RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 279 - Testo
della trasmissione di Venerdì 6 ottobre 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Mons.
Migliore auspica all’ONU il dialogo e il negoziato sulla questione nucleare
OGGI IN PRIMO PIANO:
Le speranze e le sofferenze della
Chiesa in Cina: la testimonianza di un missionario del PIME
ONU
ed UE a sostegno del Darfur: intervista con Raffaello
Zordan
CHIESA E SOCIETA’:
Rilasciati ieri in Iran i
coniugi cristiani arrestati dalla polizia il 26 settembre scorso
L’intervento del cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa nella
settimana cilena della famiglia
Appello dei vescovi
dell’Ecuador in vista delle elezioni presidenziali del 15 ottobre
Uno
studio rileva le gravi carenze del settore giustizia in 45 Stati europei
Sarà
operativo anche in Argentina il movimento Hospice,
che offre assistenza ai malati terminali
La questione nucleare iraniana e
nordcoreana
sono al centro di due cruciali riunioni
a New York e a Londra
6 ottobre 2006
L’OBBEDIENZA
ALLA VERITÀ E NON ALLA DITTATURA DELLE OPINIONI COMUNI
E’
Silenzio, contemplazione e obbedienza alla verità,
fuggendo le lusinghe del consenso e del conformismo: le virtù raccomandate da
Benedetto XVI nell’omelia della Messa celebrata stamane
con i membri della Commissione Teologica Internazionale, presieduta dal
cardinale William Levada,
riunita in Vaticano dal 2 ottobre scorso ad oggi per dibattere in particolare
sul tema della sorte dei bambini morti senza Battesimo. Il servizio di Roberta
Gisotti.
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Se “la bella vocazione” del teologi
“è parlare”, per evidenziare in ogni tempo le parole essenziali ad arrivare
alla Parola di Dio, il Papa ha raccomandato loro - sull’esempio di San Bruno,
di cui ricorre oggi la memoria - “silenzio e contemplazione, per conservare
nella dispersione della vita quotidiana, una permanente unione con Dio”. Dio
non “l’oggetto” ma “il soggetto della teologia”, che richiede un cammino di
rinuncia alle nostre parole per obbedire alla verità e questo richiede ‘rendere
casta’ la nostra anima, come spiega bene San Pietro.
“In altri termini, parlare per trovare
applausi, parlare orientandosi a quanto gli uomini vogliono sentire, parlare in
obbedienza alla dittatura delle opinioni comuni, è considerato come una specie
di prostituzione della parola e dell’anima. La castità a cui
allude l’apostolo Pietro è non sottomettersi a questi standard, non cercare gli
applausi, ma cercare l’obbedienza alla verità”.
Questa
– ha sottolineato Benedetto XVI – è la virtù fondamentale del teologo:
“Questa disciplina, anche dura,
dell’obbedienza alla verità che ci fa collaboratori della verità, bocca della
verità, perché non parliamo noi in questo fiume di parole di oggi, ma realmente
purificati, e resi casti dall’obbedienza alla verità, la verità parli in noi. E
possiamo così essere realmente portatori della verità”.
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Il
Papa ha indetto oggi
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Benedetto
XVI ha più volte ricordato che “Chiesa e Parola di Dio sono tra loro
inscindibilmente legate” perchè, come dice San Pietro, “nessuna Scrittura
profetica va soggetta a privata spiegazione”. Il 16 settembre dell’anno scorso,
celebrando il 40° anniversario della Costituzione conciliare sulla Divina
Rivelazione “Dei Verbum”, aveva ricordato di essere
stato tra i testimoni della elaborazione di questo documento, partecipando “in
prima persona come giovane teologo alle vivaci discussioni che
l’accompagnarono”. E anche grazie all’impulso impresso dalla
Dei Verbum – aveva sottolineato il Papa – “è
stata più profondamente rivalutata l’importanza fondamentale della Parola di
Dio” e da qui è derivato “un rinnovamento nella vita della Chiesa, soprattutto
nella predicazione, nella catechesi, nella teologia, nella spiritualità e nello
stesso cammino ecumenico.
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IL SALUTO DI BENEDETTO XVI AI PRESIDENTI
DEL CONSIGLIO
DELLE
CONFERENZE EPISCOPALI D’EUROPA, RIUNITI DA IERI IN ASSEMBLEA PLENARIA,
CHE PER
Il Papa ha inviato il suo saluto ai presidenti del
Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, riuniti da ieri in assemblea
plenaria che per la prima volta si svolge a San Pietroburgo,
in Russia. Tra i temi al centro dei lavori la situazione della Chiesa cattolica
in Russia, l’ecumenismo, il dialogo interreligioso, il ruolo dei cristiani in
Europa. Stamane c’è stato l’intervento di mons. Tadeusz Kondrusiewicz,
arcivescovo dell’Arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca. Da San Pietroburgo ce ne parla l’inviato di Avvenire Mimmo Muolo.
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Nel messaggio a firma del cardinale segretario di Stato,
Tarcisio Bertone, il Pontefice auspica che
l’appuntamento, il primo in Russia, “incoraggi la testimonianza e il contributo
che la Chiesa cattolica in fraterna collaborazione con le altre confessioni
cristiane, offre all’identità e al bene comune dell’Europa”. Ambiti come la
famiglia, le vocazioni e la formazione sacerdotale sono “indispensabili per la
nuova evangelizzazione – afferma il Papa – ma più in generale per la vita
stessa e l’autentico progresso dell’Europa”. L’Assemblea di San Pietroburgo è importante anche dal punto di vista
ecumenico. Il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie,
Alessio II, che qui ha inviato una sua delegazione, ha fatto sapere di essere
contento per la riunione del CCEE in Russia e ha auspicato maggiore
collaborazione. Auspicio fatto proprio anche dall’arcivescovo cattolico Tadeusz Kondrusiewicz, intervenuto
oggi in Assemblea. La collaborazione tra le due Chiese – ha detto – è una
necessità, se vogliamo far fronte alle sfide della secolarizzazione. Intanto,
cresce anche la piccola comunità fedele a Roma. I cattolici in Russia sono oggi
più di 600 mila, assistiti da 270 sacerdoti di 22 nazionalità diverse in 225
parrocchie, che erano appena dieci nel 1995. Ma più di un quarto delle
parrocchie è senza chiesa e le popolazioni sono troppo povere per costruirle.
