, Giovanni Peduto ha parlato con suor Maria Stella Marzano,
segretaria generale della Congregazione e vice postulatrice della Causa di
Beatificazione:
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R. - Madre Maria Teresa Scrilli
ha svolto la sua attività in Toscana in un periodo storico molto difficile
perché vede la fine del Granducato di Toscana e l’Unità d’Italia. La sua opera
fu travolta non solo dalla precarietà politica, ma da un clima decisamente
anticlericale e ostile particolarmente alla vita religiosa femminile. I
politici montevarchini, massoni e anticlericali, in
nessun modo volevano monache nel paese pur avendo grande stima della Madre e
della sua opera educativa tra le giovani.
D. – Qual è stato lo specifico della sua santità, il suo
carisma peculiare?
R. - Madre Scrilli, fin dalla
sua giovinezza, ha sempre cercato la volontà di Dio anteponendola alla propria.
Questo l’ha guidata a scelte importanti quali la consacrazione a Dio, l’uscita
dal monastero, la perseveranza nel volere l’Istituto nonostante le numerose avversità,
perché convinta che fosse volere di Dio. Nel suo esemplare cammino con Dio,
quale fu appunto la sua vita di santità,
D. – Qualche episodio caratteristico della sua vita?
R. - Capacità di prevedere avvenimenti futuri. Preghiera
di intercessione per ottenere la salute del corpo e dell’anima di chi si
raccomandava alle sue preghiere e che il Signore esaudiva. Viveva continuamente
la presenza di Dio ed era fortemente attratta dall’Eucaristia. Una consorella
riferisce l’episodio di un armadio, adiacente alla cappella, in cui venivano conservati i paramenti sacri e la suppellettile per
la celebrazione.
D. – Qual è il messaggio di Maria Teresa Scrilli
per l’umanità di oggi?
R. – Madre Maria Teresa ha maturato una santità semplice
dicendo a Dio il proprio sì nella contingenza quotidiana. Ha vissuto i suoi
giorni in semplicità e fedeltà. Ha dimostrato che la ricchezza di Dio vale più
di quella del mondo. Precorrendo il tempo dell’emancipazione femminile, si è
fatta partecipe delle necessità dei più deboli, provando che la vera nobiltà
risiede nella capacità evangelica di spendere la vita. L’esperienza storica e
spirituale di Madre Scrilli, come testimonianza di
una vita donata agli altri in Cristo, mostra a noi tutti come essere santi per
“costruire una nuova civiltà dell’amore”, di uomini e donne che accolgono il
dono di Dio e rispondono senza misura al suo infinito amore, con una dinamica
di vita spirituale che invade ogni dimensione umana e che forgia il santo
nell’oggi.
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LE
POLITICHE DI SICUREZZA DEGLI STATI NON POSSONO LEDERE
I
DIRITTI DEI RICHIEDENTI ASILO E DI CHI E’ PERGUITATO
O
EMIGRA PER NECESSITA’ DAL PROPRIO PAESE
-
Intervista con l’arcivescovo Silvano Tomasi -
“Le misure per controllare l’immigrazione illegale non
devono ledere i diritti dei richiedenti asilo”: lo ha
ribadito Antonio Guterres, Alto Commissario delle
Nazioni Unite per i Rifugiati, richiamando la comunità internazionale “a
garantire la protezione delle vittime della violenza e della persecuzione,
specie “in un momento nel quale l’intolleranza prevale in molte società”.
