RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 280 - Testo della trasmissione di Sabato 7 ottobre 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La gioia di essere cristiani, contro le insidie di una società consumistica e secolarizzata: così, Benedetto XVI ai pellegrini delle diocesi della Romagna, riuniti in aula Paolo VI, a 20 anni dalla visita di Giovanni Paolo II

 

Il cardinale Giovanni Battista Re nominato dal Pontefice suo inviato speciale alla celebrazione conclusiva del IX centenario della cattedrale di Parma

 

Oggi memoria della Beata Vergine Maria del Rosario: domenica scorsa il Papa ha invitato a riscoprire la preghiera mariana, semplice e profonda. Ai nostri microfoni mons. Angelo Comastri

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il cardinale Peter Erdö, Primate di Ungheria, è il nuovo presidente del Consiglio delle 34 Conferenze episcopali d’Europa

 

A dieci anni dalla Dichiarazione universale sui diritti umani linguistici, una Conferenza Internazionale a Perugia ha fatto il punto sul cammino percorso: intervista con Stefania Giannini

 

Oggi, “Giornata nazionale dei risvegli, per la ricerca sul coma”: voluta nell’ambito dell’elaborazione di progetti per pazienti in coma e stato vegetativo. Ce ne parla Fulvio De Nigris

 

Nel Vangelo di domani Gesù parla dell’unione tra un uomo e una donna: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Con la chiusura del Concilio plenario dei vescovi in Venezuela sarà adottato un piano pastorale elaborato in 15 documenti

 

Concluso a Bose, in Italia, il XIV Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa

 

L’episcopato messicano ritiene sbagliata la costruzione del muro di separazione tra Messico e USA

 

Assegnato nei giorni scorsi alla comunità ecumenica di Taizé il “Premio della bontà Paolo VI”

 

L’apostolato di don Luigi Serenthà nella diocesi milanese: a vent’anni dalla morte del sacerdote lombardo, si è aperto stamani a Milano un Convegno per ricordarlo

 

24 ORE NEL MONDO:

Il Consiglio di sicurezza dell’ONU minaccia gravi misure se la Corea del Nord effettuerà esperimenti nucleari. Prese in considerazione anche sanzioni economiche contro l’Iran

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

7 ottobre 2006

 

LA GIOIA DI ESSERE CRISTIANI, CONTRO LE INSIDIE DI UNA SOCIETÀ CONSUMISTICA E SECOLARIZZATA: COSI’, BENEDETTO XVI AI PELLEGRINI DELLE DIOCESI

DELLA ROMAGNA, RIUNITI STAMANI IN AULA PAOLO VI, NEL VENTENNALE DELLA VISITA PASTORALE DI GIOVANNI PAOLO II NELLE TERRE ROMAGNOLE

 

Contro le insidie di una società consumistica e secolarizzata, testimoniare la gioia di essere cristiani: è questo l’invito che stamani, in Aula Paolo VI, Benedetto XVI ha rivolto ai circa 9500 pellegrini delle diocesi della Romagna, giunti a Roma in occasione del 20.mo anniversario della visita pastorale di Giovanni Paolo II nelle terre Romagnole, nel maggio del 1986. Roberta Moretti:

 

**********

Affrontare le sfide della società contemporanea “senza perdersi d’animo”, ma “guardando con fiducia ai molti motivi di speranza che grazie a Dio non mancano”. Benedetto XVI auspica che l’insegnamento e la testimonianza di Giovanni Paolo II siano una spinta a non lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà che anche la Romagna si trova oggi a fronteggiare:

 

“Penso alle crisi che minacciano tante famiglie, al crescente bisogno di vocazioni sacerdotali e religiose di fronte al preoccupante calo numerico e all’avanzare dell’età dei sacerdoti; penso alle tante insidie di una società consumistica e secolarizzata, che tenta di sedurre un numero sempre crescente di persone, inducendole a subire un progressivo distacco dai valori della fede nella vita familiare, civile e politica”.

 

Benedetto XVI invita i pellegrini a portare a compimento “l’impegnativo mandato missionario” di papa Wojtyla, affidandosi “al sostegno di Dio e alla valorizzazione convinta e coraggiosa del patrimonio spirituale che la popolazione romagnola ha saputo salvaguardare e difendere nel corso dei secoli” e che lo stesso Giovanni Paolo II ha riconosciuto e sottolineato.

 

Testimoniare la gioia di essere cristiani: sia questo il vostro corale impegno. A tal fine, proseguite ed anzi intensificate la comunione ecclesiale e siate protagonisti generosi della missione evangelizzatrice che il Signore vi affida”.

 

Infine, l’affidamento alla Vergine Maria, “che oggi veneriamo con il titolo di Madonna del Rosario”, affinché continui ad accompagnare la popolazione romagnola, guidandola nel suo itinerario spirituale e pastorale. Prima di incontrare Benedetto XVI, i pellegrini hanno meditato sulle parole pronunciate da Giovanni Paolo II nel viaggio apostolico di 20 anni fa, guidati dal cardinale Ersilio Tonini, che oggi pomeriggio presiederà una solenne Concelebrazione eucaristica nella Basilica di San Pietro.

**********

 

 

NOMINA DI  INVIATO SPECIALE

 

Il Santo Padre ha nominato il cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi, Suo Inviato Speciale alla celebrazione conclusiva del IX Centenario della dedicazione della cattedrale di Parma, in programma il 4 dicembre 2006.

