RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 277 - Testo
della trasmissione di Mercoledì 4 ottobre
2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
A Kinshasa in corso la 41.ma assemblea plenaria dei vescovi del Congo
Al via oggi la 58.ma
Fiera del libro di Francoforte, dedicata alla letteratura dell’India
Visita del segretario di Stato americano in Medio
Oriente, dove non si allentano le tensioni
4 ottobre 2006
IL
VANGELO CI METTE IN GUARDIA DAI PREGIUDIZI E
CI
INVITA A NON ACCONTENTARCI DELLE PAROLE
MA A FARE ESPERIENZA PERSONALE DI GESU’, NELLA DIMENSIONE DIVINA E TERRENA
E’ rientrato stamani in Vaticano Benedetto XVI, giunto in
elicottero dalla residenza di Castel Gandolfo, concluso ormai il suo soggiorno
estivo nella località laziale, alle porte di Roma. Ad accoglierlo in Piazza San
Pietro 40 mila persone, raccolte per l’udienza generale, incentrata oggi
sull’apostolo Bartolomeo, proseguendo nel ciclo di catechesi iniziate a metà
marzo dedicate al rapporto tra Cristo e
**********
Dio “sorprende le nostre attese facendosi trovare proprio
là dove non ce lo aspetteremmo”, lo ha ricordato
Benedetto XVI alle migliaia di pellegrini, portando l’esempio dell’apostolo
Bartolomeo, identificato anche con il nome di Natanaele,
che significa “Dio ha dato”. A lui, l’apostolo Filippo comunica di aver trovato
“Gesù, figlio di Giuseppe da Nazaret”. E Natanaele risponde con un pregiudizio: “Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono”? Replica allora
Filippo: “Vieni e vedi!”. Dunque ha detto il Papa: “nel
nostro rapporto con Gesù non dobbiamo accontentarci delle sole parole”, “la
nostra conoscenza ha bisogno di un’esperienza viva”:
“La testimonianza
altrui è certamente importante, poiché di norma tutta la nostra vita cristiana
comincia con l’annuncio che giunge fino a noi ad opera
di uno o più testimoni. Ma poi dobbiamo essere noi stessi a venir
coinvolti personalmente in una relazione intima e profonda con Gesù”.
“Ecco davvero un Israelita, in cui non c’è falsità”,
esclama Gesù incontrando Natanaele, che risponde: “Rabbì, tu sei il figlio di Dio, tu sei il re d’Israele”. Si
tratta, ha spiegato il Santo Padre, di una confessione di fede limpida, che
pone in luce il doppio aspetto complementare dell’identità di Gesù:
“Non dobbiamo mai perdere di vista né l’una né l’altra di queste due componenti,
poiché se proclamiamo di Gesù soltanto la dimensione celeste, rischiamo di
farne un essere etereo ed evanescente, e se al contrario riconosciamo soltanto
la sua concreta collocazione nella storia, finiamo per trascurare la dimensione
divina che propriamente lo qualifica”.
Non ci sono molte altre notizie sulla vita di Bartolomeo,
ha detto il Papa, constatando
come “l’adesione a Gesù può essere vissuta e testimoniata anche senza il compimento
di opere sensazionali”.
Nei saluti finali Benedetto XVI, il ricordo di San
Francesco d’Assisi nella festività odierna e un particolare incoraggiamento ai
partecipanti al Convegno internazionale della famiglia di “Radio Maria” nel
mondo, riuniti a Collevalenza in Umbria, perché
proseguano “nell’impegno di diffondere, via etere, l’inesauribile messaggio
della salvezza di Cristo”.
*********
LA CITTADINANZA ONORARIA DI ASCHAU
AM INN
Subito dopo
l’udienza generale Benedetto XVI ha ricevuto, in una breve cerimonia nell’auletta
dell’Aula Paolo VI in Vaticano,
la cittadinanza onoraria di Aschau am Inn, in Baviera, che
si va ad aggiungere a quelle ricevute dal suo paese natale, Marktl am Inn, e a quelle di Altötting e Ratisbona. Ce ne parla
Sergio Centofanti:
**********
E’ stata una cerimonia molto informale e cordiale, un
tuffo nei ricordi. Aschau
am Inn è la cittadina in
cui il Papa ha vissuto la sua infanzia. Un tempo, erano gli anni ’30, “Aschau – afferma il Pontefice - era un piccolo paese
agricolo. Oggi la cittadina è cresciuta, è cambiata, ma è rimasta fedele alle
sue radici e il
campanile della Chiesa – rileva – continua
a salutare con i suoi rintocchi tutta la campagna”. Ad Aschau
– ha proseguito Benedetto XVI - “ho imparato a leggere e scrivere”:
il Papa ricorda che con i suoi compagni di scuola talvolta prendeva in giro gli
insegnanti. “Ma in fondo – nota – non eravamo cattivi”.