Chiudendo i lavori del Comitato esecutivo dell’Agenzia dell’Onu
per i rifugiati, riunito questa settimana a Ginevra, Guterres,
riferendosi ai clandestini approdati di recente in Spagna ed Italia, ha
sottolineato che seppure siano per la maggior parte persone
fuoriuscite dai loro Paesi per motivi economici, è “gente che ha bisogno di
protezione”, al di là del “diritto degli Stati a gestire le proprie frontiere”
e “ad applicare proprie politiche di sicurezza”. Presenti nella città elvetica
i delegati di 70 Paesi, oltre all’Osservatore della Santa Sede presso l’Onu a Ginevra, l’arcivescovo Silvano Tomasi,
intervistato da Roberta Gisotti:
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R. – Il problema delle risorse necessarie per affrontare
il numero crescente di persone che hanno bisogno di protezione è uno dei punti
maggiormente dibattuti in questi giorni. Infatti, anche se i rifugiati, nel
senso tecnico della definizione della convenzione di Ginevra del ’51, stanno
diminuendo, il numero degli sfollati interni, che sono comunque di interesse
dell’Alto Commissariato per i rifugiati, sta crescendo. Ci sono circa 9 milioni
di rifugiati, ma 24 e più milioni di persone che sono
praticamente come dei rifugiati all’interno dei loro Paesi. Davanti a questa
situazione, la comunità internazionale deve porsi la domanda: “Come fare per
eliminare dalla mappa del mondo queste ‘macchie nere’,
che sono questi enormi campi di rifugiati e di sfollati?”
D. – Lei, in particolare, ha lanciato una denuncia,
dichiarando che basterebbe poco di quanto si spende per gli armamenti per
alleviare le sofferenze di questa umanità in pena…
R. – Sì, io ho voluto usare il confronto con la crescita
delle spese per gli armamenti per dire: “Mettiamo sulla bilancia anche le
sofferenze di questa poca umanità sradicata e vediamo come risolvere il loro
problema”. Pensiamo che dal 1996 al 2005 le spese militari sono
cresciute del 34 per cento, arrivando l’anno scorso ad una spesa di 1118
miliardi di dollari, una cifra incredibile che alle volte si fa fatica con la
fantasia a rappresentare. Mentre il budget annuale dell’Alto Commissariato per
i Rifugiati è solamente di un miliardo di dollari. Dobbiamo, quindi, vedere
dove sono le priorità della comunità internazionale, come cercare di far
crescere di più la coscienza di dover essere più solidali con le persone che
soffrono. Dobbiamo tener conto delle esigenze della sicurezza, ma non in maniera
così sbilanciata.
D. – Lei ha chiesto anche di fare chiarezza sull’identità
del rifugiato rispetto a quella del profugo e a quella del migrante…
D. – Bisogna che manteniamo la distinzione chiara: i
rifugiati, per ragioni specifiche di persecuzione o di discriminazione, devono
essere considerati come un soggetto prioritario di protezione. Non è che con
questo, però, dobbiamo esentare la responsabilità della comunità internazionale
dalla protezione di cui hanno bisogno anche gli immigrati. Abbiamo troppe
vittime che muoiono cercando di andare dalla Somalia
verso lo Yemen, dalla Libia verso Lampedusa, dal
Senegal verso le isole Canarie o dal Marocco verso Gibilterra. Troppi morti! Ce
ne abbiamo praticamente quasi ogni giorno. Se la gente rischia la propria vita
sapendo di rischiarla per cercare di sopravvivere, questa è una specie di luce
rossa di allarme, che dovrebbe allertare la comunità internazionale a farsi la
domanda: “Perché questo avviene? Come possiamo rimediare a questa situazione di
disperazione?”
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8 ottobre 2006
SI E’
CONCLUSA L’ASSEMBLEA PLENARIA DEL CONSIGLIO DELLE CONFERENZE D’EUROPA
CHE PER
- Il
servizio di Mimmo Muolo -
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Con una presidenza tutta nuova il Consiglio delle
Conferenze episcopali d’Europa riparte per un altro quinquennio di lavoro, dopo
l’importante Assemblea plenaria di San Pietroburgo, la prima in Russia.