Per questo Kondrusiewicz ha ringraziato per l’aiuto
che costantemente riceve dalle Chiese occidentali. Anche così l’Europa respira
a due polmoni.
Per la Radio Vaticana, da San Pietroburgo,
Mimmo Muolo.
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LA
PASSIONE DI GESÙ E’ “LA PIÙ GRANDE MANIFESTAZIONE DELL’AMORE DI DIO,
CAPACE
DI CONVERTIRE I CUORI AL DI LÀ DI QUANTO PUÒ FARE QUALUNQUE ALTRO
ARGOMENTO”: COSI’ IL PAPA NEL MESSAGGIO
INVIATO, A FIRMA
DEL
CARDINALE BERTONE, AL CAPITOLO GENERALE DEI PASSIONISTI
Solamente alla luce della Croce ci si può avvicinare al
mistero dell’Amore divino: è una riflessione contenuta nel messaggio del Papa,
a firma del cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di
Stato, inviato al Capitolo generale dei Passionisti. La Congregazione celebra
il proprio Capitolo dal 1° al 22 ottobre, nella casa generalizia dei Santi Giovanni e
Paolo al Celio, a Roma, con l’impegno
alla riscoperta e all’approfondimento del carisma e dell’identità della
congregazione stessa. Il servizio di Fausta Speranza:
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La missione del fondatore dei Passionisti, San Paolo della
Croce, è una missione sempre attuale: con questa convinzione il messaggio del
Papa invita a riflettere su come la Passione di Gesù, proprio come affermava
Paolo della Croce, sia “la più grande manifestazione dell’amore di Dio, capace
di convertire i cuori al di là di quanto può fare qualunque altro argomento”.
L’impegno della congregazione oggi, dunque, si riassume nel “mostrare che la
Croce è amore e che l’amore è Dio”. E nel messaggio si ricorda che il fondatore
dei Passionisti “era intimamente convinto che i mali del mondo derivano dalla
dimenticanza della Passione di Gesù”. E che per lui, l’unione con Cristo
crocifisso diventava “stimolo alla comunione con tutti gli uomini, passione per
la giustizia e per la carità. Nel mistero della Croce trovava la forza per
agire e per valorizzare le rinunce e le sofferenze. Da qui l’invito e
l’incoraggiamento del Papa ai religiosi: a “condurre a buon fine l’impegno di
ristrutturazione” intrapreso allo scopo “di rispondere meglio alle sfide del
nostro tempo, tenendo conto dei diversi contesti culturali” nei quali sono
presenti. E, dunque, il Papa nel
messaggio a firma del cardinale Bertone ricorda le
indicazioni già tracciate in vari documenti del Magistero pontificio, tra i
quali l’Esortazione apostolica Vita
consacrata, sintetizzandole in “un appello alla perseveranza nel cammino di
santità attraverso le difficoltà materiali e spirituali che segnano le vicende
quotidiane”. Ma è anche appello a “ricercare la competenza nel proprio lavoro e
a coltivare una fedeltà dinamica alla propria missione”, con la sensibilità
verso le nuove forme di povertà e i ‘crocifissi’ del nostro tempo”.
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ALTRE UDIENZE
Nel corso della mattina il Papa
ha ricevuto anche alcuni presuli della Conferenza Episcopale del Canada
Occidentale, in visita "ad Limina".
Nel pomeriggio riceverà il
cardinale Ignace Moussa I Daoud, prefetto della Congregazione per le Chiese
Orientali.
UN FORTE APPELLO AL DIALOGO IN TEMA DI NUCLEARE:
AL
CENTRO DELL’INTERVENTO DI MONS. CELESTINO MIGLIORE,
OSSERVATORE
PERMANENTE DELLA SANTA SEDE PRESSO L’ONU, IERI,
AL
PRIMO COMITATO DELLA 61ESIMA SESSIONE
DELL’ASSEMBLEA
GENERALE DELLE NAZIONI UNITE A NEW YORK
- A
cura di Fausta Speranza -
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Mons.
Migliore interviene in tema di nucleare sottolineando che il “dialogo deve avanzare”.
L’Osservatore permanente della Santa Sede all’ONU ricorda quanto ha detto il
Segretario generale delle Nazioni Unite e cioè che il mondo è di fronte a un
bivio: o la strada del ridimensionamento della proliferazione e dunque la via
del dialogo e dei negoziati multilaterali; o la strada che porta a una
moltiplicazione del numero degli Stati che si dotano della tecnologia nucleare
e che vede crescere anche la minaccia del terrorismo nucleare. La comunità
internazionale sembra sul punto di imboccare la seconda strada – avverte mons.
Migliore – non per scelta consapevole ma piuttosto per mancanza di calcolo, e a
causa di un dibattito sterile e di una paralisi dei meccanismi multilaterali
per la risoluzione dei conflitti.
E il dialogo è parola chiave
che attraversa altri temi toccati, diversi ma anche collegati tra loro, che
prendono il via con l’amara considerazione che l’estate appena trascorsa è
stata segnata da conflitti, distruzioni, perdita di vite umane. C’è un
riferimento alla recente conferenza sulle armi leggere, perché si deve
sottolineare la mancanza di risultati concreti. Mons.