Ad Aschau ha fatto
**********
IL
PAPA BENEDICE
COLLOCATA
IN UNA NICCHIA ALL’ESTERNO DELLA BASILICA VATICANA
Il Papa, prima dell’udienza generale, ha benedetto la
statua di Santa Genoveffa Torres Morales, collocata
in una nicchia all’esterno della Basilica Vaticana sulla Via delle Fondamenta:
opera dello scultore Alessandro Romano, è una scultura in
marmo bianco di Carrara, alta quasi sei metri. Fondatrice della Congregazione
delle Suore del Sacro Cuore e dei Santi Angeli, Santa Genoveffa Torres Morales è nata ad Almenara in
Spagna nel 1870. Orfana fin dall’infanzia, ha trascorso tutta la vita afflitta
da povertà e malattie. A 13 anni a causa di un tumore gli fu amputata una
gamba. Devotissima alla Madonna, particolarmente attraverso la preghiera del
Rosario, ha avuto come centro della sua vita il Cuore di Gesù e l’Eucaristia,
dedicandosi all’assistenza di donne e ragazze in difficoltà. E’ morta a
Saragozza il 5 gennaio 1956. Giovanni Paolo II l’ha canonizzata il 4 maggio
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - La catechesi e la cronaca
dell'udienza generale.
Servizio estero - Nucleare: Annan
invita la Corea del Nord a non mettere in atto la sua minaccia di un test
atomico. La Cina esorta Pyongyang
alla moderazione.
Servizio culturale - Un articolo di Franco Patruno dal titolo "Una lettura in profondità dell'emigrazione
del primo '900": il film "Nuovomondo"
di Emanuele Crialese.
Servizio italiano - In rilievo i temi della
finanziaria e della giustizia.
=======ooo=======
4 ottobre 2006
ASSISI
FESTEGGIA SAN FRANCESCO, PATRONO D’ITALIA:
QUEST’ANNO
E’ STATA LA CALABRIA A OFFRIRE
SULLA
TOMBA DEL POVERELLO
-
Intervista con mons. Vittorio Mondello -
"Avvicinarsi alla storia di Francesco per accostarsi
al mistero di Cristo". Così mons. Vittorio Mondello,
arcivescovo di Reggio Calabria-Bova e presidente della
Conferenza episcopale regionale, durante
**********
R. – Al livello regionale, con gli altri vescovi, abbiamo
preparato un messaggio per questa giornata tanti mesi fa e abbiamo ritenuto
questo momento come un momento eccezionale per le Chiese di Calabria, in quanto
l’esempio di Francesco, specialmente il suo impegno di testimonianza cristiana
in tutti i campi, può essere un segno, un aiuto per il rinnovamento delle
nostre comunità cristiane.
D. – Qual è la sua personale chiave di lettura proprio
della figura di Francesco?
R. – Io ritengo che l’esempio più bello che ci abbia dato
Francesco sia quello di aver preso il Vangelo alla lettera, in modo radicale,
senza annacquare il Vangelo per adattarlo alle nostre situazioni. Noi purtroppo
oggi, spesso, siamo abituati a dire: “Sì, accetto il Vangelo. Ma quando dice
cose diverse dal mio modo di pensare non lo accetto più”. Invece dobbiamo
essere noi ad adeguarci al Vangelo.
D. – Mons. Mondello,
questa è la grande giornata della pace, della fraternità e del dialogo, dialogo
tra appartenenti a culture e religioni diverse. Viviamo in un momento più che
mai delicato sotto questo punto di vista. Allora le chiedo, innanzitutto, come
corrispondere ogni giorno a questi tre grandi valori?
R. – La prima cosa credo sia quella di essere convinti che
determinate situazioni si possano sbloccare solo attraverso un dialogo franco,
sereno, che sappia rispettare l’altro, anche quando non se ne condivide il
pensiero, l’idea. Questo è il punto fondamentale, sul quale credo stia battendo
moltissimo anche il nostro Papa Benedetto XVI.
D. – Francesco, può esser lui una chiave di lettura? Può
essere oggi una risposta?
R. – Francesco addirittura è andato dal Sultano a
testimoniare la sua fede. Non è andato ad insultare o a dire “Voi siete tutti
dannati all’Inferno”. Questo ci è di esempio: dialogare con gli altri senza
voler imporre nulla, ma presentando la verità, testimoniandola con la vita.
D. – Qual è il messaggio che ha scelto di voler far
arrivare alla comunità oggi, anche attraverso la sua omelia?
R. – Vogliamo ascoltare Francesco nel suo invito di totale
donazione a Cristo, nella capacità di amare tutte le creature e attraverso
l’amore aiutare la comunità a crescere in umanità, in solidarietà e nella pace.
**********
RINASCE
-
Intervista con il padre gesuita Oliver Borg Olivier -
E’ la sua terra di missione da sette anni: mai sarebbe
scappato. Ma ha dovuto lasciare il Paese dopo tredici giorni di guerra perché
era già previsto per lui uno spostamento temporaneo altrove. Non vede l’ora di
tornarci. A raccontare l’abbandono forzato del Libano nel pieno degli scontri
tra esercito israeliano e milizie hezbollah, è il
padre gesuita di origine maltese Oliver Borg Olivier, docente di teologia
spirituale all’Università St. Joseph
di Beirut. “Il Libano è tornato indietro di almeno quindici anni – dice ai
nostri microfoni -. Bisogna dare speranza a gente devastata”. Ma come la
popolazione ha accolto il contingente di pace ONU “UNIFIL2”? Il suo commento
nell’intervista di Antonella Palermo.
**********
R. - Con molta gioia e molta speranza, perché credo che la
popolazione non ne possa più di situazioni di guerra. E, infatti, lo stato di
scoraggiamento attuale è tale che la gente dice: “Non possiamo, ogni dieci
anni, cominciare una nuova guerra per poi dover ricostruire tutto da capo”.
