RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 279 - Testo della trasmissione di Venerdì 6 ottobre 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

L’obbedienza alla verità e non alla dittatura delle opinioni comuni è la virtù fondamentale dei teologi. Così Benedetto XVI ai membri della Commissione Teologica Internazionale

 

Il Papa ha indetto per il 2008 la XII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi sul tema: la Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa

 

Il saluto di Benedetto XVI ai presidenti del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, riuniti da ieri in Assemblea plenaria, che per la prima volta si svolge a San Pietroburgo, in Russia

 

La Passione di Gesù converte i cuori più di qualsiasi argomento: così il Papa nel messaggio inviato, a firma del cardinale Bertone, al Capitolo generale dei Passionisti

 

Mons. Migliore auspica all’ONU il dialogo e il negoziato sulla questione nucleare

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Le speranze e le sofferenze della Chiesa in Cina: la testimonianza di un missionario del PIME

 

ONU ed UE a sostegno del Darfur: intervista con Raffaello Zordan

 

Per la Banca Mondiale è sempre più drammatica la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza: ce ne parla Giuseppe Scollo

 

CHIESA E SOCIETA’:

Consegnate ieri alla delegazione ortodossa bulgara alcune reliquie di San Giorgio, conservate nella chiesa romana di San Giorgio al Velabro

 

Rilasciati ieri in Iran i coniugi cristiani arrestati dalla polizia il 26 settembre scorso

 

L’intervento del cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa nella settimana cilena della famiglia

 

Appello dei vescovi dell’Ecuador in vista delle elezioni presidenziali del 15 ottobre

 

Uno studio rileva le gravi carenze del settore giustizia in 45 Stati europei

 

Sarà operativo anche in Argentina il movimento Hospice, che offre assistenza ai malati terminali

 

24 ORE NEL MONDO:

La questione nucleare iraniana e  nordcoreana sono al centro di due cruciali  riunioni a New York e a Londra

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

6 ottobre 2006

 

 

L’OBBEDIENZA ALLA VERITÀ E NON ALLA DITTATURA DELLE OPINIONI COMUNI

E’ LA VIRTU’ FONDAMENTALE DEI TEOLOGI. COSÌ IL PAPA NELLA MESSA CELEBRATA OGGI CON I MEMBRI DELLA COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE

 

Silenzio, contemplazione e obbedienza alla verità, fuggendo le lusinghe del consenso e del conformismo: le virtù raccomandate da Benedetto XVI nell’omelia della Messa celebrata stamane con i membri della Commissione Teologica Internazionale, presieduta dal cardinale William Levada, riunita in Vaticano dal 2 ottobre scorso ad oggi per dibattere in particolare sul tema della sorte dei bambini morti senza Battesimo. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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Se “la bella vocazione” del teologi “è parlare”, per evidenziare in ogni tempo le parole essenziali ad arrivare alla Parola di Dio, il Papa ha raccomandato loro - sull’esempio di San Bruno, di cui ricorre oggi la memoria - “silenzio e contemplazione, per conservare nella dispersione della vita quotidiana, una permanente unione con Dio”. Dio non “l’oggetto” ma “il soggetto della teologia”, che richiede un cammino di rinuncia alle nostre parole per obbedire alla verità e questo richiede ‘rendere casta’ la nostra anima, come spiega bene San Pietro.

 

“In altri termini, parlare per trovare applausi, parlare orientandosi a quanto gli uomini vogliono sentire, parlare in obbedienza alla dittatura delle opinioni comuni, è considerato come una specie di prostituzione della parola e dell’anima. La castità a cui allude l’apostolo Pietro è non sottomettersi a questi standard, non cercare gli applausi, ma cercare l’obbedienza alla verità”.

 

Questa – ha sottolineato Benedetto XVI – è la virtù fondamentale del teologo:

 

“Questa disciplina, anche dura, dell’obbedienza alla verità che ci fa collaboratori della verità, bocca della verità, perché non parliamo noi in questo fiume di parole di oggi, ma realmente purificati, e resi casti dall’obbedienza alla verità, la verità parli in noi. E possiamo così essere realmente portatori della verità”.

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IL PAPA HA INDETTO PER IL 2008 LA XII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA

 DEL SINODO DEI VESCOVI SUL TEMA:

 LA PAROLA DI DIO NELLA VITA E NELLA MISSIONE DELLA CHIESA

 

Il Papa ha indetto oggi la Dodicesima Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema: La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. L’assemblea sinodale si svolgerà in Vaticano dal 5 al 26 ottobre del 2008. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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Benedetto XVI ha più volte ricordato che “Chiesa e Parola di Dio sono tra loro inscindibilmente legate” perchè, come dice San Pietro, “nessuna Scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione”. Il 16 settembre dell’anno scorso, celebrando il 40° anniversario della Costituzione conciliare sulla Divina Rivelazione “Dei Verbum”, aveva ricordato di essere stato tra i testimoni della elaborazione di questo documento, partecipando “in prima persona come giovane teologo alle vivaci discussioni che l’accompagnarono”. E anche grazie all’impulso impresso dalla Dei Verbum – aveva sottolineato il Papa – “è stata più profondamente rivalutata l’importanza fondamentale della Parola di Dio” e da qui è derivato “un rinnovamento nella vita della Chiesa, soprattutto nella predicazione, nella catechesi, nella teologia, nella spiritualità e nello stesso cammino ecumenico.  La Chiesa – aveva aggiunto - deve sempre rinnovarsi e ringiovanire e la Parola di Dio, che non invecchia mai né mai si esaurisce, è mezzo privilegiato a tale scopo. È infatti la Parola di Dio che, per il tramite dello Spirito Santo, ci guida sempre di nuovo alla verità tutta intera”. In questo senso il Papa ha raccomandato più volte l’antica tradizione della Lectio divina: l’assidua lettura della Sacra Scrittura accompagnata dalla preghiera – ha affermato - realizza quell’intimo colloquio in cui, leggendo, si ascolta Dio che parla e, pregando, Gli si risponde con fiduciosa apertura del cuore. Questa prassi, se efficacemente promossa – concludeva - recherà alla Chiesa … una nuova primavera spirituale”.