Migliore ricorda cifre preoccupanti: 27.000 armi nucleari a livello mondiale,
spese militari che per il secondo anno consecutivo superano i mille miliardi di
dollari. Accanto a tutto ciò, mons. Migliore sottolinea che si sta facendo
spazio una consapevolezza che la guerra non può funzionare. Le forze militari –
sottolinea – non hanno raggiunto un miglioramento del bene comune. “Guerre
recenti – aggiunge – hanno sguinzagliato forze che tuttora corrodono civiltà e
le conseguenti sofferenze umane sono senza scusanti in un’epoca che possiede i
meccanismi per negoziare, mediare, generare pace e mantenerla”.
Ma mons. Migliore sottolinea
anche che, nonostante tutto ciò, ci sono anche segnali positivi in tema di
sicurezza: si registra una diminuzione dei conflitti interstatali, e un
successo di operazioni di peacekeeping in diverse
parti del mondo. Proprio la Commissione sulle armi di distruzione di massa, che
offre questi dati, secondo mons. Migliore, dovrebbe aiutare la comunità
internazionale a cercare i benefici di un mondo sempre più interdipendente. E’
qui che il dialogo emerge come “sempre più necessario” in tema di disarmo,
perché i trattati sulle armi trovino applicazione. Ci sono un insieme di leggi
nazionali sull’esportazione delle armi che, ad esempio, vengono bypassate da trafficanti senza scrupoli. 640 milioni di
queste armi uccidono o rovinano la vita a decine di migliaia di persone,
producono emergenze di rifugiati, minano il ruolo della legge, alimentano una
cultura della violenza e dell’impunità, in particolare sempre con ricadute drammatiche
sul mondo dell’infanzia. Ma c’è anche il registro delle armi convenzionali che
necessita di maggiore supporto.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - La Concelebrazione Eucaristica
presieduta da Benedetto XVI con i membri della Commissione teologica
internazionale.
Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in
Italia.
Servizio estero - Nucleare: attesa per le decisioni
che saranno prese a Londra alla riunione del gruppo "5+1" sul
dossier iraniano; la riunione ha luogo dopo il nuovo rifiuto di Teheran di sospendere il programma di arricchimento
dell'uranio.
Servizio culturale - Una riflessione di Giuseppe Bonaviri dal titolo "I sogni".
Servizio italiano - In primo piano sempre il tema
della finanziaria.
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6 ottobre 2006
LE
SPERANZE E LE SOFFERENZE DELLA CHIESA IN CINA
-
Intervista con padre Gianni Criveller -
Se il governo cinese “capisse il ruolo della Chiesa,
comprenderebbe anche che non ha nulla da temere” perché “la religione può dare
un contributo all’educazione, allo sviluppo economico e al progresso in Cina”.
E’ quanto ha affermato il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, vescovo di Hong Kong, in una dichiarazione
riportata dall’agenzia AsiaNews in occasione di un convegno
a Londra sulla Chiesa in Cina, promosso dall’organizzazione Aiuto alla Chiesa
che Soffre. Sulla situazione dei cristiani in questo Paese abbiamo sentito
padre Gianni Criveller, missionario del Pontificio
Istituto delle Missioni Estere, che dal 1991 vive in Cina come ricercatore e
professore di storia del cristianesimo. Attualmente risiede a Hong Kong. Antonella Villani gli ha chiesto come si trova ad insegnare
la cultura cristiana in Cina:
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R. - E’ un’esperienza molto positiva perché tra gli
studenti, e anche tra un certo numero di intellettuali, nella Repubblica
popolare cinese da dieci anni a questa parte, c’è un interesse verso il
cristianesimo.
D. – Però lei può esprimere il suo pensiero solo ed
esclusivamente presso le varie università e le sedi riconosciute?
R. – Io, pur essendo un sacerdote e missionario cattolico ad Hong Kong, quando esco da questa città per entrare nel
resto della Cina, non posso fare nessuna attività religiosa: questo sarebbe
illegale. Essendo però uno studioso, avendo fatto delle ricerche approfondite
sulla storia del cristianesimo in Cina, presso questa Università posso offrire
il mio contributo in questo campo.
D. – Ad Hong Kong la situazione è
diversa?
R. – Hong Kong, come risaputo, è una specie di città stato
autonoma e dunque libera.
D. – Lei viaggia molto per la Cina
e visita anche le comunità cristiane. Che realtà incontra?
R. – Incontro comunità vive, soprattutto nei villaggi
tradizionalmente cattolici dove c’è ancora molta fede, dove ci sono giovani e
ragazze che scelgono la vita religiosa, dove ci sono, in questi ultimi anni,
diversi giovani vescovi che vengono consacrati a capo
delle diocesi e stanno cercando di dare delle risposte alla sfida della
secolarizzazione, della modernizzazione che colpisce anche
D. – Lei è nell’area cinese dal ’91. Rispetto a 15 anni
fa, la situazione è cambiata?
R. – Dagli inizi degli anni ’90 certamente la situazione
in Cina è cambiata moltissimo per quanto riguarda lo sviluppo economico e anche
lo sviluppo sociale e culturale. Anche
D.- A questo punto, che futuro prevede per il rapporto tra
Stato cinese e Chiesa cattolica”?
R. – Non prevedo cambiamenti perché il regime è preoccupato
di controllare tutti gli elementi della società e non tollerano che ci siano
dei settori della società che sfuggano al controllo e che creino delle
situazioni che loro giudicano di instabilità. Per quanto riguarda
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“EVITARE
LA CATASTROFE UMANITARIA IN DARFUR”.