D. – Che situazione ha lasciato?
R. – Da una parte tragica, perché è un Paese che si stava
rimettendo in piedi e nutriva speranze molto grandi. Questa estate erano attesi
un milione e mezzo di turisti e, per un Paese che vive dell’industria del
turismo, voleva dire tanto. Si aspettavano anche l’incontro chiamato “Parigi
due” di investitori che dovevano venire ad investire in Libano. Tutto questo è
saltato. Ci sono, comunque, segni di ripresa, visto proprio il grande movimento
di solidarietà di tutti i Paesi per aiutare il Libano nella ricostruzione economica,
soprattutto per quel che riguarda la ricostruzione delle case. Ma questa non è
la cosa più importante.
D. – Qual è la cosa più importante?
R. – La cosa più importante è prima di tutto dare di nuovo speranza alla popolazione, perché 250 mila libanesi
hanno lasciato il Paese con la speranza di tornare, ma per il momento non ne
hanno tanta voglia, avendo ancora paura.
D. – I cristiani dove sono? Quanti sono?
R. – I cristiani una volta erano la maggioranza, adesso
saranno il 30 o 33 per cento della popolazione. Purtroppo partono sempre di
più, perchè non vedono un avvenire chiaro per i loro figli. Li capisco, perché
la situazione non è facile. Allo stesso tempo è un peccato. Papa Giovanni Paolo
II aveva una frase molto bella per il Libano, che dice:
“Il Libano è un messaggio per il mondo ed è un messaggio proprio di convivenza
possibile tra le varie religioni”. E’ sempre stato un Paese di dialogo. Se i cristiani
perdono di vista questo anche quel messaggio di speranza si perde. Sì, ci sono
problemi, c’è sofferenza, ma l’ultima parola non è mai di odio, di morte.
D. – I giovani che tipo di risorse possono oggi mettere in
campo per questo Paese?
R. – L’hanno fatto durante la guerra con molta generosità,
cercando di aiutare la Caritas ed altri Organismi ad animare i campi dove
c’erano i profughi, che erano nelle scuole, nei conventi e così via. Credo che
questo abbia creato anche un dialogo nel quotidiano, tra la gente semplice, ed
è stato molto bello. Credo siano loro che potranno
dare questa speranza, se sono capaci di fare la scelta. Noi rimaniamo, perchè
crediamo nel nostro Paese e perché la nostra fede ci aiuta.
**********
LA
FEBBRE MORTALE TRASMESSA DALLE ZANZARE SBARCA NELL’ISOLA
- Ai
nostri microfoni Antonio Svago –
E’ emergenza sanitaria a Cuba,
dove sarebbe in corso da diversi mesi una violenta epidemia di dengue, una malattia febbrile acuta e spesso mortale trasmessa
dalle zanzare. L’epidemia, come denunciano alcune fonti di opposizione al
governo castrista, sarebbe in corso da aprile e l’OMS, l’Organizzazione Mondiale
della Sanità, ipotizza addirittura che abbia provocato oltre mille morti.
Nessun riscontro viene tuttavia fornito da Cuba che
continua a negare la gravità della situazione. Ma perché i regimi tendono a
nascondere le emergenze umanitarie che li colpiscono? Stefano Leszczynski lo ha chiesto ad Antonio Stango, presidente del
Comitato Italiano Helsinki per i diritti umani:
**********
R. – Molto spesso i regimi
tendono a nascondere tutto ciò che non va e questo sul fronte dell’economia,
sul fronte sociale, sul fronte della cronaca nera. Di solito una delle cose che
fanno è tarpare le ali a tutti coloro che vogliono esprimere dubbi
sull’andamento e la perfezione del Paese. Ed ecco che si nascondono i dati
sulle epidemie per non far vedere che il regime non funziona neanche da quel punto
di vista.
D. – Addirittura l’OMS,
l’Organizzazione Mondiale della Sanità, stima qualcosa come un migliaio di
morti a Cuba a causa di questa epidemia, ma senza certezze, perché non riesce
ad avere conferme…
R. – Sì, il problema è quello. l’Organizzazione Mondiale della Sanità, a sua volta, paga il
fio di un problema che è strutturale all’Organizzazione: si dà lo spazio ai
regimi e non ci si occupa veramente di far sì che questi regimi rispondano
quando si tratta di fare indagini internazionali sull’andamento dei processi
epidemiologici. Un caso che ricordo è quello della Sars,
che esplose alcuni anni fa in Cina e che poté diffondersi proprio perché la Cina rifiutò di darne notizie ed inizialmente tentò di
tenere l’epidemia sotto silenzio e quindi non si poterono prendere
provvedimenti, anche a livello internazionale, necessari.
D. – La situazione a Cuba per
quanto riguarda i diritti umani com’è in un fotografia?
R. – La situazione è molto
cupa. C’erano stati alcuni segnali di molta modesta apertura qualche anno fa,
ma questi segnali hanno poi lasciato poco spazio alle riforme vere e delle
riforme strutturali. C’erano state molto speranze anche all’epoca della visita
di Giovanni Paolo II a Cuba. Ma parliamo ormai di quasi dieci anni fa e le
cautissime aperture, anche in campo di libertà religiosa, sembrano che siano
state subito negate dal regime.
**********
“CANTO
IN VERSI IL DOLORE E
“Non cercate di prendere i poeti, perché vi scapperanno
tra le dita”: è quanto ha scritto la poetessa Alda Merini. E’ nata a Milano 75
anni fa: difficilmente classificabile per genere o per tema, la sua produzione
poetica la pone di diritto tra le maggiori scrittrici contemporanee.
