RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 329- Testo della
trasmissione di sabato 25 novembre 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il
commento di padre Marko Ivan Rupnik
al Vangelo di domani
CHIESA E SOCIETA’:
Svoltosi nei giorni scorsi a Fatima il 33.mo
Incontro nazionale di pastorale degli zingari
La Chiesa del Vietnam ha pubblicato il suo primo calendario
ufficiale
Scuola gratis in Sudafrica per 5 milioni di bambini
In Iraq, 22 ribelli e un civile uccisi dalle forze della coalizione. Trovati, a
Baghdad, 21 corpi senza vita
25 novembre 2006
DI FRONTE AI
TENTATIVI DI SCARDINARE LE RADICI CRISTIANE DELLA CIVILTA’
OCCIDENTALE, LA STAMPA CATTOLICA PUNTI ALLA
FORMAZIONE DELL’OPINIONE
PUBBLICA SECONDO LO SPIRITO DEL VANGELO: E’
L’ESORTAZIONE DEL PAPA
AI GIORNALISTI DELLA FEDERAZIONE ITALIANA
SETTIMANALI CATTOLICI,
RICEVUTI
STAMANI IN VATICANO
- Con noi don Giorgio Zucchelli
-
La
stampa cattolica ha il compito di formare l’opinione pubblica secondo lo
spirito del Vangelo: è quanto sottolineato da Benedetto XVI nell’udienza di
stamani ai partecipanti
all'Incontro promosso dalla FISC, la Federazione italiana settimanali cattolici
sul tema “Cattolici in politica. Liberi o dispersi?”. Il Papa ha messo
l’accento sul ruolo dei periodici diocesani non solo per l’azione pastorale
della Chiesa, ma anche come palestre di confronto tra idee per la crescita
della comunità civile ed ecclesiale. La delegazione, ricevuta nella Sala
Clementina del Palazzo apostolico, è stata guidata da mons. Giuseppe Betori, segretario della Conferenza episcopale italiana, e
dal presidente della FISC, don Giorgio Zucchelli. Il
servizio di Alessandro Gisotti:
**********
Obiettivo
della stampa cattolica “è di offrire a tutti un messaggio
di verità e di speranza, sottolineando fatti e realtà dove il Vangelo è
vissuto, il bene e la verità trionfano”: è l’esortazione che Benedetto XVI ha
rivolto ai direttori e giornalisti delle oltre 160 testate diocesane riunite
nella Federazione italiana settimanali cattolici. Un compito, ha sottolineato il
Papa, che si rivela ancor più urgente oggi:
“Di fronte ad una multiforme azione tesa a
scardinare le radici cristiane della civiltà occidentale, la peculiare funzione
degli strumenti di comunicazione sociale di ispirazione cattolica è quella di
educare l’intelligenza e formare l’opinione pubblica secondo lo spirito del
Vangelo”.
“Il
rapido evolversi dei mezzi di comunicazione sociale” e l’avvento di “avanzate
tecnologie nel campo dei media”, ha proseguito, non ha
reso vana la funzione dei giornali diocesani, giacché “danno voce alle comunità
locali che non possono trovare eco adeguata nei grandi organi di informazione”.
I vostri periodici, ha detto il Papa, sono un “prezioso veicolo di informazione
e un mezzo di penetrazione evangelica”. Grazie alla loro “capillare
diffusione”, ha poi riconosciuto, i settimanali cattolici possono “giungere
anche là dove non si riesce ad incidere con i tradizionali strumenti della
pastorale”. Ha così sintetizzato il valore aggiunto che la stampa cattolica può
offrire a tutta la società italiana:
“I vostri settimanali sono poi definiti
giustamente ‘giornali del popolo’, perché restano
legati ai fatti e alla vita della gente del territorio e tramandano le
tradizioni popolari e il ricco patrimonio culturale e religioso dei vostri
paesi e città. Raccontando le vicende quotidiane, fate conoscere quella realtà
intrisa di fede e di bontà che non fa rumore, ma costituisce l’autentico
tessuto della società italiana”.
Il
Pontefice ha quindi esortato i direttori delle testate cattoliche a far sì che
i loro giornali continuino ad essere “giornali della gente tra la gente”,
“palestre di confronto e di dibattito leale fra opinioni diverse, così da
favorire un autentico dialogo, indispensabile per la crescita della comunità
civile ed ecclesiale”. Se il “legittimo pluralismo delle scelte politiche non
ha nulla a che fare con una diaspora culturale dei cattolici”, ha rilevato, è
allora ancor più significativo il ruolo che la stampa
cattolica può svolgere “anche in campo sociale e politico”:
“I vostri settimanali possono rappresentare
alcuni significativi ‘luoghi’ d’incontro e di attento discernimento per i
fedeli laici impegnati in campo sociale e politico, al fine di dialogare e
trovare convergenze ed obiettivi di azione condivisa al servizio del Vangelo e
del bene comune”.
Per
portare a compimento questo impegno, è stata la sua esortazione, coltivate
sempre “una rapporto costante e profondo con Cristo
nella preghiera”. Quanti lavorano nei settimanali cattolici, ha concluso, non
svolgono “un qualsiasi lavoro”, ma sono “cooperatori
della grande missione evangelizzatrice della Chiesa”.
**********
La Federazione
italiana Settimanali Cattolici celebra, in questi giorni, i 40 anni dalla sua
nascita. Un’iniziativa sorta, nel 1966, per dare maggiore visibilità e
incisività all’azione pastorale della Chiesa italiana. Oggi, sono 162 i
giornali che aderiscono alla Federazione con l’obiettivo di avere un
settimanale per ogni diocesi. L’attivismo che si registra al Sud e al Centro in
questi ultimi anni fa ben sperare. Ma quali sono le difficoltà che questi mezzi
di comunicazione incontrano nel lavoro di tutti i giorni? Alessandro Guarasci
lo ha chiesto a padre Giorgio Zucchelli, presidente
della Federazione:
**********
R. – Le difficoltà sono quelle di
penetrare nel territorio. Questa è la difficoltà principale, o perché ci sono
dei concorrenti o perché non c’è una tradizione, anche di cultura. Molti ci
dicono che la gente non legge, che non c’è una tradizione e così via, quindi
non ha il coraggio di partire. Noi cerchiamo di aiutarli e di spingerli.