ONU E UE LANCIANO UN APPELLO PER UN INTERVENTO
NELLA
MARTORIATA REGIONE DEL SUDAN OCCIDENTALE
-
Intervista con Raffaello Zordan -
Da più parti nella comunità internazionale – ONU e Unione
Europea in primis – giungono appelli, affinché si intervenga nella crisi
umanitaria del Darfur. Nella regione del Sudan occidentale
la guerra civile in tre anni ha provocato circa 300 mila morti e oltre 2
milioni e mezzo di profughi. In questa situazione stride l’opposizione del
governo di Karthoum che non consente la presenza sul
terreno di una forza dell’ONU. Ma quali difficoltà impediscono di prendere atto
che in Darfur si sta effettivamente consumando un
dramma umanitario di proporzioni notevoli? Giancarlo La Vella
lo ha chiesto a Raffaello Zordan, del periodico dei comboniani “Nigrizia”:
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R. – Si fa fatica a riconoscere il dramma umanitario,
perché sotto c’è una crisi politica lasciata marcire. La crisi politica nasce
dal fatto che quelle popolazioni da anni sono emarginate, impoverite, si
battono contro il centralismo di Khartoum e il regime
di Khartoum non è stato in grado di dare delle
risposte politiche a quelle esigenze. Da questa situazione sono nati i movimenti
di guerriglia e il potere, in contrapposizione, ha creato le milizie a cavallo,
spalleggiate dall’esercito. Questo avviene in un contesto in cui già da quasi
due anni, Khartoum ha firmato con il Sud Sudan un
trattato di pace, che prevede un periodo di transizione di sei anni e mezzo, un
governo di transizione che è già funzionante ed un referendum finale, eventualmente,
che potrebbe anche sancire la separazione tra il Nord e il Sud del Sudan.
D. – Impedire che entrino truppe
dell’ONU significa creare difficoltà anche per il vero e proprio intervento
umanitario a favore di queste persone?
R. – Sì, naturalmente. La questione della sofferenza che
c’è sul terreno ed è naturalmente una questione che chi si occupa di temi
africani ha sempre ben presente. Mi pare molto evidente che la strategia della
politica di Karthoum ed anche di altri non tiene
conto minimante del fatto che il problema è quello di non far diventare, ancora
una volta, una realtà africana, come in altre situazioni è successo, un modello
a perdere, nel senso che si va là, si portano un po’ di aiuti, ma rimangono
irrisolti i nodi politici, che sono poi quelli che hanno dato l’avvio a questa
situazione. Un’altra variabile, che forse è bene tenere in considerazione, è
che nell’area si è proposto come mediatore Gheddafi,
il quale cerca di fare da paciere tra il Ciad e Khartoum.
Gheddafi non ha nessuna voglia di appoggiare
politicamente un intervento internazionale nel Darfur.
Questo lo metterebbe, da un lato, fuorigioco come mediatore e, dall’altro, Gheddafi preferisce non essere controllato ed avere ai
propri confini truppe internazionali e, quindi, realtà multilaterali che
possono guardare ai suoi comportamenti.
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DRAMMATICHE
CONDIZIONI DI VITA NELLA STRISCIA DI GAZA
DOPO
LE CHIUSURE IMPOSTE DA ISRAELE AI VALICHI DI FRONTIERA
E LE
RIPETUTE OFFENSIVE NELLA STRISCIA DI GAZA
-
Intervista con Giuseppe Scollo -
Dopo oltre tre mesi di isolamento, Israele ha concesso
alla Striscia di Gaza due giorni di tregua riaprendo il 4 e 5 ottobre, in
occasione del Ramadan, il valico di Rafah, per la
regione palestinese l’unica finestra col resto del mondo. L’isolamento della
Striscia di Gaza è iniziato il 25 giugno scorso dopo l’uccisione di due soldati
israeliani in un attacco palestinese ed il rapimento di un caporale, tuttora in
mano alle milizie. La situazione è drammatica: secondo la Banca Mondiale, la
disoccupazione è del 40 per cento ed il 79 per cento delle famiglie vive in
povertà. Il servizio di Giovanni Augello:
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Intollerabile, spaventosa e tragica: la definisce così la
situazione in cui versa la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza, il relatore speciale delle Nazione Unite, John Dugard nel suo ultimo
rapporto alla Commissione per i diritti umani dell’ONU. La gravità della
situazione è confermata anche dalla Banca Mondiale secondo cui i territori
occupati stanno affrontando una recessione economica senza precedenti. Negli
ultimi mesi le condizioni di vita sono peggiorate ulteriormente come ci
conferma Giuseppe Scollo, responsabile dei programmi per la Striscia di Gaza
per “Medici Senza Frontiere”:
R. - Le condizioni di vita dei palestinesi sono abbastanza
drammatiche. Da diversi mesi ci sono dei grossi problemi di raccolta dei
rifiuti, l’acqua e l’elettricità prima c’era 24 ore al
giorno, adesso funziona a fasi alterne. Quindi, è un po’ tutta la situazione
globale che negli ultimi sei, otto mesi, è andata giù ad un livello che penso a
Gaza non vedevano da molto tempo.
Continuano intanto le incursioni aeree nel nord della
Regione, da parte dell’esercito israeliano. Solo negli ultimi tre mesi sono
state uccise nelle operazioni militari, oltre 260 persone tra cui molti
bambini, e ferite più di 1200. Le strutture ospedaliere sono allo stremo e
riescono a gestire soltanto le emergenze, spiega Giuseppe Scollo:
R. – I servizi di urgenza funzionano, male
ma funzionano, e con dei medici chirurghi che non vengono pagati per cui
fanno, praticamente, del volontariato negli ospedali. Ma per tutto quello che
riguarda le malattie a lungo termine, malattie croniche, casi di tumori,
diabete, tutto quello che riguarda il malato cronico e va seguito continuamente,
lavorano al minimo.
A Gaza la tensione rimane alta a causa degli scontri tra
le milizie palestinesi di Fatah e di Hamas che negli ultimi giorni hanno causato 12 morti e più
di 100 feriti. E dalle Brigate di Al Aqsa, milizia legata a Fatah,
giungono nuove minacce di morte per alcuni dirigenti di Hamas.
Giovanni Augello, per la Radio Vaticana.