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IL SALUTO DI BENEDETTO XVI AI PRESIDENTI DEL CONSIGLIO

DELLE CONFERENZE EPISCOPALI D’EUROPA, RIUNITI DA IERI IN ASSEMBLEA PLENARIA,

CHE PER LA PRIMA VOLTA SI SVOLGE A SAN PIETROBURGO, IN RUSSIA

 

Il Papa ha inviato il suo saluto ai presidenti del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, riuniti da ieri in assemblea plenaria che per la prima volta si svolge a San Pietroburgo, in Russia. Tra i temi al centro dei lavori la situazione della Chiesa cattolica in Russia, l’ecumenismo, il dialogo interreligioso, il ruolo dei cristiani in Europa. Stamane c’è stato l’intervento di mons. Tadeusz Kondrusiewicz, arcivescovo dell’Arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca. Da San Pietroburgo ce ne parla l’inviato di Avvenire Mimmo Muolo.

 

 

 

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Nel messaggio a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il Pontefice auspica che l’appuntamento, il primo in Russia, “incoraggi la testimonianza e il contributo che la Chiesa cattolica in fraterna collaborazione con le altre confessioni cristiane, offre all’identità e al bene comune dell’Europa”. Ambiti come la famiglia, le vocazioni e la formazione sacerdotale sono “indispensabili per la nuova evangelizzazione – afferma il Papa – ma più in generale per la vita stessa e l’autentico progresso dell’Europa”. L’Assemblea di San Pietroburgo è importante anche dal punto di vista ecumenico. Il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Alessio II, che qui ha inviato una sua delegazione, ha fatto sapere di essere contento per la riunione del CCEE in Russia e ha auspicato maggiore collaborazione. Auspicio fatto proprio anche dall’arcivescovo cattolico Tadeusz Kondrusiewicz, intervenuto oggi in Assemblea. La collaborazione tra le due Chiese – ha detto – è una necessità, se vogliamo far fronte alle sfide della secolarizzazione. Intanto, cresce anche la piccola comunità fedele a Roma. I cattolici in Russia sono oggi più di 600 mila, assistiti da 270 sacerdoti di 22 nazionalità diverse in 225 parrocchie, che erano appena dieci nel 1995. Ma più di un quarto delle parrocchie è senza chiesa e le popolazioni sono troppo povere per costruirle. Per questo Kondrusiewicz ha ringraziato per l’aiuto che costantemente riceve dalle Chiese occidentali. Anche così l’Europa respira a due polmoni.

 

Per la Radio Vaticana, da San Pietroburgo, Mimmo Muolo.

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LA PASSIONE DI GESÙ E’ “LA PIÙ GRANDE MANIFESTAZIONE DELL’AMORE DI DIO,

CAPACE DI CONVERTIRE I CUORI AL DI LÀ DI QUANTO PUÒ FARE QUALUNQUE ALTRO

 ARGOMENTO”: COSI’ IL PAPA NEL MESSAGGIO INVIATO, A FIRMA

DEL CARDINALE BERTONE, AL CAPITOLO GENERALE DEI PASSIONISTI

 

Solamente alla luce della Croce ci si può avvicinare al mistero dell’Amore divino: è una riflessione contenuta nel messaggio del Papa, a firma del cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, inviato al Capitolo generale dei Passionisti. La Congregazione celebra il proprio Capitolo dal 1° al 22 ottobre, nella casa generalizia dei Santi Giovanni  e Paolo al Celio, a Roma, con l’impegno  alla riscoperta e all’approfondimento del carisma e dell’identità della congregazione stessa. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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La missione del fondatore dei Passionisti, San Paolo della Croce, è una missione sempre attuale: con questa convinzione il messaggio del Papa invita a riflettere su come la Passione di Gesù, proprio come affermava Paolo della Croce, sia “la più grande manifestazione dell’amore di Dio, capace di convertire i cuori al di là di quanto può fare qualunque altro argomento”. L’impegno della congregazione oggi, dunque, si riassume nel “mostrare che la Croce è amore e che l’amore è Dio”. E nel messaggio si ricorda che il fondatore dei Passionisti “era intimamente convinto che i mali del mondo derivano dalla dimenticanza della Passione di Gesù”. E che per lui, l’unione con Cristo crocifisso diventava “stimolo alla comunione con tutti gli uomini, passione per la giustizia e per la carità. Nel mistero della Croce trovava la forza per agire e per valorizzare le rinunce e le sofferenze. Da qui l’invito e l’incoraggiamento del Papa ai religiosi: a “condurre a buon fine l’impegno di ristrutturazione” intrapreso allo scopo “di rispondere meglio alle sfide del nostro tempo, tenendo conto dei diversi contesti culturali” nei quali sono presenti.  E, dunque, il Papa nel messaggio a firma del cardinale Bertone ricorda le indicazioni già tracciate in vari documenti del Magistero pontificio, tra i quali l’Esortazione apostolica Vita consacrata, sintetizzandole in “un appello alla perseveranza nel cammino di santità attraverso le difficoltà materiali e spirituali che segnano le vicende quotidiane”. Ma è anche appello a “ricercare la competenza nel proprio lavoro e a coltivare una fedeltà dinamica alla propria missione”, con la sensibilità verso le nuove forme di povertà e i ‘crocifissi’ del nostro tempo”. 

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ALTRE UDIENZE

 

Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto anche alcuni presuli della Conferenza Episcopale del Canada Occidentale, in visita "ad Limina". Nel pomeriggio riceverà il cardinale Ignace Moussa I Daoud, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali.

 

 

UN FORTE APPELLO AL DIALOGO IN TEMA DI NUCLEARE:

AL CENTRO DELL’INTERVENTO DI MONS. CELESTINO MIGLIORE,

OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE PRESSO L’ONU, IERI,

AL PRIMO COMITATO DELLA 61ESIMA SESSIONE

DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE A NEW YORK

- A cura di Fausta Speranza -

 

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Mons. Migliore interviene in tema di nucleare sottolineando che il “dialogo deve avanzare”. L’Osservatore permanente della Santa Sede all’ONU ricorda quanto ha detto il Segretario generale delle Nazioni Unite e cioè che il mondo è di fronte a un bivio: o la strada del ridimensionamento della proliferazione e dunque la via del dialogo e dei negoziati multilaterali; o la strada che porta a una moltiplicazione del numero degli Stati che si dotano della tecnologia nucleare e che vede crescere anche la minaccia del terrorismo nucleare. La comunità internazionale sembra sul punto di imboccare la seconda strada – avverte mons. Migliore – non per scelta consapevole ma piuttosto per mancanza di calcolo, e a causa di un dibattito sterile e di una paralisi dei meccanismi multilaterali per la risoluzione dei conflitti. 