D. – Vi sentite portatori di un
messaggio originale, innovativo nella società?
R. – Come no, è sempre il vecchio
e il nuovo messaggio cristiano, che noi proponiamo tramite i
media. E’ un linguaggio cristiano che si traduce in un linguaggio
particolare, che è quello di leggere, di vedere tutta la realtà a 360 gradi,
con gli occhi della fede e con i valori cristiani.
D. – Insomma, far coniugare fede e
ragione…
R. – Certamente, è il punto fondamentale
da quando Benedetto XVI sottolinea questo aspetto come
una delle emergenze principali del nostro momento. Noi ci sentiamo a casa
nostra, perché questo è proprio il nostro compito: di tradurre nella vita
quotidiana, nelle scelte quotidiane, i valori evangelici che poi si sposano
effettivamente con la ragione.
D. – Ma i lettori vi seguono,
anche coloro che poi non frequentano le parrocchie in modo assiduo?
R. – Come no.
Al nord, molti giornali, compreso il mio, sono leader del territorio, perché
sono i giornali della città. Quindi, trattano tutti gli argomenti. Vivono
veramente la cittadinanza, favorendo la partecipazione anche politica e sociale
dei cittadini. Quindi, noi parliamo di avamposti della missione, perché noi,
diversamente dagli altri strumenti di pastorale, quali possono essere la
liturgia, la catechesi - che sono di importanza fondamentale ovviamente – noi
possiamo arrivare anche là dove questi strumenti oggi non arrivano più, cioè
nelle case di coloro che non frequentano la Chiesa. In tante diocesi è così.
**********
CRESCE L’ATTESA PER IL VIAGGIO DI BENEDETTO XVI IN TURCHIA,
SULLA SCIA DEI SUOI PREDECESSORI.
ALLO STUDIO
Cresce l’attesa per l’ormai imminente viaggio del Papa in Turchia.
Benedetto XVI partirà per Ankara fra tre giorni, martedì 28 novembre, per
tornare il 1° dicembre. Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico
Lombardi, ha detto che è allo studio una breve visita del Papa alla Moschea Blu
di Istanbul, subito dopo la visita al vicino Museo di
Santa Sofia. Benedetto XVI è il terzo Pontefice che viene in questo Paese. Ma i
legami con questa terra riguardano anche altri Papi: a partire da San Pietro
che, secondo la tradizione, prima di giungere a Roma, è stato vescovo di Antiochia, dove per la prima volta i discepoli di Gesù sono
chiamati “cristiani”. Una storia di rapporti che riguarda soprattutto il secolo
scorso. Ascoltiamo in proposito il servizio di Sergio Centofanti.
*********
La Turchia nutre una
particolare stima per Benedetto XV, il Papa della pace che cercò di fermare
”l’inutile strage” della Prima Guerra Mondiale. Si adoperò molto per il
rimpatrio dei prigionieri turchi. A Istanbul, una statua lo ricorda con questa
dedica: “Ad un grande Papa ... benefattore dei
popoli senza distinzione di nazionalità o di religione”.
Grande simpatia anche
per Giovanni XXIII: Angelo Roncalli per 10 anni, dal
1934 al 1944, è stato delegato apostolico a Istanbul. E’ chiamato “l’amico dei
turchi” e gli è stata intitolata una via.
Paolo VI è stato il
primo Papa a compiere un viaggio apostolico in Turchia dove si reca nel luglio
del 1967. Incoraggia le piccole comunità cristiane, specialmente “quelli che
sono provati dalla sofferenza”, invitando i discepoli di Gesù a mantenere
sempre “alta la fiamma della fede!” Qui incontra nuovamente il Patriarca
ecumenico ortodosso Atenagora, dopo lo storico
abbraccio a Gerusalemme nel 1964 e la cancellazione delle reciproche scomuniche
di nove secoli prima: Papa Montini sottolinea la
necessità di lavorare “fraternamente per trovare insieme le forme adatte e
progressive per sviluppare ... la comunione che, sebbene imperfetta, già
esiste”. Nel dialogo teologico ormai avviato – afferma – si tratta di
rispettarsi “nella legittima diversità delle tradizioni liturgiche,
spirituali, disciplinari e teologiche”, badando “con la massima attenzione di
non imporre nulla ... se non ciò che è necessario per poter ristabilire e
conservare la comunione e l’unità”. Paolo VI, prima del viaggio, aveva
già restituito alle autorità turche un antico stendardo, preso al tempo della
battaglia di Lepanto del 1571, che, da allora, si conservava nelle collezioni
del Vaticano. Sempre nel 1967, Paolo VI riceve il nuovo ambasciatore della
Turchia assicurando la fedeltà dei cattolici alle autorità locali e nello
stesso tempo chiedendo per loro il rispetto dei diritti e “piena
libertà di azione”.
Giovanni Paolo II è il
secondo Pontefice a recarsi in Turchia: è il novembre del 1979. Vuole
condividere con gli ortodossi
Nel 1989, Papa Wojtyla
riceve in Vaticano
Benedetto XVI sarà
dunque il terzo Papa a visitare
Il 5 febbraio di
quest’anno, don Andrea Santoro, sacerdote fidei donum, viene
ucciso mentre è in preghiera nella Chiesa di Santa Maria a Trebisonda.