Alternativamente ardente o sommessa, visionaria e inquieta, ha toccato più
volte i temi della religiosità (tra gli altri testi, “Corpo d'amore, incontro
con Gesù” e “Magnificat, incontro con Maria”), e sa
parlare con immediatezza e intensità anche alle nuove generazioni. Padre Vito
Magno l'ha incontrata per noi:
**********
R. - I giovani mi vengono molto dietro e anche le loro
famiglie. Molti ragazzi che hanno dei problemi, vedono in me un certo tipo di
resurrezione, anche letteraria, saper dire in versi il dolore. Purtroppo per cantare
il dolore, bisogna prima provarlo, è questo il guaio.
D. – Lei l’ha provato…
R. – Sì, adesso l’ho rimosso però, se no, non avrei potuto andare avanti. Mi è successo un miracolo perché
dopo tanti anni di manicomio, un bel giorno mi sono svegliata: “Ma cosa faccio
qui dentro”? E sono uscita.
D. – Che ricordo ha di quegli anni?
R. – Io ho avuto una lettera dal medico che mi ha curato
in manicomio e mi ha detto: “Lei non ha idea di quanto bene ha fatto ai nostri
ammalati”, perché io ero la felicità in persona in mezzo a questo lager … non
ho avuto un giorno di tristezza.
D. – Oltre alla lunga parentesi del manicomio, quale altra
sofferenza ha conosciuto?
R. – Io non voglio pensare a quando
mi hanno tolto i figli ma il poema “Magnificat” nasce proprio da questo, quando
me li hanno rubati, praticamente, dicendomi che non ero una brava mamma, perché
mi mettevo il rossetto, perché scrivevo poesie.
D. – Poesie, tuttavia, sempre piene di ottimismo. Come fa
a conservarlo anche nell’anzianità?
R. – Non c’è nessun vecchio che voglia morire. Forse la
vecchiaia serve a questo, a valorizzare anche il disordine, il fatto che uno
ammucchia i suoi ricordi, il fatto che forse non ha più niente da dire, ma
parla lo stesso.
D. – Si dice che invecchiando si diventa più saggi?
R. – Si diventa anche più bambini. Essere bambini è molto
bello.
D. – Della sua infanzia, Alda Merini, cosa ricorda? Chi
soprattutto?
R. – Dei genitori meravigliosi sempre contenti,
profondamente atei ma talmente intelligenti che quando io ho espresso il
bisogno di andare in convento, hanno detto: “Se vuoi, vai!”
D. – Cosa la spinge a scrivere in versi?
R. – Vede, io mi lascio più invadere da quella che è
un’ispirazione che è una visitazione divina. Le parole che dico, io le sento
nel cuore.
D. – Cosa ha a che fare con l’amore che cantano i poeti?
R. – L’amore è intelletto per me, è intelligenza: “dovunque io guardi o giro, immenso Dio ti vedo”. Credo che
sia dappertutto, anche negli angoli meno belli della casa. Pensiamo alla stalla
di Betlemme, alla povertà di Maria, pensiamo che tutto può diventare meraviglioso
se noi lo guardiamo con degli occhi che fanno il miracolo di cambiare una cosa
brutta in bella. Questo è l’amore.
D. – Come cristiana, lei prega?
R. – L’amore è preghiera. Sono sempre in compagnia di Dio.
D. – Nel bisogno, come si regola?
R. – Anche quando soffro molto, io dico sempre: “Sia fatta
la tua volontà” e basta.
D. – Può leggere un verso del suo Poema della croce?
R. – “Di notte, quando il tempo assottiglia
le tenebre e l’uomo dorme avvinto dalla solitudine, Cristo conosceva la voce
della luce della profezia. Egli vedeva il Calvario come una punta di diamante e
una gemma assoluta. Egli sapeva che per conoscere il Padre, doveva conoscere il
Figlio, sapere di se stesso ciò che l’uomo non sa: che
era un martire, che era un debole assoluto, che era un cencio di dolore che
sarebbe diventato una morbida stola ai piedi di una Madre divina”.
**********
=======ooo=======
4 ottobre 2006
IL NOSTRO SIA “UN POPOLO DI
PROFETI, CHE PARLA DI DIO ATTRAVERSO LE PAROLE
E GLI ATTI, CHE
TESTIMONIA LA SALVEZZA DI DIO PER L’UMANITÀ”:
È L’AUSPICIO DEL PRESIDENTE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL CONGO,
MONS. LAURENT MONSENGWO PASINYA, ALL’APERTURA
DELLA 41.MA PLENARIA
DEI VESCOVI DEL PAESE AFRICANO
KINSHASA. = “Che i prossimi giorni facciano del Congo una comunità umana degna dell’uomo, fondata
sull’amore, la verità e la pace”: così, il presidente della Conferenza episcopale
congolese, mons. Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di
Kisangani, che domenica a Kinshasa
ha aperto i lavori della 41.ma
sessione dell’Assemblea Plenaria dei vescovi del Paese africano. Ricordando
l’inizio della campagna elettorale per il secondo turno delle elezioni
presidenziali e provinciali, in programma il 29 ottobre, mons. Monsengwo Pasinya ha invocato lo
Spirito su tutto il popolo congolese, affinché possa “divenire nel mondo il testimone della buona novella
del Signore, un popolo di profeti che parla di Dio attraverso le parole e gli
atti, che testimonia la salvezza di Dio per l’umanità”. Il presule ha auspicato
che “la Chiesa del Congo diventi veramente
missionaria, evangelizzando tutti gli ambienti di vita, inviando un gran numero
di missionari in tutto il mondo, ma anche prendendosi carico dei bisogni
materiali della missione”. Da parte sua, l’arcivescovo di Kinshasa,
cardinale Frédéric Etsou-Nzabi-Bamungwabi,
che si trova all’estero in missione pastorale, ha inviato un messaggio ai
partecipanti, auspicando che le deliberazioni dei vescovi aiutino
il popolo congolese a trovare la strada giusta nel momento
in cui si attende la conclusione del processo elettorale nella pace, nella
giustizia e nella verità. Ricordando, inoltre, che ottobre è il mese del
rosario e delle missioni, il porporato ha invitato la comunità di fedeli alla
recita del rosario nelle famiglie e nelle comunità religiose e sacerdotali ogni
giorno fino alla fine del mese. (R.M.)