 

E il dialogo è parola chiave che attraversa altri temi toccati, diversi ma anche collegati tra loro, che prendono il via con l’amara considerazione che l’estate appena trascorsa è stata segnata da conflitti, distruzioni, perdita di vite umane. C’è un riferimento alla recente conferenza sulle armi leggere, perché si deve sottolineare la mancanza di risultati concreti. Mons. Migliore ricorda cifre preoccupanti: 27.000 armi nucleari a livello mondiale, spese militari che per il secondo anno consecutivo superano i mille miliardi di dollari. Accanto a tutto ciò, mons. Migliore sottolinea che si sta facendo spazio una consapevolezza che la guerra non può funzionare. Le forze militari – sottolinea – non hanno raggiunto un miglioramento del bene comune. “Guerre recenti – aggiunge – hanno sguinzagliato forze che tuttora corrodono civiltà e le conseguenti sofferenze umane sono senza scusanti in un’epoca che possiede i meccanismi per negoziare, mediare, generare pace e mantenerla”.

 

Ma mons. Migliore sottolinea anche che, nonostante tutto ciò, ci sono anche segnali positivi in tema di sicurezza: si registra una diminuzione dei conflitti interstatali, e un successo di operazioni di peacekeeping in diverse parti del mondo. Proprio la Commissione sulle armi di distruzione di massa, che offre questi dati, secondo mons. Migliore, dovrebbe aiutare la comunità internazionale a cercare i benefici di un mondo sempre più interdipendente. E’ qui che il dialogo emerge come “sempre più necessario” in tema di disarmo, perché i trattati sulle armi trovino applicazione. Ci sono un insieme di leggi nazionali sull’esportazione delle armi che, ad esempio, vengono bypassate da trafficanti senza scrupoli. 640 milioni di queste armi uccidono o rovinano la vita a decine di migliaia di persone, producono emergenze di rifugiati, minano il ruolo della legge, alimentano una cultura della violenza e dell’impunità, in particolare sempre con ricadute drammatiche sul mondo dell’infanzia. Ma c’è anche il registro delle armi convenzionali che necessita di maggiore supporto.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - La Concelebrazione Eucaristica presieduta da Benedetto XVI con i membri della Commissione teologica internazionale.

Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Italia. 

 

Servizio estero - Nucleare: attesa per le decisioni che saranno prese a Londra alla riunione del gruppo "5+1" sul dossier iraniano; la riunione ha luogo dopo il nuovo rifiuto di Teheran di sospendere il programma di arricchimento dell'uranio.

 

Servizio culturale - Una riflessione di Giuseppe Bonaviri dal titolo "I sogni".

 

Servizio italiano - In primo piano sempre il tema della finanziaria.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

6 ottobre 2006

 

 

LE SPERANZE E LE SOFFERENZE DELLA CHIESA IN CINA

- Intervista con padre Gianni Criveller -

 

Se il governo cinese “capisse il ruolo della Chiesa, comprenderebbe anche che non ha nulla da temere” perché “la religione può dare un contributo all’educazione, allo sviluppo economico e al progresso in Cina”. E’ quanto ha affermato il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, vescovo di Hong Kong, in una dichiarazione riportata dall’agenzia AsiaNews in occasione di un convegno a Londra sulla Chiesa in Cina, promosso dall’organizzazione Aiuto alla Chiesa che Soffre. Sulla situazione dei cristiani in questo Paese abbiamo sentito padre Gianni Criveller, missionario del Pontificio Istituto delle Missioni Estere, che dal 1991 vive in Cina come ricercatore e professore di storia del cristianesimo. Attualmente risiede a Hong Kong. Antonella Villani gli ha chiesto come si trova ad insegnare la cultura cristiana in Cina:

 

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R. - E’ un’esperienza molto positiva perché tra gli studenti, e anche tra un certo numero di intellettuali, nella Repubblica popolare cinese da dieci anni a questa parte, c’è un interesse verso il cristianesimo.

 

D. – Però lei può esprimere il suo pensiero solo ed esclusivamente presso le varie università e le sedi riconosciute?

 

R. – Io, pur essendo un sacerdote e missionario cattolico ad Hong Kong, quando esco da questa città per entrare nel resto della Cina, non posso fare nessuna attività religiosa: questo sarebbe illegale. Essendo però uno studioso, avendo fatto delle ricerche approfondite sulla storia del cristianesimo in Cina, presso questa Università posso offrire il mio contributo in questo campo.

 

D. – Ad Hong Kong la situazione è diversa?

 

R. – Hong Kong, come risaputo, è una specie di città stato autonoma e dunque libera.

 

D. – Lei viaggia molto per la Cina e visita anche le comunità cristiane. Che realtà incontra?

 

R. – Incontro comunità vive, soprattutto nei villaggi tradizionalmente cattolici dove c’è ancora molta fede, dove ci sono giovani e ragazze che scelgono la vita religiosa, dove ci sono, in questi ultimi anni, diversi giovani vescovi che vengono consacrati a capo delle diocesi e stanno cercando di dare delle risposte alla sfida della secolarizzazione, della modernizzazione che colpisce anche la Cina come tanti altri Paesi nel mondo. Sono comunità che hanno a che fare con una politica religiosa del governo comunista che ancora penalizza fortemente la libertà religiosa dei cattolici, per cui, sia i cattolici che fanno parte delle “comunità aperte”, sia i cattolici che fanno parte delle “comunità non registrate”, sono vittime di una politica di controllo, di manipolazione, e spesso anche di oppressione da parte del regime.