Importante non solo perché ha visto l’elezione del Primate di Ungheria,
cardinale Peter Erdö a
presidente dell’organismo ma soprattutto per le implicazioni ecumeniche e le
intenzioni di più stretta collaborazione con i cattolici manifestate dalla
Chiesa ortodossa russa. E’ importante inoltre per la compattezza dimostrata dai
34 presidenti delle Conferenze episcopali europee nel considerare la sfida
della secolarizzazione, che rappresenta una priorità assoluta dei prossimi 5
anni. Parte da San Pietroburgo un duplice messaggio: alla cultura del nostro
tempo, si chiede un
dialogo che, come dice Benedetto XVI, coniughi fede e ragione; alle istituzioni
di Bruxelles, si dice che sono chiamate a costruire un’Europa che promuova il
vero bene dell’uomo. Per questo, cardinali e vescovi delle CCEE chiedono che
non siano stravolte le norme che regolano matrimonio e famiglia e assicurano un
forte impegno comune su questo punto.
L’Assemblea
si è conclusa con l’approvazione dei messaggi al Papa e al Patriarca Alessio II
e con ultime comunicazioni: in particolare, quella relativa alla terza Assise ecumenica
di Sibiu, il prossimo anno nella città romena.
Un’altra tappa di quel cammino di riavvicinamento delle Chiese del Continente
dopo le tante difficoltà del recente passato.
Da San
Pietroburgo per la Radio Vaticana, Mimmo Muolo.
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UN
ANNO DOPO IL DEVASTANTE TERREMOTO IN KASHMIR,
-
Intervista con Hussein Syed -
Un lungo suono di sirene e un minuto di silenzio. E’
iniziata così la commemorazione delle circa 74 mila vittime del devastante
terremoto che esattamente un anno fa colpì il Kashmir, un’ampia area al confine fra India e Pakistan. Nella parte pachistana della
regione il presidente Pervez Musharraf
ha deposto una corona sul monumento alle vittime del sisma, che l’8 ottobre
dell’anno scorso lasciò senza tetto tre milioni
e mezzo di persone. Oggi, 365 giorni dopo, la
situazione nell’area resta purtroppo drammatica, come conferma al microfono di
Salvatore Sabatino, Hussein Syed,
operatore dell’Organizzazione umanitaria per l’emergenza “Intersos”,
impegnata da allora nella regione terremotata:
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R. - La
situazione oggi, certamente, è ancora abbastanza grave perchè tanto è stato fatto ma non è stato fatto quanto si sarebbe dovuto o potuto
fare. La causa è certamente
anche la mancanza di aiuti, soprattutto da parte dell’Occidente oppure, se ci
sono stati, sono stati in via molto
parziale. Questo sicuramente ha penalizzato questo Paese.
D. –
Questo disinteresse del mondo, nei confronti di un territorio che è stato messo
letteralmente in ginocchio dal terremoto… Ci riusciamo a spiegare il perché, ci
sono dei motivi pratici, ci sono delle responsabilità politiche?
R. –
Finché la cosa è calda, fa notizia, siamo un po’ tutti buoni e bravi, poi, a
lungo andare, sicuramente dove ci vogliono degli impegni sostanziali veramente,
allora le cose possono cambiare d’aspetto. E qui in Pakistan, appunto, questa
cosa è stata dimostrata abbastanza e cioè che se non c’è un impegno veramente
preciso e sentito da parte della classe politica e dei mass-media, sicuramente
cala un sipario su tutto quello che è successo, rimane solo nella memoria di
pochi, oppure sono pochi quelli che sono presenti in loco e continuano con le
loro piccolissime possibilità, come l’“Intersos”. Non
abbiamo abbandonato, nonostante le difficoltà immense.
D. –
Problemi dunque oggettivi di finanziamento del progetto, ma in questo momento
lei vuole lanciare un appello ai nostri radioascoltatori? La popolazione di che
cosa ha bisogno ancora oggi?
R. –
Abbiamo sicuramente bisogno di tutto quello di cui avevamo bisogno un anno fa e
oggi sicuramente c’è più bisogno. Allora avevamo bisogno delle tende, avevamo
bisogno di tutti quei materiali per poter fare fronte a quell’emergenza.
