RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 274 - Testo
della trasmissione di domenica 1 ottobre 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Oggi, Giornata internazionale
delle persone anziane
In Italia, si festeggia la III
Giornata Nazionale “Noi e la Bibbia”
Nel
nord della Nigeria 40 morti e 500 case distrutte per il crollo di una diga
Aperti i seggi in Brasile per 126 milioni di
elettori. Altre 16 milioni di persone chiamate alle urne in Austria e Ungheria
Le
due Coree riprendono il dialogo: previsto domani un incontro tra rappresentanti
militari
1 ottobre 2006
IL
DRAMMA QUOTIDIANO DELLA POPOLAZIONE IRACHENA, NELLE PAROLE
DI
BENEDETTO XVI ALL’ANGELUS. NEL MESE DI OTTOBRE L’INVITO
A
RISCOPRIRE
Il dramma dell’Iraq, nelle parole preoccupate di Benedetto
XVI, nel dopo Angelus, invocando ancora una volta la pace per il martoriato
Paese. Prima della preghiera mariana, il richiamo del Papa a riscoprire in
questo mese di ottobre la “bellezza” del Rosario e “l’impegno per le missioni”.
Il servizio di Roberta Gisotti
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“La
tragica realtà” di un Paese in guerra: Benedetto XVI è rimasto impressionato
dal colloquio privato avuto ieri con il patriarca di Babilonia dei Caldei, Emmanuel III Delly, - di
cui ha riferito oggi nel dopo Angelus – circa la tragica situazione “che deve affrontare
quotidianamente la cara popolazione dell’Iraq – ha detto - dove cristiani e musulmani
vivono insieme da 14 secoli come figli della stessa terra”.
“Auspico che non si allentino tra
loro questi vincoli di fraternità, mentre, con i sentimenti della mia
spirituale vicinanza, invito tutti ad unirsi a me nel chiedere a Dio Onnipotente
il dono della pace e della concordia per quel martoriato Paese”.
Oggi primo ottobre, il Santo Padre ha richiamato due
aspetti che caratterizzano questo mese: il Rosario e le Missioni. Cade sabato
prossimo
“Vorrei invitarvi,
cari fratelli e sorelle, a recitare il Rosario durante questo mese in famiglia, nelle
comunità e nelle parrocchie per le intenzioni del Papa, per la missione della
Chiesa e per la pace nel mondo”.
In ottobre si celebra anche
“La missione della
Chiesa è il prolungamento di quella di Cristo: recare a tutti
l’amore di Dio, annunciandolo con le parole e con la concreta
testimonianza della carità”.
Poi l’invocazione a Santa Teresa di Gesù Bambino, vergine
carmelitana e dottore della Chiesa, di cui oggi ricorre la memoria, perché ci
aiuti tutti “ad essere testimoni credibili del Vangelo della carità”.
Migliaia i pellegrini, stamane
a Gastel Gandolfo tra cui
un folto gruppo di dirigenti del Movimento dei focolari, venuti dai cinque
continenti, festosamente raccolti per questo ultimo Angelus del Papa dalla sua
residenza estiva, prima del rientro in Vaticano mercoledì prossimo. Prima di
salutarli gioiosamente, Benedetto XVI ha menzionato diverse importanti
ricorrenze. Anzitutto
“Esprimo il mio incoraggiamento a quanti, a
livello locale e internazionale, operano affinché alle persone che abitano
nelle periferie degradate siano assicurate degne condizioni di vita, la
soddisfazione dei bisogni primari e la possibilità di realizzare le proprie
aspirazioni, in particolare nell’ambito familiare e in una convivenza sociale
pacifica”.
Infine un indirizzo particolare ai partecipanti alla
“Festa dello sportivo” organizzata dalla Conferenza episcopale del Lazio, tra
cui sono 1500 giovani disabili di vari Paesi europei ed infine un
incoraggiamento nell’odierna “Giornata nazionale per l’abbattimento della barriere architettoniche”, a quanti istituzioni e
volontari si adoperano per questo obiettivo.
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1 ottobre 2006
“VESCOVO
TRA I MUSULMANI”: 10 ANNI FA
DI
PIERRE CLAVERIE, RELIGIOSO DOMENICANO,
ASSASSINATO
NELLA SUA DIOCESI DI ORANO
- Intervista con Jean Jacques Pérennès -
Nei giorni scorsi, nella Basilica romana di Santa Sabina
all'Aventino, è stata ricordata la figura di mons. Pierre
Clavérie, vescovo di Orano, a dieci anni dalla
scomparsa. Il religioso domenicano venne ucciso da una bomba posta all'esterno della
Curia il primo agosto 1996. Mons. Clavérie
ha speso tutta la vita nella ricerca del dialogo con i musulmani, sforzandosi
di superare le barriere che la razza, la religione, la storia e soprattutto
l'indifferenza creano tra gli uomini. Padre Jean Jacques Pérennès, dell'Istituto
domenicano di Studi Orientali del Cairo, gli ha dedicato un volume dal titolo
"Vescovo tra i musulmani. Pierre Clavérie, martire in Algeria", edito in Italia da
Città Nuova. Rosario Tronnolone
lo ha intervistato:
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R. – Pierre Clavérie
era un frate domenicano, nato in Algeria nel 1938, cioè al tempo dell’Algeria
coloniale, francese. Ha fatto l’esperienza molto bella di scoprire il mondo arabo
e musulmano all’età di vent’anni. Diceva di aver vissuto la sua giovinezza
senza conoscere l’altro. “Ho vissuto – sottolineava - la mia infanzia ad Algeri
in un quartiere popolare di quella città mediterranea cosmopolita a differenza
di altri europei nati in campagna o in piccole località; io non ho avuto mai
degli amici arabi. Non eravamo dei razzisti ma solo degli indifferenti perciò
ignoravamo la maggioranza degli abitanti del Paese”. Clavérie
è entrato nell’Ordine domenicano più o meno all’età di vent’anni, è voluto poi
ritornare nel suo Paese dove è rimasto tutta la sua vita, 40 anni.
