RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 277 - Testo della trasmissione di Mercoledì 4 ottobre 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa all'udienza generale parla di San Bartolomeo: si può testimoniare la fede senza compiere opere sensazionali, ma è necessaria un'esperienza viva di Gesù

 

Conferita a Benedetto XVI la cittadinanza onoraria di Aschau am Inn, la cittadina bavarese dove il Papa ha vissuto l’infanzia

 

Il Papa benedice la statua di Santa Genoveffa Torres Morales, collocata in una nicchia all’esterno della Basilica Vaticana

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Assisi festeggia San Francesco: quest’anno e’ stata la Calabria  a offrire la lampada votiva sulla tomba del Poverello: ce ne parla mons. Vittorio Mondello

 

Rinasce la speranza in Libano dopo le distruzioni dell’ultima guerra. Intervista con il padre gesuita Oliver Borg Olivier

 

Allarme “dengue” a Cuba: la febbre mortale trasmessa dalle zanzare sbarca nell’isola. Con noi Antonio Stango

 

“Canto in versi il dolore e la risurrezione”: ai nostri microfoni la testimonianza della poetessa Alda Merini

 

CHIESA E SOCIETA’:

A Kinshasa in corso la 41.ma assemblea plenaria dei vescovi del Congo

 

Per la prima volta, la Francia ammette gli effetti degli esperimenti nucleari compiuti in superficie in Polinesia negli anni ‘60 e ‘70

 

Non si placa la furia del tifone Xangsane nel Continente asiatico: saliti a 240 i morti in Vietnam e nelle Filippine

 

Il Nobel 2006 per la chimica assegnato ad uno scienziato statunitense, autore di uno studio sulla trascrizione delle informazioni contenute nel codice genetico

 

Da ieri, fino al 7 ottobre a Roma, la quinta edizione del concorso vocale internazionale di musica sacra

 

Al via oggi la 58.ma Fiera del libro di Francoforte, dedicata alla letteratura dell’India

 

24 ORE NEL MONDO:

Visita del segretario di Stato americano in Medio Oriente, dove non si allentano le tensioni

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

4 ottobre 2006

 

 

IL VANGELO CI METTE IN GUARDIA DAI PREGIUDIZI E

CI INVITA A NON ACCONTENTARCI DELLE PAROLE

 MA A FARE ESPERIENZA PERSONALE DI GESU’, NELLA DIMENSIONE DIVINA E TERRENA

 

E’ rientrato stamani in Vaticano Benedetto XVI, giunto in elicottero dalla residenza di Castel Gandolfo, concluso ormai il suo soggiorno estivo nella località laziale, alle porte di Roma. Ad accoglierlo in Piazza San Pietro 40 mila persone, raccolte per l’udienza generale, incentrata oggi sull’apostolo Bartolomeo, proseguendo nel ciclo di catechesi iniziate a metà marzo dedicate al rapporto tra Cristo e la Chiesa, nel cui ha ambito ha sviluppato a partire da maggio il racconto di vita dei dodici Apostoli. Il Servizio di Roberta Gisotti:

 

**********

Dio “sorprende le nostre attese facendosi trovare proprio là dove non ce lo aspetteremmo”, lo ha ricordato Benedetto XVI alle migliaia di pellegrini, portando l’esempio dell’apostolo Bartolomeo, identificato anche con il nome di Natanaele, che significa “Dio ha dato”. A lui, l’apostolo Filippo comunica di aver trovato “Gesù, figlio di Giuseppe da Nazaret”. E Natanaele risponde con un pregiudizio: “Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono”? Replica allora Filippo: “Vieni e vedi!”. Dunque ha detto il Papa: “nel nostro rapporto con Gesù non dobbiamo accontentarci delle sole parole”, “la nostra conoscenza ha bisogno di un’esperienza viva”:

 

“La testimonianza altrui è certamente importante, poiché di norma tutta la nostra vita cristiana comincia con l’annuncio che giunge fino a noi ad opera di uno o più testimoni. Ma poi dobbiamo essere noi stessi a venir coinvolti personalmente in una relazione intima e profonda con Gesù”.

 

“Ecco davvero un Israelita, in cui non c’è falsità”, esclama Gesù incontrando Natanaele, che risponde: “Rabbì, tu sei il figlio di Dio, tu sei il re d’Israele”. Si tratta, ha spiegato il Santo Padre, di una confessione di fede limpida, che pone in luce il doppio aspetto complementare dell’identità di Gesù:

 

Non dobbiamo mai perdere di vista né l’una né l’altra di queste due componenti, poiché se proclamiamo di Gesù soltanto la dimensione celeste, rischiamo di farne un essere etereo ed evanescente, e se al contrario riconosciamo soltanto la sua concreta collocazione nella storia, finiamo per trascurare la dimensione divina che propriamente lo qualifica”.

 

Non ci sono molte altre notizie sulla vita di Bartolomeo, ha detto il Papa,  constatando come “l’adesione a Gesù può essere vissuta e testimoniata anche senza il compimento di opere sensazionali”.

 

Nei saluti finali Benedetto XVI, il ricordo di San Francesco d’Assisi nella festività odierna e un particolare incoraggiamento ai partecipanti al Convegno internazionale della famiglia di “Radio Maria” nel mondo, riuniti a Collevalenza in Umbria, perché proseguano “nell’impegno di diffondere, via etere, l’inesauribile messaggio della salvezza di Cristo”.

