RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 275 - Testo della trasmissione di Lunedì 2 ottobre 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

In udienza da Benedetto XVI il presidente delle isole Seychelles e un gruppo di vescovi canadesi in visita “ad Limina

 

Il Papa scrive ai congressisti riuniti a Città del Messico per l’incontro continentale di Pastorale mariana, terminato ieri

 

Non si può dialogare tra le religioni prescindendo dalla cultura dei Paesi in cui esse fioriscono: un commento del cardinale Paul Poupard ai ripetuti appelli di Benedetto XVI alla tolleranza interreligiosa. Intervista con il porporato

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il programma della BBC “Panorama” attacca il Vaticano sulla questione della pedofilia. Secca replica dell’episcopato anglo-gallese: trasmissione “fuorviante” e “attacco ingiustificato” a Benedetto XVI. Ce ne parla mons. Vincent Nichols

 

Il dramma degli sbarchi clandestini a Lampedusa: intervista con Laura Boldrini

 

Incontro, a Mosca, tra il cardinale arcivescovo di Milano, Tettamanzi, e il Patriarca ortodosso russo, Alessio II

 

La Giornata ONU per gli insediamenti umani sul tema del degrado delle periferie urbane: con noi Cesare Ottolini

 

Sostegno e guida per l’uomo, sono espressioni della grazia divina: sono gli Angeli custodi, ricordati oggi dal calendario liturgico. Ai nostri microfoni il prof. Franco Cardini

 

Sarà in libreria il prossimo anno “Una vita con Karol”, il racconto dei 40 anni accanto a Giovanni Paolo II del cardinale Stanislaw Dziwisz. Il volume è stato curato dal giornalista e scrittore Gianfranco Svidercoschi: il commento dell’autore

 

CHIESA E SOCIETA’:

A 20 anni dall’incontro di Giovanni Paolo II, al via oggi, ad Alice Springs, la VII Assemblea nazionale del Consiglio cattolico australiano degli aborigeni e degli isolani dello Stretto di Torres

 

Cresce a Panama il fenomeno delle sette: ne parla un vescovo ad Aiuto alla Chiesa che soffre

 

Sottoposto venerdì ad un intervento chirurgico per un aneurisma cerebrale il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Giuseppe Betori, ringrazia per le preghiere ricevute

 

Assegnato oggi ai genetisti americani, Andrew Fire e Craig Mello, il Nobel 2006 per la Medicina

 

Prosegue il suo viaggio attraverso l’Europa, il “Bus europeo della mobilità”, partito da Parigi lo scorso 22 settembre, nell’ambito dell’Anno europeo per la mobilità dei lavoratori

 

L’Italia celebra oggi la seconda Festa nazionale dei nonni

 

24 ORE NEL MONDO:

Elezioni in Brasile: il presidente uscente Lula Da Silva costretto al ballottaggio con il socialdemocratico Alckmin

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

2 ottobre 2006

 

 

IN UDIENZA DA BENEDETTO XVI A CASTEL GANDOLFO

IL PRESIDENTE DELLE SEYCHELLES, ALIX MICHEL

 

         Agenda fitta di impegni, questa mattina, per Benedetto XVI, che dopodomani – lo ricordiamo – lascerà Castel Gandolfo per fare rientro in Vaticano. Il Papa ha ricevuto in udienza il presidente della Repubblica delle Seychelles, James Alix Michel, accompagnato da un seguito. Quindi, il Pontefice ha proseguito gli incontri con i vescovi canadesi, da ieri a Roma per la loro visita ad Limina che si concluderà il prossimo 15 ottobre.

 

 

MESSAGGIO DI BENEDETTO XVI AI CONGRESSISTI RIUNITI A CITTA’ DEL MESSICO

PER L’INCONTRO CONTINENTALE DI PASTORALE MARIANA, TERMINATO IERI

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

         Una terra “mariana” nel cuore e che per questo conta moltissimi luoghi dedicati alla Vergine. Tratteggia così, Benedetto XVI, l’America Latina e i Caraibi nel Messaggio inviato - a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone - ai partecipanti al Congresso continentale di Pastorale mariana, che si è concluso ieri a Città del Messico. Il Papa ricorda nel Messaggio gli “insigni Santuari”, meta di numerosi pellegrinaggi, che testimoniano l’“affetto” dei latinoamericani verso la Madonna e il loro bisogno di “implorare il suo aiuto e la sua consolazione nelle difficoltà della vita”, o ancora – scrive Benedetto XVI – la sua “protezione nelle vicissitudini personali, familiari e sociali”.

 

Il Papa, inoltre, mette in risalto la “pedagogia” “intrisa di dolcezza” della Madre di Gesù, che guida l’umanità all’intima conoscenza di suo Figlio. Chiamata dalla Chiesa “Stella della nuova evangelizzazione”, la Vergine - conclude Benedetto XVI, benedicendo i partecipanti al Congresso – orienta e anima “quanti desiderano conoscere Gesù ed essere suoi fedeli discepoli nell’impegno di fare crescere il Regno di Dio”.

 

 

RINUNCIA

 

In Francia, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Coutances presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Jacques Fihey.

 

 

NON SI PUO’ DIALOGARE TRA LE RELIGIONI PRESCINDENDO DALLA CULTURA

DEI PAESI IN CUI ESSE FIORISCONO: UN COMMENTO DEL CARDINALE PAUL POUPARD

AI RIPETUTI APPELLI DI BENEDETTO XVI ALLA TOLLERANZA INTERRELIGIOSA

- Intervista con il porporato -

 

“Auspico che non si allentino tra loro questi vincoli di fraternità” e “invito tutti ad unirsi a me nel chiedere a Dio Onnipotente il dono della pace e della concordia”. Sono le parole con cui Benedetto XVI ha pregato ieri all’Angelus per la situazione dell’Iraq, mettendo in risalto la convivenza che in quella terra, da 14 secoli, lega i cristiani ai musulmani. Una preghiera, quella del Papa, che ripropone il tema del dialogo con l’islam del quale si è parlato molto di recente. Su questo argomento, visto come chiave per la costruzione della pace, Massimiliano Menichetti ha sentito il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso:

 

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R. – Oramai dappertutto, l’incontro delle culture e delle religioni non attiene più solo alla discussione accademica o teologica, è un fatto quotidiano. Le difficoltà attuali hanno mostrato la necessità di andare a fondo di tutti i problemi e questo richiede non soltanto grande e rispetto per gli altri e conoscenza degli altri, ma prima di tutto il dovere di formazione.