 

D. – Lei è nell’area cinese dal ’91. Rispetto a 15 anni fa, la situazione è cambiata?

 

R. – Dagli inizi degli anni ’90 certamente la situazione in Cina è cambiata moltissimo per quanto riguarda lo sviluppo economico e anche lo sviluppo sociale e culturale. Anche la Chiesa, naturalmente è cresciuta, è molto più vivace, è molto più attiva. Tuttavia, devo dire che per quanto riguarda la politica del governo verso la religione in generale, e verso la Chiesa cattolica in particolare, io non vedo grandi cambiamenti. C’è sempre la stessa politica di controllo totale da parte del regime verso la Chiesa cattolica ed anche le altre religioni. In altre parole, è permesso ai cattolici di andare  a Messa ma questo viene fatto attraverso un controllo capillare delle strutture e delle attività della Chiesa.

 

D.- A questo punto, che futuro prevede per il rapporto tra Stato cinese e Chiesa cattolica”?

 

R. – Non prevedo cambiamenti perché il regime è preoccupato di controllare tutti gli elementi della società e non tollerano che ci siano dei settori della società che sfuggano al controllo e che creino delle situazioni che loro giudicano di instabilità. Per quanto riguarda la Chiesa Cattolica, io ho fiducia in questi nuovi giovani vescovi che stanno prendendo le redini della Chiesa perché sono entusiasti, perché sanno soffrire e sono persone di buon senso, profondamente legate alla Chiesa universale e al Santo Padre, per cui sicuramente daranno prova di saper  guidare la Chiesa in Cina secondo il Vangelo, secondo la volontà di Cristo e naturalmente secondo la tradizione della Chiesa.

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“EVITARE LA CATASTROFE UMANITARIA IN DARFUR”.

 ONU E UE LANCIANO UN APPELLO PER UN INTERVENTO

NELLA MARTORIATA REGIONE DEL SUDAN OCCIDENTALE

- Intervista con Raffaello Zordan -

 

Da più parti nella comunità internazionale – ONU e Unione Europea in primis – giungono appelli, affinché si intervenga nella crisi umanitaria del Darfur. Nella regione del Sudan occidentale la guerra civile in tre anni ha provocato circa 300 mila morti e oltre 2 milioni e mezzo di profughi. In questa situazione stride l’opposizione del governo di Karthoum che non consente la presenza sul terreno di una forza dell’ONU. Ma quali difficoltà impediscono di prendere atto che in Darfur si sta effettivamente consumando un dramma umanitario di proporzioni notevoli? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Raffaello Zordan, del periodico dei comboniani “Nigrizia”:

 

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R. – Si fa fatica a riconoscere il dramma umanitario, perché sotto c’è una crisi politica lasciata marcire. La crisi politica nasce dal fatto che quelle popolazioni da anni sono emarginate, impoverite, si battono contro il centralismo di Khartoum e il regime di Khartoum non è stato in grado di dare delle risposte politiche a quelle esigenze. Da questa situazione sono nati i movimenti di guerriglia e il potere, in contrapposizione, ha creato le milizie a cavallo, spalleggiate dall’esercito. Questo avviene in un contesto in cui già da quasi due anni, Khartoum ha firmato con il Sud Sudan un trattato di pace, che prevede un periodo di transizione di sei anni e mezzo, un governo di transizione che è già funzionante ed un referendum finale, eventualmente, che potrebbe anche sancire la separazione tra il Nord e il Sud del Sudan.

 

D. – Impedire che entrino truppe dell’ONU significa creare difficoltà anche per il vero e proprio intervento umanitario a favore di queste persone?

 

R. – Sì, naturalmente. La questione della sofferenza che c’è sul terreno ed è naturalmente una questione che chi si occupa di temi africani ha sempre ben presente. Mi pare molto evidente che la strategia della politica di Karthoum ed anche di altri non tiene conto minimante del fatto che il problema è quello di non far diventare, ancora una volta, una realtà africana, come in altre situazioni è successo, un modello a perdere, nel senso che si va là, si portano un po’ di aiuti, ma rimangono irrisolti i nodi politici, che sono poi quelli che hanno dato l’avvio a questa situazione. Un’altra variabile, che forse è bene tenere in considerazione, è che nell’area si è proposto come mediatore Gheddafi, il quale cerca di fare da paciere tra il Ciad e Khartoum. Gheddafi non ha nessuna voglia di appoggiare politicamente un intervento internazionale nel Darfur. Questo lo metterebbe, da un lato, fuorigioco come mediatore e, dall’altro, Gheddafi preferisce non essere controllato ed avere ai propri confini truppe internazionali e, quindi, realtà multilaterali che possono guardare ai suoi comportamenti.

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DRAMMATICHE CONDIZIONI DI VITA NELLA STRISCIA DI GAZA

DOPO LE CHIUSURE IMPOSTE DA ISRAELE AI VALICHI DI FRONTIERA

E LE RIPETUTE OFFENSIVE NELLA STRISCIA DI GAZA

- Intervista con Giuseppe Scollo -

 

Dopo oltre tre mesi di isolamento, Israele ha concesso alla Striscia di Gaza due giorni di tregua riaprendo il 4 e 5 ottobre, in occasione del Ramadan, il valico di Rafah, per la regione palestinese l’unica finestra col resto del mondo. L’isolamento della Striscia di Gaza è iniziato il 25 giugno scorso dopo l’uccisione di due soldati israeliani in un attacco palestinese ed il rapimento di un caporale, tuttora in mano alle milizie. La situazione è drammatica: secondo la Banca Mondiale, la disoccupazione è del 40 per cento ed il 79 per cento delle famiglie vive in povertà. Il servizio di Giovanni Augello:

 

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Intollerabile, spaventosa e tragica: la definisce così la situazione in cui versa la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza, il relatore speciale delle Nazione Unite, John Dugard nel suo ultimo rapporto alla Commissione per i diritti umani dell’ONU. La gravità della situazione è confermata anche dalla Banca Mondiale secondo cui i territori occupati stanno affrontando una recessione economica senza precedenti. Negli ultimi mesi le condizioni di vita sono peggiorate ulteriormente come ci conferma Giuseppe Scollo, responsabile dei programmi per la Striscia di Gaza per “Medici Senza Frontiere”:

 

R. - Le condizioni di vita dei palestinesi sono abbastanza drammatiche. Da diversi mesi ci sono dei grossi problemi di raccolta dei rifiuti, l’acqua e l’elettricità prima c’era 24 ore al giorno, adesso funziona a fasi alterne. Quindi, è un po’ tutta la situazione globale che negli ultimi sei, otto mesi, è andata giù ad un livello che penso a Gaza non vedevano da molto tempo.