*********

 

CONFERITA A BENEDETTO XVI

LA CITTADINANZA ONORARIA DI ASCHAU AM INN

 

         Subito dopo l’udienza generale Benedetto XVI ha ricevuto, in una breve cerimonia nell’auletta  dell’Aula Paolo VI in Vaticano,  la cittadinanza onoraria di Aschau am  Inn, in Baviera,  che si va ad  aggiungere  a quelle ricevute dal  suo paese natale, Marktl  am Inn, e a quelle di Altötting e Ratisbona. Ce ne parla Sergio Centofanti:

 

**********

E’ stata una cerimonia molto informale e cordiale, un tuffo nei ricordi.  Aschau am Inn è la cittadina in cui il Papa ha vissuto la sua infanzia. Un tempo, erano gli anni ’30, “Aschau – afferma il Pontefice - era un piccolo paese agricolo. Oggi la cittadina è cresciuta, è cambiata, ma è rimasta fedele alle sue radici  e il campanile della Chiesa – rileva  – continua a salutare con i suoi rintocchi tutta la campagna”. Ad Aschau – ha proseguito Benedetto XVI -   “ho imparato a leggere e scrivere”: il Papa ricorda che con i suoi compagni di scuola talvolta prendeva in giro gli insegnanti. “Ma in fondo – nota – non eravamo cattivi”. Ad Aschau ha  fatto la Prima Confessione e la Prima  Comunione: ricorda le belle feste di Natale e Pasqua. “Qui – ha sottolineato – ho vissuto la Risurrezione. A Pasqua tutta la Chiesa era piena di tende nere per creare un buio fitto. Il Parroco cantava ‘Christus resurrexit’ e alla terza volta le tende cadevano facendo entrare improvvisamente dalle finestre una luce sfolgorante”. Il Papa ricorda poi le gite in bicicletta con la mamma: qui ha conosciuto la bellezza della  natura.  Benedetto XVI ringrazia “con tutto il cuore” i cittadini di Aschau: ora sente “di essere rimasto a casa”.

**********

 

 

IL PAPA BENEDICE LA STATUA DI SANTA GENOVEFFA TORRES MORALES,

COLLOCATA IN UNA NICCHIA ALL’ESTERNO DELLA BASILICA VATICANA

 

Il Papa, prima dell’udienza generale, ha benedetto la statua di Santa Genoveffa Torres Morales, collocata in una nicchia all’esterno della Basilica Vaticana sulla Via delle Fondamenta: opera dello scultore Alessandro Romano, è una scultura in marmo bianco di Carrara, alta quasi sei metri. Fondatrice della Congregazione delle Suore del Sacro Cuore e dei Santi Angeli, Santa Genoveffa Torres Morales è nata ad Almenara in Spagna nel 1870. Orfana fin dall’infanzia, ha trascorso tutta la vita afflitta da povertà e malattie. A 13 anni a causa di un tumore gli fu amputata una gamba. Devotissima alla Madonna, particolarmente attraverso la preghiera del Rosario, ha avuto come centro della sua vita il Cuore di Gesù e l’Eucaristia, dedicandosi all’assistenza di donne e ragazze in difficoltà. E’ morta a Saragozza il 5 gennaio 1956. Giovanni Paolo II l’ha canonizzata il 4 maggio 2003 a Madrid. Nella sua omelia ha detto: “Santa Genoveffa Torres fu strumento della tenerezza di Dio verso le persone sole e bisognose di amore, di consolazione e di cure nel corpo e nello spirito. La nota caratteristica che dava impulso alla sua spiritualità era l'adorazione riparatrice dell'Eucaristia, fondamento a partire dal quale svolse un apostolato pieno di umiltà e semplicità, di abnegazione e di carità”. Oggi la Congregazione delle Suore del Sacro Cuore e dei Santi Angeli ha oltre 20 case con circa 170 religiose.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - La catechesi e la cronaca dell'udienza generale.

 

Servizio estero - Nucleare: Annan invita la Corea del Nord a non mettere in atto la sua minaccia di un test atomico. La Cina esorta Pyongyang alla moderazione.

 

Servizio culturale - Un articolo di Franco Patruno dal titolo "Una lettura in profondità dell'emigrazione del primo '900": il film "Nuovomondo" di Emanuele Crialese.

 

Servizio italiano - In rilievo i temi della finanziaria e della giustizia.  

 

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

4 ottobre 2006

 

ASSISI FESTEGGIA SAN FRANCESCO, PATRONO D’ITALIA:

QUEST’ANNO E’ STATA LA CALABRIA A OFFRIRE LA LAMPADA VOTIVA

SULLA TOMBA DEL POVERELLO

- Intervista con mons. Vittorio Mondello -

 

"Avvicinarsi alla storia di Francesco per accostarsi al mistero di Cristo". Così mons. Vittorio Mondello, arcivescovo di Reggio Calabria-Bova e presidente della Conferenza episcopale regionale, durante la Celebrazione Eucaristica nella Basilica di Assisi per la solennità odierna di San Francesco, Patrono d'Italia. E' infatti la Calabria quest'anno la regione che ha il compito di donare olio per la lampada votiva che arde sulla tomba del santo. Olio simbolo religioso, ma anche "emblema delle contrade della nostra terra" ha detto mons. Mondello, che al microfono di Gabriella Ceraso spiega come si è preparato a questo momento:

 

**********

R. – Al livello regionale, con gli altri vescovi, abbiamo preparato un messaggio per questa giornata tanti mesi fa e abbiamo ritenuto questo momento come un momento eccezionale per le Chiese di Calabria, in quanto l’esempio di Francesco, specialmente il suo impegno di testimonianza cristiana in tutti i campi, può essere un segno, un aiuto per il rinnovamento delle nostre comunità cristiane.

 

D. – Qual è la sua personale chiave di lettura proprio della figura di Francesco?

 

R. – Io ritengo che l’esempio più bello che ci abbia dato Francesco sia quello di aver preso il Vangelo alla lettera, in modo radicale, senza annacquare il Vangelo per adattarlo alle nostre situazioni. Noi purtroppo oggi, spesso, siamo abituati a dire: “Sì, accetto il Vangelo. Ma quando dice cose diverse dal mio modo di pensare non lo accetto più”. Invece dobbiamo essere noi ad adeguarci al Vangelo.