Benedetto XVI esprime il suo grande dolore e prega perché il sangue versato da
quest’uomo di Dio “diventi seme di speranza per costruire un’autentica
fraternità tra i popoli”. Il 17 novembre scorso, incontrando la plenaria
del Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani,
Benedetto XVI ha speso parole di grande apprezzamento per il “nuovo slancio”
del dialogo teologico tra cattolici e ortodossi, ripreso a settembre in Serbia
dopo una lunga sosta. Il Papa sottolinea la necessità di un “ecumenismo
dell’amore”. Infatti, “l’amore accompagnato da gesti coerenti crea
fiducia, fa aprire i cuori e gli occhi. Il dialogo della carità – afferma
Benedetto XVI - promuove e illumina il dialogo della verità”.
**********
“SONO
CERTO CHE
DI
DIMOSTRARE
“Sono
certo che la società turca … non mancherà di dimostrare ancora una volta la sua
tradizionale accoglienza verso” il Papa, “Pellegrino di pace e di dialogo, che
si reca in quel Paese sulle orme dei suoi predecessori, Paolo VI e Giovanni
Paolo II, e nella memoria del Beato Giovanni XXIII”. E’ quanto afferma mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, in una intervista al quotidiano “Avvenire” che sarà pubblicata
nell’edizione di domani.
Di
fronte agli episodi “che potrebbero suscitare qualche comprensibile timore –
sottolinea il presule - la Santa Sede ha già reagito nel senso di non
amplificarli oltre la loro reale consistenza. Non dubito, d’altra parte – ha
aggiunto - che le autorità civili hanno predisposto tutto quanto è necessario
per garantire la sicurezza e un tranquillo svolgimento della visita”. Riguardo
all’influenza che potrebbe avere sull’esito del viaggio il discorso del Papa a Ratisbona, mons. Mamberti ha parlato
sì di un influsso, ma in positivo perché Benedetto XVI “potrà ribadire quello
che ha già detto, chiarendo il suo pensiero, circa la stima nei confronti dei
musulmani, la volontà del dialogo – che non è stagionale – la possibilità di
collaborazione a servizio dell’uomo e della sua causa, superando incomprensioni
e malintesi”.
Infine,
riguardo alla questione dell’adesione della Turchia all’Unione Europea, mons. Mamberti ha rilevato che non c’è una posizione “ufficiale”
della Santa Sede in merito.
ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Benedetto XVI ha ricevuto nel
corso della mattinata, in successive udienze, il cardinale Giovanni Battista
Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, l’arcivescovo di Pescara-Penne, Tommaso Valentinetti, e quello
di Teramo-Atri, Michele Seccia,
invisita ad Limina.
In Tanzania, il Papa ha nominato
arcivescovo di Tabora mons. Paul
R. Ruzoka, finora vescovo di Kigoma.
In India, il Pontefice ha nominato
ausiliare dell’arcidiocesi di Verapoly mons. Joseph Karikassery, vicario
generale della medesima arcidiocesi. Il neo presule, 60 anni, è originario
dello stato del Kerala. Dopo gli studi al St. Joseph’s Minor Seminary, ha
completato la formazione sacerdotale presso il St. Joseph Pontifical Seminary di Alwaye.
Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto, tra gli altri, gli incarichi di
parroco, docente e rettore del St. Joseph’s
Minor Seminary,
Kalamassery.
Benedetto XVI ha nominato membri
del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione
dei Popoli, e il cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio María
Rouco Varela, l’arcivescovo
di Yaoundé, Simon‑Victor
Tonyé Bakot, e quello di
San Francisco, George Hugh Niederauer. Tra i nuovi consultori del dicastero vaticano,
Benedetto XVI ha nominato, fra gli altri, anche il direttore della Sala Stampa vaticana, e nostro direttore generale, padre Federico
Lombardi.
Di seguito, i nomi degli altri
consultori nominati dal Papa. I reverendi: mons. Owen
F. Campion, della diocesi
di Nashville, direttore del “Our Sunday
Visitor”, Huntington (Stati Uniti d’America); mons.
Claudio Giuliodori, direttore dell’Ufficio Nazionale
per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana; mons. Stanislas Lalanne, segretario
generale della Conferenza episcopale francese; José
Maria Gil Tamayo, direttore
del segretariato della Commissione episcopale per i mezzi di comunicazione
sociale della Conferenza episcopale spagnola; David Gutiérrez Gutiérrez,
dell’arcidiocesi di Coro (Venezuela), direttore dell’ufficio stampa del
Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM), Bogotá
(Colombia); António Pereira
Rego, coordinatore dei programmi religiosi della
Televisione portoghese, Lisbona (Portogallo); Silvio Sassi, superiore generale
della Società San Paolo; P. Jacob Srampickal,
direttore del Centro Interdisciplinare di Comunicazioni Sociali della
Pontificia Università Gregoriana, Roma; suor Maria Antonietta Bruscato, superiora generale della Pia Società Figlie di
San Paolo; e inoltre: il prof. Carl Albert Anderson, cavaliere
supremo dei Cavalieri di Colombo (Stati Uniti d’America); Benedict
Assorow, direttore del CEPACS, simposio delle
Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar (SECAM), Accra
(Ghana); il dott. Ettore Bernabei, Roma; il dott. Jesús Colina (Spagna), direttore dell’Agenzia Zenit, Roma; Ignatius Handoko, presidente di Indosiar, Jakarta (Indonesia); il
dott. Giancarlo Leone, Roma; il dott. Albert Scharf, già direttore del “Bayerischer
Rundfunk” (Germania); Anthony
Spence, direttore di “Catholic
News Service”, Washington (Stati Uniti d’America); il
dott. Dirk H. Voss, direttore del
“St. Ulrich Verlag”, Augsburg (Germania).
CREAZIONE
E RISTRUTTURAZIONE DI PROVINCE ECCLESIASTICHE
Nel Burundi, Benedetto XVI ha
creato la nuova provincia ecclesiastica di Bujumbura,
dividendola dall’unica provincia ecclesiastica di Gitega.