 

NOMINA DI MEMBRI DEL PONTIFICIO CONSIGLIO

DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI

 

Il Santo Padre ha nominato membri del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti mons. Josef Voss, vescovo titolare di Tisiduo, ausiliare di Münster (Germania); e mons. Renato Ascencio León, vescovo di Ciudad Juárez (Messico).

 

 

RINUNCIA DI AUSILIARE DELL'ESARCATO APOSTOLICO

PER I CATTOLICI DI RITO BIZANTINO NELLA REPUBBLICA CECA

 

Il Santo Padre ha accettato le dimissioni dall'ufficio di vescovo ausiliare dell'Esarcato Apostolico per i cattolici di rito bizantino nella Repubblica Ceca, presentate a norma del canone 218 del C.C.E.O., da mons. Ján Kočiš, vescovo titolare di Abritto.

 

 

OGGI MEMORIA LITURGICA DELLA BEATA VERGINE MARIA DEL ROSARIO

- Intervista con mons. Angelo Comastri -

 

La Chiesa ricorda oggi la memoria della Beata Vergine Maria del Rosario. All’Angelus di domenica scorsa Benedetto XVI ha detto che “È come se, ogni anno, la Madonna ci invitasse a riscoprire la bellezza di questa preghiera, così semplice e tanto profonda”. “Il Rosario è preghiera contemplativa e cristocentrica, inseparabile dalla meditazione della Sacra Scrittura”, ha spiegato il Papa aggiungendo che “è la preghiera del cristiano che avanza nel pellegrinaggio della fede, alla sequela di Gesù, preceduto da Maria”. Questa sera, proprio in occasione della memoria della Madonna del Rosario, la recita quotidiana della preghiera mariana in onda sulla nostra emittente sarà trasmessa in diretta dal Santuario di Pompei, così come l’ultimo sabato di questo mese. Ma in che modo possiamo considerare il Rosario una preghiera attuale? Davide Dionisi lo ha chiesto a mons. Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano:

 

***********

R. – Il Rosario è una preghiera che non invecchia, perché anzitutto è una preghiera semplice, come il Padre Nostro e l’Ave Maria che sono preghiere comprensibili da tutti. E si può dire che sia una preghiera talmente semplice da affratellare tutti, ma allo stesso tempo è una preghiera semplice perché è una preghiera cristologica. Giovanni Paolo II lo sottolineò in modo particolare: “Il Rosario ci fa meditare la vita di Gesù insieme a Maria”. Si può dire che Maria ci prende per mano e ci fa rivisitare tutta la Palestina, tutti gli itinerari di Gesù, fino all’ascensione al cielo e fino alla sua assunzione al cielo. E’ anche una preghiera umile, perché è una preghiera ripetitiva e chi ripete è umile: non c’è cosa più gradita a Dio dell’umiltà. Ma, allo stesso tempo, essendo una preghiera ripetitiva è una preghiera di affetto: quando si vuole bene ad una persona, la stessa cosa si ripete mille volte. Una mamma non si stanca di dire ad un figlio ti voglio bene e un figlio non si stanca di dire alla mamma ti voglio bene. E’, infine, una preghiera adatta alla singola persona: Maria Teresa aveva sempre il Rosario in mano, pregava sempre, anche da sola. E’ la preghiera adatta alla singola persona ma allo stesso tempo anche all’intera famiglia.

 

D. – Il mese di ottobre è dedicato alla devozione del Rosario, la preghiera che Maria ha tante volte raccomandato nelle sue innumerevoli apparizioni. Ma come nasce questo legame?

 

R. – Il Rosario è una preghiera che immette nel mistero di Cristo, che introduce nella comunione con Gesù. Maria, quindi, ama il Rosario, perché Maria vuole portarci a Gesù. Qualcuno stoltamente ha detto che la devozione a Maria potrebbe allontanare da Gesù. Ma questo è impensabile, perché Maria sulle labbra ha un solo nome, quello di Gesù: fate quello che lui vi dirà; qualunque cosa Lui vi dirà, voi fatela. E’ questo il compito di Maria, questa è la missione di Maria: non tenerci stretti a sé, ma portarci a Gesù. E siccome il Rosario è una preghiera che porta a Gesù, anzi fa camminare sulle orme di Gesù, è una preghiera particolarmente cara a Maria. Si può dire che è la preghiera che compie la sua missione, è la preghiera attraverso la quale Maria ci introduce nell’intimità con Gesù, nella comunione con Gesù e quindi ci aiuta a diventare più credenti, ci aiuta a diventare più cristiani. E questo perché, diventando mariani, si diventa cristiani: Maria non ci tiene per sé, Maria rimanda e riporta sempre a Gesù.

 

D. – Nella Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, Giovanni Paolo II scrisse che “attraverso il Rosario il popolo cristiano si mette alla scuola di Maria”. Ma che cos’è la scuola di Maria per le famiglie di oggi?

 

R. – Maria è la donna che ci educa alla libertà. Oggi noi viviamo un autentico sbandamento nei confronti della libertà. Per molti il capriccio è libertà, per molti l’egoismo è libertà, per molti la cattiveria stessa è libertà. Non sappiamo più cos’è la libertà e Maria ci educa alla libertà, perché Maria ci educa al “sì”, al “sì” a Dio. La vetta più alta della libertà umana è il momento in cui Maria, nella piccola casa di Nazareth, rispondendo all’annuncio dell’Angelo, dice: “Eccomi, io sono la schiava del Signore”. In quel momento Maria divenne la donna più libera: diventare schiava di Dio, vuol dire diventare liberi, perché Dio è l’unico che non rende schiavi, perché Dio è l’unico che non ci chiede niente, perché non ha bisogno di niente, e se ci chiede qualche cosa ce lo chiede per il nostro bene. 