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6 ottobre 2006
CONSEGNATE IERI ALLA DELEGAZIONE ORTODOSSA BULGARA
ALCUNE
RELIQUIE DI SAN GIORGIO,
CONSERVATE
NELLA CHIESA ROMANA DI SAN GIORGIO AL VELABRO
ROMA. = Giungeranno in Bulgaria il 14 ottobre alcune delle
reliquie di San Giorgio conservate nell’omonima chiesa romana al Velabro. Ieri, nella basilica di San Giovanni in Laterano, mons. Rino Fisichella,
rettore della Pontificia università lateranense, ha
consegnato al metropolita di Russe, Neofit il
reliquiario durante una celebrazione della Parola. “Questo atto di reciprocità
e gioia spirituale in nome di Cristo – ha detto il metropolita – sarà una nuova
testimonianza nel nostro cammino di avvicinamento, nella ricerca della pace e
nell’edificazione reciproca, rafforzate dalla grazia, dall’amore e dalla mutua
collaborazione tra le nostre Chiese e i nostri popoli”. Le reliquie saranno
custodite nella città di Russe, di cui San Giorgio è protettore, e saranno
collocate nella chiesa ortodossa a lui dedicata. Il metropolita Neofit questa sera prenderà parte ad un incontro della
Comunità di Sant’Egidio che si svolgerà nella chiesa
di San Bartolomeo all’isola Tiberina. (D.G. - A.S.)
RILASCIATI
IERI IN IRAN I CONIUGI CRISTIANI
CONDOTTI
VIA DAL LORO APPARTAMENTO DALLA POLIZIA IL 26 SETTEMBRE SCORSO. SECONDO LA MIDDLE
EAST CONCERN LA COPPIA SAREBBE STATA ARRESTATA
PER
AVER DATO VITA AD UNA CHIESA DOMESTICA
MASHAD. = È stata liberata ieri a Mashad,
in Iran la coppia di cristiani convertitisi dall’Islam
arrestati dalla polizia il 26 settembre scorso. Fereshteh
Dibai, 28 anni, figlia di un pastore evangelico,
assassinato nel ’94, e suo marito Amir Montazami, 35 anni, guidano una chiesa domestica a Mashad, una delle città sante dell’Islam iraniano. Erano stati
condotti via dal loro appartamento, riferisce l’agenzia AsiaNews,
dalla polizia segreta iraniana, che ha confiscato ai coniugi computer e libri di
spiritualità cristiana. Prima di lasciare la propria casa Amir,
ha fatto in tempo ad avvertire i genitori e ad affidare loro la figlia Christine, di soli 6 anni. Da allora della coppia non si
sono avute più notizie, fino alla liberazione di ieri. A rendere noto il
rilascio è stato uno dei fratelli della donna, che ha ringraziato tutti quelli
che hanno pregato e si sono mobilitati per la sua famiglia: “Dio ha ascoltato
le nostre preghiere” ha detto. I coniugi hanno riferito di non aver subito violenze:
Amir ha potuto fare una breve telefonata ai propri
familiari tre giorni dopo l’arresto, ma non sapeva nulla della moglie. Secondo la Middle East Concern, organizzazione
a favore dei cristiani in Medio Oriente, Fereshteh e Amir sono stati rilasciati su cauzione. Un responsabile
dell’ufficio stampa della Middle East Concern ritiene che “le
autorità hanno legato il motivo dell’arresto alle “attività cristiane
della coppia”. (T.C.)
LA
PROMOZIONE DELLA FAMIGLIA È UN IMPEGNO
CHE
I GOVERNI DEVONO ASSUMERSI PER IL BENE COMUNE DELLA SOCIETÀ:
COSÌ
IL CARDINALE FRANCISCO JAVIER ERRÁZURIZ OSSA
NELLA
SETTIMANA CILENA DELLA FAMIGLIA
SANTIAGO. = “I governi non
possono essere indifferenti al tema vitale della promozione della famiglia,
perché è loro dovere considerare il bene comune della società e non solo la
tutela delle libertà individuali”: lo ha dichiarato il
cardinale cileno Francisco Javier Errázuriz Ossa in un’intervista televisiva rilasciata a margine
della Settimana nazionale della famiglia, celebrata in questi giorni in Cile.
L’arcivescovo di Santiago si è detto certo che il governo della presidente Michelle Bachelet manterrà
l’impegno di non legalizzare l’aborto e i matrimoni tra persone dello stesso sesso.
Riferendosi in particolare al dibattito sulla recente sentenza della Corte
d’appello di Santiago, che ha sospeso l’applicazione delle norme del
Governo sulla distribuzione della cosiddetta “pillola del giorno dopo” alle
ragazze minori di 14 anni, il porporato ha ribadito che, finché esiste il
rischio di effetti abortivi, il suo uso deve essere comunque vietato. A questo
proposito il cardinale Errázuriz ha
ricordato le numerose iniziative e i programmi promossi dalla Chiesa cilena a
sostegno delle famiglie in difficoltà. Quanto poi al dibattito sul riconoscimento
giuridico delle unioni omosessuali, il porporato ha ammonito sul
rischio della equiparazione de facto di questo status civile
all’istituzione matrimoniale tradizionale, pur se questo non viene
denominato matrimonio. La Settimana cilena della
famiglia 2006 sul tema “Dio è
amore. Dio è famiglia”, si concluderà domenica. Organizzata dalla
Commissione episcopale per la pastorale familiare, vuole essere un invito della
Chiesa a prendere coscienza del dono meraviglioso che è la famiglia ed a
pregare “per la famiglia” ed “in famiglia”. (L.Z. – T.C.)
ECUADOR:
IN UN DOCUMENTO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE
IN VISTA DELLE ELEZIONI PRESIDENZIALI DEL 15
OTTOBRE,
L’INVITO AD INFORMARSI SUI PROGRAMMI DEI CANDIDATI
QUITO.