PER LA PRIMA VOLTA, LA FRANCIA AMMETTE
GLI EFFETTI DEGLI ESPERIMENTI NUCLEARI COMPIUTI IN SUPERFICIE IN POLINESIA
NEGLI ANNI ‘60 E ‘70:
“LA CONTAMINAZIONE C’È STATA, ANCHE SE “DI BREVE DURATA”,
“CON RIPERCUSSIONI SU TUTTO L’ARCIPELAGO”
PARIGI. = La contaminazione c’è stata, anche
se “di breve durata”, “con ripercussioni su tutta la Polinesia”: è quanto
emerge da un bilancio del ministero della Difesa francese, che per la prima
volta, ieri a Papeete, capitale di Tahiti e
della Polinesia francese, ha reso pubblici i
risultati di uno studio sugli effetti degli esperimenti nucleari effettuati in
superficie nell’arcipelago negli anni ‘60 e ‘70. “Gli effetti di certi test –
ha affermato l’addetto alla sicurezza del nucleare del ministero della Difesa
francese, Jurien de la Gravine
– hanno leso in modo significativo solo alcune isole e atolli, a causa di una
evoluzione dei venti che ha provocato uno spostamento della traiettoria della
nube radioattiva rispetto alle previsioni”.
Dei 41 test nell’atmosfera, sei – effettuati tra il 1966 e il 1976 –
sono stati classificati come “più devastanti”, con effetti su zone abitate. Tra
questi, l’Aldebaran del 2 luglio 1966, da 28 kiloton,
pari a 28 mila tonnellate di tritolo, nella laguna di Mururoa.
Ad ogni modo, ha rassicurato de la Gravine, le dosi di
radioattività respirate sono state “deboli” e comunque sotto il livello
normale. “Delusi” e “scontenti”, ovviamente, i membri della delegazione
polinesiana, che hanno assistito alla presentazione del bilancio francese. Da
parte sua, la Francia ha promesso “un certo numero di
misure”: alcuni siti saranno tenuti sotto sorveglianza e circa 2 mila persone
riceveranno i controlli medici necessari per stabilire eventuali ripercussioni
sulla salute. (R.M.)
NON SI PLACA LA FURIA DEL TIFONE XANGSANE
NEL CONTINENTE ASIATICO:
SALITI A 250 I MORTI IN VIETNAM E NELLE FILIPPINE
HAINOI/MANILA. = Almeno 52 persone sono morte e altre
sette risultano disperse in Vietnam per il passaggio del tifone Xangsane (trad. “elefante”). Lo hanno reso noto
oggi le autorità locali. La stampa vietnamita informa che la maggior parte
delle vittime hanno perso la vita per folgorazione, per la caduta di alberi o
per il crollo di edifici. Nonostante l’emergenza sembri rientrata, le autorità
temono che i fiumi in piena possano causare ulteriori danni nei prossimi giorni
e invitano gli abitanti degli altopiani centrali ad abbandonare immediatamente
le proprie abitazioni per paura di frane. Sarebbero 300 mila, al momento, i
profughi vietnamiti. Nei giorni scorsi, prima di raggiungere il Vietnam, Xangsane si era abbattuto sulle Filippine e, in
particolare, sulla regione di Manila, causando circa 200 morti e una ventina di
dispersi. Il tifone aveva costretto più di un milione di persone a fuggire per cercare
riparo più a nord. Sull’isola
di Luzon, la più grande delle Filippine, oltre 43 milioni di persone erano
rimaste senza energia elettrica per alcuni giorni. Le case semidistrutte sono 146
mila e migliaia gli ettari di terreno allagati, con colture distrutte. Secondo
alcune stime, vi sarebbero danni per circa 40 milioni di dollari. Le autorità
hanno assicurato stanziamenti economici per l’opera di ricostruzione. (R.M.)
ASSEGNATO QUESTA MATTINA A STOCCOLMA IL NOBEL 2006 PER LA
CHIMICA ALL’AMERICANO, ROGER KORNBERG, AUTORE DI UNO STUDIO SULLA TRASCRIZIONE
DELLE INFORMAZIONI CONTENUTE NEL CODICE
GENETICO. SUO PADRE, ARTHUR,
AVEVA VINTO IL NOBEL PER LA MEDICINA NEL 1959
- A cura di Roberta Moretti -
**********
STOCCOLMA.