**********

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - L'udienza di Benedetto XVI ai pellegrini delle Diocesi della Romagna, che ricordano con gratitudine la visita pastorale compiuta vent'anni fa da Giovanni Paolo II. Di fronte alle sfide di una società consumistica e secolarizzata - ha esortato il Papa - testimoniate la gioia di essere cristiani.

 

Servizio estero - Medio Oriente: il Premier palestinese afferma che Hamas non intende riconoscere Israele.

 

Servizio culturale - Un articolo di Marcello Filotei dal titolo "Rigore e innovazione contrapposti alla superficialità": a Parma il festival musicale "Traiettorie".

 

Servizio italiano - Sempre in rilievo il tema della finanziaria.

 

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

7 ottobre 2006

 

 

PETER ERDÖ, PRIMATE DI UNGHERIA, È IL NUOVO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

DELLE 34 CONFERENZE EPISCOPALI D’EUROPA. E’ IL CARDINALE PIU’ GIOVANE

 

Il più giovane cardinale del mondo, Peter Erdö, primate di Ungheria, è il nuovo presidente del Consiglio delle 34 Conferenze episcopali d’Europa, la cui Assemblea plenaria è in corso a San Pietroburgo. Eletti anche i vicepresidenti, il cardinale Josip Bozanić, arcivescovo di Zagabria in Croazia, riconfermato per altri cinque anni; e mons. Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux. Il servizio di Mimmo Muolo:

 

**********

Il segnale che viene da questa elezione oltre ad un notevole abbassamento dell’età media, è la volontà di vedere rappresentate tutte le aree europee: occidente, middle Europa ed est. E anche il nuovo presidente conferma che la scelta non è stata casuale. Il cardinale Erdö indica le priorità del suo servizio al Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa: dialogo ecumenico, apertura agli altri continenti, tra cui l’Africa soprattutto; rapporto con l’Islam e naturalmente la sfida della secolarizzazione. Bussola orientativa - afferma - sarà il magistero di Benedetto XVI. E a Bruxelles manda un primo messaggio: “Le leggi – afferma – non possono essere emanate sulla moda del momento, ma occorre tener presente la realtà dell’uomo”.

 

Tema, questo, che è tornato in mattinata, parlando della famiglia. Massima attenzione dei vescovi per i cambiamenti legislativi che, soprattutto in Spagna, ma anche in altri Paesi dell’Unione rischiano di stravolgere non solo il diritto familiare, ma anche la stessa concezione antropologica del matrimonio. “La Chiesa – dicono i membri del CCEE – riafferma la necessità di seguire il diritto naturale e mette in guardia da una corrente culturale che vede questa affermazione in contrasto con i pretesi nuovi diritti umani.

 

Da San Pietroburgo, per la Radio Vaticana, Mimmo Muolo.

**********

 

 

DOPO QUELLA DI BARCELLONA, NEL ‘96, PER LA PRIMAVOLTA IN ITALIA,

ALL’UNIVERSITA’ PER STRANIERI DI PERUGIA,

UNA CONFERENZA INTERNAZIONALE SUI DIRITTI UMANI LINGUISTICI

- Intervista con Stefania Giannini -

 

A dieci anni dalla Dichiarazione universale sui diritti umani linguistici, scaturita nel ’96 dalla Conferenza mondiale di Barcellona, all’Università per Stranieri di Perugia si è svolta fino a ieri una Conferenza Internazionale per fare il punto sul cammino da allora percorso sul terreno del multilinguismo. Si tratta di una questione che tocca un piano scientifico ma anche uno socio-giuridico, alla luce delle più recenti problematiche  sociali generate dall’imponenza dei flussi migratori dall’Est e dal Sud del mondo. Ma quali sono i termini del dibattito attuale? Fausta Speranza lo ha chiesto a Stefania Giannini, rettore dell’Università per Stranieri di Perugia:

 

**********

R. – Si tratta di capire che il diritto alla lingua, nel corso dell’ultimo decennio, è stato interpretato giustamente come un diritto della persona, cioè come uno di quei beni inalienabili,  come il diritto alla salute. L’individuo porta con sé il diritto ad esprimersi liberamente in qualunque contesto ci si venga a trovare,   sconfinando quindi anche dal proprio territorio d’origine e venendosi a trovare in un altro territorio nazionale. Quindi, in un’Europa in cui ormai le comunità migranti sono una realtà caratteristica di tutti gli Stati nazionali – l’Italia ne è un esempio chiaro – il problema e la preoccupazione di difendere e di capire soprattutto l’identità linguistica di queste minoranze e, comunque, del cittadino come soggetto migrante, è un dovere civile e politico attualissimo.

 

D. – Nel 1996 la dichiarazione universale sui diritti umani linguistici. Oggi, a distanza di dieci anni, che cosa possiamo dire, che cosa ha portato questa dichiarazione?