 

D . - Parliamo ora del dialogo con le altre religioni, non solo con l’Islam. Prima di tutto cosa vuol dire dialogare?

 

R. – Avere una preoccupazione fondamentale, quella di far conoscere se stesso come è e non come a volte gli stereotipi mediatici mostrano. Questo è molto importante, ma come tutti i fatti di cultura richiede uno sforzo non comune al quale siamo chiamati tutti.

 

D. – Quali sono le maggiori difficoltà che si incontrano nel dialogo interreligioso?

 

R. - Non essere prigioniero di stereotipi e incontrare in verità, è questa la prima difficoltà, direi una difficoltà di conoscenza. Poi la seconda difficoltà, quella che abbiamo provato in tutti questi giorni, è che la proiezione mediatica delle cose certo non aiuta.

 

D. – Quali sono i nuovi traguardi?

 

R. - Prima di tutto, una presa di coscienza che il mondo sta cambiando. Viviamo una mutazione culturale, una situazione nella quale il plurireligioso e il pluriculturale generano da una parte la paura tremenda di perdere la propria identità, e dall’altra parte di farci aspettare e credere ingenuamente che si deve nascondere la propria identità. Oscilliamo così tra le due tentazioni del relativismo, da un lato, e del fondamentalismo, dall’altro. Secondo me, questa è la sfida principale.

 

D. – Quanto conta per il dialogo l’aspetto culturale?

 

R. – Non si può fare dialogo interreligioso prescindendo dalle culture e questo vuol dire un’attenzione rinnovata alla dimensione direi incarnata delle religioni: perché le religioni non dialogano, ma chi dialoga sono delle donne e degli uomini che hanno ognuno la loro credenza incarnata e vissuta, per alcuni in modo millenario. Il nostro compito sarà di intensificare questi incontri con esponenti delle grandi aree nelle quali sono vissuti pacificamente, tra credenti, le religioni nelle proprie culture.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - "Pace e concordia tra cristiani e musulmani nel martoriato Iraq": all'Angelus il Santo Padre esprime la sua spirituale vicinanza alla "cara popolazione" del Paese mediorientale, dove da quattordici secoli le due comunità religiose vivono insieme unite da vincoli di fraternità.

 

Servizio estero - Medio Oriente: nonostante gli appelli alla calma divampano le violenze interpalestinesi. Otto morti ed oltre cento feriti in scontri a fuoco tra membri di Al Fatah e miliziani di Hamas.  

 

Servizio culturale - Un articolo di Andrea Riccardi da titolo “Brandelli di vita buona, frammenti di novità”: il messaggio del Cardinale Crescenzio Sepe alla città di Napoli. 

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della finanziaria.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

2 ottobre 2006

 

IL PROGRAMMA "PANORAMA" DELLA BBC ACCUSA

 IL PAPA E LA SANTA SEDE SUL PROBLEMA DEL SACERDOTI ACCUSATI DI PEDOFILIA. SECCA REPLICA DEI VESCOVI ANGLO- GALLESI:

TRASMISSIONE "FUORVIANTE” INGIUSTIFlCATO ATTACCO AL PONTEFICE

- Intervista con il vescovo Vincent Nichols

 

         Un “attacco ingiustificato” alla figura di Benedetto XVI per un programma condivisibile nella sua condanna della pedofilia, ma "profondamente carico di pregiudizi" e "totalmente fuorviante" quando entra nel merito dell'atteggiamento assunto, sulla questione dalla Chiesa cattolica. L'episcopato anglo-gallese - per bocca del vescovo Vincent Nichols, presidente della Commissione episcopale per la Protezione dei minori - ha respinto con forza le accuse contenute in un Pro­gramma della BBC "Panorama",""andato in onda ieri e intitolato "Crimini sessuali e il Vaticano". La trasmissione prendeva spunto da un documento riservato del 1962, col quale la Santa Sede forniva norme di comportamento per i confessori nei confronti dei sacerdoti coinvolti in casi di pedofilia. In nessun caso, ribadisco­no i vescovi di Inghilterra e Galles, il comportamento della Chiesa è stato im­prontato ad ostacolare le indagini dell'autorità pubblica. Ascoltiamo lo stesso mons. Nichols, intervistato dalla collega della nostra redazione inglese, Philippa Hitchen:

 

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R. - THIS PROGRAM ...

Questo programma ritrae chiaramente i danni subiti, specialmente nell'età adulta, dai bambini vittime di abusi sessuali. Quindi, nel programma ascol­tiamo persone che hanno subito abusi, come pure un pedofilo che è stato ri­tenuto colpevole e che chiaramente ammette quello che ha fatto. Questo è giusto, perché non tutto deve essere tenuto lontano dai nostri occhi per pro­teggere i nostri figli. Ma la seconda parte del programma è molto differente, perché usa due documenti della Santa Sede per dire che la persona che va accusata per la mancanza di controllo di alcuni sacerdoti, per la lentezza nel perseguire chi commette degli abusi, è il Santo Padre. Sia nelle sue vesti di cardinale sia attualmente, il Papa insisterebbe, a dire di "Panorama", con questo regime di riservatezza per quanto riguarda le cose all'interno della Chiesa. Certamente questo è assolutamente falso.