 

D. – Mons. Mondello, questa è la grande giornata della pace, della fraternità e del dialogo, dialogo tra appartenenti a culture e religioni diverse. Viviamo in un momento più che mai delicato sotto questo punto di vista. Allora le chiedo, innanzitutto, come corrispondere ogni giorno a questi tre grandi valori?

 

R. – La prima cosa credo sia quella di essere convinti che determinate situazioni si possano sbloccare solo attraverso un dialogo franco, sereno, che sappia rispettare l’altro, anche quando non se ne condivide il pensiero, l’idea. Questo è il punto fondamentale, sul quale credo stia battendo moltissimo anche il nostro Papa Benedetto XVI.

 

D. – Francesco, può esser lui una chiave di lettura? Può essere oggi una risposta?

 

R. – Francesco addirittura è andato dal Sultano a testimoniare la sua fede. Non è andato ad insultare o a dire “Voi siete tutti dannati all’Inferno”. Questo ci è di esempio: dialogare con gli altri senza voler imporre nulla, ma presentando la verità, testimoniandola con la vita.

 

D. – Qual è il messaggio che ha scelto di voler far arrivare alla comunità oggi, anche attraverso la sua omelia?

 

R. – Vogliamo ascoltare Francesco nel suo invito di totale donazione a Cristo, nella capacità di amare tutte le creature e attraverso l’amore aiutare la comunità a crescere in umanità, in solidarietà e nella pace.

**********

 

 

RINASCE LA SPERANZA IN LIBANO DOPO LE DISTRUZIONI DELL’ULTIMA GUERRA

- Intervista con il padre gesuita Oliver Borg Olivier -

 

E’ la sua terra di missione da sette anni: mai sarebbe scappato. Ma ha dovuto lasciare il Paese dopo tredici giorni di guerra perché era già previsto per lui uno spostamento temporaneo altrove. Non vede l’ora di tornarci. A raccontare l’abbandono forzato del Libano nel pieno degli scontri tra esercito israeliano e milizie hezbollah, è il padre gesuita di origine maltese Oliver Borg Olivier, docente di teologia spirituale all’Università St. Joseph di Beirut. “Il Libano è tornato indietro di almeno quindici anni – dice ai nostri microfoni -. Bisogna dare speranza a gente devastata”. Ma come la popolazione ha accolto il contingente di pace ONU “UNIFIL2”? Il suo commento nell’intervista di Antonella Palermo.

 

**********

R. - Con molta gioia e molta speranza, perché credo che la popolazione non ne possa più di situazioni di guerra. E, infatti, lo stato di scoraggiamento attuale è tale che la gente dice: “Non possiamo, ogni dieci anni, cominciare una nuova guerra per poi dover ricostruire tutto da capo”.

 

D. – Che situazione ha lasciato?

 

R. – Da una parte tragica, perché è un Paese che si stava rimettendo in piedi e nutriva speranze molto grandi. Questa estate erano attesi un milione e mezzo di turisti e, per un Paese che vive dell’industria del turismo, voleva dire tanto. Si aspettavano anche l’incontro chiamato “Parigi due” di investitori che dovevano venire ad investire in Libano. Tutto questo è saltato. Ci sono, comunque, segni di ripresa, visto proprio il grande movimento di solidarietà di tutti i Paesi per aiutare il Libano nella ricostruzione economica, soprattutto per quel che riguarda la ricostruzione delle case. Ma questa non è la cosa più importante.

 

D. – Qual è la cosa più importante?

R. – La cosa più importante è prima di tutto dare di nuovo speranza alla popolazione, perché 250 mila libanesi hanno lasciato il Paese con la speranza di tornare, ma per il momento non ne hanno tanta voglia, avendo ancora paura.

 

D. – I cristiani dove sono? Quanti sono?

 

R. – I cristiani una volta erano la maggioranza, adesso saranno il 30 o 33 per cento della popolazione. Purtroppo partono sempre di più, perchè non vedono un avvenire chiaro per i loro figli. Li capisco, perché la situazione non è facile. Allo stesso tempo è un peccato. Papa Giovanni Paolo II aveva una frase molto bella per il Libano, che dice: “Il Libano è un messaggio per il mondo ed è un messaggio proprio di convivenza possibile tra le varie religioni”. E’ sempre stato un Paese di dialogo. Se i cristiani perdono di vista questo anche quel messaggio di speranza si perde. Sì, ci sono problemi, c’è sofferenza, ma l’ultima parola non è mai di odio, di morte.

 

D. – I giovani che tipo di risorse possono oggi mettere in campo per questo Paese?

 

R. – L’hanno fatto durante la guerra con molta generosità, cercando di aiutare la Caritas ed altri Organismi ad animare i campi dove c’erano i profughi, che erano nelle scuole, nei conventi e così via. Credo che questo abbia creato anche un dialogo nel quotidiano, tra la gente semplice, ed è stato molto bello. Credo siano loro che potranno dare questa speranza, se sono capaci di fare la scelta. Noi rimaniamo, perchè crediamo nel nostro Paese e perché la nostra fede ci aiuta. 