 

Continuano intanto le incursioni aeree nel nord della Regione, da parte dell’esercito israeliano. Solo negli ultimi tre mesi sono state uccise nelle operazioni militari, oltre 260 persone tra cui molti bambini, e ferite più di 1200. Le strutture ospedaliere sono allo stremo e riescono a gestire soltanto le emergenze, spiega Giuseppe Scollo:

 

R. – I servizi di urgenza funzionano, male ma funzionano, e con dei medici chirurghi che non vengono pagati per cui fanno, praticamente, del volontariato negli ospedali. Ma per tutto quello che riguarda le malattie a lungo termine, malattie croniche, casi di tumori, diabete, tutto quello che riguarda il malato cronico e va seguito continuamente, lavorano al minimo.

 

A Gaza la tensione rimane alta a causa degli scontri tra le milizie palestinesi di Fatah e di Hamas che negli ultimi giorni hanno causato 12 morti e più di 100 feriti. E dalle Brigate di Al Aqsa, milizia legata a Fatah, giungono nuove minacce di morte per alcuni dirigenti di Hamas.

 

Giovanni Augello, per la Radio Vaticana.

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CHIESA E SOCIETA’

6 ottobre 2006

 

 

CONSEGNATE IERI ALLA DELEGAZIONE ORTODOSSA BULGARA

ALCUNE RELIQUIE DI SAN GIORGIO,

CONSERVATE NELLA CHIESA ROMANA DI SAN GIORGIO AL VELABRO

 

ROMA. = Giungeranno in Bulgaria il 14 ottobre alcune delle reliquie di San Giorgio conservate nell’omonima chiesa romana al Velabro. Ieri, nella basilica di San Giovanni in Laterano, mons. Rino Fisichella, rettore della Pontificia università lateranense, ha consegnato al metropolita di Russe, Neofit il reliquiario durante una celebrazione della Parola. “Questo atto di reciprocità e gioia spirituale in nome di Cristo – ha detto il metropolita – sarà una nuova testimonianza nel nostro cammino di avvicinamento, nella ricerca della pace e nell’edificazione reciproca, rafforzate dalla grazia, dall’amore e dalla mutua collaborazione tra le nostre Chiese e i nostri popoli”. Le reliquie saranno custodite nella città di Russe, di cui San Giorgio è protettore, e saranno collocate nella chiesa ortodossa a lui dedicata. Il metropolita Neofit questa sera prenderà parte ad un incontro della Comunità di Sant’Egidio che si svolgerà nella chiesa di San Bartolomeo all’isola Tiberina. (D.G. - A.S.)

 

 

RILASCIATI IERI IN IRAN I CONIUGI CRISTIANI

CONDOTTI VIA DAL LORO APPARTAMENTO DALLA POLIZIA IL 26 SETTEMBRE SCORSO.  SECONDO LA MIDDLE EAST CONCERN LA COPPIA SAREBBE STATA ARRESTATA

PER AVER DATO VITA AD UNA CHIESA DOMESTICA

 

MASHAD. = È stata liberata ieri a Mashad, in Iran la coppia di cristiani convertitisi dall’Islam arrestati dalla polizia il 26 settembre scorso. Fereshteh Dibai, 28 anni, figlia di un pastore evangelico, assassinato nel ’94, e suo marito Amir Montazami, 35 anni, guidano una chiesa domestica a Mashad, una delle città sante dell’Islam iraniano. Erano stati condotti via dal loro appartamento, riferisce l’agenzia AsiaNews, dalla polizia segreta iraniana, che ha confiscato ai coniugi computer e libri di spiritualità cristiana. Prima di lasciare la propria casa Amir, ha fatto in tempo ad avvertire i genitori e ad affidare loro la figlia Christine, di soli 6 anni. Da allora della coppia non si sono avute più notizie, fino alla liberazione di ieri. A rendere noto il rilascio è stato uno dei fratelli della donna, che ha ringraziato tutti quelli che hanno pregato e si sono mobilitati per la sua famiglia: “Dio ha ascoltato le nostre preghiere” ha detto. I coniugi hanno riferito di non aver subito violenze: Amir ha potuto fare una breve telefonata ai propri familiari tre giorni dopo l’arresto, ma non sapeva nulla della moglie. Secondo la Middle East Concern, organizzazione a favore dei cristiani in Medio Oriente, Fereshteh e Amir sono stati rilasciati su cauzione. Un responsabile dell’ufficio stampa della Middle East Concern ritiene che “le autorità hanno legato il motivo dell’arresto alle “attività cristiane della coppia”. (T.C.)

 

 

LA PROMOZIONE DELLA FAMIGLIA È UN IMPEGNO

CHE I GOVERNI DEVONO ASSUMERSI PER IL BENE COMUNE DELLA SOCIETÀ:

COSÌ IL CARDINALE FRANCISCO JAVIER ERRÁZURIZ OSSA

NELLA SETTIMANA CILENA DELLA FAMIGLIA

 

SANTIAGO. = “I governi non possono essere indifferenti al tema vitale della promozione della famiglia, perché è loro dovere considerare il bene comune della società e non solo la tutela delle libertà individuali”: lo ha dichiarato il cardinale cileno Francisco Javier Errázuriz Ossa in un’intervista televisiva rilasciata a margine della Settimana nazionale della famiglia, celebrata in questi giorni in Cile. L’arcivescovo di Santiago si è detto certo che il governo della presidente Michelle Bachelet manterrà l’impegno di non legalizzare l’aborto e i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Riferendosi in particolare al dibattito sulla recente sentenza della Corte d’appello di Santiago, che ha sospeso l’applicazione delle norme del Governo sulla distribuzione della cosiddetta “pillola del giorno dopo” alle ragazze minori di 14 anni, il porporato ha ribadito che, finché esiste il rischio di effetti abortivi, il suo uso deve essere comunque vietato. A questo proposito il cardinale Errázuriz ha ricordato le numerose iniziative e i programmi promossi dalla Chiesa cilena a sostegno delle famiglie in difficoltà. Quanto poi al dibattito sul riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali, il porporato ha ammonito sul rischio della equiparazione de facto di questo status civile all’istituzione matrimoniale tradizionale, pur se questo non viene denominato matrimonio. La Settimana cilena della famiglia 2006 sul tema “Dio è amore. Dio è famiglia”, si concluderà domenica. Organizzata dalla Commissione episcopale per la pastorale familiare, vuole essere un invito della Chiesa a prendere coscienza del dono meraviglioso che è la famiglia ed a pregare “per la famiglia” ed “in famiglia”. (L.Z. – T.C.)