D. – Lei lo ha conosciuto personalmente?
R. – Siamo stati nella stessa comunità prima che fosse vescovo: è così che l’ho conosciuto. Il suo impegno a livello
del dialogo interreligioso è stato per me una fonte di ispirazione molto
grande.
D. – A dieci anni dalla scomparsa, quell’atteggiamento
di indifferenza, non tanto di razzismo, è ancora un atteggiamento comune oggi…
R. – Pierre diceva molte volte
che a livello profondo è difficile incontrare l’altro
e affermava: “Dobbiamo avere la coscienza che il passato è molto pesante, ci
sono delle ferite molto profonde e prima
di entrare in dialogo con l’altro abbiamo bisogno forse di conoscere e forse
cercare di guarire queste ferite”. Allora Pierre Clavérie cercava in Algeria di creare i luoghi per il
dialogo: per esempio nella Chiesa algerina, ci sono pochi cristiani,
ma questa Chiesa ha la possibilità di aprire i suoi luoghi per tutta la
gente che vuole lavorare insieme. C’è tanto da fare in questo Paese a livello
dell’educazione, della promozione della donna: in tutte queste cose Pierre Clavérie aveva questo
atteggiamento di
creare insieme i luoghi della conoscenza dell’altro.
D. - Padre vuole leggere un ultimo messaggio di Pierre Clavérie?
R. – Due mesi prima della morte ha fatto una bellissima
omelia: “Dopo l’inizio del dramma algerino – disse - mi è stato chiesto più di
una volta: ‘Ma cosa ci fate laggiù? Perché rimanete in
quel Paese? Scuotete finalmente la polvere dai vostri calzari e tornatevene a casa’. Ma dov’è davvero la nostra casa? Noi siamo in Algeria
per amore di questo Messia crocifisso solo e unicamente per amore suo, non
abbiamo alcun interesse da salvare, alcuna influenza da difendere; non siamo
stati spinti da alcuna perversione masochista, non abbiamo alcun potere, ma
siamo laggiù come al capezzale di un amico, di un fratello, ammalato, in
silenzio, stringendogli la mano solo per amore di Gesù, poiché è lui che sta
soffrendo a motivo di questa violenza che non risparmia nessuno, crocifisso
nuovamente nella carne di migliaia di innocenti. Come Maria, la madre e
l’apostolo Giovanni, anche noi ci troviamo ai piedi della Croce su cui Gesù
muore abbandonato dai suoi e schernito dalla folla – e concludeva: non è forse
il dovere di ogni cristiano essere presente nei luoghi dove qualcuno viene respinto e abbandonato?”.
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ELEZIONI
IN BOSNIA ERZEGOVINA PER VOLTARE PAGINA
SUL
RECENTE PASSATO E GUARDARE CON FIDUCIA ALL’EUROPA
- Ai nostri microfoni Federico Eichberg -
Si svolgono oggi in Bosnia Erzegovina le elezioni
legislative. La regione balcanica, con capitale
Sarajevo, in base agli accordi di Dayton del novembre
1995, è oggi costituita da due entità, la Federazione
croato-musulmana e la Repubblica serbo-bosniaca, ognuna con proprie
istituzioni. Il Paese è ancora alle prese con le conseguenze del drammatico
conflitto che negli anni ’90 infiammò l’ex Jugoslavia. Che cosa ha lasciato
ancor oggi quella sanguinosa guerra civile? Alessandro Guarasci lo ha chiesto a
Federico Eichberg, esperto dell’area balcanica:
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R. – Ha lasciato delle ferite profonde – non solo quelle
visibili, ovviamente: soprattutto quelle relative alla sfiducia reciproca dei
popoli, delle diverse culture che animano la Bosnia-Erzegovina,
quindi ferite che rendono incomunicabile quanto dovrebbe essere a fondamento
del Paese, che rendono difficili i rapporti tra Repubblica serba Srpska da un lato e la Federazione
croato-musulmano dall’altra, e tra le diverse istituzioni, ancora oggi imbalsamate.