**********

 

 

ALLARME “DENGUE” A CUBA:

LA FEBBRE MORTALE TRASMESSA DALLE ZANZARE SBARCA NELL’ISOLA

- Ai nostri microfoni Antonio Svago –

 

E’ emergenza sanitaria a Cuba, dove sarebbe in corso da diversi mesi una violenta epidemia di dengue, una malattia febbrile acuta e spesso mortale trasmessa dalle zanzare. L’epidemia, come denunciano alcune fonti di opposizione al governo castrista, sarebbe in corso da aprile e l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ipotizza addirittura che abbia provocato oltre mille morti. Nessun riscontro viene tuttavia fornito da Cuba che continua a negare la gravità della situazione. Ma perché i regimi tendono a nascondere le emergenze umanitarie che li colpiscono? Stefano Leszczynski lo ha chiesto ad Antonio Stango, presidente del Comitato Italiano Helsinki per i diritti umani:

 

**********

R. – Molto spesso i regimi tendono a nascondere tutto ciò che non va e questo sul fronte dell’economia, sul fronte sociale, sul fronte della cronaca nera. Di solito una delle cose che fanno è tarpare le ali a tutti coloro che vogliono esprimere dubbi sull’andamento e la perfezione del Paese. Ed ecco che si nascondono i dati sulle epidemie per non far vedere che il regime non funziona neanche da quel punto di vista.

 

D. – Addirittura l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, stima qualcosa come un migliaio di morti a Cuba a causa di questa epidemia, ma senza certezze, perché non riesce ad avere conferme…

 

R. – Sì, il problema è quello. l’Organizzazione Mondiale della Sanità, a sua volta, paga il fio di un problema che è strutturale all’Organizzazione: si dà lo spazio ai regimi e non ci si occupa veramente di far sì che questi regimi rispondano quando si tratta di fare indagini internazionali sull’andamento dei processi epidemiologici. Un caso che ricordo è quello della Sars, che esplose alcuni anni fa in Cina e che poté diffondersi proprio perché la Cina rifiutò di darne notizie ed inizialmente tentò di tenere l’epidemia sotto silenzio e quindi non si poterono prendere provvedimenti, anche a livello internazionale, necessari.

 

D. – La situazione a Cuba per quanto riguarda i diritti umani com’è in un fotografia?

 

R. – La situazione è molto cupa. C’erano stati alcuni segnali di molta modesta apertura qualche anno fa, ma questi segnali hanno poi lasciato poco spazio alle riforme vere e delle riforme strutturali. C’erano state molto speranze anche all’epoca della visita di Giovanni Paolo II a Cuba. Ma parliamo ormai di quasi dieci anni fa e le cautissime aperture, anche in campo di libertà religiosa, sembrano che siano state subito negate dal regime.

**********

 

 

“CANTO IN VERSI IL DOLORE E LA RISURREZIONE”:

LA TESTIMONIANZA DELLA POETESSA ALDA MERINI

 

“Non cercate di prendere i poeti, perché vi scapperanno tra le dita”: è quanto ha scritto la poetessa Alda Merini. E’ nata a Milano 75 anni fa: difficilmente classificabile per genere o per tema, la sua produzione poetica la pone di diritto tra le maggiori scrittrici contemporanee. Alternativamente ardente o sommessa, visionaria e inquieta, ha toccato più volte i temi della religiosità (tra gli altri testi, “Corpo d'amore, incontro con Gesù” e “Magnificat, incontro con Maria”), e sa parlare con immediatezza e intensità anche alle nuove generazioni. Padre Vito Magno l'ha incontrata per noi:

 

**********

R. - I giovani mi vengono molto dietro e anche le loro famiglie. Molti ragazzi che hanno dei problemi, vedono in me un certo tipo di resurrezione, anche letteraria, saper dire in versi il dolore. Purtroppo per cantare il dolore, bisogna prima provarlo, è questo il guaio.

 

D. – Lei l’ha provato…

 

R. – Sì, adesso l’ho rimosso però, se no, non avrei potuto andare avanti. Mi è successo un miracolo perché dopo tanti anni di manicomio, un bel giorno mi sono svegliata: “Ma cosa faccio qui dentro”? E sono uscita.

 

D. – Che ricordo ha di quegli anni?

 

R. – Io ho avuto una lettera dal medico che mi ha curato in manicomio e mi ha detto: “Lei non ha idea di quanto bene ha fatto ai nostri ammalati”, perché io ero la felicità in persona in mezzo a questo lager … non ho avuto un giorno di tristezza.

 

D. – Oltre alla lunga parentesi del manicomio, quale altra sofferenza ha conosciuto?

 

R. – Io non voglio pensare a quando mi hanno tolto i figli ma il poema “Magnificat” nasce proprio da questo, quando me li hanno rubati, praticamente, dicendomi che non ero una brava mamma, perché mi mettevo il rossetto, perché scrivevo poesie.

 

D. – Poesie, tuttavia, sempre piene di ottimismo. Come fa a conservarlo anche nell’anzianità?

 

R. – Non c’è nessun vecchio che voglia morire. Forse la vecchiaia serve a questo, a valorizzare anche il disordine, il fatto che uno ammucchia i suoi ricordi, il fatto che forse non ha più niente da dire, ma parla lo stesso.

 

D. – Si dice che invecchiando si diventa più saggi?

 

R. – Si diventa anche più bambini. Essere bambini è molto bello.

 

D. – Della sua infanzia, Alda Merini, cosa ricorda? Chi soprattutto?

 

R. – Dei genitori meravigliosi sempre contenti, profondamente atei ma talmente intelligenti che quando io ho espresso il bisogno di andare in convento, hanno detto: “Se vuoi, vai!”

 

D. – Cosa la spinge a scrivere in versi?

 

R. – Vede, io mi lascio più invadere da quella che è un’ispirazione che è una visitazione divina. Le parole che dico, io le sento nel cuore.

 

D. – Cosa ha a che fare con l’amore che cantano i poeti?

 

R. – L’amore è intelletto per me, è intelligenza: “dovunque io guardi o giro, immenso Dio ti vedo”. Credo che sia dappertutto, anche negli angoli meno belli della casa. Pensiamo alla stalla di Betlemme, alla povertà di Maria, pensiamo che tutto può diventare meraviglioso se noi lo guardiamo con degli occhi che fanno il miracolo di cambiare una cosa brutta in bella. Questo è l’amore.