 

 

ECUADOR: IN UN DOCUMENTO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE

 IN VISTA DELLE ELEZIONI PRESIDENZIALI DEL 15 OTTOBRE,

 L’INVITO AD INFORMARSI SUI PROGRAMMI DEI CANDIDATI

 

QUITO. = Gli elettori hanno diritto a conoscere con chiarezza l’opinione dei candidati sul riscatto della moralità pubblica, sulla famiglia e la difesa della vita, sull’educazione e le politiche sociali. È quanto affermano la Conferenza episcopale dell’Ecuador in un documento redatto in occasione delle elezioni presidenziali che si svolgeranno nel Paese il 15 ottobre. Poco più di 9 milioni di ecuadoriani andranno alle urne per scegliere l’ottavo presidente della Repubblica. I candidati che si contendono con più possibilità l’incarico, tra i 17 in lizza, sono: l’esponente della sinistra (Movimento “Alleanza Paese”) Rafael Correa, per ora primo nei sondaggi, e l’ex vice presidente León Roldós, politico socialdemocratico, leader della “Rete Etica e Democrazia”. Correa, ex ministro dell’Economia, viene accreditato con il 22 per cento delle preferenze, mentre Roldós, da settimane, è fermo al 20. Dal 1996, il conservatore Sixto Durán Ballén è stato l’unico presidente (1992 - 1996) che ha concluso regolarmente il suo mandato costituzionale. Da allora ha avuto inizio un periodo di instabilità e in 10 anni il Paese ha avuto 8 diversi capi di Stato; in pratica, uno ogni 521 giorni. Dal 20 aprile dello scorso anno presidente ad interim è Alfredo Palacio. I presuli, nel loro breve messaggio, affermano che l’Ecuador sta attraversando un momento difficile, ma che i motivi di speranza non mancano. Con gli occhi della fede, conclude l’episcopato, i credenti possono percepire nella solidarietà e nella speranza di molti cittadini un riflesso efficiente della forza della Risurrezione di Cristo nella storia. (L.B. – T.C.)

 

 

UNO STUDIO CONDOTTO IN 45 STATI E PROMOSSO DAL CONSIGLIO D’EUROPA

RIVELA LE CARENZE DEI VARI SISTEMI GIUDIZIARI NAZIONALI

 E I POSSIBILI CORRETTIVI

 

STRASBURGO. = Analizza le strutture, i mezzi, i bilanci e la dotazione di personale in 45 Stati del vecchio continente il “Rapporto sulla valutazione dei sistemi giudiziari europei”, presentato ieri dalla Cepej (Commission européenne pour l’efficacité de la justice), organismo del Consiglio d’Europa con sede a Strasburgo. Lo studio, riferisce l’agenzia SIR, analizza il funzionamento e la durata dei processi e suggerisce una serie di possibili correttivi, anche alla luce degli strumenti giuridici promossi dal Consiglio stesso. “La raccolta e l’analisi di questi dati – si legge nell’introduzione del documento - dovrebbero consentire, a coloro che godono del potere decisionale e alla comunità giudiziaria, di capire le principali tendenze dell’organizzazione giudiziaria, d’individuare le difficoltà e di contribuire all’attuazione di riforme che consentano il miglioramento dell’efficacia della giustizia”. Il rapporto, pubblicato in lingua inglese e francese nel sito www.coe.int, mostra che “il sistema di assistenza giudiziaria sembra essere molto limitato in alcuni Stati, mentre è una priorità della Corte europea dei diritti dell’uomo”. Dal corposo documento (217 pagine), emerge che il budget investito per il funzionamento della giustizia varia, in maniera considerevole, da Paese a Paese: è al di sotto dei 5 euro l’anno per abitante in Armenia, Azerbaidjan, Georgia, Turchia, Albania, Bulgaria, Romania e Moldavia; si aggira attorno ai 20 euro in Spagna, Slovenia, Finlandia, Austria; raggiunge la cifra di 30 euro in Germania, Paesi Bassi e Lussemburgo. La durata media di una causa di divorzio (dati 2004) può essere inferiore ai 30 giorni in Russia, è di circa 100 giorni in Danimarca, 240 in Spagna, 420 in Francia e 500 giorni in Italia. Una causa di licenziamento, invece, può essere risolta in meno di un mese in Olanda e Russia, mentre in Finlandia può richiedere 300 giorni, 400 in Francia e 720 in Italia. (T.C.)

 

 

SARÀ OPERATIVO ANCHE IN ARGENTINA IL MOVIMENTO HOSPICE,

CHE OFFRE ASSISTENZA AI MALATI TERMINALI. IL SERVIZIO PARTIRÀ DOMANI

IN OCCASIONE DELLA II GIORNATA MONDIALE DELL’HOSPICE E DELLE CURE PALLIATIVE

 

BUENOS AIRES. = Sarà inaugurato domani in Argentina il Movimento Hospice, organizzazione che opera a livello internazionale e che, con l’ausilio di personale qualificato, si propone di migliorare la qualità di vita dei malati terminali. Il movimento, che focalizza tutta la sua attenzione sulla percezione soggettiva del paziente e coinvolge le famiglie nelle cure, offre servizi sia in centri appositi che a domicilio. Gli hospice argentini nascono da un’iniziativa della Chiesa cattolica e sono aperti a tutti, soprattutto alle persone con difficoltà economiche o senza familiari che possano fornire loro un’assistenza adeguata. In occasione della II Giornata mondiale dell’hospice e delle cure palliative, che sarà celebrata domani sul tema “Accesso alle cure per tutti”, la Casa de la Bondad di Córdoba, l’Hospice San Camilo di Olivos e l’Hospice Madre Teresa di Luján, in collaborazione con la Commissione episcopale per la Pastorale Sanitaria, il Ministero della Sanità della Provincia di Buenos Aires e l’Associazione Argentina di Medicina e Cure Palliative, hanno organizzato incontri e dibattiti. Obiettivi della giornata sono: la realizzazione di una rete che vincoli gli “hospice”, il potenziamento dei servizi, l’organizzazione di corsi di formazione e la diffusione di informazioni sulle attività dei centri di assistenza. (A.S.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