Questa è la ferita principale che oggi constatiamo. La ricostruzione dal punto
di vista economico stenta, ma finalmente i tassi di crescita sono tra il 4 e il
5 per cento e l’import-export cresce quasi del 25 per cento annuo.
Quindi,la ricostruzione materiale è in corso, ma la
ricostruzione della fiducia reciproca è ancora purtroppo abbastanza lontana.
D. – E allora quali sono le sfide odierne di questo Paese,
secondo lei?
R. – Questo Paese dei traguardi li ha raggiunti. Queste
elezioni sono le prime elezioni che si svolgono da quando
è stato avviato formalmente il negoziato per la sottoscrizione dell’accordo di
stabilizzazione e associazione all’Unione Europea. Quindi, questa è una Bosnia
nuova, da 11 mesi a questa parte. Anche per la presenza internazionale: oggi
c’è una missione dell’Unione Europea e non più della NATO
per garantire la convivenza nella Bosnia Erzegovina: quindi, alcuni risultati
sono stati conseguiti. E’ un risultato positivo anche il fatto che le minacce
di secessione della Repubblica Srpska o degli erzegovesi rispetto alla Federazione dei musulmani, sono
minacce che ormai non hanno una grandissima credibilità. Resta
però molto da fare, sul fronte della effettiva efficacia degli strumenti
governativi unitari, in quanto la non fiducia reciproca tra le popolazioni si
traduce nella sostanziale inefficacia di questi strumenti.
D. – La presenza di più etnie può essere invece un aspetto
positivo, oggi?
R. – Lo è certamente, nella misura in cui la Bosnia Erzegovina
offre una singolarità di sensibilità culturale che pur riferendosi in alcuni
casi a delle madrepatrie esterne – è il caso degli erzegovesi
rispetto alla Croazia e dei serbi di Bosnia rispetto alla Serbia propriamente
detta – in realtà hanno, nei decenni, sviluppato una loro singolarità: esiste
una letteratura serba di Bosnia così come esiste una letteratura erzegovese, così come esiste una letteratura dei musulmani
di Bosnia. Allora, la capacità che avranno queste singole capacità culturali di
identificarsi, quanto più questo avverrà tanto più la Bosnia potrà avere un
futuro. Ma identificare le singole culture come elemento di ricchezza è
doveroso.
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EDUCARE ALLA NON VIOLENZA, IN UN
MONDO DOVE CRESCE L’AGGRESSIVITA’ TRA I GIOVANI, SIA NEI PAESI IN VIA DI
SVILUPPO CHE IN QUELLI PIU’ RICCHI
- Con noi mons. Pietro Maria Fragnelli
-
Aumenta nel mondo la violenza dei giovani: si tratta di un
fenomeno che non tocca solo i Paesi in via di sviluppo ma anche le società
dell’opulenza, dove un bisogno, un semplice divieto o un fallimento, possono
far scatenare l’aggressività. Un fenomeno preoccupante che investe sopratutto le grandi città. Ma cosa implica e cosa
comporta la scelta educativa alla non
violenza e al dominio di sè? Risponde mons. Pietro Maria
Fragnelli, vescovo di Castellaneta
e membro della Commissione CEI per
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R. – Educare al superamento della tentazione della
violenza, bisogna dire che suppone un processo educativo completo. Intanto un
processo di accoglienza della persona: si tratta di dare sempre di più, da
parte delle istituzioni, quella certezza dell’accoglienza dei ragazzi. Si pensa
con grande dolore a quelle situazioni dei ragazzi di strada dell’America Latina
che non appartengono a nessuno e diventano protagonisti di una violenza
personale che però è il frutto di una violenza
strutturale di cui sono vittime molte volte. Quindi educare al senso forte
dell’appartenenza, ritornare alla convivialità, alla
solidarietà. In questo, parrocchia, scuole, istituzioni socio-culturali devono
essere in prima linea, ridonare questo senso forte di appartenenza. Un altro aspetto
di questo educare, che è l’aspetto un po’ più squisitamente culturale è che
questi giovani sono protagonisti di uno sbandamento culturale, di un disorientamento
nel quale sembra che la cultura della vita pratica si rivalga
su una cultura prevalentemente teorica. Bisogna dunque aiutarli, sostenerli nella
ricerca di un nuovo equilibrio tra cultura e vita, tra le dimensioni pratiche e
difficoltà concrete della solitudine della vita e della ricerca della comunione
con gli altri con cui essi hanno a misurarsi.
D. – Come mai lei ha parlato di questa scissione tra vita
teorica e vita reale. Ci può fare un esempio?
R. – Credo - è sempre sotto gli occhi di tutti - anche
nella tendenza a contrapporre l’istruzione e la formazione con percorsi che
sembrano dire solo istruzione, dunque come riuscire a padroneggiare e, al
limite, dominare anche con una propria forza violenta la realtà che ci
circonda: sono i percorsi dell’“istruzione”. I percorsi invece della formazione
sono quelli che abilitano con un corredo di valori, con una deontologia che si
deve avere nella vita di ogni giorno. Credo che il binomio
istruzione e formazione vada riconiugato
insieme. Bisogna dare ai giovani questo input perché
cerchino, non solo un rapporto con la realtà che è fatto di dominio, ma anche
soprattutto di contemplazione, rapporto con gli altri che non è solo un
rapporto di timore e di aggressione ma è un rapporto di convivialità,
perdono, riconciliazione.