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IL DRAMMA DEGLI SBARCHI CLANDESTINI:

L’ISOLA DI LAMPEDUSA PRESA ANCORA D/ASSALTO

-         Intervista con Laura Boldrini

 

Oltre 250 migranti sono sbarcati tra ieri notte e questa mattina sulle coste siciliane dell’isola di Lampedusa. Le imbarcazioni stracolme di persone e in situa­zione di pericolo erano state avvistate dalla Guardia di Finanza e dalla Guardia costiera. Sono ancora in corso, invece, le ricerche di un'altra imbarcazione, con una quindicina di persone a bordo. Sono quindi ripresi con vigore dopo il recente maltempo i flussi di migranti attraverso il Mediterraneo e nonostante l/irrigidimento delle misure per fermare l/immigrazione clandestina varate dall'UE. Sui motivi di quella che appare ormai come una fuga disperata verso l/Europa sentiamo Laura Boldrini, portavoce dell'Alto Commissariato ONU per i Rifugiati, intervistata da Stefano Leszczynski:

 

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R. - I motivi di questo continuo traffico sono vari e tutti molto seri. Essenzial­mente le persone cercano condizioni di vita migliori: quindi o fuggono dalla povertà oppure, ancor peggio, fuggono da situazioni di persecuzione perché nel pianeta ci sono ancora tanti, troppi Paesi che non rispettano i diritti u­mani, oppure fuggono dalle guerre e dalla violenza generalizzata. Tutti buo­ni motivi che spingono le persone anche a rischiare la propria vita pur di mettersi in salvo e di aspirare ad una vita migliore.

 

D. - Tuttavia i sistemi degli. Stati rivieraschi dell’UE, per quanto riguarda l/immigrazione, sono sempre più rigidi, eppure questo non scoraggia nessu­no ...

 

R. - Evidentemente, il problema è molto complesso e non si può risolverlo sola­mente mettendo in campo le misure di contrasto che sono legittime ma da sole non possono risolvere il problema. Per essere veramente incisivi su questa grande questione dei flussi bisogna, a nostro avviso, andare alle cause del problema e cercare di dare delle risposte concrete nei Paesi in cui le persone non possono più vivere. Quindi, rilanciare i negoziati di pace, in­vestire appunto nel consolidamento dei processi democratici, cercare di aiu­tare i Paesi di primo asilo, dove ci sono centinaia di migliaia di rifugiati da anni, rinf6rzare anche i canali legali di accesso all'Europa.

 

D. - Un altro problema è rappresentato dalla situazione dei Paesi sud del bacino mediterraneo: con i Paesi Arabi si sono tentati degli accordi per controllare i Russi migratori. La situazione, tuttavia, non sembra affatto migliorata negli ultimi tempi. ..

 

R. - Questo fenomeno chiama in ballo parecchi interessi e sono più disponibili quei Paesi che, per esempio, riescono poi ad avere in cambio qualcosa. Gli accordi di ammissione sono un passaggio molto importante: là dove si rie­sce a trovare un accordo di ammissione, si riesce anche a gestire in maniera più organica i flussi irregolari. Molto sta, dunque, anche al tipo di coopera­zione che viene messa in atto e la cooperazione allo sviluppo, ad esempio, gioca un peso importante in tutto questo.

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IL CARDINALE DI MILANO DIONIGI TETTAMANZI IN VISITA A MOSCA:

CON IL PATRIARCA ALESSIO II UN INCONTRO ALL'INSEGNA DEL DIALOGO

 

Giornate intense quelle vissute a Mosca dalla delegazione guidata dal cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, e che comprende fra gli altri, mons. Vincenzo Paglia, responsabile per l'Ecumenismo e il dialogo della Confe­renza episcopale italiana, e Adriano Roccucci della Comunità di Sant'Egidio. Mo­mento centrale della visita di sei giorni che si concluderà domani, è stato l'incontro, stamani, con il Patriarca della Chiesa ortodossa russa, Sua Santità A­lessio II. Il servizio di Fabio Brenna:

 

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Il cardinale Tettamanzi si è presentato come "pellegrino di speranza" e nel suo intervento ha criticato il proselitismo, tema questo che aveva generato qual­che frizione fra cattolici e ortodossi russi. L'arcivescovo di Milano ha quindi lodato la forza della spiritualità ortodossa. -Nella sua replica, Alessio II ha detto di voler continuare e approfondire i rapporti ecumenici e ha detto di condividere la preoc­cupazione che è anche di Benedetto XVI nei confronti dell'avanzata del secolari­smo e del consumismo come stili di vita. La delegazione ambrosiana ha donato al Patriarca reliquie del patrono Sant'Ambrogio, constatando come essa sia una fi­gura molto venerata in terra russa e considerata un ponte fra la tradizione d'Occidente e quella di Oriente.

 

La delegazione cattolica aveva assistito ieri alla Divina liturgia patriarcale nella Cattedrale della Dormizionè. Nei giorni precedenti, aveva visitato alcuni luo­ghi simbolo della fede russa, come il Santuario dei martiri di Butovo, sorto su un poligono militare dove vennero fucilati molti esponenti religiosi durante le perse­cuzioni sovietiche. Prima ancora era stata alla Lavra, un vero e proprio centro di spiritualità e di formazione raccolta attorno alle reliquie di San Sergio. Nella gior­nata di ieri, il cardinale Tettamanzi ha concelebrato la Messa nella Cattedrale, in­contrando al termine la comunità cattolica locale. Nella stessa giornata, c'è stato anche un incontro con il rabbino capo di Mosca.

 

Da Milano, per Radio Vaticana, Fabio Brenna.

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IL DEGRADO DELLE PERIFERIE URBANE SUL PIANETA

AL CENTRO DELLA GIORNATA MONDIALE DEGU INSEDIAMENTI UMANI.

 L'ONU PREMIA IL CARDINALE MARTINO PER IL SUO IMPEGNO SOCIALE

- Intervista con Cesare Ottolini -

 

Entro il 2050 almeno 6 miliardi di persone vivranno nelle città. Questo si­gnifica che almeno un terzo della popolazione mondiale avrà abbandonato le aree rurali e montane per trasferirsi nei grandi centri urbani. Le Nazioni Unite lanciano l'allarme in occasione dell'odierna Giornata mondiale degli insediamenti umani ­World Habitat Day - istituita nel 1986. Anche Benedetto XVI, ieri all'Angelus, ha esortato la comunità internazionale ad assicurare "degne condizioni di vita" a chi vive nel degrado che caratterizza, nel mondo, molte grandi periferie urbane. L'iniziativa, che quest'anno ha come suo centro la città di Napoli, vede tra i pro­tagonisti anche il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Il porporato riceverà un premio dalle Nazioni Unite per il suo specifico impegno sociale. Sui contenuti della Giornata, il servizio di Stefano Leszczynski.