= Gli elettori hanno diritto a conoscere con chiarezza l’opinione dei candidati
sul riscatto della moralità pubblica, sulla famiglia e la difesa della vita,
sull’educazione e le politiche sociali. È quanto affermano la Conferenza
episcopale dell’Ecuador in un documento redatto in occasione delle elezioni
presidenziali che si svolgeranno nel Paese il 15 ottobre. Poco più di 9 milioni
di ecuadoriani andranno alle urne per scegliere l’ottavo presidente della
Repubblica. I candidati che si contendono con più possibilità l’incarico, tra i
17 in lizza, sono: l’esponente della sinistra (Movimento “Alleanza Paese”)
Rafael Correa, per ora primo nei sondaggi, e l’ex vice presidente León Roldós, politico
socialdemocratico, leader della “Rete Etica e Democrazia”. Correa, ex ministro
dell’Economia, viene accreditato con il 22 per cento
delle preferenze, mentre Roldós, da settimane, è
fermo al 20. Dal 1996, il conservatore Sixto Durán Ballén è stato l’unico
presidente (1992 - 1996) che ha concluso regolarmente il suo mandato
costituzionale. Da allora ha avuto inizio un periodo di instabilità e in 10
anni il Paese ha avuto 8 diversi capi di Stato; in pratica, uno
ogni 521 giorni. Dal 20 aprile dello scorso anno presidente ad interim è
Alfredo Palacio. I presuli, nel loro breve messaggio,
affermano che l’Ecuador sta attraversando un momento difficile, ma che i motivi
di speranza non mancano. Con gli occhi della fede, conclude l’episcopato, i
credenti possono percepire nella solidarietà e nella speranza di molti cittadini
un riflesso efficiente della forza della Risurrezione di Cristo nella storia. (L.B. – T.C.)
UNO
STUDIO CONDOTTO IN 45 STATI E PROMOSSO DAL CONSIGLIO D’EUROPA
RIVELA
LE CARENZE DEI VARI SISTEMI GIUDIZIARI NAZIONALI
E I POSSIBILI CORRETTIVI
STRASBURGO. = Analizza le strutture, i mezzi, i bilanci e
la dotazione di personale in 45 Stati del vecchio continente il “Rapporto sulla
valutazione dei sistemi giudiziari europei”, presentato ieri dalla Cepej (Commission européenne pour l’efficacité de
la justice), organismo del Consiglio d’Europa con
sede a Strasburgo. Lo studio, riferisce l’agenzia SIR, analizza il funzionamento
e la durata dei processi e suggerisce una serie di possibili correttivi, anche
alla luce degli strumenti giuridici promossi dal Consiglio stesso. “La raccolta
e l’analisi di questi dati – si legge nell’introduzione del documento -
dovrebbero consentire, a coloro che godono del potere decisionale e alla comunità
giudiziaria, di capire le principali tendenze dell’organizzazione giudiziaria,
d’individuare le difficoltà e di contribuire all’attuazione di riforme che
consentano il miglioramento dell’efficacia della giustizia”. Il rapporto,
pubblicato in lingua inglese e francese nel sito www.coe.int,
mostra che “il sistema di assistenza giudiziaria sembra essere molto limitato
in alcuni Stati, mentre è una priorità della Corte europea dei diritti
dell’uomo”. Dal corposo documento (217 pagine), emerge che il
budget investito per il funzionamento della giustizia varia, in maniera considerevole,
da Paese a Paese: è al di sotto dei 5 euro l’anno per abitante in Armenia, Azerbaidjan, Georgia, Turchia, Albania, Bulgaria, Romania e
Moldavia; si aggira attorno ai 20 euro in Spagna, Slovenia, Finlandia, Austria;
raggiunge la cifra di 30 euro in Germania, Paesi Bassi e Lussemburgo. La
durata media di una causa di divorzio (dati 2004) può essere inferiore ai 30
giorni in Russia, è di circa 100 giorni in Danimarca, 240 in Spagna, 420 in
Francia e 500 giorni in Italia. Una causa di licenziamento, invece, può essere
risolta in meno di un mese in Olanda e Russia, mentre in Finlandia può
richiedere 300 giorni, 400 in Francia e 720 in Italia. (T.C.)
SARÀ
OPERATIVO ANCHE IN ARGENTINA IL MOVIMENTO HOSPICE,
CHE
OFFRE ASSISTENZA AI MALATI TERMINALI. IL SERVIZIO PARTIRÀ DOMANI
IN
OCCASIONE DELLA II GIORNATA MONDIALE DELL’HOSPICE E DELLE CURE PALLIATIVE
BUENOS AIRES. = Sarà inaugurato domani in Argentina il
Movimento Hospice, organizzazione che opera a livello
internazionale e che, con l’ausilio di personale
qualificato, si propone di migliorare la qualità di vita dei malati terminali.
Il movimento, che focalizza tutta la sua attenzione sulla percezione soggettiva
del paziente e coinvolge le famiglie nelle cure, offre servizi sia in
centri appositi che a domicilio. Gli hospice argentini
nascono da un’iniziativa della Chiesa cattolica e sono aperti a tutti,
soprattutto alle persone con difficoltà economiche o senza familiari che possano fornire loro un’assistenza adeguata. In occasione
della II Giornata mondiale dell’hospice e delle cure
palliative, che sarà celebrata domani sul tema “Accesso alle cure per tutti”,
la Casa de la Bondad di Córdoba,
l’Hospice San Camilo di Olivos e l’Hospice Madre Teresa
di Luján, in collaborazione con la Commissione
episcopale per la Pastorale Sanitaria, il Ministero della Sanità della Provincia
di Buenos Aires e l’Associazione Argentina di Medicina e Cure Palliative, hanno
organizzato incontri e dibattiti. Obiettivi della giornata sono: la realizzazione
di una rete che vincoli gli “hospice”, il
potenziamento dei servizi, l’organizzazione di corsi di formazione e la diffusione
di informazioni sulle attività dei centri di assistenza. (A.S.)