La nuova provincia ecclesiastica comprenderà le diocesi suffraganee
di Bubanza e Bururi. Come
primo arcivescovo metropolita di Bujumbura, il Papa
ha nominato mons. Evariste Ngoyagoye,
finora vescovo della medesima Diocesi.
Il Burundi, situato nella zona dei
Grandi Laghi africani di Tanganica e Vittoria, si
estende su una superficie di 27.834 kmq e conta una popolazione di circa 6
milioni e 700 mila abitanti, raggruppata in 15 province amministrative, ed
appartenente per l’85% all’etnia hutu, per il 14% tutsi e per l’1% a quella di Twa.
L’alta percentuale dei cattolici, che raggiunge il 61,83% della popolazione, fa
del Burundi uno dei Paesi più cattolici del continente nero. I cattolici sono
oltre 4 milioni, raggruppati nelle 131 parrocchie. Il clero diocesano è in costante aumento, e conta oltre 300 unità. E’
significativa anche la presenza dei religiosi e delle religiose (oltre 1000
membri).
In India, il Pontefice ha creato
la nuova provincia ecclesiastica di Goa e Damão, finora arcidiocesi immediatamente soggetta alla
Santa Sede. La nuova provincia ecclesiastica comprenderà la diocesi suffraganea di Sindhudurg. Il
Papa ha quindi nominato primo arcivescovo metropolita di Goa
e Damão, Patriarca ad honorem delle Indie Orientali, mons. Felipe
Neri António Sebastião do
Rosario Ferrão, finora arcivescovo della medesima
sede.
La provincia ecclesiastica di Goa e Damão avrà una superficie
di oltre 25 mila kmq, con 7 milioni di abitanti, dei quali 645 mila cattolici,
suddivisi in 182 parrocchie, 398 sacerdoti diocesani, 246 sacerdoti religiosi e
959 religiose, e avrà come diocesi suffraganea Sindhudurg. Il nome, la sede, la cattedrale, l’episcopio e
la curia rimarranno quelli dell’attuale diocesi di Goa
e Damão.
In Messico, Benedetto XVI,
accogliendo la richiesta dell’episcopato locale, ha disposto la seguente
ristrutturazione delle province ecclesiastiche del Messico, erigendo le
province ecclesiastiche di:
- Baja
California, elevando a Chiesa metropolitana la sede di Tijuana,
assegnandole come suffraganee le diocesi di La Paz e Mexicali,
e nominando arcivescovo metropolita di Tijuana mons.
Rafael Romo Muñoz;
- Bajío,
elevando a Chiesa metropolitana la sede di León,
assegnandole come suffraganee le diocesi di Celaya, Irapuato e Querétaro, e nominando arcivescovo metropolita di León mons. José Guadalupe Martín Rábago;
- Hidalgo, elevando a Chiesa
metropolitana la sede di Tulancingo, assegnandole le
diocesi di Huejutla e Tula,
e nominando arcivescovo metropolita di Tulancingo Sua
Eccellenza Reverendissima mons. Pedro Aranda Díaz-Muñoz;
- Chiapas,
elevando a Chiesa metropolitana la sede di Tuxtla Gutierrez, assegnandole come suffraganee
le diocesi di San Cristóbal de las
Casas e Tapachula, e
nominando arcivescovo metropolita di Tuxtla Gutierrez mons. Rogelio Cabrera López;
Il Santo Padre ha poi assegnato,
come suffraganee:
- alla Chiesa metropolitana di Hermosillo, le diocesi di Ciudad Obregón e Culiacán;
- alla Chiesa metropolitana di Durango, le diocesi di Mazatlán, Torreón e la Prelatura
Territoriale di El Salto;
- alla Chiesa metropolitana di Monterrey, le diocesi di Ciudad
Victoria, Linares, Matamoros,
Nuevo Laredo, Saltillo, Piedras Negras e Tampico;
- alla Chiesa metropolitana di San
Luis Potosí, le diocesi di Ciudad Valles, Matehuala e Zacatecas;
- alla Chiesa metropolitana di Guadalajara, le diocesi di Aguascalientes,
Autlán, Ciudad Guzmán, Colima, San Juan de los lagos
e Tepic e la Prelatura
territoriale di Jesús María;
- alla Chiesa metropolitana di Morelia, le diocesi di Apatzingán,
Ciudad Lázaro Cárdenas, Tacámbaro e Zamora;
- alla Chiesa metropolitana di México, le diocesi di Atlacomulco,
Cuernavaca e Toluca;
- alla Chiesa metropolitana di
Acapulco, le diocesi di Chilpancingo-Chilapa, Ciudad Altamirano e Tlapa;
- alla Chiesa metropolitana di Puebla de los Ángeles,
Puebla, le diocesi di Huajuapan
de León, Tehuacán e Tlaxcala;
- alla Chiesa metropolitana di Antequera, Oaxaca, le diocesi di Puerto Escondido, Tehuantepec, Tuxtepec e le Prelature territoriali di Huautla
e Mixes;
Infine, il Pontefice ha
confermato, come suffraganee:
- alla Chiesa metropolitana di
Chihuahua, le diocesi di Ciudad Juárez,
Cuauhtémoc-Madera, Nuevo Casas Grandes, Parral e Tarahumara;
- alla Chiesa metropolitana di Tlalnepantla, le diocesi di Cuautitlán,
Ecatepec, Netzahualcóyotl, Texcoco e Valle de Chalco;
- alla Chiesa metropolitana di Jalapa, le diocesi di Coatzacoalcos,
Córdoba, Orizaba, Papantla, San Andrés Tuxtla, Tuxpan e Veracruz;
- alla Chiesa metropolitana di Yucatán, le diocesi di Campeche e
Tabasco e la prelatura
territoriale di Cancún-Chetumal.