 

R. – Presso l’università per stranieri di Perugia in questi giorni abbiamo messo a confronto le due parti fondamentali per il problema della lingua in quanto diritto: cioè giuristi e linguisti. Dall’una e dall’altra parte è emerso che sul piano normativo è assolutamente necessario intervenire, perchè anche la dichiarazione di Barcellona, che pur rappresenta un punto di partenza della sensibilizzazione al concetto di diritto linguistico come diritto umano, è ormai un testo superato di fatto dagli eventi. Sarebbe sicuramente fondamentale e importante che si riuscisse a far inserire concretamente in un documento ufficiale degli organismi internazionali un riferimento al diritto alla lingua come diritto della persona e come diritto non legato alla territorialità. Questo è il punto centrale. Sul piano delle politiche linguistiche c’è veramente moltissimo da fare. Credo che basti pensare alla situazione italiana, in cui il recentissimo disegno di legge del ministro Amato per la richiesta della cittadinanza dei nuovi cittadini, aspiranti cittadini italiani, prevede per la prima volta il requisito della conoscenza linguistica oltre che culturale. Quindi, questo è un implicito riconoscimento che parlare una lingua significa acquisire anche un diritto, non solo di conservare la propria identità, ma di acquisirne un’altra.

 

D. – Sul piano europeo questo dibattito che spazio trova?

 

R. – E’ uno spazio direi centrale, almeno a partire dagli ultimi dieci anni di riflessione e di normativa e di aggiornamento della normativa esistente. Oltre alla carta regionale, che è stata emanata nel ’92, e poi applicata nel ’98, che però manca di un riferimento preciso al diritto linguistico come diritto umano, sganciato dalla territorialità, tutto il lavoro della Commissione europea su questi temi è concentrato sull’obiettivo finale del plurilinguismo e dell’affermazione delle lingue, non solo dell’Unione, ma di tutte le lingue, comprese soprattutto quelle minoritarie. Quindi, l’Europa guarda in maniera molto, molto attenta ai due livelli, quello delle politiche linguistiche e quello dell’aggiornamento della normativa esistente, per arrivare ad un contesto sociale autenticamente plurilingue.

**********

 

 

OGGI, GIORNATA NAZIONALE DEI RISVEGLI PER LA RICERCA SUL COMA:

VOLUTA NELL’AMBITO DELL’ELABORAZIONE DI PROGETTI

PER PAZIENTI IN COMA E STATO VEGETATIVO

- Intervista con Fulvio De Nigris -

 

“Per la legge dei vasi comunicanti qui si guarda in faccia al coma”. E’ questo lo slogan dell’VIII “Giornata nazionale dei Risvegli per la ricerca sul coma - Vale la pena”, che si celebra oggi. L’iniziativa si deve all’associazione di volontariato Onlus "Gli amici di Luca", sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Una Giornata cresciuta nel tempo di pari passo con il progetto della Casa dei Risvegli Luca De Nigris, il centro innovativo per pazienti in coma e stato vegetativo inaugurato a Bologna due anni fa. Antonella Villani ha chiesto a Fulvio De Nigris, presidente dell’Associazione “Gli Amici di Luca” perché è così importante parlare di coma e risvegli:

 

**********

R. – Per dare voce alle famiglie. Sono tantissime quelle che vivono il problema del coma, dello stato vegetativo. Molte hanno anche in casa persone in questa situazione e sono tutte molto determinate nel voler andare avanti.

 

D. – In un anno, quanti sono i pazienti che entrano in coma?

 

R. – Sono circa 20 mila le persone che ogni anno vanno in coma per incidenti stradali o altre cause, e circa 1.500 quelli che sono in stato vegetativo.

 

D. - Due anni dall’inaugurazione della Casa di Risvegli: quali sono i risultati ottenuti da questo innovativo centro a Bologna?

 

R. – Ha già ricoverato 31 pazienti, la maggior parte dei quali, un’età media di 40 anni, sono tornati poi al domicilio e devo dire con ottimi risultati, anche per quanto riguarda i cosiddetti risvegli che sono ovviamente risvegli anche molto cauti dal punto di vista della ripresa ma che comunque portano ad un’autosufficienza molto importante.

 

D. – Ma cosa significa relazionarsi con un paziente in stato vegetativo?

 

R. – Questi pazienti sono molto complessi e bisogna pensare ad una comunicazione differente. Le famiglie sono le principali detentrici di questa comunicazione e lo fanno molto bene. I medici possono dare loro degli ottimi strumenti. Nella Casa dei risvegli Luca De Nigris la famiglia è proprio al centro della terapia: c’è questa alleanza terapeutica con medici volontari e associazioni come la nostra. Questa è la grande differenza: l’importante che la famiglia possa condividere un luogo ospedaliero che diventa, però, la sua casa.

 

D. – Che pensa della richiesta di alcuni pazienti e parenti di “staccare la spina”?

 

R. – Qui non c’è nulla da staccare perché sono persone che autonomamente vivono, respirano e hanno terapie. Noi diciamo sempre che c’è un diritto alla vita e, prima di questo, c’è un diritto all’assistenza e di questo dobbiamo farcene carico tutti senza scorciatoie.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 8 ottobre, 27.ma domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci propone il Vangelo in cui i farisei domandano a Gesù se sia lecito ad un marito ripudiare la propria moglie, visto che Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio. Gesù risponde:

 

“Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:

 

**********

(musica)

        

Cristo afferma la totalità dell’amore, anche l’amore tra uomo e donna partecipa pienamente all’amore di Dio, anzi la Chiesa lo riconosce come di Dio e perciò lo benedice, sapendolo Sacramento. Solo un cuore duro, cioè un cuore corrotto dal peccato, non riconosce il dono di Dio che è l’amore fedele. Un cuore indurito fa calcoli anche sull’amore e si riconosce tale relazione proprio perché manca della vera libera adesione. Solo Dio può unire le persone in modo libero, senza costrizioni e mutilazioni vicendevoli. Già San Giovanni Crisostomo affermava che “Dio ha creato due, l’uomo e la donna, affinché nell’amore diventino una sola cosa”. Libera adesione nell’amore significa realizzare pienamente la somiglianza di Dio. Tale libera unità delle persone è secondo il disegno del Creatore ed ha il suo fondamento in Dio stesso, in cui vive la perfetta ed assoluta unità trinitaria.