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6 ottobre 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Doppio importante appuntamento oggi a Londra e
New York, dove verranno esaminati rispettivamente i programmi
nucleari di Iran e Corea del Nord. Delle ambizioni
atomiche del governo di Pyongyang, che avrebbe
individuato in una miniera abbandonata nel nord al confine con la Cina il luogo
per l’annunciato esperimento nucleare, si parlerà al Palazzo di Vetro. I
ministri degli Esteri dei 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza più la Germania si sono, invece, dati appuntamento a Londra per
analizzare il dossier di Teheran. Se da una parte gli
Stati Uniti continuano a spingere, in sede ONU, per severe sanzioni nei
confronti della Repubblica Islamica, l’Unione Europea - che sta conducendo una
delicata trattativa - insiste per una soluzione diplomatica, sottolineando
l’importanza del dialogo. Posizioni diverse, ma con un’unica preoccupante
certezza: il nucleare sta diventando un campo su cui combattere una vera e propria
guerra politica, fatta di strategie ed equilibri da riadattare alle nuove
situazioni che vengono a crearsi. A dimostrarlo, la posizione di Paesi come il
Giappone o il Brasile, convinti sostenitori dell’anti-nucleare, ma che stanno
invece imboccando la strada dell’atomica. Salvatore Sabatino ha raccolto il
commento di Arduino Paniccia, docente di Studi
Strategici presso l’Università di Trieste:
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R. - Esiste sia un problema di
richiesta del civile nucleare, sia un problema ben più grave di una nuova
richiesta o tentativo di molti Paesi di entrare nel militare nucleare, anche i
Paesi che a suo tempo, vi avevano rinunciato e che
adesso si riaffacciano.
D. – Lo spettro della bomba
atomica continua ad aleggiare sul mondo. Il Trattato di non proliferazione può
dirsi superato, a questo punto?
R. – Sì, il trattato di
proliferazione va assolutamente aggiornato, va immesso nella più generale
riforma delle Nazioni Unite. E’ stato scavalcato e aggirato negli anni ’60 –
’70, lo sarà probabilmente ancora di più se non si provvede ad una decisa e
strutturale riforma nei prossimi anni.
D. – Gli Stati Uniti
definiscono inaccettabile sia la scelta di Teheran,
sia quella di Pyongyang. Si spinge all’ONU per le
sanzioni ma l’Europa continua ad insistere sul dialogo. Non si rischia di
creare una frattura tra Washington e l’Unione Europea, in questo modo?
R.- Sì, è una frattura pericolosa perché, a mio
parere, l’Europa non sta ricavando nulla dalla trattativa con Teheran. La risposta del presidente è stata molto chiara e,
a questo punto, definitiva. “Non arretreremo di un millimetro sulle ambizioni
nucleari del nostro Paese”. Il capo di Stato non ha parlato di ambizioni
militari, ma ormai i sospetti sono molto forti.
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Ennesimo
attentato suicida a Khost,
in Afghanistan: un kamikaze si è fatto esplodere davanti all’ingresso della
caserma di polizia uccidendo un agente e ferendo 15 persone, tra i quali tre
bambini. Gli inquirenti seguono la pista dei talebani, che non hanno ancora
rivendicato l’azione.
In Iraq, il comando americano ha
annunciato che due soldati statunitensi sono rimasti uccisi ieri nel corso di
combattimenti nella provincia occidentale irachena di al-Anbar.
A Mossul, intanto, la chiesa caldea del Santo Spirito è stata teatro oggi di un nuovo
attacco, che ha provocato il ferimento di una delle guardie. I primi attacchi
contro la chiesa risalgono all’agosto del 2004.
E’
terminata con una visita a sorpresa a Baghdad la missione in Medio Oriente del
segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, che questa mattina è giunta nel Kurdistan iracheno. Obiettivo
del viaggio: incoraggiare il processo di riconciliazione nazionale iracheno.
Ieri, la signora Rice aveva incontrato i vertici della
politica palestinese ed israeliana per valutare le possibilità di una ripresa
del processo di pace. A Gerusalemme, il segretario di Stato americano ha
sottolineato l’urgenza di rafforzare la posizione del presidente palestinese Abu Mazen, impegnato nella
difficile soluzione della crisi tra il suo partito, al Fatah,
e la formazione al governo, Hamas.
Nuova
incursione israeliana nei Territori palestinesi: l’aviazione dello Stato
ebraico ha bombardato stamani un tunnel tra la Striscia di Gaza e l’Egitto, uccidendo
cinque militanti delle Brigate dei Martiri di Al Aqsa che si trovavano all’interno della struttura. Intanto,
nella Striscia di Gaza nuovi scontri tra sostenitori di Hamas
e Fatah hanno provocato la morte di un militante del
gruppo radicale. Sul versante politico, il presidente palestinese Abu Mazen ha concesso ad Hamas altre due
settimane per raggiungere un possibile accordo su un nuovo governo. Una volta
scaduto questo termine – ha precisato Abu Mazen – “userò i miei poteri costituzionali”. Su internet,
intanto, è stato diffuso un video di un gruppo che si dichiara vicino ad Al Qaeda. Nel filmato, uomini
armati minacciano di uccidere i dirigenti dei servizi segreti palestinesi.
Per prevenire e combattere il
terrorismo è stato raggiunto un accordo tra Unione Europea e Stati Uniti
sull’uso dei dati privati nel settore del trasporto aereo. Lo hanno rivelato
fonti europee precisando che i dettagli dell’intesa saranno resi noti nelle
prossime ore. I negoziati tra Washington e Bruxelles hanno preso in esame, in
particolare, l’accesso di agenzie americane, tra le quali CIA e FBI, ai dati
forniti dai passeggeri alle compagnie aree al momento dell’acquisto di
biglietti per gli Stati Uniti. Nel 2004 l’Unione Europea e gli Stati Uniti
avevano già raggiunto un accordo per legalizzare il trasferimento dei dati.
L’intesa era stata però annullata lo scorso 30 maggio dalla Corte europea della
giustizia per un vizio di forma.