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1 ottobre 2006
OGGI
LA CHIESA RICORDA SANTA TERESA DI GESÙ BAMBINO, DOTTORE DELLA CHIESA E PATRONA
DELLE MISSIONI. DA DOMANI FINO A MERCOLEDI’,
LE
RELIQUIE SARANNO TRASFERITE DA LISIEUX ALLA PARROCCHIA ROMANA
DI
SANTA MELANIA
-
A cura di Roberta Moretti -
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LISIEUX.
= Sensibilissima e precoce, Thérèse Martin nacque nel 1873 ad Alençon
da una famiglia cristiana della piccola borghesia. Fin da bambina decise di dedicarsi
a Dio e a soli 15 anni entrò nel Carmelo di Lisieux, dopo essersi recata a Roma
a chiederne l’autorizzazione dal Papa. Nel solco della tradizione carmelitana,
scoprì la sua “piccola via” dell’“infanzia spirituale”, ispirata alla
semplicità e all’umile confidenza nell’amore misericordioso del Padre. Posta la
sua vocazione contemplativa nel cuore della Chiesa, si aprì all’ideale
missionario, offrendo a Dio le sue giornate di preghiera e silenzio per gli
apostoli del Vangelo. Le sue esperienze interiori, scritte per obbedienza e
raccolte sotto il titolo “Storia di un’anima”, sono la cronaca quotidiana del
suo cammino di identificazione con l’Amore. Un cammino di salvezza che comincia
a Betlemme e si consuma sul Calvario. Per tale ragione, Thérèse
si professava di Gesù Bambino e del Volto Santo. La croce - la sofferenza nel
corpo e nell’anima - marcò profondamente la sua vita. La morte prematura della
madre, la salute malferma, la separazione dalle sorelle maggiori, gli ostacoli
al suo ingresso in Carmelo, le prove dei primi anni in monastero, il tramonto
del padre, fino alla malattia che lentamente la consumò, furono croce sempre
accolta, abbracciata e trasformata in offerta a Dio per il prossimo.
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NELLA
GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE PERSONE ANZIANE,
IL
SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU KOFI ANNAN ESORTA I GOVERNI
A
VALORIZZARE LA TERZA ETÀ
- A
cura di Tiziana Campisi -
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NEW YORK. = Un richiamo per tutte le comunità a lavorare
per politiche e programmi che permettano alle persone
anziane di vivere in un ambiente che potenzi le loro capacità, promuova la loro
indipendenza, e fornisca il supporto e le cure adatte alla loro età: questo
vuole essere la Giornata Internazionale delle Persone Anziane che si celebra
oggi. Le Nazioni Unite hanno scelto come tema:
“Migliorare la qualità di vita delle persone anziane: promuovere le strategie
globali dell’ONU”. Il segretario generale Kofi Annan ha sottolineato, in un messaggio, che agli anziani
occorre anzitutto “assicurare una casa, mezzi di trasporto, ed altre condizioni
di vita che consentano alle persone di mantenere la propria indipendenza il più
a lungo possibile e di ‘invecchiare sul posto’, pur
rimanendo attivi, insieme alle proprie comunità”. “Ugualmente importante – scrive Annan – è il riconoscimento e il rispetto della dignità,
autorità, saggezza e produttività delle persone anziane in tutte le società, in
particolar modo nei loro ruoli di volontariato e assistenza multi-generazionale”.
Sono 600 milioni le persone che oggi, in tutto il mondo, hanno superato i 60
anni di età; su di loro, sostiene Annan, è da
riconoscere “il potenziale di dare un contributo straordinario al processo di
sviluppo e al lavoro di costruzione di società più produttive, pacifiche e
sostenibili”. “Faccio appello ai governi, al settore privato, alle organizzazioni
della società civile e alle persone di qualsiasi parte del mondo – conclude Annan – affinchè concentrino le
loro forze sulla costruzione di una società per tutte le età, come previsto dal
Piano d’Azione Internazionale sull’Invecchiamento di Madrid e in linea con gli
Obiettivi di sviluppo del millennio e la più ampia agenda globale sullo
sviluppo”. (T.C.)
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DA
OGGI, E PER TUTTO OTTOBRE, LA CHIESA PREGA PER LE MISSIONI.
IL
MESE MISSIONARIO CULMINERÀ IL 22 OTTOBRE CON LA CELEBRAZIONE DELLA
GIORNATA
MISSIONARIA MONDIALE DI CUI QUEST’ANNO RICORRE
L’80.MO ANNIVERSARIO
ROMA. = La Chiesa cattolica celebra a partire da oggi il
Mese delle Missioni, ricordando ad ogni battezzato il dovere di collaborare
alla sua missione universale. Iniziative e campagne dedicate alla presenza
della Chiesa nel mondo, culmineranno il 22 ottobre con la Giornata Missionaria
Mondiale, in alcune nazioni spostata ad altra domenica dello stesso mese.