 

(musica)

*********

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

7 ottobre 2006

 

 

LA CHIESA VENEZUELANA COMINCIA UN CAMMINO DI NUOVA EVANGELIZZAZIONE.

CON LA CHIUSURA DEL CONCILIO PLENARIO DEI VESCOVI SARÀ ADOTTATO

UN PIANO PASTORALE ELABORATO IN 15 DOCUMENTI

 

CARACAS. = Con una solenne cerimonia, alla quale prenderà parte il cardinale Jorge Arturo Medina Estévez, prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, nominato inviato speciale da Benedetto XVI lo scorso 10 agosto, si conclude oggi a Caracas, in Venezuela, il Concilio Plenario dei vescovi. I presuli hanno analizzato in sei sessioni (dal 1997 al 2005) la presenza, la vita, la missione e il ruolo della Chiesa di Cristo nel Paese, dove oltre il 90 per cento della popolazione si professa cattolica. Quindici i documenti che,   elaborati durante i lavori ed approvati dalla Santa Sede, oggi vengono adottati come una sorta di “piano pastorale organico”. Il Concilio ha voluto dare forme concrete alla “nuova evangelizzazione” attraverso un nuovo annuncio del messaggio di Gesù e si è posto come obiettivi quello di rendere più incisivi, come fermento della società, i valori del Vangelo; favorire nei cristiani la coerenza tra fede e vita; superare le ingiustizie; promuovere la dignità umana difendendo la vita, la famiglia e il lavoro per accelerare la realizzazione di modelli socio-economici conformi alla persona umana. Oggi, nel Parco delle Nazioni Unite di Caracas, ci sarà l’intronizzazione della Madonna di Coromoto, patrona nazionale. Saranno illustrate le conclusioni del concilio e seguiranno testimonianze di laici, sacerdoti, religiosi, diaconi e catechisti. (T. C.)

 

 

LA LITURGIA EUCARISTICA STRUMENTO DI COMUNIONE E MOMENTO FORMATIVO PER APRIRSI AL DIALOGO: QUESTA LA SINTESI DEL XIV CONVEGNO ECUMENICO

INTERNAZIONALE DI SPIRITUALITÀ ORTODOSSA SVOLTOSI A BOSE, IN ITALIA

 

BOSE. = In un tempo in cui la domanda di senso che abita l’uomo contemporaneo non può essere elusa dai cristiani, il porsi in ascolto della comprensione della liturgia eucaristica e dell’intimo legame che essa mantiene con la vita missionaria della Chiesa, è un’occasione preziosa di dialogo fraterno. Lo ha sottolineato il priore della Comunità di Bose, Enzo Bianchi, nelle conclusioni appena pubblicate del XIV Convegno Ecumenico Internazionale di Spiritualità Ortodossa, svoltosi nel monastero di Bose, in provincia di Biella, in Italia, dal 14 al 20 settembre. “Solo se i cristiani sapranno essere veramente uomini e donne eucaristici, capaci di trovare autentiche vie di comunione tra di loro, potranno essere credibili anche nell’incontrare quanti vivono nell’indifferenza religiosa, o appartengono a tradizioni religiose diverse – ha detto Bianchi – e solo ritrovando il primato dell’agape fraterna, i cristiani sapranno farsi “conversazione e dialogo”, sapranno scorgere nell’incontro con l’altro un’occasione per creare spazi di vita e di accoglienza per tutti gli uomini”. Al centro dei dibattiti, il tema della liturgia, cuore della vita cristiana e momento di trasfigurazione cosmica, e l’annuncio del Vangelo nella Russia del nord, in Siberia in Giappone e in Alaska. Organizzato con il patrocinio del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli e del Patriarcato di Mosca, il convegno prosegue una pluriennale tradizione di incontri ecumenici, nell’intenzione di offrire un’occasione di scambio fraterno e riflessione comune, tra cristiani d’oriente e d’occidente, su aspetti essenziali della vita spirituale cristiana. Benedetto XVI, nel suo messaggio ai partecipanti all’incontro, ha auspicato che attraverso il convegno emergano sempre più “i comuni valori di fede dell’Oriente e dell’Occidente, pur nella distinzione dei cammini di vita cristiana e dei differenti approcci all’unico Vangelo”. Per la Chiesa Cattolica erano presenti il cardinale Achille Silvestrini e padre Milan Žust del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, oltre a numerosi vescovi della Conferenza episcopale piemontese. Numerose le personalità di spicco delle diverse Chiese. Il Patriarcato di Costantinopoli era rappresentato dai metropoliti Gennadios d’Italia ed Emilianos di Silyvria, mentre la delegazione del Patriarcato di Mosca era guidata dall’arcivescovo Ioann di Belgorod, presidente del Dipartimento per le missioni. La Chiesa ortodossa di Grecia era rappresentata invece dal metropolita Ioannis di Thermopyli e da diversi archimandriti. Significative le delegazioni della Chiesa ortodossa di Antiochia, Serbia, Bulgaria, Romania, Ucraina, Armenia, Bielorussia, America e Giappone, della Chiesa d’Inghilterra e del Consiglio ecumenico delle Chiese di Ginevra. (T.C.)