 

D. – Come cristiana, lei prega?

 

R. – L’amore è preghiera. Sono sempre in compagnia di Dio.

 

D. – Nel bisogno, come si regola?

 

R. – Anche quando soffro molto, io dico sempre: “Sia fatta la tua volontà” e basta.

 

D. – Può leggere un verso del suo Poema della croce?

 

R. – “Di notte, quando il tempo assottiglia le tenebre e l’uomo dorme avvinto dalla solitudine, Cristo conosceva la voce della luce della profezia. Egli vedeva il Calvario come una punta di diamante e una gemma assoluta. Egli sapeva che per conoscere il Padre, doveva conoscere il Figlio, sapere di se stesso ciò che l’uomo non sa: che era un martire, che era un debole assoluto, che era un cencio di dolore che sarebbe diventato una morbida stola ai piedi di una Madre divina”.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

4 ottobre 2006

 

IL NOSTRO SIA “UN POPOLO DI PROFETI, CHE PARLA DI DIO ATTRAVERSO LE PAROLE

 E GLI ATTI, CHE TESTIMONIA LA SALVEZZA DI DIO PER L’UMANITÀ”:

È L’AUSPICIO DEL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL CONGO,

MONS. LAURENT MONSENGWO PASINYA, ALL’APERTURA

 DELLA 41.MA PLENARIA DEI VESCOVI DEL PAESE AFRICANO

 

KINSHASA. = “Che i prossimi giorni facciano del Congo una comunità umana degna dell’uomo, fondata sull’amore, la verità e la pace”: così, il presidente della Conferenza episcopale congolese, mons. Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kisangani, che domenica a Kinshasa ha aperto i lavori della 41.ma sessione dell’Assemblea Plenaria dei vescovi del Paese africano. Ricordando l’inizio della campagna elettorale per il secondo turno delle elezioni presidenziali e provinciali, in programma il 29 ottobre, mons. Monsengwo Pasinya ha invocato lo Spirito su tutto il popolo congolese, affinché possa “divenire nel mondo il testimone della buona novella del Signore, un popolo di profeti che parla di Dio attraverso le parole e gli atti, che testimonia la salvezza di Dio per l’umanità”. Il presule ha auspicato che “la Chiesa del Congo diventi veramente missionaria, evangelizzando tutti gli ambienti di vita, inviando un gran numero di missionari in tutto il mondo, ma anche prendendosi carico dei bisogni materiali della missione”. Da parte sua, l’arcivescovo di Kinshasa, cardinale Frédéric Etsou-Nzabi-Bamungwabi, che si trova all’estero in missione pastorale, ha inviato un messaggio ai partecipanti, auspicando che le deliberazioni dei vescovi aiutino il popolo congolese a trovare la strada giusta nel momento in cui si attende la conclusione del processo elettorale nella pace, nella giustizia e nella verità. Ricordando, inoltre, che ottobre è il mese del rosario e delle missioni, il porporato ha invitato la comunità di fedeli alla recita del rosario nelle famiglie e nelle comunità religiose e sacerdotali ogni giorno fino alla fine del mese. (R.M.)

 

 

PER LA PRIMA VOLTA, LA FRANCIA AMMETTE GLI EFFETTI DEGLI ESPERIMENTI NUCLEARI COMPIUTI IN SUPERFICIE IN POLINESIA NEGLI ANNI ‘60 E ‘70:

 “LA CONTAMINAZIONE C’È STATA, ANCHE SE “DI BREVE DURATA”,

“CON RIPERCUSSIONI SU TUTTO L’ARCIPELAGO”

 

PARIGI. = La contaminazione c’è stata, anche se “di breve durata”, “con ripercussioni su tutta la Polinesia”: è quanto emerge da un bilancio del ministero della Difesa francese, che per la prima volta, ieri a Papeete, capitale di Tahiti e della Polinesia francese, ha reso pubblici i risultati di uno studio sugli effetti degli esperimenti nucleari effettuati in superficie nell’arcipelago negli anni ‘60 e ‘70. “Gli effetti di certi test – ha affermato l’addetto alla sicurezza del nucleare del ministero della Difesa francese, Jurien de la Gravine – hanno leso in modo significativo solo alcune isole e atolli, a causa di una evoluzione dei venti che ha provocato uno spostamento della traiettoria della nube radioattiva rispetto alle previsioni”.  Dei 41 test nell’atmosfera, sei – effettuati tra il 1966 e il 1976 – sono stati classificati come “più devastanti”, con effetti su zone abitate. Tra questi, l’Aldebaran del 2 luglio 1966, da 28 kiloton, pari a 28 mila tonnellate di tritolo, nella laguna di Mururoa. Ad ogni modo, ha rassicurato de la Gravine, le dosi di radioattività respirate sono state “deboli” e comunque sotto il livello normale. “Delusi” e “scontenti”, ovviamente, i membri della delegazione polinesiana, che hanno assistito alla presentazione del bilancio francese. Da parte sua, la Francia ha promesso “un certo numero di misure”: alcuni siti saranno tenuti sotto sorveglianza e circa 2 mila persone riceveranno i controlli medici necessari per stabilire eventuali ripercussioni sulla salute. (R.M.)