Quest’anno, scrive l’agenzia Fides, si celebra l’80.mo
anniversario dell’istituzione della Giornata Missionaria Mondiale. Il 14 aprile
1926 infatti Pio XI dava la sua approvazione alla
richiesta formulata dal Consiglio superiore generale della Pontificia Opera
della Propagazione della Fede che, riunito per l’Assemblea plenaria, aveva
chiesto al Sommo Pontefice di stabilire “una giornata di preghiere e di
propaganda per le missioni da celebrarsi in uno stesso giorno in tutte le
diocesi, le parrocchie e gli istituti del mondo cattolico”. Ottobre è stato
scelto come mese missionario a ricordo della scoperta del continente americano,
che aprì una nuova pagina nella storia
dell’evangelizzazione. “È ancora necessario, oggi, farsi missionari presso
questa umanità così travagliata ed inquieta – ha affermato il Prefetto della
Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il cardinale Ivan Dias – perché coloro che non hanno ancora sentito parlare
di Gesù Cristo lo possano conoscere e quanti lo hanno rinnegato con il loro
comportamento, possano ritornare sulla via giusta”. Per il porporato la
missione affidata da Gesù Cristo alla sua Chiesa è più che mai attuale.
“L’intenzione missionaria proposta dal Santo Padre Benedetto XVI per questo
mese – ha detto il cardinale Dias – ci invita a
pregare affinché ‘la celebrazione della Giornata Mondiale incrementi
dappertutto lo spirito di animazione e cooperazione’”.
Il porporato, nel suo messaggio per gli 80 anni della Giornata Missionaria
Mondiale, esorta ognuno ad assumere maggiore consapevolezza del fatto di essere
chiamato, in quanto battezzato, ad annunciare il messaggio di Gesù Cristo,
Salvatore e Redentore. “Secondo la bella espressione del Concilio Vaticano II,
questa Giornata è l’occasione di riconoscerci tutti Popolo
di Dio ‘in missione’ – ha scritto il cardinale Dias – ogni giorno della nostra vita, in ogni ambito in cui
le vicende e le scelte della nostra storia personale ci portano, con quanti
veniamo a contatto e il Signore pone sul nostro cammino”. Il porporato, nel raccomandare
la preghiera, ha ricordato quanto Benedetto XVI ha scritto nella sua prima
Enciclica Deus Caritas est (n.37), e cioè che
“il cristiano che prega non pretende di cambiare i piani di Dio o di correggere
quanto Dio ha previsto. Egli cerca piuttosto l’incontro con il Padre di Gesù
Cristo, chiedendo che Egli sia presente con il conforto del suo Spirito in lui
e nella sua opera”. (T.C.)
A
POSO, NELLE SULAWESI, FERITO UN UOMO DI FEDE CRISTIANA MENTRE
LA
NOTTE SCORSA È STATA INCENDIATA UNA CHIESA IN COSTRUZIONE.
INCIDENTI
ANCHE A PAMONA
POSO. = Un uomo di fede cristiana è stato
accoltellato questa mattina nella città di Poso, nell’isola indonesiana di Sulawesi, dove, dopo l’esecuzione, il 22 settembre scorso,
dei tre cattolici Fabianus Tibo, Domingus da Silva e Marinus Riwu, le tensioni tra comunià cristiana e musulmana sono cresciute. Secondo
quanto riferisce la Associated
Press, gli aggressori hanno trascinato la vittima giù da un autobus e lo hanno
colpito alla schiena. L’uomo sarebbe stato subito ricoverato nell’ospedale
della città. La scorsa notte, sempre a Poso, sono esplosi due ordigni; poco
dopo lo scoppio, un gruppo di musulmani ha dato alle fiamme una chiesa in
costruzione. L’altro ieri,
invece, si apprende dall’agenzia Asianews, un gruppo
di abitanti di Pamona est, reggenza di Poso, ha
attaccato il capo della polizia provinciale, Badrodin
Haiti, recatosi in visita ufficiale al comando di polizia locale. In quello
stesso momento erano in corso i festeggiamenti tradizionali per il Padungku, la festa del raccolto. Dopo aver
riconosciuto Haiti, che scendeva da una motocicletta, la folla ha iniziato ad
inseguirlo: due veicoli della polizia sono stati incendiati, ma non vi sono
stati feriti. In molti, nelle Sulawesi centrali, ritengono
Haiti responsabile della fucilazione di Tibo e
compagni, condannati a morte come leader di una milizia di cristiani responsabile
di alcuni massacri a danno di musulmani durante gli scontri interreligiosi di
Poso nel 2000. Il reverendo Rinaldy Damanik ha espresso dispiacere per l’accaduto. (T.C.)