 

 

L’EPISCOPATO MESSICANO RITIENE SBAGLIATA LA COSTRUZIONE DI UN MURO DI

SEPARAZIONE TRA MESSICO E USA. PER I PRESULI IL PROBLEMA DELL’EMIGRAZIONE VERSO GLI STATI UNITI VA RISOLTO ATTRAVERSO NEGOZIATI FRA I GOVERNI

 

CITTÀ DEL MESSICO. = “L’elevazione di muri non sembra essere la risposta giusta o appropriata per affrontare una sfida del XXI secolo com’è la migrazione umana”. È quanto scrivono i vescovi del Messico, riferisce l’agenzia Zenit, in un documento che critica la costruzione del muro che dividerà la frontiera messicana con gli USA. Il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, ha firmato in Arizona, mercoledì scorso, una legge in proposito. Il muro dovrebbe estendersi per 1.200 chilometri. “Negli ultimi 20 anni – segnala il comunicato della Conferenza episcopale messicana – gli Stati Uniti hanno incrementato le loro spese cercando di rafforzare la sicurezza alla frontiera: recinzioni, apparecchiature ad alta tecnologia e un numero più elevato di personale di rinforzo”. Spese, prosegue il documento, che non sono servite a ridurre l’emigrazione messicana; l’unico effetto che hanno avuto è stato l’aumento del traffico degli illegali che ha reso il tragitto verso gli USA assai pericoloso. Lo scorso anno circa 500 messicani hanno perso la vita cercando di raggiungere il “sogno americano”, e quest’anno si contano già 450 morti. I messicani che giungono negli Stati Uniti sono circa mezzo milione ogni anno. “Più dei muri materiali – afferma l’episcopato – è preoccupante l’ampliamento dei muri intangibili: il muro dell’intransigenza, dell’intolleranza e della mancanza di un effettivo negoziato tra i governi delle nazioni coinvolte in questi fenomeni”. I vescovi affermano che “oggi più che mai è importante che le autorità che si incaricano di far rispettare, implementare e applicare le leggi migratorie, rivedano le politiche nazionali e locali di migrazione: “Non sono i muri ma i ponti che porteranno soluzioni giuste alle sfide del nuovo millennio”, conclude la nota. (T.C.)

 

 

ASSEGNATO NEI GIORNI SCORSI ALLA COMUNITÀ ECUMENICA DI TAIZÈ IL

“PREMIO DELLA BONTÀ PAOLO VI”, PER L’IMPEGNO DI FRÈRE ROGER

IN FAVORE DELL’UNITÀ DEI CRISTIANI

 

CONCESIO. = Il Premio della bontà Paolo VI è stato assegnato quest’anno alla comunità ecumenica francese di Taizé. Il riconoscimento, riferisce l’agenzia MISNA, è andato alla memoria di Frère Roger, fondatore della comunità ucciso nell’agosto dello scorso anno, durante la preghiera pubblica serale, nella chiesa della Riconciliazione di Taizé, per la sua attività e l’impegno in favore dell’unità tra le Chiese cristiane. La consegna è avvenuta nei giorni scorsi in Italia, a Concesio, in provincia di Brescia, città natale di Papa Montini, in occasione della VII Settimana Montiniana. Alla cerimonia di premiazione ha partecipato anche l’arcivescovo Henryk Hoser, segretario aggiunto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e presidente delle Pontificie Opere Missionarie.  Hanno ritirato il premio, a nome della comunità di Taizé, Frère John e Frère Charles Eugene. Quest’ultimo ha voluto ricordare la grande amicizia che legava Paolo VI e Frère Roger, un rapporto iniziato durante la prima visita del religioso in Vaticano, nel 1949, e caratterizzato da profonda stima e fiducia reciproca. (A.S.)

 

 

L’APOSTOLATO DI DON LUIGI SERENTHÀ NELLA DIOCESI MILANESE: A VENT’ANNI

DALLA MORTE DEL SACERDOTE LOMBARDO, SI È TENUTO STAMANI A MILANO

UN CONVEGNO PER RICORDARLO. DIVERSE LE TESTIMONIANZE DI CHI LO HA

CONOSCIUTO, TRA QUESTE QUELLA DEL CARDINALE CARLO MARIA MARTINI

- A cura di Fabio Brenna -

 