 

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"Città, magneti di speranza". Il titolo che quest'anno le Nazioni Unite han­no scelto per la Giornata mondiale degli insediamenti umani vuole essere un'esortazione alle nazioni del mondo affinché predispongano per tempo delle politiche sociali ed ambientali atte ad attenuare le ripercussioni del sempre più intenso fenomeno dell'urbanizzazione. Nel suo messaggio per la Giornata il se­gretario dell'ONU, Kofi Annan, ha sottolineato il fenomeno del degrado delle perife­rie e delle baraccopoli che sorgono ai margini dei grandi insediamenti urbani. Al­meno un miliardo di persone nel mondo vivono ai margini della società in condi­zioni disumane. Nei prossimi trent'anni, ha sottolineato Annan, se le amministra­zioni cittadine ed i governi non adotteranno soluzioni efficaci questo numero è destinato a raddoppiarsi. Cause principali di questo immenso spostamento verso le grandi città riguardano la desertificazione che avanza, le guerre, le carestie e le migrazioni di massa alla ricerca di un futuro migliore. Ma quali sono i Paesi maggiormente interessati da questo fenomeno? Ce lo spiega Cesare Ottolini, co­ordinatore dell'ONG Alleanza internazionale degli abitanti, intervistato da Roberta Moretti:

 

R. - Parliamo dello Zimbabwe, di 700 mila persone sgomberate dall'oggi al do­mani nei mesi scorsi. O della Nigeria, dove un numero simile di persone sta per essere sfollato, oppure della Repubblica Dominicana, dove circa un mi­lione di persone sono minacciate da sgomberi per far posto a progetti spe­culativi. Possiamo parlare poi della Cina. A Pechino, infatti, per i prossimi Giochi olimpici sono state sgomberate centinaia di migliaia di persone, ricol­locate molto, ma molto lontano. Potremmo anche restare vicino a noi, qui in Italia, dove ci sono circa 200 mila famiglie sotto sfratto o in Spagna, dove la questione abitativa è vissuta pesantemente, soprattutto dai giovani.

 

D. - Cosa viene fatto e, soprattutto, cosa non viene fatto dalla comunità interna­zionale per combattere questo problema?

 

R. - Viene fatto molto poco, al di là di qualche petizione di principio o di questa celebrazione. Dopo di che, purtroppo, siamo ancora al di sotto dello 0,7 per cento del prodotto interno lordo come obiettivo per la cooperazione interna­zionale. Quindi, una parte di queste risorse potrebbe essere utilizzata giu­stamente per il servizio pubblico di abitazione. Siamo anche in un processo di progressiva privatizzazione del settore. Pensiamo alla Federazione russa, dove ci sono centinaia di migliaia di persone nei dormitori per lavoratori che continuano ad essere minacciate di sgombero dalle proprie abitazioni, o alle abitazioni privatizzate dell'Ungheria o della Croazia.

 

D. - Cosa fate voi come organizzazione e quali risultati avete raggiunto?

 

R. - Quello che noi possiamo fare è attivare la solidarietà internazionale - attra­verso le campagne "Sfratti zero" - per chiedere, proporre, alle autorità locali di costruire assieme a noi delle coalizioni per la sicurezza abitativa. Ma an­che insistere con le Nazioni Unite affinché passino dalle enunciazioni di principio al sostegno vero, a politiche abitative pubbliche che garantiscano que­sto diritto.

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SOSTEGNO E GUIDA PER L'UOMO, SONO ESPRESSIONI DELLA GRAZIA DIVINA:

SONO GLI ANGELI CUSTODI, RICORDATI OGGI DAL CALENDARIO LITURGICO

- Intervista con Franco Cardini –

 

Oggi, la Chiesa fa memoria degli Angeli custodi. Di loro danno notizie sia l'Antico che il Nuovo Testamento. Ne fa menzione lo stesso Gesù: nel Vangelo di Matteo, ad esempio, ammonendo i suoi discepoli riguardo ai fanciulli, li esorta a non disprezzarli perché "i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia" di Dio. Ma per saperne di più su queste figure, ascoltiamo, al microfono di Tiziana Cam­pisi, lo storico Franco Cardini:

 

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R. - Ricordiamo che "angelo" è un termine greco, angelos, che traduce più o me­no alla lettera la parola ebraica malac, che resta simile in arabo e che signi­fica l"'Inviato", il messo, colui che porta notizie da Dio, colui che porta i co­mandi di Dio. Sono figure fondamentalmente veterotestamentarie. I nomi degli Angeli sono sempre riferibili alla forza di Dio. Questa desinenza in -el, che poi in italiano diventa -ele, va messa in rapporto con la parola ‘el’, forza, da cui viene la parola elojim, che è una delle parole che indicano Dio. Nel testo biblico l'angelo è spesso presentato semplicemente come espressione della volontà divina. Nella teologia cristiana, gli Angeli sono quindi spiriti, spiriti puri. Non hanno, quindi, sostanza corporea, ma sono distinti dallo Spi­rito divino. Sono Angeli che a volte si presentano con funzioni molto specifi­catamente vicine agli uomini.

 

D. - Se i Santi vengono additati come esempi, gli Angeli custodi invece come dobbiamo guardarli?

 

R. - L'Angelo è un elemento di forza, un elemento di protezione. E' in qualche modo un aiuto, un supplemento di aiuto spirituale in più, che nella economia della Redenzione bilancia il peso negativo del peccato originale. In qualche modo, è un aiuto supplementare. L'Angelo ci viene affidato fin dalla nascita ed è un frammento, se si vuole, della volontà celeste che dà un particolare aiuto. Tutto questo va inquadrato naturalmente nel concetto di grazia, cioè questa particolare forza che sostiene ciascun uomo davanti a Dio.