6 ottobre 2006

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Doppio importante appuntamento oggi a Londra e New York, dove verranno esaminati rispettivamente i programmi nucleari di Iran e Corea del Nord. Delle ambizioni atomiche del governo di Pyongyang, che avrebbe individuato in una miniera abbandonata nel nord al confine con la Cina il luogo per l’annunciato esperimento nucleare, si parlerà al Palazzo di Vetro. I ministri degli Esteri dei 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza più la Germania si sono, invece, dati appuntamento a Londra per analizzare il dossier di Teheran. Se da una parte gli Stati Uniti continuano a spingere, in sede ONU, per severe sanzioni nei confronti della Repubblica Islamica, l’Unione Europea - che sta conducendo una delicata trattativa - insiste per una soluzione diplomatica, sottolineando l’importanza del dialogo. Posizioni diverse, ma con un’unica preoccupante certezza: il nucleare sta diventando un campo su cui combattere una vera e propria guerra politica, fatta di strategie ed equilibri da riadattare alle nuove situazioni che vengono a crearsi. A dimostrarlo, la posizione di Paesi come il Giappone o il Brasile, convinti sostenitori dell’anti-nucleare, ma che stanno invece imboccando la strada dell’atomica. Salvatore Sabatino ha raccolto il commento di Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici presso l’Università di Trieste:

 

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R. - Esiste sia un problema di richiesta del civile nucleare, sia un problema ben più grave di una nuova richiesta o tentativo di molti Paesi di entrare nel militare nucleare, anche i Paesi che a suo tempo, vi avevano rinunciato e che adesso si riaffacciano.

 

D. – Lo spettro della bomba atomica continua ad aleggiare sul mondo. Il Trattato di non proliferazione può dirsi superato, a questo punto?

 

R. – Sì, il trattato di proliferazione va assolutamente aggiornato, va immesso nella più generale riforma delle Nazioni Unite. E’ stato scavalcato e aggirato negli anni ’60 – ’70, lo sarà probabilmente ancora di più se non si provvede ad una decisa e strutturale riforma nei prossimi anni.

 

D. – Gli Stati Uniti definiscono inaccettabile sia la scelta di Teheran, sia quella di Pyongyang. Si spinge all’ONU per le sanzioni ma l’Europa continua ad insistere sul dialogo. Non si rischia di creare una frattura tra Washington e l’Unione Europea, in questo modo?

 

R.-  Sì, è una frattura pericolosa perché, a mio parere, l’Europa non sta ricavando nulla dalla trattativa con Teheran. La risposta del presidente è stata molto chiara e, a questo punto, definitiva. “Non arretreremo di un millimetro sulle ambizioni nucleari del nostro Paese”. Il capo di Stato non ha parlato di ambizioni militari, ma ormai i sospetti sono molto forti.

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Ennesimo attentato suicida a Khost, in Afghanistan: un kamikaze si è fatto esplodere davanti all’ingresso della caserma di polizia uccidendo un agente e ferendo 15 persone, tra i quali tre bambini. Gli inquirenti seguono la pista dei talebani, che non hanno ancora rivendicato l’azione.

 

In Iraq, il comando americano ha annunciato che due soldati statunitensi sono rimasti uccisi ieri nel corso di combattimenti nella provincia occidentale irachena di al-Anbar. A Mossul, intanto, la chiesa caldea del Santo Spirito è stata teatro oggi di un nuovo attacco, che ha provocato il ferimento di una delle guardie. I primi attacchi contro la chiesa risalgono all’agosto del 2004.

 

E’ terminata con una visita a sorpresa a Baghdad la missione in Medio Oriente del segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, che questa mattina è giunta nel Kurdistan iracheno. Obiettivo del viaggio: incoraggiare il processo di riconciliazione nazionale iracheno. Ieri, la signora Rice aveva incontrato i vertici della politica palestinese ed israeliana per valutare le possibilità di una ripresa del processo di pace. A Gerusalemme, il segretario di Stato americano ha sottolineato l’urgenza di rafforzare la posizione del presidente palestinese Abu Mazen, impegnato nella difficile soluzione della crisi tra il suo partito, al Fatah, e la formazione al governo, Hamas.

 

Nuova incursione israeliana nei Territori palestinesi: l’aviazione dello Stato ebraico ha bombardato stamani un tunnel tra la Striscia di Gaza e l’Egitto, uccidendo cinque militanti delle Brigate dei Martiri di Al Aqsa che si trovavano all’interno della struttura. Intanto, nella Striscia di Gaza nuovi scontri tra sostenitori di Hamas e Fatah hanno provocato la morte di un militante del gruppo radicale. Sul versante politico, il presidente palestinese Abu Mazen ha concesso ad Hamas altre due settimane per raggiungere un possibile accordo su un nuovo governo. Una volta scaduto questo termine – ha precisato Abu Mazen – “userò i miei poteri costituzionali”. Su internet, intanto, è stato diffuso un video di un gruppo che si dichiara vicino ad Al Qaeda. Nel filmato, uomini armati minacciano di uccidere i dirigenti dei servizi segreti palestinesi.

 

Per prevenire e combattere il terrorismo è stato raggiunto un accordo tra Unione Europea e Stati Uniti sull’uso dei dati privati nel settore del trasporto aereo. Lo hanno rivelato fonti europee precisando che i dettagli dell’intesa saranno resi noti nelle prossime ore. I negoziati tra Washington e Bruxelles hanno preso in esame, in particolare, l’accesso di agenzie americane, tra le quali CIA e FBI, ai dati forniti dai passeggeri alle compagnie aree al momento dell’acquisto di biglietti per gli Stati Uniti. Nel 2004 l’Unione Europea e gli Stati Uniti avevano già raggiunto un accordo per legalizzare il trasferimento dei dati. L’intesa era stata però annullata lo scorso 30 maggio dalla Corte europea della giustizia per un vizio di forma.