**********

MILANO.= E’ tornato dal suo ritiro di studio e di preghiera a Gerusalemme, per ricordare don Luigi Serenthà, “collaboratore fidato e disponibile”, nel ventennale della sua scomparsa. Il cardinale Carlo Maria Martini, nel corso del convegno organizzato dall’Azione Cattolica, ha parlato in modo appassionato, dicendosi grato al sacerdote ambrosiano da lui scelto, prima, per guidare l’Istituto diocesano che segue i giovani preti e, poi, come rettore maggiore dei seminari milanesi. Don Serenthà, scomparso all’età di 48 anni, è stato anche un teologo finissimo, docente della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, ma soprattutto, come ha ricordato il cardinale Martini, “uno straordinario educatore”. Grande è stata la sua passione per i giovani e per gli ospiti dell’Istituto “La nostra famiglia” di cui è stato assistente spirituale, interprete e continuatore del fondatore, il beato don Luigi Monza. “Quella di don Serenthà è una storia spirituale e intellettuale che ha ancora tanto da dire”, ha poi osservato l’arcivescovo emerito di Milano, rimarcando più volte la collaborazione ricevuta dal sacerdote, quando muoveva i primi passi da vescovo della grande diocesi, e la straordinaria disponibilità ad accompagnarlo e ad aiutarlo ad interpretare i primi anni ‘80 a Milano. E’ stato poi ricordato il modo di fare educazione seminaristica e la progettazione del cammino educativo dei futuri sacerdoti con innovazioni ancora oggi applicate. Nel corso del convegno sono stati ripercorsi altri tratti della storia e dell’opera del sacerdote ambrosiano scomparso prematuramente come l’impegno con l’Azione Cattolica per un laicato adulto nella fede.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

 

24 ORE NEL MONDO

7 ottobre 2006

 

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

 

Il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha chiesto alla Corea del Nord di interrompere gli esperimenti nucleari, annunciati nei giorni scorsi. Nello stesso tempo, le grandi potenze mondiali riunite a Londra hanno minacciato di applicare severe sanzioni nei confronti dell’Iran, se non rinuncerà al proprio programma di arricchimento dell’uranio. Il servizio è di Eugenio Bonanata:

 

**********

Giornata febbrile ieri per la diplomazia internazionale, preoccupata per le condotte di Corea del Nord ed Iran sul versante nucleare. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, riunito a New York, ha adottato all’unanimità una dichiarazione in cui invita la Corea del Nord a tornare immediatamente al tavolo dei negoziati e soprattutto a non effettuare l’esperimento nucleare annunciato nei giorni scorsi. Le “misure gravi” – se pur non meglio precisate - annunciate dall’organismo, sembrano non intimorire Pyongyang. L’intelligence statunitense ritiene infatti che la Corea del Nord possa procedere al test già nel prossimo week-end, mentre fonti cinesi ritengono che sia stata scelta una miniera abbandonata per l’esperimento. Il testo, frutto di un compromesso tra gli Stati Uniti, fautori di una posizione più dura, e la Cina, alleata di Pyongyang, esige che la Corea del nord “si astenga da ogni atto che possa aggravare la tensione”. Ma la tensione, specie fra le due Coree, è alta: oggi al confine, soldati sudcoreani hanno sparato alcuni colpi contro militari nordcoreani che avevano attraversato per un breve tratto la frontiera. Intanto, sempre ieri, i rappresentanti dei cinque Paesi membri del Consiglio di sicurezza più la Germania si sono riuniti per esaminare il dossier nucleare dell’Iran, che come è ormai noto, si rifiuta di sospendere il proprio programma atomico. Da Londra le sei superpotenze hanno annunciato che sono maturi i tempi per discutere di sanzioni economiche contro Teheran: un dibattito in questo senso potrebbe essere avviato già la prossima settimana. Ma non si chiude la porta ai negoziati. Restano infatti le posizioni divergenti di Russia e Cina, che da sempre sono favorevoli ad una soluzione negoziale.

**********

 

In Iraq non accenna a diminuire l’ondata di violenza. Un attentato suicida contro una postazione dell’esercito regolare a Tall Afar, nella parte nord del Paese, ha provocato la morte di quattro soldati e altrettanti civili. Intanto, un rapporto delle forze USA rivela che in Iraq ammontano a circa 4 mila i poliziotti iracheni uccisi in servizio negli ultimi due anni nel Paese, mentre sono 8 mila quelli rimasti feriti.

 

Terminate le ostilità fra Israele ed Hezbollah, il Fondo monetario internazionale (FMI) torna a Beirut. La decisione è legata alla normalizzazione delle condizioni di sicurezza in Libano. Nel dare notizia della riapertura del centro un portavoce del Fondo ha tuttavia precisato che l’organismo non intende per ora essere presente a Baghdad.

 

Disinnescati in Pakistan due razzi puntati sulla sede dei servizi segreti del Paese (ISI). Solo nei giorni scorsi erano stati trovati altri razzi che avevano come obiettivo la presidenza. Autorità locali hanno precisato che in tutti e due i casi gli ordigni erano di fabbricazione russa.

 

Il premier britannico Tony Blair ha espresso la massima disponibilità a fornire tutti mezzi necessari alle truppe impegnate in Afghanistan. In un’intervista all’emittente delle forze armate britanniche, Blair ha infatti promesso l’invio di veicoli corazzati ed elicotteri. Intanto, dal Paese asiatico è giunta la notizia della morte di due giornalisti tedeschi colpiti oggi nel corso di un attacco sferrato da un commando armato nel nord dell'Afghanistan. Un soldato dell'Alleanza atlantica è morto infine nei pressi della città meridionale di Kandahar.