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SARA’ IN LIBRERIA IL PROSSIMO ANNO "UNA VITA CON KAROL",

IL RACCONTO DEI QUARANT'ANNI ACCANTO A GIOVANNI PAOLO II

DEL CARDINALE STANISLAW DZIWISZ.

IL VOLUME E’ STATO CURATO DAL GIORNALISTA E SCRITTORE

 GIANFRANCO SVIDERCOSCHI

 

"Ho preso quel velo bianco e glielo ho deposto pian piano sul viso ... e pre­gando ho cominciato a ricordare. A rivivere i quarant'anni che io, piccolo uomo sfiorato dal 'mistero', ho trascorso accanto a lui, Karol Wojtyla". Sono parole del cardinale Stanislaw Dziwisz, segretario di Giovanni Paolo II e oggi arcivescovo di Cracovia, che il giornalista e scrittore Gianfranco Svidercoschi ha raccolto nel vo­lume "Una vita con Karol”. A pubblicarlo il prossimo anno sarà la Rizzoli, che, per incarico della Libreria Editrice Vaticana, curerà la cessione dei diritti esteri dell'opera alla Fiera del Libro di Francoforte 2006. Il cardinale Dziwisz offre un ri­tratto inedito e umano del grande Pontefice, a partire dagli anni polacchi e fino a quando, il 2 aprile del 2005, coglie l'ultimo sguardo del Papa morente e depone sul suo viso il velo bianco. Ma ascoltiamo, al microfono di Benedetta Rinaldi, Gianfranco Svidercoschi.

 

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R. – C’è una testimonianza: lui vuole esser testimone di questo grande personag­gio a cui è stato vicino per 40 anni e ha scelto me, in qualche modo, per fa­re da narratore. Ci siamo un po' divisi i compiti: io faccio il narratore e lui è il testimone. Per cui, nello scorrere dei capitoli - una decina sono quelli pri­ma del Pontificato e poi dopo 24, 25 del dopo Pontificato - non c'è una inter­ruzione di domande, c'è un rapporto continuo: io faccio un po’ lo scenario di una certa situazione, di un certo momento storico e poi, dopo don Stanislao racconta. Però ci sono alcuni momenti in cui pare assurdo che io dovessi in­tervenire o parlare e infatti ci sono due capitoli in cui ha la parola da solo don Stanislao, che rilegge a distanza di tempo - più forse proprio con gli oc­chi della mente, della memoria, del cuore - quel momento tremendo che è stato l'attentato in Piazza San Pietro, il 13 maggio del '81. E poi dopo, natu­ralmente nell'altro capitolo, quello finale, sulla morte di Giovanni Paolo II

 

D. - Ci sono delle cose inedite all'interno di questo libro che ineriscono però alla vita personale che era consentito a don Stanislao di vivere direttamente ...

 

R. – Non è  un libro di scoop, è un libro di testimonianze, quindi viene fuori questa immagine di Wojtyla che spiega l'immagine privata: meglio poi la sua im­magine pubblica, cioè tutti i vari momenti che lui ha vissuto prima negli anni polacchi, poi da Papa, sono raccontati da Stanislao che gli stava vicino. Cer­te volte è preciso, certe volte dice qualcosa in più di quello che forse la gen­te ha capito, o certi commentatori hanno capito di quel gesto del Papa o di quella determinata situazione.

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CHIESA E SOCIETA’

2 ottobre 2006

 

 

A 20 ANNI DALL’INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II CON I NATIVI DELL’AUSTRALIA,

PRENDE IL VIA OGGI, AD ALICE SPRINGS, LA VII ASSEMBLEA NAZIONALE DEL

CONSIGLIO CATTOLICO AUSTRALIANO DEGLI ABORIGENI

E DEGLI ISOLANI DELLO STRETTO DI TORRES

 

ALICE SPRINGS. = Celebrare l’identità cattolica di tutti i gruppi autoctoni dell’Australia, la dimensione profonda della loro fede e il loro contributo alla vita ecclesiale: con questo intento, prende il via oggi fino al 7 ottobre, ad Alice Springs, la VII Assemblea nazionale del Consiglio cattolico australiano degli Aborigeni e degli Isolani dello Stretto di Torres (NATSICC). L’iniziativa, con il titolo “Un sogno che viene dal cuore”, intende celebrare il 20.mo anniversario dell’incontro di Giovanni Paolo II con i nativi australiani nel Blatherskite Park di Alice Springs, il 29 novembre 1986. In quella circostanza, in un discorso intenso e incisivo, tuttora vivo nel cuore degli aborigeni, Papa Wojtyla menzionava le discriminazioni subite dai nativi, le loro difficoltà quotidiane, il diritto alla terra, l’importanza della salvaguardia delle loro tradizioni culturali, esortando alla riparazione dei torti loro arrecati e alla riconciliazione nazionale. Liturgie eucaristiche, una celebrazione comunitaria del Sacramento della Riconciliazione e la presentazione della specificità delle comunità native occupano un posto di primo piano nello svolgimento dell’Assemblea, che porrà anche in rilievo nei momenti di festa la ricchezza culturale e l’intensa spiritualità autoctona. Particolarmente attesa è la giornata conclusiva dedicata al ricordo di Giovanni Paolo II. Nella solenne Eucaristia, verrà riproposto l’invito di Papa Wojtyła ai nativi ad attingere “nuova vita e nuove forze dal Vangelo”. Attesa una forte presenza di giovani, particolarmente attivi nella preparazione dell’Assemblea, per la diffusione in parrocchie e scuole dell’invito all’Assemblea attraverso message sticks, bastoncini di legno con l’incisione di simboli e immagini, tradizionalmente usati dagli aborigeni come mezzo di comunicazione. (R.M.)