Oggi sicuramente le cose sono cambiate perché bisogna essere in grado di ricostruire
questo Paese. Certamente sono due le necessità: una è quella di ospitare e
continuare ad ospitare questa gente da qualche parte; dall’altra parte, si deve
continuare per assicurare a questi beneficiari la soluzione permanente o almeno
più solida dove si possa ricredere e ricominciare la vita di queste persone
qui.
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PER
COMBATTERE PREGIUDIZI E LUOGHI COMUNI, SI CELEBRA IN TUTTA ITALIA
- Con
noi Anna Contardi -
Si celebra in tutta Italia oggi la quarta Giornata
Nazionale della persona con sindrome di Down. In 60 città sono allestiti 200
punti d’incontro dove sarà possibile acquistare cioccolato del commercio equo-solidale. Due gli obbiettivi dell’iniziativa: sfatare
pregiudizi e luoghi comuni e promuovere l’integrazione a
scuola e nel mondo del lavoro. Antonella Villani ha chiesto ad Anna Contardi,
coordinatrice dell’Associazione Italiana persone Down, come nasce lo slogan scelto
per quest’anno “Più Uno vale Uno”:
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R. – Perché la caratteristica della sindrome di down è un
cromosoma in più nella coppia “21” però avere un
cromosoma in più, in questa situazione, spesso comporta che le persone con la
sindrome di down vengano considerate di meno. Noi riaffermiamo il diritto a
valere “uno”, una persona con dei diritti, delle capacità, con delle cose da
far scoprire agli altri quando li incontreremo in
piazza.
D. – Pensando alla persona down, c’è l’idea che rimanga a vita dipendente dei genitori…
R. – Chiaramente una persona con la sindrome di down è una
persona con una disabilità di tipo intellettivo, quindi con un bisogno di
sostegno da parte dei familiari, da parte della società tutta. Quello su cui
però abbiamo lavorato molto in questi anni, è la conquista dell’autonomia
possibile. Quindi noi oggi vediamo delle persone con sindrome di down che
riescono ad andare a lavorare, che possono prendere un autobus o fare da soli i
propri acquisti. Tutto questo, ovviamente, ha dietro un grande lavoro delle
famiglie, dell’associazionismo, degli operatori che seguono le persone con la
sindrome di down. E’ un obbiettivo possibile su cui vogliamo continuare a
lavorare.
D. – Anche perché l’aspettativa di vita si è molto
allungata per queste persone?
R. – Se alla fine degli anni ’40, l’aspettativa di vita di
un bambino con la sindrome di down era di 12 anni, oggi è di 62 anni. Questo
chiaramente determina, non solo una realtà visibilmente diversa - perché oggi
incontriamo molti più adulti nelle strade, sui luoghi di lavoro
- ma soprattutto determina la necessità di attivare più risposte a
quelle che sono le esigenze e i problemi dell’adulto: un bisogno di casa, di
lavoro, di un’occupazione adeguata e di una vita di qualità anche per chi non è
in grado di andare a lavorare.
D. – Sfatare pregiudizi e luoghi comuni, è il vostro
obiettivo per questa giornata. Per questo voi sarete presenti in 200 piazze?
R. – In ogni città ci saranno più punti di informazione;
avvicinandosi ai punti della giornata, ognuno potrà offrire un contributo in
cambio di una tavoletta di cioccolata che sarà una tavoletta un po’
particolare: oltre ad essere una tavoletta di cioccolata del commercio equo e
solidale, sarà una tavoletta che contiene un messaggio, non solo perché fatta a
forma di lettera, ma perché dentro ci saranno delle esperienze che vengono da
persone con sindrome di down stessa, dai loro familiari, dai loro amici.
Qualcosa per farci riflettere.