CONOSCERE LA BIBBIA E TROVARE MOMENTI DI AGGREGAZIONE
INTORNO AD ESSA: È LO SCOPO DELLA III GIORNATA
NAZIONALE “NOI E LA BIBBIA”
CHE SI FESTEGGIA OGGI IN ITALIA
MESSINA. = Un giorno di festa e aggregazione intorno alla
Sacra Scrittura per bambini, giovani, adulti e parrocchie: è quanto propone la
terza Giornata nazionale “Noi e la Bibbia” che si festeggia oggi in Italia,
promossa dal gruppo di formazione e animazione missionaria “Goccia dopo Goccia”
delle Missionarie Secolari Comboniane. Questa giornata,
riferisce l’agenzia MISNA, è stata voluta dai giovani
dell’associazione (www.gocciadopogoccia.it),
presenti in varie città italiane e con sede principale a Messina. Colpiti
dall’appello che Giovanni Paolo II ha lanciato durante l’Angelus
del 27 luglio 2003 circa la necessità di accostarsi più intimamente alla Sacra
Scrittura, questi
giovani hanno dato vita a diverse iniziative. “Noi e la Bibbia”,
che è anche il nome di un sito ricco di informazioni (www.noielabibbia.it), è un evento che
vede impegnate varie realtà che aderiscono ciascuna nella propria sede, ma
unite spiritualmente attorno alla Parola nello stesso giorno: la domenica
successiva alla memoria di San Girolamo - traduttore della Bibbia in latino -,
che ricorre il 30 settembre. Strumento privilegiato per vivere la Giornata è il
gioco di società “Il Cammino della Bibbia”. Realizzato da un gruppo di
missionarie in America Latina per stimolare la conoscenza delle Sacre
Scritture, prevede che ogni partecipante abbia la Bibbia tra le mani, proprio
per poterla conoscere meglio sfogliandola. I ricavati della vendita del gioco
finanziano progetti realizzati nel Sud del mondo. (T.C.)
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1 ottobre 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Medio
Oriente, l’Esercito israeliano ha completato il ritiro dai settori occupati nel
sud del Libano. Il controllo di queste aree passa,
adesso, alla Forza di interposizione delle Nazioni Unite, l’UNIFIL. Il ritiro
era una delle condizioni chiave dell’accordo di cessate-il-fuoco siglato per porre fine all'offensiva
israeliana contro i guerriglieri Hezbollah, iniziata
lo scorso 12 luglio in seguito all’uccisione di tre soldati dello Stato ebraico
e al rapimento di altri due da parte di gruppi radicali libanesi. Il conflitto,
durato 34 giorni, è costato la vita a 150 israeliani e a 850 libanesi.
In Iraq, è stato diffuso un filmato che mostra il nuovo
leader di al Qaeda, Abu Ajub al Masri,
mentre prepara un’autobomba. Il consigliere per la sicurezza nazionale, presentando
il video in una conferenza stampa, ha detto che Al Masri
ha confezionato “più di 2000 autobombe che hanno
causato la morte di oltre 6000 iracheni”. A Baghdad, intanto, la Polizia ha
trovato i corpi senza vita di 23 persone, non identificate.
In Afghanistan, un ex soldato americano, Brent Bennet, è stato liberato
dalle autorità afghane dopo oltre due anni di
carcere. Era stato arrestato nel luglio del 2004, con altri due connazionali,
per avere gestito una prigione privata dove deteneva illegalmente e torturava
presunti terroristi. Durante il processo, i tre avevano affermato di
aver operato per conto del governo americano e dell’amministrazione afghana. Ma le autorità di Washington e Kabul hanno
smentito ogni legame. In Italia, intanto, è morto ieri il militare Vincenzo Cardella,
rimasto gravemente ferito nell’attentato di martedì scorso a Kabul, lo stesso
drammatico attacco costato la vita al caporal
maggiore Giorgio Langella.
La Russia ha interrotto il ritiro delle sue truppe dalle
due basi militari in Georgia. Lo ha rivelato il Ministero della difesa russo,
spiegando che con la crisi diplomatica in atto i militari non avrebbero
garanzie di sicurezza nell’attraversare il Paese. All’origine della crisi,
l’arresto in Georgia di 4 ufficiali russi accusati di spionaggio. Il ritiro
delle truppe russe dalla Georgia, deciso con un accordo bilaterale, dovrebbe
esaurirsi entro il 2008.
Tragedia in Nigeria: almeno 40 persone sono morte ed oltre
500 abitazioni sono state distrutte per il crollo di una diga nello Stato
settentrionale di Zamfara. Lo ha riferito la BBC
precisando che il cedimento è stato causato dalle piogge torrenziali delle
ultime settimane. Lo straripamento dell’acqua, che secondo diversi testimoni ha
creato effetti simili a quello di uno tsunami, ha
completamente riempito l’invaso. Il governatore dello Stato nigeriano ha subito
chiesto l’intervento dell’esecutivo e ha spiegato che i tecnici non sono
riusciti ad aprire le valvole per far defluire l’acqua. Nella zona teatro della
sciagura è stato immediatamente allestito un campo profughi per l’emergenza.