 

 

CRESCE A PANAMA IL FENOMENO DELLE SETTE. IL VESCOVO DI COLÓN-KUNA YALA,

AUDILIO AGUILAR AGUILAR, LANCIA L’ALLARME E AVVERTE: “PER LA CHIESA

NON È FACILE TROVARE RISPOSTE ADEGUATE A QUESTE SFIDE”

 

KÖNIGSTEIN.= L’invasione delle sette è diventata anche a Panama una sfida per la Chiesa cattolica: a lanciare l’allarme è stato mons. Audilio Aguilar Aguilar, vescovo di Colón-Kuna Yala, città portuaria della costa atlantica di Panama. In una recente visita al segretariato internazionale dell’organizzazione “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS) a Königstein, in Germania, il presule ha sottolineato la necessità di aiuti per la costruzione di edifici ecclesiali per combattere l’influenza delle sette nella sua diocesi. “In una delle nostre parrocchie – ha affermato – ci sono 22 templi di varie sette”. In questo senso, mons. Aguilar Aguilar ha definito prioritaria anche la formazione di sacerdoti e seminaristi: “Attualmente – ha spiegato – 13 giovani si preparano al sacerdozio. Quattro di loro studiano nel nostro nuovo seminario diocesano, gli altri si formano nel seminario nazionale di Città del Panama”. “Ci sono vari fattori che rendono abbastanza difficile l’opera pastorale nella mia diocesi – ha concluso – soprattutto visto che Colón è la capitale commerciale di Panama. Ci sono molta corruzione, tossicodipendenza, prostituzione, contrabbando e problemi affini, e per la Chiesa non è facile trovare risposte adeguate a queste sfide”. La diocesi di Colón-Kuna Yala ha circa 250 mila abitanti, per la maggior parte cattolici. Assistono i fedeli 35 sacerdoti e 72 religiose. (R.M.)

 

 

SOTTOPOSTO VENERDI’ A UN INTERVENTO CHIRURGICO PER UN ANEURISMA CEREBRALE, IL SEGRETARIO GENERALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA (CEI), MONS. GIUSEPPE BETORI, RINGRAZIA PER LE TESTIMONIANZE

DI AFFETTO E SOLIDARIETÀ

 

ROMA. = Mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Conferenza episcopale italiana (CEI), sottoposto venerdì a un intervento di chirurgia elettiva per un aneurisma cerebrale presso il Policlinico Gemelli di Roma, “ringrazia per i numerosi attestati di solidarietà e per gli auguri di pronta guarigione che gli sono pervenuti”. A portare i ringraziamenti del presule è stato, ieri, mons. Claudio Giuliodori, direttore dell’Ufficio nazionale CEI per le Comunicazioni Sociali, che ha aggiunto: “L’intervento, perfettamente riuscito, è stato eseguito dal Prof. Giulio Maira, direttore dell’Istituto di neurochirurgia. Al decorso post operatorio, che prosegue normalmente, seguirà un periodo di convalescenza”. (R.M.)

 

 

ASSEGNATO OGGI AI GENETISTI AMERICANI, ANDREW FIRE E CRAIG MELLO, IL NOBEL 2006 PER LA MEDICINA. NEL 1998, I DUE STUDIOSI HANNO SCOPERTO

 UN MECCANISMO CHE REGOLA L'ACCENSIONE E LO SPEGNIMENTO DEI GENI

- A cura di Vincenzo Lanza -

 

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STOCCOLMA. = Il premio Nobel in Medicina 2006 è stato assegnato oggi a due ricercatori americani, il 47.enne Andrew Fire, dell’Istituto di tecnologia del Massachussetts, e il 46.enne Craig Mello, della Howard University di Boston. L’assemblea Nobel dell’Istituto Carolinska di Stoccolma ha premiato i due americani per quanto da loro già scoperto sperimentalmente e pubblicato sul periodico Nature del 19 febbraio 1998, dove chiarivano molte osservazioni sperimentali confuse e contraddittorie del passato e rivelavano un meccanismo naturale per il controllo dei flussi dell’informazione genetica, creando così l’inizio di un nuovo campo di ricerca. Andrew Fire e Craig Mello hanno preso spunto nella loro ricerca dal fatto che il nostro genoma, l’insieme del patrimonio cromosomico presente in ogni cellula, agisce in modo da inviare istruzioni per la produzione delle proteine dal DNA presente nel nucleo delle cellule verso il meccanismo di sintesi di proteine nel citoplasma. Tali istruzioni vengono inviate da una specie di cosiddetto messaggero, l’RNA, l’acido ribonucleico. Recenti risultati sperimentali hanno messo in luce, ad esempio, che un gene responsabile di alti livelli di colesterolo nel sangue di animali ha avuto ridotta la propria capacità dannosa con trattamenti a base dell’acido ribonucleico. Molte le odierne sperimentazioni per sviluppare tale acido ribonucleico, nella cura per combattere infezioni virali, malattie cardiovascolari, cancro e disfunzioni endocrine.

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PROSEGUE IL SUO VIAGGIO ATTRAVERSO L’EUROPA, IL “BUS EUROPEO DELLA MOBILITÀ”, PARTITO DA PARIGI LO SCORSO 22 SETTEMBRE, NELL’AMBITO DELL’ANNO

EUROPEO PER LA MOBILITÀ DEI LAVORATORI. DOMANI, TAPPA A RIGA,

CAPITALE DELLA LETTONIA

 

RIGA.= Sta viaggiando verso la Lettonia il Bus europeo della mobilità: il pullman, una delle iniziative previste nell’ambito dell’Anno europeo per la mobilità dei lavoratori, è partito da Parigi il 22 settembre, ha fatto tappa a Helsinki il 29 e 30 settembre, in occasione della Fiera europea del lavoro, e domani arriverà nella capitale lettone, Riga. Da lì, riprenderà la sua marcia verso Varsavia (6 ottobre), Praga (9 ottobre), Pecs (Ungheria, 12 ottobre), Milano (16 ottobre) e Bruxelles (19 ottobre). “La mobilità - ha affermato il commissario UE per l’occupazione e gli affari sociali, Vladimír Špidla, citato dall’agenzia SIR – costituisce anzitutto una decisione del singolo lavoratore. Perché la mobilità possa diventare una realtà – ha aggiunto – è indispensabile anche la collaborazione tra autorità pubbliche, imprese, organizzazioni sindacali e università”. La Fiera ha compreso 450 eventi in 300 città, con l’intento di mettere in luce “le nuove possibilità di cui godono i cittadini, incoraggiandoli a vivere e lavorare in altri Paesi e in altre collocazioni professionali”. (R.M.)