In Georgia il partito del
presidente filo-occidentale, Mikhail Saakashvili,
è in testa nelle elezioni amministrative tenutesi ieri. “Questa tornata
elettorale – ha detto il presidente georgiano –
rappresenta un test di popolarità per il nostro governo”, soprattutto dopo la
crisi con la Russia.
Dopo
12 anni di chiusura, è stato inaugurato l’aeroporto di Grozny
con un volo speciale in arrivo da Mosca. I primi voli di linea, con i
Tupolev-154 della nuova compagnia di bandiera cecena,
inizieranno tra una settimana e collegheranno Grozny
con Beslan, in Ossezia del
Nord, e con Makhachkala, in Daghestan.
La cerimonia d’inaugurazione è stata celebrata dal premier filo-russo ceceno Ramzan Kadyrov.
“La risoluzione della
questione di Cipro è determinante per l'ingresso della Turchia in Europa”. Lo
ha detto il
cancelliere tedesco, Angela Merkel, in visita ad
Istanbul. La signora Merkel ha invitato
il governo di Ankara ad accelerare il processo di normalizzazione dell’isola. Dopo l'invasione del 1974, nella zona settentrionale dell’isola è
stata proclamata la Repubblica
turca di Cipro Nord.
In Svezia, il nuovo premier conservatore Fredrik Reinfeldt ha presentato
oggi il programma di governo e il nuovo gabinetto. L’ex premier Carl Bildt, che ha governato il
Paese dal 1991 al 1994, è stato nominato ministro degli Affari Esteri. A leader
conservatori sono stati assegnati dieci ministeri. Gli altri membri della
coalizione, i liberali popolari, i cristiano democratici e il partito di
Centro, ottengono cinque seggi ciascuno. Reinfeldt ha
annunciato che la priorità sarà data alla creazione di nuovi posti di lavoro. La
coalizione di governo è la prima da 25 anni che dispone di una maggioranza
parlamentare.
In Ungheria, il premier Ferenc Gyurcsany ha presentato
stamani le proprie scuse “per aver illuso gli elettori” davanti al Parlamento
chiamato a rinnovargli la fiducia. Da settimane il premier è bersaglio di
proteste popolari per avere mentito sui risultati del governo con lo scopo di
vincere le elezioni in aprile.
Per la carica di nuovo segretario generale dell’ONU,
sembra ormai scontata la nomina del ministro degli Esteri sudcoreano,
Ban Ki-Moon, che nelle
votazioni orientative ha sempre ottenuto una chiara affermazione. Ieri il
Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha confermato la propria preferenza
per il ministro sudcoreano. Sempre ieri, si sono
ritirati 3 candidati: sono la presidente lettone, Vaira Vike Freiberga;
l’ex ministro delle Finanze afghano, Ashraf Ghani, e l’ex vice premier
thailandese, Surakiart Sathirathai. Il mandato dell’attuale segretario generale
dell’ONU, Kofi Annan, scade
il prossimo 31 dicembre.
Sono sempre più intensi gli
scontri, nello Sri Lanka,
dopo la partenza del mediatore norvegese Jon Hanssen-Bauer: almeno 22 ribelli tamil sono
stati uccisi, stamani, da forze militari durante combattimenti avvenuti
nell’est del Paese. L’aviazione di Colombo aveva già bombardato ieri sera,
nella stessa regione, postazioni delle Tigri tamil.
Il ministero della Difesa del Paese asiatico ha anche reso noto che l’esercito
è impegnato, in questi giorni, in diverse operazioni pianificate per respingere
offensive dei ribelli contro campi militari nel distretto di Batticaloa.
Violenze anche in Pakistan, dove fonti governative hanno
riferito, stamani, che 17 persone sono morte ieri sera in seguito a furiosi
scontri tra sciiti e sunniti nella regione tribale di
Orakzai, nel nord ovest del Paese. Sembra che le
cause delle violenze siano i profondi contrasti tra le due comunità per il
controllo di un santuario musulmano.
Militanti del piccolo
movimento indipendentista ‘Dima Halim Daogah’ hanno
ucciso 11 impiegati delle ferrovie nello Stato dell’Assam,
nel nord est dell’India. I guerriglieri hanno aperto il fuoco contro due mezzi
su cui viaggiavano i dipendenti delle ferrovie. Secondo la polizia si tratta di
una ritorsione per il mancato pagamento della “tassa rivoluzionaria” chiesta
dai ribelli alle aziende statali della regione. In Assam
e negli altri Stati dell’India nord-orientale sono attivi da decenni una
trentina di piccoli e grandi movimenti indipendentisti, tutti di orientamento
marxista o maoista.
Restiamo in India, dove è salito ad almeno 38 morti il
bilancio delle vittime di febbre di dengue. Lo hanno
riferito le autorità sanitarie locali precisando che i casi di infezione segnalati
sono quasi 3000. La febbre di dengue si presenta, in
India, nelle settimane che seguono i monsoni. Il bilancio complessivo dello
scorso anno era stato di 157 morti.
Una misteriosa malattia ha causato la morte di almeno 27
persone a Panama. Non sono chiare le cause della patologia, che
progressivamente coinvolge i reni e provoca danni neurologici. Altre 10 persone presentano gli stessi sintomi
delle vittime, tra cui febbre e paralisi parziale.
Ennesimo incidente in miniera
di carbone in Cina: un’esplosione di gas, avvenuta in un impianto nella
provincia sud-occidentale di Sichuan, ha provocato la
morte di almeno 13 persone. La corsa al carbone, cui la Cina
ricorre per sostenere il proprio boom industriale, ha causato lo scorso anno
almeno 3.300 incidenti costati la vita a circa 6 mila minatori.
Un’altra miniera è stata teatro, in Bolivia, di una nuova
tragedia che ha provocato la morte di almeno 12 persone. Ma le cause di questi
decessi non sono, in questo caso, un crollo o un’esplosione: violenti scontri
sono scoppiati, infatti, tra minatori e scioperanti in una miniera di stagno di
Huanuni, circa 500 chilometri a sud della capitale La
Paz.
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