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E’ IL
SOPRANO LITUANO JULIJA SAMSONOVA LA VINCITRICE DEL V CONCORSO VOCALE INTERNAZIONALE
DI MUSICA SACRA CONCLUSOSI IERI A ROMA
- Con
noi il cardinale Paul Poupard,
Daniela De Marco e Julija Samsonova -
Oltre 50 diverse nazionalità sono state rappresentate dai
partecipanti al V Concorso Vocale Internazionale di Musica Sacra che, promosso
dall'Accademia Culturale Europea, si è svolto a Roma dal 3 al 7 ottobre sotto
l'egida del Pontificio Consiglio della Cultura. L'ha seguito per noi A.V.:
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Un
uguale anelito religioso vibra nelle voci dei finalisti e si spande nella Basilica
di San Lorenzo in Lucina, gremita ieri sera per il Concerto di Gala presieduto
dal Cardinale Paul Poupard:
“Mi rallegro molto di vedere che in questo momento c’è un
ritorno alla musica sacra, che era stata un po’ messa da parte, e soprattutto
di vedere tanti giovani appassionati per la musica sacra. Benedetto XVI ha
ribadito l’importanza della musica sacra in tutte le sue espressioni: dal
Gregoriano, alla Polifonia e ai grandi classici. Noi del Pontificio Consiglio
della Cultura siamo in sintonia con il suo intendimento, perché proprio in
questi giorni stanno per uscire gli atti dell’ultima plenaria del Dicastero che
era dedicata alla “Via Pulchritudinis”, la via della
bellezza, e andrò a Parigi per presentare il libro in versione francese.”
La direttrice artistica Daniela De Marco spiega le
finalità del Concorso:
“Lo spirito è, prima di tutto, di comunicare un grande
entusiasmo per questo genere di musica. Chiediamo musicisti fatti, finiti e
completi e che cantino anche con una grande anima.
Questo è quello che abbiamo riscontrato nella vincitrice: lei pregava cantando”.
Primo premio al soprano lituano Julija Samsonova, 24 anni, con Salve
Maria di Mercadante.
Giovanni Pacor: “Una maturità
nella vocalità e nel modo di cantare, proprietà della tecnica che le permette
di comunicare, ad un livello superiore rispetto agli altri concorrenti, con il
pubblico”;
Mar Clèmeur: “Un timbro di voce
bellissimo che fa un po’ pensare alla grande soprano romena
Eliana Contrubas. Ha anche interpretato il brano con
una grandissima emozionalità che vuole dire che l’aria cantata in questo
concorso di musica sacra diventava veramente una preghiera”.
Helen Sykes:
“Tutto il pubblico ha capito che canta con il cuore”.
Chiediamo alla stessa vincitrice Samsonova
perché ha scelto il canto sacro:
“Perché posso esprimermi molto meglio che con qualsiasi
altro repertorio, perché non si rimane indifferenti a quello che si canta,
perché ti tocca molto più nell’intimo. Penso che il contatto proprio con le
persone che incontri in chiesa non avvenga in una sala
da concerto”.
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8 ottobre 2006
CONGO:
IN VISTA DEL BALLOTTAGGIO PER LE ELEZIONI PRESIDENZIALI,
INVITA
I CITTADINI AL VOTO E SI APPELLA ALLE AUTORITÀ PERCHÉ LA
III
REPUBBLICA GARANTISCA GIUSTIZIA E PACE
KINSHASA. = Un messaggio di speranza al popolo congolese e un appello pressante ai futuri dirigenti della
III Repubblica a governare per il bene del Paese: a rivolgerli sono stati i
vescovi del Congo in documento pubblicato al termine
dell’assemblea plenaria ordinaria conclusasi a Kinshasa
il 5 ottobre. “La verità vi renderà liberi. Il risultato delle urne nella
trasparenza”: questo il titolo del messaggio pubblicato in vista del
ballottaggio presidenziale del 29 ottobre. Con il documento, i presuli vogliono
illuminare le coscienze dei fedeli ed apportare, nell’esercizio della loro
missione profetica, un contributo all’edificazione di uno Stato di diritto e
alla ricostruzione materiale e morale del Paese. “
NEL
TIMORE DI NUOVI COMBATTIMENTI, ALMENO DUEMILA SOMALI HANNO LASCIATO
LE
LORO TERRE. SECONDO DATI DELL’ONU
IN
CENTINAIA STANNO GIUNGENDO IN KENYA E YEMEN
MOGADISCIO.