 

 

L’ITALIA CELEBRA OGGI LA SECONDA FESTA NAZIONALE DEI NONNI.

NUMEROSE LE INIZIATIVE IN TUTTO IL PAESE PER SOTTOLINEARE

IL RUOLO FONDAMENTALE DEI NONNI NELLA FAMIGLIA E NELLA SOCIETA’

 

ROMA. = Celebrare il ruolo fondamentale dei nonni nella famiglia e nella società, come figure positive di riferimento per le giovani generazioni: con questo intento, si celebra oggi in Italia la seconda Festa nazionale dei nonni, istituita lo scorso anno. Numerose le iniziative promosse per la giornata, stabilita nel giorno in cui la Chiesa ricorda gli Angeli Custodi. In particolare, il Ministero dell’istruzione ha invitato le scuole a promuovere riflessioni e dibattiti per creare un ponte ideale tra anziani e giovani, ovvero, tra passato e futuro. Da segnalare, inoltre, l’iniziativa “Bouquet Fior di nonni” della Regione Liguria, patrocinata dall’UNICEF: nei negozi di fiori delle principali città italiane si potranno acquistare ramoscelli di fronda verde provenienti dalla Riviera Ligure e finanziare così progetti a sostegno dei bambini meno fortunati. Ieri, intanto, a Roma e Milano si sono tenute corse non competitive, cui hanno partecipato non solo nonni e nipotini, ma anche giovani e adulti. A Milano, in particolare, i partecipanti delle diverse classi generazionali si sono passati di mano in mano la «Torcia delle generazioni», a simboleggiare il viaggio della vita. Infine, un’iniziativa dedicata a chi, pur essendo nonno, non può contare sempre sull’aiuto della famiglia: 700 ospiti di centri di ricovero per anziani parteciperanno oggi a Roma a un pranzo organizzato dall’Associazione Nonne e Nonni, che ha anche lanciato un appello a diventare “nonni”, adottando a distanza i bambini dei Paesi in via di sviluppo. (A.S.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

2 ottobre 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco ed Eugenio Bonanata -

 

Nei Territori palestinesi, continuano gli scontri tra sostenitori di Hamas e Fatah, partiti impegnati in sempre più difficili trattative per la formazione di un governo di unità nazionale. Il nostro servizio:

 

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Non hanno avuto gli effetti sperati gli appelli alla calma lanciati nei Territori palestinesi dal presidente Abu Mazen, leader di Al Fatah, e dal primo ministro Ismail Haniey, esponente di Hamas: questa mattina è stata incendiata la sede del governo e gli edifici intorno al Parlamento si sono trasformati in un campo di battaglia dove, fortunatamente, non si registrano vittime. Temendo nuovi disordini, l’esecutivo palestinese ha sospeso le attività di tutti i Ministeri. Ieri violenti scontri, innescati dal mancato pagamento degli stipendi ai dipendenti statali, erano costati la vita ad 8 persone. Si tratta della più grave ondata di violenze tra le due fazioni dalla formazione del governo di Hamas e riflette la crisi dell’intera classe politica palestinese: l’esecutivo guidato dal gruppo estremista continua faticosamente a muoversi tra le perplessità della comunità internazionale e il sostegno di gran parte dell’opinione pubblica palestinese. Al Fatah, uscito pesantemente sconfitto dalle elezioni di gennaio, cerca poi di portare avanti i negoziati per un esecutivo di unità nazionale. Ma le trattative sono difficili: il presidente Abu Mazen, che ritiene la guerra civile “una linea rossa da non valicare”, accusa Hamas di continuare a rifiutare di riconoscere gli accordi di pace sottoscritti con Israele. La formazione radicale attribuisce, invece, la responsabilità della recrudescenza delle violenze ad Al Fatah. Al difficile obiettivo di uno stabile assetto politico palestinese si aggiunge poi quello, altrettanto delicato, del rilancio del processo di pace tra palestinesi ed israeliani. Proprio per riaprire la strada della riconciliazione, è partita stamani da Washington il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice. Durante la sua nuova missione diplomatica in Medio Oriente, sono previsti incontri anche con dirigenti dell’Autorità nazionale palestinese e dello Stato ebraico.

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In Libano, dopo il completamento del ritiro israeliano, l’esercito regolare di Beirut ha cominciato a dispiegarsi, per la prima volta da quasi quarant’anni, lungo la frontiera meridionale. Il comandante in capo, il generale Michel Sleiman, ha dichiarato che i soldati libanesi risponderanno ad ogni “aggressione o violazione israeliana”. Il ministro della Difesa israeliano, Amir Peretz,  aveva invece avvertito, ieri, che lo Stato ebraico reagirà “con la massima fermezza” in caso di provocazioni da parte di guerriglieri Hezbollah. In Israele, intanto, sono state rafforzate le misure di sicurezza per la festa del Kippur e sono stati chiusi tutti i valichi con i Territori palestinesi.

 

In Iraq, non si arresta la spirale di violenza: il commando statunitense ha reso noto, stamani, che tre marines sono morti ieri in seguito ad attacchi di ribelli nella turbolenta provincia di al-Anbar, roccaforte della guerriglia e cuore del famigerato “Triangolo Sunnita”. A Baghdad proseguono, intanto, i ritrovamenti di cadaveri con segni di torture. La polizia ne ha rinvenuti 50 nelle ultime 24 ore. Sempre nella capitale, finti poliziotti hanno rapito 14 persone in un negozio nel pieno centro della città. A Bassora poi, nel sud del Paese, è rimasto ucciso in un attacco un soldato britannico. Sul versante politico, il Parlamento ha rinnovato per ulteriori trenta giorni i poteri di emergenza del governo di unità nazionale guidato dal premier sciita, Nouri al-Maliki.

 

Due attentatori dell’11 settembre che ridono e scherzano prima di leggere il loro testamento. Questo il contenuto di un video, risalente al 2000, diffuso ieri dal sito del giornale Sunday Times. Il filmato, sebbene senza audio, mostra l’egiziano Mohammed Atta, il capo del commando di dirottatori, e il libanese Ziad Jarrah, “pilota” del volo che si schiantò in Pennsylvania. Nello stesso video compare anche il leader di al Qaeda, Bin Laden, che parla ai suoi seguaci.