 

In Georgia il partito del presidente filo-occidentale, Mikhail Saakashvili, è in testa nelle elezioni amministrative tenutesi ieri. “Questa tornata elettorale – ha detto il presidente georgiano – rappresenta un test di popolarità per il nostro governo”, soprattutto dopo la crisi con la Russia.

 

Dopo 12 anni di chiusura, è stato inaugurato l’aeroporto di Grozny con un volo speciale in arrivo da Mosca. I primi voli di linea, con i Tupolev-154 della nuova compagnia di bandiera cecena, inizieranno tra una settimana e collegheranno Grozny con Beslan, in Ossezia del Nord, e con Makhachkala, in Daghestan. La cerimonia d’inaugurazione è stata celebrata dal premier filo-russo ceceno Ramzan Kadyrov.

 

“La risoluzione della questione di Cipro è determinante per l'ingresso della Turchia in Europa”. Lo ha detto il cancelliere tedesco, Angela Merkel, in visita ad Istanbul. La signora Merkel ha invitato il governo di Ankara ad accelerare il processo di normalizzazione dell’isola. Dopo l'invasione del 1974, nella zona settentrionale dell’isola è stata proclamata la Repubblica turca di Cipro Nord.

 

In Svezia, il nuovo premier conservatore Fredrik Reinfeldt ha presentato oggi il programma di governo e il nuovo gabinetto. L’ex premier Carl Bildt, che ha governato il Paese dal 1991 al 1994, è stato nominato ministro degli Affari Esteri. A leader conservatori sono stati assegnati dieci ministeri. Gli altri membri della coalizione, i liberali popolari, i cristiano democratici e il partito di Centro, ottengono cinque seggi ciascuno. Reinfeldt ha annunciato che la priorità sarà data alla creazione di nuovi posti di lavoro. La coalizione di governo è la prima da 25 anni che dispone di una maggioranza parlamentare.

 

In Ungheria, il premier Ferenc Gyurcsany ha presentato stamani le proprie scuse “per aver illuso gli elettori” davanti al Parlamento chiamato a rinnovargli la fiducia. Da settimane il premier è bersaglio di proteste popolari per avere mentito sui risultati del governo con lo scopo di vincere le elezioni in aprile.

 

Per la carica di nuovo segretario generale dell’ONU, sembra ormai scontata la nomina del ministro degli Esteri sudcoreano, Ban Ki-Moon, che nelle votazioni orientative ha sempre ottenuto una chiara affermazione. Ieri il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha confermato la propria preferenza per il ministro sudcoreano. Sempre ieri, si sono ritirati 3 candidati: sono la presidente lettone, Vaira Vike Freiberga; l’ex ministro delle Finanze afghano, Ashraf Ghani, e l’ex vice premier thailandese, Surakiart Sathirathai. Il mandato dell’attuale segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, scade il prossimo 31 dicembre.

 

Sono sempre più intensi gli scontri, nello Sri Lanka, dopo la partenza del mediatore norvegese Jon Hanssen-Bauer: almeno 22 ribelli tamil sono stati uccisi, stamani, da forze militari durante combattimenti avvenuti nell’est del Paese. L’aviazione di Colombo aveva già bombardato ieri sera, nella stessa regione, postazioni delle Tigri tamil. Il ministero della Difesa del Paese asiatico ha anche reso noto che l’esercito è impegnato, in questi giorni, in diverse operazioni pianificate per respingere offensive dei ribelli contro campi militari nel distretto di Batticaloa.

 

Violenze anche in Pakistan, dove fonti governative hanno riferito, stamani, che 17 persone sono morte ieri sera in seguito a furiosi scontri tra sciiti e sunniti nella regione tribale di Orakzai, nel nord ovest del Paese. Sembra che le cause delle violenze siano i profondi contrasti tra le due comunità per il controllo di un santuario musulmano.

 

Militanti del piccolo movimento indipendentista ‘Dima Halim Daogah’ hanno ucciso 11 impiegati delle ferrovie nello Stato dell’Assam, nel nord est dell’India. I guerriglieri hanno aperto il fuoco contro due mezzi su cui viaggiavano i dipendenti delle ferrovie. Secondo la polizia si tratta di una ritorsione per il mancato pagamento della “tassa rivoluzionaria” chiesta dai ribelli alle aziende statali della regione. In Assam e negli altri Stati dell’India nord-orientale sono attivi da decenni una trentina di piccoli e grandi movimenti indipendentisti, tutti di orientamento marxista o maoista.

 

Restiamo in India, dove è salito ad almeno 38 morti il bilancio delle vittime di febbre di dengue. Lo hanno riferito le autorità sanitarie locali precisando che i casi di infezione segnalati sono quasi 3000. La febbre di dengue si presenta, in India, nelle settimane che seguono i monsoni. Il bilancio complessivo dello scorso anno era stato di 157 morti.

 

Una misteriosa malattia ha causato la morte di almeno 27 persone a Panama. Non sono chiare le cause della patologia, che progressivamente coinvolge i reni e provoca danni neurologici.  Altre 10 persone presentano gli stessi sintomi delle vittime, tra cui febbre e paralisi parziale.

 

Ennesimo incidente in miniera di carbone in Cina: un’esplosione di gas, avvenuta in un impianto nella provincia sud-occidentale di Sichuan, ha provocato la morte di almeno 13 persone. La corsa al carbone, cui la Cina ricorre per sostenere il proprio boom industriale, ha causato lo scorso anno almeno 3.300 incidenti costati la vita a circa 6 mila minatori.

 

Un’altra miniera è stata teatro, in Bolivia, di una nuova tragedia che ha provocato la morte di almeno 12 persone. Ma le cause di questi decessi non sono, in questo caso, un crollo o un’esplosione: violenti scontri sono scoppiati, infatti, tra minatori e scioperanti in una miniera di stagno di Huanuni, circa 500 chilometri a sud della capitale La Paz.

 

 

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