= Il Premio Nobel 2006 per la Chimica è stato assegnato questa mattina a
Stoccolma, dall’Accademia Reale svedese delle Scienze, al ricercatore
americano, Roger Kornberg,
dell’Università di Stanford, in California, per gli
studi sulla “trascrizione eucariotica dei geni nelle
proteine”. Suo padre, Arthur, aveva vinto il Nobel
per la medicina nel 1959. Le ricerche di Roger Kornberg mirano a scoprire le regole fondamentali della
genetica e, in particolare, come vengono trascritte e
rese utilizzabili le informazioni contenute nel codice genetico. Sua è la
scoperta del complesso multiproteinico ‘Mediator’, che è alla base del meccanismo che si occupa
della trascrizione da una cellula all’altra. Uno studio fondamentale non solo
per la biologia molecolare, ma anche per la medicina, considerato che, se la
trascrizione si interrompe, le informazioni genetiche non vengono
più trasferite alle diverse parti dell’organismo, che in pochi giorni muore.
Disturbi e alterazioni del meccanismo di trascrizione sono coinvolti in
numerose malattie, dai tumori, alle malattie cardiovascolari, a diversi tipi di
infiammazioni. Esiste, ad esempio, un fungo velenoso che uccide proprio
interrompendo la trascrizione da una cellula all’altra. Inoltre, le ricerche di
Kornberg sono state essenziali anche per lo sviluppo
di terapie con le cellule staminali: la trascrizione, infatti, è uno dei
meccanismi indispensabili perché cellule immature e indifferenziate, come le
staminali, possano svilupparsi e trasformarsi in cellule adulte di tipo diverso
e dalla funzione ben definita.
**********
DA IERI, FINO AL 7 OTTOBRE A
ROMA, LA QUINTA EDIZIONE
DEL CONCORSO VOCALE
INTERNAZIONALE DI MUSICA SACRA.
E’
L’UNICA COMPETIZIONE AL MONDO DEDICATA AL
REPERTORIO SOLISTICO
DI MUSICA SACRA E APERTA A CANTANTI LIRICI DI OGNI
NAZIONALITÀ
- A
cura di Luca Pellegrini -
**********
ROMA. =
Promosso dall’Accademia
culturale europea e con il patrocinio del Pontificio Consiglio della
Cultura, è ritornato a Roma, da ieri fino al 7 ottobre, il Concorso vocale
internazionale di Musica Sacra, giunto alla sua quinta edizione. E’ l’unico Concorso al mondo dedicato al repertorio solistico
di musica sacra e aperto a cantanti lirici di ogni nazionalità. A
quattro anni dalla prima edizione e dopo aver diplomato giovani cantanti oggi già felicemente inseriti in una promettente
carriera nel circuito internazionale dei
teatri lirici e dei tanti festival, il Concorso vocale internazionale di Musica
Sacra presenta ancora una volta
giovani artisti tutti desiderosi di esprimere il loro talento ed il loro impegno per il repertorio solistico di musica
sacra, per assicurare così uno stile
di canto appropriato e appassionare a questo repertorio anche le nuove generazioni. Anche quest’anno
tutte le prove eliminatorie si sono tenute presso la Chiesa arciconfraternale di Santa Caterina da Siena a Roma, mentre la finale, in forma di
Concerto di gala trasmesso in diretta
dall’emittente Telepace e in differita radiofonica da
Radio Vaticana, si terrà sabato 7
ottobre presso la Basilica di San Lorenzo in Lucina. Il Concorso ha
ampiamente dimostrato quanto coinvolgimento susciti questo repertorio musicale, considerato spesso ingiustamente minore
rispetto ad altre forme di canto solistico. Fino ad oggi, sono oltre 400
i ragazzi e le ragazze che hanno partecipato al Concorso, provenienti da quasi
80 nazioni dei cinque continenti.
**********
AL VIA
OGGI LA 58.MA FIERA DEL LIBRO DI FRANCOFORTE,
DEDICATA
ALLA LETTERATURA DELL’INDIA. IL PAESE, CON OLTRE 20 LINGUE NAZIONALI,
RAPPRESENTA UN IMPORTANTE ESEMPIO DI ACCOGLIENZA CULTURALE
FRANCOFORTE. = Interesse e apertura nei confronti delle
altre culture: è stato questo l’invito del ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, alla cerimonia
d’inaugurazione della Fiera del Libro di Francoforte 2006,
in corso da oggi fino all’8 ottobre. Si tratta della più grande manifestazione
al mondo nel settore editoriale, con più di sette mila espositori provenienti
da 113 Paesi, nonché luogo privilegiato di incontro
fra editori di tutte le nazionalità. L’India, cui è dedicata la Fiera di
quest’anno, rappresenta sicuramente un esempio di quell’accoglienza
tra culture auspicata da Steinmeier, con un miliardo
di abitanti che parla 20 lingue nazionali e centinaia di dialetti. Il capo
della diplomazia tedesca ha inoltre sottolineato come in India il presidente
della Repubblica sia un musulmano, il capo del governo
un sikh e il capo del partito del Congresso di
cultura cristiana. Da parte sua, il ministro dell’Istruzione indiano, Arjun Singh, presente
all’apertura della Fiera, ha evidenziato l’importanza dei libri nella
comprensione fra i popoli e le culture. L’India presenta in Fiera i titoli di
circa 60 autori. (A.S.)