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio
vaticano – L’udienza di Benedetto XVI alla Federazione italiana settimanali
cattolici.
Servizio
estero - Intervento della Santa Sede sul tema: “L’interdizione delle armi
biologiche rappresenta un elemento fondamentale nella costruzione della pace e
della sicurezza di tutta la famiglia umana”.
Per la rubrica dell’“Atlante geopolitica” un articolo di
Giuseppe M. Petrone dal titolo “Per costruire la pace
promuovere il disarmo”.
Servizio
culturale - Un articolo di Franco Patruno dal titolo
“Una garbata e sobria struttura narrativa accompagna il cammino della Sacra
Famiglia”: con la leggerezza di una tradizione popolare il film “Natività”
esprime l’Evento con felice fantasia ricostruttiva.
Servizio
italiano - In primo piano il tema della finanziaria.
=======ooo=======
25 novembre 2006
MOLTISSIME
INIZIATIVE INTERNAZIONALI PER LA GIORNATA MONDIALE
PER
L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE: ALMENO UN MILIARDO
LE VITTIME DI ABUSI IN TUTTO IL PIANETA,
AIUTATE DALLA SOLIDARIETA’
DI ONG
E VOLONTARIATO
- Con
noi Anna Boldri, Luca Lopresti e Barbara Pollastrini -
Quando c’è violenza contro le
donne, non esistono società civili. Combattere questo flagello richiede un
cambiamento di mentalità, sforzi maggiori e un forte ruolo guida da parte delle
Nazioni Unite. Così il segretario dell’ONU, Kofi Annan, nel Messaggio inviato per l’odierna Giornata
mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Ad ottobre,
nell’ultimo Rapporto in merito proprio delle Nazioni Unite, il fenomeno era
presentato come globale con cifre in crescita, seppur di pari passo con quelle
che dimostrano il coraggio della denuncia. Un flagello
che non conosce differenza di ceti, Paesi, culture o gruppi etnici. Basti
pensare che in società considerate avanzate come l’Italia la violenza colpisce
10 milioni di donne e gli abusi maggiori avvengono tra le mura domestiche. Il
servizio di Gabriella Ceraso.
**********
(musica)
Una donna su tre in tutto il
mondo, all’incirca un miliardo, subisce almeno una volta nella vita una qualche
forma di violenza: se si è donna, tra il 40 e il 70 per cento si è destinate a
morire per mano del marito o del fidanzato, più di quanto non si muoia per
cancro. Lo dice l’ultimo Rapporto ONU sulla violenza contro le donne. E in 192
Stati, tra quelli che fanno parte delle Nazioni Unite, non esistono leggi che puniscano gli uomini protagonisti di tali violenze.
Stupro etnico: solo in Rwanda, per
500 mila donne. Aborto selettivo per il 30 per cento dei feti nella Corea del Nord. Forzata sterilizzazione in Europa sulle donne Rom.
Matrimoni coatti per 6 mila donne indiane. Mutilazioni
genitali per 130 milioni di donne. Tratta e riduzione in schiavitù, ma
anche bulimia e anoressia sono forme di violenza psicologica su giovani donne
costrette a diventare filiformi per apparire mercificate negli spot. Ma, perché?
Risponde Anna Boldri, psicologa sociale:
“Bisogna poter capire di quale
tipo di violenza si parla. E’ vero che dietro ogni forma di sopruso, sia esso
lo sfruttamento sessuale, sia la violenza sessuale, sia altre pratiche in uso
in alcune realtà mondiali, sono comunque esercitate dal genere maschile.
Quindi, la componente sociale e culturale è una delle più forti in senso
interpretativo, perché la violenza è un modo di sancire una presunta
superiorità, tollerata spesso, sancita in maniera più o meno esplicita
culturalmente e storicamente in quei contesti sociali e culturali dove, pur
completamente punita dalla legge e dalle regole, continua a permanere
nell’ambito familiare”.
Nel mondo esistono centinaia di
organizzazioni a sostegno delle donne, che arrivano anche nelle province più
remote. Lì, un lento lavoro di inculturazione porta le donne ad aprirsi. Luca Lopresti dirige la Fondazione internazionale PANGEA:
“La soluzione è lavorare sulla
totalità della comunità di appartenenza. Noi scegliamo di vivere in un posto
per almeno 6-8 mesi, entrare con complicità nelle case delle donne che ci vengono segnalate da associazioni locali che scegliamo come
partner, piano piano, con cautela, educazione… E’ un
lavoro difficile proprio perché non bisogna urtare le sensibilità, ed è un
lavoro che deve salvaguardare innanzitutto la figura della donna contattata una
volta che noi ci chiamiamo fuori dal contesto in cui lei vive”.
La vera sfida,
però, è investire nelle voci inascoltate: le vedove di Kabul, per esempio, la
loro sfida l’hanno vinta: sono protagoniste del progetto di microcredito “Jamila” organizzato da PANGEA:
“Si parte dall’educazione
sessuale, all’educazione sanitaria, alla scolarizzazione di base per arrivare a
corsi di formazione professionale che danno loro la proprietà di un lavoro e
infine un prestito”.
Altrove, nel mondo, sono i centri
anti-violenza o le case di accoglienza a raccogliere denunce e voglia di
ricominciare da parte delle donne. Il coraggio di parlare cresce di pari passo
al tasso di violenza, in Italia come in Europa. La denuncia e il volontariato,
però, pur necessari, non bastano. Lo Stato, dov’è?
Massicci finanziamenti portano
Spagna e Francia all’avanguardia in prevenzione e lotta alla violenza contro le
donne, con provvedimenti di legge e azioni di coordinamento. E’ la strada che
vuole intraprendere anche l’attuale governo italiano. Il ministro per le Pari
opportunità, Barbara Pollastrini:
“Io penso che ci siano delle leggi
che corrispondano e che non vengono pienamente
applicate. Ma che ci siano anche delle modifiche legislative da fare. Per
questo pensavamo di proporre una legge mirata soprattutto alla tutela della
vittima”.