 

 

NON SI PLACA LA FURIA DEL TIFONE XANGSANE NEL CONTINENTE ASIATICO:

SALITI A 250 I MORTI IN VIETNAM E NELLE FILIPPINE

 

HAINOI/MANILA. = Almeno 52 persone sono morte e altre sette risultano disperse in Vietnam per il passaggio del tifone Xangsane (trad. “elefante”). Lo hanno reso noto oggi le autorità locali. La stampa vietnamita informa che la maggior parte delle vittime hanno perso la vita per folgorazione, per la caduta di alberi o per il crollo di edifici. Nonostante l’emergenza sembri rientrata, le autorità temono che i fiumi in piena possano causare ulteriori danni nei prossimi giorni e invitano gli abitanti degli altopiani centrali ad abbandonare immediatamente le proprie abitazioni per paura di frane. Sarebbero 300 mila, al momento, i profughi vietnamiti. Nei giorni scorsi, prima di raggiungere il Vietnam, Xangsane si era abbattuto sulle Filippine e, in particolare, sulla regione di Manila, causando circa 200 morti e una ventina di dispersi. Il tifone aveva costretto più di un milione di persone a  fuggire per cercare riparo più a nord. Sull’isola di Luzon, la più grande delle Filippine, oltre 43 milioni di persone erano rimaste senza energia elettrica per alcuni giorni. Le case semidistrutte sono 146 mila e migliaia gli ettari di terreno allagati, con colture distrutte. Secondo alcune stime, vi sarebbero danni per circa 40 milioni di dollari. Le autorità hanno assicurato stanziamenti economici per l’opera di ricostruzione. (R.M.)

 

 

ASSEGNATO QUESTA MATTINA A STOCCOLMA IL NOBEL 2006 PER LA CHIMICA ALL’AMERICANO, ROGER KORNBERG, AUTORE DI UNO STUDIO SULLA TRASCRIZIONE

DELLE INFORMAZIONI CONTENUTE NEL CODICE GENETICO. SUO PADRE, ARTHUR,

AVEVA VINTO IL NOBEL PER LA MEDICINA NEL 1959

- A cura di Roberta Moretti -

 

**********

STOCCOLMA. = Il Premio Nobel 2006 per la Chimica è stato assegnato questa mattina a Stoccolma, dall’Accademia Reale svedese delle Scienze, al ricercatore americano, Roger Kornberg, dell’Università di Stanford, in California, per gli studi sulla “trascrizione eucariotica dei geni nelle proteine”. Suo padre, Arthur, aveva vinto il Nobel per la medicina nel 1959. Le ricerche di Roger Kornberg mirano a scoprire le regole fondamentali della genetica e, in particolare, come vengono trascritte e rese utilizzabili le informazioni contenute nel codice genetico. Sua è la scoperta del complesso multiproteinicoMediator’, che è alla base del meccanismo che si occupa della trascrizione da una cellula all’altra. Uno studio fondamentale non solo per la biologia molecolare, ma anche per la medicina, considerato che, se la trascrizione si interrompe, le informazioni genetiche non vengono più trasferite alle diverse parti dell’organismo, che in pochi giorni muore. Disturbi e alterazioni del meccanismo di trascrizione sono coinvolti in numerose malattie, dai tumori, alle malattie cardiovascolari, a diversi  tipi di infiammazioni. Esiste, ad esempio, un fungo velenoso che uccide proprio interrompendo la trascrizione da una cellula all’altra. Inoltre, le ricerche di Kornberg sono state essenziali anche per lo sviluppo di terapie con le cellule staminali: la trascrizione, infatti, è uno dei meccanismi indispensabili perché cellule immature e indifferenziate, come le staminali, possano svilupparsi e trasformarsi in cellule adulte di tipo diverso e dalla funzione ben definita.

**********

 

 

DA IERI, FINO AL 7 OTTOBRE A ROMA, LA QUINTA EDIZIONE

DEL CONCORSO VOCALE INTERNAZIONALE DI MUSICA SACRA.

E’ L’UNICA COMPETIZIONE AL MONDO DEDICATA AL REPERTORIO SOLISTICO

DI MUSICA SACRA E APERTA A CANTANTI LIRICI DI OGNI NAZIONALITÀ

- A cura di Luca Pellegrini -

 

**********

ROMA. = Promosso dall’Accademia culturale europea e con il patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura, è ritornato a Roma, da ieri fino al 7 ottobre, il Concorso vocale internazionale di Musica Sacra, giunto alla sua quinta edizione. E’ l’unico Concorso al mondo dedicato al repertorio solistico di musica sacra e aperto a cantanti lirici di ogni nazionalità. A quattro anni dalla prima edizione e dopo aver diplomato giovani cantanti oggi già felicemente inseriti in una promettente carriera nel circuito internazionale dei teatri lirici e dei tanti festival, il Concorso vocale internazionale di Musica Sacra presenta ancora una volta giovani artisti tutti desiderosi di esprimere il loro talento ed il loro impegno per il repertorio solistico di musica sacra, per assicurare così uno stile di canto appropriato e appassionare a questo repertorio anche le nuove generazioni. Anche quest’anno tutte le prove eliminatorie si sono tenute presso la Chiesa arciconfraternale di Santa Caterina da Siena a Roma, mentre la finale, in forma di Concerto di gala trasmesso in diretta dall’emittente Telepace e in differita radiofonica da Radio Vaticana, si terrà sabato 7 ottobre presso la Basilica di San Lorenzo in Lucina. Il Concorso ha ampiamente dimostrato quanto coinvolgimento susciti questo repertorio musicale, considerato spesso ingiustamente minore rispetto ad altre forme di canto solistico. Fino ad oggi, sono oltre 400 i ragazzi e le ragazze che hanno partecipato al Concorso, provenienti da quasi 80 nazioni dei cinque continenti.