=======ooo=======
4 ottobre 2006
- A cura di Fausta Speranza e Amedeo
Lomonaco -
E’ giunta da poche ore in Israele il segretario di Stato
americano, Condoleezza Rice.
In agenda una serie di colloqui con il premier ebraico, Olmert,
con il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu
Mazen, ed altri esponenti palestinesi. La Rice giunge nella regione in un momento di forti tensioni
nel fronte palestinese, tra le fazioni di Al Fatah e Abu Mazen,
che anche oggi hanno provocato la morte di una persona, mentre si registrano nuovi
raid israeliani nella Striscia di Gaza. Quali possibilità ha questa missione di
riavviare il dialogo tra le parti? Giancarlo la Vella lo ha chiesto a Janichi Cingoli,
direttore del Centro italiano per la pace in Medio Oriente:
**********
R. – Io credo che la
visita di Condoleezza Rice
capiti in un momento di estrema delicatezza e potrebbe avere effetti positivi o
negativi sulla situazione interna palestinese. E’ in atto un confronto ed anche
un negoziato fra Abu Mazen
ed Hamas per arrivare ad un governo di unità nazionale, basato sul cosiddetto
documento dei prigionieri e sul piano arabo di pace del 2002. Nella visita
negli Stati Uniti Abu Mazen
ha un po’ rilanciato la piattaforma complessiva della
Comunità internazionale, che è quella del riconoscimento di Israele, rinuncia
alla violenza e riconoscimento dei trattati pregressi. Cosa, questa, che ha
fatto irrigidire Hamas. Secondo il gruppo radicale, queste posizioni non sono
quelle concordate e quindi non le riconosce. Contestualmente Al Fatah ha accentuato la pressione verso il governo di Hamas
con manifestazioni di massa, perché non sono pagati i poliziotti, non sono
pagati gli insegnanti, il pubblico impiego e così via. La Rice
ha quindi un ruolo delicato, perché se spinge Al Fatah
fino in fondo sulle tre condizioni, taglia la possibilità di una
intesa con Hamas. Possibilità che era quella basata sul documento dei
prigionieri. Abu Mazen, poi,
non è più in grado di fare avanzare da solo il negoziato di pace.
D. – Perché questo
confronto che potrebbe avvenire sul piano politico, invece sfocia nella guerra
civile?
R. – Siamo in presenza di un confronto che è politico, ma che si
esercita poi anche sul terreno - diciamo - della forza. Farebbe bene Condoleezza Rice a non spingere Abu Mazen e Al Fatah ad una prova di forza verso Hamas, che avrebbe come
effetto quello di ricacciare Hamas nell’illegalità.
**********
Ennesimo attentato a Baghdad: almeno 14 persone sono morte
per un agguato contro il convoglio del ministro dell’Industria, non presente al
momento dell’attacco. Nel Paese arabo, intanto, la situazione per i cristiani è
sempre più difficile: un quotidiano iracheno ha scritto ieri che “trenta
famiglie cristiane di Mossul sono state minacciate di
morte da un gruppo islamista”. Proprio le minacce e
le violenze che continuano ad insanguinare l’Iraq costringono, secondo
l’Organizzazione mondiale delle migrazioni (OIM), circa 9 mila persone a
lasciare le loro case ogni settimana.
In Afghanistan, due soldati canadesi sono morti in seguito
ad un attacco compiuto da guerriglieri talebani nella provincia di Kandahar. E’ così salito a 32 il numero di soldati del
contingente canadese morti nel Paese asiatico dalla fine del 2001.
Il Canada contribuisce con 2.300 uomini alla forza Nato. L’annuncio
della Corea del Nord di voler compiere, in futuro, un test nucleare ha
scatenato immediate reazioni della comunità internazionale. Alla decisione del
governo di Pyongyang, che ribadisce la necessità di
un deterrente contro quella che definisce la crescente
minaccia degli Stati Uniti, sono seguite in particolare le dure risposte di
Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone. Il nostro servizio:
**********
Gli Stati Uniti parlano di “inaccettabile minaccia” e
chiedono, insieme con Francia e Giappone, un’immediata
risposta dell’ONU. Le Nazioni Unite non annunciano, per il momento, contromisure ma il segretario generale Kofi
Annan ricorda che il governo di Pyongyang
indebolirà la sua stessa sicurezza se andrà avanti nei suoi piani. Francia e
Gran Bretagna ritengono “provocazioni” le esternazioni nordcoreane ma le proteste
più dure sono quelle di Giappone e Corea del Sud. Il governo di Tokyo minaccia
di reagire duramente se Pyongyang condurrà test nucleari.
L’esecutivo di Seul, oltre ad esprimere serie preoccupazioni, chiede poi di riprendere
rapidamente e senza condizioni i negoziati a sei, avviati nel 2003 per
convincere Pyongyang a rinunciare alle proprie
ambizioni atomiche. La Corea del Nord, che si è dichiarata potenza nucleare nel
2005, non ha compiuto finora alcun test atomico e non partecipa ai negoziati da
quasi un anno. Proprio la ripresa delle trattative tra due Coree, Stati Uniti,
Cina, Giappone e Russia è, in particolare per la NATO,
la condizione imprescindibile per consentire la “denuclearizzazione
della penisola coreana attraverso mezzi diplomatici e pacifici”. La Russia,
rilanciando l’appello per una ripresa dei negoziati, auspica, soprattutto, un
dialogo diretto tra Stati Uniti e Corea del Nord. Dalla Cina arriva infine l’invito, rivolto alle autorità nordcoreane, di agire “con calma e moderazione”. Ma Pechino
ammonisce anche gli altri Paesi a non acuire le tensioni per non compromettere
una soluzione pacifica della vicenda.