**********
CON IL
SETTIMANALE “FAMIGLIA CRISTIANA” ESCE IL CALENDARIO
CON LE FOTO DEL PAPA: LA RIVISTA DEVOLVE UN
EURO PER OGNI COPIA VENDUTA
AL
PROGETTO DI UN VILLAGGIO IN RWANDA
- Con
noi Maurizio De Paoli -
Già dalla copertina si comprende
come il numero questa settimana in edicola della rivista Famiglia Cristiana
presenti un avvenimento particolare: in allegato al giornale c’è il calendario
della solidarietà che vede come protagonista per il 2007 Papa Benedetto XVI.
L’iniziativa, che festeggia anche i 75 anni della rivista, prevede che, per
ogni copia venduta, un euro vada a favore di un villaggio in Rwanda che
accoglie bambini che non hanno più nessuno. Fabio Colagrande
ha chiesto a Maurizio De Paoli, capo redattore a
Milano di Famiglia Cristiana, come è nata questa idea:
**********
R. - Abbiamo pensato: qual è il
massimo che possiamo fare per i nostri lettori presentando loro un calendario?
Il nostro direttore ha detto “sarebbe bello fare un calendario dedicato al
Papa”. L’idea sembrava troppo ambiziosa, invece è diventata realtà, perché ora è in vendita questo calendario speciale che si intitola
“Insieme un anno con il Papa” e contiene 14 foto esclusive che il Papa si è
prestato a realizzare per noi. Il nostro fotografo, Giancarlo Giuliani, ad
agosto, è stato con il Papa a Castel Gandolfo e l’ha fotografato in vari
momenti della sua giornata trovando una disponibilità straordinaria da parte di
Benedetto XVI, che si è prestato anche con molta simpatia e molta serenità. Ne
è nato un calendario di cui hanno parlato tutti i giornali in tutto il mondo.
Ci hanno chiesto queste foto, che sono esclusive a livello mondiale e noi
queste foto le raccogliamo tutte e le presentiamo anche all’interno del
giornale. Per noi è un bel modo di iniziare a festeggiare i nostri 75 anni.
D. - Il Pontefice come ha accolto
la vostra iniziativa?
D. - Il Pontefice sul primo
momento ha detto: “Un calendario con me?” Poi ci ha pensato: “Ma questo
calendario per cosa viene fatto?” Noi lo facciamo
sempre per un’opera di solidarietà, gli abbiamo spiegato: e allora è venuto il
sì. Il Papa ha detto: “La mia immagine, se può aiutare qualcuno, la presto ben volentieri”. Così questo calendario è nato, ed è
nato su indicazione dello stesso Pontefice. Abbiamo chiesto a lui, ovviamente,
a quale opera volesse destinare il ricavato e lui ha
scelto un’opera che stava tanto a cuore al suo predecessore, Giovanni Paolo II.
Si tratta di un villaggio di ragazzi , lanciato come
iniziativa dal Pontificio Consiglio per
**********
=======ooo=======
Domani, 26 novembre, 34.ma e ultima Domenica del Tempo Ordinario,
«Tu lo dici; io sono re. Per
questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere
testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
Su questo brano evangelico
ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko
Ivan Rupnik:
**********
(musica)
Il regno di Cristo non è di questo
mondo, ma si manifesta in questo mondo e la sua manifestazione è la salvezza
del mondo. I regni di questo mondo si affermano e difendono con forza e
potenza, il regno di Dio si compie invece nell’umiltà e nell’obbedienza. Cristo
compie la sua missione in obbedienza al padre. “Bisogna che il mondo sappia che
io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato”. La vita di
Cristo è una testimonianza della comunione con il Padre e questa comunione,
proprio perché non si spezza mai, è la vita eterna. La vita che non viene meno
è la verità, la verità è ciò che rimane, che non illude, non inganna, ma
afferma la fedeltà. Questo è il Cristo Re. Cristo con la sua comunione salva
noi uomini dalla solitudine e dall’isolamento in cui ci troviamo a causa del
peccato, noi siamo un gregge disperso ma Cristo ci raccoglie con il suo dono nelle
mani di ogni uomo e uniti al lui ci presenta al padre.
(musica)
**********
=======ooo=======
25 novembre 2006
SarA’ presentato nei prossimi giorni il NUOVO testo
della pastorale
approvato dalla conferenza episcopale spagnola. Il
documento,
dal titolo “gli orientamenti morali
di fronte all’attuale societa’ spagnola”,
respinge il negoziato con l’eta voluto dal governo
- A
cura di padre Ignacio Arregui
-
**********
MADRID. = A conclusione dei lavori
dell’Assemblea generale della Conferenza episcopale spagnola, (Madrid 20-24
novembre) i vescovi, hanno approvato un documento intitolato “Orientamenti
morali di fronte alla attuale società spagnola”. Il testo completo sarà
pubblicato nei prossimi giorni. Ma ieri è stato anticipato il capitolo
intitolato “Il terrorismo”, sul quale c’era la massima attesa nell’opinione
pubblica. Tutti sono obbligati a lavorare insieme con ogni mezzo legittimo
perché si ottenga quanto prima possibile la fine del terrorismo. Dopo questa
affermazione generale, il documento precisa alcune condizioni per il processo
di pace sul quale si discute oggi in Spagna. L’azione contro il terrorismo – sostengono
i presuli - richiede l’unione di tutti rinunciando a legittime differenze
politiche o strategiche. Nessuno deve cercare alcun vantaggio a suo favore.
Alle vittime, ai loro familiari e amici va espressa la più sincera solidarietà.