 

In Afghanistan, due attentati hanno provocato stamani, a Kabul, il ferimento di sei civili e tre soldati della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (ISAF). In Italia, intanto, si terranno domani in provincia di Caserta i funerali del caporal maggiore, Vincenzo Cardella. Il militare italiano è morto sabato scorso a causa delle lesioni riportate nell’attentato del 26 settembre a Kabul, costato la vita anche al soldato Giorgio Langella.

La Russia ha annunciato la sospensione dei collegamenti stradali, ferroviari, aerei e postali con la Georgia. La decisione è stata presa in seguito alla crisi scoppiata tra Mosca e Tbilisi dopo l’arresto di quattro agenti dei Servizi segreti militari russi, accusati di spionaggio. Il portavoce del presidente georgiano ha reso noto, intanto, che i quattro militari russi saranno consegnati a rappresentanti dell'Organizzazione per la Sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE).

 

Alle elezioni presidenziali di ieri, in Brasile, il presidente Inacio Lula da Silva non ce l’ha fatta ad essere rieletto al primo turno. Il capo di Stato uscente ha ottenuto quasi il 49 per cento dei consensi contro il 41 per cento del maggior antagonista nella corsa alla più alta carica dello Stato, il social-democratico Geraldo Alckmin. Ora il Paese è in attesa del prossimo, incerto ballottaggio del 29 ottobre. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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Il forte consenso ottenuto negli Stati più poveri del nord e del nord-est del Paese non è alla fine bastato al presidente Lula per ottenere una riconferma al primo turno, per cui la lunga e tumultuosa campagna elettorale brasiliana avrà un’appendice di quasi un altro mese. “Il capo dello Stato si è preso proprio uno spavento”, ha commentato il ministro dell’Economia, Guido Mantega. Tarso Genro, responsabile del dicastero delle Relazioni istituzionali, ha detto che “ci è mancato proprio poco. Il voto - ha aggiunto - è stato comunque significativamente a favore del presidente uscente”. I guru che confezionano la strategia elettorale di Lula sono già al lavoro per determinare a cosa sia dovuto il calo delle ultime settimane. Bisognerà capire se abbia pesato più lo scandalo in cui sono stati coinvolti esponenti del Partito dei lavoratori per l’acquisto di prove contro il candidato presidenziale dell’opposizione, o la decisione di non partecipare all’ultimo dibattito in tv con i suoi tre avversari. Per correggere quest’ultima scelta, comunque, Genro ha già anticipato che il presidente Lula è assolutamente disponibile ora ad un dibattito con Alckmin per affrontare i diversi programmi di governo.

 

Dall’America Latina, Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana.

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Contro ogni pronostico, il Partito socialdemocratico di Alfred Gusenbauer ha vinto le elezioni politiche in Austria. Secondo i dati del Ministero degli interni di Vienna, la formazione ha conquistato 68 seggi (35,7 per cento dei voti) contro i 66 (il 34,2 per cento) dei popolari dell’ex cancelliere, Wolfgang Schuessel. In Parlamento entreranno anche il Partito di destra, i Verdi e la formazione di estrema destra guidata da Georg Haider, che si è detto soddisfatto per il 4,2 per cento di consensi conquistati. Gusenbauer ha già rivendicato il cancellierato ma è inevitabile un governo di coalizione tra socialdemocratici e popolari con l’appoggio di qualche altra forza, necessario per giungere ai 183 seggi totali.

 

Risultato inaspettato anche in Ungheria, dove il Partito socialista al governo è stato duramente sconfitto nelle elezioni amministrative di ieri. Il Partito conservatore Fidesz di Viktor Orban ha conquistato, infatti, la maggioranza in 18 su 19 assemblee provinciali e imposto i suoi candidati a sindaco in 14 città su 22. Dal canto suo il primo ministro, Ferenc Gyurcsany, dopo le contestazioni di piazza di ieri, ha annunciato che il prossimo 6 ottobre chiederà al Parlamento un voto di fiducia che si dice certo di ottenere. Ieri il presidente della Repubblica, Laszlo Solyom, in un discorso pronunciato alla chiusura delle urne aveva di fatto invitato il Parlamento a sfiduciare il premier.

 

In Bosnia-Erzegòvina, si attendono per questa sera i risultati delle elezioni generali di ieri. Secondo i primi risultati parziali, relativi alla presidenza tripartita – espressione delle etnie del Paese – per i musulmani è in testa Haris Silajdzic, mentre per i serbi, Nebojsa Radmanovic. E’ invece incerto il risultato per il membro croato dell’organo collegiale. L’affluenza alle urne, secondo la Commissione elettorale centrale, è stata del 44 per cento dei 2,7 milioni di elettori.

 

In Zambia, la Commissione elettorale centrale ha diffuso i risultati parziali delle presidenziali dello scorso 28 settembre, che vedono saldamente in testa il presidente uscente, Mwanawasa. Secondo lo spoglio relativo al 90 per cento dei distretti del Paese, il presidente ha ottenuto il 43 per cento dei suffragi. Al suo rivale, Michael Sata, che ha denunciato irregolarità nel voto, va il 27 per cento. Ieri violenti disordini, in particolare nella capitale Lusaka, avevano fatto seguito al rinvio della comunicazione dei risultati ufficiali. Il ritardo, secondo le autorità, è dovuto al fatto che molte zone del Paese sono difficilmente raggiungibili. L’opposizione ritiene comunque truccate le consultazioni. Secca la risposta del presidente che ha respinto l’accusa.

 

Prime polemiche per il neopremier giapponese, Shinzo Abe, che oggi ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di precisare se visiterà il sacrario bellico di Yasukuni, trasformato in un centro di propaganda militarista. Nel tempio shintoista si trovano anche memoriali di generali nipponici che hanno commesso crimini durante la Seconda Guerra Mondiale. Le visite del precedente premier, Koizumi, sono state al centro di vibrate proteste da parte di Cina e Corea del Sud.

 

 

 

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