**********
I siti nucleari iraniani saranno aperti ai turisti.
L’obiettivo è di dimostrare le finalità civili, pacifiche e non militari delle
centrali. “I turisti stranieri – ha spiegato il capo dell'Organizzazione per il
Patrimonio culturale e il Turismo della Repubblica islamica - potranno visitare
i siti nucleari iraniani, grazie all'autorizzazione del presidente Ahmadinejad che ha incaricato questa agenzia di studiare le
modalità del progetto”.
Il dirottamento di ieri non aggrava i “delicati problemi
di sicurezza” legati alla prossima visita di Benedetto XVI in Turchia. E’
quanto ha sottolineato il ministro dell'Interno italiano, Giuliano Amato,
nell'informativa al Senato sulla vicenda del Boeing
turco in volo da Tirana ad Istanbul dirottato a Brindisi. Altri particolari nel
nostro servizio:
**********
“Tutti - ha rilevato Amato - abbiamo in mente la visita del
Santo Padre tra qualche settimana in Turchia e in relazione a quella visita,
che certo presenterà delicati problemi di sicurezza, è difficile vedere in
questo episodio qualcosa che aggrava quei problemi di sicurezza”. Il ministro
ha quindi ricostruito l'episodio, sottolineando la singolarità della situazione
dell'autore, Hakan Ekinci,
30 anni, solo e per di più disarmato. Si era parlato di 4 o 5 dirottatori
echeggiando notizie che venivano probabilmente dal pilota. La persona, infatti,
che ha approfittato di un momento in cui l'hostess ha aperto la porta della
cabina infilandosi dentro, aveva detto al pilota che lui stesso si sarebbe
fatto esplodere se non fossero stati eseguiti i suoi ordini e che lo stesso
avrebbero fatto i complici tra i passeggeri. E’ stata poi smentita
definitivamente dal ministro la voce su un presunto messaggio per il Papa.
Amato ha ricordato però che il 30 agosto scorso in un blog
su Internet era stata pubblicata una missiva del dirottatore in cui asseriva di
essere discriminato per la sua appartenenza alla religione cristiana e chiedeva
al Pontefice un intervento in suo favore in quanto temeva che l'Albania lo
restituisse alla Turchia. Un altro particolare emerso è che il dirottatore avrebbe dimostrato di conoscere le procedure di volo ed il
significato dei relativi codici, riferendo lui stesso al comandante di
aver imparato tutto questo attraverso Internet.
Resta da dire che su tutti i passeggeri, compresi tre di nazionalità turca,
sono stati fatti accertamenti senza che emergesse nessun legame con il
dirottatore. E intanto, questa mattina presto sono atterrati a Istanbul,
dov'erano originariamente destinati, i passeggeri del Boeing
737 delle Turkish Airlines
dirottato ieri su Brindisi.
**********
Non accenna a diminuire la tensione fra Russia e Georgia
scatenata dall’arresto, la settimana scorsa a Tbilisi,
di quattro ufficiali russi accusati di spionaggio e già liberati due giorni fa.
“Nessuno usi il linguaggio del ricatto contro la
Russia”, ha detto il presidente russo Vladimir Putin.
Prosegue intanto il blocco aereo, ferroviario e postale decretato da Mosca nei
confronti della Georgia.
L’Ira è ‘cambiata radicalmente’
e alcune delle sue principali strutture sono state smantellate: è quanto scrive
l’Independent Monitoring Commission (Imc), l’organismo
britannico incaricato di ‘monitorare’ le attività dell'Esercito repubblicano
irlandese. In un rapporto, di cui dà oggi notizia la stampa britannica, l’Imc afferma quindi che l'Ira ‘non intende più ricorrere
alla violenza e non ha più la capacità di sostenere una campagna militare’. Il documento aggiunge che alcuni membri dell’Ira
“rimangono coinvolti in attività criminali” sottolineando però che agiscono
senza l'autorizzazione dei dirigenti dell'organizzazione.
In Nigeria, sono stati rilasciati tutti i 25 lavoratori
nigeriani della compagnia Shell, sequestrati nei
giorni scorsi. Ma la piaga dei sequestri continua a sconvolgere il Paese africano:
un commando di uomini armati ha rapito cinque tecnici di una società petrolifera
e ucciso due guardie della sicurezza. I lavoratori stranieri, tre britannici e
due malaysiani, sono stati sequestri ieri nel complesso residenziale di Eket, vicino alla sede operativa di ExxonMobil,
la multinazionale che esporta circa 800 mila barili di greggio nigeriano al giorno.
In Uganda, il governo ha minacciato di riprendere nel sud
le operazioni contro il sedicente ‘Esercito di resistenza del Signore’, dopo la scadenza del periodo concesso agli insorti
per deporre le armi. Ieri delegati della formazione ribelle, delle forze armate
e mediatori hanno verificato che gli insorti non hanno ancora
consegnato le armi in uno dei due centri di raccolta. Esercito e ribelli
si sono lanciati reciproche accuse denunciando violazioni dell’accordo siglato
lo scorso 26 agosto che dovrebbe portare alla pacificazione della regione.
=======ooo=======