Si proclama che è oggettivamente illecita ogni forma di collaborazione con i
terroristi e con quanti lo appoggiano. Una organizzazione
terrorista non deve essere riconosciuta come rappresentante politico della
popolazione. Questioni riguardanti l’organizzazione politica della società
vanno escluse dagli eventuali contatti con i terroristi, nei quali devono
affrontarsi solo le condizioni relative alla scomparsa dell’organizzazione
terrorista, vale a dire dell’ETA. La fine di ogni violenza e la rinuncia da
parte dei terroristi alla imposizione dei loro progetti per mezzo della
violenza sono requisiti indispensabili per la normalizzazione sociale e la
riconciliazione. In alcuni casi, sarebbe lecito applicare misure di indulgenza
che aiutino alla fine della violenza. La dichiarazione dei vescovi è oggi
notizia di prima pagina in quasi tutti i giornali. Alcuni mettono l’accento
sull’espressione di condanna ed i limiti per il dialogo mentre altri invece
mettono in risalto la possibilità della riconciliazione.
*********
l’Europa deve essere edificata sui valori comuni.
CosI’
degli Episcopati della ComunitA’
Europea (COMECE), che in un messaggio
ha precisato il ruolo dell’impronta cristiana nel
progetto europeo
- A
cura di Laura Forzinetti -
**********
BRUXELLES. = A conclusione dei tre
giorni di lavoro della Plenaria,
**********
IN
PORTOGALLO, ESPRESSA DALLA CHIESA LOCALE NEL COMUNICATO
DEL 33.MO INCONTRO NAZIONALE DI PASTORALE DEGLI ZINGARI,
SVOLTOSI
NEI GIORNI SCORSI A FATIMA
FATIMA. =
AIUTARE
I CATTOLICI VIETNAMITI A VIVERE MEGLIO
CON
QUESTO SCOPO,
HA
PUBBLICATO IL SUO PRIMO CALENDARIO UFFICIALE
HANOI. =
Scuola gratis in sudafrica per 5 milioni di bambini.
E’ la decisione
del ministero dell’educazione che mira sconfiggere
l’analfabetismo
nelle fasce più povere del paese
CITTA’ DEL CAPO. = Oltre cinque
milioni di bambini, in più di 13.800 scuole sparse in tutto il Sudafrica,
saranno esonerati dalle tasse durante il prossimo anno scolastico. Lo ha deciso
il Ministero dell’educazione sudafricano dopo che giorni fa il ministro, Naledi Pandor, aveva annunciato
in Parlamento un impegno in tal senso. Il provvedimento – come precisa
l’agenzia MISNA - rientra nell’Atto di riforma dell’educazione, proposto lo
scorso anno e promulgato dal presidente, Thabo Mbeki. La riforma mira a lottare contro l’analfabetismo dei
più poveri, in linea con lo spirito della Costituzione che sancisce il diritto
all’istruzione di base per tutti indipendentemente dalle risorse. Così,
basandosi sui livelli di povertà delle aree geografiche, il ministro ha
esonerato dalle tasse alcune scuole. Con oltre 1 milione e 100 mila studenti,
in 3.341 scuole, la provincia di KwaZuluNatal è
quella che più beneficia del provvedimento, mentre nella provincia del Capo
settentrionale – la meno densamente popolata – gli studenti esentati in 335
scuole sono poco più di 102 mila. In questo momento, 7.800 scuole, per un
totale di 2 milioni e 500 mila studenti, godono dell’aiuto del governo, che ha
stanziato oltre 530 rand (57 euro) per studente
esonerato. (E.B.)
=======ooo=======
25 novembre 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco e Ada Serra -
L’Iraq continua ad essere
infiammato da violenze tra sciiti e sunniti: dopo la strage di giovedì scorso,
avvenuta nel quartiere sciita di Baghdad, e costata la vita ad oltre 200
persone, sono stati ritrovati questa mattina i corpi senza vita di 21 sciiti rapiti
nella notte in un villaggio a nord est della capitale. A nord di Baghdad,
ventidue presunti guerriglieri e un civile sono rimasti uccisi, inoltre, in
scontri con le forze della coalizione. Sempre nella capitale, colpi di mortaio hanno raggiunto 4 moschee e diverse
abitazioni di una enclave
sunnita. Ieri, diversi attacchi nella città sunnita di Tal Afar hanno provocato la morte di 30 persone.
Il vice
presidente degli Stati Uniti, Dick Cheney, è arrivato stamani a Riad,
in Arabia Saudita, per una serie di colloqui con le autorità locali incentrati
soprattutto sulla difficile situazione del vicino
Iraq. Durante la visita, è previsto un incontro anche con il principe
ereditario, Sultan ben Abdel
Aziz.
Nessuna
tregua in Medio Oriente: due palestinesi sono stati uccisi da soldati
israeliani nella Striscia di Gaza. Il movimento fondamentalista
Hamas ha minacciato, intanto, una “terza Intifada” se “entro sei mesi” la
comunità internazionale non riuscirà a trovare una soluzione al conflitto israelo-palestinese con la creazione di uno Stato
palestinese sulla base dei confini del 1967, che comprendono anche Gerusalemme
est. Il governo israeliano ha rifiutato, inoltre, la richiesta di cessate-il-fuoco dei gruppi armati palestinesi che, in
cambio della sospensione del lancio di razzi Qassam
verso lo Stato ebraico, hanno chiesto la fine delle operazioni militari nella
Striscia di Gaza e in Cisgiordania.
Quattro
soldati indiani e due presunti militanti islamici sono morti ieri sera in
scontri a fuoco nel Kashmir indiano. Lo ha riferito un portavoce dell'esercito.
La rivolta separatista, iniziata nel 1989, è costata la vita a più di 45 mila
persone.