= Circa 2mila somali sono fuggiti dal loro Paese mentre
i miliziani delle Corti Islamiche stanno avanzando verso le città dell’estremo
sud della Somalia. In tanti, scrive l’agenzia MISNA, temono nuovi combattimenti
ed un numero sempre più elevato di persone sta lasciando la propria terra.
Secondo i dati delle Nazioni Unite, il flusso di civili in fuga per cercare
riparo in Kenya si era attestato intorno alle 100-300 persone al giorno, ma dai primi settembre sia la rotta verso il
Kenya (in cui dall’inizio dell’anno hanno già riparato oltre 30 mila somali)
che quella verso lo Yemen, garantita dai trafficanti
di uomini, hanno subito un’impennata. Sempre secondo le agenzie umanitarie
dell’ONU, nel solo mese di settembre almeno 3.500 somali hanno raggiunto lo Yemen pagando i 70 dollari di biglietto chiesto dai gestori
dei migranti clandestini per attraversare il golfo di Aden. Negli ultimi
giorni, numerose famiglie hanno lasciato la zona di Kismaayo
e le regioni di Juba per cercare riparo nella
provincia della Bassa Shabelle. Si sarebbero diffuse
voci di un imminente attacco da parte dell’Alleanza della valle di Juba (Jva), il gruppo armato che
ha giurato di riconquistare Kismaayo, persa il 25
settembre scorso, quando la terza più importante città del Paese è finita sotto
il controllo delle Corti Islamiche. Le Corti islamiche hanno annunciato ieri la
chiusura di una parte della frontiera con l’Etiopia, accusando Addis Abeba di
aver effettuato nei giorni scorsi bombardamenti, incursioni militari in
territorio somalo, oltre ad aver minato alcune zone di frontiera. L’Etiopia ha
seccamente smentito le accuse. (T.C.)
UN
CAMMINO DI ESERCIZI SPIRITUALI PERCHÉ SI SVILUPPI
FATIMA. = “Maria, ti affidiamo
la causa della vita”: è questo il tema che accompagna il Congresso mondiale per la vita, in
corso a Fatima dal 4 ottobre e che si conclude oggi. L’incontro, scrive
l’agenzia Fides, è stato organizzato, in vista dell’odierna Giornata mondiale di preghiera per la
vita umana, che invita tutti i cattolici a recitare il Santo Rosario, affidando
così a Maria la protezione della vita, e i credenti di altre religioni a
pregare secondo la loro fede, realizzando così una rete mondiale di preghiera
per la vita. Il congresso è stato voluto
dall’Apostolato Mondiale di Fatima, dalla sezione austriaca della Human Life International, dagli Helpers of God’s Precious Infants, dalla
fondazione “Sì alla Vita Internazionale” e dall’Azione Europea dei Medici.
L’evento ha inoltre l’appoggio del Pontificio Consiglio per
RESTITUITA AL CULTO,
NELLA CHIESA ROMANA DEL GESÙ,
L’IMMAGINE
DELLA MADONNA DELLA STRADA.
ASSAI CARA AI
GESUITI, DIEDE VITA AD UNA DEVOZIONE POPOLARE NEL ‘500
ROMA. = Una solenne celebrazione è stata presieduta stamani
a Roma, nella chiesa del Santissimo Nome di Gesù all’Argentina, dal cardinale vicario
Camillo Ruini, per restituire al culto l’immagine
restaurata della Madonna della Strada. Si tratta di un affresco eseguito con buona probabilità tra la seconda metà del XIII
secolo e la prima metà del XIV, attualmente applicato a un supporto di ardesia.