**********

 

 

AL VIA OGGI LA 58.MA FIERA DEL LIBRO DI FRANCOFORTE,

DEDICATA ALLA LETTERATURA DELL’INDIA. IL PAESE, CON OLTRE 20 LINGUE NAZIONALI, RAPPRESENTA UN IMPORTANTE ESEMPIO DI ACCOGLIENZA CULTURALE

 

FRANCOFORTE. = Interesse e apertura nei confronti delle altre culture: è stato questo l’invito del ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, alla cerimonia d’inaugurazione della Fiera del Libro di Francoforte 2006, in corso da oggi fino all’8 ottobre. Si tratta della più grande manifestazione al mondo nel settore editoriale, con più di sette mila espositori provenienti da 113 Paesi, nonché luogo privilegiato di incontro fra editori di tutte le nazionalità. L’India, cui è dedicata la Fiera di quest’anno, rappresenta sicuramente un esempio di quell’accoglienza tra culture auspicata da Steinmeier, con un miliardo di abitanti che parla 20 lingue nazionali e centinaia di dialetti. Il capo della diplomazia tedesca ha inoltre sottolineato come in India il presidente della Repubblica sia un musulmano, il capo del governo un sikh e il capo del partito del Congresso di cultura cristiana. Da parte sua, il ministro dell’Istruzione indiano, Arjun Singh, presente all’apertura della Fiera, ha evidenziato l’importanza dei libri nella comprensione fra i popoli e le culture. L’India presenta in Fiera i titoli di circa 60 autori. (A.S.)

 

 

 

=======ooo=======

 

24 ORE NEL MONDO

4 ottobre 2006

 

- A cura di Fausta Speranza e Amedeo Lomonaco -

 

E’ giunta da poche ore in Israele il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice. In agenda una serie di colloqui con il premier ebraico, Olmert, con il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, ed altri esponenti palestinesi. La Rice giunge nella regione in un momento di forti tensioni nel fronte palestinese, tra le fazioni di Al Fatah e Abu Mazen, che anche oggi hanno provocato la morte di una persona, mentre si registrano nuovi raid israeliani nella Striscia di Gaza. Quali possibilità ha questa missione di riavviare il dialogo tra le parti? Giancarlo la Vella lo ha chiesto a Janichi Cingoli, direttore del Centro italiano per la pace in Medio Oriente:

 

**********

R. – Io credo che la visita di Condoleezza Rice capiti in un momento di estrema delicatezza e potrebbe avere effetti positivi o negativi sulla situazione interna palestinese. E’ in atto un confronto ed anche un negoziato fra Abu Mazen ed Hamas per arrivare ad un governo di unità nazionale, basato sul cosiddetto documento dei prigionieri e sul piano arabo di pace del 2002. Nella visita negli Stati Uniti Abu Mazen ha un po’ rilanciato la piattaforma complessiva della Comunità internazionale, che è quella del riconoscimento di Israele, rinuncia alla violenza e riconoscimento dei trattati pregressi. Cosa, questa, che ha fatto irrigidire Hamas. Secondo il gruppo radicale, queste posizioni non sono quelle concordate e quindi non le riconosce. Contestualmente Al Fatah ha accentuato la pressione verso il governo di Hamas con manifestazioni di massa, perché non sono pagati i poliziotti, non sono pagati gli insegnanti, il pubblico impiego e così via. La Rice ha quindi un ruolo delicato, perché se spinge Al Fatah fino in fondo sulle tre condizioni, taglia la possibilità di una intesa con Hamas. Possibilità che era quella basata sul documento dei prigionieri. Abu Mazen, poi, non è più in grado di fare avanzare da solo il negoziato di pace.

 

D. – Perché questo confronto che potrebbe avvenire sul piano politico, invece sfocia nella guerra civile?

 

R. – Siamo in presenza di un confronto che è politico, ma che si esercita poi anche sul terreno - diciamo - della forza. Farebbe bene Condoleezza Rice a non spingere Abu Mazen e Al Fatah ad una prova di forza verso Hamas, che avrebbe come effetto quello di ricacciare Hamas nell’illegalità.

**********

 

Ennesimo attentato a Baghdad: almeno 14 persone sono morte per un agguato contro il convoglio del ministro dell’Industria, non presente al momento dell’attacco. Nel Paese arabo, intanto, la situazione per i cristiani è sempre più difficile: un quotidiano iracheno ha scritto ieri che “trenta famiglie cristiane di Mossul sono state minacciate di morte da un gruppo islamista”. Proprio le minacce e le violenze che continuano ad insanguinare l’Iraq costringono, secondo l’Organizzazione mondiale delle migrazioni (OIM), circa 9 mila persone a lasciare le loro case ogni settimana.

 

In Afghanistan, due soldati canadesi sono morti in seguito ad un attacco compiuto da guerriglieri talebani nella provincia di Kandahar. E’ così salito a 32 il numero di soldati del contingente canadese morti nel Paese asiatico dalla fine del 2001.

 

Il Canada contribuisce con 2.300 uomini alla forza Nato. L’annuncio della Corea del Nord di voler compiere, in futuro, un test nucleare ha scatenato immediate reazioni della comunità internazionale. Alla decisione del governo di Pyongyang, che ribadisce la necessità di un deterrente contro quella che definisce la crescente minaccia degli Stati Uniti, sono seguite in particolare le dure risposte di Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone. Il nostro servizio:

 

**********

Gli Stati Uniti parlano di “inaccettabile minaccia” e chiedono, insieme con Francia e Giappone, un’immediata risposta dell’ONU. Le Nazioni Unite non annunciano, per il momento, contromisure ma il segretario generale Kofi Annan ricorda che il governo di Pyongyang indebolirà la sua stessa sicurezza se andrà avanti nei suoi piani. Francia e Gran Bretagna ritengono “provocazioni” le esternazioni nordcoreane ma le proteste più dure sono quelle di Giappone e Corea del Sud. Il governo di Tokyo minaccia di reagire duramente se Pyongyang condurrà test nucleari. L’esecutivo di Seul, oltre ad esprimere serie preoccupazioni, chiede poi di riprendere rapidamente e senza condizioni i negoziati a sei, avviati nel 2003 per convincere Pyongyang a rinunciare alle proprie ambizioni atomiche. La Corea del Nord, che si è dichiarata potenza nucleare nel 2005, non ha compiuto finora alcun test atomico e non partecipa ai negoziati da quasi un anno. Proprio la ripresa delle trattative tra due Coree, Stati Uniti, Cina, Giappone e Russia è, in particolare per la NATO, la condizione imprescindibile per consentire la “denuclearizzazione della penisola coreana attraverso mezzi diplomatici e pacifici”. La Russia, rilanciando l’appello per una ripresa dei negoziati, auspica, soprattutto, un dialogo diretto tra Stati Uniti e Corea del Nord. Dalla Cina arriva infine l’invito, rivolto alle autorità nordcoreane, di agire “con calma e moderazione”. Ma Pechino ammonisce anche gli altri Paesi a non acuire le tensioni per non compromettere una soluzione pacifica della vicenda.