 

Tensioni più accese tra Russia e Georgia. Dopo la sospensione dei collegamenti ed il blocco economico, Mosca ieri ha espulso 130 georgiani che si trovavano irregolarmente su territorio russo. Inoltre, sembra stia procedendo a controlli fiscali su georgiani che lavorano e dimorano in Russia. Un contenzioso politico, dunque, che rischia di allargarsi alla cittadinanza dei rispettivi Paesi. Ma è legittimo sul piano internazionale l’atteggiamento russo? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Fabrizio Dragosei, corrispondente a Mosca per il Corriere della Sera:

 

**********

R. – Certamente in alcuni casi si tratta di provvedimenti dovuti, ma in altri casi siamo ovviamente di fronte ad un atteggiamento che mira ad ottenere lo scopo di aumentare la pressione su Tbilisi. Io non credo, francamente, che un Paese che riesce a far fronte alle pressioni sul gas e sulle esportazioni vitali, come vino ed acqua minerale, possa poi piegarsi di fronte all’espulsione di qualche commerciante.

 

D. – C’è il rischio che questo confronto si risolva poi nel colpire le prerogative fondamentali della persona?

 

R. – Diciamo che se è vero che ha iniziato la Georgia con l’espulsione dei diplomatici, è vero anche che lo scontro era già in corso da tempo ed è dovuto all’aumento vertiginoso del prezzo del gas che la russa Gazprom – società statale – fornisce alla Georgia. In gioco c’è l’influenza di Mosca su Tbilisi, che è uno snodo fondamentale nel Caucaso. La partita in ballo è grossa: Tbilisi con il presidente, Mikhail Saakashvili, si è avvicinata molto all’Occidente e molto all’America e questo oggi non piace al presidente russo Vladimir Putin. Certamente le azioni che stanno compiendo oggi i poliziotti russi a Mosca nei confronti dei georgiani sono formalmente legali, ma nella sostanza vanno a colpire quei diritti umani che dovrebbero essere rispettati. Ricordiamo che a Mosca sono milioni le persone che vivono senza permesso di residenza o con un permesso illegale. Il fatto, quindi, di andare a colpire unicamente i georgiani che si trovano in questa situazione di paralegalità evidentemente ha un significato politico.

**********

 

Il Parlamento ungherese ha rinnovato ieri la fiducia al premier Ferenc Gyurcsany. Il primo ministro socialista e il suo governo hanno ottenuto 207 voti contro 165, 14 voti più del minimo necessario. Nonostante questo risultato, l’opposizione ha annunciato una dura campagna di proteste. Da settimane il premier è bersaglio di dure critiche per aver mentito sulle condizioni del governo, con lo scopo di vincere le elezioni.

 

Un milione e mezzo di elettori sono chiamati oggi al voto in Lettonia per rinnovare il Parlamento unicamerale. Si tratta delle prime elezioni legislative nel Paese baltico da quando, due anni fa, è entrato nell’Unione Europea. Sono 19 i partiti in lizza, tuttavia, gli ultimi sondaggi vedono favoriti i due partiti della coalizione di centrodestra al governo: il Partito del Popolo e l’Unione dei Verdi e dei Contadini. Le operazioni di voto sono iniziate stamani alle sette e proseguiranno fino alle 22.

 

Applicare senza indugi il diritto all’autodeterminazione della regione del Sahara Occidentale. E’ quanto chiesto dall’Alto Commissariato dell’ONU per i diritti umani in un rapporto diffuso dal Fronte Polisario, l’agenzia che si batte per l’indipendenza del popolo saharaui dal Marocco. Il documento, redatto da una delegazione che si è recata sul posto, denuncia una serie di violazioni dei diritti umani compiute da Rabat nella regione. Il Marocco si oppone al referendum che, secondo gli accordi, avrebbe dovuto dare al popolo la possibilità di decidere l’indipendenza del Sahara Occidentale.

 

Proseguono gli scontri nella Repubblica democratica del Congo. In Itruri, nella zona nord orientale del Paese, le milizie ribelli hanno attaccato le posizioni dell'Esercito regolare congolese, ferendo due caschi blu delle Nazioni Unite. Nei combattimenti sono rimasti uccisi anche 12 miliziani.

 

La crisi politica in Costa d’Avorio al centro del summit della Comunità Economica dell’Africa occidentale, tenutosi ieri ad Abuja in Nigeria. Ad una prossima stabilizzazione del Paese guardano con attenzione sia l’Unione Africana che l’ONU. Ce ne parla Giulio Albanese:

 

**********

La sensazione, a detta degli osservatori, è che il rinnovo del mandato presidenziale a Laurent Gbagbo rappresenta un nodo da sciogliere. In sostanza i suoi avversari hanno chiesto che esca di scena definitivamente, altrimenti la crisi continuerà in tempo indeterminato, rendendo impossibile il disarmo delle formazioni armate. D’altronde il periodo di transizione, messo a punto dall’ONU, sta per concludersi e le elezioni che avrebbero dovuto segnare la svolta, sono state invece rinviate in seguito alle profonde divisioni fra i lealisti di Gbagbo e i ribelli che controllano il nord del Paese. Il capo di Stato nigerino, attuale presidente di turno della CDA, ha riconosciuto che il cammino è davvero tutto in salita. Le notizie che sono filtrate dal Summit di Abuja, al momento, sono decisamente scarse, ma è chiaro che il passaggio invocato dalla comunità internazionale, vale a dire il salto dalla lotta armata al negoziato politico esige l’avvento di nuovi interlocutori rispetto ai leader degli opposti schieramenti che attualmente si contendono il potere.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

**********

 

Ancora sbarchi in Italia. Almeno 150 migranti di etnia curda sono approdati nella notte nella Locride, in Calabria. Del gruppo, giunto su un barcone di 20 metri, fanno parte 25 donne e 15 bambini. Le autorità stanno indagando per individuare gli scafisti.

 

 

=======ooo=======