E’ stato localizzato, in Brasile, il boeing
della compagnia brasiliana Gol scomparso venerdì scorso dai radar dopo una
collisione con un jet da turismo riuscito poi ad
atterrare. Resti del boeing, che al momento dello
scontro stava sorvolando lo Stato amazzonico del Parà, sono stati rinvenuti
nello Stato del Mato Grosso. Per le autorità sono minime le possibilità di
trovare sopravvissuti tra le 155 persone che si trovavano a bordo dell’aereo.
Il presidente brasiliano Lula da Silva ha proclamato
tre giorni di lutto nazionale.
Restiamo In Brasile, dove oltre 126 milioni di persone
sono chiamate oggi alle urne per eleggere il nuovo presidente, rinnovare
l’Assemblea nazionale e nominare i governatori di 27 Stati. Secondo i sondaggi,
il presidente Lula da Silva resta in corsa per un
secondo mandato nonostante diversi scandali che hanno colpito suoi stretti
collaboratori. L’ultimo, legato all’acquisto di un dossier che avrebbe dovuto
danneggiare l’opposizione di centro-destra, ha portato alle dimissioni del
presidente del Partito dei lavoratori. Il servizio di Luis
Badilla:
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Prima della chiusura della campagna
elettorale, i principali candidati non solo hanno molto insistito sulla
gravità delle accuse di corruzione contro il presidente Lula.
Ma hanno anche fatto capire apertamente che se Lula
sarà rieletto, sarà accusato costituzionalmente e, dunque, destituito. Cristovam Buarque, candidato del
Partito democratico laburista, è stato categorico: “Domenica i brasiliani corrono
il rischio di eleggere Lula e di trovarsi fra poco
come capo di Stato il suo vice presidente”. Geraldo Alckmin,
candidato della socialdemocrazia brasiliana (PSDB) e principale avversario di Lula, ha dichiarato: “A mio avviso l’esperienza del Partito
dei lavoratori è già finita”. “La nostra – ha aggiunto - sarà un’opposizione
intransigente anche perché sulla questione degli scandali non cambieremo e
andremo fino in fondo”. Alckmin si riferiva, tra
l’altro, alle riforme politiche e tributarie che, per essere approvate nel
nuovo Parlamento, hanno bisogno dei 2/3 dei consensi.
Ma, come riconosce lo stesso partito del presidente, sarà impossibile
raggiungerli. Secondo le previsioni, gli elettori penalizzeranno, infatti,
proprio il partito di Lula. L’attuale ministro Tarso Genro, prevedendo una vittoria risicata e soprattutto un
secondo mandato molto difficile, ha già messo le mani avanti dicendo: se Lula vincerà, convocherà “un grande patto nazionale che
includa anche molti settori delle opposizioni”. Genro
ha poi aggiunto: “La vera questione del futuro dopo il voto di domenica è la
governabilità della Nazione”. A questo punto, gli analisti brasiliani ed
internazionali si interrogano soprattutto sul futuro del Brasile, nazione geopoliticamente strategica per l’emisfero americano. Per
questo, ha voluto evitare di acutizzare lo scontro politico. Ma, secondo
diversi osservatori, un secondo turno finirà inesorabilmente per portare il
Paese ad una rischiosa spaccatura socio-politica.
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Urne aperte anche
in Austria, dove oltre sei milioni di persone sono chiamate al voto per il
rinnovo del Parlamento
federale. E’ la seconda consultazione dopo le sanzioni decise, all’inizio del
2000 dall’Unione Europea, per l’ingresso nel governo a Vienna del partito nazionalista
di Jörg Haider. Com’è
cambiato il quadro politico da allora? Salvatore Sabatino lo ha chiesto
all’esperto di politica austriaca, Peter Ulram:
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R. – Il successo di Haider ormai è passato. Haider è stato ridotto a un politico regionale: il suo
partito si è diviso e in ogni caso anche questi due
partiti insieme non prenderanno neanche la metà dei voti che aveva preso nel
’99. Il voto dovrebbe confermare al primo posto il partito liberaldemocristiano,
anche se con qualche perdita. L’opposizione socialdemocratica si situerà
probabilmente in seconda posizione con una distanza meno drammatica come
l’ultima volta. Poi c’è una cosa nuova per l’Austria: ci sono più partiti in
lizza che non avranno un’importanza rilevante per i risultati
ma poi magari, possono avere qualche ruolo nella formazione delle
coalizioni.
D. – Quali sono stati i punti su cui si è giocata la
campagna elettorale?
R. – La campagna si è giocata parzialmente sulla
situazione del mercato del lavoro, l’economia, la sanità, i problemi che
vengono dall’invecchiamento della popolazione, il problema delle badanti che,
come succede in Italia, vengono dai Paesi dell’Est e praticamente sono
illegali. Poi abbiamo una forte discussione sull’immigrazione, cioè quanti
stranieri vogliamo in Austria. Questo è stato un tema che
però i due grandi partiti non hanno
toccato.