**********

 

I siti nucleari iraniani saranno aperti ai turisti. L’obiettivo è di dimostrare le finalità civili, pacifiche e non militari delle centrali. “I turisti stranieri – ha spiegato il capo dell'Organizzazione per il Patrimonio culturale e il Turismo della Repubblica islamica - potranno visitare i siti nucleari iraniani, grazie all'autorizzazione del presidente Ahmadinejad che ha incaricato questa agenzia di studiare le modalità del progetto”.

 

Il dirottamento di ieri non aggrava i “delicati problemi di sicurezza” legati alla prossima visita di Benedetto XVI in Turchia. E’ quanto ha sottolineato il ministro dell'Interno italiano, Giuliano Amato, nell'informativa al Senato sulla vicenda del Boeing turco in volo da Tirana ad Istanbul dirottato a Brindisi. Altri particolari nel nostro servizio:

 

**********

“Tutti - ha rilevato Amato - abbiamo in mente la visita del Santo Padre tra qualche settimana in Turchia e in relazione a quella visita, che certo presenterà delicati problemi di sicurezza, è difficile vedere in questo episodio qualcosa che aggrava quei problemi di sicurezza”. Il ministro ha quindi ricostruito l'episodio, sottolineando la singolarità della situazione dell'autore, Hakan Ekinci, 30 anni, solo e per di più disarmato. Si era parlato di 4 o 5 dirottatori echeggiando notizie che venivano probabilmente dal pilota. La persona, infatti, che ha approfittato di un momento in cui l'hostess ha aperto la porta della cabina infilandosi dentro, aveva detto al pilota che lui stesso si sarebbe fatto esplodere se non fossero stati eseguiti i suoi ordini e che lo stesso avrebbero fatto i complici tra i passeggeri. E’ stata poi smentita definitivamente dal ministro la voce su un presunto messaggio per il Papa. Amato ha ricordato però che il 30 agosto scorso in un blog su Internet era stata pubblicata una missiva del dirottatore in cui asseriva di essere discriminato per la sua appartenenza alla religione cristiana e chiedeva al Pontefice un intervento in suo favore in quanto temeva che l'Albania lo restituisse alla Turchia. Un altro particolare emerso è che il dirottatore avrebbe dimostrato di conoscere le procedure di volo ed il significato dei relativi codici, riferendo lui stesso al comandante di aver  imparato tutto questo attraverso Internet. Resta da dire che su tutti i passeggeri, compresi tre di nazionalità turca, sono stati fatti accertamenti senza che emergesse nessun legame con il dirottatore. E intanto, questa mattina presto sono atterrati a Istanbul, dov'erano originariamente destinati, i passeggeri del Boeing 737 delle Turkish Airlines dirottato ieri su Brindisi.  

**********

 

Non accenna a diminuire la tensione fra Russia e Georgia scatenata dall’arresto, la settimana scorsa a Tbilisi, di quattro ufficiali russi accusati di spionaggio e già liberati due giorni fa. “Nessuno usi il linguaggio del ricatto contro la Russia”, ha detto il presidente russo Vladimir Putin. Prosegue intanto il blocco aereo, ferroviario e postale decretato da Mosca nei confronti della Georgia.

 

L’Ira è ‘cambiata radicalmente’ e alcune delle sue principali strutture sono state smantellate: è quanto scrive l’Independent Monitoring Commission (Imc), l’organismo britannico incaricato di ‘monitorare’ le attività dell'Esercito repubblicano irlandese. In un rapporto, di cui dà oggi notizia la stampa britannica, l’Imc afferma quindi che l'Ira ‘non intende più ricorrere alla violenza e non ha più la capacità di sostenere una campagna militare’. Il documento aggiunge che alcuni membri dell’Ira “rimangono coinvolti in attività criminali” sottolineando però che agiscono senza l'autorizzazione dei dirigenti dell'organizzazione.

 

In Nigeria, sono stati rilasciati tutti i 25 lavoratori nigeriani della compagnia Shell, sequestrati nei giorni scorsi. Ma la piaga dei sequestri continua a sconvolgere il Paese africano: un commando di uomini armati ha rapito cinque tecnici di una società petrolifera e ucciso due guardie della sicurezza. I lavoratori stranieri, tre britannici e due malaysiani, sono stati sequestri ieri nel complesso residenziale di Eket, vicino alla sede operativa di ExxonMobil, la multinazionale che esporta circa 800 mila barili di greggio nigeriano al giorno.

 

In Uganda, il governo ha minacciato di riprendere nel sud le operazioni contro il sedicente ‘Esercito di resistenza del Signore’, dopo la scadenza del periodo concesso agli insorti per deporre le armi. Ieri delegati della formazione ribelle, delle forze armate e mediatori hanno verificato che gli insorti non hanno ancora consegnato le armi in uno dei due centri di raccolta. Esercito e ribelli si sono lanciati reciproche accuse denunciando violazioni dell’accordo siglato lo scorso 26 agosto che dovrebbe portare alla pacificazione della regione.

 

 

=======ooo=======