Il vertice di Helsinki
tra Russia e Unione Europea si è chiuso con un unico accordo: l’abolizione
delle tariffe per il sorvolo della Siberia applicate,
finora, alle compagnie aeree europee. Intanto ad
Helsinki, a margine del vertice, il presidente russo, Vladimir Putin, ha affrontato il caso Litvinenko,
l’ex agente del KGB che si sospetta sia stato ucciso a Londra con un veleno
radioattivo. Il capo del Cremlino parla di strumentalizzazioni
mentre da Londra le autorità britanniche chiedono a Mosca di
collaborare. Il servizio di Chiaretta Zucconi:
**********
Continua a salire la temperatura
dei rapporti tra Russia e Regno Unito, dopo l’atto di accusa contro il Cremlino
lanciato dall’ex agente del KGB, Livtienko. Il
Cremlino si difende: Putin ha respinto ogni accusa
cercando di rimanere fuori dalla triste vicenda, ma è
stato poi costretto a sollecitare l’apertura di un’indagine da parte di Scotland Yard. “La morte è sempre una tragedia”, ha detto
il portavoce della presidenza russa a margine del vertice tra Unione Europea e
Russia. Adesso, tocca indagare ai servizi segreti britannici competenti. La
palla, dunque, rimbalza a Londra ma le ultime,
durissime parole di sfida di Livtienko hanno fatto
ormai il giro del mondo e sono cadute come un macigno sul vertice di Helsinki.
Pressato dai cronisti, Putin ha definito una
provocazione politica l’uso di eventi tragici come la morte, augurandosi che le
autorità britanniche non permettano che si alimentino scandali politici.
Per Radio Vaticana, da Mosca,
Chiaretta Zucconi.
**********
Vigilia
elettorale in Ecuador, dove domani si scontreranno al ballottaggio
presidenziale l’imprenditore di destra, Àlvaro Noboa, e l’economista di
sinistra, Rafael Correa. All’inizio della campagna elettorale per il secondo
turno, i due erano separati da 15 punti percentuali ma,
al momento, sembra essere stata raggiunta una sostanziale parità nelle preferenze
dei votanti. Il servizio di
Maurizio Salvi:
**********
Noboa ha chiesto agli ecuadoregni di dargli fiducia e di credere fermamente che
la formula che ha permesso a lui di trasformarsi nell’uomo più ricco
dell’Ecuador possa servire di garanzia per il suo
mandato presidenziale. Correa, invece, ha parlato della necessità di introdurre
nel Paese una rivoluzione civica per mettere fine alla sudditanza neocoloniale
di cui è stato per secoli vittima. Secondo gli
analisti comunque i candidati interpretano bene le due facce del populismo che
convivono in America Latina. Una di destra, basata sul concetto del presidente
buono, del presidente papà - ed in questo Noboa ha
saputo interpretare perfettamente il ruolo - che può risolvere il problema
della povera gente. E l’altra di sinistra, che fa leva sulla presa di coscienza
della popolazione a cui si promette, come ha
assicurato Correa, una protezione integrale da parte dello Stato. Gli occhi di
tutti sono ora puntati sugli exit poll di domani: se
il verdetto dovesse essere di vittoria di stretta misura di uno dei due
contendenti, la situazione potrebbe diventare, come è avvenuto spesso in
passato, decisamente allarmante.
Dall’America latina, Maurizio
Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana.
**********
Urne
aperte, stamani, nel regno del Bahrain per le seconde
elezioni parlamentari nella storia del Paese dopo quelle
del 2002. Sono quasi 300 mila gli elettori chiamati a scegliere 40 membri del
Parlamento bicamerale e rappresentanti dei consigli locali. Nei giorni scorsi,
la comunità maggioritaria sciita ha organizzato manifestazioni di protesta
contro il governo e la famiglia regnante, di etnia sunnita. La popolazione
sciita teme, in particolare, brogli e irregolarità. Tra i candidati, anche 23
donne e un cristiano.
Tre morti e 19 feriti: è il
bilancio, ancora provvisorio, degli scontri avvenuti questa mattina nel
nord-est della Repubblica Democratica del Congo. Sono
stati i ribelli fedeli al generale Laurent Nkunda a lanciare l’offensiva contro le postazioni dell’esercito
nazionale a Sake, al confine tra l’area controllata
dal governo e quella in mano ai ribelli della provincia del Kivu
nord, al confine col Rwanda. Gran parte della popolazione aveva già abbandonato
la città per le tensioni seguite all’uccisione di un esponente dell’etnia tutsi, che sostiene i ribelli. Questa nuova offensiva
arriva pochi giorni dopo gli scontri, a Kinshasa, tra polizia e sostenitori
dello sconfitto alle elezioni presidenziali, Jean-Pierre
Bemba.
Il Rwanda ha rotto le relazioni diplomatiche con la Francia. La decisione è arrivata ieri dopo che la Procura
della Repubblica di Parigi ha avallato, mercoledì scorso, la richiesta del
giudice antiterrorismo francese di far processare il presidente rwandese, Paul Kagame, davanti al Tribunale penale internazionale per il
Rwanda. Poco prima dell’annuncio della rottura dei rapporti tra i governi di Kigali e Parigi, il ministro degli Esteri rwandese aveva dichiarato che non si possono conservare
relazioni diplomatiche con un Paese “ostile”. Il ministro degli Esteri francese
ha espresso “rammarico” per questa decisione e ha annunciato “contromisure”.
In Ciad, un gruppo di ribelli che si oppongono al regime
del presidente, Idriss Deby
Itno, ha lanciato questa mattina un’offensiva nella
città di Abéché, nell’est del Paese. Questa nuova
incursione ha spinto le agenzie dell’ONU a sospendere le operazioni umanitarie
per i rifugiati. Si acuiscono, inoltre, le tensioni tra Ciad e Sudan.
Quest’ultimo Paese è accusato dal governo di N’Djaména
di appoggiare i ribelli. Al confine tra i due Stati vivono, nei campi profughi,
circa 200 mila rifugiati provenienti dalla martoriata regione sudanese del Darfur.
======ooo=======