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8 ottobre 2006
- A cura di Eugenio Bonanata -
Stava preparando un articolo sulla tortura in Cecenia Anna Politkovskaia, la
giornalista russa uccisa ieri a Mosca nell'ascensore della sua abitazione. Lo
ha riferito il vice direttore del giornale per il quale lavorava, precisando
che la donna era in possesso di foto “molto importanti”. La giornalista era
molto nota per le sue posizioni critiche nei confronti del Cremlino e
soprattutto per il conflitto in Cecenia. Ce ne parla
Giuseppe D’Amato:
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L’hanno uccisa sparandole a bruciapelo 4 volte. Anna Politkovskaia è spirata subito. Da anni subiva minacce per
i suoi articoli sul conflitto in Caucaso settentrionale e per le sue continue
denunce delle violazioni dei diritti umani, ma la giornalista, inviata di
guerra in Cecenia, non si era mai piegata o
intimorita. La polizia ricerca un giovane di altezza superiore alla media con
un cappello in testa. Non c’è ancora un identikit. I migliori specialisti si
sono immediatamente messi al lavoro. La giornalista scomparsa era nota per le
sue critiche alla politica del Cremlino in Caucaso. La 48enne Anna Politkovskaia apparteneva all’elite dell’intelighentia moscovita, scriveva da 7 anni per
Per la Radio
Vaticana, Giuseppe D’Amato
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Mattinata di sangue in Iraq, dove nella città meridionale
di Diwaniya almeno 20 miliziani sciiti sono morti in
violenti combattimenti contro forze irachene e statunitensi. Per gli intensi
combattimenti, nell’area è stato subito imposto il coprifuoco. A Baghdad,
infine, è stato ucciso un alto funzionario della polizia irachena. Intanto,
secondo il Times, gli Stati Uniti avrebbero elaborato
un nuovo piano che prevede di dividere il Paese arabo in tre regioni.
L’obiettivo è quello di uscire da una crisi che rischia di avere ripercussioni
sul piano interno dell’amministrazione Bush.
Un attivista palestinese è stato ucciso all’alba da
militari israeliani durante un'incursione nel campo profughi di Balata a Nablus, in Cisgiordania. Lo hanno reso noto le fonti della
sicurezza, precisando che il raid ha provocato il ferimento di altri tre
palestinesi. La vittima apparteneva alle Brigate dei martiri di
al Aqsa, gruppo terroristico legato ad al-Fatah.
All’indomani della dichiarazione dell’ONU che
ha avvertito la Corea del Nord di non compiere l’annunciato esperimento
nucleare, l’attenzione resta puntata nell’area asiatica. Il nuovo primo
ministro giapponese, Shinzo Abe, che domani sarà in
Corea del Sud, oggi si è recato a Pechino, in Cina, per una storica visita che
mira a riavvicinare le due super potenze. Il nostro servizio:
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Riconciliazione. E’ questa la parola d’ordine
per il Giappone del dopo Koizumi. Il primo viaggio
all’estero di Abe dopo la sua recente elezione è
anche il primo vertice fra i due Paesi negli ultimi 5 anni. La volontà, nelle parole
di Abe, è proprio quella di riportare “un clima sereno
nell’avvenire dei rapporti”. Una volontà condivisa anche dal capo del governo
cinese, Wen Jiabao, che,
accogliendo il collega giapponese al Palazzo del Popolo di Pechino, ha
precisato: “Lo sviluppo delle relazioni di amicizia e di cooperazione servono
agli interessi dei due popoli”. Abe, che domani sarà in Corea del Sud, vuole anche rimuovere dalla memoria le visite dell’ex
premier Koizumi al santuario di Yasukuni, considerate un
tentativo di glorificare il passato militarista del Giappone. La missione
giapponese assume però un significato specifico nella regione, in seguito alla
crisi nucleare della Corea del Nord. Cina e Giappone
in un comunicato congiunto hanno infatti espresso
“profonda inquietudine” al riguardo. Hanno inoltre confermato che lavoreranno
“insieme per incoraggiare il processo di negoziati multilaterali (...) per
ottenere una penisola coreana denuclearizzata e la pace e la stabilita'
nell'Asia del nordest''.