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Appuntamento elettorale anche
in Ungheria: oltre 8 milioni di persone sono chiamate alle urne per le
amministrative. Secondo gli osservatori, si tratta di un test cruciale per il
primo ministro socialista, Ferenc Gyurcsany,
duramente contestato nelle ultime due settimane dopo l’ammissione di aver
mentito sui risultati ottenuti dal governo per vincere le elezioni aprile. Il
principale partito di opposizione ha già fatto sapere di esigere le dimissioni
premier in caso di sconfitta della coalizione socialista-liberale, attualmente
al governo.
Una finanziaria per i diritti dei più deboli. Così il
presidente del Consiglio Romano Prodi, prima alla
festa per i 100 anni della CGIL poi in conferenza stampa con il ministro
dell’Economia Padoa-Schioppa, difende e valorizza la
manovra economica in Italia. Manovra attaccata invece con forza dal
centrodestra e criticata anche da Confcommercio e associazioni
dei consumatori che annunciano una giornata di protesta. Il servizio di Giampiero
Guadagni:
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La legge finanziaria da 33 miliardi e mezzo di euro è
dunque precisata anche nei dettagli. E Romano Prodi parla di un segnale chiaro
da parte del governo per cominciare a rimettere a posto la redistribuzione
del reddito, diventata troppo ingiusta. L’Unione sostiene la manovra, anche se
si registra la preoccupazione di chi, come la Rosa nel pugno e l’ex presidente
del Consiglio Dini, lamenta le troppe tasse e i pochi
tagli alla spesa. Durissimo il centrodestra, che punta il dito contro la manovra,
definita un duro colpo ai ceti medi e alle aziende. La Casa delle libertà,
compatta, pensa ora ad una manifestazione nazionale di piazza e prepara una
ferma opposizione in Parlamento. Insoddisfatti anche Confindustria
e consumatori, più cauti i sindacati. Ma quali sono le linee guida della
Finanziaria? Al centro, la revisione delle aliquote fiscali. Che
salgono al 43 per cento per i redditi sopra i 75 mila euro; al 41 per cento
sopra i 55 mila; al 38 per cento per i redditi da 28 a 55 mila euro.
Detrazioni, invece, per quelli sotto i 40 mila euro, che rappresentano il 90 per cento dei
contribuenti. La riforma dell’Irpef dovrebbe far
entrare nelle casse dello Stato 7 miliardi di euro. Che serviranno ad aumentare
la cosiddetta no tax area e a finanziare le misure a
sostegno della famiglia, attraverso assegni e detrazioni. Più fondi, infine,
per la sanità, ma verrà introdotto un ticket per le
visite non urgenti al pronto soccorso. Capitolo previdenza: la riforma sarà
oggetto di una trattativa futura tra governo e parti sociali. Nel 2007 non
cambia nulla nel diritto ad andare in pensione. Una novità è invece il trasferimento
all’INPS del 65 per cento del trattamento di fine rapporto non destinato dai
lavoratori ai fondi pensione.
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Corea del nord e Corea del sud
hanno annunciato di voler riprendere i colloqui per allentare la tensione. Lo
ha reso noto il Ministero della difesa di Seul. Un portavoce sudcoreano ha anche precisato che un primo incontro tra
rappresentanti militari dei due Stati, fortemente
voluto dal governo di Pyongyang, si terrà domani. Il nostro servizio:
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Si tratta dei primi colloqui
militari bilaterali dopo i test missilistici effettuati a luglio dalla Corea
del nord, al centro delle preoccupazioni internazionali per le sue ambizioni
nucleari. I due Paesi sono divisi da quasi 60 anni. La recente storia della penisola
coreana comincia infatti a prendere un bivio nel 1945,
quando la Corea venne occupata da truppe sovietiche a nord e da forze americane
a sud. Nel 1948 nascono due Stati separati che, due anni dopo, danno inizio ad
un sanguinoso conflitto. La guerra, conclusasi nel 1953, riconferma la
divisione lungo la linea del 38.mo parallelo. Una
divisione che continua a proporre anche oggi profonde divergenze: in Corea del
nord, il corso politico di matrice comunista ha visto prima l’autoritario
governo di Kim Il Sung e,
quindi, l’attuale regime di suo figlio, Kim Jong Il. L’economia è quasi completamente collettivizzata e
il sistema produttivo è in gran parte obsoleto. Gli
investimenti stranieri sono limitati, la povertà è diffusa ma
il Paese possiede centrali nucleari e sostiene ingenti spese militari. In Corea
del Sud, invece, il governo è stato a lungo controllato da militari e nel 1992
è stato eletto per la prima volta un civile, Kim Young Sam. La Corea del Sud,
grazie soprattutto al sostegno degli Stati Uniti, ha avuto un formidabile
processo di crescita economica e di integrazione nell’economia mondiale. Oggi
il PIL pro capite in Corea del Sud è circa 20 volte superiore rispetto a quello
della Corea del Nord. Nel 2000 i leader dei due Paesi
si sono incontrati per la prima volta a Pyongyang, ristabilendo le relazioni tra i due
Stati e ponendo le basi per una possibile riunificazione. In seguito, i due
governi hanno anche concluso alcuni importanti accordi, tra cui intese per
ricongiungimenti familiari, aiuti alimentari, e sostegni all’agricoltura nordcoreana.
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