Dal canto suo,
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Ripartono i colloqui di pace in Nepal. Esponenti del
governo e dei ribelli maoisti si sono incontrati oggi nella capitale Katmandu
per discutere della redazione della Costituzione provvisoria e della gestione
delle armi possedute dai ribelli. L’intenzione è di formare un’assemblea
costituente e di indire elezioni generali nel Paese.
In Vietnam 20 bambini sono morti per il rovesciamento
della barca con cui stavano attraversando un fiume per andare a scuola. Secondo fonti ufficiali vietnamite, sull'imbarcazione si
trovavano 30 bambini, alcuni dei quali sono riusciti a salvarsi grazie
all’aiuto del conducente della barca. La sciagura è avvenuta sul fiume Lam, nella provincia di Nghe An, 300 km a sud di Hanoi,
probabilmente per la rottura del timone.
L’esercito indiano ha ucciso otto presunti
militanti islamici mentre tentavano di passare il
confine tra India e Pakistan, nella regione contesa del Kashmir. Lo hanno reso noto fonti dell'esercito indiano. Oltre 45 mila persone sono
morte da quando è scoppiata la rivolta separatista
contro il governo indiano del Kashmir nel 1989.
Rappresentanti musulmani indonesiani hanno messo in
guardia il governo danese condannando l’esistenza di un video, girato da
giovani danesi di estrema destra, che presenta Maometto come un cammello che
beve birra o come un terrorista ubriaco che bombarda Copenaghen. “La Danimarca
dovrebbe fare attenzione - ha detto Amidhan, presidente
del Consiglio degli ulema indonesiani - perché il
Paese condivide la responsabilità degli atti dei suoi cittadini”.
In Lettonia, la coalizione di centrodestra uscente si è
riconfermata alle elezioni legislative di ieri. Secondo i risultati relativi al
99% dei seggi, il Partito del popolo, alla testa della compagine di
centrodestra, guidata dal premier Aigars Kalvitis, ha vinto lo scrutinio con il 19,3% dei voti. Gli
alleati dell’Unione dei verdi e degli agricoltori hanno ottenuto il 16,6% dei
suffragi. Al terzo posto, con il 16%, il partito d’opposizione Nuova Era. A
sorpresa, il partito Armonia, sostenuto soprattutto dalla minoranza russa, ha
ottenuto il 14,03%.
La vicenda della bambina bielorussa,
tenuta nascosta dalla coppia di italiani che l’aveva in affidamento, non
pregiudicherà la pratica di inviare all’estero altri bambini bielorussi per soggiorni di cura e vacanza. Lo ha affermato
il presidente dell’ex repubblica sovietica, Lukashenko,
precisando che l’incidente non intaccherà le relazioni fra Bielorussia
e Italia.
Per il momento l’Unione Europea non dovrebbe allargarsi a
nuovi Paesi. E’ quanto ribadito ieri dal cancelliere tedesco, Angela Merkel, concludendo una visita di due giorni in Turchia. Merkel, che è contraria alla piena adesione di Ankara
all’Unione, preferendo invece una partnership privilegiata, ha individuato nel
rilancio della carta costituzionale una delle priorità della presidenza tedesca
della UE nella prima metà del 2007.
In Belgio sette milioni e mezzo di elettori sono chiamati
alle urne per le elezioni amministrative. L’attenzione è puntata soprattutto
sui risultati raggiunti dall’estrema destra nelle Fiandre, che è in costante
ascesa negli ultimi 15 anni.
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